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Consolatio n.17 - Odc.altervista.org

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Per Christum abundant consolatio nostra<br />

05 Ottobre<br />

Santa Faustina<br />

Kowalska<br />

ALCUNI SANTI DEL MESE<br />

A cura di Matteo Orlando (dal settimanale Verona Fedele)<br />

P a g i n a 34<br />

«Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’inferno. E’ un luogo di grandi tormenti<br />

per tutta la sua estensione spaventosamente grande (…). Il peccatore sappia che col senso<br />

col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché<br />

nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno<br />

sa come sia» (Diario di Suor Faustina Kowalska, pag. 276-277). «Tu – mi disse la Madonna<br />

- devi parlare al mondo della Sua grande Misericordia e preparare il mondo alla Sua seconda<br />

venuta. Egli verrà non come Salvatore misericordioso, ma come Giudice Giusto. Oh, quel giorno<br />

sarà tremendo! E' stato stabilito il giorno della giustizia, il giorno dell'ira di Dio davanti al quale<br />

tremano gli angeli. Parla alle anime di questa grande Misericordia, fino a quando dura il tempo<br />

della pietà» (Diario, p.248). Elena Kowalska nacque a Glogowicw (Polonia) il 25.8.1905. A causa<br />

delle precarie condizioni economiche familiari, non ricevette dai genitori il permesso di farsi suora.<br />

Per procurarsi i mezzi materiali per la dote ed il corredo andò a servizio presso varie famiglie,<br />

finché, seguendo la chiamata di Gesù, andò via di casa in cerca di un convento che la accettasse.<br />

Dopo molte traversie venne accolta nel convento delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia.<br />

Nell'anno di noviziato fu associata ai servizi nei campi, in cucina, in portineria. Il 30<br />

aprile 1928 vestì l'abito religioso ed emise la prima professione assumendo il nome di Maria Faustina.<br />

Il 22 febbraio 1931 le apparve Gesù Misericordioso, ordinandole di far dipingere una sua<br />

immagine sul modello della visione per diffonderne la devozione. Inoltre la incaricò di tre cose:<br />

ricordare al mondo la conosciuta ma dimenticata verità dell’amore misericordioso di Dio, elaborare<br />

nuove forme di devozione alla Divina Misericordia e dare inizio ad un movimento di rinnovamento<br />

della vita dei cristiani secondo lo spirito di fede e misericordia. Suor Faustina dal 1934, su<br />

ordine del suo direttore spirituale, iniziò ad annotare in un diario le rivelazioni, le esperienze misti-<br />

che e le preghiere che andava via via ricevendo da Gesù. Da questo diario, costituito da sei quadernetti, verrà poi tratto un libro<br />

di circa 600 pagine pubblicato in tutto il mondo col titolo di "Diario di Suor Faustina Kowalska". La religiosa trascorse gli ultimi<br />

dieci anni della sua vita nella sofferenza, a causa della grave forma di tubercolosi dalla quale era affetta. La malattia la stroncò<br />

all'età di 33 anni. È stata beatificata e canonizzata dal Beato Papa Giovanni Paolo II, rispettivamente il 18.4.1993 e il 30.4.2000.<br />

«Andiamo a distruggere in mezzo a quei popoli l'impero di Satana, e ad impiantarvi il trionfale vessillo<br />

della croce, e allo splendore di questo segno quei popoli vedranno la luce. Andiamo a innaffiare coi<br />

nostri sudori, con le acque di vita eterna quelle aride ed infuocate regioni, ed esse germoglieranno al<br />

Creatore nuovo popolo di fedeli adoratori» (S. 3128). «Quello che mi importa è unicamente (…) che si<br />

converta la Nigrizia» (S. 6987). San Daniele Comboni, primo Vescovo cattolico dell'Africa Centrale,<br />

fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie<br />

Comboniane Pie Madri della Nigrizia, evangelizzatore carico di entusiasmo e passione apostolica,<br />

impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere<br />

Cristo in Africa, continente che amava profondamente. Quarto di 8 figli, nacque a Limone sul<br />

Garda (Bs) il 15.3.1831, in una famiglia di contadini, ricca di fede e valori umani, ma povera di mezzi<br />

economici. Dopo aver frequentato la scuola a Verona, presso l'Istituto fondato da don Nicola Mazza,<br />

scoprì la sua vocazione, completò gli studi e venne ordinato sacerdote il 31.12.1854. Tre anni dopo partì<br />

per l'Africa assieme ad altri 5 missionari mazziani. Dopo 4 mesi di viaggio, la spedizione missionaria di<br />

cui il Comboni fece parte arrivò a Khartoum, la capitale del Sudan. L'impatto con la realtà africana fu<br />

forte. Clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e<br />

abbandono della gente, lo spinsero sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che aveva<br />

iniziato: «Noi venimmo qua col bacio della pace, allo scopo di portar loro il più gran bene che vi sia, la<br />

Religione» (S. 297). Si sentì interiormente confermato nella decisione di continuare la sua missione<br />

10 Ottobre<br />

San Daniele<br />

Comboni<br />

quando sentì: «O Nigrizia o morte, o l'Africa o la morte». Nel 1864, raccolto in preghiera sulla tomba di San Pietro a Roma, ebbe<br />

una folgorante illuminazione che lo portò ad elaborare il suo famoso Piano per la rigenerazione dell'Africa: «Salvare l'Africa con<br />

l'Africa». A tale scopo, si dedicò ad una instancabile animazione missionaria in ogni angolo d'Europa, chiedendo aiuti spirituali e<br />

materiali per le missioni africane ma ricordando che il ―filantropismo cattolico” non basta se poi si pensa ad «abbandonare avvolte<br />

nell'infedeltà e nella barbarie quelle vaste e popolate regioni» (S. 2752). Partecipò al Concilio Vaticano I, quello che affermò<br />

solennemente l’infallibilità del Papa, dove fece sottoscrivere a 70 Vescovi una petizione a favore dell'evangelizzazione dell'Africa<br />

Centrale. Anche da Vescovo (dal 2.7.1877) continuò a lottare contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l'attività missionaria.<br />

Il 10.10.1881, a soli 50 anni, morì a Khartoum, tra la sua gente, cosciente che: «Io muoio ma la mia opera non morirà».

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