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Accademia al museo - Database Carrara

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Federica Forti<br />

Photo: courtesy Mauro Cuppone<br />

Yuri Ancarani incontra il pubblico.<br />

Video screening nei giardini del Museo del Marmo: prima e dopo IL CAPO.<br />

Un legame verso il territorio di provenienza, la Romagna, è molto<br />

presente nei primi lavori di Yuri Ancarani ed influisce nella sua<br />

ricerca visiva e concettu<strong>al</strong>e (Giulia Simi). Poi lo sguardo sul re<strong>al</strong>e,<br />

lentamente si scolla, mostrando un andamento leggero verso una<br />

forma poetica in cui si cominciano a confondere i confini tra sogno<br />

e re<strong>al</strong>tà, fiction e astrazione.<br />

In questo andamento si rileva una progressiva dilatazione del<br />

tempo che diventerà man mano assenza di tempo. La scelta<br />

dell’uso della pellicola per “IL CAPO” apre inoltre il dibattito sui<br />

vantaggi e gli svantaggi del digit<strong>al</strong>e, rilevati da un artista della<br />

convergenza multimedi<strong>al</strong>e. È difficile, nel caso di Ancarani, se non<br />

addirittura inutile, stabilire un confine preciso tra l’essere film maker<br />

e videoartista. Il senso di astrazione, l’irre<strong>al</strong>tà poetica del gesto<br />

si sviluppano in una sorta di bolla spazio-tempor<strong>al</strong>e, dove anche<br />

i rumori ambient<strong>al</strong>i vengono attutiti quasi ad essere reminiscenza<br />

del re<strong>al</strong>e.<br />

Elena Marchesini<br />

Critico d’arte e ricercatore<br />

54<br />

Il lato produttivo di Ancarani, a mio avviso, sembra richiamare quello<br />

di un film narrativo piuttosto che un video d’artista. La scelta della<br />

pellicola 35 mm può forse essere letta in questo senso, oltre <strong>al</strong> fatto<br />

che questo lavoro, a tutti gli effetti artistico, apre un legame con il<br />

mondo della comunicazione.<br />

Sarebbe interessante raccontare la genesi di questa opera, il suo<br />

rapporto con il territorio e con l’azienda, la Gemeg, che ha deciso<br />

coraggiosamente di finanziarne la produzione, investendo così in<br />

un tipo di comunicazione che si distacca d<strong>al</strong>la grammatica tipica<br />

della pubblicità per abbracciare invece quella dell’arte.<br />

Giulia Simi<br />

Critico d’arte e ricercatore

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