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Le crociate: un atto d'amore o di violenza? - Davide Pavani

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<strong>Le</strong> <strong>crociate</strong>: <strong>un</strong> <strong>atto</strong> <strong>d'amore</strong> o <strong>di</strong> <strong>violenza</strong>? http://www.bloggers.it/pavani/index.cfm?blogaction=permalink&id=...<br />

"si pensi ad alc<strong>un</strong>i episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> massacri che vanno condannati:<br />

come quello seguito alla riconquista <strong>di</strong> Gerusalemme nel 1099<br />

che, se pure non fu così «totale» come <strong>di</strong> solito si ripete, fu<br />

com<strong>un</strong>que tragico; e quello <strong>di</strong> Acri nell’agosto del 1191,<br />

quando il re inglese Riccardo Cuor <strong>di</strong> <strong>Le</strong>one — per molti altri<br />

versi <strong>un</strong> eroe crociato — si spazientì per l’atteggiamento<br />

ingannevole <strong>di</strong> Sala<strong>di</strong>no e fece eliminare circa 2.000 prigionieri<br />

musulmani. Si potrebbero ricordare almeno altrettante<br />

violenze subite dal cristiani per mano islamica. Ma il problema<br />

non è quello <strong>di</strong> <strong>un</strong>a luttuosa contabilità dei morti e del torti. Il<br />

f<strong>atto</strong> è che la crociata, fondata sulla guerra giusta e santa,<br />

necessariamente armata per le ragioni che si sono dette, non<br />

poteva che produrre anche guasti <strong>di</strong> questo genere."<br />

Già, perché in fin dei conti è pur sempre <strong>un</strong>a guerra.<br />

Da quando in qua, mi <strong>di</strong>ca lei, caro Emiliano, i cristiani<br />

accettano la conta <strong>di</strong> danni e benefici, e <strong>di</strong>cono "fu <strong>un</strong><br />

massacro indegno, ma le ragioni erano giuste e sante"?<br />

<strong>Le</strong> intenzioni contano, ma fino a che p<strong>un</strong>to esse bastano a<br />

giustificare atti tanto deprecabili? E non sapevano forse, i<br />

pre<strong>di</strong>catori delle <strong>crociate</strong>, che in guerra si sprofonda nell'o<strong>di</strong>o e<br />

si finisce per commettere efferate atrocità?<br />

Certo che lo sapevano.<br />

Allora, se si accetta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>re <strong>un</strong>a guerra in nome <strong>di</strong> Dio (<strong>di</strong><br />

f<strong>atto</strong>, bestemmiandolo), allora si accetta che Satana abbia<br />

libero sfogo nell'accanire uomo contro uomo, nel seminare o<strong>di</strong>o<br />

e tentare verso il male. E chi ha voluto tutto ciò, sapendolo, se<br />

ne assume pienamente la responsabilità.<br />

Egualmente, chi apologizza quei fatti, esaltandone le ragioni<br />

spirituali (che furono più realisticamente <strong>un</strong> isterico fanatismo<br />

collettivo) e sminuendone la continua violazione della sacralità<br />

della vita umana, se ne rende corresponsabile, nel bene e nel<br />

male.<br />

Eppure non tutti, allora, accettarono <strong>di</strong> buon grado l'idea che a<br />

decidere fossero le armi.<br />

Sbaglia chi ritiene che l'<strong>un</strong>ica via verso migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

vita dei cristiani sud<strong>di</strong>ti del sultano fosse quella della guerra.<br />

C'era infatti <strong>un</strong>a piccola élite colta, nell'Europa <strong>di</strong> allora (e,<br />

specularmente, anche nel mondo islamico) che credeva nel<br />

<strong>di</strong>alogo, stu<strong>di</strong>ava la cultura dell'"avversario" per entrare in<br />

cont<strong>atto</strong> con esso, e <strong>di</strong>scutere con esso le soluzioni ai<br />

problemi. Finivano a volte con il <strong>di</strong>ventare amici, con<br />

l'ammirarsi a vicenda. Finivano con il trovare ammirabili<br />

soluzioni che consentivano la pace tra le religioni, la<br />

convivenza tra usi e culture <strong>di</strong>verse.<br />

Chi rifiutò lo spargimento inutile <strong>di</strong> sangue fu soprattutto<br />

l'imperatore Federico II <strong>di</strong> Svevia, <strong>un</strong>o tra gli uomini più gran<strong>di</strong><br />

che Dio abbia mai concesso in dono all'umanità. E per questo<br />

pagò con la scom<strong>un</strong>ica il proprio amore per la vita e per la<br />

pace. Anche per quella altrui.<br />

Federico II <strong>di</strong>mostrò che le <strong>crociate</strong> erano inutili ed inefficaci,<br />

<strong>di</strong>mostrò che cristiani e musulami potevano trovare insieme la<br />

soluzione al problema <strong>di</strong> convivere in <strong>un</strong>a terra sacra ad<br />

entrambi.<br />

Ma purtroppo, i tempi non erano maturi quanto lo era la mente<br />

<strong>di</strong> Federico. In vita fu colpito da scom<strong>un</strong>ica e, dopo la sua<br />

morte, <strong>un</strong>a nuova politica violenta in pochi anni devastò il suo<br />

meraviglioso esperimento e ripiombò Gerusalmenne nella<br />

guerra.<br />

Fuoro certamente i musulmani ad attaccarla, ma perché con la<br />

morte del Sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil, nipote <strong>di</strong><br />

Sala<strong>di</strong>no, anch'egli amante della pace e contrastato da<br />

gererchie bellicose a corte, senza più tentativi <strong>di</strong> mantere la<br />

4 <strong>di</strong> 6 12/08/2007 20.46

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