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programma_2013 - GEA - Gruppo Escursionisti d'Aspromonte

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introduzione al <strong>programma</strong><br />

Ogni qualvolta la nostra escursione ha termine in un centro abitato d’Aspromonte, il<br />

nostro arrivo non passa inosservato. Non capita ogni giorno che un nutrito gruppo di<br />

uomini e donne, arrivato chissà da dove, zaino in spalla, si aggiri nel tardo pomeriggio<br />

per le vie e le piazze di un paese che già sembra essersi addormentato.<br />

Accadeva trent’anni fa, accade oggi: nei paesi interni, al calar della notte, nessuno<br />

aspetta nessuno!<br />

Ciò non vuol dire che in Aspromonte tutto è fermo.<br />

L’ostilità e la diffidenza, coltivata nei lunghi anni d’isolamento sociale e culturale,<br />

che abbiamo sperimentato nel continuo peregrinare per i sentieri dell’estrema montagna<br />

meridionale, si sono trasformate, con il passare del tempo, in predisposizione<br />

all’accoglienza, allo scambio d’idee e al confronto.<br />

Ricordo con piacere un pastore di nome Francesco, pascolava il gregge nei pressi di<br />

Roghudi e conosceva solo la fatica e la solitudine. Meravigliato e frastornato per il<br />

nostro imprevisto arrivo, ha risposto cortesemente al saluto poi, con determinazione,<br />

ha detto: non voglio sapere chi siete, da dove venite e dove andate.<br />

In queste parole è racchiusa la storia della marginalità della nostra montagna!<br />

Siamo tornati spesso a trovare Francesco, ci ha raccontato della dura vita dei pastori,<br />

della fatica del vivere in una terra difficile, dei suoi figli e del desiderio di vederli<br />

lavorare nella propria terra e per la propria terra.<br />

Il suo racconto, con quello di tanti abitanti dei paesi d’Aspromonte, con i quali ci<br />

soffermiamo a parlare dell’escursione appena conclusa, delle località attraversate,<br />

dello spettacolo della natura, del degrado, della carenza di servizi, aggiunge sempre<br />

nuovi tasselli in un mosaico che, poco alla volta, svela la vera essenza di una montagna<br />

per lungo tempo abbandonata a se stessa, demonizzata e criminalizzata.<br />

Gli anziani ascoltano in silenzio, annuiscono ed evocano i tempi che furono, i giovani<br />

partecipano attivamente alla discussione e manifestano idee chiare sulle vie da seguire<br />

per un possibile sviluppo legato allo sfruttamento delle risorse endogene.<br />

C’è ancora una fascia indefinita, fatta di amministratori, sedicenti conoscitori del territorio,<br />

ambientalisti neoconvertiti e faccendieri, che sognano ancora l’assistenzialismo<br />

che ha prodotto danni irreversibili al territorio e al tessuto sociale. Conoscono<br />

tutto dei fondi strutturali ed hanno sempre nel cassetto un grande progetto per lo sviluppo<br />

e la promozione del territorio.<br />

Noi siamo per quelli che vogliono creare, con l’ingegno, il lavoro e la fatica un nuovo<br />

Aspromonte.<br />

Zaino in spalla, le nostre escursioni continuano!<br />

dott. Sandro Casile<br />

presidente del <strong>GEA</strong>


notizie utili e norme per la partecipazione<br />

Alle escursioni e alle attività sociali, non aperte al pubblico, possono partecipare, di<br />

norma, i soli Soci del G.E.A.<br />

È prevista, tuttavia, la possibilità, per chi non è Socio, di partecipare a non più di due<br />

escursioni nella qualità di ospite.<br />

Si conviene che, salva diversa indicazione, la partenza per le escursioni, che hanno<br />

inizio e si concludono nella stessa giornata, è fissata per le ore 8 da piazza Castello.<br />

Il trasferimento per e dalla località prescelta per l’escursione avviene, generalmente,<br />

con le autovetture dei Soci.<br />

In caso di trasporto collettivo è richiesta la prenotazione e il versamento della quota<br />

(non rimborsabile) entro i termini specificati nel <strong>programma</strong>.<br />

Per le escursioni di due o più giorni, che richiedono una più complessa organizzazione,<br />

gli orari, le modalità di partecipazione, le quote di adesione e quant’altro necessario<br />

saranno comunicati, tempo per tempo.<br />

La Sede sociale è aperta il martedì e il venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 19 alle 21.<br />

Il venerdì antecedente l’escursione sarà data una puntuale informativa sull’itinerario<br />

prescelto, sulle difficoltà e sui tempi di percorrenza e, in quella occasione, saranno<br />

raccolte le adesioni e formati gli equipaggi.<br />

Si richiede la massima puntualità.<br />

Si fa presente che il <strong>GEA</strong> - <strong>Gruppo</strong> <strong>Escursionisti</strong> d’Aspromonte - ed i<br />

suoi organizzatori non si assumono alcuna responsabilità per incidenti<br />

a persone o cose che si verificassero in occasione delle attività.


note tecniche<br />

Per partecipare alle escursioni non sono richieste particolari doti fisiche né specifiche<br />

conoscenze: è sufficiente il desiderio di camminare, di conoscere e di socializzare<br />

in un ambiente a volte difficile e mai ostile.<br />

Le note tecniche a corredo di ogni escursione altro non sono che indicatori utili per<br />

valutare preventivamente la propria attitudine a parteciparvi, avendo sempre presente<br />

che anche la più semplice delle escursioni potrebbe contemplare passaggi o brevi<br />

tratti che richiedono un particolare impegno tecnico. Per questo motivo è data facoltà<br />

al conduttore, qualora lo ritenga opportuno, di variare l'itinerario in corso di svolgimento<br />

ed eventualmente di sospendere l'escursione stessa.<br />

L'impegno tecnico, in relazione all'ambiente in cui ci si muove, potrà essere trascurabile, medio,<br />

elevato.<br />

L'andamento altimetrico, sintetizzato con l’indicazione di due o più quote, offre la possibilità<br />

di una più completa valutazione dell'itinerario.<br />

La percorrenza indica approssimativamente i chilometri da percorrere.<br />

Il tempo indica le ore di marcia effettive, escluse le soste.<br />

Da questi indicatori discende il grado di difficoltà che può essere:<br />

T - Turistico: itinerario che segue strade sterrate, mulattiere e comodi sentieri ben segnalati.<br />

Non richiede particolare impegno fisico.<br />

E - <strong>Escursionisti</strong>co: itinerario che si sviluppa lungo sentieri segnalati e non, con possibilità di<br />

passaggi esposti e andamento altimetrico irregolare. Richiede impegno fisico medio.<br />

EE - <strong>Escursionisti</strong>co, impegnativo: itinerario che si sviluppa prevalentemente lungo sentieri<br />

non segnalati, caratterizzati da fitta vegetazione, con attraversamento di canaloni e passaggi<br />

esposti privi di protezione e/o itinerari con lunghe percorrenze. Richiede buona esperienza e<br />

adeguata preparazione fisica.


equipaggiamento<br />

Capita spesso che qualche Socio, nel corso della riunione del venerdì, quando si illustra<br />

e si discute dell’escursione della domenica successiva, esprima perplessità sulla<br />

sua partecipazione. Le previsioni del tempo, dice, volgono al peggio. Il commento è<br />

sempre lo stesso: “non è una questione di tempo, ma di equipaggiamento”.<br />

Vediamo dunque quale deve<br />

essere l’equipaggiamento per<br />

un buon escursionista: il maglione,<br />

la giacca impermeabile,<br />

la borraccia, la torcia elettrica,<br />

un antistaminico e alimenti<br />

ad alto contenuto calorico<br />

devono sempre trovare<br />

posto nello zaino. Le calzature<br />

devono essere solide, alte e<br />

con la suola di gomma. Il bastone<br />

da montagna è sempre<br />

utile così come potrebbe rivelarsi<br />

utile un ricambio: il<br />

tempo, in montagna, muta<br />

con estrema rapidità anche<br />

nella stagione estiva.<br />

Indispensabile è il sacchetto<br />

per i rifiuti: un buon escursionista<br />

non lascia mai i segni<br />

del suo passaggio.


GENNAIO<br />

domenica 13 escursione<br />

Villaggio del Pino – Grotte di Tremusa – Tagli – Bagnara<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 14 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 598 - 484 - 577 - 0<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 18<br />

I rilievi a ridosso della Costa Viola, tra Porticello e Palmi, conservano ancora una fitta<br />

rete di sentieri che si dipanano in tutte le direzioni.<br />

Molti di essi rispondono alle esigenze del pascolo, dell’agricoltura e del legnatico,<br />

alcuni, invece, sono stati, per lungo tempo, le principali vie di collegamento tra borghi<br />

costieri e luoghi d’approdo con i centri abitati dell’entroterra e il resto della<br />

Penisola.<br />

Natura, paesaggi e storia caratterizzano l’escursione che si sviluppa, in parte, lungo<br />

l’antico tracciato della via Annia-Popilia e, in parte, lungo un suo diverticolo.<br />

Partiremo dal Villaggio del Pino, sopra Scilla, e seguiremo il sentiero che si dipana<br />

fino alle Grotte di Tremusa. All’omonimo Passo attraverseremo la fiumara<br />

Favazzina e raggiungeremo la località Tagli, dalla quale si gode di una spettacolare<br />

vista dell’imbocco dello Stretto.<br />

Proseguiremo verso nord prima di immetterci nel sentiero, un tempo denominato Via<br />

delle Regie Poste, che scende ripidamente fino a Bagnara.


GENNAIO<br />

Domenica 27 escursione<br />

Castello Amendolea – Monte Trizzi – Monte Pappagallo<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 13 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 334 - 190 - 601 - 0<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 17<br />

La fiumara Amendolea, arida e secca<br />

nella bella stagione, nel periodo<br />

invernale accoglie nel suo alveo una<br />

grande quantità d’acqua che corre<br />

tumultuosamente verso il mare.<br />

Il suo nome potrebbe derivare dalla presenza, lungo le sue sponde, di numerosi alberi<br />

di mandorlo, nel dialetto locale “mmenduli”, che gli antichi, per la precoce fioritura<br />

e per i semi dolci e profumati rinserrati nel guscio durissimo, consideravano<br />

pianta particolare, tanto da trarne spunti simbolici ed iconici.<br />

Alcuni studiosi identificano nella fiumara Amendolea il fiume Alece, confine naturale<br />

tra le due polis magnogreche di Reggio e Locri Epizefiri, per lungo tempo in lotta<br />

tra loro. Altri, invece, pensano che il confine sia da ricercare nella vicina Fiumara<br />

di Palizzi.<br />

La nostra escursione ha inizio dai ruderi dell’abitato e del castello della vecchia<br />

Amendolea e si snoda lungo i rilievi collinari alla sinistra orografica della fiumara<br />

Amendolea.


VATICALI<br />

Furono le parti vive dei paesaggi aspromontani, assieme alla fauna ruspante<br />

e transumante e con le nuvole pellegrine. Partivano con la notte fonda.<br />

S’animavano i loro quartieri alla luce d’argento delle acetilene; essa miscelava<br />

i sogni interrotti con gli incerti profili e mentre officiavano alla fatica<br />

rituale (varde, prusaglie, vertule, lumere, merci, biade), Lucifero già<br />

pulsava sull’orizzonte di carbone: si segnalava, come un cane fedele.<br />

Andavano con le bestie nel sole, epifania rilassante, seduti sulla varda per<br />

traverso, piede sopra piede, un poco riversi in avanti, assecondando sobbalzi<br />

e rullii, come per uno sfizio o per bilanciare il peso dispari delle vertule<br />

piene. Così portati, alla ventura, potevano sonnecchiare per ore o leticare<br />

con pensieri sublimi, sicuri dell’intenzione dei muli. I corvi erano i<br />

loro amici e consiglieri e per tempo ne apprendevano le mantiche e le premonizioni.<br />

Seguivano il loro volo, alto, deciso, preciso, intenzionale. Con i<br />

messaggi tracciati sulla patera di zaffiro dominavano ogni giorno il destino.<br />

Ai divari di quota, dove la montagna si spalanca, affossandosi in concluse<br />

bassure, tutte dossi, calanchi e frane, li vedevi risalire in lunghe teorie<br />

senza afferrarne i sentieri. Procedevano su tagli di lame e, secondo il<br />

vento, tornavano i loro conversari, i canti, i tramestii, chiari e senza veli,<br />

contraddicendo le distanze reali. Nella nebbia restavano appiedati e al seguito<br />

delle cavalcature, per evitare il pericolo di invisibili rami. Ne avvertivi<br />

il passaggio dal tintinnio dei finimenti, dallo zoccolare, dal sommesso<br />

incitare ... prùtè... arri-à ... Spiriti o fantasmi, che transitassero su inesistenti<br />

sentieri, se quelli restavano i segnali, erano di vaticali: ramingavano<br />

nelle muffure da quando il Padreterno permise loro d’andare e venire<br />

pur di non averli in Paradiso con i muli.<br />

Andavano nella notte, con luminarie di<br />

tede, d’arcìe, di verbaschi, per tenere i<br />

lupi lontani. Si rincuoravano agli esigui<br />

chiarori. Ai passi obbligati, al Vardaru, al<br />

Mercante, a Càncedu, a Portella Cannavi,<br />

sul finire d’autunno le belve erano fameliche<br />

ed ostili. Le greggi erano al piano.<br />

Tornando al paese i loro abbrasi odoravano<br />

di brina, di felci, di nepitelle nane.<br />

Intingendo il caratompulu di casu nel vino,<br />

si dissetavano secondo un remoto regime,<br />

ed erano poi disposti a raccontare:<br />

di briganti, di spiriti mali, di lupi, di tesori<br />

e dei loro terribili custodi, gli indecifrabili<br />

draghi.<br />

Domenico Raso


FEBBRAIO<br />

domenica 10 escursione<br />

Agnana – Monte Scifo – Aspalmo – Agnana<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 8 km<br />

tempo: 4 ore<br />

quote: 200 - 598 - 200<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 18<br />

La storia di Agnana, paese d’impianto<br />

medioevale dell’entroterra ionico reggino,<br />

è simile a quella dei tanti paesi disseminati<br />

tra le valli e le alture dell’estrema<br />

montagna calabrese.<br />

Sorto attorno al 1343, nei pressi di un convento basiliano, per opera del Barone di<br />

Mammola, il paese ha sviluppato una diffusa economia agricola e pastorale che, unita<br />

allo sfruttamento dei giacimenti minerari di lignite e antracite, ha garantito, per<br />

molti anni, occupazione e sviluppo.<br />

Il terremoto del febbraio 1783 e i successivi catastrofici eventi metereologici, hanno<br />

pesantemente rimaneggiato il centro urbano e per Agnana è cominciato un lento declino<br />

che si è accentuato con la chiusura delle miniere, l’abbandono delle campagne<br />

e il conseguente spopolamento.<br />

Oggi Agnana conta circa 500 abitanti, non tutti residenti, e si è trasformato, come<br />

tanti altri centri abitati dell’entroterra, in paese dormitorio.<br />

La nostra escursione ha inizio nei pressi del centro abitato e si sviluppa lungo i sentieri<br />

che salgono verso i banchi di arenaria di Monte Scifo, in vista di Mammola. Da<br />

Monte Scifo, con un ampio giro, rientreremo ad Agnana, dove avremo modo di visitare<br />

quel che resta del centro storico.


FEBBRAIO<br />

Domenica 17 escursione e festa del maiale<br />

Omero racconta che la maga Circe trasformò<br />

in porci i compagni di Ulisse e che il<br />

porcaro Eumeo offrì allo stesso Ulisse, appena<br />

sbarcato a Itaca, due maialini cotti allo<br />

spiedo e infarinati.<br />

Ippocrate, padre della medicina, affermava<br />

che la carne di maiale è, tra le carni, quella<br />

che fornisce al corpo dell’uomo più forza<br />

ed è ottimamente digeribile.<br />

In epoca romana, allevato in grandi quantità, il maiale entra a far parte dell’alimentazione<br />

degli eserciti.<br />

Nella mitologia celtica il suino rappresentava il vero archetipo alimentare: quando i<br />

guerrieri trovavano la morte in battaglia giungevano nel loro paradiso, dove il cibo<br />

che veniva loro offerto era costituito dalle carni del “Grande Maiale ”.<br />

Il maiale, infine, ha rivestito valori simbolici che lo hanno visto associato alle divinità<br />

della fecondità della terra, Demetra e Dioniso. Per la ricchezza delle sue carni,<br />

infatti, è sempre stato visto come emblema dell’abbondanza.<br />

Tutto questo spiega perché il maiale è parte integrante della cultura e della tradizione<br />

alimentare italiana e occidentale che lo celebra con innumerevoli sagre e manifestazioni<br />

popolari.<br />

Anche noi, come ogni anno, celebreremo il maiale dopo esserci temprati con una<br />

breve escursione nei dintorni di Cardeto.


FEBBRAIO<br />

domenica 24 escursione<br />

Seminara – Monte S. Elia – Palmi<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 9 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 280 - 575 - 200<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 18<br />

Ricca di emergenze storiche e architettoniche,<br />

Seminara è stata, per lungo<br />

tempo, la città più importante tra<br />

quelle che costellano la Piana di<br />

Gioia Tauro.<br />

Lo testimonia, tra gli altri, un episodio del novembre 1535 che viene celebrato ogni<br />

anno: Carlo V, reduce dalla vittoriosa campagna d’Africa, sbarcato a Reggio, si diresse<br />

verso l’Aspromonte e, dopo essere passato da Fiumara di Muro e Sinopoli, entrò<br />

trionfalmente a Seminara.<br />

Oggi Seminara, grazie ai suoi “mastri argagnari” è conosciuta per la produzione di<br />

terracotte il cui cromatismo riflette mirabilmente la solarità della terra di Calabria.<br />

Da Seminara, lungo sentieri, strade sterrate e brevi tratti di asfalto, saliremo fino al<br />

Monte S. Elia che offre, in tutte le stagioni, un panorama indimenticabile.<br />

Scenderemo quindi a Palmi, lungo l’antico sentiero, e andremo a curiosare nelle<br />

grotte che si affacciano lungo il costone che guarda il mare.


MARZO<br />

venerdì 1 - ore 18,30 conversazione in sede<br />

“Emergenze sanitarie in montagna”<br />

a cura dei dottori Gianfranco Lucente e Dino Gervasi<br />

domenica 10 escursione<br />

Casino Corsi – Limbadi – Torre Joppolo<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 13 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 642 - 158 - 304 - 0<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Il Monte Poro, nonostante la sua limitata estensione, è ricco di emergenze naturali,<br />

ambientali, storiche e antropologiche.<br />

Caratterizzato alla sommità da una superficie pianeggiante, il Monte Poro degrada<br />

dolcemente verso il fiume Mesima e più decisamente verso il Tirreno, avendo sempre<br />

di fronte Stromboli.<br />

Tra le sue numerose e famose sporgenze sul Tirreno (Nicotera, Capo Vaticano,<br />

Tropea, ecc…) abbiamo scelto, come nostra meta, una piccola punta sulla quale si<br />

eleva la caratteristica Torre di Joppolo.<br />

L’escursione avrà inizio nei pressi del Casino Corsi e si svilupperà, nel primo tratto,<br />

lungo il sentiero che scende a Limbadi e, nel secondo tratto lungo il sentiero che si<br />

dirige verso Joppolo.


MARZO<br />

domenica 17 escursione<br />

Pietra Pennata – Staiti – Brancaleone Antica<br />

impegno tecnico: elevato<br />

percorrenza: 14 km<br />

tempo: 6 ore<br />

quote: 670 - 550 - 174 - 324 - 46<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Un’interessante escursione attraverso i rilievi<br />

dell’Aspromonte meridionale per riflettere sull’incapacità<br />

del territorio, nel suo complesso, di<br />

apprezzare e promuovere il suo straordinario patrimonio<br />

naturalistico, paesaggistico, storico e antropologico.<br />

Partiremo da Pietra Pennata, piccolo e pittoresco<br />

borgo rurale appollaiato tra le rocce con i suoi<br />

abitanti superstiti, per dirigerci verso i ruderi del<br />

Monastero della Madonna dell’Alica, in totale<br />

stato di abbandono.<br />

Proseguiremo quindi lungo il sentiero che ci porterà<br />

a Staiti, paese agricolo-pastorale ricompreso<br />

nell’area di cultura grecanica, dal tipico impianto urbanistico-architettonico, che per<br />

l’esiguità della sua popolazione appare come disabitato al visitatore.<br />

Da Staiti scenderemo verso l’ampia valle della Fiumara di Bruzzano per ammirare<br />

un monumento di straordinario valore storico, l’abbazia di S. Maria dei Tridetti,<br />

gioiello dell’architettura bizantina.<br />

L’escursione si concluderà a Brancaleone Vecchio, paese di origini remote arroccato<br />

su un’altura, fortificato nel medioevo, abitato fino al 1951 quando, in seguito alla<br />

disastrosa alluvione, fu definitivamente abbandonato dai suoi abitanti.


MARZO<br />

sabato e domenica – 23 e 24 le giornate di primavera FAI<br />

La fortezza bizantina di S. Niceto è il monumento storico-architettonico che sarà<br />

aperto al pubblico, in provincia di Reggio Calabria, in occasione della manifestazione<br />

“Giornate di primavera”, organizzata dal FAI-Fondo Ambiente Italiano.<br />

Faremo da guida ai visitatori che decideranno di raggiungere a piedi la fortezza, percorrendo<br />

il sentiero storico che parte da Paterriti.<br />

Sono previste quattro escursioni, secondo il seguente calendario:<br />

sabato 23<br />

partenza partenza<br />

dalla piazza di Paterriti da S. Niceto<br />

ore 10 e ore 14,30 ore 12,30 e ore 17<br />

domenica 24<br />

partenza partenza<br />

dalla piazza di Paterriti da S. Niceto<br />

ore 10 e ore 14,30 ore 12,30 e ore 17<br />

venerdì 30 – ore 18.30 conversazione in sede<br />

“Da Palmi a Polsi con i versi di Francesco Salerno”<br />

a cura del prof. Santino Salerno


SEGNALI<br />

Sono soltanto della Primavera i segnali perché con essa si apre il ciclo;<br />

il resto è già nell’avvio, te lo devi aspettare: ogni cosa, come il sole,<br />

nasce, s’innalza, declina. L’inverno fu pausa, vuoto, attesa anche se la<br />

pioggia, il gelo e l’oscurità solstiziale sono pur essi parte e dono del ciclo.<br />

Privi tuttavia dell’evidenza della luce piena e del calore, non confortati<br />

dai colori, dai suoni, dai tramestii, dalle luci diffuse, che della<br />

vita sembrano essere le condizioni e la conferma, essi rimasero incogniti<br />

e furono male interpretati dall’uomo ingenuo, che, chiamando<br />

“ora” l’avvio della Primavera ed “ore” le stagioni utili, col significato<br />

dell’universo che s’apre alla vita, ne nominò, una o tre solamente, lasciando<br />

l’inverno a parte o come fuori dal conto: “O chrono ito ghenaméno<br />

a ndò chimòna ce a ndi stagiuni”. Nelle forzate veglie all’addiaccio,<br />

al seguito di necessità che non danno tregua, incalzato dall’inarrestabile<br />

pensiero e dall’imperversare dei sogni (si quieterà mai<br />

questo indicibile affanno?) ha dovuto adattarsi, con l’animo scoperto,<br />

ad attese estenuanti dominando con l’utopia la paura e creandosi dentro<br />

trame di metafore e progetti rassicuranti. Così l’uomo instancabile<br />

si è per tempo piegato alla necessità della adorazione e della preghiera<br />

e, poiché egli lo volle fortemente, Dio si manifestò d’inverno<br />

alla caduta del ciclo, tempo d’attesa, ma esso fu concepito a<br />

Primavera, la stagione dei segnali.<br />

LA PRIMAVERA<br />

Il primo ad osare contro i rigori invernali è, su tutte le alture aspromontane,<br />

il mandorlo, l’albero della vigilia. Lo troverai in colture consistenti<br />

in pochissimi posti della fascia caldo-arida d’Aspromonte, tra<br />

S. Lorenzo e l’entroterra di Melito. L’Amendolea, già nel nome, ne ricorda<br />

le antiche dominanze. Si contenta solitamente degli spazi sgombri,<br />

delle lenze diradate, dove coesiste con l’ulivo, con i gelsi residui<br />

e col ficodindia, lungo siepi di agavi e di ampelodesmi e accanto alle<br />

macerie d’antiche grange, testimoni di regali privilegi. Ha patteggiato<br />

già dalla fine di gennaio, con la montagna innevata, il colore prevalente<br />

dei suoi fiori tingendoli appena di rosa pallido per il desiderio di<br />

primavera. Gli antichi, colpiti anche dalle mandorle dal guscio durissimo<br />

rinserranti un seme dolce e profumato, tanto da trarne spunti simbolici<br />

ed iconici, pensavano che le sue radici s’avvicinassero al fuoco<br />

nascosto nella terra più d’ogni altra pianta: da esso trarrebbe il calore<br />

necessario per la precoce fioritura anche a petto d’avverse condizioni.<br />

Dicevano anche che con i suoi fiori incoraggiasse il sole alla risalita<br />

verso il trono d’estate. Ma restia è la primavera a quel richiamo:<br />

ha le ritrosie d’una bella donna indecisa. Dovrai aspettare Aprile,


quando a Pìdima, a Bosùrgi, ai Campi di Reggio, a Gornelle, a Zìllastro,<br />

a Covàla il narciso si esibisce lungo tutti i sentieri. Fiore aristocratico<br />

e vanitoso, sta ritto e raggiante sullo stelo, a specchiarsi nell’acqua<br />

dei gurnali che tappezzano per alcun tempo le melìe trasformate in<br />

paludi dallo sciooglimento delle nevi. Sarà per poco il principe delle<br />

radure, sino a quando potrà godere dell’acqua e delle frescure tardive,<br />

alle quali zefiro non s’oppone. Considera la prudenza dei pastori:<br />

lo chiamano “pasta e ciciari” traendo spunto dai suoi colori, che sono<br />

il bianco e il giallino, senza volerne rendere l’intenso, narcotizzante<br />

profumo dal quale il fiore ha avuto il nome, quasi per esorcizzare il<br />

pericolo mortale rappresentato dai suoi veleni. Esso è il fiore della rinascita<br />

ma anche della morte e per averlo colto incautamente<br />

Persefone “dal viso di bocciolo” diventò la regina dei morti. Attorno a<br />

Precacore diruto, le famacisse puntellano i costoni denudati come corbeilles<br />

rituali. Han messo radici su un’oncia di sabbia riversata dallo<br />

scirocco negli alveoli scavati dagli elementi, mille occhi occultati da<br />

cespugli mammellari costellati di fiori simili a quelli della rosa canina.<br />

Stanno dall’aurora del mondo a far da sfondo al volo innervosito di<br />

cornacchie stridule disturbate dai cani. Esse abitano oscuri recessi tra<br />

Samo e Capo Bruzzano. Al vallone di Santa Caterina, tra levigatissimi<br />

enormi sassi rotolati a seguito di inimmaginabili alluvioni, già fiorisce<br />

l’oleandro e s’espande la bruca contorta e la mariolara s’ammanta di<br />

profumatissimi fiori bianchi imbutiformi che ostenta avendoli radunati<br />

in densi racemi terminali. Sono signori della pietraia la capra barbuta<br />

e il gádaro senza regime: è sceso dalle alture inseguendo le puzze<br />

della femmina, che, oltre il vallone, ha fatto i suoi bisogni il giorno<br />

prima. Qui giunto egli ama con tutto il corpo la pietra chiara e, ignorando<br />

ogni pudore, vi si strofina contro agognando interminabili congiunzioni.<br />

Giù alla fiumara, dove s’allargano plaghe lunari, i fianchi<br />

della montagna cedono alle frane e le costere si sbriciolano sotto i colpi<br />

delle piene: ginestre e ginestroni rimediano alle piaghe e già da<br />

aprile si tingono d’oro. Cosi di tempo in tempo l’Aspromonte vive e<br />

muore e ogni cosa si muove verso il mare.<br />

Domenico Raso


APRILE<br />

domenica 7 escursione<br />

Carmelia - Montalto<br />

impegno tecnico: impegnativo<br />

percorrenza: 13 km<br />

tempo: 6 ore<br />

quote: 1300 - 1956 - 1300<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Erich Fromm, psicoanalista e<br />

sociologo tedesco, attento studioso<br />

delle dinamiche sociali,<br />

diceva: “L’uomo moderno<br />

pensa di perdere qualcosa –<br />

del tempo – quando non fa le<br />

cose in fretta; però non sa che fare del tempo che guadagna, tranne ammazzarlo”.<br />

Faremo tesoro di questa riflessione quando lentamente, passo dopo passo, ci inoltreremo<br />

nel regno del gelo per salire fino a Montalto, vetta più alta d’Aspromonte, lungo<br />

sentieri ricoperti da una fitta coltre di neve.<br />

Partiremo dai Piani di Carmelia e seguiremo, fino alla località Acqua Selvaggia, il<br />

sentiero Bova-Delianuova, individuato e segnalato dal <strong>GEA</strong>. Da qui punteremo decisamente<br />

verso la vetta di Montalto.


APRILE<br />

domenica 21 escursione<br />

Agromolio - Mammola<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: km 12<br />

tempo: 4 ore<br />

quote: 813 - 988 - 300<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Numerosi sono i sentieri che, dalla dorsale<br />

appenninica, scendono a Mammola.<br />

Seguiremo quello meno battuto che ci permetterà<br />

di apprezzare interessanti aspetti naturali<br />

e antropici del territorio attraversato.<br />

Partiremo dalla località Agromolio, dove incontreremo i carbonai intenti alle fumanti<br />

“fosse”, e seguiremo il sentiero che scende, tra la fitta macchia mediterranea, fino<br />

alla fiumara caratterizzata da resti di mulini ad acqua. Le stradine adiacenti al corso<br />

d’acqua ci condurranno a Mammola e ai suoi ristoranti tipici.<br />

Ci fermeremo in uno di questi per gustare le pietanze a base di “stocco”.<br />

da giovedì a domenica – 25 – 28 gita-escursione<br />

Parco Nazionale Alta Murgia<br />

La misteriosa fortezza di<br />

Castel del Monte voluta da<br />

Federico II, il castello normanno-svevo<br />

di Gioia del<br />

Colle, i ruderi del castello di<br />

Garagnone, le necropoli, le<br />

masserie, le cittadine<br />

dell’Alta Murgia, sono la<br />

meta della nostra gita-escursione.<br />

Alterneremo escursioni a visite<br />

guidate per conoscere, in<br />

tutti i suoi aspetti, il territorio<br />

del Parco Nazionale<br />

dell’Alta Murgia.


ADOTTA UN SENTIERO<br />

Il Sentiero del Brigante<br />

Lo dicevamo da anni, da quando, con l’istituzione dell’Ente nel gennaio<br />

1994, i sentieri per escursionisti entrarono, di diritto, a far parte<br />

dell’offerta naturalistica, paesaggistica, turistica e culturale del<br />

Parco Nazionale dell’Aspromonte: per garantire la conservazione e lo<br />

sviluppo di una rete di sentieri per escursionisti sarà necessario affidarli<br />

in “adozione” alle Associazioni di riferimento.<br />

Non c’inventavamo nulla, è stato sempre così nelle realtà montane più<br />

avanzate, ma non siamo stati ascoltati.<br />

Così i sentieri d’Aspromonte, per quasi vent’anni, sono stati studiati e<br />

ristudiati, catalogati, numerati e rinumerati, copiati e incollati, sono<br />

cresciuti di numero, alcuni si sono sdoppiati, altri sono stati oggetto di<br />

progettazione con relativa gara d’appalto, aggiudicazione dei lavori e<br />

rescissione del contratto.<br />

Tutto questo con dispendio di risorse e un unico, sconfortante risultato:<br />

il Parco Nazionale dell’Aspromonte, salvo rare eccezioni, non può<br />

offrire all’escursionista, all’appassionato di montagna e al turista una<br />

rete di sentieri che risponda agli standard minimi di fruibilità e sicurezza<br />

e a quelli, non meno importanti, di qualità e funzionalità.<br />

Sono passati quasi vent’anni dall’istituzione dell’Ente ed ecco che, finalmente,<br />

con l’iniziativa “Adotta un Sentiero”, il Parco<br />

dell’Aspromonte muove i primi, timidi passi in direzione dell’individuazione<br />

e gestione di una rete di sentieri per escursionisti che risponda<br />

alle esigenze di tutela del territorio e di promozione delle risorse<br />

naturali, ambientali, storiche e antropologiche di cui è ricca l’estrema<br />

montagna meridionale.<br />

Alle Associazioni che storicamente hanno individuato, percorso, promosso<br />

e mantenuto i sentieri d’Aspromonte si riconosce, finalmente,<br />

un ruolo attivo nella definizione della rete di sentieri per escursionisti<br />

nel Parco, compatibile con le reali esigenze del territorio e finalizzata<br />

al suo sviluppo.<br />

Un grande risultato per le Associazioni e per lo stesso Ente Parco che<br />

merita qualche considerazione.<br />

Con l’atto di affidamento le Associazioni s’impegnano a rendere univoca<br />

la traccia del sentiero avuto in affidamento, a monitorarlo e a promuoverlo<br />

nelle forme più opportune.<br />

Dato per scontato che le Associazioni sono in grado di manutenere i<br />

sentieri, l’elemento di novità, che segna il discrimine tra il passato e<br />

il futuro dell’escursionismo in Aspromonte, è la promozione.


È evidente che non sarà più sufficiente promuovere i sentieri tra gli<br />

escursionisti e gli appassionati di montagna. Lo facciamo da quasi<br />

trent’anni, con risultati modesti rispetto alle potenzialità della nostra<br />

montagna. Sarà piuttosto necessario promuoverli nei territori di riferimento<br />

che devono farli propri e recuperare al tessuto sociale come<br />

elementi imprescindibili del paesaggio montano e rurale che, grazie ai<br />

sentieri, può essere ricostruito negli elementi naturali, ambientali,<br />

storici e antropologici che lo caratterizzano.<br />

I sentieri si configurano allora come mezzo di collegamento tra le risorse<br />

materiali e immateriali e sono, essi stessi, patrimonio del territorio<br />

e segni tangibili della storia e delle vicende delle popolazioni che<br />

li hanno tracciati, percorsi, abbandonati.<br />

Quei sentieri che, pur<br />

promossi, non saranno<br />

“accolti” e fatti propri<br />

dal territorio di riferimento<br />

sono destinati,<br />

ancora una volta, a cadere<br />

nell’oblio.<br />

Noi del <strong>GEA</strong> abbiamo<br />

adottato il “Sentiero del<br />

Brigante”. Lo abbiamo<br />

individuato e “segnato”<br />

per la prima volta alla fine<br />

degli anni ’80 dello<br />

scorso secolo per collegare l’Aspromonte alle Serre. È un sentiero tematico,<br />

riconosciuto come tale dall’Ente Parco, che, per il suo andamento,<br />

per le località attraversate, per la facilità d’accesso, è in grado<br />

di ricostruire il paesaggio fisico e culturale della dorsale appenninica<br />

che tanta parte ha avuto nella vicenda storica della nostra montagna.<br />

Grazie al “Sentiero del Brigante” Gambarie, il Passo delle due<br />

Fiumare, Carmelia, il Passo di Cerasara, Zervò, Zillasto, la Valle<br />

dell’Uomo Morto, il Bosco di Trepitò, il Passo Cancelo, Zomaro, il<br />

Passo del Mercante, il Piano Moleti, il Passo della Limina e poi il Passo<br />

di Croce Ferrata, Fabrizia, Mongiana, la Ferdinandea, il Marmarico,<br />

Bivongi e Serra San Bruno, non saranno solo toponimi o località distinte<br />

e distanti le une dalle altre. Saranno piuttosto i tasselli grazie ai<br />

quali le aree interne potranno ricostruisce la propria storia e progettare<br />

il proprio futuro.<br />

Sandro Casile


MAGGIO<br />

domenica 5 escursione<br />

Africo Vecchio – Casello Forestale Varì<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 9 km<br />

tempo: 4 ore<br />

quote: 943 - 400 - 1067<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Africo Vecchio, per lunghi anni metafora<br />

della marginalità economica e sociale della<br />

Calabria, abbandonato dai suoi abitanti,<br />

è un paese in rovina.<br />

Le vecchie e povere abitazioni, la chiesa, la scuola, le strette viuzze si confondono<br />

ormai con la montagna, invase come sono dalla vegetazione e sgretolate dall’acqua,<br />

da frane e smottamenti.<br />

Oggi gli africoti vivono sulla costa,<br />

nei pressi di Bianco, ma non<br />

hanno mai dimenticato le loro origini<br />

così che, a maggio, ritornano<br />

in montagna, al vecchio paese, per<br />

celebrare la festa di San Leo, loro<br />

patrono.<br />

Ci divideremo in due gruppi: il<br />

primo partirà dalle Case Carrà, seguirà<br />

il sentiero che scende ad<br />

Africo Vecchio e proseguirà, sempre<br />

in discesa, fino alla fiumara<br />

Aposcipo. Attraversata la fiumara<br />

risalirè lungo il crinale fino al casello<br />

forestale Varì; il secondo partirà<br />

dal casello forestale Varì, attraverserà<br />

l’Aposcipo e risalirà fino<br />

ad Africo Vecchio e alle Case<br />

Carrà.<br />

Saranno graditi ospiti gli associati<br />

al FAI – Fondo Ambiente Italiano.


MAGGIO<br />

venerdì 10 - ore 18.30 conversazione in sede<br />

“La filosofia del camminare”<br />

a cura della prof.ssa Federica Orsini<br />

Domenica 19 escursione<br />

Bosco Trepitò – Zomaro – Canolo in collaborazione con<br />

l’Associazione “Cittanovesi<br />

di Reggio e Amici di Cittanova”<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 13 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 1050 - 880<br />

difficoltà: T<br />

pranzo al ristorante<br />

rientro: ore 19<br />

Una gradevole escursione lungo il<br />

Sentiero del Brigante, nel tratto che si sviluppa<br />

lungo la Dorsale Tabulare, per riscoprire<br />

un tratto di territorio ricco di<br />

emergenze naturali, storiche e antropiche.<br />

Faremo sosta al laghetto Zomaro per ascoltare il prof. Giuseppe Luccisano che ci intratterrà<br />

su “Mito, storia, legenda e archeologia nell’altopiano dello Zomaro”.<br />

La nostra escursione si concluderà a Canolo, dove pranzeremo presso il ristorante<br />

“da Cosimo”.


GIUGNO<br />

domenica 2 escursione<br />

Gole Fiumara La Verde – Precacore - Samo<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 15 km<br />

tempo: 6 ore<br />

quote: 120 - 670 - 300<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 20<br />

Le fiumare Aposcipo e Ferraina, caratterizzate<br />

da spettacolari cascate, si fondono<br />

dopo i salti d’acqua e prendono il<br />

nome di Aposcipo, mantenendolo fino<br />

al territorio di Africo. Da qui la fiumara assume il nome La Verde che conserverà fino<br />

al mare. Partendo da Samo risaliremo lungo il greto della la fiumara La Verde, caratterizzata<br />

per un tratto da spettacolari gole, fino al Passo della Trunca.<br />

Da qui saliremo decisamente per guadagnare il sentiero che corre lungo il crinale e<br />

che ci porterà prima a Precacore, l’antica Samo, e, subito dopo, al nuovo centro abitato<br />

di Samo.<br />

sabato 8 escursione notturna<br />

Ortì – Reggio Calabria<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 8 km<br />

tempo: 3 ore<br />

quote: 672 - 746 - 60<br />

difficoltà: E<br />

partenza: ore 17.30<br />

rientro: ore 24<br />

trasporto collettivo<br />

Dopo avere guadagnato la cima di monte Chiarello, grazie al sentiero scavato nell’arenaria,<br />

visiteremo il campo da golf e i resti di Motta Anomeri, cittadella fortificata<br />

che, entrata in contrasto con la città di Reggio, fu assediata e conquistata da Alfonso<br />

d’Aragona nel 1462. A monte Chiarello, dal quale si gode di una spettacolare vista<br />

sullo Stretto, ci attarderemo fino al tramonto, prima di imboccare il sentiero che<br />

scende a Ortì Inferiore e prosegue fino alla collina di Pentimele. Da qui, sempre per<br />

sentieri, scenderemo in città.


GIUGNO<br />

domenica 16 escursione<br />

Ferdinandea – Serra San Bruno (Sentiero del Brigante)<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 12 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 1061 - 1413 - 800<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 20<br />

Classica escursione lungo il<br />

“Sentiero del Brigante”, l’itinerario<br />

di lunga percorrenza<br />

che collega Gambarie a Serra<br />

san Bruno e Stilo.<br />

Partiremo dalla Ferdinandea,<br />

casa di caccia di Ferdinando<br />

II di Borbone e importante<br />

centro siderurgico, attivo fino<br />

all’unità d’Italia.<br />

Seguiremo il sentiero, contrassegnato da segnavia di colore rosso-bianco-rosso, che<br />

s’inerpica fino alla cima di monte Pietra del Caricatore, ricco di graniti, nei cui pressi<br />

è ancora visibile il vecchio punto trigonometrico, costituito da una piramide tronca,<br />

di circa 8 metri d’altezza, realizzata con pietra del luogo. Proseguiremo quindi in<br />

discesa lungo il sentiero che, attraversa il bosco archiforo, magnifica foresta dominata<br />

dall’abete bianco, per concludersi a Serra San Bruno, il più importante centro<br />

abitato delle Serre. La storia di Serra San Bruno va di pari passo con quello della<br />

Certosa, fondata da Brunone di Colonia nel secolo XI. Il suo primo nucleo fu infatti<br />

costituito, attorno all’anno 1094, da famiglie di operai e guardaboschi che lavoravano<br />

nei vari possedimenti concessi a Brunone da Ruggero il Normanno.<br />

domenica 30 trekking avventura<br />

da Valanidi a Chorio di S. Lorenzo<br />

Dalla periferia sud di Reggio a Chorio di San Lorenzo. Un’escursione impegnativa<br />

per ricostruire l’antico itinerario utilizzato, fino ai primi anni del secolo scorso, da<br />

contadini e vaticali.


LUGLIO<br />

sabato e domenica 13 e 14 trekking<br />

Gambarie – Sanatorio – Oppido Antica<br />

Da Gambarie, lungo il “Sentiero del<br />

Brigante”, ci spingeremo fino al<br />

Sanatorio di Zervò.<br />

Il Sanatorio, imponente costruzione di<br />

epoca fascista destinata per un breve<br />

periodo alla cura dei malati di tubercolosi,<br />

ha conosciuto un lungo periodo<br />

di abbandono e degrado prima di essere<br />

restaurato e affidato, in parte, alla<br />

Comunità Incontro.<br />

Ci accamperemo a Zervò e l’indomani riprenderemo il cammino verso la contrada<br />

Palazzo, dove sono stati rinvenuti resti consistenti di un fortino di età bruzia. Il fortino<br />

era, con ogni probabilità, una struttura edificata in posizione strategica per controllare<br />

la via istmica di valico Tirreno-Jonio. Dalla contrada Palazzo scenderemo,<br />

lungo il tracciato dell’antica via istmica, fino a Oppido Vecchia, a ridosso dell’antica<br />

Mella.<br />

Fiorente cittadina e sede vescovile, Oppido seguì la sorte di innumerevoli centri abitati<br />

rasi al suolo dal disastroso terremoto del 5 febbraio 1783.<br />

domenica 21 escursione<br />

San Luca – Piano Livadoce – Pietra Cappa – Pietra Lunga<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 8 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 500 - 375 - 700 - 675 - 835<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 20<br />

Un itinerario inconsueto per dirigerci a<br />

Pietra Cappa, l’imponente monolite<br />

che caratterizza, con le altre pietre dalle<br />

forme bizzarre, il paesaggio dei bacini<br />

della fiumara Bonamico e di Platì. Il sentiero prescelto ci porterà al piano<br />

Livadoce, nei cui pressi è ancora visibile un tratto di selciato di un’antica via romana,<br />

e quindi a Pietra Cappa. Da qui proseguiremo verso Pietra Lunga utilizzando,<br />

nell’ultimo tratto, il tracciato del “Sentiero Italia”.


AGOSTO<br />

sabato 10 – notte delle stelle escursione<br />

Monte Scapparone<br />

La tradizionale escursione della notte di<br />

San Lorenzo ci vedrà percorrere il sentiero<br />

che dal vecchio abitato di Casalnuovo,<br />

abbandonato dai suoi abitanti nel 1951,<br />

ci porterà fino alla vetta di Monte<br />

Scapparone dove attenderemo l’alba.<br />

domenica 25 trekking avventura<br />

Etna<br />

Un’escursione senza itinerario prestabilito sul più alto vulcano d’Europa. Saliremo<br />

fino ai crateri sommitali, visiteremo le spettacolari grotte di lava e affonderemo i nostri<br />

scarponi nelle sciare di sabbia vulcanica.


SETTEMBRE<br />

domenica 1 escursione<br />

Ferdinandea - Marmarico - Bivongi<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 12 km<br />

tempo: 6 ore<br />

quote: 1075 - 300<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 20<br />

Il bacino dello Stilaro, per la ricchezza<br />

del sottosuolo e l’estensione del<br />

manto arboreo, è stato interessato, fin<br />

dall’età del ferro, dal fiorire di attività<br />

siderurgiche e metallurgiche caratterizzate dalla diffusione di miniere, ferriere, fonderie<br />

e villaggi minerari. Le risorse del territorio furono sfruttate dalle popolazioni<br />

indigene prima che arrivassero i Greci, i Romani, i Bizantini, i Normanni, gli Svevi<br />

e gli Aragonesi. Spagnoli, Austriaci, Francesi e Borboni proseguirono nello sfruttamento<br />

delle risorse minerarie arricchendo il territorio di testimonianze e manufatti<br />

che, più o meno rimaneggiati, si conservano ancora oggi. Partiremo dalla<br />

Ferdinandea per seguire il tratto del “Sentiero del Brigante” che scende a valle tra il<br />

torrente Ruggero e lo Stilaro. Ci fermeremo alle cascate del Marmarico e proseguiremo,<br />

lungo il letto dello Stilaro, fino ai Bagni di Guida e Bivongi.<br />

venerdì 6 - domenica 8 gita-escursione<br />

Isole Eolie - Salina<br />

L’isola di Salina, seconda per<br />

estensione e popolazione dopo<br />

Lipari, è l’isola più fertile e ricca<br />

d’acqua dell’arcipelago delle<br />

Eolie. Formata da sei antichi<br />

vulcani, è l’isola più alta dell’arcipelago<br />

con il monte Fossa<br />

delle Felci, che raggiunge l’altezza<br />

di 962 m. slm. Il nostro<br />

soggiorno sarà caratterizzato da<br />

escursioni marine e montane.


SETTEMBRE<br />

domenica 15 trekking avventura<br />

Impegnativa escursione lungo i sentieri che da<br />

Mammola, valicata la dorsale appenninica, conducono<br />

a San Giorgio Morgeto.<br />

venerdì 20 - ore 18.30 conversazione in sede<br />

“Escursionismo e sviluppo: il Sentiero del Brigante”<br />

a cura del dott. Sandro Casile<br />

domenica 29 escursione<br />

Rocca del Drago – Pesdavoli – Chorio di Roghudi<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 18 km<br />

tempo: 6 ore<br />

quote: 850 – 1400 - 527<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Classica escursione attraverso i luoghi più suggestivi dell’Aspromonte orientale.<br />

Partiremo dalla Rocca del Drago che, con le vicine Caldaie del latte, è parte dell’iconografia<br />

dell’estrema montagna meridionale. Ci dirigeremo verso il Passo Cancello<br />

e proseguiremo fino alla località Pesdavoli. Ci immetteremo quindi nel sentiero<br />

“Bova-Delianuova” e lo seguiremo, passando per monte Cavallo, fino a Ghorio di<br />

Roghudi.


OTTOBRE<br />

domenica 13 escursione<br />

Mesiano – Zungri - Papaglionti<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 7 km<br />

tempo: 3 ore<br />

quote: 600 – 480 - 550<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19.30<br />

Interessante escursione sul monte Poro<br />

alla scoperta di aspetti poco conosciuti<br />

del promontorio che sovrasta, con i sui<br />

spettacolari panorami, la cosiddetta Costa degli Dei che si estende da Nicotera a<br />

Pizzo.<br />

Partiremo da Mesiano, frazione del Comune di Filandari, per seguire il sentiero che<br />

lambisce i ruderi di Mesiano Antico e si dirige verso un piccolo ma pittoresco lago<br />

artificiale.<br />

Cammineremo quindi lungo un territorio caratterizzato da stretti e profondi canaloni<br />

prima di attraversare la fiumara Malopera e risalire lungo i terrazzamenti che custodiscono<br />

un inestimabile patrimonio storico-culturale: decine di grotte e abitazioni rupestri<br />

risalenti al XII e XIII sec., già abitate dai monaci basiliani.<br />

Nel pomeriggio ci sposteremo a Papaglionti per ammirare i resti ipogei di un’antiva<br />

villa romana.<br />

venerdì 19 - ore 18.30 conversazione in sede<br />

“La storia del culto della Madonna della Montagna”<br />

a cura del prof. Giuseppe Luccisano<br />

domenica 27 trekking avventura<br />

Da San Pantaleo a Cardeto, lungo<br />

antiche direttrici ormai desuete,<br />

per sperimentare un possibile<br />

itinerario da offrire agli<br />

escursionisti.<br />

L’escursione, per l’andamento<br />

altimetrico e la distanza da percorrere,<br />

è impegnativa.


NOVEMBRE<br />

da venerdì 1 a lunedì 4 Gita escursione<br />

Palermo delle Madonie<br />

Una interessante escursione per<br />

approfondire la conoscenza del<br />

territorio nel Parco naturale delle<br />

Madonie.<br />

Percorreremo i sentieri che attraversano<br />

il parco e visiteremo alcuni<br />

dei paesi ricompresi nel suo<br />

perimetro.<br />

Dedicheremo una giornata alla<br />

visita di Palermo.<br />

domenica 10 escursione<br />

Croce Ferrata – Grotteria<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 11 km<br />

tempo: 4 ore<br />

quote: 1000 - 340<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 18.30<br />

L’antica via che da Croce<br />

Ferrata scende a<br />

Grotteria, nonostante gli<br />

invasivi interventi resisi<br />

necessari, in alcuni tratti,<br />

per la realizzazione della<br />

strada rotabile, conserva integro il suo fascino ed evidenzia le grandi capacità di “lettura”<br />

del territorio delle popolazioni che hanno abitato quel lembo di Calabria.<br />

Partiremo dal Passo di Croce Ferrata, a poche centinaia di metri dal “Sentiero del<br />

Brigante” che si dirige verso Fabrizia.<br />

Seguiremo la strada rotabile fino al ponte Cassano prima di immetterci nella mulatiera<br />

che scende fino alla località Primo Faggio e prosegue fino al Piano della Menta.<br />

Superato il monte Ferra proseguiremo lungo il sentiero che porta a Grotteria.


VARDARI<br />

Non tutte le schiene sono uguali, non quelle degli asini e neppure<br />

quelle dei muli.<br />

Era questa la circostanza che rendeva il mestiere del mastro vardaru<br />

degno di molta considerazione e anticamente soggetto alla protezione<br />

di Minerva. Esso radunava molte abilità e prevedeva l’uso di arnesi diversi.<br />

Ciò che colpiva l’immaginazione dei nostri antenati sì da renderli<br />

tanto assorti nell’insellare e dissellare le bestie da soma era, ad<br />

ogni modo, l’imbastitura della varda: accennava alle forme gentili<br />

della sella ed ogni ciucciaro o mulattiere si portava dentro il sogno del<br />

cavallo che stemperava, come eccessivo, con ogni sorta di pendagli, di<br />

fiocchi, di campanelli con i quali s’ornava la varda nei giorni di festa.<br />

Il “perciabardi”, lungo e robusto ago arcuato simile alla lesina degli<br />

scarpari, rappresentava da solo, in emblema, il mestiere di vardaru.<br />

La sua perizia era insieme di custureri, mastro d’ascia, scarparo, carpentiere,<br />

seggiaro e persino di architetto.<br />

Mastri vardari e sellari avevano l’occhio assuefatto alle forme combinate<br />

e alle strutture complesse debordanti dall’ordinaria geometria.<br />

Era questa, per così dire, la capacità politica del mastro. Egli non solo<br />

intuiva l’indole della cavalcatura, che è pure molto varia, come sapevano<br />

a loro spese i maniscalchi, ma ne possedeva pure perfettamente<br />

l’ossatura.<br />

Con ambedue le mani palpava le bestie sulla lunga schiena, tra il garrese<br />

e la groppa, per individuarne l’assetto. Neppure questo è uguale<br />

in tutte le bestie sicché le varde venivano fatte per l’ordinario su misura<br />

per evitare all’asino o al mulo piaghe dolorose.<br />

Ma queste non erano del tutto evitabili perché agli asini e ai muli come<br />

ai figlioli che calzavano scarpe nuove di scarparo non si chiedeva<br />

mai l’opinione. Le “càie” bisognava tenerle sino a che non diventavano<br />

calli. La varda non era propriamente una sella. Detta anche “mbàstu”,<br />

consisteva in una imbracatura di legno di faggio, completata all’arco<br />

da una imbastitura di paglia pressata e di tela di sacco.<br />

Vi si appoggiavano o si legavano i carichi o si appendevano i quartieri<br />

contrapposti delle vertule. Solo in parte poteva fungere da sella perché<br />

il ciucciaro o il vaticale vi si sedevano talvolta per traverso se non<br />

v’era carico o se il carico era dispari.<br />

Poteva capitare che parroci, galantuomini o gli stessi vaticali esigessero<br />

dal vardaru la nobilitazione della varda e il suo adattamento a sella<br />

con le cure aggiuntive dell’allargamento del ponte di legno e dell’imbastitura<br />

superiore, alla forcatura dell’inguine.<br />

Come ordinariamente al custureri, erano consentiti in questo caso al<br />

vardaru inusitati toccamenti periziali. Essi s’avviavano con la domanda<br />

consueta: “aviti pisi? ... aundi battiti... a destra o a sinistra? “.<br />

Questa delicata evenienza non si poneva con le donne. Andassero a cavallo,<br />

sull’asino o sul mulo esse sedettero sempre per traverso.<br />

Domenico Raso


NOVEMBRE<br />

domenica 24 escursione<br />

Gerace – Fiumara Novito - Siderno Superiore – Gerace<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 15 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 435 - 78 – 200 – 40 - 435<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 19<br />

Siderno Superiore è un paese<br />

medioevale di origine incerta.<br />

Attorno al 1220, per alcuni<br />

studiosi, Siderno, casale di<br />

Grotteria, faceva parte della<br />

Contea di Sinopoli e apparteneva<br />

a Michele III Calefati.<br />

Successivamente appartenne ai<br />

Ruffo, a Ruggero di Lauria, ai<br />

Caracciolo e ai Carafa.<br />

Nel 1532, con privilegio dato<br />

dall’imperatore Carlo V, Siderno<br />

si separa da Grotteria diventando<br />

università e terra autonoma<br />

con il nome di Motta<br />

Sideroni.<br />

Ci muoveremo da Gerace e seguiremo i sentieri che scendono a valle, fino alla fiumara<br />

Novito, che sarà necessario attraversare. Risaliremo quindi lungo il crinale fino<br />

al vecchio abitato di Siderno.<br />

Torneremo a Gerace percorrendo, solo in parte, la strada dell’andata. L’escursione si<br />

concluderà con la visita guidata al centro storico.


DICEMBRE<br />

domenica 8 escursione<br />

Platì – Cirella<br />

impegno tecnico: medio<br />

percorrenza: 14 km<br />

tempo: 5 ore<br />

quote: 266 – 302 - 266<br />

difficoltà: E<br />

rientro: ore 18<br />

Antichi sentieri, strade sterrate, muri a secco, sono, con gli interessanti scorci panoramici,<br />

gli elementi che caratterizzano l’escursione che si sviluppa a ridosso dei contrafforti<br />

aspromontani.<br />

domenica 22 escursione e pranzo degli auguri<br />

Una breve escursione, lungo i sentieri che si snodano lungo i rilievi che sovrastano<br />

la Costa Viola. L’escursione si concluderà a Bagnara con il rituale pranzo degli auguri.<br />

Nel pomeriggio ripercorreremo, con suoni e immagini, il cammino del <strong>2013</strong>.

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