Argentovivo - gennaio 2010 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
Argentovivo - gennaio 2010 - Spi-Cgil Emilia-Romagna
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Autorizzazione del tribunale n.4897 del 5 marzo 1981 - Spedizione in abbonamento postale 45%<br />
Editoriale<br />
Verso il congresso:<br />
il bilancio e i progetti<br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
Danilo Barbi: la crisi<br />
e le nostre proposte<br />
MENSILE DEL SINDACATO PENSIONATI ITALIANI<br />
SPI-CGIL DELL’EMILIA-ROMAGNA<br />
Previdenza<br />
Ecco come il governo<br />
colpisce le pensioni<br />
Diritti<br />
Come si combatte<br />
la violenza alle donne<br />
Memoria<br />
Storie di migranti:<br />
la paura e la rabbia<br />
La memoria<br />
non si ruba<br />
ma si dona ai giovani<br />
n.1<br />
<strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
1
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
2<br />
Nuova sede<br />
per la Lega<br />
Marconi Zolino<br />
di Imola<br />
“Era ora che anche la nostra<br />
Lega avesse una sua sede!”, ha<br />
esclamato la segretaria Lucia<br />
Pirazzini, all’inaugurazione della<br />
nuova sede della Lega Marconi<br />
Zolino, felice come una…<br />
pasqua, anche se eravamo alla<br />
vigilia di Natale. Finalmente<br />
anche la Lega Marconi Zolino<br />
dello <strong>Spi</strong> di Imola, una lega forte<br />
di circa 1900 iscritti e molto,<br />
molto attiva, ha la sua sede, in<br />
via Bentini 2. La struttura sarà<br />
collegata in rete, anche per fare<br />
da sportello di ascolto per i servizi.<br />
Sarà aperta due mattine a<br />
settimana (mercoledì e venerdì<br />
dalle 9 alle 11).<br />
Rimarranno aperti sul territorio<br />
anche gli altri recapiti della Lega<br />
(presso i centri sociali La Stalla,<br />
Zolino, Giovannini e la saletta<br />
Unicoop). Ma la nuova sede potrà<br />
diventare un punto più comodo<br />
per i servizi, e si spera anche<br />
funzioni come punto di ascolto<br />
e d’incontro tra i pensionati, per<br />
le informazioni, il reperimento<br />
di materiale sindacale e di propaganda,<br />
per la visione di nostri<br />
giornali e perché no, anche per<br />
lo scambio di opinioni: proprio<br />
quelle quattro chiacchiere che si<br />
fanno sempre con tanto piacere.<br />
Ci sembra un buon avvio e un<br />
buon augurio per il <strong>2010</strong> e per il<br />
nostro congresso.<br />
Taglio del nastro per la nuova sede della Lega <strong>Spi</strong> di Imola<br />
“Consumer”:<br />
il dialogo<br />
con i consumatori<br />
va in tour<br />
nelle città<br />
Un tour di 10 tappe in comuni<br />
medio piccoli dell’<strong>Emilia</strong>-<br />
<strong>Romagna</strong>, con tre giorni di<br />
presidio in ogni città per<br />
ascoltare e raccogliere pareri<br />
dei cittadini, ospitare associazioni<br />
dei consumatori e<br />
di categoria e promuovere il<br />
talk show che si terrà l’ultima<br />
sera nei teatri e nei cinema<br />
messi a disposizione dalle<br />
amministrazioni comunali.<br />
In più l’attivazione di uno<br />
sportello virtuale e il potenziamento<br />
del sito www.ermesconsumer.it.<br />
Dieci tappe<br />
di confronto con i cittadini<br />
consumatori in cui saranno<br />
raccolte proteste, considerazioni,<br />
storie, proposte in particolare<br />
su tre grandi temi:<br />
il caro spesa, le garanzie sui<br />
prodotti, il telemarketing<br />
telefonico selvaggio. È la<br />
campagna “Tu chiedi, Consumer<br />
risponde” che la Regione<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> propone fino<br />
al 26 marzo. Prima tappa a<br />
Codigoro, l’ultima a Lugo di<br />
<strong>Romagna</strong>. Gli altri Comuni<br />
coinvolti sono Copparo, Savignano<br />
sul Rubicone, Castelnuovo<br />
Rangone, Calderara di<br />
Reno, Rubiera, Bellaria Igea<br />
Marina, Fidenza, Fiorenzuola<br />
D’Arda.<br />
In breve<br />
Il gazebo della campagna regionale Consumer<br />
“Kartole”:<br />
vanno a ruba<br />
i ritratti<br />
bolognesi<br />
di Fraccon<br />
Mille copie bruciate in meno<br />
di un mese. Il libretto “Kartole”<br />
di Davide Fraccon ha<br />
fatto da strenna per le feste<br />
passate, grazie al passaparola<br />
tra volontari e associazioni:<br />
tanto che Auser Bologna e<br />
associazione BandieraGialla<br />
già pensano di ristamparlo<br />
per rispondere alle tante<br />
richieste. E dire che tutto era<br />
cominciato così, per caso, per<br />
ricordare un amico che se<br />
n’era andato troppo giovane,<br />
provato da un vita difficile e<br />
dalla malattia. Davide Fraccon,<br />
52 anni, è morto il primo<br />
di aprile del 2009, quando solo<br />
da poco più di un mese aveva<br />
avuto in assegnazione una<br />
casa popolare in via Santa<br />
Caterina: il suo sogno, un appartamento<br />
tutto per sé, dopo<br />
essere stato a lungo ospite da<br />
amici e dopo 10 anni passati a<br />
San Patrignano. Negli ultimi<br />
anni faceva volontariato con<br />
l’Auser e collaborava con BandieraGialla.<br />
Un uomo dolce e<br />
colto, Davide, amante della<br />
sua città e, soprattutto, dei<br />
bolognesi. Quelli “doc”, che<br />
aveva ritratto con i loro tic e<br />
manie in “Kartole”, raccontando<br />
anche con leggerezza i luoghi<br />
e i ritrovi tipici della città:<br />
la Bologna dei “borazzi” e di<br />
Zanarini, delle nottate in giro<br />
per il centro, delle angurie<br />
dell’Agnese, la gelateria Pino,<br />
il Moretto, l’Osteria del Sole.<br />
Tutto documentato, sperimentato,<br />
vissuto personalmente<br />
dall’autore e in allegato anche<br />
un glossarietto bolognese.<br />
Nelle ultime pagine altri<br />
amici hanno aggiunto righe<br />
di commozione, ironiche, di<br />
speranza, ma sempre in linea<br />
con l’umorismo sagace e dolcissimo<br />
di quella “kartola” di<br />
Davide Fraccon.
A Bologna<br />
la Lega<br />
Saragozza<br />
ha trovato casa<br />
Fino a qualche mese fa c’era<br />
una... pellicceria, lampade<br />
basse, pareti decorate di<br />
rosa, atmosfere soffuse. Da<br />
metà dicembre è la nuova<br />
sede della Lega Saragozza<br />
a Bologna, ovviamente riadattata<br />
e trasformata per<br />
accogliere persone anziane,<br />
erogare i nostri servizi, promuovere<br />
la nostra attività,<br />
farci conoscere sempre di<br />
più dai pensionati. Sono<br />
stati gli stessi collaboratori<br />
della Lega, sotto la guida<br />
del segretario Gianni Fava,<br />
a fare buona parte dei lavori:<br />
via la carta da parati,<br />
nuove luci, bianco alle pareti,<br />
saletta d’attesa, uffici<br />
(più ampi e confortevoli di<br />
quelli precedenti). Auguri e<br />
ad maiora!<br />
Passaparola<br />
In breve<br />
L’Arci Modena avvia un progetto di doposcuola per i ragazzi delle medie inferiori<br />
A Modena<br />
il doposcuola<br />
lo fanno<br />
i circoli Arci<br />
Dove non arriva lo Stato, provano<br />
a pensarci le associazioni.<br />
A fronte dell’eliminazione del<br />
tempo prolungato in molte<br />
scuole medie inferiori, scende<br />
in campo Arci Modena con<br />
un progetto di doposcuola<br />
Bamboccioni: ci pensa Brunetta!<br />
che è stato attivato in via<br />
sperimentale dal 25 <strong>gennaio</strong>.<br />
Sono state aperte le iscrizioni<br />
(che continueranno per tutto<br />
l’anno scolastico), e sono stati<br />
coinvolti tre circoli nei comuni<br />
di Modena, Carpi e Castelfranco<br />
<strong>Emilia</strong>. Accanto all’Arci<br />
Modena, il progetto vede la<br />
collaborazione della Regione<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>, della Provincia<br />
di Modena e dei Comuni di<br />
Il termine coniato dall’ex ministro del Tesoro Padoa Schioppa nel lontano 2007, torna di<br />
attualità.<br />
“I Bamboccioni che si rifugiano nelle famiglie, saranno stanati da una legge che a 18 anni li<br />
obbligherà ad andare fuori casa”. È un’idea lanciata dal ministro Brunetta, forse solo un’altra<br />
provocazione, ma attenzione, sotto c’è un intento caro a questo governo: creare il conflitto.<br />
Il conflitto fra generazioni, “il si da più ai padri che ai figli”.<br />
Non a caso la Meloni, ministro per le Politiche giovanili, ha risposto dicendo che bisognerebbe<br />
fare una legge per imporre ai baby pensionati di restituire i soldi presi finora per<br />
reinvestirli in opportunità per i giovani.<br />
Cari ministri, non si governa con le battute e coi conflitti, servono più azioni, più politiche<br />
perché i giovani possano frequentare una scuola di qualità, possano avere una formazione<br />
per un’occupazione stabile, c’è bisogno di politiche per lo sviluppo, per un lavoro meno<br />
precario, per le giovani coppie, per le famiglie.<br />
Coi tagli alla scuola, alla ricerca, all’università, si impedisce alle giovani generazioni di<br />
crearsi un futuro e si impoverisce la società. La soluzione non è contrapporre i giovani ai<br />
pensionati ma costruire un modello sociale giusto per tutte le età.<br />
Modena, Carpi e Castelfranco.<br />
La proposta – dicono all’Arci -<br />
vuole essere una risposta alla<br />
diminuzione delle classi con<br />
tempo prolungato, “situazione<br />
che mette in grave difficoltà<br />
sia i genitori, che non hanno<br />
a chi affidare i figli, sia gli<br />
studenti, che si trovano a dover<br />
svolgere i compiti a casa senza<br />
nessuno che li guidi”. Arci<br />
mette a loro disposizione delle<br />
strutture in cui trascorrere il<br />
pomeriggio, e degli operatori<br />
qualificati che li assistano nello<br />
studio. Si tratta di due persone<br />
fisse per ogni circolo, alle<br />
quali si affiancano di volta in<br />
volta dei volontari, tra cui anche<br />
ex-insegnanti. Oltre a fare<br />
i compiti, i ragazzi saranno impegnati<br />
in laboratori ricreativi.<br />
È stato fissato un limite massimo<br />
di quindici studenti per<br />
ogni centro, ed è prevista una<br />
quota di partecipazione che<br />
varia in base alla frequenza.<br />
È possibile infatti partecipare<br />
da due a cinque giorni la settimana,<br />
dalle 14.30 alle 18.30.<br />
I circoli Arci coinvolti sono la<br />
“Pol. 87&Gino Pini” di Modena,<br />
l’“Atletico Cibeno” di Carpi e<br />
la Polisportiva “la Stalla” di<br />
Castelfranco.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
3
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
4<br />
2| In breve<br />
• Nuova sede per la Lega<br />
Marconi Zolino di Imola<br />
• “Consumer”: il dialogo<br />
con i consumatori va<br />
in tour nelle città<br />
• “Kartole”: vanno a ruba i<br />
ritratti bolognesi di Fraccon<br />
3| In breve<br />
• A Bologna la Lega Saragozza<br />
ha trovato casa<br />
• A Modena il doposcuola lo<br />
fanno i circoli Arci<br />
• Passaparola<br />
5| Editoriale<br />
• Verso il Congresso: i risultati<br />
ottenuti e i nuovi progetti<br />
Maurizio Fabbri e<br />
Rita Turati<br />
7| Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
• Crisi, il peggio è in arrivo ma il<br />
patto regionale tiene<br />
Mayda Guerzoni<br />
9| Previdenza<br />
• Ecco come il governo<br />
infierisce sulle pensioni<br />
Tamer Favali<br />
5<br />
Verso il Congresso:<br />
i risultati ottenuti<br />
e i nuovi progetti<br />
9Ecco come il governo<br />
infierisce sulle<br />
pensioni<br />
12| Storia e cultura<br />
• Olocausto: un glossario<br />
per non dimenticare<br />
a cura del Dipartimento<br />
memoria <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong><br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
14| Solidarietà<br />
• Pane, libri e Costituzione: un<br />
aiuto ai carcerati<br />
Luca Baldazzi<br />
15| Donne e diritti<br />
• La risposta alla violenza<br />
non è chiudersi in casa<br />
Rossella Selmini<br />
17| Economia e consumi<br />
• Nasce la “class action”<br />
ma è un’occasione sprecata<br />
Renza Barani<br />
19| Consigli utili<br />
• Il bollo auto:<br />
come e quando si paga<br />
Francesco Scarlino<br />
20| Auser<br />
• Il trasporto sociale:<br />
una domanda che cresce<br />
Franco Digiangirolamo<br />
12<br />
Olocausto: un<br />
glossario per non<br />
dimenticare<br />
19<br />
Il bollo auto: come<br />
e quando si paga<br />
Sommario<br />
21| Territori e leghe<br />
• Reggio <strong>Emilia</strong>, così la crisi<br />
colpisce i pensionati<br />
Paola Guidetti<br />
23| Territori e leghe<br />
• Modena, per gli iscritti <strong>Spi</strong><br />
una sera di teatro e tango<br />
Norma Lugli<br />
24| Territori e leghe<br />
• C’è un “Posto delle fragole”<br />
anche a Santarcangelo<br />
Giovanna Gazzoni<br />
25| Territori e leghe<br />
• Bologna, basta un clic per<br />
sapere come stai<br />
Bruno Pizzica<br />
26| I temi della<br />
memoria<br />
• La paura e la rabbia<br />
Anna Maria Pedretti<br />
• Miseria e furore: oggi<br />
Rosarno, ieri l’America di<br />
Steinbeck<br />
• Gli italiani visti dagli<br />
americani<br />
Eva Lindenmayer<br />
23<br />
Modena, per gli<br />
iscritti <strong>Spi</strong> una sera<br />
di teatro e tango<br />
25<br />
Bologna,<br />
basta un clic per<br />
sapere come stai<br />
La foto di copertina è di Luigi Ottani<br />
<strong>Argentovivo</strong> n. 1 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
Chiuso in tipografia<br />
il 25/1/<strong>2010</strong><br />
la tiratura complessiva<br />
è di 8.000 copie<br />
Direttore responsabile:<br />
Mirna Marchini<br />
Vice direttore:<br />
Mauro Sarti<br />
In redazione:<br />
Roberto Melli, Luca Baldazzi,<br />
Paola Guidetti,<br />
Valentina Vecchiattini,<br />
Franco Digiangirolamo.<br />
Direzione e redazione<br />
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna<br />
tel. 051294799 - fax 051251347<br />
Amministrazione<br />
Via Marconi, 69 - 40122 Bologna<br />
Abbonamento annuo 22 euro<br />
Costo copia 3 euro<br />
Costo copia arretrata 5 euro<br />
Realizzazione a cura di Agenda<br />
www.agendanet.it<br />
Progettazione grafica<br />
EXPLOIT<br />
Bologna - Via Dell’Arcoveggio, 82<br />
Stampa<br />
a cura di FUTURA PRESS<br />
Proprietà<br />
EDITRICE DELLA<br />
SICUREZZA SOCIALE srl<br />
Associato<br />
UNIONE STAMPA<br />
PERIODICI ITALIANI
Editoriale<br />
Verso il Congresso:<br />
i risultati ottenuti<br />
e i nuovi progetti<br />
Maurizio Fabbri<br />
Segretario generale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Rita Turati<br />
Segretaria<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
È<br />
tempo di fare bilanci, non solo perché<br />
abbiamo alle spalle un anno<br />
difficilissimo, ma soprattutto perché<br />
davanti a noi c’è il Congresso della<br />
<strong>Cgil</strong>. Questo passaggio ci impegna a fare i<br />
conti, a misurare le distanze tra gli obiettivi<br />
che ci eravamo dati e ciò che siamo<br />
riusciti a costruire, i risultati che abbiamo<br />
ottenuto. Sia sul piano politico che su quello<br />
organizzativo, questo vuol dire rimettere<br />
in fila, con un ordine ben definito delle<br />
priorità, i bisogni da affrontare e le scelte<br />
di prospettiva.<br />
Il 2009 non ci mancherà. È stato un anno<br />
in cui la crisi ci ha costretti a rimettere in<br />
discussione tante certezze. Un anno fatto<br />
di lotte collettive e individuali non solo per<br />
difendere i diritti, ma anche per aprire nuove<br />
prospettive. Ma se il 2009 non ci mancherà,<br />
non abbiamo certo l’illusione che<br />
con il <strong>2010</strong> possa realizzarsi un miracolo.<br />
Come sempre dovremo contare soprattutto<br />
sulle nostre forze, sulla nostra capacità di<br />
mettere in atto con coerenza azioni in difesa<br />
del lavoro e dei diritti e a sostegno delle<br />
nostre proposte. Lo sciopero generale di 4<br />
ore proclamato per il 12 marzo va in questa<br />
direzione. Una tappa, molto importante, di<br />
un percorso che non sarà comunque breve<br />
e che dovrà essere riempito da una continuità<br />
delle lotte, decentrate e generali.<br />
Così come fondamentale sarà continuare<br />
nello sforzo di produrre, attraverso la contrattazione<br />
sociale, accordi territoriali a<br />
sostegno del reddito e che portino al consolidamento<br />
e all’allargamento del sistema<br />
dei servizi. Avremo bisogno di stare nelle<br />
piazze, nei luoghi di lavoro, tra la gente, per<br />
informare e discutere. Dovremo sostenere<br />
una nutrita serie di alleanze sociali, come<br />
abbiamo fatto in occasione delle manifestazioni<br />
contro le leggi razziste sull’immigrazione<br />
e per la libertà di stampa. Per far<br />
uscire dall’isolamento in cui questo governo<br />
ha relegato i temi del lavoro e tentare di<br />
superare la crisi.<br />
Una certezza ci dà forza. E cioè che dallo<br />
scorso congresso ad oggi una distanza<br />
l’abbiamo sicuramente accorciata: si è<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
5
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
6<br />
affermata infatti nel sindacato la consapevolezza<br />
di quanto sia importante la<br />
contrattazione sociale territoriale. Non<br />
è certo neanche questa la bacchetta magica<br />
contro la crisi, perché in assenza di<br />
scelte chiare a livello nazionale il rischio<br />
che corriamo è quello di creare diseguaglianze.<br />
Ne sono un esempio gli accordi regionali<br />
sugli ammortizzatori sociali e per<br />
gli aiuti economici in favore delle famiglie<br />
in difficoltà. Però l’esperienza maturata<br />
in questo difficilissimo 2009 ci fa dire che<br />
dove gli accordi sono stati fatti per molte<br />
persone le cose sono andate meglio.<br />
Il senso politico profondo della contrattazione<br />
sociale, che dovremo riportare nel<br />
dibattito congressuale, sta in alcune parole<br />
chiave che in quest’anno si sono ripresentate<br />
con forza: il valore del territorio,<br />
la centralità della persona, la necessità<br />
di unificare i diritti, il concetto di cittadinanza;<br />
e poi il welfare come importante<br />
Maurizio Fabbri, segretario generale <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Editoriale<br />
fattore di crescita e di redistribuzione<br />
della ricchezza. Tutto questo reso possibile<br />
dal fatto che è aumentata di fatto la<br />
confederalità.<br />
Nell’ambito di questa analisi lo <strong>Spi</strong> (e soprattutto<br />
lo <strong>Spi</strong> dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>) è<br />
stato un vero protagonista, perché ha contribuito<br />
ad affermarla agendo con coerenza<br />
sia sul piano politico che organizzativo<br />
e ha investito fortemente sul successo di<br />
questa linea.<br />
Che bilancio possiamo trarre quindi in<br />
questo momento di passaggio verso il nostro<br />
congresso? Gli accordi con la Regione<br />
hanno contribuito a un ridisegno significativo<br />
del sistema di welfare regionale. Fino<br />
ad arrivare al Piano sociale e sanitario regionale<br />
(Pssr) approvato nel giugno 2008.<br />
Nel 2005 è partito il Fondo Regionale per<br />
la Non Autosufficienza, con precise priorità<br />
programmatiche. Il confronto sui documenti<br />
finanziari regionali, Dpef e bilancio,<br />
è andato così avanti che quest’anno è stato<br />
possibile co-firmarli. Siamo stati al tavolo<br />
che in luglio ha definito l’accordo regionale<br />
per la ripartizione di ulteriori risorse del<br />
Fondo regionale sociale 2008, con il quale<br />
si è affrontato un programma straordinario<br />
di contrasto della crisi economica. Contribuendo<br />
così a definire le risorse e a dare indicazioni<br />
su come utilizzarle nei vari territori<br />
per il sostegno al reddito, per l’assistenza<br />
all’infanzia, per la lotta alla povertà.<br />
Ancora nel 2006 si è avviato il Piano di<br />
azione regionale per la popolazione anziana,<br />
il bilancio sociale. Tutti strumenti che<br />
ora stanno evolvendo per adattarli a fasce<br />
più giovani della popolazione.<br />
Parliamo di risultati concreti, dunque,<br />
accanto a problemi ancora aperti. Adesso<br />
dobbiamo dotarci di un nuovo programma<br />
di lavoro: è anche a questo che serve il<br />
congresso.
Sciopero generale del 12<br />
marzo, il punto della<br />
crisi in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
con le elezioni regionali sullo<br />
sfondo, il congresso <strong>Cgil</strong>: su<br />
questi temi abbiamo interpellato<br />
Danilo Barbi, segretario<br />
generale della confederazione<br />
regionale.<br />
La <strong>Cgil</strong> ha proclamato uno<br />
sciopero generale di quattro<br />
ore il 12 marzo, con manifestazioni<br />
territoriali. Da cosa<br />
è motivata questa scelta?<br />
Innanzitutto dalla gravità della<br />
crisi, che sta entrando nella<br />
fase più dura, sia per la tenuta<br />
dei redditi che per l’occupazione,<br />
mentre colpisce l’assenza<br />
di adeguate politiche di contrasto<br />
da parte del governo. Dunque<br />
la <strong>Cgil</strong> mantiene una forte<br />
continuità con la mobilitazione<br />
del mesi scorsi, per rivendicare<br />
ammortizzatori sociali più<br />
consistenti e più duraturi, una<br />
politica economica nazionale a<br />
sostegno della domanda interna<br />
e dello sviluppo, interventi<br />
per le fasce sociali più deboli.<br />
Tra questi voglio richiamare<br />
i migranti e sottolineare che<br />
episodi gravissimi come quelli<br />
di Rosarno non sono degni di<br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
Crisi, il peggio è in arrivo<br />
ma il patto regionale tiene<br />
Intervista a Danilo Barbi, segretario generale dell’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Mayda Guerzoni<br />
un Paese civile. Un altro nodo<br />
al centro dello sciopero riguarda<br />
la vertenza fisco.<br />
Non ti piacciono le due aliquote<br />
lanciate da Berlusconi?<br />
Per favorire i ricchi e creare<br />
maggiori ingiustizie? Lasciamo<br />
stare… tra l’altro le ha<br />
sparate e poi ritrattate. Invece<br />
la <strong>Cgil</strong> ha una proposta precisa<br />
in merito, per l’immediato<br />
e di prospettiva: riduzione<br />
delle tasse per lavoratori dipendenti<br />
e pensionati, con<br />
aliquote più basse solo per i<br />
redditi medio-bassi e maggiori<br />
detrazioni d’imposta; recupero<br />
dell’evasione fiscale, nuova tassazione<br />
sui grandi patrimoni e<br />
sulle rendite finanziarie. Su<br />
questa piattaforma abbiamo<br />
avviato una campagna di comunicazione<br />
in tutto il Paese.<br />
Ancora una volta però la <strong>Cgil</strong><br />
si muove da sola, in un clima<br />
di rottura nei rapporti con<br />
Cisl e Uil. Cosa vi divide?<br />
Una profonda distinzione strategica.<br />
Cisl e Uil hanno imboccato<br />
la strada degli accordi con<br />
il governo, anche separati, pensando<br />
così di arginare danni<br />
ancora più vistosi nelle scelte<br />
del centro destra. Ma in questo<br />
modo sono scesi sul terreno del<br />
governo e finiscono per avallare<br />
le sue politiche. Ad esempio<br />
sulla proposta delle due aliquote<br />
fiscali hanno evitato in<br />
realtà di pronunciarsi, parlando<br />
d’altro. La <strong>Cgil</strong> invece cerca<br />
il confronto nella chiarezza<br />
del rapporto con i lavoratori e<br />
i pensionati, forte del profilo<br />
alternativo generale delle proprie<br />
proposte politiche. Inoltre<br />
siamo divisi anche sul modello<br />
di sindacato. Comunque considero<br />
importante che qualche<br />
iniziativa unitaria su temi e in<br />
settori significativi riusciamo<br />
ancora ad assumerla.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
7
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
8<br />
Veniamo alla realtà della<br />
nostra regione. Che prezzo<br />
sta pagando alla crisi il<br />
mondo del lavoro dell’<strong>Emilia</strong><br />
<strong>Romagna</strong>?<br />
Un prezzo molto alto, anche legato<br />
al peso del manifatturiero<br />
nella nostra economia. Tra i<br />
precari rimasti a casa, i tempi<br />
indeterminati in mobilità soprattutto<br />
nelle piccole imprese,<br />
le crisi aziendali, le mancate<br />
nuove assunzioni, parlo di alcune<br />
decine di migliaia di persone<br />
coinvolte. È indicativo il tasso<br />
di disoccupazione, salito dal 3,1<br />
al 4,5%. Per di più temo che il<br />
peggio debba ancora arrivare:<br />
i dati di dicembre confermano<br />
che la cassa integrazione ordinaria<br />
ha invertito la curva e sta<br />
scendendo, ma la cig straordinaria<br />
schizza in alto e per molti si<br />
accorciano i tempi verso la prospettiva<br />
del licenziamento.<br />
Dimensione <strong>Cgil</strong><br />
Come ha reagito fin qui la società<br />
regionale?<br />
Il mio giudizio è positivo, a<br />
partire dal bilancio del patto<br />
per attraversare la crisi che<br />
ha determinato migliaia di<br />
accordi aziendali, con un ruolo<br />
importante del sindacato e<br />
delle istituzioni. Ma direi anche<br />
che molte imprese hanno<br />
fatto la loro parte per salvaguardare<br />
l’attività produttiva<br />
e il lavoro, adottando strategie<br />
organizzative in controtendenza<br />
rispetto al decennio<br />
appena concluso, per esempio<br />
riportando all’interno attività<br />
prima appaltate, accorciando<br />
la filiera. In questo bilancio,<br />
mi sento di dare due numeri<br />
significativi: da un lato circa<br />
50.000 posti di lavoro precari<br />
e di piccola impresa perduti,<br />
dall’altro almeno 40.000 salvati<br />
fin qui dagli accordi legati al<br />
Congressi in regione:<br />
ecco il calendario<br />
È in pieno svolgimento la campagna congressuale della<br />
<strong>Cgil</strong>, che rappresenta un momento chiave della vita<br />
democratica dell’organizzazione. Da dicembre e fino<br />
al 20 febbraio sono in corso le assemblee di base, nelle<br />
quali vengono presentati e votati due documenti<br />
congressuali globalmente alternativi: il documento “I<br />
diritti ed il lavoro oltre la crisi”, primo firmatario Gugliemo<br />
Epifani; il documento “La <strong>Cgil</strong> che vogliamo”,<br />
primo firmatario Domenico Moccia.<br />
Nel fitto calendario della campagna congressuale in<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> seguono i congressi di categoria dei<br />
territori e nei giorni 2-3 marzo i congressi di tutte le<br />
Camere del lavoro, esclusa Bologna che sarà impegnata<br />
dall’1 al 3 marzo. Sarà quindi la volta dei congressi<br />
di tutte le categorie regionali, ultimo lo <strong>Spi</strong>.<br />
Il congresso della <strong>Cgil</strong> regionale <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> si<br />
svolgerà nei giorni 18-19 marzo <strong>2010</strong> al Palacongressi<br />
di Riccione, con una platea di 710 delegate e delegati;<br />
l’assise della <strong>Cgil</strong> nazionale è in programma a Rimini<br />
dal 5 all’8 maggio.<br />
patto, che altrimenti oggi dovremmo<br />
sommare ai primi.<br />
Come vi attrezzate per affrontare<br />
quello che tu stesso<br />
consideri il peggio in arrivo?<br />
Le misure dell’intesa regionale<br />
restano valide e le abbiamo<br />
confermate, insieme a Cisl e<br />
Uil, nel verbale di incontro con<br />
la Giunta della Regione sul<br />
bilancio <strong>2010</strong>, che concentra<br />
risorse importanti per affrontare<br />
la crisi, in particolare a<br />
tutela dei lavoratori e delle famiglie<br />
in difficoltà, ma anche<br />
a sostegno delle imprese che<br />
investono in ricerca e innovazione<br />
per agganciare la ripresa.<br />
Proseguiamo dunque sulla<br />
strada tracciata nel 2009, per<br />
fare ancora meglio.<br />
Ma qual è l’idea forza attorno<br />
alla quale preparare seriamente<br />
la ripresa?<br />
Bisogna scommettere sull’e-conomia<br />
verde, che non significa<br />
solo energie rinnovabili, ma una<br />
vera e propria politica industriale<br />
all’insegna della sostenibilità<br />
ambientale, per rinnovare i processi,<br />
i prodotti, i materiali, attivando<br />
la rete regionale dei tecnopoli.<br />
Un’idea coltivata dalla<br />
Regione, che noi condividiamo.<br />
Che atteggiamento pensa<br />
di assumere la <strong>Cgil</strong> in vista<br />
dell’appuntamento con le elezioni<br />
regionali?<br />
Le politiche sociali e le politiche<br />
pubbliche a sostegno<br />
dello sviluppo, praticate dalla<br />
Regione <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>,<br />
portano un segno alternativo<br />
a quelle del governo di centro<br />
destra e di certo più corrispondente<br />
alla visione degli equilibri<br />
sociali ed economici che ha<br />
in mente la <strong>Cgil</strong>. In vista delle<br />
elezioni e di fronte alla dura<br />
realtà della crisi, chiederemo<br />
alla Regione di promuovere<br />
nuovi processi di uguaglianza.<br />
Prima di arrivare alle elezioni<br />
c’è la scadenza del congresso<br />
<strong>Cgil</strong>. Sono in corso le<br />
assemblee di base ed è presto<br />
per un bilancio. Per adesso<br />
cosa ti aspetti?<br />
Beh, intanto non nego di essere<br />
preoccupato per le tensioni<br />
che emergono nella gestione<br />
del dibattito su due mozioni<br />
globalmente alternative. Vedo<br />
il rischio di un confronto troppo<br />
chiuso e interno, tra posizionamenti<br />
di strutture, più che<br />
sulle proposte di merito. Ma le<br />
scelte sono tutte legittime ovviamente,<br />
e non ho dubbi che<br />
stiamo affrontando un grande<br />
momento di partecipazione.<br />
Auspico soprattutto una cosa,<br />
con molta convinzione: che il<br />
congresso confermi pienamente<br />
la confederalità come tratto<br />
caratteristico della <strong>Cgil</strong>, perché<br />
è questa storicamente la<br />
nostra forza.<br />
Danilo Barbi
Previdenza<br />
Ecco come il governo<br />
infierisce sulle pensioni<br />
Tamer Favali<br />
Segretario <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong><br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
I<br />
circa 18 milioni di pensionati<br />
italiani, ormai il 42%<br />
della popolazione elettorale,<br />
nella loro “busta paga”<br />
di <strong>gennaio</strong> hanno trovato l’aumento<br />
da perequazione automatica<br />
dello 0,7 per importi<br />
fino a 2.288,80 euro (cinque<br />
volte il trattamento minimo)<br />
e dello 0,525 per la parte<br />
eccedente.<br />
Hanno anche preso coscienza<br />
che l’aumento provvisorio<br />
del 3,3 nel <strong>gennaio</strong> 2009 era<br />
diventato un definitivo 3,2,<br />
determinando un conguaglio<br />
negativo dello 0,1 per 13 mensilità,<br />
che - scaricato sulla<br />
“busta paga” di questo mese di<br />
<strong>gennaio</strong> - non consentiva alcun<br />
aumento nell’immediato. Anzi,<br />
incombeva una riduzione che<br />
l’Inps (Inpdap e gli altri Istituti<br />
previdenziali invece no) ha<br />
mediato - anche su pressione<br />
sindacale - decidendo di ripartire<br />
sulle rate di <strong>gennaio</strong> e<br />
febbraio l’onere del conguaglio<br />
negativo. Gli importi di <strong>gennaio</strong><br />
e febbraio risulteranno non<br />
inferiori - ma anche non superiori<br />
- a quelli in pagamento<br />
fino a dicembre 2009, e quindi<br />
solo con il mese di marzo inizierà<br />
il “sollievo” dell’aumento<br />
dello 0,7.<br />
Come molta stampa ha enfatizzato,<br />
è iniziato anche il decennio<br />
della “nuova austerità<br />
previdenziale” per coloro che<br />
sono ancora in attività. I più<br />
colpiti saranno progressivamente<br />
quelli più lontani dal<br />
traguardo della cosiddetta<br />
terza età. Dal primo <strong>gennaio</strong><br />
<strong>2010</strong> sono scattati i nuovi coefficienti<br />
di calcolo della pensione<br />
contributiva, che riguardano<br />
tutti i lavoratori in attività<br />
ad esclusione di coloro che<br />
al 31 dicembre 1995 potevano<br />
vantare almeno 18 anni di<br />
contribuzione previdenziale.<br />
Il taglio di rendimento (fra<br />
un pensionato al 31 dicembre<br />
2009 e uno al primo <strong>gennaio</strong><br />
<strong>2010</strong>) oscilla tra il 6,3 e l’8,4. E’<br />
colpito anche chi andrà in pensione<br />
con il sistema misto (chi<br />
ha maturato meno di 18 anni<br />
di contribuzione previdenziale<br />
al 31 dicembre 1995), anche se<br />
in misura differenziata.<br />
Per non farsi mancare davvero<br />
nulla, nel <strong>2010</strong> inizia la progressione<br />
che porterà le donne<br />
occupate nel pubblico impiego<br />
ad andare in pensione a 65<br />
anni nel 2018, in accompagnamento<br />
del sistema generalizzato<br />
delle quote per il pensionamento<br />
(la sommatoria degli<br />
anni di contribuzione previdenziale<br />
e dell’età anagrafica),<br />
del meccanismo delle finestre<br />
di uscita (due nel <strong>2010</strong>, per<br />
le pensioni di anzianità con<br />
meno di 40 anni di contribuzione)<br />
e di quello delle uscite<br />
programmate per la pensione<br />
di vecchiaia: per queste ultime,<br />
raggiunti i 60 anni (per le<br />
donne) e i 65 anni (per gli uomini),<br />
non si incasserà subito<br />
la pensione, come avveniva in<br />
passato, ma si dovrà aspettare<br />
l’apertura di una delle quattro<br />
finestre previste ogni anno. Un<br />
modo per aumentare - senza<br />
dirlo - l’età pensionabile. Resta<br />
- a eccezione della scuola - l’indisponibilità<br />
alla previdenza<br />
complementare per tutto il<br />
comparto pubblico.<br />
Premessa la nostra posizione<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
9
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
10<br />
totalmente critica riguardo<br />
il “Libro bianco” governativo<br />
per l’obiettivo determinante di<br />
ridurre il peso della parte previdenziale<br />
a ripartizione e favorire<br />
l’espansione della parte<br />
a capitalizzazione, sottolineo<br />
alcuni nostri obiettivi strategici<br />
sulle questioni sopra citate,<br />
sempre al centro dell’attenzione<br />
popolare. Sono questioni<br />
spesso oggetto di campagne<br />
piene di menzogne, che spargono<br />
senso di insicurezza per<br />
chi vive la fase post-lavorativa,<br />
che mirano alla sudditanza sociale,<br />
culturale e politica nel<br />
mondo del lavoro, e che puntano<br />
alla rottura di ogni solidarietà<br />
e alla lacerazione dei<br />
rapporti fra le generazioni.<br />
Così non va. Continueremo a<br />
batterci a fondo per reintrodurre<br />
significativi elementi<br />
redistributivi e solidaristici,<br />
indispensabili a ridare un senso<br />
al sistema a ripartizione,<br />
consapevoli che per questo<br />
è indispensabile anche una<br />
svolta culturale e politica nel<br />
Paese.<br />
Morena Piccinini, nella sua<br />
apprezzata relazione al convegno<br />
nazionale <strong>Cgil</strong> del 3<br />
dicembre scorso “Il futuro<br />
delle pensioni: più equità,<br />
più solidarietà, più sostenibilità<br />
sociale”, ha affermato:<br />
“Come <strong>Cgil</strong> siamo stati protagonisti<br />
della costruzione del<br />
grande e strutturale cambiamento<br />
del sistema previdenziale<br />
costituito dalla riforma<br />
Dini del 1995. Non ne siamo<br />
pentiti, ma ogni giorno cresce<br />
la critica a chi disconosce<br />
e irride l’enorme senso<br />
di responsabilità che ci assumemmo<br />
e continuiamo ad<br />
onorare. Da allora è stata tutta<br />
una rincorsa a snaturare<br />
Previdenza<br />
ideologicamente la riforma e<br />
comprimere semplicemente<br />
la spesa pensionistica. Perché<br />
la ‘Dini’ non aveva solo la<br />
funzione di stabilizzare nel<br />
tempo la spesa pensionistica<br />
in rapporto al Prodotto interno<br />
lordo, risultato pienamente<br />
conseguito per ammissione<br />
di tutti compresa la stessa<br />
Ragioneria generale dello<br />
Stato, ma si poneva obiettivi<br />
di giustizia ed equità, nella<br />
piena conferma della validità<br />
strategica di un sistema pensionistico<br />
a ripartizione”.<br />
Spesa pensionistica<br />
Il bilancio d’esercizio Inps<br />
del 2008, consolidando pienamente<br />
il risultato del 2007,<br />
registra un attivo di 6 miliardi<br />
e 858 milioni di euro, pur<br />
oberato di prestazioni che<br />
in un’eventuale separazione<br />
fra previdenza ed assistenza<br />
(obiettivo ormai storico) non<br />
sarebbero di competenza:<br />
fatto a cui si aggiunge lo scandalo<br />
dei dirigenti industriali<br />
rientrati nell’ex odiata Inps,<br />
mantenendo sfacciate condizioni<br />
di miglior favore.<br />
Per il 2009 e il <strong>2010</strong> è prevista<br />
una stabilizzazione dei risultati<br />
2007/08. La lettura del<br />
risultato 2008, in particolare,<br />
evidenzia aspetti interessanti.<br />
Il Fondo lavoratori dipendenti<br />
segna un più 8 miliardi 170 milioni.<br />
Inoltre il deficit dei Fondi<br />
degli autonomi (coltivatori<br />
diretti-coloni-mezzadri: meno<br />
5.073 milioni, artigiani: meno<br />
3.676, commercianti: meno<br />
456) richiama al tema indifferibile<br />
del loro equilibrio finanziario.<br />
Non possono pretendere<br />
solidarietà a vita dal lavoro<br />
dipendente e da quello parasubordinato<br />
che, a sua volta, ha<br />
un avanzo di 8 miliardi e 251<br />
milioni di euro, e non pensare<br />
minimamente alla parificazione<br />
dell’aliquota contributiva e<br />
nemmeno alla strutturazione<br />
di un vero secondo pilastro. E<br />
ci sono 30 miliardi di crediti<br />
accertati che l’Inps vanta verso<br />
aziende per contributi non<br />
versati!<br />
La gestione economica 2008<br />
dell’Inpdap presenta un disavanzo<br />
di 4 miliardi e 381 milioni<br />
di euro, ed è una questione<br />
che va affrontata molto seriamente.<br />
Va sottolineato, infine,<br />
che vogliamo che i risparmi<br />
realizzati di anno in anno siano<br />
utilizzati per l’insieme delle<br />
politiche previdenziali e non<br />
assorbiti in altri capitoli del<br />
bilancio dello Stato, fra l’altro<br />
senza alcuna attinenza neppure<br />
con la spesa sociale in senso<br />
lato, com’è avvenuto con la Finanziaria<br />
<strong>2010</strong>.<br />
La condizione per le risposte<br />
urgenti alle pensioni basse<br />
è quindi evitare l’impoverimento<br />
delle altre (il nostro<br />
tasso di sostituzione, cioè<br />
il mantenimento del potere<br />
d’acquisto della prima pensione,<br />
è diventato il più basso<br />
dei Paesi di prima fascia in<br />
Europa) e risarcire proporzionalmente<br />
le pensioni vecchie,<br />
a partire da quelle che<br />
nel frattempo hanno perso<br />
più del 30% del loro valore<br />
iniziale.<br />
Occorre sviluppare il percorso<br />
aperto con l’accordo del 23 luglio<br />
2007 con il governo Prodi,<br />
intrecciandolo con le recenti<br />
proposte fiscali della <strong>Cgil</strong>, che<br />
potrebbero diventare rapidamente<br />
un patrimonio confederale<br />
unitario, a partire dal<br />
fatto che negli ultimi 10 anni<br />
l’incidenza dell’Irpef sui redditi<br />
da pensione è aumentata<br />
di oltre il 4%, così come resta<br />
inalterato il valore della Piattaforma<br />
nazionale unitaria dei<br />
pensionati.
Nuovi coefficienti<br />
Bisogna modificare un atteggiamento<br />
mentale assai presente,<br />
che non riguarda solo<br />
i giovani in una generica proiezione<br />
nel futuro. Nel 2009 ci<br />
sono già 750.000 pensioni a sistema<br />
misto o totalmente contributivo,<br />
in larga misura liquidate<br />
a donne. L’Inps prevede<br />
oltre 200.000 pensioni all’anno<br />
liquidate a sistema misto, con<br />
un risparmio di oltre 300 milioni<br />
di euro l’anno, e a crescere.<br />
Già al dicembre 2009 quelle<br />
pensioni sono molto più basse<br />
di quelle liquidate con il sistema<br />
retributivo: figurarsi con i<br />
nuovi coefficienti!<br />
La revisione dei coefficienti<br />
discende dall’accordo del 23<br />
luglio 2007con il governo Prodi,<br />
nel senso che il Protocollo<br />
sottoscritto e la Legge successiva<br />
prevedevano la costituzione<br />
di una Commissione per la<br />
verifica dei criteri che danno<br />
origine ai coefficienti, con<br />
l’impegno di ridefinirli per il<br />
<strong>2010</strong>. Questo governo delle destre<br />
non ha costituito la Commissione,<br />
non ha aperto alcun<br />
tavolo di confronto, ha semplicemente<br />
deciso. E oltre a <strong>Cgil</strong><br />
e <strong>Spi</strong>, e in parte l’opposizione<br />
parlamentare, non c’è stata<br />
molta protesta in giro.<br />
La nuova normativa produce<br />
disastri incalcolabili dal punto<br />
di vista sociale: e nel 2013 è<br />
prevista una nuova botta! Quel<br />
tavolo di confronto impedito<br />
serve ancora, da subito. La<br />
riforma Dini permette diverse<br />
interpretazioni dei parametri<br />
di riferimento: aspettativa di<br />
vita, certo, ma per esempio è<br />
uguale per tutti, in tutti i lavori?<br />
E la questione dei lavori<br />
usuranti? E l’intensità del fenomeno<br />
migrazione? E quanto<br />
sta cambiando la tipologia della<br />
composizione delle famiglie?<br />
E perché i nuovi coefficienti<br />
devono permeare l’intera vita<br />
contributiva e non valere solo<br />
dal primo <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong>?<br />
Al convegno del 3 dicembre<br />
Previdenza<br />
scorso Enrico Letta, nel 2007<br />
uno dei ministri più influenti<br />
nella trattativa con il governo<br />
Prodi, ha fatto severa autocritica<br />
per non essersi fatto carico<br />
delle proposte sindacali,<br />
specie della <strong>Cgil</strong>, di affrontare<br />
la questione dei tempi del pensionamento<br />
sul terreno della<br />
flessibilità come opportunità, e<br />
non dell’obbligo normativo. Sarebbe<br />
importante che la cultura<br />
dell’opportunità soppiantasse<br />
progressivamente la rigidità<br />
della coercizione; solamente<br />
su quel terreno la parola “riforma”<br />
riassume il senso positivo<br />
che storicamente l’accompagna<br />
e non la negatività che<br />
l’ha contrassegnata nell’ultima<br />
fase storica. Su questo terreno,<br />
come già è successo, possono<br />
coesistere positivamente processi<br />
di razionalizzazione e<br />
bisogni personali, visione generale<br />
e comportamento individuale.<br />
Confidiamo che l’esperienza<br />
insegni...<br />
Infine, per dirla con Morena<br />
Piccinini, ad oltre 10 anni dalla<br />
attivazione del primo Fondo<br />
negoziale per la previdenza<br />
complementare è bene indagare<br />
collettivamente luci ed ombre<br />
del sistema, peraltro ancora largamente<br />
incompleto. L’opinione<br />
lì espressa è che lo strumento<br />
in sé appare sufficientemente<br />
equilibrato, oltre che bisognoso<br />
di manutenzione appropriata ed<br />
innovazioni mirate.<br />
Non vado oltre perchè in materia<br />
l’elaborazione generale<br />
dello <strong>Spi</strong> è inesistente (personalmente<br />
lo considero un limite<br />
da affrontare), e perché,<br />
comunque, segnalo quanto sia<br />
attenta e presente la Confederazione,<br />
oltre che le Categorie<br />
del lavoro privato, su una questione<br />
essenziale. Dobbiamo<br />
rafforzare certezze, rimotivare<br />
la solidarietà generazionale,<br />
rafforzare la responsabilità<br />
pubblica, sviluppare equità<br />
e giustizia sociale. Ci aiuterà<br />
parlarne per bene nei nostri<br />
percorsi congressuali.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
11
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
12<br />
Storia e cultura<br />
Olocausto: un glossario<br />
per non dimenticare<br />
a cura del<br />
Dipartimento memoria<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
In base alla Legge n° 211<br />
del 20 luglio 2000, la Repubblica<br />
italiana riconosce<br />
il giorno 27 <strong>gennaio</strong>, data<br />
dell’abbattimento dei cancelli<br />
di Auschwitz, come “Giorno<br />
della memoria”, al fine di ricordare<br />
la Shoah (sterminio del<br />
popolo ebraico), le leggi razziali,<br />
la persecuzione italiana dei<br />
cittadini ebrei, gli italiani che<br />
hanno subito la deportazione,<br />
la prigionia, la morte, nonché<br />
coloro che, anche in campi e<br />
schieramenti diversi, si sono<br />
opposti al progetto di sterminio<br />
e, a rischio della propria<br />
vita, hanno salvato altre vite e<br />
protetto perseguitati.<br />
Pubblichiamo qui di seguito<br />
un glossario delle parole con<br />
cui si racconta la storia della<br />
Shoah. Per conoscere, riflettere,<br />
non dimenticare.<br />
Olocausto<br />
Con questo termine si intende<br />
la persecuzione e lo sterminio<br />
sistematico di circa 6 milioni<br />
di ebrei, attuati con burocratica<br />
organizzazione dal regime<br />
nazista e dai suoi collaboratori.<br />
“Olocausto” è un termine<br />
di origine greca che significa<br />
“sacrificio tramite fuoco”.<br />
Durante il periodo dell’Olocausto,<br />
le autorità tedesche<br />
presero di mira oltre agli ebrei<br />
altri gruppi ritenuti di “razza<br />
inferiore”: i Rom (gli zingari),<br />
i disabili, le popolazioni<br />
slave, i testimoni di Geova,<br />
gli omosessuali e altri gruppi<br />
per le loro idee politiche, in<br />
particolare coloro che credevano<br />
negli ideali del comunismo e<br />
del socialismo.<br />
Genocidio<br />
Il termine “genocidio” non esisteva<br />
prima del 1944. Si tratta<br />
di un termine molto specifico,<br />
che indica crimini violenti<br />
commessi contro determinati<br />
gruppi di individui con l’intento<br />
di distruggerli. Nel 1944<br />
un avvocato ebreo polacco,<br />
Raphael Lemkin, cercò di<br />
descrivere la politica nazista<br />
di sterminio sistematico che<br />
includeva la distruzione degli<br />
“Stalag XB”, un libro a fumetti<br />
racconta i militari che dissero no<br />
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i militari italiani furono disarmati dai tedeschi<br />
e costretti ad una drammatica scelta: proseguire la guerra sotto le insegne nazifasciste<br />
o essere deportati nei campi di concentramento. Molti di loro, oltre 750mila, rifiutarono<br />
di combattere al fianco dei tedeschi, scelsero di non aderire alla Repubblica di Salò e<br />
vennero internati nei lager nazisti. Non come prigionieri di guerra, ma come Internati<br />
militari italiani (Imi): uno status voluto da Hitler per sottrarli alla Convenzione di Ginevra<br />
e sfruttarli liberamente. Costretti a lavorare duramente, spesso ridotti alla fame, più<br />
di 45mila soldati e graduati morirono tra la fine del 1943 e il 1945.<br />
Sulla storia degli “Imi” abbiamo diari, documenti e testimonianze. Ora anche una versione<br />
a fumetti: l’autore e disegnatore Marco Ficarra l’ha raccontata nel graphic novel<br />
“Stalag XB”, pubblicato dalle edizioni Becco Giallo. Tra quei soldati italiani che rifiutarono<br />
di aderire a Salò c’era suo zio, Gioacchino Virga, giovane ufficiale<br />
uscito dall’Accademia di Modena. Ficarra ne ha ricostruito la storia<br />
di internato attraverso le commoventi lettere che lo zio scriveva ai<br />
familiari, e le foto scattate di nascosto nel lager dal compagno di<br />
prigionia Vittorio Vialli. Altre informazioni su www.stalagxb.net e<br />
su www.8settembre1943.info.<br />
Luca Baldazzi
ebrei europei. Egli coniò la parola<br />
“genocidio” unendo il prefisso<br />
“geno” - dal greco razza<br />
o tribù - con il suffisso “cidio”,<br />
dal latino “uccidere”.<br />
Ghetto<br />
Il termine “ghetto” ha origine<br />
dal nome del quartiere ebraico<br />
di Venezia creato nel 1516, nel<br />
quale le autorità veneziane obbligavano<br />
a risiedere gli ebrei.<br />
Nel XVI e XVII secolo si istituirono<br />
altri ghetti per ebrei a<br />
Praga, Roma, Francoforte e in<br />
altre città.<br />
Durante la seconda guerra<br />
mondiale i ghetti erano costituiti<br />
da quartieri (spesso<br />
recintati) nei quali i tedeschi<br />
concentravano la popolazione<br />
ebraica (sia quella residente<br />
nella città, sia – a volte<br />
– quella dell’intera regione)<br />
obbligandola a vivere in condizioni<br />
di estrema miseria. Lo<br />
scopo del ghetto era quello di<br />
isolare gli ebrei. Il ghetto poteva<br />
essere considerato “un<br />
luogo di transito” nell’ambito<br />
della “Soluzione finale”, il piano<br />
che prevedeva l’uccisione<br />
di tutti gli ebrei d’Europa e<br />
che ebbe inizio negli ultimi<br />
mesi del 1941. I tedeschi distrussero<br />
sistematicamente<br />
la maggior parte dei ghetti. I<br />
residenti erano generalmente<br />
fucilati o deportati ai centri di<br />
sterminio.<br />
Esistevano tre tipi di ghetto:<br />
i ghetti chiusi, quelli aperti<br />
e quelli destinati alla distruzione.<br />
Il ghetto più grande in<br />
Polonia fu quello di Varsavia,<br />
dove oltre 400.000 ebrei erano<br />
ammassati in un’area di meno<br />
di due chilometri quadrati.<br />
Campi di sterminio<br />
I nazisti istituirono i campi<br />
di sterminio per rendere più<br />
efficiente possibile l’assassinio<br />
di massa. Erano chiamati<br />
anche “campi della morte”, ed<br />
erano quasi esclusivamente<br />
vere e proprie “fabbriche di<br />
morte”. Nei campi di sterminio<br />
le Ss e la polizia tedesca<br />
assassinarono quasi 2.700.000<br />
ebrei tramite l’uso di gas tossici<br />
o tramite fucilazione. Il<br />
primo campo di sterminio ad<br />
essere realizzato fu quello di<br />
Chelmno, nel dicembre 1941<br />
e i prigionieri venivano uccisi<br />
all’interno di camere a gas<br />
mobili, installate su appositi<br />
furgoni. Il centro di sterminio<br />
più grande fu quello di Auschwitz-Birkenau,<br />
in Polonia,<br />
dove alla fine della primavera<br />
del 1943 funzionavano quattro<br />
camere a gas che utilizzavano<br />
la sostanza tossica nota come<br />
Storia e cultura<br />
Zyklon B: quando le deportazioni<br />
raggiunsero la massima<br />
intensità venivano uccise, con<br />
il gas, 6.000 persone al giorno.<br />
Le Ss consideravano i campi<br />
di sterminio un’operazione<br />
top secret: per cancellare<br />
ogni traccia delle uccisioni,<br />
unità speciali formate da prigionieri<br />
(Sonderkommandos)<br />
erano obbligate a rimuovere<br />
i cadaveri dalle camere a gas<br />
e a cremarli. Alcuni campi di<br />
sterminio vennero camuffati o<br />
modificati, nel tentativo di nascondere<br />
l’avvenuto assassinio<br />
di milioni di persone.<br />
I campi di concentramento<br />
nazisti<br />
Tra il 1933 e il 1945, la Germania<br />
nazista costruì circa 20.000<br />
campi di concentramento,<br />
con l’intento di imprigionarvi<br />
milioni di persone. Questi<br />
campi erano usati con diversi<br />
scopi: lavoro forzato, transito<br />
e quindi stazioni intermedie e<br />
quelli, invece, costruiti esclusivamente<br />
per l’eliminazione<br />
in massa dei prigionieri.<br />
Il regime nazista cominciò a<br />
realizzare una serie di strutture<br />
di detenzione per imprigionare<br />
ed eliminare i cosiddetti<br />
“nemici dello Stato”. La<br />
maggior parte dei prigionieri,<br />
nel 1933, era costituita da cittadini<br />
tedeschi: comunisti,<br />
socialisti, social-democratici,<br />
Rom, testimoni di Geova, omosessuali<br />
e persone accusate di<br />
comportamenti ritenuti asociali<br />
o devianti. Si chiamavano<br />
“campi di concentramento”<br />
perché servivano a “concentrare”<br />
fisicamente i prigionieri<br />
in un unico luogo.<br />
Nel 1938 ( annessione dell’Austria<br />
alla Germania) i nazisti<br />
iniziarono ad arrestare gli<br />
ebrei tedeschi ed austriaci<br />
e imprigionarli nei campi di<br />
Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen,<br />
tutti situati in Germania.<br />
Dopo l’invasione della<br />
Polonia, nel settembre 1939,<br />
i nazisti realizzarono diversi<br />
campi per i lavori forzati, dove<br />
migliaia di persone morirono<br />
per sfinimento, malnutrizione<br />
o esposizione alle intemperie.<br />
La direzione e la conduzione<br />
dei campi erano affidate<br />
a unità delle Ss e in alcuni di<br />
essi medici nazisti effettuarono<br />
numerosi esperimenti sui<br />
prigionieri.<br />
(Le informazioni di questo<br />
articolo sono state raccolte<br />
dal sito dello United States<br />
Holocaust Memorial<br />
Museum.<br />
http://www.ushmm.org).<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
13
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
14<br />
Dare un piccolo contributo<br />
“per la dignità<br />
degli ultimi”. E ricevere<br />
in cambio un pezzo di pane<br />
e una copia della Costituzione,<br />
la Carta fondamentale che regola<br />
per tutti noi i diritti e i<br />
doveri della convivenza civile.<br />
È questo il senso dell’iniziativa<br />
di solidarietà “Pane e alfabeto”,<br />
che chiama a raccolta i<br />
bolognesi per dare un sostegno<br />
concreto ai loro concittadini<br />
in carcere e agli stranieri rinchiusi<br />
nel Cie, Centro di identificazione<br />
ed espulsione.<br />
“Sono questi, le persone recluse,<br />
gli emarginati tra gli<br />
emarginati – ricorda Roberto<br />
Morgantini dell’Ufficio stranieri<br />
della <strong>Cgil</strong>, che ha promosso<br />
l’appello alla cittadinanza<br />
Solidarietà<br />
Pane, libri e Costituzione:<br />
un aiuto ai carcerati<br />
Luca Baldazzi<br />
Lucio Dalla al banchetto di “Pane e alfabeto”<br />
insieme a Mattia Fontanella<br />
e Riccardo Lenzi -. Infatti la<br />
situazione dei nostri concittadini<br />
nel carcere della Dozza<br />
o nei centri di detenzione per<br />
i ‘clandestini’ è spesso drammatica.<br />
In una condizione di<br />
cronico sovraffollamento e di<br />
tagli di bilancio imposti dal<br />
governo alle amministrazioni<br />
penitenziarie, molti detenuti<br />
non dispongono dei beni primari<br />
necessari alle più semplici<br />
azioni quotidiane: prodotti<br />
per l’igiene personale (spazzolini<br />
da denti, saponi, shampoo,<br />
dentifrici, bagnoschiuma, deodoranti),<br />
ma anche francobolli,<br />
carta da lettera, biancheria intima,<br />
infradito per doccia”.<br />
Per questo, il 6 <strong>gennaio</strong> scorso,<br />
in piazza Nettuno la festa<br />
dell’Epifania è diventata un’occasione<br />
per raccogliere offerte,<br />
libri e prodotti di uso comune<br />
per i carcerati. In cambio i<br />
L’iniziativa in piazza Nettuno<br />
promotori hanno distribuito<br />
pagnotte donate dall’Associazione<br />
panificatori bolognesi e<br />
copie della Costituzione donate<br />
da <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> e Arci, che hanno<br />
dato così la loro adesione concreta<br />
all’iniziativa.<br />
Lusinghiero il bilancio di questa<br />
prima giornata: sono stati<br />
raccolti circa 1200 euro e tanti<br />
libri e prodotti per l’igiene<br />
personale. Numerose, inoltre,<br />
le adesioni di personaggi del<br />
mondo della politica e dell’associazionismo,<br />
della cultura e<br />
dello spettacolo: dalla piazza<br />
sono passati per lasciare il loro<br />
contributo, fra gli altri, Lucio<br />
Dalla e il sindaco di Bologna<br />
Flavio Delbono. Ma l’iniziativa<br />
non si è fermata lì. “Abbiamo<br />
gettato un seme e la solidarietà<br />
si è messa in moto – dice<br />
Morgantini -: alcune persone<br />
che sono venute in piazza ci<br />
hanno detto che ripeteranno<br />
la raccolta nei paesi della<br />
provincia. Diversi consiglieri<br />
comunali di Bologna hanno<br />
devoluto un gettone di presenza<br />
a questa raccolta fondi. Così<br />
abbiamo deciso di continuare<br />
per tutto il mese di <strong>gennaio</strong>,<br />
confidando nella generosa<br />
risposta di una comunità civile<br />
e solidale come quella<br />
bolognese. E per il prossimo<br />
8 marzo pensiamo a un’altra<br />
iniziativa a favore delle donne<br />
detenute”.<br />
Il punto di raccolta per i prodotti<br />
e le donazioni di singoli<br />
cittadini, associazioni e gruppi<br />
si trova al Centro lavoratori<br />
stranieri della <strong>Cgil</strong> di Bologna,<br />
in via del Porto 16/c (tutti i<br />
giorni dalle 9 alle 13 e dalle 14<br />
alle 18, chiuso il giovedì mattina,<br />
aperto sabato mattina).<br />
Per informazioni si può scrivere<br />
all’indirizzo mail: Roberto_Morgantini@er.cgil.it.
Donne e diritti<br />
La risposta alla violenza<br />
non è chiudersi in casa<br />
Rossella Selmini<br />
Responsabile servizio<br />
Politiche per la sicurezza<br />
e la Polizia locale<br />
Regione<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Nel corso dei quindici<br />
anni di attività del<br />
Servizio politiche per<br />
la sicurezza e la polizia locale,<br />
ci siamo occupati in più occasioni<br />
di violenza maschile<br />
contro le donne, soprattutto<br />
con alcune ricerche di natura<br />
qualitativa e, recentemente,<br />
con una rassegna degli interventi<br />
normativi, soprattutto<br />
regionali, che si occupano del<br />
tema, attraverso una pubblicazione<br />
realizzata in collaborazione<br />
con il Servizio segreteria<br />
e affari generali della Giunta,<br />
pari opportunità e con il Servizio<br />
politiche familiari, infanzia<br />
e adolescenza.<br />
La scelta di utilizzare la definizione<br />
di violenza maschile<br />
contro le donne è coerente con<br />
l’impostazione teorica che guida<br />
questa analisi, che è quella<br />
del conflitto di genere. È nostra<br />
convinzione, infatti, che<br />
la violenza maschile sulle donne<br />
sia in misura ampiamente<br />
prevalente la manifestazione<br />
di un conflitto di genere e che<br />
queste forme di violenza, nella<br />
loro diversità, siano parte di<br />
un continuum che attraversa<br />
lo spazio pubblico e quello privato,<br />
anche se è in quest’ultimo<br />
che tale conflitto si esprime in<br />
modo più frequente, diffuso e<br />
a volte estremo.<br />
(…)Dall’indagine dell’Istat<br />
emerge un quadro nazionale<br />
piuttosto sconfortante. In<br />
Italia, circa una donna su tre<br />
nella fascia d’età considerata<br />
ha subito una violenza fisica<br />
o sessuale. Molte donne subiscono<br />
ripetutamente queste<br />
violenze, spesso entrambe le<br />
tipologie. La ricerca dimostra<br />
anche come il fenomeno sia<br />
ancora largamente sommerso,<br />
perché, oltre a denunciare<br />
raramente (e nonostante la<br />
percentuale di denunce di violenza<br />
sessuale sia passata dal<br />
5% del 1996 al 17% del 2005), le<br />
donne non parlano volentieri<br />
di quanto è loro accaduto, neppure<br />
con persone amiche.<br />
L’<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> è una regione<br />
in cui la violenza sembra essere<br />
molto diffusa, perché registra<br />
un tasso di vittime assai<br />
sopra la media nazionale. Solo<br />
il Lazio e poche altre regioni<br />
del Nord registrano più o meno<br />
lo stesso tasso.<br />
(…)Emerge però con chiarezza<br />
che nella nostra regione le<br />
donne dichiarano – e percepiscono<br />
come violenza – un<br />
numero maggiore di comportamenti<br />
maschili, e che la nostra<br />
regione è una di quelle,<br />
insieme a Trentino Alto Adige<br />
e Friuli-Venezia Giulia, dove il<br />
tasso medio di denuncia dal<br />
1996 al 2006 è il più elevato<br />
rispetto alla media nazionale.<br />
Le donne che dichiarano di<br />
essere state vittime di violenza<br />
fisica in <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong><br />
sono una su quattro (23,1%);<br />
due terzi lo sono state più volte<br />
(62,4%).<br />
La violenza è più probabile<br />
quando c’è un conflitto tra<br />
l’uomo e la donna, che coincide<br />
spesso con la fine della loro<br />
relazione. Gli autori principali<br />
e allo stesso tempo più recidivi<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
15
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
16<br />
sono infatti gli ex fidanzati, ex<br />
mariti o ex conviventi. La ricerca<br />
conferma anche come il<br />
luogo dove solitamente si consumano<br />
le violenze sia la casa.<br />
Abbiamo alcune ipotesi per<br />
spiegare questa maggiore diffusione<br />
del fenomeno nella nostra<br />
regione (e, in generale, in<br />
tutte le regioni del Nord Italia,<br />
più il Lazio) e le abbiamo verificate<br />
in questo lavoro incrociando<br />
i risultati con alcune<br />
variabili regionali: i tassi di<br />
separazione, il livello di istruzione,<br />
il tasso di occupazione<br />
femminile, la percentuale di<br />
donne che vivono sole, il numero<br />
di donne che ha uno stile di<br />
vita dinamico e che si prende<br />
cura di sé (ricostruito attraverso<br />
la percentuale di donne che<br />
dichiarano di fare sport nel<br />
tempo libero). Esiste una forte<br />
relazione, in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
e anche in altre regioni, tra<br />
queste variabili e la dichiarazione<br />
di vittimizzazione.<br />
(…)Infine, un’ulteriore spiegazione<br />
della maggiore percezione<br />
di insicurezza delle<br />
donne, come emerge dalle inchieste<br />
di vittimizzazione o da<br />
altre indagini qualitative, ha a<br />
che fare con l’associazione delle<br />
donne alla definizione di sé<br />
come soggetti vulnerabili e bisognosi<br />
di protezione, mentre<br />
agli uomini viene insegnato a<br />
nascondere le loro emozioni e,<br />
soprattutto, a non manifestare<br />
le loro paure.<br />
La vera differenza rimane nella<br />
percezione di sicurezza nel<br />
muoversi nello spazio pubblico,<br />
dove ancora le donne esprimono<br />
una preoccupazione<br />
maggiore, e soprattutto dove<br />
si vede che la limitazione dei<br />
propri comportamenti e della<br />
propria sfera di autonomia<br />
Donne e diritti<br />
per paura della criminalità è<br />
ancora molto più alta di quella<br />
maschile. E questo a dimostrazione<br />
che il discorso pubblico<br />
contemporaneo e il senso comune,<br />
che individua il pericolo<br />
maggiore per le donne fuori<br />
casa e per opera di sconosciuti,<br />
è in grado di influenzare<br />
fortemente le opinioni femminili,<br />
mettendo in secondo piano<br />
quello che è invece, per le<br />
donne, il luogo più pericoloso,<br />
la propria sfera domestica, e<br />
quelli che sono gli autori più<br />
probabili, i propri compagni o<br />
amici.<br />
(…) Questa è solo una parte,<br />
e neppure la più rilevante, del<br />
fenomeno della violenza sulle<br />
donne, ma è stata in grado di<br />
condizionare le opinioni comuni<br />
– incluse quelle femminili<br />
- e spesso anche le scelte<br />
in materia di prevenzione. In<br />
questi anni, abbiamo così visto<br />
susseguirsi proposte e iniziative<br />
tutte centrate sull’idea<br />
della protezione di donne indifese<br />
dalla minaccia di uno<br />
sconosciuto, attraverso la videosorveglianza,<br />
i taxi rosa, i<br />
parcheggi riservati e così via.<br />
Più recentemente, inoltre, abbiamo<br />
visto moltiplicarsi gli<br />
sforzi per accentuare l’intervento<br />
di natura penale in chiave<br />
fortemente repressiva.<br />
(…) Il cuore del problema sta<br />
nel conflitto di genere, conflitto<br />
che si acuisce in condizioni<br />
di maggiore indipendenza e<br />
autonomia delle donne, di cui<br />
le varie forme di violenza sono<br />
una manifestazione estrema,<br />
ma ampiamente diffusa<br />
nell’esperienza di vita di molte<br />
donne. Crediamo sia da questo<br />
dato che si dovrebbe partire<br />
per impostare politiche<br />
di prevenzione centrate sulla<br />
responsabilizzazione degli autori<br />
e sul sostegno alle donne<br />
non nell’ottica della tutela,<br />
ma della estensione delle loro<br />
libertà a vivere serenamente<br />
sia nello spazio pubblico che<br />
in quello privato.<br />
Per questo motivo, da alcuni<br />
anni la Regione <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
ha affiancato alla consolidata<br />
attività di sostegno ai centri<br />
antiviolenza alcuni progetti<br />
più sperimentali, legati alla<br />
prevenzione precoce: campagne<br />
di educazione al rispetto<br />
della differenza dalla scuola<br />
materna alla scuola dell’obbligo,<br />
interventi sull’adolescenza,<br />
secondo una logica che è quella<br />
di prevenire nei giovanissimi<br />
la diffusione di questi comportamenti,<br />
educare gli uomini al<br />
rispetto della differenza sessuale,<br />
continuare a intervenire<br />
nel momento dell’emergenza<br />
(ricordiamo qui anche la diffusione<br />
di programmi formativi<br />
delle polizie municipali per<br />
l’accoglienza alle donne che<br />
subiscono violenza).<br />
La soluzione non è tornare indietro<br />
e chiudere le donne in<br />
casa. La soluzione è ampliare<br />
gli spazi di libertà e di autonomia<br />
delle donne, educare<br />
i maschi a rispettarle, sostenere<br />
le coppie nelle fasi di<br />
separazione e nelle crescenti<br />
difficoltà ad affrontare la difficile<br />
condivisione dei compiti<br />
domestici e di cura, correggere<br />
le distorsioni istituzionali che<br />
ancora impediscono il pieno<br />
riconoscimento dei diritti delle<br />
donne, e così via. Per questo<br />
le nostre politiche vanno<br />
ripensate in una dimensione<br />
molto più ampia, che sia in<br />
grado di affrontare questi diversi<br />
aspetti, mentre il sistema<br />
penale va sollecitato ad introdurre<br />
anche tipologie nuove<br />
di intervento sugli autori, programmando,<br />
per esempio, interventi<br />
di recupero, anche in<br />
ambiente carcerario, degli uomini<br />
violenti. Esperienze che a<br />
tutt’oggi sono nel nostro Paese<br />
ancora molto limitate.<br />
L’articolo è la sintesi dell’intervento<br />
di presentazione di<br />
una ricerca sulla violenza di<br />
genere, l’11 <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong>. Il<br />
testo integrale è nel volume<br />
“Città sicure” n.35, anno <strong>2010</strong>.
Economia e consumi<br />
Nasce la “class action”<br />
ma è un’occasione sprecata<br />
Renza Barani<br />
Presidente<br />
Federconsumatori<br />
Modena<br />
Dal primo <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
anche in Italia esiste<br />
la “class action”, ovvero<br />
la “azione collettiva”. Purtroppo,<br />
la grande attesa e le<br />
legittime aspirazioni dei consumatori<br />
per quello che poteva<br />
rappresentare un forte ed efficace<br />
strumento di tutela dei<br />
loro diritti, sono state deluse.<br />
La class action all’italiana è<br />
nata dopo anni di discussioni<br />
parlamentari, iniziate nel 2004<br />
a seguito del crac Parmalat<br />
(uno dei primi shock finanziari<br />
che hanno colpito i risparmiatori<br />
e i cittadini). Dopo numerosi<br />
rinvii della sua entrata in vigore,<br />
prevista inizialmente per luglio<br />
2008, poi slittata a <strong>gennaio</strong><br />
2009 dopo le elezioni politiche<br />
ed il cambio della maggioranza<br />
di governo, e nuovamente rinviata<br />
a luglio, ora è realtà.<br />
Nel frattempo, purtroppo,<br />
l’esecutivo ha presentato una<br />
serie di emendamenti che hanno<br />
modificato in modo radicale<br />
la normativa già approvata. La<br />
legge che ora è in vigore, pur<br />
rappresentando una novità per<br />
il nostro Paese, nel quale non<br />
esisteva alcuno strumento di<br />
tutela collettiva per i consumatori<br />
e gli utenti che subiscono<br />
le conseguenze di comportamenti<br />
o pratiche commerciali<br />
scorrette, è stata svuotata di<br />
contenuto, e i suoi effetti sono<br />
assai ridotti. Per non parlare<br />
del percorso complesso e ricco<br />
di ostacoli da affrontare per<br />
potere indire la class action.<br />
Insomma, l’impressione di<br />
molti è che “la montagna abbia<br />
partorito il topolino”.<br />
L’aspetto più ingiusto è la<br />
mancanza di retroattività.<br />
Cosa significa, è presto detto:<br />
l’azione collettiva può essere<br />
promossa solo per gli illeciti<br />
commessi dal 16 agosto 2009<br />
in poi. Resta quindi esclusa<br />
la possibilità di promuovere<br />
delle cause collettive per i risparmiatori<br />
coinvolti nei crac<br />
recenti (Cirio, Parmalat, bond<br />
argentini, Lehman).<br />
Non siamo nemmeno sicuri<br />
della costituzionalità di una<br />
tale previsione, che comunque<br />
Federconsumatori ritiene particolarmente<br />
negativa, in quanto<br />
toglie la possibilità ai consumatori<br />
di ottenere un equo<br />
risarcimento a fronte della perdita<br />
dei loro risparmi.<br />
Ma questo non è l’unico ostacolo<br />
all’azione dei consumatori<br />
e delle loro associazioni. Innanzitutto<br />
l’azione collettiva<br />
non può essere promossa dalle<br />
associazioni dei consumatori,<br />
come era, invece, previsto nella<br />
precedente norma varata a fine<br />
2007 dal governo Prodi. A promuoverla<br />
prima di tutto possono<br />
essere i soli consumatori, che<br />
solo successivamente possono<br />
conferire mandato ad una associazione.<br />
Per avviare un’azione<br />
collettiva è anche necessario<br />
che i diritti da tutelare siano<br />
“identici”. Nel caso di una azione<br />
collettiva nei confronti delle<br />
banche, i diritti dei consumatori<br />
sono “identici”? Anche se quelle<br />
commissioni più onerose del<br />
massimo scoperto sono tutte diverse<br />
fra di loro? E si chiamano<br />
in modo diverso, come “tasso di<br />
sconfinamento” o “commissione<br />
di istruttoria urgente”? Se<br />
la legge deve essere presa alla<br />
lettera, si potrebbe ribattere<br />
che no, non sono “identici”: conseguentemente,<br />
non sarebbe<br />
nemmeno possibile impostare<br />
una azione di classe.<br />
Un altro ordine di problemi riguarda<br />
i tribunali competenti.<br />
La normativa prevede infatti<br />
che, salvo eccezioni, è competente<br />
solo il capoluogo della<br />
Regione in cui ha sede l’impresa<br />
imputata. Questo potrebbe<br />
significare che, se l’azienda<br />
responsabile di un disservizio<br />
o di un danno collettivo che<br />
si è verificato in tutta Italia<br />
si trova a Milano, i promotori<br />
dell’azione collettiva devono<br />
andare a Milano, con un dispendio<br />
di denaro e tempo da<br />
impiegare.<br />
Inoltre chi manda avanti<br />
un’azione collettiva è obbligato<br />
a pagarsi la pubblicità. Su<br />
questo la normativa è categorica.<br />
Dove farla e come lo dovrà<br />
stabilire il giudice. Quindi, ancora<br />
costi che si aggiungono.<br />
C’è poi tutto il capitolo che riguarda<br />
la rappresentatività. Il<br />
giudice può dichiarare l’azione<br />
inammissibile per diverse ragioni:<br />
perché “manifestamente<br />
infondata”, o perché “sussista<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
17
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
18<br />
un conflitto di interessi” o “il<br />
proponente non appare in grado<br />
di curare adeguatamente<br />
l’interesse della classe”. Altro<br />
intralcio, piuttosto nebuloso,<br />
che assegna ancor più potere<br />
decisionale al giudice. Ancora,<br />
nel caso il giudice dichiarasse<br />
inammissibile la domanda di<br />
azione di classe, i proponenti<br />
dovranno pagare le spese di<br />
pubblicità per informare tutti<br />
della propria sconfitta, ma<br />
c’è la possibilità che debbano<br />
anche risarcire l’impresa che<br />
hanno chiamato in giudizio.<br />
Per quanto poi, riguarda l’azione<br />
collettiva contro le inefficienze<br />
della Pubblica amministrazione,<br />
i cittadini che<br />
volessero promuoverla sono<br />
decisamente disincentivati dal<br />
farlo, perché non ne ricaverebbero<br />
alcun vantaggio personale.<br />
La class action italiana prevede<br />
che coloro che aderiscono<br />
all’azione debbano pagare le<br />
spese di procedimento sia in<br />
caso di compensazione delle<br />
spese (cosa che accade spesso<br />
davanti al Tar, anche in caso di<br />
accoglimento del ricorso) sia in<br />
caso di successo dell’Amministrazione<br />
(anche in questo caso<br />
i Tar condannano abitualmente<br />
i ricorrenti a pagare le spese).<br />
Perché, stando così le cose, il<br />
cittadino dovrebbe partecipare,<br />
sapendo che ha solo da perdere<br />
dall’adesione alla azione?<br />
In questi casi potranno essere<br />
le Associazioni dei consumatori<br />
ad avviare le azioni collettive:<br />
questo è positivo, certo, ma<br />
dovranno sopportarne i costi<br />
anche in caso di vittoria.<br />
Sono queste, in sintesi, le nostre<br />
riflessioni “a caldo”. Nei prossimi<br />
giorni, la Consulta giuridica<br />
nazionale darà indicazioni<br />
più precise. Certamente non è<br />
Economia e consumi<br />
questa la normativa che volevamo,<br />
perché non garantisce la<br />
tutela dei consumatori e degli<br />
utenti. Non è questa la legge<br />
per la quale ci siamo battuti in<br />
questi anni, quando abbiamo<br />
chiesto uno strumento per fare<br />
fronte agli squilibri contrattuali,<br />
che da sempre caratterizzano<br />
i rapporti fra consumatori<br />
ed imprese, e per poter agire<br />
nei confronti delle imprese che<br />
attuano meccanismi vessatori<br />
a danno dei consumatori. Nemmeno<br />
l’azione della Autorità<br />
garante della concorrenza e<br />
del mercato è sufficiente a debellare<br />
gli abusi delle imprese.<br />
Siamo contrari all’idea che una<br />
class action realmente efficace<br />
avrebbe costituito uno strumento<br />
dannoso per l’economia del<br />
Paese, come sostenuto da alcune<br />
associazioni imprenditoriali.<br />
Un’impresa seria, che rispetta le<br />
regole della concorrenza, della<br />
tutela dei lavoratori e della sicurezza<br />
dei prodotti non ha niente<br />
da temere. Anzi, a lungo andare<br />
sarà più forte sul mercato. Solo<br />
I pilastri dell’Unione<br />
le imprese che non rispettano<br />
le regole dovrebbero temere la<br />
class action.<br />
In questi primi giorni del <strong>2010</strong><br />
molte Associazioni dei consumatori,<br />
e tra queste anche<br />
Federconsumatori, hanno annunciato<br />
l’apertura di azioni<br />
collettive su diverse materie:<br />
si va dai servizi bancari e finanziari<br />
ai test “fai da te”<br />
per l’influenza suina, dai mutui<br />
al monopolio informatico<br />
di Microsoft. È evidente che<br />
dopo tanti anni di attesa c’è<br />
la voglia e la volontà di avere<br />
più giustizia per i consumatori.<br />
È evidente però che, per<br />
le ragioni che abbiamo elencato,<br />
l’azione collettiva, come<br />
ribadito anche dal presidente<br />
dell’Antitrust, deve essere<br />
usata in queste prime fasi con<br />
molta attenzione, ponderando<br />
bene la fondatezza delle azioni<br />
da portare avanti. Altrimenti<br />
vi è il serio rischio che essa<br />
perda di importanza e diventi<br />
uno strumento residuale. Questo<br />
significherebbe una sconfitta<br />
per i consumatori e per le<br />
loro associazioni.<br />
Auspichiamo compattezza ed<br />
unità di intenti delle Associazioni<br />
dei consumatori, sia<br />
nelle azioni stesse che nel rivendicare<br />
le variazioni di cui<br />
questa legge avrà bisogno una<br />
volta che ne sarà misurata la<br />
sua reale efficacia.<br />
Pillole d’Europa<br />
a cura di Livio Melgari Dipartimento internazionale <strong>Spi</strong><br />
L’Unione europea prende decisioni in tre “ambiti” (settori politici) distinti, noti anche come<br />
i tre “pilastri” dell’Ue.<br />
Il primo pilastro è l’”ambito comunitario”, che comprende la maggior parte delle politiche<br />
comuni e nel quale le decisioni sono prese con il “metodo comunitario”, cioè con la presentazione<br />
da parte della Commissione di una proposta al Consiglio e al Parlamento, che<br />
la discutono, propongono emendamenti e infine la adottano, facendone un atto legislativo<br />
dell’Ue (durante questo processo vengono spesso consultati altri organi, quali il Comitato<br />
economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni).<br />
Il secondo pilastro è la “politica estera e di sicurezza comune”, ambito nel quale il Consiglio<br />
decide da solo.<br />
Il terzo pilastro è la “cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale”: anche in questo<br />
caso l’unica istituzione a prendere decisioni è il Consiglio.<br />
Nell’ambito del primo pilastro il Consiglio decide di norma mediante “voto a maggioranza<br />
qualificata”, mentre per gli altri pilastri il Consiglio deve decidere all’unanimità: qualsiasi<br />
decisione può essere bloccata dal veto di un singolo Paese.
Il<br />
programma per il conteggio del<br />
bollo auto permette di calcolare<br />
l’importo della tassa automobilistica<br />
nel periodo di pagamento (che coincide<br />
con il mese successivo alla scadenza).<br />
Ad esempio: per i bolli che sono scaduti<br />
il 31/12/2009 il periodo di pagamento va<br />
dall’1/1/<strong>2010</strong> al 31/1/<strong>2010</strong>. Se il calcolo<br />
viene effettuato in una data successiva al<br />
periodo di pagamento, il servizio calcolerà<br />
anche le eventuali sanzioni ed interessi.<br />
Ad esempio: se il calcolo viene effettuato<br />
dall’1/1/<strong>2010</strong> al 31/1/<strong>2010</strong>, per le tasse automobilistiche<br />
scadute il 31/12/2009, non<br />
saranno calcolati sanzioni ed interessi. Se<br />
il calcolo viene effettuato dopo il 31/1/<strong>2010</strong><br />
verranno calcolati invece sanzioni ed<br />
interessi. Attenzione: l’indicazione di<br />
eventuali sanzioni e interessi non implica<br />
l’irregolarità di versamenti già effettuati.<br />
La competenza per la tassazione del bollo<br />
auto spetta alle Regioni, che gestiscono le<br />
banche dati relative ai versamenti.<br />
Il primo bollo per l’auto nuova<br />
Il primo bollo deve essere eseguito entro il<br />
mese di immatricolazione. Se però questa è<br />
avvenuta negli ultimi dieci giorni del mese,<br />
per pagare c’è tempo fino all’ultimo giorno<br />
del mese successivo. Se l’ultimo giorno del<br />
mese cade di giorno festivo o di sabato, la<br />
scadenza è spostata al primo giorno feriale.<br />
In ogni caso, il mese di immatricolazione<br />
deve essere pagato per intero (anche<br />
nel caso limite di immatricolazione avvenuta<br />
l’ultimo giorno del mese). La data di<br />
immatricolazione si rileva dalla carta di<br />
circolazione o, in mancanza, dal foglio di<br />
Consigli utili<br />
Il bollo auto:<br />
come e quando si paga<br />
Francesco Scarlino<br />
Segretario nazionale Ficiesse<br />
via rilasciato dagli uffici della ex Motorizzazione<br />
civile. Per le auto acquistate usate<br />
da un rivenditore, vale la data di autentica<br />
notarile dell’atto di vendita.<br />
Le auto anziane (con almeno 30 anni)<br />
Sono esenti dalla tassa automobilistica i<br />
veicoli (autovetture, motoveicoli…) costruiti<br />
da almeno trent’anni, senza che<br />
siano necessari particolari requisiti. Il<br />
beneficio spetta automaticamente, non<br />
occorre presentare una domanda apposita.<br />
Per verificare se si ha diritto al beneficio,<br />
fa fede la data di immatricolazione<br />
risultante dal “libretto” di circolazione.<br />
Se i veicoli in questione sono messi in<br />
circolazione su strade pubbliche, sono tenuti<br />
al pagamento di una tassa forfettaria<br />
dovuta in misura fissa a titolo di tassa di<br />
circolazione (indipendentemente dalla<br />
potenza del motore). Il pagamento può<br />
effettuarsi, senza sanzioni, in qualsiasi<br />
mese dell’anno, purché prima della messa<br />
in circolazione del veicolo. Questo regime<br />
agevolato non si applica ai veicoli “ ad uso<br />
professionale” . Sono da considerarsi tali,<br />
ad esempio, quelli adibiti al servizio pubblico<br />
da piazza, a noleggio, da rimessa o a<br />
La guida del cittadino<br />
scuola guida.<br />
I benefici indicati per le auto “anziane”<br />
si applicano con le stesse modalità nei<br />
riguardi dei veicoli che abbiano compiuto<br />
vent’anni e che abbiano i requisiti per<br />
essere considerati di particolare interesse<br />
storico e collezionistico. Si considerano<br />
tali i veicoli costruiti per le competizioni,<br />
quelli costruiti a scopo di ricerca tecnica o<br />
estetica, anche in vista di partecipazione<br />
ad esposizioni o mostre, e infine i veicoli<br />
che rivestono un particolare interesse in<br />
ragione del loro rilievo industriale, sportivo,<br />
estetico o di costume. A differenza dei<br />
veicoli con almeno 30 anni, il beneficio in<br />
questo caso non spetta automaticamente,<br />
ma solo se vi è stata, da parte dell’apposito<br />
Ente associativo riconosciuto dalla legge<br />
(Asi, Automotoclub storico italiano), la<br />
preventiva determinazione che individui<br />
quali sono i veicoli di particolare interesse<br />
storico e collezionistico. Se questi<br />
veicoli sono messi in circolazione su strade<br />
pubbliche, sono tenuti al pagamento di<br />
una tassa forfettaria in misura fissa, con le<br />
stesse condizioni di pagamento applicate<br />
alle “auto anziane”.<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
19
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
20<br />
Il<br />
bisogno-domanda di<br />
accompagnamento e<br />
trasporto sociale è in<br />
forte crescita per una serie di<br />
fattori: l’invecchiamento della<br />
popolazione, il ridimensionamento<br />
delle reti di protezione<br />
familiari, l’aumento delle famiglie<br />
unicellulari, l’organizzazione<br />
e la distribuzione sul<br />
territorio dei servizi pubblici<br />
(spesso anch’essi produttori<br />
di diseguaglianze negli accessi),<br />
l’estensione del diritto<br />
al lavoro, allo studio, alla vita<br />
sociale.<br />
Questa domanda si somma a<br />
quella “non espressa” perché<br />
la probabilità di ottenere risposte<br />
è molto bassa, oppure<br />
perché non si ha neppure la<br />
forza e la possibilità di “chiedere”.<br />
La dimensione di questa<br />
domanda si può stimare solo<br />
attraverso l’attività delle numerose<br />
associazioni e cooperative<br />
sociali che se ne occupano<br />
direttamente. Infatti questa<br />
domanda si scarica totalmente<br />
sulle famiglie, sui Comuni<br />
(che l’affrontano quasi sempre<br />
in modo singolo e non associato)<br />
e sull’associazionismo di<br />
volontariato e di promozione<br />
sociale. In un contesto di grave<br />
crisi economica, la domanda di<br />
Auser<br />
Il trasporto sociale:<br />
una domanda che cresce<br />
Franco Digiangirolamo<br />
Presidente Auser<br />
<strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
trasporto sociale e accompagnamento<br />
aumenta mentre le<br />
risorse pubbliche e private per<br />
poterla soddisfare diventano<br />
sempre più scarse.<br />
Su 12 associazioni Auser territoriali<br />
in <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong>,<br />
che operano sia sulla base<br />
di convenzioni con strutture<br />
pubbliche che su richieste<br />
dirette a Filo d’Argento, solo<br />
due dichiarano di essere riuscite<br />
a rispondere a tutte le<br />
richieste ricevute, mentre 10<br />
dicono di non essere in grado<br />
di rispondere a tutte le domande<br />
espresse. La domanda che<br />
abbiamo cercato di soddisfare<br />
come Auser aveva le seguenti<br />
caratteristiche: 75% accompagnamento<br />
e trasporto verso<br />
strutture sanitarie; 12% per<br />
attività di socializzazione; 12%<br />
verso strutture scolastiche;<br />
1% verso luoghi di lavoro. Tra i<br />
trasportati la stragrande maggioranza<br />
è di ultra65enni, e i<br />
diversamente abili sono il 15%<br />
del totale.<br />
In <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong> i Comuni<br />
adottano criteri di priorità<br />
per organizzare la risposta ai<br />
cittadini (salute, età, urgenza,<br />
consistenza delle reti familiari…),<br />
e 2/3 degli Enti locali<br />
convenzionati richiedono un<br />
contributo al cittadino. La<br />
compartecipazione dei cittadini<br />
alla spesa viene discussa, è<br />
oggetto di contrattazione con<br />
le organizzazioni sindacali,<br />
ed è estremamente difforme<br />
da realtà a realtà. Poche, ma<br />
preziose, le esperienze di coordinamento<br />
distrettuale o<br />
intercomunale dell’attività di<br />
trasporto sociale.<br />
Riteniamo, come Auser, che il<br />
miglioramento del trasporto<br />
sociale e accompagnamento<br />
sia uno dei terreni di lotta per<br />
superare le disuguaglianze<br />
nell’accesso ai servizi sanitari<br />
e sociali e le barriere che si<br />
frappongono ai diritti di cittadinanza,<br />
per la prevenzione<br />
del rischio di solitudine e di<br />
emarginazione di gran parte<br />
della popolazione anziana e<br />
disabile. La mobilità non è solo<br />
uno spazio di libertà ma una<br />
precondizione per l’esigibilità<br />
di fondamentali diritti (lavoro,<br />
istruzione, salute, relazioni<br />
sociali). Per il suo raggiungimento<br />
occorre un salto di qualità:<br />
nelle politiche pubbliche<br />
della Regione <strong>Emilia</strong> <strong>Romagna</strong>;<br />
nelle politiche territoriali<br />
delle istituzioni (Comuni, Asp,<br />
Aziende Usl in primo luogo),<br />
chiamate alla elaborazione<br />
dei “Piani per il benessere”;<br />
nel ruolo dell’associazionismo<br />
e della cooperazione sociale;<br />
nel ruolo della contrattazione<br />
sociale territoriale promossa<br />
dalle organizzazioni sindacali.<br />
Intendiamo farci carico di un<br />
processo di innovazione del<br />
welfare locale sul terreno del<br />
trasporto sociale e dell’accompagnamento,<br />
mettendo in pratica<br />
un concetto di sussidiarietà<br />
orizzontale che non si limiti<br />
a predisporre risposte che il sistema<br />
pubblico non è in grado<br />
o non vuole offrire, ma sappia<br />
proporre l’analisi dei bisogni e<br />
dei diritti dei cittadini più deboli,<br />
e avanzare proposte per<br />
il più efficiente utilizzo delle<br />
risorse pubbliche e private.
Territori e leghe<br />
Reggio <strong>Emilia</strong>, così la crisi<br />
colpisce i pensionati<br />
Paola Guidetti<br />
Guglielmo Epifani l’ha<br />
definita la crisi più<br />
grave degli ultimi 80<br />
anni. “Non passerà da un giorno<br />
all’altro”. E ha aggiunto: “Il<br />
governo quindi la smetta di<br />
fare ottimismo: serve un progetto<br />
all’altezza del problema<br />
e un piano di coesione sociale<br />
che coinvolga chi paga il prezzo<br />
più alto... servono nuove<br />
politiche redistributive, altrimenti<br />
si condannano migliaia<br />
di persone a valicare la soglia<br />
della povertà e a vivere sotto la<br />
dignità minima”.<br />
Maurizio Piccagli, segretario<br />
provinciale del sindacato<br />
pensionati <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> di Reggio<br />
<strong>Emilia</strong>, elenca i punti e le cifre<br />
di questa crisi che ha colpito<br />
pesantemente anche il sistema<br />
economico e produttivo<br />
emiliano. “I pensionati nella<br />
nostra provincia sono 130mila:<br />
di questi - sottolinea - più del<br />
50% hanno bisogno di un intervento<br />
strutturale, perché percepiscono<br />
una pensione mensile<br />
al di sotto dei 700 euro.<br />
Gli interventi del governo sono<br />
stati parziali e non hanno certo<br />
risolto il problema. La Social<br />
card non si è mostrata una<br />
soluzione utile. Non è giusto<br />
che chi ha lavorato 35-40 anni<br />
in fabbrica o in campagna ed<br />
è andato in pensione qualche<br />
anno fa abbia oggi difficoltà ad<br />
arrivare a fine mese”.<br />
Cosa chiede la <strong>Cgil</strong><br />
Una riduzione delle tasse sui<br />
redditi da pensione (a partire<br />
dal superamento del Fiscal<br />
drag), un intervento sui meccanismi<br />
di rivalutazione delle<br />
pensioni che possa garantire<br />
la copertura del costo della<br />
vita e il reddito perso negli<br />
anni scorsi, uno Stato sociale<br />
degno di un Paese civile (basato<br />
cioè sull’assistenza, ispirato<br />
a criteri di equità e giustizia<br />
sociale), e non un sostegno residuale<br />
fatto di misure caritatevoli<br />
(i bonus).<br />
Pesanti conseguenze per i<br />
lavoratori autonomi<br />
La crisi ha modificato anche<br />
questioni di carattere previdenziale.<br />
Auro Algeri, del<br />
patronato Inca <strong>Cgil</strong> di Reggio<br />
<strong>Emilia</strong>, parla delle conseguenze<br />
pensionistiche dei lavoratori<br />
autonomi. “Per queste categorie<br />
economiche non esistono<br />
ammortizzatori sociali che<br />
garantiscono trattamenti sostitutivi<br />
del reddito da lavoro,<br />
mentre il lavoro dipendente<br />
può avere cassa integrazione,<br />
disoccupazione, mobilità… I<br />
commercianti e gli artigiani<br />
non hanno trattamenti economici<br />
sostitutivi del reddito per<br />
i periodi di crisi, se si esclude<br />
la cosiddetta rottamazione dei<br />
negozi: infatti nel commercio<br />
le donne di 57 anni e gli uomini<br />
di 62, se restituiscono le<br />
licenze, hanno diritto ad un<br />
trattamento economico pari<br />
alla pensione minima fino a<br />
quando non raggiungono l’età<br />
per la pensione di vecchiaia”.<br />
Il popolo delle partite Iva<br />
Parlare di questo a Reggio<br />
<strong>Emilia</strong> è importante, perché<br />
in questa provincia esistono<br />
migliaia di lavoratori autonomi,<br />
in particolare nel settore<br />
dell’edilizia, che hanno scelto<br />
o sono stati costretti ad aprire<br />
le cosiddette partite Iva, pur<br />
essendo essenzialmente dei<br />
prestatori d’opera e quindi dei<br />
lavoratori dipendenti. Questi<br />
lavoratori hanno un danno<br />
immediatamente percepibile<br />
a causa della mancanza<br />
di lavoro e di reddito. Quello<br />
che spesso ignorano è il grave<br />
danno che subiscono sul piano<br />
previdenziale e pensionistico.<br />
Per coloro che hanno scelto di<br />
inquadrarsi nel lavoro autonomo<br />
o hanno subito tale situazione<br />
con l’illusione di avere<br />
un reddito diretto più elevato<br />
(a scapito delle loro coperture<br />
assicurative e previdenziali),<br />
si pone il problema di riconsiderare<br />
la loro prospettiva e<br />
di battersi, al fine di vedersi<br />
riconosciuta l’effettiva posizione<br />
di prestatori d’opera, come<br />
lavoratori dipendenti. Non<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
21
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
22<br />
tutte le attività autonome hanno<br />
registrato un azzeramento<br />
del reddito o si sono cancellate<br />
per chiusura dell’attività:<br />
molte hanno avuto una consistente<br />
riduzione del lavoro<br />
e di conseguenza del reddito.<br />
Questo significa che ai fini delle<br />
pensioni di questi soggetti<br />
si determineranno delle conseguenze<br />
molto pesanti. Molto<br />
più di quanto non succeda nel<br />
settore del lavoro dipendente.<br />
I lavoratori dipendenti con gli<br />
ammortizzatori sociali hanno<br />
magari consistenti riduzioni<br />
di reddito, ma la contribuzione<br />
figurativa li tutela per quanto<br />
riguarda la pensione. Mentre<br />
gli artigiani e i commercianti,<br />
che magari fino al 2008 dichiaravano<br />
redditi piuttosto elevati,<br />
con la crisi avranno, oltre<br />
ad una consistente riduzione<br />
del reddito, una consistente riduzione<br />
dei contributi versati.<br />
Tali contributi sono calcolati<br />
in percentuale sull’imponibile<br />
fiscale del loro reddito. La riduzione<br />
consistente di questi<br />
Territori e leghe<br />
imponibili potrà avere pesanti<br />
conseguenze sul calcolo delle<br />
loro pensioni, che ovviamente<br />
sono differenziate sulla base<br />
di parametri diversi. Tutto dipende<br />
da quanto consistente<br />
sarà la riduzione del reddito,<br />
per quanto tempo durerà questa<br />
riduzione, quanto sarà l’anzianità<br />
maturata nella gestione<br />
autonoma. Dunque inserire<br />
anni di bassa contribuzione<br />
dopo periodi di importi superiori<br />
può abbassare in modo<br />
consistente ed irreversibile la<br />
prestazione. Questo danneggia<br />
maggiormente i soggetti molto<br />
giovani, che andranno in pensione<br />
con il sistema contributivo:<br />
già sono penalizzati perchè<br />
accantonano il 20% contro il<br />
33% dei dipendenti, se poi il<br />
20% viene calcolato su imponibili<br />
bassi il danno è altissimo.<br />
“Sempre sul piano delle diversità<br />
che caratterizzano la gestione<br />
previdenziale tra lavoratori<br />
dipendenti e autonomi<br />
- conclude Algeri - segnaliamo<br />
inoltre che per il calcolo della<br />
pensione dei dipendenti si può<br />
applicare - in virtù di una sentenza<br />
della Corte costituzionale<br />
- una norma che permette<br />
di escludere gli ultimi anni<br />
dal calcolo della pensione,<br />
qualora questi fossero penalizzanti.<br />
I lavoratori autonomi<br />
sono invece esclusi da questa<br />
opportunità”.<br />
È chiaro allora quanto sia indispensabile<br />
una attenta gestione<br />
delle conseguenze previdenziali<br />
che la crisi comporta,<br />
conseguenze che non vengono<br />
immediatamente percepite<br />
dai lavoratori interessati. Occorre<br />
allora che coloro che<br />
sono formalmente artigiani<br />
(ma in quanto puri prestatori<br />
d’opera dovrebbero essere<br />
inquadrati come dipendenti)<br />
riflettano sulla loro attuale<br />
condizione e si documentino<br />
bene sulle prospettive pensionistiche,<br />
per non trovarsi alla<br />
fine dell’attività lavorativa con<br />
una pensione ‘da fame’. Il patronato<br />
Inca <strong>Cgil</strong> è a disposizione<br />
di tutti questi lavoratori<br />
per l’indispensabile attività di<br />
assistenza.<br />
Un esempio<br />
Un dipendente che ha accumulato<br />
35 anni di contributi (con<br />
una media salariale di 50mila<br />
euro lordi l’anno) avrebbe maturato<br />
il 70% di 50mila euro,<br />
cioè 35mila euro lordi annui di<br />
pensione. A causa della crisi,<br />
questo dipendente potrebbe<br />
trovarsi una riduzione del salario<br />
da 50mila a 30mila euro<br />
annui. Tra 5 anni, quando avrà<br />
40 anni di contributi e la media<br />
salariale su cui verrà calcolata<br />
la pensione sarà tale da determinare<br />
un importo di pensione<br />
molto più basso, il lavoratore<br />
potrà chiedere di riportare la<br />
sua pensione ai 35mila euro<br />
che aveva maturato prima<br />
della riduzione dello stipendio.<br />
Tutto ciò invece, per motivi<br />
che non sono socialmente<br />
comprensibili, non può essere<br />
applicato a favore dei lavoratori<br />
autonomi, i quali dovrebbero<br />
mobilitarsi per ottenere parità<br />
di diritti.
Si è rinnovato anche nel<br />
2009 il tradizionale<br />
concerto-spettacolo che<br />
da ormai quattordici anni il<br />
sindacato pensionati di Modena<br />
offre per Natale ai propri<br />
volontari e iscritti. Lunedì<br />
21 dicembre scorso, al teatro<br />
Storchi di Modena, è andato<br />
in scena lo spettacolo “Scritto<br />
sull’acqua, vita e voci dalla<br />
savana” con Ivana Monti, Anna<br />
Palumbo e Teri Weikel.<br />
Lo spettacolo, opera della scrittrice<br />
modenese Annalisa Vandelli,<br />
racconta la vita dell’altopiano<br />
e della savana in Etiopia,<br />
dove l’acqua è il filo conduttore<br />
dell’esistenza. Un emozionante<br />
viaggio nelle arti che vuole<br />
dar voce alle minoranze, e che<br />
si snoda in una serie di lunghi<br />
monologhi interiori di diversi<br />
personaggi africani posti di<br />
fronte alle difficoltà della vita e<br />
Territori e leghe<br />
Modena, per gli iscritti <strong>Spi</strong><br />
una sera di teatro e tango<br />
Norma Lugli<br />
Segretaria territoriale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Modena<br />
della Storia.<br />
Il secondo tempo è stato dedicato<br />
al concerto del quintetto<br />
Tango Fatal, che ha proposto<br />
le atmosfere suggestive e sensuali<br />
della musica rioplatense,<br />
in una alternanza tra brani e<br />
pezzi strumentali, tra tango<br />
classico del primo Novecento,<br />
“tango nuevo” di Astor Piazzolla<br />
e composizioni originali,<br />
per una performance tutta al<br />
femminile.<br />
Lo spettacolo è stato preceduto<br />
da un saluto della segretaria<br />
provinciale <strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Luisa<br />
Zuffi e della segretaria confederale<br />
Fiorella Prodi.<br />
Il concerto-spettacolo è stato<br />
dedicato alle lotte delle donne<br />
per l’emancipazione e i diritti,<br />
e rientra nelle celebrazioni<br />
partite fin dal 2008 in occasione<br />
del centenario dell’8 marzo,<br />
festa internazionale della<br />
donna: la manifestazione ha<br />
inoltre avuto il patrocinio del<br />
Comune e della Provincia di<br />
Modena.<br />
Un momento dello spettacolo. In basso il teatro Storchi,<br />
l’attrice Ivana Monti e il pubblico della serata<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
23
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
24<br />
Il<br />
pomeriggio del 15 dicembre<br />
scorso, allo<br />
Zoe Caffè di Santarcangelo,<br />
è nato il terzo “Posto<br />
delle fragole” della provincia<br />
di Rimini. Il Coordinamento<br />
donne del Sindacato pensionati,<br />
come già a Riccione e a<br />
Bellaria, dove sono costituiti<br />
da tempo i “Posti delle fragole”<br />
come luoghi di socializzazione<br />
e di incontro dedicati<br />
alle donne, ha pensato di organizzare<br />
a Santarcangelo un<br />
primo confronto sulla possibilità<br />
di realizzare sul territorio<br />
Rimini-nord (Santarcangelo,<br />
Poggio Berni, Torriana) tale<br />
esperienza, che ha dimostrato<br />
nel tempo di essere una risposta<br />
concreta ai problemi delle<br />
donne.<br />
Non esistono modi e regole<br />
prefissate nella organizzazione<br />
e nella gestione dei gruppi,<br />
ma il forte convincimento che<br />
insieme è possibile conoscere<br />
meglio ed affrontare i molteplici<br />
problemi che connotano<br />
oggi la condizione femminile,<br />
sia a livello individuale che<br />
politico-sociale; ogni gruppo<br />
quindi decide in autonomia i<br />
tempi, i modi, i contenuti degli<br />
incontri.<br />
Così a Bellaria e a Riccione,<br />
con cadenza settimanale, le<br />
Territori e leghe<br />
C’è un “Posto delle fragole”<br />
anche a Santarcangelo<br />
Giovanna Gazzoni<br />
Coordinamento donne<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Santarcangelo<br />
donne dello <strong>Spi</strong>, ma anche chi<br />
voglia liberamente partecipare,<br />
si incontrano per seguire<br />
corsi di scrittura autobiografica<br />
(quest’anno la conoscenza<br />
di sé attraverso un percorso<br />
sulla memoria dei sensi), laboratori<br />
di cucina creativa,<br />
incontri di approfondimento<br />
su temi e luoghi di cui si parla:<br />
da un reportage di viaggio in<br />
Palestina, alla figura femminile<br />
nella Costituzione, dalla<br />
discussione e approfondimento<br />
del tema della violenza sulle<br />
donne, alla condivisione delle<br />
diversità con le donne appartenenti<br />
ad altre culture. Sono<br />
momenti di auto-formazione<br />
e di confronto, in cui si scambiano<br />
conoscenze e saperi, due<br />
ore tutte “per sé” sottratte ai<br />
molteplici impegni familiari<br />
e professionali che occupano<br />
i tempi delle donne, da cui si<br />
esce più consapevoli e con una<br />
accresciuta stima di sé.<br />
Punto di riferimento fondante<br />
e condiviso, alla base di ogni<br />
attività ed iniziativa, il convincimento<br />
che solo una reale<br />
parità, ancora lontana dall’essere<br />
raggiunta in tutti i campi,<br />
dal privato al politico, può garantire<br />
il riconoscimento delle<br />
capacità e dei “talenti” delle<br />
donne. Ma per realizzare ciò è<br />
necessario che le donne stesse<br />
ne siano consapevoli. E questo<br />
può avvenire meglio in un<br />
gruppo aperto, in cui si scambiano<br />
conoscenze, esperienze<br />
e perché no, momenti di svago.<br />
Silvana Cerruti, responsabile<br />
del coordinamento donne della<br />
Provincia, convinta organizzatrice<br />
e instancabile animatrice<br />
dei Posti delle fragole, ha<br />
presentato alcune delle esperienze<br />
più importanti realizzate<br />
in questi anni su temi diversi:<br />
dalla democrazia paritaria,<br />
alla violenza in tutti gli aspetti<br />
in cui si manifesta, fisica, psicologica,<br />
verbale; dal lavoro di<br />
cura in ambito familiare alle<br />
varie forme di razzismo che<br />
agiscono inconsapevolmente<br />
anche in noi. Gianna Bisagni,<br />
segretaria provinciale dello<br />
<strong>Spi</strong>, ha ricordato la necessità<br />
che la componente femminile,<br />
ancora non pienamente<br />
presente e significativa nel<br />
mondo sindacale, acquisti<br />
maggiore forza, sottolineando<br />
però il fatto che la provincia<br />
di Rimini si distingue per iniziative<br />
tendenti a favorire una<br />
reale “pari opportunità”. Come<br />
ad esempio il recente corso di<br />
formazione “Stima e autostima<br />
nel lavoro sindacale”, a cura<br />
del dottor Gilberto Giaretta.<br />
A Santarcangelo, che pure è<br />
un paese con forte identità,<br />
ricco di storia, di cultura. di<br />
associazioni, non esiste un<br />
luogo “dedicato” in modo specifico<br />
alle donne: l’auspicio è<br />
che ciò che nasce oggi possa<br />
diventare un’opportunità per<br />
raccogliere e coordinare tutte<br />
quelle iniziative che in ambiti<br />
e in modi diversi tendono a favorire<br />
il percorso delle donne<br />
verso un compiuto riconoscimento.<br />
I prossimi appuntamenti,<br />
di cui si darà notizia,<br />
potrebbero riguardare, oltre<br />
ai lavori in preparazione del<br />
Congresso per garantire un’effettiva<br />
parità tra donne e uomini<br />
nella composizione degli<br />
organismi dirigenti ed esecutivi,<br />
due ricorrenze importanti:<br />
la Giornata della memoria e l’8<br />
marzo.
Territori e leghe<br />
Bologna, basta un clic<br />
per sapere come stai<br />
Bruno Pizzica<br />
Segretario generale<br />
<strong>Spi</strong>-<strong>Cgil</strong> Bologna<br />
La propria storia sanitaria<br />
in un clic. È il Fascicolo<br />
sanitario elettronico<br />
(Fse) l’ultima innovazione<br />
del sistema Cup a Bologna, che<br />
rappresenterà una piccola rivoluzione<br />
nella gestione delle<br />
notizie sanitarie personali. Il<br />
progetto è stato presentato alla<br />
fine di dicembre e comincerà<br />
ad essere sperimentato in queste<br />
settimane: a far da cavia<br />
alcune decine di over 60enni<br />
indicati, tra gli altri, dallo <strong>Spi</strong>,<br />
che, come sempre, collabora<br />
attivamente ad iniziative che<br />
provano a migliorare il rapporto<br />
dei cittadini con i servizi e<br />
a garantire la migliore presa<br />
in carico. Cos’è il Fse? La registrazione<br />
informatica di tutti i<br />
dati che riguardano il singolo<br />
cittadino, dalla prima malattia<br />
infantile, alle influenze, agli<br />
esiti diagnostici e di laboratorio,<br />
ai ricoveri ospedalieri... La<br />
storia sanitaria in un clic appunto,<br />
quello necessario ad accendere<br />
il computer, segnalare<br />
la propria password ed entrare<br />
nel fascicolo personale. Ogni<br />
cittadino coinvolto disporrà di<br />
una propria chiave d’entrata,<br />
per garantire a tutti il pieno<br />
rispetto della privacy: la prima<br />
“chiave” è stata consegnata,<br />
rigorosamente in busta chiusa,<br />
al presidente Romano Prodi.<br />
Il cittadino potrà decidere il<br />
grado di riservatezza delle<br />
informazioni di cui disporrà il<br />
proprio fascicolo; il medico curante<br />
potrà essere autorizzato<br />
ad accedere al sito per tenere<br />
sempre aggiornate e sotto controllo<br />
le condizioni di salute<br />
del proprio paziente.<br />
Gli usi pratici? A naso e in attesa<br />
di verificare gli esiti della<br />
sperimentazione, almeno due:<br />
il primo, quello di non aver più<br />
bisogno di faticose (e ogni tanto<br />
inutili) ricerche dell’ultima<br />
lastra, quella fatta 2 o forse 3<br />
anni fa e che occorre esibire<br />
al radiologo per un confronto<br />
(“... com’era il colesterolo<br />
l’ultima volta? 190, no 220...<br />
boh, chissà dove sarà finito il<br />
risultato di quell’esame”), ovvero<br />
ancora di avere a portata<br />
di mano i dati sensibili della<br />
propria cartella clinica dopo<br />
un ricovero; il secondo, ancora<br />
più importante e in certi casi<br />
determinante, è la possibilità<br />
di rendere noti in tempo reale<br />
i propri dati sanitari e la loro<br />
evoluzione a chi mi sta curando,<br />
magari lontano da casa.<br />
Il progetto, al quale lo <strong>Spi</strong> di<br />
Bologna ha aderito con interesse<br />
e curiosità e con il quale<br />
sta collaborando, coinvolgerà<br />
in una prima fase sperimentale<br />
una cinquantina di cittadini<br />
“volontari” ai quali sarà fornita<br />
la password e che saranno<br />
aiutati a creare il proprio fascicolo<br />
e a tenerlo aggiornato.<br />
La collaborazione con Cup<br />
2000 è ormai antica e consolidata:<br />
da ultimo, i compagni<br />
e le compagne delle leghe di<br />
città San Ruffillo, Savena e<br />
Borgo Panigale lavorano con<br />
alacrità e soddisfazione al progetto<br />
“e-care/oldes”, una presa<br />
in carico a distanza di persone<br />
anziane fragili, che dovrà<br />
costituire un importante antidoto<br />
alla solitudine, all’abbandono,<br />
all’insorgenza della non<br />
autosufficienza.<br />
In questo senso il Fascicolo sanitario<br />
elettronico è una ulteriore<br />
tappa verso la costruzione<br />
di un sistema sanitario e sociale<br />
attento alle condizioni<br />
di vita delle persone, che si<br />
metta in grado di stabilire una<br />
relazione positiva, di “copertura”,<br />
prima che si manifestino<br />
patologie invalidanti; nel percorso<br />
ha grande importanza il<br />
progetto “Sole”, che prevede il<br />
collegamento in rete dei medici<br />
di medicina generale e il<br />
loro accesso diretto ai sistemi<br />
di prenotazione di visite e diagnostica.<br />
Una medicina organizzata<br />
attorno alla persona<br />
e non al tipo di patologia del<br />
quale si è portatori, quindi più<br />
umana e disponibile ma anche<br />
più in grado di promuovere<br />
buone condizioni di vita, il<br />
più a lungo possibile, ciascuno<br />
nella propria abitazione. Come<br />
non farsi coinvolgere?<br />
(N.B., per la cronaca: anche il<br />
vostro cronista ha cercato di<br />
ottenere la password e entrare<br />
nel gruppo di chi sperimenta<br />
il Fse; non è stato possibile...<br />
i miei anni sono troppo pochi.<br />
Ci riproverò).<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
25
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
26<br />
La paura e la rabbia<br />
Vivere l’altrove: storie di migranti nella globalizzazione<br />
Anna Maria Pedretti<br />
L’intento di questa sezione del giornale<br />
che da più di un anno i nostri<br />
lettori seguono è sempre stato quello<br />
di fare della memoria non un’operazione<br />
di nostalgia, un come eravamo fine a se<br />
“Caino negli Stati Uniti”, opera del pittore David Alfaro Siqueiros<br />
I temi della memoria<br />
stesso, ma uno strumento che ci rammenti<br />
il nostro passato anche recente e le condizioni<br />
che ci hanno portato ad emigrare<br />
(ventinove milioni di italiani tra la fine<br />
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento<br />
hanno popolato le regioni più lontane del<br />
pianeta! e questa, come tutti sanno, non è<br />
stata l’unica ondata migratoria) per dotarci<br />
di una lente che ci permetta di leggere<br />
ciò che accade nel nostro presente con
maggiore consapevolezza, ci eviti di cadere<br />
vittime di una propaganda violenta e intimidatoria<br />
che stimola sentimenti di odio<br />
e di separatezza, ci impedisca di diventare<br />
massa informe manovrata da altri. Questo,<br />
a mio parere, è il pericolo maggiore che<br />
corre oggi la nostra democrazia: quello di<br />
fare dimenticare ai cittadini che quando<br />
una sola persona viene privata dei diritti<br />
fondati nella nostra Costituzione, la democrazia<br />
è in pericolo per tutti. Nessuno può<br />
sentirsi sicuro che domani non tocchi a lui<br />
quello che vede accadere all’altro.<br />
È per questo che abbiamo scelto (e si tratta<br />
di una scelta politica, non sentimentale)<br />
di raccontare la storia delle persone:<br />
la storia di Anna, di Cristina, di Ismail, di<br />
Chen, di Valda, di Maurizio, di Angelo, di<br />
Enrico, di San e di tutti coloro che, ieri o<br />
oggi, hanno conosciuto l’esperienza totalizzante<br />
della migrazione. Per testimoniare<br />
e conservare la loro voce. Per dare<br />
loro voce. Per far riconoscere tutti i nostri<br />
narratori come persone portatrici di una<br />
storia degna come quella di chiunque altro,<br />
portatrici dunque dei diritti umani<br />
universali.<br />
Il racconto in prima persona, raccolto con<br />
rispetto e attenzione dai biografi e dalle<br />
biografe dello <strong>Spi</strong>, costituisce il riconoscimento<br />
del valore di ciascuna esperienza<br />
restituendole la dignità di essere narrata<br />
e letta. narra le esperienze di vita più tragiche<br />
o felici di un altro da noi, restituisce<br />
la parola alle persone, anche alle più<br />
umili, ce le avvicina, ce le rende amiche,<br />
ci permette di immedesimarci in loro, di<br />
comprendere i moti più intimi del loro animo,<br />
di vedere specchiati nei loro i nostri<br />
sentimenti e le nostre emozioni.<br />
È per questo che oggi, dopo i fatti di cronaca<br />
clamorosi che hanno visto i nuovi migranti<br />
sottoposti nel nostro Paese a trattamenti<br />
disumani e ad azioni di odio e di<br />
xenofobia violenti e ingiustificati, abbiamo<br />
deciso di usare questo spazio per pubblicare<br />
documenti, anche fotografici, poesie<br />
e testi letterari che permettano a ciascuno<br />
di noi di capire la paura e la rabbia che ci<br />
attraversano e di usare il nostro cuore e la<br />
nostra ragione.<br />
I temi della memoria<br />
Voi che vivete sicuri<br />
Nelle vostre tiepide case,<br />
Voi che trovate tornando a sera<br />
Il cibo caldo e visi amici:<br />
Considerate se questo è un uomo<br />
Che lavora nel fango<br />
Che non conosce pace<br />
Che lotta per mezzo pane<br />
Che muore per un sì o per un no.<br />
Considerate se questa è una donna,<br />
Senza capelli e senza nome<br />
Senza più forza di ricordare<br />
Vuoti gli occhi e freddo il grembo<br />
Come una rana d’inverno.<br />
Meditate che questo è stato:<br />
Vi comando queste parole.<br />
Scolpitele nel vostro cuore<br />
Stando in casa andando per via,<br />
Coricandovi alzandovi;<br />
Ripetetele ai vostri figli.<br />
O vi si sfaccia la casa,<br />
La malattia vi impedisca,<br />
I vostri nati torcano il viso da voi.<br />
Primo Levi,<br />
Se questo è un uomo,<br />
Einaudi, Torino, 1976<br />
Miseria e furore:<br />
oggi Rosarno,<br />
ieri l’America<br />
di Steinbeck<br />
Il brano che segue è tratto dal capitolo<br />
21° del romanzo Furore dello scrittore<br />
americano John Steinbeck che<br />
descrive l’America durante il periodo<br />
della Grande Depressione quando,<br />
come oggi a Rosarno, la miseria dei<br />
contadini cacciati dalle loro terre da<br />
cui non possono più ricavare il necessario<br />
per vivere diventa un “marchio<br />
d’infamia”.<br />
Ora gli emigranti sono trasformati in nomadi.<br />
Quella gente che aveva vissuto di<br />
stenti sui magri prodotti d’un pezzetto di<br />
terra, adesso ha l’intero Occidente in cui<br />
spaziare. E lo va rovistando da un capo<br />
all’altro, e le strade son convertite in fiumane<br />
di gente, e gli argini dei corsi d’acqua<br />
sono presidiati da falangi di straccioni.<br />
Finché erano rimasti nei loro poderi del<br />
Middle West e del South West, erano stati<br />
tutti coloni, coloni che l’industria aveva lasciati<br />
intatti, contadini che non sentivano<br />
il bisogno di ricorrere alle macchine per<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
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<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
28<br />
John Steinbeck<br />
lavorare la terra, né conoscevano la potenza<br />
e il pericolo delle macchine nelle<br />
mani di privati. Non si erano assuefatti ai<br />
paradossi dell’industria. Vedevano distintamente<br />
il lato assurdo e ridicolo della vita<br />
industriale.<br />
Ed ecco che, spodestati e sfrattati dalle<br />
macchine, si ritrovano a trascinarsi senza<br />
meta sulle strade. Il moto li trasforma<br />
I temi della memoria<br />
totalmente; la strada li trasforma, e la<br />
vita nella tenda, e la paura della fame, e<br />
la fame stessa. E li trasformano i bambini<br />
senza cibo, e gli interminabili spostamenti.<br />
Ormai sono solo dei nomadi. E li<br />
trasforma l’ostilità che incontrano dappertutto,<br />
e che li cementa, li salda insieme..,<br />
quell’ostilità che induce i paesini a organizzarsi<br />
e ad armarsi come per respingere<br />
un invasore, con bande armate di bastoni,<br />
impiegati e commercianti coi loro fucili da<br />
caccia, preparati a difendersi contro i loro<br />
stessi fratelli.<br />
Ed ecco che nel West subentra il panico,<br />
ora che i nomadi vanno moltiplicandosi<br />
per le strade. I ricchi sono terrorizzati dalla<br />
loro miseria. Individui che non avevano<br />
mai provato la fame, ora vedono gli occhi<br />
degli affamati. Individui che non avevano<br />
mai provato desideri intensi per qualche<br />
cosa, vedono ora l’ardente brama che divampa<br />
negli occhi dei profughi. Ed ecco gli<br />
abitanti delle città e della pigra campagna<br />
suburbana organizzarsi a difesa, dinanzi<br />
all’imperioso bisogno di rassicurare se<br />
stessi di essere loro i buoni e i cattivi gli<br />
Quando la Romania non voleva gli italiani<br />
invasori, come è buona regola che l’uomo<br />
pensi e faccia prima della lotta.<br />
Dicono: vedi come sono sudici, ignoranti,<br />
questi maledetti Okies. Pervertiti, maniaci<br />
sessuali. Ladri tutti dal primo all’ultimo.<br />
Gente che ruba per istinto, perché non ha<br />
il senso della proprietà. Ed è giustificata,<br />
se vogliamo, quest’ultima accusa; perché<br />
come potrebbe, chi nulla possiede, avere<br />
la coscienza angosciosa del possesso?<br />
E dicono: vedi come son lerci, questi maledetti<br />
Okies; ci appestano tutto il paese.<br />
Nelle nostre scuole non ce li vogliamo,<br />
perdio. Sono degli stranieri. Ti piacerebbe<br />
veder tua sorella parlare con uno di questi<br />
pezzenti?<br />
E così le popolazioni locali si foggiano un<br />
carattere improntato a sentimenti di barbarie.<br />
Formano squadre e centurie, e le<br />
armano di clave, di gas, di fucili. Il paese è<br />
nostro. Guai, se lasciamo questi maledetti<br />
Okies prenderci la mano. E gli uomini che<br />
vengono armati non sono proprietari, ma si<br />
persuadono di esserlo; gli impiegatucci che<br />
maneggiano le armi non possiedono nulla,<br />
e i piccoli commercianti che brandiscono<br />
“A metà del ’900 non erano gli italiani a considerare i rumeni criminali, ma i rumeni a controllare le dogane per non essere<br />
invasi dagli italiani. I nostri connazionali creavano non pochi problemi: violenti e indisciplinati. (…).<br />
I problemi dell’emigrazione italiana in Romania escono dalla polvere degli Archivi di Stato grazie alla mostra ‘Tracce dell’emigrazione<br />
parmense e italiana fra il XVI e XX secolo’. Tra questi una lettera con il timbro del ministero dell’Interno inviata nel<br />
1942 a tutti i Questori del Regno, al ministero degli Affari esteri, al governo della Dalmazia, alla Polizia di Zara e all’Alto commissariato<br />
di Lubiana, diramava un ordine preciso: evitare che gli italiani espatriassero in Romania.<br />
(…)<br />
La più antica documentazione è una lettera del console italiano in India che nel 1893 informava la madrepatria come a Bombay<br />
tutti coloro che sfruttavano la prostituzione venissero chiamati “italiani”.<br />
(…)<br />
La mostra documenta una serie di espatri irregolari avvenuti tra il 1925 e il 1973: gli italiani arrivavano in Francia e in Corsica,<br />
ma anche in altri Paesi, con permessi turistici e poi si fermavano ben oltre la scadenza, altri entravano con in mano un visto di<br />
transito, ma non lasciavano il Paese in cui erano solo di passaggio. Altri ottenevano passaporti falsi o raggiungevano l’America<br />
attraverso biglietti inviati (…) in realtà dall’altra parte dell’Oceano ad attenderli erano agrari che li costringevano a turni di<br />
lavoro massacranti perché ripagassero, senza stipendio, il costo di quel viaggio della speranza.<br />
(…) questo “racket” è documentato con materiale del 1908 (ministero degli Esteri) e contribuisce all’affresco di un’epoca,<br />
non troppo lontana, quando i criminalizzati, non graditi o sfruttati, eravamo noi”.<br />
Tratto dal sito web “Il pane e le rose di Trento”, Unione italiana degli immigrati, da un articolo di S.Parmeggiani.
le clave possiedono solo debiti. Ma il debito<br />
è pur qualche cosa, l’impiego è pur qualche<br />
cosa. L’impiegatuccio pensa: io guadagno<br />
quindici dollari la settimana; mettiamo<br />
che un maledetto Okie si contenti di dodici,<br />
cosa succede? E il piccolo commerciante<br />
pensa: come faccio a sostenere la<br />
concorrenza di chi non ha debiti?<br />
E i nomadi defluiscono lungo le strade, e la<br />
loro indigenza e la loro fame sono visibili<br />
nei loro occhi. Non hanno sistema, non ragionano.<br />
Dove c’è lavoro per uno, accorrono<br />
in cento. Se quell’uno guadagna trenta<br />
cents, io mi contento di venticinque.<br />
Se quello ne prende venticinque, io lo faccio<br />
per venti.<br />
No, prendete me, io ho fame, posso farlo<br />
per quindici.<br />
Io ho bambini, ho i bambini che han fame!<br />
Io lavoro per niente; per il solo mantenimento.<br />
Li vedeste, i miei bambini! Pustole<br />
in tutto il corpo, deboli che non stanno in<br />
piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta,<br />
di quella a terra, abbattuta dal vento, e<br />
mi date un po’ di carne per fare il brodo ai<br />
miei bambini, e io non chiedo altro.<br />
E questo, per taluno, è un bene, perché<br />
fa calar le paghe mantenendo invariati<br />
i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e<br />
fanno stampare altre migliaia di prospettini<br />
di propaganda per attirare altre ondate<br />
di straccioni. E le paghe continuano a<br />
calare, e i prezzi restano invariati.<br />
Così tra poco riavremo finalmente la<br />
schiavitù.<br />
E ora i latifondisti e le società inventano<br />
un metodo nuovo. Metton su fabbriche di<br />
frutta in conserva, e quando le pesche e<br />
le pere e le susine sono mature fanno calare<br />
il prezzo della frutta fresca al di sotto<br />
del costo di produzione. Così comprano la<br />
frutta fresca a prezzo irrisorio, ma tengono<br />
alto quello della frutta in conserva, e<br />
realizzano enormi profitti. E i contadini, i<br />
contadini che non possiedono fabbriche di<br />
frutta in conserva, perdono i loro frutteti;<br />
e i frutteti vengono assorbiti dai latifondisti<br />
e dalle banche e dalle società che possiedono<br />
le fabbriche di frutta in conserva.<br />
I contadini allora si trasferiscono in città,<br />
e in poco tempo vi esauriscono il loro<br />
I temi della memoria<br />
credito, e perdono gli amici e s’alienano i<br />
parenti e finalmente si riducono anch’essi<br />
sulla strada. E le strade sono affollate di<br />
gente avida di lavoro, ma avida al punto<br />
da esser disposta ad assassinare pur di<br />
trovarne.<br />
E le banche e le società si scavano la fossa<br />
con le proprie mani, ma non lo sanno. I<br />
campi sono fecondi, e sulle strade circola<br />
l’umanità affamata. I granai sono pieni, e<br />
i bimbi dei poveri crescono rachitici e pieni<br />
di pustole. Le grandi società non sanno<br />
che la linea di demarcazione tra fame e furore<br />
è sottile come un capello. E il denaro<br />
che potrebbe andare in salari va in gas, in<br />
esplosivi, in fucili, in spie, in polizie e in<br />
liste nere.<br />
Sulle strade la gente formicola in cerca di<br />
pane e lavoro, e in seno ad essa serpeggia<br />
il furore, e fermenta.<br />
Gli italiani visti<br />
dagli americani<br />
(a cura di Eva Lindenmayer)<br />
Nel suo bestseller L’orda. Quando gli<br />
albanesi eravamo noi (Bur, 2003)<br />
Gian Antonio Stella ci ricorda che<br />
è una “patriottica ipocrisia” credere<br />
che i nostri emigrati erano molto<br />
diversi da quelli che oggi sbarcano<br />
sulle coste italiane e che la loro integrazione<br />
nei Paesi di destinazione<br />
si sia svolta senza problemi. Scrive<br />
Stella: “Forse nessun’altra comunità<br />
di emigrati è stata al centro di una<br />
massa di articoli, saggi e documenti<br />
ingenerosi, ostili, ridicoli o spietati<br />
come la nostra”. Il peggio del peggio<br />
di quanto è stato scritto sugli italiani<br />
in America è stato raccolto nel libro<br />
Whop! di Salvatore J. LaGumina, professore<br />
al Nassau Community College,<br />
ampiamente citato da Stella. Scrive<br />
LaGumina: “C’è stato un periodo in<br />
cui gli italiani nella considerazione<br />
di molti americani erano collocati in<br />
posizione inferiore persino a quella<br />
dei neri”. Va ricordato che in America<br />
l’odio e il disprezzo nei confronti<br />
degli italiani non veniva espresso soltanto<br />
dagli xenofobi fondamentalisti<br />
del movimento “nativista” (che voleva<br />
salvare la “razza” di coloro che in<br />
America erano nati salvo ovviamente<br />
i pellerossa), o dai razzisti incalliti<br />
del Ku Klux Klan. Facevano parte del<br />
coro anche organi di stampa rispettabili<br />
come il “New York Times”, riviste<br />
prestigiose come “Harper’s Weekly” e<br />
“Leslie’s Illustrated” e alcuni scrittori<br />
socialmente impegnati che trascuravano<br />
accuratamente ogni aspetto<br />
positivo della vita degli immigrati.<br />
Un gruppo di immigrati italiani ai primi del ’900, ad Ellis Island, la “porta d’accesso” agli Stati Uniti<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
29
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
30<br />
Riportiamo qui qualche stralcio uscito<br />
a cavallo del Novecento, da cui<br />
risulta che non c’è stereotipo rinfacciato<br />
oggi agli immigrati che non sia<br />
stato in altri tempi rinfacciato ai nostri<br />
emigrati.<br />
Sono poveri<br />
“Da quando New York è stata fondata non<br />
è mai esistita una classe così abietta e<br />
ignorante tra gli immigrati come gli italiani<br />
meridionali sbarcati qui in massa<br />
l’anno scorso. Provengono dalle province<br />
più povere a sud di Napoli che esportano<br />
per lo più straccioni. Sono province così<br />
povere che pare del tutto inverosimile<br />
che questa gente possa avercela fatta ad<br />
arrivare fin qui con mezzi propri. Più di<br />
una volta viene il grave sospetto che siano<br />
stati i comuni italiani ad inviarceli<br />
contenti di essersene sbarazzati. […]<br />
Appena arrivati questi contadini e contadine<br />
intraprendono poi i mestieri più<br />
degradanti che si possano trovare in una<br />
grande città. Sono loro che ripuliscono<br />
dall’immondizia le nostre strade, i loro<br />
figli crescono in luridi scantinati colmi<br />
di cenci e di ossa o in solai sovraffollati<br />
dove vivono insieme molte famiglie e vengono<br />
poi mandati nelle strade a raccattare<br />
qualche soldo nei commerci spiccioli.<br />
Ai genitori non importa niente del loro<br />
benessere e non si curano minimamente<br />
della loro istruzione. Questi bambini trascorrono<br />
le giornate in giro per le strade<br />
dove dovrebbero raccogliere rifiuti, lucidare<br />
scarpe o svolgere altri mestieracci,<br />
ma di fatto vengono su come vagabondi e<br />
fannulloni. Non sanno la nostra lingua e<br />
non ricevono alcuna educazione che potrebbe<br />
prepararli a diventare cittadini<br />
americani”. (New York Times, 5 marzo<br />
1882, LaGumina, p. 5).<br />
Sono ignoranti e fannulloni<br />
“Solo il 40% circa della popolazione italiana<br />
sa leggere e scrivere e questa percentuale<br />
viene spesso ritenuta inattendibile.<br />
Quando, per esempio, recentemente<br />
c’è stata una visita di leva di mille uomini<br />
è risultato che solo il 26% di questi<br />
I temi della memoria<br />
sapeva leggere. Quando ai tassisti nelle<br />
città si indica una strada e un numero civico,<br />
portano i clienti nella strada desiderata<br />
e chiedono loro di dire stop quando il<br />
relativo numero civico è stato raggiunto.<br />
A forza di viverci conoscono le strade delle<br />
città, ma non sanno leggere i numeri<br />
e devono ricorrere all’aiuto dei clienti.<br />
A volte fermano passanti per chiedere<br />
informazioni.<br />
Per quanto riguarda i loro scopi nella<br />
vita, pochi sono coloro che aspirano a<br />
fare altro che condurre una esistenza dedicata<br />
al dolce far niente. Un po’ di maccheroni<br />
per colazione, una strimpellata<br />
di chitarra, di mandolino o di cetra per<br />
passare allegramente le notti suonando<br />
sotto le finestre per racimolare qualche<br />
centesimo, e l’italiano è contento”. (Regina<br />
Armstrong, “Startling Facts About<br />
Our Pauper Italian Immigrants” [“Fatti<br />
allarmanti sui nostri immigrati italiani<br />
poveri”], Leslie’s Illustrated, marzo 1901,<br />
LaGumina, p. 117-118).<br />
Sono sporchi e puzzano<br />
“Tra i giri che ero abituato a fare nei<br />
quartieri più poveri c’era quello che mi<br />
portava a “Five Points”, quartiere italiano.<br />
Qui in enormi casermoni erano ammucchiati<br />
centinaia di italiani poveri, in<br />
gran parte impegnati a portare in giro<br />
per città e campagne l’immancabile organetto<br />
o a vendere statuine. In una stessa<br />
Un’altra opera di David Alfaro Siqueiros<br />
stanza trovai scimmie, bambini, uomini<br />
e donne, con organetti e stampi di gesso<br />
tutti accalcati gli uni sugli altri. Vi era<br />
uno schiamazzo da manicomio e un misto<br />
di odori composto da aglio, puzza di scimmie<br />
e tanfo di persone sporchissime. Era<br />
senza eccezione la popolazione più sozza<br />
che avessi mai incontrata”. (Charles Loring<br />
Brace, The Dangerous Classes of New<br />
York [Le classi pericolose di New York],<br />
1872, LaGumina, p. 50).<br />
Portano criminalità<br />
“L’importazione in grande stile di italiani<br />
dalla Calabria e dalla Sicilia è entrata<br />
in una nuova fase. […] Rappresentanti<br />
della Società Italiana affermano che<br />
questi uomini sono la classe più pericolosa<br />
d’Europa. Sono carbonari e banditi e<br />
alla minima provocazione manifestano il<br />
loro carattere. Alla luce di questi fatti la<br />
Società […] protesterà contro l’avvio di<br />
questa gente a New York, che diventerebbe<br />
nientemeno che la colonia penale per i<br />
rifiuti d’Italia se questo tipo di emigrazione<br />
non verrà fermata”. (New York Herald,<br />
12 dicembre 1872, LaGumina, p. 25-26).<br />
“Anche se non disponiamo di stime nemmeno<br />
approssimative circa il numero<br />
complessivo di criminali italiani negli<br />
Stati Uniti, una cosa è certa: i crimini<br />
da loro commessi negli ultimi dieci anni<br />
hanno raggiunto un record ineguagliato<br />
nella storia di un paese civile in tempo di<br />
pace”. (Frank Marshall White, Fostering<br />
Foreign Criminals [Favorendo i criminali<br />
stranieri], Harper’s Weekly, 8 maggio<br />
1909, LaGumina, p. 93).<br />
Sfruttano il nostro benessere<br />
“Gli operatori delle istituzioni caritative<br />
concordano nel dire che molti italiani<br />
meridionali sbarcano con le più bizzarre<br />
idee su ciò che qui li aspetta. Immediatamente<br />
ricorrono agli aiuti sociali con<br />
l’aria strafottente di chi dice: ‘Eccoci<br />
qui. Cosa farete per noi?’. Insistono addirittura<br />
sugli aiuti come se fossero loro<br />
dovuti. Nel loro Paese si è sparsa la voce<br />
che nella stupida America panieri di cibo
verrebbero mandati a chiunque ne avesse<br />
bisogno e alcuni attraversano l’oceano<br />
proprio per approfittare di questa generosità.<br />
[…] E’ curioso che gli immigrati<br />
appena arrivati, poco adattabili agli standard<br />
americani, imparino invece rapidamente<br />
ad individuare le istituzioni alle<br />
quali possono tranquillamente affidare i<br />
figli facendoli nutrire, vestire e accudire<br />
a spese dei contribuenti. Infatti è questo<br />
uno dei motivi che li ha spinti a lasciare<br />
il paese natio”. (Edward Alsworth Ross, A<br />
Study of the Social Effects of Immigrants<br />
[Studio sugli effetti sociali degli immigrati],<br />
Century Magazine, vol. 87, dicembre<br />
1913, LaGumina, p. 124).<br />
La campanella<br />
I temi della memoria<br />
Una manifestazione contro il razzismo<br />
Serve aria nuova, al cinema e non solo<br />
“Avanti, emarginati”, titolava Goffredo Fofi, su “Domenica del Sole 24 ore” del 20 dicembre scorso, a proposito dei<br />
“Corti d’autore” cui ha dato vita Intesa Sanpaolo dando fiducia a giovani trentenni, sia pure con la garanzia di registi<br />
affermati – Salvatores, Sorrentino e Olmi - e scriveva che “il contrario di fiducia è sfiducia e diffidenza, è paura e negazione.<br />
Viva la fiducia, dunque, ma non dimenticando la tentazione sempre forte che ogni generazione ha di prediligere<br />
i figli che gli somigliano o che non si trasformano in rivali. Il rischio evidente… è quello di dar fiducia ai giovani pronti<br />
a farsi avanti nel mondo adulto non scombinandone gli equilibri, i consolidati usi e costumi, e non scalzando gli adulti<br />
dal loro sudato piedistallo. Di dar fiducia solo ai giovani che non mettono in crisi, che non fanno paura … mentre oggi<br />
si avrebbe piuttosto bisogno di novità, di diversità, di occhi nuovi e sentimenti nuovi. … Mai come ora c’è bisogno di<br />
azzardi, di sbalzi, di rotture, di deviazioni, di stranezze, di stravaganze, di provocazioni. Di guardare oltre gli occhi, di<br />
leggere e ascoltare oltre le parole, di capire oltre la coscienza, di inventare oltre la ragionevolezza, di non accettare<br />
oltre il giusto e il lecito l’ordine di cose esistente. Nel cinema e nel resto”.<br />
Credo non si potesse dar meglio voce al disagio che ogni pensionato “di buona volontà” avverte a proposito della<br />
mancanza di futuro del nostro Paese. Tocca a noi “tirarci indietro” - perché non mandare tutti in pensione a 65 anni,<br />
intendendo anche politici, medici, dirigenti e quanti potrebbero, lasciando posto ai giovani, continuare da pensionati<br />
– nessuno di questi col minimo! – a dare il loro contributo di esperienza, di coordinamento, di controllo? Non si può più<br />
volere che “tutto cambi purché nulla cambi per me”. Non c’è difesa di alcun diritto personale senza la decisa volontà<br />
di affermarlo per tutti. Sostengo che dobbiamo rompere questo schema: mio figlio se l’è cavata, ha avuto un posto,<br />
pazienza per gli altri! – mia figlia ha sposato un ragazzo ricco, pazienza per le altre<br />
- “terremotato” a me han dato la casa, pazienza per gli altri – ho un medico amico in ospedale, pazienza per gli altri –<br />
ho trovato i mandarini a un euro, pazienza se raccolti da nuovi schiavi! -. Difendendo soltanto tutte le nostre sicurezze<br />
senza provocatorie nuove strategie, anche per noi non c’è futuro: sottrarsi al ciclo della vita significa di certo sentirsi<br />
più soli, perché sfiduciati, e invecchiare male!<br />
* I tre corti d’autore vincitori (“L’altra metà” di Pippo Mezzapesa, “L’ape e il vento” di Massimiliano Camaiti, “La pagella”<br />
di Alessandro Celli) e quelli degli esordienti si possono vedere sul sito web www.perfiducia.com.<br />
Miriam Ridolfi<br />
<strong>Argentovivo</strong> <strong>gennaio</strong> <strong>2010</strong><br />
31
Salari e pensioni<br />
sono stati erosi<br />
in questi anni,<br />
anche a causa del<br />
prelievo fiscale.<br />
Ma il Governo, dopo<br />
aver promesso di tagliare<br />
le tasse ora dice che<br />
non si possono più ridurre<br />
per colpa della crisi<br />
Non è vero!<br />
ridurre le tasse<br />
su salari e pensioni serve proprio<br />
a combattere la crisi e<br />
a favorire la ripresa!<br />
Lo hanno già fatto<br />
molti governi europei<br />
CGIL<br />
SINDACATO<br />
PENSIONATI<br />
ITALIANI