Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
NICHOLAS SPARKS
IL POSTO CHE CERCAVO<br />
2<br />
A Rhett e Valerie Little,<br />
persone meravigliose, splendidi amici.
Ringraziamenti<br />
Come sempre, devo ringraziare mia moglie, Cathy, per il<br />
sostegno che mi ha dato durante la stesura di questo romanzo.<br />
Tutto ciò che riesco a fare è merito suo.<br />
Ringrazio anche i miei figli: Miles, Ryan, Landon, Lexie e<br />
Savannah. Che cosa posso dire?<br />
L’arrivo di ciascuno di voi è stato per me una benedizione, e<br />
sono fiero dei miei ragazzi.<br />
Un lungo applauso alla mia agente Theresa Park per il suo<br />
prezioso aiuto. E auguri alla sua nuova agenzia, Park Literary<br />
Group (per tutti gli aspiranti scrittori là fuori). Sono onorato di<br />
averti co-me amica.<br />
Devo particolare riconoscenza alla mia editor Jamie Raab, non<br />
solo per la cura con cui rivede i miei dattiloscritti, ma anche per<br />
la fiducia che mi dimostra. Non so dove sarebbe finita la mia<br />
carriera senza di te e ti sono grato per la tua generosità e la tua<br />
disponibilità.<br />
Larry Kirshbaum e Maureen Egen sono amici e colleghi ed è<br />
stato un privilegio per me lavorare con loro. Sono semplicemente<br />
il massimo nel loro campo.
Anche la produttrice Denise DiNovi merita un ringraziamento per<br />
i film che ha tratto dai miei romanzi, nonché per il tempismo delle<br />
sue telefonate, che rallegrano sempre la mia giornata.<br />
Grazie anche a Howie Sanders e Dave Park, i miei agenti<br />
cinematografici e televisivi della UTA, e a Richard Green della<br />
CAA.<br />
Un ringraziamento a Lynn Harris e Mark Johnson, che hanno<br />
contribuito a fare di Le parole che non ti ho detto lo stupendo<br />
film che è diventato. Grazie di non aver mai smesso di credere<br />
nel romanzo.<br />
Un grazie speciale a Francis Greenburger. Lui sa perché… sono<br />
in debito nei suoi confronti.<br />
E per finire, grazie a tutte le persone che lavorano con tanto<br />
impegno dietro le quinte e che, nel corso degli anni, sono<br />
diventate come una famiglia per me: Emi Battaglia, Edna Farley e<br />
Jennifer Romanello dell’ufficio stampa; Flag, che ha compiuto<br />
l’ennesimo miracolo con la copertina originale; Scott Schwimer,<br />
il mio avvocato; Harvey-Jane Kowal, Shannon O’Keefe, Julie<br />
Barer e Peter McGuigan. Sono fortunato ad avere la<br />
collaborazione di gente fantastica come voi.<br />
3
1<br />
Seduto tra il pubblico nello studio televisivo, Jeremy Marsh non<br />
riusciva a fare a meno di sentirsi insolitamente vistoso. C’erano<br />
solo altri cinque o sei uomini in platea in quel pomeriggio di metà<br />
dicembre. Si era vestito di nero, ovviamente. E con i capelli scuri<br />
ondulati, gli occhi azzurri, appena un’ombra di barba, aveva<br />
decisamente l’aria del vero newyorkese qual era. Mentre<br />
studiava l’ospite sul palcoscenico, non mancò di lanciare<br />
un’occhiata furtiva alla bionda che si trovava tre file davanti a lui.<br />
La sua professione richiedeva spesso la capacità di fare più di<br />
una cosa nello stesso tempo.<br />
La bionda era solo una del pubblico, ma come osservatore<br />
esperto non poté evitare di notare quanto fosse interessante con<br />
la maglietta corta aderente e i jeans a vita bassa. Da un punto di<br />
vista giorna-listico, s’intende.<br />
Si sforzò di concentrarsi nuovamente sull’ospite. Quella guida<br />
spirituale era una vera sagoma, pensò. Sotto la luce impietosa<br />
dei riflettori l’uomo aveva un aspetto emaciato, mentre affermava<br />
di udire delle voci dall’oltretomba. Era riuscito a creare un clima<br />
di falsa intimità, atteggiandosi a fratello o miglior amico di tutti, e<br />
la maggior parte dei presenti, compresa la bionda in jeans e la<br />
donna a cui si stava rivolgendo, lo fissava con espressione<br />
ammaliata, come se fosse veramente un dono dal cielo. Il che
aveva senso, rifletté ancora Jeremy, dal momento che era lì che<br />
finivano immanca-bilmente le persone care quando se ne<br />
andavano. Gli spiriti dell’oltretomba erano sempre circonfusi da<br />
un chiarore angelico e avvolti in un’aurea di pace e serenità. Non<br />
aveva mai sentito di una guida spirituale che entrasse in contatto<br />
con quell’altro luogo più rovente. Un caro estinto non dichiarava<br />
mai di trovarsi lì ad arrostire su uno spiedo o a bollire in un<br />
calderone di olio per motore, per esempio. Jeremy riconosceva<br />
di essere cinico. E comunque, doveva ammettere che si trattava<br />
di una trasmissione riuscita. Timothy Calusen era bravo, molto<br />
meglio degli altri ciarlatani di cui aveva scritto nel corso degli<br />
anni.<br />
«So che è difficile», continuò Clausen parlando nel microfono,<br />
«ma Frank ti sta dicendo che ormai è tempo di lasciarlo andare.»<br />
La donna a cui si stava rivolgendo con tanta, tanta enfasi,<br />
sembrava sul punto di svenire. Sulla cinquantina, portava una<br />
camicetta a righe verdastre ed esibiva una chioma fulva che<br />
separava e si attorcigliava in tutte le direzioni. Teneva le dita<br />
intrecciate all’altezza del petto e aveva le nocche bianche da<br />
quanto le stringeva.<br />
Clausen fece una pausa e si portò la mano alla fronte, entrando<br />
di nuovo in contatto con «l’altro mondo», come lo chiamava lui.<br />
L’intero pubblico, in rispettoso silenzio, si sporse in avanti sulle<br />
poltroncine. Tutti sapevano che cosa stava per accadere: la<br />
donna era già la terza persona che la guida aveva scelto tra di
donna era già la terza persona che la guida aveva scelto tra di<br />
loro quel giorno. Non a caso Clausen era l’unico ospite di quella<br />
puntata del popolare talk show.<br />
«Ricordi la lettera che ti scrisse?» chiese lui. «Prima di morire?»<br />
La donna trattenne il fiato. L’assistente di studio che le reggeva il<br />
microfono glielo avvicinò di più alla bocca, in modo che anche i<br />
telespettatori a casa potessero udirla chiaramente.<br />
«Sì, ma come fa lei a sapere…?» balbettò.<br />
Clausen non la lasciò finire. «Ricordi che cosa c’era scritto?»<br />
«Sì», ansimò la donna.<br />
4<br />
Clausen fece un cenno affermativo con la testa, come se avesse<br />
letto anche lui la lettera. «Parlava del perdono, vero?»<br />
Seduta sul divano, la presentatrice del programma, il più seguito<br />
talk show pomeridiano in tutta l’America, spostava lo sguardo<br />
dall’una all’altra. Aveva un’espressione stupita e insieme<br />
soddisfatta. Le guide spirituali sono sempre un successo per<br />
l’ascolto.<br />
Mentre la donna in mezzo al pubblico annuiva, Jeremy notò che<br />
il mascara aveva cominciato a colarle sulle guance. Le
telecamere zoomarono su di lei per inquadrarla più da vicino. Un<br />
picco del pathos televisivo pomeridiano.<br />
«Ma come fa…» ripeté la donna, allibita.<br />
«Si riferiva anche a tua sorella», mormorò Clausen. «Non<br />
soltanto a se stesso.»<br />
Lei lo fissò come ipnotizzata.<br />
«Tua sorella Ellen», aggiunse la guida spirituale e, a tale<br />
rivelazione, la donna si lasciò sfuggire un verso roco. Le lacrime<br />
le scaturirono copiose come da un annaffiatore automatico.<br />
Clausen – ab-bronzato e azzimato, con il completo nero e<br />
nemmeno un capello fuori posto – continuava a dondo-lare la<br />
testa come uno di quei finti cagnolini che si appoggiano accanto<br />
al lunotto della macchina. Il pubblico continuava a fissare la<br />
donna in assoluto silenzio.<br />
«Frank ti ha lasciato anche qualcos’altro, vero? Qualcosa che<br />
appartiene al vostro passato.»<br />
Nonostante il calore prodotto dalle luci di scena, la donna<br />
sembrò impallidire. In un angolo dello studio, nascosto alla vista<br />
dei più, il produttore alzò un dito ruotandolo a mo’ di elicottero.<br />
Si avvicinava il momento dell’interruzione pubblicitaria. Clausen<br />
lanciò un’occhiata quasi impercettibile in quella direzione.<br />
Soltanto Jeremy parve accorgersene, e si domandò per
l’ennesima volta come mai gli spettatori non si chiedessero come<br />
la comunicazione con il mondo degli spiriti potesse sincronizzarsi<br />
con tanta precisione con le pause pubblicitarie.<br />
Clausen proseguì. «Una cosa di cui nessun altro poteva essere a<br />
conoscenza, una chiave, giusto?»<br />
La donna annuì di nuovo continuando a singhiozzare.<br />
«Non pensavi che l’avrebbe conservata, vero?»<br />
Bene, ecco il pezzo forte, pensò Jeremy. Un’altra adepta sulla<br />
via della conversione.<br />
«Viene dall’albergo dove trascorreste la luna di miele. La mise lì<br />
in modo che tu, ritrovandola, ripensassi ai momenti felici trascorsi<br />
insieme. Non vuole che lo ricordi con sofferenza, perché lui ti<br />
ama.»<br />
«Ooohhhh…» singhiozzò la donna.<br />
Il suo gemito venne interrotto da un imprevisto ed entusiastico<br />
applauso. Tutto a un tratto il microfono le venne allontanato e le<br />
telecamere zoomarono altrove. Trascorso il suo momento di<br />
celebrità, la donna crollò sulla sedia. A un segnale della regia, la<br />
presentatrice si alzò dal divano e si mi-se davanti all’obiettivo.<br />
«Ricordate che tutto ciò che vedete è reale. Nessuna di queste
persone ha mai incontrato prima d’ora Timothy Clausen.»<br />
Sorrise. «Torneremo con un’altra dimostrazione tra pochi<br />
minuti.»<br />
Ancora applausi, mentre la trasmissione si interrompeva per<br />
lasciare posto agli spot. Jeremy si appoggiò alla spalliera.<br />
Come giornalista investigativo specializzato in argomenti<br />
scientifici, lui si era fatto un nome scrivendo di personaggi come<br />
quello. In genere, amava ciò che faceva ed era fiero del proprio<br />
me-stiere, che considerava un prezioso servizio pubblico, una<br />
professione talmente speciale da avere i propri diritti elencati nel<br />
Primo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti<br />
d’America. Per la sua rubbrica su Scientific American aveva<br />
intervistato premi Nobel, spiegato in termini divulgativi le teorie<br />
di Stephen Hawking e Albert Einstein, e una volta gli era stato<br />
attribuito il merito di aver creato un tale subbuglio nell’opinione<br />
pubblica da indurre la FDA a ritirare dal commercio un<br />
pericoloso antidepressivo. Aveva scritto molto anche sul<br />
progetto Cassini, sullo specchio difettoso del telescopio spaziale<br />
Hubble, ed era stato uno dei primi a denunciare pubblicamente<br />
come frode l’esperimento di fusione a freddo condotto nello<br />
Utah.<br />
5<br />
Purtroppo, nonostante il riconosciuto peso intellettuale della sua<br />
rubrica, non guadagnava molto.
ubrica, non guadagnava molto.<br />
La maggior parte delle entrate gli derivava dai suoi articoli come<br />
freelance, e così era sempre a caccia di storie che potessero<br />
interessare i direttori di quotidiani e riviste. Il suo raggio d’azione<br />
si era ampliato sino a comprendere ogni fenomeno «insolito», e<br />
negli ultimi quindici anni aveva fatto ricerche e studi nei campi<br />
della parapsicologia, delle guide spirituali, dei guaritori e dei<br />
medium. Aveva denunciato frodi e mistificazioni. Aveva visitato<br />
case infestate dagli spiriti, cercato prove dell’esistenza di<br />
creature misteriose e indagato sulle origini delle leggende<br />
metropolitane. Scettico per natura, possedeva la rara capacità di<br />
spiegare i concetti scientifici più complessi in un linguaggio<br />
comprensibile anche da un lettore medio e i suoi pezzi erano stati<br />
pubblicati su centinaia di giornali in tutto il mondo. Secondo lui<br />
l’attività di verifica scientifica era nobile e importante, anche se<br />
non tutti l’apprezzavano. Spesso, la posta che riceveva dopo la<br />
pubblicazione di un suo articolo del genere era costellata di<br />
espressioni come «idiota», «deficiente» o, la sua preferita, «servo<br />
del governo». Ormai aveva capito che il giornalismo investigativo<br />
era una missione improba.<br />
Mentre era immerso in tali riflessioni, osservava il pubblico che<br />
parlava animatamente. Chiedendosi chi sarebbe stato il<br />
successivo prescelto. Lanciò un’altra occhiata furtiva alla bionda<br />
che si stava controllando il trucco in uno specchietto da borsetta.<br />
Jeremy sapeva che le persone scelte da Clausen ufficialmente
non erano in combutta con lui, anche se la sua apparizione era<br />
stata annunciata con grande anticipo e i suoi seguaci avevano<br />
letteral-mente fatto a pugni per ottenere i biglietti per la<br />
trasmissione. Questo significava che il pubblico era costituito in<br />
maggioranza da individui che credevano fermamente nella vita<br />
dopo la morte. Ai loro occhi Clausen era una figura molto seria e<br />
rispettabile. Come poteva conoscere particolari tanto intimi della<br />
vita di ciascuno, se non parlava con gli spiriti? Ogni bravo<br />
illusionista, però, aveva il suo repertorio e poco prima dell’inizio<br />
della trasmissione Jeremy non solo aveva capito il trucco, ma ne<br />
aveva anche raccolto la prova fotografica.<br />
Demolire la credibilità di Clausen sarebbe stato un’opera<br />
meritoria e sarebbe servito di lezione a quel mistificatore.<br />
L’uomo apparteneva al peggior tipo di imbroglioni. E poi, con il<br />
suo pragmati-smo Jeremy si rendeva conto che occasioni del<br />
genere si presentavano raramente e voleva trarne il massimo<br />
vantaggio possibile. Dopo tutto, Clausen era all’apice della<br />
celebrità e in America la fama contava più di tutto. Si concesse<br />
di fantasticare su che cosa sarebbe successo se la guida<br />
spirituale ora avesse deciso di scegliere proprio lui. Era<br />
altamente improbabile – sarebbe stato come vincere il primo<br />
premio alla lotteria – e comunque quella era già una storia<br />
eccellente. Ma l’eccellenza e lo straordinario spesso erano<br />
separati da semplici capricci del fato e, al termine<br />
dell’interruzione pubblicitaria, Jeremy si sentì animato<br />
dall’ingiustificata speranza che, per qualche motivo, Clausen sce-
gliesse di concentrarsi sul suo caso.<br />
E, come se neppure Dio in persona fosse contento del<br />
comportamento di quell’uomo, fu proprio ciò che accadde.<br />
Tre settimane più tardi, l’iverno si era ormai abbattuto con tutta<br />
la sua forza su Manhattan. Era giunto dal Canada un fronte<br />
freddo che aveva fatto rpecipitare le temperature vicino allo zero<br />
e dai tombini si levavano sbuffi di vapore che in un attimo si<br />
condensavano sui marciapiedi ghiacciati.<br />
Non che importasse a qualcuno. I coriacei abitanti di New York<br />
manifestavano la loro abituale indifferenza per le questioni<br />
meteorologiche continuando la vita di sempre. La gente lavorava<br />
sodo per tutta la settimana e il venerdì sera voleva uscire a tutti i<br />
costi, in particolare se c’era un motivo per festeggiare. Nate<br />
Johnson e Alvin Bernstein stavano festeggiando già da un’ora,<br />
assieme a una ventina di amici e giornalisti – alcuni di Scientific<br />
American – che si erano riuniti in onore di Jeremy. In gran parte<br />
erano già parecchio su di giri e si stavano divertendo<br />
immensamente, soprattutto dato che i giornalisti tendono ad<br />
essere attenti al portafoglio e quella sera Nate avrebbe offerto a<br />
tutti.<br />
6<br />
Nate era l’agente di Jeremy e Alvin, un cameraman freelance, il<br />
suo migliore amico. Si erano ritrovati in un locale trendy
suo migliore amico. Si erano ritrovati in un locale trendy<br />
dell’Upper West Side per celebrare l’apparizione di Jeremy a<br />
Primetime Live della ABC. Durante la settimana erano andate<br />
in onda delle anticipazioni della trasmissione in cui Jeremy<br />
prometteva scottanti rivelazioni, e le richieste di interviste erano<br />
fioccate nello studio di Nate da ogni parte del paese. Quel<br />
pomeriggio aveva chiamato anche la redazione di People ed era<br />
stato fissato un incontro per il lunedì mattina successivo.<br />
Non c’era stato il tempo di prenotare una saletta privata per la<br />
riunione, ma nessuno sembrava farci caso. Con il lungo bancone<br />
di granito e la sapiente illuminazione, quel locale affollato era un<br />
inno allo yuppismo. Mentre i giornalisti di Scientific American<br />
indossavano logore giacche di tweed ed erano riuniti in un angolo<br />
a discutere di fotoni, il resto degli invitati pareva essere arrivato lì<br />
direttamente dopo una giornata di lavoro a Wall Street o<br />
Madison Avenue. Con le costose giacche di stilisti italiani appese<br />
alle spalliere delle sedie e le cravatte di Hermès allentate, gli<br />
uomini erano impegnati a mettere in mostra i propri Rolex e a<br />
radiografare con gli occhi le donne presenti. Le quali, appena<br />
arrivate dall’ufficio nelle agenzie di pubblicità o nelle case editrici,<br />
portavano vestiti firmati e tacchi impossibili e sorseggiavano i<br />
loro martini fingendo di ignorarli. Anche Jeremy aveva messo gli<br />
occhi su una rossa alta all’altro capo del bancone, che sembrava<br />
guardare nella sua direzione. Si chiedeva se lo avesse<br />
riconosciuto per via delle anticipazioni televisive oppure se<br />
avesse soltanto voglia di compagnia. La donna distolse per un<br />
attimo lo sguardo, ma poi tornò a fissarlo e a quel punto lui
attimo lo sguardo, ma poi tornò a fissarlo e a quel punto lui<br />
sollevò il bicchiere accennando a un brindisi.<br />
«Avanti, Jeremy, non distrarti», disse Nate dandogli una<br />
gomitata. «Sei in TV! Non ti interessa sapere come sei andato?»<br />
Lui si voltò verso lo schermo e si vide seduto di fronte a Diane<br />
Sawyer. Che strano, pensò, trovarsi in due luoghi nello stesso<br />
momento. Ancora non riusciva a crederci. Niente di quanto era<br />
successo nelle ultime tre settimane gli sembrava vero, nonostante<br />
gli anni di esperienza professionale.<br />
Sullo schermo, Diane lo stava descrivendo come «il giornalista<br />
scientifico più autorevole d’America». Non solo la storia si era<br />
rivelata esattamente come lui sperava, ma Nate stava prendendo<br />
accordi con Primetime Live per una sua collaborazione<br />
regolare, con la possibilità di ulteriori apparizioni anche a Good<br />
Morning America. Sebbene molti giornalisti snobbassero la<br />
televisione rite-nendola meno seria rispetto agli altri mezzi di<br />
informazione, in realtà in segreto la consideravano una specie di<br />
Santo Graal, per via dei grandi guadagni. E così, nonostante le<br />
congratulazioni si spre-cassero, l’aria fremeva di invidia, una<br />
sensazione estranea a Jeremy quanto i viaggi nello spazio.<br />
Dopo tutto, si diceva, i personaggi come lui non erano certo ai<br />
vertici del gradimento televisivo…<br />
almeno finora.
«Ti ha appena definito autorevole?» chiese Alvin. «Ma se i tuoi<br />
articoli parlano dello Yeti e della leggenda di Atlantide!»<br />
«Shh», lo ammonì Nate, gli occhi incollati alla televisione. «Sto<br />
cercando di sentire. Potrebbe essere importante per la carriera<br />
di Jeremy.» In qualità di suo agente, Nate si faceva sempre<br />
promotore di eventi che potevano «essere importanti per la sua<br />
carriera», per la semplice ragione che l’attività di freelance non<br />
era poi tanto remunerativa. Anni prima, quando era ancora<br />
all’inizio, Jeremy gli aveva proposto l’idea di un libro e da allora<br />
avevano continuato a collaborere diventando amici.<br />
«Come vuoi», disse Alvin senza prendersela.<br />
Nel frattempo, su uno schermo alle spalle di Diane Sawyer,<br />
venivano trasmesse le battute conclusive del programma<br />
televisivo in cui Jeremy aveva finto di essere uno che soffriva<br />
ancora per la morte prematura del fratello, un ragazzo che<br />
Clausen affermava di aver contattato nell’altro mondo.<br />
«È qui con me», diceva la guida spirituale. «Vuole che tu lo lasci<br />
andare, Thad.» L’inquadratura successiva era un primo piano di<br />
Jeremy che interpretava un uomo tormentato. Clausen<br />
dondolava la testa sullo sfondo, con un’aria di compassione o da<br />
mal di pancia, a seconda dei punti di vista.<br />
«Tua madre non ha mai tolto nulla dalla sua camera, la stanza
che voi condividevate. Ha insistito perché rimanesse tutto come<br />
prima e tu sei stato costretto a dormirci da solo», proseguì<br />
Clausen.<br />
«Sì», esclamò Jeremy.<br />
7<br />
«Ma tu avevi paura di stare lì dentro, e per la rabbia, prendesti<br />
qualcosa di suo, qualcosa di molto personale, e lo seppellisti in<br />
giardino.»<br />
«Sì…» ansimò Jeremy, come se l’emozione gli impedisse di dire<br />
altro.<br />
«Il suo sospensorio!»<br />
«Oooohhhhhh», singhiozzò Jeremy, portandosi le mani al viso.<br />
«Lui ti vuole bene, ma tu devi capire che adesso è in pace. Non<br />
nutre risentimento verso di te.»<br />
«Ooohhhh», gemette Jeremy di nuovo, contorcendo ancora di<br />
più la faccia.<br />
Nel bar, Nate osservava la scena con la massima<br />
concentrazione, mentre Alvin sghignazzava alzando il suo<br />
bicchiere di birra.
«Dategli l’Oscar!» gridò.<br />
«Un’interpretazione notevole, vero?» ribatté Jeremy ridendo.<br />
«Ehi, voi due», li interruppe Nate, irritato. «Parlate durante la<br />
pubblicità.»<br />
«Come vuoi», ripeté Alvin. Quella era sempre stata la sua<br />
espressione preferita.<br />
Nello studio di Primetime Live le immagini sullo schermo<br />
sfumarono e la telecamera tornò a inquadrare Diane Sawyer e<br />
Jeremy, seduti l’uno di fronte all’altra.<br />
«Perciò niente di ciò che diceva Clausen era vero?» chiese la<br />
conduttrice.<br />
«Nemmeno una parola», confermò Jeremy. «Tanto per<br />
cominciare non mi chiamo Thad e, pur avendo cinque fratelli,<br />
non ne ho perso nessuno da ragazzo. Sono ancora tutti vivi e<br />
vegeti.»<br />
Diane lanciò un’occhiata al suo blocco di appunti. «Quale<br />
tecnica ha usato Clausen, allora?»<br />
«Ecco, vede, Diane», cominciò Jeremy.<br />
Nel bar, Alvin si protese verso di lui. «L’hai chiamata proprio<br />
Diane? Come se voi due foste amici?»
Diane? Come se voi due foste amici?»<br />
«Per favore!» esclamò Nate, sempre più esasperato.<br />
Sullo schermo, Jeremy intanto continuava a parlare. «… in<br />
sostanza Clausen è un attento osservatore. Prima di tutto è bravo<br />
a capire le persone ed è un asperto nel fare vaghe associazioni<br />
cariche di pathos e a rispondere ai segnali lanciati dal pubblico.»<br />
«Sì, certo, ma è stato anche molto preciso. Non solo con lei, ma<br />
anche con gli altri ospiti. Sapeva i loro nomi. Come ha fatto?»<br />
«Ho parlato del mio povero fratello Marcus prima della<br />
trasmissione. Mi sono limitato a inven-tarmi una vita immaginaria<br />
e a ‘diffonderla’ in maniera forte e nitida.»<br />
«Ma come hanno fatto queste informazioni ad arrivare alle<br />
orecchie di Clausen?»<br />
«I professionisti come lui usano tutta una serie di trucchi, tra i<br />
quali microfoni nascosti e ‘ascoltatori’ prezzolati che girano tra il<br />
pubblico che aspetta di entrare in sala. Prima di andare a<br />
sedermi, ho scambiato due chiacchiere con molti altri spettatori,<br />
cercando di capire se qualcuno manifestasse un interesse insolito<br />
per la mia storia, e in effetti un uomo mi è sembrato<br />
particolarmente incuriosi-to.» Sullo schermo alle loro spalle<br />
venne inquadrata la fotografia scattata da Jeremy con la piccola<br />
macchina fotografica nascosta nell’orologio, un gadget
supertecnologico che aveva prontamente messo in conto spese a<br />
Scientific American. Era un patito dell’alta tecnologia e certi<br />
giocattoli gli piacevano quasi quanto farli pagare agli altri.<br />
«Chi è la persona che compare nella foto?» gli chese Diane.<br />
«Quest’uomo si mescolava tra il pubblico in studio, spacciandosi<br />
per un abitante di Peoria. Ho scattato questa foto poco prima<br />
della trasmissione, mentre parlavamo. È possibile ingrandirla<br />
ulteriormente?»<br />
La regia lo accontentò e Jeremy indicò allora un particolare.<br />
«Vedete la spilla con la bandiera americaba sul risvolto della sua<br />
giacca? Non si tratta di un semplice ornamento decorativo, in<br />
realtà è una trasmittente in miniatura collegata a un registratore<br />
dietro le quinte.»<br />
Diane era stupita. «Come fa a saperlo?»<br />
Jeremy sorrise. «Si dà il caso che ne abbia una anch’io».<br />
8<br />
A questo punto estrasse dalla tasca della giacca una spilla<br />
identica a quella nella foto, con un fi-lo lungo e sottile che la<br />
collegava a un apparecchio trasmittente.<br />
«Questo modello in particolare è di fabbricazione israeliana»,
«Questo modello in particolare è di fabbricazione israeliana»,<br />
spiegò Jeremy mentre la telecamera inquadrava l’oggetto, «ed è<br />
molto sofisticato. Ho sentito dire che viene utilizzato dalla CIA,<br />
ma ovviamente non posso confermarlo. Comunque, si tratta di<br />
una tecnologia estremamente avanzata: il piccolo microfono è in<br />
grado di cogliere i dialoghi in un ambiente affollato e rumoroso e,<br />
grazie a un particolare sistema di filtri, anche di isolarli.»<br />
Diane esaminò l’oggetto con aria affascinata. «E lei è sicuro che<br />
quello fosse proprio un microfono, e non una semplice spilla?»<br />
«Vede, come sa, è da molto tempo ormai che indago<br />
approfonditamente nel passato di Clausen e una settimana dopo<br />
la trasmissione sono riuscito a ottenere altre foto.»<br />
Una seconda immagine comparve sullo schermo. Sebbene un<br />
po’ sgranata, ritraeva la stessa persona che indossava la spilla<br />
con la bandiera degli USA.<br />
«Questa foto è stata scattata in Florida, all’esterno dell’ufficio di<br />
Clausen. L’uomo vi sta entrando. Si chiama Rex Moore e, in<br />
effetti, è un dipendente di Clausen e lavora per lui da due anni.»<br />
«Ooohhhh!» esclamò Alvin e l’audio della trasmissione, ormai<br />
quasi giunta al termine, fu coperto dalle esclamazioni degli altri<br />
presenti, invidiosi e non. La bevuta a sbafo aveva compiuto la<br />
sua magia e ora Jeremy venne inondato di sinceri complimenti.<br />
«Sei stato fantastico», dichiarò Nate. A quarantatré anni, basso e
«Sei stato fantastico», dichiarò Nate. A quarantatré anni, basso e<br />
stempiato, mostrava un debole per le giacche troppo strette in<br />
vita. Ma era animato da un’inesauribile energia e, come tutti gli<br />
agenti, sprizzava fervido ottimismo.<br />
«Grazie», rispose Jeremy, ingollando l’ultimo sorso di birra.<br />
«Un ottimo incentivo per la tua carriera», proseguì Nate. «È il<br />
tuo biglietto per entrare come ospite fisso in televisione. Potrai<br />
smettere di affannarti alla ricerca di pezzi per i giornali, o di inseguire<br />
storie di UFO. Ho sempre detto che eri fatto per lo<br />
schermo.»<br />
«Lo hai sempre detto», riconobbe Jeremy, alzando gli occhi al<br />
cielo come se stesse recitando una battuta che conosceva a<br />
memoria.<br />
«Sul serio. Continuo a ricevere telefonate dai produttori di<br />
Primetime Live e GMA che ti vogliono nelle loro trasmissioni.<br />
Tipo ‘Ultime notizie dal fronte della scienza’ e roba simile. Un<br />
grande trampolino di lancio per un reporter scientifico.»<br />
«Sono un giornalista», lo corresse Jeremy. «Non un reporter.»<br />
«Tant’è», replicò Nate, agitando la mano come per scacciare<br />
una mosca immaginaria. «Come ho sempre detto, hai l’aspetto<br />
giusto per la televisione.»<br />
«Devo riconoscere che Nate ha ragione», aggiunse Alvin
«Devo riconoscere che Nate ha ragione», aggiunse Alvin<br />
ammiccando. «Voglio dire, altrimenti come potresti avere più<br />
successo di me con le donne pur essendo del tutto privo di<br />
personalità?» Per anni lui e Jeremy avevano bazzicato gli stessi<br />
bar per rimorchiare.<br />
Jeremy scoppiò a ridere. Alvin Bernstein – un nome che faceva<br />
venire in mente un ragioniere preciso e occhialuto – non aveva<br />
certo l’aria del ligio impiegato. Da adolescente aveva visto Delirious,<br />
il video di Eddie Murphy, e aveva deciso di adottare lo<br />
stesso look tutto pelle dell’attore, un guardaroba che<br />
scandalizzava Melvin, il suo compìto genitore. Del resto, la pelle<br />
si accordava ai tatuaggi. Alvin riteneva i tatuaggi una<br />
fondamentale espressione del suo originalissimo gusto estetico, e<br />
li sfoggiava orgogliosamente su entrambe le braccia, fino alle<br />
scapole. Il che era complementare ai numerosi piercing alle<br />
orecchie.<br />
«Allora, hai ancora intenzione di fare un viaggetto al Sud per<br />
indagare su quella storia di fantasmi?» gli chiese Nate. A jeremy<br />
sembrava quasi di vedere le rotelle del suo cervello che giravano<br />
vorticosamente. «Dopo l’intervista per People, ovviamente.»<br />
Jeremy si scostò una ciocca di capelli scuri dagli occhi e segnalò<br />
al barista di servirgli un’altra birra. «Credo di sì. Primetime o<br />
no, devo comunque pagare le bollette e pensavo di riuscire a<br />
ricavarci un pezzo per la mia rubrica.»
9<br />
«Però ti terrai in contatto, d’accordo? Non come quando andasti<br />
in incognito a stare con i Righ-teous and Holy.» Si riferiva a un<br />
lungo atricolo scritto da Jeremy per Vanity Fair a proposito di<br />
una setta religiosa; in quell’occasione era sparito per tre mesi.<br />
«Mi terrò in contatto», promise lui. «Stavolta è diverso. Dovrei<br />
cavarmela in meno di una settimana per riuscire a scrivere sulle<br />
‘Luci misteriose nel cimitero’. Non è un granché.»<br />
«Ehi, per caso ti serve un cameraman?» si intromise Alvin.<br />
Jeremy gli lanciò un’occhiata. «Perché? Vuoi venire anche tu?»<br />
«Ma naturale. Un viaggetto caldo durante l’inverno. Magari<br />
conosco pure una bellezza del Sud mentre tu raccogli<br />
informazioni. Ho sentito dire che le donne di laggiù possono farti<br />
impazzire, in senso buono. Sarà come una vacanza esotica.»<br />
«Non dovevi girare delle scene per Law and Order la settimana<br />
prossima?»<br />
Nonostante l’aspetto poco raccomandabile, Alvin era un<br />
professionista serio, molto richiesto sul mercato.<br />
«Sì, ma mi libererò per giovedì», rispose. «E poi, senti, se<br />
davvero vuoi lanciarti in televisione, come suggerisce Nate,<br />
potrebbe essere utile raccogliere un po’ di documentazione
potrebbe essere utile raccogliere un po’ di documentazione<br />
filmata su quelle luci misteriose.»<br />
«Sempre ammesso che ci sia qualcosa da filmare.»<br />
«Tu comincia a indagare, poi mi fai sapere. Io intanto mi tengo<br />
libero.»<br />
«Anche se ci fossero davvero delle luci, è una storia da poco»,<br />
lo avvertì Jeremy. «Non interessa a nessuno della televisione.»<br />
«Fino al mese scorso forse no», osservò Alvin. «Ma dopo averti<br />
visto stasera, sarà diverso. Sai come funziona… tutti quei<br />
produttori che battono le loro piste per assicurarsi per primi il<br />
colpo grosso. Se GMA viene a bussare alla tua porta, puoi stare<br />
certo che sarà seguito a ruota da Today e da Dateline. A<br />
nessuno di loro piace essere lasciato fuori. Non vogliono<br />
rischiare il licenziamento o essere costretti a spiegare ai dirigenti<br />
perché hanno perso il treno. Credi a uno che in televisione ci<br />
lavora. Conosco quella gente.»<br />
«È vero», confermò Nate, interrompendoli. «Non puoi mai<br />
sapere cosa succederà e organizzarti in anticipo potrebbe essere<br />
una buona idea. Stasera hai bucato lo schermo, inutile girarci<br />
intorno. E<br />
se riuscirai a procurarti un filamto delle luci, potrebbe essere<br />
proprio quello che serve a GMA o a Primeline per decidere di<br />
ingaggiarti.»
ingaggiarti.»<br />
Jeremy scrutò il suo agente. «Dici sul serio? È davvero una storia<br />
da niente. La raggione che mi ha spinto a sceglierla è che avevo<br />
bisogno di qualcosa di leggero, dopo Clausen. Stare dietro a<br />
quel tipo mi ha tenuto impegnato per quattro mesi.»<br />
«E guarda che ne hai ricavato», osservò Nate posandogli un<br />
braccio sulle spalle. «So che questa potrebbe essere solo una<br />
montatura, ma con delle riprese d’effetto e una buona inchiesta<br />
giornalistica di supporto magari piace a quelli della televisione.»<br />
Jeremy rimase in silenzio per qualche istante. «D’accordo», disse<br />
infine. Poi guardò Alvin. «Io vado là martedì. Vedi se riesci a<br />
raggiungermi per venerdì. Ti chiamerò prima per dirti qualcosa di<br />
più.»<br />
Alvin bevve una sorsata di birra. «Bene, amici», dichiarò in tono<br />
solenne, gonfiando il petto,<br />
«parto per la terra delle lagune costiere e dei granchi. E prometto<br />
che non costerò troppo.»<br />
Jeremy rise. «Sei mai stato al Sud?»<br />
«No. E tu?»<br />
«Sono stato a New Orleans e Atlanta», rispose Jeremy. «Ma<br />
quelle sono città, e le città si somigliano dappertutto. Per questa
quelle sono città, e le città si somigliano dappertutto. Per questa<br />
storia, invece, ci addentriamo nel profondo Sud. Il posto si<br />
chiama Boone Creek, è un paesino del North Carolina. Dovresti<br />
vedere il loro sito web. Parla delle azalee e dei sanguinelli che<br />
fioriscono in aprile e mostra una foto del cittadino più illustre del<br />
luogo. Un tizio di nome Norwood Jefferson.»<br />
«E chi è?»<br />
«Un uomo politico. Pare abbia fatto parte del senato del North<br />
Carolina dal 1907 al 1916.»<br />
«E a chi importa?»<br />
10<br />
«Infatti», disse Jeremy con un cenno d’assenso. Lanciò<br />
un’occhiata all’estremità opposta del bar e notò con disappunto<br />
che la rossa se n’era andata.<br />
«Dove si trova questo posto per l’esattezza?»<br />
«Proprio tra ‘nel bel mezzo del nulla’ e ‘dove mai siamo finiti?’<br />
Alloggerò al Greenleaf Cottages, definito dall’azienda turistica<br />
come ‘pittoresco e rustico, ma moderno’. Qualunque cosa<br />
significhi.»<br />
Alvin scoppiò a ridere. «Ha tutta l’aria di una vera avventura.»
«Non preoccuparti. Tu sarai perfettamente a tuo agio da quelle<br />
parti.»<br />
«Ne sei sicuro?»<br />
Jeremy osservò gli indumenti di pelle, i tatuaggi e i piercing.<br />
«Assolutamente», rispose. «Sono praticamente certo che<br />
vorranno adottarti.»<br />
11
2<br />
Jeremy arrivò nel North Carolina il martedì successivo, il giorno<br />
dopo la sua intervista per People. Era passato da poco<br />
mezzogiorno; quando aveva lasciato New York stava<br />
nevischiando, mentre lì, sotto la distesa infinita del cielo azzurro,<br />
l’inverno sembrava ancora molto lontano.<br />
Consultando la cartina che aveva acquistato all’aeroporto, aveva<br />
scoperto che Boone Creek si trovava nella contea di Pamlico,<br />
centosessanta chilometri circa a sudest di Raleigh e – se il tragitto<br />
poteva essere indicativo – a un’enorme distanza da quella che lui<br />
riteneva la civiltà. Il paesaggio ai lati della strada appariva piatto<br />
e desolato, interessante da guardare quanto la pasta per la pizza.<br />
Le fattorie erano separate da esili boschetti di pini e, visto lo<br />
scarso traffico, Jeremy doveva fare appello alla sua forza di<br />
volontà per non pigiare a tavoletta sull’acceleratore solo per<br />
vincere la noia.<br />
Ma doveva ammettere che non era poi tutto così negativo. Di<br />
sicuro la parte che riguardava la guida, per lo meno. La leggera<br />
vibrazione del volante, il rombo del motore e la sensazione della<br />
velocità stimolavano la produzione di adrenalina, soprattutto negli<br />
uomini (una volta aveva scritto un articolo in proposito). Vivere<br />
in una metropoli rendeva superfluo il possesso di un’automobile<br />
e lui non aveva mai trovato una giustificazione valida per
affrontare quella spesa. Preferiva farsi trasportare da un posto<br />
all’altro dagli affollati treni della metropolitana o da tassisti<br />
spericolati. Spostarsi in città era rumoroso, frenetico e, in base al<br />
temperamento del tassista, anche pericoloso, ma essendo un<br />
newyorkese di nascita, aveva finito da tempo per accettare la<br />
cosa come uno dei tanti aspetti tipi-ci della vita del luogo in cui si<br />
sentiva a casa.<br />
Pensò alla sua ex moglie e si disse che Maria avrebbe<br />
apprezzato un viaggio come quello. Nei primi anni di matrimonio<br />
noleggiavano spesso una macchina per andare in montagna o<br />
sull’oceano, a volte trascorrevano molte ore per strada. Si erano<br />
conosciuti a una festa organizzata da un editore; a quel tempo<br />
Maria scriveva per Elle. Quando le aveva chiesto se voleva<br />
andare a bere un caffè in un bar vicino, non immaginava che lei<br />
avrebbe finito per diventare l’unica donna che avrebbe mai<br />
amato. Dapprima si era domandato se non avesse commesso un<br />
errore invitandola perché in apparenza non avevano niente in<br />
comune. A differenza di lui, quella ragazza era esuberante ed<br />
emotiva, ma non appena l’aveva baciata sulla porta del suo<br />
appartamento ne era rimasto conquistato.<br />
Aveva imparato ad apprezzare la sua forte personalità,<br />
l’infallibile istinto nel rapportarsi agli altri e il modo in cui pareva<br />
accettarlo nella sua interezza, senza giudicarlo, con tutti i pregi e i<br />
difetti.<br />
Un anno dopo si erano sposati in chiesa, circondati da amici e
Un anno dopo si erano sposati in chiesa, circondati da amici e<br />
parenti. Lui allora aveva ventisei an-ni, non collaborava ancora<br />
c o n Scientific American, però stava crescendo<br />
professionalmente. Anche se riuscivano a stento a pagare l’affitto<br />
di un piccolo appartamento a Brooklyn, Jeremy aveva affrontato<br />
le difficoltà e gli ostacoli con l’entusiasmo travolgente dell’amore<br />
e della gioventù. Maria, invece, era giunta presto alla conclusione<br />
che il loro legame fosse forte solo in teoria ma costruito su basi<br />
poco solide. Inizialmente il problema era semplice: mentre lei<br />
doveva restare in città per la-12<br />
voro, lui viaggiava molto inseguendo le sue storie dovunque lo<br />
portassero. Spesso stava via per intere settimane e la sua<br />
giovane moglie, al contrario di quanto affermava, doveva essersi<br />
resa conto che quelle numerose assenze le pesavano troppo.<br />
Poco dopo il loro secondo anniversario, mentre Jeremy si<br />
preparava per l’ennesima partenza, Maria si era seduta sul letto<br />
accanto a lui e lo aveva guardato seria con i suoi occhi marroni.<br />
«Non funziona», aveva detto semplicemente, lasciando che le<br />
parole aleggiassero un momento nell’aria. «Tu non sei mai a<br />
casa, e non è giusto per me… per noi.»<br />
«Vuoi che molli il lavoro?» le chiese allora lui, provando una<br />
stretta di panico alla bocca dello stomaco.<br />
«No, però magari potresti trovare un impiego qui in città. Che so<br />
io, al Times, oppure al Post. O
al Daily News.»<br />
«Abbi pazienza, non sarà sempre così», la supplicò lui. «È<br />
soltanto per un po’.»<br />
«Lo avevi già detto sei mesi fa», ribatté lei. «Non cambierà mai.»<br />
Con il senno di poi, Jeremy capiva che avrebbe dovuto<br />
prenderlo come un avvertimento. All’epoca, però, aveva una<br />
storia da scrivere, stavolta su Los Alamos. Quando la salutò, lei<br />
gli sorrise incerta e lui rimase inquieto ripensando alla sua<br />
espressione mentre saliva sull’aereo, tuttavia al suo ritorno<br />
sembrava quella di sempre e trascorsero quasi tutto il week-end<br />
a letto. Maria cominciò a parlare di volere un bambino e,<br />
nonostante il nervosismo che provava all’idea, anche lui era<br />
attratto dalla prospettiva. Si convinse di essere stato perdonato,<br />
ma in realtà l’armatura protettiva del loro rapporto era stata<br />
incrinata e, a ogni sua assenza successiva, si aprivano<br />
impercettibili crepe. La rot-tura decisiva avvenne un anno dopo,<br />
a un mese di distanza da una visita medica nello studio di un<br />
ginecologo che li mise davanti a un futuro che non avrebbero mai<br />
immaginato. Più ancora dei suoi viaggi, quella notizia preannunciò<br />
la fine del loro matrimonio.<br />
«Non posso restare», gli disse lei in seguito. «Vorrei, e una parte<br />
di me continuerà sempre ad amarti, ma non ci riesco.»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro e, nei solitari momenti<br />
dopo il divorzio, a volte lui si chiedeva se Maria l’avesse mai<br />
amato veramente. Avrebbero potuto farcela, si diceva. In fondo,<br />
però, comprendeva il motivo che l’aveva spinta a lasciarlo e non<br />
nutriva rancore nei suoi confronti. Di tanto in tanto si sentivano<br />
per telefono, anche se lui, tre anni più tardi, non era riuscito a<br />
trovare la forza di partecipare al matrimonio della sua ex moglie<br />
con un avvocato di Chappaqua.<br />
Erano già sette anni che aveva divorziato, e doveva ammettere<br />
che quella era stata l’unica esperienza veramente triste della sua<br />
vita. Sapeva che non molti potevano dire la stessa cosa. Non si<br />
era mai ammalato gravemente, era pieno di amici e conoscenti,<br />
aveva superato l’infanzia senza i traumi psicologici che<br />
sembravano affliggere tanti della sua generazione. Tutti i suoi<br />
parenti stretti – fratelli, cognate, genitori e persino i quattro nonni<br />
ultranovantenni – godevano di buona salute. Erano anche<br />
affiatati; nel fine settimana l’intero clan, sempre più numeroso, si<br />
riuniva ancora nella casa del Queens dove lui era cresciuto. Ora<br />
aveva diciassette nipoti e, sebbene a volte in quelle occasioni si<br />
sentisse fuori posto per la sua condizione solitaria in una famiglia<br />
di persone felicemente sposate, i suoi fratelli evitavano di fargli<br />
domande che potessero metterlo in imbarazzo.<br />
Ormai aveva superato il trauma, almeno in gran parte. Durante<br />
viaggi come quello, in certi momenti provava ancora una fitta di<br />
rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere, ma capitava
sempre più di rado e per fortuna il divorzio non lo aveva inacidito<br />
nei confronti delle donne.<br />
Ricordò che un paio di anni prima aveva seguito una ricerca sulla<br />
percezione della bellezza che analizzava se dipendeva da norme<br />
culturali o era geneticamente determinata. A questo scopo era<br />
stato chiesto a diverse donne, più o meno belle, di tenere in<br />
braccio un neonato e poi era stata misu-rata la lunghezza del<br />
contatto visivo tra i due. L’esperimento aveva rilevato una<br />
correlazione diretta tra bellezza e contatto visivo: i bambini<br />
guardavano più a lungo le donne belle, suggerendo così che la<br />
percezione umana della bellezza fosse istintiva. Lo studio aveva<br />
avuto grande risonanza su News-week e sul Times.<br />
Jeremy avrebbe voluto scrivere un articolo per confutare la tesi,<br />
che a suo parere trascurava alcuni aspetti fondamentali. Sapeva<br />
che la bellezza esteriore poteva attrarre l’attenzione immediata –<br />
13<br />
lui stesso non era immune al fascino di una top model – ma<br />
aveva sempre ritenuto che l’intelligenza e la passione fossero gli<br />
elementi che alla lunga esercitavano una maggiore influenza.<br />
Erano caratte-ristiche difficili da percepire a prima vista, e la<br />
bellezza non vi giocava alcun ruolo. L’avvenenza fisica poteva<br />
prevalere sulle altre qualità a breve termine, ma nel medio e<br />
lungo periodo erano le norme e i valori culturali – soprattutto<br />
quelli assorbiti dalla famiglia – a rendere una persona più o me-
quelli assorbiti dalla famiglia – a rendere una persona più o meno<br />
attraente ai nostri occhi. Il direttore, tuttavia, aveva cestinato<br />
la sua idea reputandola «troppo soggettiva» e gli aveva suggerito<br />
di scrivere invece un articolo sull’abuso di antibiotici nel mangime<br />
per polli, che rischiava di tramutare lo streptococco in una nuova<br />
peste bubbonica. Non c’era da stupirsi, considerò ora<br />
malinconicamente Jeremy; dato che quell’uomo era vegetariano<br />
e aveva una moglie bellissima ma di certo non brillante.<br />
I direttori dei giornali, pensò. Era giunto ormai da tempo alla<br />
conclusione che fossero quasi tutti degli ipocriti. Ma come<br />
accadeva nella maggior parte delle professioni, gli ipocriti<br />
avevano la tendenza a essere iperattivi e politicamente avveduti –<br />
in poche parole, personalità in grado di far sopravvivere<br />
l’azienda – ed erano loro a distribuire non solo gli incarichi, ma<br />
anche i compensi.<br />
Chissà se sarebbe uscito presto da quel giro, come sosteneva<br />
Nate, rifletté ancora. Probabilmente Alvin aveva ragione a dire<br />
che i produttori televisivi non erano diversi, ma la televisione<br />
pagava bene, il che significava che lui avrebbe potuto scegliere i<br />
progetti da seguire senza doversi sempre affannare. Maria aveva<br />
visto giusto quando lo aveva rimproverato per il carico di lavoro<br />
che si sob-barcava. E, in quindici anni, la mole non era affatto<br />
diminuita. Forse i suoi articoli adesso erano di più alto profilo, o<br />
magari avevano meno problemi a piazzare un pezzo grazie alle<br />
conoscenze acquisite, ma questo non aveva diminuito affatto la<br />
fatica di doversi inventare argomenti sempre nuovi e originali.
fatica di doversi inventare argomenti sempre nuovi e originali.<br />
Ogni anno doveva produrre una decina di articoli per Scientific<br />
American, un paio di inchieste più complesse e un’altra<br />
quindicina di pezzi brevi, alcuni dei quali in linea con il tema della<br />
stagione. È Natale? Ci vuole una storia sul vero san Nicola, nato<br />
in Turchia, divenuto vecovo di Myra e famoso per la sua<br />
generosità, l’amore verso i bambini e la protezione dei marinai. È<br />
estate? Ci vuole una storia: a) sul riscaldamento del pianeta e<br />
sull’innegabile aumento di 0,8 gradi della temperatura negli ultimi<br />
cento anni, che preannuncia una lenta desertificazione, oppure b)<br />
su come il riscaldamento del pianeta potrà portare a una nuova<br />
era glaciale e trasformare i continenti in un’unica tun-dra gelata.<br />
Per il Giorno del Ringraziamento, d’altro canto, era indicato un<br />
articolo sulla vera vita dei Padri Pellegrini, che in realtà non<br />
comprendeva solo amichevoli cene con gli indigeni americani, ma<br />
anche la ciccia alle streghe di Salem, le epidemie di vaiolo e una<br />
riprovevole tendenza all’ince-sto. Le interviste a famosi scienziati<br />
e gli articoli su satelliti o progetti della NASA erano sempre<br />
tenuti in considerazione e facili da piazzare in qualsiasi periodo<br />
dell’anno, al pari degli scoop su droghe (pesanti e leggere),<br />
sesso, prostituzione, gioco d’azzardo, alcol, cause legali con<br />
rimborsi milionari e qualunque cosa, assolutamente qualunque,<br />
sul soprannaturale, che in gran parte non aveva niente a che fare<br />
con la scienza e riguardava piuttosto ciarlatani come Clausen.<br />
Doveva ammettere che tutto il suo lavoro di giornalista era molto<br />
diverso da come se l’era immaginato. Alla Columbia – era stato
diverso da come se l’era immaginato. Alla Columbia – era stato<br />
l’unico tra i suoi fratelli a frequentare l’università e il primo in<br />
assoluto della famiglia a laurearsi, cosa che la madre non<br />
mancava mai di sottolineare con gli estranei – aveva preso una<br />
doppia specializzazione in fisica e chimica, con l’intenzione di<br />
diventare professore. Una sua amica che collaborava al giornale<br />
universitario lo aveva convinto a preparare un pezzo – basato in<br />
gran parte sulle statistiche – sui criteri utilizzati per i voti nei test<br />
d’ammissione.<br />
Dopo che il suo articolo aveva provocato una serie di<br />
dimostrazioni studentesche, Jeremy capì di avere il pallino della<br />
scrittura. Ma la sua scelta professionale non cambiò sino alla fine<br />
dei suoi studi, quando il padre venne truffato da un promotore<br />
finanziario che gli fece perdere circa 40.000 dollari.<br />
La famiglia era in difficoltà – suo padre faceva l’autista di<br />
autobus e quei soldi erano una buona parte dei suoi risparmi – e<br />
allora Jeremy decise di saltare la festa di laurea per mettersi sulle<br />
tracce del truffatore. Come un indemoniato, setacciò tribunale e<br />
pubblico registro, intervistò i soci del tizio e raccolse appunti<br />
dettagliati.<br />
14<br />
Il destino volle che l’ufficio del procuratore distrettuale di New<br />
York avesse pesci più grossi da pigliare di un artista della truffa<br />
porta a porta, così Jeremy fece controlli incrociati sulle proprie
fonti, condensò le note e scrisse il suo primo esposto. La casa di<br />
famiglia venne salvata e il New York Magazine pubblicò<br />
l’articolo. Il direttore lo convinse poi che la professione<br />
accademica non lo avrebbe condotto da nessuna parte e, con<br />
una sagace miscela di lusinghe e retorica sull’inseguimento dei<br />
propri sogni, propose a Jeremy di scrivere un articolo sul<br />
Leffertex, un antidepressivo all’epoca sottoposto alla terza fase<br />
delle prove cliniche e che aveva suscitato l’interesse della<br />
stampa.<br />
Jeremy accettò il suggerimento e investigò sugli effetti di quel<br />
farmaco per due mesi a proprie spese. Alla fine, il suo lavoro<br />
indusse l’industria produttrice a ritirare la richiesta di vaglio da<br />
parte della FDA. Successivamente, invece di recarsi al MIT per<br />
il master, si trasferì in Scozia, dove seguì le ricerche degli<br />
scienziati impegnati a studiare il mostro di Loch Ness: il suo<br />
primo pezzo di denuncia di una montatura. Raccolse la<br />
confessione sul letto di morte di un famoso chirurgo, il quale<br />
ammise che la foto del mostro scattata nel 1933 – quella che<br />
aveva portato la leggenda sotto la luce dei riflettori – era un falso<br />
realizzato una domenica pomeriggio assieme a un amico. La sua<br />
carriera era cominciata.<br />
Quindici anni a caccia di storie, pensò, e che cosa ne aveva<br />
ricavato? Era un single trentasetten-ne che viveva in uno<br />
squallido monolocale dell’Upper West Side, e attualmente si<br />
stava dirigendo in uno sperduto paesino per indagare su alcune<br />
misteriose luci che si diceva apparissero in un cimitero. Scrollò il
misteriose luci che si diceva apparissero in un cimitero. Scrollò il<br />
capo, ancora una volta sconcertato di fronte alla strada<br />
imboccata dalla sua vita. Il grande sogno. Era sempre là fuori, e<br />
lui era ancora animato dalla passione e dal desiderio di afferrarlo.<br />
Solo che adesso cominciava a chedersi se la televisione<br />
fosse lo strumento giusto per farlo.<br />
La storia delle luci misteriose nasceva da una lettera ricevuta da<br />
Jeremy un mese addietro. Dopo averla letta, il suo primo<br />
pensiero fu che si trattava di un ottimo spunto per un articolo da<br />
pubblicare nel periodo di Halloween. A seconda di come lo si<br />
svolgeva, poteva interessare a Southern Living oppure a<br />
Reader’s Digest per il numero di ottobre. Se fosse risultato più<br />
letterario, magari sarebbe stato adatto anche per Harper’s o per<br />
il New Yorker. D’altro canto, se la cittadina in questione stava<br />
cercando di trarne vantaggio – come era accaduto a Roswell, nel<br />
New Mexico, con gli UFO – quella curiosa vicenda poteva<br />
trovare spazio su uno dei maggiori quotidiani del Sud, che<br />
l’avrebbe poi passata ai giornali locali. Oppure, se riusciva a<br />
essere stringato, andava bene anche per la sua rubrica. Pur<br />
ribadendo la serietà dei contenuti della rivista, il direttore di<br />
Scientific American non na-scondeva infatti il suo desiderio di<br />
aumentare il numero degli abbonati, cosa di cui non si stancava<br />
mai di parlare. Sapeva bene che il pubblico andava matto per le<br />
storie di fantasmi. Avrebbe borbot-tato qualcosa a mezza voce,<br />
lanciando un’occhiata alla foto della moglie mentre valutava<br />
l’articolo, ma non si sarebbe lasciato scappare un pezzo del
genere. I direttori amavano le «bufale» quanto i profani, perché<br />
gli abbonati erano la linfa del sistema. E per quanto fosse triste<br />
ammetterlo, le bufale stavano diventando sempre più frequenti<br />
sui mezzi d’informazione.<br />
In passato lui aveva indagato su sette diverse apparizioni di<br />
fantasmi, di cui quattro erano finite nella sua rubrica di ottobre.<br />
Alcune erano abbastanza banali – visioni spettrali che nessuno<br />
era in grado di documentare scientificamente – ma tre<br />
riguardavano i poltergeist, presunti spiritelli dispet-tosi in grado<br />
di spostare oggetti e di creare danni all’ambiente circostante.<br />
Secondo gli esperti del paranormale, i poltergeist generalmente<br />
erano attratti da una persona più che da un luogo. Comunque, in<br />
tutti i casi che aveva studiato, compresi quelli ben documentati<br />
dalla stampa, alla base di quegli eventi misteriosi c’era sempre<br />
stato l’inganno.<br />
Ma le luci di Boone Creek sembravano diverse; a quanto pareva<br />
la loro apparizione era abbastanza prevedibile da indurre<br />
l’azienda turistica del luogo a promuovere un «Giro delle dimore<br />
storiche e del cimitero infestato dagli spiriti», durante il quale,<br />
così prometteva il dépliant, i visitatori avrebbero visto non solo<br />
edifici risalenti alla metà del Settecento, ma anche, clima<br />
permettendo, «le anime inquiete dei nostri antenati durante la loro<br />
marcia notturna nell’oltretomba».<br />
15
Il dépliant, corredato di foto dell’amena cittadina e di frasi<br />
melodrammatiche, gli era stato reca-pitato assieme alla lettera.<br />
Mentre guidava, Jeremy ricordò il contenuto della missiva.<br />
Egregio signor Marsh,<br />
mi chiamo Doris McClellan e due anni fa ho letto il suo<br />
articolo su Scientific American dedicato al poltergeist che<br />
infestava Brenton Manor a Newport, nel Rhode Island.<br />
Avevo pensato di scriverle già allora, ma poi mi è passato di<br />
mente. Adesso, però, visto come stanno le cose nella mia<br />
città, credo sia giunto il momento di farlo.<br />
Non so se ha mai sentito nominare il cimitero di Boone<br />
Creek, nel North Carolina, che secondo la leggenda è<br />
abitato dagli spiriti degli ex schiavi. Durante l’inverno – da<br />
gennaio ai primi di febbraio – tutte le volte che si alza la<br />
nebbia sembra che sulle lapidi si accendano luci azzurre<br />
danzanti. Alcuni dicono che assomigliano alle luci<br />
stroboscopiche, altri giurano che sono grandi come palloni<br />
da basket. Ho potuto osservarle con i miei occhi, e a me<br />
ricordano invece le palle luccicanti delle discoteche. In ogni<br />
caso, lo scorso anno sono arrivati alcuni esperti della Duke<br />
University per studiare il fenomeno. Dovevano essere<br />
meteorologi o geologi o roba del genere. Anche loro videro<br />
le luci, ma non seppero trovare una spiegazione razionale e
il giornale locale pubblicò un lungo articolo su quel mistero.<br />
Forse, se venisse qui, lei potrebbe scoprire di che cosa si<br />
tratta veramente.<br />
Se ha bisogno di ulteriori informazioni, mi chiami da Herbs ,<br />
il numero del ristorante è…<br />
Dopo aver letto la lettera, lui aveva dato un’occhiata al dépliant<br />
dell’agenzia di promozione turistica. Aveva guardato le<br />
didascalie che accompagnavano le immagini delle dimore<br />
storiche della città, saltato le notizie sulla parata e il ballo sull’aia,<br />
ed era rimasto perplesso nel leggere che il giro turistico del<br />
sabato sera per la prima volta comprendeva anche una visita al<br />
cimitero. Sul retro del dépliant – circondate da figure svolazzanti<br />
tipo quelle del fantasmino Casper – erano riportate le<br />
testimonianze della gente che aveva visto le luci e un brano di un<br />
articolo del giornale locale. Al centro, campeggiava la foto<br />
sgranata di una luce brillante (la didascalia affermava che era<br />
stata scattata al cimitero).<br />
Non era certo un fenomeno paragonabile a quello del Borely<br />
Rectory – un grande edificio vitto-riano sulla riva settentrionale<br />
del fiume Stour nell’Essex, in Inghilterra – , la casa infestata da<br />
spiriti più famosa al mondo, dove le «apparizioni»<br />
comprendevano cavalieri senza testa, sinistre musiche d’organo e<br />
rintocchi di campana, ma era abbastanza per solleticare la sua<br />
curiosità.
Non essendo riuscito a trovare l’articolo citato nella lettera – il<br />
sito web del giornale locale non aveva un archivio – Jeremy<br />
aveva telefonato a diversi dipartimenti della Duke University e<br />
alla fine era riuscito ad arrivare al progetto originale della ricerca.<br />
Era stato scritto da tre laureandi, e lui riteneva inutile contattarli.<br />
Il resoconto finale non conteneva nessuna delle informazioni che<br />
cercava, limitandosi a documentare l’esistenza delle luci e a<br />
dimostrare il buon funzionamento dell’attrezzatura utilizzata dagli<br />
studenti. E poi, se aveva imparato qualcosa in quindici anni di<br />
attività, era a fidarsi esclusivamente del proprio lavoro.<br />
Ecco, era quello lo sporco segreto di chi scriveva per le riviste.<br />
Mentre i giornalisti affermavano di condurre di persona le<br />
proprie ricerche, e la maggior parte ne faceva alcune, in genere<br />
tutti si ba-savano largamente sulle opinioni e le mezze verità<br />
pubblicate in passato. Per questo capitava spesso che<br />
commettessero errori, per lo più trascurabili; a volte, però,<br />
prendevano delle vere e proprie can-tonate. Ogni articolo su<br />
ogni rivista conteneva qualche errore, e due anni prima lui aveva<br />
scritto qualche pezzo al riguardo, rivelando le abitudini tutt’altro<br />
che lodevoli dei colleghi.<br />
16<br />
Il suo direttore, tuttavia, si era rifiutato di pubblicarlo. E nessun<br />
altro si era mostrato disponibile a farlo.
Mentre osservava le querce che sfilavano ai lati della strada, si<br />
disse che forse aveva davvero bisogno di un cambiamento di<br />
carriera, e all’improvviso rimpianse di non aver approfondito<br />
prima quella storia di fantasmi. E se non c’era nessuna luce? E se<br />
l’autrice della lettera fosse una squi-librata? E se non fosse<br />
esistita nemmeno una leggenda popolare su cui basare l’articolo?<br />
Scrollò la testa. Era troppo tardi per crogiolarsi nei dubbi. Ormai<br />
era quasi arrivato, e Nate stava già facendo un giro di telefonate<br />
a New York.<br />
Nel portabagagli aveva tutta l’attrezzatura necessaria per andare<br />
a caccia di fantasmi (secondo le indicazioni de Il vero<br />
ghostbuster, un libro che aveva comperato per scherzo dopo un<br />
paio di aperitivi di troppo): una macchina fotografica Polaroid,<br />
una reflex da 35 mm, quattro videocamere con i cavalletti, un<br />
registratore audio e dei microfoni, un rivelatore di microonde,<br />
una bussola, occhiali a infrarossi, computer portatile e altri<br />
ammennicoli vari.<br />
Doveva fare le cose per bene. La caccia ai fantasmi non era<br />
cosa da dilettanti.<br />
Come c’era da aspettarsi, il suo direttore aveva protestato per il<br />
costo degli ultimi gadget che, a quanto pareva, erano essenziali in<br />
indagini del genere. La tecnologia progrediva rapidamente, e gli<br />
strumenti di ieri sembravano utensili dell’età della pietra, gli aveva<br />
spiegato Jeremy mentre fantasti-cava di prendere anche lo zaino<br />
con fucile laser usato da Bill Murray e Harold Ramis in
con fucile laser usato da Bill Murray e Harold Ramis in<br />
Ghostbusters. Gli sarebbe piaciuto vedere la faccia del direttore<br />
davanti a tale attrezzatura. Comunque, il ca-po aveva digrignato i<br />
denti come un coniglio fatto di anfetamine prima di decidersi a<br />
firmare l’auto-rizzazione per l’acquisto. E chissà come se la<br />
sarebbe presa se la storia fosse finita in televisione, anziché nella<br />
rubrica della sua rivista.<br />
Sorridendo all’idea, Jeremy girò la manopola della radio su<br />
diverse stazioni – che diffondevano musica rock, hip-hop,<br />
country, gospel – per sintonizzarsi infine su un canale locale che<br />
stava man-dando in onda un’intervista a due pescatori di sogliole<br />
che discutevano appassionatamente della necessità di abbassare<br />
il limite di peso degli esemplari che potevano essere catturati. Il<br />
conduttore, in apparenza straordinariamente interessato<br />
all’argomento, parlava con un forte accento del Sud. Seguirono<br />
le pubblicità di una mostra di armi e vecchie monete alla Loggia<br />
massonica di Grafton e gli aggiornamenti sui cambiamenti di<br />
squadra del circuito Nascar.<br />
Vicino a Greenville, il traffico aumentò mentre percorreva la<br />
tangenziale che passava nei pressi del campus della East<br />
Carolina University. Attraversò le acque ampie e limacciose del<br />
fiume Pamlico e svoltò su una superstrada rurale. Il nastro<br />
d’asfalto si stringeva a mano a mano che si addentra-va nella<br />
campagna, fiancheggiato da nudi campi invernali e da fitti boschi,<br />
con una fattoria isolata che spuntava qua e là. Una mezz’ora<br />
dopo si ritrovò nei pressi di Boone Creek.
dopo si ritrovò nei pressi di Boone Creek.<br />
Dopo il primo, e unico, semaforo il limite di velocità scendeva a<br />
quaranta all’ora e Jeremy rallentò, mentre si guardava intorno<br />
sgomento. A parte cinque o sei casette prefabbricate piazzate disordinatamente<br />
ai lati della strada, e un paio di incroci, l’insieme<br />
era dominato da due distributori di benzina fatiscenti e un<br />
gommista, con un’insegna posta in cima a una torre di pneumatici<br />
usati che sarebbe stata considerata ad alto rischio di incendio in<br />
qualunque altro posto. Un minuto dopo si ritrovò all’altro capo<br />
del paese, dove finiva il limite di velocità urbano. Accostò al<br />
ciglio della strada e si fermò.<br />
I casi erano due: o avevano messo delle fotografie di un’altra<br />
località sul sito web, oppure lui si era sbagliato. Consultò<br />
nuovamente la cartina stradale, ma sembrava che quella fosse<br />
proprio Boone Creek. Lanciò un’occhiata allo specchietto<br />
retrovisore, chiedendosi dove mai fossero nascoste le stradine<br />
tranquille e alberate. Le azzalee in fiore. Le donne carine con i<br />
vestiti di cotone.<br />
Mentre rifletteva, scorse la punta di un campanile bianco che<br />
faceva capolino appena sopra la linea degli alberi e decise di<br />
imboccare una delle traverse che aveva appena superato. Dopo<br />
una serie di curve il paesaggio cambiò di colpo e lui si ritrovò ad<br />
attraversare una cittadina decrepita che un tempo doveva essere<br />
stata attraente e pittoresca. Verande ornate da vasi di fiori e<br />
bandiere america-ne tentavano di rendere graziose casette
dall’intonaco scrostato e con i segni della muffa sotto le<br />
grondaie. I giardini erano ombreggiati da gigantesche magnolie,<br />
ma i cespugli di rododendri accura-17<br />
tamente potati mascheravano solo in parte le crepe nelle<br />
fondamenta. Eppure, l’atmosfera nel complesso era abbastanza<br />
accogliente. Alcune coppie di anziani in tuta, seduti sulle verande,<br />
scorgendolo alzarono il braccio in un cenno di saluto.<br />
Jeremy era perplesso, si chiedeva come mai quella gente<br />
l’avesse riconosciuto, ma dopo un po’<br />
si rese conto che lì c’era l’abitudine di salutare tutti quelli che<br />
passavano in macchina. Proseguendo da una via all’altra<br />
raggiunse infine la confluenza del torrente Boone con il fiume<br />
Pamlico, intorno a cui si era sviluppata la città. Il centro, che<br />
doveva essere stato prosperoso e vivace, aveva un’aria alquanto<br />
decadente. In mezzo ai negozi con le vetrine chiuse da assi<br />
inchiodate scorse un paio di ne-gozietti d’antiquariato, un bar,<br />
un’osteria chiamata Lookilu e un barbiere. Sembrava che gli<br />
affari non andassero troppo bene e che la maggior parte dei<br />
negozi ancora aperti stessero lottando per sopravvivere. L’unico<br />
segno di modernità erano le magliette dai colori sgargianti con la<br />
scritta SONO<br />
SOPRAVVISSUTO AI FANTASMI DI BOONE CREEK! in<br />
mostra nella vetrina di un emporio.
Il ristorante dove lavorava Doris McClellan non fu difficile da<br />
individuare. Si trovava verso la fine dell’isolato, in un edificio di<br />
fine secolo restaurato e tinteggiato di un bel rosa pesca. C’erano<br />
diverse auto posteggiate davanti, e dalle finestre si intravedevano<br />
i tavoli apparecchiati in sala e sulla veranda. Dato che erano tutti<br />
occupati, Jeremy decise di tornare più tardi per scambiare<br />
quattro chiacchiere con Doris.<br />
Prese mentalmente nota dell’ubicazione dell’agenzia di<br />
promozione turistica, che si trovava in un’anonima costruzione di<br />
mattoni un po’ più avanti, e poi tornò in direzione della<br />
superstrada.<br />
Giunto a una stazione di benzina, si fermò, si tolse gli occhiali da<br />
sole e abbassò il finestrino. Il benzinaio, un uomo di mezza età<br />
brizzolato con una tuta lurida e un berretto da baseball, si alzò<br />
lentamente dalla sedia e si incamminò verso l’auto, ruminando<br />
quello che probabilmente era tabacco da masticare.<br />
«Serve qualcosa?» Aveva un inconfondibile accento del Sud e i<br />
denti macchiati di marrone. Sul suo cartellino di riconoscimento<br />
c’era scritto TULLY.<br />
Jeremy gli chiese indicazioni per raggiungere il cimitero, ma<br />
invece di rispondergli, l’uomo lo scrutò attentamente.<br />
«Chi è morto?» chiese infine.
«Come, scusi?» domandò Jeremy allibito.<br />
«Va a un funerale, no?» ribatté il benzinaio.<br />
«No, volevo soltanto visitare il cimitero.»<br />
L’uomo annuì. «Sa, ha proprio l’aria di uno che deve andare a<br />
un funerale.»<br />
Jeremy si guardò i vestiti: giacca nera su dolcevita nero, jeans<br />
neri e scarpe Bruno Magli nere.<br />
Quel tipo aveva ragione.<br />
«È solo che mi piace il nero. Comunque, da che parte devo<br />
andare…»<br />
Il benzinaio sollevò la visiera del berretto e parlò lentamente.<br />
«Nemmeno a me piacciono i funerali. Mi fanno pensare che<br />
dovrei entrare in chiesa, una volta o l’altra, per sistemare le cose<br />
prima che sia troppo tardi. A lei è mai successo?»<br />
Jeremy non sapeva esattamente cosa rispondere. Non era una<br />
domanda che si sentiva rivolgere spesso, soprattutto in risposta a<br />
una richiesta di indicazioni stradali. «Non credo», dichiarò alla<br />
fine.<br />
Il benzinaio tirò fuori uno straccio dalla tasca e cominciò a
strofinarsi via il grasso dalle mani.<br />
«Lei non è di queste parti, vero? Ha un accento strano.»<br />
«New York», gli confermò Jeremy.<br />
«Ne ho sentito parlare, ma non ci sono mai stato», disse l’altro.<br />
Guardò la macchina. «È sua?»<br />
«No, l’ho presa a noleggio.»<br />
L’uomo annuì, restando in silenzio per un po’.<br />
«Senta, a proposito del cimitero», lo incalzò Jeremy, «può dirmi<br />
come ci arrivo?»<br />
«Direi di sì. Quale cerca?»<br />
«Mi pare si chiami Cedar Creek.»<br />
Il benzinaio lo guardò in modo strano. «Che cosa ci va a fare,<br />
laggiù? Non c’è niente da vedere.<br />
Ci sono cimiteri più belli dall’altra parte della città.»<br />
18<br />
«Veramente, mi interessa soltanto quello.»<br />
L’uomo non sembrava ascoltarlo. «Ha dei parenti lì?»
L’uomo non sembrava ascoltarlo. «Ha dei parenti lì?»<br />
«No.»<br />
«È uno di quei grandi speculatori del Nord? Magari ha in mente<br />
di costruire un complesso resi-denziale o un centro commerciale<br />
là sui terreni?»<br />
Jeremy scrollò la testa. «No. Veramente sono un giornalista.»<br />
«A mia moglie piacciono i centri commerciali. E anche i<br />
complessi residenziali. Potrebbe essere una buona idea.»<br />
«Ah», sospirò Jeremy, chiedendosi quanto tempo ancora<br />
sarebbe andata avanti la cosa. «Vorrei poterla aiutare, ma non è<br />
il mio campo.»<br />
«Deve fare benzina?» chiese l’uomo, spostandosi verso il retro<br />
della macchina.<br />
«No, grazie.»<br />
Il benzinaio aveva già svitato il tappo del serbatoio. «Normale o<br />
super?»<br />
Jeremy si agitò sul sedile e poi si disse che a quell’uomo poteva<br />
far comodo un cliente. «Normale, credo.»<br />
Dopo aver azionato la pompa, il benzinaio si tolse il berretto e si
passò una mano tra i capelli mentre tornava verso il finestrino.<br />
«Se ha qualche problema con la macchina, passi pure di qui.<br />
Riparo entrambi i tipi, e a un buon prezzo.»»<br />
«Entrambi i tipi?» Jeremy non capiva.<br />
«Straniere e nazionali», rispose l’uomo. «Che cosa credeva?»<br />
Senza aspettare risposta, scosse la testa, come se quel cliente<br />
fosse un idiota. «A proposito, mi chiamo Tully. E lei?»<br />
«Jeremy Marsh.»<br />
«È un commercialista?»<br />
«Un giornalista.»<br />
«Non abbiamo commercialisti in città. Però c’è qualcuno a<br />
Greenville.»<br />
«Ah», commentò Jeremy senza preoccuparsi di correggerlo.<br />
«Senta, per il cimitero, allora…»<br />
Tully si strofinò il naso e lanciò un’occhiata alla strada prima di<br />
tornare a fissarlo. «Senta, a quest’ora non vedrà niente. I<br />
fantasmi non escono prima di sera, se è qui per questo.»<br />
«Come, scusi?»
«Se non ha parenti al cimitero, allora dev’essere qui per i<br />
fantasmi, giusto?»<br />
«Lei ha sentito parlare dei fantasmi?»<br />
«Certo. Li ho anche visti con i miei occhi. Ma per i biglietti deve<br />
andare all’agenzia turistica.»<br />
«Ci vuole il biglietto?»<br />
«Le pare che si possa entrare così in casa degli altri?»<br />
Jeremy impiegò qualche istante a seguire il filo del ragionamento.<br />
«Ah, giusto», disse infine. «Il giro delle dimore storiche e del<br />
cimitero infestato, giusto?»<br />
Tully lo fissò come se fosse l’individuo più ottuso mai comparso<br />
sulla faccia della Terra. «Naturale che parliamo del giro», disse.<br />
«Che cosa credeva?»<br />
«Non so», ribatté Jeremy. «Ma se mi dice come arrivarci…»<br />
Tully scrollò il capo. «E va bene, va bene», rispose, come se<br />
all’improvviso si fosse spazientito.<br />
Alzò un dito per indicare la direzione.<br />
«Quello che deve fare è tornare in centro e seguire la strada
«Quello che deve fare è tornare in centro e seguire la strada<br />
principale verso nord fino a raggiungere l’incrocio a circa sei<br />
chilometri fuori dalla città. Svolta a destra e continua fino alla<br />
bifor-cazione, e poi segue la strada che passa dalla casa di<br />
Wilson Tanner. Svolta di nuovo a sinistra dove c’era lo<br />
sfasciacarrozze, prosegue diritto per un po’ e si trova davanti il<br />
cimitero.»<br />
Jeremy annuì. «Grazie», disse.<br />
«Sicuro di aver capito?»<br />
«Biforcazione, casa di Wilson Tanner, ex sfasciacarrozze», recitò<br />
a memoria. «Grazie ancora dell’aiuto.»<br />
«Si figuri, è stato un piacere. Sono sette dollari e quarantanove<br />
centesimi.»<br />
19<br />
«Accetta carte di credito?»<br />
«No, non mi sono mai piaciute. Non mi va che il governo sappia<br />
tutto quello che faccio. Non sono affari degli altri.»<br />
«In effetti, è un problema», replicò Jeremy tirando fuori il<br />
portafoglio. «Ho sentito che il governo ha spie dappertutto.»<br />
Tully annuì con aria d’intesa. «Scommetto che per voi<br />
commercialisti è ancora peggio. Mi ricordo che quando…»
commercialisti è ancora peggio. Mi ricordo che quando…»<br />
Nei quindici minuti successivi Tully continuò a parlare<br />
ininterrottamente. Jeremy fu informato sui capricci del tempo, gli<br />
assurdi decreti del governo, e sul fatto che Wyatt – l’altro<br />
benzinaio – lo avrebbe imbrogliato se fosse andato da lui a fare il<br />
pieno, dal momento che manometteva il contato-re delle pompe<br />
non appena l’autocisterna si allontanava. Ma soprattutto, venne a<br />
sapere dei problemi fiscali dell’uomo che – ostinandosi a<br />
considerarlo un commercialista – chiedeva la sua opinione sulle<br />
varie deduzioni e detrazioni.<br />
Tully aveva già avuto il tempo di rimpirsi la guancia un paio di<br />
volte con il tabacco, quando finalmente fu interrotto dall’arrivo di<br />
una macchina che si fermò sull’altro lato del distributore.<br />
L’autista sollevò il cofano e lui diede un’occhiata al motore prima<br />
di toccare alcuni cavi e sputare per terra. Poi dichiarò che il<br />
guasto si poteva aggiustare, ma che essendo molto occupato, ci<br />
sarebbe voluta almeno una settimana. L’altro non sembrava<br />
avere fretta e, come se niente fosse, i due si misero a<br />
chiacchierare a proposito della signora Dungeness e di un<br />
opossum che era entrato nella sua cucina la notte prima<br />
mangiando tutto quello che c’era nella fruttiera.<br />
Jeremy ne approfittò per allontanarsi. Si fermò al supermercato a<br />
comprare una cartina del luogo e una serie di cartoline che<br />
raffiguravano le bellezze di Boone Creek, e in breve si ritrovò<br />
sulla strada sinuosa che conduceva fuori città. Come per magia,
sulla strada sinuosa che conduceva fuori città. Come per magia,<br />
riuscì a trovare sia l’incrocio sia la bifor-cazione, ma purtroppo<br />
mancò la casa di Wilson Tanner. Facendo un po’ di retromarcia,<br />
raggiunse infine una stradina sterrata quasi completamente<br />
nascosta dalla fitta vegetazione.<br />
Dopo averla imboccata avanzò con cautela tra le buche finché il<br />
bosco cominciò a diradarsi. Superò un cartello che segnalava<br />
Riker’s Hill – dove c’era stata una battaglia durante la Guerra<br />
Civile<br />
– e qualche istante più tardi si fermò davanti al cancello del<br />
cimitero di Cedar Creek. Sullo sfondo si «elevava» l’altura di<br />
una collina solitaria che sembrava l’unica in quella parte dello<br />
stato, dato che per il resto i dintorni erano piatti come le sogliole<br />
di cui Jeremy aveva sentito parlare alla radio.<br />
Delimitato da colonnine di mattoni e da un’inferriata arrugginita, il<br />
cimitero era adagiato in un lieve avvallamento e dava<br />
l’impressione di essere sul punto di sprofondare. Il campo era<br />
ombreg-giato da grandi querce coperte di rampicanti, su cui<br />
dominava un’enorme magnolia centrale. Dal tronco massiccio<br />
spuntavano radici aeree che si protendevano sopra il terreno<br />
come lunghe dita ar-tritiche.<br />
Se un tempo quello era stato un luogo pieno di pace per l’eterno<br />
riposo, ora aveva l’aria decisamente trascurata. Il vialetto di<br />
ghiaia che partiva dal cancello principale era pieno di buche e
coperto da un manto di foglie. Sulle rade macchie di erba<br />
spontanea c’erano rami caduti sparsi un po’ ovunque e il terreno<br />
irregolare ricordava la superficie ondulata del mare. Vicino alle<br />
lapidi, quasi tutte sbrecciate, erano spuntate le erbacce.<br />
Tully aveva ragione, si disse Jeremy. Non c’era molto da vedere<br />
lì. Ma come cimitero infestato dagli spiriti era perfetto. E<br />
soprattutto telegenico. Sorrise. Sembrava un fondale disegnato a<br />
Hollywood.<br />
Scese dall’auto e si sgranchì le gambe prima di tirare fuori dal<br />
bagagliaio la macchina fotografica. L’aria era pungente, ma non<br />
gelida come a New York, e lui inspirò a fondo un gradevole<br />
odore di resina e di erba medica. Il cielo ora era solcato da<br />
cumuli e un falco solitario volteggiava in lontananza. Il pendio di<br />
Riker’s Hill era punteggiato di pini e nei campi che si<br />
estendevano alla sua base c’era un capannone per il tabacco<br />
abbandonato. Con il tetto di metallo semidistrutto, era inclinato<br />
di lato e sembrava pronto a crollare al primo alito di vento.<br />
Intorno, non c’erano altri segni di civiltà.<br />
20<br />
Jeremy spinse il cancello arrugginito che cigolò sui cardini e si<br />
avventurò lungo il vialetto.<br />
Guardò le lapidi e fu sorpreso dalla mancanza di iscrizioni, ma<br />
poi si rese conto che dovevano essere state dilavate dagli agenti
poi si rese conto che dovevano essere state dilavate dagli agenti<br />
atmosferici. Le poche ancora decifrabili risalivano al Settecento.<br />
Poco più avanti sorgeva una cappella funeraria diroccata e molti<br />
altri monumenti funebri erano danneg-giati o in rovina. Lui non vi<br />
scorse segno di atti di vandalismo, ma solo la decadenza naturale<br />
delle cose. Sembrava che nessuno fosse più stato sepolto lì da<br />
decenni, il che spiegava lo stato di abban-dono.<br />
Si fermò all’ombra della magnolia, chiedendosi che aspetto<br />
avrebbe avuto quel luogo in una notte di nebbia. Probabilmente<br />
sinistro, si disse, il che avrebbe potuto far galoppare<br />
l’immaginazione di una persona impressionabile. Ma se davvero<br />
c’erano delle luci inspiegabili, da dove venivano?<br />
Forse i «fantasmi» non erano altro che un riflesso dovuto alle<br />
particelle d’acqua che componevano la nebbia, però non<br />
c’erano lampioni o altre fonti di illiminazione artificiale che<br />
potessero giustifi-care il fenomeno. Un’altra causa avrebbero<br />
potuto essere i fari delle automobili, ma nelle vicinanze c’era solo<br />
la strada di campagna da cui lui era arrivato e la gente avrebbe<br />
già da tempo collegato le due cose.<br />
Decise che doveva trovare una buona carta topografica della<br />
zona, oltre alla cartina stradale che aveva appena acquistato.<br />
Magari avrebbe fatto un salto alla biblioteca civica, anche per<br />
approfondire la storia del cimitero e della cittadina. Voleva<br />
sapere quando erano state viste le luci per la prima volta, il che<br />
avrebbe potuto fornirgli qualche indizio per scoprirne l’origine.
Ovviamente, avrebbe pure dovuto trascorrere un paio di nottate<br />
in quel lugubre cimitero, sempre ammesso che la nebbia fosse<br />
disposta a collaborare.<br />
Si aggirò per i vialetti secondari scattando qua e là foto che gli<br />
sarebbero servite da raffronto con altre, più vecchie, del<br />
cimitero. Voleva verificare com’era cambiato nel tempo, e<br />
cercare di capire quando – o perché – era stato abbandonato.<br />
Fotografò anche la magnolia. Era la più grande che avesse mai<br />
visto. Aveva il tronco scuro e rugoso, e quei rami bassi che<br />
sarebbero stati una pacchia per lui e i suoi fratelli, da piccoli. Vi<br />
si sarebbero arrampicati per ore, se non fossero stati circondati<br />
da defunti, naturalmente.<br />
Mentre riguardava le immagini digitali per accertarsi che fossero<br />
sufficienti, colse un movimento con la coda dell’occhio.<br />
Alzò la testa e vide una donna che avanzava verso di lui. Portava<br />
jeans, stivali e un maglione azzurro in tinta con la borsa di tela;<br />
aveva i capelli castani che le sfioravano le spalle. La carnagione,<br />
leggermente olivastra, le rendeva superfluo il trucco; ma fu il<br />
colore degli occhi ad attirare più di tutto la sua attenzione; a<br />
distanza, sembravano quasi violetti. Chiunque fosse, aveva<br />
parcheggiato la macchina proprio dietro la sua.<br />
Per un attimo Jeremy si chiese se la donna intendesse chiedergli<br />
di andarsene. Forse il cimitero era pericolante e chiuso al<br />
pubblico. O forse il suo arrivo proprio in quel momento era una
pubblico. O forse il suo arrivo proprio in quel momento era una<br />
semplice coincidenza.<br />
Lei intanto continuava ad avvicinarsi.<br />
A pensarci bene, era una coincidenza piuttosto attraente, si disse<br />
Jeremy. Raddrizzò la schiena e infilò la macchina fotografica nella<br />
custodia. Poi le rivolse un sorriso smagliante.<br />
«Salve», disse.<br />
Al suo saluto, la donna rallentò l’andatura, come se lo avesse<br />
notato solo in quel momento. Aveva un’espressione divertita, e<br />
lui si aspettava quasi che si fermasse. Invece, mentre lo superava<br />
decisa, gli parve addirittura di udire una risata.<br />
Fissandola in silenzio in segno di aperto apprezzamento, Jeremy<br />
la guardò proseguire imperter-rita e, prima di riuscire a<br />
trattenersi, fece un passo nella sua direzione.<br />
«Ehi!» la chiamò.<br />
A quel punto lei si voltò, ma continuò a camminare all’indietro, la<br />
testa piegata di lato con aria interrogativa. Jeremy vide di nuovo<br />
quell’espressione divertita sul suo viso.<br />
«Sa, non dovrebbe fissare la gente in quel modo», gli disse lei.<br />
«Alle donne piacciono gli uomini che sanno essere discreti.»
21<br />
Si girò di nuovo, si sistemò la borsa sulla spalla e proseguì<br />
spedita. Da lontano lui la sentì ridere ancora.<br />
Jeremy rimase lì a bocca aperta, una volta tanto a corto di<br />
battute.<br />
Aveva capito, lei non era interessata. Niente di grave. Tuttavia,<br />
la maggior parte delle persone avrebbe risposto al suo saluto.<br />
Magari non farlo era un’abitudine del Sud, si disse. O forse era<br />
stufa degli uomini che la fermavano in continuazione. Oppure,<br />
non voleva essere disturbata mentre…<br />
mentre…<br />
Mentre faceva che cosa?<br />
Eh, già, sospirò Jeremy, era proprio quello il problema del<br />
giornalismo. Lo aveva reso troppo curioso. In realtà, non erano<br />
fatti suoi. E poi, si ricordò che si trovava in un cimitero.<br />
Probabilmente lei era venuta a visitare la tomba di qualche<br />
parente. È quello che faceva la gente normalmente, giusto?<br />
Aggrottò la fronte. L’unica differenza era che normalmente i<br />
cimiteri erano ben tenuti, mentre quello aveva l’aspetto di San<br />
Francisco dopo il terremoto del 1906. Avrebbe potuto seguirla,<br />
per vedere che cosa stava combinando, ma aveva un’esperienza<br />
sufficiente con le donne per sapere che spiare era considerato
molto peggio che fissare. E lei non sembrava aver gradito il suo<br />
sguardo di ammirazione.<br />
Jeremy si sforzò di non seguirla con gli occhi mentre scompariva<br />
dietro una quercia, la borsa di tela che dondolava a ogni suo<br />
passo aggraziato.<br />
Solo allora riuscì a ricordarsi che non era il momento di pensare<br />
alle belle ragazze. Aveva un lavoro da svolgere ed era in ballo il<br />
suo futuro. Soldi, successo, televisione… Bene, e adesso?<br />
Aveva visto il cimitero, tanto valeva dare un’occhiata anche ai<br />
dintorni. Così, per farsi un’idea del luogo.<br />
Tornò verso la macchina e salì, compiaciuto di non aver lanciato<br />
nemmeno un’occhiata alle sue spalle per vedere se lei lo stesse<br />
osservando. Era un gioco tra loro due. Ovviamente, ciò<br />
presuppo-neva che le interessasse quello che lui stava facendo,<br />
cosa di cui non era affatto sicuro.<br />
Un rapido sguardo dal suo posto al volante gli confermò quel<br />
sospetto.<br />
Accese il motore e partì lentamente sforzandosi di concentrarsi<br />
sulla guida. Proseguì lungo la strada per vedere se più avanti ci<br />
fossero altri incroci, e intanto cercava con gli occhi eventuali<br />
mulini a vento o tetti metallici di capannoni. Niente. E non c’era<br />
neppure una fattoria.
Fece inversione e ripercorse la strada alla ricerca di un bivio che<br />
lo portasse in cima a Riker’s Hill, ma anche stavolta senza<br />
successo. Mentre tornava in vista del cimitero si domandò a chi<br />
appar-tenessero i campi circostanti in la collina, se si trattasse di<br />
suolo pubblico o privato. L’ufficio del registro locale gli avrebbe<br />
fornito le informazioni che gli servivano. Il giornalista dall’occhio<br />
acuto che era in lui notò che la macchina della donna era sparita<br />
e questo gli provocò una lieve fitta di delusione, inspiegabile<br />
quanto fugace.<br />
Guardò l’ora. Erano passate da poco le due e ormai<br />
probabilmente il ristorante si stava svuotan-do. Sarebbe passato<br />
a fare quattro chiacchiere con Doris. Forse lei avrebbe potuto<br />
«illuminarlo» sull’argomento.<br />
Abbozzò un sorriso per la sua battuta e si chiese se la donna del<br />
cimitero l’avrebbe trovata divertente.<br />
22
3<br />
Quando Jeremy raggiunse l’ Herbs, c’erano pochi tavoli sulla<br />
veranda ancora occupati. Mentre saliva i gradini d’ingresso tutti i<br />
commensali si azzittirono e si voltarono a guardarlo. Lo fissavano<br />
in sielnzio, con le mandibole che continuavano a ruminare e<br />
l’espressione curiosa delle mucche al pascolo. Lui li salutò con la<br />
mano e un cenno del capo, come aveva visto fare dai vecchi del<br />
posto.<br />
Poi si tolse gli occhiali da sole e aprì la porta. All’interno, i<br />
tavolini quadrati erano sistemati nelle due stanze principali<br />
dell’edificio, separate da una scala. Sulle pareti color pesca<br />
risaltavano delle decorazioni, che davano al locale un aspetto<br />
accogliente e campagnolo. Sul retro, si scorgeva un angolo della<br />
cucina.<br />
Di nuovo quelle espressioni da mucca al suo passaggio. La<br />
conversazione cessò. Gli sguardi lo seguirono. Al suo cenno del<br />
capo e della mano, gli occhi si abbassarono e il mormorio delle<br />
voci riprese. Evidentemente quel saluto funzionava un po’ come<br />
una bacchetta magica, si disse Jeremy.<br />
Mentre era lì in piedi a giocherellare con gli occhiali, una<br />
cameriera uscì dalla cucina. Era una venticinquenne alta e magra<br />
dal viso aperto e solare.
«Siediti pure dove ti pare, tesoro», cinguettò. «Sarò da te fra un<br />
minuto.»<br />
Dopo essersi accomodato a un tavolo vicino alla finestra,<br />
osservò la cameriera che si avvicinava. Il suo cartellino la<br />
identificava come RACHEL. Ce l’avevano tutti quelli che<br />
lavoravano in città?<br />
si chiese Jeremy. Forse era un’altra regola. Come quella del<br />
saluto.<br />
«Che cosa vuoi da bere?»<br />
«Potrei avere un cappuccino?» azzardò lui.<br />
«No, mi spiace. Però abbiamo del caffè.»<br />
Jeremy sorrise. «Un caffè va bene.»<br />
«Perfetto. Il menù è sul tavolo, se vuoi ordinare da mangiare.»<br />
«Veramente, mi chiedevo se Doris McClellan fosse qui.»<br />
«Oh, è in cucina», rispose Rachel allegramente. «Vuoi che te la<br />
chiami?»<br />
«Se non ti è di troppo disturbo.»<br />
Lei sorrise. «Ma figurati.»
Lei sorrise. «Ma figurati.»<br />
La osservò tornare verso la cucina e aprire la porta a battente.<br />
Un attimo dopo comparve una donna che lui immaginò essere<br />
Doris. Era il contrario di Rachel: bassa e tozza, con radi capelli<br />
bianchi, indossava un grembiule, ma senza cartellino, sopra un<br />
vestito a fiori. Doveva avere una sessantina d’anni. Si fermò<br />
davanti al suo tavolo, si mise le mani sui fianchi e sorrise.<br />
«Beene», disse, allungando le vocali. «Lei dev’essere Jeremy<br />
Marsh.»<br />
Lui sbatté gli occhi. «Mi conosce?»<br />
23<br />
«Ma certo. L’ho vista venerdì scorso a Primatime Live.<br />
Immagino che abbia ricevuto la mia lettera.»<br />
«Infatti, grazie.»<br />
«Ed è venuto a Boone Creek per scrivere un articolo sui<br />
fantasmi?»<br />
Jeremy alzò le mani. «Così pare.»<br />
«Chessorpresa», disse lei tutto d’un fiato. «Perché non mi ha<br />
avvertito del suo arrivo?»
«In effetti, mi piace cogliere le persone di sorpresa. A volte<br />
rende più facile ottenere da loro informazioni precise.»<br />
«Chessorpresa», ripeté lei. Passato lo stupore iniziale, scostò una<br />
sedia. «Le spiace se mi siedo al suo tavolo? Penso sia venuto qui<br />
per parlare.»<br />
«Non vorrei farle passare dei guai con il suo capo, distraendola<br />
in orario di lavoro.»<br />
Doris si guardò alle spalle ed esclamò: «Ehi, Rachel, secondo te<br />
il capo se la prenderà se mi siedo un attimo? Questo signore<br />
vuole parlare con me».<br />
La ragazza fece capolino oltre la porta della cucina, con in mano<br />
una caffettiera.<br />
«No, non credo che se la prenderà», rispose. «Le piace molto<br />
parlare. Soprattutto con un uomo così attraente.»<br />
Doris si voltò. «Visto? Nessun problema.»<br />
Jeremy sorrise. «Dev’essere un bel posto dove lavorare.»<br />
«Infatti.»<br />
«Deduco che il capo qui è lei.»<br />
«Colpevole», rispose Doris, e gli occhi le lampeggiarono
lusingati.<br />
«Da quanti anni è in attività?»<br />
«Quasi trenta, ormai. Colazione e pranzo. Servivamo cibi sani<br />
molto prima che diventassero di moda, e abbiamo le migliori<br />
omelette della zona. Non le trova così neanche al Raleigh.» Si<br />
sporse in avanti. «Ha appetito? Dovrebbe provare uno dei nostri<br />
panini. Tutti ingredienti freschi, facciamo persino il pane in casa.<br />
Dal suo aspetto, direi che le farebbe bene mangiare un<br />
boccone…» Lo osservò attentamente. «Scommetto che le piace<br />
il panino al tonno con il pesto. Comprende insalatina, pomodori,<br />
cetrioli, e la ricetta del pesto è mia.»<br />
«Veramente non ho molta fame.»<br />
Arrivò Rachel con due tazze di caffè.<br />
«Come preferisce… ma quando devo raccontare una storia, mi<br />
piace farlo davanti a un buon pasto. E in genere tendo a<br />
dilungarmi parecchio.»<br />
Jeremy capitolò. «Il pollo al pesto mi sembra un’ottima idea.»<br />
Doris sorrise. «Puoi portarci due Albemarle, Rachel?»<br />
«Certo», rispose la cameriera, lanciando a lui un’occhiata piena<br />
di apprezzamento. «A proposito, chi è il tuo amico? Non l’ho
mai visto da queste parti.»<br />
«Si chiama Jeremy Marsh», rispose Doris. «È un famoso<br />
giornalista che vuole scrivere un articolo sulla nostra bella<br />
cittadina.»<br />
«Davvero?» chiese Rachel mostrandosi interessata.<br />
«Sì», confermò Jeremy.<br />
«Oh, grazie al cielo», esclamò lei strizzando l’occhio. «Per un<br />
attimo ho pensato che fosse venuto per un funerale.»<br />
Jeremy rimase a bocca aperta mentre la ragazza si allontanava.<br />
Doris rise. «Tully è passato di qua dopo che lei gli aveva chiesto<br />
informazioni per raggiungere il cimitero», spiegò. «Evidentemente<br />
doveva aver capito che io c’entravo con il suo arrivo, e voleva<br />
accertarsene. In ogni caso, ci ha ripetuto tutta la conversazione<br />
avvenuta tra di voi, e Rachel non sa proprio resistere alla<br />
tentazione di fare una battuta.»<br />
«Ah», disse Jeremy.<br />
Doris si sporse in avanti. «Scommetto che Tully l’ha rintronata di<br />
chiacchere.»<br />
«Un pochino.»
24<br />
«Quell’uomo parlerebbe con una scatola da scarpe se non ci<br />
fosse nessuno ad ascoltarlo. Non so come abbia fatto sua moglie<br />
Bonnie a sopportarlo. Ma dodici anni fa è diventata sorda,<br />
perciò lui adesso si sfoga con i clienti. Non c’è niente da fare,<br />
quando ci si ferma al suo distributore bisogna stare ad ascoltarlo.<br />
Ieri mi è toccato mandarlo via da qui a forza. Non riesco a<br />
combinare niente se mi sta tra i piedi.»<br />
Jeremy sollevò la tazza di caffè. «La moglie è diventata sorda?»<br />
«Secondo me, il buon Dio si è reso conto che aveva sofferto<br />
abbastanza. Quella donna è una santa.»<br />
Lui rise e bevve un sorso. «Come mai Tully ha pensato che fosse<br />
stata lei a contattarmi?»<br />
«Tutte le volte che qui succede qualcosa di insolito, la colpa<br />
ricade su di me. Forse dipende dal fatto che sono la sensitiva<br />
della città.»<br />
Jeremy la guardò in silenzio e Doris sorrise.<br />
«Mi pare di capire che non crede ai sensitivi», osservò.<br />
«Infatti.»<br />
La donna si stropicciò il grembiule. «Be’, in genere non ci credo
La donna si stropicciò il grembiule. «Be’, in genere non ci credo<br />
neanch’io. Nella maggior parte dei casi si tratta di imbroglioni.<br />
Ma esiste qualcuno che possiede delle doti.»<br />
«Allora… lei è in grado di leggermi nel pensiero?»<br />
«No, non faccio niente del genere», replicò Doris scrollando il<br />
capo. «Almeno di solito. Ho un ottimo intuito riguardo alla gente,<br />
ma la lettura del pensiero era più una facoltà di mia madre.<br />
Nessuno poteva nasconderle niente. Sapeva persino in anticipo<br />
che cosa le avrei regalato per il compleanno, e questo rovinava<br />
gran parte del divertimento. Il mio dono è diverso: sono una<br />
rabdomante. E<br />
riesco anche a indovinare il sesso di un bambino prima che<br />
nasca.»<br />
«Capisco.»<br />
Doris lo guardò intensamente. «Lei non è convinto.»<br />
«D’accordo, ammettiamo che lei sia una rabdomante. Ciò<br />
significa che è in grado di trovare l’acqua e di dirmi dove devo<br />
scavare un pozzo.»<br />
«Esatto.»<br />
«E se le chiedessi di sottoporsi a una prova, controllata<br />
scientificamente, sotto scrupolosa super-visione…»
scientificamente, sotto scrupolosa super-visione…»<br />
«Potrebbe controllare lei stesso e, anche se dovesse riempirmi di<br />
aggeggi come un albero di Natale per essere sicuro che non la<br />
sto imbrogliando, per me non ci sarebbero problemi.»<br />
«Capisco», ripeté Jeremy, pensando a Uri Geller. Quell’uomo<br />
era così sicuro dei propri poteri di telecinesi da presentarsi in una<br />
trasmissione inglese in diretta, nel 1973, davanti a un pubblico in<br />
cui c’erano numerosi scienziati. Si era messo un cucchiaio in<br />
equilibrio sul dito e le due estremità della posata avevano<br />
cominciato a curvarsi verso il basso sotto gli sguardi attoniti dei<br />
presenti. Solo parecchio tempo dopo era saltato fuori che, prima<br />
di entrare in studio, aveva piegato più volte il cucchiaio per<br />
indebolire il metallo.<br />
Doris sembrava avergli letto nel pensiero.<br />
«Senta che cosa le dico… può mettermi alla prova quando e<br />
come vuole. Ma non è venuto qui per questo. Lei desidera<br />
conoscere la storia dei fantasmi, giusto?»<br />
«Ha ragione», confermò Jeremy, contento di essere finalmente<br />
arrivato al punto. «Le spiace se registro la sua testimonianza?»<br />
«Faccia pure.»<br />
Lui infilò la mano in tasca e ne estrasse un registratore portatile.<br />
Lo appoggiò sul tavolo e schiacciò il pulsante di avvio.
Lo appoggiò sul tavolo e schiacciò il pulsante di avvio.<br />
Doris bevve un sorso di caffè prima di cominciare. «Bene, la<br />
storia risale all’ultimo decennio dell’Ottocento. All’epoca, in<br />
questa città esisteva ancora la schiavitù e la maggior parte dei<br />
negri viveva in un luogo chiamato Watts Landing. Non resta più<br />
nulla di quel villaggio, a causa di Hazel, ma allora…»<br />
«Mi scusi… Hazel?»<br />
25<br />
«L’uragano del 1954. Si abbatté sulla costa vicino al confine del<br />
South Carolina. Sommerse gran parte di Boone Creek, e quello<br />
che rimaneva di Watts Landing venne spazzato via.»<br />
«Ho capito. Vada pure avanti.»<br />
«Dunque, come stavo dicendo il villaggio non esiste più, ma<br />
intorno alla fine del secolo era abitato da circa trecento persone.<br />
La maggior parte di loro discendeva dagli schiavi arrivati qui dal<br />
South Carolina durante la Guerra di Aggressione nordista, quella<br />
che voi chiamate Guerra Civile.»<br />
Strizzò l’occhio e Jeremy sorrise.<br />
«Poi arrivò la Union Pacific per costruire la ferrovia che avrebbe<br />
dato un grande impulso econo-mico alla zona. Almeno, così<br />
dicevano. La linea ferroviaria doveva passare esattamente in
mezzo al cimitero dei neri. Bene, a capo di quella comunità c’era<br />
una donna che si chiamava Hettie Doubilet.<br />
Veniva dai Caraibi, non so da quale isola, e quando venne a<br />
sapere che avrebbero dovuto dissotter-rare i corpi e trasferirli<br />
altrove, rimase sconvolta e cercò di convincere le autorità a<br />
cambiare il tracciato. I funzionari della contea, tuttavia, non ci<br />
pensavano minimamente e non le promisero neppure di esporre<br />
le sue ragioni.»<br />
In quel momento arrivò Rachel con i panini. Posò i due piatti sul<br />
tavolo.<br />
«Lo provi», lo invitò Doris. «Lei è tutto pelle e ossa.»<br />
Jeremy afferrò il panino e lo assaggiò. Era buonissimo. Diede un<br />
altro morso e Doris sorrise.<br />
«Meglio di quello che si mangia a New York, vero?»<br />
«Senza dubbio. I miei complimenti al cuoco.»<br />
Doris gli lanciò un’occhiata quasi civettuola. «Lei è un vero<br />
gentiluomo, signor Marsh», disse e Jeremy venne colpito dal<br />
pensiero che, da giovane, quella donna doveva aver spezzato<br />
diversi cuori.<br />
«A quel tempo, molti qui erano razzisti», riprese a raccontare lei.<br />
«Alcuni lo sono ancora, però adesso si tratta di una minoranza.
«Alcuni lo sono ancora, però adesso si tratta di una minoranza.<br />
Dato che viene dal Nord, probabilmente penserà che io stia<br />
men-tendo, ma non è così.»<br />
«Le credo.»<br />
«Non è vero. Nessuno di voi del Nord ci crede, ma non<br />
importa. Tornando alla nostra storia, Hettie Doubilet era infuriata<br />
con i funzionari della contea e la leggenda dice che, quando le<br />
vietaro-no l’ingresso nell’ufficio del sindaco, lei lanciò una<br />
maledizione su noi bianchi. Annunciò che, se le tombe dei suoi<br />
antenati fossero state profanate, anche a quelle dei nostri<br />
sarebbe toccata la stessa sorte. Gli spiriti dei neri avrebbero<br />
vagato per la Terra cercando di tornare al loro luogo originario<br />
di eterno riposo e, lungo il cammino, avrebbero calpestato<br />
Cedar Creek; alla fine l’intero cimitero sarebbe sprofondato.<br />
Ovviamente, quel giorno nessuno le prestò ascolto.»<br />
Doris addentò il panino. «Bene, per farla breve, i neri spostarono<br />
i corpi in un altro cimitero, la ferrovia venne costruita e in seguito,<br />
proprio come aveva detto Hettie, il cimitero di Cedar Creek<br />
cominciò ad avere dei problemi. Dapprima ci furono solo delle<br />
lapidi spezzate, come se fosse opera di qualche vandalo. Le<br />
autorità, convinti che i responsabili fossero i seguaci di Hettie,<br />
misero delle guardie all’ingresso. Ma gli incidenti continuarono a<br />
verificarsi, nonostante la presenza delle guardie. E con il passare<br />
degli anni le cose peggiorarono. Lei c’è stato, giusto?»
Jeremy annuì.<br />
«Ha visto quello sfacelo, allora. Sembra che il terreno stia<br />
cedendo, proprio come aveva predet-to Hettie. Dopo qualche<br />
anno cominciarono a comparire anche le luci. E da allora la gente<br />
ha creduto che si trattasse degli spiriti degli schiavi che<br />
attraversavano il cimitero.»<br />
«Oggi Cedar Creek non viene più utilizzato?»<br />
«No, venne abbandonato definitivamente intorno al 1970, ma già<br />
prima molti preferivano far seppellire altrove i loro cari. Adesso il<br />
cimitero è di proprietà della contea, e nessuno si occupa più<br />
della manutenzione.»<br />
«Sono mai state condotte indagini per scoprire la causa del<br />
presunto affondamento?»<br />
«Non ne sono sicura, ma credo di sì. Un sacco di gente ricca<br />
aveva dei parenti sepolti lì e l’ultima cosa che volevano era che la<br />
tomba dei nonni venisse inghiottita dalla terra. Ho sentito dire che<br />
sono arrivati degli esperti da Raleigh per studiare il fenomeno.»<br />
«Si riferisce agli studenti della Duke?»<br />
26<br />
«Oh no, non loro, tesoro. Quelli erano soltanto dei ragazzi e
sono venuti qui l’anno scorso. No, parlo di molto tempo fa.<br />
All’incirca quando è iniziato lo sprofondamento.»<br />
«Però non sa che cosa scoprirono.»<br />
«No, mi spiace.» Fece una pausa e nei suoi occhi si accese una<br />
luce maliziosa. «Ma penso di avere una spiegazione abbastanza<br />
plausibile.»<br />
Jeremy la guardò. «E sarebbe?»<br />
«L’acqua», rispose lei semplicemente.<br />
«Perché è convinta che sia quella la ragione?»<br />
«Non dimentichi che sono una rabdomante. Sento dov’è<br />
l’acqua. E le dico che il terreno lì sta sprofondando a causa<br />
dell’acqua presente nel sottosuolo. Ne sono sicura.»<br />
«Non lo metto in dubbio», commentò Jeremy.<br />
Doris scoppiò a ridere. «Lei è impagabile, signor Marsh. Lo sa<br />
che la sua faccia assume un’espressione serissima quando<br />
qualcuno le dice qualcosa a cui lei non vuole credere?»<br />
«Davvero?»<br />
«Le assicuro che è così. E io lo trovo carino. Mia madre non<br />
avrebbe avuto difficoltà con lei. È
così facile capire ciò che pensa.»<br />
«Se è vero, mi dica che cosa sto pensando in questo momento.»<br />
Doris esitò. «Ecco, come sa, le mie doti sono altre. E poi, non<br />
voglio spaventarla.»<br />
«Avanti, mi spaventi pure.»<br />
«E va bene.» Gli lanciò un’occhiata penetrante. «Allora,<br />
proviamo. Ma si ricordi che io non ho il dono di leggere nel<br />
pensiero. Mi capita di avvertire… delle sensazioni, di tanto in<br />
tanto, e solo se si tratta di emozioni molto forti.»<br />
«Ho capito», disse Jeremy stando al gioco. «Ma vorrei farle<br />
notare che si sta cautelando.»<br />
«Adesso la smetta.» Doris gli prese le mani. «Posso?»<br />
Jeremy annuì. «Prego.»<br />
«Ora si concentri su qualcosa di molto personale di cui io non<br />
posso essere a conoscenza.»<br />
«Va bene.»<br />
Lei gli strinse le mani. «Sia serio. Finora ha soltanto giocato con<br />
me.»
me.»<br />
«D’accordo», rispose lui. «Penserò a qualcosa di personale.»<br />
Jeremy chiuse gli occhi. Pensò al motivo per cui Maria alla fine lo<br />
aveva lasciato e, per un minuto o due, Doris non disse niente. Si<br />
limitò a rimanere lì a fissarlo in silenzio, come se volesse in-durlo<br />
a fornirle qualche elemento su cui lavorare.<br />
Lui aveva già fatto quell’esperimento. Innumerevoli volte. Ne<br />
sapeva abbastanza per starsene zitto e, visto che lei non parlava,<br />
capì di aver vinto. All’improvviso Doris sussultò – un gesto<br />
scontato, pensò Jeremy, che faceva parte della messinscena – e<br />
subito dopo gli lasciò le mani.<br />
Lui riaprì gli occhi. «Allora?»<br />
Doris ora lo guardava in maniera strana. «Niente», rispose.<br />
«Ah», osservò Jeremy. «Immagino che non fosse in vena, oggi,<br />
eh?»<br />
«Come le ho detto, sono una rabdomante.» Sorrise, quasi a<br />
scusarsi. «Ma posso dirle con certezza che lei non aspetta un<br />
bambino.»<br />
Lui ridacchiò. «Devo riconoscere che ci ha azzeccato.»<br />
Doris gli sorrise prima di abbassare lo sguardo sul tavolo. Poi<br />
rialzò la testa. «Mi spiace, non avrei dovuto farlo. Era fuori
ialzò la testa. «Mi spiace, non avrei dovuto farlo. Era fuori<br />
luogo», disse.<br />
«Non importa», replicò lui, sincero.<br />
«No», insisté lei. Lo guardò negli occhi e gli prese di nuovo la<br />
mano, stringendogliela dolcemente. «Mi spiace davvero.»<br />
Jeremy non sapeva bene come reagire, ma rimase colpito<br />
sull’espressione di compassione sul viso di lei.<br />
Venne assalito dall’irritante sensazione che avesse indovinato più<br />
di quanto potesse verosimil-mente sapere della sua vita privata.<br />
27<br />
Le facoltà paranormali, le premonizioni e le intuizioni sono<br />
semplicemente il prodotto dell’inte-razione tra esperienza, buon<br />
senso e conoscenze acquisite. La maggior parte delle persone<br />
sottova-luta la quantità di informazioni accumulate nel tempo, e il<br />
cervello umano è in grado di stabilire correlazioni come<br />
nessun’altra specie – o macchina – sa fare.<br />
La nostra mente, tuttavia, impara a scartare la maggior parte<br />
delle informazioni ricevute dal momento che, per orientare le<br />
azioni, non serve ricordare tutto. Naturalmente, alcune persone<br />
hanno una memoria migliore di altre – come dimostrano i test – e<br />
si sa che questa funzione può essere esercitata. Anche se tutti<br />
registriamo il 99,99 per cento delle esperienze della nostra vita, è
egistriamo il 99,99 per cento delle esperienze della nostra vita, è<br />
proprio quello 0,01 per cento in più a fare la differenza tra un<br />
individuo e l’altro. In alcuni soggetti ciò si manifesta nella<br />
capacità di ricordare i dettagli più banali, o di eccellere come<br />
studiosi o scienziati, o ancora di interpretare accuratamente dati<br />
finanziari e diventare milionari. In altri, si sviluppa l’abilità di<br />
leggere nella mente del prossimo e queste persone – con la loro<br />
dote innata di attingere ai ricordi, al buon senso e all’esperienza,<br />
e di correlare le informazioni conservate in maniera immediata e<br />
accurata – sembrano avere poteri soprannaturali.<br />
Ma quello che aveva fatto Doris andava in qualche modo oltre.<br />
Lei sapeva, pensò Jeremy. O almeno, questa fu la sua prima<br />
sensazione, finché non si aggrappò a una spiegazione logica di<br />
quanto era accaduto.<br />
E infatti non era successo proprio niente, si disse per rassicurarsi.<br />
Doris non aveva indovinato; era stato solo il suo sguardo a fargli<br />
credere che lei avesse intuito cose che non poteva conoscere. E<br />
quella convinzione veniva da lui stesso, senza che ci fossero<br />
prove in tal senso.<br />
La scienza possedeva sempre le risposte, si disse ancora. Ma<br />
nonostante tutto, Doris gli dava l’impressione di essere in buona<br />
fede. E se credeva nelle proprie capacità, che male c’era? A lei<br />
probabilmente sembravano misteriose.
Ancora una volta, la donna parve leggergli nel pensiero.<br />
«Bene, a quanto pare le ho dato la conferma che sono pazza,<br />
eh?»<br />
«No, affatto», rispose Jeremy.<br />
Lei afferrò il panino. «In ogni caso, visto che siamo qui per<br />
gustarci un buon pranzo, forse sarà meglio comportarci da<br />
persone normali per un po’. C’è qualcos’altro che posso<br />
raccontarle?»<br />
«Mi parli della città di Boone Creek», disse lui.<br />
«Che cosa vuole sapere?»<br />
«Mah, qualunque cosa. dato che dovrò trattenermi qui per<br />
qualche giorno, tanto vale che impari a conoscere meglio il<br />
posto.»<br />
Passarono la mezz’ora seguente a parlare… be’, in realtà fu<br />
quasi sempre Doris a farlo. Ancora più di Tully, lei sembrava<br />
essere al corrente di tutto ciò che accadeva in città. e non grazie<br />
alle sue presunte doti – per sua stessa ammissione –, ma perché<br />
le notizie viaggiavano velocemente in una piccola comunità come<br />
quella.<br />
Jeremy venne così a sapere chi si vedeva con chi, con chi era<br />
ostico lavorare, e anche che il re-verendo della locale chiesa
ostico lavorare, e anche che il re-verendo della locale chiesa<br />
pentecostale aveva una relazione con una sua parrocchiana. Ma<br />
la cosa più importante, almeno secondo Doris, era che se ti si<br />
rompeva la macchina, non dovevi assolutamente chiamare il<br />
servizio di carroattrezzi di Trevor, perché a qualunque ora del<br />
giorno lui era ubriaco.<br />
«Quell’uomo è un pericolo sulle strade», dichiarò la donna. «Lo<br />
sanno tutti, ma dato che suo padre è sceriffo, nessuno interviene.<br />
In fondo, però, non c’è da sorprendersi. Anche lo sceriffo<br />
Wanner ha i suoi problemi, con i debiti di gioco.»<br />
«Ah», commentò Jeremy come se fosse al corrente degli<br />
avvenimenti. «Giusto.»<br />
Alla fine rimasero entrambi in silenzio e lui guardò distrattamente<br />
l’ora.<br />
«Immagino che debba andare», disse Doris.<br />
Jeremy recuperò il registratore e lo spense prima di rimetterlo in<br />
tasca. «Già. Volevo passare in biblioteca prima che chiuda.»<br />
«Bene, il pranzo glielo offro io. Non capita tutti i giorni di avere<br />
una celebrità da queste parti.»<br />
28<br />
«Una breve apparizione a Primetime non fa di nessuno una
«Una breve apparizione a Primetime non fa di nessuno una<br />
celebrità.»<br />
«Oh, io mi riferivo alla sua rubrica.»<br />
«L’ha letta?»<br />
«Tutti i mesi. Mio marito, che Dio lo benedica, aveva la passione<br />
per il fai-da-te e leggeva sempre Scientific American. Dopo la<br />
sua morte, non me la sono sentita di interrompere<br />
l’abbonamento.<br />
E devo dire che lei è un tipo perspicace.»<br />
«La ringrazio», disse lui.<br />
Doris si alzò da tavola e lo accompagnò verso la porta. I pochi<br />
clienti rimasti girarono lo sguardo verso di loro. Va da sé che<br />
avevano ascoltato ogni parola e non appena i due furono usciti<br />
dal locale, cominciarono a borbottare tra di loro. A detta di tutti,<br />
si trattava di un avvenimento eccezionale. «Doris ha detto di<br />
averlo visto in TV?» chiese uno.<br />
«Mi sembra che abbia partecipato a un talk show.»<br />
«Di sicuro non è un commercialista», aggiunse un altro. «L’ho<br />
sentito parlare di un articolo di giornale.»<br />
«Chissà come fa Doris a conoscerlo. Voi l’avete capito?»
«A me pare un tipo simpatico.»<br />
«Io trovo che sia proprio un bel ragazzo», dichiarò Rachel.<br />
Nel frattempo, Jeremy e Doris, inconsapevoli dell’agitazione<br />
creata all’interno del locale, si erano fermati sulla veranda.<br />
«Alloggia al Greenleaf?» chiese Doris. E dopo aver ricevuto un<br />
cenno di assenso, proseguì: «Sa dove si trova? È in campagna».<br />
«Ho una cartina», rispose Jeremy con il tono del viaggiatore<br />
esperto. «Sono sicuro che lo troverò. Piuttosto, può dirmi come<br />
arrivare alla biblioteca?»<br />
«Certo», rispose Doris. «È proprio qui dietro.» Indicò la strada.<br />
«Vede quella casa di mattoni?<br />
Con i tendoni blu?»<br />
Jeremy annuì.<br />
«Giri a sinistra e arrivi fino allo stop. Poi svolti a destra nella<br />
prima via e troverà la biblioteca poco più avanti. È un grande<br />
edificio bianco. In origine era Casa Middleton, dato che<br />
apparteneva a Horace Middleton prima di essere acquistata<br />
dalla contea.»<br />
«Non è mai stata costruita una nuova biblioteca?»
«Questa è una piccola città, signor Marsh, e poi c’è un sacco di<br />
spazio lì. Vedrà.»<br />
Jeremy le tese la mano. «Grazie. Mi è stata di grande aiuto. E il<br />
pranzo era delizioso.»<br />
«Faccio del mio meglio.»<br />
«Le dispiace se magari torno a farle altre domande? Mi pare che<br />
lei sia al corrente di molte co-se.» «Non si faccia scrupoli, e<br />
venga pure tutte le volte che vuole. Sarò sempre a sua<br />
disposizione, ma le chiedo soltanto di non scrivere nulla che ci<br />
faccia sembrare un branco di sempliciotti. Molta gente, me<br />
compresa, ama questo posto.»<br />
«Tutto ciò che scrivo corrisponde alla vertità.»<br />
«Lo so», disse lei. «È per questo che le ho mandato la lettera.<br />
Ha una faccia affidabile, sono sicura che metterà a tacere la<br />
leggenda una volta per tutte e nel modo migliore.»<br />
Jeremy la guardò stupito. «Lei non crede che ci siano dei<br />
fantasmi a Cedar Creek?»<br />
«Oh, cielo, no. Io so che non ci sono spiriti lì. Lo ripeto da anni,<br />
ma non mi ascolta nessuno.»<br />
«Allora perché mi ha chiesto di venire qui?»
«Allora perché mi ha chiesto di venire qui?»<br />
«Perché la gente non capisce che cosa stia accadendo e<br />
continuerà a credere nei fantasmi finché non avrà trovato una<br />
spiegazione. Vede, da quando è stato pubblicato quell’articolo<br />
sugli studenti della Duke, il sindaco ha abbracciato l’idea come<br />
un forsennato e molti hanno cominciato ad arrivare qui sperando<br />
di vedere le luci. Il cimitero è già pericolante e la situazione sta<br />
peggiorando.»<br />
Riprese fiato prima di continuare. «Ovviamente, lo sceriffo non fa<br />
niente contro i ragazzotti che bazzicano lì o i forestieri che si<br />
aggirano tra le tombe senza un briciolo di sale in zucca. Lui e il<br />
sin-29<br />
daco sono compagni di caccia e poi quasi tutti qui, eccetto me,<br />
ritengono che fare pubblicità ai fantasmi sia una buona<br />
opportunità per il turismo. Da quando sono state chiuse la<br />
tessitura e la miniera, la città si va impoverendo e, secondo me,<br />
loro vedono in questa trovata una specie di ancora di salvezza.»<br />
Jeremy guardò la sua macchina e poi si girò di nuovo verso<br />
Doris, pensando a quello che gli aveva detto. Era perfettamente<br />
logico, ma…<br />
«Si rende conto che mi sta dando una versione diversa rispetto a<br />
quello che ha scritto?»<br />
«Niente affatto», ribatté lei. «Io le ho scritto solo che c’erano
«Niente affatto», ribatté lei. «Io le ho scritto solo che c’erano<br />
delle luci misteriose nel cimitero attribuite a una vecchia<br />
leggenda, che la maggior parte della gente pensa siano coinvolti<br />
dei fantasmi e che gli esperti della Duke non erano riusciti a<br />
scoprire la vera origine del fenomeno. Questo è tutto vero.<br />
Rilegga la mia lettera, se non mi crede. Io non mento, signor<br />
Marsh. Potrò sembrare stramba, ma non sono una bugiarda.»<br />
«Allora perché vuole che io discrediti la storia?»<br />
«Perché non è giusto», rispose lei semplicemente. «Gente che<br />
passa di lì in continuazione, turisti che si accampano nelle<br />
vicinanze… non è rispettoso nei confronti dei morti, anche se ora<br />
il cimitero è abbandonato. E inserire quella curiosità in<br />
un’iniziativa meritoria come il Giro delle dimore storiche è del<br />
tutto sbagliato. Ma attualmente sono una voce che gira nel<br />
deserto.»<br />
Jeremy rifletté sulle sue parole, poi infilò le mani in tasca. «Posso<br />
essere franco?» chiese.<br />
La donna annuì e Jeremy disse: «Se lei è convinta che sua madre<br />
fosse una veggente e di essere in grado di cercare l’acqua e di<br />
predire il sesso dei nascituri, allora mi sembra…»<br />
Laciò la frase a metà e lei lo fissò.<br />
«Che dovrei essere la prima a credere ai fantasmi?»
Jeremy annuì.<br />
«In effetti, è così. Solo che non credo ce ne siano in quel<br />
cimitero.»<br />
«E perché no?»<br />
«Perché ci sono stata e non ho avvertito nessuna presenza<br />
sovrannaturale.»<br />
«Sa fare anche questo, allora?»<br />
Lei scrollò le spalle senza rispondere alla domanda. «Posso<br />
essere franca io, adesso?»<br />
«Certo.»<br />
«Un giorno, imparerà qualcosa che la scienza non può spiegare.<br />
E quando accadrà la sua vita cambierà in maniera per lei<br />
impensabile.»<br />
Lui sorrise. «È una promessa?»<br />
«Sì», rispose la donna. Fece una pausa, guardandolo negli occhi.<br />
«Devo dire che è stato un piacere pranzare con lei. Non mi<br />
capita spesso di stare in compagnia di un uomo così affascinante.<br />
Mi ha fatto quasi tornare giovane.»
«Anche per me è stato un vero piacere.»<br />
Si voltò per andarsene. Durante il pranzo il cielo si era<br />
rannuvolato e, pur non essendo minaccioso, dava l’impressione<br />
che l’inverno fosse alle porte. Jeremy si tirò su il bavero mentre<br />
si incamminava verso la macchina.<br />
«Signor Marsh?» lo chiamò Doris da dietro.<br />
Jeremy si voltò. «Sì?»<br />
«Mi saluti Lex.»<br />
«Lex?»<br />
«Sì», confermò lei. «Lavora nella biblioteca. Chieda al banco<br />
delle informazioni.»<br />
Jeremy sorrise. «Lo farò.»<br />
30
4<br />
La biblioteca si rivelò un’imponente costruzione gotica, diversa<br />
da tutti gli altri edifici cittadini.<br />
Sembrava fosse stata prelevata direttamente da una collina<br />
rumena e trapiantata a Boone Creek da qualche spirito<br />
impertinente.<br />
Occupava quasi tutto l’isolato e la sua facciata a due piani era<br />
adornata di finestre lunghe e strette, un tetto a punta molto<br />
inclinato e un portone di legno ad arco, con tanto di giganteschi<br />
battenti.<br />
Edgar Allan Poe ne sarebbe stato entusiasta, anche se la gente<br />
del luogo aveva fatto quello che poteva per ingentilire la severa<br />
architettura. L’esterno di mattoni – senza dubbio in origine di un<br />
colore bruno rossastro – era stato tinteggiato di bianco, le<br />
finestre avevano imposte nere e il vialetto d’ingresso era<br />
fiancheggiato da aiole di violette che circondavano anche il<br />
pennone portabandiera. Una simpatica targa incisa a caratteri<br />
dorati recitava: BENVENUTI ALLA BIBLIOTECA DI<br />
BOONE CREEK. Nonostante gli sforzi, però, l’insieme era<br />
stonato. Era come andare a trovare un ragazzo ricco nel suo<br />
elegante palazzo in città, pensò Jeremy, ed essere accolti sulla<br />
porta da un maggiordomo con pal-loncini e pistola a spruzzo.
Nell’allegro ingresso giallo pallido bene illuminato – se non altro<br />
l’edificio era coerente nella sua incoerenza – si trovava un banco<br />
a L con il lato più lungo rivolto verso l’interno, dove lui scorse<br />
un’ampia stanza a vetri riservata ai bambini. A sinistra c’erano i<br />
bagni e a destra, oltre un’altra vetrata, si apriva quella che<br />
doveva essere la sala principale. Jeremy salutò con un cenno del<br />
capo e della mano la signora anziana dietro alla scrivania. Lei gli<br />
sorrise – ricambiando il saluto prima di tornare a immergersi nella<br />
lettura – e lui superò la pesante porta a vetri fiero della propria<br />
capacità di adeguarsi rapidamente alle abitudini locali.<br />
La sala principale, tuttavia, gli causò un moto di delusione. Sotto<br />
i neon abbaglianti c’erano solo sei scaffali di libri, raggruppati al<br />
centro di un ambiente poco più grande del suo appartamento. Ai<br />
lati della porta erano collocati due computer antiquati, mentre<br />
sulla destra in fondo c’era un angolo lettura con una esigua<br />
collezione di periodici. Nella stanza erano distribuiti anche<br />
quattro piccoli tavoli e Jeremy vide solo tre persone presenti in<br />
sala, compreso un anziano con un apparecchio acusti-co che<br />
sistemava i volumi sugli scaffali. Mentre dava un’occhiata<br />
intorno, gli venne lo sconfortante dubbio di aver acquistato più<br />
libri in vita sua di quelli che c’erano nella biblioteca.<br />
Si avvicinò al banco delle informazioni, ma senza troppa<br />
sorpresa lo trovò deserto. Si appoggiò al piano del banco, in<br />
attesa di Lex. Immaginò fosse l’uomo canuto che aveva visto<br />
sistemare i libri, il quale, tuttavia, non accennò a raggiungerlo.
sistemare i libri, il quale, tuttavia, non accennò a raggiungerlo.<br />
Jeremy guardò l’ora. Dopo un paio di minuti, la guardò<br />
nuovamente.<br />
31<br />
Trascorsi altri due minuti, si schiarì rumorosamente la voce e<br />
l’uomo finalmente si accorse di lui. Jeremy lo salutò, l’altro lo<br />
salutò a sua volta e poi tornò a sistemare i libri negli scaffali. Era<br />
evidente che non voleva farsi travolgere dallo stress<br />
dell’iperattività. L’efficienza del Sud era leggen-daria, si disse<br />
Jeremy. E quello un posto davvero incredibile.<br />
Nel piccolo ufficio affollato al primo piano, lei guardava fuori<br />
dalla finestra. Sapeva che sarebbe arrivato, lo aspettava. Doris le<br />
aveva telefonato poco prima raccontandole dell’uomo in nero di<br />
New York che era venuto per scrivere un pezzo sulla storia dei<br />
fantasmi del cimitero.<br />
Scrollò la testa. C’era da scommetterci che lui avrebbe dato<br />
retta a Doris, si disse. Quando si metteva in mente qualcosa,<br />
sapeva essere piuttosto persuasiva, senza farsi troppi problemi<br />
sulle possibili ripercussioni che un articolo del genere avrebbe<br />
avuto. Lei aveva già letto quello che scriveva il signor Marsh e<br />
conosceva esattamente il suo modus operandi. Non gli sarebbe<br />
bastato dimostrare che i fantasmi non c’entravano niente – un<br />
fatto su cui non c’erano dubbi – perché no, il signor Marsh non<br />
si sarebbe fermato lì. Avrebbe intervistato la gente con quei suoi
si sarebbe fermato lì. Avrebbe intervistato la gente con quei suoi<br />
modi accattivanti, li avrebbe indotti a confidarsi con lui e poi<br />
avrebbe fatto una cernita delle loro dichiarazioni prima di rigirare<br />
la verità come meglio gli pareva. Una volta concluso il lavoro di<br />
taglia e cuci che sarebbe passato per un articolo, i lettori di tutto<br />
il paese si sarebbero fatti l’opinione che gli abitanti di Boone<br />
Creek fossero una massa di creduloni, sciocchi e superstiziosi.<br />
Oh, no. non le piaceva affatto che lui fosse lì.<br />
Chiuse gli occhi, rigirandosi distrattamente tra le dita alcune<br />
ciocche dei suoi capelli castani. Il fatto era che nemmeno a lei<br />
piaceva che un sacco di gente estranea si aggirasse per il<br />
cimitero. Doris aveva ragione: era una mancanza di rispetto e da<br />
quando erano arrivati quei ragazzi della Duke la situazione era<br />
precipitata. Ma perché non avevano continuato a tenere la cosa<br />
sotto silenzio?<br />
Quelle luci comparivano da decenni e, pur essendone tutti a<br />
conoscenza, nessuno ci badava. Certo, di tanto in tanto capitava<br />
che qualcuno andasse a dare un’occhiata – soprattutto dopo che<br />
si erano fermati a bere al Lookilu, o gli adolescenti – ma le<br />
magliette con le scritte? Le tazze da tè che raffiguravano i<br />
fantasmi? Le cartoline scadenti? L’accoppiata con il giro delle<br />
dimore storiche?<br />
Non capiva bene il motivo di tutte quelle iniziative. E poi, perché<br />
era tanto importante incre-mentare il turismo nella zona? Certo, i
soldi attiravano parecchio, ma la gente non abitava lì perché<br />
voleva diventare ricca. La maggior parte di loro, perlomeno.<br />
C’era sempre qualcuno pronto a riem-pirsi le tasche, a<br />
cominciare dal sindaco. Ma lei aveva sempre pensato che i suoi<br />
concittadini vives-sero a Boone Creek per i suoi stessi motivi:<br />
l’emozione che ti prendeva quando il sole al tramonto<br />
trasformava il fiume Pamlico in un nastro dorato, i vicini di casa<br />
gentili e disponibili, il fatto che i bambini potevano scorrazzare<br />
all’aperto e che tutti uscivano di notte senza nessun pericolo. In<br />
un mondo sempre più incalzato dagli impegni, Boone Creek era<br />
una cittadina che non aveva nemmeno provato ad adeguarsi alla<br />
modernità e in fondo era proprio questo a renderla tanto<br />
speciale.<br />
Lei amava tutto di quel luogo: il profumo di resina e di mare nelle<br />
prime ore del mattino in primavera, le afose serate estive che<br />
rendevano la pelle lucida, il colore acceso delle foglie in autunno.<br />
Ma soprattutto, amava la gente e non riusciva a immaginarsi di<br />
vivere altrove. Si fidava delle persone che conosceva, parlava<br />
con loro, le piacevano. Ovviamente, molti suoi coetanei non la<br />
pensavano come lei e, dopo essere partiti per andare<br />
all’università, erano andati ad abitare da un’altra parte.<br />
Anche lei si era trasferita per qualche tempo, ma non aveva mai<br />
abbandonato l’idea di tornare; e aveva fatto bene, si disse,<br />
perché da un paio d’anni era in ansia per la salute di Doris. E poi
sapeva anche che avrebbe finito per fare la bibliotecaria, come<br />
sua madre, nella speranza di rendere la città orgogliosa di<br />
quell’istituzione.<br />
No, la sua non era una professione brillante e nemmeno<br />
remunerativa, ammise. La biblioteca era un cantiere sempre<br />
aperto e la prima impressione che dava era ingannevole. Il<br />
pianterreno ospitava solo la sezione di narrativa contemporanea,<br />
mentre al primo piano c’erano i classici, altri titoli di autori<br />
contemporanei e collezioni uniche. Dubitava che il signor Marsh<br />
si fosse reso conto che la biblioteca occupava anche il piano<br />
superiore, dato che le scale si trovavano sul retro dell’edificio,<br />
ac-32<br />
canto alla sala per i bambini. Uno degli svantaggi di occupare<br />
una dimora privata era che l’architettura non era pensata per<br />
favorire l’accesso al pubblico. Ma quel posto le era congeniale.<br />
Il suo ufficio al piano superiore era quasi sempre tranquillo e si<br />
trovava vicino a una delle sezio-ni che preferiva. In una saletta<br />
adiacente erano conservati i titoli rari, volumi che lei aveva<br />
acquisito grazie a donazioni, vendite all’asta e visite a librerie e<br />
mercanti in tutto lo stato, portando avanti un progetto iniziato da<br />
sua madre. Aveva anche incrementato una collezione di vecchi<br />
manoscritti e mappe storiche, alcuni risalenti a prima della Guerra<br />
Civile. Era questa la sua passione. Era sempre alla ricerca di<br />
qualcosa di speciale e non disdegnava di ricorrere al fascino<br />
personale, alle lusinghe o alle suppliche per ottenere ciò che
personale, alle lusinghe o alle suppliche per ottenere ciò che<br />
voleva. Se non funzionava, allora accennava alla possibilità di<br />
deduzioni fiscali e – essendosi impegnata a fondo per coltivare<br />
contatti con commercialisti di tutto il Sud – spesso riceveva<br />
l’opera che le interessava prima ancora che altre biblioteche<br />
venissero a conoscenza della sua disponibilità sul mercato. Pur<br />
non avendo le possibilità economiche della Duke, della Wake<br />
Forest o della University of North Carolina, la sua biblioteca<br />
godeva di crescente considerazione nello stato, se non nel paese.<br />
Sì, lei la considerava la sua biblioteca, così come quella era la<br />
sua città. E adesso l’attendeva un forestiero intenzionato a<br />
scrivere una storia che avrebbe potuto danneggiare la sua gente.<br />
Oh, l’aveva visto arrivare, eccome. L’aveva guardato scendere<br />
dalla macchina e dirigersi spedito verso l’ingresso con quella<br />
tracotante camminata metropolitana. Era solo l’ennesimo<br />
esemplare di una razza giunta da qualche luogo lontano, gente<br />
convinta di possedere una comprenzione più profonda del<br />
mondo reale. Qualche anno prima si era invaghita di uno che la<br />
pensava così, e ora era decisa a non farsi contaggiare più da<br />
simili idee.<br />
Un cardellino si posò sul davanzale della finestra. Lo osservò<br />
qualche istante, schiarendosi le idee, poi sospirò. D’accordo, si<br />
disse, era meglio scendere a parlare con il signor Marsh di New<br />
York. Dopo tutto, stava aspettando proprio lei. Si era spinto fin<br />
lì e l’ospitalità del Sud – oltre che il suo incarico – le imponeva di
lì e l’ospitalità del Sud – oltre che il suo incarico – le imponeva di<br />
aiutarlo a trovare quello che cercava. E magari così sarebbe<br />
riuscita a tenerlo d’occhio. Avrebbe filtrato le informazioni in<br />
modo da fargli apprezzare i lati positivi della vita in una piccola<br />
comunità.<br />
Sorrise. Sì, poteva gestire il signor Marsh. E poi doveva<br />
ammettere che era un uomo piuttosto attraente, anche se non ci<br />
si poteva fidare di lui.<br />
Jeremy Marsh aveva l’aria annoiata.<br />
Passeggiava lungo uno dei corridoi tra gli scaffali, con le braccia<br />
conserte, esaminando i titoli di autori contemporanei. Di tanto in<br />
tanto corrugava la fronte, come se si domandasse perché mai<br />
non c’era niente di Dickens, Chaucer o della Austen. Se glielo<br />
avesse chiesto, si disse lei, sarebbe stato divertente rispondergli<br />
con un «Chi?» per vedere la sua reazione. Conoscendolo –<br />
anche se ammetteva di non conoscerlo affatto, e che la sua era<br />
una semplice supposizione –, sapeva già che l’avrebbe fissata<br />
senza spiccare parola com’era accaduto qualche ora prima al<br />
cimitero. Gli uomini, pensò.<br />
Sempre così prevedibili.<br />
Si sistemò il maglione, ritardando di un altro istante il momento<br />
dell’incontro. Sii professionale, si ammonì avanzando verso di lui.<br />
Dopo tutto sei in missione.
«Suppongo che stia cercando me», esordì, sforzandosi di<br />
sorridere.<br />
Udendola, Jeremy alzò lo sguardo e per un attimo parve come<br />
paralizzato. E poi, d’un tratto, il suo viso si illuminò di un sorriso<br />
di riconoscimento. Era un sorriso amichevole – con quella<br />
fossetta impertinente – ma un po’ troppo esperto e non riusciva<br />
a celare la determinazione negli occhi.<br />
«Lei è Lex?» le chiese.<br />
«È il diminutivo di Lexie. Lexie Darnell. Lo usa Doris.»<br />
«È la bibliotecaria?»<br />
«Quando non mi aggiro per i cimiteri ignorando gli uomini che mi<br />
fissano, ci provo.»<br />
«Chessorpresa», disse lui, cercando di imitare l’accento di Doris.<br />
Lei andò a raddrizzare alcuni libri sullo scaffale che l’uomo aveva<br />
appena esaminato.<br />
33<br />
«Il suo accento non è quello giusto, signor Marsh», disse.<br />
«Sembra che stia contando le lettere per un cruciverba.»<br />
Lui le sorrise disinvolto, per nulla turbato dalla sua osservazione.
Lui le sorrise disinvolto, per nulla turbato dalla sua osservazione.<br />
«Crede?» chiese.<br />
Decisamente un dongiovanni, pensò lei.<br />
Continuò a raddrizzare i libri. «Bene, mi dica, signor Marsh, in<br />
che cosa posso esserle utile?<br />
Suppongo che stia cercando notizie sul cimitero.»<br />
«La mia fama mi precede.»<br />
«Doris ha telefonato per avvisarmi del suo arrivo.»<br />
«Ah», fece lui. «Avrei dovuto immaginarlo. Una donna<br />
notevole.»<br />
«È mia nonna.»<br />
Chessorpresa, pensò Jeremy. Circostanza interessante. «Le ha<br />
parlato anche del nostro delizioso pranzetto?» domandò.<br />
«Veramente, no.» Lei si scostò una ciocca di capelli dietro<br />
l’orecchio, pensando che la sua fossetta avrebbe fatto venire<br />
voglia a un bambino di infilarci il dito. Finì di sistemare i libri e si<br />
voltò a guardarlo, parlando con voce ferma. «Senta, che ci creda<br />
o meno, ho parecchio da fare», asserì.<br />
«Devo esaminare una montagna di documenti entro oggi. Che
genere di informazioni stava cercando?»<br />
Lui scrollò le spalle. «Qualunque libro riguardi la storia del<br />
cimitero e della città. quando sono iniziate le luci. Tutti gli studi<br />
fatti in passato. Articoli che citano la leggenda. Vecchie mappe.<br />
Notizie su Riker’s Hill e topografie. Cronache locali. Roba del<br />
genere.» Fece una pausa, scrutando i suoi occhi violetti. Erano<br />
davvero insoliti.<br />
«Devo ammettere che è sorprendente, non trova?» chiese,<br />
appoggiandosi allo scaffale.<br />
Lexie lo fissò. «Come, scusi?»<br />
«Incontrarla prima al cimitero e ora qui. E poi il fatto che quella<br />
lettera fosse proprio di sua nonna. Bizzarra coincidenza, non<br />
crede?»<br />
«Devo confessare che non mi colpisce molto.»<br />
Jeremy non si lasciò scoraggiare. Era molto difficile che<br />
succedesse, soprattutto quando le cose si facevano interessanti.<br />
«Bene, visto che sono appena arrivato, forse lei potrebbe<br />
mostrarmi dove va la gente da queste parti per rilassarsi un po’.<br />
Voglio dire, c’è un posto dove bere un caffè? Oppure mangiare<br />
un boccone?» Fece una pausa. «Magari più tardi, quando avrà<br />
finito di lavorare?» domandò.
«Solo se le va.»<br />
«Temo di dover declinare l’invito», rispose Lexie, ritrovando un<br />
contegno. «Ma grazie lo stesso.» Lo guardò negli occhi finché lui<br />
alzò le braccia in segno di resa.<br />
«Va bene, ho capito», disse sfacciatamente. «Ma non può<br />
biasimarmi se ci ho provato.» Sorrise, di nuovo con quella sua<br />
fossetta ammiccante. «Sarebbe possibile iniziare subito le<br />
ricerche? Se non è troppo impegnata con le pratiche da sbrigare,<br />
s’intende. Posso sempre tornare domani.»<br />
«Vorrebbe cominciare da qualcosa in particolare?»<br />
«Speravo di poter leggere l’articolo pubblicato sul giornale<br />
locale. Non ci sono ancora riuscito.<br />
Non ce l’avrebbe qui, per caso?»<br />
Lei annuì. «Dev’essere nella sala dei microfilm. Abbiamo<br />
fotografato tutte le edizioni degli ultimi anni, perciò non sarà<br />
difficile recuperarlo.»<br />
«Magnifico», disse lui. «E notizie sulla città in genere?»<br />
«Sono nello stesso posto.»<br />
Lui si guardò intorno, incerto su dove andare. Lei si incamminò<br />
verso l’atrio.
verso l’atrio.<br />
«Da questa parte, signor Marsh. Troverà di sopra quello che le<br />
serve.»<br />
«C’è un di sopra?»<br />
Lexie si voltò. «Se mi segue, prometto che glielo mostrerò.»<br />
Jeremy dovette affrettare il passo per starle dietro. «Le spiace se<br />
le faccio una domanda?»<br />
Lexie aprì la porta a vetri. «Niente affatto», rispose in tono<br />
neutro.<br />
34<br />
«Perché si trovava al cimitero stamattina?»<br />
Invece di rispondergli, lei si limitò a fissarlo impassibile.<br />
«Ecco, la mia era semplice curiosità», riprese Jeremy. «Ho<br />
l’impressione che non molta gente vada là a trovare i parenti.»<br />
«Lei continuò a tacere e, nel silenzio, la curiosità di lui aumentò<br />
sino a trasformarsi in imbarazzo. «Non ha intenzione di<br />
rispondermi?» chiese.<br />
Lei sorrise e, cogliendolo di sorpresa, gli strizzò l’occhio prima di<br />
uscire dalla sala. «Le ho detto che poteva farmi una domanda,
uscire dalla sala. «Le ho detto che poteva farmi una domanda,<br />
signor Marsh, non che avrei risposto.»<br />
Mentre si incamminava di nuovo davanti a lui, Jeremy non<br />
riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Gran bel pezzo di ragazza,<br />
non c’era che dire. Sicura di sé e affascinante, anche se aveva<br />
decli-nato il suo invito a uscire con lui.<br />
Forse, tutto sommato, Alvin aveva ragione, pensò. Forse le<br />
donne del Sud possedevano veramente qualcosa di particolare<br />
che poteva far impazzire un uomo.<br />
Attraversarono l’ingresso, superarono la sala per i bambini e<br />
Lexie lo condusse su per una scala.<br />
Giunto in cima, Jeremy si guardò intorno.<br />
Chessorpresa, pensò di nuovo.<br />
Quel posto aveva ben altro che qualche scaffale traballante con<br />
dei volumi appena pubblicati.<br />
Molto altro. E anche un’intensa atmosfera gotica, con tanto di<br />
odore di muffa e un’aria da biblioteca privata. Con le pareti<br />
rivestite di quercia, i pavimenti di mogano e i tendaggi damascati,<br />
la vasta sala aperta al pubblico era ben diversa di quella al<br />
pianterreno. Negli angoli erano sistemate poltrone im-bottite e<br />
imitazioni di lampade Tiffany. Sulla parete dirimpetto c’era un<br />
caminetto con sopra un dipinto e le finestre, per quanto strette,
caminetto con sopra un dipinto e le finestre, per quanto strette,<br />
facevano filtrare la giusta dose di luce per conferire al tutto un<br />
aspetto accogliente e domestico.<br />
«Adesso capisco», disse Jeremy. «Quello di sotto era solo<br />
l’antipasto. Il vero banchetto comincia adesso.»<br />
Lei annuì. «La maggior parte dei nostri visitatori viene qui in<br />
cerca di titoli recenti di autori noti e quindi ho allestito l’area al<br />
pianterreno apposta per loro. La sala di sotto è piccola perché<br />
prima del trasferimento ospitava i nostri uffici.»<br />
«E ora dove si trovano?»<br />
«Da quella parte», rispose lei, indicando oltre lo scaffale più<br />
lontano. «Accanto alla sala dei libri rari.»<br />
«Wow», esclamò lui. «Sono impressionato.»<br />
Lei sorrise. «Venga, le faccio fare un giro e intanto le racconto la<br />
storia di questo edificio.»<br />
Nei minuti successivi chiacchierarono amabilmente aggirandosi<br />
tra gli scaffali. Jeremy venne a sapere che la casa era stata<br />
edificata nel 1874 da Horace Middleton, un capitano che aveva<br />
fatto fortuna trasportando legname e tabacco. Middleton l’aveva<br />
fatta costruire per la moglie e i suoi sette figli, ma purtroppo non<br />
ci aveva mai abitato. Poco dopo il suo completamento la moglie<br />
era morta e lui aveva deciso di trasferirsi a Wilmington con i figli.
era morta e lui aveva deciso di trasferirsi a Wilmington con i figli.<br />
L’edificio era rimasto vuoto per molto tempo, poi era stato<br />
occupato da un’altra famiglia fino agli anni Cinquanta, quando<br />
infine era stato venduto alla Historical Society, che<br />
successivamente l’aveva ceduto alla contea per destinarlo a sede<br />
della biblioteca.<br />
Jeremy ascoltava attentamente. Camminavano piano, e di tanto<br />
in tanto Lexie si interrompeva per mostrargli i suoi libri preferiti.<br />
Ben presto si rese conto che era molto più preparata di lui,<br />
specialmente sui classici, ma a pensarci bene, era logico. Perché<br />
sarebbe diventata bibliotecaria se non avesse amato i libri?<br />
Come se gli avesse letto nel pensiero, lei si fermò e indicò con il<br />
dito una targhetta su uno scaffale.<br />
«Questa sezione forse riguarda di più il suo campo, signor<br />
Marsh.»<br />
35<br />
Lui guardò la targhetta su cui c’era scritto<br />
SOPRANNATURALE/MAGIA. Rallentò senza fermarsi,<br />
leggendo soltanto qualche titolo, compreso uno sulle profezie di<br />
Michel de Nostredame. Nostradamus, com’è universalmente<br />
conosciuto, pubblicò nel 1555 cento profezie straordinariamente<br />
vaghe in un libro intitolato Centurie, il primo di dieci da lui scritti.<br />
Delle mille profezie di Nostradamus, soltanto una cinquantina<br />
sono state ritenute attendibili a tutt’oggi, attestando così la sua<br />
percentuale di successo a un 5 per cento.
percentuale di successo a un 5 per cento.<br />
Jeremy infilò le mani in tasca. «Potrei darle qualche valida<br />
indicazione in materia, se vuole.»<br />
«Volentieri. Purtroppo in questo caso devo ammettere di aver<br />
bisogno di aiuto.»<br />
«Ha mai letto questa roba?»<br />
«No. francamente non è un argomento che mi interessi molto.<br />
Cioè, sfoglio i volumi quando arrivano, guardo le illustrazioni e<br />
leggo qua e là per vedere se le conclusioni sono appropriate, ma<br />
niente di più.»<br />
«Buona idea», riconobbe lui. «Trovo che sia un ottimo metodo.»<br />
«Comunque, alcune persone in città non vogliono che la<br />
biblioteca conservi libri su questi argomenti, soprattutto quelli<br />
sulla magia. Temono che possano avere un influsso negativo sui<br />
giovani.»<br />
«È così. Sono tutte bugie.»<br />
Lei sorrise. «Può darsi, ma le sfugge il punto. Loro vogliono che<br />
siano eliminati perché ritengono che sia possibile evocare il male<br />
e che i ragazzi, leggendo queste storie, possano incidentalmente<br />
ispirare Satana a venire a creare scompiglio nella nostra città.»
Jeremy annuì. «Gioventù impressionabile nel religioso Midwest.<br />
Ha senso.»<br />
«Non vada in giro a riferire che gliel’ho detto io, però. È chiaro<br />
che questa è una conversazione assolutamente privata,<br />
d’accordo?»<br />
Jeremy alzò due dita. «Parola di scout.»<br />
Camminarono in silenzio per qualche istante. Il sole invernale<br />
faticava a bucare le nubi grigie e Lexie si fermò ad accendere<br />
alcune lampade. Un alone giallastro si diffuse per la stanza.<br />
Mentre si rialzava, lui colse una traccia del suo profumo floreale.<br />
Indicò distrattamente il ritratto appeso sopra il caminetto. «Chi<br />
è?»<br />
Lexie seguì il suo sguardo. «Mia madre», rispose.<br />
Jeremy le rivolse un’occhiata interrogativa e lei fece un profondo<br />
respiro.<br />
«Dopo l’incendio della vecchia biblioteca, nel 1964, mia madre<br />
si assunse l’incarico di trovare un edificio per ricostruirne una<br />
nuova, un’impresa giudicata irrealizzabile da tutti gli altri. Aveva<br />
solo ventidue anni, ma cominciò a sommergere di richieste<br />
contea e stato per trovare i fondi, organizzò vendite di<br />
beneficenza e bussò personalmente alle porte degli imprenditori
locali, implorando-li finché non si decidessero a firmarle un<br />
assegno. Impiegò anni, ma alla fine ci riuscì.»<br />
Mentre parlava, Jeremy guardava alternativamente lei e il ritratto.<br />
C’era una somiglianza che avrebbe dovuto notare subito. In<br />
particolare negli occhi. Le sue iridi violette lo avevano colpito<br />
subito, ma adesso, guardandola più da vicino, notò anche una<br />
sfumatura di azzurro sul contorno che chissà perché gli ricordava<br />
il colore della gentilezza. E sebbene il pittore avesse cercato di<br />
rendere quella sfumatura, la realtà superava l’arte in bellezza.<br />
Quando Lexie ebbe finito il racconto, si scostò una ciocca di<br />
capelli dietro l’orecchio. Lo faceva spesso, notò Jeremy. Forse<br />
era un tic nervoso. Il che significava, evidentemente, che in quel<br />
momento era lui a innervosirla. Buon segno.<br />
Si chiarì la voce. «Dev’essere una donna affascinante», osservò.<br />
«Mi piacerebbe conoscerla.»<br />
Il sorriso di Lexie vacillò leggermente, come se volesse<br />
aggiungere qualcosa, ma poi si limitò a scrollare la testa. «Le<br />
chiedo scusa», disse. «Abbiamo divagato abbastanza. Lei ha del<br />
lavoro da sbrigare e io la trattengo.» Indicò verso la sala dei libri<br />
rari. «Le mostro dove resterà confinato nei prossimi giorni.»<br />
«Crede che ci vorrà tanto?»<br />
«Voleva le fonti storiche e l’articolo, giusto? Vorrei poterle dire
«Voleva le fonti storiche e l’articolo, giusto? Vorrei poterle dire<br />
che tutte le informazioni sono state catalogate, ma non è così.<br />
dovrà rassegnarsi a fare un po’ di noioso lavoro di ricerca.»<br />
«Non ci sono tanti libri da consultare, vero?»<br />
36<br />
«Non si tratta solo di libri, anche se ne possediamo parecchi che<br />
possono servirle. Penso che troverà alcune delle notizie che le<br />
interessano nei diari. Mi sono prefissa di raccoglierne il maggior<br />
numero possibile dagli abitanti della zona e adesso la collezione è<br />
piuttosto ricca. Ce n’è qualcuno che risale addirittura al XVII<br />
secolo.»<br />
«Per caso, non ha anche quello di Hettie Doubilet?»<br />
«No. Però ce ne sono un paio che appartenevano ai residenti a<br />
Watts Landing e persino uno di un uomo che si considerava uno<br />
storico dilettante. Purtroppo è vietato prenderli in prestito e le ci<br />
vorrà un po’ di tempo per consultarli tutti. Alcuni sono quasi<br />
illegibili.»<br />
«Non vedo l’ora», rispose lui. «Il nostro lavoro di ricerca è il mio<br />
pane.»<br />
Lei sorrise. «Sono pronta a scommettere che è anche piuttosto<br />
bravo.»
Lui la guardò malizioso. «Eccome. Sono bravo in tantissime<br />
cose.»<br />
«Non ne dubito, signor Marsh.»<br />
«Mi chiami Jeremy», disse lui.<br />
«Non credo che sia una buona idea.»<br />
«È un’ottima idea, si fidi.»<br />
Lei sbuffò. Quell’uomo ci prova sempre. «È un’offerta allettante,<br />
sul serio», disse. «E ne sono lusingata. Ma non la conosco<br />
abbastanza bene da fidarmi di lei, signor Marsh.»<br />
Jeremy sorrise mentre lei si voltava. Aveva già conosciuto quel<br />
tipo di donna. Quelle che tenevano gli uomini a distanza in genere<br />
avevano un che di brusco e scostante, invece il suo<br />
atteggiamento risultava quasi… ecco, incantevole e bonario.<br />
Forse dipendeva dall’accento. Il modo suaden-te con cui<br />
pronunciava le parole probabilmente avrebbe convinto persino<br />
un gatto ad attraversare un fiume a nuoto.<br />
No, si corresse, non era solo l’accento. Né la sua prontezza di<br />
spirito, che lo divertivano molto.<br />
E neppure quegli occhi stupefacenti o il modo con cui indossava i<br />
jeans. Certo, l’avvenenza contri-buiva, ma c’era dell’altro. Che<br />
cosa, esattamente? Non la conosceva, non sapeva niente di lei.
cosa, esattamente? Non la conosceva, non sapeva niente di lei.<br />
A pensarci bene, aveva parlato molto di libri e di sua madre, ma<br />
senza rivelare nulla di personale.<br />
Lui era lì per scrivere un articolo, eppure, con un’improvvisa fitta<br />
di malinconia, si rese conto che avrebbe preferito trascorrere le<br />
ore successive in compagnia di Lexie. Voleva parlare con lei<br />
mentre passeggiavano per il centro di Boone Creek o, meglio,<br />
mentre cenavano in un romantico ri-storantino fuori mano, loro<br />
due da soli, per conoscersi meglio. Lei era sempre una creatura<br />
misteriosa e lui amava i misteri. Conducevano sempre a qualche<br />
sorpresa e, intanto che la seguiva nella sala dei libri rari, non poté<br />
fare a meno di pensare che il suo viaggio nel Sud di colpo era<br />
diventato molto più interessante del previsto.<br />
La sala dei libri rari era piccola, probabilmente un’ex camera da<br />
letto, e divisa da un tramezzo di legno. Le pareti erano color<br />
sabbia, il soffitto bianco e il pavimento di parquet consumato ma<br />
ancora in buone condizioni. Al di là del divisorio c’erano alti<br />
scaffali di libri. In un angolo era collocata una teca di vetro che<br />
somigliava a un cofanetto di tesori, con accanto un televisore e<br />
un videoregistratore, senza dubbio per visionare videocassette<br />
relative alla storia del North Carolina. Di fronte alla porta, sotto<br />
la finestra, c’era un antico scrittoio con serranda avvolgibile.<br />
Lexie indicò a Jeremy di sedersi a un tavolo sulla destra con un<br />
lettore di microfilm e poi aprì l’ultimo cassetto dello scrittoio e<br />
tirò fuori una scatola di cartone.
Posò la scatola sul tavolo, esaminò i fogli trasparenti e ne scelse<br />
uno. Si chinò su di lui, accese il proiettore e infilò il lucido,<br />
muovendolo finché l’articolo comparve al centro dello schermo.<br />
Lui colse di nuovo una traccia del suo profumo e un istante dopo<br />
aveva davanti l’articolo.<br />
«Può iniziare da questo», gli disse. «Vado a vedere se riesco a<br />
trovarle altro materiale.»<br />
«Ha fatto in fretta», osservò lui.<br />
«Non è stato difficile. Ricordavo la data dell’articolo.»<br />
«Notevole.»<br />
«Veramente, no. Venne pubblicato il giorno del mio<br />
compleanno.»<br />
37<br />
«Ventisei?»<br />
«Più o meno. Ora vado.»<br />
Si voltò e tornò verso la porta.<br />
«Venticinque?» le chiese lui dal tavolo.<br />
«Continui pure a tirare a indovinare, signor Marsh. Ma io non
«Continui pure a tirare a indovinare, signor Marsh. Ma io non<br />
gioco.»<br />
Lui rise. Sarebbe stata decisamente una settimana avvincente.<br />
Jeremy rivolse la sua attenzione all’articolo e iniziò a leggerlo.<br />
Era scritto come si aspettava: un marcato approccio<br />
sensazionalista, con sufficiente arroganza da indurre a credere<br />
che tutti gli abitanti di Boone Creek avessero sempre saputo di<br />
vivere in un luogo speciale.<br />
Non apprese niente di nuovo o quasi. L’articolo si occupava<br />
della leggenda originale, riferendo-la grosso modo come aveva<br />
fatto Doris, tranne qualche piccola variazione. Stando a quanto<br />
c’era scritto, Hettie si era recata dai funzionari della contea, non<br />
dal sindaco, ed era originaria della Loui-siana e non dei Caraibi.<br />
Il particolare interessante era che si diceva avesse lanciato la sua<br />
maledizione fuori dalle porte del municipio, e che per questo era<br />
stata messa in prigione. Quando l’indomani mattina le guardie<br />
erano andate ad aprire la cella per rilasciarla, avevano scoperto<br />
che era sparita. In seguito, lo sceriffo si era rifiutato di arrestarla<br />
nuovamente perché temeva che potesse maledire anche la sua<br />
famiglia. Ma tutte le leggende erano così: mentre passavano di<br />
bocca in bocca venivano modificate in modo da renderle più<br />
intriganti. E lui doveva ammettere che la storia della sparizione<br />
della donna era curiosa. Doveva verificare se davvero era stata<br />
arrestata e poi era evasa.
Si guardò alle spalle. Nessuna traccia di Lexie, per il momento.<br />
Tornando a fissare lo schermo, pensò che valesse la pena di<br />
leggere la cornaca di Boone Creek, e così spostò il microfilm nel<br />
proiettore per dare un’occhiata ad altri articoli del giornale. Vi<br />
era raccolta una settimana di notizie per un totale di quattro<br />
pagine – il periodico usciva ogni martedì – e non impiegò molto a<br />
farsi un’idea di quanto succedeva in città. Era una lettura<br />
istruttiva, a patto di non cercare pezzi che commentassero fatti<br />
avvenuti altrove o che fossero anche lontanamente coin-volgenti.<br />
Scoprì che un giovane scout patriottico aveva ridipinto la facciata<br />
della sede dei veterani di guerra, che una nuova lavanderia era<br />
stata aperta sulla via principale e che in una seduta del consiglio<br />
comunale si era discusso se mettere o no uno stop in Leary Point<br />
Road. In prima pagina comparivano articoli su un incidente<br />
stradale in cui erano rimasti feriti un paio di abitanti del luogo.<br />
Si appoggiò alla spalliera della sedia per riflettere.<br />
Quella cittadina era esattamente come se l’aspettava, pensò.<br />
Sonnolenta, tranquilla e «speciale»<br />
come affermano di essere tutte le piccole comunità, ma niente di<br />
più. Era il genere di collettività che continuava a esistere più per<br />
forza di inerzia che per qualche peculiarità distintiva e che<br />
sarebbe scomparsa lentamente nei decenni successivi con<br />
l’invecchiamento della popolazione. Non c’era futuro lì, almeno<br />
non a lungo raggio…
non a lungo raggio…<br />
«Sta leggendo della nostra esaltante città?» gli chiese lei.<br />
Jeremy saltò sulla sedia, sorpreso di non averla sentita avvicinarsi<br />
e stranamente rattristato dallo stato delle cose. «Infatti. E devo<br />
ammettere che è interessante. L’iniziativa di quel giovane scout è<br />
stata davvero notevole.»<br />
«Jimmie Telson», disse lei. «È un bravo ragazzo. Ottimi voti e<br />
grande giocatore di basket. Suo padre è morto lo scorso anno,<br />
ma lui offre spesso i suoi servizi come volontario, pur dovendo<br />
lavorare la sera in una pizzeria. Siamo orgogliosi del suo<br />
comportamento.»<br />
«Sono d’accordo.»<br />
Lei sorrise, pensando: come no. «Ecco», disse, posando una pila<br />
di libri sul tavolo, «questi do-vrebbero bastarle per cominciare».<br />
Lui diede una scorsa ai titoli. «Non mi aveva appena detto che<br />
avrei fatto meglio a consultare i diari? Questi sono libri di storia<br />
generale.»<br />
«Lo so. Ma non le interessa prima approfondire il periodo<br />
storico in cui si collacano i diari?»<br />
Lui esitò. «Suppomgo di sì», ammise.
«Bene», commentò lei, tirandosi distrattamente la manica del<br />
maglione. «Ho trovato anche un libro di storie di fantasmi che<br />
potrebbe interessarle. C’è un capitolo che parla di Cedar<br />
Creek.»<br />
38<br />
«Magnifico.»<br />
«Allora la lascio lavorare. Tornerò tra un po’ per vedere se le<br />
occorre altro.»<br />
«Deve proprio andare?»<br />
«Sì. Come le ho detto, ho parecchio lavoro da sbrigare. Lei può<br />
restare qui, oppure sedersi nella sala principale. Ma le sarei grata<br />
se non portasse i libri di sotto. Nessuno di questi volumi è<br />
ammesso al prestito.»<br />
«Non oserei mai», le assicurò lui.<br />
«Adesso, se vuole scusarmi, signor Marsh, dovrei proprio<br />
andare. Le ricordo che la biblioteca rimane aperta fino alle sette,<br />
ma la sala dei libri rari chiude verso le cinque.»<br />
«Anche per gli amici?»<br />
«Loro possono restare tutto il tempo che vogliono.»
«Allora ci vediamo alle sette?»<br />
«No, signor Marsh. Alle cinque.»<br />
Lui rise. «Forse domani mi permetterà di restare più a lungo.»<br />
La donna s’incamminò verso la porta senza rispondere.<br />
«Lexie?»<br />
Si voltò. «Sì?»<br />
«Mi è stata di grande aiuto finora. Grazie.»<br />
Lei gli rivolse un sorriso sincero, irresistibile. «Non c’è di che.»<br />
Jeremy trascorse più di un’ora a spulciare notizie sulla città.<br />
sfogliò i libri a uno a uno, soffer-mandosi sulle fotografie e<br />
leggendo i capitoli che riteneva più interessanti.<br />
La maggior parte dei testi riguardava la storia più antica della<br />
città e lui prese appunti su un blocco di carta. Ancora non<br />
poteva sapere che cosa sarebbe stato importante per le sue<br />
ricerche, così ben presto le annotazioni riempirono due pagine.<br />
L’esperienza gli aveva insegnato che il modo migliore per<br />
affrontare una storia come quella era partire dai dati certi e<br />
allora… che cosa era assodato? Che il cimitero era stato<br />
utilizzato per più di un secolo senza avvistamenti di luci
utilizzato per più di un secolo senza avvistamenti di luci<br />
misteriose. Che le luci erano apparse per la prima volta un<br />
centinaio di anni prima e che da allora erano tornate<br />
regolarmente, ma solo nelle notti di nebbia. Che molte persone le<br />
avevano viste, rendendo assai improbabile l’ipotesi che si<br />
potesse trattare di una semplice suggestione. E infine, che adesso<br />
il terreno lì stava sprofondando.<br />
In conclusione, a quel punto non ne sapeva molto di più di<br />
quando aveva cominciato. Come ogni mistero, anche quello era<br />
costituito da una serie di frammenti disparati da assemblare. E la<br />
leggenda era essenzialmente un tentativo di collegare i pezzi in un<br />
insieme plausibile. Ma dato che alla base c’era un presupposto<br />
falso, ciò significava che alcuni pezzi, quali che fossero, erano<br />
stati tra-scurati oppure ignorati. E quindi Lexie aveva ragione:<br />
doveva leggere tutto per non tralasciare alcun elemento.<br />
Non c’erano problemi, anzi, quella era la parte più divertente. La<br />
ricerca della verità spesso era più coinvolgente della stesura delle<br />
conclusioni, e lui si ritrovò immerso nell’argomento. Venne a<br />
sapere che Boone Creek era stata fondata nel 1729 – il che ne<br />
faceva una delle comunità più antiche di tutto lo stato – e che per<br />
un lungo tempo era stata solo un piccolo centro di scambi<br />
commerciali.<br />
Nel corso del secolo era diventata un porto fluviale secondario<br />
nella rete interna e la sua crescita venne accelerata<br />
dall’introduzione dei battelli a vapore a metà dell’Ottocento.
dall’introduzione dei battelli a vapore a metà dell’Ottocento.<br />
Verso la fine del XIX<br />
secolo l’espansione della ferrovia raggiunse il North Carolina,<br />
causando l’abbattimento di numerose foreste e l’apertura di<br />
molte cave. Ancora una volta la città fu interessata dal<br />
cambiamento, essendo una sorta di porta d’ingresso per gli<br />
Outer Banks. In seguito il suo sviluppo aveva seguito quello<br />
dell’economia dello stato, anche se la popolazione era rimasta<br />
costante fino al 1930 circa. L’ultimo censimento evidenziava un<br />
calo demografico, com’era del resto prevedibile.<br />
Lesse anche il capitolo dedicato al cimitero nel libro di storia di<br />
fantasmi. In questa versione, Hettie si era rifiutata di cedere il<br />
passo sul marciapiede alla moglie di un funzionario della contea<br />
39<br />
che le veniva incontro. Tuttavia, il fatto di essere considerata una<br />
sorta di guida spirituale di Watts Landing le evitò l’arresto, e<br />
allora la parte più razzista della cittadinanza decise di darle una<br />
lezione, causando ingenti danni al cimitero dei neri. Hettie si<br />
infuriò e maledisse il cimitero di Cedar Creek, dichiarando che<br />
gli spiriti dei suoi antenati avrebbero calpestato il suolo finché la<br />
terra l’avrebbe inghiottito del tutto.<br />
Jeremy rifletté sul fatto che sino a quel momento aveva trovato<br />
tre versioni diverse della stessa leggenda.<br />
Un particolare davvero interessante era che l’autore del libro, un
Un particolare davvero interessante era che l’autore del libro, un<br />
certo A.J. Morrison, aveva aggiunto un poscritto in cui affermava<br />
che il cimitero di Cedar Creek aveva cominciato davvero a<br />
sprofondare. Riferiva che, secondo i rilievi fatti, il terreno si era<br />
abbassato di quasi mezzo metro, ma non forniva una spiegazione<br />
del fenomeno.<br />
Jeremy guardò la data di pubblicazione. Il libro era stato scritto<br />
nel 1954 e, a giudicare dall’aspetto attuale, secondo lui il<br />
cimitero era sprofondato almeno di altri novanta centimetri. Si<br />
annotò di cercare i risultati dei rilievi dell’epoca e di quelli<br />
effettuati in seguito.<br />
Mentre era intento ad assorbire quelle informazioni, tuttavia, non<br />
riusciva a fare a meno di guardarsi alle spalle di tanto in tanto,<br />
nella remota speranza di vedere entrare Lexie.<br />
All’altro capo della città, lungo il percorso verso la<br />
quattordicesima buca e con il cellulare pre-muto all’orecchio, il<br />
sindaco ascoltava con la massima attenzione le parole del suo<br />
interlocutore nonostante il fruscio sulla linea. In quella parte della<br />
contea c’era poco campo e lui si chiedeva se, alzando la mazza<br />
di ferro sopra la testa, sarebbe riuscito a capire meglio quello<br />
che gli veniva detto.<br />
«Era da Herbs? Oggi a pranzo? Hai detto Primetime Live?»<br />
Annuì, fingendo di non accorgersi che il suo avversario, che a
propria volta faceva finta di cercare dove fosse finita la pallina<br />
dopo l’ultimo tiro, l’aveva appena calciata oltre un albero in<br />
posizione migliore.<br />
«Trovata!» esclamò il compagno di gioco, preparandosi a un<br />
altro tiro.<br />
Quell’uomo non era nuovo a certi stratagemmi e francamente il<br />
sindaco non se ne curava troppo, dato che aveva appena fatto la<br />
stessa cosa. Altrimenti, gli sarebbe stato impossibile conservare i<br />
suoi tre handicap di vantaggio.<br />
Mentre l’interlocutore finiva di parlare, il suo avversario lanciò<br />
ancora la pallina tra gli alberi.<br />
«Direi che è molto interessante», concluse il sindaco, con la<br />
mente occupata a elaborare le possibili implicazioni. «Ti ringrazio<br />
di avermi telefonato. Abbi cura di te. Ciao.»<br />
Richiuse il cellulare proprio mentre il suo avversario si<br />
avvicinava.<br />
«Chissà dov’è andata.»<br />
«Non mi preoccuperei troppo», replicò il sindaco, valutando gli<br />
improvvisi sviluppi in città.<br />
«Sono sicuro che la pallina finirà esattamente dove vuoi tu.»
«Chi era al telefono?»<br />
«Il destino», annunciò il sindaco. «E se giochiamo bene le nostre<br />
carte, potrebbe essere la nostra salvezza.»<br />
Nel tardo pomeriggio, mentre il sole ormai scendeva oltre la<br />
cima degli alberi e le ombre cominciavano ad allungarsi sul<br />
pavimento, Lexie infilò la testa nella sala dei libri rari.<br />
«Come va?»<br />
Jeremy voltò il capo e sorrise. Poi raddrizzò la schiena e si passò<br />
la mano tra i capelli. «Bene», rispose. «Ho scoperto un sacco di<br />
cose.»<br />
«Ha già trovato la risposta magica?»<br />
«Non ancora, ma ci sono vicino. Me lo sento.»<br />
Lei entrò. «Ne sono lieta. Ma come le ho detto prima, in genere<br />
chiudo questa sala verso le cinque, in modo da poter gestire tutte<br />
le persone che vengono qui dopo il lavoro.»<br />
40<br />
Lui si alzò dal tavolo. «Non c’è problema. Tra l’altro, sono un<br />
po’ stanco. È stata una lunga giornata.»<br />
«Tornerà domattina, giusto?»
«Tornerà domattina, giusto?»<br />
«Ci contavo. Perché?»<br />
«Ecco, in genere ogni giorno rimetto tutti i volumi a posto.»<br />
«Sarebbe possibile tenere da parte questi libri, per il momento?<br />
Sono sicuro di doverli consultare ancora domani.»<br />
Lei ci rifletté un attimo. «Sì. Ma devo avvertirla che, se non si<br />
presenterà all’orario di apertura, penserò di aver sbagliato a<br />
giudicarla.»<br />
Lui annuì con aria seria. «Le prometto che non la deluderò. Non<br />
sono quel tipo di uomo.»<br />
Lei alzò gli occhi al cielo, pensando: Santo cielo, ci risiamo. Però<br />
doveva ammettere che era te-nace. «Sono sicura che dice così a<br />
tutte le ragazze, signor Marsh.»<br />
«No», ribatté lui appoggiandosi al tavolo. «In realtà, sono molto<br />
timido. Quasi un eremita, direi.<br />
Esco molto di rado.»<br />
Lei scrollò le spalle. «Mi baso su quello che so. Essendo lei un<br />
giornalista della grande metropoli, me lo ero immaginato come un<br />
dongiovanni.»
«E la cosa la preoccupa?»<br />
«No.»<br />
«Bene. Perché, vede, la prima impressione a volte può<br />
ingannare.»<br />
«Oh, me ne sono resa subito conto.»<br />
«E come?»<br />
«Sa, la prima volta che l’ho vista al cimitero, credevo che fosse lì<br />
per un funerale.»<br />
41
5<br />
Quindici minuti più tardi, dopo aver percorso una strada asfaltata<br />
che poi diventava sterrata – bisognava dire che lì avevano un<br />
debole per le sterrate – Jeremy si ritrovò a parcheggiare nel bel<br />
mezzo di un pantano, proprio di fronte all’insegna dipinta a mano<br />
del Greenleaf Cattages. Questo gli fe-ce pensare che non<br />
bisognava mai fidarsi delle promesse dell’agenzia turistica locale.<br />
Moderno, decisamente quel posto non lo era. Non lo sarebbe<br />
stato nemmeno trent’anni prima.<br />
Si trattava di un complesso formato da sei piccoli bungalow in<br />
riva al fiume. Erano di legno, con l’intonaco scrostato e il tetto di<br />
lamiera, e si raggiungevano percorrendo dei sentierini che si<br />
diparti-vano da un bungalow centrale dove immaginò ci fosse la<br />
reception. Doveva ammettere che l’insieme era pittoresco, ma il<br />
lato rustico riguardava probabilmente la presenza di zanzare e<br />
alligatori, il che non rendeva certo più allettante la prospettiva di<br />
soggiornare lì.<br />
Mentre cercava di decidere se fosse il caso di disdire la<br />
prenotazione – durante il viaggio aveva notato che c’erano degli<br />
hotel a Washington, a una quarantina di minuti da Boone Creek<br />
– udì il rombo di un motore che risaliva la strada e un attimo<br />
dopo scorse una Cadillac marrone che si avvicinava<br />
sobbalzando paurosamente nelle buche. Rimase sorpreso nel
sobbalzando paurosamente nelle buche. Rimase sorpreso nel<br />
vedere che si arrestava proprio accanto a lui, sollevando una<br />
spruzzata di ghiaia.<br />
Un uomo sovrappeso e pelato balzò fuori dall’auto con la faccia<br />
stralunata. Portava un paio di calzoni verdi di poliestere e un<br />
girocollo blu, e aveva l’aria di chi si è vestito al buio.<br />
«Signor Marsh?»<br />
Jeremy venne colto di sorpresa. «Sì?»<br />
L’uomo girò intorno alla macchina. Tutto in lui sembrava<br />
muoversi frettolosamente.<br />
«Sono contento di averla incontrata prima che si registrasse in<br />
albergo! Volevo avere l’occasione di parlarle! Non so dirle<br />
quanto siamo tutti entusiasti della sua visita!»<br />
Ansimava mentre tendeva la mano e stringeva vigorosamente<br />
quella di Jeremy.<br />
«Ci conosciamo?» chiese lui.<br />
«No, no, è ovvio.» L’uomo rise. «Sono il sindaco Gherkin.<br />
Come la marca di sotteceti… ma lei può chiamarmi Tom.» Altra<br />
risata. «Sono passato solo per darle il benvenuto nella nostra<br />
bella città.
mi scusi per l’aspetto. Avrei voluto riceverla in ufficio, ma sono<br />
venuto direttamente dal campo di golf non appena mi hanno<br />
informato del suo arrivo.»<br />
Jeremy gli lanciò un’altra occhiata sconcertata. Se non altro,<br />
adesso c’era una spiegazione per quel bizzarro abbigliamento.<br />
«Lei è il sindaco?»<br />
42<br />
«Dal 1994, per la precisione. È una specie di tradizione di<br />
famiglia. Prima di me mio padre, Owen Gherkin, è stato sindaco<br />
di Boone Creek per ventiquattro anni. Nutriva un profondo<br />
attacca-mento alla città, mio padre. Conosceva tutto quello che<br />
c’era da sapere di questo posto. Ovviamente, fare il sindaco qui<br />
è solo un’occupazione part-time. È un incarico onorifico. In<br />
realtà, io sono un uomo d’affari, se vuole sapere la verità. Sono il<br />
proprietario dell’emporio e dell’emittente radio in centro.<br />
Trasmettiamo vecchi successi. A lei piacciono?»<br />
«Certo», rispose Jeremy.<br />
«Bene, bene. Me lo immaginavo. L’ho capito non appena l’ho<br />
vista. Mi sono detto: ‘Quest’uo-mo sa apprezzare la buona<br />
musica’. Non sopporto proprio tutte quella nuove diavolerie che<br />
la gente si ostina ad ascoltare di questi tempi. Mi fanno venire il<br />
mal di testa. La musica deve consolare l’anima. Capisce che
mal di testa. La musica deve consolare l’anima. Capisce che<br />
cosa intendo?»<br />
«Certo», ripeté Jeremy, cercando di seguire il di seguire il<br />
discorso.<br />
Il sindaco rise. «Lo sapevo. Ecco, come le ho detto, siamo tutti<br />
emozionati al pensiero che sia venuto qui per scrivere un articolo<br />
sulla nostra città. È proprio quello che ci serve. Voglio dire, chi<br />
non apprezza una bella storia di fantasmi? La gente da queste<br />
parti è davvero eccitata al riguardo, questo è sicuro. Prima gli<br />
esperti della Duke, poi il giornale locale. E adesso un giornalista<br />
della metropoli. La voce si va diffondendo, e questo è un bene.<br />
Pensi che giusto la settimana scorsa siamo stati interpellati da un<br />
gruppo dell’Alabama che ha intenzione di trascorrere questo<br />
week-end a Boone Creek per fare il Giro delle dimore storiche.»<br />
Jeremy cercò di riprendere il controllo della situazione. «Come<br />
faceva a sapere che ero qui?»<br />
chiese.<br />
Il sindaco Gherkin gli posò amichevolmente una mano sulla<br />
spalla e, ancor prima che lui se ne rendesse conto, si stavano<br />
avviando verso il bungalow centrale. «Le notizie corrono, signor<br />
Marsh.<br />
Si diffondono come un incendio. È sempre stato così: fa parte<br />
del fascino di questo posto. Oltre alle bellezze naturali, certo.
del fascino di questo posto. Oltre alle bellezze naturali, certo.<br />
Abbiamo alcune delle migliori riserve di caccia e pesca dello<br />
stato. La gente arriva da ogni parte, anche le celebrità, e la<br />
maggior parte alloggia qui al Greenleaf. Se vuole saperlo,<br />
questo è un piccolo angolo di paradiso. Un bungalow tutto per<br />
sé nel bel mezzo della natura. Di notte potrà ascoltare il canto dei<br />
grilli e degli uccelli. Scommetto che poi vedrà quei grandi<br />
alberghi di New York sotto una luce diversa.»<br />
«Questo è sicuro», riconobbe Jeremy. Quell’uomo era<br />
decisamente un politico.<br />
«E non deve preoccuparsi dei serpenti.»<br />
Lui sgranò gli occhi. «I serpenti?»<br />
«Forse ne avrà sentito parlare, ma le assicuro che quello dello<br />
scorso anno è stato solo uno spia-cevole malinteso. C’è gente<br />
senza un briciolo di buonsenso. Come le ho detto, però, non<br />
deve preoccuparsi. In genere i serpenti non escono prima<br />
dell’estate. Ovviamente, non le conviene andare in giro a<br />
rovistare tra i cespugli per stanarli. Quei mocassini possono<br />
essere molto pericolosi.»<br />
«Uh», mugolò Jeremy, cercando di ritrovare la voce mentre nella<br />
sua mente si formava un’immagine agghiacciante. Lui odiava i<br />
serpenti. Ancor più degli alligatori e delle zanzare. «Veramente,<br />
stavo pensando…»
Il sindaco Gherkin sospirò abbastanza forte da interrompere la<br />
sua risposta e poi si guardò intorno, come per dimostrargli<br />
quanto apprezzava il paesaggio circostante. «Allora, mi dica,<br />
Jeremy…<br />
non le spiace se la chiamo per nome, vero?»<br />
«No.»<br />
«Molto gentile da parte sua. Davvero molto. Allora, Jeremy, mi<br />
chiedevo se per caso non arriverà qualche troupe televisiva a<br />
seguire la sua indagine giornalistica.»<br />
«Non ne ho idea», rispose lui.<br />
«Ecco, se lo faranno, gli stenderemo il tappeto rosso. Gli<br />
mostreremo un po’ della genuina ospitalità del Sud. Guardi, li<br />
ospiteremo gratis al Greenleaf. E, ovviamente, torneranno a<br />
casa con un servizio coi fiocchi. Molto meglio della storia che lei<br />
ha raccontato a Primetime. Quello che abbiamo qui è<br />
autentico.»<br />
43<br />
«Lo sa, vero, che io sono prima di tutto un giornalista della carta<br />
stampata? In genere non ho niente a che fare con la<br />
televisione…»
«No, certo che no», concordò il sindaco, ammiccando. «Lei<br />
faccia il suo lavoro, e poi vediamo cosa succede.»<br />
«Dico sul serio», replicò Jeremy.<br />
Altra strizzata d’occhi. «Naturale.»<br />
Lui non sapeva più cosa replicare – soprattutto perché<br />
quell’uomo poteva anche avere ragione –<br />
e un attimo dopo il sindaco Gherkin aprì la porta della reception.<br />
Sempre ammesso che si potesse chiamarla tale.<br />
La piccola stanza decrepita ricordava l’interno di una capanna di<br />
tronchi. Alle spalle della scrivania traballante era appeso un<br />
persico trota; dappertutto, lungo le pareti e sul piano dello<br />
schedario, c’erano roditori impagliati: castori, lepri, scoiattoli,<br />
opossum, moffette e un tasso. A differenza di altri esemplari che<br />
aveva visto, tuttavia, la loro posa era quella degli animali braccati<br />
che cercano di difendersi. Fauci spalancate, corpi inarcati, denti<br />
e artigli scoperti. Jeremy stava osservando i dettagli, quando<br />
scorse in un angolo un orso che lo fece trasalire. Come i suoi<br />
compagni di sventura, aveva le zampe protese in avanti, pronto<br />
ad attaccare. Sembrava di essere a metà tra la sala di un mu-seo<br />
di storia naturale e il set di un film dell’orrore a basso costo, il<br />
tutto compresso nello spazio di uno sgabuzzino.<br />
Seduto con i piedi appoggiati sulla scrivania c’era un uomo
Seduto con i piedi appoggiati sulla scrivania c’era un uomo<br />
corpulento e barbuto che guardava la televisione. L’immagine<br />
sullo schermo era sfocata, con linee verticali che l’attraversavano<br />
ogni due secondi rendendo impossibile riconoscere il<br />
programma.<br />
L’uomo si alzò e continuò a sollevarsi fino a torreggiare su di lui.<br />
Doveva essere alto almeno due metri e aveva le spalle più ampie<br />
di di quelle dell’orso impagliato nell’angolo. Indossava una tuta e<br />
una camicia a quadri, e andò a prendere un modulo che posò<br />
sulla scrivania.<br />
Indicò il modulo e poi Jeremy. Non sorrise, anzi, aveva l’aria di<br />
volergli strappare le braccia e usarle per picchiarlo prima di<br />
impagliare anche lui e appenderlo al muro.<br />
Gherkin scoppiò a ridere, tanto per cambiare.<br />
«Non si faccia intimidire da questo qui, Jeremy», si affrettò a<br />
dire. «Jed non parla molto con i forestieri. Riempia il modulo e<br />
potrà andare nella sua cameretta in paradiso.»<br />
Jeremy stava fissando Jed con occhi sgranati, pensando che era<br />
la creatura più spaventosa che avesse mai visto in vita sua.<br />
«Sa, lui non è solo proprietario del Greenleaf, ma è anche<br />
consigliere comunale e tassidermi-sta», spiegò Gherkin. «Non<br />
trova che il suo lavoro sia incredibile?»
«Incredibile», ripeté Jeremy, sforzandosi di sorridere.<br />
«Se volesse andare a caccia da queste parti, si rivolga a lui.<br />
Vedrà che resterà soddisfatto.»<br />
«Me ne ricorderò.»<br />
La faccia del sindaco si illuminò all’improvviso. «Lei caccia,<br />
vero?»<br />
«Non molto, a dire la verità.»<br />
«Chissà, magari potrebbe cambiare idea mentre è qui. Le ho già<br />
detto che la caccia all’anatra da queste parti è spettacolare,<br />
vero?»<br />
Mentre Gherkin parlava, Jed picchiettò con il dito carnoso sul<br />
modulo.<br />
«Avanti, cerca di non intimidirlo», si intromise il sindaco. «Viene<br />
da New York. È un grande giornalista di città, perciò vedi di<br />
trattarlo bene.»<br />
Tornò a rivolgere la propria attenzione all’ospite. «A proposito,<br />
Jeremy, volevo informarla che il comune sarà ben lieto di offrirle<br />
il soggiorno qui.»<br />
«Non è necessario…»
«Basta così», lo interruppe Gherkin con un gesto della mano.<br />
«La decisione è già stata presa ai piani alti.» Strizzò l’occhio.<br />
«Vale a dire da me. Ma è il minimo che possiamo fare per un<br />
ospite tanto di riguardo.»<br />
«Allora, grazie.»<br />
44<br />
Jeremy prese la penna e cominciò a compilare il modulo,<br />
sentendo su di sé gli occhi di Jed e tre-mando al solo pensiero di<br />
quello che sarebbe potuto accadere se avesse cambiato idea<br />
circa il suo soggiorno lì. Gherkin lo guardava da sopra la spalla.<br />
«Le ho già detto che siamo entusiasti della sua visita?»<br />
Dall’altra parte della città, in un bungalow bianco con le persiane<br />
azzurre che dava su una via tranquilla, Doris stava rosolando<br />
pancetta, cipolla e aglio mentre in un’altra pentola cuoceva la<br />
pasta. Lexie stava tagliando pomodori e carote sul lavello. Dopo<br />
aver chiuso la biblioteca era passata dalla nonna, come faceva<br />
spesso durante la settimana. Pur abitando per conto suo poco<br />
distante, cenava sovente con Doris. Le vecchie abitudini erano<br />
dure a morire.<br />
La radio sul davanzale trasmetteva musica jazz e le due donne<br />
non si erano dette molto, a parte le solite chiacchiere in cucina.<br />
Per Doris, il motivo di quel relativo silenzio era la lunga giornata
Per Doris, il motivo di quel relativo silenzio era la lunga giornata<br />
di lavoro al ristorante. Dopo l’infarto avuto due anni prima si<br />
stancava molto più facilmente, anche se non voleva ammetterlo.<br />
Per Lexie la ragione era Jeremy Marsh, e si guardava bene<br />
dall’accennare a lui con la nonna. Doris aveva sempre avuto un<br />
interesse molto spiccato per la sua vita privata e lei aveva<br />
imparato che era meglio evitare l’argomento appena possibile.<br />
Sapeva che la nonna era benintenzionata. Semplicemente non<br />
riusciva a capire come mai una ragazza che aveva più di<br />
trent’anni non si fosse ancora sistemata, e ormai succedeva<br />
spesso che lo domandasse anche ad alta voce. Nonostante la<br />
sua vivace intelligenza, Doris era di vecchio stampo; si era<br />
sposata a vent’anni e aveva trascorso i quarantaquattro<br />
successivi con il marito che adorava, fino a quando lui era morto,<br />
tre anni prima. Dopo tutto Lexie era cresciuta con i nonni, e<br />
poteva condensare i crucci di Doris nei suoi confronti in poche<br />
semplici parole: era ora che lei conoscesse una brava persona, si<br />
sposasse, si trasferisse in una casa con la staccionata bianca e<br />
avesse dei figli.<br />
La sua idea non era poi così strana, pensò Lexie. Da quelle parti,<br />
almeno, era ciò che ci si aspettava da una donna. E se doveva<br />
proprio essere sincera, certe volte anche lei desiderava una vita<br />
del genere. Almeno in teoria. Ma prima voleva conoscere la<br />
persona giusta, qualcuno che la ispirasse, che la rendesse fiera di<br />
chiamarlo il suo uomo. La differenza tra lei e Doris stava proprio<br />
lì. La nonna sembrava convinta che tutto quello che una donna
lì. La nonna sembrava convinta che tutto quello che una donna<br />
poteva ragionevolmente aspettarsi era che un uomo fosse<br />
onesto, di sani principi morali e lavoratore. E forse, in passato,<br />
erano quelle le qualità più importanti. Lei, però, non era disposta<br />
a sceglierne uno solo perché era gentile, onesto e aveva un buon<br />
impiego. Chissà, magari aveva ambizioni irrealizzabili, ma voleva<br />
anche provare la passione. Senza quella, un uomo poteva essere<br />
gentile o responsabile finché voleva, ma lei avrebbe continuato<br />
ad avere l’impressione di essersi «accontentata». Non sarebbe<br />
stato giusto, per nessuno. Voleva un uomo sensibile e affettuoso,<br />
ma che nel contempo sapesse affascinarla. Voleva qualcuno che<br />
si offrisse di massaggiarle i piedi dopo una lunga giornata in<br />
biblioteca, ma anche che la sfidasse in-tellettualmente. Un uomo<br />
romantico, certo, che le comperava dei fiori anche senza un<br />
motivo particolare.<br />
Non era chiedere troppo, no?<br />
Secondo Glamour, Ladies’ Home Journal e Good<br />
Housekeeping – tutte riviste femminili che arrivavano in<br />
biblioteca –, sì. Ogni articolo di quelle riviste sembrava ribadire<br />
che dipendeva esclusivamente dalla donna mantenere acceso il<br />
fuoco di una relazione sentimentale. Ma una relazione non<br />
doveva essere appunto tale? Non doveva basarsi sull’impegno di<br />
entrambi i partner a soddisfarsi a vicenda?<br />
Il problema di molte coppie sposate di sua conoscenza stava<br />
proprio lì, si disse. Le cose in un matrimonio andavano bene
finché esisteva un equilibrio tra esaudire i propri desideri e<br />
accontentare il compagno, finché la moglie faceva ciò che<br />
desiderava il marito e viceversa. Le difficoltà nasceva-no quando<br />
uno dei due cominciava a comportarsi come preferiva senza<br />
riguardi verso l’altro. Un marito a un certo punto decideva di<br />
avere rapporti sessuali più intensi e li cercava al di fuori del<br />
matrimonio, una moglie decideva di volere più affetto e questo la<br />
portava a fare esattamente la stessa cosa. Un buon matrimonio,<br />
come qualsiasi rapporto a due, significava subordinare le proprie<br />
neces-45<br />
sità a quelle dell’altro, sapendo che la cosa era reciproca. E<br />
finché i due tenevano fede alla propria parte del patto, tutto filava<br />
liscio.<br />
Ma se non provavi un’autentica passione per tuo marito, potevi<br />
aspettarti di riuscirci? Lexie non ne era convinta. Doris,<br />
naturalmente, aveva la risposta pronta. «Dai retta a me, tesoro,<br />
la passione si spegne dopo un paio d’anni», avrebbe detto,<br />
sebbene i nonni avessero avuto un tipo di rapporto<br />
assolutamente invidiabile. Il nonno era un uomo romantico di<br />
carattere. Sino alla fine aveva continuato a essere galante con<br />
Doris, ad aprirle le porte e a tenerla per mano quando<br />
camminavano per strada. Era sempre stato sollecito e fedele. Era<br />
evidente che adorava la moglie e ripeteva spesso quanto si<br />
sentisse fortunato di averla incontrata. Dopo che lui era morto,<br />
anche una parte di Doris aveva cominciato a morire. Prima
l’infarto, ora l’aggravarsi dell’artrite; era come se il destino<br />
volesse farli restare insieme per sempre. Questo fatto, oltre al<br />
consiglio di Doris, che cosa significava? Che la nonna era stata<br />
semplicemente fortunata a scegliere un uomo simile? Oppure che<br />
aveva visto qualcosa in lui, qualcosa che le aveva fatto capire<br />
che era l’uomo giusto?<br />
E soprattutto, si poteva sapere perché mai adesso lei ripensava<br />
al matrimonio?<br />
Forse perché si trovava lì da Doris, nella casa dov’era cresciuta<br />
dopo la marte dei suoi genitori.<br />
Cucinare assieme alla nonna le dava sicurezza e le faceva tornare<br />
in mente quando, da piccola, pensava che un giorno anche lei<br />
avrebbe abitato in una casa come quella. Assi stagionate sul<br />
pavimento; un tetto di lamiera che riecheggiava il tamburellare<br />
della pioggia; finestre antiquate con gli infissi pitturati così tante<br />
volte che ormai era quasi impossibile aprirli. E ora viveva in una<br />
casa del genere, o quasi. A prima vista le due abitazioni<br />
sembravano somigliarsi – erano state costruite nella medesima<br />
zona – ma lei non era mai riuscita a riprodurre i profumi di quella<br />
della nonna. Gli stufati della domenica, l’odore di sole delle<br />
lenzuola, il leggero sentore di muffa della sedia a dondolo do-ve<br />
il nonno si rilassava la sera. Aromi come quelli parlavano di una<br />
vita trascorsa in armonia e, tutte le volte che lei apriva la porta,<br />
veniva assalita dai vividi ricordi d’infanzia.
Naturalmente aveva sempre immaginato che alla sua età avrebbe<br />
avuto un marito, magari anche dei figli, ma non era andata così.<br />
Per due volte ne aveva avuto la tentazione: prima la lunga storia<br />
con Avery, iniziata all’università, e poi un’altra con un ragazzo di<br />
Chicago che un’estate era venuto a trovare il cugino a Boone<br />
Creek. Era il classico tipo dall’ingegno versatile: parlava quattro<br />
lingue, aveva frequentato la London School of Economics e si<br />
era pagato l’università con una borsa di studio per il baseball.<br />
Era affascinate e unico, e ben presto Lexie si era innamorata di<br />
lui. Aveva creduto che sarebbe rimasto lì, che con il tempo si<br />
sarebbe affezionato al posto quanto lei, ma una mattina aveva<br />
saputo che era ripartito per Chicago. Non si era neppure preso il<br />
disturbo di salutarla.<br />
E poi? Non molto, in realtà. C’erano stati altri due flirt durati<br />
circa sei mesi, ma ai quali non pensava più molto. Uno era stato<br />
con un medico, l’altro con un avvocato; entrambi le avevano<br />
chiesto di sposarli, ma lei non aveva provato l’eccitazione o la<br />
magia o qualunque cosa fosse che ti faceva capire che non<br />
dovevi cercare altrove. Negli ultimi due anni gli appuntamenti<br />
erano diradati sempre di più, fatta eccezione per Rodney<br />
Hopper, il vicesceriffo. Erano usciti più o meno una decina di<br />
volte, in occasione delle iniziative benefiche alle quali lei doveva<br />
partecipare. Anche Rodney era nato e cresciuto lì e da bambini<br />
avevano giocato sull’altalena dietro la chiesa episcopale. Lui<br />
aveva avuto un debole per lei fin da allora e negli anni seguenti le<br />
aveva chiesto spesso di uscire a bere qualcosa insieme al
aveva chiesto spesso di uscire a bere qualcosa insieme al<br />
Lookilu. A volte Lexie si chiedeva se non doveva accettare la<br />
sua corte e fidan-zarsi con lui, ma Rodney… ecco, era un po’<br />
troppo interessato a perscare e cacciare e sollevare pesi, e<br />
troppo poco ai libri e a ciò che succedeva nel resto del mondo.<br />
Era un bravo ragazzo, però, ed era convinta che sarebbe stato<br />
un buon marito. Ma non per lei.<br />
E tutto questo dove l’aveva portata?<br />
Lì da Doris, tre volte alla settimana, pensò, in attesa delle<br />
inevitabili domande sulla sua vita sentimentale.<br />
«Che ne dici di lui?» domandò Doris come se le avesse letto nel<br />
pensiero.<br />
Lexie non riuscì a trattenere un sorriso. «Di chi?» domandò con<br />
finto candore.<br />
«Jeremy Marsh. Di chi credevi che stessi parlando?»<br />
«Non ne ho idea. Per questo te l’ho chiesto.»<br />
46<br />
«Smettila di evitare l’argomento. Ho saputo che ha trascorso un<br />
paio d’ore in biblioteca.»<br />
Lexie scrollò le spalle. «Mi ha fatto una buona impressione. L’ho
aiutato a trovare qualche libro e a iniziare le ricerche. Tutto qui.»<br />
«Non gli hai parlato?»<br />
«Certo che abbiamo parlato. Come hai detto tu, si è fermato per<br />
un bel po’.»<br />
Doris aspettò che Lexie aggiungesse altro, ma vedendo che<br />
restava in silenzio, sospirò. «Be’, a me è piaciuto», disse. «Mi è<br />
sembrato un perfetto gentiluomo.»<br />
«Oh, eccome», concordò Lexie. «Assolutamente perfetto.»<br />
«Non mi sembri convinta.»<br />
«Che cosa vorresti che dicessi?»<br />
«Be’, è rimasto abbagliato dalla tua brillante personalità?»<br />
«E che importanza ha? Si fermerà in città solo per pochi giorni.»<br />
«Ti ho mai raccontato di come conobbi tuo nonno?»<br />
«Molte volte», rispose Lexie, ricordando benissimo la storia. Si<br />
erano incontrati su un treno diretto a Baltimora; lui veniva da<br />
Grifton ed era in viaggio per sostenere un colloquio di lavoro che<br />
non avrebbe mai affrontato, decidendo di restare con lei.<br />
«Allora sai che è molto probabile che tu conosca qualcuno
«Allora sai che è molto probabile che tu conosca qualcuno<br />
quando meno te l’aspetti.»<br />
«Lo ripeti sempre.»<br />
Doris strizzò l’occhio. «Solo perché ritengo che ti faccia bene<br />
sentirtelo dire.»<br />
Lexie portò in tavola l’insalata. «Non preoccuparti, io sono<br />
felice. Amo il mio lavoro, ho buoni amici e il tempo per leggere,<br />
correre e fare ciò che mi piace.»<br />
«E non dimenticare la fortuna di avere me.»<br />
«Certo», concordò Lexie. «Come potrei farlo?»<br />
Doris ridacchiò, continuando a seguire la cottura del sugo. Per<br />
un attimo in cucina regnò di nuovo il silenzio e Lexie tirò un<br />
sospiro di sollievo. L’argomento alla fine era stato toccato e sua<br />
nonna non aveva insistito troppo. Adesso avrebbero potuto<br />
godersi in pace la cena.<br />
«Io l’ho trovato piuttosto attraente», osservò invece Doris.<br />
Lexie non rispose; prese i piatti e le posate e li mise sul tavolo.<br />
Forse era meglio fingere di non averla sentita, si disse.<br />
«E tanto perché tu lo sappia, in quell’uomo c’è molto di più di<br />
quello che credi», proseguì la nonna. «Lui è diverso da come<br />
immagini.»
immagini.»<br />
Fu il tono in cui lo disse che attirò la sua attenzione. L’aveva già<br />
sentito altre volte in passato…<br />
quel giorno in cui voleva uscire con gli amici del liceo, e Doris<br />
l’aveva dissuasa, o quando aveva programmato un viaggio a<br />
Miami e lei l’aveva sconsigliata di partire. Nel primo caso, i suoi<br />
amici erano rimasti coinvolti in un incidente stradale; nel secondo,<br />
erano scoppiati dei disordini in città che avevano coinvolto anche<br />
l’albergo dove intendeva andare.<br />
Sapeva che a volte Doris provava delle particolari sensazioni.<br />
Non con l’intensità di sua madre, ma anche se di rado lei dava<br />
spiegazioni più precise, Lexie non dubitava che intuisse sempre la<br />
verità. Del tutto inconsapevole che le linee telefoniche erano<br />
roventi per via dei pettegolezzi sulla sua presenza in città, Jeremy<br />
era sdraiato a letto sotto le coperte e guardava il notiziario locale<br />
in attesa delle previsioni meteo. Rimpiangeva di non aver seguito<br />
l’impulso e di non aver cambiato albergo.<br />
Se lo avesse fatto, ora non sarebbe stato circondato dagli orribili<br />
manufatti di Jed.<br />
Era evidente che quell’uomo aveva un sacco di tempo libero.<br />
E un sacco di proiettili. O pallettoni. O la parte anteriore di un<br />
pick-up. O cosa diavolo gli serviva per uccidere gli animali. In
camera sua c’erano dodici roditori impagliati. A parte l’orso, era<br />
circondato da esemplari di tutte le specie zoologiche del North<br />
Carolina.<br />
Per il resto la camera non era male, se non ci si aspettava un<br />
collegamento superveloce a Internet, o di poterla riscaldare<br />
senza accendere il caminetto, nonché il servizio in camera, la TV<br />
via ca-47<br />
vo oppure una linea telefonica diretta per l’esterno. Il telefono<br />
era ancora a disco. Da quanto tempo non ne vedeva più di<br />
simili? Dieci anni? Persino sua madre si era arresa alla modernità<br />
a tale riguardo. Jed, invece, no. Nossignori. Era evidente che il<br />
buon vecchio amico aveva le sue idee circa quello che era<br />
importante per il comfort dei clienti.<br />
C’era però un aspetto positivo ed era la veranda coperta sul<br />
retro, che dava verso il fiume. C’era persino una sedia a dondolo<br />
e Jeremy accarezzò l’idea di sedersi per un po’ lì fuori, ma poi gli<br />
tornarono in mente i serpenti. Il che lo portò a chiedersi a quale<br />
razza di malinteso si riferisse Gherkin.<br />
La cosa non gli piaceva affatto. Avrebbe dovuto farsi spiegare<br />
meglio e avrebbe anche dovuto chiedere dove poteva<br />
recuperare della legna da quelle parti. Faceva un freddo cane lì<br />
dentro, ma chissà perché lui sospettava che Jed non avrebbe<br />
alzato la cornetta se avesse provato a telefonargli alla reception.<br />
E poi quell’uomo gli faceva paura.
E poi quell’uomo gli faceva paura.<br />
Proprio allora sullo schermo comparve il meteorologo.<br />
Facendosi coraggio, jeremy uscì velocemente dal letto per alzare<br />
il volume. Con movimenti rapidi e rabbrividendo sistemò l’audio<br />
e poi tornò a rifugiarsi sotto le coperte.<br />
Il volto del meteorologo venne immediatamente sostituito dalla<br />
pubblicità. E ti pareva.<br />
Jeremy stava valutando l’idea di recarsi al cimitero, ma prima<br />
voleva scoprire se fosse prevista la nebbia. In caso negativo, ne<br />
avrebbe approfittato per riposare. Era stata una lunga giornata; si<br />
era svegliato nel mondo moderno, era tornato indietro di<br />
cinquant’anni e adesso si trovava a dormire in mezzo al gelo.<br />
Non era cosa da tutti i giorni.<br />
E poi, ovviamente, c’era Lexie. Lexie Vattelapesca. Lexie la<br />
misteriosa. Lexie che flirtava, si ritraeva e flirtava di nuovo.<br />
Perché aveva flirtato con lui, questo era sicuro. Il modo in cui<br />
continuava a chiamarlo signor Marsh? Il fatto che affermasse di<br />
averlo inquadrato fin da subito? Il commento sul funerale?<br />
Decisamente civettuola.<br />
Oppure no?<br />
Riapparve il meteorologo, così giovane da sembrare fresco di<br />
studi. Avrà avuto al massimo ven-titré, ventiquattro anni e quello
studi. Avrà avuto al massimo ven-titré, ventiquattro anni e quello<br />
doveva essere il suo primo impiego. Aveva un’aria da cerbiatto<br />
spa-ventato ma entusiasta. Se non altro, però, sembrava<br />
competente. Non incespicava nelle parole e lui comprese quasi<br />
subito che non sarebbe uscito di lì. Cielo sereno per tutta la<br />
serata e nemmeno un accenno alla nebbia neanche per il giorno<br />
successivo.<br />
Figurarsi.<br />
48
6<br />
Il mattino seguente, dopo la doccia sotto un debole fiotto<br />
d’acqua tiepida, Jeremy infilò jeans, maglione e giacca di pelle<br />
marrone e si diresse verso Herbs, che sembrava essere il posto<br />
migliore dove fare colazione. Entrando nel locale notò il sindaco<br />
Gherkin seduto al bar, intento a conversare con due tipi in giacca<br />
e cravatta, mentre Rachel era impegnata a servire ai tavoli. Jed<br />
sedeva nell’angolo più lontano e, visto da dietro, sembrava una<br />
montagna. In uno dei tavoli centrali c’era Tully in compagnia di<br />
altri tre uomini e, com’era prevedebile, stava tenendo banco. Al<br />
suo arrivo, i presenti lo accolsero con un cenno del capo e della<br />
mano e il sindaco alzò la tazza in un gesto di saluto.<br />
«Buongiorno, signor Marsh», gridò Gherkin. «Sta pensando a<br />
tutte le belle cose che può scrivere sulla nostra città?»<br />
«Sono sicura di sì», intervenne Rachel.<br />
«Spero che abbia trovato il cimitero», borbottò Tully. Si sporse<br />
verso gli altri al suo tavolo.<br />
«Quello è il commercialista di cui vi ho parlato.»<br />
Jeremy ricambiò i cenni di saluto, ma senza aprire bocca. Non<br />
era mai stato mattiniero e per di più non aveva dormito bene a<br />
causa del freddo, nonché degli incubi sui serpenti. Si accomodò
causa del freddo, nonché degli incubi sui serpenti. Si accomodò<br />
al tavolo e Rachel lo raggiunse subito, con in mano il bricco del<br />
caffè.<br />
«Nessun funerale, oggi?» lo stuzzicò.<br />
«No, ho optato per un look più casual», spiegò lui.<br />
«Caffè?»<br />
«Sì, grazie.»<br />
Dopo aver capovolto la tazza sul piattino, Rachel la riempì fino<br />
all’orlo. «Vuoi la specialità del giorno? Gli altri ci si sono buttati<br />
come avvoltoi.»<br />
«E quale sarebbe?»<br />
«Omelette Carolina.»<br />
«Volentieri», rispose Jeremy affamato, anche se ignorava di che<br />
si trattasse.<br />
«Con fiocchi d’avena e pane tostato?»<br />
«Perché no?»<br />
«Arriva in un minuto.»<br />
Jeremy si mise a sorseggiare il caffè mentre dava un’occhiata
all’ultima edizione del giornale locale. Lesse tutte e quattro le<br />
pagine, compresa la prima, che conteneva un lungo articolo sulla<br />
signorina Judy Roberts che aveva appena festeggiato il suo<br />
centesimo compleanno, un traguardo raggiunto dall’1,1 per<br />
cento della popolazione. L’articolo era corredato di una foto del<br />
personale della 49<br />
casa di riposo che reggeva la torta con una sola candelina<br />
davanti alla faccia della signorina sdraiata a letto con aria<br />
comatosa.<br />
Guardò fuori dalla vetrina, chiedendosi come gli fosse venuto in<br />
mente di sfogliare la stampa locale. Sul marciapiede c’era un<br />
distributre automatico di USA Today e lui si stava già frugando<br />
nelle tasche alla ricerca di moneta quando un agente in uniforme<br />
gli si mise seduto di fronte.<br />
L’uomo aveva un aspetto minaccioso e palestrato: i bicipiti gonfi<br />
gli tiravano le cuciture delle maniche e gli occhiali da sole a<br />
specchio che sfoggiava erano fuori moda almeno da vent’anni.<br />
Teneva la mano posata sulla fondina della pistola e aveva in<br />
bocca uno stuzzicadenti. Non disse niente, ma rimase lì a fissarlo<br />
con aria intimidatoria, dandogli tutto il tempo per specchiarsi<br />
nelle sue lenti.<br />
«C’è qualche problema?» domandò infine lui.<br />
Lo stuzzicadenti scivolò da un angolo all’altro della bocca.
Lo stuzzicadenti scivolò da un angolo all’altro della bocca.<br />
Jeremy piegò il giornale, chiedendosi che cosa diamine stesse<br />
succedendo.<br />
«Jeremy Marsh?» esordì l’agente.<br />
«Sì?»<br />
«Lo supponevo.»<br />
Sopra il taschino della camicia dell’agente, Jeremy notò un<br />
distintivo lustro con inciso il nome.<br />
Un’altra targhetta identificativa.<br />
«Lei è lo sceriffo Hopper?»<br />
«Il vice Hopper», lo corresse il poliziotto.<br />
«Mi scusi», disse Jeremy. «Ho fatto qualcosa di sbagliato,<br />
agente?»<br />
«Non so», replicò Hopper. «L’ha fatto?»<br />
«Non che io sappia.»<br />
Il vice Hopper spostò ancora una volta lo stuzzicadenti nella<br />
bocca. «Ha intenzione di trattenersi qui a lungo?»<br />
«Una settimana, più o meno. Sono venuto per scrivere un
«Una settimana, più o meno. Sono venuto per scrivere un<br />
articolo…»<br />
«Lo so perché è qui», lo interruppe l’altro. «Volevo solo<br />
controllare di persona. Mi piace scambiare due chiacchiere con i<br />
forestieri che bazzicano la nostra città.»<br />
Mise l’accento sulla parola forestieri, come se fosse offensiva.<br />
Jeremy era perplesso da quella palese ostilità.<br />
«Ah», disse.<br />
«Ho saputo che ha intenzione di passare molto tempo in<br />
biblioteca.»<br />
«Ecco… in effetti credo che…»<br />
«Mmm», borbottò il vice, interrompendolo di nuovo.<br />
Jeremy sollevò la tazza e bevve un sorso di caffè per guadagnare<br />
tempo. «Scusi se glielo chiedo, vice Hopper, ma non capisco<br />
bene che cosa stia succedendo.»<br />
«Mmm», ripeté Hopper.<br />
«Non starai dando fastidio al nostro ospite, vero, Rodney?»<br />
chiese Gherkin dall’altro capo della sala. «È un visitatore di<br />
riguardo, sai, interessato al folclore locale.»<br />
Il vice Hopper non batté ciglio, continuando a fissare Jeremy con
Il vice Hopper non batté ciglio, continuando a fissare Jeremy con<br />
aria contrariata. «Scambiavo solo due chiacchiere con lui,<br />
sindaco.»<br />
«Allora adesso lasciagli fare colazione in pace», lo redarguì<br />
Gherkin. Fece un cenno con la ma-no. «Venga, Jeremy. Vorrei<br />
presentarle un paio di persone.»<br />
Con un sospiro di sollievo, lui si alzò dal tavolo.<br />
Al bar, il sindaco gli presentò un avvocato dall’aria emaciata, e<br />
un medico corpulento che lavorava in una clinica della città.<br />
Entrambi lo scrutarono come aveva fatto Hopper poco prima.<br />
Con so-spensione di giudizio, come si dice. Intanto Gherkin<br />
stava ripetendo per l’ennesima volta quanto la cittadinanza fosse<br />
emozionata per la sua visita. Si sporse verso gli altri due e rivolse<br />
loro uno sguardo pieno di complicità.<br />
«Potremmo finire persino a Primetime Live», bisbigliò.<br />
«Ma no», commentò lo scheletrico avvocato.<br />
50<br />
Jeremy era in imbarazzo. «Ecco, come stavo cercando di<br />
spiegare al sindaco ieri…»<br />
Gherkin gli diede una pacca sulla schiena, interrompendolo.
«È fantastico», commentò. «Andremo in onda su una rete<br />
nazionale.»<br />
Gli altri annuirono.<br />
«A proposito, Jeremy», disse il sindaco di punto in bianco,<br />
«vorrei invitarla stasera a una cena informale con un piccolo<br />
gruppo di amici. Niente di speciale, ovviamente, ma le<br />
permetterà di fare qualche conoscenza.»<br />
Lui alzò le mani. «Non è necessario, davvero…»<br />
«Sciocchezze», tagliò corto il sindaco. «È il minimo che le<br />
dobbiamo. E tenga presente che alcuni di loro hanno visto con i<br />
loro occhi i fantasmi, così potrà raccogliere delle testimonianze<br />
diret-te. Quei racconti fanno venire i brividi.»<br />
A quel punto tutti e tre lo fissavano pieni di aspettativa. Jeremy<br />
esitò un istante, e questo bastò a Gherkin per concludere che<br />
aveva accettato l’invito.<br />
«Diciamo alle sette?» chiese.<br />
«Sì… certo. Va bene», concordò Jeremy. «Dove ci<br />
incontreremo?»<br />
«Glielo farò sapere più tardi. Immagino che la troverò in<br />
biblioteca, giusto?»
«È probabile.»<br />
Il sindaco lo guardò malizioso. «Allora scommetto che avrà già<br />
conosciuto la nostra graziosa bibliotecaria, la signorina Lexie?»<br />
«Sì, infatti.»<br />
«Una donna ammirevole, non trova?»<br />
Il tono allusivo con cui pronunciò quelle parole lasciava trapelare<br />
tutta una serie di implicazioni tipica da conversazioni tra maschi.<br />
«Mi ha aiutato molto», disse Jeremy.<br />
Il medico e l’avvocato sorrisero, ma prima che qualcuno potesse<br />
aggiungere altro arrivò Rachel, ondeggiando sui fianchi e<br />
fermandosi un po’ troppo vicino a lui. Gli toccò un braccio.<br />
«Vieni, tesoro. È arrivata la colazione.»<br />
Jeremy guardò il sindaco.<br />
«Vada pure, ci mancherebbe», disse Gherkin agitando le mani.<br />
Lui seguì Rachel al tavolo. Per fortuna il vice Hopper se n’era<br />
andato e così si sedette al suo posto mentre la cameriera gli<br />
metteva il piatto davanti.<br />
«Buon appetito. L’ho fatta dare speciale, dato che vieni da New
«Buon appetito. L’ho fatta dare speciale, dato che vieni da New<br />
York. Quanto mi piace quella città!»<br />
«Oh, ci sei stata?»<br />
«Veramente no. Ma vorrei tanto. Mi sembra così… sofisticata<br />
ed eccitante.»<br />
«Dovresti vederla. Non esiste un altro posto simile in tutto il<br />
mondo.»<br />
Lei sorrise civettuola. «Ma come, signor Marsh… questo è forse<br />
un invito?»<br />
Jeremy spalancò la bocca. Cosa diavolo…?<br />
Rachel, dal canto suo, non sembrò fare caso alla sua espressione<br />
allibita. «Potrei anche accettare, tesoro», cinguettò. «E mi<br />
farebbe piacere portarti in giro per il cimitero di notte, quando<br />
vorri andarci. Di solito finisco di lavorare verso le tre.»<br />
«Lo terrò presente», mormorò lui.<br />
Nei venti minuti successivi, mentre Jeremy mangiava, Rachel<br />
tornò al tavolo tre o quattro volte, riempiendogli la tazza di caffè<br />
con un sorriso radioso stampato sulla faccia.<br />
Jeremy si avviò verso la macchina, cercando di riprendersi da<br />
quella che avrebbe dovuto essere una piacevole colazione.
quella che avrebbe dovuto essere una piacevole colazione.<br />
Il vice Hopper. Il sindaco Gherkin. Tully. Rachel. Jed. Le<br />
cittadine di provincia non si poteva affrontarle così, di prima<br />
mattina, si disse.<br />
51<br />
Decise che il giorno dopo avrebbe bevuto un caffè da qualche<br />
altra parte, anche se da Herbs il cibo era davvero ottimo. Come<br />
aveva detto Doris, sembrava che gli ingredienti fossero arrivati<br />
direttamente dalla campagna quella mattina.<br />
Comunque, l’indomani un bel caffè altrove, si ripeté. E di certo<br />
non alla macchinetta del distributore di Tully, non voleva restare<br />
invischiato in una conversazione infinita quando aveva un sacco<br />
di cose da…<br />
Scrollò la testa e tirò fuori le chiavi dell’auto dalla tasca mentre<br />
ricominciava a camminare. Se non altro, la colazione era finita.<br />
Guardò l’ora e vide che mancava poco alle nove. Ottimo.<br />
Lexie si ritrovò a guardare fuori dalla finestra dell’ufficio proprio<br />
mentre Marsh entrava nel parcheggio.<br />
Jeremy Marsh. Non era riuscita a scacciare quel pensiero dalla<br />
mente nemmeno per un momento. E adesso, eccolo lì in<br />
persona. Aveva cercato di vestirsi in maniera più casual per<br />
confondersi con la gente del posto. E ce l’aveva quasi fatta,
considerò lei.<br />
Ora basta, si disse, era ora di mettersi al lavoro. Le pareti del<br />
suo ufficio – il cui mobilio essen-ziale era costituito solo da uno<br />
schedario grigio e una moderna scrivania con una sedia girevole<br />
–<br />
erano rivestite di ripiani pieni zeppi di libri da cima a fondo, messi<br />
in verticale e in orizzontale. Per mancanza di spazio i documenti<br />
erano impilati un po’ dappertutto: negli angoli, sotto la finestra,<br />
sull’unica altra sedia presente nella stanza, mentre le pratiche<br />
considerate da lei più urgenti occupa-vano il piano della<br />
scrivania.<br />
A fine mese doveva presentare il bilancio e aveva una serie di<br />
cataloghi editoriali da spulciare prima di inoltrare gli ordini<br />
settimanali. A questo andavano aggiunte la ricerca di un oratore<br />
per il pranzo di aprile degli Amici della Biblioteca e la<br />
preparazione del Giro delle dimore storiche, di cui faceva parte<br />
anche quel vecchio edificio. Insomma, non le restava neanche un<br />
attimo per respirare.<br />
C’erano due impiegate che l’aiutavano in quel lavoro, però<br />
sapeva con esperienza che le cose proce-devano più spedite se<br />
non delegava. Il personale andava bene per consigliare titoli<br />
usciti di recente o cercare i testi che servivano agli studenti, ma<br />
l’ultima volta che aveva lasciato a una sua collabo-ratrice la<br />
scelta dei volumi da ordinare, alla fine si era ritrovata con sei libri
scelta dei volumi da ordinare, alla fine si era ritrovata con sei libri<br />
diversi sulle orchidee, che erano il fiore preferito della ragazza.<br />
Quella mattina si era seduta al computer per stilare un elenco<br />
delle priorità della giornata, ma non era approdata a nulla. Per<br />
quanto si sforzasse, la sua mente aveva continuato a girare<br />
intorno a Jeremy Marsh. Non voleva pensare a lui, ma le parole<br />
allusive di Doris erano bastate a sollecitare la sua curiosità.<br />
Lui è diverso da come immagini.<br />
Che cosa significava? si chiese per l’ennesima volta. La sera<br />
prima, quando l’aveva incalzata, sua nonna si era chiusa a riccio,<br />
sostenendo di non aver voluto dire niente di particolare. Poi la<br />
conversazione si era spostata su altri argomenti: il lavoro,<br />
aneddoti sulle persone di loro conoscenza, le prospettive per<br />
l’imminente Giro delle dimore storiche. Doris era presidentessa<br />
della Historical Society e il giro era uno degli avvenimenti più<br />
importanti del luogo, anche se non richiedeva grandi preparativi.<br />
In genere ogni anno venivano scelte le stesse case, oltre a<br />
quattro chiese e alla biblioteca. Mentre la nonna parlava del più e<br />
del meno, lei aveva continuato a ripensare alla sua affermazio-ne.<br />
Lui è diverso da come immagini.<br />
E che cosa significava? Un tipico newyorkese? Un dongiovanni?<br />
Un uomo in cerca di un flirt veloce? Uno che si sarebbe preso<br />
gioco della città non appena se la fosse lasciata alle spalle? Un<br />
giornalista che voleva scrivere un articolo a tutti i costi, anche se
così feriva la sensibilità della gente? E poi, perché mai doveva<br />
interessarle? Sarebbe rimasto lì solo pochi giorni, e dopo la sua<br />
partenza tutto sarebbe tornato come prima. Grazie al cielo.<br />
Oh, sì, aveva già sentito le voci che giravano quella mattina. Dal<br />
panettiere, aveva udito due donne che parlavano di Jeremy<br />
Marsh. Di come avrebbe reso famosa la città, di come ora le<br />
cose 52<br />
sarebbero un pochino migliorate economicamente. Quando<br />
l’avevano vista, l’avevano investita di domande su di lui e le<br />
avevano esposto le loro opinioni sull’origine delle luci misteriose.<br />
Dopo tutto alcune persone erano sinceramente convinte che ci<br />
fossero gli spiriti. Altri, invece, non lo credevano affatto, come il<br />
sindaco Gherkin, per esempio. No, lui aveva un punto di vista<br />
diverso e considerava le indagini di quel giornalista come una<br />
specie di scommessa. Se il signor Marsh non fosse riuscito a<br />
identificare la causa del fenomeno, la città ci avrebbe guadagnato<br />
ed era proprio su questo che puntava il sindaco. Dopo tutto, lui<br />
era al corrente di particolari ignoti ai più.<br />
Erano anni che si indagava su quel mistero. A parte lo storico<br />
locale – che secondo lei era giunto a ipotizzare una spiegazione<br />
plausibile – in passato da fuori erano arrivati almeno due volte<br />
degli esperti per fare delle ricerche, ma senza ottenere particolari<br />
risultati. Gli studenti della Duke, poi, erano stati invitati a venire lì<br />
dal sindaco in persona, che sperava non approdassero a niente.
dal sindaco in persona, che sperava non approdassero a niente.<br />
E in effetti, il flusso turistico nella zona da allora era aumentato.<br />
Forse avrebbe dovuto riferirlo al signor Marsh il giorno prima,<br />
considerò. Ma lui non le aveva chiesto niente in proposito, e così<br />
non glielo aveva detto. E poi era troppo occupata a respingere le<br />
avance e a mettere bene in chiaro che non nutriva interesse nei<br />
suoi confronti, per pensarci. Oh, sì, quell’uomo aveva cercato di<br />
essere galante… ecco, alla sua maniera lo era anche stato, ma<br />
questo non cambiava il fatto che lei non aveva nessuna intenzione<br />
di lasciarsi andare alle emozioni. La sera prima aveva provato<br />
quasi sollievo quando era uscito dalla biblioteca.<br />
E poi Doris era saltata fuori con quella sua ridicola osservazione,<br />
il cui significato, in sostanza, era: Lexie, ti consiglio di<br />
approfondire la sua conoscenza. Quello che la turbava di più era<br />
sapere che la nonna non parlava mai a vanvera. Per qualche<br />
misteriosa ragione, evidentemente vedeva qualcosa di speciale<br />
in… Jeremy.<br />
A volte lei odiava le premonizioni della nonna.<br />
Ovviamente, avrebbe agito a modo suo. Dopo tutto aveva già<br />
fatto la prova con un «forestiero di passaggio» e non desiderava<br />
ripercorrere quella strada. Nonostante i propositi, però, doveva<br />
ammettere che tutta la faccenda la lasciava un po’ spiazzata.<br />
Mentre era immersa in simili riflessioni, sentì la porta dell’ufficio<br />
aprirsi cigolando.
«Buongiorno», disse Jeremy infilando dentro la testa. «Mi era<br />
sembrato di vedere una luce quassù.» Lei ruotò la sedia, e notò<br />
che lui si era sfilato la giacca e la teneva sulle spalle.<br />
«Salve.» Annuì educatamente. «Stavo giusto cercabdo di<br />
cominciare a fare qualcosa.»<br />
Lui le mostrò la giacca. «C’è un posto dove metterla? Sulla<br />
scrivania della sala dei libri rari non c’è molto spazio.»<br />
«La dia pure a me. C’è un appendiabiti qui dietro la porta.»<br />
Jeremy entrò e le consegnò la giacca, che lei appese accanto alla<br />
propria. Lui diede un’occhiata in giro per l’ufficio.<br />
«Allora è questa la plancia di comando, eh? Il luogo dove si<br />
decide tutto?»<br />
«Esatto», confermò lei. «Non molto spazioso, ma sufficiente allo<br />
scopo.»<br />
«Mi piace il suo sistema di archiviazione. Anch’io ne ho uno<br />
simile a casa», osservò Jeremy indicando a pila di documenti<br />
sulla scrivania.<br />
Lexie non riuscì a trattenere un sorriso, mentre lui faceva un<br />
passo verso la scrivania e guardava fuori dalla finestra.
«Bel panorama, anche. Si vede fino alla casa vicina. E anche il<br />
parcheggio.»<br />
«Mi sembra di umore piuttosto irascibile, stamattina, o sbaglio?»<br />
«E come potrei non esserlo? Ho dormito in una ghiacciaia piena<br />
di animali morti. O meglio, ho cercato di dormire. Continuavo a<br />
sentire strani rumori provenienti dal bosco.»<br />
«Mi chiedevo che impressione le avrebbe fatto il Greenleaf. Ho<br />
sentito dire che è piuttosto rustico.» «L’aggettivo ‘rustico’ è un<br />
eufemismo. E poi, stamattina a colazione… c’era mezza città.»<br />
«Ne deduco che è stato da Herbs», osservò lei.<br />
«Esatto», confermò Jeremy. «Lei non c’era, però.»<br />
53<br />
«No, troppo chiassoso. Io ho bisogno di un po’ di tranquillità<br />
per cominciare la giornata.»<br />
«Avrebbe dovuto avvisarmi.»<br />
Lei sorrise. «Avrebbe dovuto chiedermelo.»<br />
Jeremy rise e Lexie fece un cenno con la mano verso la porta.<br />
Mentre lo accompagnava nella sala dei libri rari, sentì che era
Mentre lo accompagnava nella sala dei libri rari, sentì che era<br />
tornato di buonumore, nonostante la stanchezza, ma questo non<br />
bastava a convincerla a fidarsi di lui.<br />
«Per caso, conosce il vicesceriffo Hopper?» domandò Jeremy.<br />
Lei lo guardò sorpresa. «Rodney?»<br />
«Sì, mi pare si chiami così. Qual è il suo problema? Mi è<br />
sembrato un po’ turbato dalla mia presenza in città.»<br />
«Oh, le assicuro che è innocuo.»<br />
«Con me era piuttosto aggressivo.»<br />
Lei scrollò le spalle. «Probabilmente ha saputo che passa del<br />
tempo qui in biblioteca. Vede, è un po’ protettivo quando si<br />
tratta di questo. Sono anni che ha un debole per me.»<br />
«Vuole metterci una buona parola, per favore?»<br />
«Ci proverò.»<br />
Jeremy parve sorpreso, come se si fosse aspettato un’altra<br />
risposta mordace.<br />
«Grazie», disse.<br />
«Nessun problema. Ma veda di non farmene pentire.»
Continuarono a camminare in silenzio fino alla sala dei libri rari.<br />
Lei entrò per prima e accese la luce nella stanza.<br />
«Ho riflettuto sulla sua ricerca e credo che ci sia qualcosa che<br />
dovrebbe sapere.»<br />
«E cioè?»<br />
Gli parlò delle due indagini precedenti riguardanti il cimitero e poi<br />
aggiunse: «Se mi lascia un po’ di tempo, vedrò di recuperarle».<br />
«Molto gentile da parte sua», disse lui. «Ma come mai non me ne<br />
ha parlato ieri?»<br />
Lei sorrise senza rispondere.<br />
«Mi lasci indovinare», proseguì lui. «Perché non gliel’ho<br />
chiesto?»<br />
«Sono solo una bibliotecaria, non so leggere nel pensiero.»<br />
«Come fa sua nonna? No, aspetti, Doris è una rabdomante,<br />
giusto?»<br />
«Lo è davvero. Sa anche predire il sesso dei bambini prima che<br />
nascano.»<br />
«Così ho sentito.»
Gli occhi di lei lampeggiarono. «È vero, Jeremy. Mia nonna è in<br />
grado di farlo.»<br />
Lui sorrise. «Sbaglio o mi ha appena chiamato Jeremy?»<br />
«Sì. Ma non ricamarci troppo su. Me l’avevi chiesto tu, ricordi?»<br />
«È vero, Lexie.»<br />
«Non tirare troppo la corda, adesso», ribatté lei, ma Jeremy si<br />
accorse che, mentre parlava, il suo sguardo indugiava su di lui, e<br />
questo gli piacque.<br />
Gli piacque immensamente.<br />
54
7<br />
Jeremy trascorse la mattinata chino su una pila di libri e sui due<br />
articoli che Lexie aveva trovato.<br />
Il primo, scritto nel 1958 da uno studioso di folclore della<br />
University of North Carolina a pubblicato sul Journal of the<br />
South, sembrava una replica dell’esposizione della leggenda fatta<br />
da A.J. Morrison. L’articolo citava qualche passo di quell’opera,<br />
riassumeva la leggenda e descriveva la permanenza di una<br />
settimana del professore nel cimitero. Per quattro sere aveva<br />
visto le luci. Sembrava che avesse condotto almeno un tentativo<br />
preliminare per scoprirne la causa: aveva contato il numero delle<br />
abitazioni nella zona circostante (ce n’erano diciotto nel raggio di<br />
un miglio e, stranamente, nessuna su Riker’s Hill), nonché delle<br />
auto che erano passate entro un paio di minuti dalla comparsa<br />
delle luci. Per due sere in questo caso il lasso di tempo era stato<br />
di meno di un minuto. Nelle altre due, invece, non si era<br />
verificato il passaggio di nessuna macchina, il che sembrava<br />
escludere che le luci «fantasma» fossero causate dal riflesso dei<br />
fari.<br />
Il secondo articolo riportava soltanto qualche indicazione in più.<br />
Pubblicato nel 1969 su Coastal Carolina, una piccola rivista<br />
fallita nel 1980, segnalava il fenomeno dello sprofondamento del<br />
cimitero e le sue conseguenze. L’autore citava tra l’altro la
leggenda e la vicinanza di Riker’s Hill e, pur non avendo visto<br />
personalmente le luci (era stato lì d’estate), attingeva<br />
abbondantemente ai testimoni oculari prima di speculare su varie<br />
ipotesi di cui Jeremy era già a conoscenza.<br />
La prima erano i cosiddetti fuochi fatui, ovvero l’accenzione<br />
spontanea di gas prodotti dalla vegetazione in decomposizione<br />
nelle zone paludose. Jeremy sapeva che, in una zona costiera<br />
come quella, l’idea non poteva essere scartata del tutto, anche se<br />
la reputava improbabile, dato che le luci comparivano nelle notti<br />
fredde e nebbiose. Oppure, poteva trattarsi di «luci sismiche»,<br />
cariche elet-trostatiche generate dall’attrito tra le rocce sotto la<br />
crosta terrestre. Veniva anche avanzata nuovamente la teoria dei<br />
fari delle automobili, poi quella della luce stellare rifratta o ancora<br />
della fosfore-scenza del legno in decomposizione o di<br />
determinate specie di funghi. Anche le alghe, si precisava,<br />
potevano essere fosforescenti. L’autore citava persino<br />
l’eventualità che si trattasse dell’effetto No-vaya Zemlya, per cui<br />
i raggi di luce vengono curvati da strati adiacenti d’aria a diverse<br />
temperature e sembrano ardere. E per finire, affermava che<br />
poteva trattarsi di fuochi di Sant’Elmo, creati dalle scariche<br />
elettriche generate dagli oggetti appuntiti durante i temporali.<br />
In altre parole, tutto era possibile.<br />
Per quanto inconcludenti, gli articoli servirono a Jeremy per<br />
mettere ordine nelle sue idee. Secondo lui, le luci avevano a che<br />
fare con la geografia, ossia con la configurazione fisica del posto.
fare con la geografia, ossia con la configurazione fisica del posto.<br />
La collina dietro Cedar Creek era il punto più alto in tutte le<br />
direzioni e l’abbassamento del suolo del cimitero rendeva la<br />
nebbia più densa in quell’area. Il che creava le condizioni per un<br />
fenomeno di riflessione o rifrazione della luce.<br />
55<br />
Doveva solo individuare la fonte, e per farlo aveva bisogno di<br />
scoprire quando le luci erano state notate per la prima volta.<br />
Non in modo generico, ma gli serviva una data precisa che gli<br />
permettesse di collegarle agli avvenimenti accaduti allora in città.<br />
Se all’epoca c’era stato un grande cambiamento – un nuovo<br />
progetto urbanistico, una nuova fabbrica, o qualche infrastruttura<br />
– lui avrebbe trovato la causa che cercava.<br />
Anche se avesse potuto osservare le luci, cosa su cui non<br />
contava affatto, il suo lavoro sarebbe stato più facile. Nel caso in<br />
cui fossero comparse a mezzanotte, per esempio, senza che<br />
passassero automobili, lui avrebbe potuto perlustrare la zona,<br />
segnando l’ubicazione di case abitate con le finestre illuminate, la<br />
posizione dell’autostrada o magari verificando anche il traffico<br />
fluviale. Pensava che persino le barche di grosse dimensioni<br />
potessero essere una fonte di luce.<br />
Riguardò i libri una seconda volta e annotò i cambiamenti<br />
avvenuti in città nel corso degli anni, con particolare attenzione a
quelli che risalivano a fine Ottocento.<br />
Con il passare dei minuti l’elenco si allungava. All’inizio del<br />
Novecento c’era stato una specie di boom edilizio, durato dal<br />
1907 al 1914, che aveva interessato in particolare la zona<br />
settentrionale della città. Il porticciolo era stato ampliato nel<br />
1910, nel 1916 e ancora nel 1922; l’attività estrattiva in quel<br />
periodo era intensa, con cave di pietra e miniere di fosforo. I<br />
lavori della ferrovia erano iniziati nel 1898 e proseguiti fino al<br />
1912 in varie zone della contea. Nel 1904 era stato ultimato un<br />
ponte sul fiume, e tra il 1908 e il 1915 erano stati costruiti tre<br />
nuovi complessi industriali: una tessitura, una miniera si fosforo e<br />
una cartiera. Delle tre, solo la cartiera era ancora attiva – la<br />
tessitura aveva chiuso tre anni prima, la miniera nel 1987 – e<br />
questo faceva escludere le altre due strutture.<br />
Ricontrollò i dati per assicurarsi che fossero corretti, poi impilò i<br />
libri in modo che Lexie potesse rimetterli a posto. Si appoggiò<br />
alla spalliera della sedia stirandosi la schiena,e guardò l’orologio.<br />
Era quasi mezzogiorno. Tutto sommato erano state ore ben<br />
spese, pensò. In quel momento la porta alle sue spalle si aprì e<br />
lui si voltò.<br />
«Salve», lo salutò Lexie. «Come va?»<br />
«Bene, grazie.»
Lei si infilò la giacca. «Senti, sto andando a mangiare, vuoi che ti<br />
porti qualcosa?»<br />
«Vai da Herbs?» domandò Jeremy.<br />
«Se l’hai trovato affollato per colazione, dovresti vedere a<br />
pranzo. No, ma dopo posso passare di lì a farmi fare un panino,<br />
se lo desideri.»<br />
Lui ebbe un attimo di esitazione.<br />
«Senti, che ne dici se vengo con te? Vorrei sgranchirmi un po’ le<br />
gambe. Sono stato seduto qui tutta la mattina e mi piacerebbe<br />
scoprire un nuovo locale. Magari poi potresti farmi da guida nei<br />
dintorni.» Tacque per un istante. «Sempre che tu sia d’accordo,<br />
s’intende.»<br />
Lexie stava per opporre un rifiuto, ma poi le tornarono in mente<br />
le parole della nonna e la sua determinazione vacillò. Doveva<br />
accettare o no? Nonostante i buoni propositi, per colpa di Doris<br />
finì per rispondere: «Ma certo. Però ti avverto che devo tornare<br />
qui presto, e non credo che potrò esserti molto utile.»<br />
Lui parve sorpreso almeno quanto lei, ma si riprese subito, si<br />
alzò e la seguì fuori. «Va bene comunque», disse. «Qualsiasi<br />
informazione mi aiuterà a colmare i vuoti. Mi serve sapere che<br />
cosa succede in un posto come questo.»
«Intendi nella nostra cittadina di campagna?»<br />
«Non ho mai detto che è una cittadina di campagna. Sono parole<br />
tue.»<br />
«Già, ma è quello che pensi. Io amo questa città.»<br />
«Non ne dubito», concordò lui. «Altrimenti, perché ci vivresti?»<br />
«Perché non è New York, tanto per cominciare.»<br />
«Ci sei mai stata?»<br />
«Ho abitato a Manhattan, sulla Sessantanovesima Ovest.»<br />
Lui rischiò di inciampare. «Ma è a pochi isolati da dove sono<br />
io.»<br />
Lei sorrise. «Piccolo il mondo, non trovi?»<br />
Affrettando il passo, Jeremy la raggiunse mentre imboccava le<br />
scale. «Stai scherzando, vero?»<br />
56<br />
«No», rispose lei. «Ci ho vissuto per un anno con il mio ragazzo.<br />
Lui lavorava per la Morgan Stanley mentre io facevo tirocinio<br />
nella biblioteca della New York University.»<br />
«Incredibile…»
«Incredibile…»<br />
«Che cosa? Che lavoravo a New York e poi me ne sono<br />
andata? Oppure che abitavo vicino a lei? O che vivevo con il<br />
mio ragazzo?»<br />
«Be’, tutto quanto», rispose lui. «Scusami, ma…» Stava<br />
cercando di immaginarsi quella bibliotecaria di provincia che si<br />
aggirava per il suo quartiere.<br />
Vedendo la sua espressione stupita, Lexie si mise a ridere.<br />
«Siete tutti uguali, sai?» disse.<br />
«Chi?»<br />
«Voi newyorkesi. Siete convinti che non esista al mondo una<br />
città migliore, e che nessun altro posto abbia qualcosa da<br />
offrire.»<br />
«Hai ragione», riconobbe Jeremy. «Ma solo perché a confronto<br />
qualsiasi altro posto impallidi-sce.»<br />
Lexie lo scrutò. Non puoi aver detto quello che credo di aver<br />
sentito, vero?<br />
Lui scrollò le spalle con aria innocente. «Insomma, andiamo…<br />
Greenleaf Cottages non si può certo paragonare al Four<br />
Season o al Plaza, giusto? Anche tu devi riconoscerlo.»
Il suo atteggiamento spavaldo la irritava, e affrettò ancora di più<br />
il passo. Decise in quell’istante che Doris non sapeva proprio di<br />
che cosa parlava.<br />
Jeremy, tuttavia, non intendeva mollare. «Avanti, ammettilo… lo<br />
pensi anche tu, no?»<br />
A quel punto erano arrivati alla porta d’ingresso della biblioteca<br />
e lui gliel’aprì. Alle loro spalle, la donna anziana seduta al banco<br />
li osservava curiosa. Lexie rimase zitta finché non furono usciti.<br />
«Le persone non vivono negli alberghi», replicò poi, piccata.<br />
«Ma nelle comunità. Ed è proprio ciò che abbiamo noi qui, una<br />
comunità. Dove la gente si conosce e si aiuta a vicenda. Dove i<br />
bambini possono giocare fuori di sera senza avere paura degli<br />
estranei perché tutti li proteggono.»<br />
Lui alzò le mani. «Ehi», reclamò, «non fraintendermi. Le<br />
comunità mi piacciono. Ci sono cresciuto anch’io. Da piccolo,<br />
conoscevo tutte le famiglie del mio quartiere, che abitavano lì da<br />
tempo.<br />
Perciò, credimi, so bene quanto siano importanti le relazioni tra<br />
vicini di casa. Quello che voglio di-re è che esistono anche a<br />
New York, dipende da dove vivi. Certo, il quartiere dove sto<br />
adesso è pieno di single e di uomini d’affari, e la popolazione<br />
cambia continuamente. Ma prova ad andare a Park Slope, a<br />
Brooklyn, oppure ad Astoria nel Queens, e vedrai bambini nei
Brooklyn, oppure ad Astoria nel Queens, e vedrai bambini nei<br />
parchi che giocano a basket e a calcio, proprio come a Boone<br />
Creek.»<br />
«Come se certe cose ti fossero mai interessate.»<br />
Si pentì della propria durezza non appena ebbe pronunciato<br />
quelle parole acide, ma Jeremy non parve prendersela.<br />
«Eccome», disse. «E credi che, se avessi dei figli, non rimarrei lì.<br />
Ho un sacco di fratelli che vivono in città, e tutti abitano in<br />
quartieri dove ci sono tanti bambini e la gente li tiene d’occhio.<br />
Per molti versi, è uguale a qui.»<br />
Lei non rispose, fissandolo con aria di diffidenza.<br />
«Senti», proseguì lui accomodante, «non voglio litigare. Ma<br />
credo che i bambini crescano bene finché i loro genitori si<br />
occupano di loro, ovunque vivano. Non è vero che le città di<br />
provincia hanno il monopolio dei valori morali. Sono convinto<br />
che, se scavassi un po’, troverei anche qui molti ragazzini con dei<br />
problemi.» Sorrise, per farle capire che non si era offeso. «E<br />
inoltre, non so proprio come abbiamo finito per parlare di<br />
bambini. D’ora in avanti non toccherò più l’argomento. Volevo<br />
solo dire che sono rimasto sorpreso di sapere che hai abitato a<br />
New York, a poca distanza da dove vivo io.» Fece una pausa.<br />
«Tregua?»<br />
Lexie lo fissò per un attimo, trattenendo il fiato. Forse aveva
Lexie lo fissò per un attimo, trattenendo il fiato. Forse aveva<br />
ragione lui, si disse. No, era così. E<br />
doveva ammettere che era stata lei a prendersela. Quando uno<br />
ha la mente confusa, può succedere.<br />
Ma in che situazione si stava cacciando?<br />
«Tregua», concordò infine espirando. «A una condizione.»<br />
«E quale sarebbe?»<br />
«Devi guidare tu. Io oggi sono senza macchina.»<br />
57<br />
Lui parve sollevato. «Nessun problema», disse cercando le<br />
chiavi in tasca.<br />
Dato che nessuno dei due era particolarmente affamato, Lexie<br />
condusse Jeremy in una piccola drogheria, dove acquistarono<br />
una confezione di cracker, dei succhi di frutta e diversi tipi di<br />
formaggi. Tornati in macchina, lei mise il sacchetto sul pavimento<br />
e domandò: «C’è qualche posto in particolare che ti piacerebbe<br />
visitare?»<br />
«Riker’s Hill. C’è una strada che raggiunge la cima?»<br />
Lei annuì. «Non è asfaltata, in origine serviva a trasportare il
legname e adesso la usano soprattutto i cacciatori di cervi. Il<br />
fondo è sconnesso… non so se puoi andarci con la tua<br />
macchina.»<br />
«Non preoccuparti. L’ho presa a noleggio. E sto facendo<br />
l’abitudine alle strade di qui.»<br />
«D’accordo», ribatté lei. «Ma poi non dire che non t’avevo<br />
avvertito.»<br />
Non parlarono molto mentre uscivano dalla città, superavano il<br />
cimitero di Cedar Creek che si scorgeva a distanza tra la<br />
vegetazione. Riker’s Hill incombeva sulla sinistra con aria truce e<br />
minac-ciosa nella luce invernale.<br />
La prima volta che era stato al cimitero, Jeremy era arrivato più<br />
o meno fino a quel punto prima di tornare indietro. Ora la strada<br />
sembrava dirigersi verso il retro di Riker’s Hill. Sporgendosi in<br />
avanti sul sedile, Lexie scrutò fuori dal parabrezza.<br />
«Il bivio è poco più avanti», disse. «È meglio che rallenti.»<br />
Jeremy ubbidì e, mentre lei continuava a fissare davanti a sé, si<br />
voltò a guardarla e notò l’ombra di una ruga di concentrazione<br />
tra le sue sopracciglia.<br />
«Ecco… qui», annunciò lei, indicando un punto.<br />
Aveva ragione: la strada per la collina era tutta sassi e buche,
Aveva ragione: la strada per la collina era tutta sassi e buche,<br />
come quella di accesso al Greenleaf, ma in condizioni peggiori.<br />
Subito dopo aver svoltato, l’auto cominciò a sobbalzare e<br />
Jeremy rallentò ulteriormente.<br />
«Riker’s Hill appartiene al demanio?»<br />
Lexie annuì. «Circa vent’anni fa lo stato acquistò la collina da<br />
una delle grandi compagnie di legname, mi pare la Weyerhaeuser<br />
o la Georgia-Pacific. Credo che volessero trasformarla in una<br />
riserva naturale, ma poi è rimasto tutto fermo.»<br />
Fiancheggiata da pini sempre più fitti, la strada si stringeva, ma le<br />
sue condizioni migliorarono a mano a mano che salivano a zigzag<br />
verso la sommità. Di tanto in tanto scorgevano un sentiero<br />
che s’inoltrava nel bosco.<br />
Dopo un po’ la vegetazione si diradò scoprendo porzioni di cielo<br />
sempre più ampie; avvicinandosi alla cima, la collina era più<br />
spoglia. C’erano molti tronchi tagliati, meno di un terzo degli<br />
alberi era rimasto ancora in piedi. La salita si fece meno ripida<br />
finché non raggiunsero un pianoro. Lexie disse a Jeremy di<br />
fermarsi e poi scesero dall’auto.<br />
Lei si incamminò al suo fianco a braccia conserte. L’aria lassù<br />
era più fredda, il vento pungente.<br />
Anche il cielo pareva più vicino; le novole non erano solo un<br />
ammasso grigio, ma si contorcevano e si sfilacciavano dando vita
ammasso grigio, ma si contorcevano e si sfilacciavano dando vita<br />
a forme suggestive. Sotto di loro si vedeva la città, con le case<br />
allineate lungo le strade, una delle quali conduceva al cimitero di<br />
Cedar Creek. Appena fuori dall’abitato l’acqua limacciosa del<br />
fiume sembrava ferro liquido. Lui scorse il ponte dell’autostrada<br />
e più in là un vecchio ponte ferroviario, mentre un falco dalla<br />
coda rossa si librava alto sulla pianura. Dopo un po’ Jeremy<br />
riuscì a individuare anche la biblioteca e il Greenleaf, con i<br />
bungalow seminascosti dalla vegetazione.<br />
«Un panorama spettacolare», disse.<br />
Lexie indicò verso i bordi della città. «Vedi quella casetta laggiù?<br />
Un po’ di lato, vicino allo stagno? È dove abito io adesso. E là?<br />
Quella è la casa di Doris. Ci sono cresciuta. A volte, da piccola,<br />
guardavo verso la collina e mi immaginavo di vedere me stessa<br />
che osservava la città da quassù.»<br />
Lui sorrise. Il vento le scompigliava i capelli.<br />
58<br />
«Da ragazzina venivo spesso qui con i miei amici e ci restavamo<br />
per ore. D’estate il calore fa tremolare le luci delle case, come se<br />
fossero stelle. E poi le lucciole… in giugno ce ne sono così tante<br />
che sembra ci sia un’altra città in cielo. Anche se tutti<br />
conoscevano questo posto, non ci veniva mai molta gente. Per<br />
noi è sempre stato una specie di rifugio segreto.»
Tacque e si rese conto di essere un po’ nervosa. Non riusciva<br />
proprio a capirne la ragione.<br />
«Mi ricordo che una volta era stato annunciato un grande<br />
temporale. Io e le mie amiche convin-cemmo un ragazzo a<br />
portarci quassù con il suo furgone. Sai, uno di quei mezzi con le<br />
ruote enormi che possono scendere sino in fondo al Grand<br />
Canyon. Volevamo guardare i lampi, senza considerare che<br />
saremmo stati nel punto più alto di tutta la zona. Quando<br />
cominciarono, all’inizio fu bello. Il cielo si illuminava a giorno, a<br />
volte con una saetta, altre volte con una luce a intermittenza, e<br />
noi contavamo fino a sentire il tuono, per capire la distanza. Ma<br />
all’improvviso il temporale si avvicinò.<br />
Il vento soffiava talmente forte da scuotere il furgone e la pioggia<br />
era così fitta che non si vedeva più niente. E poi i lampi<br />
cominciarono a cadere sugli alberi intorno a noi. Dal cielo<br />
piovevano saette gigantesche che facevano tremare il terreno e le<br />
cime dei pini prendevano fuoco sprizzando scintil-le.» Mentre lei<br />
parlava, Jeremy la osservava. Era la prima volta che raccontava<br />
qualcosa di sé da quando si erano conosciuti e cercò di<br />
immaginarsi come doveva essere allora. Che tipo era Lexie al-le<br />
superiori? Una ragazza allegra e carina? Oppure una secchiona,<br />
che trascorreva l’intervallo in biblioteca? D’accordo, era storia<br />
vecchia – a chi importava più del liceo? – però lo incuriosiva il<br />
suo passato.
«Chissà che paura ti sarai presa», disse. «I lampi possono<br />
arrivare a cinquantamila gradi, sai. È<br />
dieci volte la temperatura sulla superficie del Sole.»<br />
Lei sorrise divertita. «Non lo sapevo. Però hai ragione, credo di<br />
non essere mai stata così terro-rizzata in vita mia.»<br />
«E come andò a finire?»<br />
«Il temporale passò, come sempre. Una volta che ci fummo<br />
ripresi dallo spavento, tornammo a casa. Ma ricordo che Rachel<br />
mi stringeva così forte la mano da lasciarmi i segni delle unghie<br />
nella pelle.»<br />
«Rachel? Non sarà per caso la cameriera di Herbs, vero?»<br />
«Sì, proprio lei.» Lexie incrociò di nuovo le braccia e lo guardò.<br />
«Perché me lo chiedi? Ti ha fatto il filo stamattina a colazione?»<br />
Jeremy era un po’ imbarazzato. «Ecco, non la metterei<br />
esattamente in questi termini. Mi è parsa solo un po’…<br />
sfacciata.»<br />
Lexie scoppiò a ridere. «Non mi sorprende. Lei è… ecco, è<br />
Rachel. Siamo amiche da quando eravamo bambine e io la<br />
considero ancora come una specie di sorella. Penso che sarà<br />
sempre così, ma dopo essere andata all’università e poi a New
sempre così, ma dopo essere andata all’università e poi a New<br />
York… be’, al mio ritorno non è più stato niente come prima. Il<br />
nostro rapporto è cambiato. Non fraintendermi, Rachel è una<br />
ragazza simpatica e divertente, e non ha un briciolo di cattiveria,<br />
però…» Lasciò la frase a metà.<br />
«Però adesso tu vedi il mondo con altri occhi?» le suggerì lui.<br />
Lexie sospirò. «Sì, suppongo che sia così.»<br />
«Credo che capiti a tutti, crescendo», commentò Jeremy.<br />
«Scopri chi sei e che cosa vuoi e poi ti rendi conto che le<br />
persone conosciute fino a quel momento non ti capiscono più. E<br />
così conservi i ricordi meravigliosi, ma intanto vai avanti da solo.<br />
È assolutamente normale.»<br />
«Lo so. Ma in una città come la nostra è più difficile. Ci sono<br />
poche persone sui trent’anni, e ancora meno single. Il mondo qui<br />
è piccolo.»<br />
Jeremy annuì, poi sorrise. «Trenta?»<br />
Lei di colpo si ricordò che il giorno prima aveva cercato di<br />
indovinare la sua età.<br />
«Già», rispose con una scrollata di spalle. «Sto invecchiando,<br />
temo.»<br />
«Oppure ti mantieni giovane», ribatté lui. «Questo almeno è
quello che penso di me. Tutte le volte che comincio a<br />
preoccuparmi per l’età, mi abbasso i pantaloni sui fianchi in<br />
modo da mostrare 59<br />
l’elastico delle mutande, mi metto il berretto da baseball con la<br />
visiera all’indietro e me ne vado in giro per il centro commerciale<br />
ascoltando musica rap.»<br />
Quella descrizione suscitò in lei una risatina spontanea.<br />
Nonostante l’aria frizzante, la scaldava la consapevolezza,<br />
inaspettata eppure stranamente inevitabile, di trovarsi bene in sua<br />
compagnia.<br />
Non era sicura che questo le piacesse – anzi, era abbastanza<br />
convinta del contrario – e per un attimo si sforzò di conciliare le<br />
due opposte sensazioni. Concluse che era meglio ignorarle e si<br />
portò un di-to al mento. «Sì, ti ci vedo proprio. Mi sembra che<br />
lo stile di abbigliamento sia importante per te.»<br />
«Senza ombra di dubbio. Infatti, giusto ieri la gente è rimasta<br />
piuttosto impressionata dal mio look. Compresa te.»<br />
Lexie rise. «Scommetto che viaggi molto per lavoro, vero?»<br />
domandò poi.<br />
«Quattro o cinque volte l’anno per un paio di settimane alla<br />
volta.»
«Eri mai stato in città come questa?»<br />
«No», ammise lui. «Ogni luogo ha il suo fascino, ma<br />
sinceramente non ho mai visto un posto come questo. E tu dove<br />
sei andata? Voglio dire, oltre a New York.»<br />
«Ho frequentato l’università a Chapel Hill e ho passato diverso<br />
tempo a Raleigh. Durante il liceo sono andata anche a Charlotte,<br />
per seguire la squadra di calcio della scuola che partecipava al<br />
campionato. E una volta ho visitato Washington, ma non ho mai<br />
fatto un viaggio all’estero.»<br />
«Sono sicuro che l’Europa ti piacerebbe. Le cattedrali, la<br />
bellissima campagna, il caffè e le piaz-ze cittadine. Lo stile di<br />
vita… sarebbe perfetto per te.»<br />
Lexie chiuse gli occhi. Sarebbe bello, pensò, ma…<br />
Ecco qual era il punto. Il ma. C’era sempre un ma. La vita<br />
aveva la perfida tendenza a rendere sempre più rare le<br />
opportunità di viaggiare. Per la maggior parte della gente non<br />
erano realizzabili.<br />
Come per lei. Non poteva portarsi dietro Doris e nemmeno<br />
lasciare la biblioteca per troppo tempo.<br />
Ma perché mai lui le stava dicendo quelle cose? Per dimostrarle<br />
quanto fosse più evoluto? Be’, grazie tante, lo sapeva già.
E tuttavia, in quel momento alla sua mente si affacciò un’altra<br />
vocina che le suggeriva che lui stava cercando di lusingarla. Era<br />
come se volesse dirle che lei era diversa dagli altri, più aperta al<br />
mondo di quanto si aspettava. Che sarebbe stata a suo agio<br />
ovunque.<br />
«Sì, mi piacerebbe viaggiare», ammise, tentando di mettere a<br />
tacere le voci che lottavano dentro di lei. «Dev’essere bello,<br />
avendone la possibilità.»<br />
«A volte sì. Ma che tu ci creda o meno, la cosa più interessante<br />
è incontrare persone nuove. E<br />
quando ripenso a tutti i posti che ho visitato, in genere mi tornano<br />
in mente facce, invece che luoghi.»<br />
«Adesso non fare il romantico», disse lei. Oh, certo che era<br />
difficile resistere a Jeremy Marsh.<br />
Prima lo sciupafemmine e ora il grande altruista; viaggiatore, ma<br />
ben radicato; giramondo, ma consapevole delle cose che<br />
contano davvero. Lei era sicura che, se quell’uomo fosse in<br />
grado di far sentire gli altri – e soprattutto le donne – in sintonia<br />
con lui. Il che non faceva che confermare la sua prima<br />
impressione.<br />
«Può darsi che io sia un romantico», rispose Jeremy, lanciandole<br />
un’occhiata.
un’occhiata.<br />
«Sai che cosa mi piaceva di più di New York?» disse lei per<br />
cambiare argomento.<br />
Lui la fissò con aria interrogativa.<br />
«Il fatto che succedeva sempre qualcosa. C’erano sempre<br />
persone che camminavano di corsa sui marciapiedi e taxi che<br />
sfrecciavano per le strade a qualunque ora. C’era sempre un<br />
luogo dove andare, qualcosa da vedere, un nuovo ristorante da<br />
provare. Era esaltante, soprattutto per una che veniva da una<br />
città come questa. Era come essere su Marte.»<br />
«E perché non ci sei rimasta?»<br />
«Avrei potuto farlo, certo. Ma quello non era il mio posto. Si<br />
può dire che la ragione che mi ci aveva portato non esisteva più.<br />
Ero andata lì per stare con qualcuno.»<br />
«Ah», disse Jeremy. «Lo avevi seguito a New York?»<br />
Lei annuì. «C’eravamo conosciuti all’università. Sembrava<br />
così… perfetto, credo. Era cresciuto a Greensboro, veniva da<br />
una buona famiglia, era intelligente. E anche molto bello.<br />
Abbastanza da 60<br />
far perdere la testa a una donna. Mi guardò e io mi ritrovai a<br />
seguirlo nella metropoli. Non potevo farne a meno.»
seguirlo nella metropoli. Non potevo farne a meno.»<br />
Jeremy si agitò. «Allora è così che è andata?»<br />
Lei sorrise tra sé. A un uomo non faceva piacere sentirsi dire<br />
quanto era bello un altro, soprattutto se c’era stata una relazione<br />
seria.<br />
«Per un anno circa fu tutto stupendo. Ci fidanzammo<br />
addirittura.» Rimase assorta per un po’, poi fece un sospiro.<br />
«Iniziai il tirocinio nella biblioteca universitaria. Avery cominciò a<br />
lavorare a Wall Street e un bel giorno lo trovai a letto con una<br />
delle sue collaboratrici. Evidentemente non era l’uomo giusto per<br />
me, così quella sera stessa feci le valigie e tornai qui. Non l’ho<br />
più rivisto.»<br />
Il vento si era rinforzato e ora accarezzava il pendio con un<br />
leggero fischio, portando con sé un vago odore di terra.<br />
«Hai fame?» chiese lei per cambiare di nuovo argomento. «È<br />
molto bello stare qui a chiacchierare, ma se a quest’ora non<br />
mangio qualcosa tendo a diventare irritabile.»<br />
«Muoio di fame», rispose lui.<br />
Tornarono alla macchina e si divisero il pranzo. Jeremy aprì la<br />
scatola di cracker. Poi, notando che da lì il panorama non era<br />
granché, fece manovra, raggiunse l’altro lato della collina e<br />
parcheggiò in modo da avere il muso della macchina rivolto
parcheggiò in modo da avere il muso della macchina rivolto<br />
verso la città.<br />
«Quindi, sei tornata qui, hai cominciato a lavorare in biblioteca<br />
e…»<br />
«Esatto», lo interruppe lei. «È quello che ho fatto negli ultimi sette<br />
anni.»<br />
Lui fece un rapido calcolo mentale e arrivò alla conclusione che<br />
lei doveva avere trentun anni.<br />
«Altri fidanzati da allora?» le chiese.<br />
Con il succo di frutta tra le gambe, Lexie prese un pezzo di<br />
formaggio e lo mise su un cracker, mentre rifletteva se fosse il<br />
caso di rispondergli. Al diavolo, si disse, tanto tra pochi giorni se<br />
ne an-drà. «Certo. Ho avuto qualche storia.» Gli raccontò<br />
dell’avvocato, del dottore e, per ultimo, di Rodney Hopper. Non<br />
fece parola del ragazzo di Chicago.<br />
«Bene… bene. E mi sembra che ora tu sia felice», commentò lui.<br />
«Infatti», si affrettò a concordare Lexie. «Tu non lo sei?»<br />
«Quasi sempre. Di tanto in tanto mi lascio prendere dallo<br />
sconforto, ma credo che sia normale.»<br />
«Ed è in quei casi che porti i pantaloni a vita bassa?»
«Esatto», rispose lui con un sorriso. Afferrò una manciata di<br />
cracker, ne mise un paio in equilibrio sulla gamba e ci posò<br />
sopra del formaggio. Quando alzò lo sguardo, era serio. «Ti<br />
spiace se ti faccio una domanda personale? Naturalmente non<br />
sei tenuta a rispondere. Non me la prenderò, stai tranquilla. La<br />
mia è solo curiosità.»<br />
«Intendi più personale ancora che raccontarti dei miei ex<br />
fidanzati?»<br />
Lui le rivolse un sorriso impacciato e d’un tratto lei se lo<br />
immaginò come doveva essere stato da ragazzino: viso stretto<br />
senza rughe, frangetta dritta, maglietta e jeans sporchi per aver<br />
giocato all’aperto.<br />
«Avanti», disse, «fammi questa domanda.»<br />
Lui parlò con gli occhi fissi sul coperchio del succo di frutta,<br />
come se provasse imbarazzo a guardarla in viso. «Quando siamo<br />
arrivati quassù, mi hai indicato la casa di tua nonna. E hai detto<br />
che sei cresciuta lì.»<br />
Lei annuì. Si era chiesta quando ci sarebbe arrivato.<br />
«Infatti», confermò.<br />
«Come mai?»
Lexie guardò fuori dal finestrino, cercando per abitudine<br />
l’autostrada che portava fuori città.<br />
Una volta individuatala, parlò a voce bassa.<br />
«I miei genitori stavano tornando da Buxton, negli Outer<br />
Banks… Si erano sposati lì e possedevano una casetta sulla<br />
spiaggia. Non è comodissimo arrivarci da qui, ma la mamma<br />
giurava che era il posto più bello della Terra, così mio padre<br />
comperò una barchetta per poterla raggiungere senza dover<br />
prendere il traghetto. Era il loro piccolo rifugio, un luogo dove<br />
stare soli senza che nessuno li 61<br />
disturbasse. Dalla veranda si vede il faro e a volte anch’io vado<br />
laggiù, come facevano loro, per scappare da tutto e da tutti.»<br />
Tacque un istante e sulle labbra le comparve un mezzo sorriso.<br />
«Quella sera, mentre tornavano in città, i miei erano stanchi»,<br />
riprese. «In macchina ci vogliono un paio d’ore da lì, e l’ipotesi<br />
più plausibile è che mio padre si sia addormentato al volante e<br />
l’auto sia precipitata dal ponte. Quando la polizia la recuperò, il<br />
mattino seguente, erano entrambi morti.»<br />
Jeremy rimase in silenzio per un bel po’. «È terribile», disse<br />
infine. «Quanti anni avevi?»<br />
«Due. Quella notte ero da Doris e il giorno dopo lei si recò<br />
all’ospedale con il nonno. Quando rientrarono, mi spiegarono
all’ospedale con il nonno. Quando rientrarono, mi spiegarono<br />
che da allora sarei rimasta a vivere con loro. E così feci. Ma è<br />
strano; voglio dire, so che cosa è successo, ma non mi è mai<br />
sembrato del tutto reale. Non ho mai avuto la sensazione che mi<br />
mancasse qualcosa nella mia infanzia. Per me, i nonni erano<br />
come dei genitori, con l’unica differenza che li chiamavo per<br />
nome.» Sorrise. «Fu una loro idea. Credo non volessero che io li<br />
vedessi come nonni, dato che mi avrebbero cresciuto loro. Però<br />
non potevo nemmeno chiamarli papà e mamma.»<br />
Quando ebbe finito si voltò a guardarlo, notando le spalle che gli<br />
riempivano il maglione e di nuovo quella fossetta impertinente.<br />
«Adesso tocca a me fare domande», disse. «Ho parlato anche<br />
troppo e so che la mia vita deve sembrarti noiosa paragonata alla<br />
tua. Non per la storia dei miei genitori, naturalmente, ma per<br />
quello che faccio qui.»<br />
«Non è vero per niente. È molto interessante. È come… leggere<br />
un nuovo libro, quando voltando pagina trovi sempre vicende<br />
inaspettate.»<br />
«Bella metafora.»<br />
«Sapevo che ti sarebbe piaciuta.»<br />
«Allora, che cosa mi racconti di te? Come sei diventato<br />
giornalista?»
Lui le parlò degli anni all’università, della sua intenzione di<br />
diventare professore e degli eventi che l’avevano portato<br />
dov’era adesso.<br />
«Hai molti fratelli, giusto?»<br />
Lui annuì. «Cinque fratelli maggiori. Sono il piccolino della<br />
famiglia.»<br />
«Non so perché, ma non ti ci vedo con dei fratelli.»<br />
«E perché?»<br />
«Mi sembri più un figlio unico.»<br />
Jeremy scrollò la testa. «È un peccato che tu non abbia ereditato<br />
le doti parapsicologiche del resto della famiglia.»<br />
Lei sorrise, poi distolse lo sguardo. In lontananza due falchi dalla<br />
coda rossa si libravano in cerchio sopra la città. Posò la mano<br />
contro il finestrino e avvertì il freddo del vento sulla pelle.<br />
«Duecentoquarantasette», disse.<br />
Lui la guardò. «Come, scusa?»<br />
«Sono le donne che hanno consultato Doris per sapere il sesso<br />
del loro nascituro. Da bambina le vedevo sedute in cucina con la<br />
nonna. Ed è buffo, ma ancora oggi ricordo di aver pensato che<br />
avevano tutte lo stesso aspetto: luce negli occhi, pelle luminosa e
avevano tutte lo stesso aspetto: luce negli occhi, pelle luminosa e<br />
un’esaltazione sincera. Il vecchio detto popolare che le donne<br />
incinte brillano è vero, e ricordo che anch’io volevo essere come<br />
loro da grande. Doris parlava un po’ con quelle donne, per<br />
essere sicura che fossero convinte di volerlo sapere, poi le<br />
prendeva per mano e restava immobile, in silenzio. Erano tutte<br />
all’inizio della gravidanza e pochi secondi dopo lei dava il suo<br />
verdetto.» Lexie sospirò. «Indovinava ogni volta.<br />
Duecentoquarantasette donne e duecentoquarantasette diagnosi<br />
esatte. Doris segnava tutto in un taccuino, i loro nomi e le date<br />
delle visite. Se vuoi, puoi verificare tu stesso. Lo tiene ancora in<br />
cucina.»<br />
Jeremy rimase a fissarla in silenzio. Era statisticamente<br />
impossibile, pensò, un colpo di fortuna inaudito. Un evento che<br />
rasentava i limiti della credibilità, ma comunque solo un colpo di<br />
fortuna.<br />
Ed era convinto che sul taccuino fossero annotati solo i casi<br />
positivi.<br />
62<br />
«So che cosa stai pensando», disse lei, «ma puoi controllare<br />
anche con l’ospedale. O le donne.<br />
Puoi chiedere a chi ti pare se ha mai sbagliato. Non è successo<br />
una sola volta. Persino i dottori in città ti diranno che è un suo
dono naturale.»<br />
«Hai mai pensato che magari conosceva qualcuno che faceva<br />
ecografie?»<br />
«Non era così», rispose lei decisa.<br />
«Come fai a saperlo con sicurezza?»<br />
«Perché è stato allora che ha smesso, quando quella tecnologia è<br />
arrivata anche qui. Non c’era più ragione che le donne<br />
andassero da lei, una volta che potevano vedere di persona<br />
l’immagine dei propri figli. Le visite cominciarono a diminuire e<br />
poi cessarono quasi del tutto. Adesso vengono una o due donne<br />
l’anno, in genere si tratta di gente di campagna che non ha<br />
un’assicurazione sanitaria.<br />
Direi che ormai le doti di Doris non sono più così richieste.»<br />
«E le sue facoltà di rabdomante?»<br />
«Lo stesso», rispose lei. «Tutta la parte orientale dello stato<br />
poggia su un vasto bacino idrico.<br />
Basta scavare un pozzo ovunque in questa zona per raggiungere<br />
la falda. Ma quando lei era giovane e viveva nella contea di<br />
Cobb, in Georgia, i contadini andavano a casa sua a supplicarla<br />
di aiutarli, soprattutto durante i periodi di siccità. E anche se<br />
all’epoca aveva solo otto o nove anni, riusciva sempre a trovare
all’epoca aveva solo otto o nove anni, riusciva sempre a trovare<br />
l’acqua.»<br />
«Interessante», disse Jeremy serio.<br />
«Ne deduco che continui a non crederci.»<br />
Lui si spostò sul sedile. «Ci sarà una qualche spiegazione<br />
razionale. C’è sempre.»<br />
«Non credi a nessun genere di magia?»<br />
«No», rispose lui.<br />
«È triste», osservò lei. «Perché a volte esiste.»<br />
Jeremy sorrise. «Chissà, magari m’imbatterò in qualcosa che mi<br />
farà cambiare idea proprio mentre sono qui.»<br />
Anche lei sorrise. «Lo hai già fatto. Solo che sei troppo caparbio<br />
per crederci.»<br />
Finita la loro colazione al sacco, Jeremy mise in moto la<br />
macchina e ridiscesero sobbalzando Riker’s Hill, con le ruote<br />
anteriori misteriosamente attratte da ogni buca. Gli<br />
ammortizzatori gemeva-no e cigolavano, e quando arrivarono in<br />
fondo, lui aveva le nocche bianche per lo sforzo di stringere il<br />
volante.
Ripercorsero la strada dell’andata. Mentre superavano il<br />
cimitero di Cedar Creek, Jeremy lanciò un’occhiata alla sommità<br />
della collina; nonostante la distanza, si vedeva chiaramente il<br />
punto dove avevano parcheggiato.<br />
«C’è tempo per andare in qualche altro posto? Mi piacerebbe<br />
fare un salto al porticciolo, alla cartiera e magari al ponte della<br />
ferrovia.»<br />
«Sì», rispose lei. «A patto di non trattenerci troppo. Sono tutti<br />
nella stessa zona.»<br />
Dieci minuti più tardi parcheggiarono di nuovo l’auto. Erano<br />
all’estremità del centro cittadino, a pochi isolati da Herbs,<br />
accanto alla passerella pedonale di legno che si allungava in riva<br />
al Pamlico.<br />
Il fiume era largo quasi un chilometro e mezzo e la corrente<br />
impetuosa formava creste bianche e mulinelli. Sull’altra sponda,<br />
accanto al ponte ferroviario, la cartiera – una struttura imponente<br />
– lanciava in aria nuvole di vapore da due alte ciminiere. Una<br />
volta scesi dall’auto, Jeremy si stirò la schiena e Lexie incrociò le<br />
braccia. Aveva le guance arrossate.<br />
«Fa sempre più freddo o è solo una mia impressione?»<br />
domandò.<br />
«In effetti si gela», concordò lui, «ma forse è solo perché siamo
stati in macchina con il riscaldamento acceso.»<br />
Lei si avviò decisa verso la passerella e Jeremy faticò a starle<br />
dietro. Dopo un po’ rallentò e si appoggiò alla balaustra, mentre<br />
lui osservava il ponte di ferro. Sospeso in alto sul fiume per<br />
permettere il passaggio di imbarcazioni di grandi dimensioni, era<br />
sorretto da grossi cavi metallici portanti.<br />
63<br />
«Non so quanto tu intenda avvicinarti», disse lei. «Se avessimo<br />
più tempo, potremmo andare al di là del fiume fino alla cartiera,<br />
ma forse si vede meglio da qui.» Indicò l’altra sponda. «Il porto<br />
è là, vicino all’autostrada. Dove sono ormeggiate tutte quella<br />
barche a vela.»<br />
Jeremy annuì, stupito che fosse così piccolo.<br />
«Possono attraccare anche grandi imbarcazioni?»<br />
«Credo di sì. A volte qualche yacht che arriva da New Bern si<br />
ferma nel porto per un paio di giorni.»<br />
«E le chiatte?»<br />
«Il fiume è stato dragato per consentire il passaggio delle chiatte<br />
per il legname, ma in genere ormeggiano dall’altra parte. Ecco,<br />
laggiù», disse indicando un’insenatura, «in questo momento ce ne
sono giusto un paio cariche.»<br />
Lui seguì il suo sguardo, poi cercò di fare il punto del sito.<br />
Riker’s Hill in lontananza, il ponte e la cartiera sembravano<br />
perfettamente allineati. Una coincidenza? Oppure un particolare<br />
del tutto tra-scurabile? Guardò verso la cartiera, chiedendosi se<br />
di notte la parte più alta delle ciminiere fosse illuminata. Doveva<br />
verificare.<br />
«Che tu sappia, tutti i tronchi vengono trasportati alla cartiera<br />
con le chiatte, oppure si utilizza anche la ferrovia?»<br />
«Sinceramente non ci ho mai badato. Ma sono sicura che non<br />
sarà difficile scoprirlo.»<br />
«Sai a che ora passano i treni?»<br />
«No. A volte sento il fischio anche di notte, e spesso mi capita di<br />
dovermi fermare al passaggio a livello in città, ma non so darti<br />
una risposta precisa. Posso dirti, però, che la cartiera fa molte<br />
spe-dizioni, e lì c’è una fermata.»<br />
Jeremy annuì, continuando a fissare il ponte.<br />
Lexie sorrise e proseguì: «So che cosa stai pensando. Che forse<br />
è il riflesso dei fari dei treni che passano sul ponte la causa delle<br />
luci nel cimitero, giusto?»<br />
«Ci ho pensato, sì.»
«Ci ho pensato, sì.»<br />
«Non è così», obiettò lei scrollando il capo.<br />
«Ne sei sicura?»<br />
«I treni che passano di notte si fermano nel piazzale della cartiera<br />
per poter essere caricati il mattino dopo. I fari della locomotiva,<br />
perciò, sono rivolti nella direzione opposta rispetto a Riker’s<br />
Hill.»<br />
Jeremy andò a mettersi vicino a lei alla ringhiera. I capelli<br />
scompigliati dal vento le davano un’aria da ragazzina mentre<br />
infilava le mani gelate nella tasca della giacca.<br />
«Adesso capisco perché ti è piaciuto crescere qui», le disse.<br />
Lei si girò e si appoggiò alla ringhiera con la schiena per<br />
guardare verso la città: le piccole bot-teghe con la bandiera<br />
americana, l’insegna colorata di un barbiere, un giardinetto<br />
ricavato all’estremità della passeggiata. Sul marciapiede, i<br />
passanti entravano e uscivano dai negozi, carichi di borse.<br />
Nonostante il freddo, nessuno sembrava avere fretta.<br />
«Certo, devo ammettere che non è New York», commentò.<br />
Lui rise. «In fondo, probabilmente anche ai miei genitori sarebbe<br />
piaciuto crescere i figli in un posto come questo. Con grandi prati
verdi e boschi per giocare liberamente. E persino un fiume do-ve<br />
fare il bagno d’estate. Dev’essere stato… idilliaco.»<br />
«Lo è ancora. È quello che tutti dicono della vita qui.»<br />
«Deve essere stato bello per te.»<br />
Sul suo viso passò un’ombra di tristezza. «Sì, ma poi io sono<br />
andata all’università. Un sacco di gente da queste parti, invece,<br />
non può farlo. È una contea povera, la città è in crisi da quando<br />
la tessitura e la miniera di fosforo hanno chiuso, così i genitori<br />
non pensano sia importante dare una buona istruzione ai figli. È<br />
per questo che a volte è difficile… cercare di convincere i<br />
ragazzi che si può fare altro nella vita che lavorare nella cartiera<br />
al di là del fiume. Io vivo qui per scelta. Ma per molti altri restare<br />
è l’unica possibilità.»<br />
64<br />
«Succede dappertutto. Nessuno dei miei fratelli è stoto<br />
all’università, perciò anch’io sono una specie di mosca bianca,<br />
solo perché non mi ha mai pesato studiare. I miei genitori<br />
appartengono alla classe operaia e hanno sempre vissuto nel<br />
Queens. Il mio papà era autista di autobus. Ha passato<br />
quarant’anni seduto dietro al volante finché non è andato in<br />
pensione.»<br />
Lei sorrise. «Che buffo. Ieri ti avevo etichettato come un
ampollo di buona famiglia. Sai, il por-tiere di casa che ti saluta<br />
per nome, scuole private, cene da cinque portate, un<br />
maggiordomo che annuncia le visite.»<br />
Jeremy fece una smorfia. «Prima figlio unico e ora anche questo?<br />
Comincio a pensare che mi giudichi un ragazzo viziato.»<br />
«No, non viziato, solo…»<br />
«Non dirlo», la interruppe alzando una mano. «Preferisco non<br />
saperlo. Soprattutto dal momento che è una falsità.»<br />
«Come sai che cosa stavo per dire?»<br />
«Perché per ora ne hai sbagliate due su due e nessuna era<br />
particolarmente lusinghiera.»<br />
Lei abbozzò un sorriso. «Mi spiace. Non volevo offenderti.»<br />
«Invece sì», ribatté lui sorridendo. Si girò e si appoggiò a sua<br />
volta con la schiena alla ringhiera.<br />
Il vento lo sferzò in viso. «Ma non preoccuparti, non me la<br />
prenderò. Dal momento che non sono un ricco ragazzo viziato.»<br />
«No. Sei un giornalista imparziale.»<br />
«Esattamente.»
«Anche se rifiuti di avere una mente aperta riguardo a tutto ciò<br />
che può essere un mistero.»<br />
«Esatto.»<br />
Lei rise. «E che mi dici del presunto mistero delle donne? Non<br />
credi nemmeno a quello?»<br />
«Oh, no, so che c’è», rispose Jeremy, pensando a lei in<br />
particolare. «Ma è diverso dal credere nella possibilità della<br />
fusione fredda.»<br />
«Perché?»<br />
«Perché le donne sono un mistero soggettivo, non oggettivo.<br />
Non puoi misurare niente di loro scientificamente, anche se<br />
esistono determinate differenze genetiche tra i sessi. Le donne<br />
risultano misteriose agli uomini solo perché non si rendono conto<br />
che hanno un modo diverso di affrontare la realtà.»<br />
«Davvero?»<br />
«Certo. È una questione legata all’evoluzione e alla strategia<br />
migliore per preservare la specie.»<br />
«E tu sei un esperto in materia?»<br />
«Ho una certa conoscenza del problema, sì.»
«E allora ti consideri anche un esperto di donne?»<br />
«No, non proprio. Sono timido, ricordi?»<br />
«Uuh, huh, me lo ricordo. Ma non ci credo.»<br />
Jeremy incrociò le braccia. «Lasciami indovinare… credi che io<br />
abbia qualche problema di affi-dabilità?»<br />
Lei lo guardò. «Direi che questo riassume il concetto, sì.»<br />
Lui rise. «Che ci posso fare? Il giornalismo investigativo è un<br />
mondo affascinante e ci sono schiere di donne che vorrebbero<br />
entrare a farne parte.»<br />
Lexie alzò gli occhi al cielo. «Ma ti prego!» esclamò. «Non sei<br />
mica un attore di Hollywood o un divo del rock. Scrivi per<br />
Scientific American.»<br />
«E allora?»<br />
«Be’, sarò anche una ragazza del Sud, ma stento a credere che<br />
la tua rivista abbia fan in tutto il paese.»<br />
Lui la guardò trionfante. «Temo che tu ti sia appena contraddetta<br />
da sola.»<br />
«Ti credi molto intelligente, vero, signor Marsh?»
«Oh, siamo tornati al signor Marsh?»<br />
65<br />
«Forse. Ancora non ho deciso.» Si fermò una ciocca di capelli<br />
dietro un orecchio. «Ma hai omesso il fatto che tu non hai<br />
bisogno delle fan per… avere successo. Ti basta farti vedere nei<br />
posti giusti e sfoderare il tuo fascino.»<br />
«E tu mi trovi affascinante?»<br />
«Direi che alcune donne ti troverebbero tale.»<br />
«Ma tu no.»<br />
«Non stiamo parlando di me, ma di te e in questo momento stai<br />
cercando di cambiare argomento. Il che probabilmente significa<br />
che ho ragione e non vuoi ammetterlo.»<br />
Lui le lanciò un’occhiata di ammirazione. «Lei è molto sveglia,<br />
signorina Darnell.»<br />
Lexie annuì. «Me l’hanno detto.»<br />
«E affascinante», aggiunse convinto.<br />
Lei gli sorrise e distolse lo sguardo. Lo rivolse verso la<br />
passerella, oltre la strada verso la città e quindi in alto verso il
cielo, poi sospirò. Decise che non avrebbe risposto al<br />
complimento. Tuttavia, si sentì arrossire.<br />
Come se le avesse letto nel pensiero, Jeremy cambiò di nuovo<br />
argomento. «Allora, come sarà questo fine settimana?»<br />
«Tu sarai ancora qui?» chiese lei.<br />
«Probabilmente sì, almeno fino a sabato. Ma ero curioso di<br />
sapere che cosa ne pensassi tu.»<br />
«Vuoi dire a parte lo sconvolgere la vita di un sacco di persone<br />
per qualche giorno?» chiese lei.<br />
«Be’… è una necessità in questo periodo dell’anno. Il Giorno<br />
del Ringraziamento e Natale passano in un blocco solo e poi non<br />
c’è più niente da festeggiare fino a primavera. E intanto fa freddo<br />
e piove… così, diversi anni fa, il consiglio comunale decise di<br />
organizzare il Giro delle dimore storiche e di aggiungere qualche<br />
evento per dare vita a un fine settimana memorabile. Quest’anno<br />
si sono in-ventati la visita al cimitero, l’anno scorso la parata,<br />
quello precedente il ballo sull’aia. Ormai è diventata una<br />
tradizione della città e tutti gli abitanti l’aspettano con ansia.» Lo<br />
guardò. «Per quanto possa sembrare provinciale, è divertente.»<br />
Jeremy pensò a quello che aveva letto sul dépliant. «Ci sarà un<br />
ballo?» chiese con finta sorpresa.
Lei annuì. «Venerdì. Nel cortile del magazzino di tabacco<br />
Meyer, in centro. Ci sarà musica dal vivo e tutto quanto. È<br />
l’unica sera dell’anno in cui la taverna Lookilu resta vuota.»<br />
«Be’, se sarò qui, spero che ballerai con me.»<br />
Lei gli sorrise e poi lo guardò con un’espressione quasi seduttiva.<br />
«Sai che ti dico? Se avrai risolto il mistero delle luci, ballerò con<br />
te.»<br />
«È una promessa?»<br />
«Sì», rispose lei. «Ma a patto che tu prima risolva il mistero.»<br />
«Ci sto», ribatté lui. «Non vedo l’ora. Quando si tratta di foxtrot…»<br />
Scosse il capo e fece un profondo respiro. «Tutto quello<br />
che posso dirti è che spero che tu riesca a tenere il ritmo.»<br />
Lei rise. «Ci proverò.»<br />
A braccia conserte, guardò verso il colle che cercava invano di<br />
bucare le nuvole. «Stasera», disse. Lui aggrottò la fronte.<br />
«Stasera?»<br />
«Vedrai le luci, se andrai al cimitero.»<br />
«Come fai a saperlo?»<br />
«Si sta alzando la nebbia.»
Lui seguì il suo sguardo. «Da cosa lo capisci? Non mi sembra<br />
che sia cambiato niente.»<br />
«Guarda al di là del fiume alle mie spalle», disse lei. «La parte più<br />
alta delle ciminiere è già avvolta dalle nuvole.»<br />
«Sì, come no…» disse lui perplesso.<br />
«Girati e vedrai.»<br />
Lui voltò la testa all’indietro, poi tornò a guardare davanti a sé,<br />
quindi la girò un’altra volta, esaminando il profilo della cartiera.<br />
«Hai ragione», disse.<br />
«Naturale.»<br />
66<br />
«Scommetto che hai sbirciato senza che me ne accorgessi,<br />
vero?»<br />
«No», rispose lei. «Lo sapevo e basta.»<br />
«Ah», replicò lui. «Un altro dei misteri di cui sopra?»<br />
Lei si staccò dalla ringhiera. «Se vuoi definirlo così», disse.<br />
«Avanti, andiamo adesso. Si è fatto tardi e devo tornare in<br />
biblioteca. Tra mezz’ora ho un incontro di lettura con i bambini.»
iblioteca. Tra mezz’ora ho un incontro di lettura con i bambini.»<br />
Mentre si incamminavano verso la macchina, Jeremy notò che<br />
anche la cima di Riker’s Hill era nascosta dalle nuvole. Sorrise<br />
tra sé. Ecco come aveva fatto, si disse. Guardando da quella<br />
parte aveva dedotto che doveva succedere lo stesso anche al di<br />
là del fiume. Ingegnoso.<br />
«Bene», disse con aria sorniona, «visto che a quanto sembra hai<br />
delle doti nascoste, come fai a essere così sicura che ci saranno<br />
le luci stanotte?»<br />
Lei impiegò qualche momento per rispondere.<br />
«Lo so e basta.»<br />
«Allora siamo d’accordo. Mi converrà andare a dare<br />
un’occhiata, che ne pensi?» Non appena ebbe pronunciato<br />
queste parole gli tornò in mente la cena a cui era stato invitato e il<br />
pensiero gli provocò un moto di stizza.<br />
«Che cosa c’è?» domandò lei, perplessa.<br />
«Oh, il sindaco ha organizzato una cena per pochi intimi a cui<br />
dovrei partecipare anch’io», disse. «Un incontro di<br />
presentazione, per così dire.»<br />
«In tuo onore?»<br />
Lui sorrise. «La cosa ti impressiona?»
Lui sorrise. «La cosa ti impressiona?»<br />
«No, mi sorprende.»<br />
«Perché?»<br />
«Perché non ne ho saputo niente.»<br />
«Anche a me l’hanno detto solo stamattina.»<br />
«È sorprendente lo stesso. Ma io non mi preoccuperei per le<br />
luci, anche se vai a cena dal sindaco. In genere compaiono molto<br />
tardi. Hai tutto il tempo di vederle.»<br />
«Ne sei certa?»<br />
«È stato quando le ho viste io. Poco prima di mezzanotte.»<br />
Lui si fermò di scatto. «Aspetta un attimo… anche tu hai visto le<br />
luci? Non me l’avevi detto.»<br />
Lei sorrise. «Non me l’avevi chiesto.»<br />
«Continui a dire così.»<br />
«Sai, signor Giornalista, è solo perché tu continui a dimenticarti<br />
di chiedere.»<br />
67
8<br />
Dall’altra parte della città, da Herbs, il vicesceriffo Rodney<br />
Hopper rimuginava sulla sua tazza di caffè, chiedendosi dove<br />
diavolo fossero finiti Lexie e quel… city boy.<br />
Era passato in biblioteca per fare una sorpresa a Lexie e portarla<br />
fuori a pranzo, per dimostrare a City Boy come stavano<br />
esattamente le cose. Magari lei gli avrebbe permesso persino di<br />
prenderla sottobraccio mentre l’accompagnava alla macchina,<br />
mentre City Boy guardava invidioso.<br />
Oh, sapeva bene che cosa ci trovava City Boy in Lexie. Doveva<br />
essersene accorto per forza.<br />
Che diamine, era impossibile non notarlo, pensò Rodney. Lexie<br />
era la ragazza più bella di tutta la contea, probabilmente dello<br />
stato intero. Magari addirittura del mondo, per quanto lo<br />
riguardava.<br />
In altre circostanze, non si sarebbe preoccupato di un tizio<br />
venuto a fare ricerche in biblioteca, e inizialmente non vi aveva<br />
dato peso. Ma quando aveva cominciato a sentire i pettegolezzi<br />
che giravano sul forestiero arrivato in città, aveva voluto<br />
controllare di persona. E le voci erano più che fon-date: bastava<br />
dargli un’occhiata per capire che aveva un aspetto cittadino.<br />
Quelli che facevano ricerche in biblioteca dovevano essere
Quelli che facevano ricerche in biblioteca dovevano essere<br />
anziani, con l’aria distratta dei professori, e tanto di occhiali,<br />
gobba e alito cattivo. Il tipo però non era affatto così; no,<br />
sembrava appena uscito da una boutique del centro. Ma questo<br />
non sarebbe bastato a preoccuparlo più di tanto; senonché i due<br />
adesso erano in giro per la città, da soli.<br />
Rodney corrugò la fronte. Ma dove si erano cacciati?<br />
Non erano lì da Herbs. E nemmeno al Pike’s Diner. No, aveva<br />
dato un’occhiata al parcheggio, ma niente. Avrebbe potuto fare<br />
qualche domanda alla gente, però poi la voce si sarebbe sparsa<br />
e non era certo che fosse un’idea tanto buona. Gli amici lo<br />
prendevano in giro a causa di Lexie, soprattutto quando diceva<br />
che avevano un altro appuntamento. Gli ripetevano che era<br />
meglio se la di-menticava, che usciva con lui solo per farlo<br />
contento, ma non era vero. Lei accettava sempre quando lui<br />
glielo chiedeva, giusto? Ci pensò su. Ecco, quasi sempre, in ogni<br />
caso. Alla fine della serata non lo baciava mai, ma questo non<br />
era rilevante. Lui era paziente e sapeva che il momento stava<br />
arrivando. Ogni volta che uscivano si avvicinavano a qualcosa di<br />
più serio. Era sicuro. Lo sentiva. I suoi amici parlavano così solo<br />
perché erano gelosi.<br />
Aveva sperato che Doris potesse dargli qualche delucidazione,<br />
ma purtroppo non c’era nemmeno lei. Gli avevano detto che era<br />
dal commercialista, e che sarebbe tornata di lì a poco. Peccato<br />
che la sua pausa pranzo era quasi al termine e lui non poteva
aspettarla. E poi, magari avrebbe fatto finta di non sapere niente.<br />
Aveva sentito che trovava simpatico City Boy, e allora… non<br />
era strano?<br />
68<br />
«Scusa, tesoro», disse Rachel. «Ti senti bene?»<br />
Rodney alzò lo sguardo e la vide in piedi accanto al tavolo con in<br />
mano il bricco del caffè.<br />
«Sì, Rachel, tutto a posto», rispose. «È solo una di quelle<br />
giornate storte.»<br />
«I delinquenti ti fanno penare?»<br />
Rodney annuì. «Puoi ben dirlo.»<br />
Lei sorrise, con aria partecipe, ma lui non sembrò accorgersene.<br />
Ormai era da tempo che la vedeva come una specie di sorella.<br />
«Vedrai che le cose miglioreranno», lo consolò lei.<br />
Lui concordò. «Probabilmente hai ragione.»<br />
Rachel serrò le labbra. A volte era preoccupata per Rodney.<br />
«Sicuro di non avere tempo di mangiare un boccone? So che vai<br />
di fretta, ma posso dire in cucina di prepararti un piatto veloce.»
di fretta, ma posso dire in cucina di prepararti un piatto veloce.»<br />
«No, non ho fame. Ho una bibita energetica in macchina per<br />
dopo. Non ti preoccupare.» Allungò la tazza. «Però berrei<br />
volentieri dell’altro caffè.»<br />
«Sicuro», rispose lei riempiendogli la tazza.<br />
«Senti, per caso hai visto Lexie da queste parti? Magari ha preso<br />
qualcosa da portare via?»<br />
«Oggi non si è fatta vedere. Hai provato in biblioteca? Posso<br />
chiamarla lì, se è urgente.»<br />
«No, niente di importante.»<br />
Lei rimase ferma accanto al tavolo, come se fosse indecisa su<br />
quello che doveva dire. «Ti ho visto mentre parlavi con Jeremy<br />
Marsh stamattina.»<br />
«Con chi?» domandò Rodney.<br />
«Il giornalista di New York. Non ricordi?»<br />
«Ah, sì. Ho pensato fosse giusto presentarmi.»<br />
«Un bel tipo, non trovi?»<br />
«Io non so giudicare se gli altri uomini sono belli o no», borbottò<br />
il poliziotto.
il poliziotto.<br />
«Be’, lui lo è. Non smetterei mai di guardarlo. Cioè, con quei<br />
capelli… Mi verrebbe voglia di passarci le dita. In città non si fa<br />
che parlare del suo arrivo.»<br />
«Grandioso», mormorò Rodney, sentendosi ancora peggio.<br />
«Mi ha invitato a New York», si vantò lei.<br />
A queste parole, Rodney drizzò le orecchie, chiedendosi se<br />
avesse sentito bene. «Davvero?»<br />
«Be’, in un certo senso. Ha detto che dovrei proprio vederla e,<br />
anche se non ha usato tante parole, mi è parso di capire che gli<br />
farebbe piacere se andassi a trovarlo.»<br />
«Ah sì?» fece lui. «Sono contento per te, Rachel.»<br />
«Che ne pensi di lui?»<br />
Rodney si agitò sulla sedia. «Non abbiamo parlato molto.»<br />
«Dovresti parlarci, invece. È molto interessante e brillante. E poi<br />
ha dei capelli… Ti ho già detto quanto sono belli?»<br />
«Sì», rispose Rodney. Bevve un altro sorso di caffè cercando di<br />
prendere tempo finché non avesse chiarito la situazione. Possibile<br />
che lui avesse invitato Rachel a New York? Oppure era stata lei<br />
ad autoinvitarsi? Non sapeva cosa pensare. Certo, anche Rachel
ad autoinvitarsi? Non sapeva cosa pensare. Certo, anche Rachel<br />
era attraente, e City Boy decisamente tipo da provarci con una<br />
donna, ma… ma… Rachel tendeva a esagerare e Lexie e City<br />
Boy erano in giro da soli e nessuno sapeva dove. C’era qualcosa<br />
di strano, no?<br />
Cominciò a scivolare sul sedile. «Senti, Rachel, se vedi Lexie,<br />
puoi dirle che sono passato?»<br />
«Certo. Vuoi che ti metta il caffè in un bicchiere di plastica da<br />
portare via?»<br />
«No, grazie. Ho lo stomaco un po’ sottosopra.»<br />
«Oh, mi spiace. Se vuoi ho del Maalox sul retro. Vado a<br />
prendertelo?»<br />
«Grazie, Rachel», rispose Rodney gonfiando il petto e cercando<br />
di darsi un’aria marziale, «ma non mi serve.»<br />
69<br />
In un altro punto della città, proprio fuori dall’ufficio del<br />
commercialista, il sindaco Gherkin si affrettò per raggiungere<br />
Doris.<br />
«Proprio la donna che cercavo», disse.<br />
Lei si voltò e aspettò che si avvicinasse. Vedendolo con la
giacca rossa e i calzoni a scacchi le venne istintivamente da<br />
chiedersi se quell’uomo fosse cieco. Nove volte su dieci si<br />
vestiva in maniera ridicola.<br />
«Che cosa posso fare per te , Tom?»<br />
«Ecco, come avrai sentito, o forse no, stiamo organizzando una<br />
serata speciale per il nostro ospite, Jeremy Marsh», le disse.<br />
«Sta scrivendo un articolo, e…»<br />
Doris terminò mentalmente la frase, pronunciando le ultime<br />
parole insieme a lui.<br />
«… tu sai quanto può essere importante per la nostra città.»<br />
«L’ho sentito», ribatté. «E sarà vantaggioso soprattutto per la tua<br />
attività.»<br />
«Io ho a cuore il bene dell’intera comunità», protestò Gherkin.<br />
«Ho passato tutta la mattinata per cercare di organizzare tutto nel<br />
modo migliore. Ma speravo che tu potessi aiutarci preparando<br />
qualcosa da mangiare.»<br />
«Vuoi che ti fornisca la cena?»<br />
«Non a titolo gratuito, s’intende. La città sarà ben lieta di<br />
rimborsarti le spese. Abbiamo intenzione di incontrarci alla<br />
vecchia piantagione Lawson, appena fuori città. Ho già parlato
con i proprietari ed hanno accettato volentieri. Sarà una riunione<br />
informale, e potremmo usarla come lancio promozionale per il<br />
Giro delle dimore storiche. Ho già parlato anche con il giornale e<br />
sono d’accordo che passerà un fotografo…»<br />
«E quando dovrebbe avvenire questa piccola riunione<br />
informale?» lo interruppe lei.<br />
Lui la fissò per un attimo, sconcertato da quella interruzione.<br />
«Ecco, stasera, è naturale… Come stavo dicendo…»<br />
«Stasera?» lo interruppe di nuovo lei. «Vuoi che prepari la cena<br />
per la tua piccola riunione stasera?»<br />
«È per una buona causa, Doris. So che è imperdonabile da parte<br />
mia dirtelo così all’ultimo momento, ma potrebbero succedere<br />
grandi cose e dovviamo muoverci in fretta se vogliamo<br />
approfittar-ne. Entrambi sappiamo che tu sei l’unica in grado di<br />
gestire la situazione. Niente di sofisticato, naturalmente. Pensavo<br />
che avresti potuto preparare il tuo famoso pollo al pesto, ma<br />
senza i panini…»<br />
«Jeremy Marsh, almeno, è al corrente di tutto questo?»<br />
«Certo che lo sa. Gliene ho parlato stamattina e mi è parso<br />
sinceramente entusiasta.»<br />
«Davvero?» domandò lei perplessa.
«E speravo che potesse venire anche Lexie. Sai quanto è<br />
importante quello che fa lei per la città.» «Dubito che accetterà.<br />
Odia questo genere di iniziative, se non sono strettamente<br />
necessarie. E<br />
questa non mi pare così imprescindibile.»<br />
«Forse hai ragione tu. In ogni caso, come stavo dicendo, vorrei<br />
approfittare della serata per promuovere il nostro giro.»<br />
«Ti sei forse dimenticato che sono contraria all’idea di usare il<br />
cimitero come attrazione turistica?» «Niente affatto», rispose lui.<br />
«Ricordo esattamente che cosa mi hai detto. Però vorrai far<br />
sentire la tua voce, no? Se non vieni, non ci sarà nessuno a<br />
esporre il tuo punto di vista.»<br />
Doris rimase a fisserlo in silenzio. Quell’uomo sapeva<br />
decisamente quali tasti pigiare. E poi aveva ragione, pensò. Se<br />
non andava anche lei alla riunione, già immaginava che cosa<br />
avrebbe finito per scrivere Jeremy, sentendo solo la campana del<br />
sindaco e del consiglio comunale. Era d’accordo con Tom; lei<br />
era l’unica in grado di gestire una situazione del genere così,<br />
all’ultimo momento. Si era preparata per quel fine settimana e<br />
aveva già pronto un sacco di cibo in cucina.<br />
«D’accordo, Tom», si arrese. «Me ne occuperò io. Ma non<br />
pensare nemmeno per un secondo che servirò a tavola tutte
quelle persone. Sarà un buffet e io siederò con tutti voi.»<br />
Il sindaco Gherkin sorrise. «Non ti avrei mai chiesto di fare<br />
altrimenti, Doris?»<br />
70<br />
Il vicesceriffo Rodney Hopper era fermo in macchina sull’altro<br />
lato della strada di fronte alla biblioteca, e stava cercando di<br />
decidere se fosse il caso di entrare. La macchina di City Boy era<br />
di nuovo nel parcheggio – il che significava che i due erano<br />
tornati da dove mai erano stati – e si vedeva la luce accesa<br />
nell’ufficio di Lexie.<br />
Se la immaginò alla scrivania, con i piedi appoggiati sulla sedia e<br />
le ginocchia piegate, che si rigirava una ciocca di capelli tra le<br />
dita mentre leggeva un libro. Avrebbe voluto andare a parlarle,<br />
ma sapeva di non avere una buona ragione per farlo. Non<br />
passava mai in biblioteca solo per scambiare due chiacchiere<br />
perché, a dire la verità, aveva paura di disturbarla. Lexie non<br />
glielo aveva mai proposto, e tutte le volte che lui cercava di<br />
portare la conversazione sull’argomento, cambiava discorso.<br />
Da un lato era giusto, visto che lei era lì per lavorare, ma allo<br />
stesso tempo Rodney pensava che, se lo avesse incoraggiato in<br />
tal senso, il loro rapporto avrebbe fatto un altro passettino in<br />
avanti.
Scorse una figura che passava davanti alla finestra e si chiese se<br />
City Boy fosse nell’ufficio con lei. Ci mancava solo quello. Prima<br />
a pranzo insieme – cosa che lui e Lexie non avevano mai fatto –<br />
e adesso una visita amichevole sul posto di lavoro. Il solo<br />
pensiero bastava a mettero di cattivo umore. In meno di un<br />
giorno City Boy aveva fatto un sacco di progressi, eh? Chissà,<br />
forse era il caso di parlargli di nuovo per chiarire la situazione,<br />
per far capire senza equivoci a quel presuntuoso come stavano le<br />
cose.<br />
Anche se, doveva ammetterlo, nemmeno lui sapeva più a che<br />
punto erano le cose con Lexie. Fi-no a ieri si sentiva abbastanza<br />
soddisfatto del loro rapporto. Sì, certo, non del tutto. Avrebbe<br />
preferito che le cose procedessero un po’ più speditamente. Ma<br />
il fatto era che, fino a ieri, sapeva di non avere concorrenti,<br />
mentre oggi quei due erano seduti di sopra, probabilmente a<br />
ridere e scherzare, e lui era in macchina a guardarli da fuori.<br />
Ma poi, chi lo diceva che Lexie e City Boy erano lì a<br />
spassarsela? Magari lei si stava occupan-do… di robe da<br />
bibliotecaria, mentre City Boy era chiuso in una stanza a sfogliare<br />
qualche libro ammuffito. Forse Lexie si mostrava gentile con lui<br />
solo perché era un forestiero venuto a visitare la città. Ci pensò<br />
su un attimo e poi decise che era ragionevole. Accidenti, tutti in<br />
città si stavano dando un gran daffare per accogliere il nuovo<br />
venuto, giusto? Sindaco in testa. Quella mattina, quando era<br />
riuscito a bloccare il tipo, proprio mentre stava per chiarire con
iuscito a bloccare il tipo, proprio mentre stava per chiarire con<br />
lui dov’erano i paletti, il sindaco (in persona!) lo aveva aiutato a<br />
mettersi in salvo. E poi, bam! Ecco che City Boy e Lexie vanno<br />
a cogliere fiori e a guardare l’arcobaleno insieme.<br />
Ma forse si sbagliava, si disse ancora.<br />
Comunque, lo irritava da morire non avere il controllo della<br />
situazione e stava preparandosi a entrare in biblioteca, quando i<br />
suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che batteva sul vetro.<br />
Impiegò un istante a mettere a fuoco il viso che lo guardava da<br />
fuori.<br />
Il sindaco. Era la seconda volta che quell’uomo compariva nel<br />
momento sbagliato.<br />
Rodney abbassò il vetro del finestrino e fu investito da una<br />
corrente d’aria gelida. Aggrappando-si con le mani, Gherkin<br />
infilò dentro la testa.<br />
«Proprio l’uomo che cercavo», disse. «Passavo di qua e,<br />
quando ho visto la tua macchina, mi è venuto in mente che<br />
stasera mi serve un rappresentante delle forze di polizia.»<br />
«A che scopo?»<br />
«La piccola riunione, è ovvio. In onore di Jeremy Marsh, il<br />
nostro illustre ospite. Stasera alla piantagione Lawson.»
Rodney sbatté gli occhi. «Stai scherzando, vero?»<br />
«Niente affatto. Anzi, ho incaricato Gary di preparare per lui le<br />
chiavi della città.»<br />
«Le chiavi della città», ripeté Rodney sconfortato.<br />
«Mi raccomando, però, acqua in bocca. Dev’essere una<br />
sorpresa per tutti. Ma dal momento che la cosa ha preso un tono<br />
più ufficiale, gradirei la tua presenza. Darebbe un tocco…<br />
cerimonioso al-l’occasione. Contavo di averti al mio fianco<br />
mentre gli consegno le chiavi.»<br />
71<br />
Rodney gonfiò appena il petto, lusingato. Anche se non aveva<br />
nessuna intenzione di accettare.<br />
«Credo che questo ruolo spetti al mio capo, non trovi?»<br />
«Sicuro. Però sappiamo entrambi che lui è a caccia su per i<br />
monti. E in sua assenza, questo è il genere di incombenza che<br />
ricade su di te.»<br />
«Non saprei, Tom. Dovrei trovare qualcuno che mi sostituisca. È<br />
un peccato, ma non credo proprio di riuscirci.»<br />
«È un vero peccato, sì. Del resto capisco, il dovere è dovere.»
Rodney tirò un sospiro di sollievo. «Grazie.»<br />
«Certo però che a Lexie avrebbe fatto piacere vederti.»<br />
«Lexie?»<br />
«Ma naturale. Come direttrice della biblioteca è tra gli invitati.<br />
Sono giusto passato di qui per dirglielo. Forse mi aiuterà a<br />
intrattenere il nostro ospite, se tu proprio non vuoi venire.»<br />
Raddrizzò la schiena. «Comunque, come ti ho detto, capisco.»<br />
«Aspetta!» esclamò Rodney, la mente in fermento, mentre<br />
cercava di riprendersi. «Hai detto stasera, giusto?»<br />
Il sindaco annuì.<br />
«Mi sono appena ricordato che Bruce è in servizio, perciò è<br />
probabile che riesca a farcela.»<br />
Gherkin sorrise. «Benissimo», disse. «Ora entro a informare la<br />
signorina Darnell. Ma forse eri qui anche tu per parlare con lei?<br />
Vai pure, aspetto volentieri il mio turno.»<br />
«No», rispose Rodney. «Dille soltanto che ci vediamo stasera.»<br />
«Lo farò, vicesceriffo.»<br />
Dopo aver recuperato dell’altro materiale per Jeremy e aver
fatto un salto in ufficio, Lexie si ritrovò circondata da una ventina<br />
di bambini, in braccio alle mamme o seduti sul pavimento intorno<br />
a lei. Era già il terzo libro che leggeva a quel gruppo, e come<br />
sempre c’era un gran chiasso nella stanza. Su un tavolino<br />
accostato alla parete c’erano biscotti e bibite; nell’angolo più<br />
lontano alcuni bambini, meno interessati alle fiabe, si divertivano<br />
con i giocattoli messi a disposizione. Altri pasticcia-vano con le<br />
tempere su un tavolino di fortuna allestito da lei. La stanza era<br />
dipinta a colori vivaci e anche gli scaffali con i giochi avevano<br />
tinte accese. Nonostante le proteste di alcuni volontari e impiegati<br />
anziani, che volevano che i piccoli se ne stessero seduti<br />
tranquilli ad ascoltare, Lexie li lasciava muovere liberamente per<br />
la stanza. Voleva che fossero felici di andare in biblioteca, anche<br />
se ciò comportava un po’ di confusione. Negli anni precedenti,<br />
c’erano stati dei bambini che avevano giocato per mesi prima di<br />
cominciare a prestarle attenzione, ma a lei andava bene così.<br />
L’importante era che continuassero a venire.<br />
Quel giorno, però, mentre leggeva, la sua mente era distratta dal<br />
ricordo del pranzo con Jeremy.<br />
Anche se non era stato un vero e proprio appuntamento, erano<br />
entrati in confidenza e questo un po’<br />
la sconcertava. A ripensarci, si rendeva conto di essersi aperta<br />
con lui più di quanto ne avesse intenzione e cercava di capire<br />
come fosse potuto accadere.
Ma perché mai continuava a rimuginarci su?<br />
Non le piaceva affatto considerarsi nevrotica, e quell’autoanalisi<br />
incessante non era da lei. E<br />
poi, si diceva, più che un appuntamento era stata una visita<br />
guidata. Ma per quanto cercasse di non pensarci, l’immagine di<br />
Jeremy continuava ad affiorarle alla mente: il suo sorriso mezzo<br />
storto, l’espressione divertita mentre lei parlava. Non poteva fare<br />
a meno di chiedersi che cosa avesse pensato della sua vita lì, per<br />
non dire di lei. Era persino arrossita quando le aveva detto che la<br />
trovava affascinante. Ma che stava succedendo? Forse, pensò,<br />
era colpa del fatto che, confidandosi con lui, si era resa<br />
vulnerabile.<br />
Si ammonì mentalmente a non farlo più. Eppure…<br />
Non era stato poi tanto male, doveva ammetterlo. Parlare con<br />
una persona nuova, qualcuno che non conosceva già tutti e non<br />
era al corrente di ogni avvenimento in città, era come una ventata<br />
di aria fresca. Si era dimenticata di quanto potesse essere<br />
piacevole. E poi lui l’aveva sorpresa. Doris 72<br />
aveva ragione, almeno in parte. Lui non era come immaginava.<br />
Era brillante e intelligente, e pur ri-fiutandosi di aprire la mente<br />
alla possibilità del mistero, aveva considerato in modo bonario il<br />
suo diverso punto di vista. Si era preso gioco anche di se stesso,<br />
facendola ridere.
facendola ridere.<br />
Mentre continuava a leggere e ai bambini – grazie al cielo non<br />
era un libro troppo complicato –<br />
la sua mente rifiutava di fermarsi.<br />
E va bene, lui le piaceva. E se doveva proprio essere sincera,<br />
avrebbe voluto trascorrere più tempo insieme, riconobbe con se<br />
stessa. Ma nemmeno questa consapevolezza riusciva a mettere a<br />
tacere la vocina interiore che l’ammoniva a non lasciarsi<br />
coinvolgere troppo. Doveva procedere con cautela, perché –<br />
per quanto andassero d’accordo in apparenza – Jeremy Marsh<br />
avrebbe potuto fe-rirla, se solo lei glielo avesse permesso.<br />
Jeremy era chino su una serie di stradari di Boone Creek risalenti<br />
alla metà dell’Ottocento. Più erano antichi, più informazioni<br />
contenevano e, mentre esaminava i cambiamenti della città nel<br />
corso dei decenni, prendeva appunti su appunti. Partendo da un<br />
piccolo villaggio raccolto intorno a una decina di strade, quel<br />
centro abitato si era espanso in tutte le direzioni.<br />
Conosceva già l’ubicazione del cimitero, ma notò che,<br />
tracciando una linea ipotetica tra la cartiera e la collina, lo si<br />
attraversava di netto. La distanza complessiva superava di poco i<br />
quattro chilometri e mezzo e lui sapeva che la luce poteva<br />
rifrangersi così lontano, anche nelle notti di nebbia.
Si chiese se la cartiera prevedesse anche un terzo turno di<br />
lavoro, rimanendo illuminata per tutta la notte. Con una giusta<br />
densità di nebbia e un’illuminazione artificiale sufficiente si<br />
sarebbe potuto spiegare il fenomeno delle luci in un battibaleno.<br />
Riflettendoci, capì che avrebbe dovuto notare la linea<br />
immaginaria che collegava la cartiera a Riker’s Hill anche quando<br />
si era trovato in cima alla collina. Invece, si era lasciato incantare<br />
dal panorama mentre chiacchierava con Lexie.<br />
Stava ancora cercando una spiegazione per l’improvviso<br />
cambiamento nell’atteggiamento di lei.<br />
Ieri sembrava indifferente e sulle sue, mentre oggi… ma oggi era<br />
un altro giorno, giusto? E danna-zione, non riusciva proprio a<br />
togliersela dalla mente, e poi non pensava a lei solo nei soliti<br />
termini di una notte e via. Non ricordava l’ultima volta che gli era<br />
capitato. Forse con Maria, considerò, ma era passato un sacco<br />
di tempo. Una vita intera, quando lui era una persona del tutto<br />
diversa. Eppure, la conversazione tra loro due sulla collina era<br />
stata così naturale, così spontanea che, nonostante dovesse finire<br />
di esaminare le carte stradali, il suo unico desiderio era<br />
conoscerla meglio.<br />
Strano, pensò, e prima di rendersi conto di ciò che faceva si alzò<br />
dalla scrivania e si avviò verso le scale. Sapeva che lei stava<br />
leggendo un libro ai bambini e non voleva disturbarla, ma<br />
all’improvviso moriva dalla voglia di vederla.
all’improvviso moriva dalla voglia di vederla.<br />
Scese le scale, svoltò l’angolo e si avvicinò alla parete a vetri.<br />
Impiegò solo un istante a individuare Lexie seduta sul pavimento,<br />
circondata dai bambini.<br />
Leggeva con trasporto e lui sorrise delle sue buffe espressioni: gli<br />
occhi sgranati, la bocca aperta a «O», il modo in cui si sporgeva<br />
in avanti per sottolineare un passaggio particolare della storia. Le<br />
madri l’ascoltavano sorridenti. Alcuni bambini erano<br />
perfettamente immobili; altri invece si agitavano come se fossero<br />
sotto l’effetto di anfetamine.<br />
«Una donna eccezionale, vero?»<br />
Jeremy si voltò, sorpreso. «Sindaco Gherkin. Che cosa ci fa<br />
qui?»<br />
«Oh bella, veramente ero venuto per parlare con lei. E con la<br />
signorina Lexie. Riguardo alla ce-na di stasera. È tutto pronto.<br />
Credo che rimarrà piacevolmente impressionato.»<br />
«Non ne dubito.»<br />
«Come dicevo, è una donna eccezionale, non trova?»<br />
Jeremy non rispose e il sindaco ammiccò. «Ho visto il modo in<br />
cui la guarda. Gli occhi spesso tradiscono un uomo, perché gli<br />
occhi dicono sempre la verità.»
«E questo che cosa significa?»<br />
Il sindaco sogghignò. «Mah, non saprei. Perché non me lo dice<br />
lei?»<br />
«Non c’è niente da dire.»<br />
«Naturalmente.»<br />
73<br />
Jeremy scrollò il capo. «Senta, signor sindaco…»<br />
«Oh, lasciamo perdere. Stavo solo scherzando. Ma vorrei<br />
parlarle un momento della nostra piccola riunione di stasera.»<br />
Gli riferì il luogo dell’appuntamento, dandogli indicazioni per<br />
raggiungerlo che erano piene di riferimenti locali. Sembrava che<br />
fosse stato Tully a insegnargli la strada.<br />
«Crede che riuscirà ad arrivarci?» domandò Gherkin quando<br />
ebbe finito.<br />
«Ho una cartina», rispose Jeremy.<br />
«Potrebbe servirle, ma ricordi che quelle stradine sono molto<br />
buie. È facile perdersi, se non si sta attenti. Potrebbe farsi<br />
accompagnare da qualcuno del posto.» Lanciò un’occhiata
eloquente oltre la vetrata.<br />
«Crede che dovrei chiederlo a Lexie?» domandò Jeremy.<br />
Gli occhi del sindaco lampeggiarono. «Dipende da lei. Se pensa<br />
che accetterà. Molti uomoni qui la considerano il premio della<br />
contea.»<br />
«Dirà di sì», dichiarò lui più speranzoso che convinto.<br />
Il sindaco lo guardò dubbioso. «Forse sta sopravvalutando le<br />
sue capacità. Ma se ne è così sicuro, allora il mio compito qui è<br />
terminato. Ero venuto per invitare la signorina Lexie io stesso,<br />
ma dato che ci penserà lei a farlo, la saluto e le do appuntamento<br />
a stasera.»<br />
Girò sui tacchi e uscì.<br />
Pochi minuti più tardi Lexie terminò la lettura. Mentre la<br />
guardava chiudere il libro, Jeremy provò un brivido d’adrenalina.<br />
Fu una sensazione che lo lasciò scosso. Quando gli era capitato<br />
l’ultima voltà?<br />
Le mamme chiamarono i bambini e tutti cominciarono a uscire<br />
con un gran vocìo. Un attimo dopo Lexie seguì il gruppo fuori<br />
dalla stanza e, scorgendolo, gli andò incontro.<br />
«Deduco che sei pronto a leggere i diari», osservò.
«Se hai tempo di andare a prenderli», rispose lui. «Devo ancora<br />
finire di guardare gli stradari e, veramente, sono venuto qui anche<br />
per un altro motivo.»<br />
«Ah sì?» Lei piegò la testa incuriosita.<br />
Mentre parlava, lui si accorse di provare uno strano fremito allo<br />
stomaco. Che buffo.<br />
«Il sindaco è passato a dirmi che la cena di stasera sarà alla<br />
piantagione Lawson. Siccome teme che non sappia arrivarci da<br />
solo, mi ha suggerito di farmi accompagnare da qualcuno del<br />
posto. Ec-co, in pratica sei l’unica persona che conosco in città,<br />
e mi chiedevo se ti andava di accompagnar-mi.» Lexie rimase in<br />
silenzio per un po’.<br />
«Dovevo immaginarlo», disse infine.<br />
La sua risposta colse Jeremy di sorpresa.<br />
«Come hai detto, scusa?»<br />
«Oh, non sei tu. È il sindaco, e il suo modo di fare. Sa che io<br />
cerco sistematicamente di evitare eventi del genere, a meno che<br />
non riguardino la biblioteca. Immaginava che gli avrei risposto di<br />
no se me l’avesse chiesto lui, così ha fatto in modo che fossi tu a<br />
invitarmi. E infatti, eccoci qua.»
Jeremy rimase allibito e cercò di ricostruire il dialogo con<br />
Gherkin, ma ne ricordava solo degli spezzoni. Chi aveva tirato<br />
fuori l’idea che lui poteva farsi accompagnare da Lexie?<br />
«Perché all’improvviso ho l’impressione di trovarmi nel bel<br />
mezzo di uno sceneggiato televisivo?»<br />
«Perché è così. Si intitola Vita nel Sud.»<br />
Jeremy la fissò, confuso. «Credi davvero che il sindaco l’abbia<br />
fatto apposta?»<br />
«Ne sono sicura. A prima vista può sembrare un sempliciotto,<br />
ma ha l’innata capacità di indurre le persone a fare esattamente<br />
quello che lui vuole, e per di più convincendole che è stata una<br />
loro idea fin dall’inizio. Secondo te, per quale altro motivo tu<br />
saresti ancora al Greenleaf?»<br />
Jeremy infilò le mani in tasca, pensieroso. «Be’, tanto perché tu<br />
lo sappia, non devi sentirti ob-bligata a venire con me. Troverò<br />
quel posto anche da solo.»<br />
Lei si mise le mani sui fianchi e lo guardò. «Vuoi scaricarmi?»<br />
74<br />
Jeremy trasalì, incerto su come rispondere. «Ecco, veramente<br />
pensavo solo che, siccome il sindaco…»
«Vuoi che venga con te o no?» lo incalzò lei.<br />
«Sì, lo vorrei, ma se tu non…»<br />
«Allora chiedimelo di nuovo.»<br />
«Come, scusa?»<br />
«Chiedimi di venire con te stasera. Perché ti fa piacere, e non<br />
ricorrendo alla scusa che non sai come arrivare lì. Di’ qualcosa<br />
del tipo: ‘Mi piacerebbe molto portarti fuori a cena stasera.<br />
Posso passare a prenderti più tardi?»<br />
Lui la guardò, cercando di capire se faceva sul serio. «Vuoi che<br />
dica così?»<br />
«Se non lo farai, sarà ancora un’idea del sindaco e io non ci<br />
verrò. Ma se me lo chiedi devi farlo seriamente, quindi usa il<br />
tono giusto.»<br />
Jeremy si sentiva insicuro come uno scolaretto. «Mi piacerebbe<br />
molto portarti fuori a cena stasera. Posso passare a prenderti più<br />
tardi?»<br />
Lei gli sorrise, posandogli una mano sul braccio.<br />
«Certo, signor Marsh», rispose con l’accento del Sud, «ne sarei<br />
felice.»
felice.»<br />
Qualche minuto più tardi, con la testa ancora in subbuglio,<br />
Jeremy osservava Lexie tirare fuori i diari da una cassetta<br />
custodita nella sala dei libri rari. Le donne di New York non<br />
parlavano in quel modo, si diceva. Non sapeva se definirla<br />
ragionevole, irragionevole o a metà strada tra le due cose.<br />
Chiedimelo di nuovo e usa il tono giusto. Che genere di<br />
donna si comportava in quel modo? E perché diavolo lui lo<br />
trovava tanto… irresistibile?<br />
Non sapeva perché, ma d’un tratto l’articolo e la possibilità di<br />
andare in televisione erano diventati solo dettagli secondari.<br />
Mentre guardava Lexie non potreva fare a meno di pensare alla<br />
sensazione di calore che gli aveva trasmesso la mano di lei<br />
lievemente posata sul suo braccio.<br />
75
9<br />
Più tardi quella sera, mentre la nebbia s’addensava tutt’intorno,<br />
Rodney Hopper cercava di far parcheggiare alla meglio le auto<br />
nella piantagione Lawson, pensando che gli sembrava di essere a<br />
un concerto di Barry Manilow.<br />
Negli ultimi venti minuti aveva visto arrivare in allegra<br />
processione tutto il gotha cittadino. C’erano i dottori Benson e<br />
Tricket, Albert il dentista, gli otto membri del consiglio comunale,<br />
compresi Tully e Jed, il sindaco, i dipendenti dell’agenzia di<br />
promozione turistica, l’intera dirigenza scolasti-ca, i nove<br />
commissari di contea, i volontari della Historical Society, tre<br />
commercialisti, tutto il personale di Herbs, il barista del Lookilu,<br />
il barbiere e persino Toby, che per campare svuotava i pozzi<br />
neri, e ora si era messo tutto in tiro. La piantagione Lawson non<br />
era tanto affollata nemmeno nel periodo di Natale, quando<br />
veniva sontuosamente decorata e aperta al pubblico il primo<br />
venerdì di dicembre.<br />
E stavolta era diverso. Non si trattava di una festa tra amici e<br />
conoscenti, che si riunivano per stare in compagnia prima della<br />
frenetica maratona natalizia. Quella era una serata in onore di una<br />
persona che non aveva niente a che fare con la città, e a cui non<br />
importava affatto di loro. Peggio ancora, pur essendo lì in veste<br />
ufficiale, Rodney si rese conto all’improvviso che avrebbe anche
potuto fare a meno di stirarsi la camicia e lucidarsi le scarpe,<br />
perché tanto Lexie non lo avrebbe neanche notato.<br />
Sapeva tutto. Dopo che Doris era tornata da Herbs per<br />
preparare la cena, il sindaco era passato al ristorante e le aveva<br />
comunicato la terribile notizia di Jeremy e Lexie. Rachel gli aveva<br />
telefonato immediatamente. In questo senso lei era sempre molto<br />
carina; era al corrente di ciò che provava per Lexie e non lo<br />
aveva mai preso in giro, come tanta altra gente. Aveva avuto<br />
l’impressione che nemmeno lei fosse rimasta entusiasta del fatto<br />
che Lexie e Jeremy sarebbero arrivati insieme, ma Rachel era più<br />
brava a nascondere i suoi veri sentimenti mentre in quel momento<br />
lui avrebbe voluto essere altrove. Tutto di quella sera lo metteva<br />
di cattivo umore.<br />
Soprattutto la reazione della città. A quanto ricordava, i suoi<br />
concittadini non erano stati altrettanto esaltati da quando il<br />
Raleigh News & Observer aveva inviato un reporter per<br />
scrivere un articolo su Jumpy Walton e il suo tentativo di emulare<br />
i fratelli Wright. Jumpy, che non aveva tutte le rotelle a posto,<br />
voleva costruire una copia del famoso biplano per celebrare il<br />
centenario dell’avia-zione a Kitty Hawk. Aveva dichiarato di<br />
aver quasi finito il prototipo, ma quando, tutto orgoglioso, aveva<br />
aperto la porta del fienile per mostrare la sua creazione, il<br />
giornalista si era reso conto che lui 76<br />
non aveva la più pallida idea di quello che stava facendo.<br />
L’aeroplano nel fienile somigliava a un gigantesco pollo di fil di
L’aeroplano nel fienile somigliava a un gigantesco pollo di fil di<br />
ferro e assi di compensato.<br />
E adesso la città scommetteva sull’esistenza dei fantasmi nel<br />
cimitero e sulla capacità di City Boy di mettere il mondo ai loro<br />
piedi con quella notizia. Rodney ne dubitava molto. E<br />
sinceramente non gli fregava niente che il mondo venisse lì o<br />
meno, finché Lexie rimaneva parte del suo mondo.<br />
Dall’altra parte della città, più o meno alla stessa ora, Lexie uscì<br />
sulla veranda proprio mentre Jeremy risaliva il vialetto con un<br />
mazzo di fiori di campo. Pensiero gentile, pensò lei, sforzandosi<br />
di mascherare il nervosismo che l’aveva torturata fino a pochi<br />
minuti prima.<br />
Essere una donna a volte era faticoso, e quella sera lo era stato<br />
più del solito. Per prima cosa, ovviamente, c’era stata la<br />
questione di decidere se si trattasse di un vero appuntamento,<br />
oppure no.<br />
Certo, era più simile a un appuntamento della loro uscita a<br />
pranzo, ma non era esattamente una cena a lume di candela per<br />
due e non era più sicura di aver fatto bene ad accettare. E poi,<br />
c’era il problema dell’abbigliamento e di quale immagine voleva<br />
dare di sé, non solo a Jeremy, ma a tutti quelli che li avrebbero<br />
visti insieme. Se a questo si aggiungeva il fatto che si sentiva più a<br />
suo agio con i jeans e non aveva intenzione di mettere niente di<br />
scollato, le cose si complicavano al punto che alla fine aveva
gettato la spugna. E così aveva optato per una mise<br />
professionale: tailleur pantalone marrone e camicia avorio.<br />
Ed ecco che adesso lui si presentava disinvolto con il suo look<br />
casual, come se si trattasse di una serata qualunque.<br />
«Hai trovato casa mia», osservò Lexie.<br />
«Non è stato difficile», replicò Jeremy. «Mi avevi fatto vedere<br />
dove abitavi da Riker’s Hill, ricordi?» Le porse i fiori. «Per te.»<br />
Lei li prese sorridendo. Era incantevole. E anche sexy. Ma<br />
«incantevole» gli parve più appro-priato.<br />
«Grazie», disse. «Com’è andata la lettura dei diari?»<br />
«Bene», rispose lui. «Ma non ho trovato niente di eccezionale in<br />
quelli che ho letto finora.»<br />
«Non ti scoraggiare», lo spronò con un sorriso. «Chissà che<br />
cosa troverai.» Odorò i fiori. «Sono molto belli. Dammi un<br />
secondo per metterli in un vaso e prendere il cappotto, e sono<br />
pronta.»<br />
Jeremy spalancò le braccia. «Ti aspetto qui.»<br />
Un paio di minuti dopo erano a bordo della sua macchina e si<br />
dirigevano dalla parte opposta rispetto al cimitero. La nebbia si<br />
andava infittendo e Lexie guidava Jeremy sulle strade secondarie
andava infittendo e Lexie guidava Jeremy sulle strade secondarie<br />
finché imboccarono un lungo viale fiancheggiato da querce<br />
centenarie. A un certo punto lui rallentò avvicinandosi a<br />
un’imponente siepe che immaginò delimitasse una rotonda. Si<br />
chinò in avanti sul volante, non sapendo da che parte svoltare.<br />
«Forse ti converrebbe parcheggiare qui», suggerì Lexie. «Dubito<br />
che troveresti posto più avanti, e poi così potremo andarcene<br />
senza problemi quando vogliamo.»<br />
«Sei sicura? Non si vede ancora la casa.»<br />
«Fidati», replicò lei. «Secondo te, per quale ragione mi sono<br />
portata il cappotto?»<br />
Lui ebbe un attimo di esitazione, poi accettò il consiglio. Perché<br />
no? si disse. Pochi istanti dopo camminava nella nebbia mentre al<br />
suo fianco Lexie, infreddolita, si stringeva al collo il bavero del<br />
cappotto. Costeggiarono la siepe curva e all’improvviso si<br />
trovarono davanti la vecchia dimora ge-orgiana illuminata a<br />
giorno.<br />
Ma non fu la casa ad attirare per prima l’attenzione di Jeremy,<br />
bensì la selva di automobili. Ce n’erano a decine, parcheggiate<br />
qua e là, i musi puntati in tutte le direzioni, come se fossero<br />
pronte a una fuga precipitosa. Molte altre vagavano nei paraggi<br />
alla ricerca di un seppur minimo spazio dove fermarsi.<br />
Jeremy si fermò a guardare la scena.
Jeremy si fermò a guardare la scena.<br />
«Credevo che fosse una piccola riunione tra amici.»<br />
77<br />
Lexie annuì. «Questa è la versione del sindaco di una riunione<br />
per pochi intimi. Non dimenticare che conosce quasi tutti nella<br />
contea.»<br />
«E tu sapevi che sarebbe stato così?»<br />
«Certo.»<br />
«Perché non me lo hai detto?»<br />
«Come non mi stanco di ripeterti, tu continui a dimenticarti di<br />
chiedere. E poi, credevo che lo sapessi.»<br />
«Come potevo immaginare quello che aveva in mente?»<br />
Lei sorrise, lo sguardo rivolto alla casa. «Fa una certa<br />
impressione, vero? Anche se non so se te lo meriti.»<br />
Lui sbuffò, divertito. «Sai una cosa, comincio ad apprezzare sul<br />
serio il tuo fascino del Sud.»<br />
«Grazie. E non devi preoccuparti per stasera. Non sarà<br />
stressante come temi. Tutti saranno gentili con te e, in ogni caso,<br />
ricorda che sei l’ospite d’onore.»
icorda che sei l’ospite d’onore.»<br />
Doris doveva essere la cuoca più organizzata ed efficiente del<br />
mondo, pensò Rachel, visto che era riuscita a preparare la cena<br />
in tempo e senza intoppi. E ora, invece di essere relegata in<br />
cucina a spignattare per tutta la sera, lei poteva aggirarsi tra la<br />
folla con il suo abito da sera simil-Chanel.<br />
Quando scorse Rodney che si avvicinava al portico, rimase a<br />
guardarlo ammirata.<br />
L’uniforme pulita e stirata gli dava un’aria marziale, sembrava<br />
uno di quei marine che si vedevano nei manifesti della Seconda<br />
guerra mondiale appesi nella sede dei veterani. Molti altri poliziotti<br />
avevano troppe birre e troppe cosce di pollo intorno alla<br />
vita, e invece Rodney, durante le ore libere, si allenava<br />
seriamente nella palestra che aveva allestito in garage. Dato che<br />
teneva la saraci-nesca alzata, certe volte, tornando a casa dal<br />
lavoro, lei si fermava lì a chiacchierare con lui, dato che erano<br />
vecchi amici. Le loro famiglie abitavano vicino e sua madre<br />
conservava ancora delle foto di loro due da bambini che<br />
facevano il bagno insieme nella vasca. Non erano molti i vecchi<br />
amici che potevano dire altrettanto.<br />
Prese dalla borsetta il lucidalabbra e se lo passò sulla bocca,<br />
conscia del suo debole per il vicesceriffo. Certo, si erano persi di<br />
vista per un po’, pensò, ma ufficialmente le cose stavano<br />
cambiando. Due estati prima si erano ritrovati seduti vicini al
cambiando. Due estati prima si erano ritrovati seduti vicini al<br />
Lookilu e lei aveva notato la sua espressione mentre seguiva un<br />
servizio in televisione sulla morte di un ragazzino in un incendio a<br />
Raleigh. Vederlo lì, con gli occhi lucidi, l’aveva commossa<br />
profondamente. E poi c’era stata quella volta, a Pa-squa,<br />
quando l’ufficio dello sceriffo aveva organizzato la caccia alle<br />
uova nella Loggia massonica.<br />
Lui l’aveva presa da parte e le aveva rivelato alcuni dei<br />
nascondigli più fantasiosi che era riuscito a escogitare. Sembrava<br />
più emozionato dei bambini, il che contrastava in modo buffo con<br />
i suoi bicipiti scolpiti. Lei allora aveva pensato che sarebbe stato<br />
un marito e un padre ideale.<br />
A ripensarci ora, forse era stato quello il momento in cui i suoi<br />
sentimenti per Rodney erano cambiati. Non si era trattato di un<br />
colpo di fulmine, ma a mano a mano aveva capito che forse<br />
poteva avere qualche chance con lui. Certo, bisognava<br />
considerare che Rodney era cotto di Lexie. Lo era da sempre e<br />
sempre lo sarebbe rimasto; a volte non era facile per lei<br />
accettarlo, mentre in altri casi non le importava più di tanto,<br />
anche se doveva ammettere che si sentiva un po’ delusa.<br />
Mentre avanzava tra la folla, rimpianse di avergli parlato di<br />
Jeremy Marsh a pranzo. Doveva immaginare il motivo del suo<br />
cattivo umore. Ormai in città non si parlava d’altro che di Lexie e<br />
Jeremy. Era stato il droghiere – quello da cui si erano fermati a<br />
comperare da mangiare – a sparare il primo colpo, e poi la
notizia si era diffusa a macchia d’olio dopo che il sindaco aveva<br />
dichiarato che sarebbero arrivati insieme alla riunione. Certo che<br />
le sarebbe piaciuto visitare New York, ma ripensando alla frase<br />
di Jeremy, piano piano si era resa conto che il suo non era stato<br />
un invito vero e proprio, quanto una cosa detta tanto per fare<br />
conversazione. A volte lei dava troppi significati a situazioni del<br />
tutto banali.<br />
E pensare che Jeremy Marsh era così… perfetto.<br />
78<br />
Istruito, intelligente, affascinante, famoso e, soprattutto,<br />
forestiero. In fondo, però, Rachel sentiva che non sarebbe mai<br />
stata alla sua altezza e cominciava a nutrire il deprimente<br />
sospetto che lo sapesse pure Rodney. Quanto a Rodney, viveva<br />
lì, e non aveva intenzione di andarsene, il che da un certo punto<br />
di vista rappresentava un altro vantaggio, e poi doveva<br />
riconoscere che a modo suo anche lui era un uomo responsabile<br />
e attraente.<br />
«Ciao, Rodney», lo salutò con un sorriso.<br />
Lui si voltò a guardarla. «Oh, ciao, Rachel, come va?»<br />
«Bene, grazie. Una gran bella festa, vero?»<br />
«Eccome», rispose l’altro con una nota di sarcasmo nella voce.
«Come va dentro?»<br />
«Bene. Hanno appena issato lo striscione.»<br />
«Che striscione?»<br />
«Quello di benvenuto. Con il nome di Marsh a grandi lettere<br />
azzurre e tutto il resto.»<br />
Rodney esalò un respiro, curvando lievemente le spalle.<br />
«Grandioso», disse.<br />
«Dovresti vedere che cosa ha in serbo il sindaco per lui. Non<br />
solo lo striscione e la cena, ma ha fatto fare anche una copia<br />
delle chiavi della città.»<br />
«L’ho saputo.»<br />
«E ci sono pure i Mahi-Mahi», proseguì lei riferendosi a un<br />
quartetto vacale. I quattro abitavano in città e si esibivano<br />
insieme da quarantatré anni. Sebbene ormai due di loro usassero<br />
il bastone e uno soffrisse di un tic nervoso che lo costringeva a<br />
stare sul palco a occhi chiusi, erano ancora il gruppo musicale<br />
più famoso nel raggio di cento chilometri.<br />
«Grandioso», ripeté Rodney.<br />
Il suo tono la colpì. «Scommetto che tu preferiresti non sapere<br />
niente, vero?»
niente, vero?»<br />
«Infatti.»<br />
«E allora, perché sei venuto?»<br />
«Mi ah convinto Tom. Un giorno o l’altro imparerò a capire le<br />
sue intenzioni prima che apra bocca.»<br />
«Vedrai che andrà tutto bene», lo consolò lei. «Voglio dire, hai<br />
visto quanta gente c’è stasera, e vogliono tutti parlare con<br />
Jeremy. Vedrai che lui e Lezie non potranno appartarsi in un<br />
angolino co-me se niente fosse. Scommetto che non riusciranno<br />
a scambiarsi nemmeno dieci parole in tutta la serata. E tanto<br />
perché tu lo sappia, ti ho messo da parte un piatto di cibarie, nel<br />
caso fossi troppo occupato per andare a prendere qualcosa al<br />
buffet.»<br />
Rodney ci rifletté su, poi sorrise. Rachel pensava sempre a lui.<br />
«Grazie, Rach.» Per la prima volta si accorse di com’era vestita<br />
e notò i cerchietti d’oro che aveva alle orecchie. «Sei carina,<br />
stasera», aggiunse.<br />
«E tu sei gentile.»<br />
«Vuoi restare qui a farmi compagnia per un po’?»<br />
Lei sorrise a sua volta. «Volentieri.»
Jeremy e Lexie si insinuarono tra le auto parcheggiate avanzando<br />
verso la casa con il fiato che si condensava per il freddo. A un<br />
certo punto lui vide che la gente in arrivo si fermava sulla porta<br />
prima di entrare, e impiegò solo un istante a riconoscere Rodney<br />
Hopper in piedi lì davanti. Anche Rodney si accorse di lui nello<br />
stesso momento e il suo sorriso si trasformò in una smorfia.<br />
Persino da lontano appariva grosso, geloso e, soprattutto,<br />
armato, e Jeremy non si sentiva affatto tranquillo.<br />
Lexie seguì il suo sguardo. «Oh, non ti preoccupare per<br />
Rodney», gli disse. «Sei con me.»<br />
«È proprio questo che mi preoccupa», ribatté lui. «Ho<br />
l’impressione che non sia affatto felice di vederci arrivare<br />
insieme.»<br />
Lexie non poteva dargli torto, ma se non altro la rassicurava il<br />
fatto che Rodney era in compagnia di Rachel. Lei aveva la<br />
capacità di tenerlo calmo e spesso aveva pensato che fosse la<br />
donna perfetta per lui. Tuttavia, non aveva ancora trovato il<br />
modo di affrontare la conversazione senza ferirlo.<br />
79<br />
«Se preferisci, lascia che sia io a parlare», suggerì a Jeremy.<br />
«Contavo su questo.»
Il volto di Rachel s’illuminò mentre loro si avvicinavano ai<br />
gradini.<br />
«Ehi, ciao!» esclamò. Quando furono vicini, accarezzò la giacca<br />
di Lexie. «Sei un incanto, Lex.»<br />
«Grazie, Rachel!», rispose lei. «Anche tu stai benissimo.»<br />
Jeremy non disse niente, continuava a fissare il pavimento per<br />
evitare le occhiatacce che Rodney lanciava nella sua direzione.<br />
Nell’improvviso silenzio che seguì, le due donne si scambiarono<br />
uno sguardo d’intesa, poi Rachel fece un passo avanti.<br />
«Ed ecco qui il signor Famoso Giornalista», cinguettò.<br />
«Scommetto che stasera avrà tutte le donne ai suoi piedi.» Gli<br />
rivolse un sorriso smagliante. «Scusa, Lexie, ma mi permetti di<br />
accompagnarlo dentro? So che il sindaco lo sta aspettando.»<br />
«Vai pure», rispose lei. Poi si rivolse a Jeremy: «Ti raggiungo tra<br />
un minuto».<br />
Rachel lo prese sottobraccio e, prima che lui se ne rendesse<br />
conto, lo trascinò via. «Dimmi un po’, hai mai visto una<br />
piantagione del Sud così bella?» gli chiese.<br />
«Veramente no», rispose Jeremy chiedendosi se stava per essere<br />
condotto nella fossa dei leoni.
Mentre si allontanavano, Lexie inviò un silenzioso grazie<br />
all’amica, che le strizzò l’occhio.<br />
Poi si rivolse a Rodney.<br />
«Non è come pensi tu», cominciò, ma lui alzò le mani per<br />
fermarla.<br />
«Senti», disse, «non devi giustificarti con me. Ci sono già<br />
passato, ricordi?»<br />
Lei capì che stava parlando del Ragazzo di Chicago, e il suo<br />
primo istinto fu di ribattere che questa volta non si sarebbe<br />
lasciata trascinare dalle emozioni. Però gli aveva già fatto una<br />
promessa simile in passato, quando lui l’aveva gentilmente<br />
avvertita che quel tipo non aveva nessuna intenzione di rimanere<br />
in città.<br />
«Non so che cosa dirti», mormorò in tono colpevole.<br />
«Non mi devi dire niente.»<br />
Infatti, pensò lei. Non stavano insieme, né tra loro c’era mai stata<br />
una storia, eppure chissà perché aveva la strana sensazione di<br />
parlare con un ex marito, subito dopo il divorzio, quando le ferite<br />
erano ancora aperte. Per l’ennesima volta si chiese perché<br />
Rodney non la lasciasse perdere, ma una vocina nella sua testa le<br />
ricordò che era stata lei a tenere accesa la speranza negli ultimi
due anni, anche se da parte sua si trattava più di un bisogno di<br />
sicurezza e di conforto che di un interesse romantico.<br />
«Ecco, tanto perché tu lo sappia, non vedo l’ora che le cose<br />
tornino alla normalità», buttò lì.<br />
«Anch’io», rispose lui.<br />
Rimasero in silenzio e Lexie guardò dall’altra parte,<br />
rimprovarandolo tacitamente di non saper tenere a freno i suoi<br />
sentimenti.<br />
«Rachel è molto carina, vero?» disse tanto per rompere il<br />
ghiaccio.<br />
Rodney chinò il mento sul petto prima di tornare a guardarla. E<br />
per la prima volta quella sera lei vide l’ombra di un sorriso sul<br />
suo volto.<br />
«È vero.»<br />
«Esce ancora con Jim?» domandò lei, riferendosi all’addetto alle<br />
disinfestazioni. Durante le vacanze li aveva visti insieme sul<br />
furgone verde con l’enorme blatta sopra, mentre erano diretti a<br />
Greenville per cena.<br />
«No, è finita», rispose Rodney. «Sono usciti una volta soltanto.<br />
Mi ha detto che il furgoncino puzzava di disinfettante e che lei
aveva starnutito tutta la sera.»<br />
Nonostante il nervosismo, Lexie scoppiò a ridere. «Certe cose<br />
possono capitare solo a Rachel.»<br />
«Le è passata. E non le è rimasta alcuna amarezza o<br />
risentimento. Lei si rimette sempre in sella, sai com’è.»<br />
«A volte penso che dovrebbe scegliere dei cavalli migliori. O<br />
almeno, senza blatte giganti sul tetto del furgone.»<br />
80<br />
Lui rise, come se pensasse la stessa cosa. I loro occhi si<br />
incrociarono per un istante, poi Lexie voltò la testa e si scostò<br />
una ciocca di capelli dietro l’orecchio.<br />
«Adesso sarà meglio che vada dentro», disse.<br />
«Lo so», replicò lui.<br />
«Tu non vieni?»<br />
«Non ho ancora deciso, non ho intenzione di trattenermi a lungo.<br />
E poi, sono in servizio. La contea è grande e c’è solo Bruce di<br />
pattuglia in questo momento.»<br />
Lei annuì. «Be’, se non ci vediamo dopo, allora ti saluto. Stammi<br />
bene, d’accordo?»
«Sicuro. Arrivederci.»<br />
Lei fece un passo verso la porta.<br />
«Ehi, Lexie?»<br />
Si voltò. «Sì?»<br />
Lui degluttì. «Anche tu sei carina.»<br />
La tristezza con cui pronunciò quelle parole le spezzò quasi il<br />
cuore e le fece salire le lacrime agli occhi. «Grazie», rispose.<br />
Rachel e Jeremy si mantennero ai margini della folla mentre lei gli<br />
mostrava i ritratti dei vari membri della famiglia Lawson, che non<br />
solo si assomigliavano nelle varie generazioni, ma anche tra<br />
maschi e femmine. Gli uomini avevano tratti effeminati e le donne<br />
tendevano a essere mascoli-ne; sembrava quasi che i pittori si<br />
fossero sempre serviti del medesimo modello androgino.<br />
Jeremy apprezzava il fatto che Rachel lo tenesse occupato e in<br />
disparte, anche se si rifiutava di lasciargli il braccio. Sentiva la<br />
gente intorno che parlava di lui, ma non era ancora pronto ad<br />
affron-tarla, anche se la situazione un pochino lo lusingava. Nate<br />
era riuscito a radunare solo un decimo di quelle persone per<br />
celebrare la sua apparizione in TV, e aveva dovuto offrire da<br />
bere a tutti per indurre anche quei pochi a venire.
Lì era diverso. Lì, nell’America di provincia, dove la gente<br />
giocava a bingo, andava al bowling e guardava le repliche di<br />
Matlock in televisione. Da quant’era che non vedeva una tale<br />
quantità di capelli azzurrognoli e vestiti di poliestere? Forse da<br />
sempre, si disse e mentre rifletteva su queste cose, Rachel gli<br />
strinse il braccio per ottenere la sua attenzione.<br />
«Preparati, tesoro. Lo spettacolo sta per cominciare.»<br />
«Come, scusa?»<br />
Lei indicò con la testa verso la folla alle loro spalle.<br />
«Salve, Tom, come va?» disse poi, mostrando quel suo sorriso<br />
Holliwoodiano.<br />
Il sindaco Gherkin era l’unico nella stanza a sudare e la sua<br />
pelata brillava sotto le luci. Non diede segno di sorpresa<br />
vedendoli sottobraccio.<br />
«Rachel! Incantevole come sempre. E così stai mostrando al<br />
nostro ospite l’illustre passato di questa nobile casa?»<br />
«Facciuo del mio meglio», ribatté lei.<br />
«Bene, bene, mi fa piacere.» Scambiarono ancora qualche<br />
chiacchiera di circostanza prima che Gherkin venisse al punto.
«Non vorrei interromperti, visto che sei così gentile da<br />
raccontare la storia della nostra bella piantagione, ma ora<br />
dobbiamo dare inizio alla serata», disse. «Ti spiace?»<br />
«Niente affatto», rispose Rachel, e un attimo dopo il sindaco si<br />
era sostituito a lei al fianco di Jeremy e lo conduceva in mezzo<br />
alla folla.<br />
A mano a mano che avanzavano, la gente taceva e si faceva da<br />
parte come il Mar Rosso al passaggio di Mosè. Alcuni<br />
sgranavano gli occhi, altri allungavano il collo per vedere meglio.<br />
Si alzarono degli oohh e aahh di meraviglia, mentre i presenti<br />
bisbigliavano l’uno con l’altro che doveva essere proprio lui.<br />
«Sono contento che finalmente sia arrivato», disse Gherkin a<br />
denti stretti mentre continuava a sorridere agli astanti. «Per un<br />
attimo mi sono preoccupato.»<br />
81<br />
«Forse dovremmo aspettare Lexie», obiettò Jeremy, cercando di<br />
non arrossire. Tutta quella storia, soprattutto il fatto di essere<br />
scortato dal sindaco come una reginetta del ballo, era un po’<br />
troppo America di provincia per i suoi gusti, per non dire<br />
ridicolo.<br />
«Le ho già parlato e ci aspetta là.»
«Dove là?»<br />
«Lei sta per incontrare il consiglio comunale, naturalmente. Ha<br />
già conosciuto i membri Jed e Tully, ma ce ne sono altri. E poi ci<br />
sono i commissari della contea. Anche loro sono molto lusingati<br />
dalla sua venuta qui. Estremamente lusingati. E non si<br />
preoccupi… tutti sono pronti a darle le loro testimonianze sui<br />
fantasmi. Ha con sé il registratore, vero?»<br />
«Ce l’ho in tasca.»<br />
«Bene, bene. Mi fa piacere. E…» Per la prima volta distolse lo<br />
sguardo dalla folla per rivolgerlo a lui. «Immagino che stasera si<br />
recherà al cimitero…»<br />
«In effetti, è così e a questo proposito vorrei essere sicuro…»<br />
Gherkin riprese a parlare come se non l’avesse sentito, mentre<br />
annuiva e salutava con la mano la folla. «Vede, in qualità di<br />
sindaco ritengo mio dovere assicurarle che non ha niente da<br />
temere dall’incontro con quegli spiriti. Certo, sono uno<br />
spettacolo unico. Farebbero svenire anche un elefante.<br />
Ma finora nessuno ha riportato danni, a sccezione di Bobby Lee<br />
Howard, che dopo è andato a sbattere contro un cartello<br />
stradale. L’incidente, però, non è attribuibile a quello che aveva<br />
visto, quanto al fatto che si era scolato una confezione da dodici<br />
lattine di birra prima di mettersi al volante.»
«Ah», fece Jeremy, cominciando a imitare i gesti del sindaco<br />
verso la folla. «Lo terrò presente.»<br />
Lexie era lì ad attenderlo e lui tirò un sospiro di sollievo quando<br />
vide che lei gli si metteva al fianco mentre veniva presentato<br />
all’èlite del potere locale. La maggior parte di loro si dimostrò<br />
amichevole – sebbene Jed fosse rimasto a braccia conserte con<br />
aria torva – ma lui continuava a guardare Lexie con la coda<br />
dell’occhio. Gli sembrava distratta e si chiedeva che cosa fosse<br />
successo tra lei e Rodney.<br />
Nelle tre ore successive Jeremy non ebbe modo di scoprirlo, né<br />
di rilassarsi, perché la serata prese l’antiquata forma di una<br />
convention politica. Dopo l’incontro con il consiglio – tutti i<br />
membri, escluso Jed, sembravano essere stati imbeccati dal<br />
sindaco e gli ripeterono che quella poteva diventare «la storia più<br />
sensazionale di tutti i tempi», eicordandogli che «il turismo è<br />
importante per questa città» – venne condotto sul palco<br />
addobbato da uno striscione con su scritto: BENVENUTO<br />
JEREMY MARSH!<br />
Tecnicamente non era un vero e proprio palco, ma un lungo<br />
tavolo di legno coperto da una tova-glia rossa di raso lucido.<br />
Lui, imitato da Gherkin, usò una sedia per salirci e si trovò di<br />
fronte a un mare di facce sconosciute. Una volta placato il<br />
clamore della folla, il sindaco fece un lungo discorso introduttivo,<br />
elogiandolo per la sua professionalità e onestà, come se lo
elogiandolo per la sua professionalità e onestà, come se lo<br />
conoscesse da sempre. Inoltre non citò solo l’apparizione<br />
televisiva a Primetime Live – che suscitò sorrisi e cenni<br />
d’assenso, oltre a un’altra serie di oohh e aahh – ma anche una<br />
serie di articoli di successo scritti da lui, compreso un pezzo per<br />
Atlantic Monthly sulle ricerche scientifiche condotte a Fort<br />
Detrick per produrre armi biologiche. Jeremy doveva<br />
riconoscere che, malgrado il suo atteggiamento un po’ goffo, il<br />
sindaco si era preparato accuratamente e sapeva come lusingare<br />
qualcuno. Alla fine della prolusione gli vennero consegnate le<br />
chiavi della città mentre i Mahi-Mahi – che erano in piedi su un<br />
altro tavolo lungo la parete vicina – intonarono una serie di<br />
canzoni: «Carolina on My Mind», «New York, New York» e,<br />
forse la scelta più appropriata, il tema del film Ghostbusters.<br />
Rimase stupito di scoprire che i Mahi-Mahi non cantavano<br />
affatto male, anche se per lui restava un mistero come avessero<br />
fatto a salire sul tavolo. La gente li adorava, e per un attimo<br />
anche Jeremy si sorprese a sorridere e a divertirsi veramente.<br />
Dal basso Lexie gli strizzò l’occhio e questo rese la situazione<br />
ancora più surreale.<br />
Il sindaco poi lo condusse in un angolo, dove c’era una poltrona<br />
dietro un tavolino antico. Con il registratore acceso, Jeremy<br />
passò il resto della serata ad ascoltare una testimonianza dietro<br />
l’altra 82<br />
sull’incontro con i fantasmi. Gherkin aveva fatto mettere in fila le
sull’incontro con i fantasmi. Gherkin aveva fatto mettere in fila le<br />
persone, che chiacchieravano animatamente tra loro in attesa del<br />
proprio turno, come se fossero lì per chiedere un autografo.<br />
Purtroppo, la maggior parte delle storie che ascoltò non<br />
combaciavano. Tutti sostenevano di aver visto le luci, ma<br />
ciscuno0 le descriveva in maniera diversa. Alcuni giuravano che<br />
avevano forma umana, altri che assomigliavano a luci<br />
stroboscopiche. Un uomo disse che ricordavano un costu-me da<br />
fantasma di Halloween, con tanto di lenzuolo. Il più originale fu<br />
un tizio chiamato Joe, che raccontò di aver visto le luci più di una<br />
decina di volte e dichiarò autorevolmente che erano identi-che<br />
all’insegna di Piggly Wiggly, sulla Route 54 nei pressi di<br />
Vanceboro.<br />
Lexie rimase nei paraggi a chiacchierare con varie persone e i<br />
loro sguardi a volte si incontrava-no. Allora lei gli sorrideva<br />
complice, facendo una smorfia buffa, come per dirgli: Hai visto<br />
in che pasticcio ti sei cacciato?<br />
Era diversa da tutte le donne che aveva incontrato negli ultimi<br />
anni, rifletté Jeremy. Non gli na-scondeva le sue opinioni, non<br />
cercava di fare colpo su di lui, né si mostrava impressionata dai<br />
risultati professionali che aveva finora ottenuto. Al contrario,<br />
sembrava valutarlo per ciò che era oggi –<br />
adesso – senza prendere in considerazione né il passato né il<br />
futuro.
A pensarci bene, si disse, quello era uno dei motivi per cui lui<br />
aveva sposato Maria. Non si trattava solo dell’ondata di<br />
emozioni provata la prima volta che avevano fatto l’amore; a<br />
convincerlo che fosse la donna giusta, erano stati piuttosto i<br />
piccoli gesti quotidiani. La sua franchezza nei confronti degli altri,<br />
il modo ferreo in cui l’affrontava quando commetteva qualche<br />
errore, la pazienza con cui lo ascoltava mentre lui camminava<br />
avanti e indietro alle prese con un problema. E sebbene con<br />
Lexie non avesse condiviso nessuna delle banali difficoltà della<br />
vita di tutti i giorni, Jeremy non riusciva a scacciare l’idea che<br />
anche lei, se lo avesse voluto, sarebbe stata brava a risolverle.<br />
Notò che Lexie nutriva un affetto sincero per la gente della sua<br />
città e sembrava genuinamente interessata a quello che dicevano.<br />
Il suo atteggiamento disponibile indicava che non aveva fretta di<br />
correre via, né di interrompere l’interlocutore, e non si faceva<br />
problemi a ridere di gusto se qualcosa la divertiva. Di tanto in<br />
tanto abbracciava qualcuno, poi gli prendeva le mani e<br />
mormorava una frase del tipo: «Sono tanto felice di rivederti». Il<br />
fatto poi che non si rendesse conto di essere fuori del comune,<br />
né che i più la ritenevano tale, gli ricordava una sua vecchia zia<br />
che era stata sempre la ben-voluta nelle cene di famiglia, per via<br />
della sua capacità di dedicarsi completamente agli altri.<br />
Quando infine si alzò dalla poltrona per sgranchirsi le gambe,<br />
Jeremy vide Lexie che gli andava incontro con un’andatura<br />
sottilmente seducente. E mentre la guardava ci fu un istante, uno
sottilmente seducente. E mentre la guardava ci fu un istante, uno<br />
solo, in cui gli parve che quella scena non stesse avvenendo<br />
adesso, ma nel futuro, solo un’altra piccola riunione tra amici in<br />
una lunga serie di riunioni in una minuscola città del Sud in mezzo<br />
al nulla.<br />
83
10<br />
Mentre la gente cominciava ad andarsene, Jeremy rimase per un<br />
momento a chiacchierare sul portico con Gherkin. Lexie e Doris<br />
erano lì in piedi accanto a loro.<br />
«Spero che la serata sia stata di suo gradimento», disse il<br />
sindaco, «e che le abbia permesso di approfondire la storia dei<br />
fantasmi.»<br />
«La ringrazio di tutto, ma non c’era bisogno che vi deste tanta<br />
pena per me», protestò Jeremy.<br />
«Sciocchezze», tagliò corto Gherkin. «Era il minimo che<br />
potessimo fare. E poi, volevo che si rendesse conto di cosa<br />
siamo capaci in questa città quando ci mettiamo in testa un’idea.<br />
Si immagini solo come accoglieremmo quelli della televisione.<br />
Naturalmente, potrà avere un altro assaggio del folclore locale<br />
questo fine settimana. La tranquilla atmosfera di provincia, la<br />
sensazione di fare un viaggio all’indietro nel tempo visitando le<br />
vecchie dimore. È qualcosa di incredibile.»<br />
«Non ne dubito», commento Jeremy.<br />
Gherkin sorrise. «Bene. Mi scusi, ma ora devo tornare dentro.<br />
Un sindaco non smette mai di lavorare, sa.»
«Capisco», ribatté Jeremy. «E grazie per queste», aggiunse,<br />
mostrando le chiavi della città.<br />
«Si figuri, è stato un piacere. Se le merita.» Gherkin gli strinse la<br />
mano. «Però non si faccia venire strane idee. Guardi che non<br />
servono per aprire il caveau della banca, si tratta più che altro di<br />
un gesto simbolico.»<br />
Il sindaco se ne andò e le due donne si avvicinarono ridendo.<br />
Guardandole, lui si accorse che Doris aveva l’aria stanca.<br />
«Chessorpresa», esclamò lei.<br />
«Che cosa?» chiese Jeremy.<br />
«Tu e i tuoi raffinati modi cittadini.»<br />
«Come?»<br />
«Dovevi sentire cosa dicevano di te, ragazzo», lo stuzzicò Doris.<br />
«Fortuna che io avevo capito com’eri fin dal principio.»<br />
Jeremy sorrise con aria impacciata. «È stato tutto un po’<br />
bizzarro, vero?»<br />
84<br />
«Puoi ben dirlo», confermò lei. «Il mio gruppo di studi biblici ha<br />
parlato per tutta la sera di quanto sei bello. Ce n’erano un paio
parlato per tutta la sera di quanto sei bello. Ce n’erano un paio<br />
che volevano che ti trasferissi a casa loro, ma per fortuna sono<br />
riuscita a dissuaderle. E poi non credo che i mariti sarebbero<br />
stati troppo contenti.»<br />
«Te ne sono grato.» Quella sera durante la festa erano passati<br />
con naturalezza a darsi del tu.<br />
«Hai mangiato abbastanza? Se hai fame posso trovarti ancora<br />
qualcosa da mettere sotto i denti.»<br />
«No, sto bene, grazie.»<br />
«Sicuro? La notte è ancora giovane, giusto?»<br />
«Sono a posto», le assicurò lui. Nel silenzio che seguì, Jeremy si<br />
guardò intorno e si accorse che la nebbia si era infittita. «A<br />
proposito, forse ora dovrei andare. Non vorrei perdere la mia<br />
occasione di avere un incontro con il soprannaturale.»<br />
«Non preoccuparti. Non ti perdrai le luci», lo tranquillizzò Doris.<br />
«Compaiono solo più tardi, mancano ancora un paio d’ore.»<br />
Poi, con un gesto che lo sorprese, lo abbracciò stancamente.<br />
«Volevo ringraziarti di aver avuto la pazienza di incontrare tutti<br />
quanti. Non capita spesso di trovare un forestiero che sappia<br />
ascoltare come hai fatto tu.»<br />
«Nessun problema. È stato un piacere.»
Jeremy pensò che Doris era molto simile a sua madre e<br />
istintivamente si girò a guardare Lexie, che era cresciuta con<br />
quella donna.<br />
«Sei pronta?» le chiese.<br />
Lexie annuì in silenzio. Baciò Doris sulla guancia, la salutò e si<br />
avviò insieme a lui verso la macchina. I loro passi facevano<br />
scricchiolare la ghiaia. Lei teneva lo sguardo fisso su un punto<br />
lontano e, dopo qualche passo, Jeremy le diede un colpetto<br />
leggero con la spalla.<br />
«Stai bene? Sei taciturna.»<br />
Lexie scorrò la testa, tornando al presente. «È solo che stavo<br />
pensando alla nonna. Stasera si è strapazzata molto e, forse<br />
esagero, ma sono preoccupata per lei.»<br />
«A me è sembrato che stesse bene.»<br />
«Sì, Doris sembra sempre forte. Ma deve imparare a prendere le<br />
cose con più calma. Ha avuto un infarto un paio di anni fa, e<br />
finge che non sia mai successo. E poi l’aspetta un week-end<br />
faticoso.» Jeremy non sapeva che cosa dire; l’idea che Doris non<br />
fosse più che sana non gli aveva nemmeno sfiorato la mente.<br />
Lexie notò il suo disagio e sorrise. «Però si è divertita, questo è<br />
sicuro. Abbiamo potuto parlare con un sacco di persone che non
vedevamo da tempo.»<br />
«Credevo che qui ci si vedesse in continuazione.»<br />
«È vero. Ma tutti sono sempre molto impegnati e non c’è tempo<br />
di fermarsi a parlare come si deve. Stasera, invece, è stato<br />
bello.» Lo guardò. «Doris ha ragione: la gente ti ha apprezzato<br />
sul serio.» Quest’ammissione sembrò sgomentarla e Jeremy la<br />
guardò, infilando le mani in tasca.<br />
«Be’, non capisco perché ti sorprende. Io sono un tipo amabile,<br />
sai.»<br />
Lei alzò gli occhi al cielo, più divertita che contrariata. Alle loro<br />
spalle la casa stava scomparen-do inghiottita dalla nebbia.<br />
«Senti, so che non sono affari miei, ma com’è andata con<br />
Rodney?»<br />
Lexie esitò un istante, poi disse: «Hai ragione, non sono affari<br />
tuoi».<br />
Jeremy si aspettava di vederla sorridere, ma lei era seria. «Te<br />
l’ho chiesto solo perché mi do-mandavo se non fosse il caso di<br />
sgusciare via dalla città con il favore delle tenebre, per evitare<br />
che lui mi fracassi la testa con le sue mani.»<br />
Questo la fece sorridere. «Non ti succederà niente, stai<br />
tranquillo. E poi, spezzeresti il cuore al sindaco se te ne andassi.
tranquillo. E poi, spezzeresti il cuore al sindaco se te ne andassi.<br />
Non tutti i visitatori vengono accolti con una festa del genere e le<br />
chiavi della città.»<br />
«Sono le prime che mi consegnano. In genere, mi toccano solo<br />
lettere minatorie.»<br />
Lei rise di gusto. Era un suono melodioso. Al buio i suoi<br />
lineamenti erano imperscrutabili, e lui ripensò a come l’aveva<br />
vista animata in mezzo ai suoi concittadini.<br />
85<br />
Arrivati alla macchina, le aprì la portiera e lei, nel salire, gli si<br />
strofinò lievemente contro. Chissà se lo aveva fatto in risposta al<br />
suo colpetto di prima oppure se non se n’era nemmeno accorta,<br />
si chiese Jeremy. Fece il giro dell’auto e si mise al volante. Infilò<br />
la chiave nell’accensione, poi ebbe un attimo di esitazione.<br />
«Che cosa c’è?» chiese lei.<br />
«Stavo pensando…» cominciò lui, lasciando la frase a metà.<br />
Le parole sembrarono rimanere sospese dentro l’auto. Lexie<br />
annuì. «Mi è parso di sentire uno squittio.»<br />
«Davvero? Quello che volevo dire è… so che è tardi, ma<br />
verresti al cimitero insieme a me?»
«Nel caso ti spaventassi?»<br />
«Qualcosa del genere.»<br />
Lei guardò l’ora, pensierosa. Oddio…<br />
Non doveva andare con lui. Assolutamente no. Si era già<br />
sbilanciata accompagnandolo a quella serata, e trascorrere un<br />
altro paio d’ore insieme sarebbe stato eccessivo. Sapeva che<br />
non poteva uscirne niente di buono, non c’era motivo per cui<br />
rispondesse di sì. Ma prima che riuscisse a trattenersi le parole le<br />
stavano già uscendo di bocca.<br />
«Va bene, ma vorrei passare da casa per mettermi qualcosa di<br />
più comodo.»<br />
«D’accordo», disse lui. «Trovo anch’io che tu debba metterti più<br />
comoda.»<br />
«Non avevo dubbi», replicò lei ammiccante.<br />
«Adesso non farti strane idee», ribatté lui con finta indignazione.<br />
«Non penso che ci conosciamo ancora abbastanza.»<br />
«È quello che penso anch’io.»<br />
«Sbaglio, o l’ho già sentito da qualche parte?»<br />
«Be’ la prossima volta, stai attento a quello che dici. E tanto
«Be’ la prossima volta, stai attento a quello che dici. E tanto<br />
perché tu lo sappia, non farti strane idee a proposito di stasera.»<br />
«Non ho nessuna idea. La mia mente è del tutto vuota.»<br />
«Sai che cosa intendo.»<br />
«No», obiettò lui candidamente. «Che cosa intendi?»<br />
«Guida e basta, d’accordo? Sbrigati, altrimenti cambio idea.»<br />
«Va bene, va bene», concluse lui girando la chiave. «Certo che a<br />
volte sei proprio insistente.»<br />
«Grazie. Mi hanno detto che è uno dei miei pregi.»<br />
«Chi te l’ha detto?»<br />
«Ti piacerebbe saperlo, vero?»<br />
La Ford avamzava per le strade nebbiose, rese ancor più<br />
spettrali dalla luce lattiginosa dei lampioni. Giunti nel vialetto di<br />
casa sua, Lexie aprì la portiera.<br />
«Aspetta qui», disse scostandosi una ciocca di capelli dietro<br />
l’orecchio. «Faccio in un minuto.»<br />
Lui sorrise, soddisfatto di vederla nervosa.<br />
«Hai bisogno delle mie chiavi della città per aprire la porta? Te le
«Hai bisogno delle mie chiavi della città per aprire la porta? Te le<br />
presto volentieri.»<br />
«No, grazie. E non montarti la testa pensando di essere speciale,<br />
signor Marsh. Anche mia madre ha ricevuto le chiavi della città.»<br />
«Siamo tornati al signor Marsh? E io che pensavo che fossimo<br />
diventati amici.»<br />
«Io invece comincio a pensare che questa serata ti abbia dato<br />
alla testa.»<br />
Scese dall’auto e si richiuse la portiera alle spalle, nella speranza<br />
di aver detto l’ultima parola.<br />
Jeremy rise, trovandola molto simile a se stesso. Non sapendo<br />
resistere alla tentazione, abbassò il sedile dalla parte di lei e si<br />
sporse sul sedile.<br />
«Ehi, Lexie?»<br />
Lei si voltò. «Sì?<br />
«Visto che potrebbe fare freddo stasera, prendi pure una<br />
bottiglia di vino, se vuoi.»<br />
Lei si mise le mani su fianchi. «E perché? Vuoi farmi ubriacare?»<br />
86
Lui sogghignò. «Solo se sei d’accordo anche tu.»<br />
Lei socchiuse gli occhi, ma anche stavolta sembrava più divertita<br />
che risentita. «A parte che non tengo alcolici in casa, ma<br />
comunque avrei detto di no lo stesso.»<br />
«Non bevi?»<br />
«Non molto», rispose lei. «E adesso, aspetta qui», lo ammonì<br />
indicando il vialetto. «M’infilo un paio di jeans.»<br />
«Ti prometto che non cercherò nemmeno di sbirciare dalla<br />
finestra.»<br />
«Ottima idea. Altrimenti dovrei dire a Rodney quello che hai<br />
fatto.»<br />
«Non mi sembra una bella cosa.»<br />
«Fidati», replicò lei, assumendo un’aria severa, «non lo<br />
sarebbe.»<br />
Jeremy la guardò salire il vialetto di casa, convinto più che mai di<br />
non aver conosciuto nessun’altra come lei in vita sua.<br />
Un quarto d’ora dopo si fermarono davanti al cancello di Cedar<br />
Creek. Jeremy aveva parcheggiato in modo che i fari della<br />
macchina illuminassero il cimitero e il suo primo pensiero fu che li
persino la nebbia sembrava diversa. In certi punti appariva densa<br />
e impenetrabile, in altri era una bruma sottile, e la lieve brezza<br />
l’agitava creando lingue tortuose. I rami più bassi dell’enorme<br />
magnolia erano ombre scure e minacciose e le tombe diroccate<br />
aumentavano l’effetto sinistro del luogo. Era buio pesto e non si<br />
scorgeva neppure una scheggia di luna in cielo.<br />
Lasciò acceso il motore della macchina, poi scese e aprì il<br />
bagagliaio. Lexie diede un’occhiata al suo interno e sgranò gli<br />
occhi.<br />
«Sembra che tu abbia dietro l’attrezzatura per costruire una<br />
bomba.»<br />
«No», rispose lui. «Solo qualche strumento di precisione. Noi<br />
maschi amiamo i nostri giocattoli.<br />
Sai com’è.»<br />
«Pensavo ti fossi portato solo una telecamera.»<br />
«In effetti, ne ho quattro.»<br />
«E che cosa te ne fai?»<br />
«Mi servono per riprendere da ogni angolazione, è naturale. Per<br />
esempio, se i fantasmi cammi-nassero nella direzione sbagliata,<br />
rischierei di non vederli in faccia, no?»
Lei ignorò la battuta. «E questo che cos’è?» chiese invece,<br />
indicando un’apparecchiatura elettro-nica.<br />
«Un rivelatore di microonde. E quest’altro», spiegò lui, indicando<br />
uno strumento a fianco, «serve a rilevare l’attività<br />
elettromagnetica.»<br />
«Vuoi scherzare?»<br />
«No», rispose lui. «È tutto scritto nel manuale ufficiale per<br />
acchiappafantasmi. Spesso di rileva un incremento di attività<br />
degli spiriti nelle zone in cui ci sono alte concentrazioni di energia<br />
e questo serve per captare un campo energetico anormale.»<br />
«Ti è mai capitato di registrare un campo energetico anormale?»<br />
«In effetti, sì. Niente meno in una casa che si presumeva fosse<br />
infestata. Sfortunatamente gli spettri non c’entravano proprio<br />
niente. Il forno a microonde del proprietario non funzionava<br />
bene.»<br />
«Ah», fece lei.<br />
Lui la guardò. «Così non vale. Mi rubi le battute.»<br />
«Non mi è venuto in mente nient’altro, scusa.»<br />
«Non importa. Te le cedo volentieri.»
«e perché hai con te tutta questa attrezzatura?»<br />
«Quando voglio confutare la possibile esistenza di fantasmi, devo<br />
usare tutto ciò che utilizzano gli esperti del paranormale. Non<br />
voglio essere accusato di leggerezza e quella gente ha le sue<br />
regole. E poi, scrivere che hai usato un rilevatore<br />
elettromagnetico fa sempre molta impressione. Chi legge pensa<br />
che tu sappia quello che fai.»<br />
«Ed è così?»<br />
87<br />
«Certo. Te l’ho già detto. Seguo il manuale ufficiale.»<br />
Lei scoppiò a ridere. «Allora posso darti una mano? Vuoi che ti<br />
aiuti a portare qualcosa?»<br />
«Porteremo dentro tutta l’attrezzatura. Ma se ritieni che sia<br />
un’attività prettamente maschile, posso cavarmela da solo,<br />
mentre tu ti sistemi le unghie.»<br />
Lei tirò fuori una videocamera e se la mise a tracolla, quindi ne<br />
afferrò un’altra.<br />
«Bene, signor Tutto Muscoli, da che parte?»<br />
«Dipende. Secondo te dove dovremmo piazzarci? Dato che tu
«Dipende. Secondo te dove dovremmo piazzarci? Dato che tu<br />
hai già visto le luci, potresti avere qualche idea.»<br />
Lei indicò verso la magnolia, dove si era diretta la prima volta<br />
che lui l’aveva vista.<br />
«Da quella parte», disse. «Le luci si vedono lì.»<br />
Quel punto era proprio di fronte a Riker’s Hill, sebbene la collina<br />
fosse completamente nascosta dalla nebbia.<br />
«Compaiono sempre nello stesso punto?»<br />
«Non ne ho idea. Ma erano lì quando le ho viste io.»<br />
Nell’ora successiva, mentre Lexie lo riprendeva con una<br />
telecamera, Jeremy preparò l’attrezzatura. Sistemò le altre tre<br />
telecamere sui cavalletti e le posizionò ai vertici di un immaginario<br />
triangolo. Su due di esse applicò dei filtri speciali, poi regolò lo<br />
zoom in modo da inquadrare un’intera area. Verificò il<br />
funzionamento dei telecomandi laser e iniziò a istallare<br />
l’equipaggiamento sonoro.<br />
Attaccò quattro microfoni agli alberi più vicini mentre un quinto<br />
lo mise al centro, dove aveva col-locato anche i rilevatori di<br />
onde elettromagnetiche e di microonde e il registratore.<br />
Mentre si accertava che tutto funzionasse a dovere, si sentì<br />
chiamare da Lexie.
«Ehi, che te ne pare?»<br />
Si girò e vide che aveva inforcato gli occhiali a infrarossi, che le<br />
davano l’aria di un grosso in-setto.<br />
«Molto sexy», rispose. «Direi che hai trovato il tuo stile.»<br />
«Questi occhiali sono favolosi. Vedo tutto qua intorno.»<br />
«Qualcosa di cui dovrei preoccuparmi?»<br />
«A parte un paio di coguari e orsi affamati, mi pare che non ci sia<br />
nessun altro.»<br />
«Ho quasi finito. Devo solo spargere un po’ di farina e tirare il<br />
filo.»<br />
«Farina? Quella per cucinare?»<br />
«Mi serve per assicurarmi che nessuno si avvicini<br />
allequipaggiamento. La farina conserva le im-pronte e il filo mi<br />
rivelerà se qualcuno si è avvicinato.»<br />
«Molto astuto. Però lo sai che siamo soli qui, no?»<br />
«Non si può mai dire», ribatté lui.<br />
«Oh, ma io lo so. Comunque, fai come vuoi mentre continuo a
iprenderti. A proposito, stai venendo benissimo.»<br />
«Con una risata, lui aprì il sacchetto e cominciò a spargere la<br />
farina intorno alle telecamere, cir-condandole con un alone<br />
bianco. Fece lo stesso intorno ai microfoni e al resto<br />
dell’attrezzatura, poi legò il filo a dei rami, in modo da far<br />
formare un ampio quadrilatero, come se si trattasse di circoscrivere<br />
la scena di un crimine. Tirò un secondo filo più in basso<br />
a cui appese dei campanellini. Do-po aver terminato<br />
l’operazione, tornò da Lexie.<br />
«Non immaginavo che fosse così complicato», osservò lei.<br />
«Scommetto che cominci a considerarmi sotto una nuova luce,<br />
con più rispetto, vero?»<br />
«Sinceramente no. stavo solo cercando di fare conversazione.»<br />
Jeremy sorrise, poi indicò verso la macchina. «Vado a spegnere i<br />
fari. Mi auguro solo che tutta questa fatica non sia stata inutile.»<br />
Quando spense il motore, il cimitero piombò nelle tenebre e lui<br />
aspettò qualche istante che i suoi occhi si abituassero all’oscurità.<br />
Purtroppo non fu così, perché il cimitero era più buio di una<br />
grotta. Dopo aver raggiunto a tentoni il cancello, inciampò in una<br />
radice sporgente appena oltre l’ingresso e rischiò di cadere.<br />
«Potrei riavere i miei occhiali a infrarossi?» gridò.
88<br />
«No», fu la risposta di Lexie. «Come ti ho detto, questi occhiali<br />
sono favolosi. E poi, te la cavi benissimo anche senza.»<br />
«Ma non vedo un accidente.»<br />
«Fai qualche passo in avanti. Non ci sono ostacoli.»<br />
Lui si mosse lentamente con le braccia tese davanti a sé.<br />
«E adesso?»<br />
«Stai andando a sbattere contro una cappella, quindi spostati a<br />
sinistra.» Jeremy notò che il suo tono era un po’ troppo ironico.<br />
«Ne sei proprio sicura?»<br />
«Lo vuoi il mio aiuto, o no?»<br />
«Veramente rivorrei i miei occhiali», rispose lui, quasi<br />
implorando.<br />
«Dovrai venire a prenderteli.»<br />
«Potresti venire tu a portarmeli.»<br />
«Sì, potrei, ma non mi va. È molto più divertente vederti andare<br />
in giro come uno zombie.
in giro come uno zombie.<br />
Adesso vai a sinistra. Ti dirò io quando fermarti.»<br />
Il gioco andò avanti finché lui non la raggiunse e si mise seduto<br />
accanto a lei. Lexie allora si sfilò gli occhiali sogghignando.<br />
«Ecco», gli disse, porgendoglieli.<br />
«Grazie mille, davvero.»<br />
«Figurati. È stato un piacere.»<br />
Nella mezz’ora successiva Jeremy e Lexie si scambiarono<br />
impressioni sulla serata. Lui non riusciva a scorgere il suo viso,<br />
ma sentiva il calore della sua presenza nell’oscurità.<br />
Cambiando argomento, a un certo punto le chiese: «Raccontami<br />
di quando hai visto le luci. Stasera ho ascoltato la testimonianza<br />
di tutti gli altri».<br />
Sebbene i suoi lineamenti fossero in ombra, Jeremy ebbe<br />
l’impressione che la domanda l’avesse trasportata indietro nel<br />
tempo, facendo riemergere un ricordo doloroso.<br />
«Avevo otto anni», disse lei con un filo di voce, «e in quel<br />
periodo continuavo ad avere degli incubi sui miei genitori. Doris<br />
teneva appesa al muro la foto del loro matrimonio e, in sogno, io<br />
me li vedevo sempre vestiti così: la mamma con l’abito bianco,
papà in smoking. Solo che erano intrap-polati nella macchina<br />
finita nel fiume. Era come se io li guardassi dall’esterno dell’auto<br />
e leggessi il panico e la paura sui loro volti mentre l’acqua<br />
riempiva l’abitacolo. La mamma aveva un’espressione molto<br />
triste, sapeva che per loro era la fine, e all’improvviso la<br />
macchina cominciava a inabbis-sarsi più velocemente mentre io<br />
l’osservavo dall’alto.»<br />
La sua voce era stranamente priva di emozione. Sospirò.<br />
«Mi svegliavo gridando. Non so quante volte sia capitato, ma<br />
doveva essere successo abbastanza spesso da far pensare a<br />
Doris che non si trattasse di una fase passeggera. Suppongo che<br />
altri genitori mi avrebbero portato da uno psicologo, e invece<br />
lei… ecco, una notte mi svegliò, mi disse di vestirmi e di mettere<br />
un giaccone pesante, e poi mi trovai qui. Mi promise che<br />
avremmo visto qualcosa di meraviglioso…<br />
«Ricordo che era una notte buia come questa e Doris mi teneva<br />
per mano perché non inciampas-si. Avanzammo tra le lapidi, poi<br />
ci mettemmo sedute ad aspettare finché non ci fu un chiarore e<br />
comparvero le luci. Sembravano animate da una forza viva…<br />
tutto intorno a noi brillava, finché le luci svanirono di nuovo.<br />
Allora tornammo a casa.»<br />
Lui la sentì rabbrividire al suo fianco. «Anche se ero piccola,<br />
avevo capito che cosa era successo e dopo non riuscii più a<br />
prendere sonno, perché sapevo di avere appena visto gli spiriti
prendere sonno, perché sapevo di avere appena visto gli spiriti<br />
dei miei genitori. Era come se fossero venuti a trovarmi. In<br />
seguito, non ebbi più incubi su di loro.»<br />
Jeremy rimase in silenzio.<br />
Lei si chinò in avanti verso di lui. «Mi credi?»<br />
89<br />
«Sì», rispose. «Davvero. E anche se non ti conoscessi, la tua<br />
storia sarebbe quella che mi ha colpito di più questa sera.»<br />
«Tanto per mettere le cose in chiaro, non vorrei che la mia<br />
esperienza finisse in un articolo.»<br />
«Ne sei sicura? Potresti diventare famosa.»<br />
«Preferisco di no. Ho appena visto come un po’ di celebrità<br />
possa rovinare una persona.»<br />
Lui rise. «Dato che stiamo parlando in privato, posso chiederti se<br />
sono stati i tuoi ricordi a spin-gerti a venire qui con me stasera?<br />
Oppure era perché volevi goderti la mia esuberante<br />
compagnia?»<br />
«Di sicuro non la seconda», rispose lei, e già mentre lo diceva<br />
capì che non era vero. Pensava che se ne rendesse conto anche<br />
lui, ma nei brevi istanti di silenzio che seguirono intuì che era
imasto male.<br />
«Scusami», disse.<br />
«Non preoccuparti», tagliò corto lui. «Non dimenticare che ho<br />
cinque fratelli maggiori. Tra noi ragazzi era normale essere<br />
schietti fino alla brutalità, perciò ci sono abituato.»<br />
Lei si raddrizzò. «Be’, per rispondere alla tua domanda… può<br />
darsi che volessi rivedere le luci.<br />
Per me hanno sempre rappresentato una fonte di conforto.»<br />
Jeremy raccolse un bastoncino da terra e lo lanciò lontano.<br />
«Tua nonna è stata molto perspicace ad agire così.»<br />
«Lo è ancora.»<br />
«Hai ragione», convenne lui e proprio in quel momento Lexie si<br />
mosse, come se si allungasse per vedere qualcosa in lontananza.<br />
«Credo che dovresti accendere la tua attrezzatura», disse.<br />
«Perché?»<br />
«Perché stanno arrivando. Non te ne sei accorto?»<br />
Lui stava per fare una battuta sul fatto che era «a prova di
fantasmi», quando si rese conto che ora riusciva a vedere non<br />
soltanto Lexie, ma anche le telecamere. E persino il sentiero<br />
verso la macchina. La luce stava aumentando per davvero, o no?<br />
«Ci sei?» lo incalzò lei. «Guarda che ti stai perdendo la tua<br />
grande occasione.»<br />
Jeremy aguzzò la vista, per assicurarsi che gli occhi non gli<br />
facessero qualche brutto scherzo, poi puntò il telecomando verso<br />
ciascuna delle telecamere. In lontananza si accesero le spie rosse<br />
della registrazione. Lui stava ancora cercando di elaborare il<br />
fatto che in effetti stava accadendo qualcosa, lì.<br />
Si guardò intorno, alla ricerca di auto di passaggio o di case<br />
illuminate, e quando tornò a fissare le videocamere stabilì che<br />
quello non era un parto della sua immaginazione. Gli apparecchi<br />
erano più visibili, e ora sporgeva persino il rilevatore di onde<br />
elettromagnetiche al centro del triangolo.<br />
Afferrò gli occhiali a infrarossi.<br />
«Non ti serviranno», disse Lexie.<br />
Lui se li mise lo stesso, e il mondo prese un alone verdastro<br />
fosforescente. A mano a mano che la luce aumentava, la nebbia<br />
cominciava ad assumere forme circolari.<br />
Jeremy guardò l’ora: erano le 11:44:10. L’avrebbe tenuto a<br />
mente. Si chiese se non fosse sorta la luna… ne dubitava, ma ne
mente. Si chiese se non fosse sorta la luna… ne dubitava, ma ne<br />
avrebbe controllato le fasi una volta tornato nel suo bungalow al<br />
Green-leaf.<br />
Ora però aveva altro di cui preoccuparsi. La nebbia, come<br />
aveva raccontato Lexie, continuava a rischiararsi e lui si sfilò gli<br />
occhiali per guardare a occhio nudo. Il chiarore era lo stesso,<br />
anche se il suo aumento era più evidente con gli occhiali. Non<br />
vedeva l’ora di confrontare le diverse immagini registrate dalle<br />
videocamere, ma per il momento poteva solo stare lì a osservare<br />
di persona il fenomeno.<br />
Trattenendo il fiato, vide la nebbia davanti a loro farsi sempre più<br />
argentea prima di passare a un giallo pallido, quindi a un bianco<br />
opaco e infine a una luminosità quasi accecante. Per un attimo,<br />
un solo istante, gran parte del cimitero fu perfettamente visibile –<br />
come un campo di football illuminato prima della finale – e alcune<br />
porzioni della nebbia luminosa cominciarono a roteare in piccoli<br />
cerchi, per poi espandersi improvvisamente all’intorno come una<br />
stella che esplodeva. In quel mo-90<br />
mento Jeremy ebbe l’impressione di scorgere sagome di persone<br />
o di cose, ma poi la luce cominciò a ritirarsi verso il centro, come<br />
se fosse tirata da un elastico. E prima ancora che avesse tempo<br />
di rendersene conto, tutto ripiombò nell’oscurità.<br />
Jeremy sbatté le palpebre, per assicurarsi che non stesse<br />
sognando, poi guardò l’orologio. L’intero fenomeno era durato
sognando, poi guardò l’orologio. L’intero fenomeno era durato<br />
complessivamente ventidue secondi. Pur sapendo che avrebbe<br />
dovuto alzarsi per andare a controllare l’attrezzatura, rimase lì<br />
immobile a fissare il punto in cui erano appar-si i fantasmi del<br />
cimitero di Cedar Creek.<br />
Frodi, errori in buonafede e coincidenze erano le spiegazioni più<br />
plausibili dei fenomeni cosiddetti paranormali, e fino a quel<br />
momento tutte le indagini di Jeremy a proposito di tali eventi<br />
erano state concluse con esiti di quel tipo. Nella prima categoria<br />
in genere rientravano le situazioni in cui qualcuno crecava di<br />
approfittare in qualche modo del prossimo. Come esempi si<br />
potevano citare il caso di William Newell – che nel 1869<br />
dichiarò di aver trovato nella sua fattoria nei pressi di New York<br />
i resti pietrificati di un uomo colossale, mentre in realtà si trattava<br />
di una statua nota come il Gigante di Cardiff – e quello di<br />
Timothy Clausen, la sedicente guida spirituale.<br />
Si parlava di frode anche per coloro che volevano mettere alla<br />
prova la credulità della gente, non per ricavarci dei soldi, quanto<br />
per il semplice gusto di farlo. Come Doug Bower e Dave Chorley,<br />
i contadini inglesi che avevano tracciato un cerchio in un<br />
campo di frumento per far supporre che lì fossero atterrati gli<br />
extraterrestri, oppure il chirurgo scozzese che aveva fotografato<br />
il mostro di Loch Ness nel 1933. In entrambi i casi all’inizio si<br />
era trattato di una pura e semplice burla, ma poi l’interesse<br />
dell’opinione pubblica si era infiammato così velocemente da<br />
rendere difficili le am-missioni.
Gli errori in buonafede, d’altro canto, erano semplicemente tali.<br />
Un pallone meteorologico veniva scambiato per un disco<br />
volante, un orso diventava l’Uomo delle Nevi, un reperto<br />
archeologico era considerato un oggetto misterioso perché<br />
scoperto in un posto molto lontano dal sito originario.<br />
In casi di questo genere, i testimoni avevano effettivamente visto<br />
qualcosa, ma scambiandolo per qualcos’altro.<br />
Le coincidenze spiegavano quasi tutti i casi restanti, ed erano in<br />
funzione del calcolo delle pro-babilità. Per quanto un evento<br />
sembrasse improbabile, finché teoricamente possibile, prima o<br />
poi poteva verificarsi da qualche parte. Bastava pensare al<br />
romanzo Futility di Robert Morgan – pubblicato nel 1898,<br />
quattordici anni prima che il Titanic levasse le ancore –, in cui si<br />
raccontava la storia del più grande e lussuoso transatlantico<br />
dell’epoca che, salpato per il suo viaggio inaugurale da<br />
Southampton, veniva squarciato da un iceberg. I suoi ricchi e<br />
famosi passeggeri finivano in gran parte annegati nelle gelide<br />
acque settentrionali dell’Atlantico per mancanza di scialuppe di<br />
salvatag-gio. Per ironia della sorte, il nome della nave era Titan.<br />
Quello che era appena accaduto lì nel cimitero, però, non<br />
rientrava in nessuna delle tre catego-rie. Le luci non erano<br />
sembrate a Jeremy né il frutto di un inganno né una coincidenza,<br />
e tuttavia non si trattava nemmeno di un errore in buonafede.<br />
Doveva esserci una spiegazione da qualche parte, ma mentre
Doveva esserci una spiegazione da qualche parte, ma mentre<br />
stava seduto lì nel cimitero, ancora scosso dall’esperienza<br />
vissuta, non sapeva proprio dove andare a cercarla.<br />
Anche Lexie nel frattempo non si era mossa. «Allora?» gli chiese<br />
a quel punto. «Che ne pensi?»<br />
«Non saprei ancora», ammise Jeremy. «Di sicuro qui è successo<br />
qualcosa.»<br />
«Avevi mai visto niente del genere?»<br />
«No», rispose lui. «A dire la verità, è la prima volta che<br />
m’imbatto in un fenomeno che mi sembra effettivamente<br />
misterioso.»<br />
«È incredibile, vero?» chiese lei con voce commossa. «Mi ero<br />
dimenticata di quanto potesse essere bello. Ho sentito parlare<br />
delle aurore boreali e forse si tratta di qualcosa del genere.»<br />
Jeremy non rispose. Stava cercando di ricostruire il fenomeno<br />
nella mente. Il modo in cui le luci erano aumentate d’intensità lo<br />
fece pensare ai fari di un’auto che si avvicinava da una curva. La<br />
91<br />
fonte doveva essere per forza un veicolo in movimento, si disse.<br />
Guardò verso la strada, aspettando che passasse qualche<br />
macchina, ma non fu sorpreso di non vederne nessuna.
Lexie lo lasciò riflettere ancora un po’, le sembrava quasi di<br />
sentire il ronzio delle rotelle che giravano nella sua testa. Poi si<br />
chinò verso di lui e gli diede un colpetto sl braccio.<br />
«Ebbene?» chiese. «Che cosa facciamo adesso?»<br />
Jeremy tornò a rivolgerle l’attenzione.<br />
«C’è un’autostrada da queste parti? Oppure una strada<br />
trafficata?»<br />
«Solo quella da cui siamo venuti, che attraversa la città.»<br />
«Huh», fece lui, accigliandosi.<br />
«Come? Niente ‘Ah’ stavolta?»<br />
«Non ancora. Però ci sto arrivando», ribatté Jeremy.<br />
Nonostante l’oscurità, gli parve di vederla sorridere. «Non so<br />
perché, ma credo che tu abbia già una spiegazione per la<br />
comparsa delle luci stasera.»<br />
«Come mai?» chiese lei timida.<br />
«La mia è solo una sensazione. Sono bravo a indovinare i<br />
pensieri della gente, sai. Me lo ha insegnato un certo Clausen.»<br />
«Allora non c’è bisogno che te la dica», scherzò Lexie.
Si sporse in avanti. Nel buio, i suoi occhi erano intensi e<br />
seducenti, e Jeremy ripensò a com’era bella mentre parlava con<br />
la gente alla festa.<br />
«Ricordi quello che ti ho raccontato?» bisbigliò lei. «Ecco, erano<br />
i miei genitori. Probabilmente volevano conoscerti.»<br />
Forse fu il tono da orfana con cui pronunciò quelle parole – un<br />
misto di tristezza e tenacia – ma lui avvertì un groppo in gola e<br />
dovette fare uno sforzo immenso per non prenderla subito tra le<br />
braccia, con l’intenzione di tenerla stretta per sempre.<br />
Mezz’ora più tardi, dopo aver caricato nuovamente in macchina<br />
tutta l’attrezzatura, erano fermi davanti a casa di lei.<br />
Nessuno dei due aveva parlato molto durante il viaggio di ritorno<br />
e quando raggiunsero la porta d’ingresso, Jeremy si rese conto<br />
di aver pensato molto di più a Lexie che alle luci, mentre<br />
guidava.<br />
Non voleva che la serata finisse, non ancora.<br />
Fermandosi davanti alla soglia, lei si portò una mano alla bocca<br />
per nascondere uno sbadiglio, prima di scoppiare in una risatina<br />
imbarazzata.<br />
«Scusa», disse. «In genere non sto alzata fino a tardi.»
«Non importa», rispose lui, guardandola negli occhi. «Sono stato<br />
molto bene stasera.»<br />
«Anch’io», ammise Lexie sincera.<br />
Jeremy fece un piccolo passo in avanti, e quando si rese conto<br />
che aveva intenzione di baciarla, lei finse di cercare qualcosa<br />
nella borsa.<br />
«Penso che sia ora di andare a dormire», dichiarò sperando che<br />
lui cogliesse il messaggio.<br />
«Sei sicura?» domandò Jeremy. «Potremmo guardare le<br />
registrazioni insieme, se vuoi. Magari potresti aiutarmi a capire<br />
che cosa sono in realtà quelle luci.»<br />
Lei distolse lo sguardo con un’espressione rattristata.<br />
«Ti prego, non rovinare tutto», bisbigliò.<br />
«Rovinare che cosa?»<br />
«Questo… tutto…» Chiuse gli occhi nel tentativo di chiarirsi le<br />
idee. «Sappiamo bene perché tu vuoi entrare, e anche se io lo<br />
desiderassi, non te lo permetterei. Quindi, ti prego di non<br />
chiedermelo.» «Ho commesso qualche errore?»<br />
«No, affatto. È stata una giornata magnifica, meravigliosa. A dire<br />
il vero, la migliore da molto tempo.»
il vero, la migliore da molto tempo.»<br />
«Allora che cosa c’è?»<br />
92<br />
«Hai cominciato a corteggiarmi senza tregua fin dal tuo arrivo ed<br />
è chiaro come andrebbe a finire se ti lasciassi varcare la porta.<br />
Ma fra un paio di giorni tu te ne andrai. Quando succederà,<br />
scommetto che sarò io a soffrirne di più. E allora perché<br />
cominciare qualcosa che non puoi portare a termine?»<br />
Con un’altra donna, qualsiasi altra, lui avrebbe rilanciato con una<br />
battuta spiritosa, oppure avrebbe cambiato argomento in attesa<br />
di trovare un’altra maniera per convincerla. Ma mentre la<br />
guardava lì sulla veranda non riusciva a trovare le parole giuste.<br />
Né, stranamente, aveva voglia di farlo.<br />
«Hai ragione», ammise. Si sforzò di sorridere. «Finiamo qui la<br />
serata. Forse è meglio che ora io vada a cercare la fonte di<br />
quelle luci.»<br />
Per un attimo lei non fu sicura di aver sentito bene, ma<br />
vedendolo indietreggiare, lo guardò negli occhi.<br />
«Grazie», disse.<br />
«Buonanotte, Lexie.»
Lei annuì e, dopo un attimo di esitazione, si girò verso la porta.<br />
Jeremy lo interpretò come un congedo e scese dalla veranda<br />
mentre Lexie tirava fuori le chiavi dalla borsa. Stava infilando la<br />
chiave nella toppa, quando si sentì chiamare.<br />
«Ehi, Lexie?<br />
Nella nebbia, lui era solo una sagoma indistinta.<br />
«Sì?»<br />
«So che puoi non credermi, ma l’ultima cosa che voglio è ferirti o<br />
comportarmi in un modo che ti faccia pentire di avermi<br />
incontrato.»<br />
Lei sorrise brevemente, poi si voltò senza dire una parola.<br />
L’assenza di una risposta da parte di Lexie era molto eloquente<br />
e, per la prima volta in vita sua, Jeremy non solo si sentì<br />
insoddisfatto di se stesso, ma desiderò essere una persona<br />
completamente diversa.<br />
93
11<br />
Gli uccelli cinguettavano, la nebbia si era diradata e un procione<br />
scorrazzava sulla veranda del bungalow quando il cellulare di<br />
Jeremy squillò. La luce biancastra del primo mattino filtrava dalle<br />
tende strappate, e lo colpì in un occhio come il gancio di un<br />
pugile professionista.<br />
Un rapido aguardo all’orologio lo informò che erano le otto,<br />
troppo presto per parlare con qualcuno, soprattutto dopo una<br />
nottata in bianco. Cominciava a essere troppo vecchio per<br />
sfacchinate del genere, si disse, mentre con una smorfia afferrava<br />
il telefono.<br />
«Spero che sia importante», borbottò.<br />
«Jeremy? Sei tu? Ma dove ti eri cacciato? Perché non hai<br />
chiamato? Ho cercato di rintracciarti, ma avevi il cellulare<br />
spento!»<br />
Nate, pensò lui richiudendo gli occhi. Buon Dio, Nate.<br />
Nel frattempo, il suo agente continuava a blaterare. Doveva<br />
essere un lontano parente del sindaco, pensò Jeremy. Se li<br />
chiudevano insieme in una stanza e li collegavano a un generatore<br />
mentre parlavano, quei due potevano fornire energia elettrica a<br />
Brooklyn per un mese.
Brooklyn per un mese.<br />
«Avevi detto che ti saresti tenuto in contatto!»<br />
Con uno sforzo, lui si mise seduto sul ciglio del letto; aveva il<br />
corpo tutto indolenzito.<br />
«Scusa, Nate», disse. «Ho avuto parecchio da fare e in molte<br />
zone da queste parti non c’è campo.» «Devi tenermi aggiornato!<br />
Ho provato a chiamarti ieri per tutto il giorno, e c’era sempre la<br />
segreteria. Non puoi immaginare che cosa sta succedendo qui. I<br />
produttori mi danno la caccia a destra e a manca, e hanno tirato<br />
fuori delle idee che dovresti prendere in considerazione. Le cose<br />
si stanno muovendo per davvero. Uno di loro ha proposto un<br />
servizio sulle diete iperproteiche. Sai, quelle che ti garantiscono<br />
che puoi mangiare tutti gli insaccati e le bistecche che vuoi<br />
perdendo peso lo stesso.» Jeremy scrollò la testa, cercando di<br />
seguire il ragionamento del suo agente.<br />
«Aspetta un attimo. Ma che cosa dici? Chi vuole che parli di<br />
quelle diete?»<br />
« GMA. E chi pensavi che fosse? Devo richiamarli per dare una<br />
risposta, ma penso che sia perfetto per te.»<br />
94<br />
Quell’uomo gli faceva venire l’emicrania e Jeremy si massaggiò<br />
la fronte.
«Non ho nessuna intenzione di parlare di una nuova dieta, Nate.<br />
Sono un giornalista scientifico, non Oprah.»<br />
«E allora? Così potrai affrontare l’argomento dal tuo punto di<br />
vista, giusto? Le diete in fondo hanno a che fare con la chimica e<br />
la scienza. Ho ragione o no? accidenti, lo sai che ho ragione e mi<br />
conosci… quando ho ragione, ho ragione. E poi ti sto solo<br />
riferendo le idee che…»<br />
«Ho visto le luci», lo interruppe Jeremy.<br />
«Cioè, voglio dire, se hai qualche proposta migliore, possiamo<br />
discuterne. Ma mi sto muovendo su un territorio sconosciuto e<br />
questa storia della dieta poteva essere un modo per testare…»<br />
«Ho visto le luci», ripeté Jeremy a voce più alta.<br />
Stavolta Nate si fermò. «Ti riferisci alle luci nel cimitero?» chiese.<br />
Jeremy continuò a massaggiarsi le tempie. «Sì, quelle.»<br />
«Quando? Perché non mi hai telefonato? Questo mi dà del<br />
materiale da proporre. Oh, ti prego, dimmi che le hai filmate.»<br />
«Sì, ma non ho ancora visionato le registrazioni, perciò non so<br />
come sono venute.»<br />
«Le luci allora esistono davvero?»
«Le luci allora esistono davvero?»<br />
«Sì. Ma credo di avere scoperto da dove provengono.»<br />
«Allora non è un vero…»<br />
«Ascolta, Nate, sono stanco, perciò stammi a sentire per un<br />
istante, vuoi? Ieri notte sono stato al cimitero e ho visto le luci. E<br />
a essere sincero, capisco perché la gente possa averle prese per<br />
degli spettri, visto il modo in cui appaiono. C’è una leggenda<br />
molto interessante in proposito e questo fi-ne settimana la città<br />
ha organizzato persino un giro turistico lì, per farsi pubblicità. Ma<br />
dopo aver lasciato il cimitero, sono andato alla ricerca della fonte<br />
e penso di averla trovata. Non mi resta che scoprire come e<br />
perché il fenomeno si verifica proprio in quelle condizioni, ma ho<br />
già un’ipotesi e spero di averne la conferma entro oggi.»<br />
Per un attimo Nate rimase senza parole. Ma, da quel navigato<br />
professionista che era, si riprese subito.<br />
«OK, dammi solo un secondo per pensare alla strategia migliore<br />
per presentare la cosa. Sto pensando a quelli della<br />
televisione…»<br />
E a chi altri doveva pensare? si chiese Jeremy.<br />
«Bene, ascolta, che ne dici?» proseguì Nate. «Apriamo con la<br />
leggenda, tanto per dare un’am-bientazione. Cimitero brumoso,<br />
un primo piano di qualche tomba, magari un breve stacco su un
un primo piano di qualche tomba, magari un breve stacco su un<br />
cor-vo dall’aria sinistra, tu che parli fuori campo…»<br />
Quell’uomo era un maestro di cliché hollywoodiani e Jeremy<br />
diede un’altra occhiata all’orologio, pensando che era troppo<br />
presto per parlare di lavoro.<br />
«Sono davvero stanco. Che ne dici di pensarci per conto tuo e<br />
di informarmi più tardi?»<br />
«Sì, sì, si può fare. Sono qui per questo, giusto? Per semplificarti<br />
la vita. Ehi, credi sia il caso che io chiami Alvin?»<br />
«Non ne sono ancora sicuro. Prima fammi dare un’occhiata alle<br />
riprese che ho fatto, e poi gli parlerò e vedremo che cosa ne<br />
pensa lui.»<br />
«Giusto», concordò Nate con voce entusiasta. «Bel piano,<br />
ottima idea! Che notizia fantastica! A quelli piacerà un sacco!<br />
Credimi, gli avevo detto che eri lì per approfondire quella storia<br />
e che non sapevo se saresti stato interessato a parlare dell’ultima<br />
moda in fatto di diete. E adesso che abbiamo della merce di<br />
scambio, impazziranno. Non vedo l’ora di dirglielo. Ascolta, ti<br />
richiamo tra un paio d’ore, quindi vedi di tenere acceso il<br />
cellulare. Le cose possono muoversi in fretta…»<br />
«A presto, Nate. Ci sentiamo più tardi.»<br />
Jeremy si coricò di nuovo sul letto gettandosi il cuscino sopra la
Jeremy si coricò di nuovo sul letto gettandosi il cuscino sopra la<br />
testa, ma non riuscì a riprendere sonno. Con un gemito di<br />
esasperazione, si alzò e si diresse verso il bagno, cercando di<br />
non fare caso alle creature impagliate che sembravano seguire<br />
con gli occhi ogni sua mossa. Stava cominciando a farci<br />
l’abitudine e, mentre si spogliava, appese la salvietta alle zampe<br />
protese di un tasso che era lì in posizione strategica.<br />
95<br />
Saltando dentro la doccia, aprì al massimo il rubinetto e rimase<br />
sotto il getto caldo per una ventina di minuti, fin quasi a scottarsi.<br />
Solo allora cominciò a risentirsi vivo. Meno di due ore di sonno<br />
potevano veramente ridurti a uno straccio, pensò.<br />
Dopo essersi infilato un paio di jeans, prese le videocassette e<br />
salì in macchina. La nebbia aleg-giava sopra la strada come il<br />
ghiaccio secco in evaporazione sul palco di un concerto e il cielo<br />
aveva la stessa tonalità tetra del giorno prima. C’erano tutte le<br />
migliori premesse perché le luci apparissero anche quella notte, il<br />
che non solo era una fortuna per i turisti in arrivo, ma significava<br />
pure che lui avrebbe dovuto chiamare Alvin. Anche se le sue<br />
registrazioni fossero andate bene, Alvin sapeva fare magie con la<br />
telecamera e avrebbe catturato immagini tali da far gonfiare le<br />
dita di Nate a furia di comporre numeri telefonici.<br />
Il primo passo, tuttavia, era verificare che cosa aveva girato, se<br />
non altro per vedere se era riuscito a registrare qualcosa. Non fu<br />
sorpreso dal fatto che al Greenleaf non ci fosse un
sorpreso dal fatto che al Greenleaf non ci fosse un<br />
videoregistratore; si ricordava di averne visto uno nella sala dei<br />
libri rari in biblioteca e, mentre percorreva la strada deserta che<br />
portava in città, si chiese come l’avrebbe accolto Lexie dopo<br />
quello che era successo tra loro. Sarebbe tornata a essere la<br />
bibliotecaria distaccata e professionale? Oppure le belle<br />
sensazioni condivise il giorno prima avevano lasciato il segno?<br />
Chissà, magari lei ricordava solo gli ultimi momenti davanti a<br />
casa sua, quando lui si era spinto troppo in là. Non sapeva<br />
proprio cosa aspettarsi, anche se aveva passato buona parte<br />
della nottata a pensarci.<br />
Finalmente aveva trovato la fonte delle luci, si disse. Come la<br />
maggior parte dei misteri, anche quello non era stato difficile da<br />
risolvere sapendo che cosa cercare, e una rapida verifica su un<br />
sito web della NASA aveva escluso l’unica altra possibilità.<br />
Aveva infatti scoperto che quella era una notte di luna nuova –<br />
ovvero la fase in cui la Luna è nascosta dall’ombra della Terra –<br />
e lui sospettava che le luci apparissero soltanto in quelle<br />
circostanze particolari. Aveva senso: senza il chiarore lunare,<br />
qualunque altra fonte luminosa era più visibile, specialmente se<br />
veniva riflessa dalle particelle d’acqua della nebbia.<br />
Mentre era lì in piedi al freddo, con la risposta a portata di<br />
mano, l’unica cosa a cui era riuscito a pensare era Lexie, rifletté.<br />
Gli sembrava incredibile che la conoscesse solo da un paio di<br />
giorni.
Certo, Einstein aveva teorizzato che il tempo era relativo e forse<br />
quella poteva essere una spiegazione, ragionò. Come si diceva?<br />
Un minuto con una bella donna passa in un’istante, mente un<br />
minuto con la mano su una piastra accesa dura un’eternità? Rise.<br />
Sì, era più o meno così.<br />
Si pentì ancora una volta del proprio comportamento davanti a<br />
casa di Lexie, rimpiangendo di aver insistito troppo. Quando<br />
aveva tentato di baciarla lei gli aveva manifestato i suoi sentimenti<br />
e lui li aveva ignorati. Il Jeremy di sempre avrebbe liquidato la<br />
questione in un istante, senza dargli peso, ma per qualche ragione<br />
stavolta non ci riusciva.<br />
Anche se dopo il divorzio non era certo diventato un eremita,<br />
negli ultimi anni non gli era mai capitato di passare un’intera<br />
giornata a parlare con una donna. In genere usciva con loro a<br />
cena o a bere un aperitivo, imbastiva una conversazione galante<br />
quel tanto che bastava per sciogliere il ghiaccio, e poi passava<br />
subito al sodo. In fondo in fondo sapeva che avrebbe dovuto<br />
crescere per quanto riguardava le relazioni sentimentali, che per<br />
lui era venuta l’ora di sistemarsi. I suoi fratelli non gliene<br />
facevano mistero, e così le loro mogli. Tutti nella famiglia erano<br />
dell’opinione che biso-gnasse aspettare di conoscersi meglio<br />
prima di andare a letto insieme e una volta gli avevano addirittura<br />
combinato un appuntamento con una vicina di casa divorziata<br />
che la pensava allo stesso mo-do. Peccato che poi lei si fosse<br />
rifiutata di incontrarlo una seconda volta, per come si era
ifiutata di incontrarlo una seconda volta, per come si era<br />
comportato in occasione della prima. Il fatto era che, negli ultimi<br />
anni, gli era sembrato più prudente non entrare in confidenza con<br />
le donne che frequentava, preferiva relegarle nel regno delle<br />
perfette sconosciute, dove loro potevano ancora proiettare su di<br />
lui aspirazioni e speranze.<br />
Ed era proprio quello il problema. Non c’erano aspirazioni né<br />
speranze. Almeno, non per quel genere di vita in cui credevano i<br />
suoi fratelli e le sue cognate e a cui, ci scommetteva, ambiva<br />
anche Lexie. Il suo divorzio da Maria lo dimostrava. Lexie era<br />
una ragazza di provincia, con sogni di normalità, e non sarebbe<br />
bastato essere fedeli e responsabili e condividere dei valori. La<br />
maggior parte delle donne voleva qualcos’altro, che lui non era in<br />
grado di offrire. Non perché non lo capisse, o 96<br />
perché non voleva rinunciare alla sua condizione di scapolo, ma<br />
semplicemente perché non poteva.<br />
La scienza era in grado di rispondere a un sacco di domande, di<br />
risolvere tantissimi problemi, ma non di cambiare la sua realtà<br />
individuale. E la realtà era che Maria lo aveva lasciato perché<br />
non era stato, né avrebbe mai potuto essere, il genere di marito<br />
che lei desiderava.<br />
Non aveva mai confessato questa dolorosa verità a nessuno. Né<br />
ai suoi fratelli, né ai genitori, né a Lexie. E in genere, non la<br />
ammetteva nemmeno con se stesso, neppure nei momenti più
solitari.<br />
Giunto in biblioteca, Jeremy provò una fitta di delusione quando<br />
aprì la porta dell’ufficio di Lexie e lo trovò vuoto. La sala dei libri<br />
rari era stata aperta e scorse un biglietto sulla scivania accanto a<br />
delle carte topografiche. Impiegò un istante a leggere quello che<br />
c’era scritto.<br />
Devo occuparmi di alcune faccende personali. Usa pure il<br />
videoregistratore.<br />
Lexie Nessun accenno alla giornata o alla serata precedenti,<br />
nessuna indicazione su quando si sarebbero rivisti. Neppure un<br />
saluto accanto alla firma. Non era proprio anonimo, come<br />
messaggio, ma di sicuro non lo riempiva di palpitante emozione.<br />
Ma forse, si disse, ancora una volta cercava significati nascosti là<br />
dove non ce n’erano. Magari lei quel mattino andava di fretta,<br />
oppure era stata laconica perché pensava di tornare presto.<br />
Quanto alle faccende personali, per le donne potevano<br />
significare qualunque cosa, da una visita medica al-l’acquisto di<br />
un regalo per il compleanno di un’amica.<br />
E in ogni caso lui aveva del lavoro da sbrigare, si disse. Nate<br />
aspettava di sentirlo e c’era in ballo la sua carriera. Si sforzò di<br />
concentrarsi sui risultati delle indagini.<br />
Le registrazioni audio non avevano captato rumori insoliti e
nemmeno i rilevatori indicavano variazioni significative dei campi<br />
energetici. Nelle videocassette, però, c’era tutto ciò che lui<br />
aveva visto la notte precedente e riguardò più volte quelle<br />
immagini prese da varie angolazioni. I filtri speciali applicati alle<br />
telecamere facevano risaltare in maniera molto vivida la nebbia<br />
luminosa. Ma anche se andavano bene per ricavare qualche foto<br />
per un solo articolo sul fenomeno delle luci, le registrazioni erano<br />
ben lontane da un livello televisivamente accettabile. Viste a<br />
velocità normale avevano un che di casalingo e gli ricordavano i<br />
tanti video di scarsa qualità forniti come prova di altri fenomeni<br />
paranormali. Si annotò mentalmente di acquistare una telecamera<br />
professionale, a costo di rendere verde di bile il suo direttore.<br />
Nonostante la qualità scadente delle riprese, riesaminando il<br />
modo in cui le luci erano cambiate nei ventidue secondi in cui<br />
erano state visibili ebbe ulteriore conferma di aver trovato la<br />
risposta al mistero. Estrasse le cassette, studiò le carte<br />
topografiche e calcolò la distanza tra Riker’s Hill e il fiume.<br />
Paragonò le foto del cimitero scattate in precedenza con quelle<br />
che aveva trovato sui libri di storia della città e giunse a una stima<br />
abbastanza accurata del grado di sprofondamento del terreno.<br />
Pur non avendo trovato altre informazioni sulla leggenda di Hettie<br />
Doubilet – le cronache dell’epoca non gettavano alcuna luce<br />
sull’avvenimento – fece una telefonata all’ufficio idrico statale per<br />
chiedere delucidazioni sulle falde sotterranee in quella parte dello<br />
stato, e un’altra al dipartimento che si occupava delle miniere,
per ottenere informazioni sulle gallerie scavate nei decenni<br />
precedenti. Poi fece una breve ricerca su Internet per trovare i<br />
dati che gli servivano e infine, dopo essere stato messo in attesa<br />
per dieci minuti, parlò con un certo signor Larsen, che dirigeva la<br />
cartiera, il quale si dichiarò disposto a fornirgli il suo aiuto.<br />
E con questo, tutti i pezzi del puzzle combaciavano in un modo<br />
che lui era in grado di dimostrare. La verità era stata davanti agli<br />
occhi di tutti fin dal principio. Come per la maggior parte dei<br />
misteri, la soluzione era semplice, e gli venne da chiedersi come<br />
mai nessuno ci fosse arrivato prima.<br />
A meno che, ovviamente, qualcuno invece lo avesse fatto, il che<br />
apriva nuove prospettive.<br />
Nate ne sarebbe stato entusiasta, non aveva dubbi, ma<br />
nonostante i successi della mattinata Jeremy non si sentiva affatto<br />
soddisfatto. Continuava a pensare a Lexie che non era lì per<br />
congratularsi 97<br />
con lui o prenderlo in giro. Sinceramente non gli interessava<br />
come avrebbe reagito, purché ci fosse, e allora si alzò e tornò a<br />
dare un’occhiata nel suo ufficio.<br />
In pratica nulla era cambiato dal giorno prima. Sulla scrivania<br />
c’erano ancora pile di documenti, i libri erano sparsi ovunque, e<br />
il salvaschermo sul computer creava e cancellava motivi colorati.<br />
La segreteria telefonica, vicino a una piantina in vaso,
lampeggiava segnalando la presenza di messaggi. Eppure,<br />
Jeremy non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che, senza<br />
Lexie, quella stanza era vuota.
12<br />
«Il mio uomo di punta!» esclamò Alvin al telefono. «Come ti va<br />
la vita giù al Sud?»<br />
Nonostante il fruscio, nel cellulare di Jeremy la sua voce<br />
risuonava decisamente allegra.<br />
«Sto bene. Ti ho chiamato per sapere se ti andava ancora di<br />
raggiungermi.»<br />
«Ho già preparato l’attrezzatura», rispose Alvin trafelato. «Nate<br />
mi ha chiamato un’ora fa e mi ha raccontato tutto. Ci vediamo<br />
stasera al Greenleaf… Nate ha fatto la prenotazione per me.<br />
Ho un volo nel primo pomeriggio. Non vedo l’ora di<br />
raggiungerti, credimi. Non ne posso più di starmene sepolto<br />
quassù. Sto per impazzire.»<br />
«Ma di che cosa parli?»<br />
«Non hai letto i giornali? Non hai guardato i notiziari in TV?»<br />
«Come no. non mi sono perso nemmeno un’uscita del Boone<br />
Creek Weekly.»<br />
«Come?»<br />
«Lascia stare», tagliò corto Jeremy. «Non ha importanza.»
«Lascia stare», tagliò corto Jeremy. «Non ha importanza.»<br />
«Sarà. Comunque, qui è scoppiata la bufera», lo informò Alvin.<br />
«E intendo roba da Polo Nord, mancano solo gli orsi bianchi in<br />
giro per le strade. Manhattan è praticamente sepolta sotto la<br />
neve.<br />
Te ne sei andato appena in tempo. Da quando sei partito, oggi è<br />
il primo giorno in cui i voli sono quasi in orario. Ho dovuto fare<br />
qualche pressione per trovare un biglietto. Come mai non ne sai<br />
niente?»<br />
Mentre lui parlava, Jeremy accese il suo computer portatile e<br />
cercò il sito delle previsioni meteorologiche su Internet. Sulla<br />
carta geografica nazionale si vedeva il Nordest coperto da una<br />
coltre bianca.<br />
Chessorpresa, pensò. Chi poteva immaginarlo?<br />
«Ho avuto molto da fare, sai», spiegò.<br />
«Io direi piuttosto che ti sei infrattato», rispose Alvin. «Spero<br />
almeno che ne valesse la pena.»<br />
«Ma di che cosa parli?»<br />
«Non fare il finto tonto con me. Siamo amici, ricordi? Nate era in<br />
preda al panoco perché non riusciva a mettersi in contatto con<br />
te, e poi non hai letto i giornali e non hai guardato la TV.
te, e poi non hai letto i giornali e non hai guardato la TV.<br />
Sappiamo entrambi che cosa significa. Fai sempre così quando<br />
ne conosci una nuova.»<br />
98<br />
«Senti, Alvin…»<br />
«È carina? Scommetto che è bella, eh? Fai sempre centro, tu.<br />
Sono un po’ invidioso.»<br />
Jeremy non rispose subito, ma poi alla fine cedette. Tanto, se<br />
Alvin era in partenza, l’avrebbe scoperto quanto prima.<br />
«Sì, è carina, però non è come pensi. Siamo soltanto amici.»<br />
«Non ne dubito», ribatté l’amico ridendo. «Ma il tuo concetto di<br />
amicizia con le donne è un po’<br />
diverso dal mio.»<br />
«Questa volta no», replicò Jeremy.<br />
«Per caso ha una sorella?» chiese Alvin, ignorando le sue<br />
proteste.<br />
«No.»<br />
«Però avrà delle amiche, giusto? E ricordati che non mi<br />
interessano le bruttone…»
interessano le bruttone…»<br />
Jeremy sentì che l’emicrania tornava a impossessarsi di lui e il<br />
tono dell’amico lo fece innervo-sire. «Senti, non sono dell’umore<br />
per queste battute, hai capito?»<br />
Alvin si bloccò. «Ehi, che ti succede?» chiese. «Stavo solo<br />
scherzando.»<br />
«Certe volte non sei divertente.»<br />
«Di’ la verità, ti piace, eh? Cioè, ti piace un sacco.»<br />
«Ti ho già detto che siamo soltanto amici.»<br />
«Non riesco a crederci, ti stai innamorando.»<br />
«No», negò Jeremy.<br />
«Ehi, amico, ti conosco, perciò non fare il furbo. E trovo che sia<br />
fantastico. Un po’ strano, ma fantastico. Scusa, adesso devo<br />
proprio lasciarti se voglio arrivare in tempo all’aeroporto. Il<br />
traffico è micidiale, come sempre. Comunque, sono ansioso di<br />
incontrare la donna che finalmente è riuscita a domarti.»<br />
«Non mi ha domato», protestò Jeremy. «Ma perché non mi<br />
ascolti?»<br />
«Ti sto ascoltando», replicò Alvin. «Ho appena sentito le cose<br />
che non hai detto.»
che non hai detto.»<br />
«Sì, vabbè. Quando arriverai?»<br />
«Intorno alle sette, credo. Ci vediamo. A proposito, salutala da<br />
parte mia. Dille che muoio dalla voglia di conoscere lei e la sua<br />
amica…»<br />
Jeremy interruppe la comunicazione prima che Alvin potesse<br />
terminare la frase e, per sottolineare il proprio disappunto, infilò il<br />
cellulare in tasca.<br />
Ecco perché aveva tenuto il cellulare spento. La sua doveva<br />
essere stata una decisione inconscia, basata sul fatto che a volte<br />
la sua caccia infinita al successo. E adesso lo Spiritosone.<br />
Alvin si sbagliava di grosso, pensò. Sì, erano amici, avevano<br />
trascorso parecchi venerdì sera a bere birra insieme e a guardare<br />
le donne, avevano parlato della vita per ore e tutto il resto. Ma<br />
come faceva a dire che lui si stava innamorando? Era<br />
impossibile.<br />
Dopo tutto, i fatti parlavano da soli. Tanto per cominciare, lui<br />
non era più stato innamorato di una donna da molti anni, e pur<br />
essendo passato tanto tempo, ricordava ancora come si era<br />
sentito al-l’epoca. Era sicuro che avrebbe riconosciuto le<br />
emozioni e, francamente, non era stato così. E poi, considerando<br />
che l’aveva appena conosciuta, tutta la faccenda era ridicola.
Nemmeno sua madre, un’italiana dal temperamento emotivo,<br />
credeva che l’amore vero potesse sbocciare da un momento<br />
all’altro. Anche sua madre voleva che lui si sposasse e mettesse<br />
su famiglia, ma se si fosse presentato a casa sua annunciando che<br />
aveva conosciuto una donna da due giorni e sapeva già che era<br />
quella giusta, lei lo avrebbe picchiato con la scopa.<br />
Sua madre conosceva gli uomini, si disse. Si era sposata<br />
giovane, aveva tirato su sei figli maschi e di sicuro aveva visto<br />
tutto. E sebbene si basasse sul buonsenso e non su prove<br />
scientifiche, il suo ragionamento che l’amore vero non poteva<br />
nascere in un paio di giorni era impeccabile. L’amore poteva<br />
mettersi in moto rapidamente, ma il vero amore aveva bisogno di<br />
tempo per crescere e con-solidarsi. L’amore era, prima di tutto,<br />
dedizione e sacrificio e la convinzione che gli anni trascorsi con<br />
una data persona producevano qualcosa di più grande dei<br />
risultati che i due potevano ottenere separatamente. Soltanto il<br />
tempo, tuttavia, poteva dimostrare che la scelta era stata<br />
azzeccata.<br />
99<br />
Il desiderio, al contrario, poteva accendersi in maniera quasi<br />
istantanea ed era questa la ragione per cui la madre lo avrebbe<br />
bastonato. Per lei era semplice descrivere il desiderio: due<br />
persone sco-privano di andare d’accordo, scoccava l’attrazione<br />
fisica e poi subentrava l’istinto ancestrale di preservare la specie.<br />
Quindi, lui forse desiderava Lexie, ma non poteva amarla.
Quindi, lui forse desiderava Lexie, ma non poteva amarla.<br />
Ecco qua. Caso risolto, si disse. Alvin si sbagliava, Jeremy aveva<br />
ragionee, una volta ancora, la verità lo rendeva libero.<br />
Sorrise per un istante, prima di accigliarsi.<br />
Eppure…<br />
Ecco, il fatto era… che non si trattava proprio di desiderio.<br />
Almeno non quel mattino. Infatti, più che anelare a stringela e a<br />
baciarla, voleva soltanto rivederla. Trascorrere del tempo con<br />
lei. Parlarle. Voleva vederla alzare gli occhi al cielo quando lui<br />
faceva una battuta, sentire la sua mano sul braccio com’era<br />
accaduto il giorno prima. Voleva guardarla mentre si scostava<br />
una ciocca di capelli dietro l’orecchio con un gesto nervoso, e<br />
ascoltarla mentre gli raccontava della propria infanzia. E<br />
poi chiederle quali fossero i suoi sogni e le sue speranze per il<br />
futuro, conoscere i suoi segreti.<br />
Ma la cosa più strana era che non sentiva altre motivazioni per i<br />
suoi impulsi. Certo, non si sarebbe tirato indietro se Lexie si<br />
fosse mostrata disponibile ad andare a letto con lui, ma anche se<br />
non voleva, per il momento gli bastava trascorrere del tempo<br />
insieme.<br />
Era sinceramente interessato a lei. Aveva già deciso che non<br />
l’avrebbe mai più messa nella situazione imbarazzante in cui
l’avrebbe mai più messa nella situazione imbarazzante in cui<br />
l’aveva trascinata la notte prima. C’era voluto molto coraggio,<br />
pensò, per dire ciò che aveva detto Lexie. Più coraggio di<br />
quanto ne avesse lui. Dopo tutto, in quei due giorni non era<br />
nemmeno riuscito a confidarle che era già stato sposato.<br />
Ma se non poteva essere amore e se non era desiderio, che<br />
cos’era? Piacere? Lei gli piaceva?<br />
Certo che sì, ma quel verbo non bastava a definire le sue<br />
emozioni. Era troppo… vago e poco pertinente. Alla gente<br />
piaceva il gelato. Piaceva guardare la TV. Non significava nulla<br />
e non spiegava neppure lontanamente perché, per la prima volta,<br />
aveva voglia di raccontare a qualcuno la verità sul proprio<br />
divorzio. Non la conoscevano nemmeno i suoi fratelli, né i suoi<br />
genitori. Eppure, per qualche motivo voleva assolutamente che<br />
Lexie la sapesse; e in quel momento non riusciva a trovarla da<br />
nessuna parte.<br />
Un paio di minuti dopo il telefono squillò di nuovo e, dopo averlo<br />
tirato fuori dalla tasca, Jeremy riconobbe il numero sul display.<br />
Non era dell’umore giusto per rispondere, ma sapeva di doverlo<br />
fare, altrimenti a quel poveraccio sarebbe scoppiata un’arteria.<br />
«Pronto», disse. «Che succede?»<br />
«Jeremy!» gridò Nate. La linea era così disturbata che lui<br />
faticava a distinguere le parole. «Otti-me notizie! Non crederai a<br />
quanto ho avuto da fare. Che casino! Abbiamo una riunione
quanto ho avuto da fare. Che casino! Abbiamo una riunione<br />
telefonica con l’ABC alle due!»<br />
«Fantastico.»<br />
«Aspetta. Non riesco a sentirti. C’è un rumore terribile.»<br />
«Scusa…»<br />
«Jeremy! Ci sei ancora? Non riattaccare!»<br />
«Sì, Nate, sono qui…»<br />
«Jeremy?» gridò Nate sopra il fruscio. «Ascolta, se riesci ancora<br />
a sentirmi, devi chiamarmi in ufficio da un telefono pubblico. Alle<br />
due! Ne va della tua carriera! Del tuo futuro!»<br />
«Sì, ho capito.»<br />
«Oh, è ridicolo», brontolò Nate, quasi parlando tra sé. «Non ti<br />
sento. Premi un tasto se hai capito quello che ho detto.»<br />
Jeremy schiacciò il 6.<br />
«Grandioso! Magnifico! Alle due! E sii te stesso! Tranne il<br />
sarcasmo, però. Queste persone sono piuttosto suscettibili…»<br />
100<br />
Jeremy chiuse la comunicazione, chiedendosi quanto tempo
Jeremy chiuse la comunicazione, chiedendosi quanto tempo<br />
sarebbe occorso a Nate per accorgersi che non c’era più la<br />
linea.<br />
Jeremy aspettò. Poi aspettò ancora un po’.<br />
Camminò su e giù per la biblioteca, passò davanti all’ufficio di<br />
Lexie e si affacciò alla finestra per vedere se c’era la macchina,<br />
mentre dentro di lui sentiva crescere un senso di disagio. Era<br />
solo un presentimento, ma quell’assenza inspiegabile non gli<br />
piaceva affatto. Cercò di rassicurarsi, di-cendosi che prima o poi<br />
lei sarebbe riapparsa e lui avrebbe riso della sua ansia. Ma ora<br />
che aveva concluso le ricerche – non gli restava che finire di<br />
leggere i diari per trovare eventuali aneddoti –<br />
non sapeva che fare.<br />
Tornare al Greenleaf era escluso… non voleva passarci più<br />
tempo dello stretto necessario, anche se cominciavano a<br />
piacergli gli appendiasciugamani. Alvin non sarebbe arrivato<br />
prima di sera e l’ultima cosa che voleva era farsi vedere in giro<br />
per la città, dove correca il rischio di essere messo alle strette dal<br />
sindaco Gherkin. Né voleva starsene chiuso in biblioteca per<br />
tutto il giorno.<br />
Peccato che Lexie non gli avesse lasciato scritto quando tornava.<br />
O almeno dov’era andata. Ri-lesse il biglietto per la terza volta e<br />
lo trovò incomprensibile. La mancanza di dettagli era casuale o
voluta? Nessuna delle due ipotesi lo faceva sentire meglio.<br />
Doveva uscire di lì; era difficile non pensare al peggio.<br />
Dopo aver radunato le sue cose, scese le scale e si fermò<br />
nell’atrio. Si fermò davanti all’anziana signora che stava leggendo<br />
seduta al banco e si sgranchì la voce. Quando lei alzò la testa e<br />
lo riconobbe, si illuminò di un gran sorriso. «Signor Marsh!»<br />
esclamò. «L’ho vista passare prima, ma aveva l’aria<br />
preoccupata, così non l’ho fermata. Che cosa posso fare per<br />
lei?»<br />
Jeremy si sistemò gli appunti sottobraccio, cercando di assumere<br />
un tono disinvolto.<br />
«Sa per caso dov’è la signorina Darnell? Mi ha lasciato un<br />
messaggio per dirmi che usciva, e mi chiedevo quando tornerà.»<br />
«Che strano», rispose la donna, «era qui quando sono arrivata.»<br />
Sfogliò l’agenda sul banco.<br />
«Non ha riunioni in programma e non vedo altri appuntamenti.<br />
Ha guardato nel suo ufficio? Magari si è chiusa dentro. Lo fa<br />
spesso quando di sopra si accumula molto lavoro.»<br />
«Ho guardato», rispose lui. «Non sa per caso se ha un<br />
cellulare?»<br />
«Non ce l’ha, ne sono sicura. Mi ha detto che, quando se ne va,
l’ultima cosa che vuole è qualcuno che la rintracci.»<br />
«Capisco… grazie lo stesso.»<br />
«Posso fare qualcos’altro per lei?»<br />
«No, grazie», disse. «Mi serviva l’auto della signorina per le mie<br />
ricerche.»<br />
«Vuole provare a cercarla da Herbs? Magari è andata ad aiutare<br />
Doris nei preparativi per il fine settimana. Oppure, è tornata a<br />
casa. Il fatto è che Lexie è imprevedibile. Ormai non mi<br />
sorprendo più per quello che fa.»<br />
«Grazie ancora. Se dovesse tornare, può dirle che l’ho cercata?»<br />
Jeremy uscì dalla biblioteca in uno stato di profonda agitazione.<br />
Prima di dirigersi da Herbs, Jeremy passò da casa di Lexie,<br />
dove notò le tendine tirate e l’assenza della macchina nel vialetto.<br />
Anche se la scena non aveva in sé nulla di strano, venne colpito<br />
ancora una volta dalla sensazione che ci fosse qualcosa che non<br />
andava, e la sua inquietudine non fece che aumentare mentre<br />
tornava verso il centro.<br />
Il ristorante a quell’ora era quasi deserto, stavano portando via<br />
le stoviglie della colazione e ap-parecchiavano per il pranzo. Il<br />
personale superava la clientela di quattro a uno e Jeremy impiegò<br />
so-lo un attimo per rendersi conto che Lexie non era neppure lì.
so-lo un attimo per rendersi conto che Lexie non era neppure lì.<br />
Rachel stava pulendo un tavolo e agitò lo straccio verso di lui<br />
quando lo vide.<br />
101<br />
«’Giorno, caro», disse andandogli incontro. «È un po’ tardi, ma<br />
sono sicura che possiamo prepararti qualcosa, se vuoi fare<br />
colazione.»<br />
Lui infilò le chiavi della macchina in tasca. «No, grazie», rispose.<br />
«Non ho fame. Però potresti dirmi se Doris è qui? Vorrei<br />
parlarle un attimo, se ha tempo.»<br />
«Sei tornato di nuovo per lei, eh?» Rachel sorrise e fece un<br />
cenno verso il retro. «È in cucina.<br />
Vado a chiamarla. A proposito, bella festa, ieri sera. La gente<br />
non ha fatto altro che parlare di te per tutta la mattina e il sindaco<br />
è passato di qui per vedere se ti eri ripreso. Credo che sia<br />
rimasto deluso di non trovarti.»<br />
«Mi sono divertito anch’io.»<br />
«Vuoi un po’ di caffè o di tè mentre aspetti?»<br />
«No, grazie.»<br />
Rachel scomparve nel retro e poco dopo apparve Doris che si
asciugava le mani sul grembiule.<br />
Aveva una guancia sporca di farina, e gli sembrò di vederle le<br />
borse sotto gli occhi e che si muoves-se più lentamente del<br />
solito.<br />
«Scusa il mio aspetto», disse lei, «ma stavo impastando. La<br />
serata di ieri mi ha fatto rimanere un po’ indietro con la cucina e<br />
devo prepararmi per la folla che arriverà domani.»<br />
Ricordando le parole di Lexie, Jeremy le chiese: «Quante<br />
persone servirete durante il fine settimana?»<br />
«Chi lo sa?» rispose lei. «In genere ne arrivano circa duecento<br />
per il giro, a volte di più. Il sindaco sperava di avvicinarsi al<br />
migliaio quest’anno, ma io non riesco mai a prevedere con<br />
esattezza quanti verranno a fare colazione o a pranzare qui.»<br />
«Se il sindaco ha ragione, sarà un bel salto quest’anno.»<br />
«Be’, i suoi calcoli vanno presi con beneficio d’inventario. Tom<br />
ha la tendenza a essere eccessi-vamente ottimista, ma riesce<br />
sempre a metterci in ansia per i preparativi. E poi, anche se la<br />
gente non viene per il giro turistico, molti arriveranno per la<br />
parata di sabato. Ci saranno pure le giostre e una mostra di<br />
animali domestici, quest’anno.»<br />
«Chissà che bello.»
«Sarebbe meglio che l’evento non cadesse nel bel mezzo<br />
dell’inverno. Il festival di Pamlico attira sempre moltissimi turisti,<br />
perché si tiene in giugno e in genere per l’occasione viene<br />
allestito anche un luna park. In quei casi sì che devo lavorare,<br />
anche dieci volte più di quanto faccia adesso.»<br />
Jeremy sorrise. «La vita non smette mai di sorprendermi.»<br />
«Non rifiutare niente prima di averlo assaggiato. Ho la strana<br />
sensazione che ti piacerebbe vederlo.»<br />
L’aveva detto come per metterlo alla prova, e lui non sapeva che<br />
cosa rispondere. Alle loro spalle Rachel continuava a pulire i<br />
tavoli e intanto scherzava con il cuoco che stava dall’altra parte<br />
della sala. «Comunque», tagliò corto Doris, traendolo<br />
d’impaccio, «sono contenta che tu sia venuto a trovarmi. Lexie<br />
mi ha detto che ti ha parlato del mio taccuino. Mi ha avvertito<br />
che probabilmente non crederai a una parola di quello che c’è<br />
scritto, ma se ti interessa, te lo faccio vedere volentieri. È di là<br />
nell’ufficio sul retro.»<br />
«Mi piacerebbe, sì», rispose lui. «Lexie mi ha spiegato che hai<br />
registrato tutto.»<br />
«Ho fatto del mio meglio. Probabilmente non è all’altezza dei tuoi<br />
standard, ma del resto non immaginavo che un giorno l’avrebbe<br />
letto qualcun altro oltre a me.»
«Sono sicuro che ne resterò stupito. A proposito di Lexie, sono<br />
qui anche per lei. L’hai vista og-gi? In biblioteca non c’era.»<br />
Dorise assentì. «È passata da casa mia stamattina. È per questo<br />
che ho portato il taccuino. Mi ha raccontato che ieri sera avete<br />
visto le luci.»<br />
«Infatti.»<br />
«E?»<br />
«Spettacolari, ma come sostenevi tu, non si tratta di fantasmi.»<br />
102<br />
Lei gli rivolse un’occhiata soddisfatta. «E scommetto che sei già<br />
risalito alla loro fonte, altrimenti non saresti qui.»<br />
«Credo di sì.»<br />
«Buon per te.» Doris indicò alle sue spalle. «Mi spiace di non<br />
potermi fermare a parlare un altro po’, ma ho da fare, perciò<br />
vado subito a prenderti il taccuino. Chissà, magari la prossima<br />
volta potresti scrivere un articolo sui miei straordinari poteri.»<br />
«Non si può mai dire», ribatté lui.<br />
La seguì con lo sguardo mentre entrava in cucina, ripensando al
loro dialogo. Era stato piacevole, ma del tutto impersonale. E poi<br />
Doris non aveva risposto con esattezza alla sua domanda su<br />
dove fosse la nipote. Né aveva buttato lì un suggerimento, il che<br />
sembrava lasciare intendere che, di colpo – per qualche ragione<br />
– considerava l’argomento Lexie off limits. E il fatto non era<br />
positivo.<br />
Quando alzò lo sguardo, la vide tornare. Aveva lo stesso sorriso<br />
affabile di prima, che questa volta tuttavia gli provocò una stretta<br />
allo stomaco.<br />
«Ecco, se vuoi chiedermi qualcosa in proposito, chiamami pure»,<br />
gli disse porgendogli il taccuino. «E non farti problemi a<br />
fotocopiarlo, basta che me lo riporti prima di partire. Per me ha<br />
un valo-re speciale.»<br />
«Lo farò», promise lui.<br />
La donna rimase immobile in silenzio davanti a lui, e Jeremy<br />
pensò che fosse il suo modo per comunicargli che il loro incontro<br />
era teminato. Lui, d’altro canto, non intendeva mollare l’osso.<br />
«Un’altra cosa», disse.<br />
«Sì?»<br />
«Va bene lo stesso se il taccuino lo restituisco a Lexie? Nel caso<br />
la veda oggi?»
«Non c’è problema», rispose lei. «Comunque sappi che mi<br />
troverai qui.»<br />
L’ovvia implicazione di quella risposta rafforzò i suoi peggiori<br />
sospetti.<br />
«Ti ha detto qualcosa di me?» le chiese. «Quando vi siete viste<br />
stamattina?»<br />
«Non molto. Però mi ha avvertito che saresti passato,<br />
probabilmente.»<br />
«Stava bene?»<br />
«A volte», esordì Doris scegliendo con cura le parole, «Lexie è<br />
difficile da capire, perciò non so che cosa dirti. Ma sono sicura<br />
che starà bene, se è quello che vuoi sapere.»<br />
«Era arrabiata con me?»<br />
«No, questo posso dirtelo. Non era affatto arrabiata.»<br />
Lui attese che aggiungesse qualcos’altro. Doris fece un lungo<br />
respiro, il suo volto sembrava improvvisamente più vecchio.<br />
«Sai che mi piaci, Jeremy», disse infine con voce dolce. «Ma mi<br />
stai mettendo in difficoltà. Io devo essere leale con le persone a<br />
cui voglio bene, e soprattutto con Lexie.»
cui voglio bene, e soprattutto con Lexie.»<br />
«E questo che cosa significa?» chiese lui con la bocca<br />
improvvisamente secca.<br />
«Significa che so che cosa vuoi e che cosa mi stai chiedendo, ma<br />
non posso risponderti. Se Lexie avesse voluto farti sapere<br />
dov’era, te l’avrebbe detto lei stessa.»<br />
«La rivedrò? Prima di partire?»<br />
«Non lo so. Starà a lei decidere.»<br />
Quelle parole gli fecero capire definitivamente che se n’era<br />
andata.<br />
«Non capisco perché abbia reagito in questo modo», mormorò.<br />
Doris gli rivolse un sorriso mesto. «Io invece penso che tu lo<br />
sappia.»<br />
Se n’era andata.<br />
Quelle parole gli riecheggiavano nella mente incessanti. Mentre si<br />
dirigeva in macchina verso il Greenleaf, Jeremy cercò di<br />
analizzare i fatti con fredda obiettività. Non si lasciò prendere dal<br />
panico. Non lo faceva mai. Anche lì nel ristorante, per quanto si<br />
sentisse scosso, per quanto desiderasse che Doris gli dicesse di<br />
più, si era limitato a ringraziarla ed era uscito, come se la notizia
non l’avesse sorpreso più di tanto.<br />
103<br />
Non c’era motivo di abbandonarsi al panico. Non era mica<br />
successo qualcosa di terribile a Lexie. Il tutto si riduceva al fatto<br />
che non voleva più vederlo. Forse si era aspettato troppo da lei,<br />
anche se aveva messo subito in chiaro che non era interessata.<br />
Non c’era da stupirsi del suo atteggiamento.<br />
Per quanto apparisse moderna sotto certi aspetti, per altri era<br />
tradizionale e probabilmente si era stufata dei suoi giochetti.<br />
Forse per Lexie era stato più semplice scappare che spiegare il<br />
proprio punto di vista a uno come lui.<br />
E ora che cosa doveva fare? Lei poteva tornare o no. nel primo<br />
caso, non ci sarebbero stati problemi. Ma nel secondo… ecco<br />
che la realtà cominciava a farsi più complicata. Poteva<br />
rassegnarsi e accettare la sua decisione, oppure poteva cercare<br />
di stanarla. Se c’era una cosa in cui era bravo era trovare le<br />
persone. Usando i pubblici registri, le conversazioni amichevoli e<br />
i giusti siti web, aveva imparato a seguire una traccia di briciole<br />
di pane praticamente sino alla soglia di chiunque. Dubitava però<br />
che con lei sarebbe stato necessario ricorrere a tali mezzi. Dopo<br />
tutto, gli aveva già dato la risposta che cercava e lui era sicuro di<br />
sapere dov’era andata. Il che significava che poteva gestire la<br />
situazione come meglio credeva.
I suoi pensieri presero un’altra piega.<br />
Il fatto era che la situazione non combaciava affatto con ciò che<br />
doveva fare. Si ricordò che nel giro di poche ore avrebbe<br />
dovuto affrontare una riunione telefonica che avrebbe avuto<br />
risvolti fondamentali per la sua carriera, e se fosse partito alla<br />
ricerca di Lexie, dubitava che sarebbe riuscito a trovare un<br />
telefono pubblico nel momento giusto. Alvin stava per arrivare.<br />
Forse quella era l’ultima notte di nebbia e sebbene lui potesse<br />
occuparsi delle riprese da solo, l’indomani avrebbero dovuto<br />
lavorare insieme. Per non parlare poi della necessità di<br />
schiacciare un pisolino… lo aspettava un’altra nottata insonne e<br />
si sentiva già stanco morto.<br />
D’altra parte, non voleva che la storia terminasse in quel modo.<br />
Voleva vedere Lexie, aveva bisogno di vederla. Una voce nella<br />
sua testa gli diceva di non permettere alle emozioni di prendere il<br />
sopravvento e, razionalmente, non vedeva quale vantaggio<br />
potesse derivargli dal pedinare Lexie.<br />
Anche se l’avesse trovata, lei probabilmente lo avrebbe ignorato<br />
o, peggio, si sarebbe seccata. E nel frattempo a Nate sarebbe<br />
venuto un infarto, Alvin sarebbe stato furioso e la sua indagine<br />
giornalistica sarebbe finita nel tubo di scarico assieme alla sua<br />
carriera.<br />
Alla fine, la decisione era una soltanto. Parcheggiò davanti al suo
Alla fine, la decisione era una soltanto. Parcheggiò davanti al suo<br />
cottage al Greenleaf e si congratulò con se stesso. Ragionare in<br />
quel modo gli aveva fatto capire i termini del problema. Dopo<br />
tutto, non aveva passato gli ultimi quindici anni a usare la logica e<br />
a occuparsi di scienza senza imparare niente lungo la strada.<br />
Adesso, si disse, gli restava una sola cosa da fare: preparare i<br />
bagagli.<br />
104
13<br />
D’accordo, lo ammetteva, era una vigliaccata.<br />
Non era facile per lei riconoscere il fatto che era scappata via,<br />
ma in fondo erano due giorni che non riusciva a pensare<br />
lucidamente e non poteva certo biasimarsi di non essere perfetta.<br />
Del resto, se fosse rimasta in città, le cose si sarebbero<br />
complicate ancora di più. Non importava che lui le piacesse e<br />
ricambiasse la sua simpatia. Quella mattina al risveglio aveva<br />
deciso che doveva troncare la storia prima che si spingessero<br />
troppo avanti e, quando si era fermata con la macchina su quel<br />
vialetto sabbioso, aveva capito di aver fatto la cosa giusta.<br />
Quel posto non era granché. Il vecchio cottage, semisoffocato<br />
dagli arbusti che lo circondavano, era cadente. Le finestrelle<br />
rettangolari con le tendine bianche erano coperte da una patina<br />
salmastra e le tavole di legno esterne consumate dalla furia degli<br />
uragani. Per certi versi, aveva sempre considerato quel rifugio<br />
una specie di capsula per viaggiare nel tempo; la maggior parte<br />
dei mobili aveva più di vent’anni, le tubature brontolavano<br />
quando apriva l’acqua e per accendere i fornelli c’era bisogno<br />
dei fiammiferi. Ma i ricordi dei giorni trascorsi lì da bambina<br />
avevano sempre l’effetto di cal-marla e, dopo aver appoggiato<br />
sul bancone le provviste acquistate per il fine settimana, aveva<br />
aperto le finestre per arieggiare l’interno. Poi, presa una coperta,
si era sistemata su una sedia a dondolo sulla veranda posteriore,<br />
con l’unico desiderio di restare a guardare l’oceano. In quel<br />
momento, il rumore regolare della risacca era quasi ipnotico e<br />
quando il sole squarciò le nubi, e alcuni raggi di luce si<br />
allungarono verso l’acqua come dita sottili che l’accarezzavano<br />
dall’alto, lei rimase senza fiato.<br />
Le capitava sovente lì. Ricordò di aver visto per la prima volta la<br />
luce che compariva tra le nubi dopo la visita al cimitero con<br />
Doris, quando era ancora piccola. All’epoca, aveva pensato che<br />
i suoi genitori avessero trovato un altro modo per mettersi in<br />
contatto con lei. Era convinta che vegliassero su di lei come<br />
angeli mandati dal cielo, sempre presenti ma senza intervenire,<br />
quasi sapessero che avrebbe sempre preso la decisione giusta.<br />
105<br />
Aveva avuto bisogno di credere in quelle cose per molto tempo,<br />
semplicemente perché si era sentita spesso sola. I nonni erano<br />
affettuosi e meravigliosi, ma per quanto li amasse per la loro<br />
abne-gazione, non si era mai abituata del tutto alla sensazione di<br />
essere diversa dai suoi coetanei. I genitori delle sue amiche<br />
giocavano a pallavolo nei fine settimana e avevano l’aria fresca e<br />
giovanile la domenica mattina in chiesa. E allora lei pensava al<br />
papà e alla mamma che aveva perso.<br />
Non poteva parlare di questo con Doris, né dei sensi di colpa<br />
che quei pensieri le facevano venire. E poi sapeva che le sue
che quei pensieri le facevano venire. E poi sapeva che le sue<br />
parole l’avrebbero fatta soffrire.<br />
La sensazione di essere diversa dagli altri aveva comunque<br />
lasciato il segno. E anche Doris, quando durante l’adolescenza<br />
lei oltrepassava i limiti, spesso lasciava perdere per evitare<br />
discussioni, dandogli così l’impressione di poter stabilire le<br />
proprie regole. Da ragazzina era stata un po’ ri-belle, ma in un<br />
modo o nell’altro era maturata durante gli anni dell’università.<br />
Quella sua nuova consapevolezza l’aveva portata ad abbracciare<br />
l’idea che la maturità significasse valutare i rischi molto prima di<br />
pensare alla ricompensa, e che il successo e la felicità nella vita<br />
stessero tanto nell’evitare gli errori quanto nel lasciare il proprio<br />
segno nel mondo.<br />
Sapeva di aver rischiato di commettere un errore la sera<br />
precedente. Si era aspettata che lui tentasse di baciarla ed era<br />
rimasta compiaciuta da se stessa per la fermezza con cui aveva<br />
risposto alla sua richiesta di farlo entrare in casa.<br />
Era consapevole di aver ferito i suoi sentimenti e se ne<br />
dispiaceva. Ma ciò di cui probabilmente non si era resa conto<br />
era che il battito del suo cuore aveva rallentato solo dopo che lui<br />
si era allontanato, perché una parte di lei avrebbe voluto lasciarlo<br />
entrare, quali che fossero le conseguenze.<br />
Non le importava di quello che sarebbe successo. Peggio<br />
ancora, mentre si rigirava irrequieta nel letto quella notte, aveva
capito che forse non avrebbe avuto la forza per fare di nuovo la<br />
cosa giusta.<br />
In realtà, poteva prevederlo. Con il passare delle ore, mentre era<br />
con lui quella sera, si era sorpresa a paragonarlo ad Avery e al<br />
Ragazzo di Chicago e, con suo stupore, Jeremy aveva retto il<br />
confronto alla grande. Univa in sé lo spirito e il senso<br />
dell’umorismo di Avery e l’intelligenza e il fascino dell’altro, e<br />
inoltre sembrava molto più a proprio agio con se stesso rispetto<br />
a entrambi. Forse erano solo sensazioni legate alla meravigliosa<br />
giornata trascorsa insieme, una cosa che non le capitava da<br />
tempo. Quand’era stata l’ultima volta che aveva fatto un picnic?<br />
O che era salita su Riker’s Hill? Oppure che era stata al cimitero<br />
dopo una festa, quando in genere si infilava direttamente a letto?<br />
Senza dubbio l’esaltazione e l’imprevedibilità le avevano<br />
ricordato i momenti felici che aveva vissuto quando credeva<br />
ancora che Avery e il Ragazzo di Chicago fossero gli uomini dei<br />
suoi sogni.<br />
Ma si era sbagliata allora, come si stava sbagliando adesso.<br />
Sapeva che Jeremy avrebbe risolto il mistero in giornata –<br />
d’accordo, era soltanto una sensazione, ma ne era sicura, dato<br />
che la risposta era in uno dei diari e sarebbe bastato che lui la<br />
trovasse – e non aveva il minimo dubbio che dopo le avrebbe<br />
chiesto di uscire con lui. Se fosse rimasta in città, avrebbero<br />
trascorso gran parte della giornata insieme e lei non voleva che<br />
accadesse. Ma, in fondo, era proprio ciò a cui una parte di lei<br />
ane-lava, e questo la lasciava confusa come non le capitava
ane-lava, e questo la lasciava confusa come non le capitava<br />
ormai da anni.<br />
Doris aveva intuito il suo dilemma quando era passata da lei<br />
quella mattina. Dopo aver infilato qualche cambio di vestiti in una<br />
valigia, era uscita senza fare la doccia e si era presentata di punto<br />
in bianco a casa sua come uno zombie. Non aveva dato<br />
spiegazioni, e nonostante questo Doris aveva assentito in silenzio<br />
quando le aveva detto che doveva andare via. Anche se era<br />
molto stanca, aveva capito che, dopo aver messo in moto il<br />
meccanismo, non aveva previsto l’esito finale. Era proprio<br />
questa la caratteristica delle premonizioni; per quanto fossero<br />
accurate a breve, non c’era modo di sapere quali sarebbero stati<br />
gli sviluppi.<br />
Per quello lei era andata lì, per non impazzire, e sarebbe rientrata<br />
a Boone Creek solo quando la situazione fosse tornata alla<br />
normalità, decise. Non ci voleva molto tempo. Entro un paio di<br />
giorni la gente avrebbe smesso di parlare dei fantasmi, delle<br />
dimore storiche e del forestiero in città, e i turisti in visita<br />
sarebbero stati solo un ricordo. Il sindaco avrebbe ripreso a<br />
giocare a golf, Rachel sarebbe uscita con gli uomini sbagliati e<br />
Rodney probabilmente avrebbe trovato il modo di imbattersi<br />
106<br />
casualmente in lei nei pressi della biblioteca, tirando un sospiro di<br />
sollievo perché il loro rapporto era tornato quello di sempre.
Forse non era una vita esaltante, però era la sua vita e non aveva<br />
intenzione di permettere a nessuno di romperne l’equilibrio. In un<br />
altro luogo e in un altro tempo magari sarebbe stato diverso, ma<br />
certe riflessioni a quel punto non avevano senso. Mentre<br />
continuava a fissare l’oceano, si sforzò di non pensare a ciò che<br />
avrebbe potuto essere.<br />
Sulla veranda, Lexie si strinse la coperta sulle spalle. Era una<br />
ragazza forte e avrebbe superato anche questo, si disse, come<br />
aveva superato tutto il resto. Ne era sicura. Ma nonostante il<br />
conforto offertole da questa consapevolezza, il mare agitato le<br />
ricordava i sentimenti che nutriva per Jeremy e dovette fare<br />
appello a tutte le sue risorse per non scoppiare a piangere.<br />
Tutto era sembrato alquanto semplice una volta presa la<br />
decisione. Jeremy agì velocemente nella sua camera al<br />
Greenleaf, provvedendo alle mosse necessarie. Prendere la<br />
cartina e il portafoglio, per sicurezza. Lasciare lì il portatile<br />
perché non gli serviva. Idem per gli appunti. Infilare nella sacca<br />
anche il taccuino di Doris. Scrivere un biglietto per Alvin da<br />
lasciare alla reception, senza badare al-l’espressione poco<br />
entusiasta di Jed quando glielo avrebbe consegnato. Assicurarsi<br />
da ultimo di avere con sé il caricabatteria del cellulare… e<br />
partire.<br />
Nel giro di meno di dieci minuti era già sulla strada per Swan<br />
Quarter, dove si sarebbe imbarcato sul traghetto per Ocracoke,
un villaggio degli Outer Banks. Da lì si sarebbe diretto a nord<br />
sulla Highway 12 verso Buxton. Immaginava che fosse quella la<br />
strada percorsa da Lexie e, seguendone le tracce, sarebbe<br />
arrivato sul posto in un paio d’ore.<br />
Il viaggio fino a Swan Quarter procedette spedito su strade dritte<br />
e poco trafficate che gli permi-sero di pigiare l’acceleratore<br />
mentre pensava a lei, nel tentativo di scacciare l’ansia. In fondo<br />
l’ansia era un’altra parola per panico e lui si faceva vanto di non<br />
lasciarsi mai prendere dal panico. Tuttavia, ogni volta che era<br />
costretto a rallentare, per esempio attraversando i centri abitati,<br />
si trovava a tamburellare nervosamente sul volante borbottando<br />
tra sé.<br />
Era una sensazione strana e si intensificava a mano a mano che si<br />
avvicinava alla meta. Non sapeva spiegarsela, ma del resto non<br />
aveva nemmeno voglia di analizzarla. Era una delle rare occasioni<br />
in vita sua in cui agiva come un automa, facendo esattamente il<br />
contrario di ciò che gli suggeriva la logica, pensando soltanto a<br />
come avrebbe reagito lei vedendolo.<br />
Proprio mentre cominciava a credere di aver individuato la<br />
ragione del suo strano comportamento, Jeremy si ritrovò al molo<br />
del traghetto a fissare un ometto in uniforme intento a leggere il<br />
giornale. Venne a sapere che i traghetti per Ocracoke non erano<br />
così frequenti come quelli tra Sta-ten Island e Manhattan, e che<br />
quindi aveva perso l’ultima corsa della giornata. Valeva a dire<br />
che poteva tornare il giorno successivo, oppure rinunciare del
che poteva tornare il giorno successivo, oppure rinunciare del<br />
tutto al suo progetto e lui non era disposto a fare nessuna delle<br />
due cose.<br />
«È sicuro che non esista un altro modo per raggiungere il Faro di<br />
Hatteras?» domandò con il cuore in gola. «È molto importante.»<br />
«Be’, potrebbe arrivarci in macchina.»<br />
«Quanto ci vuole?»<br />
«Dipende da quanto va veloce.»<br />
Naturale, pensò Jeremy. «Mettiamo che io vada veloce.»<br />
L’uomo scrollò le spalle come se l’argomento lo annoiasse a<br />
morte. «Cinque o sei ore. Deve andare verso nord fino a<br />
Plymouth, poi prendere la statale 64 per Roanoke Island, quindi<br />
raggiungere Whalebone. Da lì si dirige a sud verso Buxton. Il<br />
faro è proprio laggiù.»<br />
Jeremy guardò l’ora; era già quasi l’una; a occhi e croce sarebbe<br />
arrivato a destinazione proprio quando Alvin sarebbe giunto a<br />
Boone Creek. Niente da fare.<br />
«C’è un altro punto dove prendere il traghetto?»<br />
«A Cedar Island.»
«Magnifico. Dov’è?»<br />
107<br />
«A circa tre ore nella direzione opposta. Ma anche in quel caso<br />
ormai dovrà aspettare fino a domattina.»<br />
Alle spalle dell’uomo Jeremy vide un poster con i vari fari del<br />
North Carolina. Al centro campeggiava quello di Hatteras, il più<br />
imponente di tutti.<br />
«E se le dicessi che si tratta di un’emergenza?» chiese.<br />
L’uomo per la prima volta alzò lo sguardo dal giornale.<br />
«È un’emergenza?»<br />
«Diciamo di sì.»<br />
«Allora chiamerei la Guardia Costiera. Oppure lo sceriffo.»<br />
«Ah», fece Jeremy, cercando di stare calmo. «Vuole dirmi che<br />
non c’è modo di arrivare là adesso? Da qui, intendo.»<br />
L’uomo si portò un dito al mento. «Suppongo che potrebbe<br />
prendere una barca, se ha tanta fretta.» Adesso sì che<br />
cominciamo a ragionare, pensò Jeremy. «E come potrei fare?»<br />
«Non saprei. Non l’ha mai chiesto nessuno.»
Jeremy risalì in macchina e ammise finalmente con se stesso che<br />
si era fatto prendere dal panico. Forse era perché ormai si<br />
trovava lì, oppure perché si era reso conto che le ultime parole<br />
rivolte a Lexie la notte precedente avevano a che fare con una<br />
più profonda verità, anche se qualcosa si era impossessato di lui<br />
e non gli permetteva di tornare indietro. Non ora che si trovava<br />
così vicino alla meta.<br />
Nate aspettava una sua telefonata, ma all’improvviso non se ne<br />
preoccupava più di tanto. Lo stesso valeva per l’arrivo di Alvin;<br />
se tutto andava bene, avrebbero fatto le riprese al cimitero sia<br />
quella sera stessa sia la successiva. Mancavano circa dieci ore<br />
all’apparizione delle luci; con una barca veloce probabilmente<br />
poteva raggiungere Hatteras in due. Ciò gli dava tutto il tempo<br />
necessario per andare laggiù, parlare con Lexie e tornare<br />
indietro, sempre ammesso di trovare qualcuno disposto ad<br />
accompagnarlo.<br />
Ovviamente le incognite erano numerose. Poteva non riuscire a<br />
noleggiare una barca, ma in quel caso, era pronto a guidare fino<br />
a Buxton. Comunque, una volta arrivato, non aveva neppure la<br />
certezza di riuscire a trovarla.<br />
Era una situazione completamente priva di senso. Ma chi se ne<br />
importava? Tutti avevano il diritto di essere un po’ bizzarri, una<br />
volta ogni tanto, e adesso toccava a lui. Aveva dei contanti nel<br />
portafoglio e avrebbe trovato un modo di arrivare a destinazione.
portafoglio e avrebbe trovato un modo di arrivare a destinazione.<br />
Era pronto a correre il rischio e a vedere come si mettevano le<br />
cose con lei, se non altro per dimostrare a se stesso che era in<br />
grado di lasciarla senza pensarci più.<br />
Era proprio quello il punto, lo sapeva. Quando Doris gli aveva<br />
fatto capire che forse non l’avrebbe più rivista, la sua mente era<br />
come impazzita. Era vero, sarebbe partito comunque entro un<br />
paio di giorni, ma questo non voleva dire che lo storia non<br />
dovesse finire così. Non ancora, comunque. Poteva venire a<br />
farle visita lì, lei poteva raggiungerlo a New York e, se era<br />
destino, avrebbero trovato una soluzione. Erano cose che<br />
capitavano tutti i giorni, no? Ma anche se non fosse stato<br />
possibile, anche se lei era decisa a troncare di netto ogni<br />
rapporto con lui, voleva sentirglielo dire. Solo allora sarebbe<br />
potuto tornare a casa con la convinzione di non aver avuto<br />
scelta.<br />
Tuttavia, mentre frenava di colpo nei pressi del primo porticciolo<br />
che trovava lungo la strada, si rese conto che non voleva sentir<br />
dire quelle parole. Non stava andando a Buxton per salutarla o<br />
per sentirsi dire che lei non voleva più vederlo. Al contrario,<br />
pensò stupito, sapeva che era diretto là per scoprire se Alvin<br />
aveva avuto ragione fin dall’inizio.<br />
108<br />
Il tardo pomeriggio era il momento preferito da Lexie. La
morbida luce invernale, unita all’au-stera bellezza naturale del<br />
paesaggio, dava al mondo un’aura surreale.<br />
Persino il faro, pitturato a strisce bianche e nere come una<br />
gigantesca striscia di caramella, da lì appariva simile a un<br />
miraggio e, mentre canninava lungo la spiaggia, lei cercò di<br />
immaginare quanto fosse stato difficile per i pescatori e i marinai<br />
doppiare la punta prima della sua costruzione. Le acque<br />
antistanti la costa, con le secche e i fondali rocciosi, erano<br />
denominate il Cimitero dell’Atlantico e custodivano numerosi<br />
relitti. La Monitor, coinvolta nella prima battaglia tra corazzate<br />
durante la Guerra Civile, era affondata lì. Lo stesso destino<br />
aveva subito la Central America, carica di oro californiano, il<br />
cui naufragio aveva causato la grave crisi economica del 1857.<br />
Si diceva che il va-scello di Barbanera, la Queen Anne’s<br />
Revenge, fosse stato rinvenuto nell’insenatura di Beaufort e gli<br />
U-Boat tedeschi affondati durante la Seconda guerra mondiale<br />
erano la meta preferita dei subac-quei.<br />
Suo nonno era un appassionato di storia e, tutte le volte che<br />
camminavano sulla spiaggia tenendosi per mano, le raccontava<br />
delle navi che erano andate perse nel corso dei secoli. Le riferiva<br />
aneddoti su uragani, secche insidiose ed errori di navigazione che<br />
avevano fatto arenare le imbarcazioni finché non erano state<br />
distrutte dalla forza dei marosi. Pur non nutrendo un interesse<br />
particolare per l’argomento e anzi, spesso spaventata dalle<br />
immagini evocate dal nonno, si sentiva cullata dalla sua parlata
lenta e melodiosa e non si stancava mai di ascoltarlo. Sebbene<br />
fosse ancora molto giovane, intuiva che parlare di quelle cose era<br />
molto importante per lui. Anni dopo, era venuta a sapere che<br />
durante la Seconda guerra mondiale la nave su cui era imbarcato<br />
era stata silurata e lui si era salvato per miracolo.<br />
Quel ricordo le fece provare un’acuta fitta di nostalgia. Le<br />
camminate con il nonno facevano parte di una routine quotidiana<br />
riservata a loro due soltanto e di solito uscivano poco prima di<br />
cena, mentre Doris era ai fornelli. Lui stava seduto in poltrona a<br />
leggere con gli occhiali appoggiati sul naso e, a un certo punto,<br />
chiudeva il libro con un sospiro e lo metteva da parte, poi si<br />
alzava e le chiedeva se voleva andare a vedere i cavalli selvaggi.<br />
L’idea dei cavali la esaltava. Non sapeva perché; non era mai<br />
salita in sella, né ambiva particolarmente a provarci, ma tutte le<br />
volte che il nonno le proponeva di accompagnarlo correva alla<br />
porta in preda all’eccitazione. In genere, i cavalli si tenevano a<br />
distanza dagli uomini e galoppavano via non appena arrivava<br />
qualcuno, ma sull’imbrunire indugiavano a brucare e<br />
abbassavano le difese, anche se solo per poco. Allora era<br />
possibile avvicinarsi abbastanza da vederne i segni distintivi e,<br />
con un po’ di fortuna, li sentiva sbuffare e nitrire come<br />
avvertimento a non avvicinarsi più.<br />
Discendevano dai mustang spagnoli e la loro presenza sugli<br />
Outer Banks risaliva al 1523. Ora una serie di severe leggi<br />
governative ne tutelava la sopravvivenza e loro erano ormai parte
governative ne tutelava la sopravvivenza e loro erano ormai parte<br />
del paesaggio quanto i cervi in Pennsylvania, con l’unico<br />
problema di occasionali sovrappopolamenti. La gente del posto<br />
li ignorava, almeno finché non davano fastidio, mentre per i turisti<br />
erano una delle principali attrazioni. Era molto tempo che Lexie<br />
andava lì, eppure ogni volta la vista dei cavalli la emozionava: la<br />
faceva sentire di nuovo giovane, con tutti i piaceri e le aspettative<br />
della vita ancora da venire.<br />
Desiderava sentirsi così anche in quel momento, se non altro per<br />
sfuggire al peso dell’età adulta, pensò. Doris le aveva telefonato<br />
per dirle che Jeremy era passato a cercarla, il che non l’aveva<br />
sorpresa. Aveva immaginato che si sarebbe chiesto che cosa<br />
avesse fatto di male o perché lei se ne fosse andata, ma era<br />
sicura che presto si sarebbe lasciato tutto alle spalle. Jeremy era<br />
una di quelle persone benedette da un’assoluta sicurezza in se<br />
stesse, sempre in movimento, senza rimpianti per il passato.<br />
Anche Avery era così, e lei ricordava ancora quanto l’avesse<br />
ferita il suo senso di superiorità, la sua indifferenza per il dolore<br />
che le causava. A ripensarci adesso, vedeva i suoi difetti<br />
caratterieli per quello che erano, ma all’epoca non era stata<br />
capace di cogliere i segnali d’avvertimento: il modo in cui il suo<br />
sguardo indugiava sulle altre donne, oppure lo slancio eccessivo<br />
con cui abbracciava quelle che diceva che fossero le sue amiche.<br />
All’inizio, aveva voluto credergli quando affermava di essere<br />
stato infedele una volta soltanto, ma a poco a poco erano<br />
riemersi frasi e spezzoni di dialoghi 109
iemersi frasi e spezzoni di dialoghi 109<br />
che la sua mente non aveva voluto registrare: una sua compagna<br />
di università che tempo prima le aveva riferito che giravano voci<br />
su una storia di Avery con una studentessa; uno dei suoi<br />
collaborato-ri che aveva accennato alle sue assenze ingiustificate<br />
dal lavoro. Lexie detestava considerarsi ingenua, ma lo era stata<br />
e più che di lui, era rimasta delusa da se stessa. Si diceva che<br />
avrebbe superato anche quello, che avrebbe incontrato un uomo<br />
migliore… uno come il Ragazzo di Chicago, il quale le aveva<br />
dimostrato una volta per tutte che non era brava a giudicare gli<br />
uomini. Né, a quanto pareva, di tenerseli.<br />
Era dura ammetterlo, e in certi momenti si chiedeva se non<br />
avesse sbagliato con entrambi. D’accordo, quello con il Ragazzo<br />
di Chicago era stato più un flirt che una storia d’amore, ma<br />
Avery? Lo aveva amato e aveva creduto di essere ricambiata.<br />
Certo, era facile dire che era un mascalzone e che la relazione<br />
era finita solo per colpa sua, però anche lui doveva aver trovato<br />
qualche mancanza nel loro rapporto. Qualche mancanza in lei.<br />
Ma in che senso? Era troppo assillante? Era noiosa? Non lo<br />
soddisfaceva a letto? Ma perché non era corso fuori, quel<br />
giorno, a cercarla, a chiederle perdono?<br />
Erano domande alle quali non aveva mai saputo rispondere. Le<br />
sue amiche le assicuravano che lei non c’entrava, e anche Doris.<br />
Ma nonostante ciò, non le era ancora ben chiaro che cosa fosse<br />
successo. Dopo tutto c’erano sempre due versioni della storia e
successo. Dopo tutto c’erano sempre due versioni della storia e<br />
ancora adesso a volte le veniva voglia di telefonargli per<br />
chiedergli dove lei aveva sbagliato.<br />
Come le aveva fatto notare un’amica, era tipico delle donne<br />
preoccuparsi di aver fatto degli errori. Gli uomini sembravano<br />
immuni da questo genere di insicurezze. E anche se non lo erano,<br />
avevano imparato a nascondere i propri sentimenti oppure a<br />
seppellirli nel profondo in modo da non es-serne feriti. Di solito,<br />
anche lei provava a fare lo stesso, e funzionava. Di solito.<br />
In lontananza, mentre il sole si tuffava nelle acque dello stretto di<br />
Pamlico, con le sue casette bianche di legno la cittadina di<br />
Buxton sembrava una cartolina. Guardò verso il faro e, proprio<br />
come sperava, scorse un piccolo branco di cavalli che brucava<br />
l’erba alla base della torre. Ce n’erano circa una decina, quasi<br />
tutti pezzati, e avevano folte pellicce che li proteggevano dal<br />
freddo dell’inverno. Al centro, due puledri brucavano vicini,<br />
agitando felici le code.<br />
Lexie si fermò a guardarli, con le mani infilate in tasca. Ora che si<br />
avvicinava la sera il vento si era rinfrescato e lei sentiva l’aria<br />
pungente sul naso e sulle guance. Le sarebbe piaciuto fermarsi lì<br />
ancora un po’, ma era stanca. Era stata una lunga e faticosa<br />
giornata.<br />
Suo malgrado, si chiese che cosa stesse combinando Jeremy.<br />
Organizzava altre riprese? Oppure stava per decidere dove<br />
andare a cena? Faceva i bagagli? Ma perché i suoi pensieri
andare a cena? Faceva i bagagli? Ma perché i suoi pensieri<br />
continuavano a tornare su di lui?<br />
Sospirò, conoscendo già la risposta. Per quanto le piacesse<br />
guardare i cavalli, la loro vista le ricordò non tanto un nuovo<br />
inizio, quanto il fatto che era sola. Per quanto si considerasse<br />
indipendente, per quanto cercasse di non badare ai continui<br />
commenti di Doris, non poteva fare a meno di provare un<br />
ardente desiderio di compagnia, d’intimità. Non significava per<br />
forza il matrimonio; a volte, le sarebbe bastato sapere che aveva<br />
un impegno per il venerdì o il sabato sera. Desiderava tanto<br />
trascorrere la mattina della domenica a letto con qualcuno che le<br />
stesse a cuore e, per quanto fosse impossibile, era Jeremy che<br />
s’immaginava accanto a sé.<br />
Lexie si obbligò a scacciare l’idea. Venendo lì aveva sperato di<br />
trovare sollievo dai pensieri che l’opprimevano, ma mentre era in<br />
piedi accanto al faro a guardare i cavalli che pascolavano le<br />
sembrò che il mondo le crollasse addosso. Aveva trentun anni,<br />
era sola e viveva in un posto senza prospettive per il futuro. Suo<br />
nonno e i suoi genitori erano soltanto ricordi lontani, la salute di<br />
Doris era fonte di costante preoccupazione e l’unico uomo che<br />
negli ultimi anni avesse trovato anche lontanamente interessante,<br />
sarebbe partito prima del suo ritorno.<br />
Fu allora che scoppiò a piangere a dirotto, singhiozzando come<br />
una bambina. Mentre infine cominciava a riprendersi vide una<br />
figura che le veniva incontro e, riconoscendola, rimase a fissarla
figura che le veniva incontro e, riconoscendola, rimase a fissarla<br />
at-tonita.<br />
110
14<br />
Lexie sbatté gli occhi, chiedendosi se stesse dognando. Non<br />
poteva essere lui, perché lui non poteva essere lì. Era un’idea<br />
così assurda, così impensabile, che aveva l’impressione di<br />
guardare la scena con gli occhi di un’altra persona.<br />
Jeremy sorrise e posò la borsa. «Sai, non dovresti fissare la<br />
gente in quel modo», disse. «Agli uomini piacciono le donne che<br />
sanno essere discrete.»<br />
Lei continuava a fissarlo. «Tu», disse.<br />
«Io», confermò lui con un cenno del capo.<br />
«Tu… sei qui.»<br />
«Io sono qui», ripeté lui.<br />
Lei lo guardò socchiudendo gli occhi nella luce del crepuscolo e<br />
Jeremy pensò che era persino più carina di quanto ricordasse.<br />
«Che cosa ci fai…?» Esitò, come se ancora non credesse ai suoi<br />
occhi. «Cioè, come hai fatto…?»<br />
«È una lunga storia», rispose Jeremy. Vedendo che lei non si<br />
muoveva, fece un cenno verso il faro. «Allora è questo il posto<br />
dove si sono sposati i tuoi genitori?»
dove si sono sposati i tuoi genitori?»<br />
«Te ne sei ricordato?»<br />
«Io ricordo tutto», disse lui, toccandosi la tempia. «Sai, la<br />
materia grigia qui dentro. Dove si so-no sposati esattamente?»<br />
Parlava in tono disinvolto, come se fosse la conversazione più<br />
normale del mondo, e questo faceva sembrare la scena ancora<br />
più irreale.<br />
«Laggiù», rispose lei. «Dalla parte dello stretto, vicino alla riva.»<br />
«Dev’essere stato molto bello», commentò lui guardando in<br />
quella direzione. «È un posto davvero stupendo. Adesso capisco<br />
perché lo ami tanto.»<br />
111<br />
Invece di rispondere, Lexie fece un respiro profondo, per<br />
riprendere il controllo delle emozioni.<br />
«Jeremy, che cosa ci fai qui?»<br />
Lui esitò. «Non ero sicuro che tu saresti tornata», disse. «E ho<br />
capito che, se volevo rivederti, dovevo venire da te.»<br />
«Ma perché?»<br />
Jeremy continuò a guardare verso il faro. «Era come se non
Jeremy continuò a guardare verso il faro. «Era come se non<br />
potessi farne a meno.»<br />
«Temo di non capire», ribatté lei.<br />
Jeremy si guardò i piedi, poi alzò la testa e le rivolse un sorriso<br />
quasi di scusa. «A dire la verità, ho passato gran parte della<br />
giornata a cercare di capirlo anch’io.»<br />
Mentre stavano in piedi accanto al faro il sole cominciò a<br />
tramontare e il cielo si fece di un grigio cupo. Una brezza umida<br />
e fredda spazzava la sabbia; sollevando la schiuma dalle onde.<br />
In lontananza, una figura avvolta in una pesante giacca scura<br />
dava da mangiare ai gabbiani, lanciando pezzi di pane per aria. A<br />
mano a mano che si abituava alla sua presenza, Lexie sentiva<br />
sce-mare dentro di sé lo choc per l’arrivo di Jeremy. Avrebbe<br />
dovuto essere in collera con lui, perché non aveva rispettato il<br />
suo desiderio di stare da sola, ma in fondo era lusingata da quel<br />
gesto. Avery non si era mai preoccupato di andare a cercarla,<br />
nemmeno il fedele Rodney avrebbe mai pensato di venire lì e,<br />
fino a quel momento, se qualcuno le avesse detto che Jeremy<br />
poteva fare una cosa simile, avrebbe riso di gusto. E invece,<br />
adesso cominciava a insinuarsi in lei la consapevolezza che lui era<br />
diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto, che lui era un uomo<br />
capace di sorprenderla.<br />
I cavalli avevano cominciato ad allontanarsi dal faro, brucando
qua e là mentre risalivano la du-na. La foschia si addensava sul<br />
mare, confondendo la linea dell’orizzonte. Le sterne beccavano<br />
la sabbia sulla battigia, muovendosi sulle lunghe zampe sottili in<br />
cerca di piccoli crostacei.<br />
Nel silenzio, Jeremy si avvicinò le mani alla bocca e ci soffiò<br />
dentro, cercando di scaldarle. «Sai arrabbiata con me?» chiese<br />
infine.<br />
«No», ammise lei. «Sorpresa, ma non arrabbiata.»<br />
Lui sorrise e lei ricambiò con un sorriso appena abbozzato.<br />
«Come hai fatto ad arrivare fin qui?» chiese di nuovo.<br />
Jeremy indicò alle sue spalle, verso Buxton. «Mi sono fatto dare<br />
un passaggio da due pescatori diretti da questa parte», disse.<br />
«Mi hanno lasciato giù al porticciolo.»<br />
«Ti hanno dato un passaggio così?»<br />
«Esatto.»<br />
«Sei stato fortunato. In genere i pescatori non fanno questi<br />
favori.»<br />
«Può darsi», ribatté lui. «Ma anche se non sono uno psicologo, è<br />
mia opinione che tutti, persino gli sconosciuti, sappiano valutare<br />
l’urgenza di una richiesta e mostrarsi generosi, se è il caso.» La
l’urgenza di una richiesta e mostrarsi generosi, se è il caso.» La<br />
guardò, schiarendosi la gola. «E poi, visto che non funzionava, mi<br />
sono offerto di pagarli.»<br />
Lei rise di quell’ammissione.<br />
«Lasciami indovinare», disse. «Ti hanno ripulito, eh?»<br />
Jeremy scrollò le spalle. «Dipende dai punti di vista. In effetti, mi<br />
è sembrata una cifra esorbi-tante per un passaggio in barca.»<br />
«È ovvio. Il tragitto è lungo. Bisogna calcolare il costo del<br />
carburante, e poi l’usura della barca…»<br />
«Me ne hanno parlato, sì…»<br />
«E, naturalmente, il tempo impiegato e il fatto che domattina<br />
saranno al lavoro prima dell’alba.»<br />
«Hanno detto anche questo.»<br />
In quel momento anche l’ultimo cavallo scomparve oltre la duna.<br />
«Però sei venuto lo stesso.»<br />
112<br />
Lui annuì, sorpreso almeno quanto lei. «Comunque, mi hanno<br />
fatto capire chiaramente che si trattava di un viaggio di sola<br />
andata. Non hanno voluto aspettarmi, perciò temo di essere
loccato qui.»<br />
«Ah, davvero? E come hai intenzione di tornare indietro?»<br />
Jeremy fece un sorriso malizioso. «Ecco, si dà il caso che<br />
conosca una persona qui, e avevo intenzione di sfoderare tutto il<br />
mio fascino per convincerla a darmi un passaggio fino a casa.»<br />
«E se io non avessi intenzione di rientrare per un bel po’?<br />
Oppure se ti dicessi di arrangiarti?»<br />
«A questo non ho ancora pensato.»<br />
«E dove intendevi soggiornare durante la tua permanenza qui?»<br />
«Non ho pensato nemmeno a questo.»<br />
«Se non altro sei sincero», commentò lei sorridendo. «Però<br />
dimmi, che cosa avresti fatto se non mi avessi trovata?»<br />
«E dove altro potevi essere andata?»<br />
Lei distolse lo sguardo, compiaciuta che la conoscesse così<br />
bene. In lontananza vide le luci di un peschereccio che avanzava<br />
impercettibilmente.<br />
«Hai fame?» gli chiese.<br />
«Da morire. Non ho mangiato niente per tutto il giorno.»
«Vuoi cenare?»<br />
«Conosci qualche bel posticino?»<br />
«Sì, ne ho in mente uno carino.»<br />
«Accettano carte di credito?» chiese lui. «Ho usato tutti i contanti<br />
che avevo per venire qui.»<br />
«Sono sicura che in un modo o nell’altro ce la caveremo»,<br />
rispose lei.<br />
Si avviarono lungo la spiaggia, allontanandosi dal faro. Mentre<br />
camminavano sulla sabbia com-patta accanto alla battigia, c’era<br />
uno spazio tra di loro che nessuno dei due sembrava voler<br />
colmare.<br />
Avanzavano decisi, i nasi arrossati per il freddo, come se fossero<br />
inesorabilmente attratti da qualche parte.<br />
Nel silenzio, Jeremy ripercorse mentalmente il suo viaggio fin lì,<br />
assalito da un senso di colpa nei confronti di Alvin e Nate. Si era<br />
perso la riunione telefonica – non c’era proprio camnpo mentre<br />
attraversava lo stretto di Pamlico – e si era rassegnato a<br />
chiamare Nate una volta sbarcato, anche se l’idea non lo<br />
rallegrava. Sospettava che lui stesse ribollendo da ore e non<br />
aspettasse altro che la sua telefonata per esplodere, ma aveva<br />
intenzione di proporgli un incontro con i produttori per la
intenzione di proporgli un incontro con i produttori per la<br />
settimana successiva, in cui avrebbe presentato loro le riprese e<br />
la scaletta del servizio. Immaginava, infatti, che sarebbe stato<br />
quello l’argomento della telefonata. E se la sua proposta non<br />
fosse bastata a soddisfarli, se perdere una sola telefonata avesse<br />
significato mettere fine alla sua carriera prima ancora di<br />
cominciare, allora non era poi così sicuro di voler lavorare per la<br />
televisione.<br />
E Alvin… be’, con lui era un po’ più facile. Non poteva tornare<br />
in tempo a Boone Creek per incontrarlo quella sera – se n’era<br />
reso conto quando la barca l’aveva scaricato a detsinazione –,<br />
ma il suo amico aveva il cellulare e lui gli avrebbe spiegato che<br />
cosa era successo. Alvin non sarebbe stato contento di andare<br />
da solo al cimitero, ma si sarebbe ripreso in fretta. Lui era una di<br />
quelle rare persone che non si lasciavano infastidire per più di un<br />
giorno dal risentimento.<br />
E poi, a essere sinceri, Jeremy doveva ammettere che in quel<br />
momento non gli importava niente di niente. L’unica cosa che<br />
contava era camminare con Lexie su una spiaggia deserta nel<br />
mezzo del nulla e il fatto che, mentre avanzavano controvento<br />
nella brezza salmastra, lei lo avesse preso sottobraccio.<br />
Lexie salì per prima gli scalini di legno malandati del vecchio<br />
bungalow e appese la giacca al gancio accanto alla porta.<br />
Jeremy la imitò, lasciando lì anche la sacca. Mentre la guardava<br />
avanzare nel soggiorno, pensò ancora una volta che era
avanzare nel soggiorno, pensò ancora una volta che era<br />
bellissima.<br />
113<br />
«Ti piace la pasta?» gli chiese lei, interrompendo le sue<br />
considerazioni.<br />
«Vuoi scherzare? Sono cresciuto a pasta. Mia madre è italiana.»<br />
«Bene», rispose. «Perché era quello che avevo in mente di<br />
cucinare.»<br />
«Mangiamo qui?»<br />
«Temo di sì», disse Lexie senza voltarsi. «Hai finito i contanti,<br />
ricordi?»<br />
La cucina era piccola, tinteggiata di un giallo sbiadito, con una<br />
carta da parati a fiori che si stac-cava negli angoli, armadietti<br />
logori e un tavolino colorato sotto la finestra. Sul bancone<br />
c’erano ancora le buste della spesa. Lexie tirò fuori una scatola<br />
di cereali e un filone di pane e Jeremy, che la osservava in piedi<br />
accanto al lavello, scorse un lembo della sua pelle sul fianco<br />
mentre si alzava in punta di piedi per sistemare la roba nella<br />
credenza.<br />
«Vuoi una mano?» le chiese.
«No, grazie», rispose lei voltandosi. Si sistemò la camicia, poi<br />
prese un’altra borsa e mise da parte due cipolle e due scatole di<br />
pelati. «Vuoi bere qualcosa mentre io preparo da mangiare? C’è<br />
una confezione di sei bottiglie di birra in frigo.»<br />
Lui sgranò gli occhi, fingendosi stupito. «Hai della birra?<br />
Credevo che non bevessi alcolici.»<br />
«Infatti.»<br />
«A una donna astemia, sei bottiglie di birra possono dare alla<br />
testa», commentò lui. «Se non ti conoscessi, penserei che volevi<br />
fare baldoria questo week-end.»<br />
Lei lo incenerì con un’occhiata, ma nei suoi occhi ci fu un lampo<br />
di divertimento. «Mi bastano e avanzano per andare avanti un<br />
mese, che cosa credi. Allora, ne vuoi una o no?»<br />
Lui sorrise, contento di quello scambio di battute. «Sì, grazie.»<br />
«Puoi servirti da solo? Devo mettere sul fuoco il sugo.»<br />
Jeremy andò al frigo e tirò fuori due bottiglie di Coors Light. Le<br />
stappò, quindi gliene mise una di fianco. «Non mi piace bere da<br />
solo», disse.<br />
Sollevò la bottiglia per brindare e lei fece altrettanto, in silenzio,<br />
poi Jeremy si appoggiò al bancone incrociando le caviglie.<br />
«Tanto perché tu lo sappia, sono bravissimo a tritare le verdure,
«Tanto perché tu lo sappia, sono bravissimo a tritare le verdure,<br />
nel caso ti serva aiuto.»<br />
«Lo terrò a mente.»<br />
Lui sorrise. «Da quanto tempo avete questa casa?»<br />
«I miei nonni l’acquistarono subito dopo la guerra. All’epoca non<br />
c’era nemmeno una strada sull’isola. Dovevi passare con la<br />
macchina sulla spiaggia per arrivare qui. In soggiorno ci sono<br />
delle foto di com’era il posto allora.»<br />
«Ti spiace se do un’occhiata?»<br />
«Fa’ pure. E se vuoi rinfrescarti prima di cena, c’è un bagno in<br />
fondo al corridoio. A destra, nella camera degli ospiti.»<br />
Jeremy andò in soggiorno a guardare le vecchie foto dell’isola,<br />
poi notò la valigia di Lexie accanto all’ingresso. Dopo un attimo<br />
di esitazione, la prese e si diresse lungo il corridoio. Sulla sinistra<br />
vide un’ampia stanza, dove su una pedana c’era un grande letto<br />
matrimoniale, con sopra una trapunta con un motivo a conchiglia.<br />
Alle pareti erano appese altre foto degli Outer Banks.<br />
Immaginando che fosse la camera di Lexie, lasciò la valigia<br />
dietro la porta.<br />
Tornò in corridoio ed entrò nell’altra stanza. Era decorata in stile<br />
navale, con le tende blu e i co-modini e la toletta di legno grezzo.<br />
Mentre si toglieva le scarpe e i calzini ai piedi del letto, si chiese
Mentre si toglieva le scarpe e i calzini ai piedi del letto, si chiese<br />
che effetto gli avrebbe fatto dormire lì sapendo che Lexie era<br />
dall’altra parte del corridoio.<br />
In bagno, si guardò nello specchio sopra il lavandini e si sistemò i<br />
capelli con le dita. Aveva la pelle ricoperta di un sottile strato di<br />
sale e, dopo essersi lavato le mani, si sciacquò anche il viso.<br />
Ora si sentiva meglio. Tornò in cucina mentre una radiolina sul<br />
davanzale trasmetteva le note ma-linconiche di «Yesterday».<br />
«Posso aiutarti adesso?» domandò. Sul banco c’era<br />
un’insalatiera con dentro pezzi di pomodori e olive.<br />
Mentre sciacquava la lattuga, Lexie gli indicò le cipolle. «Ho<br />
quasi finito di preparare l’insalata, ma ti spiacerebbe sbucciare<br />
quelle?»<br />
114<br />
«Certo. Vuoi anche che te le sminuzzi?»<br />
«No, non serve. Basta che le sbucci. Il coltello è in quel<br />
cassetto.»<br />
Jeremy prese il coltello e si accinse a sbucciare le cipolle. Per un<br />
attimo rimasero in silenzio, ascoltando la musica. Mentre finiva di<br />
pulire la lattuga Lexie cercava di non fare caso a quanto fossero<br />
vicini, ma non poté evitare di ammirare la grazia disinvolta di
Jeremy, la linea dei suoi fianchi e delle gambe, le spalle larghe, gli<br />
zigomi alti.<br />
Lui sollevò una cipolla sbucciata, ignaro di essere oggetto di<br />
tanta attenzione. «Così va bene?»<br />
«Perfetto», rispose lei.<br />
«Sei sicura che non vuoi che te le tagli?»<br />
«No, se lo facessi, rovineresti il sugo e non te lo perdonerei<br />
mai.»<br />
«Tutti sminuzzano le cipolle. La mia mamma italiana lo fa.»<br />
«Io no.»<br />
«Vuoi dire che metterai queste grosse cipolle tutte intere nel<br />
sugo?»<br />
«No, prima le taglierò a metà.»<br />
«Posso fare almeno quello?»<br />
«No, grazie. Non vorrei metterti alla porta.» Gli sorrise. «E poi,<br />
sono io la cuoca, ricordi? Guarda e impara. In questo momento<br />
immagina di essere… l’apprendista.»<br />
Lui la guardò. Da quando erano rientrati il rossore sulle sue
Lui la guardò. Da quando erano rientrati il rossore sulle sue<br />
guance era sparito, lasciandole la pelle rosea.<br />
«L’apprendista?»<br />
«Che vuoi che ti dica? Tua madre sarà anche italiana, ma io sono<br />
cresciuta con una nonna che ha provato praticamente tutte le<br />
ricette immaginabili.»<br />
«E questo fa di te un’esperta?»<br />
«No, ma Doris lo è, e io sono stata per molto tempo la sua<br />
apprendista. Ho imparato per osmosi, e adesso tocca a te.»<br />
Lui prese la seconda cipolla. «Allora dimmi che cosa c’è di tanto<br />
speciale nella tua ricetta. A parte le cipolle grosse come palle da<br />
baseball.»<br />
Lexie prese la cipolla sbucciata e la tagliò a metà. «Bene, dato<br />
che tua madre è italiana, sono sicura che avrai sentito parlare di<br />
San Marzano.»<br />
«Ma certo», rispose lui. «Sono pomodori. Di San Marzano.»<br />
«Ha-ha, che spiritoso», ribatté lei. «Per la precisione, sono i<br />
pomodori più dolci e profumati, perfetti per il sugo. Adesso,<br />
guarda.»<br />
Tirò fuori un tegame e lo posò da una parte. Poi accese un<br />
fornello e ce lo mise sopra ancora vuoto.
fornello e ce lo mise sopra ancora vuoto.<br />
«Fin qui sono molto colpito», disse lui finendo di sbucciare anche<br />
la seconda cipolla. Prese la birra e tornò ad appoggiarsi al<br />
bancone. «Dovresti avere un programma culinario tutto tuo.»<br />
Ignorando la battuta, lei versò il contenuto dei due barattoli di<br />
pelati nel tegame e poi aggiunse un’intero panetto di burro che<br />
cominciava a sciogliersi.<br />
«Ha l’aria molto sana», commentò. «Il mio medico dice sempre<br />
che avrei bisogno di una dieta con più colesterolo.»<br />
«Te l’ha mai detto nessuno, invece, che hai una spiccata<br />
tendenza al sarcasmo?»<br />
«Mi pare di sì», rispose lui alzando la bottiglia. «Comunque,<br />
grazie per essertene accorta.»<br />
«Hai preparato l’altra cipolla?»<br />
«Sono o non sono l’apprendista?» ribatté lui, porgendogliela.<br />
Lei tagliò a metà anche quella e poi aggiunse tutti e quattro i<br />
pezzi di cipolla nel sugo. Mescolò per un istante con un mestolo<br />
di legno, aspettò che l’intingolo bollisse, quindi abbassò la<br />
fiamma.<br />
«Ecco fatto», disse soddisfatta, tornando al lavandino. «Per ora
«Ecco fatto», disse soddisfatta, tornando al lavandino. «Per ora<br />
abbiamo finito. Sarà pronto tra un’ora e mezzo.»<br />
Mentre si lavava le mani, Jeremy lanciò un’occhiata perplessa al<br />
tegame. «Tutto qui? Niente aglio? Niente sale né pepe? Niente<br />
salsiccia? Niente carne macinata?»<br />
115<br />
Lei scrollò il capo. «Soltanto tre ingredienti. Poi la verseremo<br />
sulle linguine e completeremo con una grattata di parmigiano<br />
fresco.»<br />
«Non è molto italiano.»<br />
«Invece, sì. È l’autentica, antica ricetta di San Marzano. Un<br />
paese che si trova in Italia, come tu sai.» Chiuse il rubinetto e si<br />
asciugò le mani con uno strofinaccio. «Visto che abbiamo tempo,<br />
ne approfitterò per fare un po’ di pulizia prima di cena. Ti spiace<br />
se ti lascio da solo?» gli chiese.<br />
«Non preoccuparti per me. Troverò qualcosa da fare.»<br />
«Se vuoi, puoi farti una doccia», disse. «Ti do degli asciugamani<br />
puliti.»<br />
Sentendosi ancora il sale sul collo e sulle braccia, Jeremy accettò<br />
volentieri. «Grazie. Sarebbe fantastico.»<br />
«Bene, vado a prenderli.»
«Bene, vado a prenderli.»<br />
Con un sorriso, Lexie afferrò la birra e gli passò davanti, conscia<br />
del suo sguardo su di sé. Si chiese se anche lui si sentiva<br />
altrettanto imbarazzato.<br />
In fondo al corridoio aprì la porta del ripostiglio, prese un paio di<br />
asciugamani e li posò sul letto nella camera degli ospiti. Sotto il<br />
lavandino del bagno c’era un assortimento di shampoo e una<br />
sapo-netta nuova e tirò fuori anche quelli. Mentre si rialzava,<br />
vide la propria immagine riflessa nello specchio e all’improvviso<br />
si immaginò Jeremy avvolto in una salvietta dopo la doccia.<br />
Quell’immagine la turbò. Fece un lungo respiro, sentendosi<br />
stupida come una ragazzina.<br />
«Ehi?» lo sentì chiamare. «Dove sei?»<br />
«Nel bagno della camera degli ospiti», rispose lei, sorpresa da<br />
quanto suonasse calma la sua vo-ce. Lui le comparve alle spalle.<br />
«Non è che per caso avresti un rasoio da qualche parte?»<br />
«No, mi spiace», rispose lei. «Guarderò nel mio bagno, ma…»<br />
«Non importa», disse Jeremy, passandosi una mano sulla<br />
guancia. «Per stasera mi terrò la barba lunga.»<br />
Andrà benissimo, pensò lei, sentendosi arrossire. Per non tradirsi<br />
si voltò e gli indicò gli shampoo. «Usa pure quello che<br />
preferisci», disse. «Guarda che l’acqua calda impiega un po’ ad
preferisci», disse. «Guarda che l’acqua calda impiega un po’ ad<br />
arrivare, quindi devi avere pazienza.»<br />
«D’accordo», rispose. «Prima però volevo chiederti se posso<br />
usare il telefono. Dovrei fare un paio di chiamate.»<br />
Lei annuì. «È in cucina.»<br />
Mentre gli passava accanto, sentì di nuovo il suo sguardo su di<br />
sé, ma non si voltò per controllare. Entrò invece in camera sua, si<br />
richiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con la schiena, a<br />
disagio per le strane sensazioni che provava. Non era successo<br />
niente, non sarebbe successo niente, si ripeté. Chiuse a chiave la<br />
porta, sperando che bastasse a tenere lontani certi pensieri. E<br />
funzionò, almeno per un attimo, finché non si accorse che lui le<br />
aveva portato lì la valigia.<br />
Il pensiero che fosse entrato in quella camera pochi istanti prima<br />
le provocò una tale ondata di eccitazione – nonostante i suoi<br />
sforzi per negarlo – infine fu costretta ad ammettere di aver<br />
mentito a se stessa per tutto quel tempo.<br />
Quando Jeremy tornò in cucina dopo la doccia, la stanza era<br />
pervasa dall’aroma del sugo che cuoceva. Finì di bere la birra,<br />
trovò il bidone della pattumiera sotto il lavandino e ci buttò la<br />
bottiglia vuota, quindi ne prese un’altra dal frigorifero. Sul ripiano<br />
inferiore notò un pezzo di parmigiano e un vasetto di olive ancora<br />
sigillato; fu sul punto di prenderne una di nascosto, ma poi ci
ipensò.<br />
Trovato il telefono, compose il numero dell’ufficio di Nate e<br />
glielo passarono subito. Per i primi venti secondi tenne la<br />
cornetta lontana dall’orecchio mentre l’altro dava sfogo alla<br />
propria frustrazione, ma quando alla fine si fu calmato, Nate<br />
reagì positivamente alla sua proposta di organizzare un incontro<br />
per la settimana successiva. Jeremy terminò la chiamata con la<br />
promessa di ritelefonar-gli il mattino seguente.<br />
116<br />
Alvin, al contrario, risultò irraggiungibile. Provò una volta e attese<br />
qualche istante dopo essere stato deviato sulla segreteria, poi<br />
riattaccò e riprovò, con lo stesso risultato. L’orologio in cucina<br />
segnava quasi le sei e Jeremy calcolò che Alvin si trovasse da<br />
qualche parte lungo l’autostrada. Sperava di riuscire a parlargli<br />
più tardi.<br />
Non avendo più niente da fare, e dato che Lexie non si vedeva<br />
ancora, uscì dalla porta sul retro e rimase in piedi sulla veranda.<br />
Il freddo era aumentato e il vento continuava a rinforzare.<br />
Sebbene non riuscisse a vedere l’oceano, il fragore delle onde<br />
era incessante e il suo ritmo regolare lo fece cadere quasi in uno<br />
stato di trance.<br />
Dopo un po’, rientrò nel soggiorno buio. Sbirciando in corridoio,<br />
vide una lama di luce che proveniva da sotto la porta della
vide una lama di luce che proveniva da sotto la porta della<br />
camera di Lexie. Non sapendo che cosa fare, accese una<br />
lampada da tavolo vicino al caminetto. Alla fioca luce della<br />
lampada, guardò i titoli dei libri sulla mensola del camino, finché<br />
non si ricordò della sacca che si era portato dietro. Nella fretta<br />
di arrivare lì non aveva ancora dato un’occhiata al taccuino di<br />
Doris. Andò a prenderlo e poi tornò in soggiorno e si accomodò<br />
sulla poltrona. A poco a poco la tensione accumulata sulle spalle<br />
nelle ultime ore cominciò a calare.<br />
Così va bene, pensò. Anzi, benissimo. Quello era il modo in cui<br />
le cose sarebbero dovute rimanere sempre.<br />
Un’oretta prima, sentendo Jeremy chiudere la porta della<br />
camera, Lexie era andata alla finestra e aveva bevuto una sorsata<br />
di birra per calmare i nervi.<br />
La loro conversazione in cucina aveva avuto un tono disinvolto e<br />
superficiale, pensò, si erano tenuti a distanza in attesa che la<br />
situazione si chiarisse. Sapeva che sarebbe dovuta rimanere su<br />
quella strada, una volta tornata di là, ma mentre posava la birra<br />
capì che non voleva affatto mantenere le distanze. Non più.<br />
Pur essendo a conoscenza dei rischi, quando se l’era trovato<br />
davanti all’improvviso tutto in lui l’aveva attratta – la sorpresa di<br />
vederlo arrivare sulla spiaggia, il sorriso pronto e i capelli<br />
spettinati, lo sguardo nervoso e sincero – e in quell’istante<br />
Jeremy era stato sia l’uomo che conosceva sia quello che non<br />
conosceva. Anche se al momento non l’aveva ammesso con se
conosceva. Anche se al momento non l’aveva ammesso con se<br />
stessa, adesso si rendeva conto di voler conoscere la parte che<br />
lui le aveva tenuto nascosta, qualunque fosse e dovunque<br />
portasse.<br />
Fino a due giorni prima non avrebbe mai immaginato che potesse<br />
accadere una cosa del genere.<br />
Era rimasta scottata in passato, e ora si accorgeva di aver<br />
reagito alla sofferenza ritraendosi nella sicurezza della solitudine.<br />
Ma una vita priva di rischi non era una vita vera e, se voleva<br />
cambiare, tanto valeva cominciare subito.<br />
Dopo la doccia, si sedette sul ciglio del letto e aprì la valigia per<br />
prendere una crema per il corpo. Se la spalmò lentamente<br />
dappertutto, gustando la sensazione di freschezza sulla pelle.<br />
Non si era portata niente di speciale da indossare; nella fretta di<br />
partire aveva gettato nella valigia quello che le era capitato<br />
sottomano, e così frugò tra gli indumenti finché trovò i suoi jeans<br />
preferiti. Tutti scoloriti, erano lisi sulle ginocchia e avevano l’orlo<br />
sfrangiato, ma i numerosi lavaggi avevano ammorbidito e<br />
assottigliato la tela e adesso le aderivano alla figura in maniera<br />
molto sen-suale. Era sicura che anche Jeremy se ne sarebbe<br />
accorto, e l’idea le provocò un segreto brivido di piacere.<br />
Poi si infilò una camicia bianca a maniche lunghe, che lasciò fuori<br />
dai calzoni. Arrotolò le maniche fino ai gomiti e tenne un bottone
slacciato, mostrando un accenno di scollatura.<br />
Si asciugò i capelli con il phon e se li spazzolò. Quanto al trucco,<br />
si accontentò di quello che aveva: fard, eyeliner e rossetto.<br />
Peccato che non avesse portato anche del profumo, ma non<br />
poteva farci niente.<br />
Quando fu pronta, si guardò allo specchio, sistemandosi la<br />
camicia fino a essere soddisfatta del risultato. Sorridendo, cercò<br />
di ricordare l’ultima volta che aveva nutrito sincero interesse<br />
nell’appa-rire bella.<br />
117<br />
Jeremy era seduto accanto al camino con i piedi appoggiati al<br />
tavolino e quando lei entrò nella stanza, alzò lo sguardo e rimase<br />
a fissarla a bocca aperta.<br />
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ci riusciva, né riusciva a<br />
staccare gli occhi da lei. E di colpo si rese conto del perché<br />
fosse stato tanto importante ritrovarla. Non aveva avuto scelta,<br />
perché sapeva di essersi innamorato di lei.<br />
«Sei… incredibile», mormorò dopo un po’.<br />
«Grazie», rispose Lexie, esaltata dalla sensazione che le<br />
provocava la sua voce arrochita. I loro occhi si incontrarono e in<br />
quel momento lei capì che il messaggio che leggeva nel suo
sguardo ri-specchiava il proprio.
15<br />
Per un attimo rimasero entrambi immobili, poi Lexie fece un<br />
lungo respiro e distolse lo sguardo.<br />
Ancora scossa, alzò la bottiglia vuota che reggeva in mano.<br />
«Credo che mi ci voglia un’altra di queste», disse abbozzando un<br />
sorriso. «Ne vuoi una anche tu?» Jeremy si schiarì la voce.<br />
«Grazie, l’ho già presa.»<br />
«Torno tra un istante. Vado a vedere se è pronto il sugo.»<br />
Lexie si avviò in cucina con le gambe deboli e si fermò davanti ai<br />
fornelli. Il mestolo aveva lasciato una macchia di pomodoro sul<br />
bancone e, dopo aver mescolato il sugo, lo rimise esattamente<br />
nello stesso punto. Poi, aperto il frigorifero, prese una birra e il<br />
vasetto di olive e li appoggiò sul piano. Cercò di aprire il vasetto,<br />
ma le tremavano le mani.<br />
«Ti serve aiuto?» le chiese Jeremy.<br />
Lei alzò gli occhi, sorpresa. Non lo aveva sentito entrare e si<br />
chiese se il suo stato d’animo fosse tanto evidente.<br />
«Se non ti spiace», rispose.<br />
Jeremy le prese il vasetto di mano. Lei osservò il guizzo dei
Jeremy le prese il vasetto di mano. Lei osservò il guizzo dei<br />
muscoli del suo avambraccio mentre girava la capsula di<br />
chiusura. Poi aprì anche la bottiglia di birra e gliela porse.<br />
Lui non la guardava, né sembrava voler aggiungere altro. Nel<br />
silenzio della cucina, lo vide appoggiarsi al bancone. La luce era<br />
accesa, ma il buio della sera aveva avvolto la stanza nella<br />
penom-bra.<br />
118<br />
Lexie bevve una sorsata di birra, gustandone il sapore,<br />
assaporando tutto di quella serata: il proprio aspetto e il proprio<br />
stato d’animo, il modo in cui lui prima l’aveva guardata. Era<br />
abbastanza vicina da poterlo toccare, se avesse voluto e per un<br />
istante fu sul punto di farlo, poi cambiò idea e si girò verso la<br />
credenza.<br />
Prese l’olio e l’aceto balsamico e li versò in una ciotolina assieme<br />
a sale e pepe.<br />
«C’è un profumino delizioso», osservò Jeremy.<br />
Dopo aver preparato il condimento, lei versò le olive in un’altra<br />
ciotola. «Manca ancora un po’<br />
per la cena», disse. Parlare la faceva sentire più sicura. «Siccome<br />
non contavo di avere compagnia, dovremo accontentarci di<br />
queste come aperitivo. Se fosse estate, potremmo sederci in
queste come aperitivo. Se fosse estate, potremmo sederci in<br />
veranda, ma ci ho provato prima e si muore di freddo. E devo<br />
anche avvisarti che le sedie in cucina non sono troppo comode.»<br />
«Il che significa?»<br />
«Ti va di tornare in soggiorno?»<br />
Jeremy la precedette e si fermò accanto alla poltrona per<br />
recuperare il taccuino mentre Lexie si sedeva sul divano. Posò le<br />
olive sul tavolino, quindi cercò una posizione comoda. Quando<br />
lui le si mise accanto, lei avvertì il profumo dello shampoo che<br />
aveva usato. Dalla cucina arrivavano le note fioche della radio<br />
accesa.<br />
«Vedo che hai il taccuino di Doris», disse lei.<br />
Jeremy annuì. «Sì, me l’ha prestato.»<br />
«E?»<br />
«Ho dato un’occhiata solo alle prime pagine. Ma ci sono molti<br />
più particolari di quanto pensassi.» «Adesso credi al fatto che<br />
abbia indovinato il sesso di tutti quei bambini?»<br />
«No», rispose lui. «Come ti ho detto, potrebbe aver annotato in<br />
seguito solo le previsioni azzec-cate.»<br />
Lexie sorrise. «E come spieghi le differenze tra le varie
annotazioni? A volte a penna, altre a matita, certe volte<br />
frettolose, certe altre più ordinate?»<br />
«Non sto dicendo che il taccuino non mi convince», rispose, «ma<br />
solo che non si può prevedere il sesso di un nascituro tenendo la<br />
mano di una persona.»<br />
«Lo credi tu.»<br />
«No, è impossibile.»<br />
«Non vorrai dire statisticamente improbabile?»<br />
«No», ribadì lui. «Impossibile.»<br />
«D’accordo, signor Scettico. E la sua indagine come va?»<br />
Jeremy iniziò a staccare l’etichetta della bottiglia con il pollice.<br />
«Bene», rispose. «Se non ti dispiace, però, vorrei finire di dare<br />
un’occhiata ai diari in biblioteca. Magari troverò qualche cosa<br />
che dia un po’ di sugo alla storia.»<br />
«Hai scoperto la causa del fenomeno?»<br />
«Sì», rispose lui. «Adesso non mi resta che dimostrarlo. Spero<br />
che il tempo collabori.»<br />
«Stai tranquillo», lo rassicurò lei. «È prevista nebbia per tutto il<br />
fine settimana. L’ho sentito prima alla radio.»
fine settimana. L’ho sentito prima alla radio.»<br />
«Bene. Purtroppo, però, la soluzione non è affascinante quanto<br />
la leggenda.»<br />
«Comunque, è valsa la pena venire quaggiù?»<br />
Lui annuì. «Senza dubbio», mormorò. «Non mi sarei perso<br />
questo viaggio per niente al mondo.» Dal tono in cui lo disse, lei<br />
capì che cosa intendeva veramente e si voltò verso di lui. Posò la<br />
mano sul mento e mise una gamba sul divano, soddisfatta di<br />
quanto fosse intima l’atmosfera, di quanto lui la facesse sentire<br />
desiderabile.<br />
«Allora, qual è la soluzione?» chiese sporgendosi in avanti. «Non<br />
vuoi dirmelo?»<br />
La lampada alle sue spalle la circondava di un alone soffuso e i<br />
suoi occhi brillavano violetti sotto le lunghe ciglia.<br />
119<br />
«Preferirei fartelo vedere», rispose lui.<br />
Lei sorrise. «Dato che comunque ti riporterò indietro io. È<br />
questo che intendi?»<br />
«Esatto.»<br />
«E quando vuoi tornare?»
«E quando vuoi tornare?»<br />
«Domani, se possibile.» Scrollò la testa, cercando di riprendere il<br />
controllo delle emozioni. Non voleva rovinare tutto, non voleva<br />
essere troppo esplicito, ma il suo unico desiderio era stringerla<br />
tra le braccia. «Devo vedermi con Alvin. È un mio amico, un<br />
cameraman di New York. Sta venendo qui per fare qualche<br />
ripresa professionale.»<br />
«Viene a Boone Creek?»<br />
«Veramente credo che stia arrivando in città proprio in questo<br />
momento.»<br />
«Adesso? Non dovresti essere lì ad aspettarlo?»<br />
«Forse sì», rispose lui.<br />
Lei rifletté sulla sua risposta, commossa dalle difficoltà che aveva<br />
affrontato per raggiungerla.<br />
«Va bene», rispose. «Possiamo prendere il traghetto della<br />
mattina. Arriveremo in città intorno alle dieci.»<br />
«Grazie», disse lui.<br />
«Domani sera avete intenzione di fare delle riprese?»<br />
Lui annuì. «Ho lasciato un biglietto per Alvin dicendogli di andare
al cimitero stasera, ma dobbiamo fare delle riprese anche<br />
altrove. Domani sarà una giornata piena.»<br />
«E domani sera ci sarà il ballo sull’aia, ricordi? Mi sembra che<br />
avessimo fatto il patto che, se ri-solvevi il mistero, io avrei ballato<br />
con te.»<br />
Jeremy chinò la testa. «Farò il possibile per venirci. Credimi, non<br />
c’è nulla che mi farebbe più piacere.»<br />
Rimasero in silenzio.<br />
«Quando hai intenzione di ripartire per New York?» chiese lei<br />
dopo un po’.<br />
«Sabato. Devo essere in città per un incontro la settimana<br />
prossima.»<br />
Quelle parole le provocarono una stretta al cuore. Pur sapendo<br />
che era inevitabile, sentirglielo dire le causò una profonda<br />
sofferenza. «Torni alla vita eccitante, eh?»<br />
Lui scrollò il capo. «La mia vita a New York è tutt’altro che<br />
eccitante. La maggior parte del tempo la passo a lavorare, a fare<br />
ricerche, oppure a scrivere. E sono attività solitarie. A essere<br />
sincero, a volte può essere molto solitario lì.»<br />
Lei lo guardò scettica. «Non cercare di farmi compassione,<br />
perché non ci casco.»
perché non ci casco.»<br />
Jeremy le lanciò un’occhiata. «E se ti parlassi dei miei sinistri<br />
vicini di casa? Proveresti un briciolo di pietà?»<br />
«No.»<br />
Lui rise. «Al contrario di ciò che puoi pensare, non abito a New<br />
York per il divertimento, ma perché c’è la mia famiglia, perché<br />
mi ci trovo bene. Perché è casa mia. Proprio come Boone<br />
Creek lo è per te.»<br />
«Immagino che tu abbia un buon rapporto con la tua famiglia.»<br />
«Sì, infatti», confermò lui. «Ci ritroviamo quasi tutti i fine<br />
settimana a casa dei miei, nel Queens, per i classici pranzi in<br />
famiglia. Mio padre ha avuto un infarto qualche anno fa e se l’è<br />
cavata per un pelo, però queste riunioni gli piacciono un sacco.<br />
C’è sempre una confusione bestiale: bambini che corrono qua e<br />
là, la mamma in cucina, i miei fratelli con le mogli a chiacchierare<br />
in giardino. Ovviamente, abitano tutti vicini, così si ritrovano<br />
ancora più spesso di me.»<br />
Lei bevve un sorso di birra, cercando di immaginarsi la scena.<br />
«Dev’essere bello.»<br />
«Infatti. A volte, però, è dura.»<br />
Lei lo guardò. «Non capisco.»
Lei lo guardò. «Non capisco.»<br />
Lui rimase in silenzio ruotando la bottiglia tra le mani. «Certe<br />
volte non capisco nemmeno io», ammise.<br />
Forse fu il modo in cui lo disse che la spinse a restare in silenzio.<br />
Rimase a guardarlo intensamente, in attesa che proseguisse.<br />
120<br />
«Hai mai avuto un sogno?» le chiese. «Qualcosa che avevi<br />
desiderato sopra ogni altra e che, quando stavi per raggiungerla,<br />
ti è stata portata via?»<br />
«Tutti abbiamo dei sogni che non si avverano», rispose lei con<br />
voce diffidente.<br />
Lui curvò le spalle. «È vero», ammise. «Hai ragione.»<br />
«Sì, però potresti spiegarti meglio.»<br />
«C’è una cosa che non sai di me», esordì lui, voltandosi a<br />
guardarla.<br />
Quelle parole la misero in allarme. «Sei sposato», disse,<br />
appoggiandosi all’indietro.<br />
Lui scrollò il capo. «No.»<br />
«Allora hai un’altra a New York ed è una storia seria.»
«Allora hai un’altra a New York ed è una storia seria.»<br />
«Nemmeno questo, no.»<br />
Lei lo fissò e le parve di vedere un’ombra di dubbio<br />
attraversargli il viso.<br />
«Non importa», si affrettò a dire. «Comunque non sono affari<br />
miei.»<br />
Lui scrollò il capo e si sforzò di sorridere. «Ci sei andata vicina la<br />
prima volta», disse. «Sono stato sposato. E ho divorziato.»<br />
Aspettandosi qualcosa di molto peggio, lei fu sul punto di<br />
sorridere, ma la sua espressione acci-gliata la bloccò.<br />
«Si chiamava Maria. All’inizio eravamo come cane e gatto, e<br />
nessuno riusciva a capire che cosa ci legasse. Ma scavando<br />
sotto la superficie, condividevamo gli stessi valori e le stesse<br />
convinzioni per quanto riguarda le cose importanti nella vita.<br />
Compreso il desiderio di avere dei figli. Lei ne voleva quattro, io<br />
cinque.» Esitò vedendo l’espressione incredula di lei. «Lo so che<br />
al giorno d’oggi sono tanti, ma entrambi provenivamo da una<br />
famiglia numerosa.» Fece un’altra pausa. «All’inizio non<br />
sapevamo che ci fosse un problema, ma dopo sei mesi lei non<br />
era ancora rimasta incinta, e così facemmo qualche esame. Lei<br />
era a posto, ma venne fuori che, per qualche ragione, io non lo<br />
ero.
Non ci venne data nessuna spiegazione, nessun possibile<br />
rimedio. Il dottore ci disse che a volte poteva capitare. Dopo<br />
quella notizia, lei decise di rompere il matrimonio. E adesso…<br />
voglio dire, amo la mia famiglia, sto bene con loro, ma quando li<br />
incontro mi viene sempre in mente la famiglia che io non potrò<br />
mai avere. So che può sembrare strano, però dovresti essere nei<br />
miei panni per capire quanto volessi dei figli.»<br />
Quando terminò, Lexie rimase a guardarlo, riflettendo su quello<br />
che le aveva detto. «Tua moglie ti ha lasciato perché avete<br />
scoperto che non potevi avere dei figli?» sintetizzò poi.<br />
«Non subito. Ma alla fine è stato così.»<br />
«E i medici non vi hanno consigliato nessuna cura?»<br />
«No.» Sembrava quasi imbarazzato. «Cioè, non dissero che era<br />
del tutto impossibile che io avessi un figlio, ma mi fecero capire<br />
che probabilmente non sarebbe mai successo. E per lei fu<br />
abbastanza.»<br />
«Non avete pensato all’adozione? Oppure a trovare un<br />
donatore? O…»<br />
Jeremy scrollò il capo. «So che è facile giudicarla senza cuore,<br />
ma non era così», rispose. «Bisognava conoscerla bene per<br />
capirla. Era cresciuta con l’idea di diventare madre. Dopo tutto,<br />
le sue sorelle stavano avendo figli una dopo l’altra e anche lei li
le sue sorelle stavano avendo figli una dopo l’altra e anche lei li<br />
avrebbe avuti, con un marito diverso.»<br />
Alzò gli occhi verso il soffitto. «Per molto tempo non ho voluto<br />
crederci. Non volevo pensare di essere imperfetto, ma era così.<br />
So che può sembrare ridicolo, ma da allora mi sono sentito<br />
meno uo-mo. Come se non fossi degno di nessuna donna.»<br />
Proseguì in tono più distaccato. «Certo, avremmo potuto<br />
adottare un bambino; avremmo potuto trovare un donatore. Le<br />
proposi tutte queste soluzioni. Ma lei non se la sentiva. Voleva<br />
essere incinta, voleva sperimentare il parto, e va da sé che<br />
voleva che il figlio fosse di suo marito. Da quel momento in poi le<br />
cose tra di noi cominciarono a deteriorarsi. Non fu solo per<br />
colpa sua. Anch’io cam-biai. Ero lunatico… cominciai a stare via<br />
sempre più spesso per lavoro… non so… forse sono stato io ad<br />
allontanarla.»<br />
Lexie rimase a guardarlo a lungo. «Perché me lo racconti?»<br />
Lui bevve un sorso di birra e tornò a grattare l’etichetta con<br />
l’unghia. «Forse perché voglio che tu sappia che cosa ti aspetta<br />
con uno come me.»<br />
121<br />
Questa risposta la fece avvampare. Scrollò la testa e si voltò<br />
dall’altra parte.
«Non dire quello che non pensi.»<br />
«Che cosa ti fa credere che non lo pensi?»<br />
Fuori ci fu una folata di vento, e lei udì il tintinnio delle<br />
campanelle vicino alla porta.<br />
«Perché è così. Non sei fatto in questo modo, e non c’entra<br />
quello che mi hai appena detto. Io e te… siamo diversi, per<br />
quanto tu voglia credere il contrario. Tu sei là, io qui. Tu hai una<br />
famiglia numerosa che vedi spesso, io ho soltanto Doris e lei ha<br />
bisogno di me qui, soprattutto adesso, con le sue condizioni di<br />
salute. A te piacciono le metropoli, a me le città di provincia. Hai<br />
una carriera che ti piace e io… ecco, io ho la biblioteca e<br />
anch’io amo il mio lavoro. Se uno dei due fosse costretto a<br />
rinunciare…» Chiuse brevemente gli occhi. «So che alcune<br />
persone ci riescono, ma è un compito ingrato quando si tratta di<br />
costruire un rapporto. Tu stesso hai detto di esserti innamorato<br />
di Maria perché condividevate gli stessi valori, gli stessi desideri.<br />
Ma tra di noi, uno dei due dovrebbe sacrifi-carsi. E io non voglio<br />
farlo, non potrei nemmeno pretenderlo da te.»<br />
Abbassò lo sguardo e, nel silenzio che seguì, lui sentì il ticchettio<br />
dell’orologio sopra il camino.<br />
Il suo bel viso era ammantato di tristezza e Jeremy venne assalito<br />
all’improvviso dalla paura di perdere l’unica occasione che<br />
aveva con lei. Allungò il braccio e le girò il viso, costringendola a
aveva con lei. Allungò il braccio e le girò il viso, costringendola a<br />
guardarlo.<br />
«E se io non lo ritenessi un sacrificio?» disse. «Se ti dicessi che<br />
preferirei stare con te piuttosto che tornare alla mia vecchia<br />
vita?»<br />
Il tocco delle sue dita sulla pelle le trasmise una scarica elettrica.<br />
Cercando di ignorare quella sensazione, lei parlò con voce<br />
ferma.<br />
«Allora ti risponderei che anch’io sono stata benissimo negli<br />
ultimi due giorni. Che il modo in cui hai partecipato alla<br />
riunione… ecco, è stato fantastico. E sì, mi piacerebbe che ci<br />
fosse un modo per far funzionare le cose. E poi che sono<br />
lusingata.»<br />
«Ma non vuoi provarci.»<br />
Lexie scrollò la testa. «Jeremy… io…»<br />
«Non importa», la interruppe lui. «Capisco.»<br />
«No, non capisci», ribatté lei. «Hai sentito quello che ho detto<br />
ma non mi hai ascoltato. Vorrei tanto che potesse funzionare tra<br />
di noi. Tu sei intelligente, gentile e affascinante…» Si interruppe,<br />
incerta. «È vero, a volte sei un po’ troppo sfacciato…»<br />
Nonostante la tensione, lui fu costretto a ridere. Lei proseguì,
Nonostante la tensione, lui fu costretto a ridere. Lei proseguì,<br />
scegliendo con cura le parole.<br />
«Il fatto è che gli ultimi due giorni sono stati incredibili, ma io ho<br />
delle esperienze nel mio passato che mi hanno lasciato ferita»,<br />
disse. Brevemente e in tono neutro gli raccontò del Ragazzo di<br />
Chicago, che l’aveva lasciata per tornarsene nella sua città.<br />
Quando ebbe terminato, si sentiva quasi in colpa. «Forse è per<br />
questo che tendo a essere pragmatica. Non sto dicendo che<br />
anche tu sparirai come lui, ma sinceramente puoi garantirmi che<br />
proveremmo lo stesso sentimento reciproco se tutte le volte<br />
dovessimo viaggiare per stare insieme?»<br />
«Sì», rispose lui con voce ferma. «Te lo garantisco.»<br />
Quella risposta sembrò quasi rattristarla. «Puoi dirlo adesso, ma<br />
domani? E tra un mese?»<br />
Il vento fuori soffiava tra le assi del bungalow. La sabbia sferzava<br />
le finestre e le tende erano mosse dagli spifferi nei vecchi infissi.<br />
Jeremy la guardò e si rese conto ancora una volta di amarla.<br />
«Lexie», mormorò. «Io…»<br />
Intuendo che cosa stava per dire, lei alzò le mani per fermarlo.<br />
«Per favore, non farlo. Non sono ancora pronta, va bene? Per<br />
adesso, godiamoci la cena. D’accordo?» Esitò e poi posò la<br />
bottiglia di birra sul tavolino. «Ora sarà meglio che vada a
ottiglia di birra sul tavolino. «Ora sarà meglio che vada a<br />
mettere sul fuoco l’acqua per la pasta.»<br />
Oppresso da un peso sul cuore, Jeremy la osservò alzarsi dal<br />
divano. Lei si fermò sulla porta della cucina e si voltò ad<br />
affrontarlo.<br />
«E tanto perché tu lo sappia, penso che il comportamento della<br />
tua ex moglie sia stato orribile e che lei non sia affatto una<br />
persona positiva come tu hai cercato di dipingerla. Non si lascia<br />
un marito per un problema del genere, e il fatto che tu riesca a<br />
parlarne ancora bene dimostra che è stata lei 122<br />
a sbagliare. Credimi… so che cosa comporta essere un buon<br />
genitore. Avere dei figli significa occuparsi di loro, crescerli,<br />
amarli e sostenerli, e niente di tutto ciò ha a che fare con chi li ha<br />
concepiti, né con l’esperienza della gravidanza.»<br />
Si voltò verso la cucina e scomparve. La radio trasmetteva le<br />
note di «I’ll Be Seeing You» di Billie Holiday. Con un groppo in<br />
gola Jeremy si alzò per seguirla, sapendo che quel momento<br />
poteva non tornare mai più. Aveva capito all’improvviso che<br />
Lexie era stata la ragione della sua venuta a Boone Creek; lei era<br />
la risposta che aveva cercato per tutto quel tempo.<br />
Si appoggiò allo stipite della cucina e la guardò mentre metteva<br />
sul fuoco un’altra pentola.<br />
«Grazie di quello che hai detto.»
«Grazie di quello che hai detto.»<br />
«Figurati», rispose lei senza alzare gli occhi. Cercava di mostrarsi<br />
forte di fronte alla stesse emozioni che agitavano anche lui e<br />
l’ammirava sia per la sua passione che per il suo riserbo.<br />
Tuttavia, fece un passo verso di lei, sapendo di dover correre il<br />
rischio.<br />
«Scusa, dato che non so se ce la farò a venire domani sera»,<br />
disse porgendole la mano, «vuoi ballare con me?»<br />
«Qui?» Lei alzò lo sguardo sbigottita, il cuore in tumulto.<br />
«Adesso?»<br />
Senza aggiungere altro, lui la raggiunse e le prese la mano.<br />
Sorridendo, se la portò alla bocca e le baciò le dita prima di<br />
metterla in posizione. Poi, con gli occhi fissi nei suoi, la cinse in<br />
vita con l’altro braccio e l’avvicinò a sé. Le accarezzò con il<br />
pollice il dorso della mano, sussurrò il suo no-me, e lei si lasciò<br />
guidare.<br />
La melodia si diffondeva in sottofondo, mentre loro giravano<br />
lentamente in cerchio. Dapprinci-pio Lexie si sentiva un po’ in<br />
imbarazzo, ma poi si rilassò abbandonandosi al calore del suo<br />
corpo.<br />
Il suo respiro le scaldava il collo, mentre la sua mano scendeva<br />
ad accarezzarle la schiena; lei chiuse gli occhi e gli si strinse<br />
contro, appoggiandogli la testa sulla spalla e sentendo scivolare
contro, appoggiandogli la testa sulla spalla e sentendo scivolare<br />
via anche l’ultima briciola di determinazione. Era quello che<br />
aveva desiderato fin dall’inizio e ora entrambi si muovevano a<br />
ritmo con la musica nella minuscola cucina, persi l’uno nell’altra.<br />
Le onde sulla spiaggia continuavano a infrangersi senza sosta e il<br />
vento sferzava il bungalow per poi sparire nella notte sempre più<br />
buia. Il sugo sobbolliva piano sul fornello.<br />
Quando alla fine della canzone lei alzò il capo per guardarlo in<br />
viso, lui la cinse con le braccia.<br />
Le sfiorò le labbra con le sue, prima di premerle con più<br />
decisione. Si ritrasse e poi la baciò di nuovo, e stavolta lei<br />
rispose al bacio, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio. La sua<br />
lingua umida la inebriava e gli mise una mano sul volto per<br />
accarezzargli la barba corta e ispida sulla guancia. Lui reagì<br />
baciandole il viso e affondando la testa nel suo collo.<br />
Continuarono a baciarsi a lungo così, con intensità e senza fretta,<br />
finché Lexie si staccò dall’abbraccio. Spense i fornelli e poi,<br />
prendendolo per mano, lo condusse verso la camera da letto.<br />
Fecero l’amore lentamente. Mentre si muoveva sopra di lei, lui le<br />
sussurrava il proprio amore e ripeteva il suo nome come una<br />
preghiera. Le sue mani non si fermavano mai, come se volesse<br />
dimostrare a se stesso che lei era vera. Rimasero a letto per ore,<br />
facendo l’amore, ridendo piano, acca-rezzandosi.
Alla fine Lexie si alzò e s’infilò un accappatoio; Jeremy si mise i<br />
jeans e tornarono insieme in cucina per finire di preparare da<br />
mangiare. Lei accese una candela e lui ammirò il suo viso radioso<br />
alla luce della fiamma mentre gustava quella cena deliziosa. Per<br />
qualche motivo, il fatto di mangiare insieme in cucina, lui senza<br />
camicia e lei nuda sotto l’accappatoio, sembrava quasi più intimo<br />
di quanto fosse successo prima.<br />
Dopo la cena, tornarono a letto e Jeremy la strinse a sé, felice di<br />
tenerla tra le braccia. Quando infine Lexie si addormentò, lui<br />
vegliò sul suo sonno. Di tanto in tanto le scostava i capelli dagli<br />
occhi, rivivendo quella serata, ricordandone ogni particolare con<br />
l’assoluta certezza di aver incontrato la donna con la quale<br />
voleva trascorrere il resto della vita.<br />
Poco prima dell’alba Jeremy si svegliò e si accorse che Lexie<br />
non era più con lui nel letto. Si mise seduto, tastò le coperte per<br />
accertarsene, poi si alzò e si infilò i jeans. I vestiti di lei erano<br />
ancora sul pavimento, ma mancava l’accappatoio. Jeremy<br />
rabbrividì leggermente per il freddo, poi incrociò le braccia e si<br />
avviò per il corridoio.<br />
123<br />
La trovò seduta nella poltrona davanti al camino, una tazza di<br />
latte posata sul tavolino accanto a lei. Teneva in grembo il<br />
taccuino di Doris aperto verso l’inizio, ma non stava leggendo.
Aveva lo sguardo perso nel nulla fuori della finestra.<br />
Si avvicinò piano, facendo scricchiolare le assi del pavimento e<br />
lei trasalì. Quando lo vide, gli sorrise.<br />
«Ciao», disse.<br />
Nella luce fioca, Jeremy intuì che qualcosa non andava. Si<br />
sedette sul bracciolo e le cinse le spalle con un braccio.<br />
«Stai bene?» mormorò.<br />
«Sì», rispose lei.<br />
«Che cosa stai facendo qui nel cuore della notte?»<br />
«Non riuscivo a dormire», rispose. «E poi, tra poco dobbiamo<br />
muoverci, se vogliamo prendere il traghetto.»<br />
Lui annuì, anche se la sua risposta non lo convinceva.<br />
«Ce l’hai con me?»<br />
«No», rispose lei.<br />
«Ti penti per ciò che è successo?»<br />
«No», ripeté. «Non è nemmeno questo.» Non aggiunse altro e<br />
Jeremy la strinse a sé, cercando di crederle.
«Un libro interessante», disse per cambiare argomento. «Spero<br />
di poterlo leggere con calma più tardi.»<br />
Lexie sorrise. «Era da parecchio tempo che non lo aprivo.<br />
Vederlo qui mi ha fatto tornare in mente molti ricordi.»<br />
«Ah sì?»<br />
Lexie esitò, poi indicò sulle sue ginocchia la pagina aperta.<br />
«Quando lo hai guardato ieri, eri già arrivato a questo punto?»<br />
«No», rispose lui.<br />
«Leggilo.»<br />
Jeremy lesse rapidamente. Per molti versi l’annotazione era<br />
identica a tutte le altre. I nomi di battesimo dei genitori, l’età, lo<br />
stato della gravidanza e poi il fatto che si trattava di una bambina.<br />
Quando ebbe finito, la guardò.<br />
«Non ti dice niente?» gli chiese.<br />
«Non capisco che cosa mi stai chiedendo», ammise lui.<br />
«I nomi Jim e Claire non significano niente per te?»<br />
«No.» Lui la guardò in viso. «Dovrebbero?»
Lexie abbassò gli occhi. «Erano i miei genitori», disse a bassa<br />
voce. «Questa è l’annotazione che prevedeva che sarei stata una<br />
femmina.»<br />
Jeremy la fissò, perplesso.<br />
«Stavo pensando a questo», proseguì lei. «Crediamo di<br />
conoscerci, ma tu non sai nemmeno il nome dei miei genitori. Né<br />
io quello dei tuoi.»<br />
Lui provò una stretta alla bocca dello stomaco. «E questo ti<br />
preoccupa? Il fatto che non pernsi che ci conosciamo<br />
abbastanza?»<br />
«No», ribatté lei. «Quello che mi preoccupa è che non so se<br />
riusciremo mai a conoscerci bene.»<br />
E poi, con una tenerezza che gli straziò il cuore, lo abbracciò<br />
stretto. Rimasero lì per un po’ sulla poltrona, desiderando<br />
entrambi che quel momento potesse durare per sempre.<br />
124
16<br />
«E lui sarebbe il tuo amico?» chiese Lexie.<br />
Indicò discretamente la cella di detenzione. Pur essendo vissuta a<br />
Boone Creek per tutta la vita, non aveva mai avuto l’onore di<br />
visitare il carcere della contea… fino a quel giorno.<br />
Jeremy annuì. «Normalmente non si comporta così», le bisbigliò.<br />
Quel mattino presto, avevano preso le loro cose e chiuso il<br />
bungalow sulla spiaggia, entrambi ri-luttanti ad abbandonarlo.<br />
Una volta scesi dal traghetto a Swan Quarter, il segnale del<br />
cellulare di Jeremy era stato sufficiente per fargli ascoltare i<br />
messaggi in segreteria. Nate gliene aveva lasciati quattro relativi<br />
all’incontro della settimana successiva; Alvin, invece, solo uno<br />
affannoso, in cui diceva di essere stato arrestato.<br />
Lexie aveva accompagnato Jeremy alla sua auto, poi lui l’aveva<br />
seguita fino a Boone Creek, preoccupato per Alvin, ma anche<br />
per lei. Il suo umore sconcertante, iniziato prima dell’alba, era<br />
rimasto tale anche nelle ore successive. Sebbene non si fosse<br />
sottratta quando lui l’aveva abbracciata sul traghetto, era rimasta<br />
zitta a guardare le acque dello stretto di Pamlico. Non aveva<br />
sorriso né aveva reagito quando le aveva stretto la mano.<br />
Stranamente, per tutto il tempo aveva continuato a raccontargli<br />
dei numerosi naufragi avvenuti al largo della costa e, quando lui
dei numerosi naufragi avvenuti al largo della costa e, quando lui<br />
aveva provato a spostare la conversazione su temi più personali,<br />
lei aveva cambiato argomento oppure non aveva risposto affatto.<br />
Intanto Alvin languiva nella prigione della contea, con l’aria –<br />
almeno agli occhi di Lexie – di essersi meritato quel trattamento.<br />
Indossava una maglietta dei Metallica nera, pantaloni e giacca di<br />
pelle e un nbracciale di cuoio con le borchie e li fissava con gli<br />
occhi spalancati e il viso congestio-125<br />
nato. «Cioè, mi spieghi che razza di città è questa? Succede mai<br />
qualcosa di normale qui?» Era sbottato in quel modo all’arrivo di<br />
Lexie e Jeremy e aveva le nocche delle dita bianche a furia di<br />
stringere le sbarre. «Senti, per favore, vuoi farmi uscire di qui?»<br />
Rodney stava in piedi alle loro spalle con aria corrucciata, a<br />
braccia conserte, ignorando del tutto Alvin come aveva fatto<br />
nelle ultime otto ore. Quel tizio sbraitava troppo per i suoi gusti,<br />
e poi lui era molto più interessato a Jeremy e Lexie. Secondo<br />
Jed, City Boy non era tornato al Greenleaf la sera prima e<br />
sapeva che lei non aveva dormito a casa sua. Poteva trattarsi di<br />
una coincidenza, ma ne dubitava, il che voleva dire che<br />
probabilmente avevano trascorso la notte insieme. La cosa non<br />
gli piaceva affatto.<br />
«Sono sicuro che troveremo una soluzione», disse Jeremy<br />
conciliante, non volendo irritare ulteriormente Rodney. Gli era<br />
parso profondamente contrariato dal loro arrivo. «Ora dimmi
che cosa è successo.»<br />
«Vuoi sapere che cosa è successo?» ripeté Alvin alzando la<br />
voce. Aveva lo sguardo allucinato.<br />
«Te lo dico io. Questo posto è uno schifo, ecco cosa è<br />
successo! Prima mi sono perso mentre cercavo di trovare questa<br />
stupida città. Stavo guidando sull’autostrada, ho superato un<br />
paio di distributori e ho continuato diritto. Lì non sembra che ci<br />
sia una città, no? E poi mi sono perso per ore nel bel mezzo di<br />
un acquitrino. Sono riuscito a tornare indietro solo alle nove. E<br />
ho pensato che qualcuno avrebbe saputo dirmi dov’era il<br />
Greenleaf, giusto? Cioè, che problema poteva esserci? Città<br />
piccola, unico posto per dormire e così via. E invece no, mi sono<br />
perso di nuovo! E questo dopo che un benzinaio mi aveva<br />
rintronato per mezz’ora a furia di chiacchiere…»<br />
«Tully», lo interruppe Jeremy.<br />
«Cosa?»<br />
«Il tizio con cui hai parlato.»<br />
«Sì, può darsi… così alla fine arrivo al Greenleaf, giusto? E quel<br />
tipo gigantesco e peloso non mi accoglie proprio<br />
amichevolmente, anzi, mi guarda male, mi rifila un tuo messaggio<br />
e mi ficca in una camera piena di animali morti…»
«Le camere sono tutte così.»<br />
«E chi se ne frega!» brontolò Alvin. «E, ovviamente, figuriamoci<br />
se tu ti fai vedere…»<br />
«Scusami.»<br />
«Vuoi lasciarmi finire?» abbaiò Alvin. «Bene, leggo il messaggio<br />
e seguo le tue indicazioni fino al cimitero, dove arrivo giusto in<br />
tempo per vedere le luci ed è fantastico, sai. Per la prima volta<br />
do-po ore non sono esasperato, giusto? Così mi dirigo verso<br />
quel posto, il Lookilu, per bere qualcosa. È<br />
l’unico locale aperto a quell’ora. Ci sono solo un paio di persone<br />
dentro, e mi metto a chiacchierare con una certa Rachel. Va<br />
tutto alla grande. Ce la spassiamo e poi entra questo tizio, che<br />
sembra abbia appena inghiottito un porcospino…» Indicò<br />
Rodney, che sorrise senza scoprire i denti.<br />
«Come che sia, poco dopo torno verso la macchina e poi mi<br />
ritrovo questo tizio che batte con la torcia sul mio finestrino e mi<br />
dice di scendere dall’auto. Io gli chiedo perché e lui mi ripete di<br />
scendere. E poi inizia a domandarmi quanto ho bevuto e sostiene<br />
che forse non dovrei guidare. Io gli di-co che sto bene e che<br />
sono venuto per lavorare con te… e a quel punto mi ritrovo<br />
chiuso in cella! Adesso, fammi uscire!»<br />
Lexie si voltò. «È andata così, Rodney?»
Lui si schiarì la gola. «Fino a un certo punto. Si è dimenticato di<br />
raccontare la parte in cui mi ha chiamato grosso e ottuso sceriffo<br />
di provincia e ha detto che mi avrebbe denunciato per abuso di<br />
potere, se non lo lasciavo andare. Mi è sembrato così<br />
irragionevole che ho pensato fosse drogato o ri-schiasse di<br />
diventare violento, così l’ho portato dentro per il suo bene. Ah, e<br />
poi mi ha chiamato anche stupido ammasso di muscoli.»<br />
«Mi stavi perseguitando! Non avevo fatto niente!»<br />
«Volevi guidare dopo aver bevuto.»<br />
«Un paio di birre! Avevo bevuto un paio di birre!» Alvin aveva<br />
di nuovo l’aria stralunata.<br />
«Chiedi al barista! Te lo dirà lui!»<br />
«L’ho già fatto», disse Rodney, «e mi ha detto che ti sei scolato<br />
sette bicchieri.»<br />
126<br />
«Mente!» gridò Alvin, girando lo sguardo allucinato su Jeremy.<br />
Appoggiò il viso alle sbarre, l’espressione stravolta. «Erano un<br />
paio di birre! Lo giuro, Jeremy! Non mi sarei messo al volante se<br />
avessi bevuto troppo. Lo giuro sulla Bibbia di mia madre!»<br />
Jeremy e Lexie guardarono Rodney. «Stavo solo facendo il mio
Jeremy e Lexie guardarono Rodney. «Stavo solo facendo il mio<br />
lavoro.»<br />
«Il tuo lavoro! Il tuo lavoro!» esclamò Alvin. «Arrestare degli<br />
innocenti! Qui siamo in America, e non puoi farlo! Ma vedrai!<br />
Quando avrò finito con te, non potrai più nemmeno fare la<br />
guardia giu-rata davanti al supermercato! Mi hai sentito!<br />
Nemmeno davanti al supermercato!»<br />
Era chiaro che le cose tra i due erano andate avanti così per tutta<br />
la notte.<br />
«Lasciami parlare con Rodney», mormorò Lexie alla fine.<br />
Quando lei uscì con il vicesceriffo, Alvin si chetò.<br />
«Ti tireremo fuori di qui», gli assicurò Jeremy.<br />
«Non ci sarei dovuto finire proprio!»<br />
«Lo so, ma con il tuo comportamento non hai certo mogliorato la<br />
situazione.»<br />
«Lui mi sta perseguitando!»<br />
«Lo so, però lascia che ci pensi Lexie. Se ne occuperà lei.»<br />
Fuori in corridoio, Lexie si girò a guardare Rodney. «Che cosa<br />
sta succedendo veramente?» gli chiese.
Lui evitò di incontrare il suo sguardo, e tenne gli occhi fissi verso<br />
la cella.<br />
«Dove sei stata stanotte?» le chiese.<br />
Lei incrociò le braccia. «Ero al bungalow sulla spiaggia.»<br />
«Con lui?»<br />
Lexie esitò, cercando la risposta migliore. «Non ci sono andata<br />
con lui, se è questo che intendi.»<br />
Rodney annuì in silenzio, come se sapesse che lei non gli aveva<br />
detto tutto, ma preferisse non insistere.<br />
«Perché lo hai arrestato? Sinceramente.»<br />
«Non volevo. Se l’è cercata lui.»<br />
«Rodney…»<br />
Lui si voltò verso di lei e chinò il mento sul petto.<br />
«Ronzava intorno a Rachel, e sai come diventa lei quando beve:<br />
tutta civettuola e senza un briciolo di buonsenso. Sì, lo so che<br />
non è affar mio, ma qualcuno deve pur darle un occhio.» Fece<br />
una pausa. «Comunque, quando è uscito, sono andato a parlargli<br />
per capire se per caso dopo aveva intenzione di passare a casa
di Rachel e che genere di persona era, e lui ha cominciato a<br />
insultarmi. Io non ero dell’umore migliore…»<br />
Lexie ne conosceva la ragione, e quando Rodney s’interruppe,<br />
non disse niente. Dopo un po’ lui scrollò la testa, come se<br />
cercasse ancora di trovare una giustificazione al suo<br />
comportamento. «Il fatto è che aveva bevuto e voleva mettersi al<br />
volante. E questo è illegale.»<br />
«Era oltre i limiti di legge?»<br />
«Non lo so. Non ho pensato di controllare.»<br />
«Rodney!» esclamò lei.<br />
«Mi ha fatto arrabbiare, Lexie. È maleducato, ha un’aria<br />
sospetta e ronzava intorno a Rachel, e poi mi ha insultato e<br />
quando ha detto che lavorava con quel tizio…» Fece un cenno<br />
con la testa in direzione di Jeremy.<br />
Lexie gli posò una mano sulla spalla. «Adesso, per favore,<br />
ascoltami. Sai che finirai nei guai se lo tieni in cella senza un<br />
motivo. Soprattutto con il sindaco. Se scopre quello che hai fatto<br />
a uno della televisione… soprattutto dopo tutta la pena che si è<br />
dato per fare in modo che la storia venga fuori bene… ti spellerà<br />
vivo.» Lasciò che le sue parole facessero il loro effetto prima di<br />
continuare. «E<br />
poi sappiamo benissimo entrambi che, prima lo rilasci, prima se
poi sappiamo benissimo entrambi che, prima lo rilasci, prima se<br />
ne andranno tutti e due.»<br />
«Ci credi davvero che lui se ne andrà?»<br />
Lexie lo guardò negli occhi. «Partirà in aereo domani.»<br />
127<br />
Per la prima volta Rodney sostenne il suo sguardo. «Lo<br />
seguirai?»<br />
Lexie impiegò qualche istante per rispondere alla domanda che<br />
lei stessa si era posta per tutta la mattina. «No», bisbigliò.<br />
«Boone Creek è casa mia. E io resterò qui.»<br />
Dieci minuti dopo Alvin attraversava il parcheggio con Jeremy e<br />
Lexie mentre Rodney li guardava dalla porta della prigione.<br />
«Non dire niente», lo ammonì Jeremy tenendolo per un braccio.<br />
«Cammina e basta.»<br />
«È un campagnolo con pistola e distintivo!»<br />
«Non è vero», replicò Lexie. «È una brava persona, checché tu<br />
ne pensi.»<br />
«Mi ha arrestato senza motivo!»
«E inoltre, si prende cura della gente che vive in città.»<br />
Raggiunta la macchina, Jeremy fece cenno ad Alvin di salire di<br />
dietro.<br />
«Ma non finisce qui», borbottò Alvin salendo. «Ho intenzione di<br />
telefonare al procuratore distrettuale. Quel tizio va licenziato.»<br />
«La cosa migliore che puoi fare è scordarti tutta la faccenda»,<br />
disse Lexie guardandolo attraverso la portiera aperta.<br />
«Scordarmi la faccenda? Ma sei pazza? Ha commesso un<br />
errore, e lo sai anche tu!»<br />
«È vero, ma siccome non ti sono state mosse accuse, alla fine<br />
lascerai perdere comunque.»<br />
«E chi saresti tu per dirmi così?»<br />
«Mi chiamo Lexie Darnell», rispose lei strascicando le vocali.<br />
«Sono un’amica di Jeremy, ma vivo qui e ho molta stima per<br />
Rodney. Tutti in città ci sentiamo più sicuri grazie al nostro<br />
vicesceriffo. D’altro canto, tu ripartirai domani e lui non ti darà<br />
più fastidio.» Sorrise. «E poi, ammettilo, pensa che storia potrai<br />
raccontare quando tornerai a New York!»<br />
Alvin la guardò incredulo prima di voltarsi verso l’amico. «È lei?»<br />
chiese.
Jeremy annuì.<br />
«È carina», osservò Alvin. «Magari un po’ troppo saccente, ma<br />
carina.»<br />
«Meglio ancora, cucina come un’italiana.»<br />
«È brava come tua madre?»<br />
«Forse anche meglio.»<br />
Alvin annuì, poi rimase in silenzio per qualche istante. «Immagino<br />
che tu sia d’accordo con lei nel consigliarmi di lasciar perdere.»<br />
«Infatti. Lei capisce la gente di qui molto meglio di te e di me, e<br />
finora ha sempre avuto ragione.» «Allora è pure sveglia, eh?»<br />
«Molto», ammise Jeremy.<br />
Alvin fece un sorriso sornione. «Scommetto che siete stati<br />
insieme stanotte.»<br />
Jeremy non rispose.<br />
«Dev’essere davvero speciale per…»<br />
«Ehi, ragazzi, guardate che sono qui!» si intromise Lexie. «Vi<br />
avverto che sento tutto quello che dite.»
«Scusa», disse Jeremy. «Sai, le vecchie abitudini.»<br />
«Adesso possiamo andare?»<br />
Jeremy guardò Alvin, che parve valutare le alternative.<br />
«D’accordo», disse infine con una scrollata di spalle.<br />
«Dimenticherò tutto quanto. A una condizione, però.»<br />
«E sarebbe?» chiese Jeremy.<br />
«È da ieri che non mangio, e tutto questo parlare di cibo italiano<br />
mi ha messo fame. Offrimi il pranzo e non solo scorderò la<br />
faccenda, ma ti dirò anche come sono venute le riprese di ieri<br />
sera.»<br />
128<br />
Rodney li guardò andare via prima di rientrare in ufficio. Si<br />
sentiva stanco morto perché non aveva dormito. Sapeva che non<br />
avrebbe dovuto arrestare quel tizio, ma la cosa non lo turbava<br />
granché. Voleva solo fargli un po’ di pressione, e quell’arrogante<br />
si era messo a blaterare, insultando-lo… Si massaggiò la fronte.<br />
Basta, non voleva più pensarci. Quello che invece lo<br />
preoccupava era il fatto che Lexie e Jeremy avessero trascorso<br />
la notte insieme. I sospetti erano una cosa, le prove tutt’altra e lui<br />
si era accorto del loro comportamento quella mattina. Rispetto<br />
alla festa, sembrava che qualcosa fosse cambiato tra i due. Ma
non ne aveva avuto l’assoluta certezza finché lei non gli aveva<br />
dato quella risposta sibillina. Non ci sono andata con lui, se è<br />
questo che intendi. No, avrebbe voluto ribattere, non è questo<br />
che intendo. Volevo sapere se eri lì con Jeremy. Ma la sua<br />
risposta evasiva era bastata e non bisognava essere uno<br />
scienziato per dedurre che cosa era successo.<br />
Tale considerazione gli spezzò quasi il cuore e ancora una volta<br />
rimpianse di non riuscire a comprenderla. Certe volte in passato<br />
gli era sembrato di essere a un passo dal capire come funzionava<br />
la sua testa, ma… ecco, questo fatto dimostrava che non era<br />
così, giusto? Perché diavolo Lexie aveva permesso che<br />
accadesse di nuovo? Non le era bastata l’esperienza fatta con il<br />
primo forestiero di passaggio in città? Non si ricordava quanto<br />
aveva sofferto dopo? Non sapeva che sarebbe rimasta scottata<br />
un’altra volta?<br />
Certo che lo sapeva, si disse lui, ma forse aveva deciso – almeno<br />
per una sera – di non pensarci.<br />
Rodney cominciava a non poterne più di quella storia. Era stanco<br />
di essere ferito da lei. Certo, l’amava ancora, ma le aveva dato<br />
tutto il tempo necessario per chiarire i suoi sentimenti per lui. Era<br />
giunto il momento che Lexie prendesse una decisione, in un<br />
senso o nell’altro.<br />
Sbollita la rabbia, Alvin esitò un istante sulla soglia di Herbs<br />
scorgendo Jed seduto in fondo al ristorante. A sua volta, Jed si
scorgendo Jed seduto in fondo al ristorante. A sua volta, Jed si<br />
accigliò mentre lui, Jeremy e Lexie prendevano posto a un tavolo<br />
vicino alla vetrina.<br />
«Il nostro amichevole albergatore non sembra entusiasta di<br />
vederci», bisbigliò Alvin agli amici.<br />
Jeremy guardò l’uomo di soppiatto. Jed strinse gli occhi. «Ma<br />
che strano, era così socievole.<br />
Devi averlo fatto arrabbiare.»<br />
«Io non ho fatto proprio niente. Mi sono limitato a presentarmi<br />
alla reception.»<br />
«Forse non gli piace il tuo aspetto.»<br />
«Non capisco che cosa c’è che non va nel mio aspetto.»<br />
Stai scherzando, vero? pensò Lexie.<br />
«Non saprei», rispose Jeremy. «Forse non gli piacciono i<br />
Metallica.»<br />
Alvin si guardò la maglietta, poi scrollò il capo. «E chi se ne<br />
frega», disse.<br />
Jeremy strizzò l’occhio a Lexie, che gli sorrise distrattamente.<br />
«Le riprese sono andate benissimo ieri sera», annunciò Alvin
«Le riprese sono andate benissimo ieri sera», annunciò Alvin<br />
aprendo il menu. «Ho registrato la scena da due angolazioni<br />
diverse e stanotte ho riguardato il tutto. Incredibile. Quelli della<br />
televisione ne andranno pazzi. A proposito, adesso che mi viene<br />
in mente, devo telefonare a Nate. Dato che non riusciva a<br />
mettersi in contatto con te, ieri ha continuato a tormentarmi. Non<br />
so come tu faccia a sopportarlo.»<br />
Vedendo lo sguardo perplesso di Lexie, Jeremy si chinò verso di<br />
lei. «Sta parlando del mio agente», disse.<br />
«Verrà anche lui qui?»<br />
«No. È troppo impegnato a sognare la mia futura carriera. E poi<br />
non saprebbe che cosa fare fuori da New York. È il genere di<br />
persona che pensa che Central Park andrebbe riempito di<br />
grattacieli e condomini.»<br />
Lei gli sorrise brevemente.<br />
«Allora, che mi dite di voi due?» domandò Alvin. «Come vi siete<br />
conosciuti?»<br />
Vedendo che Lexie non era incline a rispondere, Jeremy si agitò<br />
sul sedile.<br />
129<br />
«Lei dirige la biblioteca e mi ha aiutato nelle ricerche sulla storia
«Lei dirige la biblioteca e mi ha aiutato nelle ricerche sulla storia<br />
della città», disse rimanendo sul vago.<br />
«Allora avete passato parecchio tempo insieme, eh?»<br />
Con la coda dell’occhio Jeremy vide che Lexie distoglieva lo<br />
sguardo.<br />
«C’era molto materiale da guardare», rispose.<br />
Alvin guardò l’amico, intuendo che qualcosa non girava per il<br />
verso giusto. Sembrava che quei due avessero avuto un litigio tra<br />
innamorati e l’avessero superato, ma stessero ancora leccandosi<br />
le ferite.<br />
«Bene… capisco», disse, decidendo di lasciar perdere per il<br />
momento. Si mise a guardare i piatti, mentre Rachel arrivava<br />
ondeggiando i fianchi.<br />
«Ciao, Lex, ciao, Jeremy», disse lei avvicinandosi. «Ciao,<br />
Alvin.»<br />
Lui alzò lo sguardo. «Rachel!» esclamò.<br />
«Non avevi detto che saresti passato per la colazione?» disse lei.<br />
«Ormai avevo perso le speranze.» «Scusami», ribatté lui<br />
lanciando un’occhiata agli altri. «Mi sono svegliato tardi.»<br />
Rachel infilò la mano nella tasca del grembiule e prese il blocco
delle ordinazioni, poi afferrò la matita che teneva dietro<br />
l’orecchio. Ne mordicchiò la punta. «Che cosa vi porto?»<br />
Jeremy ordinò un panino; Alvin chiese la zuppa di astice. «Io non<br />
ho fame», disse Lexie. «C’è Doris?»<br />
«No, oggi non è venuta. Era stanca e ha deciso di prendersi una<br />
giornata libera. È rimasta qui a cucinare fino a tardi ieri sera.»<br />
Lexie la guardò intensamente per decifrare la sua espressione.<br />
«Ti assicuro, Lex», aggiunse Rachel facendosi seria, «che non<br />
devi preoccuparti. Quando l’ho sentita al telefono mi è sembrato<br />
che stesse bene.»<br />
«Magari faccio un salto da lei lo stesso», rispose Lexie. Guardò<br />
gli altri seduti al tavolo e poi si alzò. Rachel si fece da parte per<br />
lasciarla passare.<br />
«Vuoi che venga con te?» le chiese Jeremy.<br />
«No, non importa», rispose lei. «Hai da fare, e anch’io ho delle<br />
faccende da sbrigare. Che ne di-ci di vederci in biblioteca più<br />
tardi? Volevi finire di dare un’occhiata ai diari, giusto?»<br />
«Se non ci sono problemi», rispose lui, ferito dal suo tono<br />
distratto. Avrebbe preferito trascorrere il pomeriggio con lei.<br />
«Facciamo per le quattro, allora?»
«Facciamo per le quattro, allora?»<br />
«Va bene», concordò Jeremy. «Ma fammi sapere se c’è<br />
qualcosa che non va, d’accordo?»<br />
«Come ha detto Rachel, sono sicura che Doris sta bene. Le<br />
riporto il taccuino, se non ti dispiace.» «Ma certo, fai pure.»<br />
Lexie si rivolse ad Alvin. «Piacere di averti conosciuto.»<br />
«Il piacere è stato mio.»<br />
Un attimo dopo era uscita e Rachel si stava dirigendo in cucina.<br />
Non appena le due donne furono a distanza di sicurezza, Alvin si<br />
chinò in avanti sul tavolo.<br />
«E adesso, spara, amico mio.»<br />
«Che vuoi dire?»<br />
«Lo sai perfettamente. Prima ti innamori di lei. Poi passate la<br />
notte insieme. Ma quando siete arrivati alla prigione, vi<br />
comportavate come due lontani conoscenti. E adesso lei trova la<br />
prima scusa buona per andarsene.»<br />
«Doris è sua nonna», gli spiegò Jeremy. «E Lexie è preoccupata<br />
per lei. Non sta benissimo di salute.»<br />
«Come ti pare», ribatté Alvin, scettico. «Quello che voglio dire è<br />
che tu la guardavi con gli oc-chioni da cucciolo abbandonato e
che tu la guardavi con gli oc-chioni da cucciolo abbandonato e<br />
lei faceva di tutto per fingere di non accorgersene. Avete litigato<br />
o cosa?»<br />
130<br />
«No.» Jeremy si guardò intorno nella sala. In un tavolo d’angolo<br />
c’erano tre membri del consiglio comunale seduti assieme<br />
all’anziana impiegata della biblioteca. Loro lo salutarono<br />
agitando la mano. «Veramente, non so bene che cosa sia<br />
successo. Un attimo prima tutto andava alla grande e quello<br />
dopo…»<br />
Dato che non proseguiva Alvin si appoggiò allo schienale.<br />
«Tanto non sarebbe durata comunque», commentò.<br />
«Magari sì», obiettò Jeremy.<br />
«Ah sì? E come? Hai intenzione di trasferirti qui nella Zona<br />
Morta? Oppure verrà lei a New York?»<br />
Jeremy giocherellò con il tovagliolo senza rispondere, perché non<br />
voleva essere costretto a pensare a ciò che era ovvio.<br />
Nel silenzio, Alvin sospirò. «Bene, ho capito che sarò costretto a<br />
frequentare questa signora», disse. «Non ti ho mai visto così<br />
preso da nessuna dai tempi di Maria.»<br />
Jeremy non replicò, sapendo che l’amico aveva ragione.
Jeremy non replicò, sapendo che l’amico aveva ragione.<br />
Doris era a letto con la schiena appoggiata ai cuscini e alzò lo<br />
sguardo sopra gli occhiali da lettura quando Lexie si affacciò alla<br />
porta della camera.<br />
«Posso entrare?»<br />
«Lexie», esclamò lei. «Che cosa ci fai qui? Entra, entra…»<br />
Posò da una parte il libro aperto che teneva in grembo. Era<br />
ancora in pigiama e, a parte l’aspetto cereo dell’incarnato, non<br />
sembrava malata.<br />
Lexie attraversò la camera. «Rachel mi ha detto che oggi eri<br />
rimasta a casa e sono venuta a vedere come stavi.»<br />
«Sto bene. Volevo solo riposarmi un po’, tutto qui. Pensavo che<br />
tu fossi andata al mare, però.»<br />
«Infatti», rispose lei sedendosi sul ciglio del letto. «Ma sono<br />
tornata.»<br />
«Ah.»<br />
«Jeremy è arrivato lì», disse.<br />
Doris mise le mani avanti come per difendersi. «Non prendertela<br />
con me. Non gli ho detto do-v’eri. E non gli ho nemmeno detto<br />
di venire a cercarti.»
di venire a cercarti.»<br />
«Lo so.» Lexie le stinse il braccio per rassicurarla.<br />
«Allora come ha fatto a trovarti?»<br />
Lexie unì le mani in grembo. «Gli avevo parlato di quella casa<br />
l’altro giorno e ha fatto due più due. Non puoi immaginare la mia<br />
sorpresa quando me lo sono visto comparire davanti sulla<br />
spiaggia.»<br />
Doris la studiò attentamente prima di raddrizzarsi un poco a<br />
sedere. «Allora… siete stati insieme ieri notte?»<br />
Lexie annuì.<br />
«E?»<br />
Lexie non rispose subito, ma dopo un attimo le sue labbra si<br />
curvarono in un sorriso. «Gli ho preparato il tuo famoso sugo di<br />
pomodoro.»<br />
«Oh?»<br />
«È rimasto impressionato.» Si passò una mano tra i capelli. «A<br />
proposito, ti ho riportato il taccuino. L’ho lasciato in salotto.»<br />
Doris si tolse gli occhiali e cominciò a pulire le lenti con un lembo<br />
del lenzuolo. «Questo però non spiega perché sei tornata.»
«Jeremy aveva bisogno di un passaggio. È arrivato un suo amico<br />
di New York, un cameraman, per riprendere le luci. Lo faranno<br />
anche stanotte.»<br />
«Com’è questo suo amico?»<br />
Lexie ci pensò un po’ su. «Sembra un incrocio tra un punk e un<br />
motociclista con la giacca di pelle nera, ma per il resto niente da<br />
dire…»<br />
131<br />
Vedendo che rimaneva in silenzio, Doris le prese la mano e gliela<br />
strinse teneramente, guardandola negli occhi.<br />
«Vuoi parlare del vero motivo per cui sei qui?»<br />
«No», rispose lei, accarezzando con un dito le impunture della<br />
trapunta. «In realtà, no. devo riuscire a cavarmela da sola.»<br />
Doris annuì senza replicare. A Lexie piaceva mostrarsi<br />
coraggiosa, e in quei casi era meglio non dire niente.
17<br />
Jeremu guardò l’ora mentre, in piedi sulla veranda di Herbs,<br />
aspettava che Alvin parlasse con Rachel. Il suo amico stava<br />
dando il meglio di sé e lei non sembrava avere fretta di salutarlo,<br />
il che in circostanze normali sarebbe stato considerato di buon<br />
auspicio. Tuttavia, secondo Jeremy, Rachel non sembrava tanto<br />
interessata ad Alvin, quanto a mostrarsi educata, e lui non<br />
l’aveva capito. Ma del resto, aveva sempre avuto difficoltà ad<br />
interpretare gli indizi.<br />
Quando alla fine si separarono, Alvin lo raggiunse con un sorriso<br />
trionfante, come se si fosse già dimenticato del tutto degli<br />
avvenimenti della sera prima. E probabilmente era così.<br />
«Hai visto?» bisbigliò quando fu vicino a Jeremy. «Credo di<br />
piacerle.»<br />
«E perché non dovresti?»<br />
«Proprio quello che dico anch’io», concordò lui. «Accipicchia,<br />
che donna. Mi piace il suo modo di parlare. È così… sexy.»<br />
«Tu trovi tutto sexy», osservò Jeremy.<br />
«Non è vero», protestò Alvin. « Quasi tutto.»
Jeremy sorrise. «Chissà, forse la incontrerai stasera al ballo.<br />
Magari riusciamo a fare un salto lì prima di tornare al cimitero.»<br />
«Ci sarà un ballo stasera?»<br />
«Al vecchio magazzino del tabacco. Ho sentito che<br />
parteciperanno tutti, e sono sicuro che ci sa-rà anche lei.»<br />
«Bene», disse Alvin scendendo dalla veranda. Ma poi, quasi<br />
parlando tra sé, aggiunse: «Mi do-mando perché non me l’ha<br />
detto».<br />
132<br />
Rachel sfogliò distrattamente il blocco delle ordinazioni mentre<br />
guardava Alvin lasciare il ristorante.<br />
Era rimasta un po’ sulle sue quando le si era seduto accanto la<br />
sera prima al Lookilu, ma dopo che le aveva spiegato il motivo<br />
della sua presenza in città e che conosceva Jeremy, si erano<br />
messi a chiacchierare e lui aveva passato l’ora successiva a<br />
parlare di New York. La descriveva come il paradiso in Terra e<br />
quando gli aveva accennato che un giorno le sarebbe piaciuto<br />
andarci, le aveva scarabocchiato il suo numero di telefono sul<br />
blocco, dicendole di chiamarlo. Aveva addirittura promesso che<br />
le avrebbe trovato dei biglietti per lo spettacolo Regis and Kelly,<br />
se le interessava.<br />
Per quanto il suo fosse stato un gesto carino, Rachel sapeva che
Per quanto il suo fosse stato un gesto carino, Rachel sapeva che<br />
non gli avrebbe telefonato. Non le erano mai piaciuti i tatuaggi e,<br />
pur non avendo molta fortuna con gli uomini nel corso degli anni,<br />
da tempo ormai si era data la regola di non uscire con uno che<br />
avesse più buchi di lui nelle orecchie.<br />
Ma doveva ammettere che non era solo quello il motivo della sua<br />
mancanza di interesse; in un certo senso, anche Rodney<br />
c’entrava.<br />
Rodney passava spesso al Lookilu per accertarsi che nessuno si<br />
mettesse al volante dopo essersi ubriacato e quasi tutti i clienti<br />
abituali lo sapevano. Si muoveva per il bar, salutava qua e là e<br />
quando aveva la sensazione che avessi alzato troppo il gomito, ti<br />
esponeva i suoi sospetti avvisandoti che avrebbe tenuto d’occhio<br />
la tua macchina. Dopo questo ammonimento piuttosto<br />
intimidatorio – soprattutto per chi in effetti ci aveva dato dentro –<br />
aggiungeva che sarebbe stato lieto di accompagnar-ti a casa.<br />
Era il suo modo per tenere gli ubriachi lontano dalle strade e così<br />
nei quattro anni precedenti non aveva mai dovuto arrestare<br />
nessuno. Persino il gestore del Lookilu non protestava più per il<br />
suo arrivo; certo, all’inizio non gli faceva piacere l’idea di un<br />
agente che pattugliasse il locale, ma dal momento che nessuno<br />
sembrava aversene a male, alla fine si era rassegnato, ed era<br />
arrivato al punto da chiamare lui stesso Rodney se pensava che<br />
qualcuno avesse bisogno di un passaggio.
La sera precedente, Rodney era arrivato come al solito e l’aveva<br />
vista seduta al bar. In genere, le sorrideva e andava a scambiare<br />
quattro chiacchiere con lei, ma stavolta, vedendola in compagnia<br />
di Alvin, per un attimo aveva assunto un’aria quasi ferita. Una<br />
reazione insolita, che tuttavia era scomparsa in un lampo per<br />
essere sostituita dalla rabbia. Sembrava quasi che fosse geloso e<br />
forse era stato per quel motivo che lei era uscita dal locale poco<br />
dopo di lui. Mentre tornava a casa aveva ripen-sato alla scena,<br />
cercando di capire se fosse successo davvero o se non fosse<br />
stata solo una sua impressione. E più tardi, mentre era a letto,<br />
era giunta alla conclusione che non le sarebbe spiaciuto affatto se<br />
Rodney fosse stato geloso.<br />
Forse, aveva pensato, c’era ancora qualche speranza per loro.<br />
Dopo essere andati a prendere l’auto di Alvin, rimasta nel<br />
parcheggio del Lookilu, lui e Jeremy tornarono al Greenleaf.<br />
Alvin fece una rapida doccia, Jeremy si cambiò e trascorsero le<br />
due ore successive ad analizzare la questione delle luci nel<br />
cimitero. Per Jeremy concentrarsi sul lavoro era una via di fuga,<br />
l’unico modo per non pensare a Lexie.<br />
Le riprese di Alvin erano straordinarie come lui aveva detto. Le<br />
guardarono al rallentatore e la nitidezza delle immagini permise a<br />
Jeremy di cogliere dettagli che prima gli erano sfuggiti.<br />
Soprattutto, c’erano alcuni fotogrammi che, isolati e ingranditi,<br />
avrebbero permesso agli spettatori di capire meglio il fenomeno
avrebbero permesso agli spettatori di capire meglio il fenomeno<br />
in corso.<br />
Poi presero in considerazione i risultati delle ricerche storiche<br />
fatte da Jeremy in biblioteca, per dare un’interpretazione a quello<br />
a cui avevano assistito. Ma mentre lui presentava senza soste<br />
prove dettagliate – le tre versioni della leggenda, cartine, appunti<br />
sulle cave, tabelle idriche, vari progetti edilizi, nonché le proprietà<br />
della luce rifratta – Alvin cominciò a sbadigliare. Non aveva mai<br />
nutrito eccessivo interesse per il lato minuzioso del lavoro di<br />
Jeremy e alla fine lo convinse a portarlo oltre il ponte fino alla<br />
cartiera in modo che potesse rendersi conto di persona della<br />
situazione.<br />
133<br />
Mentre Alvin sistemava le telecamere, Jeremy passeggiò per<br />
conto suo e nel silenzio del cimitero i suoi pensieri tornarono<br />
inevitabilmente a Lexie. Riandò mentalmente alla loro notte<br />
insieme e cercò di capire che cosa l’avesse spinta ad alzarsi<br />
prima dell’alba. Sapeva che, nonostante i suoi di-nieghi, lei<br />
nutriva qualche rammarico, e forse persino rimorso, per ciò che<br />
era accaduto tra loro, ma non ne capiva la ragione.<br />
Certo, lui stava per partire, ma le aveva ripetuto più volte che<br />
avrebbero trovato un modo per continuare a vedersi. Ed era<br />
anche vero che non si conoscevano bene, ma nonostante il breve<br />
tempo trascorso insieme, Jeremy non aveva dubbi che avrebbe
tempo trascorso insieme, Jeremy non aveva dubbi che avrebbe<br />
potuto amarla per tutta la vita. Doveva soltanto darsi una chance.<br />
Però Alvin aveva ragione, si disse. Per quanto potesse essere in<br />
ansia per la nonna, il comportamento di Lexie al ristorante<br />
suggeriva che stesse cercando una scusa per allontanarsi da lui.<br />
Non capiva se lo avesse fatto perché lo amava e non voleva<br />
soffrire troppo per la sua imminente partenza, oppure perché in<br />
fondo non le piaceva più di tanto.<br />
Era sicuro che la notte precedente anche lei avesse provato le<br />
sue stesse emozioni. Ma ora…<br />
Avrebbe preferito trascorrere il pomeriggio con lei. Avrebbe<br />
voluto che gli confidasse i propri crucci e gli permettesse di<br />
consolarla; avrebbe voluto abbracciarla, baciarla e convincerla<br />
che sarebbe riuscito a trovare un modo di far funzionare il loro<br />
rapporto, a dispetto delle difficoltà. Avrebbe voluto dirle quello<br />
che aveva nel cuore: che non poteva più pensare di vivere senza<br />
di lei e che i suoi sentimenti erano autentici. Ma soprattutto,<br />
avrebbe voluto avere la conferma che lei lo ricam-biava.<br />
In lontananza, Alvin stava spostando telecamera e cavalletto in<br />
un’altra posizione, concentrato nel lavoro e ignaro dei suoi<br />
tormenti. Jeremy sospirò e poi si rese conto che era giunto in<br />
quella parte del cimitero dove aveva visto sparire Lexie la prima<br />
volta che l’aveva incontrata.<br />
Dopo un attimo di esitazione, cominciò a guardare le lapidi
Dopo un attimo di esitazione, cominciò a guardare le lapidi<br />
mentre un’intuizione si faceva strada nella sua mente. Impiegò<br />
solo pochi istanti per trovare l’ovvia conferma. Salendo una<br />
piccola altura, si fermò davanti a un cespuglio incolto di azzalee.<br />
Era circondato da rami e sterpi, ma la zona antistante sembrava<br />
pulita. Accovacciandosi, spostò i fiori che lei doveva aver avuto<br />
nella borsa e di colpo capì perché né Doris né Lexie volevano<br />
che la gente girasse per il cimitero.<br />
Nella fioca luce invernale, fissò le tombe di Claire e James<br />
Darnell, chiedendosi come avesse fatto a non capirlo prima.<br />
Di ritorno dal cimitero, Jeremy lasciò Alvin al Greenleaf e si<br />
diresse verso la biblioteca, ripensando mentalmente al discorso<br />
che si era preparato per Lexie.<br />
Giunto davanti alla biblioteca, vide che l’esterno era affollato.<br />
C’erano gruppetti di due o tre persone fermi sul marciapiede,<br />
che indicavano verso l’alto e osservavano l’architettura, come se<br />
stessero facendo un assaggio del Giro delle dimore storiche. La<br />
maggior parte teneva in mano lo stesso dé pliant che Doris gli<br />
aveva spedito e molti leggevano ad alta voce le didascalie che<br />
spiegavano le peculiarità dell’edificio.<br />
All’interno, anche il personale era intento nei preparativi. Alcuni<br />
volontari spolveravano e spaz-zavano il pavimento, altri stavano<br />
portando delle lampade da lettura e Jeremy immaginò che, in<br />
occasione del giro ufficiale, le lampade sul soffitto sarebbero
state spente per conferire all’ambiente un’atmosfera più calda.<br />
Superò la sala per bambini, notando che sembrava più in ordine<br />
e proseguì verso le scale. La porta dell’ufficio di Lexie era aperta<br />
e lui si fermò un istante prima di entrare. Lei era china accanto<br />
alla scrivania, che era quasi vuota. Come tutti gli altri, stava<br />
facendo del suo meglio per eliminare le scartoffie, infilando varie<br />
pile di documenti sotto il tavolo.<br />
«Ciao», disse Jeremy.<br />
Lexie alzò lo sguardo. «Oh, ciao», rispose alzandosi e<br />
aggiustandosi la camicia. «Mi hai sorpreso mentre cercavo di<br />
rendere più presentabile il mio ufficio.»<br />
«Ti aspetta un fine settimana molto impegnativo.»<br />
134<br />
«Già, in effetti avrei potuto pensarci prima», replicò lei indicando<br />
con un gesto intorno a sé.<br />
«Ma devo essermi beccata un grave caso di svogliatezza.»<br />
Sorrise, bella anche nel suo stato leggermente stralunato.<br />
«Succede ai migliori», commentò Jeremy.<br />
«Già, ma a me in genere no.» Invece di avvicinarsi a lui, afferrò
«Già, ma a me in genere no.» Invece di avvicinarsi a lui, afferrò<br />
un altro plico di documenti e si rituffò sotto la scrivania.<br />
«Come sta Doris?»<br />
«Bene», rispose lei da sotto la scrivania. «Come aveva detto<br />
Rachel, si è un po’ strapazzata, ma domani sarà di nuovo in<br />
forma.» Lexie rispuntò fuori e prese un’altra pila di carte. «Se ti<br />
capita, passa a farle un saluto prima di andare via. Ne sarà<br />
contenta.»<br />
Per un attimo lui rimase a guardarla, ma poi, cogliendo le<br />
implicazioni di quello che aveva appena detto, fece un passo<br />
nella sua direzione. Lexie girò intorno alla scrivania, in modo di<br />
mantenere la distanza tra di loro.<br />
«Che succede?» domandò Jeremy.<br />
Lei spostò qualche oggetto sulla scrivania. «Ho da fare, tutto<br />
qui», rispose.<br />
«Intendevo tra di noi», insistette lui.<br />
«Niente.» La voce di lei era neutra, come se stesse parlando del<br />
tempo.<br />
«Non mi guardi nemmeno.»<br />
Lexie a questo punto alzò la testa, guardandolo per la prima
volta. Jeremy avvertì la sua ostilità, anche se non sapeva se ce<br />
l’avesse con lui o con se stessa. «Non so che cosa dirti. Ti ho già<br />
spiegato che ho molto da fare. Che tu lo creda o no, sono un po’<br />
di fretta.»<br />
Jeremy intuì che stava cercando una scusa qualsiasi per litigare.<br />
«Posso aiutarti in qualche modo?» chiese.<br />
«No, grazie. Ce la faccio da sola.» Lexie posò un altro pacco di<br />
carte sotto la scrivania. «Come sta Alvin?» gli chiese da sotto.<br />
Jeremy si massaggiò la nuca. «Non è più arrabbiato, se è questo<br />
che intendi.»<br />
«Bene. Siete riusciti a fare le riprese che volevate?»<br />
«Quasi tutte», rispose lui.<br />
Lei si sporse un’altra volta, cercando di darsi un’aria<br />
affaccendata. «Ti ho tirato fuori di nuovo i diari. Sono sulla<br />
scrivania nella sala dei libri rari.»<br />
Jeremy abbozzò un sorriso. «Grazie.»<br />
«E se ti viene in mente qualcos’altro che possa servirti prima che<br />
tu parta», aggiunse lei, «resterò qui ancora per un’oretta. Il giro<br />
inizia alle sette, perciò dovrai uscire di qui al massimo per le sei e<br />
mezzo, dato che a quell’ora spegneremo le luci centrali.»
mezzo, dato che a quell’ora spegneremo le luci centrali.»<br />
«Credevo che la sala dei libri rari chiudesse alle cinque.»<br />
«Visto che partirai domani, mi sono detta che potevo<br />
contravvenire alle regole per una volta.»<br />
«E anche perché siamo amici, giusto?»<br />
«Ma certo», rispose lei con un sorriso forzato. «Perché siamo<br />
amici.»<br />
Jeremy uscì dall’ufficio e si diresse nella sala dei libri rari,<br />
ripetendosi mentalmente quel dialogo per cercare di dargli un<br />
senso. Il loro incontro non era andato come previsto.<br />
Nonostante la sfac-ciataggine della sua ultima battuta, in fondo<br />
sperava che lei lo seguisse, anche se in qualche modo sapeva<br />
che non l’avrebbe fatto. Il pomeriggio trascorso da soli non li<br />
aveva aiutati a superare l’im-passe, anzi, aveva peggiorato le<br />
cose. Se prima lei gli era sembrata distante, adesso si<br />
comportava come se fosse radioattivo.<br />
Per quanto il suo atteggiamento lo turbasse, per certi versi era<br />
comprensibile. Forse non avrebbe dovuto essere così… fredda,<br />
ma tutto era dovuto al fatto che lui viveva a New York e lei lì. Il<br />
giorno prima in quella casetta sulla spiaggia per lui era stato facile<br />
convincersi che le cose si sarebbero aggiustate da sole, come<br />
per magia. E ci aveva creduto. Era quello il punto. Quando due<br />
persone si volevano bene, trovavano sempre una soluzione.
persone si volevano bene, trovavano sempre una soluzione.<br />
135<br />
Sapeva che aveva tendenza di guardare troppo avanti, ma era il<br />
suo modo di agire quando doveva affrontare un problema.<br />
Cercava soluzioni, faceva supposizioni, analizzava le implicazioni<br />
a lungo termine per valutare con cura i potenziali esiti. E, forse, si<br />
aspettava che lei facesse lo stesso.<br />
Quello che non si aspettava era di essere trattato come un<br />
appestato. O che lei si comportasse con diffidenza. O come se<br />
pensasse che la notte precedente fosse stata un errore.<br />
Guardò la pila di diari sulla scrivania e si sedette. Cominciò a<br />
separare quelli che aveva già sfo-gliato dagli altri, tirandone fuori<br />
quattro. Fino a quel momento i sette che aveva letto non si erano<br />
dimostrati molto utili – anche se un paio descrivevano funerali di<br />
famiglia avvenuti a Cedar Creek –<br />
così decise di aprirne uno nuovo. Invece di partire dalla prima<br />
pagina, si appoggiò allo schienale della sedia e sfogliò le pagine<br />
leggendo brani a caso. Il diario abbracciava il periodo dal 1912<br />
al 1915 ed era stato scritto da un’adolescente di nome Anne<br />
Dempsey. Per la maggior parte si trattava di annotazioni<br />
personali sulla vita quotidiana. Chi le piaceva, che cosa<br />
mangiava, i suoi pensieri su genitori e amici e il fatto che nessuno<br />
sembrava capirla. L’unico aspetto originale di Anne era che i<br />
suoi crucci e le sue paure somigliavano molto a quelli degli
suoi crucci e le sue paure somigliavano molto a quelli degli<br />
adolescenti moderni. Lettura interessante, ma poco utile allo<br />
scopo, si disse. Lo mise da parte insieme agli altri che aveva<br />
scartato.<br />
Anche gli altri due diari – scritti entrambi intorno agli anni Venti –<br />
si rivelarono per la maggior parte cronache personali. Un<br />
pescatore annotava minuziosamente merce e pescato; nell’altro,<br />
una vivace maestra di nome Glenara descriveva lo sbocciare<br />
della sua storia d’amore con un dottore di passaggio in un<br />
periodo di otto mesi, e annotava riflessioni su alunni e conoscenti<br />
in città. C’erano inoltre un paio di passaggi relativi agli<br />
avvenimenti mondani in città, che sembravano consistere<br />
principalmente nell’osservare le barche a vela sul fiume Pamlico,<br />
nell’andare a messa, giocare a bridge e passeggiare per il centro<br />
il sabato pomeriggio. Cedar Creek non veniva mai nominato.<br />
Si aspettava che anche il quarto diario fosse una perdita di<br />
tempo, ma lasciar perdere voleva dire andare via e lui non<br />
poteva immaginare di farlo senza aver cercato di parlare ancora<br />
una volta con Lexie, se non altro per mantenere aperti i canali di<br />
comunicazione. Il giorno prima sarebbe potuto entrare da lei<br />
dicendo la prima frase che gli passava per la mente, ma il recente<br />
andamento altale-nante della loro relazione, oltre alla sua<br />
evidente agitazione, gli rendevano impossibile pensare a qualcosa<br />
da dire o anticipare la sua eventuale reazione.<br />
Doveva rimanere distante? Doveva provare a parlarle, pur
Doveva rimanere distante? Doveva provare a parlarle, pur<br />
sapendo che lei cercava la lite? Doveva fingere di non aver<br />
notato il suo atteggiamento e comportarsi come se lei<br />
desiderasse ancora sapere qual era la causa delle luci misteriose?<br />
Doveva invitarla a cena? Oppure stringerla tra le braccia?<br />
Ecco qual era il problema quando le emozioni intorbidavano le<br />
acque. Era come se Lexie si aspettasse da lui che facesse o<br />
dicesse esattamente la cosa giusta al momento giusto, qualunque<br />
fosse. E questo, si disse, non era bello da parte sua.<br />
Sì, l’amava. Sì, era preoccupato per il loro futuro. Ma laddove<br />
lui voleva cercare una soluzione, lei sembrava aver già gettato la<br />
spugna. Ripensò alla loro conversazione.<br />
Se ti capita, passa a farle un saluto prima di andare via…<br />
Non «se ci capita».<br />
E il suo commento conclusivo? Ma certo. Perché siamo amici.<br />
Lui aveva dovuto mordersi la lingua per stare zitto. Amici?<br />
avrebbe voluto replicare. Dopo ieri notte, tutto quello che sai<br />
dire è che siamo amici? Non significo altro per te?<br />
Non era il modo di parlare a una persona che ti sta a cuore. Non<br />
era il modo di trattare un uomo che speri di rivedere, e più ci<br />
pensava, più gli veniva voglia di risponderle per le rime. Ti tiri<br />
indietro? Posso farlo anch’io. Vuoi litigare? Sono pronto.<br />
Dopo tutto, non aveva fatto niente di male.
Dopo tutto, non aveva fatto niente di male.<br />
Quello che era successo la notte precedente era dipeso da<br />
entrambi in uguale misura. Lui aveva provato a spiegarle come si<br />
sentiva; lei non aveva voluto ascoltarlo. Lui aveva promesso che<br />
avrebbe fatto in modo di far funzionare le cose; lei aveva<br />
scartato l’idea fin dal principio. E in fin dei conti era stata lei a<br />
condurlo in camera da letto, non viceversa.<br />
Guardò fuori dalla finestra serrando le labbra. No, pensò, non<br />
sarebbe più stato al suo gioco. Se lei voleva parlargli, bene,<br />
altrimenti… Altrimenti significava che la storia era destinata a<br />
finire così, 136<br />
e lui non poteva farci niente. Non si sarebbe umiliato a pregarla<br />
in ginocchio, quindi stava a lei fare la prossima mossa. Sapeva<br />
dove trovarlo. Decise di andarsene non appena terminata la<br />
lettura del diario e di tornare al Greenleaf. Magari così lei<br />
avrebbe finalmente capito che cosa voleva, e comunque che lui<br />
non aveva nessuna intenzione di stare lì a farsi maltrattare.<br />
Non appena Jeremy fu uscito dall’ufficio, Lexie si maledì per non<br />
aver gestito meglio la situazione. Aveva pensato che andare da<br />
Doris le avrebbe chiarito le idee, e invece era servito solo a procrastinare<br />
l’inevitabile. E così si era ritrovata con Jeremy che<br />
entrava baldanzoso nel suo ufficio co-me se non fosse cambiato<br />
niente. Come se non fosse sul punto di andarsene.
Certo, lei sapeva che sarebbe partito, che l’avrebbe lasciata lì<br />
proprio come aveva fatto quell’altro, ma la fiaba che lui le aveva<br />
raccontato la sera precedente continuava a incantarla,<br />
alimentando fantasie in cui i protagonisti vivevano felici e<br />
contenti. Se era riuscito a rintracciarla nella casa dei suoi, se<br />
aveva avuto il coraggio di dirle quelle parole, non avrebbe potuto<br />
anche trovare una ragione per rimanere?<br />
In fondo sapeva anche che lui nutriva la speranza che lo seguisse<br />
a New York, ma non capiva perché. Non si rendeva conto che<br />
non le interessava il successo o il denaro? Che non l’appassionavano<br />
lo shopping, né il tearto, né ci teneva a comprare cibo<br />
thailandese nel cuore della notte? La vi-ta non era fatta di quelle<br />
cose. La vita era passare del tempo insieme, avere il tempo di<br />
passeggiare tenendosi per mano, di conversare in pace<br />
guardando il tramonto. Non era esaltante, ma forse non c’era<br />
davvero niente di meglio. Del resto, com’era quel vecchio detto<br />
popolare? Nessuno sul letto di morte rimpiange di non aver<br />
lavorato di più. O di aver passato troppo tempo a godersi un<br />
pomeriggio tranquillo? O in famiglia?<br />
Non era tanto ingenua da non capire che la vita moderna aveva<br />
le sue seduzioni. Ricchezza, bellezza, fama e frequentare le feste<br />
più esclusive: solo così sarai felice. Secondo lei erano un<br />
mucchio di assurdità, il credo dei disperati. Altrimenti, perché<br />
tante persone ricche, belle e famose si dorga-vano? Perché non<br />
riuscivano a tenere in piedi un matrimonio? Perché continuavano<br />
a farsi arrestare? Secondo lei, Jeremy era stato sedotto da quel
a farsi arrestare? Secondo lei, Jeremy era stato sedotto da quel<br />
mondo frenetico, sebbene non volesse ammetterlo.<br />
Lo aveva intuito fin dal loro primo incontro e si era ripetuta che<br />
non doveva farsi coinvolgere emo-tivamente. Tuttavia, si pentiva<br />
del suo comportamento di poc’anzi. Non si sentiva pronta ad<br />
affrontarlo quando lui si era presentato nel suo ufficio, ma forse<br />
sarebbe stato meglio dirglielo apertamen-te, invece di rifugiarsi<br />
sotto la scrivania e negare che ci fossero problemi.<br />
Sì, si sarebbe dovuta comportare meglio. Quali che fossero le<br />
differenze tra di loro, Jeremy si meritava almeno questo.<br />
Ma certo, si ripeté lui. Perché siamo amici.<br />
Il modo in cui l’aveva detto gli rodeva ancora e scrollò la testa<br />
bettendo distrattamente con la penna sul taccuino. Doveva finire<br />
il lavoro. Si sgranchì le spalle per allentare la tensione e prese<br />
l’ultimo diario che gli restava da sfogliare. Gli bastò aprirlo per<br />
rendersi conto che era diverso da tutti quelli che aveva letto<br />
prima.<br />
Più che di un diario fatto di annotazioni personali, si trattava di<br />
una raccolta di saggi con titolo e data, scritti tra il 1955 e il 1962.<br />
Il primo riguardava la costruzione della chiesa episcopale di St.<br />
Richard nel 1859 e la scoperta, durante gli scavi per le<br />
fondamenta, di quello che sembrava essere un antico<br />
insediamento di indiani Lumbee. Il saggio occupava tre pagine ed
era seguito da uno sul destino della conceria McTauten’s,<br />
costruita sulle rive del torrente Boone nel 1974. Il terzo saggio,<br />
che provocò un’involontaria smorfia di stupore da parte di<br />
Jeremy, riportava le opinioni dell’autore su ciò che era realmente<br />
accaduto ai coloni di Roanoke Island nel 1587.<br />
A quel punto Jeremy si ricordò vagamente che uno dei diari era<br />
appartenuto a uno storico dilettante e cominciò a sfogliare le<br />
pagine più rapidamente… scorse i titoli, cercando nei testi dei<br />
riferi-137<br />
menti interessanti… passò alle pagine successive… e si fermò di<br />
colpo quando gli sembrò di aver visto qualcosa. Tornò indietro<br />
di qualche pagina e rimase come paralizzato quando ritrovò il<br />
passo che aveva attirato la sua attenzione.<br />
Sia appoggiò allo schienale sbattendo gli occhi mentre<br />
accarezzava la pagina con le dita.<br />
Risolto il mistero delle luci<br />
Nel cimitero di Cedar Creek<br />
Nel corso degli anni, alcuni abitanti della nostra città hanno<br />
segnalato la presenza di fantasmi nel cimitero di Cedar<br />
Creek e tre anni fa il Journal of the South pubblicò un articolo<br />
sul fenomeno, senza tuttavia offrire una soluzione al<br />
mistero. Dopo aver condotto indagini per conto mio, credo
di aver risolto l’enigma del perché le luci appaiono solo in<br />
determinate condizioni e non in altre.<br />
Posso affermare categoricamente che i fantasmi non<br />
esistono. Le luci in realtà sono quelle della cartiera<br />
Hernrickson e sono influenzate dal treno che passa sul<br />
ponte, dalla posizione di Riker’s Hill e dalle fasi lunari.<br />
Jeremy proseguì la lettura trattenendo il fiato. Sebbene l’autore<br />
non avesse cercato di spiegare il motivo del graduale<br />
sprofondamento del cimitero – senza il quale le luci non<br />
sarebbero state affatto visibili –, la sua conclusione era<br />
sostanzialmente la stessa a cui era giunto lui.<br />
Solo che, chiunque fosse, ci era arrivato quarant’anni prima.<br />
Quarant’anni…<br />
Infilò un pezzo di carta come segnalibro e chiuse il volume per<br />
leggere il nome dell’autore sul frontespizio. La sua mente riandò<br />
brevemente alla prima conversazione avuta con il sindaco. E con<br />
questo, i suoi sospetti si incastrarono gli uni negli altri come le<br />
tessere di un puzzle.<br />
Owen Gherkin.<br />
Il diario era stato scritto dal padre del sindaco, che, stando alle<br />
parole di Tom Gherkin, «conosceva tutto quello che c’è da
sapere su questo posto». Che aveva capito la causa delle luci.<br />
Che senza dubbio ne aveva parlato al figlio. Il quale a sua volta<br />
sapeva che non c’era mai stato niente di soprannaturale nelle<br />
luci, ma aveva finto che fosse altrimenti. Il che significava che il<br />
sindaco Gherkin gli aveva mentito fin dal principio, nella speranza<br />
di approfittare di lui per attirare nella sua città ignari visitatori.<br />
E Lexie…<br />
La bibliotecaria. La donna che gli aveva accennato alla<br />
possibilità di trovare nei diari la risposta che cercava. Il che<br />
significava che aveva letto il saggio di Owen Gherkin. E che a<br />
sua volta gli aveva mentito, per fare il gioco del sindaco.<br />
Si chiese quanti altri in città fossero a conoscenza della verità.<br />
Doris? Forse. No, si corresse velocemente. Anche lei doveva<br />
saperlo. La prima volta che si erano visti gli aveva detto senza<br />
esitazione ciò che le luci non erano. Ma come il sindaco e Lexie<br />
non aveva detto ciò che erano, anche se probabilmente ne era a<br />
conoscenza.<br />
E questo significava… che tutta la faccenda era stata una<br />
montatura fin dall’inizio. La lettera.<br />
Le indagini. La festa. Una montatura a sue spese.<br />
E adesso Lexie si voleva tirare indietro, ma non prima di avergli<br />
raccontato la storia di Doris che l’aveva portata al cimitero a
vedere gli spiriti dei genitori. E poi quella commovente storiella<br />
dei genitori che avevano voluto conoscere anche lui.<br />
Coincidenze? O un piano prestabilito? E adesso il modo in cui lei<br />
si comportava…<br />
Come se volesse farlo andare via. Come se non provasse niente<br />
per lui. Come se avesse saputo che cosa sarebbe successo…<br />
Era stato progettato tutto? E in caso affermativo, perché?<br />
138<br />
Jeremy prese il diario, si alzò e si diresse nell’ufficio di Lexie,<br />
deciso a ottenere qualche risposta. Non si accorse nemmeno di<br />
sbattere la porta uscendo, né delle espressioni sui volti dei<br />
volontari che si voltarono a guardarlo. La porta di Lexie era<br />
socchiusa e lui la spalancò entrando nell’ufficio.<br />
Con la scrivania finalmente sgombra, lei aveva in mano un<br />
barattolo di cera per mobili e stava strofinando il piano con un<br />
panno per far splendere il legno. Alzò lo sguardo mentre Jeremy<br />
solle-vava il diario.<br />
«Oh, ciao», disse, sforzandosi di sorridere. «Ho quasi finito.»<br />
Jeremy la guardò. «Puoi smettere di recitare», dichiarò.<br />
Nonostante la distanza che li separava, lei avvertì la sua collera e
Nonostante la distanza che li separava, lei avvertì la sua collera e<br />
istintivamente si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.<br />
«Di che cosa parli?»<br />
«Di questo», rispose lui, mostrandole il diario. «L’hai letto,<br />
vero?»<br />
«Sì», disse lei, riconoscendo il diario di Owen Gherkin.<br />
«Lo sapevi che c’è un passo che riguarda le luci di Cedar<br />
Creek?»<br />
«Sì», ripeté lei.<br />
«Perché non me ne hai parlato?»<br />
«L’ho fatto», obiettò lei. «Ti ho parlato dei diari la prima volta<br />
che sei venuto in biblioteca. E se non ricordo male, ti dissi che<br />
potevi trovare lì le risposte che cercavi, ricordi?»<br />
«Non fare giochetti», ribatté lui, socchiudendo gli occhi. «Sapevi<br />
quello che cercavo.»<br />
«E lo hai trovato», replicò lei, alzando la voce. «Non vedo quale<br />
sia il problema.»<br />
«Il problema è che ho perso un sacco di tempo. Questo diario<br />
conteneva la risposta fin dal principio. Non c’è assolutamente
nessun mistero. Non c’è mai stato. E tu hai retto questa piccola<br />
farsa per tutto il tempo.»<br />
«Quale farsa?»<br />
«Non provare a negarlo», tagliò corto lui. Le mostrò il diario.<br />
«Ho la prova qui in mano, non di-menticarlo. Mi hai mentito. Mi<br />
hai mentito spudoratamente.»<br />
Lexie lo guardò. Avvertiva il calore della sua rabbia e sentiva la<br />
propria crescere di conseguen-za. «È questo il motivo per cui sei<br />
venuto nel mio ufficio? Per lanciarmi contro accuse?»<br />
«Tu lo sapevi!» gridò lui.<br />
Lei si mise le mani sui fianchi. «No», disse. «Non lo sapevo.»<br />
«Ma lo avevi letto!»<br />
«E allora?» obiettò lei. «Ho letto anche l’articolo sul giornale, se<br />
è per questo. E pure i saggi scritti da altri. Come potevo<br />
immaginare che Owen Gherkin avesse ragione? Da quanto ne<br />
sapevo, tirava a indovinare quanto gli altri. Sempre ammesso poi<br />
che l’argomento mi interessasse. Pensi davvero che abbia<br />
dedicato più di qualche minuto alla cosa prima del tuo arrivo in<br />
città? Non me ne importa niente! Non mi è mai importato! Sei tu<br />
quello venuto a indagare. E se avessi letto il diario due giorni fa,<br />
non saresti stato sicuro nemmeno tu. Sai bene che avresti
comunque condotto personalmente le tue indagini.»<br />
«Non è questo il punto», ribatté lui, scartando la possibilità che<br />
lei avesse ragione. «Il punto è che tutta questa faccenda è una<br />
montatura. Il giro, i fantasmi, la leggenda… è una montatura bella<br />
e buona!»<br />
«Ma di che cosa parli? Il giro riguarda le dimore storiche, anche<br />
se è vero che ci hanno aggiunto pure il cimitero. Capirai! Tutto<br />
sommato si tratta di un week-end diverso nel mezzo della<br />
stagione morta. Nessuno è stato raggirato, nessuno ci ha<br />
rimesso. E poi dimmi una cosa, pensi davvero che la maggior<br />
parte della gente creda davvero ai fantasmi? Quasi tutti lo dicono<br />
solo perché è divertente.»<br />
«Doris lo sapeva?» domandò lui, interrompendola di nuovo.<br />
«Del diario di Owen Ghrkin?» Scrollò il capo, furiosa per il fatto<br />
che lui non volesse ascoltarla.<br />
«E come faceva a saperlo?»<br />
«Ecco», disse lui, alzando il dito come un insegnante che<br />
sottolinea un concetto a uno studente.<br />
«È questa la parte che non capisco. Se non volevi che il cimitero<br />
venisse incluso nel giro e se non lo 139<br />
voleva neppure Doris, perché non siete andate al giornale a
voleva neppure Doris, perché non siete andate al giornale a<br />
raccontare la verità? Perche mi avete voluto coinvolgere in<br />
questo giochetto?»<br />
«Io non volevo coinvolgerti. E non è un gioco. È un innocuo fine<br />
settimana che tu stai ingigantendo a dismisura.»<br />
«Non sto ingigantendo niente. Siete stati tu e il sindaco a farlo.»<br />
«Adesso sono dalla parte dei cattivi anch’io?»<br />
Vedendo che Jeremy non rispondeva, lei sbottò. «Allora perché<br />
ti avrei dato il diario, tanto per cominciare? Perché non te l’ho<br />
tenuto nascosto?»<br />
«Non saprei. Forse c’entra il taccuino di Doris. Voi due me lo<br />
avete sbandierato sotto il naso fin dal mio arrivo. Forse<br />
immaginavate che non sarei venuto fin qui solo per quello e allora<br />
avete esco-gitato tutta questa montatura.»<br />
«Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo?» Si appoggiò con le<br />
mani alla scrivania, il viso in fiamme.<br />
«Ehi, sto solo cercando di capire perché sono stato trascinato in<br />
questo posto.»<br />
Lei alzò le mani per fermarlo. «Non voglio sentire altro.»<br />
«Ci scommetto.»
«Esci», disse, gettando il barattolo di cera nel cassetto della<br />
scrivania. «Tu non appartieni a questo posto, e io non voglio più<br />
parlare con te. Tornatene da dove sei venuto.»<br />
Lui incrociò le braccia. «Finalemnte ti sei decisa a tirare fuori<br />
quello che stavi pensando da stamattina.»<br />
«Ma guarda, sei diventato capace di leggere nel pensiero?»<br />
«No, ma non c’è bisogno di leggere nel pensiero per capire il<br />
motivo del tuo comportamento.»<br />
«Benissimo, allora lascia che sia io a leggerti nel pensiero, eh?»<br />
sibilò lei, stanca del suo atteggiamento di superiorità, stanca di<br />
lui. «E vuoi sapere che cosa vedo?» Si rendeva conto che aveva<br />
parlato abbastanza forte da farsi sentire in tutta la biblioteca, ma<br />
non le interessava. «Vedo un uomo che è molto bravo a dire le<br />
cose giuste, ma che quando si arriva al dunque, non agisce in<br />
maniera coerente.»<br />
«E questo che cosa significa?»<br />
Lei lo guardò, con i muscoli del corpo tesi dalla collera.<br />
«Credi non sappia cosa pensi veramente della nostra città? Che<br />
per te questo posto non è altro che un’uscita sull’autostrada?<br />
Che in fondo non riesci a capire che cosa ci trovino di bello da<br />
queste parti? E che, nonostante quello che mi hai detto l’altra
queste parti? E che, nonostante quello che mi hai detto l’altra<br />
notte, per te l’idea che tu possa trasferirti a vivere qui è<br />
assolutamente ridicola?»<br />
«Non ho detto questo.»<br />
«Non ce n’era bisogno!» gridò lei, detestandolo per la sua aria<br />
sicura. «È questo il punto. Quando parlavo di sacrificio, sapevo<br />
benissimo che secondo te ero io quella che doveva sradicarsi.<br />
Che avrei dovuto lasciare la mia famiglia, gli amici, la casa,<br />
perché New York è molto meglio. Che avrei dovuto fare la<br />
parte della brava donnina che segue il suo uomo ovunque lui<br />
voglia andare. Non ti è mai passato per la testa che dovessi<br />
essere tu a lasciare tutto.»<br />
«Stai esagerando.»<br />
«Ah davvero? E su che cosa? Sul fatto che dovessi essere io<br />
quella che si trasferiva? Oppure avevi intenzione di prendere un<br />
giornale di offerte immobiliari domattina prima di partire? Ecco,<br />
guarda, ti facilito le cose», disse, afferrando il telefono. «Il signor<br />
Reynolds ha l’ufficio proprio qui di fronte e sono sicura che<br />
sarebbe felicissimo di mostrarti un paio di case stasera, se hai<br />
intenzione di acquistare.»<br />
Jeremy la guardava in silenzio, incapace di negare quelle accuse.<br />
«Non hai niente da dire?» domandò lei sbattendo la cornetta con
forza. «Il gatto ti ha mangiato la lingua? Allora, spiegami almeno<br />
questo. Che cosa intendevi esattamente quando hai detto che<br />
avremmo trovato un modo per far funzionare la cose? Credevi<br />
che mi sarei accontentata di starmene qui ad aspettare una tua<br />
visita di tanto in tanto per una sveltina, senza alcuna prospettiva<br />
di un futuro insieme? Oppure pensavi di approfittare delle tue<br />
visite per convincermi dei miei errori, dal mo-140<br />
mento che ritieni che io stia sprecando la mia vita qui e che sarei<br />
molto più felice trotterellandoti dietro?»<br />
La rabbia e la frustrazione erano evidenti nella sua voce; come le<br />
implicazioni di ciò che stava dicendo. Per un po’, rimasero in<br />
silenzio.<br />
«Perché non mi hai detto queste cose ieri sera?» domandò infine<br />
lui, abbassando la voce di una ottava.<br />
«Ci ho provato», rispose lei. «Solo che tu non volevi ascoltare.»<br />
«Allora perché…?»<br />
Lasciò la domanda a metà, il suo significato era comunque<br />
lampante.<br />
«Non lo so.» Lei girò la testa. «Sei un bel ragazzo, siamo stati<br />
bene insieme. Forse ero dell’umore giusto e basta.»<br />
Lui la fissò. «È stato solo questo per te?»
Lui la fissò. «È stato solo questo per te?»<br />
«No», ammise lei, leggendo il dolore nel suo sguardo. «Non ieri<br />
notte. Ma non cambia il fatto che sia finita, giusto?»<br />
«Vuol dire che molli tutto?»<br />
«No.» Con suo sgomento, Lexie si sentì salire le lacrime agli<br />
occhi. «Non farmi questo. Sei tu che te ne vai. Sei tu che sei<br />
venuto nel mio mondo, non il contrario. Io ero soddisfatta fino al<br />
tuo arrivo. Magari non completamente felice, magari un po’ sola,<br />
ma soddisfatta. Mi piace la mia vita qui.<br />
Mi piace poter passare a trovare Doris se non si sente bene. Mi<br />
piace leggere una fiaba ai bambini in biblioteca. E mi piace anche<br />
il nostro piccolo giro delle dimore storiche, anche se hai<br />
intenzione di trasformarlo in qualcosa di orribile per fare colpo in<br />
televisione.»<br />
Erano in piedi l’uno di fronte all’altra, immobili e alla fine senza<br />
più parole. Adesso che era stato detto tutto, entrambi si<br />
sentivano prosciugati.<br />
«Non essere così», disse lui.<br />
«Così come? Come una che dice la verità?»<br />
Invece di aspettare la sua risposta, Lexie prese la giacca e la<br />
borsa e si diresse verso la porta.
orsa e si diresse verso la porta.<br />
Jeremy si scostò da parte per lasciarla passare e lei lo superò<br />
senza dire un’altra parola. Aveva fatto pochi passi fuori<br />
dall’ufficio, quando lui trovò il coraggio di parlare di nuovo.<br />
«Dove vai?»<br />
Lexie fece un altro passo, poi si fermò sospirando. Si voltò e<br />
rispose: «A casa». Si asciugò una lacrima dalla guancia e<br />
raddrizzò le spalle. «Proprio come farai tu.»<br />
141
18<br />
Più tardi quella sera Alvin e Jeremy piazzarono le telecamere<br />
accanto alla passerella sul fiume Pamlico. A tratti arrivava fin lì il<br />
suono della musica nel magazzino di tabacco Meyers, dove si<br />
stava svolgendo il ballo. I negozi in centro avevano chiuso per la<br />
serata e persino il Lookilu era deserto. Avvolti nei loro giacconi,<br />
sembravano soli.<br />
«E poi?» chiese Alvin.<br />
«È tutto», disse Jeremy. «Poi se n’è andata.»<br />
«E tu non l’hai seguita?»<br />
«Non voleva che lo facessi.»<br />
«E come fai a dirlo?»<br />
Jeremy si strofinò gli occhi, ripetendosi mentalmente per la<br />
centesima volta la discussione di quel pomeriggio. Le ultime ore<br />
erano passate in maniera confusa. Ricordava vagamente di<br />
essere tornato nella saletta dei libri rari per rimettere la pila di<br />
diari sullo scaffale e di essere uscito chiudendo a chiave la porta.<br />
Durante il tragitto di ritorno, aveva rimuginato su ciò che lei gli<br />
aveva detto, e il senso di rabbia e tradimento che provava si era<br />
mescolato con la tristezza e il rimpianto. Si era sdraiato nella sua
stanza al Greenleaf, riflettendo se avrebbe potuto affrontare<br />
meglio la situazione. Non sarebbe dovuto piombare<br />
precipitosamente nel suo ufficio come aveva fatto. Davvero quel<br />
diario lo aveva mandato così in collera? Era arrabbiato perché<br />
era stato ingannato? Oppure era soltanto in collera con Lexie e,<br />
come lei, cercava una scusa per litigare?<br />
Non ne era scuro, né Alvin aveva saputo fornirgli una risposta,<br />
dopo che gli aveva raccontato gli avvenimenti. Tutto ciò che lui<br />
sapeva era di essere esausto e che, nonostante avesse delle<br />
riprese da fare, l’istinto lo spronava ad andare a casa di Lexie<br />
per vedere se era possibile rimediare in qualche 142<br />
modo. Sempre ammesso che lei fosse in casa. Da quanto ne<br />
sapeva, si trovava al ballo assieme a tutti gli altri.<br />
Jeremy sospirò e ripensò agli ultimi istanti in biblioteca. «L’ho<br />
capito dal modo in cui mi ha guardato.»<br />
«Allora è finita.»<br />
«Sì, è finita», confermò Jeremy.<br />
Nell’oscurità Alvin scrollò il capo e si girò. Non riusciva proprio<br />
a concepire che il suo amico si fosse preso una scuffia tanto forte<br />
per una donna in così pochi giorni. Lei non era affascinante, e<br />
non incarnava l’immagine rispettosa che si era fatto delle donne<br />
del Sud.
Ma non era importante. Alvin sapeva che era una cosa<br />
passeggera e non aveva dubbi che Jeremy l’avrebbe superata<br />
non appena fosse salito sull’aereo per tornare a casa.<br />
Jeremy superava sempre tutto.<br />
Al ballo, il sindaco Gherkin era seduto in un angolo con il mento<br />
appoggiato alla mano.<br />
Aveva sperato che jeremy si facesse vedere, preferibilmente con<br />
Lexie, ma non appena arrivò, sentì le chiacchiere dei volontari<br />
che parlavano della discussione in biblioteca. Secondo loro si era<br />
trattato di una cosa grossa, che aveva a che fare con uno dei<br />
diari e con una montatura di qualche genere.<br />
A ripensarci adesso, il sindaco rimpianse di aver donato il diario<br />
di suo padre alla biblioteca, ma quando l’aveva fatto non gli era<br />
sembrato tanto importante e poi conteneva resoconti accurati<br />
della storia cittadina. La biblioteca era il suo posto. E chi poteva<br />
immaginare quello che sarebbe successo in quindici anni? Chi<br />
poteva prevedere che la tessitura sarebbe stata chiusa, la miniera<br />
abbandonata e che centinaia di persone sarebbero rimaste<br />
disoccupate? Che molte giovani famiglie sarebbero andate via<br />
per non tornare più? Che la città si sarebbe trovata costretta a<br />
lottare per la sopravvivenza?<br />
Forse non avrebbe dovuto aggiungere il cimitero al giro. Forse
Forse non avrebbe dovuto aggiungere il cimitero al giro. Forse<br />
non avrebbe dovuto reclamizzare i fantasmi quando sapeva che<br />
le luci erano solo quelle del turno di notte alla cartiera. Ma il fatto<br />
era che la città aveva bisogno di un richiamo, qualcosa che<br />
inducesse la gente a visitarla, a fermarsi lì un paio di giorni tanto<br />
per capire che posto meraviglioso fosse. Con un sufficiente<br />
passaggio turistico Boone Creek si sarebbe potuta trasformare in<br />
un luogo di villeggiatura per anziani come Oriental, Washington o<br />
New Bern. Era l’unica speranza per la città, secondo lui. I<br />
pensionati volevano locali accoglienti dove mangiare e riunirsi, e<br />
negozi per fare shopping. Non sarebbe accaduto subito, ma era<br />
l’unico progetto che aveva e doveva pur cominciare da qualche<br />
parte. Grazie al tour nel cimitero con le sue luci misteriose,<br />
avevano venduto un centinaio di biglietti in più per il giro e<br />
l’arrivo di quel giornalista aveva offerto loro la possibilità di farsi<br />
conoscere a livello nazionale.<br />
Certo, aveva sempre saputo che Jeremy Marsh sarebbe arrivato<br />
alla soluzione. Non era questo a preoccuparlo. Anche se avesse<br />
raccontato la verità su una rete televisiva nazionale, o nella sua<br />
rubrica, il risultato sarebbe stato che la gente avrebbe parlato<br />
comunque di Boone Creek e a qualcuno sarebbe venuta la<br />
curiosità di visitarla. E qualsiasi pubblicità era meglio che nessuna<br />
pubblicità. A patto, però, che lui non usasse il termine<br />
«montatura».<br />
Era una parola così brutta, e non era in linea con quanto<br />
accaduto. Certo, lui sapeva da che cosa erano provocate le luci,
ma quasi tutti gli altri ne erano all’oscuro e comunque, che male<br />
c’era? Il fatto era che esisteva una leggenda, esistevano le luci e<br />
alcune persone credevano si trattasse di fantasmi. Altri<br />
reggevano il gioco, convinti che ciò rendesse la città diversa e<br />
speciale. E adesso c’era bisogno di questo, più che mai.<br />
Se Jeremy Marsh portava con sé ricordi positivi della città, lo<br />
avrebbe capito. Se non aveva ricordi piacevoli, non era detto<br />
che lo capisse. E in quel momento il sindaco Gherkin non sapeva<br />
con quale impressione Jeremy sarebbe ripartito l’indomani.<br />
«Il sindaco ha l’aria preoccupata, non trovi?» osservò Rodney.<br />
143<br />
Rachel si voltò a guardare, fiera che loro due fossero stati<br />
insieme per gran parte della serata.<br />
Non la disturbava nemmeno il fatto che lui ogni tanto lanciasse<br />
un’occhiata verso l’ingresso e scru-tasse la folla alla ricerca di<br />
Lexie, per la semplice ragione che comunque sembrava contento<br />
anche di stare con lei.<br />
«Sì, forse. Ma ha sempre quell’espressione.»<br />
«No», obiettò Rodney. «È diverso. Deve avere qualche pensiero<br />
serio.»
«Vuoi parlargli?»<br />
Rodney ci pensò. Come al sindaco – e a quanto pareva, a tutti<br />
quanti – gli era giunta voce della discussione in biblioteca, ma a<br />
differenza degli altri lui aveva un’idea abbastanza precisa di<br />
quanto stava accadendo. Era riuscito a mettere insieme i pezzi,<br />
soprattutto dopo aver notato l’espressione di Gherkin. D’un<br />
tratto aveva capito che il sindaco era preoccupato per il modo in<br />
cui Jeremy avrebbe descritto al mondo il loro piccolo mistero.<br />
Per quanto riguardava la discussione, aveva cercato di avvertire<br />
Lexie. Era inevitabile che succedesse. Ma Lexie era la donna più<br />
testarda che avesse mai conosciuto, una che faceva sempre a<br />
modo suo. Poteva essere volubile, e adesso anche jeremy ne<br />
aveva avuto un assaggio. Sebbene Rodney avrebbe preferito che<br />
lei non si sottoponesse di nuovo a quella tortura, era sollevato di<br />
sapere che la storia era praticamente finita.<br />
«No», rispose a Rachel, «non c’è molto da dire. Ormai la cosa<br />
gli è sfuggita di mano.»<br />
Lei corrugò la fronte. «Che cosa gli è sfuggito di mano?»<br />
«Niente», tagliò corto lui con un sorriso. «Non è importante.»<br />
Rachel lo guardò un istante e poi scrollò le spalle. Stavano in<br />
piedi vicini, mentre la band suonava un pezzo dopo l’altro. La<br />
gente scendeva in pista a ballare e lei cominciò a battere il
tempo.<br />
Rodney, assorto nei suoi pensieri, sembrava non fare caso ai<br />
ballerini. Voleva parlare con Lexie.<br />
Venendo lì era passato davanti a casa sua e aveva visto le luci<br />
accese e l’auto nel vialetto. Inoltre, aveva ricevuto un rapporto<br />
da un agente e sapeva che City Boy e l’altro personaggio da<br />
cartone animato stavano mettendo le telecamere sulla passerella<br />
pedonale. Il che significava che la discussione non era ancora<br />
stata risolta.<br />
Se, alla fine del ballo, le luci da Lexie erano ancora accese,<br />
magari poteva fare un salto da lei, come aveva fatto la sera dopo<br />
la partenza del Ragazzo di Chicago. Aveva la sensazione che lei<br />
non si sarebbe sorpresa del suo arrivo. Probabilmente sarebbe<br />
rimasta a guardarlo sulla porta per un attimo, prima di farlo<br />
entrare. Poi avrebbe preparato del decaffeinato, proprio come<br />
l’ultima volta e si sarebbero seduti sul divano, dove lui l’avrebbe<br />
ascoltata sfogarsi per ore e rimproverarsi della propria stupidità.<br />
Annuì tra sé. La conosceva meglio di quanto conoscesse se<br />
stesso.<br />
Tuttavia, non si sentiva pronto a farlo. Tanto per cominciare, lei<br />
aveva bisogno di un po’ di tempo per riflettere sulla cosa. E poi<br />
lui doveva riconoscere di essere un po’ stanco di fare la parte<br />
del fratello maggiore, e non era sicuro di sentirsi dell’umore
del fratello maggiore, e non era sicuro di sentirsi dell’umore<br />
giusto per stare lì ad ascoltarla. Si stava divertendo e non era<br />
così ansioso di terminare la serata con una depressa.<br />
Inoltre, la band non era affatto male, molto meglio di quella<br />
dell’anno precedente. Con la coda dell’occhio guardò Rachel<br />
ondeggiare a tempo con la musica, lusingato dal fatto che avesse<br />
cercato la sua compagnia, proprio come aveva fatto la sera della<br />
festa. Lui si era semrpe sentito a suo agio con lei, ma<br />
stranamente, negli ultimi tempi, ogni volta che la vedeva gli<br />
sembrava più carina della precedente. Senza dubbio era solo la<br />
sua immaginazione, però non poteva fare a meno di pensare che<br />
quella sera era particolarmente graziosa.<br />
Rachel si accorse del suo sguardo e gli sorrise imbarazzata.<br />
«Scusa», disse, «questa canzone mi piace molto».<br />
Rodney si schiarì la voce. «Vuoi ballare?» le chiese.<br />
Lei sgranò gli occhi. «Davvero?»<br />
«Non sono granché come ballerino, però…»<br />
«Mi piacerebbe molto», lo interruppe lei prendendolo per mano.<br />
144<br />
Seguendola sulla pista, Rodney si disse che avrebbe rimandato a<br />
più tardi la soluzione dei problemi di Lexie.
Doris era sulla sedia a dondolo in salotto e fissava distrattamente<br />
la finestra, chiedendosi se Lexie sarebbe passata da lei. L’istinto<br />
le diceva di no, ma era una di quelle volte in cui avrebbe<br />
desiderato tanto sbagliarsi. Sapeva che Lexie era sconvolta –<br />
non si trattava tanto di una premonizio-ne, quanto di un fatto – e<br />
che tutto dipendeva dall’imminente partenza di Jeremy.<br />
Per certi versi si pentiva di aver spinto la nipote verso di lui. A<br />
ripensarci adesso, avrebbe dovuto immaginare che poteva finire<br />
in quel modo, ma allora perché si era data tanto da fare per<br />
mettere in moto il meccanismo? Per il fatto che Lexie era sola?<br />
Perché la vedeva fossilizzata nella sua routine da quando si era<br />
innamorata di quel giovanotto di Chicago? Perché aveva capito<br />
che lei era spaventata al pensiero di innamorarsi di un altro?<br />
Per quale ragione Lexie non era riuscita a godersi semplicemente<br />
la compagnia di Jeremy? In realtà, era quello che voleva che<br />
facesse. Lui era intelligente e affascinante e Lexie avrebbe solo<br />
dovuto capire che al mondo esistevano anche uomini come lui.<br />
Doveva rendersi conto che non tutti erano come Avery o quel<br />
giovane di Chicago. Invece, Lexie aveva preso la cosa<br />
terribilmente sul serio, e ora era in ansia per lei.<br />
Certo, alla lunga si sarebbe ripresa, Doris ne era certa. Avrebbe<br />
finito per accettare la realtà dei fatti e avrebbe trovato il modo di<br />
andare avanti. Con il tempo, si sarebbe perfino convinta che era<br />
stata una bella esperienza. Se c’era una cosa che sapeva, era
stata una bella esperienza. Se c’era una cosa che sapeva, era<br />
che Lexie aveva un ottimo istinto di sopravvivenza.<br />
Doris sospirò. Anche Jeremy era innamorato, considerò. Se<br />
Lexie si era presa una cotta, quella di lui era molto più forte e poi<br />
sua nipote aveva imparato l’arte di gettarsi le storie dietro le<br />
spalle e continuare a vivere fingendo che non fossero mai<br />
successe.<br />
Povero Jeremy, pensò. Non era giusto nei suoi confronti.<br />
Su nel cimitero di Cedar Creek, Lexie guardava nella nebbia<br />
sempre più fitta il punto dov’erano stati seppelliti i genitori.<br />
Sapeva che Jeremy e Alvin avrebbero ripreso il ponte e Riker’s<br />
Hill dalla passerella pedonale, e quello significava che quella sera<br />
se ne sarebbe potuta rimanere da sola con i suoi pensieri.<br />
Non intendeva trattenersi a lungo, ma qualcosa l’aveva spinta ad<br />
andare lì. Aveva fatto lo stesso quando erano finite le sue storie<br />
con Avery e il Ragazzo di Chicago e, mentre puntava il raggio<br />
della torcia elettrica sulla lapide con i nomi dei suoi genitori,<br />
desiderò che fossero lì per parlare con lei.<br />
Sapeva di essersene fatta un’immagine idealizzata, che mutava<br />
con il suo stato d’animo. A volte le piaceva pensarli allegri ed<br />
estroversi; altre volte se li immaginava come ascoltatori silenziosi.<br />
In quel momento li voleva saggi e forti, in grado di darle il<br />
consiglio giusto per mettere un po’ di chia-rezza nella sua vita.<br />
Era stanca di commettere errori. Non aveva fatto altro, si disse
Era stanca di commettere errori. Non aveva fatto altro, si disse<br />
scoraggiata, e in quel momento era sul punto di sbagliare di<br />
nuovo, qualunque fosse la sua decisione.<br />
Sull’altra riva del fiume la nebbia permetteva di vedere solo le<br />
luci della cartiera, mentre la città era avvolta da una bruma<br />
spettrale. Secondo l’orario in possesso di Jeremy il treno stava<br />
per arrivare e Alvin controllò un’ultima volta la telecamera rivolta<br />
verso Riker’s Hill. Era quella l’inquadratura cruciale. L’altra sul<br />
ponte era più facile, ma poiché Riker’s Hill era distante e avvolta<br />
dalla nebbia, non era affatto sicuro che la telecamera sarebbe<br />
riuscita a riprendere bene la scena. Non aveva un teleobiettivo,<br />
che era ciò che gli serviva in quel caso. Pur essendosi portato<br />
dietro i migliori obiettivi e le pellicole più sensibili, avrebbe<br />
preferito che Jeremy gli menzionasse questo particolare prima<br />
della sua partenza da New York.<br />
145<br />
Però in quei giorni Jeremy era un po’ confuso e forse lo si<br />
poteva perdonare. In genere, in una situazione simile, avrebbe<br />
continuato a ridere e a dare battute una dopo l’altra, mentre<br />
adesso non aveva quasi spiccato parola da due ore. Invece delle<br />
riprese facili e divertenti che si era immaginato, quelle ultime ore<br />
erano state più simili al lavoro vero e proprio, soprattutto a causa<br />
del freddo. Non era venuto lì per quello, ma tant’era… avrebbe<br />
alzato la parcella e inviato il conto a Nate.
Intanto Jeremy era appoggiato alla balaustra a braccia conserte e<br />
guardava un banco di nubi.<br />
«Ti ho detto che mi ha chiamato Nate prima?» chiese Alvin,<br />
cercando ancora una volta di coinvolgere l’amico.<br />
«Ah sì?»<br />
«Mi ha svegliato dal sonnellino», proseguì Alvin, «e si è messo a<br />
sbraitare con me perché non tenevi acceso il cellulare».<br />
Nonostante l’umore pensieroso, Jeremy sorrise. «Ho imparato a<br />
tenerlo spento il più possibile.»<br />
«Già… be’, avresti potuto dirmelo.»<br />
«Che cosa voleva?»<br />
«Il solito. Gli ultimi aggiornamenti. Ma senti questa: mi ha chiesto<br />
se potevi prendere un campione.»<br />
«Un campione di cosa?»<br />
«Immagino che si riferisse ai fantasmi. Della melma o qualcosa<br />
del genere. Gli è venuto in mente che potevi mostrarlo ai<br />
produttori quando vi incontrerete la settimana prossima.»<br />
«Della melma?»
«L’ha detto lui», ribatté Alvin alzando e mani.<br />
«Ma lo sa che si tratta semplicememnte delle luci che vengono<br />
dalla cartiera.»<br />
Alvin annuì. «Certo che lo sa. Ha pensato che poteva essere un<br />
tocco interessante. Sai, l’asso nella manica per fare colpo su di<br />
loro.»<br />
Jeremy era incredulo. Nate aveva avuto molte idee folli nel corso<br />
degli anni, ma questa le superava tutte. Lui era fatto così.<br />
Qualunque cosa gli passasse per la mente gli usciva di bocca, e<br />
metà delle volte non si ricordava nemmeno di averla detta.<br />
«Vuole che lo richiami», aggiunse Alvin.<br />
«Lo farei», rispose Jeremy, «ma ho lasciato il cellulare al<br />
Greenleaf.» Si interruppe. «Non gli hai raccontato del diario,<br />
vero?»<br />
«Quando ha chiamato non sapevo nemmeno che esistesse»,<br />
rispose Alvin. «Me ne hai parlato solo dopo. Come ti dicevo, mi<br />
ha svegliato dal sonnellino.»<br />
Jeremy assentì pensieroso. «Se ti richiama, tienitelo per te ancora<br />
per un po’, d’accordo?»<br />
«Non vuoi che sappia che il sindaco ha organizzato tutta questa
montatura?»<br />
«No», confermò lui. «Non ancora.»<br />
«Non ancora o mai?» chiese Alvin.<br />
Jeremy non rispose subito. Era questo l’interrogativo<br />
fondamentale, no? «Non ho ancora deciso.» Alvin guardò<br />
ancora una volta attraverso l’obiettivo. «Sarà dura», osservò.<br />
«Potrebbe non basta-re per ricavarne un servizio, sai. Voglio<br />
dire, le luci sono uno spettacolo, ma devi renderti conto che la<br />
soluzione del mistero non è tanto avvincente.»<br />
«Che cosa vuoi dire?»<br />
«Per la televisione. Non sono sicuro che gli interessi sapere che<br />
le luci sono causate dal passaggio di un treno.»<br />
«Non si tratta solo del passaggio del treno», lo corresse Jeremy.<br />
«Dipende dal modo in cui le lu-ci della cartiera sono riflesse dal<br />
treno su Riker’s Hill e da come agisce la nebbia, che è più fitta<br />
sul fondo del cimitero che sta sprofondando.»<br />
Alvin finse di sbadigliare. «Scusa, dicevi?»<br />
«Non è affatto noioso», ribatté Jeremy. «Non ti rendi conto di<br />
quanti elementi devono combi-narsi per creare il fenomeno? Le<br />
cave hanno modificato le falde acquifere e hanno fatto<br />
sprofondare 146
sprofondare 146<br />
il cimitero. E poi devi ricordare la posizione del ponte ferroviario<br />
e le fasi lunari. E la leggenda? E<br />
l’ubicazione della cartiera e l’orario dei treni?»<br />
«Fidati, è noioso con la N maiuscola. Sinceramente sarebbe<br />
stato più interessante se tu non avessi trovato la soluzione. Il<br />
pubblico televisivo ama i misteri. Soprattutto in posti come New<br />
Orleans e Charleston o in altri luoghi alla moda e romantici. Ma<br />
le luci riflesse a Boone Creek, North Carolina? Pensavi davvero<br />
che alla gente di New York o Los Angeles possa importare?»<br />
Jeremy aprì la bocca per ribattere, ma poi gli tornò in mente che<br />
Lexie aveva detto esattamente la stessa cosa, e lei viveva lì.<br />
Alvin lo guardò nel silenzio.<br />
«Se vuoi seriamente sfondare in TV, devi rendere la storia più<br />
appetibile e il diario di cui mi hai parlato potrebbe essere quello<br />
che ti serve. Potresti impostare il servizio seguendo il filo delle<br />
tue ricerche, per poi tirare fuori il diario alla fine, come colpo di<br />
scena. Forse sarà sufficiente ad attirare l’attenzione dei<br />
produttori, se presenti la cosa nel modo giusto.»<br />
«Secondo te dovrei gettere la città in bocca ai lupi?»<br />
Alvin scrollò il capo. «Non ho detto questo. E sinceramente, non<br />
so nemmeno se il diario basterà. Ti sto solo dicendo che, se non
so nemmeno se il diario basterà. Ti sto solo dicendo che, se non<br />
riesci a procurarti della melma, sarà meglio che valuti l’ipotesi di<br />
utilizzare il diario, se non vuoi fare la figura dell’idiota alla<br />
riunione.»<br />
Jeremy girò lo sguardo. Sapeva che il treno sarebbe arrivato<br />
entro pochi minuti. «Lexie non mi rivolgerebbe più la parola»,<br />
disse. Scrollò le spalle. «Sempre ammesso che abbia ancora<br />
occasione d’incontrarla.»<br />
Alvin non rispose e Jeremy si voltò a guardarlo.<br />
«Secondo te, che cosa dovrei fare?»<br />
L’altro fece un profondo respiro. «Per me la risposta è semplice:<br />
dipende da che cosa è più importante per te, giusto?»<br />
147
19<br />
Jeremy dormì male l’ultima notte al Greenleaf. Lui e Alvin<br />
avevano finito di girare – al passaggio del treno, Riker’s Hill si<br />
era illuminata fiocamente della luce riflessa – e dopo aver<br />
esaminato le riprese, avevano deciso che il materiale era<br />
sufficiente a dimostrare la teoria di Jeremy, a meno che non<br />
intendessero usare un equipaggiamento migliore.<br />
Durante il tragitto verso il Greenleaf, tuttavia, lui non pensava né<br />
al mistero né alla guida. La sua mente riandò invece agli ultimi<br />
giorni. Ricordò la prima volta che aveva scorto Lexie nel<br />
cimitero e il loro veloce scambio di battute in biblioteca. Pensò al<br />
pranzo su Riker’s Hill e alla visita alla passerella. Tornò allo<br />
stupore che aveva provato per la festa organizzata in suo onore e<br />
a come si era sentito la prima volta che aveva visto le luci al<br />
cimitero. Ma soprattutto, si soffermò sui momenti in cui si era<br />
reso conto di essersi innamorato di lei.<br />
Possibile che tante cose fossero accadute in un paio di giorni<br />
solamente? Una volta entrato nella sua stanza al Greenleaf,<br />
cercò di individuare il momento esatto in cui tutto aveva<br />
cominciato ad andare a rotoli. Non ne era sicuro, ma adesso<br />
aveva l’impressione che lei tentasse di sfuggire ai propri<br />
sentimenti, e non soltanto lui. Perciò, quando aveva cominciato a<br />
rendersi conto di nutrire dei sentimenti nei suoi confronti? Alla
festa, come era successo a lui? Al cimitero? Prima, quel<br />
pomeriggio?<br />
Non conosceva la risposta. Sapeva solo che l’amava e che non<br />
poteva pensare di non rivederla più. Le ore trascorrevano lente.<br />
Il volo da Raleigh era a mezzogiorno, perciò mancava poco alla<br />
sua partenza da Boone Creek. Si alzò prima delle sei, finì di fare<br />
i bagagli e li caricò in macchina. Dopo 148<br />
essersi assicurato che Alvin avesse acceso le luci nel bungalow,<br />
uscì nella frizzante aria mattutina e si diresse verso la reception.<br />
Jed si accigliò, come aveva immaginato. Aveva la chioma ancora<br />
più scompigliata del solito e i vestiti spiegazzati, il che gli fece<br />
dedurre che si era appena alzato. Jeremy posò la chiave sul<br />
bancone. «Davvero un gran bel posticino questo», disse. «Lo<br />
consiglierò ai miei amici.»<br />
L’espressione di Jed, se possibile, si fece ancora più torva, ma<br />
lui si limitò a rivolgergli un sorriso indisponente. Mentre tornava<br />
verso il suo bungalow vide un paio di fari che avanzavano nella<br />
nebbia. Per un istante pensò che si trattasse di Lexie e il battito<br />
del suo cuore accelerò. Quando l’au-to divenne riconoscibile,<br />
però, la sua trepidazione svanì di colpo.<br />
Il sindaco Gherkin, avvolto in un giaccone e in una sciarpa, scese<br />
dall’auto. Senza la baldanza che lo aveva caratterizzato negli<br />
incontri precedenti, avanzò verso Jeremy nell’oscurità.
«Sta facendo i bagagli, immagino», disse.<br />
«Ho appena finito.»<br />
«Mi auguro che Jed non le abbia presentato il conto.»<br />
«No», rispose Jeremy. «A proposito, grazie per questo.»<br />
«Si figuri. Era il minimo che potessimo fare per lei, come ho<br />
detto. Spero che il soggiorno nella nostra bella città le sia<br />
piaciuto.»<br />
Jeremy annuì, notando la sua espressione preoccupata. «Sì,<br />
certo», rispose.<br />
Per la prima volta da quando lo conosceva il sindaco sembrava<br />
senza parole. Con il passare dei minuti il silenzio tra di loro<br />
diventò sempre più imbarazzante. Gherkin, a disagio, si sistemò<br />
la sciarpa. «Ecco, ero passato solo per dirle che gli abitanti di qui<br />
sono stati felici di conoscerla. Parlo a nome della città e le<br />
garantisco che ha fatto un’ottima impressione.»<br />
Jeremy infilò la mano in tasca. «Perché tutta quella montatura?»<br />
Gherkin sospirò. «Si riferisce all’aggiunta del cimitero al giro?»<br />
«No, intendo al fatto che suo padre annotò la soluzione del<br />
mistero nel suo diario e che lei me l’ha tenuto nascosto.»
mistero nel suo diario e che lei me l’ha tenuto nascosto.»<br />
Per un attimo il viso di Gherkin assunse un’espressione triste.<br />
«Ha ragione, sa», disse dopo un momento. La sua voce era<br />
esitante. «Mio padre risolse il mistero; immagino che fosse<br />
destinato a farlo.» Lo guardò negli occhi. «Lo sa perché<br />
cominciò a interessarsi tanto alla storia della città?»<br />
Jeremy scrollò la testa.<br />
«Durante la Seconda guerra mondiale era arruolato nell’esercito<br />
assieme a un certo Lloyd Shaumberg. Costui era tenente, mentre<br />
mio padre era un soldato semplice. Allora non c’erano soldati di<br />
professione a combattere sul fronte. La maggior parte delle<br />
persone arruolate era gente civile: pa-nettieri, macellai,<br />
meccanici. Shaumberg era uno storico, o almeno così diceva mio<br />
padre. In realtà, era soltanto un insegnante di storia in un liceo<br />
del Delaware, ma papà giurava di non aver mai incontrato un<br />
ufficiale altrettanto colto. Per intrettenere i suoi uomini, gli<br />
raccontava storie del passato, storie che non conosceva quasi<br />
nessuno e che li distraevano dalla paura della guerra. Comunque,<br />
per farla breve, dopo lo sbarco in Italia il plotone dove c’erano<br />
anche Shaumberg e mio padre fu circondato dai tedeschi. Allora<br />
Shaumberg ordinò ai suoi uomini di arretrare, mentre lui gli<br />
avrebbe coperto le spalle. ‘Non ho scelta’, disse loro. La sua<br />
era una missione suicida, lo sapevano tutti, ma era fatto così.»<br />
Gherkin fece una pausa. «Alla fine Shaumberg morì, mentre mio<br />
padre sopravvisse e, una volta tornato a casa, decise che
sarebbe diventato uno storico anche lui per onorare la memoria<br />
del suo amico.»<br />
Vedendo che Gherkin non aggiungeva altro, Jeremy lo guardò<br />
con aria interrogativa. «Perché me l’ha raccontato?»<br />
«Perché, per come la vedo», rispose il sindaco, «nemmeno io<br />
avevo molta scelta. Tutte le città hanno bisogno di rivendicare<br />
qualcosa come proprio, qualcosa di unico e di caratteristico che<br />
le identifichi. A New York c’è solo l’imbarazzo della scelta.<br />
Avete Broadway e Wall Street e l’Empire State Building e la<br />
Statua della Libertà. Ma da queste parti, dopo la chiusura di<br />
tante attività industriali e commerciali, mi sono reso conto che<br />
l’ultima cosa che ci restava era una leggenda. E le leg-149<br />
gende… ecco, sono soltanto relitti del passato e una città ha<br />
bisogno di ben altro per sopravvivere.<br />
Ecco quello che stavo cercando di fare, volevo solo trovare il<br />
modo di tenere viva questa città, e poi è arrivato lei.»<br />
Jeremy distolse lo sguardo, ripensando ai negozi chiusi che aveva<br />
visto al suo arrivo, ricordando quello che gli aveva detto Lexie<br />
sulla chiusura della tessitura e della miniera di fosforo.<br />
«È venuto qui per darmi la sua versione della storia?»<br />
«No», disse Gherkin. «Volevo farle sapere che è stata tutta una
mia idea. Il consiglio comunale e gli abitanti non c’entrano. Può<br />
darsi che abbia sbagliato, può darsi che lei non sia d’accordo<br />
con il mio operato. Ma ho fatto ciò che ritenevo giusto per la mia<br />
città e la gente che ci vive. Le chiedo so-lo di tenere a mente che<br />
nessun altro era coinvolto, quando scriverà il suo articolo o<br />
preparerà il suo servizio. Se vuole sacrificare me, non c’è<br />
problema. E credo che mio padre capirebbe.»<br />
Senza aspettare una risposta, Gherkin tornò alla macchina e<br />
svanì nella nebbia.<br />
Mentre l’alba tingeva il cielo di un grigio cupo, Jeremy stava<br />
aiutando Alvin a caricare in macchina le ultime cose, quando<br />
arrivò Lexie.<br />
Scese dalla macchina ed era come la prima volta che l’aveva<br />
vista, gli occhi violetti imperscrutabili mentre sosteneva il suo<br />
sguardo. Teneva in mano il diario di Owen Gherkin. Per un<br />
attimo rimasero l’uno di fronte all’altra come se non sapessero<br />
che cosa dirsi.<br />
Fu Alvin, in piedi accanto al bagagliaio aperto, a rompere il<br />
silenzio.<br />
«Buongiorno», disse.<br />
Lei si sforzò di sorridere. «Ciao, Alvin.»
«Ti sei alzata presto.»<br />
Lei lo ignorò, guardando verso Jeremy.<br />
«Vado a dare un’ultima controllata alla camera», dichiarò allora<br />
Alvin, anche se nessuno dei due sembrava prestargli ascolto.<br />
Quando se ne fu andato, Jeremy fece un profondo sospiro.<br />
«Pensavo che non saresti più venuta», disse.<br />
«A essere sincera, non sapevo neanch’io che cosa avrei fatto.»<br />
«Sono felice che tu sia qui», disse lui. La luce grigia gli fece<br />
tornare in mente la loro passeggiata sulla spiaggia nei pressi del<br />
faro e, con una fitta al cuore, si rese conto di quanto l’amava.<br />
Sabbene il suo primo istinto fosse di colmare la distanza che li<br />
separava, la posa rigida di lei lo dissuase dal farlo.<br />
Lexie indicò la macchina. «Vedo che hai caricato tutto e sei<br />
pronto a partire.»<br />
«Già», ribatté lui. «È tutto pronto.»<br />
«Avete finito di fare le riprese?»<br />
Lui esitò, scontento della banalità di quel dialogo. «Sei venuta fin<br />
qui per chiedermi del lavoro e per vedere se avevo caricato la<br />
macchina?»
«No», rispose lei.<br />
«Allora perché?»<br />
«Per scusarmi del modo in cui ti ho trattato ieri in biblioteca. Non<br />
avrei dovuto agire così. Non è stato giusto nei tuoi confronti.»<br />
Lui le rivolse un mezzo sorriso. «Non importa», disse.<br />
«Sopravviverò. Comunque, scusami anche tu.»<br />
Lei gli porse il diario. «Ti ho portato questo, nel caso ti servisse.»<br />
«Credevo che non volessi che lo usassi.»<br />
«Infatti.»<br />
«Allora perché me lo dai?»<br />
«Perché avrei dovuto parlartene prima, e non voglio che tu creda<br />
che ci sia qualcuno qui coinvolto in un complotto. Mi rendo<br />
conto che puoi aver pensato che la città volesse ingannarti, e<br />
questa è un’offerta di pace. Ma ti garantisco che non c’era sotto<br />
nessuna montatura…»<br />
150<br />
«Lo so», la interruppe Jeremy. «È passato di qui il sindaco.»<br />
Lei annuì, poi abbassò lo sguardo a terra prima di rialzare gli
Lei annuì, poi abbassò lo sguardo a terra prima di rialzare gli<br />
occhi su di lui. Gli sembrò che volesse dirgli qualcosa, ma poi<br />
avesse rinunciato.<br />
«Allora vado», dichiarò, infilando le mani nelle tasche del<br />
cappotto. «Sarà meglio che ti lasci finire i preparativi per la<br />
partenza. E poi non sopporto gli addii.»<br />
«Così questo è un addio?» domandò lui cercando di guardarla<br />
negli occhi.<br />
Lei piegò la testa di lato con un’espressione triste. «Per forza,<br />
no?»<br />
«Ah, è così? Sei venuta qui per dirmi che è finita?» Si passò le<br />
dita tra i capelli, accigliato. «Non credi che anch’io abbia il diritto<br />
di dire la mia?»<br />
Lei rispose con voce calma. «Ne abbiamo già parlato, Jeremy.<br />
Stamattina non sono venuta qui per litigare, né per farti<br />
arrabbiare. Ma perché mi dispiace di come ti ho trattato ieri. E<br />
perché non volevo che pensassi che questa settimana non ha<br />
significato niente per me. Al contrario.»<br />
Quelle parole lo colpirono come schiaffi, ma trovò la forza di<br />
ribattere: «Però sei comunque decisa a troncare la storia.»<br />
«Sono decisa a essere realistica», rispose lei.
«E se ti dicessi che ti amo?»<br />
Lei lo guardò a lungo prima di distogliere lo sguardo. «Non<br />
dirlo.»<br />
«Lui fece un passo verso di lei. «Ma è così», ripeté. «Ti amo.<br />
Non posso farci niente.»<br />
«Jeremy… per favore…»<br />
Lui agì in fretta, intuendo che stava per sfondare le sue difese,<br />
spinto dal coraggio della speranza. «Voglio che tra di noi<br />
funzioni.»<br />
«Non possiamo», rispose lei.<br />
«Ma certo che possiamo», ribatté lui, girando intorno alla<br />
macchina. «Possiamo trovare il modo insieme.»<br />
«No», ribadì lei, con voce più decisa. Fece un passo indietro.<br />
«Perché no?»<br />
«Perché sposerò Rodney, va bene?»<br />
Quelle parole lo paralizzarono. «Ma di che cosa parli?»<br />
«Ieri sera, dopo il ballo, è passato da me e abbiamo aprlato a<br />
lungo. Lui è onesto, gran lavoratore, mi ama e poi vive qui. E tu,
invece, no.»<br />
Jeremy la guardò allibito. «Non ci credo.»<br />
Lei sostenne il suo sguardo, impassibile. «Credici.»<br />
Vedendo che lui non parlava, gli porse il diario, poi alzò la mano<br />
in un breve cenno di saluto e si allontanò indietreggiando, più o<br />
meno come aveva fatto il primo giorno al cimitero.<br />
«Addio, Jeremy», gli disse prima di risalire in macchina.<br />
Ancora paralizzato dallo choc, lui udì il motore che si avviava e<br />
la guardò girarsi di spalle mentre faceva manovra. Avanzò e mise<br />
una mano sul cofano per fermarla, ma quando la macchina si<br />
mise in movimento lasciò scivolare le dita sulla carrozzeria umida<br />
e poi si scostò per farla passare.<br />
Per un attimo gli parve di vedere il luccichio delle lacrime nei suoi<br />
occhi, ma quando lei girò lo sguardo dall’altra parte, comprese in<br />
maniera definitiva che non l’avrebbe più rivista.<br />
Avrebbe voluto gridare, urlarle di fermarsi. Voleva dirle che<br />
poteva rimanere lì, che voleva ri-manerci, che se partire<br />
significava perderla, allora non valeva la pena tornare a casa. Ma<br />
le parole rimasero intrappolate dentro di lui e lentamente l’auto<br />
gli sfilò accanto, accelerando mentre si avviava lungo la strada.
Jeremy rimase in piedi a guardare la macchina che veniva<br />
inghiottita dalla nebbia, finché si videro solo le luci dei fanali<br />
posteriori. Poi svanì del tutto e anche il rombo del motore si<br />
perse tra gli alberi.<br />
151
20<br />
Jeremy trascorse il resto della giornata in uno stato di trance.<br />
Ricordava a stento di aver seguito Alvin sull’autostrada verso<br />
Raleigh, mentre continuava a guardare nello specchietto<br />
retrovisore sperando di vedere Lexie che arrivava dietro di lui.<br />
Non gli aveva lasciato dubbi circa il suo desiderio di chiudere la<br />
storia. Ciononostante, sentiva una scarica di adrenalina tutte le<br />
volte che scorgeva in lontananza una macchina simile a quella di<br />
lei e rallentava per farsi raggiungere e dare un’occhiata più da<br />
vicino. Così facendo, aumentava la distanza dall’auto di Alvin e<br />
pur sapendo che avrebbe dovuto prestare attenzione alla strada<br />
che aveva davanti, passava la maggior parte del tempo a<br />
guardarsi indietro.<br />
Dopo aver riconsegnato la macchina a noleggio, attraversò il<br />
terminal per raggiungere il cancello d’imbarco. Mentre superava i<br />
negozi gremiti e schivava la gente sul suo cammino, si chiese<br />
ripe-tutamente come mai Lexie fosse tanto decisa a rinunciare a<br />
tutto ciò che avevano condiviso.<br />
Sull’aereo, i suoi pensieri vennero interrotti dall’arrivo di Alvin.<br />
«Grazie per aver fatto in modo che stessimo seduti vicino», disse<br />
lui con voce carica di sarcasmo. Poi sistemò la borsa nello<br />
scomparto sopra la poltrona.
«Come?» chiese Jeremy distratto.<br />
«I posti. Credevo ci avresti pensato tu quando hai fatto il check<br />
in. Per fortuna, ho chiesto quando mi hanno dato la carta<br />
d’imbarco. Ero stato messo nell’ultima fila.»<br />
«Scusa», disse Jeremy. «Devo essermene dimenticato.»<br />
«Già, direi.» Alvin si lasciò cadere sulla poltrona accanto a lui e<br />
lo guardò. «Te la senti di parlarne?»<br />
152<br />
Jeremy esitò. «Non credo ci sia molto da dire.»<br />
«Lo so, ma sfogarti ti farà bene. Non hai visto gli ultimi<br />
programmi in televisione? Bisogna e-sprimere i propri sentimenti,<br />
liberarsi dai sensi di colpa, parlare davanti agli altri dei propri<br />
problemi.» «Magari più tardi», borbottò lui.<br />
«Come vuoi», disse il suo amico. «Se non ne vuoi parlare, per<br />
me è lo stesso. Schiaccerò un pisolino.» Si appoggiò allo<br />
schienale e chiuse gli occhi.<br />
Jeremy guardò fuori dal finestrino e Alvin dormì alla grande per<br />
tutto il volo.<br />
Sul taxi dall’aeroporto La Guardia fino a casa Jeremy venne
ombardato dal frastuono della metropoli: uomini d’affari che<br />
camminavano a passo spedito con le loro ventiquattrore, mamme<br />
che spingevano il passeggino e intanto cercavano di tenere in<br />
equilibrio le borse della spesa, il puzzo dei gas di scarico, i<br />
clacson e le sirene della polizia. Era del tutto normale, un mondo<br />
nel quale era cresciuto e che aveva sempre dato per scontato;<br />
ma mentre guardava fuori dal finestrino per cercare di orientarsi,<br />
il suo pensiero riandò stranamente al Greenleaf e alla sensazione<br />
di pace assoluta che aveva sperimentato lì.<br />
Arrivato al suo condominio, trovò la cassetta delle lettere piena<br />
zeppa di pubblicità e fatture; afferrò il mucchio di posta e si avviò<br />
su per le scale. Nel suo appartamento tutto era come l’aveva<br />
lasciato. Riviste sparse per il salotto, lo studio ingombro di roba<br />
come al solito e solo tre bottiglie di Heineken in frigorifero. Dopo<br />
aver lasciato la valigia in camera da letto, stappò una bottiglia di<br />
birra, prese il portatile e la sacca e andò alla scrivania.<br />
La sacca conteneva tutte le informazioni raccolte nei giorni<br />
precedenti: appunti e fotocopie degli articoli, la macchina<br />
fotografica digitale con le foto scattate al cimitero, la cartina e il<br />
diario. Mentre tirava fuori le cose, gli cadde sulla scrivania un<br />
pacchetto di cartoline e gli ci volle qualche istante per ricordare<br />
di averle acquistate il primo giorno che era arrivato a Boone<br />
Creek. La prima era un panorama della città vista dal fiume. Le<br />
sfilò dalla busta e cominciò a guardarle. Raffiguravano il<br />
municipio, la sagoma vaga di un airone azzurro sulle rive del
torrente Boone, e alcune barche a vela in un pomeriggio<br />
soleggiato. Poi si trovò davanti una foto della biblioteca.<br />
Si fermò a contemplarla, immobile, pensando ancora una volta a<br />
quanto amasse Lexie.<br />
Ma ormai era tutto finito, si disse, riprendendo a guardare la<br />
serie di cartoline. Ne seguiva un’altra sgranata che ritraeva<br />
Herbs e una con la città vista da Riker’s Hill. L’ultima cartolina<br />
era un’immagine del centro cittadino sulla quale indugiò a<br />
riflettere.<br />
Si trattava della riproduzione di una fotografia in bianco e nero<br />
risalente agli anni Cinquanta. In primo piano, si vedeva il teatro<br />
con un gruppo di spettatori ben vestiti in attesa davanti al<br />
botteghi-no; sullo sfondo un albero di Natale nello spiazzo<br />
erboso vicino a Main Street. Sui marciapiedi c’erano coppie che<br />
guardavano le vetrine decorate a festa o che passeggiavano<br />
tenendosi per mano.<br />
Mentre esaminava le foto, Jeremy si sorprese a pensare a come<br />
venivano celebrate le feste a Boone Creek cinquant’anni prima.<br />
Al posto delle vetrine coperte con le assi, c’erano marciapiedi<br />
affollati di donne con il foulard e uomini con il cappello e bambini<br />
che indicavano in alto un ghiacciolo che pendeva da un’insegna.<br />
Gli tornò in mente il sindaco Gherkin. La cartolina non illustrava<br />
solo lo stile di vita di Boone Creek mezzo secolo prima, ma
anche la speranza del sindaco per il futuro. La scena sembrava<br />
un’il-lustrazione di Norman Rockwell, ma con l’atmosfera del<br />
Sud. Tenne in mano la cartolina per un po’, pensando a Lexie e<br />
chiedendosi come avrebbe presentato il suo servizio.<br />
L’appuntamento con i produttori televisivi era fissato per il<br />
martedì pomeriggio. Nate si incontrò prima con Jeremy nel suo<br />
ristorante preferito, lo Smith and Wollensky. Era di ottimo<br />
umore, felice di rivedere il suo protetto e di saperlo nuovamente<br />
in città, sotto il suo occhio vigile. Non appena si furono seduti,<br />
cominciò a parlare delle riprese fatte da Alvin, sostenendo che le<br />
immagini erano 153<br />
fantastiche, come «quella casa infestata di Amityville, però<br />
reale», e assicurandogli che i produttori ne sarebbero rimasti<br />
entusiasti. Jeremy rimase seduto in silenzio quasi tutto il tempo,<br />
ascoltando le chiacchiere di Nate, ma quando vide uscire dal<br />
ristorante una donna che aveva i capelli castani della stessa<br />
identica lunghezza di quelli di Lexie, provò un tuffo al cuore e si<br />
scusò alzandosi per andare in bagno.<br />
Quando tornò, Nate stava guardando il menu. Jeremy aggiunse<br />
del dolcificante al tè freddo che aveva ordinato e lesse anche lui,<br />
poi disse che avrebbe ordinato il pesce spada. Nate lo fissò<br />
stupito.<br />
«Ma questo posto è famoso per le bistecche», protestò.
«Lo so. Ma mi va qualcosa di più leggero.»<br />
Nate si accarezzò distrattamente l’addome, chiedendosi se non<br />
dovesse seguire l’esempio. Alla fine corrugò la fronte e posò il<br />
menu. «Io prenderò la costata», decise. «È tutta la mattina che ci<br />
penso. Ma dove eravamo rimasti?»<br />
«L’incontro», gli ricordò Jeremy e Nate si sporse in avanti.<br />
«È vero che non ci sono fantasmi?» chiese Nate. «Al telefono mi<br />
hai accennato di aver visto le luci ma di esserti fatto un’idea<br />
abbastanza precisa sulla loro origine.»<br />
«Esatto», confermò Jeremy. «Niente fantasmi.»<br />
«Allora di che cosa si tratta?»<br />
Jeremy tirò fuori gli appunti e spiegò a Nate quello che aveva<br />
scoperto, cominciando dalla leggenda e illustrando passo passo i<br />
risultati delle ricerche. Lui stesso si rendeva conto di quanto<br />
suonasse monotona la sua voce. Nate lo ascoltava annuendo<br />
spesso, ma alla fine lui scorse delle rughe di preoccupazione sulla<br />
fronte dell’agente.<br />
«La cartiera?» disse Nate. «Speravo si trattasse di qualche test<br />
del governo o roba simile. Che so, le prove di un nuovo aereo<br />
militare.» Fece una pausa. «E sei proprio sicuro che non sia un<br />
treno militare? Quelli dei telegiornali vanno pazzi per queste
treno militare? Quelli dei telegiornali vanno pazzi per queste<br />
cose. Progetti di armi segrete eccetera. Magari hai sentito in giro<br />
qualche strana voce.»<br />
«Mi spiace», rispose Jeremy in tono piatto, «ma si tratta<br />
semplicemente della luce riflessa dal treno. Nessuna voce<br />
sospetta.»<br />
Guardò Nate e capì che stava valutando velocemente la<br />
situazione. Ormai Jeremy sapeva che lui aveva un fiuto migliore<br />
dei direttori dei giornali quando si trattava di proporre delle<br />
storie.<br />
«Non è molto», disse. «Hai scoperto quale versione della<br />
leggenda era quella vera? Magari potresti lavorare sull’aspetto<br />
razziale.»<br />
Jeremy scrollò il capo. «Non sono nemmeno riuscito ad avere<br />
conferme dell’esistenza di Hettie Doubilet. A parte le leggende,<br />
non ho trovato alcuna traccia di lei nei documenti ufficiali. E il<br />
villaggio di Watts Landing è sparito da molto tempo.»<br />
«Senti, non voglio fare il guastafeste, ma devi gonfiare un po’ la<br />
storia se vuoi che funzioni. Se non ti mostri entusiasta, non si<br />
esalteranno nemmeno loro. Ho ragione o no? certo che ho<br />
ragione.<br />
Avanti, sii sincero con me. Hai trovato qualcos’altro, vero?»
«A che cosa ti riferisci?»<br />
«Alvin», rispose Nate. «Quando è passato a portarmi i video, gli<br />
ho chiesto che ne pensava del materiale raccolto, tanto per avere<br />
la sua impressione, e lui mi ha detto che hai trovato un’altra cosa<br />
interessante.»<br />
Jeremy mantenne un’espressione distaccata. «Ti ha detto così?»<br />
«Testuali parole», confermò Nate con aria compiaciuta. «Ma<br />
non ha voluto spiegarmi di che si trattava. Ha detto che dovevi<br />
farlo tu. Il che significa che è roba grossa.»<br />
Mentre fissava Nate, gli sembrava che il diario stesse bruciando<br />
la tela della sua sacca. Nate gio-cherellava con la forchetta, in<br />
attesa.<br />
«Ecco», esordì Jeremy, capendo che il tempo per prendere una<br />
decisione era definitivamente scaduto.<br />
Vedendo che taceva, Nate si sporse in avanti. «Sì?»<br />
154<br />
Quella sera, al termine dell’incontro, Jeremy si ritrovò solo nel<br />
suo appartamento a guardare distrattamente il mondo esterno.<br />
Aveva cominciato a nevicare, i soffici fiocchi erano un turbinio<br />
ipnotico alla luce dei lampioni.
L’incontro era cominciato bene; Nate aveva montato a tal punto<br />
i produttori da fargli brillare gli occhi all’idea di quanto stavano<br />
per sentire. Poi Jeremy aveva parlato della leggenda, notando un<br />
crescente interesse da parte loro quando aveva nominati Hettie<br />
Doubilet, e illustrato il suo approccio alle indagini. Aveva<br />
alternato la storia di Boone Creek con il racconto delle sue<br />
ricerche per arrivare a una spiegazione del fenomeno e più di una<br />
volta i produttori si erano scambiati un’occhiata, chiaramente<br />
intenzionati a convincerlo a partecipare al programma.<br />
Ma adesso che era a casa, con il diario sulle ginocchia, sapeva<br />
che non avrebbe lavorato per lo-ro. La sua storia – il mistero del<br />
cimitero di Boone Creek – era come un bel romanzo che si<br />
sgonfia-va alla fine. La soluzione era troppo semplice, troppo<br />
banale e quando si erano salutati lui aveva avvertito la loro<br />
delusione. Nate aveva promesso di mantenersi in contatto, come<br />
avevano fatto anche loro, ma Jeremy era certo che non ci<br />
sarebbero state altre telefonate.<br />
Per quanto riguardava il diario, se l’era tenuto per sé, come<br />
aveva fatto anche con Nate al ristorante.<br />
Più tardi fece una telefonata al sindaco Gherkin. La sua proposta<br />
era semplice: Boone Creek non avrebbe più detto ai turisti che<br />
partecipavano al Giro delle dimore che avrebbero avuto la<br />
possibilità di vedere i fantasmi nel cimitero. L’espressione<br />
«infestato dagli spiriti» sarebbe stata tolta dal dé-
«infestato dagli spiriti» sarebbe stata tolta dal dé-<br />
pliant che pubblicizzava l’iniziativa, al pari di ogni riferimento a un<br />
possibile legamen delle luci con il sovrannaturale. Invece,<br />
sarebbe stato dato più spazio alla storia della leggenda e i turisti<br />
sarebbero stati avvisati che avrebbero potuto assistere a uno<br />
spettacolo straordinario. E anche se qualche visitatore, di fronte<br />
al fenomeno delle luci, si fosse chiesto se si trattasse dei fantasmi<br />
della leggenda, le guide non dovevano mai fare allusioni del<br />
genere. Per finire, Jeremy chiese al sindaco di togliere le tazze e<br />
le magliette in vendita nel suo emporio in centro.<br />
In cambio, promise che non avrebbe mai parlato del cimitero di<br />
Cedar Creek in televisione, nella sua rubrica o in altri articoli.<br />
Non avrebbe svelato il progetto del sindaco di trasformare la sua<br />
città in una versione horror di Roswell, né avrebbe rivelato a<br />
nessuno in città che lui era stato sempre a conoscenza della vera<br />
causa delle luci.<br />
Gherkin accettò l’offerta. Dopo aver riagganciato, Jeremy<br />
telefonò ad Alvin, pretendendo da lui il silenzio sull’intera<br />
faccenda.<br />
155
21<br />
Nei giorni successivi all’incontro fallimentare con i produttori<br />
televisivi, Jeremy si concentrò sulla ripresa della sua routine<br />
professionale. Andò a parlare con il direttore di Scientific<br />
American.<br />
Avendo delle scadenze da rispettare e ricordando vagamente<br />
qualcosa che gli aveva suggerito Nate, accettò di scrivere un<br />
pezzo sui possibili rischi di una dieta a basso contenuto di<br />
carboidrati. Passò ore in Internet, esaminando innumerevoli<br />
testate, cercando altre storie potenzialmente interessanti.<br />
Rimase deluso di venire a sapere che Clausen – con l’aiuto di<br />
una famosa agenzia pubblicitaria di New York – era uscito<br />
indenne dalla tempesta scatenata dal suo intervento a Primetime<br />
e, ironia della sorte, era addirittura in trattative per un<br />
programma televisivo. Era stupefacente la dabbenag-gine della<br />
gente pronta a credere al primo arrivato, si lamentò.<br />
Piano piano lui stava rimettendosi in pista, o almeno così<br />
credeva. Sebbene gli capitasse ancora spesso di pensare a Lexie<br />
e di chiedersi se fosse impegnata nei preparativi per le nozze con<br />
Rodney, faceva di tutto per scacciare dalla mente quei pensieri.<br />
Erano troppo dolorosi. Per distrarsi, cercò di riprendere la vita<br />
che conduceva prima di conoscerla. Il venerdì sera andò in un<br />
locale. Non fu un granché. Invece di mescolarsi alla folla e di
locale. Non fu un granché. Invece di mescolarsi alla folla e di<br />
cercare di attirare l’attenzione delle donne in piedi intorno a lui,<br />
passò gran parte della serata seduto al bar con una birra davanti<br />
e se ne andò molto prima di quanto avrebbe fatto un tempo. Il<br />
giorno dopo andò a trovare la sua famiglia nel Queens, ma alla<br />
vista dei fratelli e delle cognate che giocavano con i bambini<br />
tornò prepotente in lui il rimpianto per ciò che non poteva essere.<br />
Il lunedì a mezzogiorno, mentre imperversava un’altra bufera di<br />
neve, si era finalmente convinto che era finita. Lei non gli aveva<br />
telefonato e lui neppure. A volte, quelle poche giornate con<br />
Lexie cominciavano a sembrargli simili al miraggio su cui aveva<br />
indagato. Non potevano essere state 156<br />
reali, si diceva, ma mentre era seduto alla scrivania si ritrovò a<br />
guardare ancora una volta le cartoline e alla fine appese quella<br />
della biblioteca sul muro alle sue spalle.<br />
Per la terza volta quella settimana, ordinò il pranzo al ristorante<br />
cinese sotto casa, poi si appoggiò allo schienale della sedia,<br />
valutando la giustezza delle scelte compiute. Per un attimo si<br />
chiese se anche Lexie stesse per mettersi a tavola, ma i suoi<br />
pensieri vennero interrotti dal cicaleccio del citofono.<br />
Afferrò il portafoglio e si diresse verso la porta. Alzò la cornetta<br />
e udì una voce femminile.<br />
«È apero, salga pure.»
Rovistò tra le ricevute, prese una banconota da venti e abbassò<br />
la maniglia nell’istante in cui qualcuno bussava dall’altra parte.<br />
«Che velocità», disse. «In genere ci vuole…»<br />
Gli mancò la voce quando, aperta del tutto la porta, vide chi gli<br />
stava davanti.<br />
Lui e la persona sulla soglia rimasero a scrutarsi in silenzio, finché<br />
Doris gli sorrise.<br />
«Sorpresa», gli disse.<br />
Lui sbatté gli occhi. «Doris?»<br />
Lei batté i piedi per scrollarsi via la neve.<br />
«Là fuori è scoppiata una bufera», disse, «e fa un freddo che<br />
temevo di non farcela. Il taxi continuava a sbandare.»<br />
Jeremy continuava a fissarla in silenzio, cercando di dare un<br />
senso alla sua presenza lì.<br />
Lei si sfilò la borsa dalla spalla e lo guardò negli occhi. «Vuoi<br />
tenermi qui in piedi sul pianerottolo, o hai intenzione di farmi<br />
entrare?»<br />
«Sì… certo… prego…» rispose lui, facendole segno di
accomodarsi.<br />
Doris gli passò accanto e posò la borsa sul tavolino accanto alla<br />
porta. Si guardò in giro mentre si toglieva il cappotto. «Carino<br />
qui», disse, girando per il salotto. «È più grande di quanto<br />
pensassi.<br />
Ma le scale sono state micidiali. Dovete assolutamente fare<br />
aggiustare l’ascensore.»<br />
«Sì… lo so.»<br />
Guardò fuori dalla finestra. «La città è bellissima, anche sotto la<br />
neve. E così… indaffarata.<br />
Capisco perché la gente ami vivere qui.»<br />
«Che cosa ci fai qui?»<br />
«Sono venuta a parlarti, è ovvio.»<br />
«Di Lexie?»<br />
Lei non rispose subito. Fece un sospiro, poi disse con distacco:<br />
«Tra le altre cose. A proposito, non avresti un po’ di tè? Sono<br />
ancora infreddolita.»<br />
«Ma…»
«Abbiamo molte cose di cui parlare», disse lei con voce decisa.<br />
«So che hai molte domande da farmi, ma ci vuole il suo tempo.<br />
Allora, mi offriresti un tè?»<br />
Jeremy andò nel cucinino e scaldò una tazza d’acqua nel<br />
microonde. Dopo averci immerso una bustina di tè, tornò in<br />
salotto e trovò Doris seduta sul divano. Le porse la tazza e lei<br />
bevve subito un sorso per scaldarsi.<br />
«Mi spiace di non averti telefonato, forse avrei dovuto farlo.<br />
Vedo che sei scioccato. Ma preferi-vo parlarti di persona.»<br />
«Come hai fatto a scoprire dove abitavo?»<br />
«Me lo ha detto il tuo amico Alvin.»<br />
«Hai parlato con lui?»<br />
«Ieri. Aveva lasciato il suo numero a Rachel, così l’ho chiamato<br />
e lui è stato così gentile da darmi il tuo indirizzo. Mi è spiaciuto<br />
non averlo incontrato quando è venuto a Boone Creek. Al<br />
telefono, mi è sembrato un vero gentiluomo.»<br />
Jeremy comprese che Doris sfogava il proprio nervosismo<br />
parlando del più e del meno e decise di non dire niente, in attesa<br />
che lei trovasse il coraggio di tirare fuori la ragione per cui era<br />
venuta.
Il citofono suonò di nuovo e lei guardò verso la porta. «È il mio<br />
pranzo», disse Jeremy, irritato da quell’interruzione. «Torno<br />
subito.»<br />
157<br />
Si alzò dal divano, schiacciò il pulsante di apertura e aprì la porta<br />
d’ingresso; mentre aspettava, lanciò un’occhiata a Doris e vide<br />
che si stava liscando la camicetta. Per qualche motivo, il fatto<br />
che fosse nervosa lo aiutava a calmarsi. Fece un profondo<br />
respiro e uscì sul pianerottolo, andando incontro al fattorino che<br />
stava salendo le scale.<br />
Poi tornò dentro e stava per posare il sacchetto di cibo sul<br />
banbone della cucina, quando sentì Doris alle sue spalle.<br />
«Che cosa hai ordinato?»<br />
«Manzo con broccoli e riso fritto.»<br />
«Che buon profumino.»<br />
Il suo tono buffo gli strappò un sorriso. «Mi fai compagnia?»<br />
«Non vorrei privarti del tuo cibo.»<br />
«Ce n’è in abbondanza», rispose lui, tirando fuori dei piatti. «E<br />
poi, non sei stata tu a dirmi che ti piace parlare davanti a un buon<br />
pasto?»
pasto?»<br />
Doris si sedette al tavolo con lui.<br />
Ancora una volta, Jeremy decise di lasciare che fosse lei a<br />
parlare e per un po’ mangiarono in silenzio.<br />
«Molto gustoso», disse infine Doris. «Non ho fatto colazione e<br />
non mi ero resa conto di avere tanta fame. Certo che è un bel<br />
viaggio arrivare qui. Sono partita all’alba e il volo era in ritardo.<br />
Il tempo poi ce l’ha messa tutta per bloccarmi e per un po’ ho<br />
temuto che non saremmo nemmeno de-collati. E poi ero così<br />
nervosa. Era la prima volta che volavo.»<br />
«Davvero?»<br />
«Non ne ho mai avuto motivo. Quando Lexie viveva qui mi<br />
aveva chiesto un paio di volte di venire a trovarla, ma all’epoca<br />
mio marito non stava troppo bene e così non se ne fece nulla.<br />
Poi lei tornò. Era veramente a pezzi allora. So che probabilmente<br />
la ritieni una persona forte e decisa, ma è solo ciò che vuol far<br />
credere agli altri. Sotto sotto è come tutti ed era distrutta da ciò<br />
che era successo con Avery.» Doris esitò. «Ti ha parlato di lui,<br />
vero?»<br />
«Sì.»<br />
«Soffriva in silenzio, si mostrava coraggiosa, ma io intuivo che<br />
era sconvolta. Non sapevo come aiutarla. Lei faceva di tutto per
era sconvolta. Non sapevo come aiutarla. Lei faceva di tutto per<br />
nasconderlo, tenendosi occupata, correndo da una parte<br />
all’altra, parlando con tutti e sforzandosi di dare l’impressione di<br />
stare bene. Non puoi immaginare quanto mi facesse sentire<br />
impotente.»<br />
«Perché mi dici questo?»<br />
«Perché anche adesso si comporta allo stesso modo.»<br />
Jeremy spostò il cibo nel piatto con la forchetta. «Non sono<br />
stato io a chiudere la storia, Doris.»<br />
«So anche questo.»<br />
«Allora perché ne parli con me?»<br />
«Lexie non vuole ascoltarmi.»<br />
Nonostante la tensione, Jeremy scoppiò a ridere. «Immagino che<br />
questo significhi che mi ritieni più malleabile.»<br />
«No», rispose lei. «Ma spero che tu non sia testardo quanto lei.»<br />
«Anche se volessi riprovarci, dipende sempre da lei.»<br />
Doris lo guardò attentamente. «Lo credi davvero?»<br />
«Ho cercato di parlarle. Le ho detto che volevo trovare il modo<br />
di far funzionare le cose tra di noi.»
di far funzionare le cose tra di noi.»<br />
Invece di rispondere direttamente, Doris gli chiese: «Sei stato<br />
sposato, vero?»<br />
«Molto tempo fa. Te lo ha detto Lexie?»<br />
«No, l’ho capito fin dal nostro primo incontro.»<br />
«Di nuovo le tue doti paranormali?»<br />
«Niente del genere. Dipende piuttosto dal tuo modo di interagire<br />
con le donne. Ti comporti con una sicurezza che ai loro occhi ti<br />
rende irresistibile. Nel contempo, ho la sensazione che tu capisca<br />
che cosa vogliono le donne, ma che per qualche motivo non sia<br />
disposto a darti completamente.»<br />
158<br />
«E questo che cosa c’entra?»<br />
«Le donne amano le storie da fiaba. Non tutte, è ovvio, ma la<br />
maggior parte cresce sognando l’uomo pronto a rischiare tutto<br />
per loro, pur sapendo che potrebbero restarne ferite.» Fece una<br />
pausa. «Un po’ come hai fatto tu quando hai raggiunto Lexie al<br />
mare. È per questo che si è innamorata di te.»<br />
«Lei non è innamorata di me.»<br />
«Invece, sì.»
«Invece, sì.»<br />
Jeremy aprì la bocca per negare, ma non ci riuscì. Si limitò a<br />
scrollare la testa. «Comunque non ha più importanza adesso.<br />
Sposera Rodney.»<br />
Doris lo guardò. «Non è vero. ma prima di pensare che lei ha<br />
detto così per scaricarti, devi sapere che lo ha fatto soltanto<br />
perché in quel modo, se tu fossi partito, lei non sarebbe rimasta<br />
sveglia di notte a domandarsi perché non eri più tornato.» Si<br />
fermò, lasciando che le sue parole facessero effetto. «E poi non<br />
le avrai creduto sul serio, vero?»<br />
Jeremy si ricordò la sua prima reazione di sconcerto e incredulità<br />
quando Lexie gli aveva detto di Rodney.<br />
Doris gli prese una mano.<br />
«Sei un brav’uomo, Jeremy. E meritavi la verità. È per questo<br />
che sono venuta.»<br />
Si alzò da tavola. «Ora devo andare a prendere l’aereo. Se non<br />
torno entro sera, Lexie capirà che c’è in ballo qualcosa.<br />
Preferisco che non sappia della mia capatina qui.»<br />
«È stata una gran sfacchinata per te. Potevi telefonarmi.»<br />
«Lo so. Ma dovevo guardarti in faccia.»
«Perché?»<br />
«Per capire se anche tu eri innamorato di lei.» Gli diede una<br />
pacca sulla spalla prima di tornare in salotto dove c’era ancora la<br />
sua borsa.<br />
«Doris?» la chiamò Jeremy.<br />
Lei si voltò. «Sì?»<br />
«Hai trovato la risposta che ti auguravi?»<br />
Lei sorrise. «La vera domanda è: tu l’hai trovata?»<br />
159
22<br />
Jeremy camminava su e giù per il salotto. Doveva pensare,<br />
valutare le alternative, per capire che cosa fare.<br />
Non c’era tempo per l’indecisione. Non ora, dopo quello che<br />
aveva saputo. Doveva tornare indietro. Doveva prendere il<br />
primo volo disponibile e andare di nuovo a cercarla. Parlarle,<br />
convincerla che quando le aveva detto di amarla, non era mai<br />
stato più serio di così in cita sua. Dirle che non poteva nemmeno<br />
pensare di vivere senza di lei. Che era disposto a fare tutto il<br />
necessario affinché potessero rimanere insieme.<br />
Prima ancora che Doris fosse salita sul taxi, lui stava già<br />
telefonando all’aeroporto.<br />
Venne messo in attesa per un tempo che gli parve infinito. La sua<br />
collera aumentava di minuto in minuto, finché un impiegato gli<br />
fornì assistenza.<br />
L’ultimo volo per Raleigh partiva tra novanta minuti. Anche con il<br />
bel tempo ci sarebbero voluti tre quarti d’ora soltanto per il<br />
tragitto fino all’aeroporto, ma l’alternativa era prendere il volo o<br />
aspettare fino all’indomani.<br />
Doveva agire in fretta. Afferrò una sacca di tela dall’armadio, ci<br />
buttò dentro due paia di jeans, due camicie, calzini e biancheria.
uttò dentro due paia di jeans, due camicie, calzini e biancheria.<br />
Si infilò il giaccone e si mise in tasca il cellulare. Prese il<br />
caricabatteria dalla mensola. Il portatile? No, non gli serviva.<br />
Che altro?<br />
Ah, già. Corse in bagno e controllò il contenuto del beauty. Si<br />
ricordò del rasoio e dello spazzo-lino e prese anche quelli.<br />
Spense le luci e il computer e prese il portafoglio. Aveva contanti<br />
sufficienti per arrivare all’aeroporto… per il momento gli<br />
sarebbero bastati. Con la coda dell’occhio vi-de il diario di<br />
Owen Gherkin mezzo nascosto sotto una pila di giornali. Lo mise<br />
nella sacca insieme al beauty, cercò di pensare a cos’altro<br />
potesse servirgli, poi ci rinunciò. Non c’era più tempo. Afferrò le<br />
chiavi sul tavolino nell’ingresso, diede un’ultima occhiata in giro,<br />
poi chiuse a chiave la porta e si precipitò giù dalle scale.<br />
160<br />
Fermò un taxi, disse all’autista che aveva fretta, poi si appoggiò<br />
allo schienale con un sospiro, sperando per il meglio. Doris<br />
aveva ragione: a causa della neve il traffico era rallentato e<br />
quando si fermarono in mezzo al ponte che attraversava l’East<br />
River, Jeremy imprecò sottovoce. Per rispar-miare tempo al<br />
controllo di sicurezza, si sfilò la cintura e la mise nella sacca<br />
assieme al mazzo di chiavi. Il tassista gli lanciò un’occhiata dallo<br />
specchietto. Aveva l’espressione annoiata e guidava veloce, ma<br />
non abbastanza. Jeremy si morse la lingua, sapendo che non<br />
sarebbe servito a niente irri-tarlo.
I minuti passavano. La neve, che aveva smesso di cadere per un<br />
po’, ricominciò a turbinare nell’aria, riducendo la visibilità.<br />
Mancavano quarantacinque minuti al decollo.<br />
Il traffico rallentò nuovamente e Jeremy sospirò forte, guardando<br />
l’orologio. Trentacinque minuti. Dieci minuti dopo, arrivarono<br />
all’uscita per l’aeroporto e si diressero verso il terminal.<br />
Finalmente.<br />
Nell’attimo in cui il taxi si fermò, Jeremy aprì la portiera e gettò<br />
al tassista due banconote da venti. Dentro al terminal, esitò solo<br />
un istante per guardare sul tabellone dei voli in partenza a quale<br />
cancello doveva presentarsi. Dopo aver fatto la fila – per fortuna<br />
corta – per ritirare il biglietto elet-tronico, si diresse al controllo<br />
di sicurezza. Provò un tuffo al cuore vedendo una lunga coda,<br />
ma poi si rianimò, quando venne aperta una nuova postazione. I<br />
passeggeri in attesa cominciarono a fluire da quella parte e<br />
Jeremy ne superò tre di slancio.<br />
Mancavano dieci minuti alla partenza del volo e, una volta<br />
superati i controlli, Jeremy si mise a correre sempre più veloce.<br />
Facendosi largo tra la folla, tirò fuori la patente, mentre leggeva il<br />
numero dei cancelli d’imbarco.<br />
Quando raggiunse il suo aveva il respiro affannoso e stava<br />
sudando.
«Ce l’ho fatta?» chiese ansimando.<br />
«Solo a causa di un lieve ritardo», rispose la donna al banco, ,<br />
inserendo i suoi dati nel computer. La hostes accanto alla porta<br />
gli lanciò un’occhiata severa.<br />
Preso il suo biglietto, chiuse la porta subito dopo che Jeremy si<br />
fu avviato per la rampa. Quando raggiunse l’aeroplano,<br />
ansimava.<br />
«Ci staccheremo dalla rampa tra poco. Lei è l’ultimo<br />
passeggero, quindi può sedersi dove preferisce», gli annunciò<br />
l’assistente di volo facendosi da parte per lasciarlo passare.<br />
«Grazie.»<br />
Percorse il corridoio, ancora incredulo di avercela fatta, e vide<br />
una poltrona libera vicino al finestrino in una delle file centrali.<br />
Stava sistemando la sacca nello scomparto superiore, quando<br />
riconobbe Doris, tre file dietro di lui.<br />
Lei ricambiò il suo sguardo sorridendo senza dire niente.<br />
L’aereo atterrò a Raleigh alle tre e mezzo e Jeremy attraversò il<br />
terminal insieme a Doris. Vicino all’uscita, lui indicò alle sue<br />
spalle.<br />
«Devo prendere un’auto a noleggio», disse.
«Devo prendere un’auto a noleggio», disse.<br />
«Ti do un passaggio volentieri io», rispose lei. «Vado da quella<br />
parte.»<br />
Vedendo che lui esitava, sorrise e aggiunse: «E ti lascerò<br />
guidare».<br />
Jeremy non scese mai sotto i centoventi di media, risparmiando<br />
quarantacinque minuti sul tragitto di tre ore; arrivarono alla<br />
periferia della città quando imbruniva. Con la mente affollata da<br />
immagini casuali di Lexie, lui non si accorgeva del tempo che<br />
passava, né ricordava molto del viaggio.<br />
Ripensava incessantemente a quello che voleva dirle e cercava di<br />
anticipare le sue risposte, ma si rese conto di non avere idea di<br />
come sarebbe andata. Non aveva importanza. Ormai era lì e<br />
voleva andare fino in fondo.<br />
Le strade di Boone Creek erano deserte quando arrivarono.<br />
Doris si girò verso di lui.<br />
«Ti spiace lasciarmi a casa mia?»<br />
Lui la guardò, rendendosi conto che non avevano scambiato<br />
nemmeno una parola per tutto il viaggio. Con la mente fissa su<br />
Lexie, non ci aveva fatto caso.<br />
161
161<br />
«Non ti serve la macchina?»<br />
«Fino a domani, no. E poi è troppo freddo per andare in giro a<br />
piedi stasera.»<br />
Seguendo le indicazioni di Doris, Jeremy raggiunse la sua<br />
abitazione. Davanti al piccolo bungalow bianco, vide il giornale<br />
appoggiato alla porta. Uno spicchio di luna spuntava appena<br />
sopra la linea del tetto e alla luce fioca Jeremy si guardò nello<br />
specchietto. Sapendo che mancavano solo pochi minuti<br />
all’incontro con Lexie, si passò una mano tra i capelli.<br />
Doris notò il suo gesto nervoso e gli accarezzò una gamba.<br />
«Andrà tutto bene», gli disse. «Fidati di me.»<br />
Lui si sforzò di sorridere, nel tentativo di nascondere le proprie<br />
perplessità. «Qualche consiglio dell’ultimo minuto?»<br />
«No», rispose lei. «E poi hai già preso tutto ciò che avevo da<br />
darti. Dopo tutto sei qui, no?»<br />
Jeremy annuì e Doris si sporse sul sedile e lo baciò sulla guancia.<br />
«Bentornato a casa», gli sussurrò.<br />
Jeremy ripartì, facendo fischiare le gomme mentre si dirigeva<br />
verso la biblioteca. Lexie aveva detto che teneva aperto per chi<br />
voleva andarci dopo il lavoro, giusto? Ne avevano parlato una
voleva andarci dopo il lavoro, giusto? Ne avevano parlato una<br />
volta, no? Sì, ne era sicuro, ma accidenti se riusciva a ricordare<br />
quando. Era stato il giorno in cui si erano conosciuti? Quello<br />
successivo? Sospirò, rendendosi conto che il suo bisogno<br />
ossessivo di ripercorrere con la mente le tappe della loro storia<br />
era solo un tentativo di calmare i nervi. Aveva fatto bene a<br />
venire? Sarebbe stata contenta di vederlo? Avvicinandosi alla<br />
biblioteca, aveva perso ogni sicurezza.<br />
Il centro cittadino gli apparve con i contorni nitidi, a differenza<br />
dell’immagine sfumata che ne serbava nel ricordo. Superò il<br />
Lookilu e vide cinque o sei macchine parcheggiate fuori. Altre<br />
macchine erano nei pressi della pizzeria, mentre un gruppo di<br />
adolescanti indugiava sul marciapiede. A prima vista aveva<br />
creduto che stessero fumando, ma poi si era reso conto che il<br />
fumo era causato dal loro fiato che si condensava per il freddo.<br />
Svoltò di nuovo; in fondo all’incrocio scorse l’edificio della<br />
biblioteca con le luci accese. Parcheggiò l’auto e scese nell’aria<br />
gelida della sera. Fece un profondo respiro e si avviò<br />
bruscamente verso la porta d’ingresso.<br />
Al banco non c’era nessuno, perciò diede un’occhiata alla sala di<br />
lettura attraverso le porte a vetri, per vedere se Lexie fosse lì.<br />
Nessun segno di lei.<br />
Immaginando che si trovasse nel suo ufficio o nella sala al piano<br />
superiore, imboccò velocemente il corridoio e salì di corsa le
superiore, imboccò velocemente il corridoio e salì di corsa le<br />
scale, poi si fermò a guardarsi intorno. Da lontano, notò che la<br />
porta dell’ufficio era chiusa e che nessuna luce filtrava<br />
dall’interno. Provò ad abbassare la maniglia, ma la porta non si<br />
aprì e allora si mise a girare tra gli scaffali mentre si dirigeva<br />
verso la sala dei libri rari.<br />
Chiusa anche quella.<br />
Fece un percorso a zig zag nella sala principale, camminando a<br />
passo svelto senza badare alle occhiate della gente che di sicuro<br />
lo aveva riconosciuto, poi scese al pianterreno. Mentre si<br />
avvicinava alla porta, si disse che avrebbe dovuto controllare<br />
prima se c’era la macchina di Lexie fuori, e si chiese come mai<br />
non l’avesse fatto.<br />
I nervi, gli rispose una voce nella sua testa.<br />
Non aveva importanza. Se non era lì, probabilmente era a casa.<br />
L’anziana impiegata che di solito era seduta nell’ingresso stava<br />
arivando con una pila di libri tra le braccia e il suo sguardo si<br />
illuminò quando lo vide avvicinarsi.<br />
«Signor Marsh?» lo chiamò con voce cantilenante. «Non mi<br />
aspettavo di vederla nuovamente.<br />
Che cosa ci fa qui?»
«Cercavo Lexie.»<br />
«Se n’è andata un’oretta fa. Credo che volesse passare da<br />
Doris. So che l’aveva chiamata nel pomeriggio e non aveva<br />
ottenuto risposta.»<br />
162<br />
Jeremy mantenne un’espressione neutra. «Oh?»<br />
«E Doris non era nemmeno da Herbs, questo lo so per certo.<br />
Ho provato a dire a Lexie che probabilmente stava sbrigando<br />
qualche commissione, ma sa quanto si preoccupa quella ragazza.<br />
È co-me una chioccia. A volte la fa diventare pazza, ma Doris sa<br />
che è il suo modo di dimostrarle il suo affetto.» Fece una pausa,<br />
rendendosi conto che Jeremy non aveva spiegato il motivo del<br />
suo ritorno.<br />
Prima che potesse aggiungere altro, lui la precedette.<br />
«Senta, mi piacerebbe molto fermarmi a chiacchierare con lei,<br />
ma devo proprio parlare con Lexie.»<br />
«Si tratta ancora della sua ricerca? Magari posso aiutarla io. Ho<br />
la chiave della sala dei libri rari, se le occorre.»<br />
«Non è necessario, ma grazie lo stesso.»<br />
L’aveva già superata quando udì la sua voce alle spalle.
L’aveva già superata quando udì la sua voce alle spalle.<br />
«Se dovesse tornare, devo dirle che è passato?»<br />
«No», rispose lui senza voltarsi. «È una sorpresa.»<br />
Uscì dalla biblioteca e venne colto da un brivido di freddo. Salì<br />
in macchina, imboccò il viale principale, lo percorse fino ai<br />
margini della città mentre il cielo diventava sempre più buio.<br />
Sopra le cime degli alberi brillavano migliaia di stelle. Milioni. Si<br />
chiese che spettacolo si dovesse vedere dalla cima di Riker’s<br />
Hill.<br />
Imboccò la strada di Lexie e provò un senso di sconfitta quando<br />
vide la casa buia e nessun segno della sua macchina. Non<br />
fidandosi dei propri occhi, passò davanti all’edificio lentamente,<br />
sperando di essersi sbagliato.<br />
Se non era in biblioteca e nemmeno a casa, dov’era?<br />
Si erano incrociati per strada dopo che lui aveva accompagnato<br />
Doris? rifletté. Qualcuno lo aveva superato in macchina? Non gli<br />
sembrava, ma in realtà non gli aveva badato. E comunque<br />
avrebbe riconosciuto di sicuro la sua auto.<br />
Decise di passare da Doris, tanto per essere sicuro, e attraversò<br />
la città a velocità sostenuta tenendo d’occhio le altre auto di<br />
passaggio, fino a raggiungere il villino bianco.
Gli bastò un’occhiata per capire che Doris era già andata a letto.<br />
Si fermò lo stesso sul ciglio della strada, cercando di indovinare<br />
dove fosse Lexie. La città non era grande e le alternative erano<br />
poche. Il suo primo pensiero fu per Herbs, ma sapeva che la<br />
sera era chiusa. Non aveva visto la sua macchina davanti al<br />
Lookilu né altrove in centro. Magari stava sbrigando qualche<br />
incombenza domestica, come fare la spesa, o restituire una<br />
cassetta a noleggio, oppure ritirare qualcosa in lavanderia…<br />
oppure… oppure…<br />
E a quel punto comprese d’un tratto dove fosse.<br />
Jeremy strinse forte il volante, cercando di prepararsi per la fine<br />
del suo viaggio. Aveva un peso sul petto e respirava troppo<br />
velocemente, come gli era successo quando si era seduto<br />
sull’aereo. Era difficile credere che si fosse svegliato a New<br />
York, convinto di non rivedere mai più Lexie e che adesso fosse<br />
a Boone Creek, intenzionato a fare qualcosa che riteneva<br />
impossibile. Mentre percorreva le strade buie, pensava con ansia<br />
alla possibile reazione di lei.<br />
Il chiaro di luna ammantava il cimitero di una luce quasi<br />
azzurrognola e le lapidi sembravano ardere come se fossero<br />
illuminate internamente. La recinzione di filo spinato conferiva un<br />
tocco spettrale al luogo. Mentre Jeremy si avvicinava all’ingresso<br />
del cimitero, riconobbe la macchina di Lexie parcheggiata<br />
accanto all’entrata.
accanto all’entrata.<br />
Parcheggiò l’auto di Doris lì vicino e scese nel silenzio rotto solo<br />
da ticchettio del motore che si raffreddava. Le foglie frusciavano<br />
sotto i suoi piedi e lui fece un profondo respiro. Posò una mano<br />
sul cofano della macchina di Lexie e sentì che era ancora caldo.<br />
Non era arrivata da molto tempo.<br />
Oltrepassò il cancello e vide la magnolia, le foglie nere e lucide<br />
come se fossero spalmate di olio. Scavalcò una radice sporgente<br />
e ricordò la notte in cui era avanzato a tentoni in mezzo alla<br />
nebbia. Fatti pochi passi udì il richiamo di un gufo da un albero<br />
vicino.<br />
Lasciò il vialetto. Oltrepassò una cappella diroccata,<br />
camminando lentamente per non fare rumore, e si arrampicò sul<br />
lieve pendio. Sopra di lui la luna splendeva in cielo come una<br />
lampada ap-163<br />
pesa a un lenzuolo nero. Gli parve di udire un basso mormorio e<br />
quando si fermò per ascoltare, provò un’intensa scarica di<br />
adrenalina. Era giunto fin lì per trovarla, per trovare se stesso e il<br />
suo corpo si preparava a qualunque cosa lo aspettasse. Arrivò in<br />
cima alla piccola altura, sapendo che i genitori di Lexie erano<br />
sepolti sull’altro lato.<br />
Mancava pochissimo, ormai. Tra un attimo avrebbe visto Lexie e<br />
lei lui. Avrebbe sistemato definitivamente le cose, lì dove tutto
era cominciato.<br />
Lexie era in piedi proprio dove si era immaginato, inondata dal<br />
chiarore argenteo della luna. Aveva un’espressione aperta e<br />
dolente, gli occhi che brillavano nel buio. Portava una sciarpa<br />
intorno al collo e un paio di guanti neri che facevano sembrare le<br />
sue mani due ombre.<br />
Parlava sottovoce e lui non riusciva a capire le parole. Mentre la<br />
guardava, lei tacque e girò la testa. Rimasero a guardarsi in<br />
sielnzio per un tempo interminabile.<br />
Lexie sembrava paralizzata mentre lo fissava. Alla fine distolse lo<br />
sguardo e tornò a posarlo sulle lapidi, e Jeremy si rese conto che<br />
non aveva idea di cosa stesse pensando. All’improvviso ebbe la<br />
sensazione di aver sbagliato a tornare. Lei non lo voleva lì, non lo<br />
voleva più. Con un groppo in go-la stava per girarsi, quando<br />
notò l’ombra di una smorfia divertita sul viso di Lexie.<br />
«Sai, non dovresti fissare la gente in quel modo», disse lei. «Alle<br />
donne piacciono gli uomini che sanno essere discreti.»<br />
Jeremy tirò un sospiro di sollievo e fece un passo avanti<br />
sorridendo. Quando fu abbastanza vicino da poterla toccare,<br />
allungò la mano e gliela posò sul fondoschiena. Lei non si<br />
sottrasse, anzi, si abbandonò contro di lui. Doris aveva avuto<br />
ragione.
Era a casa.<br />
«No», le mormorò tra i capelli, «alle donne piace un uomo che le<br />
segue fino in capo al mondo, o persino a Boone Creek, se<br />
necessario.»<br />
La strinse a sé e le sollevò il viso per baciarla, sapendo che non<br />
l’avrebbe lasciata mai più.<br />
164
Epilogo<br />
Jeremy e Lexie erano seduti vicino, avvolti in una coperta, e<br />
guardavano la città sotto di loro.<br />
Erano passati tre giorni dal ritorno di lui a Boone Creek. Le luci<br />
bianche e gialle della città, con qualche punto verde o rosso,<br />
tremolavano nell’aria tersa e dai comignoli si vedevano levarsi<br />
baffi di fumo. Il fiume scorreva come carbone liquido, riflettendo<br />
il cielo di pece. Sulla riva opposta le luci della cartiera di<br />
diffondevano in tutte le direzioni, illuminando il ponte ferroviario.<br />
Nei due giorni precedenti lui e Lexie avevano trascorso molto<br />
tempo a parlare. Lei si scusò per avergli mentito a proposito di<br />
Rodney e gli confessò che andare lì al Greenleaf la mattina della<br />
sua partenza era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto in<br />
vita sua. Gli descrisse l’agonia della settimana trascorsa da sola,<br />
una sensazione che Jeremy conosceva bene. Da parte sua, lui le<br />
disse che, sebbene Nate non fosse entusiasta della sua decisione,<br />
il direttore di Scientific American era disposto a farlo lavorare<br />
da Boone Creek, a patto che si recasse regolarmente a New<br />
York.<br />
Jeremy non le parlò della visita ricevuta a New York; la seconda<br />
sera che era in città, Lexie lo aveva portato a cena a casa della<br />
nonna e Doris lo aveva preso da parte, chiedendogli di non dire<br />
niente.
niente.<br />
«Non voglio che pensi che abbia interferito nella sua vita», gli<br />
disse con occhi luccicanti. «Che tu ci creda o no, è convinta che<br />
sia io quella insistente.»<br />
Certe volte gli riusciva difficile credere di essere proprio lì con<br />
lei; d’altra parte, però, gli sembrava altrettanto strano essersene<br />
andato prima. Stare con Lexie gli risultava naturale, come se lei<br />
fosse la casa che aveva sempre cercato. Sebbene lei in<br />
apparenza la pensasse allo stesso modo, non volle ospitarlo a<br />
casa sua. «Non desidero dare ai vicini motivo di fare<br />
pettegolezzi», gli spiegò. In ogni caso, lui si trovava abbastanza<br />
bene anche al Greenleaf, sebbene, rivedendolo, Jed non lo<br />
avesse degnato neppure di un mezzo sorriso.<br />
«Allora credi che Rachel e Rodney facciano sul serio?»<br />
domandò Jeremy.<br />
165<br />
«A quanto pare, sì», rispose Lexie. «Ultimamente hanno passato<br />
un sacco di tempo insieme. Lei si illumina tutte le volte che lo<br />
vede entrare da Herbs e ti giuro che lui arrossisce. Credo che<br />
siano proprio fatti l’uno per l’altra.»<br />
«Non riesco ancora a credere che mi avevi detto di volerlo<br />
sposare.»
Lei lo colpì scherzosamente con la spalla. «Basta, non<br />
parliamone più. Ti ho già chiesto scusa. E<br />
vorrei che tu non me lo ricordassi per il resto dei miei giorni,<br />
grazie tante.»<br />
«Ma è una bella storia.»<br />
«Lo dici tu, perché fa fare bella figura a te e mette me in cattiva<br />
luce.»<br />
«Io sono stato bravo.»<br />
Lexie lo baciò sulla guancia. «Hai ragione.»<br />
Jeremy l’attirò a sé, mentre una stella cadente solcava il cielo.<br />
Rimasero seduti in silenzio per un po’. «Hai da fare domani?» le<br />
chiese lui.<br />
«Dipende», rispose lei. «Che cosa avevi in mente?»<br />
«Ho telefonato al signor Reynolds e devo vedere qualche casa.<br />
Mi piacerebbe che venissi anche tu. In un posto come questo,<br />
non vorrei finire nel quartiere sbagliato, sai.»<br />
Lei gli si strinse contro. «Volentieri.»<br />
«E mi piacerebbe anche portarti a New York una delle prossime
settimane. La mamma insiste nel volerti conoscere.»<br />
«Anche a me farebbe piacere incontrarla. E poi, mi è sempre<br />
piaciuta quella città. Ci vivono alcune delle persone più carine<br />
che abbia mai conosciuto.»<br />
Jeremy alzò gli occhi al cielo.<br />
Sopra di loro, baffi di nuvole coprivano la luna e all’orizzonte si<br />
intuiva un temporale in arrivo.<br />
Tra qualche ora avrebbe cominciato a piovere, ma per allora, lui<br />
e Lexie sarebbero stati al coperto a casa sua, a bere vino in<br />
salotto, mentre le gocce tamburellavano sul tetto.<br />
Dopo un po’, lei si voltò a guardarlo. «Grazie di essere tornato.<br />
Di esserti trasferito qui… di tutto.» «Non avevo scelta. L’amore<br />
fa strani scherzi.»<br />
Lei sorrise. «Anch’io ti amo, sai.»<br />
«Lo so.»<br />
«Che cosa? Non hai intenzione di dirmelo?»<br />
«Perché, devo?»<br />
«Altroché! E vedi di usare il tono giusto. Devi dirlo come se lo<br />
pensassi davvero.»
Lui sorrise, chiedendosi se Lexie avrebbe corretto il suo tono<br />
per sempre. «Ti amo, Lexie.»<br />
Da lontano giunse fino a loro il fischio del treno e Jeremy scorse<br />
un puntino di luce che si avvicinava nel paesaggio buio. Se fosse<br />
stata una notte di nebbia, le luci sarebbero apparse entro pochi<br />
minuti nel cimitero. Lexie parve leggergli nel pensiero.<br />
«Allora, dimmi, signor Giormnalista Scientifico, dubiti ancora<br />
dell’esistenza dei miracoli?»<br />
«Te l’ho appena detto. Sei tu il mio miracolo.»<br />
Lei gli appoggiò la testa sulla spalla e gli prese la mano. «Parlo<br />
dei miracoli veri. Quando succede qualcosa che non avresti mai<br />
ritenuto possibile.»<br />
«No», rispose lui. «Credo che, scavando a fondo, si trovi<br />
sempre una spiegazione per tutto.»<br />
«Anche se un miracolo accadesse a noi?»<br />
Aveva parlato con un filo di voce e lui la guardò. Nei suoi occhi<br />
vide il riflesso delle luci della città.<br />
«Di che cosa parli?»<br />
Lei fece un profondo respiro. «Doris mi ha dato una bella notizia
Lei fece un profondo respiro. «Doris mi ha dato una bella notizia<br />
oggi pomeriggio.»<br />
Jeremy la scrutò, senza riuscire a capire che cosa intendesse,<br />
anche se l’espressione del suo viso da esitante si faceva animata<br />
e infine trepidante. Lei lo guardò aspettando che dicesse<br />
qualcosa, ma la mente di lui si rifiutava ancora di registrare le sue<br />
parole.<br />
166<br />
C’era la scienza e poi c’era l’inspiegabile, e Jeremy aveva<br />
trascorso tutta la vita cercando di ri-conciliare i due aspetti.<br />
Viveva nella realtà, disprezzava la magia e provava compassione<br />
per chi credeva a tutto. Mentre guardava Lexie, cercando di<br />
capire che cosa volesse dirgli, le sue ferme convinzioni<br />
cominciarono a vacillare.<br />
No, non sapeva spiegarlo né ci sarebbe mai riuscito in futuro.<br />
Era qualcosa che sfidava le leggi della biologia, si scontrava con<br />
l’immagine di sé che si era costruito. In una parola soltanto, era<br />
impossibile, ma quando Lexie gli fece posare dolcemente la<br />
mano sull’addome, lui credette con improvvisa, euforica certezza<br />
alle parole che pensava di non udire mai.<br />
«Il nostro miracolo è qui», mormorò lei. «È una bambina.»<br />
Iniziato a copiare a Roma il 25-10-05
Finito il 03-12-2-05<br />
167