Edizione 7 di Luglio 2011
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2 <strong>Luglio</strong> <strong>2011</strong> Vallinfreda ieri & oggi<br />
EDITORIALE STORIA E TRADIZIONE<br />
< E<strong>di</strong>toriale dalla prima<br />
Per la prima volta si è assistito<br />
ad una campagna elettorale<br />
dove gli argomenti <strong>di</strong><br />
fondo sono stati i programmi.<br />
Le persone tra loro hanno <strong>di</strong>scusso<br />
<strong>di</strong> cose fatte e da<br />
fare, <strong>di</strong> progetti e <strong>di</strong> utopie,<br />
<strong>di</strong> favole e <strong>di</strong> sogni.<br />
A parte il mancato incontro<br />
tra i due sfidanti (cosa che ci<br />
auguriamo, e per questo ci<br />
impegneremo, avvenga al<br />
più presto) e alcuni interventi<br />
<strong>di</strong> singoli can<strong>di</strong>dati un po’<br />
alla naftalina, dell’una e dell’altra<br />
parte, la campagna<br />
elettorale si è svolta con<br />
compostezza e puntando alla<br />
spiegazione dei programmi<br />
presentati da entrambe le liste.<br />
Eccola la vera, positiva,<br />
novità.<br />
Al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> qualsiasi risultato,<br />
che pure merita attenzione,<br />
quello che è veramente importante<br />
è che si inizia a<br />
parlare <strong>di</strong> “politica”. Lentamente,<br />
le antiche faide stanno<br />
lasciando il posto alle argomentazioni<br />
e al <strong>di</strong>alogo.<br />
Lentamente, un vecchio<br />
modo <strong>di</strong> rapportarsi alla politica<br />
sta scomparendo. Non<br />
vi sono dubbi che restano<br />
delle reticenze, sacche <strong>di</strong> resistenza<br />
destinate col tempo<br />
a scomparire, ma il nuovo<br />
trend è ormai sotto gli occhi<br />
<strong>di</strong> tutti. Quel qualcosa <strong>di</strong><br />
nuovo che sta nascendo non<br />
va visto nel risultato elettorale,<br />
bensì nel fatto che persone<br />
che sono rimaste fuori<br />
dal <strong>di</strong>battito pubblico per<br />
lungo tempo (per timidezza,<br />
abitu<strong>di</strong>ne, mancanza <strong>di</strong> spazi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo) hanno cominciato<br />
a <strong>di</strong>re la loro, senza appartenenza<br />
<strong>di</strong> alcun genere, a<br />
prendere coscienza <strong>di</strong> poter<br />
cambiare le vecchie <strong>di</strong>namiche,<br />
semplicemente per<br />
alimentare e nutrire la “cultura”<br />
<strong>di</strong> Vallinfreda. Tutto<br />
ciò è motivo <strong>di</strong> grande sod<strong>di</strong>sfazione<br />
per la redazione <strong>di</strong><br />
questo giornale che in poco<br />
più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> vita ha ini-<br />
ziato la sua piccola rivoluzione.<br />
E per noi “rivoluzione”<br />
significa cambiamento<br />
dell’orientamento, presentazione<br />
<strong>di</strong> altri punti <strong>di</strong> vista,<br />
insistendo sul <strong>di</strong>alogo ad<br />
ogni costo. Anche pagando lo<br />
scotto <strong>di</strong> sembrare infinitamente<br />
ingenui o limitatamente<br />
scomo<strong>di</strong>.<br />
E c’è un’altra cosa che ci fa<br />
piacere e che vogliamo con<strong>di</strong>videre<br />
con i nostri lettori.<br />
Tutti i temi che abbiamo<br />
proposto da un anno a questa<br />
parte li abbiamo letti nei<br />
programmi delle due liste e<br />
non ha importanza se si tratti<br />
<strong>di</strong> una coincidenza <strong>di</strong> intenti<br />
o se la nostra proposta<br />
sia stata accolta. Quello che<br />
conta è che tale temi siano<br />
l’oggetto dell’attuale <strong>di</strong>battito<br />
pubblico. La ristrutturazione<br />
e la valorizzazione <strong>di</strong> Palazzo<br />
Bencivenga, lo Sviluppo<br />
Sostenibile inteso nelle sue<br />
varie declinazioni, l’abbandono<br />
del progetto dei pali eolici<br />
agliu Colle degli Zifazi,<br />
la considerazione del fotovoltaico,<br />
l’idea <strong>di</strong> un turismo<br />
<strong>di</strong> qualità che apprezzi la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a dell’ambiente<br />
e dell’urbanistica. L’idea insomma<br />
<strong>di</strong> un consumo <strong>di</strong><br />
territorio ad impatto zero ed<br />
ecosostenibile.<br />
Per questo, conoscendo anche<br />
la sensibilità <strong>di</strong> Luigi Bernar<strong>di</strong>ni<br />
(nuovo assessore appena<br />
nominato) aspettiamo il<br />
prossimo Consiglio Comunale<br />
che ci auguriamo accolga<br />
l’osservazione presentata<br />
a suo tempo da questo giornale<br />
relativamente al piano<br />
regolatore, ossia la proposta<br />
<strong>di</strong> trasformare in parco pubblico,<br />
da “legare” a quello già<br />
esistente, un pezzo <strong>di</strong> territorio<br />
incontaminato altrimenti<br />
destinato all’urbanizzazione,<br />
seppure, per la verità, con un<br />
in<strong>di</strong>ce basso.<br />
Siamo orgogliosi del nostro<br />
giornale e del nostro progetto,<br />
che può considerarsi un<br />
progetto “politico” nel senso<br />
più alto del termine.<br />
Il numero <strong>di</strong> “la Repubblica” del 16 maggio <strong>2011</strong> dov’è uscito l’articolo<br />
< dalla prima<br />
In una conversazione del 20<br />
agosto 1957, all’età <strong>di</strong> 83<br />
anni, mi narrò, a modo suo,<br />
la “storia” <strong>di</strong> Pòrtica e della<br />
famosa “biocca”, ossia<br />
chioccia d’oro.<br />
Mi <strong>di</strong>sse che le famiglie più<br />
rappresentative <strong>di</strong> Pòrtica<br />
erano quelle dei Pace, degli<br />
Ascani e dei Bencivenga,<br />
successivamente proprietari<br />
terrieri a Vallinfreda e, soprattutto,<br />
<strong>di</strong> abitazioni: i Pace,<br />
del grosso fabbricato in<br />
Via Borgo dei Fiori, ancora<br />
oggi da essi in parte abitato;<br />
i Bencivenga, del monumentale e<strong>di</strong>ficio cinquecentesco<br />
<strong>di</strong> puro stile barocco, del 1545,<br />
in Piazza della Chiesa; gli Ascani, del citato<br />
fabbricato, detto “Gliu Palazzu”, in Via<br />
<strong>di</strong> Fonte Castello.<br />
Il Bernar<strong>di</strong>ni non mi fece il nome della famiglia<br />
Alfei, che pure sembra risultare fra<br />
quelle scampate alla <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> Pòrtica,<br />
avvenuta nel 1528 ad opera <strong>di</strong> Napoleone<br />
Orsini, dell’allora famiglia papalina dominante,<br />
nelle lotte furibonde contro i Colonna<br />
ai quali apparteneva la “fortezza” <strong>di</strong> Pòrtica,<br />
che trae il suo nome dal meraviglioso<br />
porticato posto alla base delle case che racchiudevano<br />
tutto intorno la piccola piazza<br />
dell’abitato.<br />
Facendo la “storia” <strong>di</strong> tali casate, ricordò<br />
che l’arciprete don Ottavio Pace officiava<br />
anche nella ora demolita chiesa delle Anime<br />
Sante nella quale i morti <strong>di</strong> riguardo venivano<br />
portati dopo essere stati onorati nella<br />
chiesa <strong>di</strong> S. Michele, al centro della quale<br />
è tuttora la tomba <strong>di</strong> Antonio Ascani e <strong>di</strong><br />
Lucia, sua moglie.<br />
In merito alla riferita circostanza dell’apertura<br />
della chiesa delle Anime Sante è da credere<br />
che il Bernar<strong>di</strong>ni, collimando con altre<br />
certe testimonianze, <strong>di</strong>cesse il vero per la <strong>di</strong>retta<br />
conoscenza dei fatti, in contrasto perciò<br />
con chi afferma che la chiesa non fosse<br />
mai stata consacrata e perciò resa funzionante,<br />
e d’altra parte sembra poco verosimile<br />
che non lo fosse, se sul finire del ‘700<br />
risiedevano e officiavano in Vallinfreda ben<br />
<strong>di</strong>eci sacerdoti e, come testimoniano ancora<br />
persone <strong>di</strong> ragguardevole età, che in essa si<br />
recavano ad ascoltar la messa.<br />
Riguardo a Pòrtica mi sembrò che avesse un<br />
concetto del tutto particolare dei suoi abitanti,<br />
che classificò come quasi tutti “ladri”<br />
i quali, dopo la nota <strong>di</strong>struzione delle loro<br />
abitazioni, trovarono scampo fra gli “zingari”<br />
<strong>di</strong> Vallinfreda, allora tutti compresi nel<br />
vecchio e solo nucleo abitato della “Rocca”,<br />
intorno al quale appunto e<strong>di</strong>ficarono le loro<br />
case <strong>di</strong> notevole volume abitativo.<br />
L’“Ara della Vigna” è la località dove fu trovato<br />
il famoso tesoro, causa poi <strong>di</strong> un feroce<br />
delitto, ancora oggi tanto vivo nel ricordo<br />
dell’intera popolazione per la sua efferatezza.<br />
Sor Orazio Bencivenga, riferisce sempre<br />
La Chiesa dell’Alimesande’<br />
Luigi Bernar<strong>di</strong>ni, mentre “segnava” le “prese”<br />
del maggese per la semina regolare del<br />
grano, ossia i solchi più profon<strong>di</strong> delineanti<br />
una striscia <strong>di</strong> terreno arato e seminato, sentì<br />
“sgranare” la punta dell’aratro, impigliato<br />
in una catena <strong>di</strong> ferro. Tutti i garzoni presenti<br />
pensarono che fosse una ra<strong>di</strong>ce, come<br />
avviene frequentemente.<br />
Sor Orazio, che aveva ben visto la catena,<br />
con la scusa <strong>di</strong> forti dolori allo stomaco,<br />
sospese la semina, fece ricaricare i sacchi<br />
del seme sulle bestie e comandò il ritorno<br />
a casa.<br />
Prima <strong>di</strong> mezzanotte, con una coppia <strong>di</strong> mule,<br />
Sor Orazio e due garzoni fidati, o che lui<br />
riteneva fossero fidati, e alcuni strumenti <strong>di</strong><br />
lavoro occorrenti, ritornarono sul posto e<br />
colà trassero fuori dal terreno una cassa metallica<br />
contenente una chioccia d’oro, la famosa<br />
“biocca”, con sette pulcini pure d’oro<br />
e una certa quantità <strong>di</strong> marenghi.<br />
Sia la “biocca”, sia i pulcini furono portati<br />
a Vallinfreda come prima tappa, in quanto<br />
pare che tutto sia stato portato successivamente<br />
a Roma dal car<strong>di</strong>nale Francesco<br />
Segna, figlio della signora Faustina Bencivenga<br />
in Segna.<br />
La notizia del ritrovamento, come era certamente<br />
da immaginare, non tardò a <strong>di</strong>ffondersi.<br />
Nacque qualche desiderio <strong>di</strong> possesso<br />
da parte <strong>di</strong> alcuni e avvenne quel che<br />
avvenne.<br />
Furono tanti, almeno sei, a preparare il delitto.<br />
Teresa Saccucci, detta “La Biscia”, che prestava<br />
servizio presso la signora Faustina col<br />
fratello Luigi, quella notte non c’era: aveva<br />
chiesto alcuni giorni <strong>di</strong> permesso. Aveva<br />
preso il suo posto Teresa Aristotile, che pertanto<br />
faceva compagnia alla signora e nella<br />
sua casa dormiva la notte del delitto.<br />
Luigi, il fratello della Biscia, <strong>di</strong> buon mattino<br />
si era recato a Riofreddo a comprare della<br />
carne. Al ritorno a casa trovò la padrona<br />
sgozzata insieme a Teresa, la donna <strong>di</strong> servizio<br />
che sostituiva la Biscia.<br />
Subito denunciò il delitto. Intervennero i carabinieri<br />
e più tar<strong>di</strong> fu celebrato il processo,<br />
lunghissimo e tormentato, al termine del<br />
quale il fratello della Biscia, Luigi, fu condannato<br />
per omici<strong>di</strong>o. Gli altri numerosi imputati,<br />
o sospettati tali, furono tutti assolti.<br />
Fra i tanti imputati, tale maestro Carlo, pu-