02.06.2013 Views

La coltivazione del carciofo dalla messa a dimora alla raccolta (Pdf ...

La coltivazione del carciofo dalla messa a dimora alla raccolta (Pdf ...

La coltivazione del carciofo dalla messa a dimora alla raccolta (Pdf ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>La</strong> dicioccatura. Questa pratica, che<br />

si esegue in estate, consiste nel tagliare<br />

gli steli che hanno prodotto i<br />

capolini (carciofi ) con una zappa a<br />

lama tagliente<br />

anno dall’impianto, consiste nell’eliminazione<br />

dei carducci (germogli) in eccesso.<br />

Si lasciano due-tre carducci per<br />

pianta, i più vigorosi, che produrranno<br />

capolini grossi e precoci.<br />

Il numero di scarducciature annuali<br />

dipende <strong>d<strong>alla</strong></strong> varietà, dall’età <strong>del</strong>la<br />

pianta e dal numero di carducci lasciati<br />

nella precedente scarducciatura. Solitamente<br />

si effettuano due scarducciature<br />

all’anno: una a fi ne inverno, da metà<br />

febbraio a metà aprile, e l’altra in autunno,<br />

da metà settembre a fi ne ottobre.<br />

Dei carducci eliminati si utilizzano<br />

quelli grossi e vigorosi per l’impianto<br />

di una nuova carciofaia; quelli piccoli e<br />

stentati, invece, si possono impiegare in<br />

cucina come i cardi.<br />

Dopo la scarducciatura autunnale e<br />

dopo quella di fi ne inverno va somministrato<br />

nitrato ammonico-26, <strong>alla</strong> dose di<br />

8 grammi per metro quadrato.<br />

a<br />

Al fine di non avere danni da gelo<br />

nelle carciofaie messe a <strong>dimora</strong> nelle<br />

zone fredde <strong>del</strong> Nord, con l’approssimarsi<br />

<strong>del</strong>l’inverno è buona norma rincalzare<br />

le piante, operazione che consiste nel<br />

portare terreno <strong>alla</strong> loro base. Questo lavoro<br />

può essere tralasciato nelle zone a clima<br />

più mite, come quelle dei laghi e dei litorali<br />

marini, ed in quelle dove cresce l’olivo.<br />

LA RACCOLTA SI ESEGUE<br />

QUANDO I CAPOLINI HANNO<br />

RAGGIUNTO LE GIUSTE<br />

DIMENSIONI<br />

<strong>La</strong> <strong>raccolta</strong> si esegue quando il gambo<br />

si è notevolmente allungato e il capolino<br />

presenta le brattee ben chiuse ed ha<br />

raggiunto le dimensioni tipiche <strong>del</strong>la varietà.<br />

Se si ritarda la <strong>raccolta</strong> si assiste ad<br />

un aumento <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong> capolino,<br />

le brattee esterne tendono ad aprirsi<br />

e il colore di quelle interne a virare dal<br />

giallo paglierino al violetto. Via via che<br />

passa il tempo inizia a differenziarsi<br />

l’infi orescenza ed il capolino perde<br />

di commestibilità.<br />

<strong>La</strong> <strong>raccolta</strong> si effettua a mano<br />

eseguendo sul gambo un taglio<br />

a becco di fl auto (vedi disegno<br />

qui a fi anco), asportando i<br />

capolini con una porzione di gambo<br />

lunga 5-10 cm, accorgimento che<br />

permette di aumentare la produzione<br />

per pianta, in quanto vengono lasciate<br />

tutte le foglie più giovani e attive.<br />

In relazione <strong>alla</strong> varietà il numero <strong>del</strong>le<br />

raccolte varia da un minimo di 3-4 ad un<br />

massimo di 10-15; il numero dei capolini<br />

prodotti per pianta oscilla da 4-5 a 14-15.<br />

<strong>La</strong> <strong>raccolta</strong> dei capolini è scalare: inizia<br />

a febbraio-marzo e termina a maggio-giugno<br />

nelle varietà primaverili<br />

(Centro-nord), mentre inizia a ottobrenovembre<br />

e termina a maggio nelle varietà<br />

autunnali (Sud).<br />

b c<br />

LE PRINCIPALI AVVERSITÀ<br />

CHE LO POSSONO COLPIRE<br />

Il <strong>carciofo</strong> può essere colpito da avversità<br />

di diversa natura. Riportiamo di<br />

seguito quelle che ricorrono con maggiore<br />

frequenza e sono in grado di arrecare<br />

danni di signifi cativa importanza, tali da<br />

compromettere il raccolto dei capolini.<br />

Tra gli insetti ricordiamo l’afi de Brachycaudus<br />

cardui ed i lepidotteri depressaria<br />

e nottua.<br />

L’afi de Brachycaudus cardui (vedi foto<br />

A a pag. 22) infesta foglie e capolini<br />

con fi tte colonie, che richiamano una nutrita<br />

schiera di predatori, rappresentati soprattutto<br />

da coccinelle. L’arrivo di queste<br />

ultime è spesso tardivo, per cui è necessario<br />

eliminare l’infestazione ricorrendo<br />

ad un intervento con pirimicarb-17,5 (nocivo),<br />

piretrine naturali-4 (bio, irritante o<br />

non classifi cato) o <strong>del</strong>tametrina-1,63 (irritante),<br />

rispettivamente alle dosi di 20<br />

grammi, 10 e 8 ml per 10 litri d’acqua.<br />

<strong>La</strong> depressaria (Depressaria erinaceella)<br />

(vedi foto B a pag. 22) ha larve<br />

che, dopo essersi sviluppate durante<br />

l’inverno scavando una galleria<br />

nella nervatura principale<br />

<strong>del</strong>le foglie, raggiungono i capolini<br />

e penetrano al loro interno<br />

divorando i tessuti <strong>del</strong>le brattee. Per il<br />

contenimento <strong>del</strong>le infestazioni, a partire<br />

dai primi giorni di ottobre, in occasione<br />

<strong>del</strong>le nascite larvali, si possono effettuare<br />

un paio di interventi, con intervallo<br />

di 10-12 giorni, impiegando spinosad,<br />

bio, non classifi cato (ad esempio Success<br />

<strong>del</strong>la Bayer CropCscience o Bayer<br />

Garden; <strong>La</strong>ser <strong>del</strong>la Dow Agrosciences,<br />

alle rispettive dosi di 10 ml e 2,5 ml per<br />

10 litri d’acqua, rispettando il tempo di<br />

sicurezza di 7 giorni).<br />

<strong>La</strong> nottua (Gortyna xanthenes) (vedi<br />

foto C a pag. 22) è alquanto temibile nelle<br />

regioni meridionali e nelle isole. Le lar-<br />

<strong>La</strong> scarducciatura. Questa operazione<br />

consiste nell’eliminare i carducci (germogli) in eccesso, lasciandone due-tre<br />

per pianta (a). I carducci eliminati possono essere utilizzati per eseguire l’impianto<br />

di una nuova carciofaia; devono essere grossi e vigorosi (b) e la loro<br />

parte terminale va tagliata di circa 4-5 cm al momento <strong>del</strong>l’impianto (c) Capolini di <strong>carciofo</strong> <strong>del</strong> tipo Catanese,<br />

pronti per essere raccolti<br />

VITA IN CAMPAGNA 11/2009 ORTO 21<br />

© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!