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dall’intonaco scrostato e con i segni della muffa sotto le<br />

grondaie. I giardini erano ombreggiati da gigantesche magnolie,<br />

ma i cespugli di rododendri accura-17<br />

tamente potati mascheravano solo in parte le crepe nelle<br />

fondamenta. Eppure, l’atmosfera nel complesso era abbastanza<br />

accogliente. Alcune coppie di anziani in tuta, seduti sulle verande,<br />

scorgendolo alzarono il braccio in un cenno di saluto.<br />

Jeremy era perplesso, si chiedeva come mai quella gente<br />

l’avesse riconosciuto, ma dopo un po’<br />

si rese conto che lì c’era l’abitudine di salutare tutti quelli che<br />

passavano in macchina. Proseguendo da una via all’altra<br />

raggiunse infine la confluenza del torrente Boone con il fiume<br />

Pamlico, intorno a cui si era sviluppata la città. Il centro, che<br />

doveva essere stato prosperoso e vivace, aveva un’aria alquanto<br />

decadente. In mezzo ai negozi con le vetrine chiuse da assi<br />

inchiodate scorse un paio di ne-gozietti d’antiquariato, un bar,<br />

un’osteria chiamata Lookilu e un barbiere. Sembrava che gli<br />

affari non andassero troppo bene e che la maggior parte dei<br />

negozi ancora aperti stessero lottando per sopravvivere. L’unico<br />

segno di modernità erano le magliette dai colori sgargianti con la<br />

scritta SONO<br />

SOPRAVVISSUTO AI FANTASMI DI BOONE CREEK! in<br />

mostra nella vetrina di un emporio.

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