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programma_2013 - GEA - Gruppo Escursionisti d'Aspromonte

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SEGNALI<br />

Sono soltanto della Primavera i segnali perché con essa si apre il ciclo;<br />

il resto è già nell’avvio, te lo devi aspettare: ogni cosa, come il sole,<br />

nasce, s’innalza, declina. L’inverno fu pausa, vuoto, attesa anche se la<br />

pioggia, il gelo e l’oscurità solstiziale sono pur essi parte e dono del ciclo.<br />

Privi tuttavia dell’evidenza della luce piena e del calore, non confortati<br />

dai colori, dai suoni, dai tramestii, dalle luci diffuse, che della<br />

vita sembrano essere le condizioni e la conferma, essi rimasero incogniti<br />

e furono male interpretati dall’uomo ingenuo, che, chiamando<br />

“ora” l’avvio della Primavera ed “ore” le stagioni utili, col significato<br />

dell’universo che s’apre alla vita, ne nominò, una o tre solamente, lasciando<br />

l’inverno a parte o come fuori dal conto: “O chrono ito ghenaméno<br />

a ndò chimòna ce a ndi stagiuni”. Nelle forzate veglie all’addiaccio,<br />

al seguito di necessità che non danno tregua, incalzato dall’inarrestabile<br />

pensiero e dall’imperversare dei sogni (si quieterà mai<br />

questo indicibile affanno?) ha dovuto adattarsi, con l’animo scoperto,<br />

ad attese estenuanti dominando con l’utopia la paura e creandosi dentro<br />

trame di metafore e progetti rassicuranti. Così l’uomo instancabile<br />

si è per tempo piegato alla necessità della adorazione e della preghiera<br />

e, poiché egli lo volle fortemente, Dio si manifestò d’inverno<br />

alla caduta del ciclo, tempo d’attesa, ma esso fu concepito a<br />

Primavera, la stagione dei segnali.<br />

LA PRIMAVERA<br />

Il primo ad osare contro i rigori invernali è, su tutte le alture aspromontane,<br />

il mandorlo, l’albero della vigilia. Lo troverai in colture consistenti<br />

in pochissimi posti della fascia caldo-arida d’Aspromonte, tra<br />

S. Lorenzo e l’entroterra di Melito. L’Amendolea, già nel nome, ne ricorda<br />

le antiche dominanze. Si contenta solitamente degli spazi sgombri,<br />

delle lenze diradate, dove coesiste con l’ulivo, con i gelsi residui<br />

e col ficodindia, lungo siepi di agavi e di ampelodesmi e accanto alle<br />

macerie d’antiche grange, testimoni di regali privilegi. Ha patteggiato<br />

già dalla fine di gennaio, con la montagna innevata, il colore prevalente<br />

dei suoi fiori tingendoli appena di rosa pallido per il desiderio di<br />

primavera. Gli antichi, colpiti anche dalle mandorle dal guscio durissimo<br />

rinserranti un seme dolce e profumato, tanto da trarne spunti simbolici<br />

ed iconici, pensavano che le sue radici s’avvicinassero al fuoco<br />

nascosto nella terra più d’ogni altra pianta: da esso trarrebbe il calore<br />

necessario per la precoce fioritura anche a petto d’avverse condizioni.<br />

Dicevano anche che con i suoi fiori incoraggiasse il sole alla risalita<br />

verso il trono d’estate. Ma restia è la primavera a quel richiamo:<br />

ha le ritrosie d’una bella donna indecisa. Dovrai aspettare Aprile,

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