La ricerca nell'Insula Occidentalis di Pompei dell'Università Suor ...

La ricerca nell’Insula Occidentalis di Pompei... 151
pito da sedimenti ricchissimi di materiali ceramici. Nei canali e
negli strati superiori si nota una rilevante quantità di schegge di
calcare, che possono essere messe in connessione con i lavori di
sbozzatura dei blocchi appartenenti alla cortina esterna della cinta
muraria 51 . I numerosi materiali ceramici rimandano ad un orizzonte
cronologico entro il III-II sec. a.C. La successione dei canali
mette in evidenzia il costante e reiterato bisogno di sistemi di
smaltimento d’acqua sofferto da questo versante della città.
Il grande scarico US 3342, che ha restituito il louterion, la
ceramica a vernice nera, i pesi da telaio e qualche elemento di
coroplastica, si trova in giacitura primaria ed è affiancato dal rito
di chiusura. Entrambe le attività sigillano un alveo realizzato direttamente
nel banco vergine; l’intera area in questa fase di frequentazione,
databile tra il III e il II sec a.C., potrebbe assumere
in virtù di quanto riscontrato un valore di tipo sacrale.
51 La consuetudine di riscontrare tali resti di lavorazione accomuna queste evidenze
ad altre emerse in altri punti della città durante saggi sottostanti le mura di
cinta, L. ROMANAzzI, I Saggi tra Porta Nola e la Torre VIII, in Nuovi contributi sulle
fortificazioni pompeiane, a cura di C. Chiaramonte Treré (Quaderni di Annali della
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano 6), Milano 19 6.
19 6, pp. 35-3 .