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NICHOLAS SPARKS


IL POSTO CHE CERCAVO<br />

2<br />

A Rhett e Valerie Little,<br />

persone meravigliose, splendidi amici.


Ringraziamenti<br />

Come sempre, devo ringraziare mia moglie, Cathy, per il<br />

sostegno che mi ha dato durante la stesura di questo romanzo.<br />

Tutto ciò che riesco a fare è merito suo.<br />

Ringrazio anche i miei figli: Miles, Ryan, Landon, Lexie e<br />

Savannah. Che cosa posso dire?<br />

L’arrivo di ciascuno di voi è stato per me una benedizione, e<br />

sono fiero dei miei ragazzi.<br />

Un lungo applauso alla mia agente Theresa Park per il suo<br />

prezioso aiuto. E auguri alla sua nuova agenzia, Park Literary<br />

Group (per tutti gli aspiranti scrittori là fuori). Sono onorato di<br />

averti co-me amica.<br />

Devo particolare riconoscenza alla mia editor Jamie Raab, non<br />

solo per la cura con cui rivede i miei dattiloscritti, ma anche per<br />

la fiducia che mi dimostra. Non so dove sarebbe finita la mia<br />

carriera senza di te e ti sono grato per la tua generosità e la tua<br />

disponibilità.<br />

Larry Kirshbaum e Maureen Egen sono amici e colleghi ed è<br />

stato un privilegio per me lavorare con loro. Sono semplicemente<br />

il massimo nel loro campo.


Anche la produttrice Denise DiNovi merita un ringraziamento per<br />

i film che ha tratto dai miei romanzi, nonché per il tempismo delle<br />

sue telefonate, che rallegrano sempre la mia giornata.<br />

Grazie anche a Howie Sanders e Dave Park, i miei agenti<br />

cinematografici e televisivi della UTA, e a Richard Green della<br />

CAA.<br />

Un ringraziamento a Lynn Harris e Mark Johnson, che hanno<br />

contribuito a fare di Le parole che non ti ho detto lo stupendo<br />

film che è diventato. Grazie di non aver mai smesso di credere<br />

nel romanzo.<br />

Un grazie speciale a Francis Greenburger. Lui sa perché… sono<br />

in debito nei suoi confronti.<br />

E per finire, grazie a tutte le persone che lavorano con tanto<br />

impegno dietro le quinte e che, nel corso degli anni, sono<br />

diventate come una famiglia per me: Emi Battaglia, Edna Farley e<br />

Jennifer Romanello dell’ufficio stampa; Flag, che ha compiuto<br />

l’ennesimo miracolo con la copertina originale; Scott Schwimer,<br />

il mio avvocato; Harvey-Jane Kowal, Shannon O’Keefe, Julie<br />

Barer e Peter McGuigan. Sono fortunato ad avere la<br />

collaborazione di gente fantastica come voi.<br />

3


1<br />

Seduto tra il pubblico nello studio televisivo, Jeremy Marsh non<br />

riusciva a fare a meno di sentirsi insolitamente vistoso. C’erano<br />

solo altri cinque o sei uomini in platea in quel pomeriggio di metà<br />

dicembre. Si era vestito di nero, ovviamente. E con i capelli scuri<br />

ondulati, gli occhi azzurri, appena un’ombra di barba, aveva<br />

decisamente l’aria del vero newyorkese qual era. Mentre<br />

studiava l’ospite sul palcoscenico, non mancò di lanciare<br />

un’occhiata furtiva alla bionda che si trovava tre file davanti a lui.<br />

La sua professione richiedeva spesso la capacità di fare più di<br />

una cosa nello stesso tempo.<br />

La bionda era solo una del pubblico, ma come osservatore<br />

esperto non poté evitare di notare quanto fosse interessante con<br />

la maglietta corta aderente e i jeans a vita bassa. Da un punto di<br />

vista giorna-listico, s’intende.<br />

Si sforzò di concentrarsi nuovamente sull’ospite. Quella guida<br />

spirituale era una vera sagoma, pensò. Sotto la luce impietosa<br />

dei riflettori l’uomo aveva un aspetto emaciato, mentre affermava<br />

di udire delle voci dall’oltretomba. Era riuscito a creare un clima<br />

di falsa intimità, atteggiandosi a fratello o miglior amico di tutti, e<br />

la maggior parte dei presenti, compresa la bionda in jeans e la<br />

donna a cui si stava rivolgendo, lo fissava con espressione<br />

ammaliata, come se fosse veramente un dono dal cielo. Il che


aveva senso, rifletté ancora Jeremy, dal momento che era lì che<br />

finivano immanca-bilmente le persone care quando se ne<br />

andavano. Gli spiriti dell’oltretomba erano sempre circonfusi da<br />

un chiarore angelico e avvolti in un’aurea di pace e serenità. Non<br />

aveva mai sentito di una guida spirituale che entrasse in contatto<br />

con quell’altro luogo più rovente. Un caro estinto non dichiarava<br />

mai di trovarsi lì ad arrostire su uno spiedo o a bollire in un<br />

calderone di olio per motore, per esempio. Jeremy riconosceva<br />

di essere cinico. E comunque, doveva ammettere che si trattava<br />

di una trasmissione riuscita. Timothy Calusen era bravo, molto<br />

meglio degli altri ciarlatani di cui aveva scritto nel corso degli<br />

anni.<br />

«So che è difficile», continuò Clausen parlando nel microfono,<br />

«ma Frank ti sta dicendo che ormai è tempo di lasciarlo andare.»<br />

La donna a cui si stava rivolgendo con tanta, tanta enfasi,<br />

sembrava sul punto di svenire. Sulla cinquantina, portava una<br />

camicetta a righe verdastre ed esibiva una chioma fulva che<br />

separava e si attorcigliava in tutte le direzioni. Teneva le dita<br />

intrecciate all’altezza del petto e aveva le nocche bianche da<br />

quanto le stringeva.<br />

Clausen fece una pausa e si portò la mano alla fronte, entrando<br />

di nuovo in contatto con «l’altro mondo», come lo chiamava lui.<br />

L’intero pubblico, in rispettoso silenzio, si sporse in avanti sulle<br />

poltroncine. Tutti sapevano che cosa stava per accadere: la<br />

donna era già la terza persona che la guida aveva scelto tra di


donna era già la terza persona che la guida aveva scelto tra di<br />

loro quel giorno. Non a caso Clausen era l’unico ospite di quella<br />

puntata del popolare talk show.<br />

«Ricordi la lettera che ti scrisse?» chiese lui. «Prima di morire?»<br />

La donna trattenne il fiato. L’assistente di studio che le reggeva il<br />

microfono glielo avvicinò di più alla bocca, in modo che anche i<br />

telespettatori a casa potessero udirla chiaramente.<br />

«Sì, ma come fa lei a sapere…?» balbettò.<br />

Clausen non la lasciò finire. «Ricordi che cosa c’era scritto?»<br />

«Sì», ansimò la donna.<br />

4<br />

Clausen fece un cenno affermativo con la testa, come se avesse<br />

letto anche lui la lettera. «Parlava del perdono, vero?»<br />

Seduta sul divano, la presentatrice del programma, il più seguito<br />

talk show pomeridiano in tutta l’America, spostava lo sguardo<br />

dall’una all’altra. Aveva un’espressione stupita e insieme<br />

soddisfatta. Le guide spirituali sono sempre un successo per<br />

l’ascolto.<br />

Mentre la donna in mezzo al pubblico annuiva, Jeremy notò che<br />

il mascara aveva cominciato a colarle sulle guance. Le


telecamere zoomarono su di lei per inquadrarla più da vicino. Un<br />

picco del pathos televisivo pomeridiano.<br />

«Ma come fa…» ripeté la donna, allibita.<br />

«Si riferiva anche a tua sorella», mormorò Clausen. «Non<br />

soltanto a se stesso.»<br />

Lei lo fissò come ipnotizzata.<br />

«Tua sorella Ellen», aggiunse la guida spirituale e, a tale<br />

rivelazione, la donna si lasciò sfuggire un verso roco. Le lacrime<br />

le scaturirono copiose come da un annaffiatore automatico.<br />

Clausen – ab-bronzato e azzimato, con il completo nero e<br />

nemmeno un capello fuori posto – continuava a dondo-lare la<br />

testa come uno di quei finti cagnolini che si appoggiano accanto<br />

al lunotto della macchina. Il pubblico continuava a fissare la<br />

donna in assoluto silenzio.<br />

«Frank ti ha lasciato anche qualcos’altro, vero? Qualcosa che<br />

appartiene al vostro passato.»<br />

Nonostante il calore prodotto dalle luci di scena, la donna<br />

sembrò impallidire. In un angolo dello studio, nascosto alla vista<br />

dei più, il produttore alzò un dito ruotandolo a mo’ di elicottero.<br />

Si avvicinava il momento dell’interruzione pubblicitaria. Clausen<br />

lanciò un’occhiata quasi impercettibile in quella direzione.<br />

Soltanto Jeremy parve accorgersene, e si domandò per


l’ennesima volta come mai gli spettatori non si chiedessero come<br />

la comunicazione con il mondo degli spiriti potesse sincronizzarsi<br />

con tanta precisione con le pause pubblicitarie.<br />

Clausen proseguì. «Una cosa di cui nessun altro poteva essere a<br />

conoscenza, una chiave, giusto?»<br />

La donna annuì di nuovo continuando a singhiozzare.<br />

«Non pensavi che l’avrebbe conservata, vero?»<br />

Bene, ecco il pezzo forte, pensò Jeremy. Un’altra adepta sulla<br />

via della conversione.<br />

«Viene dall’albergo dove trascorreste la luna di miele. La mise lì<br />

in modo che tu, ritrovandola, ripensassi ai momenti felici trascorsi<br />

insieme. Non vuole che lo ricordi con sofferenza, perché lui ti<br />

ama.»<br />

«Ooohhhh…» singhiozzò la donna.<br />

Il suo gemito venne interrotto da un imprevisto ed entusiastico<br />

applauso. Tutto a un tratto il microfono le venne allontanato e le<br />

telecamere zoomarono altrove. Trascorso il suo momento di<br />

celebrità, la donna crollò sulla sedia. A un segnale della regia, la<br />

presentatrice si alzò dal divano e si mi-se davanti all’obiettivo.<br />

«Ricordate che tutto ciò che vedete è reale. Nessuna di queste


persone ha mai incontrato prima d’ora Timothy Clausen.»<br />

Sorrise. «Torneremo con un’altra dimostrazione tra pochi<br />

minuti.»<br />

Ancora applausi, mentre la trasmissione si interrompeva per<br />

lasciare posto agli spot. Jeremy si appoggiò alla spalliera.<br />

Come giornalista investigativo specializzato in argomenti<br />

scientifici, lui si era fatto un nome scrivendo di personaggi come<br />

quello. In genere, amava ciò che faceva ed era fiero del proprio<br />

me-stiere, che considerava un prezioso servizio pubblico, una<br />

professione talmente speciale da avere i propri diritti elencati nel<br />

Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti<br />

d’America. Per la sua rubbrica su Scientific American aveva<br />

intervistato premi Nobel, spiegato in termini divulgativi le teorie<br />

di Stephen Hawking e Albert Einstein, e una volta gli era stato<br />

attribuito il merito di aver creato un tale subbuglio nell’opinione<br />

pubblica da indurre la FDA a ritirare dal commercio un<br />

pericoloso antidepressivo. Aveva scritto molto anche sul<br />

progetto Cassini, sullo specchio difettoso del telescopio spaziale<br />

Hubble, ed era stato uno dei primi a denunciare pubblicamente<br />

come frode l’esperimento di fusione a freddo condotto nello<br />

Utah.<br />

5<br />

Purtroppo, nonostante il riconosciuto peso intellettuale della sua<br />

rubrica, non guadagnava molto.


ubrica, non guadagnava molto.<br />

La maggior parte delle entrate gli derivava dai suoi articoli come<br />

freelance, e così era sempre a caccia di storie che potessero<br />

interessare i direttori di quotidiani e riviste. Il suo raggio d’azione<br />

si era ampliato sino a comprendere ogni fenomeno «insolito», e<br />

negli ultimi quindici anni aveva fatto ricerche e studi nei campi<br />

della parapsicologia, delle guide spirituali, dei guaritori e dei<br />

medium. Aveva denunciato frodi e mistificazioni. Aveva visitato<br />

case infestate dagli spiriti, cercato prove dell’esistenza di<br />

creature misteriose e indagato sulle origini delle leggende<br />

metropolitane. Scettico per natura, possedeva la rara capacità di<br />

spiegare i concetti scientifici più complessi in un linguaggio<br />

comprensibile anche da un lettore medio e i suoi pezzi erano stati<br />

pubblicati su centinaia di giornali in tutto il mondo. Secondo lui<br />

l’attività di verifica scientifica era nobile e importante, anche se<br />

non tutti l’apprezzavano. Spesso, la posta che riceveva dopo la<br />

pubblicazione di un suo articolo del genere era costellata di<br />

espressioni come «idiota», «deficiente» o, la sua preferita, «servo<br />

del governo». Ormai aveva capito che il giornalismo investigativo<br />

era una missione improba.<br />

Mentre era immerso in tali riflessioni, osservava il pubblico che<br />

parlava animatamente. Chiedendosi chi sarebbe stato il<br />

successivo prescelto. Lanciò un’altra occhiata furtiva alla bionda<br />

che si stava controllando il trucco in uno specchietto da borsetta.<br />

Jeremy sapeva che le persone scelte da Clausen ufficialmente


non erano in combutta con lui, anche se la sua apparizione era<br />

stata annunciata con grande anticipo e i suoi seguaci avevano<br />

letteral-mente fatto a pugni per ottenere i biglietti per la<br />

trasmissione. Questo significava che il pubblico era costituito in<br />

maggioranza da individui che credevano fermamente nella vita<br />

dopo la morte. Ai loro occhi Clausen era una figura molto seria e<br />

rispettabile. Come poteva conoscere particolari tanto intimi della<br />

vita di ciascuno, se non parlava con gli spiriti? Ogni bravo<br />

illusionista, però, aveva il suo repertorio e poco prima dell’inizio<br />

della trasmissione Jeremy non solo aveva capito il trucco, ma ne<br />

aveva anche raccolto la prova fotografica.<br />

Demolire la credibilità di Clausen sarebbe stato un’opera<br />

meritoria e sarebbe servito di lezione a quel mistificatore.<br />

L’uomo apparteneva al peggior tipo di imbroglioni. E poi, con il<br />

suo pragmati-smo Jeremy si rendeva conto che occasioni del<br />

genere si presentavano raramente e voleva trarne il massimo<br />

vantaggio possibile. Dopo tutto, Clausen era all’apice della<br />

celebrità e in America la fama contava più di tutto. Si concesse<br />

di fantasticare su che cosa sarebbe successo se la guida<br />

spirituale ora avesse deciso di scegliere proprio lui. Era<br />

altamente improbabile – sarebbe stato come vincere il primo<br />

premio alla lotteria – e comunque quella era già una storia<br />

eccellente. Ma l’eccellenza e lo straordinario spesso erano<br />

separati da semplici capricci del fato e, al termine<br />

dell’interruzione pubblicitaria, Jeremy si sentì animato<br />

dall’ingiustificata speranza che, per qualche motivo, Clausen sce-


gliesse di concentrarsi sul suo caso.<br />

E, come se neppure Dio in persona fosse contento del<br />

comportamento di quell’uomo, fu proprio ciò che accadde.<br />

Tre settimane più tardi, l’iverno si era ormai abbattuto con tutta<br />

la sua forza su Manhattan. Era giunto dal Canada un fronte<br />

freddo che aveva fatto rpecipitare le temperature vicino allo zero<br />

e dai tombini si levavano sbuffi di vapore che in un attimo si<br />

condensavano sui marciapiedi ghiacciati.<br />

Non che importasse a qualcuno. I coriacei abitanti di New York<br />

manifestavano la loro abituale indifferenza per le questioni<br />

meteorologiche continuando la vita di sempre. La gente lavorava<br />

sodo per tutta la settimana e il venerdì sera voleva uscire a tutti i<br />

costi, in particolare se c’era un motivo per festeggiare. Nate<br />

Johnson e Alvin Bernstein stavano festeggiando già da un’ora,<br />

assieme a una ventina di amici e giornalisti – alcuni di Scientific<br />

American – che si erano riuniti in onore di Jeremy. In gran parte<br />

erano già parecchio su di giri e si stavano divertendo<br />

immensamente, soprattutto dato che i giornalisti tendono ad<br />

essere attenti al portafoglio e quella sera Nate avrebbe offerto a<br />

tutti.<br />

6<br />

Nate era l’agente di Jeremy e Alvin, un cameraman freelance, il<br />

suo migliore amico. Si erano ritrovati in un locale trendy


suo migliore amico. Si erano ritrovati in un locale trendy<br />

dell’Upper West Side per celebrare l’apparizione di Jeremy a<br />

Primetime Live della ABC. Durante la settimana erano andate<br />

in onda delle anticipazioni della trasmissione in cui Jeremy<br />

prometteva scottanti rivelazioni, e le richieste di interviste erano<br />

fioccate nello studio di Nate da ogni parte del paese. Quel<br />

pomeriggio aveva chiamato anche la redazione di People ed era<br />

stato fissato un incontro per il lunedì mattina successivo.<br />

Non c’era stato il tempo di prenotare una saletta privata per la<br />

riunione, ma nessuno sembrava farci caso. Con il lungo bancone<br />

di granito e la sapiente illuminazione, quel locale affollato era un<br />

inno allo yuppismo. Mentre i giornalisti di Scientific American<br />

indossavano logore giacche di tweed ed erano riuniti in un angolo<br />

a discutere di fotoni, il resto degli invitati pareva essere arrivato lì<br />

direttamente dopo una giornata di lavoro a Wall Street o<br />

Madison Avenue. Con le costose giacche di stilisti italiani appese<br />

alle spalliere delle sedie e le cravatte di Hermès allentate, gli<br />

uomini erano impegnati a mettere in mostra i propri Rolex e a<br />

radiografare con gli occhi le donne presenti. Le quali, appena<br />

arrivate dall’ufficio nelle agenzie di pubblicità o nelle case editrici,<br />

portavano vestiti firmati e tacchi impossibili e sorseggiavano i<br />

loro martini fingendo di ignorarli. Anche Jeremy aveva messo gli<br />

occhi su una rossa alta all’altro capo del bancone, che sembrava<br />

guardare nella sua direzione. Si chiedeva se lo avesse<br />

riconosciuto per via delle anticipazioni televisive oppure se<br />

avesse soltanto voglia di compagnia. La donna distolse per un<br />

attimo lo sguardo, ma poi tornò a fissarlo e a quel punto lui


attimo lo sguardo, ma poi tornò a fissarlo e a quel punto lui<br />

sollevò il bicchiere accennando a un brindisi.<br />

«Avanti, Jeremy, non distrarti», disse Nate dandogli una<br />

gomitata. «Sei in TV! Non ti interessa sapere come sei andato?»<br />

Lui si voltò verso lo schermo e si vide seduto di fronte a Diane<br />

Sawyer. Che strano, pensò, trovarsi in due luoghi nello stesso<br />

momento. Ancora non riusciva a crederci. Niente di quanto era<br />

successo nelle ultime tre settimane gli sembrava vero, nonostante<br />

gli anni di esperienza professionale.<br />

Sullo schermo, Diane lo stava descrivendo come «il giornalista<br />

scientifico più autorevole d’America». Non solo la storia si era<br />

rivelata esattamente come lui sperava, ma Nate stava prendendo<br />

accordi con Primetime Live per una sua collaborazione<br />

regolare, con la possibilità di ulteriori apparizioni anche a Good<br />

Morning America. Sebbene molti giornalisti snobbassero la<br />

televisione rite-nendola meno seria rispetto agli altri mezzi di<br />

informazione, in realtà in segreto la consideravano una specie di<br />

Santo Graal, per via dei grandi guadagni. E così, nonostante le<br />

congratulazioni si spre-cassero, l’aria fremeva di invidia, una<br />

sensazione estranea a Jeremy quanto i viaggi nello spazio.<br />

Dopo tutto, si diceva, i personaggi come lui non erano certo ai<br />

vertici del gradimento televisivo…<br />

almeno finora.


«Ti ha appena definito autorevole?» chiese Alvin. «Ma se i tuoi<br />

articoli parlano dello Yeti e della leggenda di Atlantide!»<br />

«Shh», lo ammonì Nate, gli occhi incollati alla televisione. «Sto<br />

cercando di sentire. Potrebbe essere importante per la carriera<br />

di Jeremy.» In qualità di suo agente, Nate si faceva sempre<br />

promotore di eventi che potevano «essere importanti per la sua<br />

carriera», per la semplice ragione che l’attività di freelance non<br />

era poi tanto remunerativa. Anni prima, quando era ancora<br />

all’inizio, Jeremy gli aveva proposto l’idea di un libro e da allora<br />

avevano continuato a collaborere diventando amici.<br />

«Come vuoi», disse Alvin senza prendersela.<br />

Nel frattempo, su uno schermo alle spalle di Diane Sawyer,<br />

venivano trasmesse le battute conclusive del programma<br />

televisivo in cui Jeremy aveva finto di essere uno che soffriva<br />

ancora per la morte prematura del fratello, un ragazzo che<br />

Clausen affermava di aver contattato nell’altro mondo.<br />

«È qui con me», diceva la guida spirituale. «Vuole che tu lo lasci<br />

andare, Thad.» L’inquadratura successiva era un primo piano di<br />

Jeremy che interpretava un uomo tormentato. Clausen<br />

dondolava la testa sullo sfondo, con un’aria di compassione o da<br />

mal di pancia, a seconda dei punti di vista.<br />

«Tua madre non ha mai tolto nulla dalla sua camera, la stanza


che voi condividevate. Ha insistito perché rimanesse tutto come<br />

prima e tu sei stato costretto a dormirci da solo», proseguì<br />

Clausen.<br />

«Sì», esclamò Jeremy.<br />

7<br />

«Ma tu avevi paura di stare lì dentro, e per la rabbia, prendesti<br />

qualcosa di suo, qualcosa di molto personale, e lo seppellisti in<br />

giardino.»<br />

«Sì…» ansimò Jeremy, come se l’emozione gli impedisse di dire<br />

altro.<br />

«Il suo sospensorio!»<br />

«Oooohhhhhh», singhiozzò Jeremy, portandosi le mani al viso.<br />

«Lui ti vuole bene, ma tu devi capire che adesso è in pace. Non<br />

nutre risentimento verso di te.»<br />

«Ooohhhh», gemette Jeremy di nuovo, contorcendo ancora di<br />

più la faccia.<br />

Nel bar, Nate osservava la scena con la massima<br />

concentrazione, mentre Alvin sghignazzava alzando il suo<br />

bicchiere di birra.


«Dategli l’Oscar!» gridò.<br />

«Un’interpretazione notevole, vero?» ribatté Jeremy ridendo.<br />

«Ehi, voi due», li interruppe Nate, irritato. «Parlate durante la<br />

pubblicità.»<br />

«Come vuoi», ripeté Alvin. Quella era sempre stata la sua<br />

espressione preferita.<br />

Nello studio di Primetime Live le immagini sullo schermo<br />

sfumarono e la telecamera tornò a inquadrare Diane Sawyer e<br />

Jeremy, seduti l’uno di fronte all’altra.<br />

«Perciò niente di ciò che diceva Clausen era vero?» chiese la<br />

conduttrice.<br />

«Nemmeno una parola», confermò Jeremy. «Tanto per<br />

cominciare non mi chiamo Thad e, pur avendo cinque fratelli,<br />

non ne ho perso nessuno da ragazzo. Sono ancora tutti vivi e<br />

vegeti.»<br />

Diane lanciò un’occhiata al suo blocco di appunti. «Quale<br />

tecnica ha usato Clausen, allora?»<br />

«Ecco, vede, Diane», cominciò Jeremy.<br />

Nel bar, Alvin si protese verso di lui. «L’hai chiamata proprio<br />

Diane? Come se voi due foste amici?»


Diane? Come se voi due foste amici?»<br />

«Per favore!» esclamò Nate, sempre più esasperato.<br />

Sullo schermo, Jeremy intanto continuava a parlare. «… in<br />

sostanza Clausen è un attento osservatore. Prima di tutto è bravo<br />

a capire le persone ed è un asperto nel fare vaghe associazioni<br />

cariche di pathos e a rispondere ai segnali lanciati dal pubblico.»<br />

«Sì, certo, ma è stato anche molto preciso. Non solo con lei, ma<br />

anche con gli altri ospiti. Sapeva i loro nomi. Come ha fatto?»<br />

«Ho parlato del mio povero fratello Marcus prima della<br />

trasmissione. Mi sono limitato a inven-tarmi una vita immaginaria<br />

e a ‘diffonderla’ in maniera forte e nitida.»<br />

«Ma come hanno fatto queste informazioni ad arrivare alle<br />

orecchie di Clausen?»<br />

«I professionisti come lui usano tutta una serie di trucchi, tra i<br />

quali microfoni nascosti e ‘ascoltatori’ prezzolati che girano tra il<br />

pubblico che aspetta di entrare in sala. Prima di andare a<br />

sedermi, ho scambiato due chiacchiere con molti altri spettatori,<br />

cercando di capire se qualcuno manifestasse un interesse insolito<br />

per la mia storia, e in effetti un uomo mi è sembrato<br />

particolarmente incuriosi-to.» Sullo schermo alle loro spalle<br />

venne inquadrata la fotografia scattata da Jeremy con la piccola<br />

macchina fotografica nascosta nell’orologio, un gadget


supertecnologico che aveva prontamente messo in conto spese a<br />

Scientific American. Era un patito dell’alta tecnologia e certi<br />

giocattoli gli piacevano quasi quanto farli pagare agli altri.<br />

«Chi è la persona che compare nella foto?» gli chese Diane.<br />

«Quest’uomo si mescolava tra il pubblico in studio, spacciandosi<br />

per un abitante di Peoria. Ho scattato questa foto poco prima<br />

della trasmissione, mentre parlavamo. È possibile ingrandirla<br />

ulteriormente?»<br />

La regia lo accontentò e Jeremy indicò allora un particolare.<br />

«Vedete la spilla con la bandiera americaba sul risvolto della sua<br />

giacca? Non si tratta di un semplice ornamento decorativo, in<br />

realtà è una trasmittente in miniatura collegata a un registratore<br />

dietro le quinte.»<br />

Diane era stupita. «Come fa a saperlo?»<br />

Jeremy sorrise. «Si dà il caso che ne abbia una anch’io».<br />

8<br />

A questo punto estrasse dalla tasca della giacca una spilla<br />

identica a quella nella foto, con un fi-lo lungo e sottile che la<br />

collegava a un apparecchio trasmittente.<br />

«Questo modello in particolare è di fabbricazione israeliana»,


«Questo modello in particolare è di fabbricazione israeliana»,<br />

spiegò Jeremy mentre la telecamera inquadrava l’oggetto, «ed è<br />

molto sofisticato. Ho sentito dire che viene utilizzato dalla CIA,<br />

ma ovviamente non posso confermarlo. Comunque, si tratta di<br />

una tecnologia estremamente avanzata: il piccolo microfono è in<br />

grado di cogliere i dialoghi in un ambiente affollato e rumoroso e,<br />

grazie a un particolare sistema di filtri, anche di isolarli.»<br />

Diane esaminò l’oggetto con aria affascinata. «E lei è sicuro che<br />

quello fosse proprio un microfono, e non una semplice spilla?»<br />

«Vede, come sa, è da molto tempo ormai che indago<br />

approfonditamente nel passato di Clausen e una settimana dopo<br />

la trasmissione sono riuscito a ottenere altre foto.»<br />

Una seconda immagine comparve sullo schermo. Sebbene un<br />

po’ sgranata, ritraeva la stessa persona che indossava la spilla<br />

con la bandiera degli USA.<br />

«Questa foto è stata scattata in Florida, all’esterno dell’ufficio di<br />

Clausen. L’uomo vi sta entrando. Si chiama Rex Moore e, in<br />

effetti, è un dipendente di Clausen e lavora per lui da due anni.»<br />

«Ooohhhh!» esclamò Alvin e l’audio della trasmissione, ormai<br />

quasi giunta al termine, fu coperto dalle esclamazioni degli altri<br />

presenti, invidiosi e non. La bevuta a sbafo aveva compiuto la<br />

sua magia e ora Jeremy venne inondato di sinceri complimenti.<br />

«Sei stato fantastico», dichiarò Nate. A quarantatré anni, basso e


«Sei stato fantastico», dichiarò Nate. A quarantatré anni, basso e<br />

stempiato, mostrava un debole per le giacche troppo strette in<br />

vita. Ma era animato da un’inesauribile energia e, come tutti gli<br />

agenti, sprizzava fervido ottimismo.<br />

«Grazie», rispose Jeremy, ingollando l’ultimo sorso di birra.<br />

«Un ottimo incentivo per la tua carriera», proseguì Nate. «È il<br />

tuo biglietto per entrare come ospite fisso in televisione. Potrai<br />

smettere di affannarti alla ricerca di pezzi per i giornali, o di inseguire<br />

storie di UFO. Ho sempre detto che eri fatto per lo<br />

schermo.»<br />

«Lo hai sempre detto», riconobbe Jeremy, alzando gli occhi al<br />

cielo come se stesse recitando una battuta che conosceva a<br />

memoria.<br />

«Sul serio. Continuo a ricevere telefonate dai produttori di<br />

Primetime Live e GMA che ti vogliono nelle loro trasmissioni.<br />

Tipo ‘Ultime notizie dal fronte della scienza’ e roba simile. Un<br />

grande trampolino di lancio per un reporter scientifico.»<br />

«Sono un giornalista», lo corresse Jeremy. «Non un reporter.»<br />

«Tant’è», replicò Nate, agitando la mano come per scacciare<br />

una mosca immaginaria. «Come ho sempre detto, hai l’aspetto<br />

giusto per la televisione.»<br />

«Devo riconoscere che Nate ha ragione», aggiunse Alvin


«Devo riconoscere che Nate ha ragione», aggiunse Alvin<br />

ammiccando. «Voglio dire, altrimenti come potresti avere più<br />

successo di me con le donne pur essendo del tutto privo di<br />

personalità?» Per anni lui e Jeremy avevano bazzicato gli stessi<br />

bar per rimorchiare.<br />

Jeremy scoppiò a ridere. Alvin Bernstein – un nome che faceva<br />

venire in mente un ragioniere preciso e occhialuto – non aveva<br />

certo l’aria del ligio impiegato. Da adolescente aveva visto Delirious,<br />

il video di Eddie Murphy, e aveva deciso di adottare lo<br />

stesso look tutto pelle dell’attore, un guardaroba che<br />

scandalizzava Melvin, il suo compìto genitore. Del resto, la pelle<br />

si accordava ai tatuaggi. Alvin riteneva i tatuaggi una<br />

fondamentale espressione del suo originalissimo gusto estetico, e<br />

li sfoggiava orgogliosamente su entrambe le braccia, fino alle<br />

scapole. Il che era complementare ai numerosi piercing alle<br />

orecchie.<br />

«Allora, hai ancora intenzione di fare un viaggetto al Sud per<br />

indagare su quella storia di fantasmi?» gli chiese Nate. A jeremy<br />

sembrava quasi di vedere le rotelle del suo cervello che giravano<br />

vorticosamente. «Dopo l’intervista per People, ovviamente.»<br />

Jeremy si scostò una ciocca di capelli scuri dagli occhi e segnalò<br />

al barista di servirgli un’altra birra. «Credo di sì. Primetime o<br />

no, devo comunque pagare le bollette e pensavo di riuscire a<br />

ricavarci un pezzo per la mia rubrica.»


9<br />

«Però ti terrai in contatto, d’accordo? Non come quando andasti<br />

in incognito a stare con i Righ-teous and Holy.» Si riferiva a un<br />

lungo atricolo scritto da Jeremy per Vanity Fair a proposito di<br />

una setta religiosa; in quell’occasione era sparito per tre mesi.<br />

«Mi terrò in contatto», promise lui. «Stavolta è diverso. Dovrei<br />

cavarmela in meno di una settimana per riuscire a scrivere sulle<br />

‘Luci misteriose nel cimitero’. Non è un granché.»<br />

«Ehi, per caso ti serve un cameraman?» si intromise Alvin.<br />

Jeremy gli lanciò un’occhiata. «Perché? Vuoi venire anche tu?»<br />

«Ma naturale. Un viaggetto caldo durante l’inverno. Magari<br />

conosco pure una bellezza del Sud mentre tu raccogli<br />

informazioni. Ho sentito dire che le donne di laggiù possono farti<br />

impazzire, in senso buono. Sarà come una vacanza esotica.»<br />

«Non dovevi girare delle scene per Law and Order la settimana<br />

prossima?»<br />

Nonostante l’aspetto poco raccomandabile, Alvin era un<br />

professionista serio, molto richiesto sul mercato.<br />

«Sì, ma mi libererò per giovedì», rispose. «E poi, senti, se<br />

davvero vuoi lanciarti in televisione, come suggerisce Nate,<br />

potrebbe essere utile raccogliere un po’ di documentazione


potrebbe essere utile raccogliere un po’ di documentazione<br />

filmata su quelle luci misteriose.»<br />

«Sempre ammesso che ci sia qualcosa da filmare.»<br />

«Tu comincia a indagare, poi mi fai sapere. Io intanto mi tengo<br />

libero.»<br />

«Anche se ci fossero davvero delle luci, è una storia da poco»,<br />

lo avvertì Jeremy. «Non interessa a nessuno della televisione.»<br />

«Fino al mese scorso forse no», osservò Alvin. «Ma dopo averti<br />

visto stasera, sarà diverso. Sai come funziona… tutti quei<br />

produttori che battono le loro piste per assicurarsi per primi il<br />

colpo grosso. Se GMA viene a bussare alla tua porta, puoi stare<br />

certo che sarà seguito a ruota da Today e da Dateline. A<br />

nessuno di loro piace essere lasciato fuori. Non vogliono<br />

rischiare il licenziamento o essere costretti a spiegare ai dirigenti<br />

perché hanno perso il treno. Credi a uno che in televisione ci<br />

lavora. Conosco quella gente.»<br />

«È vero», confermò Nate, interrompendoli. «Non puoi mai<br />

sapere cosa succederà e organizzarti in anticipo potrebbe essere<br />

una buona idea. Stasera hai bucato lo schermo, inutile girarci<br />

intorno. E<br />

se riuscirai a procurarti un filamto delle luci, potrebbe essere<br />

proprio quello che serve a GMA o a Primeline per decidere di<br />

ingaggiarti.»


ingaggiarti.»<br />

Jeremy scrutò il suo agente. «Dici sul serio? È davvero una storia<br />

da niente. La raggione che mi ha spinto a sceglierla è che avevo<br />

bisogno di qualcosa di leggero, dopo Clausen. Stare dietro a<br />

quel tipo mi ha tenuto impegnato per quattro mesi.»<br />

«E guarda che ne hai ricavato», osservò Nate posandogli un<br />

braccio sulle spalle. «So che questa potrebbe essere solo una<br />

montatura, ma con delle riprese d’effetto e una buona inchiesta<br />

giornalistica di supporto magari piace a quelli della televisione.»<br />

Jeremy rimase in silenzio per qualche istante. «D’accordo», disse<br />

infine. Poi guardò Alvin. «Io vado là martedì. Vedi se riesci a<br />

raggiungermi per venerdì. Ti chiamerò prima per dirti qualcosa di<br />

più.»<br />

Alvin bevve una sorsata di birra. «Bene, amici», dichiarò in tono<br />

solenne, gonfiando il petto,<br />

«parto per la terra delle lagune costiere e dei granchi. E prometto<br />

che non costerò troppo.»<br />

Jeremy rise. «Sei mai stato al Sud?»<br />

«No. E tu?»<br />

«Sono stato a New Orleans e Atlanta», rispose Jeremy. «Ma<br />

quelle sono città, e le città si somigliano dappertutto. Per questa


quelle sono città, e le città si somigliano dappertutto. Per questa<br />

storia, invece, ci addentriamo nel profondo Sud. Il posto si<br />

chiama Boone Creek, è un paesino del North Carolina. Dovresti<br />

vedere il loro sito web. Parla delle azalee e dei sanguinelli che<br />

fioriscono in aprile e mostra una foto del cittadino più illustre del<br />

luogo. Un tizio di nome Norwood Jefferson.»<br />

«E chi è?»<br />

«Un uomo politico. Pare abbia fatto parte del senato del North<br />

Carolina dal 1907 al 1916.»<br />

«E a chi importa?»<br />

10<br />

«Infatti», disse Jeremy con un cenno d’assenso. Lanciò<br />

un’occhiata all’estremità opposta del bar e notò con disappunto<br />

che la rossa se n’era andata.<br />

«Dove si trova questo posto per l’esattezza?»<br />

«Proprio tra ‘nel bel mezzo del nulla’ e ‘dove mai siamo finiti?’<br />

Alloggerò al Greenleaf Cottages, definito dall’azienda turistica<br />

come ‘pittoresco e rustico, ma moderno’. Qualunque cosa<br />

significhi.»<br />

Alvin scoppiò a ridere. «Ha tutta l’aria di una vera avventura.»


«Non preoccuparti. Tu sarai perfettamente a tuo agio da quelle<br />

parti.»<br />

«Ne sei sicuro?»<br />

Jeremy osservò gli indumenti di pelle, i tatuaggi e i piercing.<br />

«Assolutamente», rispose. «Sono praticamente certo che<br />

vorranno adottarti.»<br />

11


2<br />

Jeremy arrivò nel North Carolina il martedì successivo, il giorno<br />

dopo la sua intervista per People. Era passato da poco<br />

mezzogiorno; quando aveva lasciato New York stava<br />

nevischiando, mentre lì, sotto la distesa infinita del cielo azzurro,<br />

l’inverno sembrava ancora molto lontano.<br />

Consultando la cartina che aveva acquistato all’aeroporto, aveva<br />

scoperto che Boone Creek si trovava nella contea di Pamlico,<br />

centosessanta chilometri circa a sudest di Raleigh e – se il tragitto<br />

poteva essere indicativo – a un’enorme distanza da quella che lui<br />

riteneva la civiltà. Il paesaggio ai lati della strada appariva piatto<br />

e desolato, interessante da guardare quanto la pasta per la pizza.<br />

Le fattorie erano separate da esili boschetti di pini e, visto lo<br />

scarso traffico, Jeremy doveva fare appello alla sua forza di<br />

volontà per non pigiare a tavoletta sull’acceleratore solo per<br />

vincere la noia.<br />

Ma doveva ammettere che non era poi tutto così negativo. Di<br />

sicuro la parte che riguardava la guida, per lo meno. La leggera<br />

vibrazione del volante, il rombo del motore e la sensazione della<br />

velocità stimolavano la produzione di adrenalina, soprattutto negli<br />

uomini (una volta aveva scritto un articolo in proposito). Vivere<br />

in una metropoli rendeva superfluo il possesso di un’automobile<br />

e lui non aveva mai trovato una giustificazione valida per


affrontare quella spesa. Preferiva farsi trasportare da un posto<br />

all’altro dagli affollati treni della metropolitana o da tassisti<br />

spericolati. Spostarsi in città era rumoroso, frenetico e, in base al<br />

temperamento del tassista, anche pericoloso, ma essendo un<br />

newyorkese di nascita, aveva finito da tempo per accettare la<br />

cosa come uno dei tanti aspetti tipi-ci della vita del luogo in cui si<br />

sentiva a casa.<br />

Pensò alla sua ex moglie e si disse che Maria avrebbe<br />

apprezzato un viaggio come quello. Nei primi anni di matrimonio<br />

noleggiavano spesso una macchina per andare in montagna o<br />

sull’oceano, a volte trascorrevano molte ore per strada. Si erano<br />

conosciuti a una festa organizzata da un editore; a quel tempo<br />

Maria scriveva per Elle. Quando le aveva chiesto se voleva<br />

andare a bere un caffè in un bar vicino, non immaginava che lei<br />

avrebbe finito per diventare l’unica donna che avrebbe mai<br />

amato. Dapprima si era domandato se non avesse commesso un<br />

errore invitandola perché in apparenza non avevano niente in<br />

comune. A differenza di lui, quella ragazza era esuberante ed<br />

emotiva, ma non appena l’aveva baciata sulla porta del suo<br />

appartamento ne era rimasto conquistato.<br />

Aveva imparato ad apprezzare la sua forte personalità,<br />

l’infallibile istinto nel rapportarsi agli altri e il modo in cui pareva<br />

accettarlo nella sua interezza, senza giudicarlo, con tutti i pregi e i<br />

difetti.<br />

Un anno dopo si erano sposati in chiesa, circondati da amici e


Un anno dopo si erano sposati in chiesa, circondati da amici e<br />

parenti. Lui allora aveva ventisei an-ni, non collaborava ancora<br />

c o n Scientific American, però stava crescendo<br />

professionalmente. Anche se riuscivano a stento a pagare l’affitto<br />

di un piccolo appartamento a Brooklyn, Jeremy aveva affrontato<br />

le difficoltà e gli ostacoli con l’entusiasmo travolgente dell’amore<br />

e della gioventù. Maria, invece, era giunta presto alla conclusione<br />

che il loro legame fosse forte solo in teoria ma costruito su basi<br />

poco solide. Inizialmente il problema era semplice: mentre lei<br />

doveva restare in città per la-12<br />

voro, lui viaggiava molto inseguendo le sue storie dovunque lo<br />

portassero. Spesso stava via per intere settimane e la sua<br />

giovane moglie, al contrario di quanto affermava, doveva essersi<br />

resa conto che quelle numerose assenze le pesavano troppo.<br />

Poco dopo il loro secondo anniversario, mentre Jeremy si<br />

preparava per l’ennesima partenza, Maria si era seduta sul letto<br />

accanto a lui e lo aveva guardato seria con i suoi occhi marroni.<br />

«Non funziona», aveva detto semplicemente, lasciando che le<br />

parole aleggiassero un momento nell’aria. «Tu non sei mai a<br />

casa, e non è giusto per me… per noi.»<br />

«Vuoi che molli il lavoro?» le chiese allora lui, provando una<br />

stretta di panico alla bocca dello stomaco.<br />

«No, però magari potresti trovare un impiego qui in città. Che so<br />

io, al Times, oppure al Post. O


al Daily News.»<br />

«Abbi pazienza, non sarà sempre così», la supplicò lui. «È<br />

soltanto per un po’.»<br />

«Lo avevi già detto sei mesi fa», ribatté lei. «Non cambierà mai.»<br />

Con il senno di poi, Jeremy capiva che avrebbe dovuto<br />

prenderlo come un avvertimento. All’epoca, però, aveva una<br />

storia da scrivere, stavolta su Los Alamos. Quando la salutò, lei<br />

gli sorrise incerta e lui rimase inquieto ripensando alla sua<br />

espressione mentre saliva sull’aereo, tuttavia al suo ritorno<br />

sembrava quella di sempre e trascorsero quasi tutto il week-end<br />

a letto. Maria cominciò a parlare di volere un bambino e,<br />

nonostante il nervosismo che provava all’idea, anche lui era<br />

attratto dalla prospettiva. Si convinse di essere stato perdonato,<br />

ma in realtà l’armatura protettiva del loro rapporto era stata<br />

incrinata e, a ogni sua assenza successiva, si aprivano<br />

impercettibili crepe. La rot-tura decisiva avvenne un anno dopo,<br />

a un mese di distanza da una visita medica nello studio di un<br />

ginecologo che li mise davanti a un futuro che non avrebbero mai<br />

immaginato. Più ancora dei suoi viaggi, quella notizia preannunciò<br />

la fine del loro matrimonio.<br />

«Non posso restare», gli disse lei in seguito. «Vorrei, e una parte<br />

di me continuerà sempre ad amarti, ma non ci riesco.»


Non ebbe bisogno di aggiungere altro e, nei solitari momenti<br />

dopo il divorzio, a volte lui si chiedeva se Maria l’avesse mai<br />

amato veramente. Avrebbero potuto farcela, si diceva. In fondo,<br />

però, comprendeva il motivo che l’aveva spinta a lasciarlo e non<br />

nutriva rancore nei suoi confronti. Di tanto in tanto si sentivano<br />

per telefono, anche se lui, tre anni più tardi, non era riuscito a<br />

trovare la forza di partecipare al matrimonio della sua ex moglie<br />

con un avvocato di Chappaqua.<br />

Erano già sette anni che aveva divorziato, e doveva ammettere<br />

che quella era stata l’unica esperienza veramente triste della sua<br />

vita. Sapeva che non molti potevano dire la stessa cosa. Non si<br />

era mai ammalato gravemente, era pieno di amici e conoscenti,<br />

aveva superato l’infanzia senza i traumi psicologici che<br />

sembravano affliggere tanti della sua generazione. Tutti i suoi<br />

parenti stretti – fratelli, cognate, genitori e persino i quattro nonni<br />

ultranovantenni – godevano di buona salute. Erano anche<br />

affiatati; nel fine settimana l’intero clan, sempre più numeroso, si<br />

riuniva ancora nella casa del Queens dove lui era cresciuto. Ora<br />

aveva diciassette nipoti e, sebbene a volte in quelle occasioni si<br />

sentisse fuori posto per la sua condizione solitaria in una famiglia<br />

di persone felicemente sposate, i suoi fratelli evitavano di fargli<br />

domande che potessero metterlo in imbarazzo.<br />

Ormai aveva superato il trauma, almeno in gran parte. Durante<br />

viaggi come quello, in certi momenti provava ancora una fitta di<br />

rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere, ma capitava


sempre più di rado e per fortuna il divorzio non lo aveva inacidito<br />

nei confronti delle donne.<br />

Ricordò che un paio di anni prima aveva seguito una ricerca sulla<br />

percezione della bellezza che analizzava se dipendeva da norme<br />

culturali o era geneticamente determinata. A questo scopo era<br />

stato chiesto a diverse donne, più o meno belle, di tenere in<br />

braccio un neonato e poi era stata misu-rata la lunghezza del<br />

contatto visivo tra i due. L’esperimento aveva rilevato una<br />

correlazione diretta tra bellezza e contatto visivo: i bambini<br />

guardavano più a lungo le donne belle, suggerendo così che la<br />

percezione umana della bellezza fosse istintiva. Lo studio aveva<br />

avuto grande risonanza su News-week e sul Times.<br />

Jeremy avrebbe voluto scrivere un articolo per confutare la tesi,<br />

che a suo parere trascurava alcuni aspetti fondamentali. Sapeva<br />

che la bellezza esteriore poteva attrarre l’attenzione immediata –<br />

13<br />

lui stesso non era immune al fascino di una top model – ma<br />

aveva sempre ritenuto che l’intelligenza e la passione fossero gli<br />

elementi che alla lunga esercitavano una maggiore influenza.<br />

Erano caratte-ristiche difficili da percepire a prima vista, e la<br />

bellezza non vi giocava alcun ruolo. L’avvenenza fisica poteva<br />

prevalere sulle altre qualità a breve termine, ma nel medio e<br />

lungo periodo erano le norme e i valori culturali – soprattutto<br />

quelli assorbiti dalla famiglia – a rendere una persona più o me-


quelli assorbiti dalla famiglia – a rendere una persona più o meno<br />

attraente ai nostri occhi. Il direttore, tuttavia, aveva cestinato<br />

la sua idea reputandola «troppo soggettiva» e gli aveva suggerito<br />

di scrivere invece un articolo sull’abuso di antibiotici nel mangime<br />

per polli, che rischiava di tramutare lo streptococco in una nuova<br />

peste bubbonica. Non c’era da stupirsi, considerò ora<br />

malinconicamente Jeremy; dato che quell’uomo era vegetariano<br />

e aveva una moglie bellissima ma di certo non brillante.<br />

I direttori dei giornali, pensò. Era giunto ormai da tempo alla<br />

conclusione che fossero quasi tutti degli ipocriti. Ma come<br />

accadeva nella maggior parte delle professioni, gli ipocriti<br />

avevano la tendenza a essere iperattivi e politicamente avveduti –<br />

in poche parole, personalità in grado di far sopravvivere<br />

l’azienda – ed erano loro a distribuire non solo gli incarichi, ma<br />

anche i compensi.<br />

Chissà se sarebbe uscito presto da quel giro, come sosteneva<br />

Nate, rifletté ancora. Probabilmente Alvin aveva ragione a dire<br />

che i produttori televisivi non erano diversi, ma la televisione<br />

pagava bene, il che significava che lui avrebbe potuto scegliere i<br />

progetti da seguire senza doversi sempre affannare. Maria aveva<br />

visto giusto quando lo aveva rimproverato per il carico di lavoro<br />

che si sob-barcava. E, in quindici anni, la mole non era affatto<br />

diminuita. Forse i suoi articoli adesso erano di più alto profilo, o<br />

magari avevano meno problemi a piazzare un pezzo grazie alle<br />

conoscenze acquisite, ma questo non aveva diminuito affatto la<br />

fatica di doversi inventare argomenti sempre nuovi e originali.


fatica di doversi inventare argomenti sempre nuovi e originali.<br />

Ogni anno doveva produrre una decina di articoli per Scientific<br />

American, un paio di inchieste più complesse e un’altra<br />

quindicina di pezzi brevi, alcuni dei quali in linea con il tema della<br />

stagione. È Natale? Ci vuole una storia sul vero san Nicola, nato<br />

in Turchia, divenuto vecovo di Myra e famoso per la sua<br />

generosità, l’amore verso i bambini e la protezione dei marinai. È<br />

estate? Ci vuole una storia: a) sul riscaldamento del pianeta e<br />

sull’innegabile aumento di 0,8 gradi della temperatura negli ultimi<br />

cento anni, che preannuncia una lenta desertificazione, oppure b)<br />

su come il riscaldamento del pianeta potrà portare a una nuova<br />

era glaciale e trasformare i continenti in un’unica tun-dra gelata.<br />

Per il Giorno del Ringraziamento, d’altro canto, era indicato un<br />

articolo sulla vera vita dei Padri Pellegrini, che in realtà non<br />

comprendeva solo amichevoli cene con gli indigeni americani, ma<br />

anche la ciccia alle streghe di Salem, le epidemie di vaiolo e una<br />

riprovevole tendenza all’ince-sto. Le interviste a famosi scienziati<br />

e gli articoli su satelliti o progetti della NASA erano sempre<br />

tenuti in considerazione e facili da piazzare in qualsiasi periodo<br />

dell’anno, al pari degli scoop su droghe (pesanti e leggere),<br />

sesso, prostituzione, gioco d’azzardo, alcol, cause legali con<br />

rimborsi milionari e qualunque cosa, assolutamente qualunque,<br />

sul soprannaturale, che in gran parte non aveva niente a che fare<br />

con la scienza e riguardava piuttosto ciarlatani come Clausen.<br />

Doveva ammettere che tutto il suo lavoro di giornalista era molto<br />

diverso da come se l’era immaginato. Alla Columbia – era stato


diverso da come se l’era immaginato. Alla Columbia – era stato<br />

l’unico tra i suoi fratelli a frequentare l’università e il primo in<br />

assoluto della famiglia a laurearsi, cosa che la madre non<br />

mancava mai di sottolineare con gli estranei – aveva preso una<br />

doppia specializzazione in fisica e chimica, con l’intenzione di<br />

diventare professore. Una sua amica che collaborava al giornale<br />

universitario lo aveva convinto a preparare un pezzo – basato in<br />

gran parte sulle statistiche – sui criteri utilizzati per i voti nei test<br />

d’ammissione.<br />

Dopo che il suo articolo aveva provocato una serie di<br />

dimostrazioni studentesche, Jeremy capì di avere il pallino della<br />

scrittura. Ma la sua scelta professionale non cambiò sino alla fine<br />

dei suoi studi, quando il padre venne truffato da un promotore<br />

finanziario che gli fece perdere circa 40.000 dollari.<br />

La famiglia era in difficoltà – suo padre faceva l’autista di<br />

autobus e quei soldi erano una buona parte dei suoi risparmi – e<br />

allora Jeremy decise di saltare la festa di laurea per mettersi sulle<br />

tracce del truffatore. Come un indemoniato, setacciò tribunale e<br />

pubblico registro, intervistò i soci del tizio e raccolse appunti<br />

dettagliati.<br />

14<br />

Il destino volle che l’ufficio del procuratore distrettuale di New<br />

York avesse pesci più grossi da pigliare di un artista della truffa<br />

porta a porta, così Jeremy fece controlli incrociati sulle proprie


fonti, condensò le note e scrisse il suo primo esposto. La casa di<br />

famiglia venne salvata e il New York Magazine pubblicò<br />

l’articolo. Il direttore lo convinse poi che la professione<br />

accademica non lo avrebbe condotto da nessuna parte e, con<br />

una sagace miscela di lusinghe e retorica sull’inseguimento dei<br />

propri sogni, propose a Jeremy di scrivere un articolo sul<br />

Leffertex, un antidepressivo all’epoca sottoposto alla terza fase<br />

delle prove cliniche e che aveva suscitato l’interesse della<br />

stampa.<br />

Jeremy accettò il suggerimento e investigò sugli effetti di quel<br />

farmaco per due mesi a proprie spese. Alla fine, il suo lavoro<br />

indusse l’industria produttrice a ritirare la richiesta di vaglio da<br />

parte della FDA. Successivamente, invece di recarsi al MIT per<br />

il master, si trasferì in Scozia, dove seguì le ricerche degli<br />

scienziati impegnati a studiare il mostro di Loch Ness: il suo<br />

primo pezzo di denuncia di una montatura. Raccolse la<br />

confessione sul letto di morte di un famoso chirurgo, il quale<br />

ammise che la foto del mostro scattata nel 1933 – quella che<br />

aveva portato la leggenda sotto la luce dei riflettori – era un falso<br />

realizzato una domenica pomeriggio assieme a un amico. La sua<br />

carriera era cominciata.<br />

Quindici anni a caccia di storie, pensò, e che cosa ne aveva<br />

ricavato? Era un single trentasetten-ne che viveva in uno<br />

squallido monolocale dell’Upper West Side, e attualmente si<br />

stava dirigendo in uno sperduto paesino per indagare su alcune<br />

misteriose luci che si diceva apparissero in un cimitero. Scrollò il


misteriose luci che si diceva apparissero in un cimitero. Scrollò il<br />

capo, ancora una volta sconcertato di fronte alla strada<br />

imboccata dalla sua vita. Il grande sogno. Era sempre là fuori, e<br />

lui era ancora animato dalla passione e dal desiderio di afferrarlo.<br />

Solo che adesso cominciava a chedersi se la televisione<br />

fosse lo strumento giusto per farlo.<br />

La storia delle luci misteriose nasceva da una lettera ricevuta da<br />

Jeremy un mese addietro. Dopo averla letta, il suo primo<br />

pensiero fu che si trattava di un ottimo spunto per un articolo da<br />

pubblicare nel periodo di Halloween. A seconda di come lo si<br />

svolgeva, poteva interessare a Southern Living oppure a<br />

Reader’s Digest per il numero di ottobre. Se fosse risultato più<br />

letterario, magari sarebbe stato adatto anche per Harper’s o per<br />

il New Yorker. D’altro canto, se la cittadina in questione stava<br />

cercando di trarne vantaggio – come era accaduto a Roswell, nel<br />

New Mexico, con gli UFO – quella curiosa vicenda poteva<br />

trovare spazio su uno dei maggiori quotidiani del Sud, che<br />

l’avrebbe poi passata ai giornali locali. Oppure, se riusciva a<br />

essere stringato, andava bene anche per la sua rubrica. Pur<br />

ribadendo la serietà dei contenuti della rivista, il direttore di<br />

Scientific American non na-scondeva infatti il suo desiderio di<br />

aumentare il numero degli abbonati, cosa di cui non si stancava<br />

mai di parlare. Sapeva bene che il pubblico andava matto per le<br />

storie di fantasmi. Avrebbe borbot-tato qualcosa a mezza voce,<br />

lanciando un’occhiata alla foto della moglie mentre valutava<br />

l’articolo, ma non si sarebbe lasciato scappare un pezzo del


genere. I direttori amavano le «bufale» quanto i profani, perché<br />

gli abbonati erano la linfa del sistema. E per quanto fosse triste<br />

ammetterlo, le bufale stavano diventando sempre più frequenti<br />

sui mezzi d’informazione.<br />

In passato lui aveva indagato su sette diverse apparizioni di<br />

fantasmi, di cui quattro erano finite nella sua rubrica di ottobre.<br />

Alcune erano abbastanza banali – visioni spettrali che nessuno<br />

era in grado di documentare scientificamente – ma tre<br />

riguardavano i poltergeist, presunti spiritelli dispet-tosi in grado<br />

di spostare oggetti e di creare danni all’ambiente circostante.<br />

Secondo gli esperti del paranormale, i poltergeist generalmente<br />

erano attratti da una persona più che da un luogo. Comunque, in<br />

tutti i casi che aveva studiato, compresi quelli ben documentati<br />

dalla stampa, alla base di quegli eventi misteriosi c’era sempre<br />

stato l’inganno.<br />

Ma le luci di Boone Creek sembravano diverse; a quanto pareva<br />

la loro apparizione era abbastanza prevedibile da indurre<br />

l’azienda turistica del luogo a promuovere un «Giro delle dimore<br />

storiche e del cimitero infestato dagli spiriti», durante il quale,<br />

così prometteva il dépliant, i visitatori avrebbero visto non solo<br />

edifici risalenti alla metà del Settecento, ma anche, clima<br />

permettendo, «le anime inquiete dei nostri antenati durante la loro<br />

marcia notturna nell’oltretomba».<br />

15


Il dépliant, corredato di foto dell’amena cittadina e di frasi<br />

melodrammatiche, gli era stato reca-pitato assieme alla lettera.<br />

Mentre guidava, Jeremy ricordò il contenuto della missiva.<br />

Egregio signor Marsh,<br />

mi chiamo Doris McClellan e due anni fa ho letto il suo<br />

articolo su Scientific American dedicato al poltergeist che<br />

infestava Brenton Manor a Newport, nel Rhode Island.<br />

Avevo pensato di scriverle già allora, ma poi mi è passato di<br />

mente. Adesso, però, visto come stanno le cose nella mia<br />

città, credo sia giunto il momento di farlo.<br />

Non so se ha mai sentito nominare il cimitero di Boone<br />

Creek, nel North Carolina, che secondo la leggenda è<br />

abitato dagli spiriti degli ex schiavi. Durante l’inverno – da<br />

gennaio ai primi di febbraio – tutte le volte che si alza la<br />

nebbia sembra che sulle lapidi si accendano luci azzurre<br />

danzanti. Alcuni dicono che assomigliano alle luci<br />

stroboscopiche, altri giurano che sono grandi come palloni<br />

da basket. Ho potuto osservarle con i miei occhi, e a me<br />

ricordano invece le palle luccicanti delle discoteche. In ogni<br />

caso, lo scorso anno sono arrivati alcuni esperti della Duke<br />

University per studiare il fenomeno. Dovevano essere<br />

meteorologi o geologi o roba del genere. Anche loro videro<br />

le luci, ma non seppero trovare una spiegazione razionale e


il giornale locale pubblicò un lungo articolo su quel mistero.<br />

Forse, se venisse qui, lei potrebbe scoprire di che cosa si<br />

tratta veramente.<br />

Se ha bisogno di ulteriori informazioni, mi chiami da Herbs ,<br />

il numero del ristorante è…<br />

Dopo aver letto la lettera, lui aveva dato un’occhiata al dépliant<br />

dell’agenzia di promozione turistica. Aveva guardato le<br />

didascalie che accompagnavano le immagini delle dimore<br />

storiche della città, saltato le notizie sulla parata e il ballo sull’aia,<br />

ed era rimasto perplesso nel leggere che il giro turistico del<br />

sabato sera per la prima volta comprendeva anche una visita al<br />

cimitero. Sul retro del dépliant – circondate da figure svolazzanti<br />

tipo quelle del fantasmino Casper – erano riportate le<br />

testimonianze della gente che aveva visto le luci e un brano di un<br />

articolo del giornale locale. Al centro, campeggiava la foto<br />

sgranata di una luce brillante (la didascalia affermava che era<br />

stata scattata al cimitero).<br />

Non era certo un fenomeno paragonabile a quello del Borely<br />

Rectory – un grande edificio vitto-riano sulla riva settentrionale<br />

del fiume Stour nell’Essex, in Inghilterra – , la casa infestata da<br />

spiriti più famosa al mondo, dove le «apparizioni»<br />

comprendevano cavalieri senza testa, sinistre musiche d’organo e<br />

rintocchi di campana, ma era abbastanza per solleticare la sua<br />

curiosità.


Non essendo riuscito a trovare l’articolo citato nella lettera – il<br />

sito web del giornale locale non aveva un archivio – Jeremy<br />

aveva telefonato a diversi dipartimenti della Duke University e<br />

alla fine era riuscito ad arrivare al progetto originale della ricerca.<br />

Era stato scritto da tre laureandi, e lui riteneva inutile contattarli.<br />

Il resoconto finale non conteneva nessuna delle informazioni che<br />

cercava, limitandosi a documentare l’esistenza delle luci e a<br />

dimostrare il buon funzionamento dell’attrezzatura utilizzata dagli<br />

studenti. E poi, se aveva imparato qualcosa in quindici anni di<br />

attività, era a fidarsi esclusivamente del proprio lavoro.<br />

Ecco, era quello lo sporco segreto di chi scriveva per le riviste.<br />

Mentre i giornalisti affermavano di condurre di persona le<br />

proprie ricerche, e la maggior parte ne faceva alcune, in genere<br />

tutti si ba-savano largamente sulle opinioni e le mezze verità<br />

pubblicate in passato. Per questo capitava spesso che<br />

commettessero errori, per lo più trascurabili; a volte, però,<br />

prendevano delle vere e proprie can-tonate. Ogni articolo su<br />

ogni rivista conteneva qualche errore, e due anni prima lui aveva<br />

scritto qualche pezzo al riguardo, rivelando le abitudini tutt’altro<br />

che lodevoli dei colleghi.<br />

16<br />

Il suo direttore, tuttavia, si era rifiutato di pubblicarlo. E nessun<br />

altro si era mostrato disponibile a farlo.


Mentre osservava le querce che sfilavano ai lati della strada, si<br />

disse che forse aveva davvero bisogno di un cambiamento di<br />

carriera, e all’improvviso rimpianse di non aver approfondito<br />

prima quella storia di fantasmi. E se non c’era nessuna luce? E se<br />

l’autrice della lettera fosse una squi-librata? E se non fosse<br />

esistita nemmeno una leggenda popolare su cui basare l’articolo?<br />

Scrollò la testa. Era troppo tardi per crogiolarsi nei dubbi. Ormai<br />

era quasi arrivato, e Nate stava già facendo un giro di telefonate<br />

a New York.<br />

Nel portabagagli aveva tutta l’attrezzatura necessaria per andare<br />

a caccia di fantasmi (secondo le indicazioni de Il vero<br />

ghostbuster, un libro che aveva comperato per scherzo dopo un<br />

paio di aperitivi di troppo): una macchina fotografica Polaroid,<br />

una reflex da 35 mm, quattro videocamere con i cavalletti, un<br />

registratore audio e dei microfoni, un rivelatore di microonde,<br />

una bussola, occhiali a infrarossi, computer portatile e altri<br />

ammennicoli vari.<br />

Doveva fare le cose per bene. La caccia ai fantasmi non era<br />

cosa da dilettanti.<br />

Come c’era da aspettarsi, il suo direttore aveva protestato per il<br />

costo degli ultimi gadget che, a quanto pareva, erano essenziali in<br />

indagini del genere. La tecnologia progrediva rapidamente, e gli<br />

strumenti di ieri sembravano utensili dell’età della pietra, gli aveva<br />

spiegato Jeremy mentre fantasti-cava di prendere anche lo zaino<br />

con fucile laser usato da Bill Murray e Harold Ramis in


con fucile laser usato da Bill Murray e Harold Ramis in<br />

Ghostbusters. Gli sarebbe piaciuto vedere la faccia del direttore<br />

davanti a tale attrezzatura. Comunque, il ca-po aveva digrignato i<br />

denti come un coniglio fatto di anfetamine prima di decidersi a<br />

firmare l’auto-rizzazione per l’acquisto. E chissà come se la<br />

sarebbe presa se la storia fosse finita in televisione, anziché nella<br />

rubrica della sua rivista.<br />

Sorridendo all’idea, Jeremy girò la manopola della radio su<br />

diverse stazioni – che diffondevano musica rock, hip-hop,<br />

country, gospel – per sintonizzarsi infine su un canale locale che<br />

stava man-dando in onda un’intervista a due pescatori di sogliole<br />

che discutevano appassionatamente della necessità di abbassare<br />

il limite di peso degli esemplari che potevano essere catturati. Il<br />

conduttore, in apparenza straordinariamente interessato<br />

all’argomento, parlava con un forte accento del Sud. Seguirono<br />

le pubblicità di una mostra di armi e vecchie monete alla Loggia<br />

massonica di Grafton e gli aggiornamenti sui cambiamenti di<br />

squadra del circuito Nascar.<br />

Vicino a Greenville, il traffico aumentò mentre percorreva la<br />

tangenziale che passava nei pressi del campus della East<br />

Carolina University. Attraversò le acque ampie e limacciose del<br />

fiume Pamlico e svoltò su una superstrada rurale. Il nastro<br />

d’asfalto si stringeva a mano a mano che si addentra-va nella<br />

campagna, fiancheggiato da nudi campi invernali e da fitti boschi,<br />

con una fattoria isolata che spuntava qua e là. Una mezz’ora<br />

dopo si ritrovò nei pressi di Boone Creek.


dopo si ritrovò nei pressi di Boone Creek.<br />

Dopo il primo, e unico, semaforo il limite di velocità scendeva a<br />

quaranta all’ora e Jeremy rallentò, mentre si guardava intorno<br />

sgomento. A parte cinque o sei casette prefabbricate piazzate disordinatamente<br />

ai lati della strada, e un paio di incroci, l’insieme<br />

era dominato da due distributori di benzina fatiscenti e un<br />

gommista, con un’insegna posta in cima a una torre di pneumatici<br />

usati che sarebbe stata considerata ad alto rischio di incendio in<br />

qualunque altro posto. Un minuto dopo si ritrovò all’altro capo<br />

del paese, dove finiva il limite di velocità urbano. Accostò al<br />

ciglio della strada e si fermò.<br />

I casi erano due: o avevano messo delle fotografie di un’altra<br />

località sul sito web, oppure lui si era sbagliato. Consultò<br />

nuovamente la cartina stradale, ma sembrava che quella fosse<br />

proprio Boone Creek. Lanciò un’occhiata allo specchietto<br />

retrovisore, chiedendosi dove mai fossero nascoste le stradine<br />

tranquille e alberate. Le azzalee in fiore. Le donne carine con i<br />

vestiti di cotone.<br />

Mentre rifletteva, scorse la punta di un campanile bianco che<br />

faceva capolino appena sopra la linea degli alberi e decise di<br />

imboccare una delle traverse che aveva appena superato. Dopo<br />

una serie di curve il paesaggio cambiò di colpo e lui si ritrovò ad<br />

attraversare una cittadina decrepita che un tempo doveva essere<br />

stata attraente e pittoresca. Verande ornate da vasi di fiori e<br />

bandiere america-ne tentavano di rendere graziose casette


dall’intonaco scrostato e con i segni della muffa sotto le<br />

grondaie. I giardini erano ombreggiati da gigantesche magnolie,<br />

ma i cespugli di rododendri accura-17<br />

tamente potati mascheravano solo in parte le crepe nelle<br />

fondamenta. Eppure, l’atmosfera nel complesso era abbastanza<br />

accogliente. Alcune coppie di anziani in tuta, seduti sulle verande,<br />

scorgendolo alzarono il braccio in un cenno di saluto.<br />

Jeremy era perplesso, si chiedeva come mai quella gente<br />

l’avesse riconosciuto, ma dopo un po’<br />

si rese conto che lì c’era l’abitudine di salutare tutti quelli che<br />

passavano in macchina. Proseguendo da una via all’altra<br />

raggiunse infine la confluenza del torrente Boone con il fiume<br />

Pamlico, intorno a cui si era sviluppata la città. Il centro, che<br />

doveva essere stato prosperoso e vivace, aveva un’aria alquanto<br />

decadente. In mezzo ai negozi con le vetrine chiuse da assi<br />

inchiodate scorse un paio di ne-gozietti d’antiquariato, un bar,<br />

un’osteria chiamata Lookilu e un barbiere. Sembrava che gli<br />

affari non andassero troppo bene e che la maggior parte dei<br />

negozi ancora aperti stessero lottando per sopravvivere. L’unico<br />

segno di modernità erano le magliette dai colori sgargianti con la<br />

scritta SONO<br />

SOPRAVVISSUTO AI FANTASMI DI BOONE CREEK! in<br />

mostra nella vetrina di un emporio.


Il ristorante dove lavorava Doris McClellan non fu difficile da<br />

individuare. Si trovava verso la fine dell’isolato, in un edificio di<br />

fine secolo restaurato e tinteggiato di un bel rosa pesca. C’erano<br />

diverse auto posteggiate davanti, e dalle finestre si intravedevano<br />

i tavoli apparecchiati in sala e sulla veranda. Dato che erano tutti<br />

occupati, Jeremy decise di tornare più tardi per scambiare<br />

quattro chiacchiere con Doris.<br />

Prese mentalmente nota dell’ubicazione dell’agenzia di<br />

promozione turistica, che si trovava in un’anonima costruzione di<br />

mattoni un po’ più avanti, e poi tornò in direzione della<br />

superstrada.<br />

Giunto a una stazione di benzina, si fermò, si tolse gli occhiali da<br />

sole e abbassò il finestrino. Il benzinaio, un uomo di mezza età<br />

brizzolato con una tuta lurida e un berretto da baseball, si alzò<br />

lentamente dalla sedia e si incamminò verso l’auto, ruminando<br />

quello che probabilmente era tabacco da masticare.<br />

«Serve qualcosa?» Aveva un inconfondibile accento del Sud e i<br />

denti macchiati di marrone. Sul suo cartellino di riconoscimento<br />

c’era scritto TULLY.<br />

Jeremy gli chiese indicazioni per raggiungere il cimitero, ma<br />

invece di rispondergli, l’uomo lo scrutò attentamente.<br />

«Chi è morto?» chiese infine.


«Come, scusi?» domandò Jeremy allibito.<br />

«Va a un funerale, no?» ribatté il benzinaio.<br />

«No, volevo soltanto visitare il cimitero.»<br />

L’uomo annuì. «Sa, ha proprio l’aria di uno che deve andare a<br />

un funerale.»<br />

Jeremy si guardò i vestiti: giacca nera su dolcevita nero, jeans<br />

neri e scarpe Bruno Magli nere.<br />

Quel tipo aveva ragione.<br />

«È solo che mi piace il nero. Comunque, da che parte devo<br />

andare…»<br />

Il benzinaio sollevò la visiera del berretto e parlò lentamente.<br />

«Nemmeno a me piacciono i funerali. Mi fanno pensare che<br />

dovrei entrare in chiesa, una volta o l’altra, per sistemare le cose<br />

prima che sia troppo tardi. A lei è mai successo?»<br />

Jeremy non sapeva esattamente cosa rispondere. Non era una<br />

domanda che si sentiva rivolgere spesso, soprattutto in risposta a<br />

una richiesta di indicazioni stradali. «Non credo», dichiarò alla<br />

fine.<br />

Il benzinaio tirò fuori uno straccio dalla tasca e cominciò a


strofinarsi via il grasso dalle mani.<br />

«Lei non è di queste parti, vero? Ha un accento strano.»<br />

«New York», gli confermò Jeremy.<br />

«Ne ho sentito parlare, ma non ci sono mai stato», disse l’altro.<br />

Guardò la macchina. «È sua?»<br />

«No, l’ho presa a noleggio.»<br />

L’uomo annuì, restando in silenzio per un po’.<br />

«Senta, a proposito del cimitero», lo incalzò Jeremy, «può dirmi<br />

come ci arrivo?»<br />

«Direi di sì. Quale cerca?»<br />

«Mi pare si chiami Cedar Creek.»<br />

Il benzinaio lo guardò in modo strano. «Che cosa ci va a fare,<br />

laggiù? Non c’è niente da vedere.<br />

Ci sono cimiteri più belli dall’altra parte della città.»<br />

18<br />

«Veramente, mi interessa soltanto quello.»<br />

L’uomo non sembrava ascoltarlo. «Ha dei parenti lì?»


L’uomo non sembrava ascoltarlo. «Ha dei parenti lì?»<br />

«No.»<br />

«È uno di quei grandi speculatori del Nord? Magari ha in mente<br />

di costruire un complesso resi-denziale o un centro commerciale<br />

là sui terreni?»<br />

Jeremy scrollò la testa. «No. Veramente sono un giornalista.»<br />

«A mia moglie piacciono i centri commerciali. E anche i<br />

complessi residenziali. Potrebbe essere una buona idea.»<br />

«Ah», sospirò Jeremy, chiedendosi quanto tempo ancora<br />

sarebbe andata avanti la cosa. «Vorrei poterla aiutare, ma non è<br />

il mio campo.»<br />

«Deve fare benzina?» chiese l’uomo, spostandosi verso il retro<br />

della macchina.<br />

«No, grazie.»<br />

Il benzinaio aveva già svitato il tappo del serbatoio. «Normale o<br />

super?»<br />

Jeremy si agitò sul sedile e poi si disse che a quell’uomo poteva<br />

far comodo un cliente. «Normale, credo.»<br />

Dopo aver azionato la pompa, il benzinaio si tolse il berretto e si


passò una mano tra i capelli mentre tornava verso il finestrino.<br />

«Se ha qualche problema con la macchina, passi pure di qui.<br />

Riparo entrambi i tipi, e a un buon prezzo.»»<br />

«Entrambi i tipi?» Jeremy non capiva.<br />

«Straniere e nazionali», rispose l’uomo. «Che cosa credeva?»<br />

Senza aspettare risposta, scosse la testa, come se quel cliente<br />

fosse un idiota. «A proposito, mi chiamo Tully. E lei?»<br />

«Jeremy Marsh.»<br />

«È un commercialista?»<br />

«Un giornalista.»<br />

«Non abbiamo commercialisti in città. Però c’è qualcuno a<br />

Greenville.»<br />

«Ah», commentò Jeremy senza preoccuparsi di correggerlo.<br />

«Senta, per il cimitero, allora…»<br />

Tully si strofinò il naso e lanciò un’occhiata alla strada prima di<br />

tornare a fissarlo. «Senta, a quest’ora non vedrà niente. I<br />

fantasmi non escono prima di sera, se è qui per questo.»<br />

«Come, scusi?»


«Se non ha parenti al cimitero, allora dev’essere qui per i<br />

fantasmi, giusto?»<br />

«Lei ha sentito parlare dei fantasmi?»<br />

«Certo. Li ho anche visti con i miei occhi. Ma per i biglietti deve<br />

andare all’agenzia turistica.»<br />

«Ci vuole il biglietto?»<br />

«Le pare che si possa entrare così in casa degli altri?»<br />

Jeremy impiegò qualche istante a seguire il filo del ragionamento.<br />

«Ah, giusto», disse infine. «Il giro delle dimore storiche e del<br />

cimitero infestato, giusto?»<br />

Tully lo fissò come se fosse l’individuo più ottuso mai comparso<br />

sulla faccia della Terra. «Naturale che parliamo del giro», disse.<br />

«Che cosa credeva?»<br />

«Non so», ribatté Jeremy. «Ma se mi dice come arrivarci…»<br />

Tully scrollò il capo. «E va bene, va bene», rispose, come se<br />

all’improvviso si fosse spazientito.<br />

Alzò un dito per indicare la direzione.<br />

«Quello che deve fare è tornare in centro e seguire la strada


«Quello che deve fare è tornare in centro e seguire la strada<br />

principale verso nord fino a raggiungere l’incrocio a circa sei<br />

chilometri fuori dalla città. Svolta a destra e continua fino alla<br />

bifor-cazione, e poi segue la strada che passa dalla casa di<br />

Wilson Tanner. Svolta di nuovo a sinistra dove c’era lo<br />

sfasciacarrozze, prosegue diritto per un po’ e si trova davanti il<br />

cimitero.»<br />

Jeremy annuì. «Grazie», disse.<br />

«Sicuro di aver capito?»<br />

«Biforcazione, casa di Wilson Tanner, ex sfasciacarrozze», recitò<br />

a memoria. «Grazie ancora dell’aiuto.»<br />

«Si figuri, è stato un piacere. Sono sette dollari e quarantanove<br />

centesimi.»<br />

19<br />

«Accetta carte di credito?»<br />

«No, non mi sono mai piaciute. Non mi va che il governo sappia<br />

tutto quello che faccio. Non sono affari degli altri.»<br />

«In effetti, è un problema», replicò Jeremy tirando fuori il<br />

portafoglio. «Ho sentito che il governo ha spie dappertutto.»<br />

Tully annuì con aria d’intesa. «Scommetto che per voi<br />

commercialisti è ancora peggio. Mi ricordo che quando…»


commercialisti è ancora peggio. Mi ricordo che quando…»<br />

Nei quindici minuti successivi Tully continuò a parlare<br />

ininterrottamente. Jeremy fu informato sui capricci del tempo, gli<br />

assurdi decreti del governo, e sul fatto che Wyatt – l’altro<br />

benzinaio – lo avrebbe imbrogliato se fosse andato da lui a fare il<br />

pieno, dal momento che manometteva il contato-re delle pompe<br />

non appena l’autocisterna si allontanava. Ma soprattutto, venne a<br />

sapere dei problemi fiscali dell’uomo che – ostinandosi a<br />

considerarlo un commercialista – chiedeva la sua opinione sulle<br />

varie deduzioni e detrazioni.<br />

Tully aveva già avuto il tempo di rimpirsi la guancia un paio di<br />

volte con il tabacco, quando finalmente fu interrotto dall’arrivo di<br />

una macchina che si fermò sull’altro lato del distributore.<br />

L’autista sollevò il cofano e lui diede un’occhiata al motore prima<br />

di toccare alcuni cavi e sputare per terra. Poi dichiarò che il<br />

guasto si poteva aggiustare, ma che essendo molto occupato, ci<br />

sarebbe voluta almeno una settimana. L’altro non sembrava<br />

avere fretta e, come se niente fosse, i due si misero a<br />

chiacchierare a proposito della signora Dungeness e di un<br />

opossum che era entrato nella sua cucina la notte prima<br />

mangiando tutto quello che c’era nella fruttiera.<br />

Jeremy ne approfittò per allontanarsi. Si fermò al supermercato a<br />

comprare una cartina del luogo e una serie di cartoline che<br />

raffiguravano le bellezze di Boone Creek, e in breve si ritrovò<br />

sulla strada sinuosa che conduceva fuori città. Come per magia,


sulla strada sinuosa che conduceva fuori città. Come per magia,<br />

riuscì a trovare sia l’incrocio sia la bifor-cazione, ma purtroppo<br />

mancò la casa di Wilson Tanner. Facendo un po’ di retromarcia,<br />

raggiunse infine una stradina sterrata quasi completamente<br />

nascosta dalla fitta vegetazione.<br />

Dopo averla imboccata avanzò con cautela tra le buche finché il<br />

bosco cominciò a diradarsi. Superò un cartello che segnalava<br />

Riker’s Hill – dove c’era stata una battaglia durante la Guerra<br />

Civile<br />

– e qualche istante più tardi si fermò davanti al cancello del<br />

cimitero di Cedar Creek. Sullo sfondo si «elevava» l’altura di<br />

una collina solitaria che sembrava l’unica in quella parte dello<br />

stato, dato che per il resto i dintorni erano piatti come le sogliole<br />

di cui Jeremy aveva sentito parlare alla radio.<br />

Delimitato da colonnine di mattoni e da un’inferriata arrugginita, il<br />

cimitero era adagiato in un lieve avvallamento e dava<br />

l’impressione di essere sul punto di sprofondare. Il campo era<br />

ombreg-giato da grandi querce coperte di rampicanti, su cui<br />

dominava un’enorme magnolia centrale. Dal tronco massiccio<br />

spuntavano radici aeree che si protendevano sopra il terreno<br />

come lunghe dita ar-tritiche.<br />

Se un tempo quello era stato un luogo pieno di pace per l’eterno<br />

riposo, ora aveva l’aria decisamente trascurata. Il vialetto di<br />

ghiaia che partiva dal cancello principale era pieno di buche e


coperto da un manto di foglie. Sulle rade macchie di erba<br />

spontanea c’erano rami caduti sparsi un po’ ovunque e il terreno<br />

irregolare ricordava la superficie ondulata del mare. Vicino alle<br />

lapidi, quasi tutte sbrecciate, erano spuntate le erbacce.<br />

Tully aveva ragione, si disse Jeremy. Non c’era molto da vedere<br />

lì. Ma come cimitero infestato dagli spiriti era perfetto. E<br />

soprattutto telegenico. Sorrise. Sembrava un fondale disegnato a<br />

Hollywood.<br />

Scese dall’auto e si sgranchì le gambe prima di tirare fuori dal<br />

bagagliaio la macchina fotografica. L’aria era pungente, ma non<br />

gelida come a New York, e lui inspirò a fondo un gradevole<br />

odore di resina e di erba medica. Il cielo ora era solcato da<br />

cumuli e un falco solitario volteggiava in lontananza. Il pendio di<br />

Riker’s Hill era punteggiato di pini e nei campi che si<br />

estendevano alla sua base c’era un capannone per il tabacco<br />

abbandonato. Con il tetto di metallo semidistrutto, era inclinato<br />

di lato e sembrava pronto a crollare al primo alito di vento.<br />

Intorno, non c’erano altri segni di civiltà.<br />

20<br />

Jeremy spinse il cancello arrugginito che cigolò sui cardini e si<br />

avventurò lungo il vialetto.<br />

Guardò le lapidi e fu sorpreso dalla mancanza di iscrizioni, ma<br />

poi si rese conto che dovevano essere state dilavate dagli agenti


poi si rese conto che dovevano essere state dilavate dagli agenti<br />

atmosferici. Le poche ancora decifrabili risalivano al Settecento.<br />

Poco più avanti sorgeva una cappella funeraria diroccata e molti<br />

altri monumenti funebri erano danneg-giati o in rovina. Lui non vi<br />

scorse segno di atti di vandalismo, ma solo la decadenza naturale<br />

delle cose. Sembrava che nessuno fosse più stato sepolto lì da<br />

decenni, il che spiegava lo stato di abban-dono.<br />

Si fermò all’ombra della magnolia, chiedendosi che aspetto<br />

avrebbe avuto quel luogo in una notte di nebbia. Probabilmente<br />

sinistro, si disse, il che avrebbe potuto far galoppare<br />

l’immaginazione di una persona impressionabile. Ma se davvero<br />

c’erano delle luci inspiegabili, da dove venivano?<br />

Forse i «fantasmi» non erano altro che un riflesso dovuto alle<br />

particelle d’acqua che componevano la nebbia, però non<br />

c’erano lampioni o altre fonti di illiminazione artificiale che<br />

potessero giustifi-care il fenomeno. Un’altra causa avrebbero<br />

potuto essere i fari delle automobili, ma nelle vicinanze c’era solo<br />

la strada di campagna da cui lui era arrivato e la gente avrebbe<br />

già da tempo collegato le due cose.<br />

Decise che doveva trovare una buona carta topografica della<br />

zona, oltre alla cartina stradale che aveva appena acquistato.<br />

Magari avrebbe fatto un salto alla biblioteca civica, anche per<br />

approfondire la storia del cimitero e della cittadina. Voleva<br />

sapere quando erano state viste le luci per la prima volta, il che<br />

avrebbe potuto fornirgli qualche indizio per scoprirne l’origine.


Ovviamente, avrebbe pure dovuto trascorrere un paio di nottate<br />

in quel lugubre cimitero, sempre ammesso che la nebbia fosse<br />

disposta a collaborare.<br />

Si aggirò per i vialetti secondari scattando qua e là foto che gli<br />

sarebbero servite da raffronto con altre, più vecchie, del<br />

cimitero. Voleva verificare com’era cambiato nel tempo, e<br />

cercare di capire quando – o perché – era stato abbandonato.<br />

Fotografò anche la magnolia. Era la più grande che avesse mai<br />

visto. Aveva il tronco scuro e rugoso, e quei rami bassi che<br />

sarebbero stati una pacchia per lui e i suoi fratelli, da piccoli. Vi<br />

si sarebbero arrampicati per ore, se non fossero stati circondati<br />

da defunti, naturalmente.<br />

Mentre riguardava le immagini digitali per accertarsi che fossero<br />

sufficienti, colse un movimento con la coda dell’occhio.<br />

Alzò la testa e vide una donna che avanzava verso di lui. Portava<br />

jeans, stivali e un maglione azzurro in tinta con la borsa di tela;<br />

aveva i capelli castani che le sfioravano le spalle. La carnagione,<br />

leggermente olivastra, le rendeva superfluo il trucco; ma fu il<br />

colore degli occhi ad attirare più di tutto la sua attenzione; a<br />

distanza, sembravano quasi violetti. Chiunque fosse, aveva<br />

parcheggiato la macchina proprio dietro la sua.<br />

Per un attimo Jeremy si chiese se la donna intendesse chiedergli<br />

di andarsene. Forse il cimitero era pericolante e chiuso al<br />

pubblico. O forse il suo arrivo proprio in quel momento era una


pubblico. O forse il suo arrivo proprio in quel momento era una<br />

semplice coincidenza.<br />

Lei intanto continuava ad avvicinarsi.<br />

A pensarci bene, era una coincidenza piuttosto attraente, si disse<br />

Jeremy. Raddrizzò la schiena e infilò la macchina fotografica nella<br />

custodia. Poi le rivolse un sorriso smagliante.<br />

«Salve», disse.<br />

Al suo saluto, la donna rallentò l’andatura, come se lo avesse<br />

notato solo in quel momento. Aveva un’espressione divertita, e<br />

lui si aspettava quasi che si fermasse. Invece, mentre lo superava<br />

decisa, gli parve addirittura di udire una risata.<br />

Fissandola in silenzio in segno di aperto apprezzamento, Jeremy<br />

la guardò proseguire imperter-rita e, prima di riuscire a<br />

trattenersi, fece un passo nella sua direzione.<br />

«Ehi!» la chiamò.<br />

A quel punto lei si voltò, ma continuò a camminare all’indietro, la<br />

testa piegata di lato con aria interrogativa. Jeremy vide di nuovo<br />

quell’espressione divertita sul suo viso.<br />

«Sa, non dovrebbe fissare la gente in quel modo», gli disse lei.<br />

«Alle donne piacciono gli uomini che sanno essere discreti.»


21<br />

Si girò di nuovo, si sistemò la borsa sulla spalla e proseguì<br />

spedita. Da lontano lui la sentì ridere ancora.<br />

Jeremy rimase lì a bocca aperta, una volta tanto a corto di<br />

battute.<br />

Aveva capito, lei non era interessata. Niente di grave. Tuttavia,<br />

la maggior parte delle persone avrebbe risposto al suo saluto.<br />

Magari non farlo era un’abitudine del Sud, si disse. O forse era<br />

stufa degli uomini che la fermavano in continuazione. Oppure,<br />

non voleva essere disturbata mentre…<br />

mentre…<br />

Mentre faceva che cosa?<br />

Eh, già, sospirò Jeremy, era proprio quello il problema del<br />

giornalismo. Lo aveva reso troppo curioso. In realtà, non erano<br />

fatti suoi. E poi, si ricordò che si trovava in un cimitero.<br />

Probabilmente lei era venuta a visitare la tomba di qualche<br />

parente. È quello che faceva la gente normalmente, giusto?<br />

Aggrottò la fronte. L’unica differenza era che normalmente i<br />

cimiteri erano ben tenuti, mentre quello aveva l’aspetto di San<br />

Francisco dopo il terremoto del 1906. Avrebbe potuto seguirla,<br />

per vedere che cosa stava combinando, ma aveva un’esperienza<br />

sufficiente con le donne per sapere che spiare era considerato


molto peggio che fissare. E lei non sembrava aver gradito il suo<br />

sguardo di ammirazione.<br />

Jeremy si sforzò di non seguirla con gli occhi mentre scompariva<br />

dietro una quercia, la borsa di tela che dondolava a ogni suo<br />

passo aggraziato.<br />

Solo allora riuscì a ricordarsi che non era il momento di pensare<br />

alle belle ragazze. Aveva un lavoro da svolgere ed era in ballo il<br />

suo futuro. Soldi, successo, televisione… Bene, e adesso?<br />

Aveva visto il cimitero, tanto valeva dare un’occhiata anche ai<br />

dintorni. Così, per farsi un’idea del luogo.<br />

Tornò verso la macchina e salì, compiaciuto di non aver lanciato<br />

nemmeno un’occhiata alle sue spalle per vedere se lei lo stesse<br />

osservando. Era un gioco tra loro due. Ovviamente, ciò<br />

presuppo-neva che le interessasse quello che lui stava facendo,<br />

cosa di cui non era affatto sicuro.<br />

Un rapido sguardo dal suo posto al volante gli confermò quel<br />

sospetto.<br />

Accese il motore e partì lentamente sforzandosi di concentrarsi<br />

sulla guida. Proseguì lungo la strada per vedere se più avanti ci<br />

fossero altri incroci, e intanto cercava con gli occhi eventuali<br />

mulini a vento o tetti metallici di capannoni. Niente. E non c’era<br />

neppure una fattoria.


Fece inversione e ripercorse la strada alla ricerca di un bivio che<br />

lo portasse in cima a Riker’s Hill, ma anche stavolta senza<br />

successo. Mentre tornava in vista del cimitero si domandò a chi<br />

appar-tenessero i campi circostanti in la collina, se si trattasse di<br />

suolo pubblico o privato. L’ufficio del registro locale gli avrebbe<br />

fornito le informazioni che gli servivano. Il giornalista dall’occhio<br />

acuto che era in lui notò che la macchina della donna era sparita<br />

e questo gli provocò una lieve fitta di delusione, inspiegabile<br />

quanto fugace.<br />

Guardò l’ora. Erano passate da poco le due e ormai<br />

probabilmente il ristorante si stava svuotan-do. Sarebbe passato<br />

a fare quattro chiacchiere con Doris. Forse lei avrebbe potuto<br />

«illuminarlo» sull’argomento.<br />

Abbozzò un sorriso per la sua battuta e si chiese se la donna del<br />

cimitero l’avrebbe trovata divertente.<br />

22


3<br />

Quando Jeremy raggiunse l’ Herbs, c’erano pochi tavoli sulla<br />

veranda ancora occupati. Mentre saliva i gradini d’ingresso tutti i<br />

commensali si azzittirono e si voltarono a guardarlo. Lo fissavano<br />

in sielnzio, con le mandibole che continuavano a ruminare e<br />

l’espressione curiosa delle mucche al pascolo. Lui li salutò con la<br />

mano e un cenno del capo, come aveva visto fare dai vecchi del<br />

posto.<br />

Poi si tolse gli occhiali da sole e aprì la porta. All’interno, i<br />

tavolini quadrati erano sistemati nelle due stanze principali<br />

dell’edificio, separate da una scala. Sulle pareti color pesca<br />

risaltavano delle decorazioni, che davano al locale un aspetto<br />

accogliente e campagnolo. Sul retro, si scorgeva un angolo della<br />

cucina.<br />

Di nuovo quelle espressioni da mucca al suo passaggio. La<br />

conversazione cessò. Gli sguardi lo seguirono. Al suo cenno del<br />

capo e della mano, gli occhi si abbassarono e il mormorio delle<br />

voci riprese. Evidentemente quel saluto funzionava un po’ come<br />

una bacchetta magica, si disse Jeremy.<br />

Mentre era lì in piedi a giocherellare con gli occhiali, una<br />

cameriera uscì dalla cucina. Era una venticinquenne alta e magra<br />

dal viso aperto e solare.


«Siediti pure dove ti pare, tesoro», cinguettò. «Sarò da te fra un<br />

minuto.»<br />

Dopo essersi accomodato a un tavolo vicino alla finestra,<br />

osservò la cameriera che si avvicinava. Il suo cartellino la<br />

identificava come RACHEL. Ce l’avevano tutti quelli che<br />

lavoravano in città?<br />

si chiese Jeremy. Forse era un’altra regola. Come quella del<br />

saluto.<br />

«Che cosa vuoi da bere?»<br />

«Potrei avere un cappuccino?» azzardò lui.<br />

«No, mi spiace. Però abbiamo del caffè.»<br />

Jeremy sorrise. «Un caffè va bene.»<br />

«Perfetto. Il menù è sul tavolo, se vuoi ordinare da mangiare.»<br />

«Veramente, mi chiedevo se Doris McClellan fosse qui.»<br />

«Oh, è in cucina», rispose Rachel allegramente. «Vuoi che te la<br />

chiami?»<br />

«Se non ti è di troppo disturbo.»<br />

Lei sorrise. «Ma figurati.»


Lei sorrise. «Ma figurati.»<br />

La osservò tornare verso la cucina e aprire la porta a battente.<br />

Un attimo dopo comparve una donna che lui immaginò essere<br />

Doris. Era il contrario di Rachel: bassa e tozza, con radi capelli<br />

bianchi, indossava un grembiule, ma senza cartellino, sopra un<br />

vestito a fiori. Doveva avere una sessantina d’anni. Si fermò<br />

davanti al suo tavolo, si mise le mani sui fianchi e sorrise.<br />

«Beene», disse, allungando le vocali. «Lei dev’essere Jeremy<br />

Marsh.»<br />

Lui sbatté gli occhi. «Mi conosce?»<br />

23<br />

«Ma certo. L’ho vista venerdì scorso a Primatime Live.<br />

Immagino che abbia ricevuto la mia lettera.»<br />

«Infatti, grazie.»<br />

«Ed è venuto a Boone Creek per scrivere un articolo sui<br />

fantasmi?»<br />

Jeremy alzò le mani. «Così pare.»<br />

«Chessorpresa», disse lei tutto d’un fiato. «Perché non mi ha<br />

avvertito del suo arrivo?»


«In effetti, mi piace cogliere le persone di sorpresa. A volte<br />

rende più facile ottenere da loro informazioni precise.»<br />

«Chessorpresa», ripeté lei. Passato lo stupore iniziale, scostò una<br />

sedia. «Le spiace se mi siedo al suo tavolo? Penso sia venuto qui<br />

per parlare.»<br />

«Non vorrei farle passare dei guai con il suo capo, distraendola<br />

in orario di lavoro.»<br />

Doris si guardò alle spalle ed esclamò: «Ehi, Rachel, secondo te<br />

il capo se la prenderà se mi siedo un attimo? Questo signore<br />

vuole parlare con me».<br />

La ragazza fece capolino oltre la porta della cucina, con in mano<br />

una caffettiera.<br />

«No, non credo che se la prenderà», rispose. «Le piace molto<br />

parlare. Soprattutto con un uomo così attraente.»<br />

Doris si voltò. «Visto? Nessun problema.»<br />

Jeremy sorrise. «Dev’essere un bel posto dove lavorare.»<br />

«Infatti.»<br />

«Deduco che il capo qui è lei.»<br />

«Colpevole», rispose Doris, e gli occhi le lampeggiarono


lusingati.<br />

«Da quanti anni è in attività?»<br />

«Quasi trenta, ormai. Colazione e pranzo. Servivamo cibi sani<br />

molto prima che diventassero di moda, e abbiamo le migliori<br />

omelette della zona. Non le trova così neanche al Raleigh.» Si<br />

sporse in avanti. «Ha appetito? Dovrebbe provare uno dei nostri<br />

panini. Tutti ingredienti freschi, facciamo persino il pane in casa.<br />

Dal suo aspetto, direi che le farebbe bene mangiare un<br />

boccone…» Lo osservò attentamente. «Scommetto che le piace<br />

il panino al tonno con il pesto. Comprende insalatina, pomodori,<br />

cetrioli, e la ricetta del pesto è mia.»<br />

«Veramente non ho molta fame.»<br />

Arrivò Rachel con due tazze di caffè.<br />

«Come preferisce… ma quando devo raccontare una storia, mi<br />

piace farlo davanti a un buon pasto. E in genere tendo a<br />

dilungarmi parecchio.»<br />

Jeremy capitolò. «Il pollo al pesto mi sembra un’ottima idea.»<br />

Doris sorrise. «Puoi portarci due Albemarle, Rachel?»<br />

«Certo», rispose la cameriera, lanciando a lui un’occhiata piena<br />

di apprezzamento. «A proposito, chi è il tuo amico? Non l’ho


mai visto da queste parti.»<br />

«Si chiama Jeremy Marsh», rispose Doris. «È un famoso<br />

giornalista che vuole scrivere un articolo sulla nostra bella<br />

cittadina.»<br />

«Davvero?» chiese Rachel mostrandosi interessata.<br />

«Sì», confermò Jeremy.<br />

«Oh, grazie al cielo», esclamò lei strizzando l’occhio. «Per un<br />

attimo ho pensato che fosse venuto per un funerale.»<br />

Jeremy rimase a bocca aperta mentre la ragazza si allontanava.<br />

Doris rise. «Tully è passato di qua dopo che lei gli aveva chiesto<br />

informazioni per raggiungere il cimitero», spiegò. «Evidentemente<br />

doveva aver capito che io c’entravo con il suo arrivo, e voleva<br />

accertarsene. In ogni caso, ci ha ripetuto tutta la conversazione<br />

avvenuta tra di voi, e Rachel non sa proprio resistere alla<br />

tentazione di fare una battuta.»<br />

«Ah», disse Jeremy.<br />

Doris si sporse in avanti. «Scommetto che Tully l’ha rintronata di<br />

chiacchere.»<br />

«Un pochino.»


24<br />

«Quell’uomo parlerebbe con una scatola da scarpe se non ci<br />

fosse nessuno ad ascoltarlo. Non so come abbia fatto sua moglie<br />

Bonnie a sopportarlo. Ma dodici anni fa è diventata sorda,<br />

perciò lui adesso si sfoga con i clienti. Non c’è niente da fare,<br />

quando ci si ferma al suo distributore bisogna stare ad ascoltarlo.<br />

Ieri mi è toccato mandarlo via da qui a forza. Non riesco a<br />

combinare niente se mi sta tra i piedi.»<br />

Jeremy sollevò la tazza di caffè. «La moglie è diventata sorda?»<br />

«Secondo me, il buon Dio si è reso conto che aveva sofferto<br />

abbastanza. Quella donna è una santa.»<br />

Lui rise e bevve un sorso. «Come mai Tully ha pensato che fosse<br />

stata lei a contattarmi?»<br />

«Tutte le volte che qui succede qualcosa di insolito, la colpa<br />

ricade su di me. Forse dipende dal fatto che sono la sensitiva<br />

della città.»<br />

Jeremy la guardò in silenzio e Doris sorrise.<br />

«Mi pare di capire che non crede ai sensitivi», osservò.<br />

«Infatti.»<br />

La donna si stropicciò il grembiule. «Be’, in genere non ci credo


La donna si stropicciò il grembiule. «Be’, in genere non ci credo<br />

neanch’io. Nella maggior parte dei casi si tratta di imbroglioni.<br />

Ma esiste qualcuno che possiede delle doti.»<br />

«Allora… lei è in grado di leggermi nel pensiero?»<br />

«No, non faccio niente del genere», replicò Doris scrollando il<br />

capo. «Almeno di solito. Ho un ottimo intuito riguardo alla gente,<br />

ma la lettura del pensiero era più una facoltà di mia madre.<br />

Nessuno poteva nasconderle niente. Sapeva persino in anticipo<br />

che cosa le avrei regalato per il compleanno, e questo rovinava<br />

gran parte del divertimento. Il mio dono è diverso: sono una<br />

rabdomante. E<br />

riesco anche a indovinare il sesso di un bambino prima che<br />

nasca.»<br />

«Capisco.»<br />

Doris lo guardò intensamente. «Lei non è convinto.»<br />

«D’accordo, ammettiamo che lei sia una rabdomante. Ciò<br />

significa che è in grado di trovare l’acqua e di dirmi dove devo<br />

scavare un pozzo.»<br />

«Esatto.»<br />

«E se le chiedessi di sottoporsi a una prova, controllata<br />

scientificamente, sotto scrupolosa super-visione…»


scientificamente, sotto scrupolosa super-visione…»<br />

«Potrebbe controllare lei stesso e, anche se dovesse riempirmi di<br />

aggeggi come un albero di Natale per essere sicuro che non la<br />

sto imbrogliando, per me non ci sarebbero problemi.»<br />

«Capisco», ripeté Jeremy, pensando a Uri Geller. Quell’uomo<br />

era così sicuro dei propri poteri di telecinesi da presentarsi in una<br />

trasmissione inglese in diretta, nel 1973, davanti a un pubblico in<br />

cui c’erano numerosi scienziati. Si era messo un cucchiaio in<br />

equilibrio sul dito e le due estremità della posata avevano<br />

cominciato a curvarsi verso il basso sotto gli sguardi attoniti dei<br />

presenti. Solo parecchio tempo dopo era saltato fuori che, prima<br />

di entrare in studio, aveva piegato più volte il cucchiaio per<br />

indebolire il metallo.<br />

Doris sembrava avergli letto nel pensiero.<br />

«Senta che cosa le dico… può mettermi alla prova quando e<br />

come vuole. Ma non è venuto qui per questo. Lei desidera<br />

conoscere la storia dei fantasmi, giusto?»<br />

«Ha ragione», confermò Jeremy, contento di essere finalmente<br />

arrivato al punto. «Le spiace se registro la sua testimonianza?»<br />

«Faccia pure.»<br />

Lui infilò la mano in tasca e ne estrasse un registratore portatile.<br />

Lo appoggiò sul tavolo e schiacciò il pulsante di avvio.


Lo appoggiò sul tavolo e schiacciò il pulsante di avvio.<br />

Doris bevve un sorso di caffè prima di cominciare. «Bene, la<br />

storia risale all’ultimo decennio dell’Ottocento. All’epoca, in<br />

questa città esisteva ancora la schiavitù e la maggior parte dei<br />

negri viveva in un luogo chiamato Watts Landing. Non resta più<br />

nulla di quel villaggio, a causa di Hazel, ma allora…»<br />

«Mi scusi… Hazel?»<br />

25<br />

«L’uragano del 1954. Si abbatté sulla costa vicino al confine del<br />

South Carolina. Sommerse gran parte di Boone Creek, e quello<br />

che rimaneva di Watts Landing venne spazzato via.»<br />

«Ho capito. Vada pure avanti.»<br />

«Dunque, come stavo dicendo il villaggio non esiste più, ma<br />

intorno alla fine del secolo era abitato da circa trecento persone.<br />

La maggior parte di loro discendeva dagli schiavi arrivati qui dal<br />

South Carolina durante la Guerra di Aggressione nordista, quella<br />

che voi chiamate Guerra Civile.»<br />

Strizzò l’occhio e Jeremy sorrise.<br />

«Poi arrivò la Union Pacific per costruire la ferrovia che avrebbe<br />

dato un grande impulso econo-mico alla zona. Almeno, così<br />

dicevano. La linea ferroviaria doveva passare esattamente in


mezzo al cimitero dei neri. Bene, a capo di quella comunità c’era<br />

una donna che si chiamava Hettie Doubilet.<br />

Veniva dai Caraibi, non so da quale isola, e quando venne a<br />

sapere che avrebbero dovuto dissotter-rare i corpi e trasferirli<br />

altrove, rimase sconvolta e cercò di convincere le autorità a<br />

cambiare il tracciato. I funzionari della contea, tuttavia, non ci<br />

pensavano minimamente e non le promisero neppure di esporre<br />

le sue ragioni.»<br />

In quel momento arrivò Rachel con i panini. Posò i due piatti sul<br />

tavolo.<br />

«Lo provi», lo invitò Doris. «Lei è tutto pelle e ossa.»<br />

Jeremy afferrò il panino e lo assaggiò. Era buonissimo. Diede un<br />

altro morso e Doris sorrise.<br />

«Meglio di quello che si mangia a New York, vero?»<br />

«Senza dubbio. I miei complimenti al cuoco.»<br />

Doris gli lanciò un’occhiata quasi civettuola. «Lei è un vero<br />

gentiluomo, signor Marsh», disse e Jeremy venne colpito dal<br />

pensiero che, da giovane, quella donna doveva aver spezzato<br />

diversi cuori.<br />

«A quel tempo, molti qui erano razzisti», riprese a raccontare lei.<br />

«Alcuni lo sono ancora, però adesso si tratta di una minoranza.


«Alcuni lo sono ancora, però adesso si tratta di una minoranza.<br />

Dato che viene dal Nord, probabilmente penserà che io stia<br />

men-tendo, ma non è così.»<br />

«Le credo.»<br />

«Non è vero. Nessuno di voi del Nord ci crede, ma non<br />

importa. Tornando alla nostra storia, Hettie Doubilet era infuriata<br />

con i funzionari della contea e la leggenda dice che, quando le<br />

vietaro-no l’ingresso nell’ufficio del sindaco, lei lanciò una<br />

maledizione su noi bianchi. Annunciò che, se le tombe dei suoi<br />

antenati fossero state profanate, anche a quelle dei nostri<br />

sarebbe toccata la stessa sorte. Gli spiriti dei neri avrebbero<br />

vagato per la Terra cercando di tornare al loro luogo originario<br />

di eterno riposo e, lungo il cammino, avrebbero calpestato<br />

Cedar Creek; alla fine l’intero cimitero sarebbe sprofondato.<br />

Ovviamente, quel giorno nessuno le prestò ascolto.»<br />

Doris addentò il panino. «Bene, per farla breve, i neri spostarono<br />

i corpi in un altro cimitero, la ferrovia venne costruita e in seguito,<br />

proprio come aveva detto Hettie, il cimitero di Cedar Creek<br />

cominciò ad avere dei problemi. Dapprima ci furono solo delle<br />

lapidi spezzate, come se fosse opera di qualche vandalo. Le<br />

autorità, convinti che i responsabili fossero i seguaci di Hettie,<br />

misero delle guardie all’ingresso. Ma gli incidenti continuarono a<br />

verificarsi, nonostante la presenza delle guardie. E con il passare<br />

degli anni le cose peggiorarono. Lei c’è stato, giusto?»


Jeremy annuì.<br />

«Ha visto quello sfacelo, allora. Sembra che il terreno stia<br />

cedendo, proprio come aveva predet-to Hettie. Dopo qualche<br />

anno cominciarono a comparire anche le luci. E da allora la gente<br />

ha creduto che si trattasse degli spiriti degli schiavi che<br />

attraversavano il cimitero.»<br />

«Oggi Cedar Creek non viene più utilizzato?»<br />

«No, venne abbandonato definitivamente intorno al 1970, ma già<br />

prima molti preferivano far seppellire altrove i loro cari. Adesso il<br />

cimitero è di proprietà della contea, e nessuno si occupa più<br />

della manutenzione.»<br />

«Sono mai state condotte indagini per scoprire la causa del<br />

presunto affondamento?»<br />

«Non ne sono sicura, ma credo di sì. Un sacco di gente ricca<br />

aveva dei parenti sepolti lì e l’ultima cosa che volevano era che la<br />

tomba dei nonni venisse inghiottita dalla terra. Ho sentito dire che<br />

sono arrivati degli esperti da Raleigh per studiare il fenomeno.»<br />

«Si riferisce agli studenti della Duke?»<br />

26<br />

«Oh no, non loro, tesoro. Quelli erano soltanto dei ragazzi e


sono venuti qui l’anno scorso. No, parlo di molto tempo fa.<br />

All’incirca quando è iniziato lo sprofondamento.»<br />

«Però non sa che cosa scoprirono.»<br />

«No, mi spiace.» Fece una pausa e nei suoi occhi si accese una<br />

luce maliziosa. «Ma penso di avere una spiegazione abbastanza<br />

plausibile.»<br />

Jeremy la guardò. «E sarebbe?»<br />

«L’acqua», rispose lei semplicemente.<br />

«Perché è convinta che sia quella la ragione?»<br />

«Non dimentichi che sono una rabdomante. Sento dov’è<br />

l’acqua. E le dico che il terreno lì sta sprofondando a causa<br />

dell’acqua presente nel sottosuolo. Ne sono sicura.»<br />

«Non lo metto in dubbio», commentò Jeremy.<br />

Doris scoppiò a ridere. «Lei è impagabile, signor Marsh. Lo sa<br />

che la sua faccia assume un’espressione serissima quando<br />

qualcuno le dice qualcosa a cui lei non vuole credere?»<br />

«Davvero?»<br />

«Le assicuro che è così. E io lo trovo carino. Mia madre non<br />

avrebbe avuto difficoltà con lei. È


così facile capire ciò che pensa.»<br />

«Se è vero, mi dica che cosa sto pensando in questo momento.»<br />

Doris esitò. «Ecco, come sa, le mie doti sono altre. E poi, non<br />

voglio spaventarla.»<br />

«Avanti, mi spaventi pure.»<br />

«E va bene.» Gli lanciò un’occhiata penetrante. «Allora,<br />

proviamo. Ma si ricordi che io non ho il dono di leggere nel<br />

pensiero. Mi capita di avvertire… delle sensazioni, di tanto in<br />

tanto, e solo se si tratta di emozioni molto forti.»<br />

«Ho capito», disse Jeremy stando al gioco. «Ma vorrei farle<br />

notare che si sta cautelando.»<br />

«Adesso la smetta.» Doris gli prese le mani. «Posso?»<br />

Jeremy annuì. «Prego.»<br />

«Ora si concentri su qualcosa di molto personale di cui io non<br />

posso essere a conoscenza.»<br />

«Va bene.»<br />

Lei gli strinse le mani. «Sia serio. Finora ha soltanto giocato con<br />

me.»


me.»<br />

«D’accordo», rispose lui. «Penserò a qualcosa di personale.»<br />

Jeremy chiuse gli occhi. Pensò al motivo per cui Maria alla fine lo<br />

aveva lasciato e, per un minuto o due, Doris non disse niente. Si<br />

limitò a rimanere lì a fissarlo in silenzio, come se volesse in-durlo<br />

a fornirle qualche elemento su cui lavorare.<br />

Lui aveva già fatto quell’esperimento. Innumerevoli volte. Ne<br />

sapeva abbastanza per starsene zitto e, visto che lei non parlava,<br />

capì di aver vinto. All’improvviso Doris sussultò – un gesto<br />

scontato, pensò Jeremy, che faceva parte della messinscena – e<br />

subito dopo gli lasciò le mani.<br />

Lui riaprì gli occhi. «Allora?»<br />

Doris ora lo guardava in maniera strana. «Niente», rispose.<br />

«Ah», osservò Jeremy. «Immagino che non fosse in vena, oggi,<br />

eh?»<br />

«Come le ho detto, sono una rabdomante.» Sorrise, quasi a<br />

scusarsi. «Ma posso dirle con certezza che lei non aspetta un<br />

bambino.»<br />

Lui ridacchiò. «Devo riconoscere che ci ha azzeccato.»<br />

Doris gli sorrise prima di abbassare lo sguardo sul tavolo. Poi<br />

rialzò la testa. «Mi spiace, non avrei dovuto farlo. Era fuori


ialzò la testa. «Mi spiace, non avrei dovuto farlo. Era fuori<br />

luogo», disse.<br />

«Non importa», replicò lui, sincero.<br />

«No», insisté lei. Lo guardò negli occhi e gli prese di nuovo la<br />

mano, stringendogliela dolcemente. «Mi spiace davvero.»<br />

Jeremy non sapeva bene come reagire, ma rimase colpito<br />

sull’espressione di compassione sul viso di lei.<br />

Venne assalito dall’irritante sensazione che avesse indovinato più<br />

di quanto potesse verosimil-mente sapere della sua vita privata.<br />

27<br />

Le facoltà paranormali, le premonizioni e le intuizioni sono<br />

semplicemente il prodotto dell’inte-razione tra esperienza, buon<br />

senso e conoscenze acquisite. La maggior parte delle persone<br />

sottova-luta la quantità di informazioni accumulate nel tempo, e il<br />

cervello umano è in grado di stabilire correlazioni come<br />

nessun’altra specie – o macchina – sa fare.<br />

La nostra mente, tuttavia, impara a scartare la maggior parte<br />

delle informazioni ricevute dal momento che, per orientare le<br />

azioni, non serve ricordare tutto. Naturalmente, alcune persone<br />

hanno una memoria migliore di altre – come dimostrano i test – e<br />

si sa che questa funzione può essere esercitata. Anche se tutti<br />

registriamo il 99,99 per cento delle esperienze della nostra vita, è


egistriamo il 99,99 per cento delle esperienze della nostra vita, è<br />

proprio quello 0,01 per cento in più a fare la differenza tra un<br />

individuo e l’altro. In alcuni soggetti ciò si manifesta nella<br />

capacità di ricordare i dettagli più banali, o di eccellere come<br />

studiosi o scienziati, o ancora di interpretare accuratamente dati<br />

finanziari e diventare milionari. In altri, si sviluppa l’abilità di<br />

leggere nella mente del prossimo e queste persone – con la loro<br />

dote innata di attingere ai ricordi, al buon senso e all’esperienza,<br />

e di correlare le informazioni conservate in maniera immediata e<br />

accurata – sembrano avere poteri soprannaturali.<br />

Ma quello che aveva fatto Doris andava in qualche modo oltre.<br />

Lei sapeva, pensò Jeremy. O almeno, questa fu la sua prima<br />

sensazione, finché non si aggrappò a una spiegazione logica di<br />

quanto era accaduto.<br />

E infatti non era successo proprio niente, si disse per rassicurarsi.<br />

Doris non aveva indovinato; era stato solo il suo sguardo a fargli<br />

credere che lei avesse intuito cose che non poteva conoscere. E<br />

quella convinzione veniva da lui stesso, senza che ci fossero<br />

prove in tal senso.<br />

La scienza possedeva sempre le risposte, si disse ancora. Ma<br />

nonostante tutto, Doris gli dava l’impressione di essere in buona<br />

fede. E se credeva nelle proprie capacità, che male c’era? A lei<br />

probabilmente sembravano misteriose.


Ancora una volta, la donna parve leggergli nel pensiero.<br />

«Bene, a quanto pare le ho dato la conferma che sono pazza,<br />

eh?»<br />

«No, affatto», rispose Jeremy.<br />

Lei afferrò il panino. «In ogni caso, visto che siamo qui per<br />

gustarci un buon pranzo, forse sarà meglio comportarci da<br />

persone normali per un po’. C’è qualcos’altro che posso<br />

raccontarle?»<br />

«Mi parli della città di Boone Creek», disse lui.<br />

«Che cosa vuole sapere?»<br />

«Mah, qualunque cosa. dato che dovrò trattenermi qui per<br />

qualche giorno, tanto vale che impari a conoscere meglio il<br />

posto.»<br />

Passarono la mezz’ora seguente a parlare… be’, in realtà fu<br />

quasi sempre Doris a farlo. Ancora più di Tully, lei sembrava<br />

essere al corrente di tutto ciò che accadeva in città. e non grazie<br />

alle sue presunte doti – per sua stessa ammissione –, ma perché<br />

le notizie viaggiavano velocemente in una piccola comunità come<br />

quella.<br />

Jeremy venne così a sapere chi si vedeva con chi, con chi era<br />

ostico lavorare, e anche che il re-verendo della locale chiesa


ostico lavorare, e anche che il re-verendo della locale chiesa<br />

pentecostale aveva una relazione con una sua parrocchiana. Ma<br />

la cosa più importante, almeno secondo Doris, era che se ti si<br />

rompeva la macchina, non dovevi assolutamente chiamare il<br />

servizio di carroattrezzi di Trevor, perché a qualunque ora del<br />

giorno lui era ubriaco.<br />

«Quell’uomo è un pericolo sulle strade», dichiarò la donna. «Lo<br />

sanno tutti, ma dato che suo padre è sceriffo, nessuno interviene.<br />

In fondo, però, non c’è da sorprendersi. Anche lo sceriffo<br />

Wanner ha i suoi problemi, con i debiti di gioco.»<br />

«Ah», commentò Jeremy come se fosse al corrente degli<br />

avvenimenti. «Giusto.»<br />

Alla fine rimasero entrambi in silenzio e lui guardò distrattamente<br />

l’ora.<br />

«Immagino che debba andare», disse Doris.<br />

Jeremy recuperò il registratore e lo spense prima di rimetterlo in<br />

tasca. «Già. Volevo passare in biblioteca prima che chiuda.»<br />

«Bene, il pranzo glielo offro io. Non capita tutti i giorni di avere<br />

una celebrità da queste parti.»<br />

28<br />

«Una breve apparizione a Primetime non fa di nessuno una


«Una breve apparizione a Primetime non fa di nessuno una<br />

celebrità.»<br />

«Oh, io mi riferivo alla sua rubrica.»<br />

«L’ha letta?»<br />

«Tutti i mesi. Mio marito, che Dio lo benedica, aveva la passione<br />

per il fai-da-te e leggeva sempre Scientific American. Dopo la<br />

sua morte, non me la sono sentita di interrompere<br />

l’abbonamento.<br />

E devo dire che lei è un tipo perspicace.»<br />

«La ringrazio», disse lui.<br />

Doris si alzò da tavola e lo accompagnò verso la porta. I pochi<br />

clienti rimasti girarono lo sguardo verso di loro. Va da sé che<br />

avevano ascoltato ogni parola e non appena i due furono usciti<br />

dal locale, cominciarono a borbottare tra di loro. A detta di tutti,<br />

si trattava di un avvenimento eccezionale. «Doris ha detto di<br />

averlo visto in TV?» chiese uno.<br />

«Mi sembra che abbia partecipato a un talk show.»<br />

«Di sicuro non è un commercialista», aggiunse un altro. «L’ho<br />

sentito parlare di un articolo di giornale.»<br />

«Chissà come fa Doris a conoscerlo. Voi l’avete capito?»


«A me pare un tipo simpatico.»<br />

«Io trovo che sia proprio un bel ragazzo», dichiarò Rachel.<br />

Nel frattempo, Jeremy e Doris, inconsapevoli dell’agitazione<br />

creata all’interno del locale, si erano fermati sulla veranda.<br />

«Alloggia al Greenleaf?» chiese Doris. E dopo aver ricevuto un<br />

cenno di assenso, proseguì: «Sa dove si trova? È in campagna».<br />

«Ho una cartina», rispose Jeremy con il tono del viaggiatore<br />

esperto. «Sono sicuro che lo troverò. Piuttosto, può dirmi come<br />

arrivare alla biblioteca?»<br />

«Certo», rispose Doris. «È proprio qui dietro.» Indicò la strada.<br />

«Vede quella casa di mattoni?<br />

Con i tendoni blu?»<br />

Jeremy annuì.<br />

«Giri a sinistra e arrivi fino allo stop. Poi svolti a destra nella<br />

prima via e troverà la biblioteca poco più avanti. È un grande<br />

edificio bianco. In origine era Casa Middleton, dato che<br />

apparteneva a Horace Middleton prima di essere acquistata<br />

dalla contea.»<br />

«Non è mai stata costruita una nuova biblioteca?»


«Questa è una piccola città, signor Marsh, e poi c’è un sacco di<br />

spazio lì. Vedrà.»<br />

Jeremy le tese la mano. «Grazie. Mi è stata di grande aiuto. E il<br />

pranzo era delizioso.»<br />

«Faccio del mio meglio.»<br />

«Le dispiace se magari torno a farle altre domande? Mi pare che<br />

lei sia al corrente di molte co-se.» «Non si faccia scrupoli, e<br />

venga pure tutte le volte che vuole. Sarò sempre a sua<br />

disposizione, ma le chiedo soltanto di non scrivere nulla che ci<br />

faccia sembrare un branco di sempliciotti. Molta gente, me<br />

compresa, ama questo posto.»<br />

«Tutto ciò che scrivo corrisponde alla vertità.»<br />

«Lo so», disse lei. «È per questo che le ho mandato la lettera.<br />

Ha una faccia affidabile, sono sicura che metterà a tacere la<br />

leggenda una volta per tutte e nel modo migliore.»<br />

Jeremy la guardò stupito. «Lei non crede che ci siano dei<br />

fantasmi a Cedar Creek?»<br />

«Oh, cielo, no. Io so che non ci sono spiriti lì. Lo ripeto da anni,<br />

ma non mi ascolta nessuno.»<br />

«Allora perché mi ha chiesto di venire qui?»


«Allora perché mi ha chiesto di venire qui?»<br />

«Perché la gente non capisce che cosa stia accadendo e<br />

continuerà a credere nei fantasmi finché non avrà trovato una<br />

spiegazione. Vede, da quando è stato pubblicato quell’articolo<br />

sugli studenti della Duke, il sindaco ha abbracciato l’idea come<br />

un forsennato e molti hanno cominciato ad arrivare qui sperando<br />

di vedere le luci. Il cimitero è già pericolante e la situazione sta<br />

peggiorando.»<br />

Riprese fiato prima di continuare. «Ovviamente, lo sceriffo non fa<br />

niente contro i ragazzotti che bazzicano lì o i forestieri che si<br />

aggirano tra le tombe senza un briciolo di sale in zucca. Lui e il<br />

sin-29<br />

daco sono compagni di caccia e poi quasi tutti qui, eccetto me,<br />

ritengono che fare pubblicità ai fantasmi sia una buona<br />

opportunità per il turismo. Da quando sono state chiuse la<br />

tessitura e la miniera, la città si va impoverendo e, secondo me,<br />

loro vedono in questa trovata una specie di ancora di salvezza.»<br />

Jeremy guardò la sua macchina e poi si girò di nuovo verso<br />

Doris, pensando a quello che gli aveva detto. Era perfettamente<br />

logico, ma…<br />

«Si rende conto che mi sta dando una versione diversa rispetto a<br />

quello che ha scritto?»<br />

«Niente affatto», ribatté lei. «Io le ho scritto solo che c’erano


«Niente affatto», ribatté lei. «Io le ho scritto solo che c’erano<br />

delle luci misteriose nel cimitero attribuite a una vecchia<br />

leggenda, che la maggior parte della gente pensa siano coinvolti<br />

dei fantasmi e che gli esperti della Duke non erano riusciti a<br />

scoprire la vera origine del fenomeno. Questo è tutto vero.<br />

Rilegga la mia lettera, se non mi crede. Io non mento, signor<br />

Marsh. Potrò sembrare stramba, ma non sono una bugiarda.»<br />

«Allora perché vuole che io discrediti la storia?»<br />

«Perché non è giusto», rispose lei semplicemente. «Gente che<br />

passa di lì in continuazione, turisti che si accampano nelle<br />

vicinanze… non è rispettoso nei confronti dei morti, anche se ora<br />

il cimitero è abbandonato. E inserire quella curiosità in<br />

un’iniziativa meritoria come il Giro delle dimore storiche è del<br />

tutto sbagliato. Ma attualmente sono una voce che gira nel<br />

deserto.»<br />

Jeremy rifletté sulle sue parole, poi infilò le mani in tasca. «Posso<br />

essere franco?» chiese.<br />

La donna annuì e Jeremy disse: «Se lei è convinta che sua madre<br />

fosse una veggente e di essere in grado di cercare l’acqua e di<br />

predire il sesso dei nascituri, allora mi sembra…»<br />

Laciò la frase a metà e lei lo fissò.<br />

«Che dovrei essere la prima a credere ai fantasmi?»


Jeremy annuì.<br />

«In effetti, è così. Solo che non credo ce ne siano in quel<br />

cimitero.»<br />

«E perché no?»<br />

«Perché ci sono stata e non ho avvertito nessuna presenza<br />

sovrannaturale.»<br />

«Sa fare anche questo, allora?»<br />

Lei scrollò le spalle senza rispondere alla domanda. «Posso<br />

essere franca io, adesso?»<br />

«Certo.»<br />

«Un giorno, imparerà qualcosa che la scienza non può spiegare.<br />

E quando accadrà la sua vita cambierà in maniera per lei<br />

impensabile.»<br />

Lui sorrise. «È una promessa?»<br />

«Sì», rispose la donna. Fece una pausa, guardandolo negli occhi.<br />

«Devo dire che è stato un piacere pranzare con lei. Non mi<br />

capita spesso di stare in compagnia di un uomo così affascinante.<br />

Mi ha fatto quasi tornare giovane.»


«Anche per me è stato un vero piacere.»<br />

Si voltò per andarsene. Durante il pranzo il cielo si era<br />

rannuvolato e, pur non essendo minaccioso, dava l’impressione<br />

che l’inverno fosse alle porte. Jeremy si tirò su il bavero mentre<br />

si incamminava verso la macchina.<br />

«Signor Marsh?» lo chiamò Doris da dietro.<br />

Jeremy si voltò. «Sì?»<br />

«Mi saluti Lex.»<br />

«Lex?»<br />

«Sì», confermò lei. «Lavora nella biblioteca. Chieda al banco<br />

delle informazioni.»<br />

Jeremy sorrise. «Lo farò.»<br />

30


4<br />

La biblioteca si rivelò un’imponente costruzione gotica, diversa<br />

da tutti gli altri edifici cittadini.<br />

Sembrava fosse stata prelevata direttamente da una collina<br />

rumena e trapiantata a Boone Creek da qualche spirito<br />

impertinente.<br />

Occupava quasi tutto l’isolato e la sua facciata a due piani era<br />

adornata di finestre lunghe e strette, un tetto a punta molto<br />

inclinato e un portone di legno ad arco, con tanto di giganteschi<br />

battenti.<br />

Edgar Allan Poe ne sarebbe stato entusiasta, anche se la gente<br />

del luogo aveva fatto quello che poteva per ingentilire la severa<br />

architettura. L’esterno di mattoni – senza dubbio in origine di un<br />

colore bruno rossastro – era stato tinteggiato di bianco, le<br />

finestre avevano imposte nere e il vialetto d’ingresso era<br />

fiancheggiato da aiole di violette che circondavano anche il<br />

pennone portabandiera. Una simpatica targa incisa a caratteri<br />

dorati recitava: BENVENUTI ALLA BIBLIOTECA DI<br />

BOONE CREEK. Nonostante gli sforzi, però, l’insieme era<br />

stonato. Era come andare a trovare un ragazzo ricco nel suo<br />

elegante palazzo in città, pensò Jeremy, ed essere accolti sulla<br />

porta da un maggiordomo con pal-loncini e pistola a spruzzo.


Nell’allegro ingresso giallo pallido bene illuminato – se non altro<br />

l’edificio era coerente nella sua incoerenza – si trovava un banco<br />

a L con il lato più lungo rivolto verso l’interno, dove lui scorse<br />

un’ampia stanza a vetri riservata ai bambini. A sinistra c’erano i<br />

bagni e a destra, oltre un’altra vetrata, si apriva quella che<br />

doveva essere la sala principale. Jeremy salutò con un cenno del<br />

capo e della mano la signora anziana dietro alla scrivania. Lei gli<br />

sorrise – ricambiando il saluto prima di tornare a immergersi nella<br />

lettura – e lui superò la pesante porta a vetri fiero della propria<br />

capacità di adeguarsi rapidamente alle abitudini locali.<br />

La sala principale, tuttavia, gli causò un moto di delusione. Sotto<br />

i neon abbaglianti c’erano solo sei scaffali di libri, raggruppati al<br />

centro di un ambiente poco più grande del suo appartamento. Ai<br />

lati della porta erano collocati due computer antiquati, mentre<br />

sulla destra in fondo c’era un angolo lettura con una esigua<br />

collezione di periodici. Nella stanza erano distribuiti anche<br />

quattro piccoli tavoli e Jeremy vide solo tre persone presenti in<br />

sala, compreso un anziano con un apparecchio acusti-co che<br />

sistemava i volumi sugli scaffali. Mentre dava un’occhiata<br />

intorno, gli venne lo sconfortante dubbio di aver acquistato più<br />

libri in vita sua di quelli che c’erano nella biblioteca.<br />

Si avvicinò al banco delle informazioni, ma senza troppa<br />

sorpresa lo trovò deserto. Si appoggiò al piano del banco, in<br />

attesa di Lex. Immaginò fosse l’uomo canuto che aveva visto<br />

sistemare i libri, il quale, tuttavia, non accennò a raggiungerlo.


sistemare i libri, il quale, tuttavia, non accennò a raggiungerlo.<br />

Jeremy guardò l’ora. Dopo un paio di minuti, la guardò<br />

nuovamente.<br />

31<br />

Trascorsi altri due minuti, si schiarì rumorosamente la voce e<br />

l’uomo finalmente si accorse di lui. Jeremy lo salutò, l’altro lo<br />

salutò a sua volta e poi tornò a sistemare i libri negli scaffali. Era<br />

evidente che non voleva farsi travolgere dallo stress<br />

dell’iperattività. L’efficienza del Sud era leggen-daria, si disse<br />

Jeremy. E quello un posto davvero incredibile.<br />

Nel piccolo ufficio affollato al primo piano, lei guardava fuori<br />

dalla finestra. Sapeva che sarebbe arrivato, lo aspettava. Doris le<br />

aveva telefonato poco prima raccontandole dell’uomo in nero di<br />

New York che era venuto per scrivere un pezzo sulla storia dei<br />

fantasmi del cimitero.<br />

Scrollò la testa. C’era da scommetterci che lui avrebbe dato<br />

retta a Doris, si disse. Quando si metteva in mente qualcosa,<br />

sapeva essere piuttosto persuasiva, senza farsi troppi problemi<br />

sulle possibili ripercussioni che un articolo del genere avrebbe<br />

avuto. Lei aveva già letto quello che scriveva il signor Marsh e<br />

conosceva esattamente il suo modus operandi. Non gli sarebbe<br />

bastato dimostrare che i fantasmi non c’entravano niente – un<br />

fatto su cui non c’erano dubbi – perché no, il signor Marsh non<br />

si sarebbe fermato lì. Avrebbe intervistato la gente con quei suoi


si sarebbe fermato lì. Avrebbe intervistato la gente con quei suoi<br />

modi accattivanti, li avrebbe indotti a confidarsi con lui e poi<br />

avrebbe fatto una cernita delle loro dichiarazioni prima di rigirare<br />

la verità come meglio gli pareva. Una volta concluso il lavoro di<br />

taglia e cuci che sarebbe passato per un articolo, i lettori di tutto<br />

il paese si sarebbero fatti l’opinione che gli abitanti di Boone<br />

Creek fossero una massa di creduloni, sciocchi e superstiziosi.<br />

Oh, no. non le piaceva affatto che lui fosse lì.<br />

Chiuse gli occhi, rigirandosi distrattamente tra le dita alcune<br />

ciocche dei suoi capelli castani. Il fatto era che nemmeno a lei<br />

piaceva che un sacco di gente estranea si aggirasse per il<br />

cimitero. Doris aveva ragione: era una mancanza di rispetto e da<br />

quando erano arrivati quei ragazzi della Duke la situazione era<br />

precipitata. Ma perché non avevano continuato a tenere la cosa<br />

sotto silenzio?<br />

Quelle luci comparivano da decenni e, pur essendone tutti a<br />

conoscenza, nessuno ci badava. Certo, di tanto in tanto capitava<br />

che qualcuno andasse a dare un’occhiata – soprattutto dopo che<br />

si erano fermati a bere al Lookilu, o gli adolescenti – ma le<br />

magliette con le scritte? Le tazze da tè che raffiguravano i<br />

fantasmi? Le cartoline scadenti? L’accoppiata con il giro delle<br />

dimore storiche?<br />

Non capiva bene il motivo di tutte quelle iniziative. E poi, perché<br />

era tanto importante incre-mentare il turismo nella zona? Certo, i


soldi attiravano parecchio, ma la gente non abitava lì perché<br />

voleva diventare ricca. La maggior parte di loro, perlomeno.<br />

C’era sempre qualcuno pronto a riem-pirsi le tasche, a<br />

cominciare dal sindaco. Ma lei aveva sempre pensato che i suoi<br />

concittadini vives-sero a Boone Creek per i suoi stessi motivi:<br />

l’emozione che ti prendeva quando il sole al tramonto<br />

trasformava il fiume Pamlico in un nastro dorato, i vicini di casa<br />

gentili e disponibili, il fatto che i bambini potevano scorrazzare<br />

all’aperto e che tutti uscivano di notte senza nessun pericolo. In<br />

un mondo sempre più incalzato dagli impegni, Boone Creek era<br />

una cittadina che non aveva nemmeno provato ad adeguarsi alla<br />

modernità e in fondo era proprio questo a renderla tanto<br />

speciale.<br />

Lei amava tutto di quel luogo: il profumo di resina e di mare nelle<br />

prime ore del mattino in primavera, le afose serate estive che<br />

rendevano la pelle lucida, il colore acceso delle foglie in autunno.<br />

Ma soprattutto, amava la gente e non riusciva a immaginarsi di<br />

vivere altrove. Si fidava delle persone che conosceva, parlava<br />

con loro, le piacevano. Ovviamente, molti suoi coetanei non la<br />

pensavano come lei e, dopo essere partiti per andare<br />

all’università, erano andati ad abitare da un’altra parte.<br />

Anche lei si era trasferita per qualche tempo, ma non aveva mai<br />

abbandonato l’idea di tornare; e aveva fatto bene, si disse,<br />

perché da un paio d’anni era in ansia per la salute di Doris. E poi


sapeva anche che avrebbe finito per fare la bibliotecaria, come<br />

sua madre, nella speranza di rendere la città orgogliosa di<br />

quell’istituzione.<br />

No, la sua non era una professione brillante e nemmeno<br />

remunerativa, ammise. La biblioteca era un cantiere sempre<br />

aperto e la prima impressione che dava era ingannevole. Il<br />

pianterreno ospitava solo la sezione di narrativa contemporanea,<br />

mentre al primo piano c’erano i classici, altri titoli di autori<br />

contemporanei e collezioni uniche. Dubitava che il signor Marsh<br />

si fosse reso conto che la biblioteca occupava anche il piano<br />

superiore, dato che le scale si trovavano sul retro dell’edificio,<br />

ac-32<br />

canto alla sala per i bambini. Uno degli svantaggi di occupare<br />

una dimora privata era che l’architettura non era pensata per<br />

favorire l’accesso al pubblico. Ma quel posto le era congeniale.<br />

Il suo ufficio al piano superiore era quasi sempre tranquillo e si<br />

trovava vicino a una delle sezio-ni che preferiva. In una saletta<br />

adiacente erano conservati i titoli rari, volumi che lei aveva<br />

acquisito grazie a donazioni, vendite all’asta e visite a librerie e<br />

mercanti in tutto lo stato, portando avanti un progetto iniziato da<br />

sua madre. Aveva anche incrementato una collezione di vecchi<br />

manoscritti e mappe storiche, alcuni risalenti a prima della Guerra<br />

Civile. Era questa la sua passione. Era sempre alla ricerca di<br />

qualcosa di speciale e non disdegnava di ricorrere al fascino<br />

personale, alle lusinghe o alle suppliche per ottenere ciò che


personale, alle lusinghe o alle suppliche per ottenere ciò che<br />

voleva. Se non funzionava, allora accennava alla possibilità di<br />

deduzioni fiscali e – essendosi impegnata a fondo per coltivare<br />

contatti con commercialisti di tutto il Sud – spesso riceveva<br />

l’opera che le interessava prima ancora che altre biblioteche<br />

venissero a conoscenza della sua disponibilità sul mercato. Pur<br />

non avendo le possibilità economiche della Duke, della Wake<br />

Forest o della University of North Carolina, la sua biblioteca<br />

godeva di crescente considerazione nello stato, se non nel paese.<br />

Sì, lei la considerava la sua biblioteca, così come quella era la<br />

sua città. E adesso l’attendeva un forestiero intenzionato a<br />

scrivere una storia che avrebbe potuto danneggiare la sua gente.<br />

Oh, l’aveva visto arrivare, eccome. L’aveva guardato scendere<br />

dalla macchina e dirigersi spedito verso l’ingresso con quella<br />

tracotante camminata metropolitana. Era solo l’ennesimo<br />

esemplare di una razza giunta da qualche luogo lontano, gente<br />

convinta di possedere una comprenzione più profonda del<br />

mondo reale. Qualche anno prima si era invaghita di uno che la<br />

pensava così, e ora era decisa a non farsi contaggiare più da<br />

simili idee.<br />

Un cardellino si posò sul davanzale della finestra. Lo osservò<br />

qualche istante, schiarendosi le idee, poi sospirò. D’accordo, si<br />

disse, era meglio scendere a parlare con il signor Marsh di New<br />

York. Dopo tutto, stava aspettando proprio lei. Si era spinto fin<br />

lì e l’ospitalità del Sud – oltre che il suo incarico – le imponeva di


lì e l’ospitalità del Sud – oltre che il suo incarico – le imponeva di<br />

aiutarlo a trovare quello che cercava. E magari così sarebbe<br />

riuscita a tenerlo d’occhio. Avrebbe filtrato le informazioni in<br />

modo da fargli apprezzare i lati positivi della vita in una piccola<br />

comunità.<br />

Sorrise. Sì, poteva gestire il signor Marsh. E poi doveva<br />

ammettere che era un uomo piuttosto attraente, anche se non ci<br />

si poteva fidare di lui.<br />

Jeremy Marsh aveva l’aria annoiata.<br />

Passeggiava lungo uno dei corridoi tra gli scaffali, con le braccia<br />

conserte, esaminando i titoli di autori contemporanei. Di tanto in<br />

tanto corrugava la fronte, come se si domandasse perché mai<br />

non c’era niente di Dickens, Chaucer o della Austen. Se glielo<br />

avesse chiesto, si disse lei, sarebbe stato divertente rispondergli<br />

con un «Chi?» per vedere la sua reazione. Conoscendolo –<br />

anche se ammetteva di non conoscerlo affatto, e che la sua era<br />

una semplice supposizione –, sapeva già che l’avrebbe fissata<br />

senza spiccare parola com’era accaduto qualche ora prima al<br />

cimitero. Gli uomini, pensò.<br />

Sempre così prevedibili.<br />

Si sistemò il maglione, ritardando di un altro istante il momento<br />

dell’incontro. Sii professionale, si ammonì avanzando verso di lui.<br />

Dopo tutto sei in missione.


«Suppongo che stia cercando me», esordì, sforzandosi di<br />

sorridere.<br />

Udendola, Jeremy alzò lo sguardo e per un attimo parve come<br />

paralizzato. E poi, d’un tratto, il suo viso si illuminò di un sorriso<br />

di riconoscimento. Era un sorriso amichevole – con quella<br />

fossetta impertinente – ma un po’ troppo esperto e non riusciva<br />

a celare la determinazione negli occhi.<br />

«Lei è Lex?» le chiese.<br />

«È il diminutivo di Lexie. Lexie Darnell. Lo usa Doris.»<br />

«È la bibliotecaria?»<br />

«Quando non mi aggiro per i cimiteri ignorando gli uomini che mi<br />

fissano, ci provo.»<br />

«Chessorpresa», disse lui, cercando di imitare l’accento di Doris.<br />

Lei andò a raddrizzare alcuni libri sullo scaffale che l’uomo aveva<br />

appena esaminato.<br />

33<br />

«Il suo accento non è quello giusto, signor Marsh», disse.<br />

«Sembra che stia contando le lettere per un cruciverba.»<br />

Lui le sorrise disinvolto, per nulla turbato dalla sua osservazione.


Lui le sorrise disinvolto, per nulla turbato dalla sua osservazione.<br />

«Crede?» chiese.<br />

Decisamente un dongiovanni, pensò lei.<br />

Continuò a raddrizzare i libri. «Bene, mi dica, signor Marsh, in<br />

che cosa posso esserle utile?<br />

Suppongo che stia cercando notizie sul cimitero.»<br />

«La mia fama mi precede.»<br />

«Doris ha telefonato per avvisarmi del suo arrivo.»<br />

«Ah», fece lui. «Avrei dovuto immaginarlo. Una donna<br />

notevole.»<br />

«È mia nonna.»<br />

Chessorpresa, pensò Jeremy. Circostanza interessante. «Le ha<br />

parlato anche del nostro delizioso pranzetto?» domandò.<br />

«Veramente, no.» Lei si scostò una ciocca di capelli dietro<br />

l’orecchio, pensando che la sua fossetta avrebbe fatto venire<br />

voglia a un bambino di infilarci il dito. Finì di sistemare i libri e si<br />

voltò a guardarlo, parlando con voce ferma. «Senta, che ci creda<br />

o meno, ho parecchio da fare», asserì.<br />

«Devo esaminare una montagna di documenti entro oggi. Che


genere di informazioni stava cercando?»<br />

Lui scrollò le spalle. «Qualunque libro riguardi la storia del<br />

cimitero e della città. quando sono iniziate le luci. Tutti gli studi<br />

fatti in passato. Articoli che citano la leggenda. Vecchie mappe.<br />

Notizie su Riker’s Hill e topografie. Cronache locali. Roba del<br />

genere.» Fece una pausa, scrutando i suoi occhi violetti. Erano<br />

davvero insoliti.<br />

«Devo ammettere che è sorprendente, non trova?» chiese,<br />

appoggiandosi allo scaffale.<br />

Lexie lo fissò. «Come, scusi?»<br />

«Incontrarla prima al cimitero e ora qui. E poi il fatto che quella<br />

lettera fosse proprio di sua nonna. Bizzarra coincidenza, non<br />

crede?»<br />

«Devo confessare che non mi colpisce molto.»<br />

Jeremy non si lasciò scoraggiare. Era molto difficile che<br />

succedesse, soprattutto quando le cose si facevano interessanti.<br />

«Bene, visto che sono appena arrivato, forse lei potrebbe<br />

mostrarmi dove va la gente da queste parti per rilassarsi un po’.<br />

Voglio dire, c’è un posto dove bere un caffè? Oppure mangiare<br />

un boccone?» Fece una pausa. «Magari più tardi, quando avrà<br />

finito di lavorare?» domandò.


«Solo se le va.»<br />

«Temo di dover declinare l’invito», rispose Lexie, ritrovando un<br />

contegno. «Ma grazie lo stesso.» Lo guardò negli occhi finché lui<br />

alzò le braccia in segno di resa.<br />

«Va bene, ho capito», disse sfacciatamente. «Ma non può<br />

biasimarmi se ci ho provato.» Sorrise, di nuovo con quella sua<br />

fossetta ammiccante. «Sarebbe possibile iniziare subito le<br />

ricerche? Se non è troppo impegnata con le pratiche da sbrigare,<br />

s’intende. Posso sempre tornare domani.»<br />

«Vorrebbe cominciare da qualcosa in particolare?»<br />

«Speravo di poter leggere l’articolo pubblicato sul giornale<br />

locale. Non ci sono ancora riuscito.<br />

Non ce l’avrebbe qui, per caso?»<br />

Lei annuì. «Dev’essere nella sala dei microfilm. Abbiamo<br />

fotografato tutte le edizioni degli ultimi anni, perciò non sarà<br />

difficile recuperarlo.»<br />

«Magnifico», disse lui. «E notizie sulla città in genere?»<br />

«Sono nello stesso posto.»<br />

Lui si guardò intorno, incerto su dove andare. Lei si incamminò<br />

verso l’atrio.


verso l’atrio.<br />

«Da questa parte, signor Marsh. Troverà di sopra quello che le<br />

serve.»<br />

«C’è un di sopra?»<br />

Lexie si voltò. «Se mi segue, prometto che glielo mostrerò.»<br />

Jeremy dovette affrettare il passo per starle dietro. «Le spiace se<br />

le faccio una domanda?»<br />

Lexie aprì la porta a vetri. «Niente affatto», rispose in tono<br />

neutro.<br />

34<br />

«Perché si trovava al cimitero stamattina?»<br />

Invece di rispondergli, lei si limitò a fissarlo impassibile.<br />

«Ecco, la mia era semplice curiosità», riprese Jeremy. «Ho<br />

l’impressione che non molta gente vada là a trovare i parenti.»<br />

«Lei continuò a tacere e, nel silenzio, la curiosità di lui aumentò<br />

sino a trasformarsi in imbarazzo. «Non ha intenzione di<br />

rispondermi?» chiese.<br />

Lei sorrise e, cogliendolo di sorpresa, gli strizzò l’occhio prima di<br />

uscire dalla sala. «Le ho detto che poteva farmi una domanda,


uscire dalla sala. «Le ho detto che poteva farmi una domanda,<br />

signor Marsh, non che avrei risposto.»<br />

Mentre si incamminava di nuovo davanti a lui, Jeremy non<br />

riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Gran bel pezzo di ragazza,<br />

non c’era che dire. Sicura di sé e affascinante, anche se aveva<br />

decli-nato il suo invito a uscire con lui.<br />

Forse, tutto sommato, Alvin aveva ragione, pensò. Forse le<br />

donne del Sud possedevano veramente qualcosa di particolare<br />

che poteva far impazzire un uomo.<br />

Attraversarono l’ingresso, superarono la sala per i bambini e<br />

Lexie lo condusse su per una scala.<br />

Giunto in cima, Jeremy si guardò intorno.<br />

Chessorpresa, pensò di nuovo.<br />

Quel posto aveva ben altro che qualche scaffale traballante con<br />

dei volumi appena pubblicati.<br />

Molto altro. E anche un’intensa atmosfera gotica, con tanto di<br />

odore di muffa e un’aria da biblioteca privata. Con le pareti<br />

rivestite di quercia, i pavimenti di mogano e i tendaggi damascati,<br />

la vasta sala aperta al pubblico era ben diversa di quella al<br />

pianterreno. Negli angoli erano sistemate poltrone im-bottite e<br />

imitazioni di lampade Tiffany. Sulla parete dirimpetto c’era un<br />

caminetto con sopra un dipinto e le finestre, per quanto strette,


caminetto con sopra un dipinto e le finestre, per quanto strette,<br />

facevano filtrare la giusta dose di luce per conferire al tutto un<br />

aspetto accogliente e domestico.<br />

«Adesso capisco», disse Jeremy. «Quello di sotto era solo<br />

l’antipasto. Il vero banchetto comincia adesso.»<br />

Lei annuì. «La maggior parte dei nostri visitatori viene qui in<br />

cerca di titoli recenti di autori noti e quindi ho allestito l’area al<br />

pianterreno apposta per loro. La sala di sotto è piccola perché<br />

prima del trasferimento ospitava i nostri uffici.»<br />

«E ora dove si trovano?»<br />

«Da quella parte», rispose lei, indicando oltre lo scaffale più<br />

lontano. «Accanto alla sala dei libri rari.»<br />

«Wow», esclamò lui. «Sono impressionato.»<br />

Lei sorrise. «Venga, le faccio fare un giro e intanto le racconto la<br />

storia di questo edificio.»<br />

Nei minuti successivi chiacchierarono amabilmente aggirandosi<br />

tra gli scaffali. Jeremy venne a sapere che la casa era stata<br />

edificata nel 1874 da Horace Middleton, un capitano che aveva<br />

fatto fortuna trasportando legname e tabacco. Middleton l’aveva<br />

fatta costruire per la moglie e i suoi sette figli, ma purtroppo non<br />

ci aveva mai abitato. Poco dopo il suo completamento la moglie<br />

era morta e lui aveva deciso di trasferirsi a Wilmington con i figli.


era morta e lui aveva deciso di trasferirsi a Wilmington con i figli.<br />

L’edificio era rimasto vuoto per molto tempo, poi era stato<br />

occupato da un’altra famiglia fino agli anni Cinquanta, quando<br />

infine era stato venduto alla Historical Society, che<br />

successivamente l’aveva ceduto alla contea per destinarlo a sede<br />

della biblioteca.<br />

Jeremy ascoltava attentamente. Camminavano piano, e di tanto<br />

in tanto Lexie si interrompeva per mostrargli i suoi libri preferiti.<br />

Ben presto si rese conto che era molto più preparata di lui,<br />

specialmente sui classici, ma a pensarci bene, era logico. Perché<br />

sarebbe diventata bibliotecaria se non avesse amato i libri?<br />

Come se gli avesse letto nel pensiero, lei si fermò e indicò con il<br />

dito una targhetta su uno scaffale.<br />

«Questa sezione forse riguarda di più il suo campo, signor<br />

Marsh.»<br />

35<br />

Lui guardò la targhetta su cui c’era scritto<br />

SOPRANNATURALE/MAGIA. Rallentò senza fermarsi,<br />

leggendo soltanto qualche titolo, compreso uno sulle profezie di<br />

Michel de Nostredame. Nostradamus, com’è universalmente<br />

conosciuto, pubblicò nel 1555 cento profezie straordinariamente<br />

vaghe in un libro intitolato Centurie, il primo di dieci da lui scritti.<br />

Delle mille profezie di Nostradamus, soltanto una cinquantina<br />

sono state ritenute attendibili a tutt’oggi, attestando così la sua<br />

percentuale di successo a un 5 per cento.


percentuale di successo a un 5 per cento.<br />

Jeremy infilò le mani in tasca. «Potrei darle qualche valida<br />

indicazione in materia, se vuole.»<br />

«Volentieri. Purtroppo in questo caso devo ammettere di aver<br />

bisogno di aiuto.»<br />

«Ha mai letto questa roba?»<br />

«No. francamente non è un argomento che mi interessi molto.<br />

Cioè, sfoglio i volumi quando arrivano, guardo le illustrazioni e<br />

leggo qua e là per vedere se le conclusioni sono appropriate, ma<br />

niente di più.»<br />

«Buona idea», riconobbe lui. «Trovo che sia un ottimo metodo.»<br />

«Comunque, alcune persone in città non vogliono che la<br />

biblioteca conservi libri su questi argomenti, soprattutto quelli<br />

sulla magia. Temono che possano avere un influsso negativo sui<br />

giovani.»<br />

«È così. Sono tutte bugie.»<br />

Lei sorrise. «Può darsi, ma le sfugge il punto. Loro vogliono che<br />

siano eliminati perché ritengono che sia possibile evocare il male<br />

e che i ragazzi, leggendo queste storie, possano incidentalmente<br />

ispirare Satana a venire a creare scompiglio nella nostra città.»


Jeremy annuì. «Gioventù impressionabile nel religioso Midwest.<br />

Ha senso.»<br />

«Non vada in giro a riferire che gliel’ho detto io, però. È chiaro<br />

che questa è una conversazione assolutamente privata,<br />

d’accordo?»<br />

Jeremy alzò due dita. «Parola di scout.»<br />

Camminarono in silenzio per qualche istante. Il sole invernale<br />

faticava a bucare le nubi grigie e Lexie si fermò ad accendere<br />

alcune lampade. Un alone giallastro si diffuse per la stanza.<br />

Mentre si rialzava, lui colse una traccia del suo profumo floreale.<br />

Indicò distrattamente il ritratto appeso sopra il caminetto. «Chi<br />

è?»<br />

Lexie seguì il suo sguardo. «Mia madre», rispose.<br />

Jeremy le rivolse un’occhiata interrogativa e lei fece un profondo<br />

respiro.<br />

«Dopo l’incendio della vecchia biblioteca, nel 1964, mia madre<br />

si assunse l’incarico di trovare un edificio per ricostruirne una<br />

nuova, un’impresa giudicata irrealizzabile da tutti gli altri. Aveva<br />

solo ventidue anni, ma cominciò a sommergere di richieste<br />

contea e stato per trovare i fondi, organizzò vendite di<br />

beneficenza e bussò personalmente alle porte degli imprenditori


locali, implorando-li finché non si decidessero a firmarle un<br />

assegno. Impiegò anni, ma alla fine ci riuscì.»<br />

Mentre parlava, Jeremy guardava alternativamente lei e il ritratto.<br />

C’era una somiglianza che avrebbe dovuto notare subito. In<br />

particolare negli occhi. Le sue iridi violette lo avevano colpito<br />

subito, ma adesso, guardandola più da vicino, notò anche una<br />

sfumatura di azzurro sul contorno che chissà perché gli ricordava<br />

il colore della gentilezza. E sebbene il pittore avesse cercato di<br />

rendere quella sfumatura, la realtà superava l’arte in bellezza.<br />

Quando Lexie ebbe finito il racconto, si scostò una ciocca di<br />

capelli dietro l’orecchio. Lo faceva spesso, notò Jeremy. Forse<br />

era un tic nervoso. Il che significava, evidentemente, che in quel<br />

momento era lui a innervosirla. Buon segno.<br />

Si chiarì la voce. «Dev’essere una donna affascinante», osservò.<br />

«Mi piacerebbe conoscerla.»<br />

Il sorriso di Lexie vacillò leggermente, come se volesse<br />

aggiungere qualcosa, ma poi si limitò a scrollare la testa. «Le<br />

chiedo scusa», disse. «Abbiamo divagato abbastanza. Lei ha del<br />

lavoro da sbrigare e io la trattengo.» Indicò verso la sala dei libri<br />

rari. «Le mostro dove resterà confinato nei prossimi giorni.»<br />

«Crede che ci vorrà tanto?»<br />

«Voleva le fonti storiche e l’articolo, giusto? Vorrei poterle dire


«Voleva le fonti storiche e l’articolo, giusto? Vorrei poterle dire<br />

che tutte le informazioni sono state catalogate, ma non è così.<br />

dovrà rassegnarsi a fare un po’ di noioso lavoro di ricerca.»<br />

«Non ci sono tanti libri da consultare, vero?»<br />

36<br />

«Non si tratta solo di libri, anche se ne possediamo parecchi che<br />

possono servirle. Penso che troverà alcune delle notizie che le<br />

interessano nei diari. Mi sono prefissa di raccoglierne il maggior<br />

numero possibile dagli abitanti della zona e adesso la collezione è<br />

piuttosto ricca. Ce n’è qualcuno che risale addirittura al XVII<br />

secolo.»<br />

«Per caso, non ha anche quello di Hettie Doubilet?»<br />

«No. Però ce ne sono un paio che appartenevano ai residenti a<br />

Watts Landing e persino uno di un uomo che si considerava uno<br />

storico dilettante. Purtroppo è vietato prenderli in prestito e le ci<br />

vorrà un po’ di tempo per consultarli tutti. Alcuni sono quasi<br />

illegibili.»<br />

«Non vedo l’ora», rispose lui. «Il nostro lavoro di ricerca è il mio<br />

pane.»<br />

Lei sorrise. «Sono pronta a scommettere che è anche piuttosto<br />

bravo.»


Lui la guardò malizioso. «Eccome. Sono bravo in tantissime<br />

cose.»<br />

«Non ne dubito, signor Marsh.»<br />

«Mi chiami Jeremy», disse lui.<br />

«Non credo che sia una buona idea.»<br />

«È un’ottima idea, si fidi.»<br />

Lei sbuffò. Quell’uomo ci prova sempre. «È un’offerta allettante,<br />

sul serio», disse. «E ne sono lusingata. Ma non la conosco<br />

abbastanza bene da fidarmi di lei, signor Marsh.»<br />

Jeremy sorrise mentre lei si voltava. Aveva già conosciuto quel<br />

tipo di donna. Quelle che tenevano gli uomini a distanza in genere<br />

avevano un che di brusco e scostante, invece il suo<br />

atteggiamento risultava quasi… ecco, incantevole e bonario.<br />

Forse dipendeva dall’accento. Il modo suaden-te con cui<br />

pronunciava le parole probabilmente avrebbe convinto persino<br />

un gatto ad attraversare un fiume a nuoto.<br />

No, si corresse, non era solo l’accento. Né la sua prontezza di<br />

spirito, che lo divertivano molto.<br />

E neppure quegli occhi stupefacenti o il modo con cui indossava i<br />

jeans. Certo, l’avvenenza contri-buiva, ma c’era dell’altro. Che<br />

cosa, esattamente? Non la conosceva, non sapeva niente di lei.


cosa, esattamente? Non la conosceva, non sapeva niente di lei.<br />

A pensarci bene, aveva parlato molto di libri e di sua madre, ma<br />

senza rivelare nulla di personale.<br />

Lui era lì per scrivere un articolo, eppure, con un’improvvisa fitta<br />

di malinconia, si rese conto che avrebbe preferito trascorrere le<br />

ore successive in compagnia di Lexie. Voleva parlare con lei<br />

mentre passeggiavano per il centro di Boone Creek o, meglio,<br />

mentre cenavano in un romantico ri-storantino fuori mano, loro<br />

due da soli, per conoscersi meglio. Lei era sempre una creatura<br />

misteriosa e lui amava i misteri. Conducevano sempre a qualche<br />

sorpresa e, intanto che la seguiva nella sala dei libri rari, non poté<br />

fare a meno di pensare che il suo viaggio nel Sud di colpo era<br />

diventato molto più interessante del previsto.<br />

La sala dei libri rari era piccola, probabilmente un’ex camera da<br />

letto, e divisa da un tramezzo di legno. Le pareti erano color<br />

sabbia, il soffitto bianco e il pavimento di parquet consumato ma<br />

ancora in buone condizioni. Al di là del divisorio c’erano alti<br />

scaffali di libri. In un angolo era collocata una teca di vetro che<br />

somigliava a un cofanetto di tesori, con accanto un televisore e<br />

un videoregistratore, senza dubbio per visionare videocassette<br />

relative alla storia del North Carolina. Di fronte alla porta, sotto<br />

la finestra, c’era un antico scrittoio con serranda avvolgibile.<br />

Lexie indicò a Jeremy di sedersi a un tavolo sulla destra con un<br />

lettore di microfilm e poi aprì l’ultimo cassetto dello scrittoio e<br />

tirò fuori una scatola di cartone.


Posò la scatola sul tavolo, esaminò i fogli trasparenti e ne scelse<br />

uno. Si chinò su di lui, accese il proiettore e infilò il lucido,<br />

muovendolo finché l’articolo comparve al centro dello schermo.<br />

Lui colse di nuovo una traccia del suo profumo e un istante dopo<br />

aveva davanti l’articolo.<br />

«Può iniziare da questo», gli disse. «Vado a vedere se riesco a<br />

trovarle altro materiale.»<br />

«Ha fatto in fretta», osservò lui.<br />

«Non è stato difficile. Ricordavo la data dell’articolo.»<br />

«Notevole.»<br />

«Veramente, no. Venne pubblicato il giorno del mio<br />

compleanno.»<br />

37<br />

«Ventisei?»<br />

«Più o meno. Ora vado.»<br />

Si voltò e tornò verso la porta.<br />

«Venticinque?» le chiese lui dal tavolo.<br />

«Continui pure a tirare a indovinare, signor Marsh. Ma io non


«Continui pure a tirare a indovinare, signor Marsh. Ma io non<br />

gioco.»<br />

Lui rise. Sarebbe stata decisamente una settimana avvincente.<br />

Jeremy rivolse la sua attenzione all’articolo e iniziò a leggerlo.<br />

Era scritto come si aspettava: un marcato approccio<br />

sensazionalista, con sufficiente arroganza da indurre a credere<br />

che tutti gli abitanti di Boone Creek avessero sempre saputo di<br />

vivere in un luogo speciale.<br />

Non apprese niente di nuovo o quasi. L’articolo si occupava<br />

della leggenda originale, riferendo-la grosso modo come aveva<br />

fatto Doris, tranne qualche piccola variazione. Stando a quanto<br />

c’era scritto, Hettie si era recata dai funzionari della contea, non<br />

dal sindaco, ed era originaria della Loui-siana e non dei Caraibi.<br />

Il particolare interessante era che si diceva avesse lanciato la sua<br />

maledizione fuori dalle porte del municipio, e che per questo era<br />

stata messa in prigione. Quando l’indomani mattina le guardie<br />

erano andate ad aprire la cella per rilasciarla, avevano scoperto<br />

che era sparita. In seguito, lo sceriffo si era rifiutato di arrestarla<br />

nuovamente perché temeva che potesse maledire anche la sua<br />

famiglia. Ma tutte le leggende erano così: mentre passavano di<br />

bocca in bocca venivano modificate in modo da renderle più<br />

intriganti. E lui doveva ammettere che la storia della sparizione<br />

della donna era curiosa. Doveva verificare se davvero era stata<br />

arrestata e poi era evasa.


Si guardò alle spalle. Nessuna traccia di Lexie, per il momento.<br />

Tornando a fissare lo schermo, pensò che valesse la pena di<br />

leggere la cornaca di Boone Creek, e così spostò il microfilm nel<br />

proiettore per dare un’occhiata ad altri articoli del giornale. Vi<br />

era raccolta una settimana di notizie per un totale di quattro<br />

pagine – il periodico usciva ogni martedì – e non impiegò molto a<br />

farsi un’idea di quanto succedeva in città. Era una lettura<br />

istruttiva, a patto di non cercare pezzi che commentassero fatti<br />

avvenuti altrove o che fossero anche lontanamente coin-volgenti.<br />

Scoprì che un giovane scout patriottico aveva ridipinto la facciata<br />

della sede dei veterani di guerra, che una nuova lavanderia era<br />

stata aperta sulla via principale e che in una seduta del consiglio<br />

comunale si era discusso se mettere o no uno stop in Leary Point<br />

Road. In prima pagina comparivano articoli su un incidente<br />

stradale in cui erano rimasti feriti un paio di abitanti del luogo.<br />

Si appoggiò alla spalliera della sedia per riflettere.<br />

Quella cittadina era esattamente come se l’aspettava, pensò.<br />

Sonnolenta, tranquilla e «speciale»<br />

come affermano di essere tutte le piccole comunità, ma niente di<br />

più. Era il genere di collettività che continuava a esistere più per<br />

forza di inerzia che per qualche peculiarità distintiva e che<br />

sarebbe scomparsa lentamente nei decenni successivi con<br />

l’invecchiamento della popolazione. Non c’era futuro lì, almeno<br />

non a lungo raggio…


non a lungo raggio…<br />

«Sta leggendo della nostra esaltante città?» gli chiese lei.<br />

Jeremy saltò sulla sedia, sorpreso di non averla sentita avvicinarsi<br />

e stranamente rattristato dallo stato delle cose. «Infatti. E devo<br />

ammettere che è interessante. L’iniziativa di quel giovane scout è<br />

stata davvero notevole.»<br />

«Jimmie Telson», disse lei. «È un bravo ragazzo. Ottimi voti e<br />

grande giocatore di basket. Suo padre è morto lo scorso anno,<br />

ma lui offre spesso i suoi servizi come volontario, pur dovendo<br />

lavorare la sera in una pizzeria. Siamo orgogliosi del suo<br />

comportamento.»<br />

«Sono d’accordo.»<br />

Lei sorrise, pensando: come no. «Ecco», disse, posando una pila<br />

di libri sul tavolo, «questi do-vrebbero bastarle per cominciare».<br />

Lui diede una scorsa ai titoli. «Non mi aveva appena detto che<br />

avrei fatto meglio a consultare i diari? Questi sono libri di storia<br />

generale.»<br />

«Lo so. Ma non le interessa prima approfondire il periodo<br />

storico in cui si collacano i diari?»<br />

Lui esitò. «Suppomgo di sì», ammise.


«Bene», commentò lei, tirandosi distrattamente la manica del<br />

maglione. «Ho trovato anche un libro di storie di fantasmi che<br />

potrebbe interessarle. C’è un capitolo che parla di Cedar<br />

Creek.»<br />

38<br />

«Magnifico.»<br />

«Allora la lascio lavorare. Tornerò tra un po’ per vedere se le<br />

occorre altro.»<br />

«Deve proprio andare?»<br />

«Sì. Come le ho detto, ho parecchio lavoro da sbrigare. Lei può<br />

restare qui, oppure sedersi nella sala principale. Ma le sarei grata<br />

se non portasse i libri di sotto. Nessuno di questi volumi è<br />

ammesso al prestito.»<br />

«Non oserei mai», le assicurò lui.<br />

«Adesso, se vuole scusarmi, signor Marsh, dovrei proprio<br />

andare. Le ricordo che la biblioteca rimane aperta fino alle sette,<br />

ma la sala dei libri rari chiude verso le cinque.»<br />

«Anche per gli amici?»<br />

«Loro possono restare tutto il tempo che vogliono.»


«Allora ci vediamo alle sette?»<br />

«No, signor Marsh. Alle cinque.»<br />

Lui rise. «Forse domani mi permetterà di restare più a lungo.»<br />

La donna s’incamminò verso la porta senza rispondere.<br />

«Lexie?»<br />

Si voltò. «Sì?»<br />

«Mi è stata di grande aiuto finora. Grazie.»<br />

Lei gli rivolse un sorriso sincero, irresistibile. «Non c’è di che.»<br />

Jeremy trascorse più di un’ora a spulciare notizie sulla città.<br />

sfogliò i libri a uno a uno, soffer-mandosi sulle fotografie e<br />

leggendo i capitoli che riteneva più interessanti.<br />

La maggior parte dei testi riguardava la storia più antica della<br />

città e lui prese appunti su un blocco di carta. Ancora non<br />

poteva sapere che cosa sarebbe stato importante per le sue<br />

ricerche, così ben presto le annotazioni riempirono due pagine.<br />

L’esperienza gli aveva insegnato che il modo migliore per<br />

affrontare una storia come quella era partire dai dati certi e<br />

allora… che cosa era assodato? Che il cimitero era stato<br />

utilizzato per più di un secolo senza avvistamenti di luci


utilizzato per più di un secolo senza avvistamenti di luci<br />

misteriose. Che le luci erano apparse per la prima volta un<br />

centinaio di anni prima e che da allora erano tornate<br />

regolarmente, ma solo nelle notti di nebbia. Che molte persone le<br />

avevano viste, rendendo assai improbabile l’ipotesi che si<br />

potesse trattare di una semplice suggestione. E infine, che adesso<br />

il terreno lì stava sprofondando.<br />

In conclusione, a quel punto non ne sapeva molto di più di<br />

quando aveva cominciato. Come ogni mistero, anche quello era<br />

costituito da una serie di frammenti disparati da assemblare. E la<br />

leggenda era essenzialmente un tentativo di collegare i pezzi in un<br />

insieme plausibile. Ma dato che alla base c’era un presupposto<br />

falso, ciò significava che alcuni pezzi, quali che fossero, erano<br />

stati tra-scurati oppure ignorati. E quindi Lexie aveva ragione:<br />

doveva leggere tutto per non tralasciare alcun elemento.<br />

Non c’erano problemi, anzi, quella era la parte più divertente. La<br />

ricerca della verità spesso era più coinvolgente della stesura delle<br />

conclusioni, e lui si ritrovò immerso nell’argomento. Venne a<br />

sapere che Boone Creek era stata fondata nel 1729 – il che ne<br />

faceva una delle comunità più antiche di tutto lo stato – e che per<br />

un lungo tempo era stata solo un piccolo centro di scambi<br />

commerciali.<br />

Nel corso del secolo era diventata un porto fluviale secondario<br />

nella rete interna e la sua crescita venne accelerata<br />

dall’introduzione dei battelli a vapore a metà dell’Ottocento.


dall’introduzione dei battelli a vapore a metà dell’Ottocento.<br />

Verso la fine del XIX<br />

secolo l’espansione della ferrovia raggiunse il North Carolina,<br />

causando l’abbattimento di numerose foreste e l’apertura di<br />

molte cave. Ancora una volta la città fu interessata dal<br />

cambiamento, essendo una sorta di porta d’ingresso per gli<br />

Outer Banks. In seguito il suo sviluppo aveva seguito quello<br />

dell’economia dello stato, anche se la popolazione era rimasta<br />

costante fino al 1930 circa. L’ultimo censimento evidenziava un<br />

calo demografico, com’era del resto prevedibile.<br />

Lesse anche il capitolo dedicato al cimitero nel libro di storia di<br />

fantasmi. In questa versione, Hettie si era rifiutata di cedere il<br />

passo sul marciapiede alla moglie di un funzionario della contea<br />

39<br />

che le veniva incontro. Tuttavia, il fatto di essere considerata una<br />

sorta di guida spirituale di Watts Landing le evitò l’arresto, e<br />

allora la parte più razzista della cittadinanza decise di darle una<br />

lezione, causando ingenti danni al cimitero dei neri. Hettie si<br />

infuriò e maledisse il cimitero di Cedar Creek, dichiarando che<br />

gli spiriti dei suoi antenati avrebbero calpestato il suolo finché la<br />

terra l’avrebbe inghiottito del tutto.<br />

Jeremy rifletté sul fatto che sino a quel momento aveva trovato<br />

tre versioni diverse della stessa leggenda.<br />

Un particolare davvero interessante era che l’autore del libro, un


Un particolare davvero interessante era che l’autore del libro, un<br />

certo A.J. Morrison, aveva aggiunto un poscritto in cui affermava<br />

che il cimitero di Cedar Creek aveva cominciato davvero a<br />

sprofondare. Riferiva che, secondo i rilievi fatti, il terreno si era<br />

abbassato di quasi mezzo metro, ma non forniva una spiegazione<br />

del fenomeno.<br />

Jeremy guardò la data di pubblicazione. Il libro era stato scritto<br />

nel 1954 e, a giudicare dall’aspetto attuale, secondo lui il<br />

cimitero era sprofondato almeno di altri novanta centimetri. Si<br />

annotò di cercare i risultati dei rilievi dell’epoca e di quelli<br />

effettuati in seguito.<br />

Mentre era intento ad assorbire quelle informazioni, tuttavia, non<br />

riusciva a fare a meno di guardarsi alle spalle di tanto in tanto,<br />

nella remota speranza di vedere entrare Lexie.<br />

All’altro capo della città, lungo il percorso verso la<br />

quattordicesima buca e con il cellulare pre-muto all’orecchio, il<br />

sindaco ascoltava con la massima attenzione le parole del suo<br />

interlocutore nonostante il fruscio sulla linea. In quella parte della<br />

contea c’era poco campo e lui si chiedeva se, alzando la mazza<br />

di ferro sopra la testa, sarebbe riuscito a capire meglio quello<br />

che gli veniva detto.<br />

«Era da Herbs? Oggi a pranzo? Hai detto Primetime Live?»<br />

Annuì, fingendo di non accorgersi che il suo avversario, che a


propria volta faceva finta di cercare dove fosse finita la pallina<br />

dopo l’ultimo tiro, l’aveva appena calciata oltre un albero in<br />

posizione migliore.<br />

«Trovata!» esclamò il compagno di gioco, preparandosi a un<br />

altro tiro.<br />

Quell’uomo non era nuovo a certi stratagemmi e francamente il<br />

sindaco non se ne curava troppo, dato che aveva appena fatto la<br />

stessa cosa. Altrimenti, gli sarebbe stato impossibile conservare i<br />

suoi tre handicap di vantaggio.<br />

Mentre l’interlocutore finiva di parlare, il suo avversario lanciò<br />

ancora la pallina tra gli alberi.<br />

«Direi che è molto interessante», concluse il sindaco, con la<br />

mente occupata a elaborare le possibili implicazioni. «Ti ringrazio<br />

di avermi telefonato. Abbi cura di te. Ciao.»<br />

Richiuse il cellulare proprio mentre il suo avversario si<br />

avvicinava.<br />

«Chissà dov’è andata.»<br />

«Non mi preoccuperei troppo», replicò il sindaco, valutando gli<br />

improvvisi sviluppi in città.<br />

«Sono sicuro che la pallina finirà esattamente dove vuoi tu.»


«Chi era al telefono?»<br />

«Il destino», annunciò il sindaco. «E se giochiamo bene le nostre<br />

carte, potrebbe essere la nostra salvezza.»<br />

Nel tardo pomeriggio, mentre il sole ormai scendeva oltre la<br />

cima degli alberi e le ombre cominciavano ad allungarsi sul<br />

pavimento, Lexie infilò la testa nella sala dei libri rari.<br />

«Come va?»<br />

Jeremy voltò il capo e sorrise. Poi raddrizzò la schiena e si passò<br />

la mano tra i capelli. «Bene», rispose. «Ho scoperto un sacco di<br />

cose.»<br />

«Ha già trovato la risposta magica?»<br />

«Non ancora, ma ci sono vicino. Me lo sento.»<br />

Lei entrò. «Ne sono lieta. Ma come le ho detto prima, in genere<br />

chiudo questa sala verso le cinque, in modo da poter gestire tutte<br />

le persone che vengono qui dopo il lavoro.»<br />

40<br />

Lui si alzò dal tavolo. «Non c’è problema. Tra l’altro, sono un<br />

po’ stanco. È stata una lunga giornata.»<br />

«Tornerà domattina, giusto?»


«Tornerà domattina, giusto?»<br />

«Ci contavo. Perché?»<br />

«Ecco, in genere ogni giorno rimetto tutti i volumi a posto.»<br />

«Sarebbe possibile tenere da parte questi libri, per il momento?<br />

Sono sicuro di doverli consultare ancora domani.»<br />

Lei ci rifletté un attimo. «Sì. Ma devo avvertirla che, se non si<br />

presenterà all’orario di apertura, penserò di aver sbagliato a<br />

giudicarla.»<br />

Lui annuì con aria seria. «Le prometto che non la deluderò. Non<br />

sono quel tipo di uomo.»<br />

Lei alzò gli occhi al cielo, pensando: Santo cielo, ci risiamo. Però<br />

doveva ammettere che era te-nace. «Sono sicura che dice così a<br />

tutte le ragazze, signor Marsh.»<br />

«No», ribatté lui appoggiandosi al tavolo. «In realtà, sono molto<br />

timido. Quasi un eremita, direi.<br />

Esco molto di rado.»<br />

Lei scrollò le spalle. «Mi baso su quello che so. Essendo lei un<br />

giornalista della grande metropoli, me lo ero immaginato come un<br />

dongiovanni.»


«E la cosa la preoccupa?»<br />

«No.»<br />

«Bene. Perché, vede, la prima impressione a volte può<br />

ingannare.»<br />

«Oh, me ne sono resa subito conto.»<br />

«E come?»<br />

«Sa, la prima volta che l’ho vista al cimitero, credevo che fosse lì<br />

per un funerale.»<br />

41


5<br />

Quindici minuti più tardi, dopo aver percorso una strada asfaltata<br />

che poi diventava sterrata – bisognava dire che lì avevano un<br />

debole per le sterrate – Jeremy si ritrovò a parcheggiare nel bel<br />

mezzo di un pantano, proprio di fronte all’insegna dipinta a mano<br />

del Greenleaf Cattages. Questo gli fe-ce pensare che non<br />

bisognava mai fidarsi delle promesse dell’agenzia turistica locale.<br />

Moderno, decisamente quel posto non lo era. Non lo sarebbe<br />

stato nemmeno trent’anni prima.<br />

Si trattava di un complesso formato da sei piccoli bungalow in<br />

riva al fiume. Erano di legno, con l’intonaco scrostato e il tetto di<br />

lamiera, e si raggiungevano percorrendo dei sentierini che si<br />

diparti-vano da un bungalow centrale dove immaginò ci fosse la<br />

reception. Doveva ammettere che l’insieme era pittoresco, ma il<br />

lato rustico riguardava probabilmente la presenza di zanzare e<br />

alligatori, il che non rendeva certo più allettante la prospettiva di<br />

soggiornare lì.<br />

Mentre cercava di decidere se fosse il caso di disdire la<br />

prenotazione – durante il viaggio aveva notato che c’erano degli<br />

hotel a Washington, a una quarantina di minuti da Boone Creek<br />

– udì il rombo di un motore che risaliva la strada e un attimo<br />

dopo scorse una Cadillac marrone che si avvicinava<br />

sobbalzando paurosamente nelle buche. Rimase sorpreso nel


sobbalzando paurosamente nelle buche. Rimase sorpreso nel<br />

vedere che si arrestava proprio accanto a lui, sollevando una<br />

spruzzata di ghiaia.<br />

Un uomo sovrappeso e pelato balzò fuori dall’auto con la faccia<br />

stralunata. Portava un paio di calzoni verdi di poliestere e un<br />

girocollo blu, e aveva l’aria di chi si è vestito al buio.<br />

«Signor Marsh?»<br />

Jeremy venne colto di sorpresa. «Sì?»<br />

L’uomo girò intorno alla macchina. Tutto in lui sembrava<br />

muoversi frettolosamente.<br />

«Sono contento di averla incontrata prima che si registrasse in<br />

albergo! Volevo avere l’occasione di parlarle! Non so dirle<br />

quanto siamo tutti entusiasti della sua visita!»<br />

Ansimava mentre tendeva la mano e stringeva vigorosamente<br />

quella di Jeremy.<br />

«Ci conosciamo?» chiese lui.<br />

«No, no, è ovvio.» L’uomo rise. «Sono il sindaco Gherkin.<br />

Come la marca di sotteceti… ma lei può chiamarmi Tom.» Altra<br />

risata. «Sono passato solo per darle il benvenuto nella nostra<br />

bella città.


mi scusi per l’aspetto. Avrei voluto riceverla in ufficio, ma sono<br />

venuto direttamente dal campo di golf non appena mi hanno<br />

informato del suo arrivo.»<br />

Jeremy gli lanciò un’altra occhiata sconcertata. Se non altro,<br />

adesso c’era una spiegazione per quel bizzarro abbigliamento.<br />

«Lei è il sindaco?»<br />

42<br />

«Dal 1994, per la precisione. È una specie di tradizione di<br />

famiglia. Prima di me mio padre, Owen Gherkin, è stato sindaco<br />

di Boone Creek per ventiquattro anni. Nutriva un profondo<br />

attacca-mento alla città, mio padre. Conosceva tutto quello che<br />

c’era da sapere di questo posto. Ovviamente, fare il sindaco qui<br />

è solo un’occupazione part-time. È un incarico onorifico. In<br />

realtà, io sono un uomo d’affari, se vuole sapere la verità. Sono il<br />

proprietario dell’emporio e dell’emittente radio in centro.<br />

Trasmettiamo vecchi successi. A lei piacciono?»<br />

«Certo», rispose Jeremy.<br />

«Bene, bene. Me lo immaginavo. L’ho capito non appena l’ho<br />

vista. Mi sono detto: ‘Quest’uo-mo sa apprezzare la buona<br />

musica’. Non sopporto proprio tutte quella nuove diavolerie che<br />

la gente si ostina ad ascoltare di questi tempi. Mi fanno venire il<br />

mal di testa. La musica deve consolare l’anima. Capisce che


mal di testa. La musica deve consolare l’anima. Capisce che<br />

cosa intendo?»<br />

«Certo», ripeté Jeremy, cercando di seguire il di seguire il<br />

discorso.<br />

Il sindaco rise. «Lo sapevo. Ecco, come le ho detto, siamo tutti<br />

emozionati al pensiero che sia venuto qui per scrivere un articolo<br />

sulla nostra città. È proprio quello che ci serve. Voglio dire, chi<br />

non apprezza una bella storia di fantasmi? La gente da queste<br />

parti è davvero eccitata al riguardo, questo è sicuro. Prima gli<br />

esperti della Duke, poi il giornale locale. E adesso un giornalista<br />

della metropoli. La voce si va diffondendo, e questo è un bene.<br />

Pensi che giusto la settimana scorsa siamo stati interpellati da un<br />

gruppo dell’Alabama che ha intenzione di trascorrere questo<br />

week-end a Boone Creek per fare il Giro delle dimore storiche.»<br />

Jeremy cercò di riprendere il controllo della situazione. «Come<br />

faceva a sapere che ero qui?»<br />

chiese.<br />

Il sindaco Gherkin gli posò amichevolmente una mano sulla<br />

spalla e, ancor prima che lui se ne rendesse conto, si stavano<br />

avviando verso il bungalow centrale. «Le notizie corrono, signor<br />

Marsh.<br />

Si diffondono come un incendio. È sempre stato così: fa parte<br />

del fascino di questo posto. Oltre alle bellezze naturali, certo.


del fascino di questo posto. Oltre alle bellezze naturali, certo.<br />

Abbiamo alcune delle migliori riserve di caccia e pesca dello<br />

stato. La gente arriva da ogni parte, anche le celebrità, e la<br />

maggior parte alloggia qui al Greenleaf. Se vuole saperlo,<br />

questo è un piccolo angolo di paradiso. Un bungalow tutto per<br />

sé nel bel mezzo della natura. Di notte potrà ascoltare il canto dei<br />

grilli e degli uccelli. Scommetto che poi vedrà quei grandi<br />

alberghi di New York sotto una luce diversa.»<br />

«Questo è sicuro», riconobbe Jeremy. Quell’uomo era<br />

decisamente un politico.<br />

«E non deve preoccuparsi dei serpenti.»<br />

Lui sgranò gli occhi. «I serpenti?»<br />

«Forse ne avrà sentito parlare, ma le assicuro che quello dello<br />

scorso anno è stato solo uno spia-cevole malinteso. C’è gente<br />

senza un briciolo di buonsenso. Come le ho detto, però, non<br />

deve preoccuparsi. In genere i serpenti non escono prima<br />

dell’estate. Ovviamente, non le conviene andare in giro a<br />

rovistare tra i cespugli per stanarli. Quei mocassini possono<br />

essere molto pericolosi.»<br />

«Uh», mugolò Jeremy, cercando di ritrovare la voce mentre nella<br />

sua mente si formava un’immagine agghiacciante. Lui odiava i<br />

serpenti. Ancor più degli alligatori e delle zanzare. «Veramente,<br />

stavo pensando…»


Il sindaco Gherkin sospirò abbastanza forte da interrompere la<br />

sua risposta e poi si guardò intorno, come per dimostrargli<br />

quanto apprezzava il paesaggio circostante. «Allora, mi dica,<br />

Jeremy…<br />

non le spiace se la chiamo per nome, vero?»<br />

«No.»<br />

«Molto gentile da parte sua. Davvero molto. Allora, Jeremy, mi<br />

chiedevo se per caso non arriverà qualche troupe televisiva a<br />

seguire la sua indagine giornalistica.»<br />

«Non ne ho idea», rispose lui.<br />

«Ecco, se lo faranno, gli stenderemo il tappeto rosso. Gli<br />

mostreremo un po’ della genuina ospitalità del Sud. Guardi, li<br />

ospiteremo gratis al Greenleaf. E, ovviamente, torneranno a<br />

casa con un servizio coi fiocchi. Molto meglio della storia che lei<br />

ha raccontato a Primetime. Quello che abbiamo qui è<br />

autentico.»<br />

43<br />

«Lo sa, vero, che io sono prima di tutto un giornalista della carta<br />

stampata? In genere non ho niente a che fare con la<br />

televisione…»


«No, certo che no», concordò il sindaco, ammiccando. «Lei<br />

faccia il suo lavoro, e poi vediamo cosa succede.»<br />

«Dico sul serio», replicò Jeremy.<br />

Altra strizzata d’occhi. «Naturale.»<br />

Lui non sapeva più cosa replicare – soprattutto perché<br />

quell’uomo poteva anche avere ragione –<br />

e un attimo dopo il sindaco Gherkin aprì la porta della reception.<br />

Sempre ammesso che si potesse chiamarla tale.<br />

La piccola stanza decrepita ricordava l’interno di una capanna di<br />

tronchi. Alle spalle della scrivania traballante era appeso un<br />

persico trota; dappertutto, lungo le pareti e sul piano dello<br />

schedario, c’erano roditori impagliati: castori, lepri, scoiattoli,<br />

opossum, moffette e un tasso. A differenza di altri esemplari che<br />

aveva visto, tuttavia, la loro posa era quella degli animali braccati<br />

che cercano di difendersi. Fauci spalancate, corpi inarcati, denti<br />

e artigli scoperti. Jeremy stava osservando i dettagli, quando<br />

scorse in un angolo un orso che lo fece trasalire. Come i suoi<br />

compagni di sventura, aveva le zampe protese in avanti, pronto<br />

ad attaccare. Sembrava di essere a metà tra la sala di un mu-seo<br />

di storia naturale e il set di un film dell’orrore a basso costo, il<br />

tutto compresso nello spazio di uno sgabuzzino.<br />

Seduto con i piedi appoggiati sulla scrivania c’era un uomo


Seduto con i piedi appoggiati sulla scrivania c’era un uomo<br />

corpulento e barbuto che guardava la televisione. L’immagine<br />

sullo schermo era sfocata, con linee verticali che l’attraversavano<br />

ogni due secondi rendendo impossibile riconoscere il<br />

programma.<br />

L’uomo si alzò e continuò a sollevarsi fino a torreggiare su di lui.<br />

Doveva essere alto almeno due metri e aveva le spalle più ampie<br />

di di quelle dell’orso impagliato nell’angolo. Indossava una tuta e<br />

una camicia a quadri, e andò a prendere un modulo che posò<br />

sulla scrivania.<br />

Indicò il modulo e poi Jeremy. Non sorrise, anzi, aveva l’aria di<br />

volergli strappare le braccia e usarle per picchiarlo prima di<br />

impagliare anche lui e appenderlo al muro.<br />

Gherkin scoppiò a ridere, tanto per cambiare.<br />

«Non si faccia intimidire da questo qui, Jeremy», si affrettò a<br />

dire. «Jed non parla molto con i forestieri. Riempia il modulo e<br />

potrà andare nella sua cameretta in paradiso.»<br />

Jeremy stava fissando Jed con occhi sgranati, pensando che era<br />

la creatura più spaventosa che avesse mai visto in vita sua.<br />

«Sa, lui non è solo proprietario del Greenleaf, ma è anche<br />

consigliere comunale e tassidermi-sta», spiegò Gherkin. «Non<br />

trova che il suo lavoro sia incredibile?»


«Incredibile», ripeté Jeremy, sforzandosi di sorridere.<br />

«Se volesse andare a caccia da queste parti, si rivolga a lui.<br />

Vedrà che resterà soddisfatto.»<br />

«Me ne ricorderò.»<br />

La faccia del sindaco si illuminò all’improvviso. «Lei caccia,<br />

vero?»<br />

«Non molto, a dire la verità.»<br />

«Chissà, magari potrebbe cambiare idea mentre è qui. Le ho già<br />

detto che la caccia all’anatra da queste parti è spettacolare,<br />

vero?»<br />

Mentre Gherkin parlava, Jed picchiettò con il dito carnoso sul<br />

modulo.<br />

«Avanti, cerca di non intimidirlo», si intromise il sindaco. «Viene<br />

da New York. È un grande giornalista di città, perciò vedi di<br />

trattarlo bene.»<br />

Tornò a rivolgere la propria attenzione all’ospite. «A proposito,<br />

Jeremy, volevo informarla che il comune sarà ben lieto di offrirle<br />

il soggiorno qui.»<br />

«Non è necessario…»


«Basta così», lo interruppe Gherkin con un gesto della mano.<br />

«La decisione è già stata presa ai piani alti.» Strizzò l’occhio.<br />

«Vale a dire da me. Ma è il minimo che possiamo fare per un<br />

ospite tanto di riguardo.»<br />

«Allora, grazie.»<br />

44<br />

Jeremy prese la penna e cominciò a compilare il modulo,<br />

sentendo su di sé gli occhi di Jed e tre-mando al solo pensiero di<br />

quello che sarebbe potuto accadere se avesse cambiato idea<br />

circa il suo soggiorno lì. Gherkin lo guardava da sopra la spalla.<br />

«Le ho già detto che siamo entusiasti della sua visita?»<br />

Dall’altra parte della città, in un bungalow bianco con le persiane<br />

azzurre che dava su una via tranquilla, Doris stava rosolando<br />

pancetta, cipolla e aglio mentre in un’altra pentola cuoceva la<br />

pasta. Lexie stava tagliando pomodori e carote sul lavello. Dopo<br />

aver chiuso la biblioteca era passata dalla nonna, come faceva<br />

spesso durante la settimana. Pur abitando per conto suo poco<br />

distante, cenava sovente con Doris. Le vecchie abitudini erano<br />

dure a morire.<br />

La radio sul davanzale trasmetteva musica jazz e le due donne<br />

non si erano dette molto, a parte le solite chiacchiere in cucina.<br />

Per Doris, il motivo di quel relativo silenzio era la lunga giornata


Per Doris, il motivo di quel relativo silenzio era la lunga giornata<br />

di lavoro al ristorante. Dopo l’infarto avuto due anni prima si<br />

stancava molto più facilmente, anche se non voleva ammetterlo.<br />

Per Lexie la ragione era Jeremy Marsh, e si guardava bene<br />

dall’accennare a lui con la nonna. Doris aveva sempre avuto un<br />

interesse molto spiccato per la sua vita privata e lei aveva<br />

imparato che era meglio evitare l’argomento appena possibile.<br />

Sapeva che la nonna era benintenzionata. Semplicemente non<br />

riusciva a capire come mai una ragazza che aveva più di<br />

trent’anni non si fosse ancora sistemata, e ormai succedeva<br />

spesso che lo domandasse anche ad alta voce. Nonostante la<br />

sua vivace intelligenza, Doris era di vecchio stampo; si era<br />

sposata a vent’anni e aveva trascorso i quarantaquattro<br />

successivi con il marito che adorava, fino a quando lui era morto,<br />

tre anni prima. Dopo tutto Lexie era cresciuta con i nonni, e<br />

poteva condensare i crucci di Doris nei suoi confronti in poche<br />

semplici parole: era ora che lei conoscesse una brava persona, si<br />

sposasse, si trasferisse in una casa con la staccionata bianca e<br />

avesse dei figli.<br />

La sua idea non era poi così strana, pensò Lexie. Da quelle parti,<br />

almeno, era ciò che ci si aspettava da una donna. E se doveva<br />

proprio essere sincera, certe volte anche lei desiderava una vita<br />

del genere. Almeno in teoria. Ma prima voleva conoscere la<br />

persona giusta, qualcuno che la ispirasse, che la rendesse fiera di<br />

chiamarlo il suo uomo. La differenza tra lei e Doris stava proprio<br />

lì. La nonna sembrava convinta che tutto quello che una donna


lì. La nonna sembrava convinta che tutto quello che una donna<br />

poteva ragionevolmente aspettarsi era che un uomo fosse<br />

onesto, di sani principi morali e lavoratore. E forse, in passato,<br />

erano quelle le qualità più importanti. Lei, però, non era disposta<br />

a sceglierne uno solo perché era gentile, onesto e aveva un buon<br />

impiego. Chissà, magari aveva ambizioni irrealizzabili, ma voleva<br />

anche provare la passione. Senza quella, un uomo poteva essere<br />

gentile o responsabile finché voleva, ma lei avrebbe continuato<br />

ad avere l’impressione di essersi «accontentata». Non sarebbe<br />

stato giusto, per nessuno. Voleva un uomo sensibile e affettuoso,<br />

ma che nel contempo sapesse affascinarla. Voleva qualcuno che<br />

si offrisse di massaggiarle i piedi dopo una lunga giornata in<br />

biblioteca, ma anche che la sfidasse in-tellettualmente. Un uomo<br />

romantico, certo, che le comperava dei fiori anche senza un<br />

motivo particolare.<br />

Non era chiedere troppo, no?<br />

Secondo Glamour, Ladies’ Home Journal e Good<br />

Housekeeping – tutte riviste femminili che arrivavano in<br />

biblioteca –, sì. Ogni articolo di quelle riviste sembrava ribadire<br />

che dipendeva esclusivamente dalla donna mantenere acceso il<br />

fuoco di una relazione sentimentale. Ma una relazione non<br />

doveva essere appunto tale? Non doveva basarsi sull’impegno di<br />

entrambi i partner a soddisfarsi a vicenda?<br />

Il problema di molte coppie sposate di sua conoscenza stava<br />

proprio lì, si disse. Le cose in un matrimonio andavano bene


finché esisteva un equilibrio tra esaudire i propri desideri e<br />

accontentare il compagno, finché la moglie faceva ciò che<br />

desiderava il marito e viceversa. Le difficoltà nasceva-no quando<br />

uno dei due cominciava a comportarsi come preferiva senza<br />

riguardi verso l’altro. Un marito a un certo punto decideva di<br />

avere rapporti sessuali più intensi e li cercava al di fuori del<br />

matrimonio, una moglie decideva di volere più affetto e questo la<br />

portava a fare esattamente la stessa cosa. Un buon matrimonio,<br />

come qualsiasi rapporto a due, significava subordinare le proprie<br />

neces-45<br />

sità a quelle dell’altro, sapendo che la cosa era reciproca. E<br />

finché i due tenevano fede alla propria parte del patto, tutto filava<br />

liscio.<br />

Ma se non provavi un’autentica passione per tuo marito, potevi<br />

aspettarti di riuscirci? Lexie non ne era convinta. Doris,<br />

naturalmente, aveva la risposta pronta. «Dai retta a me, tesoro,<br />

la passione si spegne dopo un paio d’anni», avrebbe detto,<br />

sebbene i nonni avessero avuto un tipo di rapporto<br />

assolutamente invidiabile. Il nonno era un uomo romantico di<br />

carattere. Sino alla fine aveva continuato a essere galante con<br />

Doris, ad aprirle le porte e a tenerla per mano quando<br />

camminavano per strada. Era sempre stato sollecito e fedele. Era<br />

evidente che adorava la moglie e ripeteva spesso quanto si<br />

sentisse fortunato di averla incontrata. Dopo che lui era morto,<br />

anche una parte di Doris aveva cominciato a morire. Prima


l’infarto, ora l’aggravarsi dell’artrite; era come se il destino<br />

volesse farli restare insieme per sempre. Questo fatto, oltre al<br />

consiglio di Doris, che cosa significava? Che la nonna era stata<br />

semplicemente fortunata a scegliere un uomo simile? Oppure che<br />

aveva visto qualcosa in lui, qualcosa che le aveva fatto capire<br />

che era l’uomo giusto?<br />

E soprattutto, si poteva sapere perché mai adesso lei ripensava<br />

al matrimonio?<br />

Forse perché si trovava lì da Doris, nella casa dov’era cresciuta<br />

dopo la marte dei suoi genitori.<br />

Cucinare assieme alla nonna le dava sicurezza e le faceva tornare<br />

in mente quando, da piccola, pensava che un giorno anche lei<br />

avrebbe abitato in una casa come quella. Assi stagionate sul<br />

pavimento; un tetto di lamiera che riecheggiava il tamburellare<br />

della pioggia; finestre antiquate con gli infissi pitturati così tante<br />

volte che ormai era quasi impossibile aprirli. E ora viveva in una<br />

casa del genere, o quasi. A prima vista le due abitazioni<br />

sembravano somigliarsi – erano state costruite nella medesima<br />

zona – ma lei non era mai riuscita a riprodurre i profumi di quella<br />

della nonna. Gli stufati della domenica, l’odore di sole delle<br />

lenzuola, il leggero sentore di muffa della sedia a dondolo do-ve<br />

il nonno si rilassava la sera. Aromi come quelli parlavano di una<br />

vita trascorsa in armonia e, tutte le volte che lei apriva la porta,<br />

veniva assalita dai vividi ricordi d’infanzia.


Naturalmente aveva sempre immaginato che alla sua età avrebbe<br />

avuto un marito, magari anche dei figli, ma non era andata così.<br />

Per due volte ne aveva avuto la tentazione: prima la lunga storia<br />

con Avery, iniziata all’università, e poi un’altra con un ragazzo di<br />

Chicago che un’estate era venuto a trovare il cugino a Boone<br />

Creek. Era il classico tipo dall’ingegno versatile: parlava quattro<br />

lingue, aveva frequentato la London School of Economics e si<br />

era pagato l’università con una borsa di studio per il baseball.<br />

Era affascinate e unico, e ben presto Lexie si era innamorata di<br />

lui. Aveva creduto che sarebbe rimasto lì, che con il tempo si<br />

sarebbe affezionato al posto quanto lei, ma una mattina aveva<br />

saputo che era ripartito per Chicago. Non si era neppure preso il<br />

disturbo di salutarla.<br />

E poi? Non molto, in realtà. C’erano stati altri due flirt durati<br />

circa sei mesi, ma ai quali non pensava più molto. Uno era stato<br />

con un medico, l’altro con un avvocato; entrambi le avevano<br />

chiesto di sposarli, ma lei non aveva provato l’eccitazione o la<br />

magia o qualunque cosa fosse che ti faceva capire che non<br />

dovevi cercare altrove. Negli ultimi due anni gli appuntamenti<br />

erano diradati sempre di più, fatta eccezione per Rodney<br />

Hopper, il vicesceriffo. Erano usciti più o meno una decina di<br />

volte, in occasione delle iniziative benefiche alle quali lei doveva<br />

partecipare. Anche Rodney era nato e cresciuto lì e da bambini<br />

avevano giocato sull’altalena dietro la chiesa episcopale. Lui<br />

aveva avuto un debole per lei fin da allora e negli anni seguenti le<br />

aveva chiesto spesso di uscire a bere qualcosa insieme al


aveva chiesto spesso di uscire a bere qualcosa insieme al<br />

Lookilu. A volte Lexie si chiedeva se non doveva accettare la<br />

sua corte e fidan-zarsi con lui, ma Rodney… ecco, era un po’<br />

troppo interessato a perscare e cacciare e sollevare pesi, e<br />

troppo poco ai libri e a ciò che succedeva nel resto del mondo.<br />

Era un bravo ragazzo, però, ed era convinta che sarebbe stato<br />

un buon marito. Ma non per lei.<br />

E tutto questo dove l’aveva portata?<br />

Lì da Doris, tre volte alla settimana, pensò, in attesa delle<br />

inevitabili domande sulla sua vita sentimentale.<br />

«Che ne dici di lui?» domandò Doris come se le avesse letto nel<br />

pensiero.<br />

Lexie non riuscì a trattenere un sorriso. «Di chi?» domandò con<br />

finto candore.<br />

«Jeremy Marsh. Di chi credevi che stessi parlando?»<br />

«Non ne ho idea. Per questo te l’ho chiesto.»<br />

46<br />

«Smettila di evitare l’argomento. Ho saputo che ha trascorso un<br />

paio d’ore in biblioteca.»<br />

Lexie scrollò le spalle. «Mi ha fatto una buona impressione. L’ho


aiutato a trovare qualche libro e a iniziare le ricerche. Tutto qui.»<br />

«Non gli hai parlato?»<br />

«Certo che abbiamo parlato. Come hai detto tu, si è fermato per<br />

un bel po’.»<br />

Doris aspettò che Lexie aggiungesse altro, ma vedendo che<br />

restava in silenzio, sospirò. «Be’, a me è piaciuto», disse. «Mi è<br />

sembrato un perfetto gentiluomo.»<br />

«Oh, eccome», concordò Lexie. «Assolutamente perfetto.»<br />

«Non mi sembri convinta.»<br />

«Che cosa vorresti che dicessi?»<br />

«Be’, è rimasto abbagliato dalla tua brillante personalità?»<br />

«E che importanza ha? Si fermerà in città solo per pochi giorni.»<br />

«Ti ho mai raccontato di come conobbi tuo nonno?»<br />

«Molte volte», rispose Lexie, ricordando benissimo la storia. Si<br />

erano incontrati su un treno diretto a Baltimora; lui veniva da<br />

Grifton ed era in viaggio per sostenere un colloquio di lavoro che<br />

non avrebbe mai affrontato, decidendo di restare con lei.<br />

«Allora sai che è molto probabile che tu conosca qualcuno


«Allora sai che è molto probabile che tu conosca qualcuno<br />

quando meno te l’aspetti.»<br />

«Lo ripeti sempre.»<br />

Doris strizzò l’occhio. «Solo perché ritengo che ti faccia bene<br />

sentirtelo dire.»<br />

Lexie portò in tavola l’insalata. «Non preoccuparti, io sono<br />

felice. Amo il mio lavoro, ho buoni amici e il tempo per leggere,<br />

correre e fare ciò che mi piace.»<br />

«E non dimenticare la fortuna di avere me.»<br />

«Certo», concordò Lexie. «Come potrei farlo?»<br />

Doris ridacchiò, continuando a seguire la cottura del sugo. Per<br />

un attimo in cucina regnò di nuovo il silenzio e Lexie tirò un<br />

sospiro di sollievo. L’argomento alla fine era stato toccato e sua<br />

nonna non aveva insistito troppo. Adesso avrebbero potuto<br />

godersi in pace la cena.<br />

«Io l’ho trovato piuttosto attraente», osservò invece Doris.<br />

Lexie non rispose; prese i piatti e le posate e li mise sul tavolo.<br />

Forse era meglio fingere di non averla sentita, si disse.<br />

«E tanto perché tu lo sappia, in quell’uomo c’è molto di più di<br />

quello che credi», proseguì la nonna. «Lui è diverso da come<br />

immagini.»


immagini.»<br />

Fu il tono in cui lo disse che attirò la sua attenzione. L’aveva già<br />

sentito altre volte in passato…<br />

quel giorno in cui voleva uscire con gli amici del liceo, e Doris<br />

l’aveva dissuasa, o quando aveva programmato un viaggio a<br />

Miami e lei l’aveva sconsigliata di partire. Nel primo caso, i suoi<br />

amici erano rimasti coinvolti in un incidente stradale; nel secondo,<br />

erano scoppiati dei disordini in città che avevano coinvolto anche<br />

l’albergo dove intendeva andare.<br />

Sapeva che a volte Doris provava delle particolari sensazioni.<br />

Non con l’intensità di sua madre, ma anche se di rado lei dava<br />

spiegazioni più precise, Lexie non dubitava che intuisse sempre la<br />

verità. Del tutto inconsapevole che le linee telefoniche erano<br />

roventi per via dei pettegolezzi sulla sua presenza in città, Jeremy<br />

era sdraiato a letto sotto le coperte e guardava il notiziario locale<br />

in attesa delle previsioni meteo. Rimpiangeva di non aver seguito<br />

l’impulso e di non aver cambiato albergo.<br />

Se lo avesse fatto, ora non sarebbe stato circondato dagli orribili<br />

manufatti di Jed.<br />

Era evidente che quell’uomo aveva un sacco di tempo libero.<br />

E un sacco di proiettili. O pallettoni. O la parte anteriore di un<br />

pick-up. O cosa diavolo gli serviva per uccidere gli animali. In


camera sua c’erano dodici roditori impagliati. A parte l’orso, era<br />

circondato da esemplari di tutte le specie zoologiche del North<br />

Carolina.<br />

Per il resto la camera non era male, se non ci si aspettava un<br />

collegamento superveloce a Internet, o di poterla riscaldare<br />

senza accendere il caminetto, nonché il servizio in camera, la TV<br />

via ca-47<br />

vo oppure una linea telefonica diretta per l’esterno. Il telefono<br />

era ancora a disco. Da quanto tempo non ne vedeva più di<br />

simili? Dieci anni? Persino sua madre si era arresa alla modernità<br />

a tale riguardo. Jed, invece, no. Nossignori. Era evidente che il<br />

buon vecchio amico aveva le sue idee circa quello che era<br />

importante per il comfort dei clienti.<br />

C’era però un aspetto positivo ed era la veranda coperta sul<br />

retro, che dava verso il fiume. C’era persino una sedia a dondolo<br />

e Jeremy accarezzò l’idea di sedersi per un po’ lì fuori, ma poi gli<br />

tornarono in mente i serpenti. Il che lo portò a chiedersi a quale<br />

razza di malinteso si riferisse Gherkin.<br />

La cosa non gli piaceva affatto. Avrebbe dovuto farsi spiegare<br />

meglio e avrebbe anche dovuto chiedere dove poteva<br />

recuperare della legna da quelle parti. Faceva un freddo cane lì<br />

dentro, ma chissà perché lui sospettava che Jed non avrebbe<br />

alzato la cornetta se avesse provato a telefonargli alla reception.<br />

E poi quell’uomo gli faceva paura.


E poi quell’uomo gli faceva paura.<br />

Proprio allora sullo schermo comparve il meteorologo.<br />

Facendosi coraggio, jeremy uscì velocemente dal letto per alzare<br />

il volume. Con movimenti rapidi e rabbrividendo sistemò l’audio<br />

e poi tornò a rifugiarsi sotto le coperte.<br />

Il volto del meteorologo venne immediatamente sostituito dalla<br />

pubblicità. E ti pareva.<br />

Jeremy stava valutando l’idea di recarsi al cimitero, ma prima<br />

voleva scoprire se fosse prevista la nebbia. In caso negativo, ne<br />

avrebbe approfittato per riposare. Era stata una lunga giornata; si<br />

era svegliato nel mondo moderno, era tornato indietro di<br />

cinquant’anni e adesso si trovava a dormire in mezzo al gelo.<br />

Non era cosa da tutti i giorni.<br />

E poi, ovviamente, c’era Lexie. Lexie Vattelapesca. Lexie la<br />

misteriosa. Lexie che flirtava, si ritraeva e flirtava di nuovo.<br />

Perché aveva flirtato con lui, questo era sicuro. Il modo in cui<br />

continuava a chiamarlo signor Marsh? Il fatto che affermasse di<br />

averlo inquadrato fin da subito? Il commento sul funerale?<br />

Decisamente civettuola.<br />

Oppure no?<br />

Riapparve il meteorologo, così giovane da sembrare fresco di<br />

studi. Avrà avuto al massimo ven-titré, ventiquattro anni e quello


studi. Avrà avuto al massimo ven-titré, ventiquattro anni e quello<br />

doveva essere il suo primo impiego. Aveva un’aria da cerbiatto<br />

spa-ventato ma entusiasta. Se non altro, però, sembrava<br />

competente. Non incespicava nelle parole e lui comprese quasi<br />

subito che non sarebbe uscito di lì. Cielo sereno per tutta la<br />

serata e nemmeno un accenno alla nebbia neanche per il giorno<br />

successivo.<br />

Figurarsi.<br />

48


6<br />

Il mattino seguente, dopo la doccia sotto un debole fiotto<br />

d’acqua tiepida, Jeremy infilò jeans, maglione e giacca di pelle<br />

marrone e si diresse verso Herbs, che sembrava essere il posto<br />

migliore dove fare colazione. Entrando nel locale notò il sindaco<br />

Gherkin seduto al bar, intento a conversare con due tipi in giacca<br />

e cravatta, mentre Rachel era impegnata a servire ai tavoli. Jed<br />

sedeva nell’angolo più lontano e, visto da dietro, sembrava una<br />

montagna. In uno dei tavoli centrali c’era Tully in compagnia di<br />

altri tre uomini e, com’era prevedebile, stava tenendo banco. Al<br />

suo arrivo, i presenti lo accolsero con un cenno del capo e della<br />

mano e il sindaco alzò la tazza in un gesto di saluto.<br />

«Buongiorno, signor Marsh», gridò Gherkin. «Sta pensando a<br />

tutte le belle cose che può scrivere sulla nostra città?»<br />

«Sono sicura di sì», intervenne Rachel.<br />

«Spero che abbia trovato il cimitero», borbottò Tully. Si sporse<br />

verso gli altri al suo tavolo.<br />

«Quello è il commercialista di cui vi ho parlato.»<br />

Jeremy ricambiò i cenni di saluto, ma senza aprire bocca. Non<br />

era mai stato mattiniero e per di più non aveva dormito bene a<br />

causa del freddo, nonché degli incubi sui serpenti. Si accomodò


causa del freddo, nonché degli incubi sui serpenti. Si accomodò<br />

al tavolo e Rachel lo raggiunse subito, con in mano il bricco del<br />

caffè.<br />

«Nessun funerale, oggi?» lo stuzzicò.<br />

«No, ho optato per un look più casual», spiegò lui.<br />

«Caffè?»<br />

«Sì, grazie.»<br />

Dopo aver capovolto la tazza sul piattino, Rachel la riempì fino<br />

all’orlo. «Vuoi la specialità del giorno? Gli altri ci si sono buttati<br />

come avvoltoi.»<br />

«E quale sarebbe?»<br />

«Omelette Carolina.»<br />

«Volentieri», rispose Jeremy affamato, anche se ignorava di che<br />

si trattasse.<br />

«Con fiocchi d’avena e pane tostato?»<br />

«Perché no?»<br />

«Arriva in un minuto.»<br />

Jeremy si mise a sorseggiare il caffè mentre dava un’occhiata


all’ultima edizione del giornale locale. Lesse tutte e quattro le<br />

pagine, compresa la prima, che conteneva un lungo articolo sulla<br />

signorina Judy Roberts che aveva appena festeggiato il suo<br />

centesimo compleanno, un traguardo raggiunto dall’1,1 per<br />

cento della popolazione. L’articolo era corredato di una foto del<br />

personale della 49<br />

casa di riposo che reggeva la torta con una sola candelina<br />

davanti alla faccia della signorina sdraiata a letto con aria<br />

comatosa.<br />

Guardò fuori dalla vetrina, chiedendosi come gli fosse venuto in<br />

mente di sfogliare la stampa locale. Sul marciapiede c’era un<br />

distributre automatico di USA Today e lui si stava già frugando<br />

nelle tasche alla ricerca di moneta quando un agente in uniforme<br />

gli si mise seduto di fronte.<br />

L’uomo aveva un aspetto minaccioso e palestrato: i bicipiti gonfi<br />

gli tiravano le cuciture delle maniche e gli occhiali da sole a<br />

specchio che sfoggiava erano fuori moda almeno da vent’anni.<br />

Teneva la mano posata sulla fondina della pistola e aveva in<br />

bocca uno stuzzicadenti. Non disse niente, ma rimase lì a fissarlo<br />

con aria intimidatoria, dandogli tutto il tempo per specchiarsi<br />

nelle sue lenti.<br />

«C’è qualche problema?» domandò infine lui.<br />

Lo stuzzicadenti scivolò da un angolo all’altro della bocca.


Lo stuzzicadenti scivolò da un angolo all’altro della bocca.<br />

Jeremy piegò il giornale, chiedendosi che cosa diamine stesse<br />

succedendo.<br />

«Jeremy Marsh?» esordì l’agente.<br />

«Sì?»<br />

«Lo supponevo.»<br />

Sopra il taschino della camicia dell’agente, Jeremy notò un<br />

distintivo lustro con inciso il nome.<br />

Un’altra targhetta identificativa.<br />

«Lei è lo sceriffo Hopper?»<br />

«Il vice Hopper», lo corresse il poliziotto.<br />

«Mi scusi», disse Jeremy. «Ho fatto qualcosa di sbagliato,<br />

agente?»<br />

«Non so», replicò Hopper. «L’ha fatto?»<br />

«Non che io sappia.»<br />

Il vice Hopper spostò ancora una volta lo stuzzicadenti nella<br />

bocca. «Ha intenzione di trattenersi qui a lungo?»<br />

«Una settimana, più o meno. Sono venuto per scrivere un


«Una settimana, più o meno. Sono venuto per scrivere un<br />

articolo…»<br />

«Lo so perché è qui», lo interruppe l’altro. «Volevo solo<br />

controllare di persona. Mi piace scambiare due chiacchiere con i<br />

forestieri che bazzicano la nostra città.»<br />

Mise l’accento sulla parola forestieri, come se fosse offensiva.<br />

Jeremy era perplesso da quella palese ostilità.<br />

«Ah», disse.<br />

«Ho saputo che ha intenzione di passare molto tempo in<br />

biblioteca.»<br />

«Ecco… in effetti credo che…»<br />

«Mmm», borbottò il vice, interrompendolo di nuovo.<br />

Jeremy sollevò la tazza e bevve un sorso di caffè per guadagnare<br />

tempo. «Scusi se glielo chiedo, vice Hopper, ma non capisco<br />

bene che cosa stia succedendo.»<br />

«Mmm», ripeté Hopper.<br />

«Non starai dando fastidio al nostro ospite, vero, Rodney?»<br />

chiese Gherkin dall’altro capo della sala. «È un visitatore di<br />

riguardo, sai, interessato al folclore locale.»<br />

Il vice Hopper non batté ciglio, continuando a fissare Jeremy con


Il vice Hopper non batté ciglio, continuando a fissare Jeremy con<br />

aria contrariata. «Scambiavo solo due chiacchiere con lui,<br />

sindaco.»<br />

«Allora adesso lasciagli fare colazione in pace», lo redarguì<br />

Gherkin. Fece un cenno con la ma-no. «Venga, Jeremy. Vorrei<br />

presentarle un paio di persone.»<br />

Con un sospiro di sollievo, lui si alzò dal tavolo.<br />

Al bar, il sindaco gli presentò un avvocato dall’aria emaciata, e<br />

un medico corpulento che lavorava in una clinica della città.<br />

Entrambi lo scrutarono come aveva fatto Hopper poco prima.<br />

Con so-spensione di giudizio, come si dice. Intanto Gherkin<br />

stava ripetendo per l’ennesima volta quanto la cittadinanza fosse<br />

emozionata per la sua visita. Si sporse verso gli altri due e rivolse<br />

loro uno sguardo pieno di complicità.<br />

«Potremmo finire persino a Primetime Live», bisbigliò.<br />

«Ma no», commentò lo scheletrico avvocato.<br />

50<br />

Jeremy era in imbarazzo. «Ecco, come stavo cercando di<br />

spiegare al sindaco ieri…»<br />

Gherkin gli diede una pacca sulla schiena, interrompendolo.


«È fantastico», commentò. «Andremo in onda su una rete<br />

nazionale.»<br />

Gli altri annuirono.<br />

«A proposito, Jeremy», disse il sindaco di punto in bianco,<br />

«vorrei invitarla stasera a una cena informale con un piccolo<br />

gruppo di amici. Niente di speciale, ovviamente, ma le<br />

permetterà di fare qualche conoscenza.»<br />

Lui alzò le mani. «Non è necessario, davvero…»<br />

«Sciocchezze», tagliò corto il sindaco. «È il minimo che le<br />

dobbiamo. E tenga presente che alcuni di loro hanno visto con i<br />

loro occhi i fantasmi, così potrà raccogliere delle testimonianze<br />

diret-te. Quei racconti fanno venire i brividi.»<br />

A quel punto tutti e tre lo fissavano pieni di aspettativa. Jeremy<br />

esitò un istante, e questo bastò a Gherkin per concludere che<br />

aveva accettato l’invito.<br />

«Diciamo alle sette?» chiese.<br />

«Sì… certo. Va bene», concordò Jeremy. «Dove ci<br />

incontreremo?»<br />

«Glielo farò sapere più tardi. Immagino che la troverò in<br />

biblioteca, giusto?»


«È probabile.»<br />

Il sindaco lo guardò malizioso. «Allora scommetto che avrà già<br />

conosciuto la nostra graziosa bibliotecaria, la signorina Lexie?»<br />

«Sì, infatti.»<br />

«Una donna ammirevole, non trova?»<br />

Il tono allusivo con cui pronunciò quelle parole lasciava trapelare<br />

tutta una serie di implicazioni tipica da conversazioni tra maschi.<br />

«Mi ha aiutato molto», disse Jeremy.<br />

Il medico e l’avvocato sorrisero, ma prima che qualcuno potesse<br />

aggiungere altro arrivò Rachel, ondeggiando sui fianchi e<br />

fermandosi un po’ troppo vicino a lui. Gli toccò un braccio.<br />

«Vieni, tesoro. È arrivata la colazione.»<br />

Jeremy guardò il sindaco.<br />

«Vada pure, ci mancherebbe», disse Gherkin agitando le mani.<br />

Lui seguì Rachel al tavolo. Per fortuna il vice Hopper se n’era<br />

andato e così si sedette al suo posto mentre la cameriera gli<br />

metteva il piatto davanti.<br />

«Buon appetito. L’ho fatta dare speciale, dato che vieni da New


«Buon appetito. L’ho fatta dare speciale, dato che vieni da New<br />

York. Quanto mi piace quella città!»<br />

«Oh, ci sei stata?»<br />

«Veramente no. Ma vorrei tanto. Mi sembra così… sofisticata<br />

ed eccitante.»<br />

«Dovresti vederla. Non esiste un altro posto simile in tutto il<br />

mondo.»<br />

Lei sorrise civettuola. «Ma come, signor Marsh… questo è forse<br />

un invito?»<br />

Jeremy spalancò la bocca. Cosa diavolo…?<br />

Rachel, dal canto suo, non sembrò fare caso alla sua espressione<br />

allibita. «Potrei anche accettare, tesoro», cinguettò. «E mi<br />

farebbe piacere portarti in giro per il cimitero di notte, quando<br />

vorri andarci. Di solito finisco di lavorare verso le tre.»<br />

«Lo terrò presente», mormorò lui.<br />

Nei venti minuti successivi, mentre Jeremy mangiava, Rachel<br />

tornò al tavolo tre o quattro volte, riempiendogli la tazza di caffè<br />

con un sorriso radioso stampato sulla faccia.<br />

Jeremy si avviò verso la macchina, cercando di riprendersi da<br />

quella che avrebbe dovuto essere una piacevole colazione.


quella che avrebbe dovuto essere una piacevole colazione.<br />

Il vice Hopper. Il sindaco Gherkin. Tully. Rachel. Jed. Le<br />

cittadine di provincia non si poteva affrontarle così, di prima<br />

mattina, si disse.<br />

51<br />

Decise che il giorno dopo avrebbe bevuto un caffè da qualche<br />

altra parte, anche se da Herbs il cibo era davvero ottimo. Come<br />

aveva detto Doris, sembrava che gli ingredienti fossero arrivati<br />

direttamente dalla campagna quella mattina.<br />

Comunque, l’indomani un bel caffè altrove, si ripeté. E di certo<br />

non alla macchinetta del distributore di Tully, non voleva restare<br />

invischiato in una conversazione infinita quando aveva un sacco<br />

di cose da…<br />

Scrollò la testa e tirò fuori le chiavi dell’auto dalla tasca mentre<br />

ricominciava a camminare. Se non altro, la colazione era finita.<br />

Guardò l’ora e vide che mancava poco alle nove. Ottimo.<br />

Lexie si ritrovò a guardare fuori dalla finestra dell’ufficio proprio<br />

mentre Marsh entrava nel parcheggio.<br />

Jeremy Marsh. Non era riuscita a scacciare quel pensiero dalla<br />

mente nemmeno per un momento. E adesso, eccolo lì in<br />

persona. Aveva cercato di vestirsi in maniera più casual per<br />

confondersi con la gente del posto. E ce l’aveva quasi fatta,


considerò lei.<br />

Ora basta, si disse, era ora di mettersi al lavoro. Le pareti del<br />

suo ufficio – il cui mobilio essen-ziale era costituito solo da uno<br />

schedario grigio e una moderna scrivania con una sedia girevole<br />

–<br />

erano rivestite di ripiani pieni zeppi di libri da cima a fondo, messi<br />

in verticale e in orizzontale. Per mancanza di spazio i documenti<br />

erano impilati un po’ dappertutto: negli angoli, sotto la finestra,<br />

sull’unica altra sedia presente nella stanza, mentre le pratiche<br />

considerate da lei più urgenti occupa-vano il piano della<br />

scrivania.<br />

A fine mese doveva presentare il bilancio e aveva una serie di<br />

cataloghi editoriali da spulciare prima di inoltrare gli ordini<br />

settimanali. A questo andavano aggiunte la ricerca di un oratore<br />

per il pranzo di aprile degli Amici della Biblioteca e la<br />

preparazione del Giro delle dimore storiche, di cui faceva parte<br />

anche quel vecchio edificio. Insomma, non le restava neanche un<br />

attimo per respirare.<br />

C’erano due impiegate che l’aiutavano in quel lavoro, però<br />

sapeva con esperienza che le cose proce-devano più spedite se<br />

non delegava. Il personale andava bene per consigliare titoli<br />

usciti di recente o cercare i testi che servivano agli studenti, ma<br />

l’ultima volta che aveva lasciato a una sua collabo-ratrice la<br />

scelta dei volumi da ordinare, alla fine si era ritrovata con sei libri


scelta dei volumi da ordinare, alla fine si era ritrovata con sei libri<br />

diversi sulle orchidee, che erano il fiore preferito della ragazza.<br />

Quella mattina si era seduta al computer per stilare un elenco<br />

delle priorità della giornata, ma non era approdata a nulla. Per<br />

quanto si sforzasse, la sua mente aveva continuato a girare<br />

intorno a Jeremy Marsh. Non voleva pensare a lui, ma le parole<br />

allusive di Doris erano bastate a sollecitare la sua curiosità.<br />

Lui è diverso da come immagini.<br />

Che cosa significava? si chiese per l’ennesima volta. La sera<br />

prima, quando l’aveva incalzata, sua nonna si era chiusa a riccio,<br />

sostenendo di non aver voluto dire niente di particolare. Poi la<br />

conversazione si era spostata su altri argomenti: il lavoro,<br />

aneddoti sulle persone di loro conoscenza, le prospettive per<br />

l’imminente Giro delle dimore storiche. Doris era presidentessa<br />

della Historical Society e il giro era uno degli avvenimenti più<br />

importanti del luogo, anche se non richiedeva grandi preparativi.<br />

In genere ogni anno venivano scelte le stesse case, oltre a<br />

quattro chiese e alla biblioteca. Mentre la nonna parlava del più e<br />

del meno, lei aveva continuato a ripensare alla sua affermazio-ne.<br />

Lui è diverso da come immagini.<br />

E che cosa significava? Un tipico newyorkese? Un dongiovanni?<br />

Un uomo in cerca di un flirt veloce? Uno che si sarebbe preso<br />

gioco della città non appena se la fosse lasciata alle spalle? Un<br />

giornalista che voleva scrivere un articolo a tutti i costi, anche se


così feriva la sensibilità della gente? E poi, perché mai doveva<br />

interessarle? Sarebbe rimasto lì solo pochi giorni, e dopo la sua<br />

partenza tutto sarebbe tornato come prima. Grazie al cielo.<br />

Oh, sì, aveva già sentito le voci che giravano quella mattina. Dal<br />

panettiere, aveva udito due donne che parlavano di Jeremy<br />

Marsh. Di come avrebbe reso famosa la città, di come ora le<br />

cose 52<br />

sarebbero un pochino migliorate economicamente. Quando<br />

l’avevano vista, l’avevano investita di domande su di lui e le<br />

avevano esposto le loro opinioni sull’origine delle luci misteriose.<br />

Dopo tutto alcune persone erano sinceramente convinte che ci<br />

fossero gli spiriti. Altri, invece, non lo credevano affatto, come il<br />

sindaco Gherkin, per esempio. No, lui aveva un punto di vista<br />

diverso e considerava le indagini di quel giornalista come una<br />

specie di scommessa. Se il signor Marsh non fosse riuscito a<br />

identificare la causa del fenomeno, la città ci avrebbe guadagnato<br />

ed era proprio su questo che puntava il sindaco. Dopo tutto, lui<br />

era al corrente di particolari ignoti ai più.<br />

Erano anni che si indagava su quel mistero. A parte lo storico<br />

locale – che secondo lei era giunto a ipotizzare una spiegazione<br />

plausibile – in passato da fuori erano arrivati almeno due volte<br />

degli esperti per fare delle ricerche, ma senza ottenere particolari<br />

risultati. Gli studenti della Duke, poi, erano stati invitati a venire lì<br />

dal sindaco in persona, che sperava non approdassero a niente.


dal sindaco in persona, che sperava non approdassero a niente.<br />

E in effetti, il flusso turistico nella zona da allora era aumentato.<br />

Forse avrebbe dovuto riferirlo al signor Marsh il giorno prima,<br />

considerò. Ma lui non le aveva chiesto niente in proposito, e così<br />

non glielo aveva detto. E poi era troppo occupata a respingere le<br />

avance e a mettere bene in chiaro che non nutriva interesse nei<br />

suoi confronti, per pensarci. Oh, sì, quell’uomo aveva cercato di<br />

essere galante… ecco, alla sua maniera lo era anche stato, ma<br />

questo non cambiava il fatto che lei non aveva nessuna intenzione<br />

di lasciarsi andare alle emozioni. La sera prima aveva provato<br />

quasi sollievo quando era uscito dalla biblioteca.<br />

E poi Doris era saltata fuori con quella sua ridicola osservazione,<br />

il cui significato, in sostanza, era: Lexie, ti consiglio di<br />

approfondire la sua conoscenza. Quello che la turbava di più era<br />

sapere che la nonna non parlava mai a vanvera. Per qualche<br />

misteriosa ragione, evidentemente vedeva qualcosa di speciale<br />

in… Jeremy.<br />

A volte lei odiava le premonizioni della nonna.<br />

Ovviamente, avrebbe agito a modo suo. Dopo tutto aveva già<br />

fatto la prova con un «forestiero di passaggio» e non desiderava<br />

ripercorrere quella strada. Nonostante i propositi, però, doveva<br />

ammettere che tutta la faccenda la lasciava un po’ spiazzata.<br />

Mentre era immersa in simili riflessioni, sentì la porta dell’ufficio<br />

aprirsi cigolando.


«Buongiorno», disse Jeremy infilando dentro la testa. «Mi era<br />

sembrato di vedere una luce quassù.» Lei ruotò la sedia, e notò<br />

che lui si era sfilato la giacca e la teneva sulle spalle.<br />

«Salve.» Annuì educatamente. «Stavo giusto cercabdo di<br />

cominciare a fare qualcosa.»<br />

Lui le mostrò la giacca. «C’è un posto dove metterla? Sulla<br />

scrivania della sala dei libri rari non c’è molto spazio.»<br />

«La dia pure a me. C’è un appendiabiti qui dietro la porta.»<br />

Jeremy entrò e le consegnò la giacca, che lei appese accanto alla<br />

propria. Lui diede un’occhiata in giro per l’ufficio.<br />

«Allora è questa la plancia di comando, eh? Il luogo dove si<br />

decide tutto?»<br />

«Esatto», confermò lei. «Non molto spazioso, ma sufficiente allo<br />

scopo.»<br />

«Mi piace il suo sistema di archiviazione. Anch’io ne ho uno<br />

simile a casa», osservò Jeremy indicando a pila di documenti<br />

sulla scrivania.<br />

Lexie non riuscì a trattenere un sorriso, mentre lui faceva un<br />

passo verso la scrivania e guardava fuori dalla finestra.


«Bel panorama, anche. Si vede fino alla casa vicina. E anche il<br />

parcheggio.»<br />

«Mi sembra di umore piuttosto irascibile, stamattina, o sbaglio?»<br />

«E come potrei non esserlo? Ho dormito in una ghiacciaia piena<br />

di animali morti. O meglio, ho cercato di dormire. Continuavo a<br />

sentire strani rumori provenienti dal bosco.»<br />

«Mi chiedevo che impressione le avrebbe fatto il Greenleaf. Ho<br />

sentito dire che è piuttosto rustico.» «L’aggettivo ‘rustico’ è un<br />

eufemismo. E poi, stamattina a colazione… c’era mezza città.»<br />

«Ne deduco che è stato da Herbs», osservò lei.<br />

«Esatto», confermò Jeremy. «Lei non c’era, però.»<br />

53<br />

«No, troppo chiassoso. Io ho bisogno di un po’ di tranquillità<br />

per cominciare la giornata.»<br />

«Avrebbe dovuto avvisarmi.»<br />

Lei sorrise. «Avrebbe dovuto chiedermelo.»<br />

Jeremy rise e Lexie fece un cenno con la mano verso la porta.<br />

Mentre lo accompagnava nella sala dei libri rari, sentì che era


Mentre lo accompagnava nella sala dei libri rari, sentì che era<br />

tornato di buonumore, nonostante la stanchezza, ma questo non<br />

bastava a convincerla a fidarsi di lui.<br />

«Per caso, conosce il vicesceriffo Hopper?» domandò Jeremy.<br />

Lei lo guardò sorpresa. «Rodney?»<br />

«Sì, mi pare si chiami così. Qual è il suo problema? Mi è<br />

sembrato un po’ turbato dalla mia presenza in città.»<br />

«Oh, le assicuro che è innocuo.»<br />

«Con me era piuttosto aggressivo.»<br />

Lei scrollò le spalle. «Probabilmente ha saputo che passa del<br />

tempo qui in biblioteca. Vede, è un po’ protettivo quando si<br />

tratta di questo. Sono anni che ha un debole per me.»<br />

«Vuole metterci una buona parola, per favore?»<br />

«Ci proverò.»<br />

Jeremy parve sorpreso, come se si fosse aspettato un’altra<br />

risposta mordace.<br />

«Grazie», disse.<br />

«Nessun problema. Ma veda di non farmene pentire.»


Continuarono a camminare in silenzio fino alla sala dei libri rari.<br />

Lei entrò per prima e accese la luce nella stanza.<br />

«Ho riflettuto sulla sua ricerca e credo che ci sia qualcosa che<br />

dovrebbe sapere.»<br />

«E cioè?»<br />

Gli parlò delle due indagini precedenti riguardanti il cimitero e poi<br />

aggiunse: «Se mi lascia un po’ di tempo, vedrò di recuperarle».<br />

«Molto gentile da parte sua», disse lui. «Ma come mai non me ne<br />

ha parlato ieri?»<br />

Lei sorrise senza rispondere.<br />

«Mi lasci indovinare», proseguì lui. «Perché non gliel’ho<br />

chiesto?»<br />

«Sono solo una bibliotecaria, non so leggere nel pensiero.»<br />

«Come fa sua nonna? No, aspetti, Doris è una rabdomante,<br />

giusto?»<br />

«Lo è davvero. Sa anche predire il sesso dei bambini prima che<br />

nascano.»<br />

«Così ho sentito.»


Gli occhi di lei lampeggiarono. «È vero, Jeremy. Mia nonna è in<br />

grado di farlo.»<br />

Lui sorrise. «Sbaglio o mi ha appena chiamato Jeremy?»<br />

«Sì. Ma non ricamarci troppo su. Me l’avevi chiesto tu, ricordi?»<br />

«È vero, Lexie.»<br />

«Non tirare troppo la corda, adesso», ribatté lei, ma Jeremy si<br />

accorse che, mentre parlava, il suo sguardo indugiava su di lui, e<br />

questo gli piacque.<br />

Gli piacque immensamente.<br />

54


7<br />

Jeremy trascorse la mattinata chino su una pila di libri e sui due<br />

articoli che Lexie aveva trovato.<br />

Il primo, scritto nel 1958 da uno studioso di folclore della<br />

University of North Carolina a pubblicato sul Journal of the<br />

South, sembrava una replica dell’esposizione della leggenda fatta<br />

da A.J. Morrison. L’articolo citava qualche passo di quell’opera,<br />

riassumeva la leggenda e descriveva la permanenza di una<br />

settimana del professore nel cimitero. Per quattro sere aveva<br />

visto le luci. Sembrava che avesse condotto almeno un tentativo<br />

preliminare per scoprirne la causa: aveva contato il numero delle<br />

abitazioni nella zona circostante (ce n’erano diciotto nel raggio di<br />

un miglio e, stranamente, nessuna su Riker’s Hill), nonché delle<br />

auto che erano passate entro un paio di minuti dalla comparsa<br />

delle luci. Per due sere in questo caso il lasso di tempo era stato<br />

di meno di un minuto. Nelle altre due, invece, non si era<br />

verificato il passaggio di nessuna macchina, il che sembrava<br />

escludere che le luci «fantasma» fossero causate dal riflesso dei<br />

fari.<br />

Il secondo articolo riportava soltanto qualche indicazione in più.<br />

Pubblicato nel 1969 su Coastal Carolina, una piccola rivista<br />

fallita nel 1980, segnalava il fenomeno dello sprofondamento del<br />

cimitero e le sue conseguenze. L’autore citava tra l’altro la


leggenda e la vicinanza di Riker’s Hill e, pur non avendo visto<br />

personalmente le luci (era stato lì d’estate), attingeva<br />

abbondantemente ai testimoni oculari prima di speculare su varie<br />

ipotesi di cui Jeremy era già a conoscenza.<br />

La prima erano i cosiddetti fuochi fatui, ovvero l’accenzione<br />

spontanea di gas prodotti dalla vegetazione in decomposizione<br />

nelle zone paludose. Jeremy sapeva che, in una zona costiera<br />

come quella, l’idea non poteva essere scartata del tutto, anche se<br />

la reputava improbabile, dato che le luci comparivano nelle notti<br />

fredde e nebbiose. Oppure, poteva trattarsi di «luci sismiche»,<br />

cariche elet-trostatiche generate dall’attrito tra le rocce sotto la<br />

crosta terrestre. Veniva anche avanzata nuovamente la teoria dei<br />

fari delle automobili, poi quella della luce stellare rifratta o ancora<br />

della fosfore-scenza del legno in decomposizione o di<br />

determinate specie di funghi. Anche le alghe, si precisava,<br />

potevano essere fosforescenti. L’autore citava persino<br />

l’eventualità che si trattasse dell’effetto No-vaya Zemlya, per cui<br />

i raggi di luce vengono curvati da strati adiacenti d’aria a diverse<br />

temperature e sembrano ardere. E per finire, affermava che<br />

poteva trattarsi di fuochi di Sant’Elmo, creati dalle scariche<br />

elettriche generate dagli oggetti appuntiti durante i temporali.<br />

In altre parole, tutto era possibile.<br />

Per quanto inconcludenti, gli articoli servirono a Jeremy per<br />

mettere ordine nelle sue idee. Secondo lui, le luci avevano a che<br />

fare con la geografia, ossia con la configurazione fisica del posto.


fare con la geografia, ossia con la configurazione fisica del posto.<br />

La collina dietro Cedar Creek era il punto più alto in tutte le<br />

direzioni e l’abbassamento del suolo del cimitero rendeva la<br />

nebbia più densa in quell’area. Il che creava le condizioni per un<br />

fenomeno di riflessione o rifrazione della luce.<br />

55<br />

Doveva solo individuare la fonte, e per farlo aveva bisogno di<br />

scoprire quando le luci erano state notate per la prima volta.<br />

Non in modo generico, ma gli serviva una data precisa che gli<br />

permettesse di collegarle agli avvenimenti accaduti allora in città.<br />

Se all’epoca c’era stato un grande cambiamento – un nuovo<br />

progetto urbanistico, una nuova fabbrica, o qualche infrastruttura<br />

– lui avrebbe trovato la causa che cercava.<br />

Anche se avesse potuto osservare le luci, cosa su cui non<br />

contava affatto, il suo lavoro sarebbe stato più facile. Nel caso in<br />

cui fossero comparse a mezzanotte, per esempio, senza che<br />

passassero automobili, lui avrebbe potuto perlustrare la zona,<br />

segnando l’ubicazione di case abitate con le finestre illuminate, la<br />

posizione dell’autostrada o magari verificando anche il traffico<br />

fluviale. Pensava che persino le barche di grosse dimensioni<br />

potessero essere una fonte di luce.<br />

Riguardò i libri una seconda volta e annotò i cambiamenti<br />

avvenuti in città nel corso degli anni, con particolare attenzione a


quelli che risalivano a fine Ottocento.<br />

Con il passare dei minuti l’elenco si allungava. All’inizio del<br />

Novecento c’era stato una specie di boom edilizio, durato dal<br />

1907 al 1914, che aveva interessato in particolare la zona<br />

settentrionale della città. Il porticciolo era stato ampliato nel<br />

1910, nel 1916 e ancora nel 1922; l’attività estrattiva in quel<br />

periodo era intensa, con cave di pietra e miniere di fosforo. I<br />

lavori della ferrovia erano iniziati nel 1898 e proseguiti fino al<br />

1912 in varie zone della contea. Nel 1904 era stato ultimato un<br />

ponte sul fiume, e tra il 1908 e il 1915 erano stati costruiti tre<br />

nuovi complessi industriali: una tessitura, una miniera si fosforo e<br />

una cartiera. Delle tre, solo la cartiera era ancora attiva – la<br />

tessitura aveva chiuso tre anni prima, la miniera nel 1987 – e<br />

questo faceva escludere le altre due strutture.<br />

Ricontrollò i dati per assicurarsi che fossero corretti, poi impilò i<br />

libri in modo che Lexie potesse rimetterli a posto. Si appoggiò<br />

alla spalliera della sedia stirandosi la schiena,e guardò l’orologio.<br />

Era quasi mezzogiorno. Tutto sommato erano state ore ben<br />

spese, pensò. In quel momento la porta alle sue spalle si aprì e<br />

lui si voltò.<br />

«Salve», lo salutò Lexie. «Come va?»<br />

«Bene, grazie.»


Lei si infilò la giacca. «Senti, sto andando a mangiare, vuoi che ti<br />

porti qualcosa?»<br />

«Vai da Herbs?» domandò Jeremy.<br />

«Se l’hai trovato affollato per colazione, dovresti vedere a<br />

pranzo. No, ma dopo posso passare di lì a farmi fare un panino,<br />

se lo desideri.»<br />

Lui ebbe un attimo di esitazione.<br />

«Senti, che ne dici se vengo con te? Vorrei sgranchirmi un po’ le<br />

gambe. Sono stato seduto qui tutta la mattina e mi piacerebbe<br />

scoprire un nuovo locale. Magari poi potresti farmi da guida nei<br />

dintorni.» Tacque per un istante. «Sempre che tu sia d’accordo,<br />

s’intende.»<br />

Lexie stava per opporre un rifiuto, ma poi le tornarono in mente<br />

le parole della nonna e la sua determinazione vacillò. Doveva<br />

accettare o no? Nonostante i buoni propositi, per colpa di Doris<br />

finì per rispondere: «Ma certo. Però ti avverto che devo tornare<br />

qui presto, e non credo che potrò esserti molto utile.»<br />

Lui parve sorpreso almeno quanto lei, ma si riprese subito, si<br />

alzò e la seguì fuori. «Va bene comunque», disse. «Qualsiasi<br />

informazione mi aiuterà a colmare i vuoti. Mi serve sapere che<br />

cosa succede in un posto come questo.»


«Intendi nella nostra cittadina di campagna?»<br />

«Non ho mai detto che è una cittadina di campagna. Sono parole<br />

tue.»<br />

«Già, ma è quello che pensi. Io amo questa città.»<br />

«Non ne dubito», concordò lui. «Altrimenti, perché ci vivresti?»<br />

«Perché non è New York, tanto per cominciare.»<br />

«Ci sei mai stata?»<br />

«Ho abitato a Manhattan, sulla Sessantanovesima Ovest.»<br />

Lui rischiò di inciampare. «Ma è a pochi isolati da dove sono<br />

io.»<br />

Lei sorrise. «Piccolo il mondo, non trovi?»<br />

Affrettando il passo, Jeremy la raggiunse mentre imboccava le<br />

scale. «Stai scherzando, vero?»<br />

56<br />

«No», rispose lei. «Ci ho vissuto per un anno con il mio ragazzo.<br />

Lui lavorava per la Morgan Stanley mentre io facevo tirocinio<br />

nella biblioteca della New York University.»<br />

«Incredibile…»


«Incredibile…»<br />

«Che cosa? Che lavoravo a New York e poi me ne sono<br />

andata? Oppure che abitavo vicino a lei? O che vivevo con il<br />

mio ragazzo?»<br />

«Be’, tutto quanto», rispose lui. «Scusami, ma…» Stava<br />

cercando di immaginarsi quella bibliotecaria di provincia che si<br />

aggirava per il suo quartiere.<br />

Vedendo la sua espressione stupita, Lexie si mise a ridere.<br />

«Siete tutti uguali, sai?» disse.<br />

«Chi?»<br />

«Voi newyorkesi. Siete convinti che non esista al mondo una<br />

città migliore, e che nessun altro posto abbia qualcosa da<br />

offrire.»<br />

«Hai ragione», riconobbe Jeremy. «Ma solo perché a confronto<br />

qualsiasi altro posto impallidi-sce.»<br />

Lexie lo scrutò. Non puoi aver detto quello che credo di aver<br />

sentito, vero?<br />

Lui scrollò le spalle con aria innocente. «Insomma, andiamo…<br />

Greenleaf Cottages non si può certo paragonare al Four<br />

Season o al Plaza, giusto? Anche tu devi riconoscerlo.»


Il suo atteggiamento spavaldo la irritava, e affrettò ancora di più<br />

il passo. Decise in quell’istante che Doris non sapeva proprio di<br />

che cosa parlava.<br />

Jeremy, tuttavia, non intendeva mollare. «Avanti, ammettilo… lo<br />

pensi anche tu, no?»<br />

A quel punto erano arrivati alla porta d’ingresso della biblioteca<br />

e lui gliel’aprì. Alle loro spalle, la donna anziana seduta al banco<br />

li osservava curiosa. Lexie rimase zitta finché non furono usciti.<br />

«Le persone non vivono negli alberghi», replicò poi, piccata.<br />

«Ma nelle comunità. Ed è proprio ciò che abbiamo noi qui, una<br />

comunità. Dove la gente si conosce e si aiuta a vicenda. Dove i<br />

bambini possono giocare fuori di sera senza avere paura degli<br />

estranei perché tutti li proteggono.»<br />

Lui alzò le mani. «Ehi», reclamò, «non fraintendermi. Le<br />

comunità mi piacciono. Ci sono cresciuto anch’io. Da piccolo,<br />

conoscevo tutte le famiglie del mio quartiere, che abitavano lì da<br />

tempo.<br />

Perciò, credimi, so bene quanto siano importanti le relazioni tra<br />

vicini di casa. Quello che voglio di-re è che esistono anche a<br />

New York, dipende da dove vivi. Certo, il quartiere dove sto<br />

adesso è pieno di single e di uomini d’affari, e la popolazione<br />

cambia continuamente. Ma prova ad andare a Park Slope, a<br />

Brooklyn, oppure ad Astoria nel Queens, e vedrai bambini nei


Brooklyn, oppure ad Astoria nel Queens, e vedrai bambini nei<br />

parchi che giocano a basket e a calcio, proprio come a Boone<br />

Creek.»<br />

«Come se certe cose ti fossero mai interessate.»<br />

Si pentì della propria durezza non appena ebbe pronunciato<br />

quelle parole acide, ma Jeremy non parve prendersela.<br />

«Eccome», disse. «E credi che, se avessi dei figli, non rimarrei lì.<br />

Ho un sacco di fratelli che vivono in città, e tutti abitano in<br />

quartieri dove ci sono tanti bambini e la gente li tiene d’occhio.<br />

Per molti versi, è uguale a qui.»<br />

Lei non rispose, fissandolo con aria di diffidenza.<br />

«Senti», proseguì lui accomodante, «non voglio litigare. Ma<br />

credo che i bambini crescano bene finché i loro genitori si<br />

occupano di loro, ovunque vivano. Non è vero che le città di<br />

provincia hanno il monopolio dei valori morali. Sono convinto<br />

che, se scavassi un po’, troverei anche qui molti ragazzini con dei<br />

problemi.» Sorrise, per farle capire che non si era offeso. «E<br />

inoltre, non so proprio come abbiamo finito per parlare di<br />

bambini. D’ora in avanti non toccherò più l’argomento. Volevo<br />

solo dire che sono rimasto sorpreso di sapere che hai abitato a<br />

New York, a poca distanza da dove vivo io.» Fece una pausa.<br />

«Tregua?»<br />

Lexie lo fissò per un attimo, trattenendo il fiato. Forse aveva


Lexie lo fissò per un attimo, trattenendo il fiato. Forse aveva<br />

ragione lui, si disse. No, era così. E<br />

doveva ammettere che era stata lei a prendersela. Quando uno<br />

ha la mente confusa, può succedere.<br />

Ma in che situazione si stava cacciando?<br />

«Tregua», concordò infine espirando. «A una condizione.»<br />

«E quale sarebbe?»<br />

«Devi guidare tu. Io oggi sono senza macchina.»<br />

57<br />

Lui parve sollevato. «Nessun problema», disse cercando le<br />

chiavi in tasca.<br />

Dato che nessuno dei due era particolarmente affamato, Lexie<br />

condusse Jeremy in una piccola drogheria, dove acquistarono<br />

una confezione di cracker, dei succhi di frutta e diversi tipi di<br />

formaggi. Tornati in macchina, lei mise il sacchetto sul pavimento<br />

e domandò: «C’è qualche posto in particolare che ti piacerebbe<br />

visitare?»<br />

«Riker’s Hill. C’è una strada che raggiunge la cima?»<br />

Lei annuì. «Non è asfaltata, in origine serviva a trasportare il


legname e adesso la usano soprattutto i cacciatori di cervi. Il<br />

fondo è sconnesso… non so se puoi andarci con la tua<br />

macchina.»<br />

«Non preoccuparti. L’ho presa a noleggio. E sto facendo<br />

l’abitudine alle strade di qui.»<br />

«D’accordo», ribatté lei. «Ma poi non dire che non t’avevo<br />

avvertito.»<br />

Non parlarono molto mentre uscivano dalla città, superavano il<br />

cimitero di Cedar Creek che si scorgeva a distanza tra la<br />

vegetazione. Riker’s Hill incombeva sulla sinistra con aria truce e<br />

minac-ciosa nella luce invernale.<br />

La prima volta che era stato al cimitero, Jeremy era arrivato più<br />

o meno fino a quel punto prima di tornare indietro. Ora la strada<br />

sembrava dirigersi verso il retro di Riker’s Hill. Sporgendosi in<br />

avanti sul sedile, Lexie scrutò fuori dal parabrezza.<br />

«Il bivio è poco più avanti», disse. «È meglio che rallenti.»<br />

Jeremy ubbidì e, mentre lei continuava a fissare davanti a sé, si<br />

voltò a guardarla e notò l’ombra di una ruga di concentrazione<br />

tra le sue sopracciglia.<br />

«Ecco… qui», annunciò lei, indicando un punto.<br />

Aveva ragione: la strada per la collina era tutta sassi e buche,


Aveva ragione: la strada per la collina era tutta sassi e buche,<br />

come quella di accesso al Greenleaf, ma in condizioni peggiori.<br />

Subito dopo aver svoltato, l’auto cominciò a sobbalzare e<br />

Jeremy rallentò ulteriormente.<br />

«Riker’s Hill appartiene al demanio?»<br />

Lexie annuì. «Circa vent’anni fa lo stato acquistò la collina da<br />

una delle grandi compagnie di legname, mi pare la Weyerhaeuser<br />

o la Georgia-Pacific. Credo che volessero trasformarla in una<br />

riserva naturale, ma poi è rimasto tutto fermo.»<br />

Fiancheggiata da pini sempre più fitti, la strada si stringeva, ma le<br />

sue condizioni migliorarono a mano a mano che salivano a zigzag<br />

verso la sommità. Di tanto in tanto scorgevano un sentiero<br />

che s’inoltrava nel bosco.<br />

Dopo un po’ la vegetazione si diradò scoprendo porzioni di cielo<br />

sempre più ampie; avvicinandosi alla cima, la collina era più<br />

spoglia. C’erano molti tronchi tagliati, meno di un terzo degli<br />

alberi era rimasto ancora in piedi. La salita si fece meno ripida<br />

finché non raggiunsero un pianoro. Lexie disse a Jeremy di<br />

fermarsi e poi scesero dall’auto.<br />

Lei si incamminò al suo fianco a braccia conserte. L’aria lassù<br />

era più fredda, il vento pungente.<br />

Anche il cielo pareva più vicino; le novole non erano solo un<br />

ammasso grigio, ma si contorcevano e si sfilacciavano dando vita


ammasso grigio, ma si contorcevano e si sfilacciavano dando vita<br />

a forme suggestive. Sotto di loro si vedeva la città, con le case<br />

allineate lungo le strade, una delle quali conduceva al cimitero di<br />

Cedar Creek. Appena fuori dall’abitato l’acqua limacciosa del<br />

fiume sembrava ferro liquido. Lui scorse il ponte dell’autostrada<br />

e più in là un vecchio ponte ferroviario, mentre un falco dalla<br />

coda rossa si librava alto sulla pianura. Dopo un po’ Jeremy<br />

riuscì a individuare anche la biblioteca e il Greenleaf, con i<br />

bungalow seminascosti dalla vegetazione.<br />

«Un panorama spettacolare», disse.<br />

Lexie indicò verso i bordi della città. «Vedi quella casetta laggiù?<br />

Un po’ di lato, vicino allo stagno? È dove abito io adesso. E là?<br />

Quella è la casa di Doris. Ci sono cresciuta. A volte, da piccola,<br />

guardavo verso la collina e mi immaginavo di vedere me stessa<br />

che osservava la città da quassù.»<br />

Lui sorrise. Il vento le scompigliava i capelli.<br />

58<br />

«Da ragazzina venivo spesso qui con i miei amici e ci restavamo<br />

per ore. D’estate il calore fa tremolare le luci delle case, come se<br />

fossero stelle. E poi le lucciole… in giugno ce ne sono così tante<br />

che sembra ci sia un’altra città in cielo. Anche se tutti<br />

conoscevano questo posto, non ci veniva mai molta gente. Per<br />

noi è sempre stato una specie di rifugio segreto.»


Tacque e si rese conto di essere un po’ nervosa. Non riusciva<br />

proprio a capirne la ragione.<br />

«Mi ricordo che una volta era stato annunciato un grande<br />

temporale. Io e le mie amiche convin-cemmo un ragazzo a<br />

portarci quassù con il suo furgone. Sai, uno di quei mezzi con le<br />

ruote enormi che possono scendere sino in fondo al Grand<br />

Canyon. Volevamo guardare i lampi, senza considerare che<br />

saremmo stati nel punto più alto di tutta la zona. Quando<br />

cominciarono, all’inizio fu bello. Il cielo si illuminava a giorno, a<br />

volte con una saetta, altre volte con una luce a intermittenza, e<br />

noi contavamo fino a sentire il tuono, per capire la distanza. Ma<br />

all’improvviso il temporale si avvicinò.<br />

Il vento soffiava talmente forte da scuotere il furgone e la pioggia<br />

era così fitta che non si vedeva più niente. E poi i lampi<br />

cominciarono a cadere sugli alberi intorno a noi. Dal cielo<br />

piovevano saette gigantesche che facevano tremare il terreno e le<br />

cime dei pini prendevano fuoco sprizzando scintil-le.» Mentre lei<br />

parlava, Jeremy la osservava. Era la prima volta che raccontava<br />

qualcosa di sé da quando si erano conosciuti e cercò di<br />

immaginarsi come doveva essere allora. Che tipo era Lexie al-le<br />

superiori? Una ragazza allegra e carina? Oppure una secchiona,<br />

che trascorreva l’intervallo in biblioteca? D’accordo, era storia<br />

vecchia – a chi importava più del liceo? – però lo incuriosiva il<br />

suo passato.


«Chissà che paura ti sarai presa», disse. «I lampi possono<br />

arrivare a cinquantamila gradi, sai. È<br />

dieci volte la temperatura sulla superficie del Sole.»<br />

Lei sorrise divertita. «Non lo sapevo. Però hai ragione, credo di<br />

non essere mai stata così terro-rizzata in vita mia.»<br />

«E come andò a finire?»<br />

«Il temporale passò, come sempre. Una volta che ci fummo<br />

ripresi dallo spavento, tornammo a casa. Ma ricordo che Rachel<br />

mi stringeva così forte la mano da lasciarmi i segni delle unghie<br />

nella pelle.»<br />

«Rachel? Non sarà per caso la cameriera di Herbs, vero?»<br />

«Sì, proprio lei.» Lexie incrociò di nuovo le braccia e lo guardò.<br />

«Perché me lo chiedi? Ti ha fatto il filo stamattina a colazione?»<br />

Jeremy era un po’ imbarazzato. «Ecco, non la metterei<br />

esattamente in questi termini. Mi è parsa solo un po’…<br />

sfacciata.»<br />

Lexie scoppiò a ridere. «Non mi sorprende. Lei è… ecco, è<br />

Rachel. Siamo amiche da quando eravamo bambine e io la<br />

considero ancora come una specie di sorella. Penso che sarà<br />

sempre così, ma dopo essere andata all’università e poi a New


sempre così, ma dopo essere andata all’università e poi a New<br />

York… be’, al mio ritorno non è più stato niente come prima. Il<br />

nostro rapporto è cambiato. Non fraintendermi, Rachel è una<br />

ragazza simpatica e divertente, e non ha un briciolo di cattiveria,<br />

però…» Lasciò la frase a metà.<br />

«Però adesso tu vedi il mondo con altri occhi?» le suggerì lui.<br />

Lexie sospirò. «Sì, suppongo che sia così.»<br />

«Credo che capiti a tutti, crescendo», commentò Jeremy.<br />

«Scopri chi sei e che cosa vuoi e poi ti rendi conto che le<br />

persone conosciute fino a quel momento non ti capiscono più. E<br />

così conservi i ricordi meravigliosi, ma intanto vai avanti da solo.<br />

È assolutamente normale.»<br />

«Lo so. Ma in una città come la nostra è più difficile. Ci sono<br />

poche persone sui trent’anni, e ancora meno single. Il mondo qui<br />

è piccolo.»<br />

Jeremy annuì, poi sorrise. «Trenta?»<br />

Lei di colpo si ricordò che il giorno prima aveva cercato di<br />

indovinare la sua età.<br />

«Già», rispose con una scrollata di spalle. «Sto invecchiando,<br />

temo.»<br />

«Oppure ti mantieni giovane», ribatté lui. «Questo almeno è


quello che penso di me. Tutte le volte che comincio a<br />

preoccuparmi per l’età, mi abbasso i pantaloni sui fianchi in<br />

modo da mostrare 59<br />

l’elastico delle mutande, mi metto il berretto da baseball con la<br />

visiera all’indietro e me ne vado in giro per il centro commerciale<br />

ascoltando musica rap.»<br />

Quella descrizione suscitò in lei una risatina spontanea.<br />

Nonostante l’aria frizzante, la scaldava la consapevolezza,<br />

inaspettata eppure stranamente inevitabile, di trovarsi bene in sua<br />

compagnia.<br />

Non era sicura che questo le piacesse – anzi, era abbastanza<br />

convinta del contrario – e per un attimo si sforzò di conciliare le<br />

due opposte sensazioni. Concluse che era meglio ignorarle e si<br />

portò un di-to al mento. «Sì, ti ci vedo proprio. Mi sembra che<br />

lo stile di abbigliamento sia importante per te.»<br />

«Senza ombra di dubbio. Infatti, giusto ieri la gente è rimasta<br />

piuttosto impressionata dal mio look. Compresa te.»<br />

Lexie rise. «Scommetto che viaggi molto per lavoro, vero?»<br />

domandò poi.<br />

«Quattro o cinque volte l’anno per un paio di settimane alla<br />

volta.»


«Eri mai stato in città come questa?»<br />

«No», ammise lui. «Ogni luogo ha il suo fascino, ma<br />

sinceramente non ho mai visto un posto come questo. E tu dove<br />

sei andata? Voglio dire, oltre a New York.»<br />

«Ho frequentato l’università a Chapel Hill e ho passato diverso<br />

tempo a Raleigh. Durante il liceo sono andata anche a Charlotte,<br />

per seguire la squadra di calcio della scuola che partecipava al<br />

campionato. E una volta ho visitato Washington, ma non ho mai<br />

fatto un viaggio all’estero.»<br />

«Sono sicuro che l’Europa ti piacerebbe. Le cattedrali, la<br />

bellissima campagna, il caffè e le piaz-ze cittadine. Lo stile di<br />

vita… sarebbe perfetto per te.»<br />

Lexie chiuse gli occhi. Sarebbe bello, pensò, ma…<br />

Ecco qual era il punto. Il ma. C’era sempre un ma. La vita<br />

aveva la perfida tendenza a rendere sempre più rare le<br />

opportunità di viaggiare. Per la maggior parte della gente non<br />

erano realizzabili.<br />

Come per lei. Non poteva portarsi dietro Doris e nemmeno<br />

lasciare la biblioteca per troppo tempo.<br />

Ma perché mai lui le stava dicendo quelle cose? Per dimostrarle<br />

quanto fosse più evoluto? Be’, grazie tante, lo sapeva già.


E tuttavia, in quel momento alla sua mente si affacciò un’altra<br />

vocina che le suggeriva che lui stava cercando di lusingarla. Era<br />

come se volesse dirle che lei era diversa dagli altri, più aperta al<br />

mondo di quanto si aspettava. Che sarebbe stata a suo agio<br />

ovunque.<br />

«Sì, mi piacerebbe viaggiare», ammise, tentando di mettere a<br />

tacere le voci che lottavano dentro di lei. «Dev’essere bello,<br />

avendone la possibilità.»<br />

«A volte sì. Ma che tu ci creda o meno, la cosa più interessante<br />

è incontrare persone nuove. E<br />

quando ripenso a tutti i posti che ho visitato, in genere mi tornano<br />

in mente facce, invece che luoghi.»<br />

«Adesso non fare il romantico», disse lei. Oh, certo che era<br />

difficile resistere a Jeremy Marsh.<br />

Prima lo sciupafemmine e ora il grande altruista; viaggiatore, ma<br />

ben radicato; giramondo, ma consapevole delle cose che<br />

contano davvero. Lei era sicura che, se quell’uomo fosse in<br />

grado di far sentire gli altri – e soprattutto le donne – in sintonia<br />

con lui. Il che non faceva che confermare la sua prima<br />

impressione.<br />

«Può darsi che io sia un romantico», rispose Jeremy, lanciandole<br />

un’occhiata.


un’occhiata.<br />

«Sai che cosa mi piaceva di più di New York?» disse lei per<br />

cambiare argomento.<br />

Lui la fissò con aria interrogativa.<br />

«Il fatto che succedeva sempre qualcosa. C’erano sempre<br />

persone che camminavano di corsa sui marciapiedi e taxi che<br />

sfrecciavano per le strade a qualunque ora. C’era sempre un<br />

luogo dove andare, qualcosa da vedere, un nuovo ristorante da<br />

provare. Era esaltante, soprattutto per una che veniva da una<br />

città come questa. Era come essere su Marte.»<br />

«E perché non ci sei rimasta?»<br />

«Avrei potuto farlo, certo. Ma quello non era il mio posto. Si<br />

può dire che la ragione che mi ci aveva portato non esisteva più.<br />

Ero andata lì per stare con qualcuno.»<br />

«Ah», disse Jeremy. «Lo avevi seguito a New York?»<br />

Lei annuì. «C’eravamo conosciuti all’università. Sembrava<br />

così… perfetto, credo. Era cresciuto a Greensboro, veniva da<br />

una buona famiglia, era intelligente. E anche molto bello.<br />

Abbastanza da 60<br />

far perdere la testa a una donna. Mi guardò e io mi ritrovai a<br />

seguirlo nella metropoli. Non potevo farne a meno.»


seguirlo nella metropoli. Non potevo farne a meno.»<br />

Jeremy si agitò. «Allora è così che è andata?»<br />

Lei sorrise tra sé. A un uomo non faceva piacere sentirsi dire<br />

quanto era bello un altro, soprattutto se c’era stata una relazione<br />

seria.<br />

«Per un anno circa fu tutto stupendo. Ci fidanzammo<br />

addirittura.» Rimase assorta per un po’, poi fece un sospiro.<br />

«Iniziai il tirocinio nella biblioteca universitaria. Avery cominciò a<br />

lavorare a Wall Street e un bel giorno lo trovai a letto con una<br />

delle sue collaboratrici. Evidentemente non era l’uomo giusto per<br />

me, così quella sera stessa feci le valigie e tornai qui. Non l’ho<br />

più rivisto.»<br />

Il vento si era rinforzato e ora accarezzava il pendio con un<br />

leggero fischio, portando con sé un vago odore di terra.<br />

«Hai fame?» chiese lei per cambiare di nuovo argomento. «È<br />

molto bello stare qui a chiacchierare, ma se a quest’ora non<br />

mangio qualcosa tendo a diventare irritabile.»<br />

«Muoio di fame», rispose lui.<br />

Tornarono alla macchina e si divisero il pranzo. Jeremy aprì la<br />

scatola di cracker. Poi, notando che da lì il panorama non era<br />

granché, fece manovra, raggiunse l’altro lato della collina e<br />

parcheggiò in modo da avere il muso della macchina rivolto


parcheggiò in modo da avere il muso della macchina rivolto<br />

verso la città.<br />

«Quindi, sei tornata qui, hai cominciato a lavorare in biblioteca<br />

e…»<br />

«Esatto», lo interruppe lei. «È quello che ho fatto negli ultimi sette<br />

anni.»<br />

Lui fece un rapido calcolo mentale e arrivò alla conclusione che<br />

lei doveva avere trentun anni.<br />

«Altri fidanzati da allora?» le chiese.<br />

Con il succo di frutta tra le gambe, Lexie prese un pezzo di<br />

formaggio e lo mise su un cracker, mentre rifletteva se fosse il<br />

caso di rispondergli. Al diavolo, si disse, tanto tra pochi giorni se<br />

ne an-drà. «Certo. Ho avuto qualche storia.» Gli raccontò<br />

dell’avvocato, del dottore e, per ultimo, di Rodney Hopper. Non<br />

fece parola del ragazzo di Chicago.<br />

«Bene… bene. E mi sembra che ora tu sia felice», commentò lui.<br />

«Infatti», si affrettò a concordare Lexie. «Tu non lo sei?»<br />

«Quasi sempre. Di tanto in tanto mi lascio prendere dallo<br />

sconforto, ma credo che sia normale.»<br />

«Ed è in quei casi che porti i pantaloni a vita bassa?»


«Esatto», rispose lui con un sorriso. Afferrò una manciata di<br />

cracker, ne mise un paio in equilibrio sulla gamba e ci posò<br />

sopra del formaggio. Quando alzò lo sguardo, era serio. «Ti<br />

spiace se ti faccio una domanda personale? Naturalmente non<br />

sei tenuta a rispondere. Non me la prenderò, stai tranquilla. La<br />

mia è solo curiosità.»<br />

«Intendi più personale ancora che raccontarti dei miei ex<br />

fidanzati?»<br />

Lui le rivolse un sorriso impacciato e d’un tratto lei se lo<br />

immaginò come doveva essere stato da ragazzino: viso stretto<br />

senza rughe, frangetta dritta, maglietta e jeans sporchi per aver<br />

giocato all’aperto.<br />

«Avanti», disse, «fammi questa domanda.»<br />

Lui parlò con gli occhi fissi sul coperchio del succo di frutta,<br />

come se provasse imbarazzo a guardarla in viso. «Quando siamo<br />

arrivati quassù, mi hai indicato la casa di tua nonna. E hai detto<br />

che sei cresciuta lì.»<br />

Lei annuì. Si era chiesta quando ci sarebbe arrivato.<br />

«Infatti», confermò.<br />

«Come mai?»


Lexie guardò fuori dal finestrino, cercando per abitudine<br />

l’autostrada che portava fuori città.<br />

Una volta individuatala, parlò a voce bassa.<br />

«I miei genitori stavano tornando da Buxton, negli Outer<br />

Banks… Si erano sposati lì e possedevano una casetta sulla<br />

spiaggia. Non è comodissimo arrivarci da qui, ma la mamma<br />

giurava che era il posto più bello della Terra, così mio padre<br />

comperò una barchetta per poterla raggiungere senza dover<br />

prendere il traghetto. Era il loro piccolo rifugio, un luogo dove<br />

stare soli senza che nessuno li 61<br />

disturbasse. Dalla veranda si vede il faro e a volte anch’io vado<br />

laggiù, come facevano loro, per scappare da tutto e da tutti.»<br />

Tacque un istante e sulle labbra le comparve un mezzo sorriso.<br />

«Quella sera, mentre tornavano in città, i miei erano stanchi»,<br />

riprese. «In macchina ci vogliono un paio d’ore da lì, e l’ipotesi<br />

più plausibile è che mio padre si sia addormentato al volante e<br />

l’auto sia precipitata dal ponte. Quando la polizia la recuperò, il<br />

mattino seguente, erano entrambi morti.»<br />

Jeremy rimase in silenzio per un bel po’. «È terribile», disse<br />

infine. «Quanti anni avevi?»<br />

«Due. Quella notte ero da Doris e il giorno dopo lei si recò<br />

all’ospedale con il nonno. Quando rientrarono, mi spiegarono


all’ospedale con il nonno. Quando rientrarono, mi spiegarono<br />

che da allora sarei rimasta a vivere con loro. E così feci. Ma è<br />

strano; voglio dire, so che cosa è successo, ma non mi è mai<br />

sembrato del tutto reale. Non ho mai avuto la sensazione che mi<br />

mancasse qualcosa nella mia infanzia. Per me, i nonni erano<br />

come dei genitori, con l’unica differenza che li chiamavo per<br />

nome.» Sorrise. «Fu una loro idea. Credo non volessero che io li<br />

vedessi come nonni, dato che mi avrebbero cresciuto loro. Però<br />

non potevo nemmeno chiamarli papà e mamma.»<br />

Quando ebbe finito si voltò a guardarlo, notando le spalle che gli<br />

riempivano il maglione e di nuovo quella fossetta impertinente.<br />

«Adesso tocca a me fare domande», disse. «Ho parlato anche<br />

troppo e so che la mia vita deve sembrarti noiosa paragonata alla<br />

tua. Non per la storia dei miei genitori, naturalmente, ma per<br />

quello che faccio qui.»<br />

«Non è vero per niente. È molto interessante. È come… leggere<br />

un nuovo libro, quando voltando pagina trovi sempre vicende<br />

inaspettate.»<br />

«Bella metafora.»<br />

«Sapevo che ti sarebbe piaciuta.»<br />

«Allora, che cosa mi racconti di te? Come sei diventato<br />

giornalista?»


Lui le parlò degli anni all’università, della sua intenzione di<br />

diventare professore e degli eventi che l’avevano portato<br />

dov’era adesso.<br />

«Hai molti fratelli, giusto?»<br />

Lui annuì. «Cinque fratelli maggiori. Sono il piccolino della<br />

famiglia.»<br />

«Non so perché, ma non ti ci vedo con dei fratelli.»<br />

«E perché?»<br />

«Mi sembri più un figlio unico.»<br />

Jeremy scrollò la testa. «È un peccato che tu non abbia ereditato<br />

le doti parapsicologiche del resto della famiglia.»<br />

Lei sorrise, poi distolse lo sguardo. In lontananza due falchi dalla<br />

coda rossa si libravano in cerchio sopra la città. Posò la mano<br />

contro il finestrino e avvertì il freddo del vento sulla pelle.<br />

«Duecentoquarantasette», disse.<br />

Lui la guardò. «Come, scusa?»<br />

«Sono le donne che hanno consultato Doris per sapere il sesso<br />

del loro nascituro. Da bambina le vedevo sedute in cucina con la<br />

nonna. Ed è buffo, ma ancora oggi ricordo di aver pensato che<br />

avevano tutte lo stesso aspetto: luce negli occhi, pelle luminosa e


avevano tutte lo stesso aspetto: luce negli occhi, pelle luminosa e<br />

un’esaltazione sincera. Il vecchio detto popolare che le donne<br />

incinte brillano è vero, e ricordo che anch’io volevo essere come<br />

loro da grande. Doris parlava un po’ con quelle donne, per<br />

essere sicura che fossero convinte di volerlo sapere, poi le<br />

prendeva per mano e restava immobile, in silenzio. Erano tutte<br />

all’inizio della gravidanza e pochi secondi dopo lei dava il suo<br />

verdetto.» Lexie sospirò. «Indovinava ogni volta.<br />

Duecentoquarantasette donne e duecentoquarantasette diagnosi<br />

esatte. Doris segnava tutto in un taccuino, i loro nomi e le date<br />

delle visite. Se vuoi, puoi verificare tu stesso. Lo tiene ancora in<br />

cucina.»<br />

Jeremy rimase a fissarla in silenzio. Era statisticamente<br />

impossibile, pensò, un colpo di fortuna inaudito. Un evento che<br />

rasentava i limiti della credibilità, ma comunque solo un colpo di<br />

fortuna.<br />

Ed era convinto che sul taccuino fossero annotati solo i casi<br />

positivi.<br />

62<br />

«So che cosa stai pensando», disse lei, «ma puoi controllare<br />

anche con l’ospedale. O le donne.<br />

Puoi chiedere a chi ti pare se ha mai sbagliato. Non è successo<br />

una sola volta. Persino i dottori in città ti diranno che è un suo


dono naturale.»<br />

«Hai mai pensato che magari conosceva qualcuno che faceva<br />

ecografie?»<br />

«Non era così», rispose lei decisa.<br />

«Come fai a saperlo con sicurezza?»<br />

«Perché è stato allora che ha smesso, quando quella tecnologia è<br />

arrivata anche qui. Non c’era più ragione che le donne<br />

andassero da lei, una volta che potevano vedere di persona<br />

l’immagine dei propri figli. Le visite cominciarono a diminuire e<br />

poi cessarono quasi del tutto. Adesso vengono una o due donne<br />

l’anno, in genere si tratta di gente di campagna che non ha<br />

un’assicurazione sanitaria.<br />

Direi che ormai le doti di Doris non sono più così richieste.»<br />

«E le sue facoltà di rabdomante?»<br />

«Lo stesso», rispose lei. «Tutta la parte orientale dello stato<br />

poggia su un vasto bacino idrico.<br />

Basta scavare un pozzo ovunque in questa zona per raggiungere<br />

la falda. Ma quando lei era giovane e viveva nella contea di<br />

Cobb, in Georgia, i contadini andavano a casa sua a supplicarla<br />

di aiutarli, soprattutto durante i periodi di siccità. E anche se<br />

all’epoca aveva solo otto o nove anni, riusciva sempre a trovare


all’epoca aveva solo otto o nove anni, riusciva sempre a trovare<br />

l’acqua.»<br />

«Interessante», disse Jeremy serio.<br />

«Ne deduco che continui a non crederci.»<br />

Lui si spostò sul sedile. «Ci sarà una qualche spiegazione<br />

razionale. C’è sempre.»<br />

«Non credi a nessun genere di magia?»<br />

«No», rispose lui.<br />

«È triste», osservò lei. «Perché a volte esiste.»<br />

Jeremy sorrise. «Chissà, magari m’imbatterò in qualcosa che mi<br />

farà cambiare idea proprio mentre sono qui.»<br />

Anche lei sorrise. «Lo hai già fatto. Solo che sei troppo caparbio<br />

per crederci.»<br />

Finita la loro colazione al sacco, Jeremy mise in moto la<br />

macchina e ridiscesero sobbalzando Riker’s Hill, con le ruote<br />

anteriori misteriosamente attratte da ogni buca. Gli<br />

ammortizzatori gemeva-no e cigolavano, e quando arrivarono in<br />

fondo, lui aveva le nocche bianche per lo sforzo di stringere il<br />

volante.


Ripercorsero la strada dell’andata. Mentre superavano il<br />

cimitero di Cedar Creek, Jeremy lanciò un’occhiata alla sommità<br />

della collina; nonostante la distanza, si vedeva chiaramente il<br />

punto dove avevano parcheggiato.<br />

«C’è tempo per andare in qualche altro posto? Mi piacerebbe<br />

fare un salto al porticciolo, alla cartiera e magari al ponte della<br />

ferrovia.»<br />

«Sì», rispose lei. «A patto di non trattenerci troppo. Sono tutti<br />

nella stessa zona.»<br />

Dieci minuti più tardi parcheggiarono di nuovo l’auto. Erano<br />

all’estremità del centro cittadino, a pochi isolati da Herbs,<br />

accanto alla passerella pedonale di legno che si allungava in riva<br />

al Pamlico.<br />

Il fiume era largo quasi un chilometro e mezzo e la corrente<br />

impetuosa formava creste bianche e mulinelli. Sull’altra sponda,<br />

accanto al ponte ferroviario, la cartiera – una struttura imponente<br />

– lanciava in aria nuvole di vapore da due alte ciminiere. Una<br />

volta scesi dall’auto, Jeremy si stirò la schiena e Lexie incrociò le<br />

braccia. Aveva le guance arrossate.<br />

«Fa sempre più freddo o è solo una mia impressione?»<br />

domandò.<br />

«In effetti si gela», concordò lui, «ma forse è solo perché siamo


stati in macchina con il riscaldamento acceso.»<br />

Lei si avviò decisa verso la passerella e Jeremy faticò a starle<br />

dietro. Dopo un po’ rallentò e si appoggiò alla balaustra, mentre<br />

lui osservava il ponte di ferro. Sospeso in alto sul fiume per<br />

permettere il passaggio di imbarcazioni di grandi dimensioni, era<br />

sorretto da grossi cavi metallici portanti.<br />

63<br />

«Non so quanto tu intenda avvicinarti», disse lei. «Se avessimo<br />

più tempo, potremmo andare al di là del fiume fino alla cartiera,<br />

ma forse si vede meglio da qui.» Indicò l’altra sponda. «Il porto<br />

è là, vicino all’autostrada. Dove sono ormeggiate tutte quella<br />

barche a vela.»<br />

Jeremy annuì, stupito che fosse così piccolo.<br />

«Possono attraccare anche grandi imbarcazioni?»<br />

«Credo di sì. A volte qualche yacht che arriva da New Bern si<br />

ferma nel porto per un paio di giorni.»<br />

«E le chiatte?»<br />

«Il fiume è stato dragato per consentire il passaggio delle chiatte<br />

per il legname, ma in genere ormeggiano dall’altra parte. Ecco,<br />

laggiù», disse indicando un’insenatura, «in questo momento ce ne


sono giusto un paio cariche.»<br />

Lui seguì il suo sguardo, poi cercò di fare il punto del sito.<br />

Riker’s Hill in lontananza, il ponte e la cartiera sembravano<br />

perfettamente allineati. Una coincidenza? Oppure un particolare<br />

del tutto tra-scurabile? Guardò verso la cartiera, chiedendosi se<br />

di notte la parte più alta delle ciminiere fosse illuminata. Doveva<br />

verificare.<br />

«Che tu sappia, tutti i tronchi vengono trasportati alla cartiera<br />

con le chiatte, oppure si utilizza anche la ferrovia?»<br />

«Sinceramente non ci ho mai badato. Ma sono sicura che non<br />

sarà difficile scoprirlo.»<br />

«Sai a che ora passano i treni?»<br />

«No. A volte sento il fischio anche di notte, e spesso mi capita di<br />

dovermi fermare al passaggio a livello in città, ma non so darti<br />

una risposta precisa. Posso dirti, però, che la cartiera fa molte<br />

spe-dizioni, e lì c’è una fermata.»<br />

Jeremy annuì, continuando a fissare il ponte.<br />

Lexie sorrise e proseguì: «So che cosa stai pensando. Che forse<br />

è il riflesso dei fari dei treni che passano sul ponte la causa delle<br />

luci nel cimitero, giusto?»<br />

«Ci ho pensato, sì.»


«Ci ho pensato, sì.»<br />

«Non è così», obiettò lei scrollando il capo.<br />

«Ne sei sicura?»<br />

«I treni che passano di notte si fermano nel piazzale della cartiera<br />

per poter essere caricati il mattino dopo. I fari della locomotiva,<br />

perciò, sono rivolti nella direzione opposta rispetto a Riker’s<br />

Hill.»<br />

Jeremy andò a mettersi vicino a lei alla ringhiera. I capelli<br />

scompigliati dal vento le davano un’aria da ragazzina mentre<br />

infilava le mani gelate nella tasca della giacca.<br />

«Adesso capisco perché ti è piaciuto crescere qui», le disse.<br />

Lei si girò e si appoggiò alla ringhiera con la schiena per<br />

guardare verso la città: le piccole bot-teghe con la bandiera<br />

americana, l’insegna colorata di un barbiere, un giardinetto<br />

ricavato all’estremità della passeggiata. Sul marciapiede, i<br />

passanti entravano e uscivano dai negozi, carichi di borse.<br />

Nonostante il freddo, nessuno sembrava avere fretta.<br />

«Certo, devo ammettere che non è New York», commentò.<br />

Lui rise. «In fondo, probabilmente anche ai miei genitori sarebbe<br />

piaciuto crescere i figli in un posto come questo. Con grandi prati


verdi e boschi per giocare liberamente. E persino un fiume do-ve<br />

fare il bagno d’estate. Dev’essere stato… idilliaco.»<br />

«Lo è ancora. È quello che tutti dicono della vita qui.»<br />

«Deve essere stato bello per te.»<br />

Sul suo viso passò un’ombra di tristezza. «Sì, ma poi io sono<br />

andata all’università. Un sacco di gente da queste parti, invece,<br />

non può farlo. È una contea povera, la città è in crisi da quando<br />

la tessitura e la miniera di fosforo hanno chiuso, così i genitori<br />

non pensano sia importante dare una buona istruzione ai figli. È<br />

per questo che a volte è difficile… cercare di convincere i<br />

ragazzi che si può fare altro nella vita che lavorare nella cartiera<br />

al di là del fiume. Io vivo qui per scelta. Ma per molti altri restare<br />

è l’unica possibilità.»<br />

64<br />

«Succede dappertutto. Nessuno dei miei fratelli è stoto<br />

all’università, perciò anch’io sono una specie di mosca bianca,<br />

solo perché non mi ha mai pesato studiare. I miei genitori<br />

appartengono alla classe operaia e hanno sempre vissuto nel<br />

Queens. Il mio papà era autista di autobus. Ha passato<br />

quarant’anni seduto dietro al volante finché non è andato in<br />

pensione.»<br />

Lei sorrise. «Che buffo. Ieri ti avevo etichettato come un


ampollo di buona famiglia. Sai, il por-tiere di casa che ti saluta<br />

per nome, scuole private, cene da cinque portate, un<br />

maggiordomo che annuncia le visite.»<br />

Jeremy fece una smorfia. «Prima figlio unico e ora anche questo?<br />

Comincio a pensare che mi giudichi un ragazzo viziato.»<br />

«No, non viziato, solo…»<br />

«Non dirlo», la interruppe alzando una mano. «Preferisco non<br />

saperlo. Soprattutto dal momento che è una falsità.»<br />

«Come sai che cosa stavo per dire?»<br />

«Perché per ora ne hai sbagliate due su due e nessuna era<br />

particolarmente lusinghiera.»<br />

Lei abbozzò un sorriso. «Mi spiace. Non volevo offenderti.»<br />

«Invece sì», ribatté lui sorridendo. Si girò e si appoggiò a sua<br />

volta con la schiena alla ringhiera.<br />

Il vento lo sferzò in viso. «Ma non preoccuparti, non me la<br />

prenderò. Dal momento che non sono un ricco ragazzo viziato.»<br />

«No. Sei un giornalista imparziale.»<br />

«Esattamente.»


«Anche se rifiuti di avere una mente aperta riguardo a tutto ciò<br />

che può essere un mistero.»<br />

«Esatto.»<br />

Lei rise. «E che mi dici del presunto mistero delle donne? Non<br />

credi nemmeno a quello?»<br />

«Oh, no, so che c’è», rispose Jeremy, pensando a lei in<br />

particolare. «Ma è diverso dal credere nella possibilità della<br />

fusione fredda.»<br />

«Perché?»<br />

«Perché le donne sono un mistero soggettivo, non oggettivo.<br />

Non puoi misurare niente di loro scientificamente, anche se<br />

esistono determinate differenze genetiche tra i sessi. Le donne<br />

risultano misteriose agli uomini solo perché non si rendono conto<br />

che hanno un modo diverso di affrontare la realtà.»<br />

«Davvero?»<br />

«Certo. È una questione legata all’evoluzione e alla strategia<br />

migliore per preservare la specie.»<br />

«E tu sei un esperto in materia?»<br />

«Ho una certa conoscenza del problema, sì.»


«E allora ti consideri anche un esperto di donne?»<br />

«No, non proprio. Sono timido, ricordi?»<br />

«Uuh, huh, me lo ricordo. Ma non ci credo.»<br />

Jeremy incrociò le braccia. «Lasciami indovinare… credi che io<br />

abbia qualche problema di affi-dabilità?»<br />

Lei lo guardò. «Direi che questo riassume il concetto, sì.»<br />

Lui rise. «Che ci posso fare? Il giornalismo investigativo è un<br />

mondo affascinante e ci sono schiere di donne che vorrebbero<br />

entrare a farne parte.»<br />

Lexie alzò gli occhi al cielo. «Ma ti prego!» esclamò. «Non sei<br />

mica un attore di Hollywood o un divo del rock. Scrivi per<br />

Scientific American.»<br />

«E allora?»<br />

«Be’, sarò anche una ragazza del Sud, ma stento a credere che<br />

la tua rivista abbia fan in tutto il paese.»<br />

Lui la guardò trionfante. «Temo che tu ti sia appena contraddetta<br />

da sola.»<br />

«Ti credi molto intelligente, vero, signor Marsh?»


«Oh, siamo tornati al signor Marsh?»<br />

65<br />

«Forse. Ancora non ho deciso.» Si fermò una ciocca di capelli<br />

dietro un orecchio. «Ma hai omesso il fatto che tu non hai<br />

bisogno delle fan per… avere successo. Ti basta farti vedere nei<br />

posti giusti e sfoderare il tuo fascino.»<br />

«E tu mi trovi affascinante?»<br />

«Direi che alcune donne ti troverebbero tale.»<br />

«Ma tu no.»<br />

«Non stiamo parlando di me, ma di te e in questo momento stai<br />

cercando di cambiare argomento. Il che probabilmente significa<br />

che ho ragione e non vuoi ammetterlo.»<br />

Lui le lanciò un’occhiata di ammirazione. «Lei è molto sveglia,<br />

signorina Darnell.»<br />

Lexie annuì. «Me l’hanno detto.»<br />

«E affascinante», aggiunse convinto.<br />

Lei gli sorrise e distolse lo sguardo. Lo rivolse verso la<br />

passerella, oltre la strada verso la città e quindi in alto verso il


cielo, poi sospirò. Decise che non avrebbe risposto al<br />

complimento. Tuttavia, si sentì arrossire.<br />

Come se le avesse letto nel pensiero, Jeremy cambiò di nuovo<br />

argomento. «Allora, come sarà questo fine settimana?»<br />

«Tu sarai ancora qui?» chiese lei.<br />

«Probabilmente sì, almeno fino a sabato. Ma ero curioso di<br />

sapere che cosa ne pensassi tu.»<br />

«Vuoi dire a parte lo sconvolgere la vita di un sacco di persone<br />

per qualche giorno?» chiese lei.<br />

«Be’… è una necessità in questo periodo dell’anno. Il Giorno<br />

del Ringraziamento e Natale passano in un blocco solo e poi non<br />

c’è più niente da festeggiare fino a primavera. E intanto fa freddo<br />

e piove… così, diversi anni fa, il consiglio comunale decise di<br />

organizzare il Giro delle dimore storiche e di aggiungere qualche<br />

evento per dare vita a un fine settimana memorabile. Quest’anno<br />

si sono in-ventati la visita al cimitero, l’anno scorso la parata,<br />

quello precedente il ballo sull’aia. Ormai è diventata una<br />

tradizione della città e tutti gli abitanti l’aspettano con ansia.» Lo<br />

guardò. «Per quanto possa sembrare provinciale, è divertente.»<br />

Jeremy pensò a quello che aveva letto sul dépliant. «Ci sarà un<br />

ballo?» chiese con finta sorpresa.


Lei annuì. «Venerdì. Nel cortile del magazzino di tabacco<br />

Meyer, in centro. Ci sarà musica dal vivo e tutto quanto. È<br />

l’unica sera dell’anno in cui la taverna Lookilu resta vuota.»<br />

«Be’, se sarò qui, spero che ballerai con me.»<br />

Lei gli sorrise e poi lo guardò con un’espressione quasi seduttiva.<br />

«Sai che ti dico? Se avrai risolto il mistero delle luci, ballerò con<br />

te.»<br />

«È una promessa?»<br />

«Sì», rispose lei. «Ma a patto che tu prima risolva il mistero.»<br />

«Ci sto», ribatté lui. «Non vedo l’ora. Quando si tratta di foxtrot…»<br />

Scosse il capo e fece un profondo respiro. «Tutto quello<br />

che posso dirti è che spero che tu riesca a tenere il ritmo.»<br />

Lei rise. «Ci proverò.»<br />

A braccia conserte, guardò verso il colle che cercava invano di<br />

bucare le nuvole. «Stasera», disse. Lui aggrottò la fronte.<br />

«Stasera?»<br />

«Vedrai le luci, se andrai al cimitero.»<br />

«Come fai a saperlo?»<br />

«Si sta alzando la nebbia.»


Lui seguì il suo sguardo. «Da cosa lo capisci? Non mi sembra<br />

che sia cambiato niente.»<br />

«Guarda al di là del fiume alle mie spalle», disse lei. «La parte più<br />

alta delle ciminiere è già avvolta dalle nuvole.»<br />

«Sì, come no…» disse lui perplesso.<br />

«Girati e vedrai.»<br />

Lui voltò la testa all’indietro, poi tornò a guardare davanti a sé,<br />

quindi la girò un’altra volta, esaminando il profilo della cartiera.<br />

«Hai ragione», disse.<br />

«Naturale.»<br />

66<br />

«Scommetto che hai sbirciato senza che me ne accorgessi,<br />

vero?»<br />

«No», rispose lei. «Lo sapevo e basta.»<br />

«Ah», replicò lui. «Un altro dei misteri di cui sopra?»<br />

Lei si staccò dalla ringhiera. «Se vuoi definirlo così», disse.<br />

«Avanti, andiamo adesso. Si è fatto tardi e devo tornare in<br />

biblioteca. Tra mezz’ora ho un incontro di lettura con i bambini.»


iblioteca. Tra mezz’ora ho un incontro di lettura con i bambini.»<br />

Mentre si incamminavano verso la macchina, Jeremy notò che<br />

anche la cima di Riker’s Hill era nascosta dalle nuvole. Sorrise<br />

tra sé. Ecco come aveva fatto, si disse. Guardando da quella<br />

parte aveva dedotto che doveva succedere lo stesso anche al di<br />

là del fiume. Ingegnoso.<br />

«Bene», disse con aria sorniona, «visto che a quanto sembra hai<br />

delle doti nascoste, come fai a essere così sicura che ci saranno<br />

le luci stanotte?»<br />

Lei impiegò qualche momento per rispondere.<br />

«Lo so e basta.»<br />

«Allora siamo d’accordo. Mi converrà andare a dare<br />

un’occhiata, che ne pensi?» Non appena ebbe pronunciato<br />

queste parole gli tornò in mente la cena a cui era stato invitato e il<br />

pensiero gli provocò un moto di stizza.<br />

«Che cosa c’è?» domandò lei, perplessa.<br />

«Oh, il sindaco ha organizzato una cena per pochi intimi a cui<br />

dovrei partecipare anch’io», disse. «Un incontro di<br />

presentazione, per così dire.»<br />

«In tuo onore?»<br />

Lui sorrise. «La cosa ti impressiona?»


Lui sorrise. «La cosa ti impressiona?»<br />

«No, mi sorprende.»<br />

«Perché?»<br />

«Perché non ne ho saputo niente.»<br />

«Anche a me l’hanno detto solo stamattina.»<br />

«È sorprendente lo stesso. Ma io non mi preoccuperei per le<br />

luci, anche se vai a cena dal sindaco. In genere compaiono molto<br />

tardi. Hai tutto il tempo di vederle.»<br />

«Ne sei certa?»<br />

«È stato quando le ho viste io. Poco prima di mezzanotte.»<br />

Lui si fermò di scatto. «Aspetta un attimo… anche tu hai visto le<br />

luci? Non me l’avevi detto.»<br />

Lei sorrise. «Non me l’avevi chiesto.»<br />

«Continui a dire così.»<br />

«Sai, signor Giornalista, è solo perché tu continui a dimenticarti<br />

di chiedere.»<br />

67


8<br />

Dall’altra parte della città, da Herbs, il vicesceriffo Rodney<br />

Hopper rimuginava sulla sua tazza di caffè, chiedendosi dove<br />

diavolo fossero finiti Lexie e quel… city boy.<br />

Era passato in biblioteca per fare una sorpresa a Lexie e portarla<br />

fuori a pranzo, per dimostrare a City Boy come stavano<br />

esattamente le cose. Magari lei gli avrebbe permesso persino di<br />

prenderla sottobraccio mentre l’accompagnava alla macchina,<br />

mentre City Boy guardava invidioso.<br />

Oh, sapeva bene che cosa ci trovava City Boy in Lexie. Doveva<br />

essersene accorto per forza.<br />

Che diamine, era impossibile non notarlo, pensò Rodney. Lexie<br />

era la ragazza più bella di tutta la contea, probabilmente dello<br />

stato intero. Magari addirittura del mondo, per quanto lo<br />

riguardava.<br />

In altre circostanze, non si sarebbe preoccupato di un tizio<br />

venuto a fare ricerche in biblioteca, e inizialmente non vi aveva<br />

dato peso. Ma quando aveva cominciato a sentire i pettegolezzi<br />

che giravano sul forestiero arrivato in città, aveva voluto<br />

controllare di persona. E le voci erano più che fon-date: bastava<br />

dargli un’occhiata per capire che aveva un aspetto cittadino.<br />

Quelli che facevano ricerche in biblioteca dovevano essere


Quelli che facevano ricerche in biblioteca dovevano essere<br />

anziani, con l’aria distratta dei professori, e tanto di occhiali,<br />

gobba e alito cattivo. Il tipo però non era affatto così; no,<br />

sembrava appena uscito da una boutique del centro. Ma questo<br />

non sarebbe bastato a preoccuparlo più di tanto; senonché i due<br />

adesso erano in giro per la città, da soli.<br />

Rodney corrugò la fronte. Ma dove si erano cacciati?<br />

Non erano lì da Herbs. E nemmeno al Pike’s Diner. No, aveva<br />

dato un’occhiata al parcheggio, ma niente. Avrebbe potuto fare<br />

qualche domanda alla gente, però poi la voce si sarebbe sparsa<br />

e non era certo che fosse un’idea tanto buona. Gli amici lo<br />

prendevano in giro a causa di Lexie, soprattutto quando diceva<br />

che avevano un altro appuntamento. Gli ripetevano che era<br />

meglio se la di-menticava, che usciva con lui solo per farlo<br />

contento, ma non era vero. Lei accettava sempre quando lui<br />

glielo chiedeva, giusto? Ci pensò su. Ecco, quasi sempre, in ogni<br />

caso. Alla fine della serata non lo baciava mai, ma questo non<br />

era rilevante. Lui era paziente e sapeva che il momento stava<br />

arrivando. Ogni volta che uscivano si avvicinavano a qualcosa di<br />

più serio. Era sicuro. Lo sentiva. I suoi amici parlavano così solo<br />

perché erano gelosi.<br />

Aveva sperato che Doris potesse dargli qualche delucidazione,<br />

ma purtroppo non c’era nemmeno lei. Gli avevano detto che era<br />

dal commercialista, e che sarebbe tornata di lì a poco. Peccato<br />

che la sua pausa pranzo era quasi al termine e lui non poteva


aspettarla. E poi, magari avrebbe fatto finta di non sapere niente.<br />

Aveva sentito che trovava simpatico City Boy, e allora… non<br />

era strano?<br />

68<br />

«Scusa, tesoro», disse Rachel. «Ti senti bene?»<br />

Rodney alzò lo sguardo e la vide in piedi accanto al tavolo con in<br />

mano il bricco del caffè.<br />

«Sì, Rachel, tutto a posto», rispose. «È solo una di quelle<br />

giornate storte.»<br />

«I delinquenti ti fanno penare?»<br />

Rodney annuì. «Puoi ben dirlo.»<br />

Lei sorrise, con aria partecipe, ma lui non sembrò accorgersene.<br />

Ormai era da tempo che la vedeva come una specie di sorella.<br />

«Vedrai che le cose miglioreranno», lo consolò lei.<br />

Lui concordò. «Probabilmente hai ragione.»<br />

Rachel serrò le labbra. A volte era preoccupata per Rodney.<br />

«Sicuro di non avere tempo di mangiare un boccone? So che vai<br />

di fretta, ma posso dire in cucina di prepararti un piatto veloce.»


di fretta, ma posso dire in cucina di prepararti un piatto veloce.»<br />

«No, non ho fame. Ho una bibita energetica in macchina per<br />

dopo. Non ti preoccupare.» Allungò la tazza. «Però berrei<br />

volentieri dell’altro caffè.»<br />

«Sicuro», rispose lei riempiendogli la tazza.<br />

«Senti, per caso hai visto Lexie da queste parti? Magari ha preso<br />

qualcosa da portare via?»<br />

«Oggi non si è fatta vedere. Hai provato in biblioteca? Posso<br />

chiamarla lì, se è urgente.»<br />

«No, niente di importante.»<br />

Lei rimase ferma accanto al tavolo, come se fosse indecisa su<br />

quello che doveva dire. «Ti ho visto mentre parlavi con Jeremy<br />

Marsh stamattina.»<br />

«Con chi?» domandò Rodney.<br />

«Il giornalista di New York. Non ricordi?»<br />

«Ah, sì. Ho pensato fosse giusto presentarmi.»<br />

«Un bel tipo, non trovi?»<br />

«Io non so giudicare se gli altri uomini sono belli o no», borbottò<br />

il poliziotto.


il poliziotto.<br />

«Be’, lui lo è. Non smetterei mai di guardarlo. Cioè, con quei<br />

capelli… Mi verrebbe voglia di passarci le dita. In città non si fa<br />

che parlare del suo arrivo.»<br />

«Grandioso», mormorò Rodney, sentendosi ancora peggio.<br />

«Mi ha invitato a New York», si vantò lei.<br />

A queste parole, Rodney drizzò le orecchie, chiedendosi se<br />

avesse sentito bene. «Davvero?»<br />

«Be’, in un certo senso. Ha detto che dovrei proprio vederla e,<br />

anche se non ha usato tante parole, mi è parso di capire che gli<br />

farebbe piacere se andassi a trovarlo.»<br />

«Ah sì?» fece lui. «Sono contento per te, Rachel.»<br />

«Che ne pensi di lui?»<br />

Rodney si agitò sulla sedia. «Non abbiamo parlato molto.»<br />

«Dovresti parlarci, invece. È molto interessante e brillante. E poi<br />

ha dei capelli… Ti ho già detto quanto sono belli?»<br />

«Sì», rispose Rodney. Bevve un altro sorso di caffè cercando di<br />

prendere tempo finché non avesse chiarito la situazione. Possibile<br />

che lui avesse invitato Rachel a New York? Oppure era stata lei<br />

ad autoinvitarsi? Non sapeva cosa pensare. Certo, anche Rachel


ad autoinvitarsi? Non sapeva cosa pensare. Certo, anche Rachel<br />

era attraente, e City Boy decisamente tipo da provarci con una<br />

donna, ma… ma… Rachel tendeva a esagerare e Lexie e City<br />

Boy erano in giro da soli e nessuno sapeva dove. C’era qualcosa<br />

di strano, no?<br />

Cominciò a scivolare sul sedile. «Senti, Rachel, se vedi Lexie,<br />

puoi dirle che sono passato?»<br />

«Certo. Vuoi che ti metta il caffè in un bicchiere di plastica da<br />

portare via?»<br />

«No, grazie. Ho lo stomaco un po’ sottosopra.»<br />

«Oh, mi spiace. Se vuoi ho del Maalox sul retro. Vado a<br />

prendertelo?»<br />

«Grazie, Rachel», rispose Rodney gonfiando il petto e cercando<br />

di darsi un’aria marziale, «ma non mi serve.»<br />

69<br />

In un altro punto della città, proprio fuori dall’ufficio del<br />

commercialista, il sindaco Gherkin si affrettò per raggiungere<br />

Doris.<br />

«Proprio la donna che cercavo», disse.<br />

Lei si voltò e aspettò che si avvicinasse. Vedendolo con la


giacca rossa e i calzoni a scacchi le venne istintivamente da<br />

chiedersi se quell’uomo fosse cieco. Nove volte su dieci si<br />

vestiva in maniera ridicola.<br />

«Che cosa posso fare per te , Tom?»<br />

«Ecco, come avrai sentito, o forse no, stiamo organizzando una<br />

serata speciale per il nostro ospite, Jeremy Marsh», le disse.<br />

«Sta scrivendo un articolo, e…»<br />

Doris terminò mentalmente la frase, pronunciando le ultime<br />

parole insieme a lui.<br />

«… tu sai quanto può essere importante per la nostra città.»<br />

«L’ho sentito», ribatté. «E sarà vantaggioso soprattutto per la tua<br />

attività.»<br />

«Io ho a cuore il bene dell’intera comunità», protestò Gherkin.<br />

«Ho passato tutta la mattinata per cercare di organizzare tutto nel<br />

modo migliore. Ma speravo che tu potessi aiutarci preparando<br />

qualcosa da mangiare.»<br />

«Vuoi che ti fornisca la cena?»<br />

«Non a titolo gratuito, s’intende. La città sarà ben lieta di<br />

rimborsarti le spese. Abbiamo intenzione di incontrarci alla<br />

vecchia piantagione Lawson, appena fuori città. Ho già parlato


con i proprietari ed hanno accettato volentieri. Sarà una riunione<br />

informale, e potremmo usarla come lancio promozionale per il<br />

Giro delle dimore storiche. Ho già parlato anche con il giornale e<br />

sono d’accordo che passerà un fotografo…»<br />

«E quando dovrebbe avvenire questa piccola riunione<br />

informale?» lo interruppe lei.<br />

Lui la fissò per un attimo, sconcertato da quella interruzione.<br />

«Ecco, stasera, è naturale… Come stavo dicendo…»<br />

«Stasera?» lo interruppe di nuovo lei. «Vuoi che prepari la cena<br />

per la tua piccola riunione stasera?»<br />

«È per una buona causa, Doris. So che è imperdonabile da parte<br />

mia dirtelo così all’ultimo momento, ma potrebbero succedere<br />

grandi cose e dovviamo muoverci in fretta se vogliamo<br />

approfittar-ne. Entrambi sappiamo che tu sei l’unica in grado di<br />

gestire la situazione. Niente di sofisticato, naturalmente. Pensavo<br />

che avresti potuto preparare il tuo famoso pollo al pesto, ma<br />

senza i panini…»<br />

«Jeremy Marsh, almeno, è al corrente di tutto questo?»<br />

«Certo che lo sa. Gliene ho parlato stamattina e mi è parso<br />

sinceramente entusiasta.»<br />

«Davvero?» domandò lei perplessa.


«E speravo che potesse venire anche Lexie. Sai quanto è<br />

importante quello che fa lei per la città.» «Dubito che accetterà.<br />

Odia questo genere di iniziative, se non sono strettamente<br />

necessarie. E<br />

questa non mi pare così imprescindibile.»<br />

«Forse hai ragione tu. In ogni caso, come stavo dicendo, vorrei<br />

approfittare della serata per promuovere il nostro giro.»<br />

«Ti sei forse dimenticato che sono contraria all’idea di usare il<br />

cimitero come attrazione turistica?» «Niente affatto», rispose lui.<br />

«Ricordo esattamente che cosa mi hai detto. Però vorrai far<br />

sentire la tua voce, no? Se non vieni, non ci sarà nessuno a<br />

esporre il tuo punto di vista.»<br />

Doris rimase a fisserlo in silenzio. Quell’uomo sapeva<br />

decisamente quali tasti pigiare. E poi aveva ragione, pensò. Se<br />

non andava anche lei alla riunione, già immaginava che cosa<br />

avrebbe finito per scrivere Jeremy, sentendo solo la campana del<br />

sindaco e del consiglio comunale. Era d’accordo con Tom; lei<br />

era l’unica in grado di gestire una situazione del genere così,<br />

all’ultimo momento. Si era preparata per quel fine settimana e<br />

aveva già pronto un sacco di cibo in cucina.<br />

«D’accordo, Tom», si arrese. «Me ne occuperò io. Ma non<br />

pensare nemmeno per un secondo che servirò a tavola tutte


quelle persone. Sarà un buffet e io siederò con tutti voi.»<br />

Il sindaco Gherkin sorrise. «Non ti avrei mai chiesto di fare<br />

altrimenti, Doris?»<br />

70<br />

Il vicesceriffo Rodney Hopper era fermo in macchina sull’altro<br />

lato della strada di fronte alla biblioteca, e stava cercando di<br />

decidere se fosse il caso di entrare. La macchina di City Boy era<br />

di nuovo nel parcheggio – il che significava che i due erano<br />

tornati da dove mai erano stati – e si vedeva la luce accesa<br />

nell’ufficio di Lexie.<br />

Se la immaginò alla scrivania, con i piedi appoggiati sulla sedia e<br />

le ginocchia piegate, che si rigirava una ciocca di capelli tra le<br />

dita mentre leggeva un libro. Avrebbe voluto andare a parlarle,<br />

ma sapeva di non avere una buona ragione per farlo. Non<br />

passava mai in biblioteca solo per scambiare due chiacchiere<br />

perché, a dire la verità, aveva paura di disturbarla. Lexie non<br />

glielo aveva mai proposto, e tutte le volte che lui cercava di<br />

portare la conversazione sull’argomento, cambiava discorso.<br />

Da un lato era giusto, visto che lei era lì per lavorare, ma allo<br />

stesso tempo Rodney pensava che, se lo avesse incoraggiato in<br />

tal senso, il loro rapporto avrebbe fatto un altro passettino in<br />

avanti.


Scorse una figura che passava davanti alla finestra e si chiese se<br />

City Boy fosse nell’ufficio con lei. Ci mancava solo quello. Prima<br />

a pranzo insieme – cosa che lui e Lexie non avevano mai fatto –<br />

e adesso una visita amichevole sul posto di lavoro. Il solo<br />

pensiero bastava a mettero di cattivo umore. In meno di un<br />

giorno City Boy aveva fatto un sacco di progressi, eh? Chissà,<br />

forse era il caso di parlargli di nuovo per chiarire la situazione,<br />

per far capire senza equivoci a quel presuntuoso come stavano le<br />

cose.<br />

Anche se, doveva ammetterlo, nemmeno lui sapeva più a che<br />

punto erano le cose con Lexie. Fi-no a ieri si sentiva abbastanza<br />

soddisfatto del loro rapporto. Sì, certo, non del tutto. Avrebbe<br />

preferito che le cose procedessero un po’ più speditamente. Ma<br />

il fatto era che, fino a ieri, sapeva di non avere concorrenti,<br />

mentre oggi quei due erano seduti di sopra, probabilmente a<br />

ridere e scherzare, e lui era in macchina a guardarli da fuori.<br />

Ma poi, chi lo diceva che Lexie e City Boy erano lì a<br />

spassarsela? Magari lei si stava occupan-do… di robe da<br />

bibliotecaria, mentre City Boy era chiuso in una stanza a sfogliare<br />

qualche libro ammuffito. Forse Lexie si mostrava gentile con lui<br />

solo perché era un forestiero venuto a visitare la città. Ci pensò<br />

su un attimo e poi decise che era ragionevole. Accidenti, tutti in<br />

città si stavano dando un gran daffare per accogliere il nuovo<br />

venuto, giusto? Sindaco in testa. Quella mattina, quando era<br />

riuscito a bloccare il tipo, proprio mentre stava per chiarire con


iuscito a bloccare il tipo, proprio mentre stava per chiarire con<br />

lui dov’erano i paletti, il sindaco (in persona!) lo aveva aiutato a<br />

mettersi in salvo. E poi, bam! Ecco che City Boy e Lexie vanno<br />

a cogliere fiori e a guardare l’arcobaleno insieme.<br />

Ma forse si sbagliava, si disse ancora.<br />

Comunque, lo irritava da morire non avere il controllo della<br />

situazione e stava preparandosi a entrare in biblioteca, quando i<br />

suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che batteva sul vetro.<br />

Impiegò un istante a mettere a fuoco il viso che lo guardava da<br />

fuori.<br />

Il sindaco. Era la seconda volta che quell’uomo compariva nel<br />

momento sbagliato.<br />

Rodney abbassò il vetro del finestrino e fu investito da una<br />

corrente d’aria gelida. Aggrappando-si con le mani, Gherkin<br />

infilò dentro la testa.<br />

«Proprio l’uomo che cercavo», disse. «Passavo di qua e,<br />

quando ho visto la tua macchina, mi è venuto in mente che<br />

stasera mi serve un rappresentante delle forze di polizia.»<br />

«A che scopo?»<br />

«La piccola riunione, è ovvio. In onore di Jeremy Marsh, il<br />

nostro illustre ospite. Stasera alla piantagione Lawson.»


Rodney sbatté gli occhi. «Stai scherzando, vero?»<br />

«Niente affatto. Anzi, ho incaricato Gary di preparare per lui le<br />

chiavi della città.»<br />

«Le chiavi della città», ripeté Rodney sconfortato.<br />

«Mi raccomando, però, acqua in bocca. Dev’essere una<br />

sorpresa per tutti. Ma dal momento che la cosa ha preso un tono<br />

più ufficiale, gradirei la tua presenza. Darebbe un tocco…<br />

cerimonioso al-l’occasione. Contavo di averti al mio fianco<br />

mentre gli consegno le chiavi.»<br />

71<br />

Rodney gonfiò appena il petto, lusingato. Anche se non aveva<br />

nessuna intenzione di accettare.<br />

«Credo che questo ruolo spetti al mio capo, non trovi?»<br />

«Sicuro. Però sappiamo entrambi che lui è a caccia su per i<br />

monti. E in sua assenza, questo è il genere di incombenza che<br />

ricade su di te.»<br />

«Non saprei, Tom. Dovrei trovare qualcuno che mi sostituisca. È<br />

un peccato, ma non credo proprio di riuscirci.»<br />

«È un vero peccato, sì. Del resto capisco, il dovere è dovere.»


Rodney tirò un sospiro di sollievo. «Grazie.»<br />

«Certo però che a Lexie avrebbe fatto piacere vederti.»<br />

«Lexie?»<br />

«Ma naturale. Come direttrice della biblioteca è tra gli invitati.<br />

Sono giusto passato di qui per dirglielo. Forse mi aiuterà a<br />

intrattenere il nostro ospite, se tu proprio non vuoi venire.»<br />

Raddrizzò la schiena. «Comunque, come ti ho detto, capisco.»<br />

«Aspetta!» esclamò Rodney, la mente in fermento, mentre<br />

cercava di riprendersi. «Hai detto stasera, giusto?»<br />

Il sindaco annuì.<br />

«Mi sono appena ricordato che Bruce è in servizio, perciò è<br />

probabile che riesca a farcela.»<br />

Gherkin sorrise. «Benissimo», disse. «Ora entro a informare la<br />

signorina Darnell. Ma forse eri qui anche tu per parlare con lei?<br />

Vai pure, aspetto volentieri il mio turno.»<br />

«No», rispose Rodney. «Dille soltanto che ci vediamo stasera.»<br />

«Lo farò, vicesceriffo.»<br />

Dopo aver recuperato dell’altro materiale per Jeremy e aver


fatto un salto in ufficio, Lexie si ritrovò circondata da una ventina<br />

di bambini, in braccio alle mamme o seduti sul pavimento intorno<br />

a lei. Era già il terzo libro che leggeva a quel gruppo, e come<br />

sempre c’era un gran chiasso nella stanza. Su un tavolino<br />

accostato alla parete c’erano biscotti e bibite; nell’angolo più<br />

lontano alcuni bambini, meno interessati alle fiabe, si divertivano<br />

con i giocattoli messi a disposizione. Altri pasticcia-vano con le<br />

tempere su un tavolino di fortuna allestito da lei. La stanza era<br />

dipinta a colori vivaci e anche gli scaffali con i giochi avevano<br />

tinte accese. Nonostante le proteste di alcuni volontari e impiegati<br />

anziani, che volevano che i piccoli se ne stessero seduti<br />

tranquilli ad ascoltare, Lexie li lasciava muovere liberamente per<br />

la stanza. Voleva che fossero felici di andare in biblioteca, anche<br />

se ciò comportava un po’ di confusione. Negli anni precedenti,<br />

c’erano stati dei bambini che avevano giocato per mesi prima di<br />

cominciare a prestarle attenzione, ma a lei andava bene così.<br />

L’importante era che continuassero a venire.<br />

Quel giorno, però, mentre leggeva, la sua mente era distratta dal<br />

ricordo del pranzo con Jeremy.<br />

Anche se non era stato un vero e proprio appuntamento, erano<br />

entrati in confidenza e questo un po’<br />

la sconcertava. A ripensarci, si rendeva conto di essersi aperta<br />

con lui più di quanto ne avesse intenzione e cercava di capire<br />

come fosse potuto accadere.


Ma perché mai continuava a rimuginarci su?<br />

Non le piaceva affatto considerarsi nevrotica, e quell’autoanalisi<br />

incessante non era da lei. E<br />

poi, si diceva, più che un appuntamento era stata una visita<br />

guidata. Ma per quanto cercasse di non pensarci, l’immagine di<br />

Jeremy continuava ad affiorarle alla mente: il suo sorriso mezzo<br />

storto, l’espressione divertita mentre lei parlava. Non poteva fare<br />

a meno di chiedersi che cosa avesse pensato della sua vita lì, per<br />

non dire di lei. Era persino arrossita quando le aveva detto che la<br />

trovava affascinante. Ma che stava succedendo? Forse, pensò,<br />

era colpa del fatto che, confidandosi con lui, si era resa<br />

vulnerabile.<br />

Si ammonì mentalmente a non farlo più. Eppure…<br />

Non era stato poi tanto male, doveva ammetterlo. Parlare con<br />

una persona nuova, qualcuno che non conosceva già tutti e non<br />

era al corrente di ogni avvenimento in città, era come una ventata<br />

di aria fresca. Si era dimenticata di quanto potesse essere<br />

piacevole. E poi lui l’aveva sorpresa. Doris 72<br />

aveva ragione, almeno in parte. Lui non era come immaginava.<br />

Era brillante e intelligente, e pur ri-fiutandosi di aprire la mente<br />

alla possibilità del mistero, aveva considerato in modo bonario il<br />

suo diverso punto di vista. Si era preso gioco anche di se stesso,<br />

facendola ridere.


facendola ridere.<br />

Mentre continuava a leggere e ai bambini – grazie al cielo non<br />

era un libro troppo complicato –<br />

la sua mente rifiutava di fermarsi.<br />

E va bene, lui le piaceva. E se doveva proprio essere sincera,<br />

avrebbe voluto trascorrere più tempo insieme, riconobbe con se<br />

stessa. Ma nemmeno questa consapevolezza riusciva a mettere a<br />

tacere la vocina interiore che l’ammoniva a non lasciarsi<br />

coinvolgere troppo. Doveva procedere con cautela, perché –<br />

per quanto andassero d’accordo in apparenza – Jeremy Marsh<br />

avrebbe potuto fe-rirla, se solo lei glielo avesse permesso.<br />

Jeremy era chino su una serie di stradari di Boone Creek risalenti<br />

alla metà dell’Ottocento. Più erano antichi, più informazioni<br />

contenevano e, mentre esaminava i cambiamenti della città nel<br />

corso dei decenni, prendeva appunti su appunti. Partendo da un<br />

piccolo villaggio raccolto intorno a una decina di strade, quel<br />

centro abitato si era espanso in tutte le direzioni.<br />

Conosceva già l’ubicazione del cimitero, ma notò che,<br />

tracciando una linea ipotetica tra la cartiera e la collina, lo si<br />

attraversava di netto. La distanza complessiva superava di poco i<br />

quattro chilometri e mezzo e lui sapeva che la luce poteva<br />

rifrangersi così lontano, anche nelle notti di nebbia.


Si chiese se la cartiera prevedesse anche un terzo turno di<br />

lavoro, rimanendo illuminata per tutta la notte. Con una giusta<br />

densità di nebbia e un’illuminazione artificiale sufficiente si<br />

sarebbe potuto spiegare il fenomeno delle luci in un battibaleno.<br />

Riflettendoci, capì che avrebbe dovuto notare la linea<br />

immaginaria che collegava la cartiera a Riker’s Hill anche quando<br />

si era trovato in cima alla collina. Invece, si era lasciato incantare<br />

dal panorama mentre chiacchierava con Lexie.<br />

Stava ancora cercando una spiegazione per l’improvviso<br />

cambiamento nell’atteggiamento di lei.<br />

Ieri sembrava indifferente e sulle sue, mentre oggi… ma oggi era<br />

un altro giorno, giusto? E danna-zione, non riusciva proprio a<br />

togliersela dalla mente, e poi non pensava a lei solo nei soliti<br />

termini di una notte e via. Non ricordava l’ultima volta che gli era<br />

capitato. Forse con Maria, considerò, ma era passato un sacco<br />

di tempo. Una vita intera, quando lui era una persona del tutto<br />

diversa. Eppure, la conversazione tra loro due sulla collina era<br />

stata così naturale, così spontanea che, nonostante dovesse finire<br />

di esaminare le carte stradali, il suo unico desiderio era<br />

conoscerla meglio.<br />

Strano, pensò, e prima di rendersi conto di ciò che faceva si alzò<br />

dalla scrivania e si avviò verso le scale. Sapeva che lei stava<br />

leggendo un libro ai bambini e non voleva disturbarla, ma<br />

all’improvviso moriva dalla voglia di vederla.


all’improvviso moriva dalla voglia di vederla.<br />

Scese le scale, svoltò l’angolo e si avvicinò alla parete a vetri.<br />

Impiegò solo un istante a individuare Lexie seduta sul pavimento,<br />

circondata dai bambini.<br />

Leggeva con trasporto e lui sorrise delle sue buffe espressioni: gli<br />

occhi sgranati, la bocca aperta a «O», il modo in cui si sporgeva<br />

in avanti per sottolineare un passaggio particolare della storia. Le<br />

madri l’ascoltavano sorridenti. Alcuni bambini erano<br />

perfettamente immobili; altri invece si agitavano come se fossero<br />

sotto l’effetto di anfetamine.<br />

«Una donna eccezionale, vero?»<br />

Jeremy si voltò, sorpreso. «Sindaco Gherkin. Che cosa ci fa<br />

qui?»<br />

«Oh bella, veramente ero venuto per parlare con lei. E con la<br />

signorina Lexie. Riguardo alla ce-na di stasera. È tutto pronto.<br />

Credo che rimarrà piacevolmente impressionato.»<br />

«Non ne dubito.»<br />

«Come dicevo, è una donna eccezionale, non trova?»<br />

Jeremy non rispose e il sindaco ammiccò. «Ho visto il modo in<br />

cui la guarda. Gli occhi spesso tradiscono un uomo, perché gli<br />

occhi dicono sempre la verità.»


«E questo che cosa significa?»<br />

Il sindaco sogghignò. «Mah, non saprei. Perché non me lo dice<br />

lei?»<br />

«Non c’è niente da dire.»<br />

«Naturalmente.»<br />

73<br />

Jeremy scrollò il capo. «Senta, signor sindaco…»<br />

«Oh, lasciamo perdere. Stavo solo scherzando. Ma vorrei<br />

parlarle un momento della nostra piccola riunione di stasera.»<br />

Gli riferì il luogo dell’appuntamento, dandogli indicazioni per<br />

raggiungerlo che erano piene di riferimenti locali. Sembrava che<br />

fosse stato Tully a insegnargli la strada.<br />

«Crede che riuscirà ad arrivarci?» domandò Gherkin quando<br />

ebbe finito.<br />

«Ho una cartina», rispose Jeremy.<br />

«Potrebbe servirle, ma ricordi che quelle stradine sono molto<br />

buie. È facile perdersi, se non si sta attenti. Potrebbe farsi<br />

accompagnare da qualcuno del posto.» Lanciò un’occhiata


eloquente oltre la vetrata.<br />

«Crede che dovrei chiederlo a Lexie?» domandò Jeremy.<br />

Gli occhi del sindaco lampeggiarono. «Dipende da lei. Se pensa<br />

che accetterà. Molti uomoni qui la considerano il premio della<br />

contea.»<br />

«Dirà di sì», dichiarò lui più speranzoso che convinto.<br />

Il sindaco lo guardò dubbioso. «Forse sta sopravvalutando le<br />

sue capacità. Ma se ne è così sicuro, allora il mio compito qui è<br />

terminato. Ero venuto per invitare la signorina Lexie io stesso,<br />

ma dato che ci penserà lei a farlo, la saluto e le do appuntamento<br />

a stasera.»<br />

Girò sui tacchi e uscì.<br />

Pochi minuti più tardi Lexie terminò la lettura. Mentre la<br />

guardava chiudere il libro, Jeremy provò un brivido d’adrenalina.<br />

Fu una sensazione che lo lasciò scosso. Quando gli era capitato<br />

l’ultima voltà?<br />

Le mamme chiamarono i bambini e tutti cominciarono a uscire<br />

con un gran vocìo. Un attimo dopo Lexie seguì il gruppo fuori<br />

dalla stanza e, scorgendolo, gli andò incontro.<br />

«Deduco che sei pronto a leggere i diari», osservò.


«Se hai tempo di andare a prenderli», rispose lui. «Devo ancora<br />

finire di guardare gli stradari e, veramente, sono venuto qui anche<br />

per un altro motivo.»<br />

«Ah sì?» Lei piegò la testa incuriosita.<br />

Mentre parlava, lui si accorse di provare uno strano fremito allo<br />

stomaco. Che buffo.<br />

«Il sindaco è passato a dirmi che la cena di stasera sarà alla<br />

piantagione Lawson. Siccome teme che non sappia arrivarci da<br />

solo, mi ha suggerito di farmi accompagnare da qualcuno del<br />

posto. Ec-co, in pratica sei l’unica persona che conosco in città,<br />

e mi chiedevo se ti andava di accompagnar-mi.» Lexie rimase in<br />

silenzio per un po’.<br />

«Dovevo immaginarlo», disse infine.<br />

La sua risposta colse Jeremy di sorpresa.<br />

«Come hai detto, scusa?»<br />

«Oh, non sei tu. È il sindaco, e il suo modo di fare. Sa che io<br />

cerco sistematicamente di evitare eventi del genere, a meno che<br />

non riguardino la biblioteca. Immaginava che gli avrei risposto di<br />

no se me l’avesse chiesto lui, così ha fatto in modo che fossi tu a<br />

invitarmi. E infatti, eccoci qua.»


Jeremy rimase allibito e cercò di ricostruire il dialogo con<br />

Gherkin, ma ne ricordava solo degli spezzoni. Chi aveva tirato<br />

fuori l’idea che lui poteva farsi accompagnare da Lexie?<br />

«Perché all’improvviso ho l’impressione di trovarmi nel bel<br />

mezzo di uno sceneggiato televisivo?»<br />

«Perché è così. Si intitola Vita nel Sud.»<br />

Jeremy la fissò, confuso. «Credi davvero che il sindaco l’abbia<br />

fatto apposta?»<br />

«Ne sono sicura. A prima vista può sembrare un sempliciotto,<br />

ma ha l’innata capacità di indurre le persone a fare esattamente<br />

quello che lui vuole, e per di più convincendole che è stata una<br />

loro idea fin dall’inizio. Secondo te, per quale altro motivo tu<br />

saresti ancora al Greenleaf?»<br />

Jeremy infilò le mani in tasca, pensieroso. «Be’, tanto perché tu<br />

lo sappia, non devi sentirti ob-bligata a venire con me. Troverò<br />

quel posto anche da solo.»<br />

Lei si mise le mani sui fianchi e lo guardò. «Vuoi scaricarmi?»<br />

74<br />

Jeremy trasalì, incerto su come rispondere. «Ecco, veramente<br />

pensavo solo che, siccome il sindaco…»


«Vuoi che venga con te o no?» lo incalzò lei.<br />

«Sì, lo vorrei, ma se tu non…»<br />

«Allora chiedimelo di nuovo.»<br />

«Come, scusa?»<br />

«Chiedimi di venire con te stasera. Perché ti fa piacere, e non<br />

ricorrendo alla scusa che non sai come arrivare lì. Di’ qualcosa<br />

del tipo: ‘Mi piacerebbe molto portarti fuori a cena stasera.<br />

Posso passare a prenderti più tardi?»<br />

Lui la guardò, cercando di capire se faceva sul serio. «Vuoi che<br />

dica così?»<br />

«Se non lo farai, sarà ancora un’idea del sindaco e io non ci<br />

verrò. Ma se me lo chiedi devi farlo seriamente, quindi usa il<br />

tono giusto.»<br />

Jeremy si sentiva insicuro come uno scolaretto. «Mi piacerebbe<br />

molto portarti fuori a cena stasera. Posso passare a prenderti più<br />

tardi?»<br />

Lei gli sorrise, posandogli una mano sul braccio.<br />

«Certo, signor Marsh», rispose con l’accento del Sud, «ne sarei<br />

felice.»


felice.»<br />

Qualche minuto più tardi, con la testa ancora in subbuglio,<br />

Jeremy osservava Lexie tirare fuori i diari da una cassetta<br />

custodita nella sala dei libri rari. Le donne di New York non<br />

parlavano in quel modo, si diceva. Non sapeva se definirla<br />

ragionevole, irragionevole o a metà strada tra le due cose.<br />

Chiedimelo di nuovo e usa il tono giusto. Che genere di<br />

donna si comportava in quel modo? E perché diavolo lui lo<br />

trovava tanto… irresistibile?<br />

Non sapeva perché, ma d’un tratto l’articolo e la possibilità di<br />

andare in televisione erano diventati solo dettagli secondari.<br />

Mentre guardava Lexie non potreva fare a meno di pensare alla<br />

sensazione di calore che gli aveva trasmesso la mano di lei<br />

lievemente posata sul suo braccio.<br />

75


9<br />

Più tardi quella sera, mentre la nebbia s’addensava tutt’intorno,<br />

Rodney Hopper cercava di far parcheggiare alla meglio le auto<br />

nella piantagione Lawson, pensando che gli sembrava di essere a<br />

un concerto di Barry Manilow.<br />

Negli ultimi venti minuti aveva visto arrivare in allegra<br />

processione tutto il gotha cittadino. C’erano i dottori Benson e<br />

Tricket, Albert il dentista, gli otto membri del consiglio comunale,<br />

compresi Tully e Jed, il sindaco, i dipendenti dell’agenzia di<br />

promozione turistica, l’intera dirigenza scolasti-ca, i nove<br />

commissari di contea, i volontari della Historical Society, tre<br />

commercialisti, tutto il personale di Herbs, il barista del Lookilu,<br />

il barbiere e persino Toby, che per campare svuotava i pozzi<br />

neri, e ora si era messo tutto in tiro. La piantagione Lawson non<br />

era tanto affollata nemmeno nel periodo di Natale, quando<br />

veniva sontuosamente decorata e aperta al pubblico il primo<br />

venerdì di dicembre.<br />

E stavolta era diverso. Non si trattava di una festa tra amici e<br />

conoscenti, che si riunivano per stare in compagnia prima della<br />

frenetica maratona natalizia. Quella era una serata in onore di una<br />

persona che non aveva niente a che fare con la città, e a cui non<br />

importava affatto di loro. Peggio ancora, pur essendo lì in veste<br />

ufficiale, Rodney si rese conto all’improvviso che avrebbe anche


potuto fare a meno di stirarsi la camicia e lucidarsi le scarpe,<br />

perché tanto Lexie non lo avrebbe neanche notato.<br />

Sapeva tutto. Dopo che Doris era tornata da Herbs per<br />

preparare la cena, il sindaco era passato al ristorante e le aveva<br />

comunicato la terribile notizia di Jeremy e Lexie. Rachel gli aveva<br />

telefonato immediatamente. In questo senso lei era sempre molto<br />

carina; era al corrente di ciò che provava per Lexie e non lo<br />

aveva mai preso in giro, come tanta altra gente. Aveva avuto<br />

l’impressione che nemmeno lei fosse rimasta entusiasta del fatto<br />

che Lexie e Jeremy sarebbero arrivati insieme, ma Rachel era più<br />

brava a nascondere i suoi veri sentimenti mentre in quel momento<br />

lui avrebbe voluto essere altrove. Tutto di quella sera lo metteva<br />

di cattivo umore.<br />

Soprattutto la reazione della città. A quanto ricordava, i suoi<br />

concittadini non erano stati altrettanto esaltati da quando il<br />

Raleigh News & Observer aveva inviato un reporter per<br />

scrivere un articolo su Jumpy Walton e il suo tentativo di emulare<br />

i fratelli Wright. Jumpy, che non aveva tutte le rotelle a posto,<br />

voleva costruire una copia del famoso biplano per celebrare il<br />

centenario dell’avia-zione a Kitty Hawk. Aveva dichiarato di<br />

aver quasi finito il prototipo, ma quando, tutto orgoglioso, aveva<br />

aperto la porta del fienile per mostrare la sua creazione, il<br />

giornalista si era reso conto che lui 76<br />

non aveva la più pallida idea di quello che stava facendo.<br />

L’aeroplano nel fienile somigliava a un gigantesco pollo di fil di


L’aeroplano nel fienile somigliava a un gigantesco pollo di fil di<br />

ferro e assi di compensato.<br />

E adesso la città scommetteva sull’esistenza dei fantasmi nel<br />

cimitero e sulla capacità di City Boy di mettere il mondo ai loro<br />

piedi con quella notizia. Rodney ne dubitava molto. E<br />

sinceramente non gli fregava niente che il mondo venisse lì o<br />

meno, finché Lexie rimaneva parte del suo mondo.<br />

Dall’altra parte della città, più o meno alla stessa ora, Lexie uscì<br />

sulla veranda proprio mentre Jeremy risaliva il vialetto con un<br />

mazzo di fiori di campo. Pensiero gentile, pensò lei, sforzandosi<br />

di mascherare il nervosismo che l’aveva torturata fino a pochi<br />

minuti prima.<br />

Essere una donna a volte era faticoso, e quella sera lo era stato<br />

più del solito. Per prima cosa, ovviamente, c’era stata la<br />

questione di decidere se si trattasse di un vero appuntamento,<br />

oppure no.<br />

Certo, era più simile a un appuntamento della loro uscita a<br />

pranzo, ma non era esattamente una cena a lume di candela per<br />

due e non era più sicura di aver fatto bene ad accettare. E poi,<br />

c’era il problema dell’abbigliamento e di quale immagine voleva<br />

dare di sé, non solo a Jeremy, ma a tutti quelli che li avrebbero<br />

visti insieme. Se a questo si aggiungeva il fatto che si sentiva più a<br />

suo agio con i jeans e non aveva intenzione di mettere niente di<br />

scollato, le cose si complicavano al punto che alla fine aveva


gettato la spugna. E così aveva optato per una mise<br />

professionale: tailleur pantalone marrone e camicia avorio.<br />

Ed ecco che adesso lui si presentava disinvolto con il suo look<br />

casual, come se si trattasse di una serata qualunque.<br />

«Hai trovato casa mia», osservò Lexie.<br />

«Non è stato difficile», replicò Jeremy. «Mi avevi fatto vedere<br />

dove abitavi da Riker’s Hill, ricordi?» Le porse i fiori. «Per te.»<br />

Lei li prese sorridendo. Era incantevole. E anche sexy. Ma<br />

«incantevole» gli parve più appro-priato.<br />

«Grazie», disse. «Com’è andata la lettura dei diari?»<br />

«Bene», rispose lui. «Ma non ho trovato niente di eccezionale in<br />

quelli che ho letto finora.»<br />

«Non ti scoraggiare», lo spronò con un sorriso. «Chissà che<br />

cosa troverai.» Odorò i fiori. «Sono molto belli. Dammi un<br />

secondo per metterli in un vaso e prendere il cappotto, e sono<br />

pronta.»<br />

Jeremy spalancò le braccia. «Ti aspetto qui.»<br />

Un paio di minuti dopo erano a bordo della sua macchina e si<br />

dirigevano dalla parte opposta rispetto al cimitero. La nebbia si<br />

andava infittendo e Lexie guidava Jeremy sulle strade secondarie


andava infittendo e Lexie guidava Jeremy sulle strade secondarie<br />

finché imboccarono un lungo viale fiancheggiato da querce<br />

centenarie. A un certo punto lui rallentò avvicinandosi a<br />

un’imponente siepe che immaginò delimitasse una rotonda. Si<br />

chinò in avanti sul volante, non sapendo da che parte svoltare.<br />

«Forse ti converrebbe parcheggiare qui», suggerì Lexie. «Dubito<br />

che troveresti posto più avanti, e poi così potremo andarcene<br />

senza problemi quando vogliamo.»<br />

«Sei sicura? Non si vede ancora la casa.»<br />

«Fidati», replicò lei. «Secondo te, per quale ragione mi sono<br />

portata il cappotto?»<br />

Lui ebbe un attimo di esitazione, poi accettò il consiglio. Perché<br />

no? si disse. Pochi istanti dopo camminava nella nebbia mentre al<br />

suo fianco Lexie, infreddolita, si stringeva al collo il bavero del<br />

cappotto. Costeggiarono la siepe curva e all’improvviso si<br />

trovarono davanti la vecchia dimora ge-orgiana illuminata a<br />

giorno.<br />

Ma non fu la casa ad attirare per prima l’attenzione di Jeremy,<br />

bensì la selva di automobili. Ce n’erano a decine, parcheggiate<br />

qua e là, i musi puntati in tutte le direzioni, come se fossero<br />

pronte a una fuga precipitosa. Molte altre vagavano nei paraggi<br />

alla ricerca di un seppur minimo spazio dove fermarsi.<br />

Jeremy si fermò a guardare la scena.


Jeremy si fermò a guardare la scena.<br />

«Credevo che fosse una piccola riunione tra amici.»<br />

77<br />

Lexie annuì. «Questa è la versione del sindaco di una riunione<br />

per pochi intimi. Non dimenticare che conosce quasi tutti nella<br />

contea.»<br />

«E tu sapevi che sarebbe stato così?»<br />

«Certo.»<br />

«Perché non me lo hai detto?»<br />

«Come non mi stanco di ripeterti, tu continui a dimenticarti di<br />

chiedere. E poi, credevo che lo sapessi.»<br />

«Come potevo immaginare quello che aveva in mente?»<br />

Lei sorrise, lo sguardo rivolto alla casa. «Fa una certa<br />

impressione, vero? Anche se non so se te lo meriti.»<br />

Lui sbuffò, divertito. «Sai una cosa, comincio ad apprezzare sul<br />

serio il tuo fascino del Sud.»<br />

«Grazie. E non devi preoccuparti per stasera. Non sarà<br />

stressante come temi. Tutti saranno gentili con te e, in ogni caso,<br />

ricorda che sei l’ospite d’onore.»


icorda che sei l’ospite d’onore.»<br />

Doris doveva essere la cuoca più organizzata ed efficiente del<br />

mondo, pensò Rachel, visto che era riuscita a preparare la cena<br />

in tempo e senza intoppi. E ora, invece di essere relegata in<br />

cucina a spignattare per tutta la sera, lei poteva aggirarsi tra la<br />

folla con il suo abito da sera simil-Chanel.<br />

Quando scorse Rodney che si avvicinava al portico, rimase a<br />

guardarlo ammirata.<br />

L’uniforme pulita e stirata gli dava un’aria marziale, sembrava<br />

uno di quei marine che si vedevano nei manifesti della Seconda<br />

guerra mondiale appesi nella sede dei veterani. Molti altri poliziotti<br />

avevano troppe birre e troppe cosce di pollo intorno alla<br />

vita, e invece Rodney, durante le ore libere, si allenava<br />

seriamente nella palestra che aveva allestito in garage. Dato che<br />

teneva la saraci-nesca alzata, certe volte, tornando a casa dal<br />

lavoro, lei si fermava lì a chiacchierare con lui, dato che erano<br />

vecchi amici. Le loro famiglie abitavano vicino e sua madre<br />

conservava ancora delle foto di loro due da bambini che<br />

facevano il bagno insieme nella vasca. Non erano molti i vecchi<br />

amici che potevano dire altrettanto.<br />

Prese dalla borsetta il lucidalabbra e se lo passò sulla bocca,<br />

conscia del suo debole per il vicesceriffo. Certo, si erano persi di<br />

vista per un po’, pensò, ma ufficialmente le cose stavano<br />

cambiando. Due estati prima si erano ritrovati seduti vicini al


cambiando. Due estati prima si erano ritrovati seduti vicini al<br />

Lookilu e lei aveva notato la sua espressione mentre seguiva un<br />

servizio in televisione sulla morte di un ragazzino in un incendio a<br />

Raleigh. Vederlo lì, con gli occhi lucidi, l’aveva commossa<br />

profondamente. E poi c’era stata quella volta, a Pa-squa,<br />

quando l’ufficio dello sceriffo aveva organizzato la caccia alle<br />

uova nella Loggia massonica.<br />

Lui l’aveva presa da parte e le aveva rivelato alcuni dei<br />

nascondigli più fantasiosi che era riuscito a escogitare. Sembrava<br />

più emozionato dei bambini, il che contrastava in modo buffo con<br />

i suoi bicipiti scolpiti. Lei allora aveva pensato che sarebbe stato<br />

un marito e un padre ideale.<br />

A ripensarci ora, forse era stato quello il momento in cui i suoi<br />

sentimenti per Rodney erano cambiati. Non si era trattato di un<br />

colpo di fulmine, ma a mano a mano aveva capito che forse<br />

poteva avere qualche chance con lui. Certo, bisognava<br />

considerare che Rodney era cotto di Lexie. Lo era da sempre e<br />

sempre lo sarebbe rimasto; a volte non era facile per lei<br />

accettarlo, mentre in altri casi non le importava più di tanto,<br />

anche se doveva ammettere che si sentiva un po’ delusa.<br />

Mentre avanzava tra la folla, rimpianse di avergli parlato di<br />

Jeremy Marsh a pranzo. Doveva immaginare il motivo del suo<br />

cattivo umore. Ormai in città non si parlava d’altro che di Lexie e<br />

Jeremy. Era stato il droghiere – quello da cui si erano fermati a<br />

comperare da mangiare – a sparare il primo colpo, e poi la


notizia si era diffusa a macchia d’olio dopo che il sindaco aveva<br />

dichiarato che sarebbero arrivati insieme alla riunione. Certo che<br />

le sarebbe piaciuto visitare New York, ma ripensando alla frase<br />

di Jeremy, piano piano si era resa conto che il suo non era stato<br />

un invito vero e proprio, quanto una cosa detta tanto per fare<br />

conversazione. A volte lei dava troppi significati a situazioni del<br />

tutto banali.<br />

E pensare che Jeremy Marsh era così… perfetto.<br />

78<br />

Istruito, intelligente, affascinante, famoso e, soprattutto,<br />

forestiero. In fondo, però, Rachel sentiva che non sarebbe mai<br />

stata alla sua altezza e cominciava a nutrire il deprimente<br />

sospetto che lo sapesse pure Rodney. Quanto a Rodney, viveva<br />

lì, e non aveva intenzione di andarsene, il che da un certo punto<br />

di vista rappresentava un altro vantaggio, e poi doveva<br />

riconoscere che a modo suo anche lui era un uomo responsabile<br />

e attraente.<br />

«Ciao, Rodney», lo salutò con un sorriso.<br />

Lui si voltò a guardarla. «Oh, ciao, Rachel, come va?»<br />

«Bene, grazie. Una gran bella festa, vero?»<br />

«Eccome», rispose l’altro con una nota di sarcasmo nella voce.


«Come va dentro?»<br />

«Bene. Hanno appena issato lo striscione.»<br />

«Che striscione?»<br />

«Quello di benvenuto. Con il nome di Marsh a grandi lettere<br />

azzurre e tutto il resto.»<br />

Rodney esalò un respiro, curvando lievemente le spalle.<br />

«Grandioso», disse.<br />

«Dovresti vedere che cosa ha in serbo il sindaco per lui. Non<br />

solo lo striscione e la cena, ma ha fatto fare anche una copia<br />

delle chiavi della città.»<br />

«L’ho saputo.»<br />

«E ci sono pure i Mahi-Mahi», proseguì lei riferendosi a un<br />

quartetto vacale. I quattro abitavano in città e si esibivano<br />

insieme da quarantatré anni. Sebbene ormai due di loro usassero<br />

il bastone e uno soffrisse di un tic nervoso che lo costringeva a<br />

stare sul palco a occhi chiusi, erano ancora il gruppo musicale<br />

più famoso nel raggio di cento chilometri.<br />

«Grandioso», ripeté Rodney.<br />

Il suo tono la colpì. «Scommetto che tu preferiresti non sapere<br />

niente, vero?»


niente, vero?»<br />

«Infatti.»<br />

«E allora, perché sei venuto?»<br />

«Mi ah convinto Tom. Un giorno o l’altro imparerò a capire le<br />

sue intenzioni prima che apra bocca.»<br />

«Vedrai che andrà tutto bene», lo consolò lei. «Voglio dire, hai<br />

visto quanta gente c’è stasera, e vogliono tutti parlare con<br />

Jeremy. Vedrai che lui e Lezie non potranno appartarsi in un<br />

angolino co-me se niente fosse. Scommetto che non riusciranno<br />

a scambiarsi nemmeno dieci parole in tutta la serata. E tanto<br />

perché tu lo sappia, ti ho messo da parte un piatto di cibarie, nel<br />

caso fossi troppo occupato per andare a prendere qualcosa al<br />

buffet.»<br />

Rodney ci rifletté su, poi sorrise. Rachel pensava sempre a lui.<br />

«Grazie, Rach.» Per la prima volta si accorse di com’era vestita<br />

e notò i cerchietti d’oro che aveva alle orecchie. «Sei carina,<br />

stasera», aggiunse.<br />

«E tu sei gentile.»<br />

«Vuoi restare qui a farmi compagnia per un po’?»<br />

Lei sorrise a sua volta. «Volentieri.»


Jeremy e Lexie si insinuarono tra le auto parcheggiate avanzando<br />

verso la casa con il fiato che si condensava per il freddo. A un<br />

certo punto lui vide che la gente in arrivo si fermava sulla porta<br />

prima di entrare, e impiegò solo un istante a riconoscere Rodney<br />

Hopper in piedi lì davanti. Anche Rodney si accorse di lui nello<br />

stesso momento e il suo sorriso si trasformò in una smorfia.<br />

Persino da lontano appariva grosso, geloso e, soprattutto,<br />

armato, e Jeremy non si sentiva affatto tranquillo.<br />

Lexie seguì il suo sguardo. «Oh, non ti preoccupare per<br />

Rodney», gli disse. «Sei con me.»<br />

«È proprio questo che mi preoccupa», ribatté lui. «Ho<br />

l’impressione che non sia affatto felice di vederci arrivare<br />

insieme.»<br />

Lexie non poteva dargli torto, ma se non altro la rassicurava il<br />

fatto che Rodney era in compagnia di Rachel. Lei aveva la<br />

capacità di tenerlo calmo e spesso aveva pensato che fosse la<br />

donna perfetta per lui. Tuttavia, non aveva ancora trovato il<br />

modo di affrontare la conversazione senza ferirlo.<br />

79<br />

«Se preferisci, lascia che sia io a parlare», suggerì a Jeremy.<br />

«Contavo su questo.»


Il volto di Rachel s’illuminò mentre loro si avvicinavano ai<br />

gradini.<br />

«Ehi, ciao!» esclamò. Quando furono vicini, accarezzò la giacca<br />

di Lexie. «Sei un incanto, Lex.»<br />

«Grazie, Rachel!», rispose lei. «Anche tu stai benissimo.»<br />

Jeremy non disse niente, continuava a fissare il pavimento per<br />

evitare le occhiatacce che Rodney lanciava nella sua direzione.<br />

Nell’improvviso silenzio che seguì, le due donne si scambiarono<br />

uno sguardo d’intesa, poi Rachel fece un passo avanti.<br />

«Ed ecco qui il signor Famoso Giornalista», cinguettò.<br />

«Scommetto che stasera avrà tutte le donne ai suoi piedi.» Gli<br />

rivolse un sorriso smagliante. «Scusa, Lexie, ma mi permetti di<br />

accompagnarlo dentro? So che il sindaco lo sta aspettando.»<br />

«Vai pure», rispose lei. Poi si rivolse a Jeremy: «Ti raggiungo tra<br />

un minuto».<br />

Rachel lo prese sottobraccio e, prima che lui se ne rendesse<br />

conto, lo trascinò via. «Dimmi un po’, hai mai visto una<br />

piantagione del Sud così bella?» gli chiese.<br />

«Veramente no», rispose Jeremy chiedendosi se stava per essere<br />

condotto nella fossa dei leoni.


Mentre si allontanavano, Lexie inviò un silenzioso grazie<br />

all’amica, che le strizzò l’occhio.<br />

Poi si rivolse a Rodney.<br />

«Non è come pensi tu», cominciò, ma lui alzò le mani per<br />

fermarla.<br />

«Senti», disse, «non devi giustificarti con me. Ci sono già<br />

passato, ricordi?»<br />

Lei capì che stava parlando del Ragazzo di Chicago, e il suo<br />

primo istinto fu di ribattere che questa volta non si sarebbe<br />

lasciata trascinare dalle emozioni. Però gli aveva già fatto una<br />

promessa simile in passato, quando lui l’aveva gentilmente<br />

avvertita che quel tipo non aveva nessuna intenzione di rimanere<br />

in città.<br />

«Non so che cosa dirti», mormorò in tono colpevole.<br />

«Non mi devi dire niente.»<br />

Infatti, pensò lei. Non stavano insieme, né tra loro c’era mai stata<br />

una storia, eppure chissà perché aveva la strana sensazione di<br />

parlare con un ex marito, subito dopo il divorzio, quando le ferite<br />

erano ancora aperte. Per l’ennesima volta si chiese perché<br />

Rodney non la lasciasse perdere, ma una vocina nella sua testa le<br />

ricordò che era stata lei a tenere accesa la speranza negli ultimi


due anni, anche se da parte sua si trattava più di un bisogno di<br />

sicurezza e di conforto che di un interesse romantico.<br />

«Ecco, tanto perché tu lo sappia, non vedo l’ora che le cose<br />

tornino alla normalità», buttò lì.<br />

«Anch’io», rispose lui.<br />

Rimasero in silenzio e Lexie guardò dall’altra parte,<br />

rimprovarandolo tacitamente di non saper tenere a freno i suoi<br />

sentimenti.<br />

«Rachel è molto carina, vero?» disse tanto per rompere il<br />

ghiaccio.<br />

Rodney chinò il mento sul petto prima di tornare a guardarla. E<br />

per la prima volta quella sera lei vide l’ombra di un sorriso sul<br />

suo volto.<br />

«È vero.»<br />

«Esce ancora con Jim?» domandò lei, riferendosi all’addetto alle<br />

disinfestazioni. Durante le vacanze li aveva visti insieme sul<br />

furgone verde con l’enorme blatta sopra, mentre erano diretti a<br />

Greenville per cena.<br />

«No, è finita», rispose Rodney. «Sono usciti una volta soltanto.<br />

Mi ha detto che il furgoncino puzzava di disinfettante e che lei


aveva starnutito tutta la sera.»<br />

Nonostante il nervosismo, Lexie scoppiò a ridere. «Certe cose<br />

possono capitare solo a Rachel.»<br />

«Le è passata. E non le è rimasta alcuna amarezza o<br />

risentimento. Lei si rimette sempre in sella, sai com’è.»<br />

«A volte penso che dovrebbe scegliere dei cavalli migliori. O<br />

almeno, senza blatte giganti sul tetto del furgone.»<br />

80<br />

Lui rise, come se pensasse la stessa cosa. I loro occhi si<br />

incrociarono per un istante, poi Lexie voltò la testa e si scostò<br />

una ciocca di capelli dietro l’orecchio.<br />

«Adesso sarà meglio che vada dentro», disse.<br />

«Lo so», replicò lui.<br />

«Tu non vieni?»<br />

«Non ho ancora deciso, non ho intenzione di trattenermi a lungo.<br />

E poi, sono in servizio. La contea è grande e c’è solo Bruce di<br />

pattuglia in questo momento.»<br />

Lei annuì. «Be’, se non ci vediamo dopo, allora ti saluto. Stammi<br />

bene, d’accordo?»


«Sicuro. Arrivederci.»<br />

Lei fece un passo verso la porta.<br />

«Ehi, Lexie?»<br />

Si voltò. «Sì?»<br />

Lui degluttì. «Anche tu sei carina.»<br />

La tristezza con cui pronunciò quelle parole le spezzò quasi il<br />

cuore e le fece salire le lacrime agli occhi. «Grazie», rispose.<br />

Rachel e Jeremy si mantennero ai margini della folla mentre lei gli<br />

mostrava i ritratti dei vari membri della famiglia Lawson, che non<br />

solo si assomigliavano nelle varie generazioni, ma anche tra<br />

maschi e femmine. Gli uomini avevano tratti effeminati e le donne<br />

tendevano a essere mascoli-ne; sembrava quasi che i pittori si<br />

fossero sempre serviti del medesimo modello androgino.<br />

Jeremy apprezzava il fatto che Rachel lo tenesse occupato e in<br />

disparte, anche se si rifiutava di lasciargli il braccio. Sentiva la<br />

gente intorno che parlava di lui, ma non era ancora pronto ad<br />

affron-tarla, anche se la situazione un pochino lo lusingava. Nate<br />

era riuscito a radunare solo un decimo di quelle persone per<br />

celebrare la sua apparizione in TV, e aveva dovuto offrire da<br />

bere a tutti per indurre anche quei pochi a venire.


Lì era diverso. Lì, nell’America di provincia, dove la gente<br />

giocava a bingo, andava al bowling e guardava le repliche di<br />

Matlock in televisione. Da quant’era che non vedeva una tale<br />

quantità di capelli azzurrognoli e vestiti di poliestere? Forse da<br />

sempre, si disse e mentre rifletteva su queste cose, Rachel gli<br />

strinse il braccio per ottenere la sua attenzione.<br />

«Preparati, tesoro. Lo spettacolo sta per cominciare.»<br />

«Come, scusa?»<br />

Lei indicò con la testa verso la folla alle loro spalle.<br />

«Salve, Tom, come va?» disse poi, mostrando quel suo sorriso<br />

Holliwoodiano.<br />

Il sindaco Gherkin era l’unico nella stanza a sudare e la sua<br />

pelata brillava sotto le luci. Non diede segno di sorpresa<br />

vedendoli sottobraccio.<br />

«Rachel! Incantevole come sempre. E così stai mostrando al<br />

nostro ospite l’illustre passato di questa nobile casa?»<br />

«Facciuo del mio meglio», ribatté lei.<br />

«Bene, bene, mi fa piacere.» Scambiarono ancora qualche<br />

chiacchiera di circostanza prima che Gherkin venisse al punto.


«Non vorrei interromperti, visto che sei così gentile da<br />

raccontare la storia della nostra bella piantagione, ma ora<br />

dobbiamo dare inizio alla serata», disse. «Ti spiace?»<br />

«Niente affatto», rispose Rachel, e un attimo dopo il sindaco si<br />

era sostituito a lei al fianco di Jeremy e lo conduceva in mezzo<br />

alla folla.<br />

A mano a mano che avanzavano, la gente taceva e si faceva da<br />

parte come il Mar Rosso al passaggio di Mosè. Alcuni<br />

sgranavano gli occhi, altri allungavano il collo per vedere meglio.<br />

Si alzarono degli oohh e aahh di meraviglia, mentre i presenti<br />

bisbigliavano l’uno con l’altro che doveva essere proprio lui.<br />

«Sono contento che finalmente sia arrivato», disse Gherkin a<br />

denti stretti mentre continuava a sorridere agli astanti. «Per un<br />

attimo mi sono preoccupato.»<br />

81<br />

«Forse dovremmo aspettare Lexie», obiettò Jeremy, cercando di<br />

non arrossire. Tutta quella storia, soprattutto il fatto di essere<br />

scortato dal sindaco come una reginetta del ballo, era un po’<br />

troppo America di provincia per i suoi gusti, per non dire<br />

ridicolo.<br />

«Le ho già parlato e ci aspetta là.»


«Dove là?»<br />

«Lei sta per incontrare il consiglio comunale, naturalmente. Ha<br />

già conosciuto i membri Jed e Tully, ma ce ne sono altri. E poi ci<br />

sono i commissari della contea. Anche loro sono molto lusingati<br />

dalla sua venuta qui. Estremamente lusingati. E non si<br />

preoccupi… tutti sono pronti a darle le loro testimonianze sui<br />

fantasmi. Ha con sé il registratore, vero?»<br />

«Ce l’ho in tasca.»<br />

«Bene, bene. Mi fa piacere. E…» Per la prima volta distolse lo<br />

sguardo dalla folla per rivolgerlo a lui. «Immagino che stasera si<br />

recherà al cimitero…»<br />

«In effetti, è così e a questo proposito vorrei essere sicuro…»<br />

Gherkin riprese a parlare come se non l’avesse sentito, mentre<br />

annuiva e salutava con la mano la folla. «Vede, in qualità di<br />

sindaco ritengo mio dovere assicurarle che non ha niente da<br />

temere dall’incontro con quegli spiriti. Certo, sono uno<br />

spettacolo unico. Farebbero svenire anche un elefante.<br />

Ma finora nessuno ha riportato danni, a sccezione di Bobby Lee<br />

Howard, che dopo è andato a sbattere contro un cartello<br />

stradale. L’incidente, però, non è attribuibile a quello che aveva<br />

visto, quanto al fatto che si era scolato una confezione da dodici<br />

lattine di birra prima di mettersi al volante.»


«Ah», fece Jeremy, cominciando a imitare i gesti del sindaco<br />

verso la folla. «Lo terrò presente.»<br />

Lexie era lì ad attenderlo e lui tirò un sospiro di sollievo quando<br />

vide che lei gli si metteva al fianco mentre veniva presentato<br />

all’èlite del potere locale. La maggior parte di loro si dimostrò<br />

amichevole – sebbene Jed fosse rimasto a braccia conserte con<br />

aria torva – ma lui continuava a guardare Lexie con la coda<br />

dell’occhio. Gli sembrava distratta e si chiedeva che cosa fosse<br />

successo tra lei e Rodney.<br />

Nelle tre ore successive Jeremy non ebbe modo di scoprirlo, né<br />

di rilassarsi, perché la serata prese l’antiquata forma di una<br />

convention politica. Dopo l’incontro con il consiglio – tutti i<br />

membri, escluso Jed, sembravano essere stati imbeccati dal<br />

sindaco e gli ripeterono che quella poteva diventare «la storia più<br />

sensazionale di tutti i tempi», eicordandogli che «il turismo è<br />

importante per questa città» – venne condotto sul palco<br />

addobbato da uno striscione con su scritto: BENVENUTO<br />

JEREMY MARSH!<br />

Tecnicamente non era un vero e proprio palco, ma un lungo<br />

tavolo di legno coperto da una tova-glia rossa di raso lucido.<br />

Lui, imitato da Gherkin, usò una sedia per salirci e si trovò di<br />

fronte a un mare di facce sconosciute. Una volta placato il<br />

clamore della folla, il sindaco fece un lungo discorso introduttivo,<br />

elogiandolo per la sua professionalità e onestà, come se lo


elogiandolo per la sua professionalità e onestà, come se lo<br />

conoscesse da sempre. Inoltre non citò solo l’apparizione<br />

televisiva a Primetime Live – che suscitò sorrisi e cenni<br />

d’assenso, oltre a un’altra serie di oohh e aahh – ma anche una<br />

serie di articoli di successo scritti da lui, compreso un pezzo per<br />

Atlantic Monthly sulle ricerche scientifiche condotte a Fort<br />

Detrick per produrre armi biologiche. Jeremy doveva<br />

riconoscere che, malgrado il suo atteggiamento un po’ goffo, il<br />

sindaco si era preparato accuratamente e sapeva come lusingare<br />

qualcuno. Alla fine della prolusione gli vennero consegnate le<br />

chiavi della città mentre i Mahi-Mahi – che erano in piedi su un<br />

altro tavolo lungo la parete vicina – intonarono una serie di<br />

canzoni: «Carolina on My Mind», «New York, New York» e,<br />

forse la scelta più appropriata, il tema del film Ghostbusters.<br />

Rimase stupito di scoprire che i Mahi-Mahi non cantavano<br />

affatto male, anche se per lui restava un mistero come avessero<br />

fatto a salire sul tavolo. La gente li adorava, e per un attimo<br />

anche Jeremy si sorprese a sorridere e a divertirsi veramente.<br />

Dal basso Lexie gli strizzò l’occhio e questo rese la situazione<br />

ancora più surreale.<br />

Il sindaco poi lo condusse in un angolo, dove c’era una poltrona<br />

dietro un tavolino antico. Con il registratore acceso, Jeremy<br />

passò il resto della serata ad ascoltare una testimonianza dietro<br />

l’altra 82<br />

sull’incontro con i fantasmi. Gherkin aveva fatto mettere in fila le


sull’incontro con i fantasmi. Gherkin aveva fatto mettere in fila le<br />

persone, che chiacchieravano animatamente tra loro in attesa del<br />

proprio turno, come se fossero lì per chiedere un autografo.<br />

Purtroppo, la maggior parte delle storie che ascoltò non<br />

combaciavano. Tutti sostenevano di aver visto le luci, ma<br />

ciscuno0 le descriveva in maniera diversa. Alcuni giuravano che<br />

avevano forma umana, altri che assomigliavano a luci<br />

stroboscopiche. Un uomo disse che ricordavano un costu-me da<br />

fantasma di Halloween, con tanto di lenzuolo. Il più originale fu<br />

un tizio chiamato Joe, che raccontò di aver visto le luci più di una<br />

decina di volte e dichiarò autorevolmente che erano identi-che<br />

all’insegna di Piggly Wiggly, sulla Route 54 nei pressi di<br />

Vanceboro.<br />

Lexie rimase nei paraggi a chiacchierare con varie persone e i<br />

loro sguardi a volte si incontrava-no. Allora lei gli sorrideva<br />

complice, facendo una smorfia buffa, come per dirgli: Hai visto<br />

in che pasticcio ti sei cacciato?<br />

Era diversa da tutte le donne che aveva incontrato negli ultimi<br />

anni, rifletté Jeremy. Non gli na-scondeva le sue opinioni, non<br />

cercava di fare colpo su di lui, né si mostrava impressionata dai<br />

risultati professionali che aveva finora ottenuto. Al contrario,<br />

sembrava valutarlo per ciò che era oggi –<br />

adesso – senza prendere in considerazione né il passato né il<br />

futuro.


A pensarci bene, si disse, quello era uno dei motivi per cui lui<br />

aveva sposato Maria. Non si trattava solo dell’ondata di<br />

emozioni provata la prima volta che avevano fatto l’amore; a<br />

convincerlo che fosse la donna giusta, erano stati piuttosto i<br />

piccoli gesti quotidiani. La sua franchezza nei confronti degli altri,<br />

il modo ferreo in cui l’affrontava quando commetteva qualche<br />

errore, la pazienza con cui lo ascoltava mentre lui camminava<br />

avanti e indietro alle prese con un problema. E sebbene con<br />

Lexie non avesse condiviso nessuna delle banali difficoltà della<br />

vita di tutti i giorni, Jeremy non riusciva a scacciare l’idea che<br />

anche lei, se lo avesse voluto, sarebbe stata brava a risolverle.<br />

Notò che Lexie nutriva un affetto sincero per la gente della sua<br />

città e sembrava genuinamente interessata a quello che dicevano.<br />

Il suo atteggiamento disponibile indicava che non aveva fretta di<br />

correre via, né di interrompere l’interlocutore, e non si faceva<br />

problemi a ridere di gusto se qualcosa la divertiva. Di tanto in<br />

tanto abbracciava qualcuno, poi gli prendeva le mani e<br />

mormorava una frase del tipo: «Sono tanto felice di rivederti». Il<br />

fatto poi che non si rendesse conto di essere fuori del comune,<br />

né che i più la ritenevano tale, gli ricordava una sua vecchia zia<br />

che era stata sempre la ben-voluta nelle cene di famiglia, per via<br />

della sua capacità di dedicarsi completamente agli altri.<br />

Quando infine si alzò dalla poltrona per sgranchirsi le gambe,<br />

Jeremy vide Lexie che gli andava incontro con un’andatura<br />

sottilmente seducente. E mentre la guardava ci fu un istante, uno


sottilmente seducente. E mentre la guardava ci fu un istante, uno<br />

solo, in cui gli parve che quella scena non stesse avvenendo<br />

adesso, ma nel futuro, solo un’altra piccola riunione tra amici in<br />

una lunga serie di riunioni in una minuscola città del Sud in mezzo<br />

al nulla.<br />

83


10<br />

Mentre la gente cominciava ad andarsene, Jeremy rimase per un<br />

momento a chiacchierare sul portico con Gherkin. Lexie e Doris<br />

erano lì in piedi accanto a loro.<br />

«Spero che la serata sia stata di suo gradimento», disse il<br />

sindaco, «e che le abbia permesso di approfondire la storia dei<br />

fantasmi.»<br />

«La ringrazio di tutto, ma non c’era bisogno che vi deste tanta<br />

pena per me», protestò Jeremy.<br />

«Sciocchezze», tagliò corto Gherkin. «Era il minimo che<br />

potessimo fare. E poi, volevo che si rendesse conto di cosa<br />

siamo capaci in questa città quando ci mettiamo in testa un’idea.<br />

Si immagini solo come accoglieremmo quelli della televisione.<br />

Naturalmente, potrà avere un altro assaggio del folclore locale<br />

questo fine settimana. La tranquilla atmosfera di provincia, la<br />

sensazione di fare un viaggio all’indietro nel tempo visitando le<br />

vecchie dimore. È qualcosa di incredibile.»<br />

«Non ne dubito», commento Jeremy.<br />

Gherkin sorrise. «Bene. Mi scusi, ma ora devo tornare dentro.<br />

Un sindaco non smette mai di lavorare, sa.»


«Capisco», ribatté Jeremy. «E grazie per queste», aggiunse,<br />

mostrando le chiavi della città.<br />

«Si figuri, è stato un piacere. Se le merita.» Gherkin gli strinse la<br />

mano. «Però non si faccia venire strane idee. Guardi che non<br />

servono per aprire il caveau della banca, si tratta più che altro di<br />

un gesto simbolico.»<br />

Il sindaco se ne andò e le due donne si avvicinarono ridendo.<br />

Guardandole, lui si accorse che Doris aveva l’aria stanca.<br />

«Chessorpresa», esclamò lei.<br />

«Che cosa?» chiese Jeremy.<br />

«Tu e i tuoi raffinati modi cittadini.»<br />

«Come?»<br />

«Dovevi sentire cosa dicevano di te, ragazzo», lo stuzzicò Doris.<br />

«Fortuna che io avevo capito com’eri fin dal principio.»<br />

Jeremy sorrise con aria impacciata. «È stato tutto un po’<br />

bizzarro, vero?»<br />

84<br />

«Puoi ben dirlo», confermò lei. «Il mio gruppo di studi biblici ha<br />

parlato per tutta la sera di quanto sei bello. Ce n’erano un paio


parlato per tutta la sera di quanto sei bello. Ce n’erano un paio<br />

che volevano che ti trasferissi a casa loro, ma per fortuna sono<br />

riuscita a dissuaderle. E poi non credo che i mariti sarebbero<br />

stati troppo contenti.»<br />

«Te ne sono grato.» Quella sera durante la festa erano passati<br />

con naturalezza a darsi del tu.<br />

«Hai mangiato abbastanza? Se hai fame posso trovarti ancora<br />

qualcosa da mettere sotto i denti.»<br />

«No, sto bene, grazie.»<br />

«Sicuro? La notte è ancora giovane, giusto?»<br />

«Sono a posto», le assicurò lui. Nel silenzio che seguì, Jeremy si<br />

guardò intorno e si accorse che la nebbia si era infittita. «A<br />

proposito, forse ora dovrei andare. Non vorrei perdere la mia<br />

occasione di avere un incontro con il soprannaturale.»<br />

«Non preoccuparti. Non ti perdrai le luci», lo tranquillizzò Doris.<br />

«Compaiono solo più tardi, mancano ancora un paio d’ore.»<br />

Poi, con un gesto che lo sorprese, lo abbracciò stancamente.<br />

«Volevo ringraziarti di aver avuto la pazienza di incontrare tutti<br />

quanti. Non capita spesso di trovare un forestiero che sappia<br />

ascoltare come hai fatto tu.»<br />

«Nessun problema. È stato un piacere.»


Jeremy pensò che Doris era molto simile a sua madre e<br />

istintivamente si girò a guardare Lexie, che era cresciuta con<br />

quella donna.<br />

«Sei pronta?» le chiese.<br />

Lexie annuì in silenzio. Baciò Doris sulla guancia, la salutò e si<br />

avviò insieme a lui verso la macchina. I loro passi facevano<br />

scricchiolare la ghiaia. Lei teneva lo sguardo fisso su un punto<br />

lontano e, dopo qualche passo, Jeremy le diede un colpetto<br />

leggero con la spalla.<br />

«Stai bene? Sei taciturna.»<br />

Lexie scorrò la testa, tornando al presente. «È solo che stavo<br />

pensando alla nonna. Stasera si è strapazzata molto e, forse<br />

esagero, ma sono preoccupata per lei.»<br />

«A me è sembrato che stesse bene.»<br />

«Sì, Doris sembra sempre forte. Ma deve imparare a prendere le<br />

cose con più calma. Ha avuto un infarto un paio di anni fa, e<br />

finge che non sia mai successo. E poi l’aspetta un week-end<br />

faticoso.» Jeremy non sapeva che cosa dire; l’idea che Doris non<br />

fosse più che sana non gli aveva nemmeno sfiorato la mente.<br />

Lexie notò il suo disagio e sorrise. «Però si è divertita, questo è<br />

sicuro. Abbiamo potuto parlare con un sacco di persone che non


vedevamo da tempo.»<br />

«Credevo che qui ci si vedesse in continuazione.»<br />

«È vero. Ma tutti sono sempre molto impegnati e non c’è tempo<br />

di fermarsi a parlare come si deve. Stasera, invece, è stato<br />

bello.» Lo guardò. «Doris ha ragione: la gente ti ha apprezzato<br />

sul serio.» Quest’ammissione sembrò sgomentarla e Jeremy la<br />

guardò, infilando le mani in tasca.<br />

«Be’, non capisco perché ti sorprende. Io sono un tipo amabile,<br />

sai.»<br />

Lei alzò gli occhi al cielo, più divertita che contrariata. Alle loro<br />

spalle la casa stava scomparen-do inghiottita dalla nebbia.<br />

«Senti, so che non sono affari miei, ma com’è andata con<br />

Rodney?»<br />

Lexie esitò un istante, poi disse: «Hai ragione, non sono affari<br />

tuoi».<br />

Jeremy si aspettava di vederla sorridere, ma lei era seria. «Te<br />

l’ho chiesto solo perché mi do-mandavo se non fosse il caso di<br />

sgusciare via dalla città con il favore delle tenebre, per evitare<br />

che lui mi fracassi la testa con le sue mani.»<br />

Questo la fece sorridere. «Non ti succederà niente, stai<br />

tranquillo. E poi, spezzeresti il cuore al sindaco se te ne andassi.


tranquillo. E poi, spezzeresti il cuore al sindaco se te ne andassi.<br />

Non tutti i visitatori vengono accolti con una festa del genere e le<br />

chiavi della città.»<br />

«Sono le prime che mi consegnano. In genere, mi toccano solo<br />

lettere minatorie.»<br />

Lei rise di gusto. Era un suono melodioso. Al buio i suoi<br />

lineamenti erano imperscrutabili, e lui ripensò a come l’aveva<br />

vista animata in mezzo ai suoi concittadini.<br />

85<br />

Arrivati alla macchina, le aprì la portiera e lei, nel salire, gli si<br />

strofinò lievemente contro. Chissà se lo aveva fatto in risposta al<br />

suo colpetto di prima oppure se non se n’era nemmeno accorta,<br />

si chiese Jeremy. Fece il giro dell’auto e si mise al volante. Infilò<br />

la chiave nell’accensione, poi ebbe un attimo di esitazione.<br />

«Che cosa c’è?» chiese lei.<br />

«Stavo pensando…» cominciò lui, lasciando la frase a metà.<br />

Le parole sembrarono rimanere sospese dentro l’auto. Lexie<br />

annuì. «Mi è parso di sentire uno squittio.»<br />

«Davvero? Quello che volevo dire è… so che è tardi, ma<br />

verresti al cimitero insieme a me?»


«Nel caso ti spaventassi?»<br />

«Qualcosa del genere.»<br />

Lei guardò l’ora, pensierosa. Oddio…<br />

Non doveva andare con lui. Assolutamente no. Si era già<br />

sbilanciata accompagnandolo a quella serata, e trascorrere un<br />

altro paio d’ore insieme sarebbe stato eccessivo. Sapeva che<br />

non poteva uscirne niente di buono, non c’era motivo per cui<br />

rispondesse di sì. Ma prima che riuscisse a trattenersi le parole le<br />

stavano già uscendo di bocca.<br />

«Va bene, ma vorrei passare da casa per mettermi qualcosa di<br />

più comodo.»<br />

«D’accordo», disse lui. «Trovo anch’io che tu debba metterti più<br />

comoda.»<br />

«Non avevo dubbi», replicò lei ammiccante.<br />

«Adesso non farti strane idee», ribatté lui con finta indignazione.<br />

«Non penso che ci conosciamo ancora abbastanza.»<br />

«È quello che penso anch’io.»<br />

«Sbaglio, o l’ho già sentito da qualche parte?»<br />

«Be’ la prossima volta, stai attento a quello che dici. E tanto


«Be’ la prossima volta, stai attento a quello che dici. E tanto<br />

perché tu lo sappia, non farti strane idee a proposito di stasera.»<br />

«Non ho nessuna idea. La mia mente è del tutto vuota.»<br />

«Sai che cosa intendo.»<br />

«No», obiettò lui candidamente. «Che cosa intendi?»<br />

«Guida e basta, d’accordo? Sbrigati, altrimenti cambio idea.»<br />

«Va bene, va bene», concluse lui girando la chiave. «Certo che a<br />

volte sei proprio insistente.»<br />

«Grazie. Mi hanno detto che è uno dei miei pregi.»<br />

«Chi te l’ha detto?»<br />

«Ti piacerebbe saperlo, vero?»<br />

La Ford avamzava per le strade nebbiose, rese ancor più<br />

spettrali dalla luce lattiginosa dei lampioni. Giunti nel vialetto di<br />

casa sua, Lexie aprì la portiera.<br />

«Aspetta qui», disse scostandosi una ciocca di capelli dietro<br />

l’orecchio. «Faccio in un minuto.»<br />

Lui sorrise, soddisfatto di vederla nervosa.<br />

«Hai bisogno delle mie chiavi della città per aprire la porta? Te le


«Hai bisogno delle mie chiavi della città per aprire la porta? Te le<br />

presto volentieri.»<br />

«No, grazie. E non montarti la testa pensando di essere speciale,<br />

signor Marsh. Anche mia madre ha ricevuto le chiavi della città.»<br />

«Siamo tornati al signor Marsh? E io che pensavo che fossimo<br />

diventati amici.»<br />

«Io invece comincio a pensare che questa serata ti abbia dato<br />

alla testa.»<br />

Scese dall’auto e si richiuse la portiera alle spalle, nella speranza<br />

di aver detto l’ultima parola.<br />

Jeremy rise, trovandola molto simile a se stesso. Non sapendo<br />

resistere alla tentazione, abbassò il sedile dalla parte di lei e si<br />

sporse sul sedile.<br />

«Ehi, Lexie?»<br />

Lei si voltò. «Sì?<br />

«Visto che potrebbe fare freddo stasera, prendi pure una<br />

bottiglia di vino, se vuoi.»<br />

Lei si mise le mani su fianchi. «E perché? Vuoi farmi ubriacare?»<br />

86


Lui sogghignò. «Solo se sei d’accordo anche tu.»<br />

Lei socchiuse gli occhi, ma anche stavolta sembrava più divertita<br />

che risentita. «A parte che non tengo alcolici in casa, ma<br />

comunque avrei detto di no lo stesso.»<br />

«Non bevi?»<br />

«Non molto», rispose lei. «E adesso, aspetta qui», lo ammonì<br />

indicando il vialetto. «M’infilo un paio di jeans.»<br />

«Ti prometto che non cercherò nemmeno di sbirciare dalla<br />

finestra.»<br />

«Ottima idea. Altrimenti dovrei dire a Rodney quello che hai<br />

fatto.»<br />

«Non mi sembra una bella cosa.»<br />

«Fidati», replicò lei, assumendo un’aria severa, «non lo<br />

sarebbe.»<br />

Jeremy la guardò salire il vialetto di casa, convinto più che mai di<br />

non aver conosciuto nessun’altra come lei in vita sua.<br />

Un quarto d’ora dopo si fermarono davanti al cancello di Cedar<br />

Creek. Jeremy aveva parcheggiato in modo che i fari della<br />

macchina illuminassero il cimitero e il suo primo pensiero fu che li


persino la nebbia sembrava diversa. In certi punti appariva densa<br />

e impenetrabile, in altri era una bruma sottile, e la lieve brezza<br />

l’agitava creando lingue tortuose. I rami più bassi dell’enorme<br />

magnolia erano ombre scure e minacciose e le tombe diroccate<br />

aumentavano l’effetto sinistro del luogo. Era buio pesto e non si<br />

scorgeva neppure una scheggia di luna in cielo.<br />

Lasciò acceso il motore della macchina, poi scese e aprì il<br />

bagagliaio. Lexie diede un’occhiata al suo interno e sgranò gli<br />

occhi.<br />

«Sembra che tu abbia dietro l’attrezzatura per costruire una<br />

bomba.»<br />

«No», rispose lui. «Solo qualche strumento di precisione. Noi<br />

maschi amiamo i nostri giocattoli.<br />

Sai com’è.»<br />

«Pensavo ti fossi portato solo una telecamera.»<br />

«In effetti, ne ho quattro.»<br />

«E che cosa te ne fai?»<br />

«Mi servono per riprendere da ogni angolazione, è naturale. Per<br />

esempio, se i fantasmi cammi-nassero nella direzione sbagliata,<br />

rischierei di non vederli in faccia, no?»


Lei ignorò la battuta. «E questo che cos’è?» chiese invece,<br />

indicando un’apparecchiatura elettro-nica.<br />

«Un rivelatore di microonde. E quest’altro», spiegò lui, indicando<br />

uno strumento a fianco, «serve a rilevare l’attività<br />

elettromagnetica.»<br />

«Vuoi scherzare?»<br />

«No», rispose lui. «È tutto scritto nel manuale ufficiale per<br />

acchiappafantasmi. Spesso di rileva un incremento di attività<br />

degli spiriti nelle zone in cui ci sono alte concentrazioni di energia<br />

e questo serve per captare un campo energetico anormale.»<br />

«Ti è mai capitato di registrare un campo energetico anormale?»<br />

«In effetti, sì. Niente meno in una casa che si presumeva fosse<br />

infestata. Sfortunatamente gli spettri non c’entravano proprio<br />

niente. Il forno a microonde del proprietario non funzionava<br />

bene.»<br />

«Ah», fece lei.<br />

Lui la guardò. «Così non vale. Mi rubi le battute.»<br />

«Non mi è venuto in mente nient’altro, scusa.»<br />

«Non importa. Te le cedo volentieri.»


«e perché hai con te tutta questa attrezzatura?»<br />

«Quando voglio confutare la possibile esistenza di fantasmi, devo<br />

usare tutto ciò che utilizzano gli esperti del paranormale. Non<br />

voglio essere accusato di leggerezza e quella gente ha le sue<br />

regole. E poi, scrivere che hai usato un rilevatore<br />

elettromagnetico fa sempre molta impressione. Chi legge pensa<br />

che tu sappia quello che fai.»<br />

«Ed è così?»<br />

87<br />

«Certo. Te l’ho già detto. Seguo il manuale ufficiale.»<br />

Lei scoppiò a ridere. «Allora posso darti una mano? Vuoi che ti<br />

aiuti a portare qualcosa?»<br />

«Porteremo dentro tutta l’attrezzatura. Ma se ritieni che sia<br />

un’attività prettamente maschile, posso cavarmela da solo,<br />

mentre tu ti sistemi le unghie.»<br />

Lei tirò fuori una videocamera e se la mise a tracolla, quindi ne<br />

afferrò un’altra.<br />

«Bene, signor Tutto Muscoli, da che parte?»<br />

«Dipende. Secondo te dove dovremmo piazzarci? Dato che tu


«Dipende. Secondo te dove dovremmo piazzarci? Dato che tu<br />

hai già visto le luci, potresti avere qualche idea.»<br />

Lei indicò verso la magnolia, dove si era diretta la prima volta<br />

che lui l’aveva vista.<br />

«Da quella parte», disse. «Le luci si vedono lì.»<br />

Quel punto era proprio di fronte a Riker’s Hill, sebbene la collina<br />

fosse completamente nascosta dalla nebbia.<br />

«Compaiono sempre nello stesso punto?»<br />

«Non ne ho idea. Ma erano lì quando le ho viste io.»<br />

Nell’ora successiva, mentre Lexie lo riprendeva con una<br />

telecamera, Jeremy preparò l’attrezzatura. Sistemò le altre tre<br />

telecamere sui cavalletti e le posizionò ai vertici di un immaginario<br />

triangolo. Su due di esse applicò dei filtri speciali, poi regolò lo<br />

zoom in modo da inquadrare un’intera area. Verificò il<br />

funzionamento dei telecomandi laser e iniziò a istallare<br />

l’equipaggiamento sonoro.<br />

Attaccò quattro microfoni agli alberi più vicini mentre un quinto<br />

lo mise al centro, dove aveva col-locato anche i rilevatori di<br />

onde elettromagnetiche e di microonde e il registratore.<br />

Mentre si accertava che tutto funzionasse a dovere, si sentì<br />

chiamare da Lexie.


«Ehi, che te ne pare?»<br />

Si girò e vide che aveva inforcato gli occhiali a infrarossi, che le<br />

davano l’aria di un grosso in-setto.<br />

«Molto sexy», rispose. «Direi che hai trovato il tuo stile.»<br />

«Questi occhiali sono favolosi. Vedo tutto qua intorno.»<br />

«Qualcosa di cui dovrei preoccuparmi?»<br />

«A parte un paio di coguari e orsi affamati, mi pare che non ci sia<br />

nessun altro.»<br />

«Ho quasi finito. Devo solo spargere un po’ di farina e tirare il<br />

filo.»<br />

«Farina? Quella per cucinare?»<br />

«Mi serve per assicurarmi che nessuno si avvicini<br />

allequipaggiamento. La farina conserva le im-pronte e il filo mi<br />

rivelerà se qualcuno si è avvicinato.»<br />

«Molto astuto. Però lo sai che siamo soli qui, no?»<br />

«Non si può mai dire», ribatté lui.<br />

«Oh, ma io lo so. Comunque, fai come vuoi mentre continuo a


iprenderti. A proposito, stai venendo benissimo.»<br />

«Con una risata, lui aprì il sacchetto e cominciò a spargere la<br />

farina intorno alle telecamere, cir-condandole con un alone<br />

bianco. Fece lo stesso intorno ai microfoni e al resto<br />

dell’attrezzatura, poi legò il filo a dei rami, in modo da far<br />

formare un ampio quadrilatero, come se si trattasse di circoscrivere<br />

la scena di un crimine. Tirò un secondo filo più in basso<br />

a cui appese dei campanellini. Do-po aver terminato<br />

l’operazione, tornò da Lexie.<br />

«Non immaginavo che fosse così complicato», osservò lei.<br />

«Scommetto che cominci a considerarmi sotto una nuova luce,<br />

con più rispetto, vero?»<br />

«Sinceramente no. stavo solo cercando di fare conversazione.»<br />

Jeremy sorrise, poi indicò verso la macchina. «Vado a spegnere i<br />

fari. Mi auguro solo che tutta questa fatica non sia stata inutile.»<br />

Quando spense il motore, il cimitero piombò nelle tenebre e lui<br />

aspettò qualche istante che i suoi occhi si abituassero all’oscurità.<br />

Purtroppo non fu così, perché il cimitero era più buio di una<br />

grotta. Dopo aver raggiunto a tentoni il cancello, inciampò in una<br />

radice sporgente appena oltre l’ingresso e rischiò di cadere.<br />

«Potrei riavere i miei occhiali a infrarossi?» gridò.


88<br />

«No», fu la risposta di Lexie. «Come ti ho detto, questi occhiali<br />

sono favolosi. E poi, te la cavi benissimo anche senza.»<br />

«Ma non vedo un accidente.»<br />

«Fai qualche passo in avanti. Non ci sono ostacoli.»<br />

Lui si mosse lentamente con le braccia tese davanti a sé.<br />

«E adesso?»<br />

«Stai andando a sbattere contro una cappella, quindi spostati a<br />

sinistra.» Jeremy notò che il suo tono era un po’ troppo ironico.<br />

«Ne sei proprio sicura?»<br />

«Lo vuoi il mio aiuto, o no?»<br />

«Veramente rivorrei i miei occhiali», rispose lui, quasi<br />

implorando.<br />

«Dovrai venire a prenderteli.»<br />

«Potresti venire tu a portarmeli.»<br />

«Sì, potrei, ma non mi va. È molto più divertente vederti andare<br />

in giro come uno zombie.


in giro come uno zombie.<br />

Adesso vai a sinistra. Ti dirò io quando fermarti.»<br />

Il gioco andò avanti finché lui non la raggiunse e si mise seduto<br />

accanto a lei. Lexie allora si sfilò gli occhiali sogghignando.<br />

«Ecco», gli disse, porgendoglieli.<br />

«Grazie mille, davvero.»<br />

«Figurati. È stato un piacere.»<br />

Nella mezz’ora successiva Jeremy e Lexie si scambiarono<br />

impressioni sulla serata. Lui non riusciva a scorgere il suo viso,<br />

ma sentiva il calore della sua presenza nell’oscurità.<br />

Cambiando argomento, a un certo punto le chiese: «Raccontami<br />

di quando hai visto le luci. Stasera ho ascoltato la testimonianza<br />

di tutti gli altri».<br />

Sebbene i suoi lineamenti fossero in ombra, Jeremy ebbe<br />

l’impressione che la domanda l’avesse trasportata indietro nel<br />

tempo, facendo riemergere un ricordo doloroso.<br />

«Avevo otto anni», disse lei con un filo di voce, «e in quel<br />

periodo continuavo ad avere degli incubi sui miei genitori. Doris<br />

teneva appesa al muro la foto del loro matrimonio e, in sogno, io<br />

me li vedevo sempre vestiti così: la mamma con l’abito bianco,


papà in smoking. Solo che erano intrap-polati nella macchina<br />

finita nel fiume. Era come se io li guardassi dall’esterno dell’auto<br />

e leggessi il panico e la paura sui loro volti mentre l’acqua<br />

riempiva l’abitacolo. La mamma aveva un’espressione molto<br />

triste, sapeva che per loro era la fine, e all’improvviso la<br />

macchina cominciava a inabbis-sarsi più velocemente mentre io<br />

l’osservavo dall’alto.»<br />

La sua voce era stranamente priva di emozione. Sospirò.<br />

«Mi svegliavo gridando. Non so quante volte sia capitato, ma<br />

doveva essere successo abbastanza spesso da far pensare a<br />

Doris che non si trattasse di una fase passeggera. Suppongo che<br />

altri genitori mi avrebbero portato da uno psicologo, e invece<br />

lei… ecco, una notte mi svegliò, mi disse di vestirmi e di mettere<br />

un giaccone pesante, e poi mi trovai qui. Mi promise che<br />

avremmo visto qualcosa di meraviglioso…<br />

«Ricordo che era una notte buia come questa e Doris mi teneva<br />

per mano perché non inciampas-si. Avanzammo tra le lapidi, poi<br />

ci mettemmo sedute ad aspettare finché non ci fu un chiarore e<br />

comparvero le luci. Sembravano animate da una forza viva…<br />

tutto intorno a noi brillava, finché le luci svanirono di nuovo.<br />

Allora tornammo a casa.»<br />

Lui la sentì rabbrividire al suo fianco. «Anche se ero piccola,<br />

avevo capito che cosa era successo e dopo non riuscii più a<br />

prendere sonno, perché sapevo di avere appena visto gli spiriti


prendere sonno, perché sapevo di avere appena visto gli spiriti<br />

dei miei genitori. Era come se fossero venuti a trovarmi. In<br />

seguito, non ebbi più incubi su di loro.»<br />

Jeremy rimase in silenzio.<br />

Lei si chinò in avanti verso di lui. «Mi credi?»<br />

89<br />

«Sì», rispose. «Davvero. E anche se non ti conoscessi, la tua<br />

storia sarebbe quella che mi ha colpito di più questa sera.»<br />

«Tanto per mettere le cose in chiaro, non vorrei che la mia<br />

esperienza finisse in un articolo.»<br />

«Ne sei sicura? Potresti diventare famosa.»<br />

«Preferisco di no. Ho appena visto come un po’ di celebrità<br />

possa rovinare una persona.»<br />

Lui rise. «Dato che stiamo parlando in privato, posso chiederti se<br />

sono stati i tuoi ricordi a spin-gerti a venire qui con me stasera?<br />

Oppure era perché volevi goderti la mia esuberante<br />

compagnia?»<br />

«Di sicuro non la seconda», rispose lei, e già mentre lo diceva<br />

capì che non era vero. Pensava che se ne rendesse conto anche<br />

lui, ma nei brevi istanti di silenzio che seguirono intuì che era


imasto male.<br />

«Scusami», disse.<br />

«Non preoccuparti», tagliò corto lui. «Non dimenticare che ho<br />

cinque fratelli maggiori. Tra noi ragazzi era normale essere<br />

schietti fino alla brutalità, perciò ci sono abituato.»<br />

Lei si raddrizzò. «Be’, per rispondere alla tua domanda… può<br />

darsi che volessi rivedere le luci.<br />

Per me hanno sempre rappresentato una fonte di conforto.»<br />

Jeremy raccolse un bastoncino da terra e lo lanciò lontano.<br />

«Tua nonna è stata molto perspicace ad agire così.»<br />

«Lo è ancora.»<br />

«Hai ragione», convenne lui e proprio in quel momento Lexie si<br />

mosse, come se si allungasse per vedere qualcosa in lontananza.<br />

«Credo che dovresti accendere la tua attrezzatura», disse.<br />

«Perché?»<br />

«Perché stanno arrivando. Non te ne sei accorto?»<br />

Lui stava per fare una battuta sul fatto che era «a prova di


fantasmi», quando si rese conto che ora riusciva a vedere non<br />

soltanto Lexie, ma anche le telecamere. E persino il sentiero<br />

verso la macchina. La luce stava aumentando per davvero, o no?<br />

«Ci sei?» lo incalzò lei. «Guarda che ti stai perdendo la tua<br />

grande occasione.»<br />

Jeremy aguzzò la vista, per assicurarsi che gli occhi non gli<br />

facessero qualche brutto scherzo, poi puntò il telecomando verso<br />

ciascuna delle telecamere. In lontananza si accesero le spie rosse<br />

della registrazione. Lui stava ancora cercando di elaborare il<br />

fatto che in effetti stava accadendo qualcosa, lì.<br />

Si guardò intorno, alla ricerca di auto di passaggio o di case<br />

illuminate, e quando tornò a fissare le videocamere stabilì che<br />

quello non era un parto della sua immaginazione. Gli apparecchi<br />

erano più visibili, e ora sporgeva persino il rilevatore di onde<br />

elettromagnetiche al centro del triangolo.<br />

Afferrò gli occhiali a infrarossi.<br />

«Non ti serviranno», disse Lexie.<br />

Lui se li mise lo stesso, e il mondo prese un alone verdastro<br />

fosforescente. A mano a mano che la luce aumentava, la nebbia<br />

cominciava ad assumere forme circolari.<br />

Jeremy guardò l’ora: erano le 11:44:10. L’avrebbe tenuto a<br />

mente. Si chiese se non fosse sorta la luna… ne dubitava, ma ne


mente. Si chiese se non fosse sorta la luna… ne dubitava, ma ne<br />

avrebbe controllato le fasi una volta tornato nel suo bungalow al<br />

Green-leaf.<br />

Ora però aveva altro di cui preoccuparsi. La nebbia, come<br />

aveva raccontato Lexie, continuava a rischiararsi e lui si sfilò gli<br />

occhiali per guardare a occhio nudo. Il chiarore era lo stesso,<br />

anche se il suo aumento era più evidente con gli occhiali. Non<br />

vedeva l’ora di confrontare le diverse immagini registrate dalle<br />

videocamere, ma per il momento poteva solo stare lì a osservare<br />

di persona il fenomeno.<br />

Trattenendo il fiato, vide la nebbia davanti a loro farsi sempre più<br />

argentea prima di passare a un giallo pallido, quindi a un bianco<br />

opaco e infine a una luminosità quasi accecante. Per un attimo,<br />

un solo istante, gran parte del cimitero fu perfettamente visibile –<br />

come un campo di football illuminato prima della finale – e alcune<br />

porzioni della nebbia luminosa cominciarono a roteare in piccoli<br />

cerchi, per poi espandersi improvvisamente all’intorno come una<br />

stella che esplodeva. In quel mo-90<br />

mento Jeremy ebbe l’impressione di scorgere sagome di persone<br />

o di cose, ma poi la luce cominciò a ritirarsi verso il centro, come<br />

se fosse tirata da un elastico. E prima ancora che avesse tempo<br />

di rendersene conto, tutto ripiombò nell’oscurità.<br />

Jeremy sbatté le palpebre, per assicurarsi che non stesse<br />

sognando, poi guardò l’orologio. L’intero fenomeno era durato


sognando, poi guardò l’orologio. L’intero fenomeno era durato<br />

complessivamente ventidue secondi. Pur sapendo che avrebbe<br />

dovuto alzarsi per andare a controllare l’attrezzatura, rimase lì<br />

immobile a fissare il punto in cui erano appar-si i fantasmi del<br />

cimitero di Cedar Creek.<br />

Frodi, errori in buonafede e coincidenze erano le spiegazioni più<br />

plausibili dei fenomeni cosiddetti paranormali, e fino a quel<br />

momento tutte le indagini di Jeremy a proposito di tali eventi<br />

erano state concluse con esiti di quel tipo. Nella prima categoria<br />

in genere rientravano le situazioni in cui qualcuno crecava di<br />

approfittare in qualche modo del prossimo. Come esempi si<br />

potevano citare il caso di William Newell – che nel 1869<br />

dichiarò di aver trovato nella sua fattoria nei pressi di New York<br />

i resti pietrificati di un uomo colossale, mentre in realtà si trattava<br />

di una statua nota come il Gigante di Cardiff – e quello di<br />

Timothy Clausen, la sedicente guida spirituale.<br />

Si parlava di frode anche per coloro che volevano mettere alla<br />

prova la credulità della gente, non per ricavarci dei soldi, quanto<br />

per il semplice gusto di farlo. Come Doug Bower e Dave Chorley,<br />

i contadini inglesi che avevano tracciato un cerchio in un<br />

campo di frumento per far supporre che lì fossero atterrati gli<br />

extraterrestri, oppure il chirurgo scozzese che aveva fotografato<br />

il mostro di Loch Ness nel 1933. In entrambi i casi all’inizio si<br />

era trattato di una pura e semplice burla, ma poi l’interesse<br />

dell’opinione pubblica si era infiammato così velocemente da<br />

rendere difficili le am-missioni.


Gli errori in buonafede, d’altro canto, erano semplicemente tali.<br />

Un pallone meteorologico veniva scambiato per un disco<br />

volante, un orso diventava l’Uomo delle Nevi, un reperto<br />

archeologico era considerato un oggetto misterioso perché<br />

scoperto in un posto molto lontano dal sito originario.<br />

In casi di questo genere, i testimoni avevano effettivamente visto<br />

qualcosa, ma scambiandolo per qualcos’altro.<br />

Le coincidenze spiegavano quasi tutti i casi restanti, ed erano in<br />

funzione del calcolo delle pro-babilità. Per quanto un evento<br />

sembrasse improbabile, finché teoricamente possibile, prima o<br />

poi poteva verificarsi da qualche parte. Bastava pensare al<br />

romanzo Futility di Robert Morgan – pubblicato nel 1898,<br />

quattordici anni prima che il Titanic levasse le ancore –, in cui si<br />

raccontava la storia del più grande e lussuoso transatlantico<br />

dell’epoca che, salpato per il suo viaggio inaugurale da<br />

Southampton, veniva squarciato da un iceberg. I suoi ricchi e<br />

famosi passeggeri finivano in gran parte annegati nelle gelide<br />

acque settentrionali dell’Atlantico per mancanza di scialuppe di<br />

salvatag-gio. Per ironia della sorte, il nome della nave era Titan.<br />

Quello che era appena accaduto lì nel cimitero, però, non<br />

rientrava in nessuna delle tre catego-rie. Le luci non erano<br />

sembrate a Jeremy né il frutto di un inganno né una coincidenza,<br />

e tuttavia non si trattava nemmeno di un errore in buonafede.<br />

Doveva esserci una spiegazione da qualche parte, ma mentre


Doveva esserci una spiegazione da qualche parte, ma mentre<br />

stava seduto lì nel cimitero, ancora scosso dall’esperienza<br />

vissuta, non sapeva proprio dove andare a cercarla.<br />

Anche Lexie nel frattempo non si era mossa. «Allora?» gli chiese<br />

a quel punto. «Che ne pensi?»<br />

«Non saprei ancora», ammise Jeremy. «Di sicuro qui è successo<br />

qualcosa.»<br />

«Avevi mai visto niente del genere?»<br />

«No», rispose lui. «A dire la verità, è la prima volta che<br />

m’imbatto in un fenomeno che mi sembra effettivamente<br />

misterioso.»<br />

«È incredibile, vero?» chiese lei con voce commossa. «Mi ero<br />

dimenticata di quanto potesse essere bello. Ho sentito parlare<br />

delle aurore boreali e forse si tratta di qualcosa del genere.»<br />

Jeremy non rispose. Stava cercando di ricostruire il fenomeno<br />

nella mente. Il modo in cui le luci erano aumentate d’intensità lo<br />

fece pensare ai fari di un’auto che si avvicinava da una curva. La<br />

91<br />

fonte doveva essere per forza un veicolo in movimento, si disse.<br />

Guardò verso la strada, aspettando che passasse qualche<br />

macchina, ma non fu sorpreso di non vederne nessuna.


Lexie lo lasciò riflettere ancora un po’, le sembrava quasi di<br />

sentire il ronzio delle rotelle che giravano nella sua testa. Poi si<br />

chinò verso di lui e gli diede un colpetto sl braccio.<br />

«Ebbene?» chiese. «Che cosa facciamo adesso?»<br />

Jeremy tornò a rivolgerle l’attenzione.<br />

«C’è un’autostrada da queste parti? Oppure una strada<br />

trafficata?»<br />

«Solo quella da cui siamo venuti, che attraversa la città.»<br />

«Huh», fece lui, accigliandosi.<br />

«Come? Niente ‘Ah’ stavolta?»<br />

«Non ancora. Però ci sto arrivando», ribatté Jeremy.<br />

Nonostante l’oscurità, gli parve di vederla sorridere. «Non so<br />

perché, ma credo che tu abbia già una spiegazione per la<br />

comparsa delle luci stasera.»<br />

«Come mai?» chiese lei timida.<br />

«La mia è solo una sensazione. Sono bravo a indovinare i<br />

pensieri della gente, sai. Me lo ha insegnato un certo Clausen.»<br />

«Allora non c’è bisogno che te la dica», scherzò Lexie.


Si sporse in avanti. Nel buio, i suoi occhi erano intensi e<br />

seducenti, e Jeremy ripensò a com’era bella mentre parlava con<br />

la gente alla festa.<br />

«Ricordi quello che ti ho raccontato?» bisbigliò lei. «Ecco, erano<br />

i miei genitori. Probabilmente volevano conoscerti.»<br />

Forse fu il tono da orfana con cui pronunciò quelle parole – un<br />

misto di tristezza e tenacia – ma lui avvertì un groppo in gola e<br />

dovette fare uno sforzo immenso per non prenderla subito tra le<br />

braccia, con l’intenzione di tenerla stretta per sempre.<br />

Mezz’ora più tardi, dopo aver caricato nuovamente in macchina<br />

tutta l’attrezzatura, erano fermi davanti a casa di lei.<br />

Nessuno dei due aveva parlato molto durante il viaggio di ritorno<br />

e quando raggiunsero la porta d’ingresso, Jeremy si rese conto<br />

di aver pensato molto di più a Lexie che alle luci, mentre<br />

guidava.<br />

Non voleva che la serata finisse, non ancora.<br />

Fermandosi davanti alla soglia, lei si portò una mano alla bocca<br />

per nascondere uno sbadiglio, prima di scoppiare in una risatina<br />

imbarazzata.<br />

«Scusa», disse. «In genere non sto alzata fino a tardi.»


«Non importa», rispose lui, guardandola negli occhi. «Sono stato<br />

molto bene stasera.»<br />

«Anch’io», ammise Lexie sincera.<br />

Jeremy fece un piccolo passo in avanti, e quando si rese conto<br />

che aveva intenzione di baciarla, lei finse di cercare qualcosa<br />

nella borsa.<br />

«Penso che sia ora di andare a dormire», dichiarò sperando che<br />

lui cogliesse il messaggio.<br />

«Sei sicura?» domandò Jeremy. «Potremmo guardare le<br />

registrazioni insieme, se vuoi. Magari potresti aiutarmi a capire<br />

che cosa sono in realtà quelle luci.»<br />

Lei distolse lo sguardo con un’espressione rattristata.<br />

«Ti prego, non rovinare tutto», bisbigliò.<br />

«Rovinare che cosa?»<br />

«Questo… tutto…» Chiuse gli occhi nel tentativo di chiarirsi le<br />

idee. «Sappiamo bene perché tu vuoi entrare, e anche se io lo<br />

desiderassi, non te lo permetterei. Quindi, ti prego di non<br />

chiedermelo.» «Ho commesso qualche errore?»<br />

«No, affatto. È stata una giornata magnifica, meravigliosa. A dire<br />

il vero, la migliore da molto tempo.»


il vero, la migliore da molto tempo.»<br />

«Allora che cosa c’è?»<br />

92<br />

«Hai cominciato a corteggiarmi senza tregua fin dal tuo arrivo ed<br />

è chiaro come andrebbe a finire se ti lasciassi varcare la porta.<br />

Ma fra un paio di giorni tu te ne andrai. Quando succederà,<br />

scommetto che sarò io a soffrirne di più. E allora perché<br />

cominciare qualcosa che non puoi portare a termine?»<br />

Con un’altra donna, qualsiasi altra, lui avrebbe rilanciato con una<br />

battuta spiritosa, oppure avrebbe cambiato argomento in attesa<br />

di trovare un’altra maniera per convincerla. Ma mentre la<br />

guardava lì sulla veranda non riusciva a trovare le parole giuste.<br />

Né, stranamente, aveva voglia di farlo.<br />

«Hai ragione», ammise. Si sforzò di sorridere. «Finiamo qui la<br />

serata. Forse è meglio che ora io vada a cercare la fonte di<br />

quelle luci.»<br />

Per un attimo lei non fu sicura di aver sentito bene, ma<br />

vedendolo indietreggiare, lo guardò negli occhi.<br />

«Grazie», disse.<br />

«Buonanotte, Lexie.»


Lei annuì e, dopo un attimo di esitazione, si girò verso la porta.<br />

Jeremy lo interpretò come un congedo e scese dalla veranda<br />

mentre Lexie tirava fuori le chiavi dalla borsa. Stava infilando la<br />

chiave nella toppa, quando si sentì chiamare.<br />

«Ehi, Lexie?<br />

Nella nebbia, lui era solo una sagoma indistinta.<br />

«Sì?»<br />

«So che puoi non credermi, ma l’ultima cosa che voglio è ferirti o<br />

comportarmi in un modo che ti faccia pentire di avermi<br />

incontrato.»<br />

Lei sorrise brevemente, poi si voltò senza dire una parola.<br />

L’assenza di una risposta da parte di Lexie era molto eloquente<br />

e, per la prima volta in vita sua, Jeremy non solo si sentì<br />

insoddisfatto di se stesso, ma desiderò essere una persona<br />

completamente diversa.<br />

93


11<br />

Gli uccelli cinguettavano, la nebbia si era diradata e un procione<br />

scorrazzava sulla veranda del bungalow quando il cellulare di<br />

Jeremy squillò. La luce biancastra del primo mattino filtrava dalle<br />

tende strappate, e lo colpì in un occhio come il gancio di un<br />

pugile professionista.<br />

Un rapido aguardo all’orologio lo informò che erano le otto,<br />

troppo presto per parlare con qualcuno, soprattutto dopo una<br />

nottata in bianco. Cominciava a essere troppo vecchio per<br />

sfacchinate del genere, si disse, mentre con una smorfia afferrava<br />

il telefono.<br />

«Spero che sia importante», borbottò.<br />

«Jeremy? Sei tu? Ma dove ti eri cacciato? Perché non hai<br />

chiamato? Ho cercato di rintracciarti, ma avevi il cellulare<br />

spento!»<br />

Nate, pensò lui richiudendo gli occhi. Buon Dio, Nate.<br />

Nel frattempo, il suo agente continuava a blaterare. Doveva<br />

essere un lontano parente del sindaco, pensò Jeremy. Se li<br />

chiudevano insieme in una stanza e li collegavano a un generatore<br />

mentre parlavano, quei due potevano fornire energia elettrica a<br />

Brooklyn per un mese.


Brooklyn per un mese.<br />

«Avevi detto che ti saresti tenuto in contatto!»<br />

Con uno sforzo, lui si mise seduto sul ciglio del letto; aveva il<br />

corpo tutto indolenzito.<br />

«Scusa, Nate», disse. «Ho avuto parecchio da fare e in molte<br />

zone da queste parti non c’è campo.» «Devi tenermi aggiornato!<br />

Ho provato a chiamarti ieri per tutto il giorno, e c’era sempre la<br />

segreteria. Non puoi immaginare che cosa sta succedendo qui. I<br />

produttori mi danno la caccia a destra e a manca, e hanno tirato<br />

fuori delle idee che dovresti prendere in considerazione. Le cose<br />

si stanno muovendo per davvero. Uno di loro ha proposto un<br />

servizio sulle diete iperproteiche. Sai, quelle che ti garantiscono<br />

che puoi mangiare tutti gli insaccati e le bistecche che vuoi<br />

perdendo peso lo stesso.» Jeremy scrollò la testa, cercando di<br />

seguire il ragionamento del suo agente.<br />

«Aspetta un attimo. Ma che cosa dici? Chi vuole che parli di<br />

quelle diete?»<br />

« GMA. E chi pensavi che fosse? Devo richiamarli per dare una<br />

risposta, ma penso che sia perfetto per te.»<br />

94<br />

Quell’uomo gli faceva venire l’emicrania e Jeremy si massaggiò<br />

la fronte.


«Non ho nessuna intenzione di parlare di una nuova dieta, Nate.<br />

Sono un giornalista scientifico, non Oprah.»<br />

«E allora? Così potrai affrontare l’argomento dal tuo punto di<br />

vista, giusto? Le diete in fondo hanno a che fare con la chimica e<br />

la scienza. Ho ragione o no? accidenti, lo sai che ho ragione e mi<br />

conosci… quando ho ragione, ho ragione. E poi ti sto solo<br />

riferendo le idee che…»<br />

«Ho visto le luci», lo interruppe Jeremy.<br />

«Cioè, voglio dire, se hai qualche proposta migliore, possiamo<br />

discuterne. Ma mi sto muovendo su un territorio sconosciuto e<br />

questa storia della dieta poteva essere un modo per testare…»<br />

«Ho visto le luci», ripeté Jeremy a voce più alta.<br />

Stavolta Nate si fermò. «Ti riferisci alle luci nel cimitero?» chiese.<br />

Jeremy continuò a massaggiarsi le tempie. «Sì, quelle.»<br />

«Quando? Perché non mi hai telefonato? Questo mi dà del<br />

materiale da proporre. Oh, ti prego, dimmi che le hai filmate.»<br />

«Sì, ma non ho ancora visionato le registrazioni, perciò non so<br />

come sono venute.»<br />

«Le luci allora esistono davvero?»


«Le luci allora esistono davvero?»<br />

«Sì. Ma credo di avere scoperto da dove provengono.»<br />

«Allora non è un vero…»<br />

«Ascolta, Nate, sono stanco, perciò stammi a sentire per un<br />

istante, vuoi? Ieri notte sono stato al cimitero e ho visto le luci. E<br />

a essere sincero, capisco perché la gente possa averle prese per<br />

degli spettri, visto il modo in cui appaiono. C’è una leggenda<br />

molto interessante in proposito e questo fi-ne settimana la città<br />

ha organizzato persino un giro turistico lì, per farsi pubblicità. Ma<br />

dopo aver lasciato il cimitero, sono andato alla ricerca della fonte<br />

e penso di averla trovata. Non mi resta che scoprire come e<br />

perché il fenomeno si verifica proprio in quelle condizioni, ma ho<br />

già un’ipotesi e spero di averne la conferma entro oggi.»<br />

Per un attimo Nate rimase senza parole. Ma, da quel navigato<br />

professionista che era, si riprese subito.<br />

«OK, dammi solo un secondo per pensare alla strategia migliore<br />

per presentare la cosa. Sto pensando a quelli della<br />

televisione…»<br />

E a chi altri doveva pensare? si chiese Jeremy.<br />

«Bene, ascolta, che ne dici?» proseguì Nate. «Apriamo con la<br />

leggenda, tanto per dare un’am-bientazione. Cimitero brumoso,<br />

un primo piano di qualche tomba, magari un breve stacco su un


un primo piano di qualche tomba, magari un breve stacco su un<br />

cor-vo dall’aria sinistra, tu che parli fuori campo…»<br />

Quell’uomo era un maestro di cliché hollywoodiani e Jeremy<br />

diede un’altra occhiata all’orologio, pensando che era troppo<br />

presto per parlare di lavoro.<br />

«Sono davvero stanco. Che ne dici di pensarci per conto tuo e<br />

di informarmi più tardi?»<br />

«Sì, sì, si può fare. Sono qui per questo, giusto? Per semplificarti<br />

la vita. Ehi, credi sia il caso che io chiami Alvin?»<br />

«Non ne sono ancora sicuro. Prima fammi dare un’occhiata alle<br />

riprese che ho fatto, e poi gli parlerò e vedremo che cosa ne<br />

pensa lui.»<br />

«Giusto», concordò Nate con voce entusiasta. «Bel piano,<br />

ottima idea! Che notizia fantastica! A quelli piacerà un sacco!<br />

Credimi, gli avevo detto che eri lì per approfondire quella storia<br />

e che non sapevo se saresti stato interessato a parlare dell’ultima<br />

moda in fatto di diete. E adesso che abbiamo della merce di<br />

scambio, impazziranno. Non vedo l’ora di dirglielo. Ascolta, ti<br />

richiamo tra un paio d’ore, quindi vedi di tenere acceso il<br />

cellulare. Le cose possono muoversi in fretta…»<br />

«A presto, Nate. Ci sentiamo più tardi.»<br />

Jeremy si coricò di nuovo sul letto gettandosi il cuscino sopra la


Jeremy si coricò di nuovo sul letto gettandosi il cuscino sopra la<br />

testa, ma non riuscì a riprendere sonno. Con un gemito di<br />

esasperazione, si alzò e si diresse verso il bagno, cercando di<br />

non fare caso alle creature impagliate che sembravano seguire<br />

con gli occhi ogni sua mossa. Stava cominciando a farci<br />

l’abitudine e, mentre si spogliava, appese la salvietta alle zampe<br />

protese di un tasso che era lì in posizione strategica.<br />

95<br />

Saltando dentro la doccia, aprì al massimo il rubinetto e rimase<br />

sotto il getto caldo per una ventina di minuti, fin quasi a scottarsi.<br />

Solo allora cominciò a risentirsi vivo. Meno di due ore di sonno<br />

potevano veramente ridurti a uno straccio, pensò.<br />

Dopo essersi infilato un paio di jeans, prese le videocassette e<br />

salì in macchina. La nebbia aleg-giava sopra la strada come il<br />

ghiaccio secco in evaporazione sul palco di un concerto e il cielo<br />

aveva la stessa tonalità tetra del giorno prima. C’erano tutte le<br />

migliori premesse perché le luci apparissero anche quella notte, il<br />

che non solo era una fortuna per i turisti in arrivo, ma significava<br />

pure che lui avrebbe dovuto chiamare Alvin. Anche se le sue<br />

registrazioni fossero andate bene, Alvin sapeva fare magie con la<br />

telecamera e avrebbe catturato immagini tali da far gonfiare le<br />

dita di Nate a furia di comporre numeri telefonici.<br />

Il primo passo, tuttavia, era verificare che cosa aveva girato, se<br />

non altro per vedere se era riuscito a registrare qualcosa. Non fu<br />

sorpreso dal fatto che al Greenleaf non ci fosse un


sorpreso dal fatto che al Greenleaf non ci fosse un<br />

videoregistratore; si ricordava di averne visto uno nella sala dei<br />

libri rari in biblioteca e, mentre percorreva la strada deserta che<br />

portava in città, si chiese come l’avrebbe accolto Lexie dopo<br />

quello che era successo tra loro. Sarebbe tornata a essere la<br />

bibliotecaria distaccata e professionale? Oppure le belle<br />

sensazioni condivise il giorno prima avevano lasciato il segno?<br />

Chissà, magari lei ricordava solo gli ultimi momenti davanti a<br />

casa sua, quando lui si era spinto troppo in là. Non sapeva<br />

proprio cosa aspettarsi, anche se aveva passato buona parte<br />

della nottata a pensarci.<br />

Finalmente aveva trovato la fonte delle luci, si disse. Come la<br />

maggior parte dei misteri, anche quello non era stato difficile da<br />

risolvere sapendo che cosa cercare, e una rapida verifica su un<br />

sito web della NASA aveva escluso l’unica altra possibilità.<br />

Aveva infatti scoperto che quella era una notte di luna nuova –<br />

ovvero la fase in cui la Luna è nascosta dall’ombra della Terra –<br />

e lui sospettava che le luci apparissero soltanto in quelle<br />

circostanze particolari. Aveva senso: senza il chiarore lunare,<br />

qualunque altra fonte luminosa era più visibile, specialmente se<br />

veniva riflessa dalle particelle d’acqua della nebbia.<br />

Mentre era lì in piedi al freddo, con la risposta a portata di<br />

mano, l’unica cosa a cui era riuscito a pensare era Lexie, rifletté.<br />

Gli sembrava incredibile che la conoscesse solo da un paio di<br />

giorni.


Certo, Einstein aveva teorizzato che il tempo era relativo e forse<br />

quella poteva essere una spiegazione, ragionò. Come si diceva?<br />

Un minuto con una bella donna passa in un’istante, mente un<br />

minuto con la mano su una piastra accesa dura un’eternità? Rise.<br />

Sì, era più o meno così.<br />

Si pentì ancora una volta del proprio comportamento davanti a<br />

casa di Lexie, rimpiangendo di aver insistito troppo. Quando<br />

aveva tentato di baciarla lei gli aveva manifestato i suoi sentimenti<br />

e lui li aveva ignorati. Il Jeremy di sempre avrebbe liquidato la<br />

questione in un istante, senza dargli peso, ma per qualche ragione<br />

stavolta non ci riusciva.<br />

Anche se dopo il divorzio non era certo diventato un eremita,<br />

negli ultimi anni non gli era mai capitato di passare un’intera<br />

giornata a parlare con una donna. In genere usciva con loro a<br />

cena o a bere un aperitivo, imbastiva una conversazione galante<br />

quel tanto che bastava per sciogliere il ghiaccio, e poi passava<br />

subito al sodo. In fondo in fondo sapeva che avrebbe dovuto<br />

crescere per quanto riguardava le relazioni sentimentali, che per<br />

lui era venuta l’ora di sistemarsi. I suoi fratelli non gliene<br />

facevano mistero, e così le loro mogli. Tutti nella famiglia erano<br />

dell’opinione che biso-gnasse aspettare di conoscersi meglio<br />

prima di andare a letto insieme e una volta gli avevano addirittura<br />

combinato un appuntamento con una vicina di casa divorziata<br />

che la pensava allo stesso mo-do. Peccato che poi lei si fosse<br />

rifiutata di incontrarlo una seconda volta, per come si era


ifiutata di incontrarlo una seconda volta, per come si era<br />

comportato in occasione della prima. Il fatto era che, negli ultimi<br />

anni, gli era sembrato più prudente non entrare in confidenza con<br />

le donne che frequentava, preferiva relegarle nel regno delle<br />

perfette sconosciute, dove loro potevano ancora proiettare su di<br />

lui aspirazioni e speranze.<br />

Ed era proprio quello il problema. Non c’erano aspirazioni né<br />

speranze. Almeno, non per quel genere di vita in cui credevano i<br />

suoi fratelli e le sue cognate e a cui, ci scommetteva, ambiva<br />

anche Lexie. Il suo divorzio da Maria lo dimostrava. Lexie era<br />

una ragazza di provincia, con sogni di normalità, e non sarebbe<br />

bastato essere fedeli e responsabili e condividere dei valori. La<br />

maggior parte delle donne voleva qualcos’altro, che lui non era in<br />

grado di offrire. Non perché non lo capisse, o 96<br />

perché non voleva rinunciare alla sua condizione di scapolo, ma<br />

semplicemente perché non poteva.<br />

La scienza era in grado di rispondere a un sacco di domande, di<br />

risolvere tantissimi problemi, ma non di cambiare la sua realtà<br />

individuale. E la realtà era che Maria lo aveva lasciato perché<br />

non era stato, né avrebbe mai potuto essere, il genere di marito<br />

che lei desiderava.<br />

Non aveva mai confessato questa dolorosa verità a nessuno. Né<br />

ai suoi fratelli, né ai genitori, né a Lexie. E in genere, non la<br />

ammetteva nemmeno con se stesso, neppure nei momenti più


solitari.<br />

Giunto in biblioteca, Jeremy provò una fitta di delusione quando<br />

aprì la porta dell’ufficio di Lexie e lo trovò vuoto. La sala dei libri<br />

rari era stata aperta e scorse un biglietto sulla scivania accanto a<br />

delle carte topografiche. Impiegò un istante a leggere quello che<br />

c’era scritto.<br />

Devo occuparmi di alcune faccende personali. Usa pure il<br />

videoregistratore.<br />

Lexie Nessun accenno alla giornata o alla serata precedenti,<br />

nessuna indicazione su quando si sarebbero rivisti. Neppure un<br />

saluto accanto alla firma. Non era proprio anonimo, come<br />

messaggio, ma di sicuro non lo riempiva di palpitante emozione.<br />

Ma forse, si disse, ancora una volta cercava significati nascosti là<br />

dove non ce n’erano. Magari lei quel mattino andava di fretta,<br />

oppure era stata laconica perché pensava di tornare presto.<br />

Quanto alle faccende personali, per le donne potevano<br />

significare qualunque cosa, da una visita medica al-l’acquisto di<br />

un regalo per il compleanno di un’amica.<br />

E in ogni caso lui aveva del lavoro da sbrigare, si disse. Nate<br />

aspettava di sentirlo e c’era in ballo la sua carriera. Si sforzò di<br />

concentrarsi sui risultati delle indagini.<br />

Le registrazioni audio non avevano captato rumori insoliti e


nemmeno i rilevatori indicavano variazioni significative dei campi<br />

energetici. Nelle videocassette, però, c’era tutto ciò che lui<br />

aveva visto la notte precedente e riguardò più volte quelle<br />

immagini prese da varie angolazioni. I filtri speciali applicati alle<br />

telecamere facevano risaltare in maniera molto vivida la nebbia<br />

luminosa. Ma anche se andavano bene per ricavare qualche foto<br />

per un solo articolo sul fenomeno delle luci, le registrazioni erano<br />

ben lontane da un livello televisivamente accettabile. Viste a<br />

velocità normale avevano un che di casalingo e gli ricordavano i<br />

tanti video di scarsa qualità forniti come prova di altri fenomeni<br />

paranormali. Si annotò mentalmente di acquistare una telecamera<br />

professionale, a costo di rendere verde di bile il suo direttore.<br />

Nonostante la qualità scadente delle riprese, riesaminando il<br />

modo in cui le luci erano cambiate nei ventidue secondi in cui<br />

erano state visibili ebbe ulteriore conferma di aver trovato la<br />

risposta al mistero. Estrasse le cassette, studiò le carte<br />

topografiche e calcolò la distanza tra Riker’s Hill e il fiume.<br />

Paragonò le foto del cimitero scattate in precedenza con quelle<br />

che aveva trovato sui libri di storia della città e giunse a una stima<br />

abbastanza accurata del grado di sprofondamento del terreno.<br />

Pur non avendo trovato altre informazioni sulla leggenda di Hettie<br />

Doubilet – le cronache dell’epoca non gettavano alcuna luce<br />

sull’avvenimento – fece una telefonata all’ufficio idrico statale per<br />

chiedere delucidazioni sulle falde sotterranee in quella parte dello<br />

stato, e un’altra al dipartimento che si occupava delle miniere,


per ottenere informazioni sulle gallerie scavate nei decenni<br />

precedenti. Poi fece una breve ricerca su Internet per trovare i<br />

dati che gli servivano e infine, dopo essere stato messo in attesa<br />

per dieci minuti, parlò con un certo signor Larsen, che dirigeva la<br />

cartiera, il quale si dichiarò disposto a fornirgli il suo aiuto.<br />

E con questo, tutti i pezzi del puzzle combaciavano in un modo<br />

che lui era in grado di dimostrare. La verità era stata davanti agli<br />

occhi di tutti fin dal principio. Come per la maggior parte dei<br />

misteri, la soluzione era semplice, e gli venne da chiedersi come<br />

mai nessuno ci fosse arrivato prima.<br />

A meno che, ovviamente, qualcuno invece lo avesse fatto, il che<br />

apriva nuove prospettive.<br />

Nate ne sarebbe stato entusiasta, non aveva dubbi, ma<br />

nonostante i successi della mattinata Jeremy non si sentiva affatto<br />

soddisfatto. Continuava a pensare a Lexie che non era lì per<br />

congratularsi 97<br />

con lui o prenderlo in giro. Sinceramente non gli interessava<br />

come avrebbe reagito, purché ci fosse, e allora si alzò e tornò a<br />

dare un’occhiata nel suo ufficio.<br />

In pratica nulla era cambiato dal giorno prima. Sulla scrivania<br />

c’erano ancora pile di documenti, i libri erano sparsi ovunque, e<br />

il salvaschermo sul computer creava e cancellava motivi colorati.<br />

La segreteria telefonica, vicino a una piantina in vaso,


lampeggiava segnalando la presenza di messaggi. Eppure,<br />

Jeremy non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che, senza<br />

Lexie, quella stanza era vuota.


12<br />

«Il mio uomo di punta!» esclamò Alvin al telefono. «Come ti va<br />

la vita giù al Sud?»<br />

Nonostante il fruscio, nel cellulare di Jeremy la sua voce<br />

risuonava decisamente allegra.<br />

«Sto bene. Ti ho chiamato per sapere se ti andava ancora di<br />

raggiungermi.»<br />

«Ho già preparato l’attrezzatura», rispose Alvin trafelato. «Nate<br />

mi ha chiamato un’ora fa e mi ha raccontato tutto. Ci vediamo<br />

stasera al Greenleaf… Nate ha fatto la prenotazione per me.<br />

Ho un volo nel primo pomeriggio. Non vedo l’ora di<br />

raggiungerti, credimi. Non ne posso più di starmene sepolto<br />

quassù. Sto per impazzire.»<br />

«Ma di che cosa parli?»<br />

«Non hai letto i giornali? Non hai guardato i notiziari in TV?»<br />

«Come no. non mi sono perso nemmeno un’uscita del Boone<br />

Creek Weekly.»<br />

«Come?»<br />

«Lascia stare», tagliò corto Jeremy. «Non ha importanza.»


«Lascia stare», tagliò corto Jeremy. «Non ha importanza.»<br />

«Sarà. Comunque, qui è scoppiata la bufera», lo informò Alvin.<br />

«E intendo roba da Polo Nord, mancano solo gli orsi bianchi in<br />

giro per le strade. Manhattan è praticamente sepolta sotto la<br />

neve.<br />

Te ne sei andato appena in tempo. Da quando sei partito, oggi è<br />

il primo giorno in cui i voli sono quasi in orario. Ho dovuto fare<br />

qualche pressione per trovare un biglietto. Come mai non ne sai<br />

niente?»<br />

Mentre lui parlava, Jeremy accese il suo computer portatile e<br />

cercò il sito delle previsioni meteorologiche su Internet. Sulla<br />

carta geografica nazionale si vedeva il Nordest coperto da una<br />

coltre bianca.<br />

Chessorpresa, pensò. Chi poteva immaginarlo?<br />

«Ho avuto molto da fare, sai», spiegò.<br />

«Io direi piuttosto che ti sei infrattato», rispose Alvin. «Spero<br />

almeno che ne valesse la pena.»<br />

«Ma di che cosa parli?»<br />

«Non fare il finto tonto con me. Siamo amici, ricordi? Nate era in<br />

preda al panoco perché non riusciva a mettersi in contatto con<br />

te, e poi non hai letto i giornali e non hai guardato la TV.


te, e poi non hai letto i giornali e non hai guardato la TV.<br />

Sappiamo entrambi che cosa significa. Fai sempre così quando<br />

ne conosci una nuova.»<br />

98<br />

«Senti, Alvin…»<br />

«È carina? Scommetto che è bella, eh? Fai sempre centro, tu.<br />

Sono un po’ invidioso.»<br />

Jeremy non rispose subito, ma poi alla fine cedette. Tanto, se<br />

Alvin era in partenza, l’avrebbe scoperto quanto prima.<br />

«Sì, è carina, però non è come pensi. Siamo soltanto amici.»<br />

«Non ne dubito», ribatté l’amico ridendo. «Ma il tuo concetto di<br />

amicizia con le donne è un po’<br />

diverso dal mio.»<br />

«Questa volta no», replicò Jeremy.<br />

«Per caso ha una sorella?» chiese Alvin, ignorando le sue<br />

proteste.<br />

«No.»<br />

«Però avrà delle amiche, giusto? E ricordati che non mi<br />

interessano le bruttone…»


interessano le bruttone…»<br />

Jeremy sentì che l’emicrania tornava a impossessarsi di lui e il<br />

tono dell’amico lo fece innervo-sire. «Senti, non sono dell’umore<br />

per queste battute, hai capito?»<br />

Alvin si bloccò. «Ehi, che ti succede?» chiese. «Stavo solo<br />

scherzando.»<br />

«Certe volte non sei divertente.»<br />

«Di’ la verità, ti piace, eh? Cioè, ti piace un sacco.»<br />

«Ti ho già detto che siamo soltanto amici.»<br />

«Non riesco a crederci, ti stai innamorando.»<br />

«No», negò Jeremy.<br />

«Ehi, amico, ti conosco, perciò non fare il furbo. E trovo che sia<br />

fantastico. Un po’ strano, ma fantastico. Scusa, adesso devo<br />

proprio lasciarti se voglio arrivare in tempo all’aeroporto. Il<br />

traffico è micidiale, come sempre. Comunque, sono ansioso di<br />

incontrare la donna che finalmente è riuscita a domarti.»<br />

«Non mi ha domato», protestò Jeremy. «Ma perché non mi<br />

ascolti?»<br />

«Ti sto ascoltando», replicò Alvin. «Ho appena sentito le cose<br />

che non hai detto.»


che non hai detto.»<br />

«Sì, vabbè. Quando arriverai?»<br />

«Intorno alle sette, credo. Ci vediamo. A proposito, salutala da<br />

parte mia. Dille che muoio dalla voglia di conoscere lei e la sua<br />

amica…»<br />

Jeremy interruppe la comunicazione prima che Alvin potesse<br />

terminare la frase e, per sottolineare il proprio disappunto, infilò il<br />

cellulare in tasca.<br />

Ecco perché aveva tenuto il cellulare spento. La sua doveva<br />

essere stata una decisione inconscia, basata sul fatto che a volte<br />

la sua caccia infinita al successo. E adesso lo Spiritosone.<br />

Alvin si sbagliava di grosso, pensò. Sì, erano amici, avevano<br />

trascorso parecchi venerdì sera a bere birra insieme e a guardare<br />

le donne, avevano parlato della vita per ore e tutto il resto. Ma<br />

come faceva a dire che lui si stava innamorando? Era<br />

impossibile.<br />

Dopo tutto, i fatti parlavano da soli. Tanto per cominciare, lui<br />

non era più stato innamorato di una donna da molti anni, e pur<br />

essendo passato tanto tempo, ricordava ancora come si era<br />

sentito al-l’epoca. Era sicuro che avrebbe riconosciuto le<br />

emozioni e, francamente, non era stato così. E poi, considerando<br />

che l’aveva appena conosciuta, tutta la faccenda era ridicola.


Nemmeno sua madre, un’italiana dal temperamento emotivo,<br />

credeva che l’amore vero potesse sbocciare da un momento<br />

all’altro. Anche sua madre voleva che lui si sposasse e mettesse<br />

su famiglia, ma se si fosse presentato a casa sua annunciando che<br />

aveva conosciuto una donna da due giorni e sapeva già che era<br />

quella giusta, lei lo avrebbe picchiato con la scopa.<br />

Sua madre conosceva gli uomini, si disse. Si era sposata<br />

giovane, aveva tirato su sei figli maschi e di sicuro aveva visto<br />

tutto. E sebbene si basasse sul buonsenso e non su prove<br />

scientifiche, il suo ragionamento che l’amore vero non poteva<br />

nascere in un paio di giorni era impeccabile. L’amore poteva<br />

mettersi in moto rapidamente, ma il vero amore aveva bisogno di<br />

tempo per crescere e con-solidarsi. L’amore era, prima di tutto,<br />

dedizione e sacrificio e la convinzione che gli anni trascorsi con<br />

una data persona producevano qualcosa di più grande dei<br />

risultati che i due potevano ottenere separatamente. Soltanto il<br />

tempo, tuttavia, poteva dimostrare che la scelta era stata<br />

azzeccata.<br />

99<br />

Il desiderio, al contrario, poteva accendersi in maniera quasi<br />

istantanea ed era questa la ragione per cui la madre lo avrebbe<br />

bastonato. Per lei era semplice descrivere il desiderio: due<br />

persone sco-privano di andare d’accordo, scoccava l’attrazione<br />

fisica e poi subentrava l’istinto ancestrale di preservare la specie.<br />

Quindi, lui forse desiderava Lexie, ma non poteva amarla.


Quindi, lui forse desiderava Lexie, ma non poteva amarla.<br />

Ecco qua. Caso risolto, si disse. Alvin si sbagliava, Jeremy aveva<br />

ragionee, una volta ancora, la verità lo rendeva libero.<br />

Sorrise per un istante, prima di accigliarsi.<br />

Eppure…<br />

Ecco, il fatto era… che non si trattava proprio di desiderio.<br />

Almeno non quel mattino. Infatti, più che anelare a stringela e a<br />

baciarla, voleva soltanto rivederla. Trascorrere del tempo con<br />

lei. Parlarle. Voleva vederla alzare gli occhi al cielo quando lui<br />

faceva una battuta, sentire la sua mano sul braccio com’era<br />

accaduto il giorno prima. Voleva guardarla mentre si scostava<br />

una ciocca di capelli dietro l’orecchio con un gesto nervoso, e<br />

ascoltarla mentre gli raccontava della propria infanzia. E<br />

poi chiederle quali fossero i suoi sogni e le sue speranze per il<br />

futuro, conoscere i suoi segreti.<br />

Ma la cosa più strana era che non sentiva altre motivazioni per i<br />

suoi impulsi. Certo, non si sarebbe tirato indietro se Lexie si<br />

fosse mostrata disponibile ad andare a letto con lui, ma anche se<br />

non voleva, per il momento gli bastava trascorrere del tempo<br />

insieme.<br />

Era sinceramente interessato a lei. Aveva già deciso che non<br />

l’avrebbe mai più messa nella situazione imbarazzante in cui


l’avrebbe mai più messa nella situazione imbarazzante in cui<br />

l’aveva trascinata la notte prima. C’era voluto molto coraggio,<br />

pensò, per dire ciò che aveva detto Lexie. Più coraggio di<br />

quanto ne avesse lui. Dopo tutto, in quei due giorni non era<br />

nemmeno riuscito a confidarle che era già stato sposato.<br />

Ma se non poteva essere amore e se non era desiderio, che<br />

cos’era? Piacere? Lei gli piaceva?<br />

Certo che sì, ma quel verbo non bastava a definire le sue<br />

emozioni. Era troppo… vago e poco pertinente. Alla gente<br />

piaceva il gelato. Piaceva guardare la TV. Non significava nulla<br />

e non spiegava neppure lontanamente perché, per la prima volta,<br />

aveva voglia di raccontare a qualcuno la verità sul proprio<br />

divorzio. Non la conoscevano nemmeno i suoi fratelli, né i suoi<br />

genitori. Eppure, per qualche motivo voleva assolutamente che<br />

Lexie la sapesse; e in quel momento non riusciva a trovarla da<br />

nessuna parte.<br />

Un paio di minuti dopo il telefono squillò di nuovo e, dopo averlo<br />

tirato fuori dalla tasca, Jeremy riconobbe il numero sul display.<br />

Non era dell’umore giusto per rispondere, ma sapeva di doverlo<br />

fare, altrimenti a quel poveraccio sarebbe scoppiata un’arteria.<br />

«Pronto», disse. «Che succede?»<br />

«Jeremy!» gridò Nate. La linea era così disturbata che lui<br />

faticava a distinguere le parole. «Otti-me notizie! Non crederai a<br />

quanto ho avuto da fare. Che casino! Abbiamo una riunione


quanto ho avuto da fare. Che casino! Abbiamo una riunione<br />

telefonica con l’ABC alle due!»<br />

«Fantastico.»<br />

«Aspetta. Non riesco a sentirti. C’è un rumore terribile.»<br />

«Scusa…»<br />

«Jeremy! Ci sei ancora? Non riattaccare!»<br />

«Sì, Nate, sono qui…»<br />

«Jeremy?» gridò Nate sopra il fruscio. «Ascolta, se riesci ancora<br />

a sentirmi, devi chiamarmi in ufficio da un telefono pubblico. Alle<br />

due! Ne va della tua carriera! Del tuo futuro!»<br />

«Sì, ho capito.»<br />

«Oh, è ridicolo», brontolò Nate, quasi parlando tra sé. «Non ti<br />

sento. Premi un tasto se hai capito quello che ho detto.»<br />

Jeremy schiacciò il 6.<br />

«Grandioso! Magnifico! Alle due! E sii te stesso! Tranne il<br />

sarcasmo, però. Queste persone sono piuttosto suscettibili…»<br />

100<br />

Jeremy chiuse la comunicazione, chiedendosi quanto tempo


Jeremy chiuse la comunicazione, chiedendosi quanto tempo<br />

sarebbe occorso a Nate per accorgersi che non c’era più la<br />

linea.<br />

Jeremy aspettò. Poi aspettò ancora un po’.<br />

Camminò su e giù per la biblioteca, passò davanti all’ufficio di<br />

Lexie e si affacciò alla finestra per vedere se c’era la macchina,<br />

mentre dentro di lui sentiva crescere un senso di disagio. Era<br />

solo un presentimento, ma quell’assenza inspiegabile non gli<br />

piaceva affatto. Cercò di rassicurarsi, di-cendosi che prima o poi<br />

lei sarebbe riapparsa e lui avrebbe riso della sua ansia. Ma ora<br />

che aveva concluso le ricerche – non gli restava che finire di<br />

leggere i diari per trovare eventuali aneddoti –<br />

non sapeva che fare.<br />

Tornare al Greenleaf era escluso… non voleva passarci più<br />

tempo dello stretto necessario, anche se cominciavano a<br />

piacergli gli appendiasciugamani. Alvin non sarebbe arrivato<br />

prima di sera e l’ultima cosa che voleva era farsi vedere in giro<br />

per la città, dove correca il rischio di essere messo alle strette dal<br />

sindaco Gherkin. Né voleva starsene chiuso in biblioteca per<br />

tutto il giorno.<br />

Peccato che Lexie non gli avesse lasciato scritto quando tornava.<br />

O almeno dov’era andata. Ri-lesse il biglietto per la terza volta e<br />

lo trovò incomprensibile. La mancanza di dettagli era casuale o


voluta? Nessuna delle due ipotesi lo faceva sentire meglio.<br />

Doveva uscire di lì; era difficile non pensare al peggio.<br />

Dopo aver radunato le sue cose, scese le scale e si fermò<br />

nell’atrio. Si fermò davanti all’anziana signora che stava leggendo<br />

seduta al banco e si sgranchì la voce. Quando lei alzò la testa e<br />

lo riconobbe, si illuminò di un gran sorriso. «Signor Marsh!»<br />

esclamò. «L’ho vista passare prima, ma aveva l’aria<br />

preoccupata, così non l’ho fermata. Che cosa posso fare per<br />

lei?»<br />

Jeremy si sistemò gli appunti sottobraccio, cercando di assumere<br />

un tono disinvolto.<br />

«Sa per caso dov’è la signorina Darnell? Mi ha lasciato un<br />

messaggio per dirmi che usciva, e mi chiedevo quando tornerà.»<br />

«Che strano», rispose la donna, «era qui quando sono arrivata.»<br />

Sfogliò l’agenda sul banco.<br />

«Non ha riunioni in programma e non vedo altri appuntamenti.<br />

Ha guardato nel suo ufficio? Magari si è chiusa dentro. Lo fa<br />

spesso quando di sopra si accumula molto lavoro.»<br />

«Ho guardato», rispose lui. «Non sa per caso se ha un<br />

cellulare?»<br />

«Non ce l’ha, ne sono sicura. Mi ha detto che, quando se ne va,


l’ultima cosa che vuole è qualcuno che la rintracci.»<br />

«Capisco… grazie lo stesso.»<br />

«Posso fare qualcos’altro per lei?»<br />

«No, grazie», disse. «Mi serviva l’auto della signorina per le mie<br />

ricerche.»<br />

«Vuole provare a cercarla da Herbs? Magari è andata ad aiutare<br />

Doris nei preparativi per il fine settimana. Oppure, è tornata a<br />

casa. Il fatto è che Lexie è imprevedibile. Ormai non mi<br />

sorprendo più per quello che fa.»<br />

«Grazie ancora. Se dovesse tornare, può dirle che l’ho cercata?»<br />

Jeremy uscì dalla biblioteca in uno stato di profonda agitazione.<br />

Prima di dirigersi da Herbs, Jeremy passò da casa di Lexie,<br />

dove notò le tendine tirate e l’assenza della macchina nel vialetto.<br />

Anche se la scena non aveva in sé nulla di strano, venne colpito<br />

ancora una volta dalla sensazione che ci fosse qualcosa che non<br />

andava, e la sua inquietudine non fece che aumentare mentre<br />

tornava verso il centro.<br />

Il ristorante a quell’ora era quasi deserto, stavano portando via<br />

le stoviglie della colazione e ap-parecchiavano per il pranzo. Il<br />

personale superava la clientela di quattro a uno e Jeremy impiegò<br />

so-lo un attimo per rendersi conto che Lexie non era neppure lì.


so-lo un attimo per rendersi conto che Lexie non era neppure lì.<br />

Rachel stava pulendo un tavolo e agitò lo straccio verso di lui<br />

quando lo vide.<br />

101<br />

«’Giorno, caro», disse andandogli incontro. «È un po’ tardi, ma<br />

sono sicura che possiamo prepararti qualcosa, se vuoi fare<br />

colazione.»<br />

Lui infilò le chiavi della macchina in tasca. «No, grazie», rispose.<br />

«Non ho fame. Però potresti dirmi se Doris è qui? Vorrei<br />

parlarle un attimo, se ha tempo.»<br />

«Sei tornato di nuovo per lei, eh?» Rachel sorrise e fece un<br />

cenno verso il retro. «È in cucina.<br />

Vado a chiamarla. A proposito, bella festa, ieri sera. La gente<br />

non ha fatto altro che parlare di te per tutta la mattina e il sindaco<br />

è passato di qui per vedere se ti eri ripreso. Credo che sia<br />

rimasto deluso di non trovarti.»<br />

«Mi sono divertito anch’io.»<br />

«Vuoi un po’ di caffè o di tè mentre aspetti?»<br />

«No, grazie.»<br />

Rachel scomparve nel retro e poco dopo apparve Doris che si


asciugava le mani sul grembiule.<br />

Aveva una guancia sporca di farina, e gli sembrò di vederle le<br />

borse sotto gli occhi e che si muoves-se più lentamente del<br />

solito.<br />

«Scusa il mio aspetto», disse lei, «ma stavo impastando. La<br />

serata di ieri mi ha fatto rimanere un po’ indietro con la cucina e<br />

devo prepararmi per la folla che arriverà domani.»<br />

Ricordando le parole di Lexie, Jeremy le chiese: «Quante<br />

persone servirete durante il fine settimana?»<br />

«Chi lo sa?» rispose lei. «In genere ne arrivano circa duecento<br />

per il giro, a volte di più. Il sindaco sperava di avvicinarsi al<br />

migliaio quest’anno, ma io non riesco mai a prevedere con<br />

esattezza quanti verranno a fare colazione o a pranzare qui.»<br />

«Se il sindaco ha ragione, sarà un bel salto quest’anno.»<br />

«Be’, i suoi calcoli vanno presi con beneficio d’inventario. Tom<br />

ha la tendenza a essere eccessi-vamente ottimista, ma riesce<br />

sempre a metterci in ansia per i preparativi. E poi, anche se la<br />

gente non viene per il giro turistico, molti arriveranno per la<br />

parata di sabato. Ci saranno pure le giostre e una mostra di<br />

animali domestici, quest’anno.»<br />

«Chissà che bello.»


«Sarebbe meglio che l’evento non cadesse nel bel mezzo<br />

dell’inverno. Il festival di Pamlico attira sempre moltissimi turisti,<br />

perché si tiene in giugno e in genere per l’occasione viene<br />

allestito anche un luna park. In quei casi sì che devo lavorare,<br />

anche dieci volte più di quanto faccia adesso.»<br />

Jeremy sorrise. «La vita non smette mai di sorprendermi.»<br />

«Non rifiutare niente prima di averlo assaggiato. Ho la strana<br />

sensazione che ti piacerebbe vederlo.»<br />

L’aveva detto come per metterlo alla prova, e lui non sapeva che<br />

cosa rispondere. Alle loro spalle Rachel continuava a pulire i<br />

tavoli e intanto scherzava con il cuoco che stava dall’altra parte<br />

della sala. «Comunque», tagliò corto Doris, traendolo<br />

d’impaccio, «sono contenta che tu sia venuto a trovarmi. Lexie<br />

mi ha detto che ti ha parlato del mio taccuino. Mi ha avvertito<br />

che probabilmente non crederai a una parola di quello che c’è<br />

scritto, ma se ti interessa, te lo faccio vedere volentieri. È di là<br />

nell’ufficio sul retro.»<br />

«Mi piacerebbe, sì», rispose lui. «Lexie mi ha spiegato che hai<br />

registrato tutto.»<br />

«Ho fatto del mio meglio. Probabilmente non è all’altezza dei tuoi<br />

standard, ma del resto non immaginavo che un giorno l’avrebbe<br />

letto qualcun altro oltre a me.»


«Sono sicuro che ne resterò stupito. A proposito di Lexie, sono<br />

qui anche per lei. L’hai vista og-gi? In biblioteca non c’era.»<br />

Dorise assentì. «È passata da casa mia stamattina. È per questo<br />

che ho portato il taccuino. Mi ha raccontato che ieri sera avete<br />

visto le luci.»<br />

«Infatti.»<br />

«E?»<br />

«Spettacolari, ma come sostenevi tu, non si tratta di fantasmi.»<br />

102<br />

Lei gli rivolse un’occhiata soddisfatta. «E scommetto che sei già<br />

risalito alla loro fonte, altrimenti non saresti qui.»<br />

«Credo di sì.»<br />

«Buon per te.» Doris indicò alle sue spalle. «Mi spiace di non<br />

potermi fermare a parlare un altro po’, ma ho da fare, perciò<br />

vado subito a prenderti il taccuino. Chissà, magari la prossima<br />

volta potresti scrivere un articolo sui miei straordinari poteri.»<br />

«Non si può mai dire», ribatté lui.<br />

La seguì con lo sguardo mentre entrava in cucina, ripensando al


loro dialogo. Era stato piacevole, ma del tutto impersonale. E poi<br />

Doris non aveva risposto con esattezza alla sua domanda su<br />

dove fosse la nipote. Né aveva buttato lì un suggerimento, il che<br />

sembrava lasciare intendere che, di colpo – per qualche ragione<br />

– considerava l’argomento Lexie off limits. E il fatto non era<br />

positivo.<br />

Quando alzò lo sguardo, la vide tornare. Aveva lo stesso sorriso<br />

affabile di prima, che questa volta tuttavia gli provocò una stretta<br />

allo stomaco.<br />

«Ecco, se vuoi chiedermi qualcosa in proposito, chiamami pure»,<br />

gli disse porgendogli il taccuino. «E non farti problemi a<br />

fotocopiarlo, basta che me lo riporti prima di partire. Per me ha<br />

un valo-re speciale.»<br />

«Lo farò», promise lui.<br />

La donna rimase immobile in silenzio davanti a lui, e Jeremy<br />

pensò che fosse il suo modo per comunicargli che il loro incontro<br />

era teminato. Lui, d’altro canto, non intendeva mollare l’osso.<br />

«Un’altra cosa», disse.<br />

«Sì?»<br />

«Va bene lo stesso se il taccuino lo restituisco a Lexie? Nel caso<br />

la veda oggi?»


«Non c’è problema», rispose lei. «Comunque sappi che mi<br />

troverai qui.»<br />

L’ovvia implicazione di quella risposta rafforzò i suoi peggiori<br />

sospetti.<br />

«Ti ha detto qualcosa di me?» le chiese. «Quando vi siete viste<br />

stamattina?»<br />

«Non molto. Però mi ha avvertito che saresti passato,<br />

probabilmente.»<br />

«Stava bene?»<br />

«A volte», esordì Doris scegliendo con cura le parole, «Lexie è<br />

difficile da capire, perciò non so che cosa dirti. Ma sono sicura<br />

che starà bene, se è quello che vuoi sapere.»<br />

«Era arrabiata con me?»<br />

«No, questo posso dirtelo. Non era affatto arrabiata.»<br />

Lui attese che aggiungesse qualcos’altro. Doris fece un lungo<br />

respiro, il suo volto sembrava improvvisamente più vecchio.<br />

«Sai che mi piaci, Jeremy», disse infine con voce dolce. «Ma mi<br />

stai mettendo in difficoltà. Io devo essere leale con le persone a<br />

cui voglio bene, e soprattutto con Lexie.»


cui voglio bene, e soprattutto con Lexie.»<br />

«E questo che cosa significa?» chiese lui con la bocca<br />

improvvisamente secca.<br />

«Significa che so che cosa vuoi e che cosa mi stai chiedendo, ma<br />

non posso risponderti. Se Lexie avesse voluto farti sapere<br />

dov’era, te l’avrebbe detto lei stessa.»<br />

«La rivedrò? Prima di partire?»<br />

«Non lo so. Starà a lei decidere.»<br />

Quelle parole gli fecero capire definitivamente che se n’era<br />

andata.<br />

«Non capisco perché abbia reagito in questo modo», mormorò.<br />

Doris gli rivolse un sorriso mesto. «Io invece penso che tu lo<br />

sappia.»<br />

Se n’era andata.<br />

Quelle parole gli riecheggiavano nella mente incessanti. Mentre si<br />

dirigeva in macchina verso il Greenleaf, Jeremy cercò di<br />

analizzare i fatti con fredda obiettività. Non si lasciò prendere dal<br />

panico. Non lo faceva mai. Anche lì nel ristorante, per quanto si<br />

sentisse scosso, per quanto desiderasse che Doris gli dicesse di<br />

più, si era limitato a ringraziarla ed era uscito, come se la notizia


non l’avesse sorpreso più di tanto.<br />

103<br />

Non c’era motivo di abbandonarsi al panico. Non era mica<br />

successo qualcosa di terribile a Lexie. Il tutto si riduceva al fatto<br />

che non voleva più vederlo. Forse si era aspettato troppo da lei,<br />

anche se aveva messo subito in chiaro che non era interessata.<br />

Non c’era da stupirsi del suo atteggiamento.<br />

Per quanto apparisse moderna sotto certi aspetti, per altri era<br />

tradizionale e probabilmente si era stufata dei suoi giochetti.<br />

Forse per Lexie era stato più semplice scappare che spiegare il<br />

proprio punto di vista a uno come lui.<br />

E ora che cosa doveva fare? Lei poteva tornare o no. nel primo<br />

caso, non ci sarebbero stati problemi. Ma nel secondo… ecco<br />

che la realtà cominciava a farsi più complicata. Poteva<br />

rassegnarsi e accettare la sua decisione, oppure poteva cercare<br />

di stanarla. Se c’era una cosa in cui era bravo era trovare le<br />

persone. Usando i pubblici registri, le conversazioni amichevoli e<br />

i giusti siti web, aveva imparato a seguire una traccia di briciole<br />

di pane praticamente sino alla soglia di chiunque. Dubitava però<br />

che con lei sarebbe stato necessario ricorrere a tali mezzi. Dopo<br />

tutto, gli aveva già dato la risposta che cercava e lui era sicuro di<br />

sapere dov’era andata. Il che significava che poteva gestire la<br />

situazione come meglio credeva.


I suoi pensieri presero un’altra piega.<br />

Il fatto era che la situazione non combaciava affatto con ciò che<br />

doveva fare. Si ricordò che nel giro di poche ore avrebbe<br />

dovuto affrontare una riunione telefonica che avrebbe avuto<br />

risvolti fondamentali per la sua carriera, e se fosse partito alla<br />

ricerca di Lexie, dubitava che sarebbe riuscito a trovare un<br />

telefono pubblico nel momento giusto. Alvin stava per arrivare.<br />

Forse quella era l’ultima notte di nebbia e sebbene lui potesse<br />

occuparsi delle riprese da solo, l’indomani avrebbero dovuto<br />

lavorare insieme. Per non parlare poi della necessità di<br />

schiacciare un pisolino… lo aspettava un’altra nottata insonne e<br />

si sentiva già stanco morto.<br />

D’altra parte, non voleva che la storia terminasse in quel modo.<br />

Voleva vedere Lexie, aveva bisogno di vederla. Una voce nella<br />

sua testa gli diceva di non permettere alle emozioni di prendere il<br />

sopravvento e, razionalmente, non vedeva quale vantaggio<br />

potesse derivargli dal pedinare Lexie.<br />

Anche se l’avesse trovata, lei probabilmente lo avrebbe ignorato<br />

o, peggio, si sarebbe seccata. E nel frattempo a Nate sarebbe<br />

venuto un infarto, Alvin sarebbe stato furioso e la sua indagine<br />

giornalistica sarebbe finita nel tubo di scarico assieme alla sua<br />

carriera.<br />

Alla fine, la decisione era una soltanto. Parcheggiò davanti al suo


Alla fine, la decisione era una soltanto. Parcheggiò davanti al suo<br />

cottage al Greenleaf e si congratulò con se stesso. Ragionare in<br />

quel modo gli aveva fatto capire i termini del problema. Dopo<br />

tutto, non aveva passato gli ultimi quindici anni a usare la logica e<br />

a occuparsi di scienza senza imparare niente lungo la strada.<br />

Adesso, si disse, gli restava una sola cosa da fare: preparare i<br />

bagagli.<br />

104


13<br />

D’accordo, lo ammetteva, era una vigliaccata.<br />

Non era facile per lei riconoscere il fatto che era scappata via,<br />

ma in fondo erano due giorni che non riusciva a pensare<br />

lucidamente e non poteva certo biasimarsi di non essere perfetta.<br />

Del resto, se fosse rimasta in città, le cose si sarebbero<br />

complicate ancora di più. Non importava che lui le piacesse e<br />

ricambiasse la sua simpatia. Quella mattina al risveglio aveva<br />

deciso che doveva troncare la storia prima che si spingessero<br />

troppo avanti e, quando si era fermata con la macchina su quel<br />

vialetto sabbioso, aveva capito di aver fatto la cosa giusta.<br />

Quel posto non era granché. Il vecchio cottage, semisoffocato<br />

dagli arbusti che lo circondavano, era cadente. Le finestrelle<br />

rettangolari con le tendine bianche erano coperte da una patina<br />

salmastra e le tavole di legno esterne consumate dalla furia degli<br />

uragani. Per certi versi, aveva sempre considerato quel rifugio<br />

una specie di capsula per viaggiare nel tempo; la maggior parte<br />

dei mobili aveva più di vent’anni, le tubature brontolavano<br />

quando apriva l’acqua e per accendere i fornelli c’era bisogno<br />

dei fiammiferi. Ma i ricordi dei giorni trascorsi lì da bambina<br />

avevano sempre l’effetto di cal-marla e, dopo aver appoggiato<br />

sul bancone le provviste acquistate per il fine settimana, aveva<br />

aperto le finestre per arieggiare l’interno. Poi, presa una coperta,


si era sistemata su una sedia a dondolo sulla veranda posteriore,<br />

con l’unico desiderio di restare a guardare l’oceano. In quel<br />

momento, il rumore regolare della risacca era quasi ipnotico e<br />

quando il sole squarciò le nubi, e alcuni raggi di luce si<br />

allungarono verso l’acqua come dita sottili che l’accarezzavano<br />

dall’alto, lei rimase senza fiato.<br />

Le capitava sovente lì. Ricordò di aver visto per la prima volta la<br />

luce che compariva tra le nubi dopo la visita al cimitero con<br />

Doris, quando era ancora piccola. All’epoca, aveva pensato che<br />

i suoi genitori avessero trovato un altro modo per mettersi in<br />

contatto con lei. Era convinta che vegliassero su di lei come<br />

angeli mandati dal cielo, sempre presenti ma senza intervenire,<br />

quasi sapessero che avrebbe sempre preso la decisione giusta.<br />

105<br />

Aveva avuto bisogno di credere in quelle cose per molto tempo,<br />

semplicemente perché si era sentita spesso sola. I nonni erano<br />

affettuosi e meravigliosi, ma per quanto li amasse per la loro<br />

abne-gazione, non si era mai abituata del tutto alla sensazione di<br />

essere diversa dai suoi coetanei. I genitori delle sue amiche<br />

giocavano a pallavolo nei fine settimana e avevano l’aria fresca e<br />

giovanile la domenica mattina in chiesa. E allora lei pensava al<br />

papà e alla mamma che aveva perso.<br />

Non poteva parlare di questo con Doris, né dei sensi di colpa<br />

che quei pensieri le facevano venire. E poi sapeva che le sue


che quei pensieri le facevano venire. E poi sapeva che le sue<br />

parole l’avrebbero fatta soffrire.<br />

La sensazione di essere diversa dagli altri aveva comunque<br />

lasciato il segno. E anche Doris, quando durante l’adolescenza<br />

lei oltrepassava i limiti, spesso lasciava perdere per evitare<br />

discussioni, dandogli così l’impressione di poter stabilire le<br />

proprie regole. Da ragazzina era stata un po’ ri-belle, ma in un<br />

modo o nell’altro era maturata durante gli anni dell’università.<br />

Quella sua nuova consapevolezza l’aveva portata ad abbracciare<br />

l’idea che la maturità significasse valutare i rischi molto prima di<br />

pensare alla ricompensa, e che il successo e la felicità nella vita<br />

stessero tanto nell’evitare gli errori quanto nel lasciare il proprio<br />

segno nel mondo.<br />

Sapeva di aver rischiato di commettere un errore la sera<br />

precedente. Si era aspettata che lui tentasse di baciarla ed era<br />

rimasta compiaciuta da se stessa per la fermezza con cui aveva<br />

risposto alla sua richiesta di farlo entrare in casa.<br />

Era consapevole di aver ferito i suoi sentimenti e se ne<br />

dispiaceva. Ma ciò di cui probabilmente non si era resa conto<br />

era che il battito del suo cuore aveva rallentato solo dopo che lui<br />

si era allontanato, perché una parte di lei avrebbe voluto lasciarlo<br />

entrare, quali che fossero le conseguenze.<br />

Non le importava di quello che sarebbe successo. Peggio<br />

ancora, mentre si rigirava irrequieta nel letto quella notte, aveva


capito che forse non avrebbe avuto la forza per fare di nuovo la<br />

cosa giusta.<br />

In realtà, poteva prevederlo. Con il passare delle ore, mentre era<br />

con lui quella sera, si era sorpresa a paragonarlo ad Avery e al<br />

Ragazzo di Chicago e, con suo stupore, Jeremy aveva retto il<br />

confronto alla grande. Univa in sé lo spirito e il senso<br />

dell’umorismo di Avery e l’intelligenza e il fascino dell’altro, e<br />

inoltre sembrava molto più a proprio agio con se stesso rispetto<br />

a entrambi. Forse erano solo sensazioni legate alla meravigliosa<br />

giornata trascorsa insieme, una cosa che non le capitava da<br />

tempo. Quand’era stata l’ultima volta che aveva fatto un picnic?<br />

O che era salita su Riker’s Hill? Oppure che era stata al cimitero<br />

dopo una festa, quando in genere si infilava direttamente a letto?<br />

Senza dubbio l’esaltazione e l’imprevedibilità le avevano<br />

ricordato i momenti felici che aveva vissuto quando credeva<br />

ancora che Avery e il Ragazzo di Chicago fossero gli uomini dei<br />

suoi sogni.<br />

Ma si era sbagliata allora, come si stava sbagliando adesso.<br />

Sapeva che Jeremy avrebbe risolto il mistero in giornata –<br />

d’accordo, era soltanto una sensazione, ma ne era sicura, dato<br />

che la risposta era in uno dei diari e sarebbe bastato che lui la<br />

trovasse – e non aveva il minimo dubbio che dopo le avrebbe<br />

chiesto di uscire con lui. Se fosse rimasta in città, avrebbero<br />

trascorso gran parte della giornata insieme e lei non voleva che<br />

accadesse. Ma, in fondo, era proprio ciò a cui una parte di lei<br />

ane-lava, e questo la lasciava confusa come non le capitava


ane-lava, e questo la lasciava confusa come non le capitava<br />

ormai da anni.<br />

Doris aveva intuito il suo dilemma quando era passata da lei<br />

quella mattina. Dopo aver infilato qualche cambio di vestiti in una<br />

valigia, era uscita senza fare la doccia e si era presentata di punto<br />

in bianco a casa sua come uno zombie. Non aveva dato<br />

spiegazioni, e nonostante questo Doris aveva assentito in silenzio<br />

quando le aveva detto che doveva andare via. Anche se era<br />

molto stanca, aveva capito che, dopo aver messo in moto il<br />

meccanismo, non aveva previsto l’esito finale. Era proprio<br />

questa la caratteristica delle premonizioni; per quanto fossero<br />

accurate a breve, non c’era modo di sapere quali sarebbero stati<br />

gli sviluppi.<br />

Per quello lei era andata lì, per non impazzire, e sarebbe rientrata<br />

a Boone Creek solo quando la situazione fosse tornata alla<br />

normalità, decise. Non ci voleva molto tempo. Entro un paio di<br />

giorni la gente avrebbe smesso di parlare dei fantasmi, delle<br />

dimore storiche e del forestiero in città, e i turisti in visita<br />

sarebbero stati solo un ricordo. Il sindaco avrebbe ripreso a<br />

giocare a golf, Rachel sarebbe uscita con gli uomini sbagliati e<br />

Rodney probabilmente avrebbe trovato il modo di imbattersi<br />

106<br />

casualmente in lei nei pressi della biblioteca, tirando un sospiro di<br />

sollievo perché il loro rapporto era tornato quello di sempre.


Forse non era una vita esaltante, però era la sua vita e non aveva<br />

intenzione di permettere a nessuno di romperne l’equilibrio. In un<br />

altro luogo e in un altro tempo magari sarebbe stato diverso, ma<br />

certe riflessioni a quel punto non avevano senso. Mentre<br />

continuava a fissare l’oceano, si sforzò di non pensare a ciò che<br />

avrebbe potuto essere.<br />

Sulla veranda, Lexie si strinse la coperta sulle spalle. Era una<br />

ragazza forte e avrebbe superato anche questo, si disse, come<br />

aveva superato tutto il resto. Ne era sicura. Ma nonostante il<br />

conforto offertole da questa consapevolezza, il mare agitato le<br />

ricordava i sentimenti che nutriva per Jeremy e dovette fare<br />

appello a tutte le sue risorse per non scoppiare a piangere.<br />

Tutto era sembrato alquanto semplice una volta presa la<br />

decisione. Jeremy agì velocemente nella sua camera al<br />

Greenleaf, provvedendo alle mosse necessarie. Prendere la<br />

cartina e il portafoglio, per sicurezza. Lasciare lì il portatile<br />

perché non gli serviva. Idem per gli appunti. Infilare nella sacca<br />

anche il taccuino di Doris. Scrivere un biglietto per Alvin da<br />

lasciare alla reception, senza badare al-l’espressione poco<br />

entusiasta di Jed quando glielo avrebbe consegnato. Assicurarsi<br />

da ultimo di avere con sé il caricabatteria del cellulare… e<br />

partire.<br />

Nel giro di meno di dieci minuti era già sulla strada per Swan<br />

Quarter, dove si sarebbe imbarcato sul traghetto per Ocracoke,


un villaggio degli Outer Banks. Da lì si sarebbe diretto a nord<br />

sulla Highway 12 verso Buxton. Immaginava che fosse quella la<br />

strada percorsa da Lexie e, seguendone le tracce, sarebbe<br />

arrivato sul posto in un paio d’ore.<br />

Il viaggio fino a Swan Quarter procedette spedito su strade dritte<br />

e poco trafficate che gli permi-sero di pigiare l’acceleratore<br />

mentre pensava a lei, nel tentativo di scacciare l’ansia. In fondo<br />

l’ansia era un’altra parola per panico e lui si faceva vanto di non<br />

lasciarsi mai prendere dal panico. Tuttavia, ogni volta che era<br />

costretto a rallentare, per esempio attraversando i centri abitati,<br />

si trovava a tamburellare nervosamente sul volante borbottando<br />

tra sé.<br />

Era una sensazione strana e si intensificava a mano a mano che si<br />

avvicinava alla meta. Non sapeva spiegarsela, ma del resto non<br />

aveva nemmeno voglia di analizzarla. Era una delle rare occasioni<br />

in vita sua in cui agiva come un automa, facendo esattamente il<br />

contrario di ciò che gli suggeriva la logica, pensando soltanto a<br />

come avrebbe reagito lei vedendolo.<br />

Proprio mentre cominciava a credere di aver individuato la<br />

ragione del suo strano comportamento, Jeremy si ritrovò al molo<br />

del traghetto a fissare un ometto in uniforme intento a leggere il<br />

giornale. Venne a sapere che i traghetti per Ocracoke non erano<br />

così frequenti come quelli tra Sta-ten Island e Manhattan, e che<br />

quindi aveva perso l’ultima corsa della giornata. Valeva a dire<br />

che poteva tornare il giorno successivo, oppure rinunciare del


che poteva tornare il giorno successivo, oppure rinunciare del<br />

tutto al suo progetto e lui non era disposto a fare nessuna delle<br />

due cose.<br />

«È sicuro che non esista un altro modo per raggiungere il Faro di<br />

Hatteras?» domandò con il cuore in gola. «È molto importante.»<br />

«Be’, potrebbe arrivarci in macchina.»<br />

«Quanto ci vuole?»<br />

«Dipende da quanto va veloce.»<br />

Naturale, pensò Jeremy. «Mettiamo che io vada veloce.»<br />

L’uomo scrollò le spalle come se l’argomento lo annoiasse a<br />

morte. «Cinque o sei ore. Deve andare verso nord fino a<br />

Plymouth, poi prendere la statale 64 per Roanoke Island, quindi<br />

raggiungere Whalebone. Da lì si dirige a sud verso Buxton. Il<br />

faro è proprio laggiù.»<br />

Jeremy guardò l’ora; era già quasi l’una; a occhi e croce sarebbe<br />

arrivato a destinazione proprio quando Alvin sarebbe giunto a<br />

Boone Creek. Niente da fare.<br />

«C’è un altro punto dove prendere il traghetto?»<br />

«A Cedar Island.»


«Magnifico. Dov’è?»<br />

107<br />

«A circa tre ore nella direzione opposta. Ma anche in quel caso<br />

ormai dovrà aspettare fino a domattina.»<br />

Alle spalle dell’uomo Jeremy vide un poster con i vari fari del<br />

North Carolina. Al centro campeggiava quello di Hatteras, il più<br />

imponente di tutti.<br />

«E se le dicessi che si tratta di un’emergenza?» chiese.<br />

L’uomo per la prima volta alzò lo sguardo dal giornale.<br />

«È un’emergenza?»<br />

«Diciamo di sì.»<br />

«Allora chiamerei la Guardia Costiera. Oppure lo sceriffo.»<br />

«Ah», fece Jeremy, cercando di stare calmo. «Vuole dirmi che<br />

non c’è modo di arrivare là adesso? Da qui, intendo.»<br />

L’uomo si portò un dito al mento. «Suppongo che potrebbe<br />

prendere una barca, se ha tanta fretta.» Adesso sì che<br />

cominciamo a ragionare, pensò Jeremy. «E come potrei fare?»<br />

«Non saprei. Non l’ha mai chiesto nessuno.»


Jeremy risalì in macchina e ammise finalmente con se stesso che<br />

si era fatto prendere dal panico. Forse era perché ormai si<br />

trovava lì, oppure perché si era reso conto che le ultime parole<br />

rivolte a Lexie la notte precedente avevano a che fare con una<br />

più profonda verità, anche se qualcosa si era impossessato di lui<br />

e non gli permetteva di tornare indietro. Non ora che si trovava<br />

così vicino alla meta.<br />

Nate aspettava una sua telefonata, ma all’improvviso non se ne<br />

preoccupava più di tanto. Lo stesso valeva per l’arrivo di Alvin;<br />

se tutto andava bene, avrebbero fatto le riprese al cimitero sia<br />

quella sera stessa sia la successiva. Mancavano circa dieci ore<br />

all’apparizione delle luci; con una barca veloce probabilmente<br />

poteva raggiungere Hatteras in due. Ciò gli dava tutto il tempo<br />

necessario per andare laggiù, parlare con Lexie e tornare<br />

indietro, sempre ammesso di trovare qualcuno disposto ad<br />

accompagnarlo.<br />

Ovviamente le incognite erano numerose. Poteva non riuscire a<br />

noleggiare una barca, ma in quel caso, era pronto a guidare fino<br />

a Buxton. Comunque, una volta arrivato, non aveva neppure la<br />

certezza di riuscire a trovarla.<br />

Era una situazione completamente priva di senso. Ma chi se ne<br />

importava? Tutti avevano il diritto di essere un po’ bizzarri, una<br />

volta ogni tanto, e adesso toccava a lui. Aveva dei contanti nel<br />

portafoglio e avrebbe trovato un modo di arrivare a destinazione.


portafoglio e avrebbe trovato un modo di arrivare a destinazione.<br />

Era pronto a correre il rischio e a vedere come si mettevano le<br />

cose con lei, se non altro per dimostrare a se stesso che era in<br />

grado di lasciarla senza pensarci più.<br />

Era proprio quello il punto, lo sapeva. Quando Doris gli aveva<br />

fatto capire che forse non l’avrebbe più rivista, la sua mente era<br />

come impazzita. Era vero, sarebbe partito comunque entro un<br />

paio di giorni, ma questo non voleva dire che lo storia non<br />

dovesse finire così. Non ancora, comunque. Poteva venire a<br />

farle visita lì, lei poteva raggiungerlo a New York e, se era<br />

destino, avrebbero trovato una soluzione. Erano cose che<br />

capitavano tutti i giorni, no? Ma anche se non fosse stato<br />

possibile, anche se lei era decisa a troncare di netto ogni<br />

rapporto con lui, voleva sentirglielo dire. Solo allora sarebbe<br />

potuto tornare a casa con la convinzione di non aver avuto<br />

scelta.<br />

Tuttavia, mentre frenava di colpo nei pressi del primo porticciolo<br />

che trovava lungo la strada, si rese conto che non voleva sentir<br />

dire quelle parole. Non stava andando a Buxton per salutarla o<br />

per sentirsi dire che lei non voleva più vederlo. Al contrario,<br />

pensò stupito, sapeva che era diretto là per scoprire se Alvin<br />

aveva avuto ragione fin dall’inizio.<br />

108<br />

Il tardo pomeriggio era il momento preferito da Lexie. La


morbida luce invernale, unita all’au-stera bellezza naturale del<br />

paesaggio, dava al mondo un’aura surreale.<br />

Persino il faro, pitturato a strisce bianche e nere come una<br />

gigantesca striscia di caramella, da lì appariva simile a un<br />

miraggio e, mentre canninava lungo la spiaggia, lei cercò di<br />

immaginare quanto fosse stato difficile per i pescatori e i marinai<br />

doppiare la punta prima della sua costruzione. Le acque<br />

antistanti la costa, con le secche e i fondali rocciosi, erano<br />

denominate il Cimitero dell’Atlantico e custodivano numerosi<br />

relitti. La Monitor, coinvolta nella prima battaglia tra corazzate<br />

durante la Guerra Civile, era affondata lì. Lo stesso destino<br />

aveva subito la Central America, carica di oro californiano, il<br />

cui naufragio aveva causato la grave crisi economica del 1857.<br />

Si diceva che il va-scello di Barbanera, la Queen Anne’s<br />

Revenge, fosse stato rinvenuto nell’insenatura di Beaufort e gli<br />

U-Boat tedeschi affondati durante la Seconda guerra mondiale<br />

erano la meta preferita dei subac-quei.<br />

Suo nonno era un appassionato di storia e, tutte le volte che<br />

camminavano sulla spiaggia tenendosi per mano, le raccontava<br />

delle navi che erano andate perse nel corso dei secoli. Le riferiva<br />

aneddoti su uragani, secche insidiose ed errori di navigazione che<br />

avevano fatto arenare le imbarcazioni finché non erano state<br />

distrutte dalla forza dei marosi. Pur non nutrendo un interesse<br />

particolare per l’argomento e anzi, spesso spaventata dalle<br />

immagini evocate dal nonno, si sentiva cullata dalla sua parlata


lenta e melodiosa e non si stancava mai di ascoltarlo. Sebbene<br />

fosse ancora molto giovane, intuiva che parlare di quelle cose era<br />

molto importante per lui. Anni dopo, era venuta a sapere che<br />

durante la Seconda guerra mondiale la nave su cui era imbarcato<br />

era stata silurata e lui si era salvato per miracolo.<br />

Quel ricordo le fece provare un’acuta fitta di nostalgia. Le<br />

camminate con il nonno facevano parte di una routine quotidiana<br />

riservata a loro due soltanto e di solito uscivano poco prima di<br />

cena, mentre Doris era ai fornelli. Lui stava seduto in poltrona a<br />

leggere con gli occhiali appoggiati sul naso e, a un certo punto,<br />

chiudeva il libro con un sospiro e lo metteva da parte, poi si<br />

alzava e le chiedeva se voleva andare a vedere i cavalli selvaggi.<br />

L’idea dei cavali la esaltava. Non sapeva perché; non era mai<br />

salita in sella, né ambiva particolarmente a provarci, ma tutte le<br />

volte che il nonno le proponeva di accompagnarlo correva alla<br />

porta in preda all’eccitazione. In genere, i cavalli si tenevano a<br />

distanza dagli uomini e galoppavano via non appena arrivava<br />

qualcuno, ma sull’imbrunire indugiavano a brucare e<br />

abbassavano le difese, anche se solo per poco. Allora era<br />

possibile avvicinarsi abbastanza da vederne i segni distintivi e,<br />

con un po’ di fortuna, li sentiva sbuffare e nitrire come<br />

avvertimento a non avvicinarsi più.<br />

Discendevano dai mustang spagnoli e la loro presenza sugli<br />

Outer Banks risaliva al 1523. Ora una serie di severe leggi<br />

governative ne tutelava la sopravvivenza e loro erano ormai parte


governative ne tutelava la sopravvivenza e loro erano ormai parte<br />

del paesaggio quanto i cervi in Pennsylvania, con l’unico<br />

problema di occasionali sovrappopolamenti. La gente del posto<br />

li ignorava, almeno finché non davano fastidio, mentre per i turisti<br />

erano una delle principali attrazioni. Era molto tempo che Lexie<br />

andava lì, eppure ogni volta la vista dei cavalli la emozionava: la<br />

faceva sentire di nuovo giovane, con tutti i piaceri e le aspettative<br />

della vita ancora da venire.<br />

Desiderava sentirsi così anche in quel momento, se non altro per<br />

sfuggire al peso dell’età adulta, pensò. Doris le aveva telefonato<br />

per dirle che Jeremy era passato a cercarla, il che non l’aveva<br />

sorpresa. Aveva immaginato che si sarebbe chiesto che cosa<br />

avesse fatto di male o perché lei se ne fosse andata, ma era<br />

sicura che presto si sarebbe lasciato tutto alle spalle. Jeremy era<br />

una di quelle persone benedette da un’assoluta sicurezza in se<br />

stesse, sempre in movimento, senza rimpianti per il passato.<br />

Anche Avery era così, e lei ricordava ancora quanto l’avesse<br />

ferita il suo senso di superiorità, la sua indifferenza per il dolore<br />

che le causava. A ripensarci adesso, vedeva i suoi difetti<br />

caratterieli per quello che erano, ma all’epoca non era stata<br />

capace di cogliere i segnali d’avvertimento: il modo in cui il suo<br />

sguardo indugiava sulle altre donne, oppure lo slancio eccessivo<br />

con cui abbracciava quelle che diceva che fossero le sue amiche.<br />

All’inizio, aveva voluto credergli quando affermava di essere<br />

stato infedele una volta soltanto, ma a poco a poco erano<br />

riemersi frasi e spezzoni di dialoghi 109


iemersi frasi e spezzoni di dialoghi 109<br />

che la sua mente non aveva voluto registrare: una sua compagna<br />

di università che tempo prima le aveva riferito che giravano voci<br />

su una storia di Avery con una studentessa; uno dei suoi<br />

collaborato-ri che aveva accennato alle sue assenze ingiustificate<br />

dal lavoro. Lexie detestava considerarsi ingenua, ma lo era stata<br />

e più che di lui, era rimasta delusa da se stessa. Si diceva che<br />

avrebbe superato anche quello, che avrebbe incontrato un uomo<br />

migliore… uno come il Ragazzo di Chicago, il quale le aveva<br />

dimostrato una volta per tutte che non era brava a giudicare gli<br />

uomini. Né, a quanto pareva, di tenerseli.<br />

Era dura ammetterlo, e in certi momenti si chiedeva se non<br />

avesse sbagliato con entrambi. D’accordo, quello con il Ragazzo<br />

di Chicago era stato più un flirt che una storia d’amore, ma<br />

Avery? Lo aveva amato e aveva creduto di essere ricambiata.<br />

Certo, era facile dire che era un mascalzone e che la relazione<br />

era finita solo per colpa sua, però anche lui doveva aver trovato<br />

qualche mancanza nel loro rapporto. Qualche mancanza in lei.<br />

Ma in che senso? Era troppo assillante? Era noiosa? Non lo<br />

soddisfaceva a letto? Ma perché non era corso fuori, quel<br />

giorno, a cercarla, a chiederle perdono?<br />

Erano domande alle quali non aveva mai saputo rispondere. Le<br />

sue amiche le assicuravano che lei non c’entrava, e anche Doris.<br />

Ma nonostante ciò, non le era ancora ben chiaro che cosa fosse<br />

successo. Dopo tutto c’erano sempre due versioni della storia e


successo. Dopo tutto c’erano sempre due versioni della storia e<br />

ancora adesso a volte le veniva voglia di telefonargli per<br />

chiedergli dove lei aveva sbagliato.<br />

Come le aveva fatto notare un’amica, era tipico delle donne<br />

preoccuparsi di aver fatto degli errori. Gli uomini sembravano<br />

immuni da questo genere di insicurezze. E anche se non lo erano,<br />

avevano imparato a nascondere i propri sentimenti oppure a<br />

seppellirli nel profondo in modo da non es-serne feriti. Di solito,<br />

anche lei provava a fare lo stesso, e funzionava. Di solito.<br />

In lontananza, mentre il sole si tuffava nelle acque dello stretto di<br />

Pamlico, con le sue casette bianche di legno la cittadina di<br />

Buxton sembrava una cartolina. Guardò verso il faro e, proprio<br />

come sperava, scorse un piccolo branco di cavalli che brucava<br />

l’erba alla base della torre. Ce n’erano circa una decina, quasi<br />

tutti pezzati, e avevano folte pellicce che li proteggevano dal<br />

freddo dell’inverno. Al centro, due puledri brucavano vicini,<br />

agitando felici le code.<br />

Lexie si fermò a guardarli, con le mani infilate in tasca. Ora che si<br />

avvicinava la sera il vento si era rinfrescato e lei sentiva l’aria<br />

pungente sul naso e sulle guance. Le sarebbe piaciuto fermarsi lì<br />

ancora un po’, ma era stanca. Era stata una lunga e faticosa<br />

giornata.<br />

Suo malgrado, si chiese che cosa stesse combinando Jeremy.<br />

Organizzava altre riprese? Oppure stava per decidere dove<br />

andare a cena? Faceva i bagagli? Ma perché i suoi pensieri


andare a cena? Faceva i bagagli? Ma perché i suoi pensieri<br />

continuavano a tornare su di lui?<br />

Sospirò, conoscendo già la risposta. Per quanto le piacesse<br />

guardare i cavalli, la loro vista le ricordò non tanto un nuovo<br />

inizio, quanto il fatto che era sola. Per quanto si considerasse<br />

indipendente, per quanto cercasse di non badare ai continui<br />

commenti di Doris, non poteva fare a meno di provare un<br />

ardente desiderio di compagnia, d’intimità. Non significava per<br />

forza il matrimonio; a volte, le sarebbe bastato sapere che aveva<br />

un impegno per il venerdì o il sabato sera. Desiderava tanto<br />

trascorrere la mattina della domenica a letto con qualcuno che le<br />

stesse a cuore e, per quanto fosse impossibile, era Jeremy che<br />

s’immaginava accanto a sé.<br />

Lexie si obbligò a scacciare l’idea. Venendo lì aveva sperato di<br />

trovare sollievo dai pensieri che l’opprimevano, ma mentre era in<br />

piedi accanto al faro a guardare i cavalli che pascolavano le<br />

sembrò che il mondo le crollasse addosso. Aveva trentun anni,<br />

era sola e viveva in un posto senza prospettive per il futuro. Suo<br />

nonno e i suoi genitori erano soltanto ricordi lontani, la salute di<br />

Doris era fonte di costante preoccupazione e l’unico uomo che<br />

negli ultimi anni avesse trovato anche lontanamente interessante,<br />

sarebbe partito prima del suo ritorno.<br />

Fu allora che scoppiò a piangere a dirotto, singhiozzando come<br />

una bambina. Mentre infine cominciava a riprendersi vide una<br />

figura che le veniva incontro e, riconoscendola, rimase a fissarla


figura che le veniva incontro e, riconoscendola, rimase a fissarla<br />

at-tonita.<br />

110


14<br />

Lexie sbatté gli occhi, chiedendosi se stesse dognando. Non<br />

poteva essere lui, perché lui non poteva essere lì. Era un’idea<br />

così assurda, così impensabile, che aveva l’impressione di<br />

guardare la scena con gli occhi di un’altra persona.<br />

Jeremy sorrise e posò la borsa. «Sai, non dovresti fissare la<br />

gente in quel modo», disse. «Agli uomini piacciono le donne che<br />

sanno essere discrete.»<br />

Lei continuava a fissarlo. «Tu», disse.<br />

«Io», confermò lui con un cenno del capo.<br />

«Tu… sei qui.»<br />

«Io sono qui», ripeté lui.<br />

Lei lo guardò socchiudendo gli occhi nella luce del crepuscolo e<br />

Jeremy pensò che era persino più carina di quanto ricordasse.<br />

«Che cosa ci fai…?» Esitò, come se ancora non credesse ai suoi<br />

occhi. «Cioè, come hai fatto…?»<br />

«È una lunga storia», rispose Jeremy. Vedendo che lei non si<br />

muoveva, fece un cenno verso il faro. «Allora è questo il posto<br />

dove si sono sposati i tuoi genitori?»


dove si sono sposati i tuoi genitori?»<br />

«Te ne sei ricordato?»<br />

«Io ricordo tutto», disse lui, toccandosi la tempia. «Sai, la<br />

materia grigia qui dentro. Dove si so-no sposati esattamente?»<br />

Parlava in tono disinvolto, come se fosse la conversazione più<br />

normale del mondo, e questo faceva sembrare la scena ancora<br />

più irreale.<br />

«Laggiù», rispose lei. «Dalla parte dello stretto, vicino alla riva.»<br />

«Dev’essere stato molto bello», commentò lui guardando in<br />

quella direzione. «È un posto davvero stupendo. Adesso capisco<br />

perché lo ami tanto.»<br />

111<br />

Invece di rispondere, Lexie fece un respiro profondo, per<br />

riprendere il controllo delle emozioni.<br />

«Jeremy, che cosa ci fai qui?»<br />

Lui esitò. «Non ero sicuro che tu saresti tornata», disse. «E ho<br />

capito che, se volevo rivederti, dovevo venire da te.»<br />

«Ma perché?»<br />

Jeremy continuò a guardare verso il faro. «Era come se non


Jeremy continuò a guardare verso il faro. «Era come se non<br />

potessi farne a meno.»<br />

«Temo di non capire», ribatté lei.<br />

Jeremy si guardò i piedi, poi alzò la testa e le rivolse un sorriso<br />

quasi di scusa. «A dire la verità, ho passato gran parte della<br />

giornata a cercare di capirlo anch’io.»<br />

Mentre stavano in piedi accanto al faro il sole cominciò a<br />

tramontare e il cielo si fece di un grigio cupo. Una brezza umida<br />

e fredda spazzava la sabbia; sollevando la schiuma dalle onde.<br />

In lontananza, una figura avvolta in una pesante giacca scura<br />

dava da mangiare ai gabbiani, lanciando pezzi di pane per aria. A<br />

mano a mano che si abituava alla sua presenza, Lexie sentiva<br />

sce-mare dentro di sé lo choc per l’arrivo di Jeremy. Avrebbe<br />

dovuto essere in collera con lui, perché non aveva rispettato il<br />

suo desiderio di stare da sola, ma in fondo era lusingata da quel<br />

gesto. Avery non si era mai preoccupato di andare a cercarla,<br />

nemmeno il fedele Rodney avrebbe mai pensato di venire lì e,<br />

fino a quel momento, se qualcuno le avesse detto che Jeremy<br />

poteva fare una cosa simile, avrebbe riso di gusto. E invece,<br />

adesso cominciava a insinuarsi in lei la consapevolezza che lui era<br />

diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto, che lui era un uomo<br />

capace di sorprenderla.<br />

I cavalli avevano cominciato ad allontanarsi dal faro, brucando


qua e là mentre risalivano la du-na. La foschia si addensava sul<br />

mare, confondendo la linea dell’orizzonte. Le sterne beccavano<br />

la sabbia sulla battigia, muovendosi sulle lunghe zampe sottili in<br />

cerca di piccoli crostacei.<br />

Nel silenzio, Jeremy si avvicinò le mani alla bocca e ci soffiò<br />

dentro, cercando di scaldarle. «Sai arrabbiata con me?» chiese<br />

infine.<br />

«No», ammise lei. «Sorpresa, ma non arrabbiata.»<br />

Lui sorrise e lei ricambiò con un sorriso appena abbozzato.<br />

«Come hai fatto ad arrivare fin qui?» chiese di nuovo.<br />

Jeremy indicò alle sue spalle, verso Buxton. «Mi sono fatto dare<br />

un passaggio da due pescatori diretti da questa parte», disse.<br />

«Mi hanno lasciato giù al porticciolo.»<br />

«Ti hanno dato un passaggio così?»<br />

«Esatto.»<br />

«Sei stato fortunato. In genere i pescatori non fanno questi<br />

favori.»<br />

«Può darsi», ribatté lui. «Ma anche se non sono uno psicologo, è<br />

mia opinione che tutti, persino gli sconosciuti, sappiano valutare<br />

l’urgenza di una richiesta e mostrarsi generosi, se è il caso.» La


l’urgenza di una richiesta e mostrarsi generosi, se è il caso.» La<br />

guardò, schiarendosi la gola. «E poi, visto che non funzionava, mi<br />

sono offerto di pagarli.»<br />

Lei rise di quell’ammissione.<br />

«Lasciami indovinare», disse. «Ti hanno ripulito, eh?»<br />

Jeremy scrollò le spalle. «Dipende dai punti di vista. In effetti, mi<br />

è sembrata una cifra esorbi-tante per un passaggio in barca.»<br />

«È ovvio. Il tragitto è lungo. Bisogna calcolare il costo del<br />

carburante, e poi l’usura della barca…»<br />

«Me ne hanno parlato, sì…»<br />

«E, naturalmente, il tempo impiegato e il fatto che domattina<br />

saranno al lavoro prima dell’alba.»<br />

«Hanno detto anche questo.»<br />

In quel momento anche l’ultimo cavallo scomparve oltre la duna.<br />

«Però sei venuto lo stesso.»<br />

112<br />

Lui annuì, sorpreso almeno quanto lei. «Comunque, mi hanno<br />

fatto capire chiaramente che si trattava di un viaggio di sola<br />

andata. Non hanno voluto aspettarmi, perciò temo di essere


loccato qui.»<br />

«Ah, davvero? E come hai intenzione di tornare indietro?»<br />

Jeremy fece un sorriso malizioso. «Ecco, si dà il caso che<br />

conosca una persona qui, e avevo intenzione di sfoderare tutto il<br />

mio fascino per convincerla a darmi un passaggio fino a casa.»<br />

«E se io non avessi intenzione di rientrare per un bel po’?<br />

Oppure se ti dicessi di arrangiarti?»<br />

«A questo non ho ancora pensato.»<br />

«E dove intendevi soggiornare durante la tua permanenza qui?»<br />

«Non ho pensato nemmeno a questo.»<br />

«Se non altro sei sincero», commentò lei sorridendo. «Però<br />

dimmi, che cosa avresti fatto se non mi avessi trovata?»<br />

«E dove altro potevi essere andata?»<br />

Lei distolse lo sguardo, compiaciuta che la conoscesse così<br />

bene. In lontananza vide le luci di un peschereccio che avanzava<br />

impercettibilmente.<br />

«Hai fame?» gli chiese.<br />

«Da morire. Non ho mangiato niente per tutto il giorno.»


«Vuoi cenare?»<br />

«Conosci qualche bel posticino?»<br />

«Sì, ne ho in mente uno carino.»<br />

«Accettano carte di credito?» chiese lui. «Ho usato tutti i contanti<br />

che avevo per venire qui.»<br />

«Sono sicura che in un modo o nell’altro ce la caveremo»,<br />

rispose lei.<br />

Si avviarono lungo la spiaggia, allontanandosi dal faro. Mentre<br />

camminavano sulla sabbia com-patta accanto alla battigia, c’era<br />

uno spazio tra di loro che nessuno dei due sembrava voler<br />

colmare.<br />

Avanzavano decisi, i nasi arrossati per il freddo, come se fossero<br />

inesorabilmente attratti da qualche parte.<br />

Nel silenzio, Jeremy ripercorse mentalmente il suo viaggio fin lì,<br />

assalito da un senso di colpa nei confronti di Alvin e Nate. Si era<br />

perso la riunione telefonica – non c’era proprio camnpo mentre<br />

attraversava lo stretto di Pamlico – e si era rassegnato a<br />

chiamare Nate una volta sbarcato, anche se l’idea non lo<br />

rallegrava. Sospettava che lui stesse ribollendo da ore e non<br />

aspettasse altro che la sua telefonata per esplodere, ma aveva<br />

intenzione di proporgli un incontro con i produttori per la


intenzione di proporgli un incontro con i produttori per la<br />

settimana successiva, in cui avrebbe presentato loro le riprese e<br />

la scaletta del servizio. Immaginava, infatti, che sarebbe stato<br />

quello l’argomento della telefonata. E se la sua proposta non<br />

fosse bastata a soddisfarli, se perdere una sola telefonata avesse<br />

significato mettere fine alla sua carriera prima ancora di<br />

cominciare, allora non era poi così sicuro di voler lavorare per la<br />

televisione.<br />

E Alvin… be’, con lui era un po’ più facile. Non poteva tornare<br />

in tempo a Boone Creek per incontrarlo quella sera – se n’era<br />

reso conto quando la barca l’aveva scaricato a detsinazione –,<br />

ma il suo amico aveva il cellulare e lui gli avrebbe spiegato che<br />

cosa era successo. Alvin non sarebbe stato contento di andare<br />

da solo al cimitero, ma si sarebbe ripreso in fretta. Lui era una di<br />

quelle rare persone che non si lasciavano infastidire per più di un<br />

giorno dal risentimento.<br />

E poi, a essere sinceri, Jeremy doveva ammettere che in quel<br />

momento non gli importava niente di niente. L’unica cosa che<br />

contava era camminare con Lexie su una spiaggia deserta nel<br />

mezzo del nulla e il fatto che, mentre avanzavano controvento<br />

nella brezza salmastra, lei lo avesse preso sottobraccio.<br />

Lexie salì per prima gli scalini di legno malandati del vecchio<br />

bungalow e appese la giacca al gancio accanto alla porta.<br />

Jeremy la imitò, lasciando lì anche la sacca. Mentre la guardava<br />

avanzare nel soggiorno, pensò ancora una volta che era


avanzare nel soggiorno, pensò ancora una volta che era<br />

bellissima.<br />

113<br />

«Ti piace la pasta?» gli chiese lei, interrompendo le sue<br />

considerazioni.<br />

«Vuoi scherzare? Sono cresciuto a pasta. Mia madre è italiana.»<br />

«Bene», rispose. «Perché era quello che avevo in mente di<br />

cucinare.»<br />

«Mangiamo qui?»<br />

«Temo di sì», disse Lexie senza voltarsi. «Hai finito i contanti,<br />

ricordi?»<br />

La cucina era piccola, tinteggiata di un giallo sbiadito, con una<br />

carta da parati a fiori che si stac-cava negli angoli, armadietti<br />

logori e un tavolino colorato sotto la finestra. Sul bancone<br />

c’erano ancora le buste della spesa. Lexie tirò fuori una scatola<br />

di cereali e un filone di pane e Jeremy, che la osservava in piedi<br />

accanto al lavello, scorse un lembo della sua pelle sul fianco<br />

mentre si alzava in punta di piedi per sistemare la roba nella<br />

credenza.<br />

«Vuoi una mano?» le chiese.


«No, grazie», rispose lei voltandosi. Si sistemò la camicia, poi<br />

prese un’altra borsa e mise da parte due cipolle e due scatole di<br />

pelati. «Vuoi bere qualcosa mentre io preparo da mangiare? C’è<br />

una confezione di sei bottiglie di birra in frigo.»<br />

Lui sgranò gli occhi, fingendosi stupito. «Hai della birra?<br />

Credevo che non bevessi alcolici.»<br />

«Infatti.»<br />

«A una donna astemia, sei bottiglie di birra possono dare alla<br />

testa», commentò lui. «Se non ti conoscessi, penserei che volevi<br />

fare baldoria questo week-end.»<br />

Lei lo incenerì con un’occhiata, ma nei suoi occhi ci fu un lampo<br />

di divertimento. «Mi bastano e avanzano per andare avanti un<br />

mese, che cosa credi. Allora, ne vuoi una o no?»<br />

Lui sorrise, contento di quello scambio di battute. «Sì, grazie.»<br />

«Puoi servirti da solo? Devo mettere sul fuoco il sugo.»<br />

Jeremy andò al frigo e tirò fuori due bottiglie di Coors Light. Le<br />

stappò, quindi gliene mise una di fianco. «Non mi piace bere da<br />

solo», disse.<br />

Sollevò la bottiglia per brindare e lei fece altrettanto, in silenzio,<br />

poi Jeremy si appoggiò al bancone incrociando le caviglie.<br />

«Tanto perché tu lo sappia, sono bravissimo a tritare le verdure,


«Tanto perché tu lo sappia, sono bravissimo a tritare le verdure,<br />

nel caso ti serva aiuto.»<br />

«Lo terrò a mente.»<br />

Lui sorrise. «Da quanto tempo avete questa casa?»<br />

«I miei nonni l’acquistarono subito dopo la guerra. All’epoca non<br />

c’era nemmeno una strada sull’isola. Dovevi passare con la<br />

macchina sulla spiaggia per arrivare qui. In soggiorno ci sono<br />

delle foto di com’era il posto allora.»<br />

«Ti spiace se do un’occhiata?»<br />

«Fa’ pure. E se vuoi rinfrescarti prima di cena, c’è un bagno in<br />

fondo al corridoio. A destra, nella camera degli ospiti.»<br />

Jeremy andò in soggiorno a guardare le vecchie foto dell’isola,<br />

poi notò la valigia di Lexie accanto all’ingresso. Dopo un attimo<br />

di esitazione, la prese e si diresse lungo il corridoio. Sulla sinistra<br />

vide un’ampia stanza, dove su una pedana c’era un grande letto<br />

matrimoniale, con sopra una trapunta con un motivo a conchiglia.<br />

Alle pareti erano appese altre foto degli Outer Banks.<br />

Immaginando che fosse la camera di Lexie, lasciò la valigia<br />

dietro la porta.<br />

Tornò in corridoio ed entrò nell’altra stanza. Era decorata in stile<br />

navale, con le tende blu e i co-modini e la toletta di legno grezzo.<br />

Mentre si toglieva le scarpe e i calzini ai piedi del letto, si chiese


Mentre si toglieva le scarpe e i calzini ai piedi del letto, si chiese<br />

che effetto gli avrebbe fatto dormire lì sapendo che Lexie era<br />

dall’altra parte del corridoio.<br />

In bagno, si guardò nello specchio sopra il lavandini e si sistemò i<br />

capelli con le dita. Aveva la pelle ricoperta di un sottile strato di<br />

sale e, dopo essersi lavato le mani, si sciacquò anche il viso.<br />

Ora si sentiva meglio. Tornò in cucina mentre una radiolina sul<br />

davanzale trasmetteva le note ma-linconiche di «Yesterday».<br />

«Posso aiutarti adesso?» domandò. Sul banco c’era<br />

un’insalatiera con dentro pezzi di pomodori e olive.<br />

Mentre sciacquava la lattuga, Lexie gli indicò le cipolle. «Ho<br />

quasi finito di preparare l’insalata, ma ti spiacerebbe sbucciare<br />

quelle?»<br />

114<br />

«Certo. Vuoi anche che te le sminuzzi?»<br />

«No, non serve. Basta che le sbucci. Il coltello è in quel<br />

cassetto.»<br />

Jeremy prese il coltello e si accinse a sbucciare le cipolle. Per un<br />

attimo rimasero in silenzio, ascoltando la musica. Mentre finiva di<br />

pulire la lattuga Lexie cercava di non fare caso a quanto fossero<br />

vicini, ma non poté evitare di ammirare la grazia disinvolta di


Jeremy, la linea dei suoi fianchi e delle gambe, le spalle larghe, gli<br />

zigomi alti.<br />

Lui sollevò una cipolla sbucciata, ignaro di essere oggetto di<br />

tanta attenzione. «Così va bene?»<br />

«Perfetto», rispose lei.<br />

«Sei sicura che non vuoi che te le tagli?»<br />

«No, se lo facessi, rovineresti il sugo e non te lo perdonerei<br />

mai.»<br />

«Tutti sminuzzano le cipolle. La mia mamma italiana lo fa.»<br />

«Io no.»<br />

«Vuoi dire che metterai queste grosse cipolle tutte intere nel<br />

sugo?»<br />

«No, prima le taglierò a metà.»<br />

«Posso fare almeno quello?»<br />

«No, grazie. Non vorrei metterti alla porta.» Gli sorrise. «E poi,<br />

sono io la cuoca, ricordi? Guarda e impara. In questo momento<br />

immagina di essere… l’apprendista.»<br />

Lui la guardò. Da quando erano rientrati il rossore sulle sue


Lui la guardò. Da quando erano rientrati il rossore sulle sue<br />

guance era sparito, lasciandole la pelle rosea.<br />

«L’apprendista?»<br />

«Che vuoi che ti dica? Tua madre sarà anche italiana, ma io sono<br />

cresciuta con una nonna che ha provato praticamente tutte le<br />

ricette immaginabili.»<br />

«E questo fa di te un’esperta?»<br />

«No, ma Doris lo è, e io sono stata per molto tempo la sua<br />

apprendista. Ho imparato per osmosi, e adesso tocca a te.»<br />

Lui prese la seconda cipolla. «Allora dimmi che cosa c’è di tanto<br />

speciale nella tua ricetta. A parte le cipolle grosse come palle da<br />

baseball.»<br />

Lexie prese la cipolla sbucciata e la tagliò a metà. «Bene, dato<br />

che tua madre è italiana, sono sicura che avrai sentito parlare di<br />

San Marzano.»<br />

«Ma certo», rispose lui. «Sono pomodori. Di San Marzano.»<br />

«Ha-ha, che spiritoso», ribatté lei. «Per la precisione, sono i<br />

pomodori più dolci e profumati, perfetti per il sugo. Adesso,<br />

guarda.»<br />

Tirò fuori un tegame e lo posò da una parte. Poi accese un<br />

fornello e ce lo mise sopra ancora vuoto.


fornello e ce lo mise sopra ancora vuoto.<br />

«Fin qui sono molto colpito», disse lui finendo di sbucciare anche<br />

la seconda cipolla. Prese la birra e tornò ad appoggiarsi al<br />

bancone. «Dovresti avere un programma culinario tutto tuo.»<br />

Ignorando la battuta, lei versò il contenuto dei due barattoli di<br />

pelati nel tegame e poi aggiunse un’intero panetto di burro che<br />

cominciava a sciogliersi.<br />

«Ha l’aria molto sana», commentò. «Il mio medico dice sempre<br />

che avrei bisogno di una dieta con più colesterolo.»<br />

«Te l’ha mai detto nessuno, invece, che hai una spiccata<br />

tendenza al sarcasmo?»<br />

«Mi pare di sì», rispose lui alzando la bottiglia. «Comunque,<br />

grazie per essertene accorta.»<br />

«Hai preparato l’altra cipolla?»<br />

«Sono o non sono l’apprendista?» ribatté lui, porgendogliela.<br />

Lei tagliò a metà anche quella e poi aggiunse tutti e quattro i<br />

pezzi di cipolla nel sugo. Mescolò per un istante con un mestolo<br />

di legno, aspettò che l’intingolo bollisse, quindi abbassò la<br />

fiamma.<br />

«Ecco fatto», disse soddisfatta, tornando al lavandino. «Per ora


«Ecco fatto», disse soddisfatta, tornando al lavandino. «Per ora<br />

abbiamo finito. Sarà pronto tra un’ora e mezzo.»<br />

Mentre si lavava le mani, Jeremy lanciò un’occhiata perplessa al<br />

tegame. «Tutto qui? Niente aglio? Niente sale né pepe? Niente<br />

salsiccia? Niente carne macinata?»<br />

115<br />

Lei scrollò il capo. «Soltanto tre ingredienti. Poi la verseremo<br />

sulle linguine e completeremo con una grattata di parmigiano<br />

fresco.»<br />

«Non è molto italiano.»<br />

«Invece, sì. È l’autentica, antica ricetta di San Marzano. Un<br />

paese che si trova in Italia, come tu sai.» Chiuse il rubinetto e si<br />

asciugò le mani con uno strofinaccio. «Visto che abbiamo tempo,<br />

ne approfitterò per fare un po’ di pulizia prima di cena. Ti spiace<br />

se ti lascio da solo?» gli chiese.<br />

«Non preoccuparti per me. Troverò qualcosa da fare.»<br />

«Se vuoi, puoi farti una doccia», disse. «Ti do degli asciugamani<br />

puliti.»<br />

Sentendosi ancora il sale sul collo e sulle braccia, Jeremy accettò<br />

volentieri. «Grazie. Sarebbe fantastico.»<br />

«Bene, vado a prenderli.»


«Bene, vado a prenderli.»<br />

Con un sorriso, Lexie afferrò la birra e gli passò davanti, conscia<br />

del suo sguardo su di sé. Si chiese se anche lui si sentiva<br />

altrettanto imbarazzato.<br />

In fondo al corridoio aprì la porta del ripostiglio, prese un paio di<br />

asciugamani e li posò sul letto nella camera degli ospiti. Sotto il<br />

lavandino del bagno c’era un assortimento di shampoo e una<br />

sapo-netta nuova e tirò fuori anche quelli. Mentre si rialzava,<br />

vide la propria immagine riflessa nello specchio e all’improvviso<br />

si immaginò Jeremy avvolto in una salvietta dopo la doccia.<br />

Quell’immagine la turbò. Fece un lungo respiro, sentendosi<br />

stupida come una ragazzina.<br />

«Ehi?» lo sentì chiamare. «Dove sei?»<br />

«Nel bagno della camera degli ospiti», rispose lei, sorpresa da<br />

quanto suonasse calma la sua vo-ce. Lui le comparve alle spalle.<br />

«Non è che per caso avresti un rasoio da qualche parte?»<br />

«No, mi spiace», rispose lei. «Guarderò nel mio bagno, ma…»<br />

«Non importa», disse Jeremy, passandosi una mano sulla<br />

guancia. «Per stasera mi terrò la barba lunga.»<br />

Andrà benissimo, pensò lei, sentendosi arrossire. Per non tradirsi<br />

si voltò e gli indicò gli shampoo. «Usa pure quello che<br />

preferisci», disse. «Guarda che l’acqua calda impiega un po’ ad


preferisci», disse. «Guarda che l’acqua calda impiega un po’ ad<br />

arrivare, quindi devi avere pazienza.»<br />

«D’accordo», rispose. «Prima però volevo chiederti se posso<br />

usare il telefono. Dovrei fare un paio di chiamate.»<br />

Lei annuì. «È in cucina.»<br />

Mentre gli passava accanto, sentì di nuovo il suo sguardo su di<br />

sé, ma non si voltò per controllare. Entrò invece in camera sua, si<br />

richiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con la schiena, a<br />

disagio per le strane sensazioni che provava. Non era successo<br />

niente, non sarebbe successo niente, si ripeté. Chiuse a chiave la<br />

porta, sperando che bastasse a tenere lontani certi pensieri. E<br />

funzionò, almeno per un attimo, finché non si accorse che lui le<br />

aveva portato lì la valigia.<br />

Il pensiero che fosse entrato in quella camera pochi istanti prima<br />

le provocò una tale ondata di eccitazione – nonostante i suoi<br />

sforzi per negarlo – infine fu costretta ad ammettere di aver<br />

mentito a se stessa per tutto quel tempo.<br />

Quando Jeremy tornò in cucina dopo la doccia, la stanza era<br />

pervasa dall’aroma del sugo che cuoceva. Finì di bere la birra,<br />

trovò il bidone della pattumiera sotto il lavandino e ci buttò la<br />

bottiglia vuota, quindi ne prese un’altra dal frigorifero. Sul ripiano<br />

inferiore notò un pezzo di parmigiano e un vasetto di olive ancora<br />

sigillato; fu sul punto di prenderne una di nascosto, ma poi ci


ipensò.<br />

Trovato il telefono, compose il numero dell’ufficio di Nate e<br />

glielo passarono subito. Per i primi venti secondi tenne la<br />

cornetta lontana dall’orecchio mentre l’altro dava sfogo alla<br />

propria frustrazione, ma quando alla fine si fu calmato, Nate<br />

reagì positivamente alla sua proposta di organizzare un incontro<br />

per la settimana successiva. Jeremy terminò la chiamata con la<br />

promessa di ritelefonar-gli il mattino seguente.<br />

116<br />

Alvin, al contrario, risultò irraggiungibile. Provò una volta e attese<br />

qualche istante dopo essere stato deviato sulla segreteria, poi<br />

riattaccò e riprovò, con lo stesso risultato. L’orologio in cucina<br />

segnava quasi le sei e Jeremy calcolò che Alvin si trovasse da<br />

qualche parte lungo l’autostrada. Sperava di riuscire a parlargli<br />

più tardi.<br />

Non avendo più niente da fare, e dato che Lexie non si vedeva<br />

ancora, uscì dalla porta sul retro e rimase in piedi sulla veranda.<br />

Il freddo era aumentato e il vento continuava a rinforzare.<br />

Sebbene non riuscisse a vedere l’oceano, il fragore delle onde<br />

era incessante e il suo ritmo regolare lo fece cadere quasi in uno<br />

stato di trance.<br />

Dopo un po’, rientrò nel soggiorno buio. Sbirciando in corridoio,<br />

vide una lama di luce che proveniva da sotto la porta della


vide una lama di luce che proveniva da sotto la porta della<br />

camera di Lexie. Non sapendo che cosa fare, accese una<br />

lampada da tavolo vicino al caminetto. Alla fioca luce della<br />

lampada, guardò i titoli dei libri sulla mensola del camino, finché<br />

non si ricordò della sacca che si era portato dietro. Nella fretta<br />

di arrivare lì non aveva ancora dato un’occhiata al taccuino di<br />

Doris. Andò a prenderlo e poi tornò in soggiorno e si accomodò<br />

sulla poltrona. A poco a poco la tensione accumulata sulle spalle<br />

nelle ultime ore cominciò a calare.<br />

Così va bene, pensò. Anzi, benissimo. Quello era il modo in cui<br />

le cose sarebbero dovute rimanere sempre.<br />

Un’oretta prima, sentendo Jeremy chiudere la porta della<br />

camera, Lexie era andata alla finestra e aveva bevuto una sorsata<br />

di birra per calmare i nervi.<br />

La loro conversazione in cucina aveva avuto un tono disinvolto e<br />

superficiale, pensò, si erano tenuti a distanza in attesa che la<br />

situazione si chiarisse. Sapeva che sarebbe dovuta rimanere su<br />

quella strada, una volta tornata di là, ma mentre posava la birra<br />

capì che non voleva affatto mantenere le distanze. Non più.<br />

Pur essendo a conoscenza dei rischi, quando se l’era trovato<br />

davanti all’improvviso tutto in lui l’aveva attratta – la sorpresa di<br />

vederlo arrivare sulla spiaggia, il sorriso pronto e i capelli<br />

spettinati, lo sguardo nervoso e sincero – e in quell’istante<br />

Jeremy era stato sia l’uomo che conosceva sia quello che non<br />

conosceva. Anche se al momento non l’aveva ammesso con se


conosceva. Anche se al momento non l’aveva ammesso con se<br />

stessa, adesso si rendeva conto di voler conoscere la parte che<br />

lui le aveva tenuto nascosta, qualunque fosse e dovunque<br />

portasse.<br />

Fino a due giorni prima non avrebbe mai immaginato che potesse<br />

accadere una cosa del genere.<br />

Era rimasta scottata in passato, e ora si accorgeva di aver<br />

reagito alla sofferenza ritraendosi nella sicurezza della solitudine.<br />

Ma una vita priva di rischi non era una vita vera e, se voleva<br />

cambiare, tanto valeva cominciare subito.<br />

Dopo la doccia, si sedette sul ciglio del letto e aprì la valigia per<br />

prendere una crema per il corpo. Se la spalmò lentamente<br />

dappertutto, gustando la sensazione di freschezza sulla pelle.<br />

Non si era portata niente di speciale da indossare; nella fretta di<br />

partire aveva gettato nella valigia quello che le era capitato<br />

sottomano, e così frugò tra gli indumenti finché trovò i suoi jeans<br />

preferiti. Tutti scoloriti, erano lisi sulle ginocchia e avevano l’orlo<br />

sfrangiato, ma i numerosi lavaggi avevano ammorbidito e<br />

assottigliato la tela e adesso le aderivano alla figura in maniera<br />

molto sen-suale. Era sicura che anche Jeremy se ne sarebbe<br />

accorto, e l’idea le provocò un segreto brivido di piacere.<br />

Poi si infilò una camicia bianca a maniche lunghe, che lasciò fuori<br />

dai calzoni. Arrotolò le maniche fino ai gomiti e tenne un bottone


slacciato, mostrando un accenno di scollatura.<br />

Si asciugò i capelli con il phon e se li spazzolò. Quanto al trucco,<br />

si accontentò di quello che aveva: fard, eyeliner e rossetto.<br />

Peccato che non avesse portato anche del profumo, ma non<br />

poteva farci niente.<br />

Quando fu pronta, si guardò allo specchio, sistemandosi la<br />

camicia fino a essere soddisfatta del risultato. Sorridendo, cercò<br />

di ricordare l’ultima volta che aveva nutrito sincero interesse<br />

nell’appa-rire bella.<br />

117<br />

Jeremy era seduto accanto al camino con i piedi appoggiati al<br />

tavolino e quando lei entrò nella stanza, alzò lo sguardo e rimase<br />

a fissarla a bocca aperta.<br />

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riusciva, né riusciva a<br />

staccare gli occhi da lei. E di colpo si rese conto del perché<br />

fosse stato tanto importante ritrovarla. Non aveva avuto scelta,<br />

perché sapeva di essersi innamorato di lei.<br />

«Sei… incredibile», mormorò dopo un po’.<br />

«Grazie», rispose Lexie, esaltata dalla sensazione che le<br />

provocava la sua voce arrochita. I loro occhi si incontrarono e in<br />

quel momento lei capì che il messaggio che leggeva nel suo


sguardo ri-specchiava il proprio.


15<br />

Per un attimo rimasero entrambi immobili, poi Lexie fece un<br />

lungo respiro e distolse lo sguardo.<br />

Ancora scossa, alzò la bottiglia vuota che reggeva in mano.<br />

«Credo che mi ci voglia un’altra di queste», disse abbozzando un<br />

sorriso. «Ne vuoi una anche tu?» Jeremy si schiarì la voce.<br />

«Grazie, l’ho già presa.»<br />

«Torno tra un istante. Vado a vedere se è pronto il sugo.»<br />

Lexie si avviò in cucina con le gambe deboli e si fermò davanti ai<br />

fornelli. Il mestolo aveva lasciato una macchia di pomodoro sul<br />

bancone e, dopo aver mescolato il sugo, lo rimise esattamente<br />

nello stesso punto. Poi, aperto il frigorifero, prese una birra e il<br />

vasetto di olive e li appoggiò sul piano. Cercò di aprire il vasetto,<br />

ma le tremavano le mani.<br />

«Ti serve aiuto?» le chiese Jeremy.<br />

Lei alzò gli occhi, sorpresa. Non lo aveva sentito entrare e si<br />

chiese se il suo stato d’animo fosse tanto evidente.<br />

«Se non ti spiace», rispose.<br />

Jeremy le prese il vasetto di mano. Lei osservò il guizzo dei


Jeremy le prese il vasetto di mano. Lei osservò il guizzo dei<br />

muscoli del suo avambraccio mentre girava la capsula di<br />

chiusura. Poi aprì anche la bottiglia di birra e gliela porse.<br />

Lui non la guardava, né sembrava voler aggiungere altro. Nel<br />

silenzio della cucina, lo vide appoggiarsi al bancone. La luce era<br />

accesa, ma il buio della sera aveva avvolto la stanza nella<br />

penom-bra.<br />

118<br />

Lexie bevve una sorsata di birra, gustandone il sapore,<br />

assaporando tutto di quella serata: il proprio aspetto e il proprio<br />

stato d’animo, il modo in cui lui prima l’aveva guardata. Era<br />

abbastanza vicina da poterlo toccare, se avesse voluto e per un<br />

istante fu sul punto di farlo, poi cambiò idea e si girò verso la<br />

credenza.<br />

Prese l’olio e l’aceto balsamico e li versò in una ciotolina assieme<br />

a sale e pepe.<br />

«C’è un profumino delizioso», osservò Jeremy.<br />

Dopo aver preparato il condimento, lei versò le olive in un’altra<br />

ciotola. «Manca ancora un po’<br />

per la cena», disse. Parlare la faceva sentire più sicura. «Siccome<br />

non contavo di avere compagnia, dovremo accontentarci di<br />

queste come aperitivo. Se fosse estate, potremmo sederci in


queste come aperitivo. Se fosse estate, potremmo sederci in<br />

veranda, ma ci ho provato prima e si muore di freddo. E devo<br />

anche avvisarti che le sedie in cucina non sono troppo comode.»<br />

«Il che significa?»<br />

«Ti va di tornare in soggiorno?»<br />

Jeremy la precedette e si fermò accanto alla poltrona per<br />

recuperare il taccuino mentre Lexie si sedeva sul divano. Posò le<br />

olive sul tavolino, quindi cercò una posizione comoda. Quando<br />

lui le si mise accanto, lei avvertì il profumo dello shampoo che<br />

aveva usato. Dalla cucina arrivavano le note fioche della radio<br />

accesa.<br />

«Vedo che hai il taccuino di Doris», disse lei.<br />

Jeremy annuì. «Sì, me l’ha prestato.»<br />

«E?»<br />

«Ho dato un’occhiata solo alle prime pagine. Ma ci sono molti<br />

più particolari di quanto pensassi.» «Adesso credi al fatto che<br />

abbia indovinato il sesso di tutti quei bambini?»<br />

«No», rispose lui. «Come ti ho detto, potrebbe aver annotato in<br />

seguito solo le previsioni azzec-cate.»<br />

Lexie sorrise. «E come spieghi le differenze tra le varie


annotazioni? A volte a penna, altre a matita, certe volte<br />

frettolose, certe altre più ordinate?»<br />

«Non sto dicendo che il taccuino non mi convince», rispose, «ma<br />

solo che non si può prevedere il sesso di un nascituro tenendo la<br />

mano di una persona.»<br />

«Lo credi tu.»<br />

«No, è impossibile.»<br />

«Non vorrai dire statisticamente improbabile?»<br />

«No», ribadì lui. «Impossibile.»<br />

«D’accordo, signor Scettico. E la sua indagine come va?»<br />

Jeremy iniziò a staccare l’etichetta della bottiglia con il pollice.<br />

«Bene», rispose. «Se non ti dispiace, però, vorrei finire di dare<br />

un’occhiata ai diari in biblioteca. Magari troverò qualche cosa<br />

che dia un po’ di sugo alla storia.»<br />

«Hai scoperto la causa del fenomeno?»<br />

«Sì», rispose lui. «Adesso non mi resta che dimostrarlo. Spero<br />

che il tempo collabori.»<br />

«Stai tranquillo», lo rassicurò lei. «È prevista nebbia per tutto il<br />

fine settimana. L’ho sentito prima alla radio.»


fine settimana. L’ho sentito prima alla radio.»<br />

«Bene. Purtroppo, però, la soluzione non è affascinante quanto<br />

la leggenda.»<br />

«Comunque, è valsa la pena venire quaggiù?»<br />

Lui annuì. «Senza dubbio», mormorò. «Non mi sarei perso<br />

questo viaggio per niente al mondo.» Dal tono in cui lo disse, lei<br />

capì che cosa intendeva veramente e si voltò verso di lui. Posò la<br />

mano sul mento e mise una gamba sul divano, soddisfatta di<br />

quanto fosse intima l’atmosfera, di quanto lui la facesse sentire<br />

desiderabile.<br />

«Allora, qual è la soluzione?» chiese sporgendosi in avanti. «Non<br />

vuoi dirmelo?»<br />

La lampada alle sue spalle la circondava di un alone soffuso e i<br />

suoi occhi brillavano violetti sotto le lunghe ciglia.<br />

119<br />

«Preferirei fartelo vedere», rispose lui.<br />

Lei sorrise. «Dato che comunque ti riporterò indietro io. È<br />

questo che intendi?»<br />

«Esatto.»<br />

«E quando vuoi tornare?»


«E quando vuoi tornare?»<br />

«Domani, se possibile.» Scrollò la testa, cercando di riprendere il<br />

controllo delle emozioni. Non voleva rovinare tutto, non voleva<br />

essere troppo esplicito, ma il suo unico desiderio era stringerla<br />

tra le braccia. «Devo vedermi con Alvin. È un mio amico, un<br />

cameraman di New York. Sta venendo qui per fare qualche<br />

ripresa professionale.»<br />

«Viene a Boone Creek?»<br />

«Veramente credo che stia arrivando in città proprio in questo<br />

momento.»<br />

«Adesso? Non dovresti essere lì ad aspettarlo?»<br />

«Forse sì», rispose lui.<br />

Lei rifletté sulla sua risposta, commossa dalle difficoltà che aveva<br />

affrontato per raggiungerla.<br />

«Va bene», rispose. «Possiamo prendere il traghetto della<br />

mattina. Arriveremo in città intorno alle dieci.»<br />

«Grazie», disse lui.<br />

«Domani sera avete intenzione di fare delle riprese?»<br />

Lui annuì. «Ho lasciato un biglietto per Alvin dicendogli di andare


al cimitero stasera, ma dobbiamo fare delle riprese anche<br />

altrove. Domani sarà una giornata piena.»<br />

«E domani sera ci sarà il ballo sull’aia, ricordi? Mi sembra che<br />

avessimo fatto il patto che, se ri-solvevi il mistero, io avrei ballato<br />

con te.»<br />

Jeremy chinò la testa. «Farò il possibile per venirci. Credimi, non<br />

c’è nulla che mi farebbe più piacere.»<br />

Rimasero in silenzio.<br />

«Quando hai intenzione di ripartire per New York?» chiese lei<br />

dopo un po’.<br />

«Sabato. Devo essere in città per un incontro la settimana<br />

prossima.»<br />

Quelle parole le provocarono una stretta al cuore. Pur sapendo<br />

che era inevitabile, sentirglielo dire le causò una profonda<br />

sofferenza. «Torni alla vita eccitante, eh?»<br />

Lui scrollò il capo. «La mia vita a New York è tutt’altro che<br />

eccitante. La maggior parte del tempo la passo a lavorare, a fare<br />

ricerche, oppure a scrivere. E sono attività solitarie. A essere<br />

sincero, a volte può essere molto solitario lì.»<br />

Lei lo guardò scettica. «Non cercare di farmi compassione,<br />

perché non ci casco.»


perché non ci casco.»<br />

Jeremy le lanciò un’occhiata. «E se ti parlassi dei miei sinistri<br />

vicini di casa? Proveresti un briciolo di pietà?»<br />

«No.»<br />

Lui rise. «Al contrario di ciò che puoi pensare, non abito a New<br />

York per il divertimento, ma perché c’è la mia famiglia, perché<br />

mi ci trovo bene. Perché è casa mia. Proprio come Boone<br />

Creek lo è per te.»<br />

«Immagino che tu abbia un buon rapporto con la tua famiglia.»<br />

«Sì, infatti», confermò lui. «Ci ritroviamo quasi tutti i fine<br />

settimana a casa dei miei, nel Queens, per i classici pranzi in<br />

famiglia. Mio padre ha avuto un infarto qualche anno fa e se l’è<br />

cavata per un pelo, però queste riunioni gli piacciono un sacco.<br />

C’è sempre una confusione bestiale: bambini che corrono qua e<br />

là, la mamma in cucina, i miei fratelli con le mogli a chiacchierare<br />

in giardino. Ovviamente, abitano tutti vicini, così si ritrovano<br />

ancora più spesso di me.»<br />

Lei bevve un sorso di birra, cercando di immaginarsi la scena.<br />

«Dev’essere bello.»<br />

«Infatti. A volte, però, è dura.»<br />

Lei lo guardò. «Non capisco.»


Lei lo guardò. «Non capisco.»<br />

Lui rimase in silenzio ruotando la bottiglia tra le mani. «Certe<br />

volte non capisco nemmeno io», ammise.<br />

Forse fu il modo in cui lo disse che la spinse a restare in silenzio.<br />

Rimase a guardarlo intensamente, in attesa che proseguisse.<br />

120<br />

«Hai mai avuto un sogno?» le chiese. «Qualcosa che avevi<br />

desiderato sopra ogni altra e che, quando stavi per raggiungerla,<br />

ti è stata portata via?»<br />

«Tutti abbiamo dei sogni che non si avverano», rispose lei con<br />

voce diffidente.<br />

Lui curvò le spalle. «È vero», ammise. «Hai ragione.»<br />

«Sì, però potresti spiegarti meglio.»<br />

«C’è una cosa che non sai di me», esordì lui, voltandosi a<br />

guardarla.<br />

Quelle parole la misero in allarme. «Sei sposato», disse,<br />

appoggiandosi all’indietro.<br />

Lui scrollò il capo. «No.»<br />

«Allora hai un’altra a New York ed è una storia seria.»


«Allora hai un’altra a New York ed è una storia seria.»<br />

«Nemmeno questo, no.»<br />

Lei lo fissò e le parve di vedere un’ombra di dubbio<br />

attraversargli il viso.<br />

«Non importa», si affrettò a dire. «Comunque non sono affari<br />

miei.»<br />

Lui scrollò il capo e si sforzò di sorridere. «Ci sei andata vicina la<br />

prima volta», disse. «Sono stato sposato. E ho divorziato.»<br />

Aspettandosi qualcosa di molto peggio, lei fu sul punto di<br />

sorridere, ma la sua espressione acci-gliata la bloccò.<br />

«Si chiamava Maria. All’inizio eravamo come cane e gatto, e<br />

nessuno riusciva a capire che cosa ci legasse. Ma scavando<br />

sotto la superficie, condividevamo gli stessi valori e le stesse<br />

convinzioni per quanto riguarda le cose importanti nella vita.<br />

Compreso il desiderio di avere dei figli. Lei ne voleva quattro, io<br />

cinque.» Esitò vedendo l’espressione incredula di lei. «Lo so che<br />

al giorno d’oggi sono tanti, ma entrambi provenivamo da una<br />

famiglia numerosa.» Fece un’altra pausa. «All’inizio non<br />

sapevamo che ci fosse un problema, ma dopo sei mesi lei non<br />

era ancora rimasta incinta, e così facemmo qualche esame. Lei<br />

era a posto, ma venne fuori che, per qualche ragione, io non lo<br />

ero.


Non ci venne data nessuna spiegazione, nessun possibile<br />

rimedio. Il dottore ci disse che a volte poteva capitare. Dopo<br />

quella notizia, lei decise di rompere il matrimonio. E adesso…<br />

voglio dire, amo la mia famiglia, sto bene con loro, ma quando li<br />

incontro mi viene sempre in mente la famiglia che io non potrò<br />

mai avere. So che può sembrare strano, però dovresti essere nei<br />

miei panni per capire quanto volessi dei figli.»<br />

Quando terminò, Lexie rimase a guardarlo, riflettendo su quello<br />

che le aveva detto. «Tua moglie ti ha lasciato perché avete<br />

scoperto che non potevi avere dei figli?» sintetizzò poi.<br />

«Non subito. Ma alla fine è stato così.»<br />

«E i medici non vi hanno consigliato nessuna cura?»<br />

«No.» Sembrava quasi imbarazzato. «Cioè, non dissero che era<br />

del tutto impossibile che io avessi un figlio, ma mi fecero capire<br />

che probabilmente non sarebbe mai successo. E per lei fu<br />

abbastanza.»<br />

«Non avete pensato all’adozione? Oppure a trovare un<br />

donatore? O…»<br />

Jeremy scrollò il capo. «So che è facile giudicarla senza cuore,<br />

ma non era così», rispose. «Bisognava conoscerla bene per<br />

capirla. Era cresciuta con l’idea di diventare madre. Dopo tutto,<br />

le sue sorelle stavano avendo figli una dopo l’altra e anche lei li


le sue sorelle stavano avendo figli una dopo l’altra e anche lei li<br />

avrebbe avuti, con un marito diverso.»<br />

Alzò gli occhi verso il soffitto. «Per molto tempo non ho voluto<br />

crederci. Non volevo pensare di essere imperfetto, ma era così.<br />

So che può sembrare ridicolo, ma da allora mi sono sentito<br />

meno uo-mo. Come se non fossi degno di nessuna donna.»<br />

Proseguì in tono più distaccato. «Certo, avremmo potuto<br />

adottare un bambino; avremmo potuto trovare un donatore. Le<br />

proposi tutte queste soluzioni. Ma lei non se la sentiva. Voleva<br />

essere incinta, voleva sperimentare il parto, e va da sé che<br />

voleva che il figlio fosse di suo marito. Da quel momento in poi le<br />

cose tra di noi cominciarono a deteriorarsi. Non fu solo per<br />

colpa sua. Anch’io cam-biai. Ero lunatico… cominciai a stare via<br />

sempre più spesso per lavoro… non so… forse sono stato io ad<br />

allontanarla.»<br />

Lexie rimase a guardarlo a lungo. «Perché me lo racconti?»<br />

Lui bevve un sorso di birra e tornò a grattare l’etichetta con<br />

l’unghia. «Forse perché voglio che tu sappia che cosa ti aspetta<br />

con uno come me.»<br />

121<br />

Questa risposta la fece avvampare. Scrollò la testa e si voltò<br />

dall’altra parte.


«Non dire quello che non pensi.»<br />

«Che cosa ti fa credere che non lo pensi?»<br />

Fuori ci fu una folata di vento, e lei udì il tintinnio delle<br />

campanelle vicino alla porta.<br />

«Perché è così. Non sei fatto in questo modo, e non c’entra<br />

quello che mi hai appena detto. Io e te… siamo diversi, per<br />

quanto tu voglia credere il contrario. Tu sei là, io qui. Tu hai una<br />

famiglia numerosa che vedi spesso, io ho soltanto Doris e lei ha<br />

bisogno di me qui, soprattutto adesso, con le sue condizioni di<br />

salute. A te piacciono le metropoli, a me le città di provincia. Hai<br />

una carriera che ti piace e io… ecco, io ho la biblioteca e<br />

anch’io amo il mio lavoro. Se uno dei due fosse costretto a<br />

rinunciare…» Chiuse brevemente gli occhi. «So che alcune<br />

persone ci riescono, ma è un compito ingrato quando si tratta di<br />

costruire un rapporto. Tu stesso hai detto di esserti innamorato<br />

di Maria perché condividevate gli stessi valori, gli stessi desideri.<br />

Ma tra di noi, uno dei due dovrebbe sacrifi-carsi. E io non voglio<br />

farlo, non potrei nemmeno pretenderlo da te.»<br />

Abbassò lo sguardo e, nel silenzio che seguì, lui sentì il ticchettio<br />

dell’orologio sopra il camino.<br />

Il suo bel viso era ammantato di tristezza e Jeremy venne assalito<br />

all’improvviso dalla paura di perdere l’unica occasione che<br />

aveva con lei. Allungò il braccio e le girò il viso, costringendola a


aveva con lei. Allungò il braccio e le girò il viso, costringendola a<br />

guardarlo.<br />

«E se io non lo ritenessi un sacrificio?» disse. «Se ti dicessi che<br />

preferirei stare con te piuttosto che tornare alla mia vecchia<br />

vita?»<br />

Il tocco delle sue dita sulla pelle le trasmise una scarica elettrica.<br />

Cercando di ignorare quella sensazione, lei parlò con voce<br />

ferma.<br />

«Allora ti risponderei che anch’io sono stata benissimo negli<br />

ultimi due giorni. Che il modo in cui hai partecipato alla<br />

riunione… ecco, è stato fantastico. E sì, mi piacerebbe che ci<br />

fosse un modo per far funzionare le cose. E poi che sono<br />

lusingata.»<br />

«Ma non vuoi provarci.»<br />

Lexie scrollò la testa. «Jeremy… io…»<br />

«Non importa», la interruppe lui. «Capisco.»<br />

«No, non capisci», ribatté lei. «Hai sentito quello che ho detto<br />

ma non mi hai ascoltato. Vorrei tanto che potesse funzionare tra<br />

di noi. Tu sei intelligente, gentile e affascinante…» Si interruppe,<br />

incerta. «È vero, a volte sei un po’ troppo sfacciato…»<br />

Nonostante la tensione, lui fu costretto a ridere. Lei proseguì,


Nonostante la tensione, lui fu costretto a ridere. Lei proseguì,<br />

scegliendo con cura le parole.<br />

«Il fatto è che gli ultimi due giorni sono stati incredibili, ma io ho<br />

delle esperienze nel mio passato che mi hanno lasciato ferita»,<br />

disse. Brevemente e in tono neutro gli raccontò del Ragazzo di<br />

Chicago, che l’aveva lasciata per tornarsene nella sua città.<br />

Quando ebbe terminato, si sentiva quasi in colpa. «Forse è per<br />

questo che tendo a essere pragmatica. Non sto dicendo che<br />

anche tu sparirai come lui, ma sinceramente puoi garantirmi che<br />

proveremmo lo stesso sentimento reciproco se tutte le volte<br />

dovessimo viaggiare per stare insieme?»<br />

«Sì», rispose lui con voce ferma. «Te lo garantisco.»<br />

Quella risposta sembrò quasi rattristarla. «Puoi dirlo adesso, ma<br />

domani? E tra un mese?»<br />

Il vento fuori soffiava tra le assi del bungalow. La sabbia sferzava<br />

le finestre e le tende erano mosse dagli spifferi nei vecchi infissi.<br />

Jeremy la guardò e si rese conto ancora una volta di amarla.<br />

«Lexie», mormorò. «Io…»<br />

Intuendo che cosa stava per dire, lei alzò le mani per fermarlo.<br />

«Per favore, non farlo. Non sono ancora pronta, va bene? Per<br />

adesso, godiamoci la cena. D’accordo?» Esitò e poi posò la<br />

bottiglia di birra sul tavolino. «Ora sarà meglio che vada a


ottiglia di birra sul tavolino. «Ora sarà meglio che vada a<br />

mettere sul fuoco l’acqua per la pasta.»<br />

Oppresso da un peso sul cuore, Jeremy la osservò alzarsi dal<br />

divano. Lei si fermò sulla porta della cucina e si voltò ad<br />

affrontarlo.<br />

«E tanto perché tu lo sappia, penso che il comportamento della<br />

tua ex moglie sia stato orribile e che lei non sia affatto una<br />

persona positiva come tu hai cercato di dipingerla. Non si lascia<br />

un marito per un problema del genere, e il fatto che tu riesca a<br />

parlarne ancora bene dimostra che è stata lei 122<br />

a sbagliare. Credimi… so che cosa comporta essere un buon<br />

genitore. Avere dei figli significa occuparsi di loro, crescerli,<br />

amarli e sostenerli, e niente di tutto ciò ha a che fare con chi li ha<br />

concepiti, né con l’esperienza della gravidanza.»<br />

Si voltò verso la cucina e scomparve. La radio trasmetteva le<br />

note di «I’ll Be Seeing You» di Billie Holiday. Con un groppo in<br />

gola Jeremy si alzò per seguirla, sapendo che quel momento<br />

poteva non tornare mai più. Aveva capito all’improvviso che<br />

Lexie era stata la ragione della sua venuta a Boone Creek; lei era<br />

la risposta che aveva cercato per tutto quel tempo.<br />

Si appoggiò allo stipite della cucina e la guardò mentre metteva<br />

sul fuoco un’altra pentola.<br />

«Grazie di quello che hai detto.»


«Grazie di quello che hai detto.»<br />

«Figurati», rispose lei senza alzare gli occhi. Cercava di mostrarsi<br />

forte di fronte alla stesse emozioni che agitavano anche lui e<br />

l’ammirava sia per la sua passione che per il suo riserbo.<br />

Tuttavia, fece un passo verso di lei, sapendo di dover correre il<br />

rischio.<br />

«Scusa, dato che non so se ce la farò a venire domani sera»,<br />

disse porgendole la mano, «vuoi ballare con me?»<br />

«Qui?» Lei alzò lo sguardo sbigottita, il cuore in tumulto.<br />

«Adesso?»<br />

Senza aggiungere altro, lui la raggiunse e le prese la mano.<br />

Sorridendo, se la portò alla bocca e le baciò le dita prima di<br />

metterla in posizione. Poi, con gli occhi fissi nei suoi, la cinse in<br />

vita con l’altro braccio e l’avvicinò a sé. Le accarezzò con il<br />

pollice il dorso della mano, sussurrò il suo no-me, e lei si lasciò<br />

guidare.<br />

La melodia si diffondeva in sottofondo, mentre loro giravano<br />

lentamente in cerchio. Dapprinci-pio Lexie si sentiva un po’ in<br />

imbarazzo, ma poi si rilassò abbandonandosi al calore del suo<br />

corpo.<br />

Il suo respiro le scaldava il collo, mentre la sua mano scendeva<br />

ad accarezzarle la schiena; lei chiuse gli occhi e gli si strinse<br />

contro, appoggiandogli la testa sulla spalla e sentendo scivolare


contro, appoggiandogli la testa sulla spalla e sentendo scivolare<br />

via anche l’ultima briciola di determinazione. Era quello che<br />

aveva desiderato fin dall’inizio e ora entrambi si muovevano a<br />

ritmo con la musica nella minuscola cucina, persi l’uno nell’altra.<br />

Le onde sulla spiaggia continuavano a infrangersi senza sosta e il<br />

vento sferzava il bungalow per poi sparire nella notte sempre più<br />

buia. Il sugo sobbolliva piano sul fornello.<br />

Quando alla fine della canzone lei alzò il capo per guardarlo in<br />

viso, lui la cinse con le braccia.<br />

Le sfiorò le labbra con le sue, prima di premerle con più<br />

decisione. Si ritrasse e poi la baciò di nuovo, e stavolta lei<br />

rispose al bacio, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio. La sua<br />

lingua umida la inebriava e gli mise una mano sul volto per<br />

accarezzargli la barba corta e ispida sulla guancia. Lui reagì<br />

baciandole il viso e affondando la testa nel suo collo.<br />

Continuarono a baciarsi a lungo così, con intensità e senza fretta,<br />

finché Lexie si staccò dall’abbraccio. Spense i fornelli e poi,<br />

prendendolo per mano, lo condusse verso la camera da letto.<br />

Fecero l’amore lentamente. Mentre si muoveva sopra di lei, lui le<br />

sussurrava il proprio amore e ripeteva il suo nome come una<br />

preghiera. Le sue mani non si fermavano mai, come se volesse<br />

dimostrare a se stesso che lei era vera. Rimasero a letto per ore,<br />

facendo l’amore, ridendo piano, acca-rezzandosi.


Alla fine Lexie si alzò e s’infilò un accappatoio; Jeremy si mise i<br />

jeans e tornarono insieme in cucina per finire di preparare da<br />

mangiare. Lei accese una candela e lui ammirò il suo viso radioso<br />

alla luce della fiamma mentre gustava quella cena deliziosa. Per<br />

qualche motivo, il fatto di mangiare insieme in cucina, lui senza<br />

camicia e lei nuda sotto l’accappatoio, sembrava quasi più intimo<br />

di quanto fosse successo prima.<br />

Dopo la cena, tornarono a letto e Jeremy la strinse a sé, felice di<br />

tenerla tra le braccia. Quando infine Lexie si addormentò, lui<br />

vegliò sul suo sonno. Di tanto in tanto le scostava i capelli dagli<br />

occhi, rivivendo quella serata, ricordandone ogni particolare con<br />

l’assoluta certezza di aver incontrato la donna con la quale<br />

voleva trascorrere il resto della vita.<br />

Poco prima dell’alba Jeremy si svegliò e si accorse che Lexie<br />

non era più con lui nel letto. Si mise seduto, tastò le coperte per<br />

accertarsene, poi si alzò e si infilò i jeans. I vestiti di lei erano<br />

ancora sul pavimento, ma mancava l’accappatoio. Jeremy<br />

rabbrividì leggermente per il freddo, poi incrociò le braccia e si<br />

avviò per il corridoio.<br />

123<br />

La trovò seduta nella poltrona davanti al camino, una tazza di<br />

latte posata sul tavolino accanto a lei. Teneva in grembo il<br />

taccuino di Doris aperto verso l’inizio, ma non stava leggendo.


Aveva lo sguardo perso nel nulla fuori della finestra.<br />

Si avvicinò piano, facendo scricchiolare le assi del pavimento e<br />

lei trasalì. Quando lo vide, gli sorrise.<br />

«Ciao», disse.<br />

Nella luce fioca, Jeremy intuì che qualcosa non andava. Si<br />

sedette sul bracciolo e le cinse le spalle con un braccio.<br />

«Stai bene?» mormorò.<br />

«Sì», rispose lei.<br />

«Che cosa stai facendo qui nel cuore della notte?»<br />

«Non riuscivo a dormire», rispose. «E poi, tra poco dobbiamo<br />

muoverci, se vogliamo prendere il traghetto.»<br />

Lui annuì, anche se la sua risposta non lo convinceva.<br />

«Ce l’hai con me?»<br />

«No», rispose lei.<br />

«Ti penti per ciò che è successo?»<br />

«No», ripeté. «Non è nemmeno questo.» Non aggiunse altro e<br />

Jeremy la strinse a sé, cercando di crederle.


«Un libro interessante», disse per cambiare argomento. «Spero<br />

di poterlo leggere con calma più tardi.»<br />

Lexie sorrise. «Era da parecchio tempo che non lo aprivo.<br />

Vederlo qui mi ha fatto tornare in mente molti ricordi.»<br />

«Ah sì?»<br />

Lexie esitò, poi indicò sulle sue ginocchia la pagina aperta.<br />

«Quando lo hai guardato ieri, eri già arrivato a questo punto?»<br />

«No», rispose lui.<br />

«Leggilo.»<br />

Jeremy lesse rapidamente. Per molti versi l’annotazione era<br />

identica a tutte le altre. I nomi di battesimo dei genitori, l’età, lo<br />

stato della gravidanza e poi il fatto che si trattava di una bambina.<br />

Quando ebbe finito, la guardò.<br />

«Non ti dice niente?» gli chiese.<br />

«Non capisco che cosa mi stai chiedendo», ammise lui.<br />

«I nomi Jim e Claire non significano niente per te?»<br />

«No.» Lui la guardò in viso. «Dovrebbero?»


Lexie abbassò gli occhi. «Erano i miei genitori», disse a bassa<br />

voce. «Questa è l’annotazione che prevedeva che sarei stata una<br />

femmina.»<br />

Jeremy la fissò, perplesso.<br />

«Stavo pensando a questo», proseguì lei. «Crediamo di<br />

conoscerci, ma tu non sai nemmeno il nome dei miei genitori. Né<br />

io quello dei tuoi.»<br />

Lui provò una stretta alla bocca dello stomaco. «E questo ti<br />

preoccupa? Il fatto che non pernsi che ci conosciamo<br />

abbastanza?»<br />

«No», ribatté lei. «Quello che mi preoccupa è che non so se<br />

riusciremo mai a conoscerci bene.»<br />

E poi, con una tenerezza che gli straziò il cuore, lo abbracciò<br />

stretto. Rimasero lì per un po’ sulla poltrona, desiderando<br />

entrambi che quel momento potesse durare per sempre.<br />

124


16<br />

«E lui sarebbe il tuo amico?» chiese Lexie.<br />

Indicò discretamente la cella di detenzione. Pur essendo vissuta a<br />

Boone Creek per tutta la vita, non aveva mai avuto l’onore di<br />

visitare il carcere della contea… fino a quel giorno.<br />

Jeremy annuì. «Normalmente non si comporta così», le bisbigliò.<br />

Quel mattino presto, avevano preso le loro cose e chiuso il<br />

bungalow sulla spiaggia, entrambi ri-luttanti ad abbandonarlo.<br />

Una volta scesi dal traghetto a Swan Quarter, il segnale del<br />

cellulare di Jeremy era stato sufficiente per fargli ascoltare i<br />

messaggi in segreteria. Nate gliene aveva lasciati quattro relativi<br />

all’incontro della settimana successiva; Alvin, invece, solo uno<br />

affannoso, in cui diceva di essere stato arrestato.<br />

Lexie aveva accompagnato Jeremy alla sua auto, poi lui l’aveva<br />

seguita fino a Boone Creek, preoccupato per Alvin, ma anche<br />

per lei. Il suo umore sconcertante, iniziato prima dell’alba, era<br />

rimasto tale anche nelle ore successive. Sebbene non si fosse<br />

sottratta quando lui l’aveva abbracciata sul traghetto, era rimasta<br />

zitta a guardare le acque dello stretto di Pamlico. Non aveva<br />

sorriso né aveva reagito quando le aveva stretto la mano.<br />

Stranamente, per tutto il tempo aveva continuato a raccontargli<br />

dei numerosi naufragi avvenuti al largo della costa e, quando lui


dei numerosi naufragi avvenuti al largo della costa e, quando lui<br />

aveva provato a spostare la conversazione su temi più personali,<br />

lei aveva cambiato argomento oppure non aveva risposto affatto.<br />

Intanto Alvin languiva nella prigione della contea, con l’aria –<br />

almeno agli occhi di Lexie – di essersi meritato quel trattamento.<br />

Indossava una maglietta dei Metallica nera, pantaloni e giacca di<br />

pelle e un nbracciale di cuoio con le borchie e li fissava con gli<br />

occhi spalancati e il viso congestio-125<br />

nato. «Cioè, mi spieghi che razza di città è questa? Succede mai<br />

qualcosa di normale qui?» Era sbottato in quel modo all’arrivo di<br />

Lexie e Jeremy e aveva le nocche delle dita bianche a furia di<br />

stringere le sbarre. «Senti, per favore, vuoi farmi uscire di qui?»<br />

Rodney stava in piedi alle loro spalle con aria corrucciata, a<br />

braccia conserte, ignorando del tutto Alvin come aveva fatto<br />

nelle ultime otto ore. Quel tizio sbraitava troppo per i suoi gusti,<br />

e poi lui era molto più interessato a Jeremy e Lexie. Secondo<br />

Jed, City Boy non era tornato al Greenleaf la sera prima e<br />

sapeva che lei non aveva dormito a casa sua. Poteva trattarsi di<br />

una coincidenza, ma ne dubitava, il che voleva dire che<br />

probabilmente avevano trascorso la notte insieme. La cosa non<br />

gli piaceva affatto.<br />

«Sono sicuro che troveremo una soluzione», disse Jeremy<br />

conciliante, non volendo irritare ulteriormente Rodney. Gli era<br />

parso profondamente contrariato dal loro arrivo. «Ora dimmi


che cosa è successo.»<br />

«Vuoi sapere che cosa è successo?» ripeté Alvin alzando la<br />

voce. Aveva lo sguardo allucinato.<br />

«Te lo dico io. Questo posto è uno schifo, ecco cosa è<br />

successo! Prima mi sono perso mentre cercavo di trovare questa<br />

stupida città. Stavo guidando sull’autostrada, ho superato un<br />

paio di distributori e ho continuato diritto. Lì non sembra che ci<br />

sia una città, no? E poi mi sono perso per ore nel bel mezzo di<br />

un acquitrino. Sono riuscito a tornare indietro solo alle nove. E<br />

ho pensato che qualcuno avrebbe saputo dirmi dov’era il<br />

Greenleaf, giusto? Cioè, che problema poteva esserci? Città<br />

piccola, unico posto per dormire e così via. E invece no, mi sono<br />

perso di nuovo! E questo dopo che un benzinaio mi aveva<br />

rintronato per mezz’ora a furia di chiacchiere…»<br />

«Tully», lo interruppe Jeremy.<br />

«Cosa?»<br />

«Il tizio con cui hai parlato.»<br />

«Sì, può darsi… così alla fine arrivo al Greenleaf, giusto? E quel<br />

tipo gigantesco e peloso non mi accoglie proprio<br />

amichevolmente, anzi, mi guarda male, mi rifila un tuo messaggio<br />

e mi ficca in una camera piena di animali morti…»


«Le camere sono tutte così.»<br />

«E chi se ne frega!» brontolò Alvin. «E, ovviamente, figuriamoci<br />

se tu ti fai vedere…»<br />

«Scusami.»<br />

«Vuoi lasciarmi finire?» abbaiò Alvin. «Bene, leggo il messaggio<br />

e seguo le tue indicazioni fino al cimitero, dove arrivo giusto in<br />

tempo per vedere le luci ed è fantastico, sai. Per la prima volta<br />

do-po ore non sono esasperato, giusto? Così mi dirigo verso<br />

quel posto, il Lookilu, per bere qualcosa. È<br />

l’unico locale aperto a quell’ora. Ci sono solo un paio di persone<br />

dentro, e mi metto a chiacchierare con una certa Rachel. Va<br />

tutto alla grande. Ce la spassiamo e poi entra questo tizio, che<br />

sembra abbia appena inghiottito un porcospino…» Indicò<br />

Rodney, che sorrise senza scoprire i denti.<br />

«Come che sia, poco dopo torno verso la macchina e poi mi<br />

ritrovo questo tizio che batte con la torcia sul mio finestrino e mi<br />

dice di scendere dall’auto. Io gli chiedo perché e lui mi ripete di<br />

scendere. E poi inizia a domandarmi quanto ho bevuto e sostiene<br />

che forse non dovrei guidare. Io gli di-co che sto bene e che<br />

sono venuto per lavorare con te… e a quel punto mi ritrovo<br />

chiuso in cella! Adesso, fammi uscire!»<br />

Lexie si voltò. «È andata così, Rodney?»


Lui si schiarì la gola. «Fino a un certo punto. Si è dimenticato di<br />

raccontare la parte in cui mi ha chiamato grosso e ottuso sceriffo<br />

di provincia e ha detto che mi avrebbe denunciato per abuso di<br />

potere, se non lo lasciavo andare. Mi è sembrato così<br />

irragionevole che ho pensato fosse drogato o ri-schiasse di<br />

diventare violento, così l’ho portato dentro per il suo bene. Ah, e<br />

poi mi ha chiamato anche stupido ammasso di muscoli.»<br />

«Mi stavi perseguitando! Non avevo fatto niente!»<br />

«Volevi guidare dopo aver bevuto.»<br />

«Un paio di birre! Avevo bevuto un paio di birre!» Alvin aveva<br />

di nuovo l’aria stralunata.<br />

«Chiedi al barista! Te lo dirà lui!»<br />

«L’ho già fatto», disse Rodney, «e mi ha detto che ti sei scolato<br />

sette bicchieri.»<br />

126<br />

«Mente!» gridò Alvin, girando lo sguardo allucinato su Jeremy.<br />

Appoggiò il viso alle sbarre, l’espressione stravolta. «Erano un<br />

paio di birre! Lo giuro, Jeremy! Non mi sarei messo al volante se<br />

avessi bevuto troppo. Lo giuro sulla Bibbia di mia madre!»<br />

Jeremy e Lexie guardarono Rodney. «Stavo solo facendo il mio


Jeremy e Lexie guardarono Rodney. «Stavo solo facendo il mio<br />

lavoro.»<br />

«Il tuo lavoro! Il tuo lavoro!» esclamò Alvin. «Arrestare degli<br />

innocenti! Qui siamo in America, e non puoi farlo! Ma vedrai!<br />

Quando avrò finito con te, non potrai più nemmeno fare la<br />

guardia giu-rata davanti al supermercato! Mi hai sentito!<br />

Nemmeno davanti al supermercato!»<br />

Era chiaro che le cose tra i due erano andate avanti così per tutta<br />

la notte.<br />

«Lasciami parlare con Rodney», mormorò Lexie alla fine.<br />

Quando lei uscì con il vicesceriffo, Alvin si chetò.<br />

«Ti tireremo fuori di qui», gli assicurò Jeremy.<br />

«Non ci sarei dovuto finire proprio!»<br />

«Lo so, ma con il tuo comportamento non hai certo mogliorato la<br />

situazione.»<br />

«Lui mi sta perseguitando!»<br />

«Lo so, però lascia che ci pensi Lexie. Se ne occuperà lei.»<br />

Fuori in corridoio, Lexie si girò a guardare Rodney. «Che cosa<br />

sta succedendo veramente?» gli chiese.


Lui evitò di incontrare il suo sguardo, e tenne gli occhi fissi verso<br />

la cella.<br />

«Dove sei stata stanotte?» le chiese.<br />

Lei incrociò le braccia. «Ero al bungalow sulla spiaggia.»<br />

«Con lui?»<br />

Lexie esitò, cercando la risposta migliore. «Non ci sono andata<br />

con lui, se è questo che intendi.»<br />

Rodney annuì in silenzio, come se sapesse che lei non gli aveva<br />

detto tutto, ma preferisse non insistere.<br />

«Perché lo hai arrestato? Sinceramente.»<br />

«Non volevo. Se l’è cercata lui.»<br />

«Rodney…»<br />

Lui si voltò verso di lei e chinò il mento sul petto.<br />

«Ronzava intorno a Rachel, e sai come diventa lei quando beve:<br />

tutta civettuola e senza un briciolo di buonsenso. Sì, lo so che<br />

non è affar mio, ma qualcuno deve pur darle un occhio.» Fece<br />

una pausa. «Comunque, quando è uscito, sono andato a parlargli<br />

per capire se per caso dopo aveva intenzione di passare a casa


di Rachel e che genere di persona era, e lui ha cominciato a<br />

insultarmi. Io non ero dell’umore migliore…»<br />

Lexie ne conosceva la ragione, e quando Rodney s’interruppe,<br />

non disse niente. Dopo un po’ lui scrollò la testa, come se<br />

cercasse ancora di trovare una giustificazione al suo<br />

comportamento. «Il fatto è che aveva bevuto e voleva mettersi al<br />

volante. E questo è illegale.»<br />

«Era oltre i limiti di legge?»<br />

«Non lo so. Non ho pensato di controllare.»<br />

«Rodney!» esclamò lei.<br />

«Mi ha fatto arrabbiare, Lexie. È maleducato, ha un’aria<br />

sospetta e ronzava intorno a Rachel, e poi mi ha insultato e<br />

quando ha detto che lavorava con quel tizio…» Fece un cenno<br />

con la testa in direzione di Jeremy.<br />

Lexie gli posò una mano sulla spalla. «Adesso, per favore,<br />

ascoltami. Sai che finirai nei guai se lo tieni in cella senza un<br />

motivo. Soprattutto con il sindaco. Se scopre quello che hai fatto<br />

a uno della televisione… soprattutto dopo tutta la pena che si è<br />

dato per fare in modo che la storia venga fuori bene… ti spellerà<br />

vivo.» Lasciò che le sue parole facessero il loro effetto prima di<br />

continuare. «E<br />

poi sappiamo benissimo entrambi che, prima lo rilasci, prima se


poi sappiamo benissimo entrambi che, prima lo rilasci, prima se<br />

ne andranno tutti e due.»<br />

«Ci credi davvero che lui se ne andrà?»<br />

Lexie lo guardò negli occhi. «Partirà in aereo domani.»<br />

127<br />

Per la prima volta Rodney sostenne il suo sguardo. «Lo<br />

seguirai?»<br />

Lexie impiegò qualche istante per rispondere alla domanda che<br />

lei stessa si era posta per tutta la mattina. «No», bisbigliò.<br />

«Boone Creek è casa mia. E io resterò qui.»<br />

Dieci minuti dopo Alvin attraversava il parcheggio con Jeremy e<br />

Lexie mentre Rodney li guardava dalla porta della prigione.<br />

«Non dire niente», lo ammonì Jeremy tenendolo per un braccio.<br />

«Cammina e basta.»<br />

«È un campagnolo con pistola e distintivo!»<br />

«Non è vero», replicò Lexie. «È una brava persona, checché tu<br />

ne pensi.»<br />

«Mi ha arrestato senza motivo!»


«E inoltre, si prende cura della gente che vive in città.»<br />

Raggiunta la macchina, Jeremy fece cenno ad Alvin di salire di<br />

dietro.<br />

«Ma non finisce qui», borbottò Alvin salendo. «Ho intenzione di<br />

telefonare al procuratore distrettuale. Quel tizio va licenziato.»<br />

«La cosa migliore che puoi fare è scordarti tutta la faccenda»,<br />

disse Lexie guardandolo attraverso la portiera aperta.<br />

«Scordarmi la faccenda? Ma sei pazza? Ha commesso un<br />

errore, e lo sai anche tu!»<br />

«È vero, ma siccome non ti sono state mosse accuse, alla fine<br />

lascerai perdere comunque.»<br />

«E chi saresti tu per dirmi così?»<br />

«Mi chiamo Lexie Darnell», rispose lei strascicando le vocali.<br />

«Sono un’amica di Jeremy, ma vivo qui e ho molta stima per<br />

Rodney. Tutti in città ci sentiamo più sicuri grazie al nostro<br />

vicesceriffo. D’altro canto, tu ripartirai domani e lui non ti darà<br />

più fastidio.» Sorrise. «E poi, ammettilo, pensa che storia potrai<br />

raccontare quando tornerai a New York!»<br />

Alvin la guardò incredulo prima di voltarsi verso l’amico. «È lei?»<br />

chiese.


Jeremy annuì.<br />

«È carina», osservò Alvin. «Magari un po’ troppo saccente, ma<br />

carina.»<br />

«Meglio ancora, cucina come un’italiana.»<br />

«È brava come tua madre?»<br />

«Forse anche meglio.»<br />

Alvin annuì, poi rimase in silenzio per qualche istante. «Immagino<br />

che tu sia d’accordo con lei nel consigliarmi di lasciar perdere.»<br />

«Infatti. Lei capisce la gente di qui molto meglio di te e di me, e<br />

finora ha sempre avuto ragione.» «Allora è pure sveglia, eh?»<br />

«Molto», ammise Jeremy.<br />

Alvin fece un sorriso sornione. «Scommetto che siete stati<br />

insieme stanotte.»<br />

Jeremy non rispose.<br />

«Dev’essere davvero speciale per…»<br />

«Ehi, ragazzi, guardate che sono qui!» si intromise Lexie. «Vi<br />

avverto che sento tutto quello che dite.»


«Scusa», disse Jeremy. «Sai, le vecchie abitudini.»<br />

«Adesso possiamo andare?»<br />

Jeremy guardò Alvin, che parve valutare le alternative.<br />

«D’accordo», disse infine con una scrollata di spalle.<br />

«Dimenticherò tutto quanto. A una condizione, però.»<br />

«E sarebbe?» chiese Jeremy.<br />

«È da ieri che non mangio, e tutto questo parlare di cibo italiano<br />

mi ha messo fame. Offrimi il pranzo e non solo scorderò la<br />

faccenda, ma ti dirò anche come sono venute le riprese di ieri<br />

sera.»<br />

128<br />

Rodney li guardò andare via prima di rientrare in ufficio. Si<br />

sentiva stanco morto perché non aveva dormito. Sapeva che non<br />

avrebbe dovuto arrestare quel tizio, ma la cosa non lo turbava<br />

granché. Voleva solo fargli un po’ di pressione, e quell’arrogante<br />

si era messo a blaterare, insultando-lo… Si massaggiò la fronte.<br />

Basta, non voleva più pensarci. Quello che invece lo<br />

preoccupava era il fatto che Lexie e Jeremy avessero trascorso<br />

la notte insieme. I sospetti erano una cosa, le prove tutt’altra e lui<br />

si era accorto del loro comportamento quella mattina. Rispetto<br />

alla festa, sembrava che qualcosa fosse cambiato tra i due. Ma


non ne aveva avuto l’assoluta certezza finché lei non gli aveva<br />

dato quella risposta sibillina. Non ci sono andata con lui, se è<br />

questo che intendi. No, avrebbe voluto ribattere, non è questo<br />

che intendo. Volevo sapere se eri lì con Jeremy. Ma la sua<br />

risposta evasiva era bastata e non bisognava essere uno<br />

scienziato per dedurre che cosa era successo.<br />

Tale considerazione gli spezzò quasi il cuore e ancora una volta<br />

rimpianse di non riuscire a comprenderla. Certe volte in passato<br />

gli era sembrato di essere a un passo dal capire come funzionava<br />

la sua testa, ma… ecco, questo fatto dimostrava che non era<br />

così, giusto? Perché diavolo Lexie aveva permesso che<br />

accadesse di nuovo? Non le era bastata l’esperienza fatta con il<br />

primo forestiero di passaggio in città? Non si ricordava quanto<br />

aveva sofferto dopo? Non sapeva che sarebbe rimasta scottata<br />

un’altra volta?<br />

Certo che lo sapeva, si disse lui, ma forse aveva deciso – almeno<br />

per una sera – di non pensarci.<br />

Rodney cominciava a non poterne più di quella storia. Era stanco<br />

di essere ferito da lei. Certo, l’amava ancora, ma le aveva dato<br />

tutto il tempo necessario per chiarire i suoi sentimenti per lui. Era<br />

giunto il momento che Lexie prendesse una decisione, in un<br />

senso o nell’altro.<br />

Sbollita la rabbia, Alvin esitò un istante sulla soglia di Herbs<br />

scorgendo Jed seduto in fondo al ristorante. A sua volta, Jed si


scorgendo Jed seduto in fondo al ristorante. A sua volta, Jed si<br />

accigliò mentre lui, Jeremy e Lexie prendevano posto a un tavolo<br />

vicino alla vetrina.<br />

«Il nostro amichevole albergatore non sembra entusiasta di<br />

vederci», bisbigliò Alvin agli amici.<br />

Jeremy guardò l’uomo di soppiatto. Jed strinse gli occhi. «Ma<br />

che strano, era così socievole.<br />

Devi averlo fatto arrabbiare.»<br />

«Io non ho fatto proprio niente. Mi sono limitato a presentarmi<br />

alla reception.»<br />

«Forse non gli piace il tuo aspetto.»<br />

«Non capisco che cosa c’è che non va nel mio aspetto.»<br />

Stai scherzando, vero? pensò Lexie.<br />

«Non saprei», rispose Jeremy. «Forse non gli piacciono i<br />

Metallica.»<br />

Alvin si guardò la maglietta, poi scrollò il capo. «E chi se ne<br />

frega», disse.<br />

Jeremy strizzò l’occhio a Lexie, che gli sorrise distrattamente.<br />

«Le riprese sono andate benissimo ieri sera», annunciò Alvin


«Le riprese sono andate benissimo ieri sera», annunciò Alvin<br />

aprendo il menu. «Ho registrato la scena da due angolazioni<br />

diverse e stanotte ho riguardato il tutto. Incredibile. Quelli della<br />

televisione ne andranno pazzi. A proposito, adesso che mi viene<br />

in mente, devo telefonare a Nate. Dato che non riusciva a<br />

mettersi in contatto con te, ieri ha continuato a tormentarmi. Non<br />

so come tu faccia a sopportarlo.»<br />

Vedendo lo sguardo perplesso di Lexie, Jeremy si chinò verso di<br />

lei. «Sta parlando del mio agente», disse.<br />

«Verrà anche lui qui?»<br />

«No. È troppo impegnato a sognare la mia futura carriera. E poi<br />

non saprebbe che cosa fare fuori da New York. È il genere di<br />

persona che pensa che Central Park andrebbe riempito di<br />

grattacieli e condomini.»<br />

Lei gli sorrise brevemente.<br />

«Allora, che mi dite di voi due?» domandò Alvin. «Come vi siete<br />

conosciuti?»<br />

Vedendo che Lexie non era incline a rispondere, Jeremy si agitò<br />

sul sedile.<br />

129<br />

«Lei dirige la biblioteca e mi ha aiutato nelle ricerche sulla storia


«Lei dirige la biblioteca e mi ha aiutato nelle ricerche sulla storia<br />

della città», disse rimanendo sul vago.<br />

«Allora avete passato parecchio tempo insieme, eh?»<br />

Con la coda dell’occhio Jeremy vide che Lexie distoglieva lo<br />

sguardo.<br />

«C’era molto materiale da guardare», rispose.<br />

Alvin guardò l’amico, intuendo che qualcosa non girava per il<br />

verso giusto. Sembrava che quei due avessero avuto un litigio tra<br />

innamorati e l’avessero superato, ma stessero ancora leccandosi<br />

le ferite.<br />

«Bene… capisco», disse, decidendo di lasciar perdere per il<br />

momento. Si mise a guardare i piatti, mentre Rachel arrivava<br />

ondeggiando i fianchi.<br />

«Ciao, Lex, ciao, Jeremy», disse lei avvicinandosi. «Ciao,<br />

Alvin.»<br />

Lui alzò lo sguardo. «Rachel!» esclamò.<br />

«Non avevi detto che saresti passato per la colazione?» disse lei.<br />

«Ormai avevo perso le speranze.» «Scusami», ribatté lui<br />

lanciando un’occhiata agli altri. «Mi sono svegliato tardi.»<br />

Rachel infilò la mano nella tasca del grembiule e prese il blocco


delle ordinazioni, poi afferrò la matita che teneva dietro<br />

l’orecchio. Ne mordicchiò la punta. «Che cosa vi porto?»<br />

Jeremy ordinò un panino; Alvin chiese la zuppa di astice. «Io non<br />

ho fame», disse Lexie. «C’è Doris?»<br />

«No, oggi non è venuta. Era stanca e ha deciso di prendersi una<br />

giornata libera. È rimasta qui a cucinare fino a tardi ieri sera.»<br />

Lexie la guardò intensamente per decifrare la sua espressione.<br />

«Ti assicuro, Lex», aggiunse Rachel facendosi seria, «che non<br />

devi preoccuparti. Quando l’ho sentita al telefono mi è sembrato<br />

che stesse bene.»<br />

«Magari faccio un salto da lei lo stesso», rispose Lexie. Guardò<br />

gli altri seduti al tavolo e poi si alzò. Rachel si fece da parte per<br />

lasciarla passare.<br />

«Vuoi che venga con te?» le chiese Jeremy.<br />

«No, non importa», rispose lei. «Hai da fare, e anch’io ho delle<br />

faccende da sbrigare. Che ne di-ci di vederci in biblioteca più<br />

tardi? Volevi finire di dare un’occhiata ai diari, giusto?»<br />

«Se non ci sono problemi», rispose lui, ferito dal suo tono<br />

distratto. Avrebbe preferito trascorrere il pomeriggio con lei.<br />

«Facciamo per le quattro, allora?»


«Facciamo per le quattro, allora?»<br />

«Va bene», concordò Jeremy. «Ma fammi sapere se c’è<br />

qualcosa che non va, d’accordo?»<br />

«Come ha detto Rachel, sono sicura che Doris sta bene. Le<br />

riporto il taccuino, se non ti dispiace.» «Ma certo, fai pure.»<br />

Lexie si rivolse ad Alvin. «Piacere di averti conosciuto.»<br />

«Il piacere è stato mio.»<br />

Un attimo dopo era uscita e Rachel si stava dirigendo in cucina.<br />

Non appena le due donne furono a distanza di sicurezza, Alvin si<br />

chinò in avanti sul tavolo.<br />

«E adesso, spara, amico mio.»<br />

«Che vuoi dire?»<br />

«Lo sai perfettamente. Prima ti innamori di lei. Poi passate la<br />

notte insieme. Ma quando siete arrivati alla prigione, vi<br />

comportavate come due lontani conoscenti. E adesso lei trova la<br />

prima scusa buona per andarsene.»<br />

«Doris è sua nonna», gli spiegò Jeremy. «E Lexie è preoccupata<br />

per lei. Non sta benissimo di salute.»<br />

«Come ti pare», ribatté Alvin, scettico. «Quello che voglio dire è<br />

che tu la guardavi con gli oc-chioni da cucciolo abbandonato e


che tu la guardavi con gli oc-chioni da cucciolo abbandonato e<br />

lei faceva di tutto per fingere di non accorgersene. Avete litigato<br />

o cosa?»<br />

130<br />

«No.» Jeremy si guardò intorno nella sala. In un tavolo d’angolo<br />

c’erano tre membri del consiglio comunale seduti assieme<br />

all’anziana impiegata della biblioteca. Loro lo salutarono<br />

agitando la mano. «Veramente, non so bene che cosa sia<br />

successo. Un attimo prima tutto andava alla grande e quello<br />

dopo…»<br />

Dato che non proseguiva Alvin si appoggiò allo schienale.<br />

«Tanto non sarebbe durata comunque», commentò.<br />

«Magari sì», obiettò Jeremy.<br />

«Ah sì? E come? Hai intenzione di trasferirti qui nella Zona<br />

Morta? Oppure verrà lei a New York?»<br />

Jeremy giocherellò con il tovagliolo senza rispondere, perché non<br />

voleva essere costretto a pensare a ciò che era ovvio.<br />

Nel silenzio, Alvin sospirò. «Bene, ho capito che sarò costretto a<br />

frequentare questa signora», disse. «Non ti ho mai visto così<br />

preso da nessuna dai tempi di Maria.»<br />

Jeremy non replicò, sapendo che l’amico aveva ragione.


Jeremy non replicò, sapendo che l’amico aveva ragione.<br />

Doris era a letto con la schiena appoggiata ai cuscini e alzò lo<br />

sguardo sopra gli occhiali da lettura quando Lexie si affacciò alla<br />

porta della camera.<br />

«Posso entrare?»<br />

«Lexie», esclamò lei. «Che cosa ci fai qui? Entra, entra…»<br />

Posò da una parte il libro aperto che teneva in grembo. Era<br />

ancora in pigiama e, a parte l’aspetto cereo dell’incarnato, non<br />

sembrava malata.<br />

Lexie attraversò la camera. «Rachel mi ha detto che oggi eri<br />

rimasta a casa e sono venuta a vedere come stavi.»<br />

«Sto bene. Volevo solo riposarmi un po’, tutto qui. Pensavo che<br />

tu fossi andata al mare, però.»<br />

«Infatti», rispose lei sedendosi sul ciglio del letto. «Ma sono<br />

tornata.»<br />

«Ah.»<br />

«Jeremy è arrivato lì», disse.<br />

Doris mise le mani avanti come per difendersi. «Non prendertela<br />

con me. Non gli ho detto do-v’eri. E non gli ho nemmeno detto<br />

di venire a cercarti.»


di venire a cercarti.»<br />

«Lo so.» Lexie le stinse il braccio per rassicurarla.<br />

«Allora come ha fatto a trovarti?»<br />

Lexie unì le mani in grembo. «Gli avevo parlato di quella casa<br />

l’altro giorno e ha fatto due più due. Non puoi immaginare la mia<br />

sorpresa quando me lo sono visto comparire davanti sulla<br />

spiaggia.»<br />

Doris la studiò attentamente prima di raddrizzarsi un poco a<br />

sedere. «Allora… siete stati insieme ieri notte?»<br />

Lexie annuì.<br />

«E?»<br />

Lexie non rispose subito, ma dopo un attimo le sue labbra si<br />

curvarono in un sorriso. «Gli ho preparato il tuo famoso sugo di<br />

pomodoro.»<br />

«Oh?»<br />

«È rimasto impressionato.» Si passò una mano tra i capelli. «A<br />

proposito, ti ho riportato il taccuino. L’ho lasciato in salotto.»<br />

Doris si tolse gli occhiali e cominciò a pulire le lenti con un lembo<br />

del lenzuolo. «Questo però non spiega perché sei tornata.»


«Jeremy aveva bisogno di un passaggio. È arrivato un suo amico<br />

di New York, un cameraman, per riprendere le luci. Lo faranno<br />

anche stanotte.»<br />

«Com’è questo suo amico?»<br />

Lexie ci pensò un po’ su. «Sembra un incrocio tra un punk e un<br />

motociclista con la giacca di pelle nera, ma per il resto niente da<br />

dire…»<br />

131<br />

Vedendo che rimaneva in silenzio, Doris le prese la mano e gliela<br />

strinse teneramente, guardandola negli occhi.<br />

«Vuoi parlare del vero motivo per cui sei qui?»<br />

«No», rispose lei, accarezzando con un dito le impunture della<br />

trapunta. «In realtà, no. devo riuscire a cavarmela da sola.»<br />

Doris annuì senza replicare. A Lexie piaceva mostrarsi<br />

coraggiosa, e in quei casi era meglio non dire niente.


17<br />

Jeremu guardò l’ora mentre, in piedi sulla veranda di Herbs,<br />

aspettava che Alvin parlasse con Rachel. Il suo amico stava<br />

dando il meglio di sé e lei non sembrava avere fretta di salutarlo,<br />

il che in circostanze normali sarebbe stato considerato di buon<br />

auspicio. Tuttavia, secondo Jeremy, Rachel non sembrava tanto<br />

interessata ad Alvin, quanto a mostrarsi educata, e lui non<br />

l’aveva capito. Ma del resto, aveva sempre avuto difficoltà ad<br />

interpretare gli indizi.<br />

Quando alla fine si separarono, Alvin lo raggiunse con un sorriso<br />

trionfante, come se si fosse già dimenticato del tutto degli<br />

avvenimenti della sera prima. E probabilmente era così.<br />

«Hai visto?» bisbigliò quando fu vicino a Jeremy. «Credo di<br />

piacerle.»<br />

«E perché non dovresti?»<br />

«Proprio quello che dico anch’io», concordò lui. «Accipicchia,<br />

che donna. Mi piace il suo modo di parlare. È così… sexy.»<br />

«Tu trovi tutto sexy», osservò Jeremy.<br />

«Non è vero», protestò Alvin. « Quasi tutto.»


Jeremy sorrise. «Chissà, forse la incontrerai stasera al ballo.<br />

Magari riusciamo a fare un salto lì prima di tornare al cimitero.»<br />

«Ci sarà un ballo stasera?»<br />

«Al vecchio magazzino del tabacco. Ho sentito che<br />

parteciperanno tutti, e sono sicuro che ci sa-rà anche lei.»<br />

«Bene», disse Alvin scendendo dalla veranda. Ma poi, quasi<br />

parlando tra sé, aggiunse: «Mi do-mando perché non me l’ha<br />

detto».<br />

132<br />

Rachel sfogliò distrattamente il blocco delle ordinazioni mentre<br />

guardava Alvin lasciare il ristorante.<br />

Era rimasta un po’ sulle sue quando le si era seduto accanto la<br />

sera prima al Lookilu, ma dopo che le aveva spiegato il motivo<br />

della sua presenza in città e che conosceva Jeremy, si erano<br />

messi a chiacchierare e lui aveva passato l’ora successiva a<br />

parlare di New York. La descriveva come il paradiso in Terra e<br />

quando gli aveva accennato che un giorno le sarebbe piaciuto<br />

andarci, le aveva scarabocchiato il suo numero di telefono sul<br />

blocco, dicendole di chiamarlo. Aveva addirittura promesso che<br />

le avrebbe trovato dei biglietti per lo spettacolo Regis and Kelly,<br />

se le interessava.<br />

Per quanto il suo fosse stato un gesto carino, Rachel sapeva che


Per quanto il suo fosse stato un gesto carino, Rachel sapeva che<br />

non gli avrebbe telefonato. Non le erano mai piaciuti i tatuaggi e,<br />

pur non avendo molta fortuna con gli uomini nel corso degli anni,<br />

da tempo ormai si era data la regola di non uscire con uno che<br />

avesse più buchi di lui nelle orecchie.<br />

Ma doveva ammettere che non era solo quello il motivo della sua<br />

mancanza di interesse; in un certo senso, anche Rodney<br />

c’entrava.<br />

Rodney passava spesso al Lookilu per accertarsi che nessuno si<br />

mettesse al volante dopo essersi ubriacato e quasi tutti i clienti<br />

abituali lo sapevano. Si muoveva per il bar, salutava qua e là e<br />

quando aveva la sensazione che avessi alzato troppo il gomito, ti<br />

esponeva i suoi sospetti avvisandoti che avrebbe tenuto d’occhio<br />

la tua macchina. Dopo questo ammonimento piuttosto<br />

intimidatorio – soprattutto per chi in effetti ci aveva dato dentro –<br />

aggiungeva che sarebbe stato lieto di accompagnar-ti a casa.<br />

Era il suo modo per tenere gli ubriachi lontano dalle strade e così<br />

nei quattro anni precedenti non aveva mai dovuto arrestare<br />

nessuno. Persino il gestore del Lookilu non protestava più per il<br />

suo arrivo; certo, all’inizio non gli faceva piacere l’idea di un<br />

agente che pattugliasse il locale, ma dal momento che nessuno<br />

sembrava aversene a male, alla fine si era rassegnato, ed era<br />

arrivato al punto da chiamare lui stesso Rodney se pensava che<br />

qualcuno avesse bisogno di un passaggio.


La sera precedente, Rodney era arrivato come al solito e l’aveva<br />

vista seduta al bar. In genere, le sorrideva e andava a scambiare<br />

quattro chiacchiere con lei, ma stavolta, vedendola in compagnia<br />

di Alvin, per un attimo aveva assunto un’aria quasi ferita. Una<br />

reazione insolita, che tuttavia era scomparsa in un lampo per<br />

essere sostituita dalla rabbia. Sembrava quasi che fosse geloso e<br />

forse era stato per quel motivo che lei era uscita dal locale poco<br />

dopo di lui. Mentre tornava a casa aveva ripen-sato alla scena,<br />

cercando di capire se fosse successo davvero o se non fosse<br />

stata solo una sua impressione. E più tardi, mentre era a letto,<br />

era giunta alla conclusione che non le sarebbe spiaciuto affatto se<br />

Rodney fosse stato geloso.<br />

Forse, aveva pensato, c’era ancora qualche speranza per loro.<br />

Dopo essere andati a prendere l’auto di Alvin, rimasta nel<br />

parcheggio del Lookilu, lui e Jeremy tornarono al Greenleaf.<br />

Alvin fece una rapida doccia, Jeremy si cambiò e trascorsero le<br />

due ore successive ad analizzare la questione delle luci nel<br />

cimitero. Per Jeremy concentrarsi sul lavoro era una via di fuga,<br />

l’unico modo per non pensare a Lexie.<br />

Le riprese di Alvin erano straordinarie come lui aveva detto. Le<br />

guardarono al rallentatore e la nitidezza delle immagini permise a<br />

Jeremy di cogliere dettagli che prima gli erano sfuggiti.<br />

Soprattutto, c’erano alcuni fotogrammi che, isolati e ingranditi,<br />

avrebbero permesso agli spettatori di capire meglio il fenomeno


avrebbero permesso agli spettatori di capire meglio il fenomeno<br />

in corso.<br />

Poi presero in considerazione i risultati delle ricerche storiche<br />

fatte da Jeremy in biblioteca, per dare un’interpretazione a quello<br />

a cui avevano assistito. Ma mentre lui presentava senza soste<br />

prove dettagliate – le tre versioni della leggenda, cartine, appunti<br />

sulle cave, tabelle idriche, vari progetti edilizi, nonché le proprietà<br />

della luce rifratta – Alvin cominciò a sbadigliare. Non aveva mai<br />

nutrito eccessivo interesse per il lato minuzioso del lavoro di<br />

Jeremy e alla fine lo convinse a portarlo oltre il ponte fino alla<br />

cartiera in modo che potesse rendersi conto di persona della<br />

situazione.<br />

133<br />

Mentre Alvin sistemava le telecamere, Jeremy passeggiò per<br />

conto suo e nel silenzio del cimitero i suoi pensieri tornarono<br />

inevitabilmente a Lexie. Riandò mentalmente alla loro notte<br />

insieme e cercò di capire che cosa l’avesse spinta ad alzarsi<br />

prima dell’alba. Sapeva che, nonostante i suoi di-nieghi, lei<br />

nutriva qualche rammarico, e forse persino rimorso, per ciò che<br />

era accaduto tra loro, ma non ne capiva la ragione.<br />

Certo, lui stava per partire, ma le aveva ripetuto più volte che<br />

avrebbero trovato un modo per continuare a vedersi. Ed era<br />

anche vero che non si conoscevano bene, ma nonostante il breve<br />

tempo trascorso insieme, Jeremy non aveva dubbi che avrebbe


tempo trascorso insieme, Jeremy non aveva dubbi che avrebbe<br />

potuto amarla per tutta la vita. Doveva soltanto darsi una chance.<br />

Però Alvin aveva ragione, si disse. Per quanto potesse essere in<br />

ansia per la nonna, il comportamento di Lexie al ristorante<br />

suggeriva che stesse cercando una scusa per allontanarsi da lui.<br />

Non capiva se lo avesse fatto perché lo amava e non voleva<br />

soffrire troppo per la sua imminente partenza, oppure perché in<br />

fondo non le piaceva più di tanto.<br />

Era sicuro che la notte precedente anche lei avesse provato le<br />

sue stesse emozioni. Ma ora…<br />

Avrebbe preferito trascorrere il pomeriggio con lei. Avrebbe<br />

voluto che gli confidasse i propri crucci e gli permettesse di<br />

consolarla; avrebbe voluto abbracciarla, baciarla e convincerla<br />

che sarebbe riuscito a trovare un modo di far funzionare il loro<br />

rapporto, a dispetto delle difficoltà. Avrebbe voluto dirle quello<br />

che aveva nel cuore: che non poteva più pensare di vivere senza<br />

di lei e che i suoi sentimenti erano autentici. Ma soprattutto,<br />

avrebbe voluto avere la conferma che lei lo ricam-biava.<br />

In lontananza, Alvin stava spostando telecamera e cavalletto in<br />

un’altra posizione, concentrato nel lavoro e ignaro dei suoi<br />

tormenti. Jeremy sospirò e poi si rese conto che era giunto in<br />

quella parte del cimitero dove aveva visto sparire Lexie la prima<br />

volta che l’aveva incontrata.<br />

Dopo un attimo di esitazione, cominciò a guardare le lapidi


Dopo un attimo di esitazione, cominciò a guardare le lapidi<br />

mentre un’intuizione si faceva strada nella sua mente. Impiegò<br />

solo pochi istanti per trovare l’ovvia conferma. Salendo una<br />

piccola altura, si fermò davanti a un cespuglio incolto di azzalee.<br />

Era circondato da rami e sterpi, ma la zona antistante sembrava<br />

pulita. Accovacciandosi, spostò i fiori che lei doveva aver avuto<br />

nella borsa e di colpo capì perché né Doris né Lexie volevano<br />

che la gente girasse per il cimitero.<br />

Nella fioca luce invernale, fissò le tombe di Claire e James<br />

Darnell, chiedendosi come avesse fatto a non capirlo prima.<br />

Di ritorno dal cimitero, Jeremy lasciò Alvin al Greenleaf e si<br />

diresse verso la biblioteca, ripensando mentalmente al discorso<br />

che si era preparato per Lexie.<br />

Giunto davanti alla biblioteca, vide che l’esterno era affollato.<br />

C’erano gruppetti di due o tre persone fermi sul marciapiede,<br />

che indicavano verso l’alto e osservavano l’architettura, come se<br />

stessero facendo un assaggio del Giro delle dimore storiche. La<br />

maggior parte teneva in mano lo stesso dé pliant che Doris gli<br />

aveva spedito e molti leggevano ad alta voce le didascalie che<br />

spiegavano le peculiarità dell’edificio.<br />

All’interno, anche il personale era intento nei preparativi. Alcuni<br />

volontari spolveravano e spaz-zavano il pavimento, altri stavano<br />

portando delle lampade da lettura e Jeremy immaginò che, in<br />

occasione del giro ufficiale, le lampade sul soffitto sarebbero


state spente per conferire all’ambiente un’atmosfera più calda.<br />

Superò la sala per bambini, notando che sembrava più in ordine<br />

e proseguì verso le scale. La porta dell’ufficio di Lexie era aperta<br />

e lui si fermò un istante prima di entrare. Lei era china accanto<br />

alla scrivania, che era quasi vuota. Come tutti gli altri, stava<br />

facendo del suo meglio per eliminare le scartoffie, infilando varie<br />

pile di documenti sotto il tavolo.<br />

«Ciao», disse Jeremy.<br />

Lexie alzò lo sguardo. «Oh, ciao», rispose alzandosi e<br />

aggiustandosi la camicia. «Mi hai sorpreso mentre cercavo di<br />

rendere più presentabile il mio ufficio.»<br />

«Ti aspetta un fine settimana molto impegnativo.»<br />

134<br />

«Già, in effetti avrei potuto pensarci prima», replicò lei indicando<br />

con un gesto intorno a sé.<br />

«Ma devo essermi beccata un grave caso di svogliatezza.»<br />

Sorrise, bella anche nel suo stato leggermente stralunato.<br />

«Succede ai migliori», commentò Jeremy.<br />

«Già, ma a me in genere no.» Invece di avvicinarsi a lui, afferrò


«Già, ma a me in genere no.» Invece di avvicinarsi a lui, afferrò<br />

un altro plico di documenti e si rituffò sotto la scrivania.<br />

«Come sta Doris?»<br />

«Bene», rispose lei da sotto la scrivania. «Come aveva detto<br />

Rachel, si è un po’ strapazzata, ma domani sarà di nuovo in<br />

forma.» Lexie rispuntò fuori e prese un’altra pila di carte. «Se ti<br />

capita, passa a farle un saluto prima di andare via. Ne sarà<br />

contenta.»<br />

Per un attimo lui rimase a guardarla, ma poi, cogliendo le<br />

implicazioni di quello che aveva appena detto, fece un passo<br />

nella sua direzione. Lexie girò intorno alla scrivania, in modo di<br />

mantenere la distanza tra di loro.<br />

«Che succede?» domandò Jeremy.<br />

Lei spostò qualche oggetto sulla scrivania. «Ho da fare, tutto<br />

qui», rispose.<br />

«Intendevo tra di noi», insistette lui.<br />

«Niente.» La voce di lei era neutra, come se stesse parlando del<br />

tempo.<br />

«Non mi guardi nemmeno.»<br />

Lexie a questo punto alzò la testa, guardandolo per la prima


volta. Jeremy avvertì la sua ostilità, anche se non sapeva se ce<br />

l’avesse con lui o con se stessa. «Non so che cosa dirti. Ti ho già<br />

spiegato che ho molto da fare. Che tu lo creda o no, sono un po’<br />

di fretta.»<br />

Jeremy intuì che stava cercando una scusa qualsiasi per litigare.<br />

«Posso aiutarti in qualche modo?» chiese.<br />

«No, grazie. Ce la faccio da sola.» Lexie posò un altro pacco di<br />

carte sotto la scrivania. «Come sta Alvin?» gli chiese da sotto.<br />

Jeremy si massaggiò la nuca. «Non è più arrabbiato, se è questo<br />

che intendi.»<br />

«Bene. Siete riusciti a fare le riprese che volevate?»<br />

«Quasi tutte», rispose lui.<br />

Lei si sporse un’altra volta, cercando di darsi un’aria<br />

affaccendata. «Ti ho tirato fuori di nuovo i diari. Sono sulla<br />

scrivania nella sala dei libri rari.»<br />

Jeremy abbozzò un sorriso. «Grazie.»<br />

«E se ti viene in mente qualcos’altro che possa servirti prima che<br />

tu parta», aggiunse lei, «resterò qui ancora per un’oretta. Il giro<br />

inizia alle sette, perciò dovrai uscire di qui al massimo per le sei e<br />

mezzo, dato che a quell’ora spegneremo le luci centrali.»


mezzo, dato che a quell’ora spegneremo le luci centrali.»<br />

«Credevo che la sala dei libri rari chiudesse alle cinque.»<br />

«Visto che partirai domani, mi sono detta che potevo<br />

contravvenire alle regole per una volta.»<br />

«E anche perché siamo amici, giusto?»<br />

«Ma certo», rispose lei con un sorriso forzato. «Perché siamo<br />

amici.»<br />

Jeremy uscì dall’ufficio e si diresse nella sala dei libri rari,<br />

ripetendosi mentalmente quel dialogo per cercare di dargli un<br />

senso. Il loro incontro non era andato come previsto.<br />

Nonostante la sfac-ciataggine della sua ultima battuta, in fondo<br />

sperava che lei lo seguisse, anche se in qualche modo sapeva<br />

che non l’avrebbe fatto. Il pomeriggio trascorso da soli non li<br />

aveva aiutati a superare l’im-passe, anzi, aveva peggiorato le<br />

cose. Se prima lei gli era sembrata distante, adesso si<br />

comportava come se fosse radioattivo.<br />

Per quanto il suo atteggiamento lo turbasse, per certi versi era<br />

comprensibile. Forse non avrebbe dovuto essere così… fredda,<br />

ma tutto era dovuto al fatto che lui viveva a New York e lei lì. Il<br />

giorno prima in quella casetta sulla spiaggia per lui era stato facile<br />

convincersi che le cose si sarebbero aggiustate da sole, come<br />

per magia. E ci aveva creduto. Era quello il punto. Quando due<br />

persone si volevano bene, trovavano sempre una soluzione.


persone si volevano bene, trovavano sempre una soluzione.<br />

135<br />

Sapeva che aveva tendenza di guardare troppo avanti, ma era il<br />

suo modo di agire quando doveva affrontare un problema.<br />

Cercava soluzioni, faceva supposizioni, analizzava le implicazioni<br />

a lungo termine per valutare con cura i potenziali esiti. E, forse, si<br />

aspettava che lei facesse lo stesso.<br />

Quello che non si aspettava era di essere trattato come un<br />

appestato. O che lei si comportasse con diffidenza. O come se<br />

pensasse che la notte precedente fosse stata un errore.<br />

Guardò la pila di diari sulla scrivania e si sedette. Cominciò a<br />

separare quelli che aveva già sfo-gliato dagli altri, tirandone fuori<br />

quattro. Fino a quel momento i sette che aveva letto non si erano<br />

dimostrati molto utili – anche se un paio descrivevano funerali di<br />

famiglia avvenuti a Cedar Creek –<br />

così decise di aprirne uno nuovo. Invece di partire dalla prima<br />

pagina, si appoggiò allo schienale della sedia e sfogliò le pagine<br />

leggendo brani a caso. Il diario abbracciava il periodo dal 1912<br />

al 1915 ed era stato scritto da un’adolescente di nome Anne<br />

Dempsey. Per la maggior parte si trattava di annotazioni<br />

personali sulla vita quotidiana. Chi le piaceva, che cosa<br />

mangiava, i suoi pensieri su genitori e amici e il fatto che nessuno<br />

sembrava capirla. L’unico aspetto originale di Anne era che i<br />

suoi crucci e le sue paure somigliavano molto a quelli degli


suoi crucci e le sue paure somigliavano molto a quelli degli<br />

adolescenti moderni. Lettura interessante, ma poco utile allo<br />

scopo, si disse. Lo mise da parte insieme agli altri che aveva<br />

scartato.<br />

Anche gli altri due diari – scritti entrambi intorno agli anni Venti –<br />

si rivelarono per la maggior parte cronache personali. Un<br />

pescatore annotava minuziosamente merce e pescato; nell’altro,<br />

una vivace maestra di nome Glenara descriveva lo sbocciare<br />

della sua storia d’amore con un dottore di passaggio in un<br />

periodo di otto mesi, e annotava riflessioni su alunni e conoscenti<br />

in città. C’erano inoltre un paio di passaggi relativi agli<br />

avvenimenti mondani in città, che sembravano consistere<br />

principalmente nell’osservare le barche a vela sul fiume Pamlico,<br />

nell’andare a messa, giocare a bridge e passeggiare per il centro<br />

il sabato pomeriggio. Cedar Creek non veniva mai nominato.<br />

Si aspettava che anche il quarto diario fosse una perdita di<br />

tempo, ma lasciar perdere voleva dire andare via e lui non<br />

poteva immaginare di farlo senza aver cercato di parlare ancora<br />

una volta con Lexie, se non altro per mantenere aperti i canali di<br />

comunicazione. Il giorno prima sarebbe potuto entrare da lei<br />

dicendo la prima frase che gli passava per la mente, ma il recente<br />

andamento altale-nante della loro relazione, oltre alla sua<br />

evidente agitazione, gli rendevano impossibile pensare a qualcosa<br />

da dire o anticipare la sua eventuale reazione.<br />

Doveva rimanere distante? Doveva provare a parlarle, pur


Doveva rimanere distante? Doveva provare a parlarle, pur<br />

sapendo che lei cercava la lite? Doveva fingere di non aver<br />

notato il suo atteggiamento e comportarsi come se lei<br />

desiderasse ancora sapere qual era la causa delle luci misteriose?<br />

Doveva invitarla a cena? Oppure stringerla tra le braccia?<br />

Ecco qual era il problema quando le emozioni intorbidavano le<br />

acque. Era come se Lexie si aspettasse da lui che facesse o<br />

dicesse esattamente la cosa giusta al momento giusto, qualunque<br />

fosse. E questo, si disse, non era bello da parte sua.<br />

Sì, l’amava. Sì, era preoccupato per il loro futuro. Ma laddove<br />

lui voleva cercare una soluzione, lei sembrava aver già gettato la<br />

spugna. Ripensò alla loro conversazione.<br />

Se ti capita, passa a farle un saluto prima di andare via…<br />

Non «se ci capita».<br />

E il suo commento conclusivo? Ma certo. Perché siamo amici.<br />

Lui aveva dovuto mordersi la lingua per stare zitto. Amici?<br />

avrebbe voluto replicare. Dopo ieri notte, tutto quello che sai<br />

dire è che siamo amici? Non significo altro per te?<br />

Non era il modo di parlare a una persona che ti sta a cuore. Non<br />

era il modo di trattare un uomo che speri di rivedere, e più ci<br />

pensava, più gli veniva voglia di risponderle per le rime. Ti tiri<br />

indietro? Posso farlo anch’io. Vuoi litigare? Sono pronto.<br />

Dopo tutto, non aveva fatto niente di male.


Dopo tutto, non aveva fatto niente di male.<br />

Quello che era successo la notte precedente era dipeso da<br />

entrambi in uguale misura. Lui aveva provato a spiegarle come si<br />

sentiva; lei non aveva voluto ascoltarlo. Lui aveva promesso che<br />

avrebbe fatto in modo di far funzionare le cose; lei aveva<br />

scartato l’idea fin dal principio. E in fin dei conti era stata lei a<br />

condurlo in camera da letto, non viceversa.<br />

Guardò fuori dalla finestra serrando le labbra. No, pensò, non<br />

sarebbe più stato al suo gioco. Se lei voleva parlargli, bene,<br />

altrimenti… Altrimenti significava che la storia era destinata a<br />

finire così, 136<br />

e lui non poteva farci niente. Non si sarebbe umiliato a pregarla<br />

in ginocchio, quindi stava a lei fare la prossima mossa. Sapeva<br />

dove trovarlo. Decise di andarsene non appena terminata la<br />

lettura del diario e di tornare al Greenleaf. Magari così lei<br />

avrebbe finalmente capito che cosa voleva, e comunque che lui<br />

non aveva nessuna intenzione di stare lì a farsi maltrattare.<br />

Non appena Jeremy fu uscito dall’ufficio, Lexie si maledì per non<br />

aver gestito meglio la situazione. Aveva pensato che andare da<br />

Doris le avrebbe chiarito le idee, e invece era servito solo a procrastinare<br />

l’inevitabile. E così si era ritrovata con Jeremy che<br />

entrava baldanzoso nel suo ufficio co-me se non fosse cambiato<br />

niente. Come se non fosse sul punto di andarsene.


Certo, lei sapeva che sarebbe partito, che l’avrebbe lasciata lì<br />

proprio come aveva fatto quell’altro, ma la fiaba che lui le aveva<br />

raccontato la sera precedente continuava a incantarla,<br />

alimentando fantasie in cui i protagonisti vivevano felici e<br />

contenti. Se era riuscito a rintracciarla nella casa dei suoi, se<br />

aveva avuto il coraggio di dirle quelle parole, non avrebbe potuto<br />

anche trovare una ragione per rimanere?<br />

In fondo sapeva anche che lui nutriva la speranza che lo seguisse<br />

a New York, ma non capiva perché. Non si rendeva conto che<br />

non le interessava il successo o il denaro? Che non l’appassionavano<br />

lo shopping, né il tearto, né ci teneva a comprare cibo<br />

thailandese nel cuore della notte? La vi-ta non era fatta di quelle<br />

cose. La vita era passare del tempo insieme, avere il tempo di<br />

passeggiare tenendosi per mano, di conversare in pace<br />

guardando il tramonto. Non era esaltante, ma forse non c’era<br />

davvero niente di meglio. Del resto, com’era quel vecchio detto<br />

popolare? Nessuno sul letto di morte rimpiange di non aver<br />

lavorato di più. O di aver passato troppo tempo a godersi un<br />

pomeriggio tranquillo? O in famiglia?<br />

Non era tanto ingenua da non capire che la vita moderna aveva<br />

le sue seduzioni. Ricchezza, bellezza, fama e frequentare le feste<br />

più esclusive: solo così sarai felice. Secondo lei erano un<br />

mucchio di assurdità, il credo dei disperati. Altrimenti, perché<br />

tante persone ricche, belle e famose si dorga-vano? Perché non<br />

riuscivano a tenere in piedi un matrimonio? Perché continuavano<br />

a farsi arrestare? Secondo lei, Jeremy era stato sedotto da quel


a farsi arrestare? Secondo lei, Jeremy era stato sedotto da quel<br />

mondo frenetico, sebbene non volesse ammetterlo.<br />

Lo aveva intuito fin dal loro primo incontro e si era ripetuta che<br />

non doveva farsi coinvolgere emo-tivamente. Tuttavia, si pentiva<br />

del suo comportamento di poc’anzi. Non si sentiva pronta ad<br />

affrontarlo quando lui si era presentato nel suo ufficio, ma forse<br />

sarebbe stato meglio dirglielo apertamen-te, invece di rifugiarsi<br />

sotto la scrivania e negare che ci fossero problemi.<br />

Sì, si sarebbe dovuta comportare meglio. Quali che fossero le<br />

differenze tra di loro, Jeremy si meritava almeno questo.<br />

Ma certo, si ripeté lui. Perché siamo amici.<br />

Il modo in cui l’aveva detto gli rodeva ancora e scrollò la testa<br />

bettendo distrattamente con la penna sul taccuino. Doveva finire<br />

il lavoro. Si sgranchì le spalle per allentare la tensione e prese<br />

l’ultimo diario che gli restava da sfogliare. Gli bastò aprirlo per<br />

rendersi conto che era diverso da tutti quelli che aveva letto<br />

prima.<br />

Più che di un diario fatto di annotazioni personali, si trattava di<br />

una raccolta di saggi con titolo e data, scritti tra il 1955 e il 1962.<br />

Il primo riguardava la costruzione della chiesa episcopale di St.<br />

Richard nel 1859 e la scoperta, durante gli scavi per le<br />

fondamenta, di quello che sembrava essere un antico<br />

insediamento di indiani Lumbee. Il saggio occupava tre pagine ed


era seguito da uno sul destino della conceria McTauten’s,<br />

costruita sulle rive del torrente Boone nel 1974. Il terzo saggio,<br />

che provocò un’involontaria smorfia di stupore da parte di<br />

Jeremy, riportava le opinioni dell’autore su ciò che era realmente<br />

accaduto ai coloni di Roanoke Island nel 1587.<br />

A quel punto Jeremy si ricordò vagamente che uno dei diari era<br />

appartenuto a uno storico dilettante e cominciò a sfogliare le<br />

pagine più rapidamente… scorse i titoli, cercando nei testi dei<br />

riferi-137<br />

menti interessanti… passò alle pagine successive… e si fermò di<br />

colpo quando gli sembrò di aver visto qualcosa. Tornò indietro<br />

di qualche pagina e rimase come paralizzato quando ritrovò il<br />

passo che aveva attirato la sua attenzione.<br />

Sia appoggiò allo schienale sbattendo gli occhi mentre<br />

accarezzava la pagina con le dita.<br />

Risolto il mistero delle luci<br />

Nel cimitero di Cedar Creek<br />

Nel corso degli anni, alcuni abitanti della nostra città hanno<br />

segnalato la presenza di fantasmi nel cimitero di Cedar<br />

Creek e tre anni fa il Journal of the South pubblicò un articolo<br />

sul fenomeno, senza tuttavia offrire una soluzione al<br />

mistero. Dopo aver condotto indagini per conto mio, credo


di aver risolto l’enigma del perché le luci appaiono solo in<br />

determinate condizioni e non in altre.<br />

Posso affermare categoricamente che i fantasmi non<br />

esistono. Le luci in realtà sono quelle della cartiera<br />

Hernrickson e sono influenzate dal treno che passa sul<br />

ponte, dalla posizione di Riker’s Hill e dalle fasi lunari.<br />

Jeremy proseguì la lettura trattenendo il fiato. Sebbene l’autore<br />

non avesse cercato di spiegare il motivo del graduale<br />

sprofondamento del cimitero – senza il quale le luci non<br />

sarebbero state affatto visibili –, la sua conclusione era<br />

sostanzialmente la stessa a cui era giunto lui.<br />

Solo che, chiunque fosse, ci era arrivato quarant’anni prima.<br />

Quarant’anni…<br />

Infilò un pezzo di carta come segnalibro e chiuse il volume per<br />

leggere il nome dell’autore sul frontespizio. La sua mente riandò<br />

brevemente alla prima conversazione avuta con il sindaco. E con<br />

questo, i suoi sospetti si incastrarono gli uni negli altri come le<br />

tessere di un puzzle.<br />

Owen Gherkin.<br />

Il diario era stato scritto dal padre del sindaco, che, stando alle<br />

parole di Tom Gherkin, «conosceva tutto quello che c’è da


sapere su questo posto». Che aveva capito la causa delle luci.<br />

Che senza dubbio ne aveva parlato al figlio. Il quale a sua volta<br />

sapeva che non c’era mai stato niente di soprannaturale nelle<br />

luci, ma aveva finto che fosse altrimenti. Il che significava che il<br />

sindaco Gherkin gli aveva mentito fin dal principio, nella speranza<br />

di approfittare di lui per attirare nella sua città ignari visitatori.<br />

E Lexie…<br />

La bibliotecaria. La donna che gli aveva accennato alla<br />

possibilità di trovare nei diari la risposta che cercava. Il che<br />

significava che aveva letto il saggio di Owen Gherkin. E che a<br />

sua volta gli aveva mentito, per fare il gioco del sindaco.<br />

Si chiese quanti altri in città fossero a conoscenza della verità.<br />

Doris? Forse. No, si corresse velocemente. Anche lei doveva<br />

saperlo. La prima volta che si erano visti gli aveva detto senza<br />

esitazione ciò che le luci non erano. Ma come il sindaco e Lexie<br />

non aveva detto ciò che erano, anche se probabilmente ne era a<br />

conoscenza.<br />

E questo significava… che tutta la faccenda era stata una<br />

montatura fin dall’inizio. La lettera.<br />

Le indagini. La festa. Una montatura a sue spese.<br />

E adesso Lexie si voleva tirare indietro, ma non prima di avergli<br />

raccontato la storia di Doris che l’aveva portata al cimitero a


vedere gli spiriti dei genitori. E poi quella commovente storiella<br />

dei genitori che avevano voluto conoscere anche lui.<br />

Coincidenze? O un piano prestabilito? E adesso il modo in cui lei<br />

si comportava…<br />

Come se volesse farlo andare via. Come se non provasse niente<br />

per lui. Come se avesse saputo che cosa sarebbe successo…<br />

Era stato progettato tutto? E in caso affermativo, perché?<br />

138<br />

Jeremy prese il diario, si alzò e si diresse nell’ufficio di Lexie,<br />

deciso a ottenere qualche risposta. Non si accorse nemmeno di<br />

sbattere la porta uscendo, né delle espressioni sui volti dei<br />

volontari che si voltarono a guardarlo. La porta di Lexie era<br />

socchiusa e lui la spalancò entrando nell’ufficio.<br />

Con la scrivania finalmente sgombra, lei aveva in mano un<br />

barattolo di cera per mobili e stava strofinando il piano con un<br />

panno per far splendere il legno. Alzò lo sguardo mentre Jeremy<br />

solle-vava il diario.<br />

«Oh, ciao», disse, sforzandosi di sorridere. «Ho quasi finito.»<br />

Jeremy la guardò. «Puoi smettere di recitare», dichiarò.<br />

Nonostante la distanza che li separava, lei avvertì la sua collera e


Nonostante la distanza che li separava, lei avvertì la sua collera e<br />

istintivamente si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.<br />

«Di che cosa parli?»<br />

«Di questo», rispose lui, mostrandole il diario. «L’hai letto,<br />

vero?»<br />

«Sì», disse lei, riconoscendo il diario di Owen Gherkin.<br />

«Lo sapevi che c’è un passo che riguarda le luci di Cedar<br />

Creek?»<br />

«Sì», ripeté lei.<br />

«Perché non me ne hai parlato?»<br />

«L’ho fatto», obiettò lei. «Ti ho parlato dei diari la prima volta<br />

che sei venuto in biblioteca. E se non ricordo male, ti dissi che<br />

potevi trovare lì le risposte che cercavi, ricordi?»<br />

«Non fare giochetti», ribatté lui, socchiudendo gli occhi. «Sapevi<br />

quello che cercavo.»<br />

«E lo hai trovato», replicò lei, alzando la voce. «Non vedo quale<br />

sia il problema.»<br />

«Il problema è che ho perso un sacco di tempo. Questo diario<br />

conteneva la risposta fin dal principio. Non c’è assolutamente


nessun mistero. Non c’è mai stato. E tu hai retto questa piccola<br />

farsa per tutto il tempo.»<br />

«Quale farsa?»<br />

«Non provare a negarlo», tagliò corto lui. Le mostrò il diario.<br />

«Ho la prova qui in mano, non di-menticarlo. Mi hai mentito. Mi<br />

hai mentito spudoratamente.»<br />

Lexie lo guardò. Avvertiva il calore della sua rabbia e sentiva la<br />

propria crescere di conseguen-za. «È questo il motivo per cui sei<br />

venuto nel mio ufficio? Per lanciarmi contro accuse?»<br />

«Tu lo sapevi!» gridò lui.<br />

Lei si mise le mani sui fianchi. «No», disse. «Non lo sapevo.»<br />

«Ma lo avevi letto!»<br />

«E allora?» obiettò lei. «Ho letto anche l’articolo sul giornale, se<br />

è per questo. E pure i saggi scritti da altri. Come potevo<br />

immaginare che Owen Gherkin avesse ragione? Da quanto ne<br />

sapevo, tirava a indovinare quanto gli altri. Sempre ammesso poi<br />

che l’argomento mi interessasse. Pensi davvero che abbia<br />

dedicato più di qualche minuto alla cosa prima del tuo arrivo in<br />

città? Non me ne importa niente! Non mi è mai importato! Sei tu<br />

quello venuto a indagare. E se avessi letto il diario due giorni fa,<br />

non saresti stato sicuro nemmeno tu. Sai bene che avresti


comunque condotto personalmente le tue indagini.»<br />

«Non è questo il punto», ribatté lui, scartando la possibilità che<br />

lei avesse ragione. «Il punto è che tutta questa faccenda è una<br />

montatura. Il giro, i fantasmi, la leggenda… è una montatura bella<br />

e buona!»<br />

«Ma di che cosa parli? Il giro riguarda le dimore storiche, anche<br />

se è vero che ci hanno aggiunto pure il cimitero. Capirai! Tutto<br />

sommato si tratta di un week-end diverso nel mezzo della<br />

stagione morta. Nessuno è stato raggirato, nessuno ci ha<br />

rimesso. E poi dimmi una cosa, pensi davvero che la maggior<br />

parte della gente creda davvero ai fantasmi? Quasi tutti lo dicono<br />

solo perché è divertente.»<br />

«Doris lo sapeva?» domandò lui, interrompendola di nuovo.<br />

«Del diario di Owen Ghrkin?» Scrollò il capo, furiosa per il fatto<br />

che lui non volesse ascoltarla.<br />

«E come faceva a saperlo?»<br />

«Ecco», disse lui, alzando il dito come un insegnante che<br />

sottolinea un concetto a uno studente.<br />

«È questa la parte che non capisco. Se non volevi che il cimitero<br />

venisse incluso nel giro e se non lo 139<br />

voleva neppure Doris, perché non siete andate al giornale a


voleva neppure Doris, perché non siete andate al giornale a<br />

raccontare la verità? Perche mi avete voluto coinvolgere in<br />

questo giochetto?»<br />

«Io non volevo coinvolgerti. E non è un gioco. È un innocuo fine<br />

settimana che tu stai ingigantendo a dismisura.»<br />

«Non sto ingigantendo niente. Siete stati tu e il sindaco a farlo.»<br />

«Adesso sono dalla parte dei cattivi anch’io?»<br />

Vedendo che Jeremy non rispondeva, lei sbottò. «Allora perché<br />

ti avrei dato il diario, tanto per cominciare? Perché non te l’ho<br />

tenuto nascosto?»<br />

«Non saprei. Forse c’entra il taccuino di Doris. Voi due me lo<br />

avete sbandierato sotto il naso fin dal mio arrivo. Forse<br />

immaginavate che non sarei venuto fin qui solo per quello e allora<br />

avete esco-gitato tutta questa montatura.»<br />

«Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo?» Si appoggiò con le<br />

mani alla scrivania, il viso in fiamme.<br />

«Ehi, sto solo cercando di capire perché sono stato trascinato in<br />

questo posto.»<br />

Lei alzò le mani per fermarlo. «Non voglio sentire altro.»<br />

«Ci scommetto.»


«Esci», disse, gettando il barattolo di cera nel cassetto della<br />

scrivania. «Tu non appartieni a questo posto, e io non voglio più<br />

parlare con te. Tornatene da dove sei venuto.»<br />

Lui incrociò le braccia. «Finalemnte ti sei decisa a tirare fuori<br />

quello che stavi pensando da stamattina.»<br />

«Ma guarda, sei diventato capace di leggere nel pensiero?»<br />

«No, ma non c’è bisogno di leggere nel pensiero per capire il<br />

motivo del tuo comportamento.»<br />

«Benissimo, allora lascia che sia io a leggerti nel pensiero, eh?»<br />

sibilò lei, stanca del suo atteggiamento di superiorità, stanca di<br />

lui. «E vuoi sapere che cosa vedo?» Si rendeva conto che aveva<br />

parlato abbastanza forte da farsi sentire in tutta la biblioteca, ma<br />

non le interessava. «Vedo un uomo che è molto bravo a dire le<br />

cose giuste, ma che quando si arriva al dunque, non agisce in<br />

maniera coerente.»<br />

«E questo che cosa significa?»<br />

Lei lo guardò, con i muscoli del corpo tesi dalla collera.<br />

«Credi non sappia cosa pensi veramente della nostra città? Che<br />

per te questo posto non è altro che un’uscita sull’autostrada?<br />

Che in fondo non riesci a capire che cosa ci trovino di bello da<br />

queste parti? E che, nonostante quello che mi hai detto l’altra


queste parti? E che, nonostante quello che mi hai detto l’altra<br />

notte, per te l’idea che tu possa trasferirti a vivere qui è<br />

assolutamente ridicola?»<br />

«Non ho detto questo.»<br />

«Non ce n’era bisogno!» gridò lei, detestandolo per la sua aria<br />

sicura. «È questo il punto. Quando parlavo di sacrificio, sapevo<br />

benissimo che secondo te ero io quella che doveva sradicarsi.<br />

Che avrei dovuto lasciare la mia famiglia, gli amici, la casa,<br />

perché New York è molto meglio. Che avrei dovuto fare la<br />

parte della brava donnina che segue il suo uomo ovunque lui<br />

voglia andare. Non ti è mai passato per la testa che dovessi<br />

essere tu a lasciare tutto.»<br />

«Stai esagerando.»<br />

«Ah davvero? E su che cosa? Sul fatto che dovessi essere io<br />

quella che si trasferiva? Oppure avevi intenzione di prendere un<br />

giornale di offerte immobiliari domattina prima di partire? Ecco,<br />

guarda, ti facilito le cose», disse, afferrando il telefono. «Il signor<br />

Reynolds ha l’ufficio proprio qui di fronte e sono sicura che<br />

sarebbe felicissimo di mostrarti un paio di case stasera, se hai<br />

intenzione di acquistare.»<br />

Jeremy la guardava in silenzio, incapace di negare quelle accuse.<br />

«Non hai niente da dire?» domandò lei sbattendo la cornetta con


forza. «Il gatto ti ha mangiato la lingua? Allora, spiegami almeno<br />

questo. Che cosa intendevi esattamente quando hai detto che<br />

avremmo trovato un modo per far funzionare la cose? Credevi<br />

che mi sarei accontentata di starmene qui ad aspettare una tua<br />

visita di tanto in tanto per una sveltina, senza alcuna prospettiva<br />

di un futuro insieme? Oppure pensavi di approfittare delle tue<br />

visite per convincermi dei miei errori, dal mo-140<br />

mento che ritieni che io stia sprecando la mia vita qui e che sarei<br />

molto più felice trotterellandoti dietro?»<br />

La rabbia e la frustrazione erano evidenti nella sua voce; come le<br />

implicazioni di ciò che stava dicendo. Per un po’, rimasero in<br />

silenzio.<br />

«Perché non mi hai detto queste cose ieri sera?» domandò infine<br />

lui, abbassando la voce di una ottava.<br />

«Ci ho provato», rispose lei. «Solo che tu non volevi ascoltare.»<br />

«Allora perché…?»<br />

Lasciò la domanda a metà, il suo significato era comunque<br />

lampante.<br />

«Non lo so.» Lei girò la testa. «Sei un bel ragazzo, siamo stati<br />

bene insieme. Forse ero dell’umore giusto e basta.»<br />

Lui la fissò. «È stato solo questo per te?»


Lui la fissò. «È stato solo questo per te?»<br />

«No», ammise lei, leggendo il dolore nel suo sguardo. «Non ieri<br />

notte. Ma non cambia il fatto che sia finita, giusto?»<br />

«Vuol dire che molli tutto?»<br />

«No.» Con suo sgomento, Lexie si sentì salire le lacrime agli<br />

occhi. «Non farmi questo. Sei tu che te ne vai. Sei tu che sei<br />

venuto nel mio mondo, non il contrario. Io ero soddisfatta fino al<br />

tuo arrivo. Magari non completamente felice, magari un po’ sola,<br />

ma soddisfatta. Mi piace la mia vita qui.<br />

Mi piace poter passare a trovare Doris se non si sente bene. Mi<br />

piace leggere una fiaba ai bambini in biblioteca. E mi piace anche<br />

il nostro piccolo giro delle dimore storiche, anche se hai<br />

intenzione di trasformarlo in qualcosa di orribile per fare colpo in<br />

televisione.»<br />

Erano in piedi l’uno di fronte all’altra, immobili e alla fine senza<br />

più parole. Adesso che era stato detto tutto, entrambi si<br />

sentivano prosciugati.<br />

«Non essere così», disse lui.<br />

«Così come? Come una che dice la verità?»<br />

Invece di aspettare la sua risposta, Lexie prese la giacca e la<br />

borsa e si diresse verso la porta.


orsa e si diresse verso la porta.<br />

Jeremy si scostò da parte per lasciarla passare e lei lo superò<br />

senza dire un’altra parola. Aveva fatto pochi passi fuori<br />

dall’ufficio, quando lui trovò il coraggio di parlare di nuovo.<br />

«Dove vai?»<br />

Lexie fece un altro passo, poi si fermò sospirando. Si voltò e<br />

rispose: «A casa». Si asciugò una lacrima dalla guancia e<br />

raddrizzò le spalle. «Proprio come farai tu.»<br />

141


18<br />

Più tardi quella sera Alvin e Jeremy piazzarono le telecamere<br />

accanto alla passerella sul fiume Pamlico. A tratti arrivava fin lì il<br />

suono della musica nel magazzino di tabacco Meyers, dove si<br />

stava svolgendo il ballo. I negozi in centro avevano chiuso per la<br />

serata e persino il Lookilu era deserto. Avvolti nei loro giacconi,<br />

sembravano soli.<br />

«E poi?» chiese Alvin.<br />

«È tutto», disse Jeremy. «Poi se n’è andata.»<br />

«E tu non l’hai seguita?»<br />

«Non voleva che lo facessi.»<br />

«E come fai a dirlo?»<br />

Jeremy si strofinò gli occhi, ripetendosi mentalmente per la<br />

centesima volta la discussione di quel pomeriggio. Le ultime ore<br />

erano passate in maniera confusa. Ricordava vagamente di<br />

essere tornato nella saletta dei libri rari per rimettere la pila di<br />

diari sullo scaffale e di essere uscito chiudendo a chiave la porta.<br />

Durante il tragitto di ritorno, aveva rimuginato su ciò che lei gli<br />

aveva detto, e il senso di rabbia e tradimento che provava si era<br />

mescolato con la tristezza e il rimpianto. Si era sdraiato nella sua


stanza al Greenleaf, riflettendo se avrebbe potuto affrontare<br />

meglio la situazione. Non sarebbe dovuto piombare<br />

precipitosamente nel suo ufficio come aveva fatto. Davvero quel<br />

diario lo aveva mandato così in collera? Era arrabbiato perché<br />

era stato ingannato? Oppure era soltanto in collera con Lexie e,<br />

come lei, cercava una scusa per litigare?<br />

Non ne era scuro, né Alvin aveva saputo fornirgli una risposta,<br />

dopo che gli aveva raccontato gli avvenimenti. Tutto ciò che lui<br />

sapeva era di essere esausto e che, nonostante avesse delle<br />

riprese da fare, l’istinto lo spronava ad andare a casa di Lexie<br />

per vedere se era possibile rimediare in qualche 142<br />

modo. Sempre ammesso che lei fosse in casa. Da quanto ne<br />

sapeva, si trovava al ballo assieme a tutti gli altri.<br />

Jeremy sospirò e ripensò agli ultimi istanti in biblioteca. «L’ho<br />

capito dal modo in cui mi ha guardato.»<br />

«Allora è finita.»<br />

«Sì, è finita», confermò Jeremy.<br />

Nell’oscurità Alvin scrollò il capo e si girò. Non riusciva proprio<br />

a concepire che il suo amico si fosse preso una scuffia tanto forte<br />

per una donna in così pochi giorni. Lei non era affascinante, e<br />

non incarnava l’immagine rispettosa che si era fatto delle donne<br />

del Sud.


Ma non era importante. Alvin sapeva che era una cosa<br />

passeggera e non aveva dubbi che Jeremy l’avrebbe superata<br />

non appena fosse salito sull’aereo per tornare a casa.<br />

Jeremy superava sempre tutto.<br />

Al ballo, il sindaco Gherkin era seduto in un angolo con il mento<br />

appoggiato alla mano.<br />

Aveva sperato che jeremy si facesse vedere, preferibilmente con<br />

Lexie, ma non appena arrivò, sentì le chiacchiere dei volontari<br />

che parlavano della discussione in biblioteca. Secondo loro si era<br />

trattato di una cosa grossa, che aveva a che fare con uno dei<br />

diari e con una montatura di qualche genere.<br />

A ripensarci adesso, il sindaco rimpianse di aver donato il diario<br />

di suo padre alla biblioteca, ma quando l’aveva fatto non gli era<br />

sembrato tanto importante e poi conteneva resoconti accurati<br />

della storia cittadina. La biblioteca era il suo posto. E chi poteva<br />

immaginare quello che sarebbe successo in quindici anni? Chi<br />

poteva prevedere che la tessitura sarebbe stata chiusa, la miniera<br />

abbandonata e che centinaia di persone sarebbero rimaste<br />

disoccupate? Che molte giovani famiglie sarebbero andate via<br />

per non tornare più? Che la città si sarebbe trovata costretta a<br />

lottare per la sopravvivenza?<br />

Forse non avrebbe dovuto aggiungere il cimitero al giro. Forse


Forse non avrebbe dovuto aggiungere il cimitero al giro. Forse<br />

non avrebbe dovuto reclamizzare i fantasmi quando sapeva che<br />

le luci erano solo quelle del turno di notte alla cartiera. Ma il fatto<br />

era che la città aveva bisogno di un richiamo, qualcosa che<br />

inducesse la gente a visitarla, a fermarsi lì un paio di giorni tanto<br />

per capire che posto meraviglioso fosse. Con un sufficiente<br />

passaggio turistico Boone Creek si sarebbe potuta trasformare in<br />

un luogo di villeggiatura per anziani come Oriental, Washington o<br />

New Bern. Era l’unica speranza per la città, secondo lui. I<br />

pensionati volevano locali accoglienti dove mangiare e riunirsi, e<br />

negozi per fare shopping. Non sarebbe accaduto subito, ma era<br />

l’unico progetto che aveva e doveva pur cominciare da qualche<br />

parte. Grazie al tour nel cimitero con le sue luci misteriose,<br />

avevano venduto un centinaio di biglietti in più per il giro e<br />

l’arrivo di quel giornalista aveva offerto loro la possibilità di farsi<br />

conoscere a livello nazionale.<br />

Certo, aveva sempre saputo che Jeremy Marsh sarebbe arrivato<br />

alla soluzione. Non era questo a preoccuparlo. Anche se avesse<br />

raccontato la verità su una rete televisiva nazionale, o nella sua<br />

rubrica, il risultato sarebbe stato che la gente avrebbe parlato<br />

comunque di Boone Creek e a qualcuno sarebbe venuta la<br />

curiosità di visitarla. E qualsiasi pubblicità era meglio che nessuna<br />

pubblicità. A patto, però, che lui non usasse il termine<br />

«montatura».<br />

Era una parola così brutta, e non era in linea con quanto<br />

accaduto. Certo, lui sapeva da che cosa erano provocate le luci,


ma quasi tutti gli altri ne erano all’oscuro e comunque, che male<br />

c’era? Il fatto era che esisteva una leggenda, esistevano le luci e<br />

alcune persone credevano si trattasse di fantasmi. Altri<br />

reggevano il gioco, convinti che ciò rendesse la città diversa e<br />

speciale. E adesso c’era bisogno di questo, più che mai.<br />

Se Jeremy Marsh portava con sé ricordi positivi della città, lo<br />

avrebbe capito. Se non aveva ricordi piacevoli, non era detto<br />

che lo capisse. E in quel momento il sindaco Gherkin non sapeva<br />

con quale impressione Jeremy sarebbe ripartito l’indomani.<br />

«Il sindaco ha l’aria preoccupata, non trovi?» osservò Rodney.<br />

143<br />

Rachel si voltò a guardare, fiera che loro due fossero stati<br />

insieme per gran parte della serata.<br />

Non la disturbava nemmeno il fatto che lui ogni tanto lanciasse<br />

un’occhiata verso l’ingresso e scru-tasse la folla alla ricerca di<br />

Lexie, per la semplice ragione che comunque sembrava contento<br />

anche di stare con lei.<br />

«Sì, forse. Ma ha sempre quell’espressione.»<br />

«No», obiettò Rodney. «È diverso. Deve avere qualche pensiero<br />

serio.»


«Vuoi parlargli?»<br />

Rodney ci pensò. Come al sindaco – e a quanto pareva, a tutti<br />

quanti – gli era giunta voce della discussione in biblioteca, ma a<br />

differenza degli altri lui aveva un’idea abbastanza precisa di<br />

quanto stava accadendo. Era riuscito a mettere insieme i pezzi,<br />

soprattutto dopo aver notato l’espressione di Gherkin. D’un<br />

tratto aveva capito che il sindaco era preoccupato per il modo in<br />

cui Jeremy avrebbe descritto al mondo il loro piccolo mistero.<br />

Per quanto riguardava la discussione, aveva cercato di avvertire<br />

Lexie. Era inevitabile che succedesse. Ma Lexie era la donna più<br />

testarda che avesse mai conosciuto, una che faceva sempre a<br />

modo suo. Poteva essere volubile, e adesso anche jeremy ne<br />

aveva avuto un assaggio. Sebbene Rodney avrebbe preferito che<br />

lei non si sottoponesse di nuovo a quella tortura, era sollevato di<br />

sapere che la storia era praticamente finita.<br />

«No», rispose a Rachel, «non c’è molto da dire. Ormai la cosa<br />

gli è sfuggita di mano.»<br />

Lei corrugò la fronte. «Che cosa gli è sfuggito di mano?»<br />

«Niente», tagliò corto lui con un sorriso. «Non è importante.»<br />

Rachel lo guardò un istante e poi scrollò le spalle. Stavano in<br />

piedi vicini, mentre la band suonava un pezzo dopo l’altro. La<br />

gente scendeva in pista a ballare e lei cominciò a battere il


tempo.<br />

Rodney, assorto nei suoi pensieri, sembrava non fare caso ai<br />

ballerini. Voleva parlare con Lexie.<br />

Venendo lì era passato davanti a casa sua e aveva visto le luci<br />

accese e l’auto nel vialetto. Inoltre, aveva ricevuto un rapporto<br />

da un agente e sapeva che City Boy e l’altro personaggio da<br />

cartone animato stavano mettendo le telecamere sulla passerella<br />

pedonale. Il che significava che la discussione non era ancora<br />

stata risolta.<br />

Se, alla fine del ballo, le luci da Lexie erano ancora accese,<br />

magari poteva fare un salto da lei, come aveva fatto la sera dopo<br />

la partenza del Ragazzo di Chicago. Aveva la sensazione che lei<br />

non si sarebbe sorpresa del suo arrivo. Probabilmente sarebbe<br />

rimasta a guardarlo sulla porta per un attimo, prima di farlo<br />

entrare. Poi avrebbe preparato del decaffeinato, proprio come<br />

l’ultima volta e si sarebbero seduti sul divano, dove lui l’avrebbe<br />

ascoltata sfogarsi per ore e rimproverarsi della propria stupidità.<br />

Annuì tra sé. La conosceva meglio di quanto conoscesse se<br />

stesso.<br />

Tuttavia, non si sentiva pronto a farlo. Tanto per cominciare, lei<br />

aveva bisogno di un po’ di tempo per riflettere sulla cosa. E poi<br />

lui doveva riconoscere di essere un po’ stanco di fare la parte<br />

del fratello maggiore, e non era sicuro di sentirsi dell’umore


del fratello maggiore, e non era sicuro di sentirsi dell’umore<br />

giusto per stare lì ad ascoltarla. Si stava divertendo e non era<br />

così ansioso di terminare la serata con una depressa.<br />

Inoltre, la band non era affatto male, molto meglio di quella<br />

dell’anno precedente. Con la coda dell’occhio guardò Rachel<br />

ondeggiare a tempo con la musica, lusingato dal fatto che avesse<br />

cercato la sua compagnia, proprio come aveva fatto la sera della<br />

festa. Lui si era semrpe sentito a suo agio con lei, ma<br />

stranamente, negli ultimi tempi, ogni volta che la vedeva gli<br />

sembrava più carina della precedente. Senza dubbio era solo la<br />

sua immaginazione, però non poteva fare a meno di pensare che<br />

quella sera era particolarmente graziosa.<br />

Rachel si accorse del suo sguardo e gli sorrise imbarazzata.<br />

«Scusa», disse, «questa canzone mi piace molto».<br />

Rodney si schiarì la voce. «Vuoi ballare?» le chiese.<br />

Lei sgranò gli occhi. «Davvero?»<br />

«Non sono granché come ballerino, però…»<br />

«Mi piacerebbe molto», lo interruppe lei prendendolo per mano.<br />

144<br />

Seguendola sulla pista, Rodney si disse che avrebbe rimandato a<br />

più tardi la soluzione dei problemi di Lexie.


Doris era sulla sedia a dondolo in salotto e fissava distrattamente<br />

la finestra, chiedendosi se Lexie sarebbe passata da lei. L’istinto<br />

le diceva di no, ma era una di quelle volte in cui avrebbe<br />

desiderato tanto sbagliarsi. Sapeva che Lexie era sconvolta –<br />

non si trattava tanto di una premonizio-ne, quanto di un fatto – e<br />

che tutto dipendeva dall’imminente partenza di Jeremy.<br />

Per certi versi si pentiva di aver spinto la nipote verso di lui. A<br />

ripensarci adesso, avrebbe dovuto immaginare che poteva finire<br />

in quel modo, ma allora perché si era data tanto da fare per<br />

mettere in moto il meccanismo? Per il fatto che Lexie era sola?<br />

Perché la vedeva fossilizzata nella sua routine da quando si era<br />

innamorata di quel giovanotto di Chicago? Perché aveva capito<br />

che lei era spaventata al pensiero di innamorarsi di un altro?<br />

Per quale ragione Lexie non era riuscita a godersi semplicemente<br />

la compagnia di Jeremy? In realtà, era quello che voleva che<br />

facesse. Lui era intelligente e affascinante e Lexie avrebbe solo<br />

dovuto capire che al mondo esistevano anche uomini come lui.<br />

Doveva rendersi conto che non tutti erano come Avery o quel<br />

giovane di Chicago. Invece, Lexie aveva preso la cosa<br />

terribilmente sul serio, e ora era in ansia per lei.<br />

Certo, alla lunga si sarebbe ripresa, Doris ne era certa. Avrebbe<br />

finito per accettare la realtà dei fatti e avrebbe trovato il modo di<br />

andare avanti. Con il tempo, si sarebbe perfino convinta che era<br />

stata una bella esperienza. Se c’era una cosa che sapeva, era


stata una bella esperienza. Se c’era una cosa che sapeva, era<br />

che Lexie aveva un ottimo istinto di sopravvivenza.<br />

Doris sospirò. Anche Jeremy era innamorato, considerò. Se<br />

Lexie si era presa una cotta, quella di lui era molto più forte e poi<br />

sua nipote aveva imparato l’arte di gettarsi le storie dietro le<br />

spalle e continuare a vivere fingendo che non fossero mai<br />

successe.<br />

Povero Jeremy, pensò. Non era giusto nei suoi confronti.<br />

Su nel cimitero di Cedar Creek, Lexie guardava nella nebbia<br />

sempre più fitta il punto dov’erano stati seppelliti i genitori.<br />

Sapeva che Jeremy e Alvin avrebbero ripreso il ponte e Riker’s<br />

Hill dalla passerella pedonale, e quello significava che quella sera<br />

se ne sarebbe potuta rimanere da sola con i suoi pensieri.<br />

Non intendeva trattenersi a lungo, ma qualcosa l’aveva spinta ad<br />

andare lì. Aveva fatto lo stesso quando erano finite le sue storie<br />

con Avery e il Ragazzo di Chicago e, mentre puntava il raggio<br />

della torcia elettrica sulla lapide con i nomi dei suoi genitori,<br />

desiderò che fossero lì per parlare con lei.<br />

Sapeva di essersene fatta un’immagine idealizzata, che mutava<br />

con il suo stato d’animo. A volte le piaceva pensarli allegri ed<br />

estroversi; altre volte se li immaginava come ascoltatori silenziosi.<br />

In quel momento li voleva saggi e forti, in grado di darle il<br />

consiglio giusto per mettere un po’ di chia-rezza nella sua vita.<br />

Era stanca di commettere errori. Non aveva fatto altro, si disse


Era stanca di commettere errori. Non aveva fatto altro, si disse<br />

scoraggiata, e in quel momento era sul punto di sbagliare di<br />

nuovo, qualunque fosse la sua decisione.<br />

Sull’altra riva del fiume la nebbia permetteva di vedere solo le<br />

luci della cartiera, mentre la città era avvolta da una bruma<br />

spettrale. Secondo l’orario in possesso di Jeremy il treno stava<br />

per arrivare e Alvin controllò un’ultima volta la telecamera rivolta<br />

verso Riker’s Hill. Era quella l’inquadratura cruciale. L’altra sul<br />

ponte era più facile, ma poiché Riker’s Hill era distante e avvolta<br />

dalla nebbia, non era affatto sicuro che la telecamera sarebbe<br />

riuscita a riprendere bene la scena. Non aveva un teleobiettivo,<br />

che era ciò che gli serviva in quel caso. Pur essendosi portato<br />

dietro i migliori obiettivi e le pellicole più sensibili, avrebbe<br />

preferito che Jeremy gli menzionasse questo particolare prima<br />

della sua partenza da New York.<br />

145<br />

Però in quei giorni Jeremy era un po’ confuso e forse lo si<br />

poteva perdonare. In genere, in una situazione simile, avrebbe<br />

continuato a ridere e a dare battute una dopo l’altra, mentre<br />

adesso non aveva quasi spiccato parola da due ore. Invece delle<br />

riprese facili e divertenti che si era immaginato, quelle ultime ore<br />

erano state più simili al lavoro vero e proprio, soprattutto a causa<br />

del freddo. Non era venuto lì per quello, ma tant’era… avrebbe<br />

alzato la parcella e inviato il conto a Nate.


Intanto Jeremy era appoggiato alla balaustra a braccia conserte e<br />

guardava un banco di nubi.<br />

«Ti ho detto che mi ha chiamato Nate prima?» chiese Alvin,<br />

cercando ancora una volta di coinvolgere l’amico.<br />

«Ah sì?»<br />

«Mi ha svegliato dal sonnellino», proseguì Alvin, «e si è messo a<br />

sbraitare con me perché non tenevi acceso il cellulare».<br />

Nonostante l’umore pensieroso, Jeremy sorrise. «Ho imparato a<br />

tenerlo spento il più possibile.»<br />

«Già… be’, avresti potuto dirmelo.»<br />

«Che cosa voleva?»<br />

«Il solito. Gli ultimi aggiornamenti. Ma senti questa: mi ha chiesto<br />

se potevi prendere un campione.»<br />

«Un campione di cosa?»<br />

«Immagino che si riferisse ai fantasmi. Della melma o qualcosa<br />

del genere. Gli è venuto in mente che potevi mostrarlo ai<br />

produttori quando vi incontrerete la settimana prossima.»<br />

«Della melma?»


«L’ha detto lui», ribatté Alvin alzando e mani.<br />

«Ma lo sa che si tratta semplicememnte delle luci che vengono<br />

dalla cartiera.»<br />

Alvin annuì. «Certo che lo sa. Ha pensato che poteva essere un<br />

tocco interessante. Sai, l’asso nella manica per fare colpo su di<br />

loro.»<br />

Jeremy era incredulo. Nate aveva avuto molte idee folli nel corso<br />

degli anni, ma questa le superava tutte. Lui era fatto così.<br />

Qualunque cosa gli passasse per la mente gli usciva di bocca, e<br />

metà delle volte non si ricordava nemmeno di averla detta.<br />

«Vuole che lo richiami», aggiunse Alvin.<br />

«Lo farei», rispose Jeremy, «ma ho lasciato il cellulare al<br />

Greenleaf.» Si interruppe. «Non gli hai raccontato del diario,<br />

vero?»<br />

«Quando ha chiamato non sapevo nemmeno che esistesse»,<br />

rispose Alvin. «Me ne hai parlato solo dopo. Come ti dicevo, mi<br />

ha svegliato dal sonnellino.»<br />

Jeremy assentì pensieroso. «Se ti richiama, tienitelo per te ancora<br />

per un po’, d’accordo?»<br />

«Non vuoi che sappia che il sindaco ha organizzato tutta questa


montatura?»<br />

«No», confermò lui. «Non ancora.»<br />

«Non ancora o mai?» chiese Alvin.<br />

Jeremy non rispose subito. Era questo l’interrogativo<br />

fondamentale, no? «Non ho ancora deciso.» Alvin guardò<br />

ancora una volta attraverso l’obiettivo. «Sarà dura», osservò.<br />

«Potrebbe non basta-re per ricavarne un servizio, sai. Voglio<br />

dire, le luci sono uno spettacolo, ma devi renderti conto che la<br />

soluzione del mistero non è tanto avvincente.»<br />

«Che cosa vuoi dire?»<br />

«Per la televisione. Non sono sicuro che gli interessi sapere che<br />

le luci sono causate dal passaggio di un treno.»<br />

«Non si tratta solo del passaggio del treno», lo corresse Jeremy.<br />

«Dipende dal modo in cui le lu-ci della cartiera sono riflesse dal<br />

treno su Riker’s Hill e da come agisce la nebbia, che è più fitta<br />

sul fondo del cimitero che sta sprofondando.»<br />

Alvin finse di sbadigliare. «Scusa, dicevi?»<br />

«Non è affatto noioso», ribatté Jeremy. «Non ti rendi conto di<br />

quanti elementi devono combi-narsi per creare il fenomeno? Le<br />

cave hanno modificato le falde acquifere e hanno fatto<br />

sprofondare 146


sprofondare 146<br />

il cimitero. E poi devi ricordare la posizione del ponte ferroviario<br />

e le fasi lunari. E la leggenda? E<br />

l’ubicazione della cartiera e l’orario dei treni?»<br />

«Fidati, è noioso con la N maiuscola. Sinceramente sarebbe<br />

stato più interessante se tu non avessi trovato la soluzione. Il<br />

pubblico televisivo ama i misteri. Soprattutto in posti come New<br />

Orleans e Charleston o in altri luoghi alla moda e romantici. Ma<br />

le luci riflesse a Boone Creek, North Carolina? Pensavi davvero<br />

che alla gente di New York o Los Angeles possa importare?»<br />

Jeremy aprì la bocca per ribattere, ma poi gli tornò in mente che<br />

Lexie aveva detto esattamente la stessa cosa, e lei viveva lì.<br />

Alvin lo guardò nel silenzio.<br />

«Se vuoi seriamente sfondare in TV, devi rendere la storia più<br />

appetibile e il diario di cui mi hai parlato potrebbe essere quello<br />

che ti serve. Potresti impostare il servizio seguendo il filo delle<br />

tue ricerche, per poi tirare fuori il diario alla fine, come colpo di<br />

scena. Forse sarà sufficiente ad attirare l’attenzione dei<br />

produttori, se presenti la cosa nel modo giusto.»<br />

«Secondo te dovrei gettere la città in bocca ai lupi?»<br />

Alvin scrollò il capo. «Non ho detto questo. E sinceramente, non<br />

so nemmeno se il diario basterà. Ti sto solo dicendo che, se non


so nemmeno se il diario basterà. Ti sto solo dicendo che, se non<br />

riesci a procurarti della melma, sarà meglio che valuti l’ipotesi di<br />

utilizzare il diario, se non vuoi fare la figura dell’idiota alla<br />

riunione.»<br />

Jeremy girò lo sguardo. Sapeva che il treno sarebbe arrivato<br />

entro pochi minuti. «Lexie non mi rivolgerebbe più la parola»,<br />

disse. Scrollò le spalle. «Sempre ammesso che abbia ancora<br />

occasione d’incontrarla.»<br />

Alvin non rispose e Jeremy si voltò a guardarlo.<br />

«Secondo te, che cosa dovrei fare?»<br />

L’altro fece un profondo respiro. «Per me la risposta è semplice:<br />

dipende da che cosa è più importante per te, giusto?»<br />

147


19<br />

Jeremy dormì male l’ultima notte al Greenleaf. Lui e Alvin<br />

avevano finito di girare – al passaggio del treno, Riker’s Hill si<br />

era illuminata fiocamente della luce riflessa – e dopo aver<br />

esaminato le riprese, avevano deciso che il materiale era<br />

sufficiente a dimostrare la teoria di Jeremy, a meno che non<br />

intendessero usare un equipaggiamento migliore.<br />

Durante il tragitto verso il Greenleaf, tuttavia, lui non pensava né<br />

al mistero né alla guida. La sua mente riandò invece agli ultimi<br />

giorni. Ricordò la prima volta che aveva scorto Lexie nel<br />

cimitero e il loro veloce scambio di battute in biblioteca. Pensò al<br />

pranzo su Riker’s Hill e alla visita alla passerella. Tornò allo<br />

stupore che aveva provato per la festa organizzata in suo onore e<br />

a come si era sentito la prima volta che aveva visto le luci al<br />

cimitero. Ma soprattutto, si soffermò sui momenti in cui si era<br />

reso conto di essersi innamorato di lei.<br />

Possibile che tante cose fossero accadute in un paio di giorni<br />

solamente? Una volta entrato nella sua stanza al Greenleaf,<br />

cercò di individuare il momento esatto in cui tutto aveva<br />

cominciato ad andare a rotoli. Non ne era sicuro, ma adesso<br />

aveva l’impressione che lei tentasse di sfuggire ai propri<br />

sentimenti, e non soltanto lui. Perciò, quando aveva cominciato a<br />

rendersi conto di nutrire dei sentimenti nei suoi confronti? Alla


festa, come era successo a lui? Al cimitero? Prima, quel<br />

pomeriggio?<br />

Non conosceva la risposta. Sapeva solo che l’amava e che non<br />

poteva pensare di non rivederla più. Le ore trascorrevano lente.<br />

Il volo da Raleigh era a mezzogiorno, perciò mancava poco alla<br />

sua partenza da Boone Creek. Si alzò prima delle sei, finì di fare<br />

i bagagli e li caricò in macchina. Dopo 148<br />

essersi assicurato che Alvin avesse acceso le luci nel bungalow,<br />

uscì nella frizzante aria mattutina e si diresse verso la reception.<br />

Jed si accigliò, come aveva immaginato. Aveva la chioma ancora<br />

più scompigliata del solito e i vestiti spiegazzati, il che gli fece<br />

dedurre che si era appena alzato. Jeremy posò la chiave sul<br />

bancone. «Davvero un gran bel posticino questo», disse. «Lo<br />

consiglierò ai miei amici.»<br />

L’espressione di Jed, se possibile, si fece ancora più torva, ma<br />

lui si limitò a rivolgergli un sorriso indisponente. Mentre tornava<br />

verso il suo bungalow vide un paio di fari che avanzavano nella<br />

nebbia. Per un istante pensò che si trattasse di Lexie e il battito<br />

del suo cuore accelerò. Quando l’au-to divenne riconoscibile,<br />

però, la sua trepidazione svanì di colpo.<br />

Il sindaco Gherkin, avvolto in un giaccone e in una sciarpa, scese<br />

dall’auto. Senza la baldanza che lo aveva caratterizzato negli<br />

incontri precedenti, avanzò verso Jeremy nell’oscurità.


«Sta facendo i bagagli, immagino», disse.<br />

«Ho appena finito.»<br />

«Mi auguro che Jed non le abbia presentato il conto.»<br />

«No», rispose Jeremy. «A proposito, grazie per questo.»<br />

«Si figuri. Era il minimo che potessimo fare per lei, come ho<br />

detto. Spero che il soggiorno nella nostra bella città le sia<br />

piaciuto.»<br />

Jeremy annuì, notando la sua espressione preoccupata. «Sì,<br />

certo», rispose.<br />

Per la prima volta da quando lo conosceva il sindaco sembrava<br />

senza parole. Con il passare dei minuti il silenzio tra di loro<br />

diventò sempre più imbarazzante. Gherkin, a disagio, si sistemò<br />

la sciarpa. «Ecco, ero passato solo per dirle che gli abitanti di qui<br />

sono stati felici di conoscerla. Parlo a nome della città e le<br />

garantisco che ha fatto un’ottima impressione.»<br />

Jeremy infilò la mano in tasca. «Perché tutta quella montatura?»<br />

Gherkin sospirò. «Si riferisce all’aggiunta del cimitero al giro?»<br />

«No, intendo al fatto che suo padre annotò la soluzione del<br />

mistero nel suo diario e che lei me l’ha tenuto nascosto.»


mistero nel suo diario e che lei me l’ha tenuto nascosto.»<br />

Per un attimo il viso di Gherkin assunse un’espressione triste.<br />

«Ha ragione, sa», disse dopo un momento. La sua voce era<br />

esitante. «Mio padre risolse il mistero; immagino che fosse<br />

destinato a farlo.» Lo guardò negli occhi. «Lo sa perché<br />

cominciò a interessarsi tanto alla storia della città?»<br />

Jeremy scrollò la testa.<br />

«Durante la Seconda guerra mondiale era arruolato nell’esercito<br />

assieme a un certo Lloyd Shaumberg. Costui era tenente, mentre<br />

mio padre era un soldato semplice. Allora non c’erano soldati di<br />

professione a combattere sul fronte. La maggior parte delle<br />

persone arruolate era gente civile: pa-nettieri, macellai,<br />

meccanici. Shaumberg era uno storico, o almeno così diceva mio<br />

padre. In realtà, era soltanto un insegnante di storia in un liceo<br />

del Delaware, ma papà giurava di non aver mai incontrato un<br />

ufficiale altrettanto colto. Per intrettenere i suoi uomini, gli<br />

raccontava storie del passato, storie che non conosceva quasi<br />

nessuno e che li distraevano dalla paura della guerra. Comunque,<br />

per farla breve, dopo lo sbarco in Italia il plotone dove c’erano<br />

anche Shaumberg e mio padre fu circondato dai tedeschi. Allora<br />

Shaumberg ordinò ai suoi uomini di arretrare, mentre lui gli<br />

avrebbe coperto le spalle. ‘Non ho scelta’, disse loro. La sua<br />

era una missione suicida, lo sapevano tutti, ma era fatto così.»<br />

Gherkin fece una pausa. «Alla fine Shaumberg morì, mentre mio<br />

padre sopravvisse e, una volta tornato a casa, decise che


sarebbe diventato uno storico anche lui per onorare la memoria<br />

del suo amico.»<br />

Vedendo che Gherkin non aggiungeva altro, Jeremy lo guardò<br />

con aria interrogativa. «Perché me l’ha raccontato?»<br />

«Perché, per come la vedo», rispose il sindaco, «nemmeno io<br />

avevo molta scelta. Tutte le città hanno bisogno di rivendicare<br />

qualcosa come proprio, qualcosa di unico e di caratteristico che<br />

le identifichi. A New York c’è solo l’imbarazzo della scelta.<br />

Avete Broadway e Wall Street e l’Empire State Building e la<br />

Statua della Libertà. Ma da queste parti, dopo la chiusura di<br />

tante attività industriali e commerciali, mi sono reso conto che<br />

l’ultima cosa che ci restava era una leggenda. E le leg-149<br />

gende… ecco, sono soltanto relitti del passato e una città ha<br />

bisogno di ben altro per sopravvivere.<br />

Ecco quello che stavo cercando di fare, volevo solo trovare il<br />

modo di tenere viva questa città, e poi è arrivato lei.»<br />

Jeremy distolse lo sguardo, ripensando ai negozi chiusi che aveva<br />

visto al suo arrivo, ricordando quello che gli aveva detto Lexie<br />

sulla chiusura della tessitura e della miniera di fosforo.<br />

«È venuto qui per darmi la sua versione della storia?»<br />

«No», disse Gherkin. «Volevo farle sapere che è stata tutta una


mia idea. Il consiglio comunale e gli abitanti non c’entrano. Può<br />

darsi che abbia sbagliato, può darsi che lei non sia d’accordo<br />

con il mio operato. Ma ho fatto ciò che ritenevo giusto per la mia<br />

città e la gente che ci vive. Le chiedo so-lo di tenere a mente che<br />

nessun altro era coinvolto, quando scriverà il suo articolo o<br />

preparerà il suo servizio. Se vuole sacrificare me, non c’è<br />

problema. E credo che mio padre capirebbe.»<br />

Senza aspettare una risposta, Gherkin tornò alla macchina e<br />

svanì nella nebbia.<br />

Mentre l’alba tingeva il cielo di un grigio cupo, Jeremy stava<br />

aiutando Alvin a caricare in macchina le ultime cose, quando<br />

arrivò Lexie.<br />

Scese dalla macchina ed era come la prima volta che l’aveva<br />

vista, gli occhi violetti imperscrutabili mentre sosteneva il suo<br />

sguardo. Teneva in mano il diario di Owen Gherkin. Per un<br />

attimo rimasero l’uno di fronte all’altra come se non sapessero<br />

che cosa dirsi.<br />

Fu Alvin, in piedi accanto al bagagliaio aperto, a rompere il<br />

silenzio.<br />

«Buongiorno», disse.<br />

Lei si sforzò di sorridere. «Ciao, Alvin.»


«Ti sei alzata presto.»<br />

Lei lo ignorò, guardando verso Jeremy.<br />

«Vado a dare un’ultima controllata alla camera», dichiarò allora<br />

Alvin, anche se nessuno dei due sembrava prestargli ascolto.<br />

Quando se ne fu andato, Jeremy fece un profondo sospiro.<br />

«Pensavo che non saresti più venuta», disse.<br />

«A essere sincera, non sapevo neanch’io che cosa avrei fatto.»<br />

«Sono felice che tu sia qui», disse lui. La luce grigia gli fece<br />

tornare in mente la loro passeggiata sulla spiaggia nei pressi del<br />

faro e, con una fitta al cuore, si rese conto di quanto l’amava.<br />

Sabbene il suo primo istinto fosse di colmare la distanza che li<br />

separava, la posa rigida di lei lo dissuase dal farlo.<br />

Lexie indicò la macchina. «Vedo che hai caricato tutto e sei<br />

pronto a partire.»<br />

«Già», ribatté lui. «È tutto pronto.»<br />

«Avete finito di fare le riprese?»<br />

Lui esitò, scontento della banalità di quel dialogo. «Sei venuta fin<br />

qui per chiedermi del lavoro e per vedere se avevo caricato la<br />

macchina?»


«No», rispose lei.<br />

«Allora perché?»<br />

«Per scusarmi del modo in cui ti ho trattato ieri in biblioteca. Non<br />

avrei dovuto agire così. Non è stato giusto nei tuoi confronti.»<br />

Lui le rivolse un mezzo sorriso. «Non importa», disse.<br />

«Sopravviverò. Comunque, scusami anche tu.»<br />

Lei gli porse il diario. «Ti ho portato questo, nel caso ti servisse.»<br />

«Credevo che non volessi che lo usassi.»<br />

«Infatti.»<br />

«Allora perché me lo dai?»<br />

«Perché avrei dovuto parlartene prima, e non voglio che tu creda<br />

che ci sia qualcuno qui coinvolto in un complotto. Mi rendo<br />

conto che puoi aver pensato che la città volesse ingannarti, e<br />

questa è un’offerta di pace. Ma ti garantisco che non c’era sotto<br />

nessuna montatura…»<br />

150<br />

«Lo so», la interruppe Jeremy. «È passato di qui il sindaco.»<br />

Lei annuì, poi abbassò lo sguardo a terra prima di rialzare gli


Lei annuì, poi abbassò lo sguardo a terra prima di rialzare gli<br />

occhi su di lui. Gli sembrò che volesse dirgli qualcosa, ma poi<br />

avesse rinunciato.<br />

«Allora vado», dichiarò, infilando le mani nelle tasche del<br />

cappotto. «Sarà meglio che ti lasci finire i preparativi per la<br />

partenza. E poi non sopporto gli addii.»<br />

«Così questo è un addio?» domandò lui cercando di guardarla<br />

negli occhi.<br />

Lei piegò la testa di lato con un’espressione triste. «Per forza,<br />

no?»<br />

«Ah, è così? Sei venuta qui per dirmi che è finita?» Si passò le<br />

dita tra i capelli, accigliato. «Non credi che anch’io abbia il diritto<br />

di dire la mia?»<br />

Lei rispose con voce calma. «Ne abbiamo già parlato, Jeremy.<br />

Stamattina non sono venuta qui per litigare, né per farti<br />

arrabbiare. Ma perché mi dispiace di come ti ho trattato ieri. E<br />

perché non volevo che pensassi che questa settimana non ha<br />

significato niente per me. Al contrario.»<br />

Quelle parole lo colpirono come schiaffi, ma trovò la forza di<br />

ribattere: «Però sei comunque decisa a troncare la storia.»<br />

«Sono decisa a essere realistica», rispose lei.


«E se ti dicessi che ti amo?»<br />

Lei lo guardò a lungo prima di distogliere lo sguardo. «Non<br />

dirlo.»<br />

«Lui fece un passo verso di lei. «Ma è così», ripeté. «Ti amo.<br />

Non posso farci niente.»<br />

«Jeremy… per favore…»<br />

Lui agì in fretta, intuendo che stava per sfondare le sue difese,<br />

spinto dal coraggio della speranza. «Voglio che tra di noi<br />

funzioni.»<br />

«Non possiamo», rispose lei.<br />

«Ma certo che possiamo», ribatté lui, girando intorno alla<br />

macchina. «Possiamo trovare il modo insieme.»<br />

«No», ribadì lei, con voce più decisa. Fece un passo indietro.<br />

«Perché no?»<br />

«Perché sposerò Rodney, va bene?»<br />

Quelle parole lo paralizzarono. «Ma di che cosa parli?»<br />

«Ieri sera, dopo il ballo, è passato da me e abbiamo aprlato a<br />

lungo. Lui è onesto, gran lavoratore, mi ama e poi vive qui. E tu,


invece, no.»<br />

Jeremy la guardò allibito. «Non ci credo.»<br />

Lei sostenne il suo sguardo, impassibile. «Credici.»<br />

Vedendo che lui non parlava, gli porse il diario, poi alzò la mano<br />

in un breve cenno di saluto e si allontanò indietreggiando, più o<br />

meno come aveva fatto il primo giorno al cimitero.<br />

«Addio, Jeremy», gli disse prima di risalire in macchina.<br />

Ancora paralizzato dallo choc, lui udì il motore che si avviava e<br />

la guardò girarsi di spalle mentre faceva manovra. Avanzò e mise<br />

una mano sul cofano per fermarla, ma quando la macchina si<br />

mise in movimento lasciò scivolare le dita sulla carrozzeria umida<br />

e poi si scostò per farla passare.<br />

Per un attimo gli parve di vedere il luccichio delle lacrime nei suoi<br />

occhi, ma quando lei girò lo sguardo dall’altra parte, comprese in<br />

maniera definitiva che non l’avrebbe più rivista.<br />

Avrebbe voluto gridare, urlarle di fermarsi. Voleva dirle che<br />

poteva rimanere lì, che voleva ri-manerci, che se partire<br />

significava perderla, allora non valeva la pena tornare a casa. Ma<br />

le parole rimasero intrappolate dentro di lui e lentamente l’auto<br />

gli sfilò accanto, accelerando mentre si avviava lungo la strada.


Jeremy rimase in piedi a guardare la macchina che veniva<br />

inghiottita dalla nebbia, finché si videro solo le luci dei fanali<br />

posteriori. Poi svanì del tutto e anche il rombo del motore si<br />

perse tra gli alberi.<br />

151


20<br />

Jeremy trascorse il resto della giornata in uno stato di trance.<br />

Ricordava a stento di aver seguito Alvin sull’autostrada verso<br />

Raleigh, mentre continuava a guardare nello specchietto<br />

retrovisore sperando di vedere Lexie che arrivava dietro di lui.<br />

Non gli aveva lasciato dubbi circa il suo desiderio di chiudere la<br />

storia. Ciononostante, sentiva una scarica di adrenalina tutte le<br />

volte che scorgeva in lontananza una macchina simile a quella di<br />

lei e rallentava per farsi raggiungere e dare un’occhiata più da<br />

vicino. Così facendo, aumentava la distanza dall’auto di Alvin e<br />

pur sapendo che avrebbe dovuto prestare attenzione alla strada<br />

che aveva davanti, passava la maggior parte del tempo a<br />

guardarsi indietro.<br />

Dopo aver riconsegnato la macchina a noleggio, attraversò il<br />

terminal per raggiungere il cancello d’imbarco. Mentre superava i<br />

negozi gremiti e schivava la gente sul suo cammino, si chiese<br />

ripe-tutamente come mai Lexie fosse tanto decisa a rinunciare a<br />

tutto ciò che avevano condiviso.<br />

Sull’aereo, i suoi pensieri vennero interrotti dall’arrivo di Alvin.<br />

«Grazie per aver fatto in modo che stessimo seduti vicino», disse<br />

lui con voce carica di sarcasmo. Poi sistemò la borsa nello<br />

scomparto sopra la poltrona.


«Come?» chiese Jeremy distratto.<br />

«I posti. Credevo ci avresti pensato tu quando hai fatto il check<br />

in. Per fortuna, ho chiesto quando mi hanno dato la carta<br />

d’imbarco. Ero stato messo nell’ultima fila.»<br />

«Scusa», disse Jeremy. «Devo essermene dimenticato.»<br />

«Già, direi.» Alvin si lasciò cadere sulla poltrona accanto a lui e<br />

lo guardò. «Te la senti di parlarne?»<br />

152<br />

Jeremy esitò. «Non credo ci sia molto da dire.»<br />

«Lo so, ma sfogarti ti farà bene. Non hai visto gli ultimi<br />

programmi in televisione? Bisogna e-sprimere i propri sentimenti,<br />

liberarsi dai sensi di colpa, parlare davanti agli altri dei propri<br />

problemi.» «Magari più tardi», borbottò lui.<br />

«Come vuoi», disse il suo amico. «Se non ne vuoi parlare, per<br />

me è lo stesso. Schiaccerò un pisolino.» Si appoggiò allo<br />

schienale e chiuse gli occhi.<br />

Jeremy guardò fuori dal finestrino e Alvin dormì alla grande per<br />

tutto il volo.<br />

Sul taxi dall’aeroporto La Guardia fino a casa Jeremy venne


ombardato dal frastuono della metropoli: uomini d’affari che<br />

camminavano a passo spedito con le loro ventiquattrore, mamme<br />

che spingevano il passeggino e intanto cercavano di tenere in<br />

equilibrio le borse della spesa, il puzzo dei gas di scarico, i<br />

clacson e le sirene della polizia. Era del tutto normale, un mondo<br />

nel quale era cresciuto e che aveva sempre dato per scontato;<br />

ma mentre guardava fuori dal finestrino per cercare di orientarsi,<br />

il suo pensiero riandò stranamente al Greenleaf e alla sensazione<br />

di pace assoluta che aveva sperimentato lì.<br />

Arrivato al suo condominio, trovò la cassetta delle lettere piena<br />

zeppa di pubblicità e fatture; afferrò il mucchio di posta e si avviò<br />

su per le scale. Nel suo appartamento tutto era come l’aveva<br />

lasciato. Riviste sparse per il salotto, lo studio ingombro di roba<br />

come al solito e solo tre bottiglie di Heineken in frigorifero. Dopo<br />

aver lasciato la valigia in camera da letto, stappò una bottiglia di<br />

birra, prese il portatile e la sacca e andò alla scrivania.<br />

La sacca conteneva tutte le informazioni raccolte nei giorni<br />

precedenti: appunti e fotocopie degli articoli, la macchina<br />

fotografica digitale con le foto scattate al cimitero, la cartina e il<br />

diario. Mentre tirava fuori le cose, gli cadde sulla scrivania un<br />

pacchetto di cartoline e gli ci volle qualche istante per ricordare<br />

di averle acquistate il primo giorno che era arrivato a Boone<br />

Creek. La prima era un panorama della città vista dal fiume. Le<br />

sfilò dalla busta e cominciò a guardarle. Raffiguravano il<br />

municipio, la sagoma vaga di un airone azzurro sulle rive del


torrente Boone, e alcune barche a vela in un pomeriggio<br />

soleggiato. Poi si trovò davanti una foto della biblioteca.<br />

Si fermò a contemplarla, immobile, pensando ancora una volta a<br />

quanto amasse Lexie.<br />

Ma ormai era tutto finito, si disse, riprendendo a guardare la<br />

serie di cartoline. Ne seguiva un’altra sgranata che ritraeva<br />

Herbs e una con la città vista da Riker’s Hill. L’ultima cartolina<br />

era un’immagine del centro cittadino sulla quale indugiò a<br />

riflettere.<br />

Si trattava della riproduzione di una fotografia in bianco e nero<br />

risalente agli anni Cinquanta. In primo piano, si vedeva il teatro<br />

con un gruppo di spettatori ben vestiti in attesa davanti al<br />

botteghi-no; sullo sfondo un albero di Natale nello spiazzo<br />

erboso vicino a Main Street. Sui marciapiedi c’erano coppie che<br />

guardavano le vetrine decorate a festa o che passeggiavano<br />

tenendosi per mano.<br />

Mentre esaminava le foto, Jeremy si sorprese a pensare a come<br />

venivano celebrate le feste a Boone Creek cinquant’anni prima.<br />

Al posto delle vetrine coperte con le assi, c’erano marciapiedi<br />

affollati di donne con il foulard e uomini con il cappello e bambini<br />

che indicavano in alto un ghiacciolo che pendeva da un’insegna.<br />

Gli tornò in mente il sindaco Gherkin. La cartolina non illustrava<br />

solo lo stile di vita di Boone Creek mezzo secolo prima, ma


anche la speranza del sindaco per il futuro. La scena sembrava<br />

un’il-lustrazione di Norman Rockwell, ma con l’atmosfera del<br />

Sud. Tenne in mano la cartolina per un po’, pensando a Lexie e<br />

chiedendosi come avrebbe presentato il suo servizio.<br />

L’appuntamento con i produttori televisivi era fissato per il<br />

martedì pomeriggio. Nate si incontrò prima con Jeremy nel suo<br />

ristorante preferito, lo Smith and Wollensky. Era di ottimo<br />

umore, felice di rivedere il suo protetto e di saperlo nuovamente<br />

in città, sotto il suo occhio vigile. Non appena si furono seduti,<br />

cominciò a parlare delle riprese fatte da Alvin, sostenendo che le<br />

immagini erano 153<br />

fantastiche, come «quella casa infestata di Amityville, però<br />

reale», e assicurandogli che i produttori ne sarebbero rimasti<br />

entusiasti. Jeremy rimase seduto in silenzio quasi tutto il tempo,<br />

ascoltando le chiacchiere di Nate, ma quando vide uscire dal<br />

ristorante una donna che aveva i capelli castani della stessa<br />

identica lunghezza di quelli di Lexie, provò un tuffo al cuore e si<br />

scusò alzandosi per andare in bagno.<br />

Quando tornò, Nate stava guardando il menu. Jeremy aggiunse<br />

del dolcificante al tè freddo che aveva ordinato e lesse anche lui,<br />

poi disse che avrebbe ordinato il pesce spada. Nate lo fissò<br />

stupito.<br />

«Ma questo posto è famoso per le bistecche», protestò.


«Lo so. Ma mi va qualcosa di più leggero.»<br />

Nate si accarezzò distrattamente l’addome, chiedendosi se non<br />

dovesse seguire l’esempio. Alla fine corrugò la fronte e posò il<br />

menu. «Io prenderò la costata», decise. «È tutta la mattina che ci<br />

penso. Ma dove eravamo rimasti?»<br />

«L’incontro», gli ricordò Jeremy e Nate si sporse in avanti.<br />

«È vero che non ci sono fantasmi?» chiese Nate. «Al telefono mi<br />

hai accennato di aver visto le luci ma di esserti fatto un’idea<br />

abbastanza precisa sulla loro origine.»<br />

«Esatto», confermò Jeremy. «Niente fantasmi.»<br />

«Allora di che cosa si tratta?»<br />

Jeremy tirò fuori gli appunti e spiegò a Nate quello che aveva<br />

scoperto, cominciando dalla leggenda e illustrando passo passo i<br />

risultati delle ricerche. Lui stesso si rendeva conto di quanto<br />

suonasse monotona la sua voce. Nate lo ascoltava annuendo<br />

spesso, ma alla fine lui scorse delle rughe di preoccupazione sulla<br />

fronte dell’agente.<br />

«La cartiera?» disse Nate. «Speravo si trattasse di qualche test<br />

del governo o roba simile. Che so, le prove di un nuovo aereo<br />

militare.» Fece una pausa. «E sei proprio sicuro che non sia un<br />

treno militare? Quelli dei telegiornali vanno pazzi per queste


treno militare? Quelli dei telegiornali vanno pazzi per queste<br />

cose. Progetti di armi segrete eccetera. Magari hai sentito in giro<br />

qualche strana voce.»<br />

«Mi spiace», rispose Jeremy in tono piatto, «ma si tratta<br />

semplicemente della luce riflessa dal treno. Nessuna voce<br />

sospetta.»<br />

Guardò Nate e capì che stava valutando velocemente la<br />

situazione. Ormai Jeremy sapeva che lui aveva un fiuto migliore<br />

dei direttori dei giornali quando si trattava di proporre delle<br />

storie.<br />

«Non è molto», disse. «Hai scoperto quale versione della<br />

leggenda era quella vera? Magari potresti lavorare sull’aspetto<br />

razziale.»<br />

Jeremy scrollò il capo. «Non sono nemmeno riuscito ad avere<br />

conferme dell’esistenza di Hettie Doubilet. A parte le leggende,<br />

non ho trovato alcuna traccia di lei nei documenti ufficiali. E il<br />

villaggio di Watts Landing è sparito da molto tempo.»<br />

«Senti, non voglio fare il guastafeste, ma devi gonfiare un po’ la<br />

storia se vuoi che funzioni. Se non ti mostri entusiasta, non si<br />

esalteranno nemmeno loro. Ho ragione o no? certo che ho<br />

ragione.<br />

Avanti, sii sincero con me. Hai trovato qualcos’altro, vero?»


«A che cosa ti riferisci?»<br />

«Alvin», rispose Nate. «Quando è passato a portarmi i video, gli<br />

ho chiesto che ne pensava del materiale raccolto, tanto per avere<br />

la sua impressione, e lui mi ha detto che hai trovato un’altra cosa<br />

interessante.»<br />

Jeremy mantenne un’espressione distaccata. «Ti ha detto così?»<br />

«Testuali parole», confermò Nate con aria compiaciuta. «Ma<br />

non ha voluto spiegarmi di che si trattava. Ha detto che dovevi<br />

farlo tu. Il che significa che è roba grossa.»<br />

Mentre fissava Nate, gli sembrava che il diario stesse bruciando<br />

la tela della sua sacca. Nate gio-cherellava con la forchetta, in<br />

attesa.<br />

«Ecco», esordì Jeremy, capendo che il tempo per prendere una<br />

decisione era definitivamente scaduto.<br />

Vedendo che taceva, Nate si sporse in avanti. «Sì?»<br />

154<br />

Quella sera, al termine dell’incontro, Jeremy si ritrovò solo nel<br />

suo appartamento a guardare distrattamente il mondo esterno.<br />

Aveva cominciato a nevicare, i soffici fiocchi erano un turbinio<br />

ipnotico alla luce dei lampioni.


L’incontro era cominciato bene; Nate aveva montato a tal punto<br />

i produttori da fargli brillare gli occhi all’idea di quanto stavano<br />

per sentire. Poi Jeremy aveva parlato della leggenda, notando un<br />

crescente interesse da parte loro quando aveva nominati Hettie<br />

Doubilet, e illustrato il suo approccio alle indagini. Aveva<br />

alternato la storia di Boone Creek con il racconto delle sue<br />

ricerche per arrivare a una spiegazione del fenomeno e più di una<br />

volta i produttori si erano scambiati un’occhiata, chiaramente<br />

intenzionati a convincerlo a partecipare al programma.<br />

Ma adesso che era a casa, con il diario sulle ginocchia, sapeva<br />

che non avrebbe lavorato per lo-ro. La sua storia – il mistero del<br />

cimitero di Boone Creek – era come un bel romanzo che si<br />

sgonfia-va alla fine. La soluzione era troppo semplice, troppo<br />

banale e quando si erano salutati lui aveva avvertito la loro<br />

delusione. Nate aveva promesso di mantenersi in contatto, come<br />

avevano fatto anche loro, ma Jeremy era certo che non ci<br />

sarebbero state altre telefonate.<br />

Per quanto riguardava il diario, se l’era tenuto per sé, come<br />

aveva fatto anche con Nate al ristorante.<br />

Più tardi fece una telefonata al sindaco Gherkin. La sua proposta<br />

era semplice: Boone Creek non avrebbe più detto ai turisti che<br />

partecipavano al Giro delle dimore che avrebbero avuto la<br />

possibilità di vedere i fantasmi nel cimitero. L’espressione<br />

«infestato dagli spiriti» sarebbe stata tolta dal dé-


«infestato dagli spiriti» sarebbe stata tolta dal dé-<br />

pliant che pubblicizzava l’iniziativa, al pari di ogni riferimento a un<br />

possibile legamen delle luci con il sovrannaturale. Invece,<br />

sarebbe stato dato più spazio alla storia della leggenda e i turisti<br />

sarebbero stati avvisati che avrebbero potuto assistere a uno<br />

spettacolo straordinario. E anche se qualche visitatore, di fronte<br />

al fenomeno delle luci, si fosse chiesto se si trattasse dei fantasmi<br />

della leggenda, le guide non dovevano mai fare allusioni del<br />

genere. Per finire, Jeremy chiese al sindaco di togliere le tazze e<br />

le magliette in vendita nel suo emporio in centro.<br />

In cambio, promise che non avrebbe mai parlato del cimitero di<br />

Cedar Creek in televisione, nella sua rubrica o in altri articoli.<br />

Non avrebbe svelato il progetto del sindaco di trasformare la sua<br />

città in una versione horror di Roswell, né avrebbe rivelato a<br />

nessuno in città che lui era stato sempre a conoscenza della vera<br />

causa delle luci.<br />

Gherkin accettò l’offerta. Dopo aver riagganciato, Jeremy<br />

telefonò ad Alvin, pretendendo da lui il silenzio sull’intera<br />

faccenda.<br />

155


21<br />

Nei giorni successivi all’incontro fallimentare con i produttori<br />

televisivi, Jeremy si concentrò sulla ripresa della sua routine<br />

professionale. Andò a parlare con il direttore di Scientific<br />

American.<br />

Avendo delle scadenze da rispettare e ricordando vagamente<br />

qualcosa che gli aveva suggerito Nate, accettò di scrivere un<br />

pezzo sui possibili rischi di una dieta a basso contenuto di<br />

carboidrati. Passò ore in Internet, esaminando innumerevoli<br />

testate, cercando altre storie potenzialmente interessanti.<br />

Rimase deluso di venire a sapere che Clausen – con l’aiuto di<br />

una famosa agenzia pubblicitaria di New York – era uscito<br />

indenne dalla tempesta scatenata dal suo intervento a Primetime<br />

e, ironia della sorte, era addirittura in trattative per un<br />

programma televisivo. Era stupefacente la dabbenag-gine della<br />

gente pronta a credere al primo arrivato, si lamentò.<br />

Piano piano lui stava rimettendosi in pista, o almeno così<br />

credeva. Sebbene gli capitasse ancora spesso di pensare a Lexie<br />

e di chiedersi se fosse impegnata nei preparativi per le nozze con<br />

Rodney, faceva di tutto per scacciare dalla mente quei pensieri.<br />

Erano troppo dolorosi. Per distrarsi, cercò di riprendere la vita<br />

che conduceva prima di conoscerla. Il venerdì sera andò in un<br />

locale. Non fu un granché. Invece di mescolarsi alla folla e di


locale. Non fu un granché. Invece di mescolarsi alla folla e di<br />

cercare di attirare l’attenzione delle donne in piedi intorno a lui,<br />

passò gran parte della serata seduto al bar con una birra davanti<br />

e se ne andò molto prima di quanto avrebbe fatto un tempo. Il<br />

giorno dopo andò a trovare la sua famiglia nel Queens, ma alla<br />

vista dei fratelli e delle cognate che giocavano con i bambini<br />

tornò prepotente in lui il rimpianto per ciò che non poteva essere.<br />

Il lunedì a mezzogiorno, mentre imperversava un’altra bufera di<br />

neve, si era finalmente convinto che era finita. Lei non gli aveva<br />

telefonato e lui neppure. A volte, quelle poche giornate con<br />

Lexie cominciavano a sembrargli simili al miraggio su cui aveva<br />

indagato. Non potevano essere state 156<br />

reali, si diceva, ma mentre era seduto alla scrivania si ritrovò a<br />

guardare ancora una volta le cartoline e alla fine appese quella<br />

della biblioteca sul muro alle sue spalle.<br />

Per la terza volta quella settimana, ordinò il pranzo al ristorante<br />

cinese sotto casa, poi si appoggiò allo schienale della sedia,<br />

valutando la giustezza delle scelte compiute. Per un attimo si<br />

chiese se anche Lexie stesse per mettersi a tavola, ma i suoi<br />

pensieri vennero interrotti dal cicaleccio del citofono.<br />

Afferrò il portafoglio e si diresse verso la porta. Alzò la cornetta<br />

e udì una voce femminile.<br />

«È apero, salga pure.»


Rovistò tra le ricevute, prese una banconota da venti e abbassò<br />

la maniglia nell’istante in cui qualcuno bussava dall’altra parte.<br />

«Che velocità», disse. «In genere ci vuole…»<br />

Gli mancò la voce quando, aperta del tutto la porta, vide chi gli<br />

stava davanti.<br />

Lui e la persona sulla soglia rimasero a scrutarsi in silenzio, finché<br />

Doris gli sorrise.<br />

«Sorpresa», gli disse.<br />

Lui sbatté gli occhi. «Doris?»<br />

Lei batté i piedi per scrollarsi via la neve.<br />

«Là fuori è scoppiata una bufera», disse, «e fa un freddo che<br />

temevo di non farcela. Il taxi continuava a sbandare.»<br />

Jeremy continuava a fissarla in silenzio, cercando di dare un<br />

senso alla sua presenza lì.<br />

Lei si sfilò la borsa dalla spalla e lo guardò negli occhi. «Vuoi<br />

tenermi qui in piedi sul pianerottolo, o hai intenzione di farmi<br />

entrare?»<br />

«Sì… certo… prego…» rispose lui, facendole segno di


accomodarsi.<br />

Doris gli passò accanto e posò la borsa sul tavolino accanto alla<br />

porta. Si guardò in giro mentre si toglieva il cappotto. «Carino<br />

qui», disse, girando per il salotto. «È più grande di quanto<br />

pensassi.<br />

Ma le scale sono state micidiali. Dovete assolutamente fare<br />

aggiustare l’ascensore.»<br />

«Sì… lo so.»<br />

Guardò fuori dalla finestra. «La città è bellissima, anche sotto la<br />

neve. E così… indaffarata.<br />

Capisco perché la gente ami vivere qui.»<br />

«Che cosa ci fai qui?»<br />

«Sono venuta a parlarti, è ovvio.»<br />

«Di Lexie?»<br />

Lei non rispose subito. Fece un sospiro, poi disse con distacco:<br />

«Tra le altre cose. A proposito, non avresti un po’ di tè? Sono<br />

ancora infreddolita.»<br />

«Ma…»


«Abbiamo molte cose di cui parlare», disse lei con voce decisa.<br />

«So che hai molte domande da farmi, ma ci vuole il suo tempo.<br />

Allora, mi offriresti un tè?»<br />

Jeremy andò nel cucinino e scaldò una tazza d’acqua nel<br />

microonde. Dopo averci immerso una bustina di tè, tornò in<br />

salotto e trovò Doris seduta sul divano. Le porse la tazza e lei<br />

bevve subito un sorso per scaldarsi.<br />

«Mi spiace di non averti telefonato, forse avrei dovuto farlo.<br />

Vedo che sei scioccato. Ma preferi-vo parlarti di persona.»<br />

«Come hai fatto a scoprire dove abitavo?»<br />

«Me lo ha detto il tuo amico Alvin.»<br />

«Hai parlato con lui?»<br />

«Ieri. Aveva lasciato il suo numero a Rachel, così l’ho chiamato<br />

e lui è stato così gentile da darmi il tuo indirizzo. Mi è spiaciuto<br />

non averlo incontrato quando è venuto a Boone Creek. Al<br />

telefono, mi è sembrato un vero gentiluomo.»<br />

Jeremy comprese che Doris sfogava il proprio nervosismo<br />

parlando del più e del meno e decise di non dire niente, in attesa<br />

che lei trovasse il coraggio di tirare fuori la ragione per cui era<br />

venuta.


Il citofono suonò di nuovo e lei guardò verso la porta. «È il mio<br />

pranzo», disse Jeremy, irritato da quell’interruzione. «Torno<br />

subito.»<br />

157<br />

Si alzò dal divano, schiacciò il pulsante di apertura e aprì la porta<br />

d’ingresso; mentre aspettava, lanciò un’occhiata a Doris e vide<br />

che si stava liscando la camicetta. Per qualche motivo, il fatto<br />

che fosse nervosa lo aiutava a calmarsi. Fece un profondo<br />

respiro e uscì sul pianerottolo, andando incontro al fattorino che<br />

stava salendo le scale.<br />

Poi tornò dentro e stava per posare il sacchetto di cibo sul<br />

banbone della cucina, quando sentì Doris alle sue spalle.<br />

«Che cosa hai ordinato?»<br />

«Manzo con broccoli e riso fritto.»<br />

«Che buon profumino.»<br />

Il suo tono buffo gli strappò un sorriso. «Mi fai compagnia?»<br />

«Non vorrei privarti del tuo cibo.»<br />

«Ce n’è in abbondanza», rispose lui, tirando fuori dei piatti. «E<br />

poi, non sei stata tu a dirmi che ti piace parlare davanti a un buon<br />

pasto?»


pasto?»<br />

Doris si sedette al tavolo con lui.<br />

Ancora una volta, Jeremy decise di lasciare che fosse lei a<br />

parlare e per un po’ mangiarono in silenzio.<br />

«Molto gustoso», disse infine Doris. «Non ho fatto colazione e<br />

non mi ero resa conto di avere tanta fame. Certo che è un bel<br />

viaggio arrivare qui. Sono partita all’alba e il volo era in ritardo.<br />

Il tempo poi ce l’ha messa tutta per bloccarmi e per un po’ ho<br />

temuto che non saremmo nemmeno de-collati. E poi ero così<br />

nervosa. Era la prima volta che volavo.»<br />

«Davvero?»<br />

«Non ne ho mai avuto motivo. Quando Lexie viveva qui mi<br />

aveva chiesto un paio di volte di venire a trovarla, ma all’epoca<br />

mio marito non stava troppo bene e così non se ne fece nulla.<br />

Poi lei tornò. Era veramente a pezzi allora. So che probabilmente<br />

la ritieni una persona forte e decisa, ma è solo ciò che vuol far<br />

credere agli altri. Sotto sotto è come tutti ed era distrutta da ciò<br />

che era successo con Avery.» Doris esitò. «Ti ha parlato di lui,<br />

vero?»<br />

«Sì.»<br />

«Soffriva in silenzio, si mostrava coraggiosa, ma io intuivo che<br />

era sconvolta. Non sapevo come aiutarla. Lei faceva di tutto per


era sconvolta. Non sapevo come aiutarla. Lei faceva di tutto per<br />

nasconderlo, tenendosi occupata, correndo da una parte<br />

all’altra, parlando con tutti e sforzandosi di dare l’impressione di<br />

stare bene. Non puoi immaginare quanto mi facesse sentire<br />

impotente.»<br />

«Perché mi dici questo?»<br />

«Perché anche adesso si comporta allo stesso modo.»<br />

Jeremy spostò il cibo nel piatto con la forchetta. «Non sono<br />

stato io a chiudere la storia, Doris.»<br />

«So anche questo.»<br />

«Allora perché ne parli con me?»<br />

«Lexie non vuole ascoltarmi.»<br />

Nonostante la tensione, Jeremy scoppiò a ridere. «Immagino che<br />

questo significhi che mi ritieni più malleabile.»<br />

«No», rispose lei. «Ma spero che tu non sia testardo quanto lei.»<br />

«Anche se volessi riprovarci, dipende sempre da lei.»<br />

Doris lo guardò attentamente. «Lo credi davvero?»<br />

«Ho cercato di parlarle. Le ho detto che volevo trovare il modo<br />

di far funzionare le cose tra di noi.»


di far funzionare le cose tra di noi.»<br />

Invece di rispondere direttamente, Doris gli chiese: «Sei stato<br />

sposato, vero?»<br />

«Molto tempo fa. Te lo ha detto Lexie?»<br />

«No, l’ho capito fin dal nostro primo incontro.»<br />

«Di nuovo le tue doti paranormali?»<br />

«Niente del genere. Dipende piuttosto dal tuo modo di interagire<br />

con le donne. Ti comporti con una sicurezza che ai loro occhi ti<br />

rende irresistibile. Nel contempo, ho la sensazione che tu capisca<br />

che cosa vogliono le donne, ma che per qualche motivo non sia<br />

disposto a darti completamente.»<br />

158<br />

«E questo che cosa c’entra?»<br />

«Le donne amano le storie da fiaba. Non tutte, è ovvio, ma la<br />

maggior parte cresce sognando l’uomo pronto a rischiare tutto<br />

per loro, pur sapendo che potrebbero restarne ferite.» Fece una<br />

pausa. «Un po’ come hai fatto tu quando hai raggiunto Lexie al<br />

mare. È per questo che si è innamorata di te.»<br />

«Lei non è innamorata di me.»<br />

«Invece, sì.»


«Invece, sì.»<br />

Jeremy aprì la bocca per negare, ma non ci riuscì. Si limitò a<br />

scrollare la testa. «Comunque non ha più importanza adesso.<br />

Sposera Rodney.»<br />

Doris lo guardò. «Non è vero. ma prima di pensare che lei ha<br />

detto così per scaricarti, devi sapere che lo ha fatto soltanto<br />

perché in quel modo, se tu fossi partito, lei non sarebbe rimasta<br />

sveglia di notte a domandarsi perché non eri più tornato.» Si<br />

fermò, lasciando che le sue parole facessero effetto. «E poi non<br />

le avrai creduto sul serio, vero?»<br />

Jeremy si ricordò la sua prima reazione di sconcerto e incredulità<br />

quando Lexie gli aveva detto di Rodney.<br />

Doris gli prese una mano.<br />

«Sei un brav’uomo, Jeremy. E meritavi la verità. È per questo<br />

che sono venuta.»<br />

Si alzò da tavola. «Ora devo andare a prendere l’aereo. Se non<br />

torno entro sera, Lexie capirà che c’è in ballo qualcosa.<br />

Preferisco che non sappia della mia capatina qui.»<br />

«È stata una gran sfacchinata per te. Potevi telefonarmi.»<br />

«Lo so. Ma dovevo guardarti in faccia.»


«Perché?»<br />

«Per capire se anche tu eri innamorato di lei.» Gli diede una<br />

pacca sulla spalla prima di tornare in salotto dove c’era ancora la<br />

sua borsa.<br />

«Doris?» la chiamò Jeremy.<br />

Lei si voltò. «Sì?»<br />

«Hai trovato la risposta che ti auguravi?»<br />

Lei sorrise. «La vera domanda è: tu l’hai trovata?»<br />

159


22<br />

Jeremy camminava su e giù per il salotto. Doveva pensare,<br />

valutare le alternative, per capire che cosa fare.<br />

Non c’era tempo per l’indecisione. Non ora, dopo quello che<br />

aveva saputo. Doveva tornare indietro. Doveva prendere il<br />

primo volo disponibile e andare di nuovo a cercarla. Parlarle,<br />

convincerla che quando le aveva detto di amarla, non era mai<br />

stato più serio di così in cita sua. Dirle che non poteva nemmeno<br />

pensare di vivere senza di lei. Che era disposto a fare tutto il<br />

necessario affinché potessero rimanere insieme.<br />

Prima ancora che Doris fosse salita sul taxi, lui stava già<br />

telefonando all’aeroporto.<br />

Venne messo in attesa per un tempo che gli parve infinito. La sua<br />

collera aumentava di minuto in minuto, finché un impiegato gli<br />

fornì assistenza.<br />

L’ultimo volo per Raleigh partiva tra novanta minuti. Anche con il<br />

bel tempo ci sarebbero voluti tre quarti d’ora soltanto per il<br />

tragitto fino all’aeroporto, ma l’alternativa era prendere il volo o<br />

aspettare fino all’indomani.<br />

Doveva agire in fretta. Afferrò una sacca di tela dall’armadio, ci<br />

buttò dentro due paia di jeans, due camicie, calzini e biancheria.


uttò dentro due paia di jeans, due camicie, calzini e biancheria.<br />

Si infilò il giaccone e si mise in tasca il cellulare. Prese il<br />

caricabatteria dalla mensola. Il portatile? No, non gli serviva.<br />

Che altro?<br />

Ah, già. Corse in bagno e controllò il contenuto del beauty. Si<br />

ricordò del rasoio e dello spazzo-lino e prese anche quelli.<br />

Spense le luci e il computer e prese il portafoglio. Aveva contanti<br />

sufficienti per arrivare all’aeroporto… per il momento gli<br />

sarebbero bastati. Con la coda dell’occhio vi-de il diario di<br />

Owen Gherkin mezzo nascosto sotto una pila di giornali. Lo mise<br />

nella sacca insieme al beauty, cercò di pensare a cos’altro<br />

potesse servirgli, poi ci rinunciò. Non c’era più tempo. Afferrò le<br />

chiavi sul tavolino nell’ingresso, diede un’ultima occhiata in giro,<br />

poi chiuse a chiave la porta e si precipitò giù dalle scale.<br />

160<br />

Fermò un taxi, disse all’autista che aveva fretta, poi si appoggiò<br />

allo schienale con un sospiro, sperando per il meglio. Doris<br />

aveva ragione: a causa della neve il traffico era rallentato e<br />

quando si fermarono in mezzo al ponte che attraversava l’East<br />

River, Jeremy imprecò sottovoce. Per rispar-miare tempo al<br />

controllo di sicurezza, si sfilò la cintura e la mise nella sacca<br />

assieme al mazzo di chiavi. Il tassista gli lanciò un’occhiata dallo<br />

specchietto. Aveva l’espressione annoiata e guidava veloce, ma<br />

non abbastanza. Jeremy si morse la lingua, sapendo che non<br />

sarebbe servito a niente irri-tarlo.


I minuti passavano. La neve, che aveva smesso di cadere per un<br />

po’, ricominciò a turbinare nell’aria, riducendo la visibilità.<br />

Mancavano quarantacinque minuti al decollo.<br />

Il traffico rallentò nuovamente e Jeremy sospirò forte, guardando<br />

l’orologio. Trentacinque minuti. Dieci minuti dopo, arrivarono<br />

all’uscita per l’aeroporto e si diressero verso il terminal.<br />

Finalmente.<br />

Nell’attimo in cui il taxi si fermò, Jeremy aprì la portiera e gettò<br />

al tassista due banconote da venti. Dentro al terminal, esitò solo<br />

un istante per guardare sul tabellone dei voli in partenza a quale<br />

cancello doveva presentarsi. Dopo aver fatto la fila – per fortuna<br />

corta – per ritirare il biglietto elet-tronico, si diresse al controllo<br />

di sicurezza. Provò un tuffo al cuore vedendo una lunga coda,<br />

ma poi si rianimò, quando venne aperta una nuova postazione. I<br />

passeggeri in attesa cominciarono a fluire da quella parte e<br />

Jeremy ne superò tre di slancio.<br />

Mancavano dieci minuti alla partenza del volo e, una volta<br />

superati i controlli, Jeremy si mise a correre sempre più veloce.<br />

Facendosi largo tra la folla, tirò fuori la patente, mentre leggeva il<br />

numero dei cancelli d’imbarco.<br />

Quando raggiunse il suo aveva il respiro affannoso e stava<br />

sudando.


«Ce l’ho fatta?» chiese ansimando.<br />

«Solo a causa di un lieve ritardo», rispose la donna al banco, ,<br />

inserendo i suoi dati nel computer. La hostes accanto alla porta<br />

gli lanciò un’occhiata severa.<br />

Preso il suo biglietto, chiuse la porta subito dopo che Jeremy si<br />

fu avviato per la rampa. Quando raggiunse l’aeroplano,<br />

ansimava.<br />

«Ci staccheremo dalla rampa tra poco. Lei è l’ultimo<br />

passeggero, quindi può sedersi dove preferisce», gli annunciò<br />

l’assistente di volo facendosi da parte per lasciarlo passare.<br />

«Grazie.»<br />

Percorse il corridoio, ancora incredulo di avercela fatta, e vide<br />

una poltrona libera vicino al finestrino in una delle file centrali.<br />

Stava sistemando la sacca nello scomparto superiore, quando<br />

riconobbe Doris, tre file dietro di lui.<br />

Lei ricambiò il suo sguardo sorridendo senza dire niente.<br />

L’aereo atterrò a Raleigh alle tre e mezzo e Jeremy attraversò il<br />

terminal insieme a Doris. Vicino all’uscita, lui indicò alle sue<br />

spalle.<br />

«Devo prendere un’auto a noleggio», disse.


«Devo prendere un’auto a noleggio», disse.<br />

«Ti do un passaggio volentieri io», rispose lei. «Vado da quella<br />

parte.»<br />

Vedendo che lui esitava, sorrise e aggiunse: «E ti lascerò<br />

guidare».<br />

Jeremy non scese mai sotto i centoventi di media, risparmiando<br />

quarantacinque minuti sul tragitto di tre ore; arrivarono alla<br />

periferia della città quando imbruniva. Con la mente affollata da<br />

immagini casuali di Lexie, lui non si accorgeva del tempo che<br />

passava, né ricordava molto del viaggio.<br />

Ripensava incessantemente a quello che voleva dirle e cercava di<br />

anticipare le sue risposte, ma si rese conto di non avere idea di<br />

come sarebbe andata. Non aveva importanza. Ormai era lì e<br />

voleva andare fino in fondo.<br />

Le strade di Boone Creek erano deserte quando arrivarono.<br />

Doris si girò verso di lui.<br />

«Ti spiace lasciarmi a casa mia?»<br />

Lui la guardò, rendendosi conto che non avevano scambiato<br />

nemmeno una parola per tutto il viaggio. Con la mente fissa su<br />

Lexie, non ci aveva fatto caso.<br />

161


161<br />

«Non ti serve la macchina?»<br />

«Fino a domani, no. E poi è troppo freddo per andare in giro a<br />

piedi stasera.»<br />

Seguendo le indicazioni di Doris, Jeremy raggiunse la sua<br />

abitazione. Davanti al piccolo bungalow bianco, vide il giornale<br />

appoggiato alla porta. Uno spicchio di luna spuntava appena<br />

sopra la linea del tetto e alla luce fioca Jeremy si guardò nello<br />

specchietto. Sapendo che mancavano solo pochi minuti<br />

all’incontro con Lexie, si passò una mano tra i capelli.<br />

Doris notò il suo gesto nervoso e gli accarezzò una gamba.<br />

«Andrà tutto bene», gli disse. «Fidati di me.»<br />

Lui si sforzò di sorridere, nel tentativo di nascondere le proprie<br />

perplessità. «Qualche consiglio dell’ultimo minuto?»<br />

«No», rispose lei. «E poi hai già preso tutto ciò che avevo da<br />

darti. Dopo tutto sei qui, no?»<br />

Jeremy annuì e Doris si sporse sul sedile e lo baciò sulla guancia.<br />

«Bentornato a casa», gli sussurrò.<br />

Jeremy ripartì, facendo fischiare le gomme mentre si dirigeva<br />

verso la biblioteca. Lexie aveva detto che teneva aperto per chi<br />

voleva andarci dopo il lavoro, giusto? Ne avevano parlato una


voleva andarci dopo il lavoro, giusto? Ne avevano parlato una<br />

volta, no? Sì, ne era sicuro, ma accidenti se riusciva a ricordare<br />

quando. Era stato il giorno in cui si erano conosciuti? Quello<br />

successivo? Sospirò, rendendosi conto che il suo bisogno<br />

ossessivo di ripercorrere con la mente le tappe della loro storia<br />

era solo un tentativo di calmare i nervi. Aveva fatto bene a<br />

venire? Sarebbe stata contenta di vederlo? Avvicinandosi alla<br />

biblioteca, aveva perso ogni sicurezza.<br />

Il centro cittadino gli apparve con i contorni nitidi, a differenza<br />

dell’immagine sfumata che ne serbava nel ricordo. Superò il<br />

Lookilu e vide cinque o sei macchine parcheggiate fuori. Altre<br />

macchine erano nei pressi della pizzeria, mentre un gruppo di<br />

adolescanti indugiava sul marciapiede. A prima vista aveva<br />

creduto che stessero fumando, ma poi si era reso conto che il<br />

fumo era causato dal loro fiato che si condensava per il freddo.<br />

Svoltò di nuovo; in fondo all’incrocio scorse l’edificio della<br />

biblioteca con le luci accese. Parcheggiò l’auto e scese nell’aria<br />

gelida della sera. Fece un profondo respiro e si avviò<br />

bruscamente verso la porta d’ingresso.<br />

Al banco non c’era nessuno, perciò diede un’occhiata alla sala di<br />

lettura attraverso le porte a vetri, per vedere se Lexie fosse lì.<br />

Nessun segno di lei.<br />

Immaginando che si trovasse nel suo ufficio o nella sala al piano<br />

superiore, imboccò velocemente il corridoio e salì di corsa le


superiore, imboccò velocemente il corridoio e salì di corsa le<br />

scale, poi si fermò a guardarsi intorno. Da lontano, notò che la<br />

porta dell’ufficio era chiusa e che nessuna luce filtrava<br />

dall’interno. Provò ad abbassare la maniglia, ma la porta non si<br />

aprì e allora si mise a girare tra gli scaffali mentre si dirigeva<br />

verso la sala dei libri rari.<br />

Chiusa anche quella.<br />

Fece un percorso a zig zag nella sala principale, camminando a<br />

passo svelto senza badare alle occhiate della gente che di sicuro<br />

lo aveva riconosciuto, poi scese al pianterreno. Mentre si<br />

avvicinava alla porta, si disse che avrebbe dovuto controllare<br />

prima se c’era la macchina di Lexie fuori, e si chiese come mai<br />

non l’avesse fatto.<br />

I nervi, gli rispose una voce nella sua testa.<br />

Non aveva importanza. Se non era lì, probabilmente era a casa.<br />

L’anziana impiegata che di solito era seduta nell’ingresso stava<br />

arivando con una pila di libri tra le braccia e il suo sguardo si<br />

illuminò quando lo vide avvicinarsi.<br />

«Signor Marsh?» lo chiamò con voce cantilenante. «Non mi<br />

aspettavo di vederla nuovamente.<br />

Che cosa ci fa qui?»


«Cercavo Lexie.»<br />

«Se n’è andata un’oretta fa. Credo che volesse passare da<br />

Doris. So che l’aveva chiamata nel pomeriggio e non aveva<br />

ottenuto risposta.»<br />

162<br />

Jeremy mantenne un’espressione neutra. «Oh?»<br />

«E Doris non era nemmeno da Herbs, questo lo so per certo.<br />

Ho provato a dire a Lexie che probabilmente stava sbrigando<br />

qualche commissione, ma sa quanto si preoccupa quella ragazza.<br />

È co-me una chioccia. A volte la fa diventare pazza, ma Doris sa<br />

che è il suo modo di dimostrarle il suo affetto.» Fece una pausa,<br />

rendendosi conto che Jeremy non aveva spiegato il motivo del<br />

suo ritorno.<br />

Prima che potesse aggiungere altro, lui la precedette.<br />

«Senta, mi piacerebbe molto fermarmi a chiacchierare con lei,<br />

ma devo proprio parlare con Lexie.»<br />

«Si tratta ancora della sua ricerca? Magari posso aiutarla io. Ho<br />

la chiave della sala dei libri rari, se le occorre.»<br />

«Non è necessario, ma grazie lo stesso.»<br />

L’aveva già superata quando udì la sua voce alle spalle.


L’aveva già superata quando udì la sua voce alle spalle.<br />

«Se dovesse tornare, devo dirle che è passato?»<br />

«No», rispose lui senza voltarsi. «È una sorpresa.»<br />

Uscì dalla biblioteca e venne colto da un brivido di freddo. Salì<br />

in macchina, imboccò il viale principale, lo percorse fino ai<br />

margini della città mentre il cielo diventava sempre più buio.<br />

Sopra le cime degli alberi brillavano migliaia di stelle. Milioni. Si<br />

chiese che spettacolo si dovesse vedere dalla cima di Riker’s<br />

Hill.<br />

Imboccò la strada di Lexie e provò un senso di sconfitta quando<br />

vide la casa buia e nessun segno della sua macchina. Non<br />

fidandosi dei propri occhi, passò davanti all’edificio lentamente,<br />

sperando di essersi sbagliato.<br />

Se non era in biblioteca e nemmeno a casa, dov’era?<br />

Si erano incrociati per strada dopo che lui aveva accompagnato<br />

Doris? rifletté. Qualcuno lo aveva superato in macchina? Non gli<br />

sembrava, ma in realtà non gli aveva badato. E comunque<br />

avrebbe riconosciuto di sicuro la sua auto.<br />

Decise di passare da Doris, tanto per essere sicuro, e attraversò<br />

la città a velocità sostenuta tenendo d’occhio le altre auto di<br />

passaggio, fino a raggiungere il villino bianco.


Gli bastò un’occhiata per capire che Doris era già andata a letto.<br />

Si fermò lo stesso sul ciglio della strada, cercando di indovinare<br />

dove fosse Lexie. La città non era grande e le alternative erano<br />

poche. Il suo primo pensiero fu per Herbs, ma sapeva che la<br />

sera era chiusa. Non aveva visto la sua macchina davanti al<br />

Lookilu né altrove in centro. Magari stava sbrigando qualche<br />

incombenza domestica, come fare la spesa, o restituire una<br />

cassetta a noleggio, oppure ritirare qualcosa in lavanderia…<br />

oppure… oppure…<br />

E a quel punto comprese d’un tratto dove fosse.<br />

Jeremy strinse forte il volante, cercando di prepararsi per la fine<br />

del suo viaggio. Aveva un peso sul petto e respirava troppo<br />

velocemente, come gli era successo quando si era seduto<br />

sull’aereo. Era difficile credere che si fosse svegliato a New<br />

York, convinto di non rivedere mai più Lexie e che adesso fosse<br />

a Boone Creek, intenzionato a fare qualcosa che riteneva<br />

impossibile. Mentre percorreva le strade buie, pensava con ansia<br />

alla possibile reazione di lei.<br />

Il chiaro di luna ammantava il cimitero di una luce quasi<br />

azzurrognola e le lapidi sembravano ardere come se fossero<br />

illuminate internamente. La recinzione di filo spinato conferiva un<br />

tocco spettrale al luogo. Mentre Jeremy si avvicinava all’ingresso<br />

del cimitero, riconobbe la macchina di Lexie parcheggiata<br />

accanto all’entrata.


accanto all’entrata.<br />

Parcheggiò l’auto di Doris lì vicino e scese nel silenzio rotto solo<br />

da ticchettio del motore che si raffreddava. Le foglie frusciavano<br />

sotto i suoi piedi e lui fece un profondo respiro. Posò una mano<br />

sul cofano della macchina di Lexie e sentì che era ancora caldo.<br />

Non era arrivata da molto tempo.<br />

Oltrepassò il cancello e vide la magnolia, le foglie nere e lucide<br />

come se fossero spalmate di olio. Scavalcò una radice sporgente<br />

e ricordò la notte in cui era avanzato a tentoni in mezzo alla<br />

nebbia. Fatti pochi passi udì il richiamo di un gufo da un albero<br />

vicino.<br />

Lasciò il vialetto. Oltrepassò una cappella diroccata,<br />

camminando lentamente per non fare rumore, e si arrampicò sul<br />

lieve pendio. Sopra di lui la luna splendeva in cielo come una<br />

lampada ap-163<br />

pesa a un lenzuolo nero. Gli parve di udire un basso mormorio e<br />

quando si fermò per ascoltare, provò un’intensa scarica di<br />

adrenalina. Era giunto fin lì per trovarla, per trovare se stesso e il<br />

suo corpo si preparava a qualunque cosa lo aspettasse. Arrivò in<br />

cima alla piccola altura, sapendo che i genitori di Lexie erano<br />

sepolti sull’altro lato.<br />

Mancava pochissimo, ormai. Tra un attimo avrebbe visto Lexie e<br />

lei lui. Avrebbe sistemato definitivamente le cose, lì dove tutto


era cominciato.<br />

Lexie era in piedi proprio dove si era immaginato, inondata dal<br />

chiarore argenteo della luna. Aveva un’espressione aperta e<br />

dolente, gli occhi che brillavano nel buio. Portava una sciarpa<br />

intorno al collo e un paio di guanti neri che facevano sembrare le<br />

sue mani due ombre.<br />

Parlava sottovoce e lui non riusciva a capire le parole. Mentre la<br />

guardava, lei tacque e girò la testa. Rimasero a guardarsi in<br />

sielnzio per un tempo interminabile.<br />

Lexie sembrava paralizzata mentre lo fissava. Alla fine distolse lo<br />

sguardo e tornò a posarlo sulle lapidi, e Jeremy si rese conto che<br />

non aveva idea di cosa stesse pensando. All’improvviso ebbe la<br />

sensazione di aver sbagliato a tornare. Lei non lo voleva lì, non lo<br />

voleva più. Con un groppo in go-la stava per girarsi, quando<br />

notò l’ombra di una smorfia divertita sul viso di Lexie.<br />

«Sai, non dovresti fissare la gente in quel modo», disse lei. «Alle<br />

donne piacciono gli uomini che sanno essere discreti.»<br />

Jeremy tirò un sospiro di sollievo e fece un passo avanti<br />

sorridendo. Quando fu abbastanza vicino da poterla toccare,<br />

allungò la mano e gliela posò sul fondoschiena. Lei non si<br />

sottrasse, anzi, si abbandonò contro di lui. Doris aveva avuto<br />

ragione.


Era a casa.<br />

«No», le mormorò tra i capelli, «alle donne piace un uomo che le<br />

segue fino in capo al mondo, o persino a Boone Creek, se<br />

necessario.»<br />

La strinse a sé e le sollevò il viso per baciarla, sapendo che non<br />

l’avrebbe lasciata mai più.<br />

164


Epilogo<br />

Jeremy e Lexie erano seduti vicino, avvolti in una coperta, e<br />

guardavano la città sotto di loro.<br />

Erano passati tre giorni dal ritorno di lui a Boone Creek. Le luci<br />

bianche e gialle della città, con qualche punto verde o rosso,<br />

tremolavano nell’aria tersa e dai comignoli si vedevano levarsi<br />

baffi di fumo. Il fiume scorreva come carbone liquido, riflettendo<br />

il cielo di pece. Sulla riva opposta le luci della cartiera di<br />

diffondevano in tutte le direzioni, illuminando il ponte ferroviario.<br />

Nei due giorni precedenti lui e Lexie avevano trascorso molto<br />

tempo a parlare. Lei si scusò per avergli mentito a proposito di<br />

Rodney e gli confessò che andare lì al Greenleaf la mattina della<br />

sua partenza era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto in<br />

vita sua. Gli descrisse l’agonia della settimana trascorsa da sola,<br />

una sensazione che Jeremy conosceva bene. Da parte sua, lui le<br />

disse che, sebbene Nate non fosse entusiasta della sua decisione,<br />

il direttore di Scientific American era disposto a farlo lavorare<br />

da Boone Creek, a patto che si recasse regolarmente a New<br />

York.<br />

Jeremy non le parlò della visita ricevuta a New York; la seconda<br />

sera che era in città, Lexie lo aveva portato a cena a casa della<br />

nonna e Doris lo aveva preso da parte, chiedendogli di non dire<br />

niente.


niente.<br />

«Non voglio che pensi che abbia interferito nella sua vita», gli<br />

disse con occhi luccicanti. «Che tu ci creda o no, è convinta che<br />

sia io quella insistente.»<br />

Certe volte gli riusciva difficile credere di essere proprio lì con<br />

lei; d’altra parte, però, gli sembrava altrettanto strano essersene<br />

andato prima. Stare con Lexie gli risultava naturale, come se lei<br />

fosse la casa che aveva sempre cercato. Sebbene lei in<br />

apparenza la pensasse allo stesso modo, non volle ospitarlo a<br />

casa sua. «Non desidero dare ai vicini motivo di fare<br />

pettegolezzi», gli spiegò. In ogni caso, lui si trovava abbastanza<br />

bene anche al Greenleaf, sebbene, rivedendolo, Jed non lo<br />

avesse degnato neppure di un mezzo sorriso.<br />

«Allora credi che Rachel e Rodney facciano sul serio?»<br />

domandò Jeremy.<br />

165<br />

«A quanto pare, sì», rispose Lexie. «Ultimamente hanno passato<br />

un sacco di tempo insieme. Lei si illumina tutte le volte che lo<br />

vede entrare da Herbs e ti giuro che lui arrossisce. Credo che<br />

siano proprio fatti l’uno per l’altra.»<br />

«Non riesco ancora a credere che mi avevi detto di volerlo<br />

sposare.»


Lei lo colpì scherzosamente con la spalla. «Basta, non<br />

parliamone più. Ti ho già chiesto scusa. E<br />

vorrei che tu non me lo ricordassi per il resto dei miei giorni,<br />

grazie tante.»<br />

«Ma è una bella storia.»<br />

«Lo dici tu, perché fa fare bella figura a te e mette me in cattiva<br />

luce.»<br />

«Io sono stato bravo.»<br />

Lexie lo baciò sulla guancia. «Hai ragione.»<br />

Jeremy l’attirò a sé, mentre una stella cadente solcava il cielo.<br />

Rimasero seduti in silenzio per un po’. «Hai da fare domani?» le<br />

chiese lui.<br />

«Dipende», rispose lei. «Che cosa avevi in mente?»<br />

«Ho telefonato al signor Reynolds e devo vedere qualche casa.<br />

Mi piacerebbe che venissi anche tu. In un posto come questo,<br />

non vorrei finire nel quartiere sbagliato, sai.»<br />

Lei gli si strinse contro. «Volentieri.»<br />

«E mi piacerebbe anche portarti a New York una delle prossime


settimane. La mamma insiste nel volerti conoscere.»<br />

«Anche a me farebbe piacere incontrarla. E poi, mi è sempre<br />

piaciuta quella città. Ci vivono alcune delle persone più carine<br />

che abbia mai conosciuto.»<br />

Jeremy alzò gli occhi al cielo.<br />

Sopra di loro, baffi di nuvole coprivano la luna e all’orizzonte si<br />

intuiva un temporale in arrivo.<br />

Tra qualche ora avrebbe cominciato a piovere, ma per allora, lui<br />

e Lexie sarebbero stati al coperto a casa sua, a bere vino in<br />

salotto, mentre le gocce tamburellavano sul tetto.<br />

Dopo un po’, lei si voltò a guardarlo. «Grazie di essere tornato.<br />

Di esserti trasferito qui… di tutto.» «Non avevo scelta. L’amore<br />

fa strani scherzi.»<br />

Lei sorrise. «Anch’io ti amo, sai.»<br />

«Lo so.»<br />

«Che cosa? Non hai intenzione di dirmelo?»<br />

«Perché, devo?»<br />

«Altroché! E vedi di usare il tono giusto. Devi dirlo come se lo<br />

pensassi davvero.»


Lui sorrise, chiedendosi se Lexie avrebbe corretto il suo tono<br />

per sempre. «Ti amo, Lexie.»<br />

Da lontano giunse fino a loro il fischio del treno e Jeremy scorse<br />

un puntino di luce che si avvicinava nel paesaggio buio. Se fosse<br />

stata una notte di nebbia, le luci sarebbero apparse entro pochi<br />

minuti nel cimitero. Lexie parve leggergli nel pensiero.<br />

«Allora, dimmi, signor Giormnalista Scientifico, dubiti ancora<br />

dell’esistenza dei miracoli?»<br />

«Te l’ho appena detto. Sei tu il mio miracolo.»<br />

Lei gli appoggiò la testa sulla spalla e gli prese la mano. «Parlo<br />

dei miracoli veri. Quando succede qualcosa che non avresti mai<br />

ritenuto possibile.»<br />

«No», rispose lui. «Credo che, scavando a fondo, si trovi<br />

sempre una spiegazione per tutto.»<br />

«Anche se un miracolo accadesse a noi?»<br />

Aveva parlato con un filo di voce e lui la guardò. Nei suoi occhi<br />

vide il riflesso delle luci della città.<br />

«Di che cosa parli?»<br />

Lei fece un profondo respiro. «Doris mi ha dato una bella notizia


Lei fece un profondo respiro. «Doris mi ha dato una bella notizia<br />

oggi pomeriggio.»<br />

Jeremy la scrutò, senza riuscire a capire che cosa intendesse,<br />

anche se l’espressione del suo viso da esitante si faceva animata<br />

e infine trepidante. Lei lo guardò aspettando che dicesse<br />

qualcosa, ma la mente di lui si rifiutava ancora di registrare le sue<br />

parole.<br />

166<br />

C’era la scienza e poi c’era l’inspiegabile, e Jeremy aveva<br />

trascorso tutta la vita cercando di ri-conciliare i due aspetti.<br />

Viveva nella realtà, disprezzava la magia e provava compassione<br />

per chi credeva a tutto. Mentre guardava Lexie, cercando di<br />

capire che cosa volesse dirgli, le sue ferme convinzioni<br />

cominciarono a vacillare.<br />

No, non sapeva spiegarlo né ci sarebbe mai riuscito in futuro.<br />

Era qualcosa che sfidava le leggi della biologia, si scontrava con<br />

l’immagine di sé che si era costruito. In una parola soltanto, era<br />

impossibile, ma quando Lexie gli fece posare dolcemente la<br />

mano sull’addome, lui credette con improvvisa, euforica certezza<br />

alle parole che pensava di non udire mai.<br />

«Il nostro miracolo è qui», mormorò lei. «È una bambina.»<br />

Iniziato a copiare a Roma il 25-10-05


Finito il 03-12-2-05<br />

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