Edizione 7 di Luglio 2011
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4 <strong>Luglio</strong> <strong>2011</strong> Vallinfreda ieri & oggi<br />
STORIA E TRADIZIONE<br />
Nel 1950 mio nonno Francesco,<br />
conosciuto dai Vallinfredani<br />
come “Zì Cecco”, era<br />
proprietario, nel territorio <strong>di</strong> Vallinfreda,<br />
<strong>di</strong> una bellissima collina chiamata<br />
“Colle Pizzittu”, ove i miei familiari<br />
coltivavano grano, orzo e<br />
farro, e dove, successivamente, intorno<br />
agli anni ’60, furono costruite<br />
alcune palazzine residenziali.<br />
Ricordo che al termine <strong>di</strong> ogni raccolto<br />
vi rimanevano le stoppie, in<br />
mezzo alle quali, nel mese <strong>di</strong> settembre,<br />
dopo i primi temporali, vi<br />
crescevano delle erbe in<strong>di</strong>spensabili<br />
per alimentare le nostre mucche. Proprio<br />
in quella località, mentre custo<strong>di</strong>vo<br />
i nostri animali, ho conosciuto il<br />
personaggio in trattazione.<br />
Nei fred<strong>di</strong> mesi autunnali degli anni<br />
’50, in quella località, ero spesso<br />
esposto al vento <strong>di</strong> tramontana e per<br />
<strong>di</strong>fendermi al meglio, mi riparavo<br />
<strong>di</strong>etro alcune grosse pietre a ridosso<br />
della suddetta collina, tenendo sempre<br />
a bada le mucche <strong>di</strong> mio nonno.<br />
È proprio da quei precari ripari, nei<br />
momenti più malinconici, che sentivo<br />
la voce <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> tarda età<br />
che mi chiamava.<br />
Egli era Angelo Rinal<strong>di</strong>, conosciuto<br />
dai vallinfredani<br />
come “Angelone<br />
l’eremita”.<br />
Costui, possedeva<br />
un podere al fianco<br />
della nostra<br />
collina e si de<strong>di</strong>cava<br />
alla coltivazione<br />
della vigna,<br />
degli alberi da frutta<br />
nonché all’allevamento<br />
<strong>di</strong> una cinquantina<br />
<strong>di</strong> galline.<br />
Angelone, viveva in quel luogo, in<br />
una misera casetta, tutt’ora esistente,<br />
che aveva costruito egli stesso con vari<br />
materiali <strong>di</strong> risulta recuperati in zona.<br />
Egli aveva scelto <strong>di</strong> vivere in quel<br />
ANGELONE EROE SCONOSCIUTO<br />
E AVVENTURIERO SOLITARIO<br />
I poemi ed i racconti dei narratori latini e greci ci hanno sempre affascinato, soprattutto quando hanno<br />
messo in risalto le gesta eroiche dei protagonisti, spesso citati per inviare messaggi positivi comportamentali<br />
alle generazioni future.<br />
L’esaltazione delle prodezze <strong>di</strong> alcuni esseri umani è stata sempre il fiore all’occhiello della cronaca giornalistica,<br />
storica e letterale sin dai tempi antichi ma, tutto ciò che è stato scritto e/o raccontato è una<br />
minima parte dei reali avvenimenti ed episo<strong>di</strong> succedutisi nel tempo.<br />
I nomi e le vicende <strong>di</strong> molte persone, artefici <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> eroismo e/o <strong>di</strong> orrende crudeltà, spesso sono sfuggiti<br />
agli storici o ai cronisti delle varie epoche.<br />
Proprio per questo ultimo motivo ho voluto scrivere la seguente Real Story affinché il crudele tempo, nemico<br />
dei mortali, non seppellisca anche la memoria del nostro umile e solitario piccolo eroe.<br />
luogo così drammaticamente solitario<br />
in seguito a delle incomprensioni<br />
scaturite nell’ambito della propria famiglia.<br />
Angelone mi chiamava spesso e mi<br />
invitava nella sua casetta, forse compassionevole<br />
della mia sofferenza e<br />
della mia malinconia. Quel buon<br />
uomo, teneva sempre acceso il fuoco<br />
anche <strong>di</strong> giorno e attizzava in continuazione<br />
i carboni ardenti non prima<br />
però <strong>di</strong> avermi offerto un uovo e<br />
mezzo bicchiere <strong>di</strong> vino. Mi faceva<br />
sedere davanti al camino in una se<strong>di</strong>a<br />
mezza spagliata e mi narrava le sue<br />
avventure e <strong>di</strong>savventure vissute nell’età<br />
giovanile.<br />
Probabilmente, non comunicando<br />
con i suoi familiari, aveva visto in me<br />
un attento bambino affascinato dai<br />
suoi racconti e degno depositario del<br />
suo testamento spirituale.<br />
Ricordo che Angelone mi chiamava<br />
e mi <strong>di</strong>ceva spesso: “Franco ricordati<br />
bene quello che ti racconto ti potrà<br />
essere utile nella vita”.<br />
La storia <strong>di</strong> quest’uomo è fulgido<br />
esempio <strong>di</strong> grande coraggio nonché<br />
<strong>di</strong> abnegazione per la propria famiglia.<br />
Egli, pur sapendo <strong>di</strong> rischiare la<br />
vita, si imbarcò su una nave<br />
definita a quei tempi “caretta<br />
dei mari”, al solo<br />
scopo <strong>di</strong> cercare<br />
fortuna in Argentina<br />
per sfamare i<br />
propri figli e<br />
nella speranza <strong>di</strong><br />
dar loro un avvenire<br />
migliore.<br />
Molti <strong>di</strong> Vallinfreda<br />
ricordano quest’uomo<br />
che, in tarda<br />
età, era solito incamminarsi<br />
su <strong>di</strong> un piccolo sentiero<br />
che, partendo da “Colle Pizzittu”, si<br />
ricongiungeva con la strada provinciale<br />
Vallinfreda/Vivaro Romano.<br />
Egli una volta la settimana si recava<br />
al centro del paese per vendere le<br />
uova e a volte qualche gallina. Aveva<br />
sempre un bastone nella mano destra<br />
ed un canestro nella sinistra.<br />
Ebbene, per non annoiare i lettori<br />
con altri particolari <strong>di</strong> minore importanza,<br />
entro subito nel vivo <strong>di</strong> questa<br />
affascinante storia umana.<br />
Angelone nacque a Vallinfreda il 10<br />
maggio del 1888 ed era sposato con<br />
la signora Cortellessa Loreta la quale<br />
ebbe nel tempo sei figli. Prima della<br />
guerra 1915/1918 si arruolò nel<br />
corpo della regia Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza<br />
frequentando il corso <strong>di</strong> formazione<br />
a Maddaloni in provincia <strong>di</strong> Caserta<br />
e finito tale corso fu assegnato ad un<br />
reparto operativo a Roma/Tor <strong>di</strong><br />
Quinto.<br />
A guerra finita si congedò, tornò al<br />
paese ed aprì un piccolo negozio <strong>di</strong><br />
merceria varia; le cose però non andarono<br />
bene, sia a causa della grande<br />
recessione dell’epoca, sia perché a<br />
Vallinfreda, da sempre, l’ignoranza<br />
andava a braccetto con la povertà.<br />
Nel 1927, l’apice della grande recessione<br />
era alle porte ed Angelone,<br />
prima ancora del grande collasso dell’economia,<br />
decise <strong>di</strong> emigrare in Argentina,<br />
come fecero in quel tempo<br />
milioni <strong>di</strong> italiani. Egli, verso i<br />
primi <strong>di</strong> ottobre,<br />
dopo aver salutato i<br />
suoi cari, prese il<br />
treno per recarsi a<br />
Genova, dove, il<br />
giorno 11 dello<br />
stesso mese, si imbarcò<br />
sul famoso e<br />
sfortunato transatlantico<br />
“Principessa<br />
Maria Mafalda”.<br />
Analizzando le cronache del tempo,<br />
riferite alla sicurezza delle navi mercantili<br />
italiane, ho accertato che la<br />
suddetta nave doveva essere demolita<br />
già da qualche anno, ma il governo<br />
italiano non aveva possibilità <strong>di</strong> finanziare<br />
le imprese costruttrici per<br />
produrne altre più sicure, quin<strong>di</strong> le<br />
società armatrici, non curandosi affatto<br />
delle alte probabilità <strong>di</strong> rischio<br />
<strong>di</strong> affondamento, continuavano ad<br />
utilizzare delle vecchie navi pur sapendo<br />
del grave rischio della per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> vite umane che correvano.<br />
In quel drammatico viaggio a cui prese<br />
parte Angelone, la nave trasportava<br />
circa 1.100 persone <strong>di</strong> cui 977 erano<br />
emigranti. Questi ul- timi erano<br />
alloggiati in quattro<br />
gran<strong>di</strong> stanzoni nel<br />
ventre della nave proprio<br />
affianco delle stive<br />
riservate alle merci.<br />
Ammassati come<br />
animali,<br />
v e n i -<br />
v a n o<br />
alimentati<br />
con tre pasti<br />
al giorno<br />
m o l t o