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Catartico Pomonte<br />
l’atipico - 18<br />
Sara Montigiani<br />
A ncora mi ricordo <strong>il</strong> muro d’acqua che mi sovrastava, un grido <strong>di</strong> terrore e la mia voce che non<br />
usciva, la manina protesa verso la su<strong>per</strong>ficie nella s<strong>per</strong>anza che qualcuno si accorgesse <strong>del</strong><br />
dramma che mi stava sfiorando…<br />
Horror movie? Ma che! Il mio primo giorno <strong>di</strong> corso <strong>di</strong> nuoto a sei anni nella piscina <strong>del</strong> Lido Del<br />
Carabiniere, chiaramente una bambina semiannegata è poi cresciuta da autentica idrofobica.<br />
“Mi tuffo <strong>per</strong>plessa in momenti vissuti <strong>di</strong> già…”<br />
Vi risparmio la descrizione <strong>del</strong>le bardature che negli anni mi hanno seguito nelle varie es<strong>per</strong>ienze<br />
<strong>per</strong> aumentare la mia acquaticità pari a quella <strong>di</strong> un gatto…dal laghetto nel bosco <strong>di</strong> Daniela, alla<br />
spiaggia <strong>di</strong> Follonica o Civitanova, l’acqua possedeva una forza alla quale non riuscivo a resistere,<br />
una calamita che mi attirava seppur con <strong>il</strong> cuore in gola, piena <strong>di</strong> rispetto e puro terrore.<br />
L’acqua non è <strong>il</strong> mio elemento ma quel blu, quel s<strong>il</strong>enzio pieno <strong>di</strong> vita e quella <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> noi<br />
stessi che riusciamo a raggiungere quando siamo immersi letteralmente solo nei nostri pensieri,<br />
mi hanno spinto a lavorare duramente su me stessa. A su<strong>per</strong>are i miei limiti. A sfidare le acque<br />
profonde, su<strong>per</strong>are la paura <strong>di</strong> non avere appigli. “E io che rimango <strong>qui</strong> sola a cercare un caffè”.<br />
Isola D’Elba. Luglio <strong>di</strong> qualche anno fa. Io e la spiaggia <strong>di</strong> Pomonte. Acqua cristallina. Piccoli passi,<br />
respira, un altro passo, r<strong>il</strong>assati, abbandonati, resta calma, guarda che acqua, ti ve<strong>di</strong> anche i pie<strong>di</strong>,<br />
guarda acqua e cielo quasi sembrano fondersi, adesso tocca a te, prova ad allungare la gamba e<br />
poi prova a sentire col piede, niente od<strong>di</strong>o non sento niente, <strong>per</strong>ò che bello, non sono morta, sono<br />
ancora <strong>qui</strong> e ce l’ho fatta.<br />
Una <strong>del</strong>le mie con<strong>qui</strong>ste più gran<strong>di</strong>. Mi sono abbandonata, affidata, e l’acqua non mi ha <strong>del</strong>uso, mi<br />
ha sostenuto questa sconosciuta più <strong>di</strong> quanto abbiano mai fatto altre <strong>per</strong>sone vicine nella mia<br />
vita; in seguito <strong>il</strong> destino mi ha portato a vivere in un posto <strong>di</strong> mare, forse un segno? Quell’amicizia<br />
cosi giovane e tenera si è fatta <strong>di</strong> conseguenza con gli anni sempre più forte, adesso l’acqua è una<br />
mia compagna quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Mi sono iscritta da adulta al corso <strong>di</strong> nuoto e, su<strong>per</strong>ati gli iniziali imbarazzi, ci siamo guardati negli<br />
occhi e abbiam pensato che in fondo non è mai troppo tar<strong>di</strong> <strong>per</strong> seguire le proprie passioni…<br />
“Il mare d’inverno<br />
è un concetto che <strong>il</strong> pensiero non considera.<br />
E’ poco moderno,<br />
è qualcosa che nessuno mai desidera”<br />
Adesso sfioro <strong>il</strong> mare ogni giorno mentre vado al lavoro e alla sera r<strong>il</strong>asso le vene con <strong>il</strong> nuoto o<br />
l’acquagym…<br />
Ho imparato che una <strong>del</strong>le es<strong>per</strong>ienze più dolorose e liberatorie è quella <strong>di</strong> “lasciare e lasciarsi”<br />
andare. Lasciare andare le <strong>per</strong>sone, anche se soffri e stai male, non trattenerle, non trattenere dei<br />
ricor<strong>di</strong> o dei rapporti pensando che l’assenza sia più dolorosa, <strong>per</strong>donare, ricominciare. Lasciarsi<br />
andare e <strong>di</strong>rsi alla romagnola “Bona lì”, imparare ad essere dei tramiti, aspirare alla liberazione,