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Non rubare: il comandamen - la missione della madonna

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2<br />

La Chiesa in <strong>missione</strong><br />

o <strong>missione</strong> del<strong>la</strong> Chiesa<br />

Q<br />

Affreschi di A.Alberti<br />

a Ta<strong>la</strong>mello.<br />

uando si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Chiesa in <strong>missione</strong>,<br />

in modo spontaneo viene<br />

al<strong>la</strong> mente quanto ha detto Ge-<br />

sù ai suoi discepoli prima di salire al<br />

cielo: “Andate in tutto <strong>il</strong> modo e predicate<br />

al vangelo ad ogni creatura” (Marco<br />

16, 15). Predicare <strong>il</strong> vangelo, cioè “dire”<br />

a tutti i popoli che <strong>la</strong> Vita che viene<br />

da Dio è stupenda, che tutti gli uomini<br />

sono amati da Dio, e che i peccati<br />

che incupiscono l’esistenza sono perdonati<br />

se si crede in Gesù Cristo, Figlio<br />

di Dio.Il “dire” che ho messo tra virgolette,<br />

non significa raccontare <strong>la</strong> storia<br />

del Vangelo, anche quel<strong>la</strong>, ma dopo; non<br />

significa raccontare <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> Chiesa<br />

che da ogni parte del mondo, si sforza<br />

di essere unita, ma che in realtà unita<br />

non lo è poi tanto, anche<br />

questo, ma dopo; non significa<br />

andare a battezzare, anche<br />

questo , ma dopo un lungo<br />

cammino di preparazione e di<br />

prova del<strong>la</strong> fede; significa fare<br />

del<strong>la</strong> propria vita una Paro<strong>la</strong><br />

di Dio. È questo <strong>il</strong> “dire”<br />

primo di ogni cristiano, e che<br />

dovrebbe essere <strong>il</strong> “dire” di<br />

ogni religioso e sacerdote. I<br />

missionari, preti e frati, suore<br />

e <strong>la</strong>ici, sono prima di tutto<br />

dei testimoni, nel<strong>la</strong> cui vita è<br />

entrata <strong>la</strong> Vita di Dio per mezzo<br />

di Gesù. Guardando a loro,<br />

ai missionari,tanti cristiani, che hanno<br />

letto <strong>il</strong> vangelo, vedono <strong>la</strong> vita stessa di<br />

Gesù raccontata con le parole, i gesti e<br />

le opere di questi uomini e queste donne,<br />

certamente frammista a tante debolezze<br />

umane, anche peccati, ma con<br />

<strong>la</strong> volontà di <strong>la</strong>sciare che <strong>la</strong> propria vita<br />

venga trasformata in Cristo. È <strong>la</strong> loro<br />

vita che raccontano, <strong>la</strong> vita trasformata<br />

dal “lieto annuncio” (= vangelo)<br />

dell’Amore di Dio riversato nei cuori,<br />

e che ogni uomo, chiunque e ovunque<br />

<strong>la</strong> vita l’abbia condotto, per quanti pec-<br />

cati abbia commesso, può sentire trasformata<br />

<strong>la</strong> propria esistenza, se si <strong>la</strong>scia<br />

coinvolgere dall’avventura di Cristo<br />

e del suo Amore. Nelle antiche Chiese,<br />

le pareti erano decorate da affreschi<br />

che<br />

rappresentavano<br />

le storie<br />

narrate<br />

nel vangelo,miracoli<br />

e opere<br />

di Gesù;<br />

pitture<br />

con immaginidel-<br />

Affresco di Vasari.<br />

<strong>la</strong> Vergine Maria, normalmente con <strong>il</strong><br />

Bambino in braccio, o anche da so<strong>la</strong>, o<br />

nei vari momenti in cui appare nel vangelo,<br />

e poi le storie dei martiri e dei<br />

santi. Era <strong>la</strong> Bibbia che <strong>il</strong> popolo, che<br />

non sapeva leggere, poteva vedere e capire.<br />

E tanto era importante quello che<br />

si voleva trasmettere che si pagavano i<br />

migliori pittori del tempo per dipingere<br />

quei capo<strong>la</strong>vori che noi tutti oggi<br />

ammiriamo. Le chiese oggi, per <strong>la</strong> maggior<br />

parte, sono dei capannoni o delle<br />

costruzioni talmente simboliche e complicate<br />

che se non si è degli esperti,<br />

moderni, per comprendere <strong>il</strong> simbolismo<br />

delle curve e delle linee, dei quadrati<br />

e dei rettangoli, posti in tutte le<br />

parti, con tutte le ango<strong>la</strong>ture possib<strong>il</strong>i,<br />

non si capisce nul<strong>la</strong>. Così sono anche<br />

tanti cristiani e missionari oggi. Moderni,<br />

ma dove <strong>il</strong> popolo, che non conosce<br />

le Scritture, non sa leggere <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong><br />

di Dio. Esperti e tecnici di tante cose,<br />

di troppe. Il cristiano che “dice” <strong>il</strong><br />

vangelo è un esperto del cuore di Dio,<br />

nel quale si tuffa per sentire l’Amore e<br />

<strong>la</strong> Vita fluire nel<strong>la</strong> sua e diventare Vangelo<br />

vissuto. Dove vive un cristiano, lì<br />

<strong>la</strong> Chiesa è in Missione.<br />

f.p.


Italia<br />

“IO STO CON I CANI<br />

E GLI INFEDELI”<br />

Èuna gara di provvedimenti, di<br />

incontri, di interviste per dichiarare<br />

che <strong>il</strong> “problema” del<strong>la</strong><br />

sicurezza in Italia sono gli zingari<br />

e i c<strong>la</strong>ndestini. Alle parole seguiranno<br />

i fatti promettono ministri, sindaci,<br />

amministratori, intervistati. Novelli<br />

sacerdoti del<strong>la</strong> purezza del tempio (l’Italia)<br />

si impegneranno al<strong>la</strong> lotta senza<br />

quartiere contro i cani (gli zingari)<br />

e gli infedeli (i c<strong>la</strong>ndestini). Quando<br />

le misure saranno applicate, sono<br />

sicuri che <strong>la</strong> purezza del tempio<br />

del<strong>la</strong> nazione ritornerà a risplendere,<br />

<strong>il</strong> male scomparirà e <strong>la</strong> pace sociale<br />

regnerà per sempre. Nel frattempo<br />

pensa <strong>il</strong> popolo a incendiare baracche<br />

e a mettere in fuga gli indesiderati.<br />

Dichiaro pubblicamente di essere<br />

dal<strong>la</strong> parte degli zingari, nonostante<br />

siano fannulloni, <strong>la</strong>dri, imbroglioni,<br />

puzzolenti, sfruttatori di bambini. E<br />

dal<strong>la</strong> parte dei c<strong>la</strong>ndestini, perché<br />

sono soli, poveri, sbandati, delinquenti.<br />

I motivi sono semplici: perché i delitti<br />

e <strong>il</strong> crimine non hanno nazionalità;<br />

perché sono spesso maltrattati e<br />

perseguitati nei loro paesi; perché nessuno<br />

li vuole; perché non voglio essere<br />

annoverato tra gli Einsatzgruppen<br />

(“squadroni SS”) del terzo m<strong>il</strong>lennio;<br />

per riparare al<strong>la</strong> compravendita<br />

di sesso di donne e di minori da<br />

parte di nostri connazionali all’estero;<br />

perché anche i veri cani randagi<br />

hanno garantito un rifugio; perché<br />

sono creature umane; perché i loro<br />

bimbi hanno diritto al futuro come i<br />

nostri; perché lenire le loro sofferenze<br />

è un dovere umanitario; perché 70<br />

m<strong>il</strong>a zingari sono italiani; perché è<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>la</strong>vorare con loro; perché è<br />

possib<strong>il</strong>e <strong>la</strong> convivenza umana. Così<br />

han fatto Cristo con i <strong>la</strong>droni e San<br />

Francesco con <strong>il</strong> lebbroso.<br />

Dipinto raffigurante zingari.<br />

[Ecco in versione integrale, uno scritto di don<br />

Vinicio Albanesi, presidente del<strong>la</strong> Comunità<br />

di Capodarco, un’associazione senza fini di lucro<br />

che organizza servizi per <strong>la</strong> riab<strong>il</strong>itazione<br />

e l’inserimento sociale e <strong>la</strong>vorativo delle persone<br />

con disab<strong>il</strong>ità battendosi contro l’esclusione<br />

sociale delle persone più svantaggiate per<br />

rispondere a concrete necessità di integrazione,<br />

autonomia e sv<strong>il</strong>uppo. Lo scritto è stato<br />

pubblicato nel<strong>la</strong> sezione ‘Pensieri cattivi’ del<br />

blog di don Albanesi] (p. Francesco, responsab<strong>il</strong>e<br />

di questa rivista,sottoscrive totalmente<br />

i pensieri di don Vinicio).<br />

3


Italia<br />

4<br />

P. Carlo M.<br />

Turati<br />

Domenica 13 apr<strong>il</strong>e nel<strong>la</strong> Bas<strong>il</strong>ica di<br />

San Carlo al Corso in M<strong>il</strong>ano si è ricordato<br />

in modo festoso <strong>il</strong> 60° anniversario<br />

di ordinazione sacerdotale di<br />

padre<br />

Carlo M.<br />

Turati,<br />

avvenuta<br />

a Roma<br />

nel<strong>la</strong> Bas<strong>il</strong>ica<br />

di<br />

San Giovanni<br />

in<br />

Laterano<br />

<strong>il</strong> 27<br />

marzo<br />

1948. PadreCarlo<br />

è stato<br />

per 45<br />

anni mis-<br />

sionarionell’Africa<br />

del Sud<br />

Anniversari<br />

P. Carlo M. Turati riceve<br />

<strong>il</strong> ricordo<br />

e ora, con <strong>la</strong> sua semplicità e disponib<strong>il</strong>ità,<br />

accoglie nel<strong>la</strong> chiesa m<strong>il</strong>anese<br />

i fedeli per ascoltare, conso<strong>la</strong>re e<br />

perdonare nel nome del Signore. Erano<br />

presenti al<strong>la</strong> festa, con <strong>il</strong> parroco<br />

del paese, <strong>la</strong> cognata e i numerosi nipoti<br />

e pronipoti. Sentivamo anche <strong>la</strong><br />

presenza di tanti fedeli africani, di confratelli<br />

e di amici, essendo sempre stato<br />

un frate benvoluto dovunque e da<br />

tutti. La Messa comunitaria delle ore<br />

12,00 è stata presieduta con grande<br />

commozione dal festeggiato. All’omelia<br />

<strong>il</strong> priore ha così espresso sentimenti<br />

ed auguri comuni: «È bello oggi, in cui<br />

<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio offre l’immagine del<br />

Pastore, vedere questa stessa immagine<br />

interpretata in una esistenza: quel<strong>la</strong><br />

di padre Carlo, esistenza di un uomo<br />

di Dio, esegesi vivente del vangelo.<br />

Oggi nel<strong>la</strong> Giornata mondiale di<br />

preghiera per le vocazioni, vi invitiamo<br />

a ringraziare con noi <strong>il</strong> Signore per<br />

questa vocazione lunga una vita. Diamo<br />

lode al Signore per questo nostro<br />

fratello e padre, diamo grazie per sessant’anni<br />

di sacerdozio, di Vangelo<br />

incarnato, di vita dedicata a Dio e ai<br />

fratelli».<br />

Dan<strong>il</strong>o M. Sartor<br />

P. Lorenzo M.<br />

Pel<strong>la</strong>ttiero<br />

Qui a Follina,<br />

sotto lo sguardo<br />

materno di<br />

Maria, domenica<br />

30 marzo<br />

ho ricordato <strong>il</strong><br />

60 anniversario<br />

di ordinazione<br />

sacerdotale.<br />

Sono stato ordinato<br />

a Roma,<br />

con p. Carlo<br />

Turati e altri fra-<br />

P. Lorenzo M. Pel<strong>la</strong>ttiero<br />

ti, <strong>il</strong> 27 marzo 1948. Ho voluto commemorare<br />

qui a Follina dove abbiamo<br />

fatto i primi passi verso <strong>la</strong> <strong>missione</strong>,<br />

al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> Provvidenza ci stava<br />

preparando. La mia, <strong>la</strong> nostra vita,<br />

anche <strong>la</strong> più insignificante, è scritta nel<br />

cuore di Dio, prima ancora che nel nostro.<br />

Nel 1948 sono stato ordinato e ho<br />

svolto <strong>il</strong> ministero per tre anni a M<strong>il</strong>ano<br />

San Siro, poi nel 1952 sono partito<br />

da Genova insieme ad altri tre


Italia<br />

frati, con destinazione Messico. Dopo<br />

varie difficoltà per attraversare gli Stati<br />

Uniti, siamo giunti in Messico, dove<br />

ci siamo separati, chi in cammino<br />

verso <strong>la</strong> Capitale Città di Messico, e chi,<br />

come me, si è fermato al<strong>la</strong> frontiera<br />

con gli Stati Uniti. Al<strong>la</strong> frontiera furono<br />

14 anni di intenso aposto<strong>la</strong>to,<br />

di qua e di <strong>la</strong> del Rio Bravo, fiume<br />

che separa i due mondi, minacciati<br />

da droga e prostituzione. Dopo 44 anni<br />

di permanenza in terra messicana,<br />

sono rientrato in Italia e mi sono fermato<br />

nel<strong>la</strong> comunità di Follina, dove<br />

non mi resta che tenere le mani alzate<br />

in preghiera, come Mosè, negli ultimi<br />

anni del<strong>la</strong> mia vita. Sono qui con<br />

<strong>la</strong> Fanciul<strong>la</strong> di Nazareth, in uno dei<br />

suoi santuari, come Monte Berico e<br />

Guadalupe, sempre per cantare le lodi<br />

del Signore, sia nell’antica Abbazia<br />

che lungo <strong>la</strong> “f<strong>il</strong>adora” serpeggiante<br />

<strong>il</strong> torrente Corin, ai piedi dei monti,<br />

tra i verdi boschi e le alte cime che<br />

sembrano mani giunte, in preghiera<br />

verso l’Infinito. Pregando per le nuove<br />

generazioni di Servi, che si alternano<br />

a portare <strong>il</strong> messaggio di pace e<br />

fraternità del<strong>la</strong> Madre di Dio nel mondo,<br />

io penso e prego in questo anniversario<br />

al Messico, che porto nel cuore<br />

“Mexico lindo e querido, si muero<br />

lejos de ti, que digan que estoy dormido<br />

y que mi traigan a ti” (Messico<br />

del mio cuore, se muoio lontano da te,<br />

che dicano che sto dormendo e mi<br />

riportino a te).<br />

p. Lorenzo M. Pel<strong>la</strong>ttiero<br />

P. Eugenio M.<br />

Ganassin<br />

Domenica 25 maggio, in occasione del<strong>la</strong><br />

festa dei “Parenti dei Missionari”,<br />

nel<strong>la</strong> Messa concelebrata all’altare del-<br />

<strong>la</strong> Madonna di Monte Berico, abbiamo<br />

voluto ricordare <strong>il</strong> 60° di Messa<br />

di p. Eugenio. Era <strong>il</strong> giorno giusto<br />

per festeggiarlo perché p. Eugenio ha<br />

<strong>la</strong>vorato nel Segretariato Missioni per<br />

circa 15 anni e oggi continua a essere<br />

coinvolto ancora nelle varie attività, nonostante<br />

gli 85 anni ben portati. Ordinatosacerdote<br />

a Monte<br />

Berico<br />

<strong>il</strong> 13 marzo<br />

1948,<br />

ancora<br />

studente,<br />

aveva<br />

chiesto<br />

di poter<br />

partire<br />

missionario<br />

per<br />

l’Aysen,<br />

ma <strong>la</strong> sa-<br />

lute gli<br />

impedì di<br />

realizzare<br />

P. Eugenio M. Ganassin<br />

con <strong>il</strong> Priore Provinciale<br />

<strong>il</strong> suo sogno. Nell’attività del Segretariato<br />

Missioni, nel<strong>la</strong> pubblicazione del<strong>la</strong><br />

rivista “La Missione del<strong>la</strong> Madonna<br />

e i suoi Servi”, nel<strong>la</strong> carità concreta verso<br />

i missionari, ma anche nell’attenzione<br />

verso le necessità dei fam<strong>il</strong>iari<br />

dei missionari, ha sempre manifestato<br />

e cercato di realizzare <strong>il</strong> sogno missionario.<br />

Grazie, p. Eugenio, per <strong>la</strong><br />

disponib<strong>il</strong>ità di essere frate missionario<br />

in casa e in Provincia dei Servi di<br />

Maria con <strong>il</strong> tuo vivere e operare in<br />

quasi tutti i nostri conventi. Auguri<br />

di buona salute, e soprattutto che tu<br />

possa realizzare per quanti ti incontrano,<br />

<strong>il</strong> sogno missionario che hai coltivato<br />

nel cuore per tanti anni, per una<br />

vita, quello di essere un testimone di<br />

Cristo e servo del<strong>la</strong> sua Madre.<br />

f.p<br />

5


Africa<br />

6<br />

Lo spettro del<strong>la</strong> fame<br />

Sono 36 i Paesi che più risentono del<br />

forte aumento del costo del cibo.<br />

Di questi 21 sono africani, 9 si trovano<br />

in Asia, 4 nell’America Latina e 2 in<br />

Europa. Lo ha reso noto uno studio del<strong>la</strong><br />

FAO, l’agenzia alimentare delle Nazioni<br />

Unite, che ha st<strong>il</strong>ato una vera e<br />

propria mappa di un’emergenza che è<br />

p<strong>la</strong>netaria ed è sulle prime pagine del<strong>la</strong><br />

stampa internazionale.<br />

L’International Herald Tribune<br />

apre con un articolo<br />

sul<strong>la</strong> scarsa produzione<br />

australiana di riso, che minaccia<br />

i Paesi che dipendono<br />

dalle esportazioni australiane<br />

per soddisfare le<br />

proprie necessità alimentari.<br />

Il crollo del<strong>la</strong> produzione<br />

australiana di riso,<br />

causata dal<strong>la</strong> forte siccità,<br />

è stato uno dei fattori che<br />

ha provocato <strong>il</strong> raddoppio<br />

del prezzo internazionale<br />

del cereale negli ultimi 3<br />

mesi, causando proteste<br />

per <strong>il</strong> caro vita in diversi Stati, in partico<strong>la</strong>ri<br />

africani. Uno di questi è <strong>il</strong> Senegal,<br />

<strong>il</strong> cui Presidente, Abdou<strong>la</strong>ye Wade,<br />

spiega in un’intervista a “Le Figaro”<br />

come <strong>il</strong> riso, a partire dal<strong>la</strong> colonizzazione,<br />

è divenuto l’alimento di base<br />

dei senegalesi. A fronte di una produzione<br />

locale di 200m<strong>il</strong>a tonnel<strong>la</strong>te,<br />

<strong>il</strong> consumo annuale è però di 800m<strong>il</strong>a<br />

tonnel<strong>la</strong>te. Il Paese è così costretto a importarne<br />

600m<strong>il</strong>a tonnel<strong>la</strong>te. A causa<br />

dei forti rincari, <strong>il</strong> Senegal ha speso<br />

nel biennio 2006-2007 oltre 250 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro per sovvenzionare l’acquisto<br />

di riso. Per rimediare a questa situazione<br />

<strong>il</strong> Presidente del Senegal intende aumentare<br />

<strong>la</strong> produzione locale, varando,<br />

tra l’altro, un progetto per sfruttare<br />

le acque del fiume Senegal e facendo<br />

ricorso all’aiuto di esperti indiani e<br />

sud-coreani. In Africa però si elevano<br />

Uganda: chi dà o chi riceve?<br />

le voci di coloro che criticano le scelte<br />

in politica agrico<strong>la</strong> ed economica imposte<br />

dagli organismi economici internazionali<br />

come <strong>la</strong> Banca Mondiale e <strong>il</strong><br />

Fondo Monetario Internazionale. Per<br />

ripagare <strong>il</strong> debito estero si sono dovuti<br />

tagliare i fondi per <strong>la</strong> sanità e l’istruzione<br />

e gli investimenti in opere come<br />

acquedotti, e nel<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong>.<br />

Tra i Paesi colpiti dal<br />

caro riso vi è <strong>la</strong> Guinea<br />

Conakry, che ha annunciato<br />

<strong>il</strong> blocco dell’esportazione<br />

di ogni tipo di prodotto<br />

alimentare e di legname<br />

per cercare di fermare<br />

l’aumento dei prezzi.<br />

Nei giorni scorsi, vi sono<br />

stati dimostrazioni che<br />

minacciavano di gettare <strong>il</strong><br />

Paese di nuovo nel caos<br />

dopo le proteste dell’anno<br />

scorso contro <strong>il</strong> Presidente<br />

Lansana Conte. Secondo<br />

<strong>il</strong> rapporto del<strong>la</strong><br />

FAO <strong>la</strong> mappa del<strong>la</strong> crisi<br />

alimentare è <strong>la</strong> seguente: Lesotho (siccità);<br />

Somalia (conflitti e avverse condizioni<br />

climatiche); Swaz<strong>il</strong>and (siccità<br />

prolungata); Zimbabwe (crisi economica,<br />

recenti alluvioni); Eritrea (flusso<br />

interno di profughi); Liberia (difficoltà<br />

post-conflitto); Mauritania (siccità prolungata);<br />

Sierra Leone (difficoltà postconflitto);<br />

Burundi (guerra civ<strong>il</strong>e, flusso<br />

di profughi); Repubblica Centrafricana<br />

(rifugiati); Ciad (conflitto interno<br />

e transfrontaliero); Repubblica Democratica<br />

del Congo (guerra civ<strong>il</strong>e); Repubblica<br />

del Congo (profughi); Costa<br />

d’Avorio (guerra civ<strong>il</strong>e); Etiopia (rac-<br />

colto scarso); Ghana (siccità e alluvio-<br />

ni); Guinea (rifugiati); Guinea-Bissau<br />

(insicurezza alimentare); Kenya (avverse<br />

condizioni climatiche, conflitto civ<strong>il</strong>e);<br />

Sudan (guerra); Uganda /guerra<br />

civ<strong>il</strong>e nel Nord).<br />

(L.M.) (AGENZIA FIDES 17/4/2008)


Uganda<br />

Un trattore<br />

per <strong>la</strong> Missione<br />

Dall’Africa dove i Servi di Maria operano da anni, e dall’Uganda in Kissoga, vi<br />

arriva un messaggio e un appello da me sottoscritto, p. Giuseppe Xotta, da oltre dodici<br />

anni missionario in Uganda. In Kissoga abbiamo una <strong>missione</strong> con molti studenti dei Servi<br />

di Maria, cioè giovani che si stanno preparando, per un futuro non lontano, a diventare frati<br />

e a loro volta annunciatori del vangelo ai propri fratelli; oltre a questo gestiamo una parrocchia<br />

molto vasta.<br />

Il messaggio è molto bello per noi e apre a un futuro di speranza: un gruppo di persone generose<br />

hanno donato un bel pezzo di terreno per avviare delle coltivazioni<br />

e allevarvi degli animali. Questa attività ha lo scopo di trovare<br />

fonti per l’autofinanziamento per poterci mantenere da soli, senza<br />

ricevere continuamente aiuti dall’Italia. Inoltre, <strong>la</strong>vorando questo<br />

pezzo di terreno e facendolo produrre, verrebbero impiegate anche<br />

alcune famiglie del luogo, così si garantirebbe uno stipendio ai capifamiglia.<br />

Ma <strong>il</strong> problema sta proprio qui: le idee sono belle, ma<br />

realizzare <strong>la</strong> coltivazione del mais, delle patate e di altri prodotti <strong>la</strong>vorando<br />

<strong>la</strong> terra a colpi di zappa,<br />

è un’impresa ardua, per non dire impossib<strong>il</strong>e. La zappa va bene<br />

quando si deve coltivare un orto, ma preparare <strong>il</strong> terreno per<br />

una bel<strong>la</strong> coltivazione occorre un trattore. E qui arriva l’appello:<br />

chi ci aiuta ad acquistare <strong>il</strong> trattore? Si tratta del<strong>la</strong> storia<br />

del<strong>la</strong> capra e del cavolo: dobbiamo salvarli entrambi. Senza<br />

trattore non si semina e senza semina non ci si autofinanzia, non<br />

mantenendoci da soli, siamo costretti a chiedere <strong>la</strong> carità voi.<br />

Qui in Uganda un trattore usato medio viene a costare circa 70<br />

m<strong>il</strong>ioni di scellini ugandesi, che equivalgono, più o meno, a 35<br />

m<strong>il</strong>a euro. Siamo coscienti che <strong>la</strong> cifra è grossa, ma è più grande <strong>la</strong> generosità dei nostri amici<br />

delle missioni e del<strong>la</strong> rivista “La Missione del<strong>la</strong> Madonna e i suoi Servi”. Accogliete <strong>il</strong> nostro appello!<br />

Grazie anticipate a quanti vorranno contribuire per realizzare quest’opera. Come sempre le<br />

offerte vanno mandate al Segretariato Missioni a Vicenza, all’indirizzo riportato sotto.<br />

p. Giuseppe Xotta da Kissoga Uganda<br />

Le offerte si fanno al<strong>la</strong> Posta<br />

con <strong>il</strong> Conto Corrente Postale N° 14519367<br />

intestato a: PROVINCIA VENETA SERVI DI MARIA<br />

Viale Cialdini, 2 - 6100 VICENZA<br />

O ALLA PROPRIA BANCA TRAMITE BONIFICO sul C.C. Bancario N° 2726<br />

intestato a: SEGRETARIATO MISSIONI SERVI DI MARIA<br />

Via Cialdini, 2 - 36100 VICENZA<br />

presso: BANCO DI BRESCIA, f<strong>il</strong>iale di Vicenza, Viale S. Lazzaro, 179<br />

IBAN IT 75 CIN D ABI 03500 - CAB 11800<br />

Indicare <strong>la</strong> causale del versamento: trattore per Kissoga.


Repubblica Sud Africa<br />

8<br />

Fuori gioco...<br />

razzismo!<br />

li scontri di questi giorni era-<br />

“Gno quasi inevitab<strong>il</strong>i perché si<br />

è <strong>la</strong>sciata incancrenire <strong>la</strong> situazione<br />

per troppo tempo” dice all’Agenzia<br />

Fides p. Mario<br />

Tessarotto, Sca<strong>la</strong>briniano<br />

che<br />

da anni si occupa<br />

in Sudafrica<br />

di assistenza<br />

a immigrati<br />

e rifugiati.<br />

“Mi riferisco<br />

in partico<strong>la</strong>re<br />

al<strong>la</strong> condizione<br />

dei rifugiati dello<br />

Zimbabwe.<br />

Queste persone,<br />

in fuga a<br />

causa delle violenze<br />

e del<strong>la</strong><br />

diffic<strong>il</strong>e condizioneeconomica<br />

del loro<br />

Paese, non sono<br />

state riconosciute<br />

come rifugiati dal governo<br />

sudafricano, per una questione politica,<br />

perché <strong>il</strong> Sudafrica appoggia <strong>il</strong><br />

regime di Mugabe.<br />

Accordare lo status di rifugiati agli<br />

zimbabwani in fuga avrebbe significato<br />

riconoscere che nel loro Paese<br />

vi è una situazione problematica”. I<br />

circa 3 m<strong>il</strong>ioni di rifugiati dello Zimbabwe<br />

sono diventati <strong>il</strong> capro espiatorio<br />

di una situazione sociale molto<br />

tesa derivante dal<strong>la</strong> forte disoccu-<br />

Logo Mondiali di Calcio 2010.<br />

pazione dei ceti più poveri del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

nera. Accanto a loro vi sono<br />

gli immigrati provenienti da altre<br />

nazioni africane, come <strong>il</strong> Mozambico,<br />

<strong>il</strong> Ma<strong>la</strong>wi,<br />

<strong>il</strong> Kenya,<br />

senza dimenticare<br />

che in Sudafrica<br />

vi sono<br />

anche altri rifugiati“invisib<strong>il</strong>i”,<br />

non riconosciuti<br />

dallo Stato,<br />

provenienti<br />

dal<strong>la</strong> regione<br />

dei Grandi Laghi<br />

(Burundi,<br />

Rwanda e RepubblicaDemocratica<br />

del<br />

Congo).<br />

“È una guerra<br />

tra poveri che<br />

era annunciata.<br />

Ma chi governa<br />

<strong>il</strong> Paese aveva <strong>la</strong><br />

preoccupazione di presentare gli eventuali<br />

disordini come un “problema<br />

tra neri” per non spaventare i turisti<br />

e i tifosi che intendono recarsi in<br />

Sudafrica per i Mondiali di calcio<br />

del 2010.<br />

Ora questa politica ha dimostrato tutti<br />

i suoi limiti. La stampa sudafricana<br />

inizia a interrogarsi sul razzismo,<br />

affermando che bisogna etichettare<br />

gli incidenti non come xenofobi ma<br />

come razziali. In effetti da tempo


Repubblica Sud Africa<br />

tutti gli stranieri africani sono chiamati<br />

con epiteti dispregiativi: le violenze<br />

di questi giorni sono <strong>il</strong> frutto<br />

di percorso di odio seminato da tempo”<br />

afferma p. Mario.<br />

Il missionario riferisce di una situazione<br />

ancora molto tesa: “gli assalti<br />

sono condotti da gruppi organizzati<br />

di delinquenti che uccidono e cacciano<br />

gli stranieri, per poi derubarli<br />

delle loro poche cose come le <strong>la</strong>miere<br />

delle loro baracche.<br />

La gente vive nel terrore e si rifugia<br />

dove può: nelle chiese e nei commissariati.<br />

Vi sono 2m<strong>il</strong>a persone rifugiate<br />

in un solo commissariato.<br />

La polizia presidia in forze Johannesburg<br />

ma si discute di fare intervenire<br />

l’esercito. Si teme che l’ondata<br />

di violenze possa estendersi al resto<br />

del Paese.<br />

La preoccupazione di tutti è che se<br />

crol<strong>la</strong> <strong>il</strong> Sudafrica crol<strong>la</strong>no le speranze<br />

di democrazia e di sv<strong>il</strong>uppo di un<br />

intero continente”.<br />

Lo stadio per incontri non paravento di razzismo.<br />

“Il Sudafrica, bene o male, è un Paese<br />

di riferimento per tutti gli africani.<br />

Per questo non possiamo permetterci<br />

di perderlo.<br />

Ora tutti i politici sudafricani esprimono<br />

<strong>la</strong> viva condanna per le violenze,<br />

ma occorre una politica di sv<strong>il</strong>uppo<br />

per far uscire dal<strong>la</strong> miseria gli<br />

uni e gli altri.<br />

Noi missionari abbiamo avviato un<br />

progetto di formazione professionale<br />

e di sv<strong>il</strong>uppo che coinvolge gli immigrati.<br />

Stiamo insegnando a queste persone<br />

(e tra di loro ve ne sono di molto<br />

istruite, persino dei <strong>la</strong>ureati) come<br />

creare delle cooperative per l’instal<strong>la</strong>zione<br />

e <strong>la</strong> gestione di piccoli impianti<br />

di pannelli so<strong>la</strong>ri, per produrre<br />

elettricità e alimentare le pompe<br />

dei pozzi.<br />

Una volta formati intendiamo aiutare<br />

queste persone a ritornare nei loro<br />

Paesi di origine e avviare un’attività<br />

economica” conclude p. Mario.<br />

(L.M.) (AGENZIA FIDES 20/5/2008)<br />

9


Israele<br />

60 anni tra violenza<br />

e poca volontà di pace<br />

maggio, le organizzazioni ebraiche<br />

“Acelebreranno <strong>il</strong> 60° anniversario<br />

del<strong>la</strong> fondazione dello stato di Israele.<br />

Ciò è comprensib<strong>il</strong>e nel contesto di secoli<br />

di persecuzione culminati nell’Olocausto.<br />

Ma noi siamo ebrei che non celebreranno.<br />

È tempo di riconoscere<br />

<strong>la</strong><br />

storia degli altri,<br />

<strong>il</strong> prezzo<br />

pagato da un<br />

altro popolo a<br />

causa dell’antisemitismo<br />

europeo e<br />

Muro che divide Israele e <strong>la</strong> Palestina<br />

10<br />

delle politiche<br />

di genoci-<br />

dio di Hitler. Ma come ha messo in evidenza<br />

Edward Said, quel che l’Olocausto<br />

è per gli Ebrei, <strong>la</strong> Nakba è per i palestinesi.<br />

Nell’apr<strong>il</strong>e 1948, lo stesso mese<br />

dell’infame massacro di Deir Yassin e<br />

dell’attacco di mortai contro i civ<strong>il</strong>i palestinesi<br />

nel<strong>la</strong> piazza del mercato di Haifa,<br />

entrò in funzione <strong>il</strong> “piano Dalet”<br />

che autorizzò <strong>la</strong> distruzione di v<strong>il</strong><strong>la</strong>ggi palestinesi<br />

e l’espulsione del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

locale dai confini dello stato.<br />

Noi non celebreremo.<br />

Nel luglio 1948, 70.000 palestinesi vennero<br />

cacciati dalle loro case a Lydda e a<br />

Ramleh nel periodo più caldo dell’estate,<br />

senza cibo né acqua. Morirono a centinaia.<br />

Divenne nota come <strong>la</strong> Marcia del<strong>la</strong><br />

Morte. Noi non celebreremo.<br />

In totale, 750.000 Palestinesi divennero<br />

profughi. Circa 400 v<strong>il</strong><strong>la</strong>ggi vennero cancel<strong>la</strong>ti<br />

dalle mappe. La pulizia etnica non<br />

finì lì; nel 1956 migliaia di palestinesi (cittadini<br />

israeliani) furono espulsi dal<strong>la</strong> Gal<strong>il</strong>ea.<br />

Molte altre migliaia quando Israele<br />

occupò <strong>la</strong> Cisgiordania e Gaza. Secondo<br />

<strong>il</strong> diritto internazionale e sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

risoluzione Onu 194, i rifugiati di guerra<br />

hanno diritto al ritorno o a un in-<br />

dennizzo. Israele non ha mai riconosciuto<br />

questo diritto.<br />

Noi non celebreremo.<br />

Noi non possiamo celebrare l’anniversario<br />

del<strong>la</strong> nascita di uno stato fondato<br />

sul terrorismo, sui massacri e sul<strong>la</strong> spoliazione<br />

del<strong>la</strong> terra di un altro popolo.<br />

<strong>Non</strong> possiamo celebrare l’anniversario<br />

del<strong>la</strong> nascita di uno stato che ancora adesso<br />

è impegnato nel<strong>la</strong> pulizia etnica, che<br />

vio<strong>la</strong> <strong>il</strong> diritto internazionale, che infligge<br />

una mostruosa punizione collettiva al<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione civ<strong>il</strong>e di Gaza e che continua<br />

a negare ai palestinesi i diritti umani<br />

e le aspirazioni nazionali.<br />

Noi celebreremo quando Arabi ed Ebrei<br />

vivranno da eguali in un pacifico Medio<br />

Oriente”.<br />

[Testo pubblicato dal quotidiano inglese “The Guardian”<br />

<strong>il</strong> 30 apr<strong>il</strong>e 2008, con 105 firme tra cui quelle di<br />

Seymour Alexander, Ruth Appleton e Steve Arloff; traduzione<br />

italiana reperib<strong>il</strong>e (e minimamente rivista) con <strong>il</strong><br />

‘motore di ricerca “parrocchie.it” che <strong>la</strong> MISNA ringrazia.]<br />

INTERNAZIONALE 15/5/2008<br />

TERRITORI PALESTINESI<br />

“Dall’inizio dell’Intifada di al-Aqsa (settembre<br />

2000) e fino al 29 febbraio del<br />

2008, <strong>il</strong> numero<br />

delle vittime palestinesi<br />

è 5264; 929<br />

(384 in Cisgiordania,<br />

573 nel<strong>la</strong> Striscia<br />

di Gaza, 2 in<br />

Israele) erano minori<br />

di 18 anni, pa-<br />

ri al 18,2% del totale.<br />

Il ministero<br />

per gli Affari dei<br />

Bambini palestinesi:<br />

diritto al<strong>la</strong> pace<br />

Detenuti riferisce anche che le autorità<br />

di occupazione israeliane continuano<br />

a tenere in prigione 344 mino-<br />

renni (maschi e femmine), sottoposti,<br />

come gli adulti, a torture e abusi”.<br />

MISNA 7/4/2008


Messico<br />

I Mayas<br />

ci sono ancora!<br />

Il territorio del Messico è sei volte<br />

quello dell’Italia. Abbraccia 32 Stati<br />

federati, che confinano con gli Stati<br />

uniti al Nord, <strong>il</strong> Guatema<strong>la</strong> e <strong>il</strong> Belice<br />

al sud. La settimana santa di quest’anno<br />

l’ho celebrata come missionario<br />

tra i Mayas nello stato di Campeche (Messico),<br />

terra boscosa, clima equatoriale,<br />

caldo e umido, con popo<strong>la</strong>zioni sparse<br />

tra gli Stati di Tabasco, Chiapas, Yucatan<br />

e Quintana Roo. Campeche, dice<br />

<strong>la</strong> storia, fu <strong>il</strong> luogo dove i francescani<br />

celebrarono per <strong>la</strong> prima volta <strong>la</strong> Messa<br />

nel nuovo Continente, provenienti<br />

dalle Isole dei Caraibi. Noi, Servi di<br />

Maria del Messico, presenti da oltre<br />

settant’anni nel<strong>la</strong> Repubblica, prestiamo<br />

servizio religioso in vari luoghi e ora<br />

anche nel<strong>la</strong> nostra <strong>missione</strong> di Acatepec.<br />

Ma quest’anno hanno chiesto un<br />

aiuto nel<strong>la</strong> pastorale del<strong>la</strong> settimana santa,<br />

nel<strong>la</strong> lontana Campeche, dove sono<br />

giunto dopo 15 ore di viaggio con bus,<br />

aereo e furgone, quasi all’ora di celebrare<br />

<strong>la</strong> prima messa del<strong>la</strong> Domenica<br />

delle Palme, presso <strong>la</strong> parrocchia di Dzibalchen<br />

(“pozzo scritto”, in lingua maya).<br />

Mi aspettava padre Or<strong>la</strong>ndo Panchana,<br />

un sacerdote dell’Ecuador, amico dei<br />

Servi, parroco di un territorio di 80 km,<br />

con 14 centri di culto che possiamo chiamare<br />

tranqu<strong>il</strong><strong>la</strong>mente altrettante parrocchie.<br />

“Vieni ad aiutarmi, sono solo”,<br />

mi pregava da tempo per telefono.<br />

La sua supplica mi risonava dentro come<br />

<strong>la</strong> voce del<strong>la</strong> cananea del Vangelo:<br />

voce non solo di un amico sacerdote,<br />

ma di migliaia di fratelli cristiani, indigeni<br />

fedeli al<strong>la</strong> Chiesa cattolica, che<br />

lottano per conservarsi tali, nonostante<br />

<strong>la</strong> scarsezza di sacerdoti e le continue<br />

visite a domic<strong>il</strong>io di propagandisti<br />

di altre confessioni religiose, protestanti<br />

o di sette di varia estrazione. Mi colpì<br />

in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> presenza di tanti menoniti,<br />

un movimento anabattista nato<br />

in O<strong>la</strong>nda nel secolo XVI e che dagli<br />

Usa si sta estendendo anche in Messico<br />

(gli uomini indossano una specie di<br />

grembiule, portando sempre un cappello<br />

di paglia tutti uguale, le donne<br />

vestono completamente di nero fino<br />

alle caviglie e con un velo in testa): sono<br />

ricchi coltivatori, che fanno dell’agricoltura<br />

quasi una religione e si ap-<br />

P. Michele Stocco<br />

propriano di grandi terreni abitati un<br />

tempo dai Mayas. Ho potuto visitare qualche<br />

zona archeologica del<strong>la</strong> civ<strong>il</strong>izzazione<br />

maya, esistono vari resti pluriseco<strong>la</strong>ri,<br />

sepolti tra <strong>la</strong> fitta boscaglia e<br />

che testimoniano l’importanza per loro<br />

del<strong>la</strong> religione. Le fattezze del<strong>la</strong> gente<br />

del luogo, <strong>il</strong> vestire delle donne con<br />

11


Messico<br />

le gonne variopinte e riccamente ricamate,<br />

conservano civ<strong>il</strong>tà e storia del passato.<br />

<strong>Non</strong> solo, ancora oggi molti par<strong>la</strong>no<br />

<strong>la</strong> lingua indigena e, al momento<br />

di ascoltare le confessioni, mi hanno<br />

creato un certo problema. Che fare? Ho<br />

pensato che <strong>il</strong> Signore conosceva sicuramente<br />

anche <strong>la</strong> loro lingua... e, con<br />

qualche paro<strong>la</strong> in spagnolo che intendono,<br />

ricevevano <strong>il</strong> perdono dei peccati.<br />

Campeche si specchia sul Golfo del<br />

Messico. Il clima caldo e umido consiglia<br />

di fare <strong>la</strong> doccia anche due volte<br />

al giorno e, per noi sacerdoti, dopo ogni<br />

celebrazione, nonostante i vent<strong>il</strong>atori<br />

che girano per un po’ d’aria fresca.<br />

Nei miei 49 anni di sacerdozio è stata<br />

questa l’unica settimana santa dove <strong>la</strong><br />

necessità pastorale mi ha fatto ripetere<br />

due e anche tre volte tutte le celebrazioni;<br />

ma l’accorrere di tanta gente, bambini<br />

e giovani, trasfondemiracolosamente<br />

energia nel<br />

missionario. L’unica<br />

nota triste nel<strong>la</strong><br />

mia mente era <strong>il</strong> sapere<br />

che, in tante<br />

cappelle <strong>il</strong> popolo<br />

era privato del<strong>la</strong><br />

messa mancando <strong>il</strong><br />

P. Michele con donna maya.<br />

sacerdote, e dove<br />

però alcuni giovani<br />

missionari <strong>la</strong>ici suppliscono con <strong>la</strong> celebrazione<br />

del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> ed poi distribuiscono<br />

<strong>la</strong> comunione. I giovani del<strong>la</strong><br />

parrocchia hanno organizzato <strong>la</strong> Via Crucis<br />

del Venerdì Santo, sceneggiando <strong>la</strong><br />

passione di Cristo e, al<strong>la</strong> undicesima stazione,<br />

hanno innalzato tre ragazzi legati<br />

alle tre croci del calvario, in un clima<br />

di devota partecipazione e drammatizzazione.<br />

Poi, alle 10 di notte, sotto <strong>la</strong><br />

pioggia battente, i giovani hanno portato<br />

per le strade in processione <strong>il</strong> Cristo<br />

morto, nel s<strong>il</strong>enzio profondo, e le<br />

donne accompagnavano <strong>la</strong> Vergine Addolorata<br />

al suono di un tamburo. In molte<br />

chiese <strong>la</strong> celebrazione del Sabato San-<br />

12<br />

Tempio Maya.<br />

to, <strong>la</strong> più lunga e nel cuore del<strong>la</strong> notte,<br />

vede ridotto <strong>il</strong> numero dei partecipanti.<br />

Ma in Chanchen (“pozzo piccolo”)<br />

gli indigeni sono accorsi in massa<br />

con i loro ceri e recipienti d’acqua che<br />

hanno deposto ai piedi dell’altare per<br />

<strong>la</strong> benedizione. In Chunchintok (“tronco<br />

d’albero”), per <strong>il</strong> rito del<strong>la</strong> benedizione<br />

del fuoco fuori del tempio, fecero<br />

scendere dal campan<strong>il</strong>e un globo di<br />

fuoco che andò a sbattere sul mucchio<br />

di legna irrorato di benzina, facendolo<br />

divampare. Questo mi ha fatto capire<br />

meglio <strong>la</strong> prima lettura del<strong>la</strong> Genesi che<br />

diceva: “le tenebre coprivano l’abisso e<br />

lo spirito di Dio aleggiava sulle acque<br />

e Dio disse: Sia <strong>la</strong> luce. E <strong>la</strong> luce fu”. L’unica<br />

cosa che mancava quel<strong>la</strong> notte era<br />

<strong>il</strong> turibolo per incensare <strong>il</strong> Cero pasquale.<br />

Ma <strong>il</strong> sveglio chierichetto, vi rimediò<br />

subito. Cercò nel<strong>la</strong> sagrestia un barattolo<br />

di <strong>la</strong>tta, fece due buchi per sostenerlo<br />

con un ferro: fu l’incensorio più<br />

prezioso che abbia mai usato. Erano le<br />

due di notte quando con Vittorio, <strong>il</strong><br />

nipote di p. Or<strong>la</strong>ndo che conosce bene<br />

le strade e <strong>il</strong> furgone, feci ritorno a<br />

Dzibalehen, stanco e contento. È vero<br />

che <strong>il</strong> missionario serve <strong>il</strong> popolo di Dio,<br />

ma è anche vero che <strong>la</strong> gente ricarica<br />

di fede e di entusiasmo <strong>il</strong> sacerdote. <strong>Non</strong><br />

potrò dimenticarmi di Xkanha (“acqua<br />

gial<strong>la</strong>”), di Chencoh (“pozzo di tigre”)<br />

e di tanti altri luoghi abitati dai<br />

Mayas.<br />

P. Michele M. Stocco OSM


Argentina<br />

Io ho scelto voi,dice Gesù,<br />

tu sarai parroco!<br />

Effettivamente è “mia”, <strong>la</strong> sento “mia”,<br />

benchè per noi religiosi <strong>la</strong> parrocchia<br />

viene affidata a una Comunità.<br />

Però <strong>la</strong> Comunità ha dato a me <strong>la</strong> responsab<strong>il</strong>ità<br />

di “parroco”. Per cui, è mia.<br />

Parroco! A 70 anni! Dopo 15 anni che<br />

non lo ero! In una nuova nazione! Ho accettato,<br />

perchè è <strong>il</strong> Signore che me lo<br />

domanda.“<strong>Non</strong> siete voi che avete scelto me,<br />

ma io ho scelto voi”. Impossib<strong>il</strong>e dirgli di<br />

no! Con i miei molti limiti umani, che aumentano<br />

con gli anni! Con tanti virus in<br />

testa! Ora Las Toscas è <strong>la</strong> mia parrocchia;<br />

<strong>la</strong> amo; voglio <strong>il</strong> suo bene, <strong>il</strong> bene<br />

di tutte queste buone persone: credenti<br />

e non credenti, vicini e lontani. Ho trovato<br />

in lei (Las Toscas) <strong>la</strong> ragione per<br />

donare l’ultima tappa del<strong>la</strong> mia vita missionaria.<br />

Situata a quasi 900 ch<strong>il</strong>ometri a<br />

nord di Buenos Aires in una pianura sconfinata.<br />

L’unico ‘monte’ è una famiglia<br />

di cognome ‘Montagna’. Gente <strong>la</strong>voratrice,<br />

per lo meno gli antenati, arrivati<br />

per colonizzare, a fine del 1800 dal Piemonte,<br />

dal<strong>la</strong> Lombardia, ma soprattutto<br />

dal Friuli e dal Veneto. Buoni agricoltori,<br />

artigiani, impresari, commercianti. Conservano<br />

i cognomi, i lineamenti, <strong>il</strong> carattere,<br />

<strong>la</strong> forma di vivere, come nel nostro<br />

nord Italia (meno male che hanno<br />

perso l’abitudine di bestemmiare!). Pos-<br />

La parrocchiale di Las Toscas.<br />

so dire che i frati Servi di Maria, dal<br />

1937 in poi, hanno <strong>la</strong>vorato bene. Voglio<br />

ricordarne alcuni, di origine italiana:<br />

padre Eligio Giacomozzi (sepolto nel<strong>la</strong><br />

chiesa parrocchiale), fra Lorenzo Santinon,<br />

padre Lino Godalli, padre Cristoforo<br />

Piubello, padre Benito Moresco, padre<br />

Carlo Serpelloni, padre Agostino Poier.<br />

Ma ce ne sono altri, di origine argentina:<br />

padre Roberto Braida, padre Oscar<br />

Farías, fra Sergio Mendoza, fra Adolfo<br />

Acosta... <strong>Non</strong> so <strong>il</strong> nome di tutti! Il fatto<br />

è che hanno <strong>la</strong>vorato bene; hanno messo<br />

buone basi. E ora io sto raccogliendo<br />

i frutti. La sede parrocchiale è Las Toscas;<br />

però vi appartengono altri quattro paesetti<br />

e altre borgate, per cui c’è da correre.<br />

Meno male che non sono solo. In<br />

comunità siamo in quattro: padre Roberto<br />

Braida, padre Bruno Predonzani, fra<br />

Adolfo Acosta e <strong>il</strong> sottoscritto. Mi trovo<br />

ancora in fase di adattamento e di conoscenza<br />

del<strong>la</strong> realtà, perciò ho voluto<br />

cominciare <strong>la</strong> mia <strong>missione</strong> facendo una<br />

“diagnosi” prima di programmare. Il 31<br />

maggio scorso abbiamo indetto una “gran<br />

assemblea parrocchiale”. Fu preceduta da<br />

piccole assemblee zonali. Il tema era:<br />

“La parrocchia che abbiamo; <strong>la</strong> parrocchia che<br />

vogliamo”. Vi diró che i risultati sono stati<br />

fantastici. Tutti (o meglio molti) hanno<br />

contribuito con le loro osservazioni<br />

e proposte. Credo che <strong>il</strong> mio impegno<br />

principale, <strong>la</strong> mia priorità, sarà <strong>la</strong> formazione<br />

dei nostri buoni <strong>la</strong>ici più impegnati,<br />

poiché fra dieci anni i missionari<br />

religiosi saremo (o saranno) meno, e i <strong>la</strong>ici<br />

dovranno prendere le redini del carro.<br />

Ho giá iniziato un corso sui “Ministeri<br />

<strong>la</strong>icali”, in tre zone diverse del<strong>la</strong><br />

parrocchia. Vi partecipano complessivamente<br />

circa un centinaio di persone. Quasi<br />

tutte donne! Se mi eleggono Papa, ho<br />

promesso di offrire <strong>il</strong> sacerdozio anche<br />

a loro. Patrona del<strong>la</strong> parrocchia è “Maria<br />

Assunta”. A Lei consegno tutte queste<br />

pecorelle, e mi metto pure io nelle<br />

sue mani, domandandole che mi aiuti<br />

ad essere un buon Pastore.<br />

Padre Nico, osm<br />

13


C<strong>il</strong>e<br />

14<br />

71 anni:<br />

comincio di nuovo!<br />

Sono <strong>il</strong> p. Agostino Poier, originario<br />

del<strong>la</strong> Valle di Cembra, provincia<br />

di Trento, a 40 ch<strong>il</strong>ometri<br />

dal Santuario di Pietralba, dove da piccolo<br />

andavo in pellegrinaggio e dove<br />

mio zio p. Angelo Pedot è rimasto dal<br />

1934 fino al 1970. Dopo 42 anni di permanenza<br />

in Argentina, nel momento<br />

che <strong>il</strong> Vicariato Andino e <strong>la</strong> Delegazione<br />

argentina hanno costituito <strong>la</strong> nuova<br />

Provincia “Santa María de los Andes”,<br />

i superiori hanno proposto alcuni<br />

trasferimenti per favorire l’integrazione.<br />

Così <strong>il</strong> p. Bruno Predonzani ha preso<br />

<strong>il</strong> mio posto a Las Toscas, e io ho<br />

preso <strong>il</strong> suo posto a Coyhaique, al sud<br />

di C<strong>il</strong>e. E’ stato un cambio significativo<br />

per me, che si può paragonare in<br />

qualche modo al cambio dall’Italia al-<br />

Coyhaique: panorama.<br />

l’Argentina. Sono Arrivato in Argentina<br />

in dicembre del 1965. Allora <strong>il</strong><br />

cambio fu brusco: dal freddo al caldo<br />

del nord argentino, dalle montagne<br />

del Trentino al<strong>la</strong> immensa pampa argentina,<br />

imparando lo spagnolo ascoltando<br />

<strong>la</strong> gente e ringraziando quando<br />

mi correggevano. I primi mesi <strong>la</strong><br />

gente portava pazienza perché non era<br />

fac<strong>il</strong>e capirmi. Poi mi adattai al clima,<br />

al<strong>la</strong> gente, al<strong>la</strong> nuova cultura, tanto<br />

che mi sento più argentino che italiano<br />

e finché posso <strong>la</strong>vorare mi piace<br />

rimanere qui. E ora, compiuti 71<br />

anni, comincio di nuovo, in un ambiente<br />

piuttosto diverso, anche se per<br />

fortuna si par<strong>la</strong> lo spagnolo, ed è un<br />

paese confinante. La gente mi ha accolto<br />

molto bene, nonostante che <strong>la</strong><br />

mia venuta segnasse<br />

<strong>la</strong> partenza<br />

di p.<br />

Bruno Predonzani,<br />

che<br />

da molti anni<br />

era qui e svolgeva<br />

un servizio<br />

sociale e di<br />

carità molto<br />

efficiente e affettuoso<br />

verso<br />

i poveri.<br />

La pastorale è<br />

molto buona.<br />

I missionari<br />

Servi di Maria<br />

hanno <strong>la</strong>vorato<br />

sodo i primi<br />

tempi, sopra<br />

tutto per <strong>la</strong>


C<strong>il</strong>e<br />

lontananza e le strade, che assomigliavano<br />

più a sentieri da percorrere<br />

a cavallo o con qualche gip, impiegando<br />

giornate intere in viaggi, che<br />

non a strade. Ora nel<strong>la</strong> città di Coyhaique<br />

si sono formate dieci comunità,<br />

ognuna con quasi tutti i servizi di una<br />

parrocchia, e molto collegate fra loro<br />

e in comunione con <strong>il</strong> centro. In questi<br />

ultimi anni, spinti dal<strong>la</strong> necessità,<br />

per mancanza di sacerdoti locali, ma<br />

anche per una opzione intelligente,<br />

si sta promovendo <strong>la</strong> formazione di un<br />

<strong>la</strong>icato maturo. Ci sono corsi di teologia,<br />

di formazione specifica per servizi<br />

sociali; <strong>la</strong> formazione biblica è uno<br />

dei punti forti, con <strong>la</strong> lectio divina, o<br />

lettura orante.<br />

Ultimamente <strong>il</strong> vulcano Chaiten si è<br />

risvegliato, e le sue ceneri arrivarono<br />

fino a Buenos Aires, lontano più<br />

di m<strong>il</strong>le ch<strong>il</strong>ometri. Ora è un paese fan-<br />

Cattedrale di Coyhaique con <strong>la</strong> neve.<br />

tasma, con gli abitanti sfol<strong>la</strong>ti, le case<br />

sotto acqua per le inondazioni. Gli animali<br />

che muoiono di fame perché l’erba<br />

è sotto <strong>la</strong> cenere. L’inverno qui è<br />

piuttosto rigido. In questi giorni, a metà<br />

di maggio, che corrisponde a novembre<br />

nell’emisfero nord, è caduta una<br />

nevicata di 60 cm., e un’altra dopo<br />

alcuni giorni, a cui ha fatto seguita<br />

un freddo molto intenso che ha paralizzato<br />

quasi <strong>la</strong> città a causa del ghiaccio<br />

formatosi sulle strade. E’ diffic<strong>il</strong>e<br />

chiedere al<strong>la</strong> gente di venire a riunioni<br />

di sera, quando bisogna stare attenti<br />

per non scivo<strong>la</strong>re, sopra tutto in discesa.<br />

Così è <strong>la</strong> vita in questa terra<br />

lontana, e tuttavia ora è un paradiso<br />

in confronto alle difficoltà incontrate<br />

dai primi missionari 70 anni fa. Sono<br />

contento del<strong>la</strong> mia nuova esperienza<br />

p. Agostino Poier OSM<br />

15


C<strong>il</strong>e<br />

16<br />

A ottant’anni<br />

non adagiarsi!<br />

Vedendolo spaesato e sentendolo esprimersi<br />

a volte con incertezza, gli ho chiesto come<br />

ha trovato l’Italia al suo ritorno.<br />

«È tutto cambiato, mi ha risposto, e<br />

tante cose sono cambiate in meglio;<br />

le zone del mio paese sono diventate<br />

più ordinate e più belle, così anche<br />

le strade e le abitazioni. Tutto mostra<br />

che si sta bene. Ma ho trovato che l’ambiente<br />

è cambiato anche sotto l’aspetto<br />

culturale e sociale politico, per cui<br />

mi sento come un pesce fuor d’acqua.<br />

Ho ormai 80 e se dovessi decidere<br />

di tornare in Italia dopo tanti anni di<br />

assenza, sarebbe solo per riposare e stare<br />

vicino ai miei fam<strong>il</strong>iari con i quali<br />

ho sempre ottimi rapporti».<br />

P. Erminio, in C<strong>il</strong>e <strong>la</strong> Chiesa è antica e<br />

solidamente stab<strong>il</strong>ita, che significato ha<br />

per voi definirvi “missionari”?<br />

«Oggi non ha senso par<strong>la</strong>re di missionari<br />

pensando come 50 anni fa,<br />

ma tutti siamo missionari in quanto<br />

ri-evangelizzatori in una società che sta<br />

perdendo sempre più <strong>il</strong> senso cristiano<br />

del<strong>la</strong> vita, con <strong>il</strong> formarsi conti-<br />

P. Erminio Manea è nato a Iso<strong>la</strong> Vicentina 80 anni<br />

fa. Ordinato sacerdote a Roma <strong>il</strong> 4 apr<strong>il</strong>e del 1953,<br />

è partito per <strong>il</strong> C<strong>il</strong>e l’8 dicembre del 1953 assieme<br />

ad altri due frati ancora presenti in C<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> p. Gabriele<br />

Paccanaro e <strong>il</strong> p.Vittorino Bertocco, e lì risiede da<br />

55 anni. Trovandosi in Italia per un periodo di riposo<br />

e di visita al<strong>la</strong> famiglia (ha ancora sei sorelle<br />

viventi, e le cognate, oltre ovviamente una notevole<br />

schiera di nipoti e pro nipoti), ho pensato di scambiare<br />

qualche chiacchiera con lui su quanto sta avvenendo<br />

in America Latina nell’ambito dell’Ordine<br />

dei Servi di Maria e del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

nuo di sete religiose, che in fondo<br />

manifestano un certo bisogno di Dio.<br />

In Italia è cambiato tanto anche nelle<br />

parrocchie, nel modo di fare pastorale<br />

che, ovviamente, per me sarebbe<br />

una attività che non saprei più svolgere,<br />

anche se in C<strong>il</strong>e sono sempre stato<br />

impegnato nel<strong>la</strong> pastorale. Qui <strong>la</strong> liturgia<br />

nelle parrocchie è molto formale,<br />

segue degli schemi fissi, quasi<br />

delle rubriche, invece da noi è molto<br />

più spontanea. Nelle celebrazioni ci<br />

permettiamo molto di più di quanto<br />

avviene qui: ci sono interventi fatti con<br />

libertà, diretti; ci sono molti canti; <strong>il</strong><br />

rapporto con <strong>la</strong> gente è molto forte e<br />

diretto, partecipato; nelle chiese dove<br />

<strong>il</strong> parroco non risiede, è tutto in mano<br />

ai <strong>la</strong>ici, anche <strong>la</strong> liturgia, e quando<br />

arriva <strong>il</strong> sacerdote, è lui ad adattarsi<br />

alle celebrazioni del luogo, a seconda<br />

dei suggerimenti del capo comunità.<br />

Si sta notando che in C<strong>il</strong>e c’è un forte<br />

ritorno del<strong>la</strong> gente al<strong>la</strong> Messa, perché<br />

<strong>la</strong> celebrazione partecipata diventa<br />

anche luogo di formazione biblica e<br />

religiosa».


C<strong>il</strong>e<br />

Quali sono le prospettive<br />

dell’Ordine<br />

dei Servi di Maria?<br />

Dall’inizio dell’anno<br />

2008 noi Servi<br />

di Maria siamo diventati<br />

<strong>la</strong> “Provincia<br />

di Santa Maria<br />

de los Andes”, cioè<br />

una entità giuridica<br />

autonoma dell’Ordine<br />

dei Servi<br />

di Maria, che comprende<br />

gli stati di<br />

Argentina, C<strong>il</strong>e,<br />

Bolivia, Perù e<br />

Uruguay. Siamo<br />

stati spinti a scegliere<br />

l’autonomia<br />

anche dal<strong>la</strong> Provincia Veneta, che è<br />

sempre <strong>la</strong> nostra Provincia madre, per<br />

cercare noi <strong>la</strong> soluzione dei problemi<br />

locali, nell’impegno di tutti di sv<strong>il</strong>uppare<br />

l’Ordine aprendoci al futuro. Già<br />

avevamo iniziato <strong>il</strong> cammino di unificazione<br />

nel 1984 quando avevamo deciso<br />

di unire <strong>il</strong> percorso formativo degli<br />

studenti, noi c<strong>il</strong>eni con gli argentini<br />

e i boliviani e anche i bras<strong>il</strong>iani,<br />

che poi però si sono ritirati. Oggi questa<br />

unificazione è fatta e gli studenti,<br />

che ora sono frati e governano <strong>la</strong> nuova<br />

Provincia religiosa, sono gli stessi<br />

che si sono conosciuti durante gli anni<br />

di formazione, e quindi sono fac<strong>il</strong>itati<br />

nel <strong>la</strong>vorare insieme, come sta avvenendo.<br />

Abbiamo un gruppo di giovani<br />

nel percorso formativo, nelle varie<br />

case dislocate anche in Paesi diversi,<br />

in Argentina <strong>la</strong> comunità di Fatima, è<br />

stata formato per diventare casa di formazione.<br />

In C<strong>il</strong>e a Santiago, in Santa<br />

Teresita dove io stesso risiedo, ci sono<br />

5 postu<strong>la</strong>nti: 2 del<strong>la</strong> Bolivia, 2 del<br />

Perù e 1 del Paraguay. A Xochim<strong>il</strong>co<br />

in Messico ci sono 4 novizi: 2 argentini,<br />

1 c<strong>il</strong>eno e 1 boliviano; a Cochabamba<br />

in Bolivia ci sono 8 professi, 4<br />

P. Erminio Manea a Iso<strong>la</strong> Vicentina<br />

boliviani, 3 argentini e 1 c<strong>il</strong>eno, e inoltre<br />

1 c<strong>il</strong>eno è in Italia a Monte Senario.<br />

Ci sono dei giovani nelle varie<br />

comunità che si stanno preparando per<br />

emettere <strong>la</strong> professione solenne (i voti<br />

perpetui): 1 peruviano e 1 boliviano<br />

a Lima, e 2 frati si stanno preparando<br />

per ricevere gli ordini sacri.<br />

Quindi <strong>la</strong> nostra storia futura si gioca<br />

tutta investendo sui giovani e le vocazioni».<br />

Quali sono le difficoltà che riscontrate maggiormente<br />

nel<strong>la</strong> pastorale e quindi anche<br />

nel<strong>la</strong> proposta vocazionale?<br />

In C<strong>il</strong>e abbiamo <strong>il</strong> problema grave dell’instab<strong>il</strong>ità<br />

delle famiglie che si riflette<br />

nel<strong>la</strong> formazione cristiana dei bambini.<br />

Posso dire che circa l’80% delle<br />

famiglie hanno dei problemi al loro<br />

interno. Ci sono non solo i divorziati<br />

e i separati, ma anche i conviventi<br />

e i figli che nascono dalle varie<br />

unioni. Quando a scuo<strong>la</strong> ci sono dei<br />

ragazzi disagiati, questi sono sempre figli<br />

di famiglie di separati e conviventi,<br />

ai quali gli adulti non danno alcuna<br />

impronta cristiana del<strong>la</strong> vita. Mancano<br />

le basi per formare dei ragazzi e<br />

17


C<strong>il</strong>e<br />

18<br />

dei giovani che vivano seriamente <strong>la</strong><br />

vita cristiana. Oltre a questo, <strong>la</strong> TV gioca<br />

un ruolo devastante nel<strong>la</strong> educazione<br />

proponendo modelli di vita che<br />

si possono vedere nei peggiori f<strong>il</strong>m di<br />

violenza e di sesso, che sono quelli che<br />

vedono i ragazzi e i giovani . Il C<strong>il</strong>e<br />

sta facendo uno sforzo notevole per<br />

uscire dal<strong>la</strong> stagnazione di 30 anni di<br />

dittatura di Pinochet, che aveva crea-<br />

to una società dove pochissime persone<br />

avevano tutte le ricchezze del Paese,<br />

e <strong>il</strong> resto erano poveri e spesso miseri.<br />

Con governi e con l’economia abbastanza<br />

stab<strong>il</strong>i, si sta riformando <strong>il</strong><br />

ceto medio, che offre notevole possib<strong>il</strong>ità<br />

di <strong>la</strong>voro e di benessere, ma con<br />

<strong>il</strong> benessere è entrata anche <strong>la</strong> droga,<br />

si è accentuata <strong>la</strong> disgregazione del<strong>la</strong><br />

famiglia e <strong>il</strong> disagio giovan<strong>il</strong>e.<br />

P. Erminio, ti ringrazio del<strong>la</strong> tua disponib<strong>il</strong>ità.<br />

Vuoi fare un augurio al nostro Ordine?<br />

Ai Servi di Maria che operano in America<br />

Latina, ma anche a quelli che sono<br />

in Italia e in Europa, vorrei fare<br />

l’augurio di cercare con buona volontà<br />

di vivere realisticamente <strong>la</strong> povertà<br />

evangelica, con una testimonianza di<br />

vita semplice e fraterna. <strong>Non</strong> cono-<br />

sco bene <strong>la</strong> situazione dei frati in Italia,<br />

da dove manco da 55 anni, ma da<br />

noi c’è <strong>il</strong> pericolo di adagiarsi sul quieto<br />

vivere imitando quando avviene nel<strong>la</strong><br />

società, cioè adattarsi al sistema sociale<br />

con le sue ambiguità e comodità.<br />

Con uno st<strong>il</strong>e di vita austero e<br />

povero possiamo <strong>la</strong>vorare molto con<br />

i giovani per le vocazioni».<br />

Ho raccolto queste idee dal dialogo<br />

avuto con p.<br />

Erminio, che<br />

mi ha <strong>la</strong>sciato<br />

in cuore un<br />

sentimento di<br />

grande speranza:<br />

ha fiducia<br />

nel futuro<br />

e nel <strong>la</strong>voro<br />

che i giovani<br />

frati del<strong>la</strong><br />

Provincia<br />

“Santa Maria<br />

de los Andes”<br />

stanno svolgendo.Abbiamo<br />

notato<br />

che anche frati anziani, ottantenni,<br />

hanno accettato con disponib<strong>il</strong>ità d’animo<br />

a <strong>la</strong>sciare non solo <strong>il</strong> convento,<br />

ma anche lo Stato e a rinnovare <strong>la</strong> propria<br />

vita <strong>la</strong>sciando <strong>il</strong> <strong>la</strong>voro ad altri e<br />

trasferirsi; così, con tanto sacrificio,<br />

p. Nico dal<strong>la</strong> Bolivia è andato in Argentina<br />

e p. Bruno, che ormai aveva<br />

deciso di finire <strong>la</strong> propria esistenza in<br />

Aysen, è finito anche lui in Argentina,<br />

a Las Toscas, con p. Nico, da cui<br />

è partito p. Agostino per Coyhaique.<br />

P. Bernardino è andato ad Oruro, e<br />

tanti altri frati hanno cambiato convento,<br />

con enormi sacrifici, ma con<br />

fede e libertà di cuore. A questi nostri<br />

fratelli auguriamo ogni bene e<br />

che possano trovare sempre nuova vitalità<br />

nel servizio dei fratelli.<br />

p. F.


C<strong>il</strong>e<br />

Terra d’Aysen<br />

<strong>Non</strong> <strong>rubare</strong>: <strong>il</strong> <strong>comandamen</strong>to<br />

di Dio vale oggi più che<br />

mai ed è quasi totalmente<br />

ignorato soprattutto in Aysen dove le<br />

Multinazionali americane e canadesi,<br />

ma anche giapponesi e europee,<br />

rubano di tutto e di più, e <strong>il</strong> Governo<br />

si compiace perché ottiene qualche<br />

bricio<strong>la</strong> che cade dal tavolo per<br />

costruire strade e scuole, che a loro<br />

volta sono un po’ di fumo e d’<strong>il</strong>lusione<br />

di benessere per <strong>la</strong> gente del<br />

luogo. Con <strong>il</strong> progetto delle grandi<br />

centrali idroelettriche, si sta deturpando<br />

una delle più belle e incontaminate<br />

regioni del sud del mondo.<br />

Riprendiamo <strong>la</strong> pubblicazione<br />

dell’articolo del numero precedente<br />

dal titolo “l’oro blu del<strong>la</strong> Patagonia”<br />

a firma di Franco F<strong>il</strong>ippini.<br />

Aysen: Rio Baker..<br />

Dove vo<strong>la</strong>no i condor<br />

C’è un americano che si oppone a<br />

Endesa (<strong>la</strong> società per <strong>la</strong> costruzione<br />

delle centrali idroelettriche). Si chiama<br />

Doug<strong>la</strong>s Tompkins, è enormemente<br />

ricco e si è dato una <strong>missione</strong>: salvare<br />

<strong>la</strong> natura. In C<strong>il</strong>e chi ha soldi può comperare<br />

tutto quello che vuole. <strong>Non</strong><br />

solo fiumi, ma anche montagne e val<strong>la</strong>te.<br />

Tompkins ha acquistato nell’Aysen<br />

i 70 m<strong>il</strong>a ettari del<strong>la</strong> Estancia Valle<br />

Chacabuco e ora li sta facendo ripulire.<br />

Per cominciare, via tutto l’a<strong>la</strong>mbre:<br />

ovvero via i retico<strong>la</strong>ti che per<br />

migliaia e migliaia di ch<strong>il</strong>ometri inquadrano<br />

e delimitano le proprietà<br />

in tutta <strong>la</strong> Patagonia. E via anche le<br />

mandrie di pecore e vacche. L’ambiente<br />

deve ritornare quello che era.<br />

Il regno dei condor, dei guanachi, degli<br />

armad<strong>il</strong>li.<br />

“L’Estancia<br />

Chacabuco è al<br />

centro di due<br />

altre grandi<br />

aree protette<br />

che già dipendono<br />

dallo Stato:<br />

<strong>la</strong> Riserva<br />

naturale <strong>la</strong>go<br />

Cochrane (a<br />

sud) e <strong>la</strong> Riserva<br />

naturale valle<br />

Jeinimeni (a<br />

nord). Noi<br />

puntiamo a<br />

unire queste tre<br />

aree per creare<br />

<strong>il</strong> Parco nazionale<br />

del<strong>la</strong><br />

Patagonia. Lo<br />

19


C<strong>il</strong>e<br />

20<br />

stesso governo c<strong>il</strong>eno ha riconosciuto<br />

che questa zona dell’Aysen è un’area<br />

chiave per <strong>la</strong> conservazione di specie<br />

animali e vegetali a rischio di estinzione”,<br />

spiega Christian Saucedo, l’amministratore<br />

dei terreni. Secondo Saucedo<br />

le centrali e <strong>il</strong> parco sono progetti<br />

tra loro incompatib<strong>il</strong>i. Quello<br />

idroelettrico potrà portare qualche beneficio<br />

nel breve periodo, ma produrrà<br />

danni enormi e irreversib<strong>il</strong>i all’ambiente<br />

naturale. Anche senza contare<br />

le gravi perdite di terreno produttivo.<br />

“Noi siamo invece convinti che <strong>la</strong><br />

creazione del Parco nazionale del<strong>la</strong> Patagonia,<br />

al<strong>la</strong> cui realizzazione si dovrà<br />

<strong>la</strong>vorare per otto, dieci anni, si tradurrà<br />

in un grande motore per l’economia<br />

delle comunità locali”, spiega: “Ovvero<br />

per tutta <strong>la</strong> gente che dovrà continuare<br />

a vivere in questa bellissima regione”.<br />

Il C<strong>il</strong>e, grande quasi tre volte<br />

l’Italia, è un Paese lungo e stretto che<br />

si sv<strong>il</strong>uppa da nord a sud per oltre 4<br />

m<strong>il</strong>a ch<strong>il</strong>ometri lungo l’oceano Pacifico.<br />

L’Aysen è l’undicesima regione.<br />

Più a sud c’è solo <strong>la</strong> Terra del Fuoco.<br />

Cascada de <strong>la</strong> Virgen.<br />

Poi l’oceano, sferzato dalle tempeste<br />

antartiche. A queste <strong>la</strong>titudini <strong>il</strong> mondo<br />

al quale noi siamo abituati in fatto<br />

di traffico, di fol<strong>la</strong>, di luci artificiali<br />

e di rumore appare davvero piccolo.<br />

La cosiddetta civ<strong>il</strong>tà occupa una parte<br />

modesta di 109 m<strong>il</strong>a ch<strong>il</strong>ometri quadrati.<br />

Il resto è natura. Una natura bellissima<br />

e severa: montagne, enormi<br />

ghiacciai, <strong>la</strong>ghi e fiumi dalle acque limpide<br />

e pescose, boschi di faggi. E animali<br />

che è diffic<strong>il</strong>e incontrare in altre<br />

parti del mondo: i condor, i guanachi,<br />

l’armad<strong>il</strong>lo. Tutto o quasi tutto è<br />

rimasto come era ai tempi del<strong>la</strong> creazione.<br />

Scomparsi i Tehuelches che lo<br />

popo<strong>la</strong>vano da tempo immemorab<strong>il</strong>e<br />

- furono sterminati dalle ma<strong>la</strong>ttie importate<br />

dai bianchi prima che dal fuc<strong>il</strong>e<br />

- l’Aysen è stato colonizzato appena<br />

un secolo fa e oggi <strong>la</strong> sua popo<strong>la</strong>zione<br />

supera di poco le 90 m<strong>il</strong>a unità, per<br />

<strong>la</strong> maggior parte concentrate nel capoluogo:<br />

Coyhaique. Sono impiegati<br />

pubblici, contadini, allevatori e pescatori.<br />

E qualche turista di passaggio.


Bolivia<br />

Donne di Bolivia:<br />

dove siete?<br />

In questo tempo dopo pasqua, stiamo<br />

vivendo una lotta interiore: da<br />

un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> risurrezione di Gesù ci<br />

riempie di gioia, e dall’altro gli avvenimenti<br />

che<br />

sta vivendo <strong>il</strong><br />

Paese e che ci<br />

riempiono di<br />

timore e sofferenza.Come<br />

creare<br />

unità tra fede<br />

e vita? Credo<br />

che le donne<br />

ci possono indicare<br />

<strong>il</strong> cammino.<br />

Il Paese<br />

sta passando<br />

un momento<br />

di crisi molto<br />

Fr. Jairo con una coppia Quechua.<br />

grave; i conflitti stanno d<strong>il</strong>agando<br />

in maniera al<strong>la</strong>rmante: i politici stanno<br />

baruffando, i gruppi si affrontano,<br />

i rappresentanti dei diversi interessi<br />

si aggrediscono, <strong>il</strong> dialogo è stanco,<br />

i vescovi sconcertati e sconcertanti.<br />

Tutti contro tutti. L’orizzonte si presenta<br />

buio. Tutti i responsab<strong>il</strong>i di queste<br />

situazioni sono uomini. E’ <strong>la</strong> cultura<br />

masch<strong>il</strong>ista che domina e sta invadendo<br />

tutti i settori del<strong>la</strong> società,<br />

del <strong>la</strong>voro, delle scuole, e del<strong>la</strong> stessa<br />

famiglia, dove si crede che l’unica<br />

forma di re<strong>la</strong>zione sia <strong>la</strong> violenza<br />

e l’aggressione; imporsi sugli altri con<br />

<strong>la</strong> forza e <strong>la</strong> prepotenza è l’atteggiamento<br />

di questi uomini. Lo stesso linguaggio<br />

dei bambini e dei ragazzi<br />

ha un carica d’incredib<strong>il</strong>e violenza.<br />

I racconti del<strong>la</strong> passione e morte di<br />

Gesù nei vangeli sono stati scritti in<br />

un contesto di cultura masch<strong>il</strong>e, tuttavia<br />

non hanno potuto nascondere<br />

<strong>il</strong> ruolo e <strong>il</strong> protagonismo delle donne.<br />

Sono loro<br />

che accompagnano<br />

Gesù<br />

fino al<strong>la</strong> croce.<br />

Sono loro<br />

le testimoni<br />

del<strong>la</strong> sua morte<br />

e sepoltura;<br />

sono loro che<br />

vanno all’alba<br />

per imbalsamare<br />

<strong>il</strong> corpo<br />

di Gesù. Soprattuttoso-<br />

no loro che<br />

fanno per prime<br />

l’esperienza del sepolcro vuoto,<br />

del<strong>la</strong> risurrezione di Gesù, e <strong>la</strong> annunciano<br />

ai discepoli increduli. Le<br />

donne, che hanno una unione istintiva<br />

e profonda con <strong>la</strong> vita, partecipano<br />

al<strong>la</strong> vita, al<strong>la</strong> Vita vera, che non<br />

è morta, ma che risuona nel cuore<br />

con le parole di Cristo: “Colui che crede<br />

in me, anche se muore, vivrà. E<br />

chi vive e crede in me non morirà<br />

mai!” (Giovanni 11, 25-26). Gli uomini<br />

stavano chiusi nel cenacolo, pieni<br />

di paura. Essi sono molto concreti:<br />

con <strong>la</strong> crocifissione di Gesù tutto<br />

si è concluso, i sogni distrutti, <strong>la</strong> morte<br />

è vincitrice, impossib<strong>il</strong>e lottare contro<br />

<strong>la</strong> morte. Hanno paura che <strong>la</strong><br />

violenza esercitata contro Gesù si riversi<br />

su di loro. Le donne invece stanno<br />

vegliando, intuiscono che <strong>la</strong> mor-<br />

21


Bolivia<br />

22<br />

te non può essere l’ultima paro<strong>la</strong>, non<br />

accettano l’oscenità del<strong>la</strong> violenza presente.<br />

I due discepoli di Emmaus dicono<br />

a colui che cammina con loro,<br />

e che non riconoscono essere Gesù,<br />

che già avevano perduto <strong>la</strong> speranza,<br />

nonostante ne avessero ricevuto una<br />

scint<strong>il</strong><strong>la</strong> da alcune donne che avevano<br />

affermato che Gesù<br />

era vivo: “Ci hanno<br />

sconvolti!” (Luca<br />

24,22). Saranno le<br />

stesse donne che aiuteranno<br />

<strong>la</strong> comunità<br />

dei discepoli a prendere<br />

coscienza e a<br />

proc<strong>la</strong>mare con fermezza<br />

che Gesù è risorto,<br />

che Gesù vive,<br />

che <strong>il</strong> suo messaggio<br />

d’amore non può essere<br />

cancel<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong><br />

morte e che <strong>la</strong> sua croce<br />

è stata <strong>la</strong> massima<br />

manifestazione del<strong>la</strong><br />

Vita e dell’Amore. È<br />

giunto <strong>il</strong> momento<br />

che le donne tornino<br />

ancora a sconvolgere<br />

<strong>la</strong> chiesa e <strong>la</strong> società;<br />

a riscoprire <strong>il</strong><br />

proprio protagonismo<br />

e a dire “basta” al<strong>la</strong><br />

cultura del<strong>la</strong> violenza<br />

e dello scontro. Dal<br />

Santuario del<strong>la</strong> Vergine<br />

del Socavon abbiamo<br />

<strong>la</strong>nciato un appello<br />

alle “Donne per<br />

<strong>la</strong> Bolivia”, che proc<strong>la</strong>mino <strong>il</strong> diritto<br />

di vivere in pace, a <strong>la</strong>vorare con dignità<br />

e serenità, a risolvere con <strong>il</strong> dialogo<br />

i possib<strong>il</strong>i conflitti, a dar valore<br />

alle diversità a al pluralismo come una<br />

ricchezza e non come una minaccia;<br />

a considerare che <strong>la</strong> decentralizzazione<br />

può essere molto ut<strong>il</strong>e a condizione<br />

che non comprometta l’unità e l’in-<br />

tegrità del Paese, che le risorse del Paese<br />

sono per <strong>il</strong> benessere di tutti e non<br />

solo per alcuni priv<strong>il</strong>egiati. Le donne<br />

possono dare al<strong>la</strong> Bolivia nuova forza<br />

e nuova speranza, stab<strong>il</strong>ire altri valori<br />

e altra cultura. Come in altri tempi<br />

le eroine di Cochabamba furono<br />

un gran esempio per tutti, così oggi<br />

Mamma Quechua con figli.<br />

abbiamo bisogno del valore, del coraggio,<br />

del<strong>la</strong> lucidità e del<strong>la</strong> determinazione<br />

delle donne boliviane per frenare<br />

<strong>il</strong> deterioramento del<strong>la</strong> nostra società<br />

e alzare <strong>la</strong> bandiera dell’unità e<br />

del<strong>la</strong> pace.<br />

Her.no Jairo de Jesus Sa<strong>la</strong>zar


Myanmar<br />

Con i frati e le suore<br />

tra <strong>la</strong> gente<br />

Dal<strong>la</strong> notte di venerdì 2 maggio<br />

alle 13.00 di sabato 3 maggio<br />

2008, <strong>il</strong> ciclone tropicale Nargis<br />

si è abbattuto sul Myanmar, in partico<strong>la</strong>re<br />

gli stati di Yangon, Ayeryarwady,<br />

Bago, Mon e Kayin, con raffiche di<br />

vento di 200 ch<strong>il</strong>ometri all’ora ed una<br />

violenza senza precedenti, distruggen-<br />

do v<strong>il</strong><strong>la</strong>ggi, rendendo improduttivi i terreni<br />

e causando <strong>la</strong> morte più di 100.000<br />

persone. Il governo m<strong>il</strong>itare ha dichiarato<br />

lo stato di emergenza e richiesto<br />

ufficialmente l’aiuto delle Nazioni Unite.<br />

Il bisogno principale è senza dubbio<br />

quello alimentare, essendo andate distrutte<br />

gran parte delle scorte sia di cibo<br />

che di acqua potab<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> che rende,<br />

di conseguenza, anche <strong>la</strong> situazione<br />

igienico sanitaria sempre più drammatica.<br />

A Yangon , principale città del<br />

Myanmar, ove vivono pure i nostri frati<br />

e le sorelle Serve di Maria (dell’India),<br />

si può notare che <strong>il</strong> 70% degli alberi<br />

è stato sradicato e i tetti del<strong>la</strong> maggior<br />

parte delle costruzioni sono stati<br />

spazzati via. Siamo solidali con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

colpita da questo disastro,<br />

in partico<strong>la</strong>re con <strong>la</strong> Chiesa in Myanmar<br />

e i nostri fratelli e sorelle serve di<br />

Maria. Ci è stato trasmesso via fax un<br />

messaggio proveniente dai nostri fra- Dopo l’uragano<br />

telli Antonysamy e Maria Soosai a Yangon<br />

in cui essi, sconvolti, par<strong>la</strong>no di danni<br />

molto gravi, di comunicazione molto<br />

limitata e ci invitano a pregare e a<br />

prestare soccorso. Invitiamo tutti a pregare<br />

per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del Myanmar<br />

e ad aprire <strong>il</strong> cuore al<strong>la</strong> pietà e al<strong>la</strong> generosità,<br />

in partico<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> Chiesa<br />

che ivi soffre e per i nostri fratelli e<br />

sorelle a Yangon. In tante parti del mondo<br />

molte istituzioni (Caritas, Conferenze<br />

episcopali, etc.) si stanno impegnando<br />

a pregare e ad offrire un contributo per<br />

aiutare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Chiunque, nel<strong>la</strong><br />

Famiglia dei Servi, volesse offrire<br />

un contributo in denaro lo faccia pervenire<br />

all’Economato generale che raccoglierà<br />

un fondo a questo fine. Lo Spirito<br />

di Pentecoste, che si abbatté come<br />

vento gagliardo sul<strong>la</strong> Chiesa in preghiera<br />

e <strong>la</strong> stimolò a testimoniare <strong>il</strong> Vangelo<br />

con coraggio, ci <strong>il</strong>lumini nel<strong>la</strong> preghiera<br />

e ci guidi nel<strong>la</strong> carità per far fronte<br />

all’emergenza e alle necessità urgenti<br />

dei nostri fratelli e sorelle del Myanmar.<br />

fra Charlie M. Leitão de Souza , OSM<br />

23


Bimestrale di informazione<br />

e animazione missionaria<br />

dei frati Servi di Maria<br />

del<strong>la</strong> Provincia di Lombardia<br />

e Veneto.<br />

Genziane al Rifugio Campogrosso sulle Piccole Dolomiti.<br />

N. 4 - Luglio/Agosto 2008 - Anno LXXXIV - Aut. Trib. Vicenza n° 150 del 18-12-1979 www.missionimonteberico.it<br />

Corrispondente e amministratore: Polotto Francesco<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e: Giovanni Sessolo<br />

Redattori: Ganassin Eugenio, Sartori Domenico, Predonzani Bruno<br />

Recapito: Istituto Missioni Monte Berico - Viale E. Cialdini, 2 - 36100 Vicenza - Tel. 0444/543470 - Fax 0444/524976.<br />

Per invio di offerte usufruire del c.c.p. 14519367 intestato a: Provincia Veneta Ordine Servi di Maria “La Missione<br />

del<strong>la</strong> Madonna”, Viale Cialdini, 2 - 36100 Vicenza - Stampa: Edizioni Zaltron, Vicenza - Tel. 0444/505542<br />

Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana<br />

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza<br />

Contiene inserto redazionale

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