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programma_2013 - GEA - Gruppo Escursionisti d'Aspromonte

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È evidente che non sarà più sufficiente promuovere i sentieri tra gli<br />

escursionisti e gli appassionati di montagna. Lo facciamo da quasi<br />

trent’anni, con risultati modesti rispetto alle potenzialità della nostra<br />

montagna. Sarà piuttosto necessario promuoverli nei territori di riferimento<br />

che devono farli propri e recuperare al tessuto sociale come<br />

elementi imprescindibili del paesaggio montano e rurale che, grazie ai<br />

sentieri, può essere ricostruito negli elementi naturali, ambientali,<br />

storici e antropologici che lo caratterizzano.<br />

I sentieri si configurano allora come mezzo di collegamento tra le risorse<br />

materiali e immateriali e sono, essi stessi, patrimonio del territorio<br />

e segni tangibili della storia e delle vicende delle popolazioni che<br />

li hanno tracciati, percorsi, abbandonati.<br />

Quei sentieri che, pur<br />

promossi, non saranno<br />

“accolti” e fatti propri<br />

dal territorio di riferimento<br />

sono destinati,<br />

ancora una volta, a cadere<br />

nell’oblio.<br />

Noi del <strong>GEA</strong> abbiamo<br />

adottato il “Sentiero del<br />

Brigante”. Lo abbiamo<br />

individuato e “segnato”<br />

per la prima volta alla fine<br />

degli anni ’80 dello<br />

scorso secolo per collegare l’Aspromonte alle Serre. È un sentiero tematico,<br />

riconosciuto come tale dall’Ente Parco, che, per il suo andamento,<br />

per le località attraversate, per la facilità d’accesso, è in grado<br />

di ricostruire il paesaggio fisico e culturale della dorsale appenninica<br />

che tanta parte ha avuto nella vicenda storica della nostra montagna.<br />

Grazie al “Sentiero del Brigante” Gambarie, il Passo delle due<br />

Fiumare, Carmelia, il Passo di Cerasara, Zervò, Zillasto, la Valle<br />

dell’Uomo Morto, il Bosco di Trepitò, il Passo Cancelo, Zomaro, il<br />

Passo del Mercante, il Piano Moleti, il Passo della Limina e poi il Passo<br />

di Croce Ferrata, Fabrizia, Mongiana, la Ferdinandea, il Marmarico,<br />

Bivongi e Serra San Bruno, non saranno solo toponimi o località distinte<br />

e distanti le une dalle altre. Saranno piuttosto i tasselli grazie ai<br />

quali le aree interne potranno ricostruisce la propria storia e progettare<br />

il proprio futuro.<br />

Sandro Casile

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