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PASSAGGIO PASSAGGIO A NORD - Carote e Lilla

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Le Le Guide Guide dell’Oltre<br />

dell’Oltre<br />

<strong>PASSAGGIO</strong><br />

<strong>PASSAGGIO</strong><br />

A A <strong>NORD</strong><br />

<strong>NORD</strong><br />

<strong>Carote</strong> <strong>Carote</strong> e e Lillà<br />

Lillà<br />

www.carotelilla.it<br />

www.carotelilla.it<br />

1


2<br />

INDICE<br />

PRIMO GIORNO: Wiesbaden - Dünnwald<br />

Mappa e note 8<br />

Mattina: Terme di Wiesbaden<br />

Un tuffo nel passato 10<br />

Giochi d’acqua 18<br />

Sogni 21<br />

Pomeriggio: da Wiesbaden a Dünnwald<br />

Oltre la pioggia 28<br />

Pioggia 34<br />

La rotonda 37<br />

SECONDO GIORNO: Colonia - Ribe<br />

Mappa e note 46<br />

Mattina: il Duomo di Colonia<br />

Una selva grigia 48<br />

Il coro 56<br />

Du’ righe de cielo 59<br />

Pomeriggio: da Colonia a Ribe<br />

C’era una volta 71<br />

Il tesoro 80<br />

Diario di bordo 83<br />

TERZO GIORNO: Ribe - Odense<br />

Mappa e note 94<br />

Mattina: Ribe e l’isola di Mando<br />

E niente altro 96<br />

Lanuccia 104<br />

Gulerod & Syren 107<br />

Pomeriggio: da Ribe a Odense<br />

Apri le porte 117<br />

Semi 124<br />

Il parco di Odense 127


QUARTO GIORNO: Odense - Skodsborg<br />

Mappa e note 138<br />

Mattina: la casa di Andersen<br />

Una corona di alloro 140<br />

Libertà 148<br />

L’apprendista 151<br />

Pomeriggio: da Odense a Skodsborg<br />

Aulente principe di Danimarca 160<br />

Mare del nord 170<br />

Camper sul mare 173<br />

QUINTO GIORNO: Skodsborg - Roskilde<br />

Mappa e note 184<br />

Mattina: Helsingor<br />

I Cosmonauti 186<br />

Il giardino di Maria 194<br />

Cieli di platano 197<br />

Pomeriggio: Roskilde<br />

Semi d’amore 206<br />

La rotta 214<br />

Il festival di Roskilde 217<br />

SESTO GIORNO: Roskilde - Schwerin<br />

Mappa e note 232<br />

Mattina: Hillerod<br />

Oltre la cornice 234<br />

La primavera 244<br />

Rosa 247<br />

Da sempre 252<br />

Pomeriggio: Copenhagen<br />

Nel pianeta dei soldi 262<br />

Più o meno 270<br />

Un passo dopo l’altro 273<br />

3


SETTIMO GIORNO: Schwerin – Cesky Krumlov<br />

Mappa e note 282<br />

Mattina: da Schwerin verso Dresda<br />

La terra promessa 284<br />

Il cielo sopra Berlino 294<br />

Il processo 297<br />

Pomeriggio: da Dresda a Cesky Krumlov<br />

Nuvole senza ombre 308<br />

4<br />

La nebbia 316<br />

Tabelle di marcia<br />

Un lungo viaggio<br />

319<br />

325<br />

OTTAVO GIORNO: Cesky Krumlov - Neuschwanstein<br />

Mappa e note<br />

Mattina: Cesky Krumlov<br />

334<br />

Marionette senza fili 336<br />

Un giardino di sogno 346<br />

Sotto la quercia<br />

349<br />

Il festival della rosa dai cinque petali<br />

Pomeriggio:da Cesky a Neuschwanstein<br />

352<br />

Sette paia di scarpe 361<br />

L’ arcobaleno 370<br />

Strade diverse<br />

373<br />

Il buon senso<br />

378<br />

NONO GIORNO: Neuschwanstein - Torino<br />

Mappa e note 388<br />

Mattina: Neuschwanstein<br />

Fioritura 390<br />

La valle del cigno 394<br />

APPENDICE 407


INTRODUZIONE<br />

Questo libro è una raccolta di favole, racconti,<br />

cronache, haiku, e disegni. Ognuno di essi è un mondo<br />

a sé: eppure, là dentro, troverete altre porte, per altri<br />

piani di realtà, che, come in certe vecchie case,<br />

comunicano con altre stanze, che hanno altri<br />

ingress….In breve, i racconti fanno tutti parte di una<br />

rete luminosa, e sono tutti connessi in sequenza, ma<br />

anche leggibili indipendentemente dall’ordine con cui<br />

sono presentati.<br />

Ma il libro è soprattutto una guida per turisti dell’oltre:<br />

i nove giorni di questo viaggio ad anello nel Nord<br />

Europa sono scanditi da una serie di riferimenti<br />

storico-geografico-turistici, che vi aiuteranno ad<br />

approfondire i temi proposti dalle storie. E se a qualche<br />

lettore venisse voglia di fare un viaggio seguendo le<br />

indicazioni della guida, certo gli capiterà di trovare,<br />

nascosto sotto qualche salice o nella forma di qualche<br />

nuvola, qualcuno degli spiriti di natura protagonisti di<br />

questo libro, e rammentati nell’Appendice, per chi non<br />

avesse già familiarizzato con loro nei precedenti libri<br />

delle Edizioni <strong>Carote</strong> e Lillà.<br />

Ma, anche, il libro è una guida per imparare a<br />

raccontare le favole: quali sono gli ingredienti, le<br />

quantità, i tempi di cottura? E se una favola prende una<br />

brutta piega e rischia di finire male? O se, addirittura,<br />

è già stata raccontata, con una fine cupa e triste, come<br />

alcune storie nate nei boschi del Nord? Allora si ri-<br />

5


acconta, o meglio si ri-sogna, perché le favole sono<br />

fatte della stessa pasta dei sogni.<br />

Così come, forse, la vita.<br />

Prima di iniziare, esercitiamoci un po’ nell’arte del<br />

“redreaming”. Cosa diceva, Shakespeare, della<br />

Danimarca? Meglio dire, invece: “C’è del buono in<br />

Danimarca”, o “C’è del bello in Danimarca”, o anche “<br />

C’è profumo di rosa, in Danimarca”…<br />

Dunque, siete pronti? Sento già la voce di Spillo:<br />

“Si parte! All’avventura!”<br />

6


PRIMO GIORNO<br />

WIESBADEN – DÜNNWALD<br />

7


Terme di Wiesbaden: Wiesbaden è la capitale dell'Assia ed è<br />

famosa per essere una delle più antiche città termali d'Europa. Le<br />

sue sorgenti termali erano già note ai Romani che, in questa zona,<br />

fecero costruire una fortificazione tra il 6 ed il 15 d.C. Nel centro<br />

della città vi sono 26 sorgenti calde, con temperature tra i 46 ed i<br />

66 C°. Forniscono giornalmente circa 2 milioni di litri d'acqua;<br />

tale valore supera di molto quello di qualsiasi altra città tedesca (al<br />

secondo posto si trova la città di Baden-Baden).<br />

[ http://it.wikipedia.org/wiki/Wiesbaden ]<br />

Baden-Baden: nata come antica colonia romana, attualmente è un<br />

noto centro termale.<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Baden-Baden#Storia]<br />

Dünnwald: area verde ricca di abeti e fauna selvatica.<br />

[http://duenwald.de/home/index.php]<br />

[http://de.wikipedia.org/wiki/D%C3%BCnwald ]<br />

8


Mattina: Terme di Wiesbaden<br />

UN TUFFO NEL PASSATO<br />

Wiesbaden, terme, 9 giugno 2007.<br />

“Se permettete, mi presento: mi chiamo Roverella, dalla<br />

pianta a cui devo la mia nascita e la mia infanzia. Vengo dai<br />

boschi della Val di Sieve, e ho continuato il mio<br />

apprendistato seguendo il lavoro di Ezio….e dunque, eccomi<br />

qui, con lui, a fare la vostra conoscenza….”<br />

“Il piacere di conoscerti è nostro” le risponde, con voce<br />

cristallina, uno spirito di natura trasparente. “Noi due siamo<br />

Stilla e Ginepro. Io ho conosciuto Francy durante una sua<br />

passeggiata nei boschi, e lui, che , come puoi sentire, si<br />

chiama così dal suo profumo intenso, è più esperto di me<br />

nell’arte di aiutare gli uomini, ha lavorato a lungo nelle<br />

scuole…”<br />

“Lo so” china il capo con dolcezza Roverella, “abbiamo già<br />

avuto modo di conoscerci. Vorrei, però, adesso, richiamare<br />

la vostra attenzione sul corpo astrale di quella giovane<br />

donna, che ho notato muoversi nell’acqua attorno ad Ezio e<br />

a Silvia, che galleggiano abbracciati…”<br />

Manuela, entrata nella piscina termale di Wiesbaden, non si<br />

è tolta gli occhiali. Ha paura che, in tal caso, la lieve nebbia<br />

che si formerebbe intorno a lei potrebbe rendere più evidenti<br />

le sue sensazioni interne di vuoto e malinconia. Invece, così,<br />

con gli occhiali ben attaccati al naso, può pensare di essere<br />

una semplice turista e guardare i particolari di ciò che la<br />

circonda, così, con un certo distacco…<br />

Ma ci vuole ben più di un po’ di vetro davanti agli occhi per<br />

proteggerla dal pensiero che qui è sola, senza il suo Andrea.<br />

9


10<br />

… sul corpo astrale di quella giovane donna …<br />

Ecco Silvia, per esempio, che, scivolando sull’acqua, si<br />

lascia abbracciare da Ezio….Andrea, Andrea…le dice<br />

qualcosa dentro la testa.<br />

“Spiegatemi, non sono molto esperta”, dice Stilla ai due<br />

compagni di viaggio, “a che cosa sono dovute quelle<br />

turbolenze scure che tingono il rosa confetto del suo corpo<br />

astrale? Eppure Silvia ed Ezio non l’hanno offesa in alcun<br />

modo, anzi, le loro auree si mescolano in un movimento di<br />

danza che solo l’acqua può ispirare…”<br />

“E’ proprio questo il tipo di lavoro che possiamo fare: “<br />

interviene Ginepro”cominciamo la nostra prima missione!”<br />

Ginepro conduce Roverella e Stilla nel corpo energetico di<br />

Manuela, e, senza badare all’odore pungente delle nubi di<br />

attaccamento, si lancia dentro una di esse, seguito dalle sue<br />

compagne.


… un movimento di danza che solo l’acqua può ispirare……<br />

Baden Baden, 310 d.C.<br />

“Mevia, Mevia!” Al nome, esclamato con rimprovero da una<br />

donna adulta, accorre una giovane, scusandosi; ma, a<br />

giudicare dai colori che sono sul suo corpo astrale, niente<br />

affatto pentita.<br />

“Ecco, guardate dove siamo finiti”, spiega Ginepro con tono<br />

pacato, forte della sua maggiore esperienza nei viaggi<br />

ultradimensionali. “Siamo proprio nello stesso posto dove<br />

Manuela ha passato la notte, nella piazzola dell’area di<br />

servizio di Baden Baden; solo, in altre coordinate tempo.<br />

Vedete? La madre la sta rimproverando perché ha passato<br />

troppo tempo nel bosco, secondo lei, a vagabondare, invece<br />

che a studiare il latino classico, e mantenere il suo eloquio<br />

corretto e raffinato, non già con questi neologismi barbari<br />

della nuova generazione…”<br />

“Di nuovo quei vortici di attaccamento nel suo corpo<br />

astrale….E adesso, seguiamo anche questi?”<br />

Ma prima ancora di aspettare la risposta di Ginepro, Stilla si<br />

tuffa nel corpo aurico di Mevia, seguita dai due. E si trovano<br />

semplicemente nelle immagini della memoria di Mevia, in<br />

un bosco di faggi, dove la fanciulla, seduta sotto un albero,<br />

guarda un giovane, vestito di pelli legate da lacci, e munito<br />

di arco e frecce per la caccia.<br />

11


12<br />

…vortici di attaccamento nel suo corpo astrale……<br />

“Beata giovinezza!” Esclama Roverella “L’occupazione<br />

preferita dei giovani umani…caccia e sesso.. un binomio<br />

quasi inseparabile…”<br />

“Ander, amore mio…”<br />

Le parole con cui Mevia saluta il giovane sembrano<br />

correggere ciò che Roverella ha appena puntualizzato, così<br />

che Stilla, sottovoce, chiede a Ginepro: “Dunque, cosa è,<br />

amore o sesso?” Ginepro ride, scuote la testa, e il suo<br />

profumo si fa più intenso mentre mormora:<br />

“Parole, parole…non ha nessuna importanza, guardiamo<br />

solo gli effetti della loro interazione…un piccolo temporale,<br />

vero?” Di nuovo, accanto a luci rosate e splendenti, vortici<br />

scuri e tentacoli che passano dall’uno all’altra, a formare un<br />

groviglio inestricabile. “State lontane…è facile che si<br />

formino dei varchi…c’è troppa sofferenza, qui…”<br />

Ginepro trascina con sé Stilla e Roverella, e con un salto<br />

all’indietro si ritrovano da dove sono partiti, nell’aria ricca<br />

di vapore del bagno caldo che Mevia e sua madre hanno<br />

appena fatto.<br />

L’olio profumato di ginepro, che Mevia passa sul suo corpo,<br />

sembra calmarla, ma ecco che due sole parole pronunciate


dalla madre fanno rabbrividire di paura perfino Stilla:<br />

“Partirai domani…”<br />

…la fanciulla, seduta sotto un albero, guarda un giovane…<br />

Il corpo aurico di Mevia si lacera in due, all’altezza del<br />

petto, mentre la madre continua a parlare, incurante: “E’<br />

giusto che tu vada a Roma, per perfezionare la tua<br />

educazione: non sarà per molto, forse non più di due anni,<br />

ma è sciocco lasciarsi sfuggire l’occasione che la figlia del<br />

governatore ti ha offerto…La accompagnerai, e chissà,<br />

magari sarò poi io che verrò a trovarti, e vivremo tutti a<br />

Roma, dove il clima è così dolce…Dicono che ci sia sempre<br />

un vento che scioglie la nebbia, e che il cielo sia spesso<br />

azzurro come questo mosaico…”<br />

“La ferita è troppo profonda, non riesco a ripararla!”<br />

Roverella si affanna attorno al cuore astrale di Mevia, ma<br />

qualcosa si è spezzato e nuvole di materia volano via,<br />

lasciando senza forze e nutrimento il corpo fisico della<br />

giovane.<br />

13


14<br />

…La canzone di Stilla…<br />

“Venite, andiamo via”. Ginepro, con dolcezza, invita Stilla<br />

e Roverella a seguirlo.<br />

“Aspettate solo un attimo”, dice Stilla, “Le voglio lasciare<br />

una canzone:<br />

Gocce di vapore<br />

posate sui tuoi occhi<br />

come un dolce velo<br />

li faran sbocciare:<br />

Vedrai un falco in cielo<br />

e imparerai a lasciar andare…<br />

“Ma che cos’è?” le chiede Roverella? “Sembra quasi un<br />

incantesimo..”<br />

“Sì? Noi, nel nostro mondo, lo chiamiamo gioco<br />

d’acqua…Cos’è, Ginepro? Un gioco d’acqua?”<br />

“Parole, parole….Non sono poi così importanti…guardiamo<br />

gli effetti, piuttosto…”


Wiesbaden, terme, 9 giugno 2007<br />

Manuela, seduta ai bordi della piscina, guarda i suoi amici,<br />

in acqua, che ridono e si rilassano. C’è tanto vapore, intorno<br />

a lei, ma gli occhiali sono ancora lì, a proteggerle gli occhi<br />

dal vapore.<br />

“Guardate, un falco!” La voce di Silvia si leva, acuta,<br />

insieme al suo braccio, che scatta verso l’alto a indicare la<br />

nota sagoma che plana in cerchi.<br />

…Guardate, un falco…<br />

L’olio profumato di ginepro, che Mevia passa sul suo corpo,<br />

sembra calmarla, ma ecco che due sole parole pronunciate<br />

dalla madre fanno rabbrividire di paura perfino Stilla:<br />

“Partirai domani…”<br />

“Sì, è vero, eccolo là!”Anche Ezio alza la mano, e , presto,<br />

tutti si voltano a guardare in su…<br />

“Tutti, tranne Manuela!” Stilla, spazientita, commenta con<br />

Roverella.<br />

“Certo che non può vederlo: indossa ancora gli occhiali:<br />

l’incantesimo, o gioco d’acqua che sia, non si è potuto<br />

avverare… deve prima lasciar andare qualcosa, magari non<br />

la voglia di sentire Andrea, ma almeno gli occhiali…ma sei<br />

tu, Stilla, per prima, che non devi attaccarti al risultato..Dai<br />

tempo al tempo…” Ginepro, spiega, rassicurante.<br />

Poco dopo, nella doccia, Manuela si sta togliendo<br />

15


l’accappatoio, quando una voce accanto a lei le dice,<br />

scherzando :” Ma che fai, ti lavi con gli occhiali?”<br />

“Ah , già, non mi ero accorta che li avevo sul naso..”<br />

Manuela, finalmente, si toglie gli occhiali.<br />

…Manuela, finalmente, si toglie gli occhiali…<br />

“Ben fatto!” dice Stilla a Roverella, inviandole uno spruzzo<br />

d’acqua per ringraziarla.<br />

Sotto la doccia, le gocce di vapore si posano sugli occhi di<br />

Manuela, le palpebre battono, una volta, due….le piastrelle<br />

di rivestimento della doccia sono azzurre come il più azzurro<br />

cielo di Roma….e là, in mezzo a tutto quell’azzurro, si<br />

staglia la nota sagoma di un falco.<br />

“Guardate, un falco!” la voce di Manuela arriva a Silvia, al<br />

di là della parete di vetro, superando lo scroscio delle docce.<br />

“Ora te ne accorgi?” risponde Silvia.<br />

“Be’, meglio tardi che mai..” aggiunge, ridendo.<br />

Stilla batte le mani, in un tripudio di schizzi, e Ginepro<br />

annuisce, sorridendo: “Ognuno ha il suo tempo..”<br />

“E Mevia?” chiede Roverella, scuotendosi le gocce di dosso.<br />

“Mevia è cresciuta” risponde Ginepro “ Ora si chiama<br />

Manuela, e il suo latino in effetti si è un po’ imbarbarito, in<br />

compagnia di Ander, o di Andrea, se preferite….ma i suoi<br />

occhi sono sbocciati su un bel cielo azzurro…e dopo solo un<br />

paio di battiti di ciglia….credo proprio che imparerà a<br />

lasciar andare…”<br />

16


1. Giochi d'acqua<br />

schizzi, rivoli, bolle.<br />

GIOCHI D’ACQUA<br />

3. Claudio osserva i suoi<br />

amici.<br />

5. Ortensia e Ciliegio si<br />

tuffano insieme .<br />

2. Luci di tutti i colori.<br />

4. Bambini che giocan<br />

nell'acqua.<br />

6. Enrica osserva un<br />

falco nel cielo.<br />

17


7. Verbena su Francy si<br />

lascia portare.<br />

9. Un perfetto equilibrio<br />

tra i mondi.<br />

11. Bella l'erba sotto i<br />

piedi.<br />

18<br />

8. Tra prati, alberi e<br />

cielo la gioia di<br />

Claudio.<br />

10. Acqua o sole?<br />

12. Che l'avventura<br />

abbia inizio.


Sole ovunque.<br />

Driade apre la strada:<br />

Adesso tuffi!<br />

Che accoglienza<br />

alle terme di Wiesbaden!<br />

esulta Memy.<br />

Ivan s’immerge:<br />

ritempriamo le membra<br />

dal lungo viaggio!<br />

Alloro canta:<br />

mi sento al sicuro<br />

con gli amici.<br />

Si fa Acqua Gym!<br />

Caiottolo si lancia:<br />

vediamo com’è!<br />

E’ l’ora giusta!<br />

Regine dà il ritmo<br />

e si va avanti.<br />

19


20<br />

SOGNI<br />

Carolina guardò diritta avanti a sé e vide, incorniciata dal<br />

finestrino posteriore del camper, la tata accoccolata a fianco<br />

di Maria Luisa, la quale se ne stava seduta sul tronco di una<br />

grande quercia, con le gambe a penzoloni. Ogni giorno il<br />

gruppo d’avventura <strong>Carote</strong> e Lillà aveva deciso di nominare<br />

un responsabile, una tata, che si prendesse cura degli altri e<br />

risolvesse le questioni che avessero a insorgere.<br />

Oggi era toccato ad Ivan.<br />

Una corona di maggio-ciondoli in fiore rifiniva il panorama,<br />

lasciando splendere il prato adiacente dei riflessi luccicanti<br />

di brina che il passaggio dalla notte al giorno aveva<br />

generosamente donato.<br />

…Kavafis, l’allievo-angelo creatore di nuvole, si avvicinò a Carolina<br />

e le pose un’ala dietro la schiena…


Kavafis, l’allievo-angelo creatore di nuvole, si avvicinò a<br />

Carolina e le pose un’ala dietro la schiena. Ella batté le<br />

ciglia un paio di volte e la vista le si sfocò un istante per poi<br />

ricalibrarsi sulla nuova sensorialità che la vicinanza<br />

dell’angelo le prestava.<br />

Vide allora un meraviglioso alone azzurro che proveniva<br />

dal corpo fisico di Ivan ed avvolgeva Maria Luisa in una<br />

sfera dal tepore rassicurante. Poi vide una fontana luminosa<br />

sgorgare dalla base della quercia ed irrorare di luce il<br />

terreno circostante sino a giungere alle pendici dei camper<br />

ed innaffiarne le ruote e poi oltre, sino all’autostrada. Dal<br />

corpo del popolo di alberi alle loro spalle provenivano<br />

straordinari disegni colorati, come castelli di rosa, torri di<br />

giallo e fiumi di violetto, e i colori erano così vividi e<br />

luminosi che tutta l’aria sembrava respirarne a pieni<br />

polmoni.<br />

“Sono i pensieri del bosco”, le spiegò Kavafis, senza<br />

parlare.<br />

Ella annuì. Poi ebbe la sensazione che la sua vista divenisse<br />

ancora più penetrante, si avvicinasse al soggetto che stava<br />

osservando (come quando fai girare la rotellina del<br />

microscopio e l’immagine si ingrandisce e all’inizio ti<br />

ricordi che è sempre la stessa visione di prima, solo più da<br />

vicino, ma con il passare dei minuti il nuovo mondo che hai<br />

di fronte ti svela un numero così elevato di particolari che<br />

corri il rischio di credere che quel frammento sia tutto il<br />

mondo, invece che solo una parte di esso).<br />

Istintivamente, allora, la ragazza chiuse gli occhi,<br />

ritraendosi.<br />

“Nessun rischio, Carolina”, disse calmo Kavafis, “ci sono io<br />

a ricordarti dove siamo”.<br />

Carolina, con cautela, si concesse di aprire un occhio.<br />

Vide che, nel mezzo dei colori, Maria Luisa se ne stava<br />

stretta stretta in un mantello bordeaux, ma poi il tepore che<br />

proveniva dagli esseri che aveva intorno, e l’avvolgeva, la<br />

21


convinse a sciogliere i lacci del pastrano e così mostrò ad<br />

Ivan la caviglia destra. Egli la prese fra le mani - Carolina<br />

nel frattempo aveva aperto anche l’altro occhio - e la<br />

caviglia, illuminata da tutta quell’attenzione, emise una<br />

nuvoletta, sagomata come un fumetto, all’interno della<br />

quale scorrevano veloci alcune immagini in sequenza: si<br />

distingueva la notte, che avvolgeva l’altro camper della<br />

carovana, sul quale viaggiava Maria Luisa la notte<br />

precedente, Enrica al volante accanto a Francy, Manu e<br />

Luca insieme a lei dietro, prima seduti, poi in piedi – Ma<br />

che ci fanno in piedi in camper durante il viaggio? - poi una<br />

strettoia, i lavori in corso subito dopo la frontiera fra la<br />

Svizzera e la Germania, poi una frenata, e Maria Luisa che<br />

cade all’indietro, Luca che si trova alle sue spalle e cerca di<br />

attutirle la caduta, la caviglia che s’arrossa, la testa di Luca<br />

che batte sullo stipite del lettino basso, diverse nuvolette<br />

grigie che intasano i canali di comunicazione fra le persone<br />

e ne mischiano le parole, come le tessere di un puzzle<br />

sparse sul pavimento del camper e Ivan,– “Ma era in<br />

camper con noi, ieri sera!”, esclama Carolina, “io ero al<br />

suo fianco, Silvia, Ezio e Claudio dormivano dietro, ne<br />

sono certa. Come fa ad essere anche sull’altro camper?”-<br />

proprio Ivan che, divenuto una specie di cometa luminosa,<br />

morbida ed elastica, si era introdotto nella scena passando<br />

attraverso la caviglia, per raccogliere ad una ad una le mille<br />

tessere che aveva trovato sparse ovunque nello spaziotempo<br />

circostante alla scena, per ricomporle in un unico<br />

disegno, rispettandone incastri e forme, donando loro nuova<br />

armonia: per prima cosa aveva tenuto il piede di Maria<br />

Luisa mentre cadeva, di modo che la caviglia non subisse<br />

torsioni, poi aveva posto un cuscino all’altezza della testa di<br />

Luca, affinché la sua azione proteggesse il corpo di Maria<br />

Luisa senza ferirsi. Infine, era uscito di scena, lasciando la<br />

nuvoletta della caviglia scorrere pulita verso il futuro.<br />

22


… Ivan, che divenuto una specie di cometa luminosa, morbida ed<br />

elastica…<br />

E la caviglia, adesso, sul prato, emanava una rassicurante<br />

luce rosata, anche se il volto di Maria Luisa rimaneva<br />

contratto.<br />

Luca entrò nella scena inquadrata dalle ciglia di Carolina<br />

emanando la stessa tenera luce rosa della guarigione<br />

avvenuta, Spillo sulla spalla destra, di ritorno dai suoi<br />

esercizi mattutini.<br />

Lo spirito di natura francese, a cui il viaggio dimensionale<br />

si addice particolarmente, colse l’occasione per balzare<br />

all’interno delle aree colorate del luogo di cura nei pressi<br />

della grande quercia ed eseguire due volteggi intorno ad<br />

Ivan, per rinforzarne il corpo energetico.<br />

La tata Ivan, ridestatasi grazie al baluginio dei volteggi di<br />

Spillo, sorrise alla volta di Maria Luisa e finalmente se ne<br />

allontanò, lasciando la donna ad occhi chiusi, seduta sul<br />

tronco, immersa nella luce.<br />

Kavafis a quel punto ritrasse lentamente l’ala che aveva<br />

23


posto dietro Carolina, ed ella chiuse ancora le palpebre, per<br />

riabituarsi alla vista “normale”. Nello stesso istante<br />

Coriandolo aprì gli occhi, energeticamente poco stabile:<br />

“Ho fatto un sogno. La tata Ivan dov’è?” chiese veloce.<br />

24<br />

… La tata, ridestatasi grazie al baluginio dei volteggi di Spillo…<br />

“Eccomi!”, disse lui arrivando di corsa: fare la tata il primo<br />

giorno di viaggio all’estero può essere molto impegnativo!<br />

“Ho visto un posto Ivan” disse Coriandolo tutto d’un fiato,<br />

dove tante persone erano in preda ad una forza che non<br />

sapevano capire, ma neppure respingere con decisione.<br />

Tutti noi, insieme, ci recavamo da loro, vestiti delle nuvole<br />

di Kavafis, ed esse ci proteggevano e cambiavano forma a<br />

seconda della necessità di coloro ai quali prestavamo le<br />

nostre cure. Costoro sembravano contenti della nostra<br />

attenzione ed anche i loro corpi fisici reagivano bene alle<br />

medicazioni di luce, ma quando ci allontanavamo alcuni<br />

ricadevano preda di quella forza misteriosa. Altri invece si<br />

alzavano da terra e si incamminavano verso l’orizzonte,<br />

decisi e luminosi, senza che la morsa oscura esercitasse su<br />

di loro il benché minimo richiamo.


Noi rimanevamo colpiti dalla differenza di reazioni e ci<br />

domandavamo se qualcosa, delle nostre cure, fosse stato<br />

sbagliato, rispetto a coloro che, sebbene guariti, tuttavia non<br />

si rimettevano in piedi.<br />

Una voce fuori campo allora tuonò: era Kavafis!”<br />

Adesso la voce di Coriandolo s’alzò di tono:<br />

“Egli richiamò la nostra attenzione sul fatto che non<br />

dipendeva da noi che le persone guarissero, dato che gli<br />

strumenti che usavamo erano sempre gli stessi ed il nostro<br />

animo immutato.”<br />

“Sono i progetti che ognuno ha su di sé a cambiare.<br />

Osservate queste persone”, ci disse Kavafis ponendo le sue<br />

ali dietro le nostre spalle, così come ha fatto prima con<br />

Carolina. “Ponete la massima cura nell’osservare quale<br />

incredibile varietà di forme e colori ciascuno di essi<br />

trasmetta a questa lunghezza d’onda, ed il continuo<br />

movimento al quale tali forme sono soggette”.<br />

“Allora”, il racconto di Coriandolo si faceva sempre più<br />

ricco di particolari e l’attenzione della tata Ivan ne<br />

illuminava i passaggi più intensi, “vidi coloratissime nubi<br />

multiformi provenire dai corpi distesi, come fumetti che<br />

mutavano continuamente, assumendo forme di cose note,<br />

come case, persone, scene di vita, città, oppure ignote,<br />

semplicemente giochi di colore che si incuneavano l’uno<br />

dentro l’altro, senza sosta, ognuna un caleidoscopio a sé<br />

stante.”<br />

“Osservate che è la volontà di ognuno a determinare la<br />

prossima evoluzione”, ci diceva Kavafis “come il volante<br />

determina la direzione delle automobili, e come saldamente<br />

seduti al volante di ogni vettura ci siano i sè superiori di<br />

ciascuna di queste persone.<br />

Se decidono che la forza misteriosa di questo luogo può<br />

scegliere al loro posto quale direzione prendere, così è.<br />

Ma le cure che avete prestato hanno in ogni caso prodotto<br />

l’effetto voluto.<br />

25


26<br />

…Essi videro coloratissime nubi multiformi provenire dai corpi<br />

distesi, come fumetti che mutavano continuamente…<br />

Guardate ad esempio quella donna laggiù: come vedete le<br />

vostre attenzioni ne hanno guarito il corpo fisico ed<br />

apparentemente l’anima ma, osservate anche, c’è una<br />

riserva in fondo al suo cuore, quella sacca in ombra ai nostri<br />

occhi.<br />

Ebbene, ella ha il proprio percorso da seguire, che a noi non<br />

è dato scorgere (come vedete, ce ne è oscurata la visione).<br />

Ma ella sa, grazie a voi da oggi sa, che, se volesse, esiste<br />

una dimensione di amorevoli cure che si fonda sulla ricerca<br />

della verità”.<br />

“Quale verità”, ho domandato con un coraggio che mi<br />

sembravo Spillo, e Kavafis ha ritratto le ali dalle nostre<br />

schiene e poi ho aperto gli occhi.<br />

Quale verità, tata Ivan?”<br />

“La verità di quel che siamo in questo istante”, egli rispose<br />

semplicemente: adesso era ora di andare avanti.


Pomeriggio:<br />

da Wiesbaden a Dünnwald<br />

OLTRE LA PIOGGIA<br />

Dünnwald, 9 giugno 2007<br />

“Guarda, un falco!” Manuela indica fuori dal finestrino del<br />

camper il cartello verde, un triangolo rovesciato che inscrive<br />

la sagoma di un falco.<br />

Che cartello curioso, una specie di “attenti al falco” per gli<br />

automobilisti distratti che , certo, non rischiano di investirne<br />

qualcuno mentre attraversa la strada, ma, piuttosto, rischiano<br />

di non “ vedere un falco volare, e imparare a lasciar<br />

andare…”, come canticchia ancora Stilla, ben sistemata sul<br />

… un triangolo rovesciato che inscrive la sagoma di un falco …<br />

27


tetto del camper a giocare con le gocce di pioggia. Lì con lei,<br />

sul tetto del camper, nella sua posizione ormai collaudata da<br />

più di mille chilometri, Spillo si riempie il corpo del verde di<br />

questa foresta, che finalmente, a distanza di un anno, lo<br />

riporta all’odore dei boschi di Branfère, Francia, suo paese<br />

di infanzia in questa terra e questa vita.<br />

28<br />

… Stilla, ben sistemata sul tetto del camper a giocare con le gocce di<br />

pioggia …<br />

Ma l’odore di bosco è appena stato svegliato dalla prima<br />

pioggia, e gli ha fatto solo aprire la scatola dei ricordi, così<br />

“Stilla, dài, ancora un po’”, chiede. E Stilla vola in alto, a<br />

trovare altre gocce di pioggia, fra le nubi, gocce grandi<br />

adesso, di quelle che atterrano rompendosi in tanti schizzi, e<br />

che suonano sui tetti e sugli ombrelli come bacchette su un<br />

tamburo.<br />

“Si-i-i-i-ì-ì…..” Stilla e Spillo si guardano, felici, e il rumore<br />

degli aghi degli abeti colpiti dall’acqua li accompagna come<br />

un sottofondo musicale, una risata leggera che è più di un<br />

fruscio e meno di una musica.<br />

“Come piove”, pensa Maria Luisa dentro il camper. Non sa<br />

più che giorno è, che ore sono: il lungo viaggio l’ha vuotata


di sé e riempita di una materia strana, a lei ignota, di parole e<br />

sensazioni che da tanto tempo non le appartenevano più:<br />

paura, forse? No, Paura, PAURA, PAURA…<br />

La pioggia è più forte, i tamburi suonano, sul tetto del<br />

camper, e “Come piove”, pensa Ivan mentre guida e cerca di<br />

restare calmo e distaccato: la responsabilità di guidare gli<br />

altri in questi primi passi in un mondo sconosciuto lo irrita<br />

un po’, dentro. All’inizio era solo un solletico, a volte anche<br />

piacevole, ma adesso le bollicine sono diventate bolle più<br />

grosse, che si rompono in mille schizzi, proprio come i<br />

goccioloni-quasi-grandine che cadono giù dal cielo.<br />

“Pioggia, pioggia, lava i miei pensieri”, pensa Manuela, e le<br />

sue nuove ali di falco si aprono, mentre si alza in volo su nel<br />

cielo, a rendere reale, almeno nel mondo astrale, quel<br />

cartello verde che ha appena visto. Lassù, a metà tra il tetto<br />

del camper e la cima degli alberi, un altro corpo luminoso la<br />

attende: Claudio.<br />

“Guarda!” le dice, e le indica un essere diafano, trasparente,<br />

che, come un direttore d’orchestra, sta in mezzo alle nubi, a<br />

braccia aperte, invitando le gocce a scendere più o meno<br />

veloci, e le nuvole a muoversi con coreografie del tutto<br />

originali.<br />

… un altro corpo luminoso la attende: Claudio …<br />

29


Quassù, lontano da terra, abbastanza, almeno, da non sentire<br />

più l’odore di plastica dei camper nuovi, ma non troppo<br />

lontano da perdere la fragranza del bosco, è evidente il<br />

disegno di pioggia e nuvole: è un messaggio che viene udito<br />

da Claudio e da Manuela come se fosse una nuova lingua.<br />

Stilla, amica degli uomini, lo traduce, per loro, con dei versi.<br />

Indica una nuvola, né più né meno come un direttore<br />

d’orchestra comanda al primo violino di iniziare un a solo, e<br />

questa si apre appena, lasciando uscire rivoli di acqua in fa<br />

diesis….poi lo spirito dell’acqua canta:<br />

30<br />

Per te, Maria Luisa,<br />

fresca ti sia la vita,<br />

libera come la pioggia,<br />

dolce come le dita<br />

che han colto dei lamponi,<br />

frizzante come un limone<br />

che sul viso si appoggia….<br />

Nel camper, Maria Luisa apre il frigorifero, prende un po’ di<br />

quel limone che si è portata da Firenze, e, con un gesto<br />

ormai consueto, se lo passa sul viso, per<br />

rinfrescarsi…PAURA, PAURA, Paura, paura,<br />

pau..sa……una pausa, pensa, ho bisogno solo di una pausa,<br />

per ritrovarmi.. e chiude gli occhi, ad ascoltare la musica<br />

della pioggia, adesso come di violini in corso di accordatura.<br />

Lassù, in piedi sopra le cime degli abeti, Stilla muove le<br />

punte delle dita come per sollecitare un trillato di pianoforte,<br />

e la pancia gonfia di una nuvola schizza via gruppi di gocce,<br />

irregolari e bizzarre.<br />

“Ascolta”, dice Claudio a Manuela.


Ivan, si canta nel bosco<br />

con note di festa.<br />

Che una goccia danzante<br />

ti bagni la testa,<br />

e dirai :”Ti riconosco,<br />

vita mia allegra<br />

che volevo per me,<br />

festosa e brillante….”<br />

Ivan apre il finestrino per controllare chi arriva sull’altra<br />

corsia: certo, senza specchietto retrovisore, è meglio<br />

sporgersi a controllare….Plic, una goccia rimbalza sulla<br />

carrozzeria e lo colpisce diritta sulla gola.<br />

“Ma no, in testa, in testa!..” Esclama Spillo, deluso,<br />

rivolgendosi a Stilla perché aggiusti l’incantesimo.<br />

Stilla si stringe nelle spalle: un gioco d’acqua non si può né<br />

cancellare, né modificare.<br />

“Non voglio attaccarmi al risultato…” risponde a Spillo,<br />

“L’ho imparato proprio poco fa..” E su queste ultime parole<br />

un falco viene a portarla via sulle sue ali, e vola con lei in<br />

alto, in alto, in alto….<br />

“Un falco! Un falco!” Giù, sulla terra, accanto a due camper<br />

fermi, un gruppo di uomini osserva il volo dell’uccello che,<br />

lentamente, si posa sul tetto di una casa accanto a loro.<br />

Manuela, Ivan, Claudio e Maria Luisa si passano le mani sul<br />

viso, come ad asciugare delle gocce di pioggia. I colori sono<br />

diversi, adesso.<br />

Stilla non è con il falco, è rimasta sopra le nuvole, dove le<br />

gocce non ancora nate imparano a riconoscere il giorno e la<br />

notte, e una voce che non ha mai udito prima le sussurra,<br />

attraverso il suo corpo:<br />

31


32<br />

Eccolo con te:<br />

con amore e pensiero<br />

l’ arcobaleno.<br />

… lentamente, si posa sul tetto di una casa accanto a loro…


1. Una foresta di alberi<br />

alti.<br />

3. Enrica cammina<br />

pensierosa.<br />

5. Grosse gocce cadono<br />

giù dai rami .<br />

PIOGGIA<br />

2. Luca guarda le<br />

nuvole in cielo.<br />

4. Caiottolo corre felice<br />

per i boschi.<br />

5. Le gocce bagnano i<br />

piedi di Enrica .<br />

33


7. Regine vola accanto<br />

ad Enrica.<br />

9. Regine guarda<br />

Enrica.<br />

11. Il cuore di Enrica è<br />

leggero.<br />

34<br />

8. La farfalla si posa<br />

sulla mano di Enrica.<br />

10. Enrica libera la<br />

farfalla.<br />

12. Roverella Caiottolo e<br />

Memy sorridono.


Driade guida<br />

viaggiatori speciali:<br />

tracce di luce<br />

Festa in città:<br />

profumo di Ortensia<br />

son qui le fate!<br />

Molte le strade,<br />

ognuna una fiaba<br />

per Carolina<br />

Una la rotta,<br />

Ginepro cuore saldo<br />

guarda la meta<br />

Occhi al cielo:<br />

il volo di un falco<br />

saluta Alloro<br />

Silvia respira,<br />

in un solo fiato<br />

è l’Universo<br />

35


36<br />

LA ROTONDA<br />

“Nella Germania dell’ovest attorno ad una rotonda, per<br />

l’ennesima volta”, commentò asciutto Ezio. Che noia.<br />

Ma dov’è questo campeggio?”, si chiese Francy: “sarà la<br />

decima volta che giriamo qui intorno”.<br />

“Un ginepraio!”, esclamò Verbena.<br />

“Senti”, intervenne pacato Ginepro, “possiamo trovare un<br />

altro modo di dire?<br />

Non è affatto complicato districarsi fra i miei rami odorosi.”<br />

“Ma se hai anche le spine!”.<br />

“E’ solo un alfabeto diverso da quello che siete abituati ad<br />

usare. Se imparaste a leggere la lingua dei ginepri, vi<br />

districhereste perfettamente fra quelle che adesso vi<br />

sembrano solo complicate intersecazioni. Potreste farvi<br />

guidare dal mio profumo, per capirmi meglio”.<br />

“Sembra un discorso valido anche per trovare la strada per il<br />

campeggio”, s’accorse subito Ezio: “se impariamo a leggere<br />

l’alfabeto delle strade di queste parti, troviamo anche la<br />

nostra meta”.<br />

“Ci occorrerebbe un odore da seguire”, affermò Ciliegio.<br />

“Chiediamo aiuto”, propose allora Verbena.<br />

“Già”, concordò Ezio. “Ma a chi?”<br />

“Guarda! Un falco! Presto, seguiamolo. Ci porterà senz’altro<br />

fuori da questo labirinto”, Francy ne era sicura.<br />

“O da qualcuno che possa darci aiuto”, continuò ancora<br />

Verbena.<br />

“Eccolo! Si è posato sul tetto di quella casa!”<br />

“Ma qui non c’è niente”, osservò Ezio. “La città sembra<br />

finire, proprio qui”<br />

L’ombra lunga di Colonia.<br />

“Ci sono quei due signori con il cane, laggiù!”, segnalò<br />

Ciliegio: “Chiediamo a loro”.


… Eccolo. Si è posato sul tetto di quella casa …<br />

“Scusate…”, Francy si avvicinò ai due abitanti del luogo,<br />

gentile.<br />

“Sì lo conoscono, ma non è proprio da queste parti.<br />

Dobbiamo tornare alla rotonda”.<br />

Ancora…<br />

“E prendere la strada successiva a questa. Sempre diritto.<br />

Poi troviamo le indicazioni. E anche degli aiutatori visibili,<br />

mi dicono”.<br />

“Ma chi, questi due in automobile che ci fanno segno di<br />

seguirli?”, segnalò Ezio alla volta di due sconosciuti con un<br />

gran sorriso, e intanto già si intravedevano i cartelli per<br />

l’agognata destinazione.<br />

“E Kavafis dov’è?”, chiese, adesso che la strada si era<br />

ritrovata.<br />

“Seminario sulle nuvole del nord ovest”, disse Ginepro, che<br />

ci aveva parlato per ultimo. “Guarda quella nuvola, lassù: è a<br />

forma di camper!” fece osservare Verbena a tutti: “Devono<br />

essere passati alla fase pratica, quelli del seminario”.<br />

37


38<br />

… Guarda quella nuvola lassù E’ a forma di camper…<br />

“Meno male: tutte le nubi di esercizio che gli allievi<br />

nuvolieri realizzano creano proprio un bel freschino…”,<br />

commentò Francy. Poi Ezio disse: “Ho sentito dire che il<br />

campeggio di Dunnwald è molto ospitale”.<br />

Sì? E da chi? Io non ho sentito proprio niente.<br />

Verbena giocava fra i capelli di Francy e Francy guardava<br />

fuori dal finestrino e giocava con le nuvole di Kavafis e<br />

Kavafis scendeva giù, per provare a leggere l’alfabeto di<br />

Ginepro, il quale guardava curioso Ciliegio e lui, spirito di<br />

natura viaggiatore per vocazione, chiuse gli occhi e volò via,<br />

sui tetti delle case, accanto ai falchi e poi alla classe di<br />

Kavafis e poi ancora più su, verso est.<br />

Ma, prima di volar via, aveva guardato un istante fuori dal<br />

finestrino e aveva incontrato, ancora un istante soltanto, lo<br />

sguardo di Ezio. Quella traccia energetica, seppur flebile, era<br />

stata sufficiente a gettare un ponte fra i due perché adesso, in<br />

questo spazio sopra la terra che solcavano, c’erano tutti e<br />

due, Ciliegio ed Ezio. Ma c’erano anche Francy e Verbena, e<br />

Kavafis, e Ginepro.


… Verbena gioca fra i capelli di Francy…<br />

“Che succede?”, chiese Ezio, ma non lo domandava<br />

veramente, mentre perlustrava con attenzione le<br />

caratteristiche del nuovo spazio che si trovavano<br />

transitoriamente a visitare.<br />

Era tutto uno specchiarsi, e le immagini dei nostri<br />

protagonisti erano moltiplicate all’infinito, e così le strade e<br />

le direzioni, e le rotonde.<br />

39


40<br />

… chiude gli occhi e vola via, sui tetti delle case…<br />

“Niente di buono”, borbottò qualcuno da qualche parte, che<br />

non ci capiva niente di quel che vedeva ma proprio non ci<br />

stava a farsi spiegare le cose dagli altri.<br />

“Chi ha parlato?”, chiese Ginepro nell’udire quella voce che<br />

pure durante le loro conversazioni in camper si era fatta<br />

viva, ma che egli non sapeva ricondurre a nessuno dei suoi<br />

amici. Come in risposta a quei pensieri, il deva dell’albero<br />

dalle bacche scure emise una protettiva nuvoletta profumata,


che Kavafis veloce modellò a forma di specchio.<br />

“E’ la Mente”, bisbigliò Ciliegio, riconoscendola, “quella<br />

parte dell’individualità che si crede separata da tutto il resto,<br />

e pensa di essere la migliore”.<br />

“Capisco”, rispose serio Ginepro, continuando a cospargere<br />

di profumo tutta la zona.<br />

Ezio sentì il profumo di ginepro e prese in mano lo specchio<br />

di nuvola odorosa. Guardò con attenzione il proprio riflesso<br />

e vide nei suoi occhi la scintilla del ricercatore fra i mondi.<br />

“Dove siamo?”, chiese allora a Kavafis – e stavolta lo chiese<br />

davvero - e la sincerità di quella domanda fu sufficiente a far<br />

scivolare via Mente lungo le pareti lisce della volontà di<br />

Ezio, senza più trovare alcun appiglio a cui aggrapparsi,<br />

adesso che Ezio chiedeva agli altri ciò che non sapeva, cioè<br />

lavorava in squadra.<br />

… Ezio sentì il profumo di ginepro e prese lo specchio di nuvola<br />

odorosa in mano …<br />

41


Gli specchi che arredavano quello strano luogo si ritrassero,<br />

come assorbiti dal terreno, e svelarono la direzione giusta<br />

per il campeggio, anche in questa dimensione.<br />

Poi la luce della sera cominciò a pervadere i dintorni ed essi<br />

tornarono nel Dunnwald.<br />

E in che dimensione si fossero trovati i nostri eroi essi non<br />

seppero riferire, però la scia odorosa che li aveva guidati<br />

fuori dal labirinto sembrava proprio quella di certi gineprai<br />

delle vallate torinesi, quando s’avvicina l’estate.<br />

42<br />

… e svelarono la direzione giusta per il campeggio…


SECONDO GIORNO<br />

COLONIA – RIBE<br />

45


Cattedrale di Colonia:con i suoi 157 metri di altezza è la seconda<br />

chiesa più alta della Germania e la terza più alta al mondo. Venne<br />

costruita per ospitare le reliquie dei Re Magi, portate da Milano<br />

dall'imperatore Federico Barbarossa. La prima pietra venne posata il<br />

15 agosto 1248. Nel 1996 l'edificio è stato inserito nell'elenco dei<br />

Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Possiede 12 campane e L'Ara<br />

dei Re Magi, situata dietro l'altare principale e risalente al XIII<br />

secolo,pesante trecento chili, alta più di un metro e mezzo e lunga più<br />

di due metri, è il più grande sarcofago d'Europa.<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Colonia]<br />

Colonia: notizie sulla città<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Colonia_%28Germania%29]<br />

I tre vescovi:: [http://it.wikipedia.org/wiki/Principe_vescovo]<br />

Carlo Magno: [http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Magno]<br />

Hamelin: la storia del pifferaio magico della città di Hamelin.<br />

[http://www.ecomatrix.it/news.php?d=20070625&u=okpedia_lavera-storia-del-pifferaio-magico_it]<br />

Tesoro di Dortmund: il Museo di Arte e Culutura accoglie il tesoro<br />

di Dortmund una collezione di piu’ di 400 monete d’oro. L’università<br />

di Dortmund fu fondata nel 1966.<br />

[http://www.gwleibniz.com/britannica_pages/dortmund/dortmund.ht<br />

ml]<br />

Canile di Amburgo: il canile ospita quasi duemila cani ogni anno,<br />

gatti, uccelli e rettili esotici.<br />

[http://www.bairo.info/canile_amburgo.html]<br />

Campo nazifascista di Wietzendorf:<br />

[http://www.romacivica.net/ANPIROMA/internati/Wietzendorf.pdf]<br />

Il pittore Arnaldo Spagnoli sopravvissuto al lager nazista di<br />

Wietzendorf:<br />

[http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/19045]<br />

La battuta di Spillecchini (Hic sunt leones): si riferisce al fatto<br />

che Carlo Magno venne incoronato imperatore da Leone III nella<br />

messa di Natale del 25 dicembre 800 in Roma, con un titolo mai<br />

più usato in Occidente dalla abdicazione di Romolo Augusto nel<br />

476. Propriamente, la locuzione latina (in italiano, qui ci sono i<br />

leoni) compariva sulle carte geografiche dell'antica Roma in<br />

corrispondenza delle zone inesplorate dell'Africa e dell'Asia. La<br />

frase stava ad indicare che non si sapeva cosa ci fosse in quelle<br />

terre inesplorate, a parte il fatto che erano abitate da leoni<br />

46


Mattina: il Duomo di Colonia<br />

UNA SELVA GRIGIA<br />

“C’era una volta….”<br />

“Tutte le fiabe cominciano così!” dice Carolina.<br />

“Sì, è vero! Però magari questa è una fiaba diversa dalle<br />

altre..”, interviene Manuela.<br />

“E, infatti, è proprio così” risponde Ivan, “perché ai bambini<br />

le fiabe, normalmente, le racconta una mamma, o una nonna,<br />

come premio per essere stati bravi, o, se magari hanno paura<br />

di addormentarsi, perché i loro sogni vengano indirizzati<br />

verso paesi incantati…. Ma io non sono<br />

né una mamma né una<br />

nonna: io sono un<br />

professore. E un<br />

professore che racconta<br />

una fiaba è davvero un<br />

evento curioso. Per cui,<br />

statemi bene a sentire,<br />

perché questa è una<br />

favola davvero<br />

particolare: in questa<br />

favola, il protagonista è<br />

uno spirito di natura di<br />

nome Coriandolo.<br />

Coriandolo aveva vissuto<br />

per molto tempo in un<br />

piccolo bosco, e non<br />

aveva mai visto il mondo.<br />

...io sono un professore…<br />

Lì i suoi giorni scorrevano ritmati dalla musica delle<br />

47


stagioni, e dal ritmo delle fioriture. Non aveva altro compito<br />

che quello di solleticare i bocci dei fiori e di accarezzare i<br />

frutti perché maturassero, e divenne così bravo nel farlo,<br />

che quasi si annoiava.<br />

Capitò poi un giorno,<br />

durante un temporale, che<br />

si sentì sollevare in alto<br />

da un vortice di vento,<br />

finché atterrò in un<br />

mondo completamente<br />

sconosciuto, strano, che<br />

voi però conoscete bene,<br />

perché somigliava in tutto<br />

e per tutto alle città in cui<br />

abitate: strade, negozi,<br />

macchine, uomini, e<br />

anche alberi, sì, ma pochi<br />

e un po’ sofferenti, senza<br />

quell’odore rugiadoso e<br />

verde della sua antica<br />

terra. Coriandolo capì<br />

presto che era diventato …si sentì sollevare in alto da un<br />

grande e che<br />

vortice di vento…<br />

aveva cominciato ad andare a scuola: e ciò che gli veniva<br />

insegnato, ciò che era il suo programma di scuola, era,<br />

pensate un po’, aiutare gli esseri umani. Col tempo<br />

cominciò ad apprezzare la sua vita, ad andare d’accordo coi<br />

suoi compagni di studi, e, anche, si appassionò alla vita di<br />

quegli uomini e donne che spesso, non visto, aiutava. Se<br />

c’era qualcosa che gli veniva rimproverata era proprio<br />

quella sua eccessiva passione: a volte accorreva in aiuto<br />

senza che nessuno l’avesse chiesto, e non si riposava mai,<br />

neanche quando veniva invitato a farlo, perché potesse<br />

andare a trovare i suoi vecchi amici alberi della Val di<br />

Sieve. Per tutto il resto, i suoi insegnanti, spiriti di natura<br />

48


più esperti, o addirittura maestri dalle ali multicolori, erano<br />

soddisfatti di lui, e Coriandolo, ben presto, pensò di essere<br />

davvero il primo della sua classe. E fu così che un giorno,<br />

quando la Maestra degli spiriti di natura…<br />

“Eh, sì, vedete!” si interrompe Ivan sorridendo, poiché ha<br />

visto Carolina e Manuela inarcare le sopracciglia di fronte<br />

all’ingresso di quel nuovo personaggio. “le mie storie,<br />

siccome sono un professore, parlano di scuola e di<br />

insegnanti, ma, abbiate pazienza, credo che la storia vi<br />

piacerà lo stesso…E così, vi dicevo, quando un giorno la<br />

maestra degli spiriti di natura offrì la possibilità di un<br />

viaggio-studio all’estero, Coriandolo pensò che quella per<br />

lui era un’ottima occasione per distinguersi, per diventare<br />

ancora più bravo. Nessuno, poi, sarebbe stato più adatto di<br />

lui per quell’incarico, visto che negli ultimi tempi era stato<br />

sempre il primo a scattare in aiuto, a rinunciare al suo<br />

tempo libero e al gioco pur di prestare soccorso, incurante<br />

del puzzo di smog, o di cibi cotti, o di plastica bruciata.<br />

Coriandolo fu accontentato, e partì, con un gruppo di<br />

uomini e di altri spiriti di natura, verso il Nord. I boschi<br />

della Val di Sieve erano già più lontani di mille chilometri,<br />

quando Coriandolo si trovò di fronte alla sua prima vera<br />

grande missione: il Duomo di Colonia.<br />

“Ci hanno detto di aiutare a pulire tutto il Duomo: non è un<br />

lavoro da poco!” Le parole di Verbena, un po’ irritata per il<br />

compito assegnato alla loro classe, giungono alle orecchie<br />

di Coriandolo come una sfida. “E qualcuno dovrà pur pulire<br />

anche quelle guglie lassù!” Continua Verbena.<br />

“Qualcuno..” pensa Coriandolo. “Se le pulirò io, mi sarò<br />

guadagnato onore e fama, e forse anche un ruolo di primo<br />

piano…che ne so, l’incarico di capoclasse!”<br />

Coriandolo vola via: neanche una parola di saluto a<br />

Verbena e agli altri, già affaccendati a volare in percorsi<br />

multiformi intorno alle colonne, alle vetrate, ai portoni, ai<br />

ricami della pietra della facciata del Duomo. Coriandolo<br />

49


vola via lassù, lassù, nel bosco delle guglie.<br />

Lassù, in alto, il grigio delle guglie si confonde col cielo, e<br />

la mancanza di suoni, odori, colori , e vita, fa perdere ogni<br />

senso di orientamento. Coriandolo si sente così piccolo,<br />

adesso, e le sue piccole ali, appesantite da tutto lo sporco<br />

che ha raccolto di guglia in guglia, non volano più.<br />

“Ah ah ah ah ah! Primo della classe! Ma chi ti credi di<br />

essere!” Una voce graffiante risuona alle sue orecchie:<br />

Coriandolo si volta e vede il viso terrificante di un Gargoyl<br />

scolpito nella pietra.<br />

“No”, pensa, guardando i Gargoyl dalle forme diverse<br />

intorno a sé. “Non sono veri, non possono essere veri:<br />

quella è pietra, è solo pietra..”<br />

“E allora?” dice il Gargoyl. “La pietra secondo te non è<br />

viva? Senti chi parla! Tu sei<br />

50<br />

…il grigio delle guglie si confonde col cielo…<br />

fatto solo di materia astrale! Noi sì, almeno, che siamo più<br />

solidi...Vieni qui, e toccami pure…” Il Gargoyl risponde<br />

come se leggesse i suoi pensieri.<br />

Coriandolo ha paura, tanta paura di avvicinarsi: nessuno<br />

gli ha detto che poteva succedere una cosa così, nessuno gli


ha detto come fare, nessuno gliel’ha mai insegnato, però…è<br />

anche vero…che nessuno gli ha detto di andare così in alto<br />

da solo.. “Oh”, pensa Coriandolo, “perché non ho chiesto<br />

all’insegnante, perché almeno non ho chiesto a Verbena di<br />

venire con me? Forse sarà il caso che torniindietro…”<br />

Cadono alcune gocce, e sono pesanti, grigie, e pesano come<br />

pietre sulle sue ali stanche. Coriandolo si sente scivolare<br />

giù, e si attacca ad una guglia, la cui pietra ruvida solca il<br />

suo corpo in graffi dolorosi. Scivola giù, giù…<br />

…Coriandolo si sente scivolare giù…<br />

“Ma questa è una storia che fa un po’ paura, Ivan!” Manuela<br />

interrompe il racconto.<br />

“Si vede bene che non sei né una mamma, né una nonna, né<br />

una tata!” dice Carolina.” Nessuna di loro racconterebbe mai<br />

una storia così paurosa a un bambino, soprattutto la sera<br />

prima di dormire!”<br />

“Forse avete ragione..”Dice Ivan. “Ma le storie, a volte,<br />

come la vita, vanno in direzioni non previste, anche se<br />

prevedibili…Vediamo se possiamo ribaltare la situazione:<br />

vediamo se possiamo far sì che da un’avventura che sembra<br />

ben avviata a finir male possiamo ricavare un insegnamento<br />

per Coriandolo e procurarci un lieto fine…Forza, chi di voi<br />

ha delle idee?”<br />

51


“Be’”, dice Carolina “facciamogli giungere un aiuto da<br />

qualche parte….”<br />

“No”, risponde Ivan, “ come professore posso dirvi che sono<br />

disposto ad aiutare i miei allievi, ma solo se riconoscono di<br />

aver sbagliato, e solo se me lo chiedono…”<br />

“Certo, è giusto”, interviene Manuela, “ma Coriandolo sa<br />

già di aver sbagliato!”<br />

“Sì, lo sa,” dice Ivan, “forse lo sa dentro di sé, ma finché<br />

non lo dirà ad alta voce, non lo avrà veramente ammesso.<br />

Cosa facciamo allora? Glielo facciamo dire?”<br />

“Ma sì, certo, cosa aspetti?” dice Carolina.<br />

“Bene, allora. “La invita Ivan. “perché non glielo fai dire<br />

tu?”<br />

E Carolina prova a continuare la storia: “Le gocce cadono su<br />

Coriandolo che scivola giù, giù…”<br />

“Non ce la fa…non ce la fa….Ivan, Manuela, aiutatemi<br />

voi….”<br />

“Riprova, dai, siamo con te….” E Ivan e Manuela le si fanno<br />

più vicini. Poi, un sorriso:<br />

“Io so cosa potrebbe accadere: le gocce bagnano Coriandolo,<br />

ma quell’acqua, quelle gocce, sono….acqua di Colonia! E’<br />

profumata!”<br />

“Sono gocce profumate!”, dice Manuela. “L’acqua di<br />

Colonia è profumata, e Coriandolo è tanto che non sente più<br />

un profumo vero!”<br />

“Va bene”, dice Ivan” proviamo così….<br />

Le gocce bagnano Coriandolo, e da quelle gocce si<br />

sprigiona un profumo che Coriandolo non ha mai odorato<br />

prima, un profumo che allarga il cuore, che lo fa pensare ai<br />

suoi boschi.<br />

“Oh, come vorrei essere lì, adesso, con quegli alberi che mi<br />

hanno sempre aiutato! Oh, vi prego, alberi, amici miei,<br />

aiutatemi!”<br />

52


…sono….acqua di colonia…<br />

E la guglia a cui Coriandolo si teneva stretto si trasforma in<br />

un albero, in un abete, verde e grigio, un grande abete<br />

bianco. “Sei tu? Siete voi, amici miei?”<br />

Il bosco della cattedrale di Colonia, si è trasformato nel<br />

bosco della Val di Sieve.<br />

“Che miracolo è mai questo?” ride e piange Coriandolo.<br />

“Non è nessun miracolo!” gli risponde la voce di Verbena:<br />

“Hai semplicemente chiesto aiuto! Non so a chi tu l’abbia<br />

chiesto, ma qualcuno mi ha detto di venire quassù a darti<br />

una mano…Mhmmm , che buon profumo! Sembra quasi uno<br />

di quelli che uso io: certo, la verbena ha una nota più aspra,<br />

più frizzante, ma questo è veramente un profumo regale!<br />

Come si chiama?” Gli chiede.<br />

“Acqua di Colonia!” Risponde la voce di Carolina.<br />

Verbena si volta e dice: “Chi ha parlato? Mah! Non<br />

importa..” continua, scuotendo la testa, “Sarà un aiutatore<br />

invisibile… Sì, è giusto, si chiama acqua di Colonia, infatti<br />

sta piovendo…Vieni, Coriandolo, hai lavorato così tanto e le<br />

tue ali sono così pesanti e così sporche che hai proprio<br />

bisogno di una bella lavata.. Vieni con me!”<br />

53


54<br />

…che lo fa pensare ai suoi boschi…<br />

Verbena si avvicina al suo amico, e insieme, lavati<br />

dall’acqua di Colonia, con una lunga e lenta spirale tornano<br />

giù, giù, dentro la chiesa, a fare un bagno di colore<br />

attraverso le vetrate. E lì, dentro il Duomo, una musica li<br />

avvolge: il coro dei bambini che sta cantando, con Ivan,<br />

Manuela e Carolina, la messa delle 10.<br />

…con Ivan, Manuela e Carolina, la messa delle 10…


1. Il coro canta nella<br />

cattedrale<br />

3. Driade parla ad<br />

Enrica<br />

5. Memy vola tra le<br />

campate<br />

IL CORO<br />

2. Silvia innalza il suo<br />

cuore<br />

4. Francy si abbandona<br />

all' immenso<br />

6. Ezio conta i respiri<br />

55


7. Driade indica ad<br />

Enrica la croce<br />

9. Driade diventa pura<br />

luce<br />

11. Un segno di pace<br />

56<br />

8. Enrica sorride<br />

10. La luce si espande<br />

tra le alte colonne<br />

12. Si innalzano echi<br />

del coro


Nuvole scure<br />

sul Duomo di Colonia<br />

ma Stilla veglia.<br />

Ivan osserva<br />

quella nera distesa:<br />

quasi spaventa.<br />

Ma Caiottolo<br />

già guarda le vetrate:<br />

S E G U I L A L U C E!<br />

Ginepro canta<br />

la messa delle dieci.<br />

Ivan sorride.<br />

Alloro corre:<br />

le nuvole vanno via!<br />

Spunta il sole!<br />

Ciliegio trova<br />

la chiave della pace:<br />

la città vive!<br />

57


58<br />

DU' RIGHE DE’ CIELO<br />

Ora di matematica, fisica, metafisica e storia applicata.<br />

Era una tranquilla mattina a Colonia, fra il blu del cielo e il<br />

bianco delle nuvole basse dei disegnatori dell’Europa del<br />

Nord.<br />

“Ma dobbiamo sempre iniziare co’ ‘ste due righe di bianco e<br />

azzurro?”, chiese Ortensici a Spillecchini, all’ultimo banco,<br />

sussurrando, ma poi neanche troppo, nella speranza che il<br />

loro modesto giornalista si sentisse ancor più modesto e la<br />

… Era una tranquilla mattina a Colonia…


smettesse una buona volta di scrivere di ogni loro batter di<br />

ciglia. Spillecchini fece spallucce:<br />

“Che vuoi farci”, sembrò replicare quello, “sembra che<br />

senza non riesca a carburare”.<br />

“Con tutto quello che c’è da dire…,” continuò il compagno.<br />

“Perché”, si fece allora avanti il loro recensore, con umiltà,<br />

“cosa ci sarebbe da raccontare?”<br />

Ortensici lo guardò attentamente, con l’occhietto vispo:<br />

“Se glielo dico, poi, dividiamo i profitti?”<br />

“Non penserai mica che ricavi qualcosa da quel che scrive?”,<br />

gli disse Spillecchini, con nonchalance: Ortensici faceva il<br />

grosso, ma sotto sotto era un bambinone.<br />

“No?” si stupì. “Sarà tutto quel cielo che ci metti all’inizio,<br />

senti”, disse serio allo scrittore.<br />

Aveva ragione. Ci mettevo sempre troppo cielo nei miei<br />

racconti, anche quando avevo le parole contate e un editor<br />

con le cesoie alle costole. Ma non sapevo resistere.<br />

La professoressa Reginè entrò<br />

nella IV C e spostò la sedia<br />

davanti alla cattedra, come al<br />

solito. Portava sulle spalle uno<br />

zaino dalle proporzioni<br />

gigantesche per una lezione in<br />

aula. Chissà cosa c’era dentro.<br />

Kavasato la guardò attentamente.<br />

Poi una nube davanti alla sua<br />

porzione di finestra assunse la<br />

forma di un’enorme cipolla, ed<br />

egli corse fuori a giocare nel<br />

cielo. De Roverellis tirò fuori il<br />

quadernino degli appunti. Lui non<br />

…La professoressa Reginè<br />

entrò nella IV C…<br />

perdeva mai una parola di quanto pronunciato<br />

dall’insegnante.<br />

59


Come se non fosse passato che un istante dalla loro ultima<br />

lezione, ella riprese esattamente da dove aveva interrotto.<br />

Ortensici smise di polemizzare, Kavafato lasciò in pace la<br />

cipolla e si sedette su un ramo basso di fronte all’aula da<br />

dove poteva ascoltare tutto, Spillecchini appoggiò la testa<br />

sul banco e De Roverellis si stirò le giunture prima di<br />

mettersi all’opera .<br />

“Quando Enrico IV si propose di separare le competenze fra<br />

chiesa e stato, successe qualcosa che oggi richiama la nostra<br />

attenzione”, iniziò la Reginè.<br />

“In che senso?”, sollevò il capo Spillecchini, che s’era fatto<br />

attento.<br />

La professoressa si avvicinò alla lavagna e vi disegnò un<br />

triangolo, intorno al quale dispose Colonia ad Est, Magonza<br />

ad Ovest e Treviri a Sud.<br />

60<br />

… La professoressa si avvicinò alla lavagna e vi disegnò un<br />

triangolo…<br />

“Da Carlo Magno in poi era sempre stato il papa a nominare<br />

gli imperatori del Sacro Romano.


“Hic sunt leones”, disse Spillecchini e la Reginè rise.<br />

Ortensici, dal canto suo, era contento di aver capito la<br />

battuta.<br />

“Ce l’hai con me, eh?”, bisbigliò Ortensici verso di me, per<br />

l’ultima riga che avevo scritto. Quel ragazzo aveva di sicuro<br />

una dote: mi insegnava a non prendermi troppo sul serio.<br />

“La Bolla d’oro…”<br />

“Che nome magnifico”, pensò allora Ortensici.<br />

“Non vale se mi leggi anche i pensieri!”<br />

“D’accordo, d’accordo”, mi affrettai a rassicurarlo. “Mi<br />

limiterò a fare il resoconto del vostro viaggio”.<br />

“La bolla d’oro di Carlo IV”, stava continuando<br />

l’insegnante, “sanciva che d’ora in avanti l’elezione<br />

dell’imperatore sarebbe avvenuta a cura di un collegio,<br />

formato da sette membri, fra cui tre clericali, i principivescovi,<br />

i governatori di Colonia, Magonza e Treviri, che<br />

esercitavano una grande influenza all’interno della ristretta<br />

assemblea elettorale”.<br />

“Che interessante tripletta”, osservò Kavafato fuori dalla<br />

finestra.<br />

“Che stranezza, vorrai dire”, puntualizzò De Roverellis.<br />

Spillecchini, dal canto suo, non aveva dubbi:<br />

“Un imperatore tedesco, che ci tiene a mantenere il potere in<br />

Germania, stabilisce che i suoi grandi elettori saranno i suoi<br />

amichetti delle giostre. Non mi sembra tanto strano”.<br />

“Figurati se il principe-vescovo di Treviri avrebbe avuto il<br />

coraggio di nominare imperatore un francese, o uno del<br />

granducato di Toscana”, chiosò Ortensici.<br />

La Reginè si avvicinò alla cattedra e, fra gli innumerevoli<br />

involucri che sporgevano dallo zaino, ne scelse uno, di<br />

foggia cilindrica, dal quale tirò fuori un’ antica mappa che<br />

stese sulla lavagna. Poi frugò ancora nella borsa e ne<br />

estrasse taluni gravitoni, per fissare la carta geografica alla<br />

lavagna senza rovinare il portolano.<br />

61


“Non ti sembra di esagerare? Per un’inezia simile, una<br />

citazione che richiederebbe una nota a piè di pagina?”<br />

Il solito Ortensici non mi mollava.<br />

“Perché? Non ti piace la faccenda dei gravitoni?”<br />

“Ma devi ancora parlare di Claudio er Draive, e di Michelina<br />

Nonmivà”.<br />

“Hai ragione”, ammisi.<br />

Improvvisamente capivo Kavafato e la sua cipolla. Anche a<br />

me piaceva giocare con le nuvole e i cieli più che con la<br />

storia e le sue geometrie. Ma questa storia stava per<br />

sorprendermi.<br />

62<br />

…Il triangolo prese a ruotare…<br />

La prof. estrasse dallo stesso enorme zainetto uno strano<br />

gessetto e disegnò nuovamente il triangolo che collegava le<br />

tre cittadine tedesche. Il triangolo prese a ruotare, luminoso<br />

e mobile.<br />

“Allora, ragazzi, una domandina facile facile: un teorema da<br />

triangolo?”<br />

“Pitagora!”, urlò De Roverellis.


“Bah, questo lo sapeva perfino er Draive”, chiosò ancora<br />

Ortensici.<br />

“Pitagora, allora”, assentì la Reginè.<br />

Il triangolo divenne tridimensionale, una capannuccia quasi<br />

al confine con la Francia, e il quadrato su ciascun cateto<br />

divenne un cubo ed ogni cubo diveniva la base per un nuovo<br />

prisma sulle cui superfici spioventi apparivano altri cubi,<br />

sempre rispettosi della loro relazione con l’ipotenusa e la<br />

proliferazione luminosa continuava ogni volta che la Reginè<br />

disegnava una linea azzurrata con quel suo strano strumento,<br />

e da Pitagora di passava ad Euclide e poi oltre ancora. Alla<br />

fine tutta l’Europa era divisa in cubi e prismi che<br />

riproducevano esattamente il primo.<br />

“Si parte!”, esclamò a quel punto la professoressa e Claudio<br />

er Draive comparve col suo bus panoramico fuori dalla<br />

finestra, gli occhiali scuri e la sgommata ad effetto. Aprì la<br />

portiera elettrica, certo di aver fatto la sua magnifica entrata,<br />

si calò leggermente gli occhiali da sole e strillò:<br />

“In carrozza!!”.<br />

Kavafato entrò per primo, visto che era già lì, e poi tutti gli<br />

altri.<br />

…Claudio er Draive comparve col suo bus panoramico...<br />

63


Michelina Nonmivà onorò il suo nome:<br />

“Non mi va”, trillò, saltellando da una parte all’altra della<br />

classe, “mi sento stanca!”<br />

La Reginè sorrise.<br />

“Sei sicura?”<br />

“Mhmm..”, mugolò la Nonmivà.<br />

“Va bene”, disse allora la professoressa. "Per oggi resta qui,<br />

a colorare le pareti della classe coi tuoi colori preferiti”.<br />

“Lei che fa? Sale o le ci vuole l’invito scritto?” disse poi la<br />

professoressa, e sembrava proprio che guardasse da questa<br />

parte.<br />

“Ehi scrittore”, Ortensici era davvero instancabile, “dice a<br />

te, davvero”.<br />

“A me?”<br />

“Sì a te. Sali o no?”<br />

Questo non me l’aspettavo. Un conto è scrivere di certi<br />

allievi degli angeli a zonzo per i diversi piani di realtà che<br />

sono presenti nell’Universo noto e sconosciuto, un conto è<br />

finire nel bel mezzo dell’azione.<br />

“Ehi, non avrai mica paura?”, mi canzonò Ortensici.<br />

“Paura? Terrore direi, panico piuttosto! Le mie ossa tremano<br />

e le mie gambe non reggono. I miei sensi cedono e mi sento<br />

venire meno”, dissi con quel poco di fiato che mi restava in<br />

gola.<br />

Ortensici mi rassicurò:<br />

“Anche io ho sempre un po’ di timore quando si parte, ma<br />

poi l’avventura trionfa!”<br />

“Ma se non riesci a rimanere concentrato per più di tre<br />

giorni-luce una volta che siamo fuori dalla classe-contea!”,<br />

lo apostrofò Spillecchini e Kavafato rise.<br />

Pure Ortensici rise:<br />

“Ci sto lavorando”, si schermì.<br />

“Ragazzi”, richiamò la nostra attenzione la Reginè, “adesso<br />

entreremo nell’occhio del ciclone, il famoso triangolo che<br />

64


Enrico IV scelse come centro propulsore della sua nuova<br />

visione politica”.<br />

Improvvisamente Claudio er Draive sterzò e il bus prese a<br />

girare vorticosamente.<br />

Vidi Spillecchini dirigersi a Colonia, Ortensici verso<br />

Magonza e Kavafato planare a Treviri.<br />

La notte stellata di Sassonia avvolgeva le loro ali e ne teneva<br />

libera la rotta da interferenze.<br />

…La notte stellata dei cieli di Sassonia…<br />

Tagliai corto, al pensiero di quel che Ortensici avrebbe detto<br />

sulle mie note didascaliche in un momento così rilevante del<br />

racconto.<br />

Il principe-vescovo di Colonia si preparava al gran giorno.<br />

L’approssimarsi della morte di Carlo IV rendeva necessario<br />

procedere alla prima elezione da parte dell’assemblea dei<br />

sette membri da lui nominata. Nessun dubbio sul successore:<br />

come era chiaramente stato stabilito dall’imperatore<br />

medesimo, toccava a Venceslao, il figlio.<br />

Davvero inadatto.<br />

“Certo! Allora che sia imperatore il suo cavallo!”, sussurrò<br />

una voce spillecchiniana al suo orecchio. “Senti, bellino, non<br />

sta scritto da nessuna parte che tu debba eleggere chi<br />

l’imperatore ti ha detto di nominare.<br />

65


Altrimenti, il tuo libero arbitrio come lo eserciti?”<br />

“Ma se io sono qui è solo per volere dell’imperatore”,<br />

puntualizzò quello, però sembrava possibilista.<br />

“Sei sicuro?” gli chiese Spillecchini, inarcando un<br />

sopracciglio “dunque sarà lui a risponderne all’Angelo della<br />

verità al posto tuo?”<br />

Ortensici era a Magonza e il principe-vescovo del luogo<br />

stava preparando i bagagli per Colonia. La cerimonia di<br />

incoronazione del nuovo imperatore sarebbe avvenuta la<br />

mattina dopo nella Cattedrale.<br />

“Ahh!?!”, urlò quello, quando Ortensici gli si materializzo in<br />

carne ed ossa in camera sua.<br />

“Shh”, fece l’altro, “ecchettestrilli?”<br />

“Chi sei?!?”, gridò ancora il regnante di Magonza.<br />

“Cos’è che la Reginè ci suggerisce sempre di dire in casi<br />

come questo?”, si chiese Ortensici a voce alta.<br />

“Come questo quali?”, mi permisi di interloquire con lui.<br />

“Sei tu, scrittore? Sei sempre sull’autobus con la prof?”<br />

“Sì sono io e sì sono sempre qui. Quali casi?”.<br />

“Casi come questo, in cui l’inesperienza nei viaggi nel<br />

tempo ti porta ad un eccesso di materializzazione”, riprese<br />

Ortensici, “e colui che visiti si sgomenta, invece che trarre<br />

beneficio dalla tua presenza”.<br />

“Vado subito a consultare la professoressa, in prima fila sul<br />

bus”.<br />

“Sbrigati, scrittore. Il mio principe-vescovo scolora in viso,<br />

come diresti tu”.<br />

“Eccomi. La Reginè suggerisce di dirgli esattamente come<br />

stanno le cose”.<br />

Senza perdere tempo, Ortensici si avvicinò al letto del<br />

principe, ove egli giaceva riverso, semisvenuto ma<br />

cosciente.<br />

66


…Sono lo spettro della Storia futura…<br />

“Sono lo spettro della Storia futura.<br />

Sono qui a mostrarti le conseguenze delle tue scelte di<br />

domani”.<br />

Il principe vescovo, adesso, lo stava ad ascoltare.<br />

Kavafato, nel frattempo, aveva scelto la via dell’apparizione<br />

in sogno, fra nuvole multicolore.<br />

Molto scenografico, magari un po’ pacchiano, ma di sicuro<br />

effetto. Gli piaceva pure l’effetto eco:<br />

“Puoi (oi, oi) scegliere chi sarà imperatore da domani (ni,<br />

ni), ma per prima cosa devi scegliere chi vuoi essere tu (u,<br />

u,u). Sei tu il solo ed unico responsabile delle tue azioni<br />

(oni, oni) o qualcuno risponde per te?”<br />

Il vescovo di Treviri trasse un lungo respiro. Cominciava a<br />

riflettere sulla situazione.<br />

67


“Al mio tre!!”, disse la Reginè dal bus, in quel preciso<br />

momento. “Treee!”<br />

E al tre i ragazzi saltarono in alto, solo piegando le ginocchia<br />

e schizzarono su su oltre i veli delle dimensioni di nuovo sul<br />

bus e Diego er draive sterzò ancora e De Roverellis calcolò<br />

la velocità di curvatura necessaria ad arrivare ai banchi entro<br />

il suono della campanella.<br />

68<br />

…Anche la mappa aveva subito delle modificazioni…<br />

I cubi sulla mappa erano spariti. Anche la mappa aveva<br />

subito delle modificazioni e adesso l’Europa appariva tutta<br />

unita, senza confini.<br />

“Allora? Dov’è la Germania? E la Francia, e l’Italia??”,<br />

si domandavano tutti,perplessi.<br />

“Nulla, niente”, lì tranquillizzò la Reginè: “sono più di mille<br />

anni ormai che l’Unione democratica europea coltiva, in<br />

pace, pittori, navigatori e sognatori”.<br />

Citerò anche gli scrittori, così Ortensici sarà contento.


“A proposito, scrittore, t’è passata la tremarella?”, mi chiese<br />

proprio lui.<br />

“Una paura così grande??? Una paura MAI PROVATA<br />

prima d’ora???”<br />

“Ma se sei stato visto, due minuti dopo la partenza,<br />

sorseggiare del ponce al mandarino seduto a fianco der<br />

draive”.<br />

E’ vero, devo aver fatto proprio come uno dei miei<br />

personaggi: Ortensici aveva il dono di farmi ridere.<br />

“Charlie! Charlie!” chiamò una voce alle mie spalle, “è l’ora<br />

del tè”.<br />

“Meno cieli e più trama, mi raccomando”, mi disse infine<br />

Ortensici, sentendo che il nostro tempo insieme stava per<br />

concludersi. “E non aspettare che veniamo a riscrivertela<br />

noi, la storia della tua vita, Charlie. Tu sei uno importante,<br />

scrivitela direttamente tu, sul Libro del Libri, la tua storia, e<br />

cura che offra la migliore versione di te stesso”.<br />

“Ortensici a posto”, lo richiamò la Reginè. “E anche lei,<br />

Signor Dickens, al suo posto”.“Ah”, soggiunse, “e il titolo di<br />

questo racconto?”<br />

“Che ne dice di “La IV C fra Cielo e Storia?”<br />

“Se nun ce mette er cielo..”, sospirò er Draive.<br />

E poi se ne volò via, con un sorriso.<br />

69


70<br />

Pomeriggio: da Colonia a Ribe<br />

C’ERA UNA VOLTA…<br />

“Vi racconto una storia…” Francy si rivolge a Ivan, al<br />

volante, e a Claudio, accanto a lui, in veste di navigatore.<br />

Tanto tempo fa ….. (Be’, pensa Ivan, non ha certo avuto<br />

molta più fantasia di me, in quanto ad inizio)….in un<br />

bosco di abeti della grande Selva Nera di questa regione,<br />

vivevano due fratellini, Verbena e Coriandolo, insieme<br />

alla loro mamma Regine….<br />

“Due fratellini? Un fratellino e una sorellina, vorrai dire”<br />

Claudio puntualizza.<br />

Francy risponde, un po’ irritata dalla interruzione così<br />

precoce :“Guarda che quando si parla di cuccioli di<br />

animale, non importa poi essere così precisi…perché,<br />

infatti, erano due cuccioli di cane lupo….o di lupo, non<br />

so…..so che le orecchie erano un po’ più flosce di quelle<br />

del lupo, e che scodinzolavano molto di più….”<br />

…Crescevano allegri e spensierati…


Crescevano allegri e spensierati: la mamma li allattava<br />

ancora, e quindi non dovevano preoccuparsi del cibo, ma<br />

solo di giocare. Il loro gioco favorito era correre dietro<br />

alle farfalle, e imparare a digrignare i denti per<br />

spaventarle. Poi, giocavano a farsi la lotta per finta, senza<br />

stringere i denti quando si afferravano l’un l’altro, e<br />

finivano sempre per rotolarsi in mezzo al fango, tanto che<br />

la loro mamma li doveva poi pulire ben bene con la lingua<br />

e pettinare con gli unghielli solo un po’ sporgenti…<br />

“Che noia!” sbotta Ivan “mi sto addormentando, qui alla<br />

guida! Ti sembra una storia avvincente? In una favola ci<br />

vuole comunque un bel po’ di avventura, e anche qualcosa<br />

che faccia paura… mi si stanno chiudendo gli occhi, e tutto<br />

quest’idillio campestre mi sta facendo venire il<br />

diabete…..”<br />

Ok, ok…Allora un giorno, la mamma Regine, rispondendo<br />

a Coriandolo, il più vispo dei due, che le chiedeva quando<br />

avrebbe potuto finalmente avventurarsi nel bosco da solo,<br />

gli disse: “oggi stesso, se vuoi, se volete. Andrai insieme a<br />

Verbena, che ha un po’ più di buon senso di te, e così<br />

potrete fare le vostre esperienze….” Una mattina che il<br />

sole era già alto, con una strofinatina sul naso di ognuno,<br />

Regine li salutò.<br />

…un tozzo di pan secco, che teneva<br />

stretto fra i denti…<br />

Verbena aveva davvero<br />

più buon senso di<br />

Coriandolo, e poiché una<br />

volta aveva udito una<br />

storia sull’orientamento<br />

e su come ritrovare la<br />

strada in un bosco, aveva<br />

preso, dalla cuccia della<br />

mamma, un tozzo di pan<br />

secco,<br />

71


che teneva fra i denti e che lasciava sbriciolare pian<br />

piano, perché segnasse la strada… Così, pensava,<br />

avrebbero facilmente ritrovato la via del ritorno….<br />

Peccato che Coriandolo non sapesse niente di tutto ciò, ed<br />

essendo un cagnolino di discreto appetito (come tutti i<br />

cuccioli) non sapeva resistere alle briciole che Verbena<br />

lasciava cadere, e, senza pensare a chiederle spiegazioni<br />

(anche perché Verbena, con quella sua aria assennata, lo<br />

faceva sentire inferiore), si mangiava, via via, tutti i<br />

pezzettini di pane che cadevano a terra.<br />

Vi immaginate già cosa successe: a sera inoltrata, quando<br />

decisero di tornare indietro, scoprirono di essersi persi. E<br />

il bosco era veramente buio e nero: del resto, perché si<br />

chiamerebbe Selva nera, se non fosse così?<br />

Mamma Regine, pensava Verbena, mentre Coriandolo,<br />

incosciente, rincorreva le farfalle, come faremo? Abbiamo<br />

bisogno di un rifugio…In quel momento Coriandolo,<br />

finalmente stanco, si avvicinò a Verbena e chiese:<br />

“Quando viene la mamma a prenderci? Dove passeremo<br />

la notte? Abbiamo bisogno di un rifugio…Ho sete…Ho<br />

fame…”<br />

72<br />

…La sua preghiera silenziosa…<br />

Verbena stette lì lì<br />

per rinfacciare a<br />

Coriandolo tutto il<br />

pane che si era<br />

mangiato, poi<br />

pensò che<br />

arrabbiarsi non<br />

serviva a nulla, e<br />

riconobbe<br />

melanconicamente<br />

che davvero<br />

avevano bisogno di<br />

un rifugio. La sua<br />

preghiera


silenziosa (mica tanto poi, perché era accompagnata da un<br />

bel po’ di guaiti) giunse all’anima della loro mamma, che<br />

si accucciò, cominciò a leccarsi le zampe e chiuse un po’<br />

gli occhi, come fanno i cani quando vogliono pensare.<br />

Chi è che parla dentro la testa di Claudio, e gli suggerisce<br />

il seguito della storia? Non è la prima volta che a Claudio<br />

capita una cosa del genere, per cui non sta tanto a pensarci,<br />

e, alzando gli occhi dalla carta, suggerisce a Francy: “Fai<br />

arrivare qualche abitante del bosco in aiuto dei due<br />

fratellini, dài…Anche i cuccioli di cane hanno i loro<br />

aiutatori invisibili, che vengono in aiuto…”<br />

Una Selva Nera, e a quell’ora poi, ospita abitanti<br />

assolutamente poco raccomandabili: trolls, gobelin, lupi<br />

mannari (meno male che non era luna piena), ma,<br />

fortunatamente, non era poi così tardi, e presto si sentì il<br />

passo saltellante di un essere umano che si avvicinava ai<br />

due cuccioli.<br />

Una bella bambina, vestita tutta di rosso, stava tornando a<br />

casa dalla nonna, con un cestino pieno di lamponi e di<br />

fiori…<br />

…Una bella bambina, vestita di rosso, …<br />

73


“Due cuccioli di lupo!” la sentirono esclamare<br />

Coriandolo e Verbena, e le si avvicinarono, a leccarle le<br />

mani profumate di buono… “Li porterò con me, faranno<br />

compagnia alla nonna, quando sono via…”….<br />

I due cuccioli seguirono docilmente la bambina con il<br />

cappuccio rosso, ed arrivarono ad una bellissima casa con<br />

un cortile tutto recintato da una staccionata (meglio essere<br />

prudenti, per tener lontani gli orsi!). I due fratellini furono<br />

lasciati lì, fuori della casa, nel recinto piccolo e fangoso,<br />

che lasciava fuori tutto il bosco verde……Certo, forse<br />

erano al sicuro dagli orsi, ma le farfalle, e le corse matte<br />

sull’erba, dove erano finite? Passarono giorni in cui i<br />

cuccioli diventavano sempre più tristi, mentre la nonna<br />

della bambina cercava di insegnar loro esercizi sciocchi,<br />

con parole secche come “Sitz!” e “Aus!”… Il cibo non<br />

mancava, ma non era vita quella… Coriandolo guaiva, e<br />

pensava: “Mamma Regine, perché siamo finiti qui?”<br />

“Avevate chiesto di fare esperienza…” Gli sembrava<br />

addirittura di sentire la risposta della mamma “Non era<br />

ciò che volevate? Poi avevate chiesto un rifugio…Non è<br />

questo il rifugio che volevate? Attenti ai vostri desideri,<br />

ragazzi miei…. Sono questi i veri pericoli, non certo le<br />

bambine col cappuccio rosso…”<br />

“La libertà, la libertà, diamogli ancora un’altra<br />

possibilità…” Claudio interviene ancora una volta. Francy,<br />

seguendo il suo consiglio, socchiude gli occhi e continua il<br />

racconto.<br />

Un giorno giunse a trovare la nonna e la bambina un<br />

cacciatore loro amico, vide i due cuccioli di cane, e disse:<br />

“Che begli animali! Potrebbero essermi utili per la<br />

caccia…ma andrebbero addestrati…Vi dispiace se li porto<br />

via con me?”<br />

La nonna accettò di buon grado, perché il gioco dei Sitz e<br />

74


degli Aus l’aveva già stufata, così come il comprare<br />

sempre il cibo per cani e ascoltare i loro ululati che le<br />

interrompevano il sonno….<br />

Dunque, Verbena e Coriandolo seguirono il cacciatore,<br />

senza guinzagli e fuori dal recinto, e, alla prima occasione<br />

in cui questi si distrasse, scapparono lontano e si<br />

nascosero dietro un cespuglio per non farsi<br />

trovare….Basta, uomini! Pensavano…Non sono cattivi,<br />

ma hanno tutta la loro filosofia di vita…<br />

…e immaginandosi, perché no, che le<br />

farfalle fossero i pensieri…<br />

e immaginandosi, perché<br />

no, che le farfalle fossero i<br />

pensieri di aiuto che la loro<br />

mamma inviava loro e che<br />

il volo indicasse la strada<br />

da seguire…..<br />

E una di quelle farfalle,<br />

effettivamente, danzava in<br />

modo così spettacolare, che<br />

quasi si poteva udire la<br />

musica che la<br />

accompagnava, una musica<br />

lontana, pulita, incantata…<br />

E così, apprezzando la<br />

libertà appena<br />

ritrovata e non<br />

preoccupandosi più di<br />

tanto per il cibo si<br />

rimisero in cammino,<br />

cercando sempre<br />

qualche farfalla da<br />

inseguire,<br />

…danzava in modo così<br />

spettacolare…<br />

75


“Dove siamo, adesso?” Chiede Ivan a Claudio.<br />

“C’è ancora un bel po’ di strada da fare, siamo solo dalle<br />

parti di Hamelin…”<br />

“Oh, no!” Esclama Francy, non riuscendo, adesso che quel<br />

nome è stato pronunciato, a cambiare la piega della sua<br />

storia.<br />

I due cuccioli seguirono quella musica, e ben presto si<br />

ritrovano in coda ad una lunga fila di bambini che<br />

danzavano e saltavano, seguendo, in fila indiana, un<br />

curioso personaggio che suonava un flauto.<br />

…seguendo , in fila indiana, un curioso personaggio che suonava un<br />

flauto…<br />

“Avete visto cosa abbiamo combinato?” Si rammarica<br />

Francy…ma Claudio ha chiuso gli occhi e sta dormendo, e<br />

Ivan non sembra molto interessato alla sua storia….oppure<br />

no, forse è proprio quello che voleva, pensa Francy,<br />

ricordando il suo inizio di favola così bello e rassicurante e<br />

76


come, poi, lui, l’aveva convinta a spostare il timone in<br />

un’altra direzione…<br />

Senza aspettare risposte, Francy va a rifugiarsi nella<br />

dinette del camper, dove, raggomitolata accanto al<br />

finestrino, vede scorrere veloce la campagna del nord. Gli<br />

ultimi alberi della selva nera diventano sempre più radi, e<br />

il cielo sempre più terso, le nuvole fanno spazio a tante,<br />

mille possibilità…..Un gabbiano in volo le ricorda che il<br />

mare del nord è già vicino: Regine, pensa, vola da me e<br />

aiutami…aiuta i tuoi due cuccioli….<br />

Francy chiude gli occhi e sente e vede solo buio, con voci<br />

e pianti…..<br />

“Stiamo attraversando Amburgo” annuncia Ivan,<br />

professionale. “Mi dici come si chiama quella strada, che<br />

così ci orientiamo?”<br />

“Suederstrasse “ risponde Claudio<br />

Francy sente le loro voci in lontananza, ma, curiosamente,<br />

i pianti e le voci si sono trasformate in guaiti e ululati, di<br />

innumerevoli tipi, tutti diversi.<br />

“Vieni, Francy, vieni a vedere…Amburgo sembra un bella<br />

città!”<br />

“Sì” osserva Francy , guardando le persone che<br />

camminano sui marciapiedi o che girano in bicicletta:<br />

“sembra proprio gente simpatica, e di cuore….”<br />

Ma, ecco, la sua voce, che, senza che lei l’abbia deciso, e<br />

con un timbro più deciso e autorevole del suo (sei tu,<br />

Regine?) conclude la storia: “C’è tanta gente di cuore, ad<br />

Amburgo…Ce ne sono almeno 1899…perché, uno ad uno,<br />

1899 abitanti di Amburgo andarono al canile della<br />

Suederstrasse a liberare, uno per uno, i piccoli prigionieri.<br />

L’ultimo signore, il milleottocentonovantanovesimo, un<br />

tipo studioso, con gli occhiali, forse un professore, si trovò<br />

77


davanti gli ultimi due cuccioli rimasti: due cuccioli di<br />

lupo, evidentemente della stessa nidiata. E così, decise di<br />

prenderli tutti e due.<br />

Insieme a loro, che lo seguivano senza guinzaglio, tornò in<br />

periferia, a casa sua, una bella casa con un grande<br />

giardino tenuto a prato e a fiori, con tante farfalle, e<br />

recintato da siepi di bosso e di alloro, così morbide che si<br />

potevano facilmente attraversare…<br />

“Questo è un rifugio!”, non riesce a trattenersi<br />

Coriandolo, mentre entrano nella loro nuova casa.<br />

Esclama così, felice, rivolto a Verbena che si sta pulendo<br />

le zampine sullo stuoino davanti alla porta: Wilcommen<br />

am Haus Grimm.<br />

78<br />

…”Questo è un rifugio!”…


1. “E' tutto mio” pensa<br />

Alloro lontano dagli<br />

altri.<br />

3. “Non lo devono<br />

vedere”. Pensa.<br />

5.“L'avidità l'ha fatto<br />

prigioniero.” Dice<br />

Ortensia<br />

IL TESORO<br />

2. Stringe lo scrigno col<br />

tesoro di Dortmund.<br />

4. Un' ombra si stende su<br />

Alloro.<br />

6. Cosa facciamo, lo<br />

aiutiamo?”<br />

79


7.“C'è già qualcuno che<br />

lo aiuta” dice Memy.<br />

9. L'ombra si dissolve.<br />

11. Ed ecco si apre lo<br />

scrigno.<br />

80<br />

8. Una luce esce dallo<br />

scrigno<br />

10. Alloro ritorna dai<br />

suoi amici.<br />

12. Il tesoro è un'antica<br />

pergamena.


Ciliegio apre<br />

La rotta alle fiabe<br />

E non si volta.<br />

Un’avventura<br />

mi porterà lontano<br />

gioisce Spillo<br />

Pensa la Manu<br />

addio cose vecchie:<br />

è Danimarca!<br />

Per ogni scelta<br />

ci sarà un lieto fine<br />

Enrica lo sa<br />

Luca ricorda<br />

La brezza del volo<br />

sa cosa fare.<br />

81


82<br />

DIARIO DI BORDO<br />

I miei amici mi hanno chiesto di raccontare quel che vidi<br />

durante il tratto di viaggio in camper che ci conduceva da<br />

Colonia a Ribe. Ecco quel che ricordo.<br />

Guardavo fuori dal finestrino Seguivo lo svolgersi della<br />

strada di quel pomeriggio attraverso i cartelli stradali e<br />

leggevo per gioco i nomi tedeschi che incontravo. Ricordo<br />

che, ad un certo punto, fra Colonia e Brema, dopo Hannover,<br />

vidi una freccia che puntava dritto a sud della Sassonia, ed<br />

indicava un posto che non avevo mai sentito nominare e il<br />

nome era Wietzendorf, e su quel nome presi a vedere le<br />

lancette delle ore che attraversavo farsi tremolanti e fu<br />

allora, credo, che vidi aprirsi una finestra sull’interno<br />

dell’altro camper e su quel che vi accadeva.<br />

…vidi aprirsi una finestra sull’interno dell’altro camper e su quel che<br />

vi accadeva…


Tutto il giro dell’universo per avere la visuale di un posto<br />

cinquanta metri più avanti?<br />

Talvolta, quando l’uso dei mezzi è così generoso, io so che<br />

nell’aria si muovono particelle atomiche che determineranno<br />

rivolgimenti infinitesimali nella trama dell’Universo. Eppure<br />

quel microscopico cambiamento inciderà così<br />

significativamente sulle nostre esistenze che noi non saremo<br />

mai più quelli di prima, e questa consapevolezza, come ebbi<br />

a comprendere nel corso del tempo, faceva della mia<br />

esperienza in questa dimensione un viaggio davvero<br />

entusiasmante.<br />

Improvvisamente, come il planare di un falco, la mia vista si<br />

focalizzò su una pagina scritta. Tre righe. Riconobbi la<br />

composizione sillabica che chiamavamo haiku. L’estensore,<br />

seduto fra i capelli di una terrestre, era Stilla.<br />

…L’estensore, seduto fra i capelli<br />

biondi di una terrestre, …<br />

Poi, ciò che vidi ebbe a meravigliarmi.<br />

La sua espressione di<br />

contentezza per la<br />

produzione artistica<br />

trasmetteva una certa<br />

fissità, ed un’ombra color<br />

marrone scuro, che le<br />

proveniva dal centro<br />

della fronte, attirò la mia<br />

attenzione. E non solo la<br />

mia, evidentemente,<br />

perché vidi che, ai<br />

margini di quel campo<br />

d’energia, vegliava un<br />

enorme essere alato dalla<br />

bianchissima aura,<br />

osservando e tessendo,<br />

tessendo ed osservando.<br />

83


Sino ad ora avevo percepito macchie di colore dai contorni<br />

piuttosto indefiniti alle quali avevo dato un nome a seconda<br />

di ciò a cui mi sembrava assomigliassero di più.<br />

Ora, invece, vidi con<br />

chiarezza lo spirito di natura<br />

scrittrice alzarsi e prendere a<br />

muoversi in uno spazio che<br />

s’era fatto enorme, anche se<br />

sembrava sempre lo stesso<br />

camper dei miei amici, ma<br />

nel modo in cui poteva essere<br />

percepito da uno spirito di<br />

natura delle sue minuscole<br />

dimensioni.<br />

Dunque, vedevo le cose come<br />

le vedeva lei, Stilla, ma non<br />

ero lei, poiché la osservavo<br />

dall’esterno dei suoi pensieri.<br />

84<br />

…vidi con chiarezza lo spirito di<br />

natura…<br />

La vidi aggirarsi fra i sedili del mezzo di trasporto, ora<br />

divenuti vuoti spazi dalle finestre troppo alte per lei così<br />

piccina, la vidi sola in quella dimensione dove pure altri<br />

esseri si trovavano, ma con i quali non riusciva a<br />

comunicare.<br />

L’enorme essere alato che vegliava su di lei tesseva una<br />

colorata trama di fili di luce. La sua espressione serena<br />

rassicurò anche me.<br />

Fu allora che Stilla, come per rompere quell’isolamento in<br />

cui s’era andata a cacciare per ragioni che ancora non<br />

s’erano chiarite, ma con le quali c’entrava senz’altro quella<br />

massa scura che aveva sulla fronte, esclamò, a voce alta:<br />

“Possibile che io, regina di haiku che creano nuove trame e<br />

nuovi intrecci nella vita degli esseri umani, non sia capace<br />

di crearne uno che mi cavi d’impaccio in questa<br />

situazione?”


Quella macchia marrone al centro della fronte crebbe ed il<br />

suo sguardo s’appesantì, come le sue ali.<br />

Non un verso le veniva in mente, ed ella languiva, in un<br />

angolo, a chiedersi cosa mai fosse successo alla sua vena<br />

poetica.<br />

Sollevò il capo solo quando sentì talune voci sommesse<br />

provenire da un angolo dello spazio che stava vivendo.<br />

Prima di avvicinarsi a quel suono, tuttavia, osservò con<br />

cautela quello che dalla sua prospettiva sembrava un<br />

capannello di esseri umani.<br />

…Driade... ne prendeva le estremità<br />

e con esse intesseva la trama della<br />

stoffa …<br />

Essi emanavano luci<br />

bianche diritte diritte,<br />

provenienti dal centro<br />

della loro testa, che<br />

correvano su su in alto,<br />

dove Driade, l’essere che<br />

prima non ero riuscito a<br />

riconoscere, ne prendeva<br />

le estremità e con esse<br />

intesseva la trama della<br />

stoffa che andava creando<br />

e da quel<br />

telaio nuovi fili provenivano e poi discendevano ancora<br />

verso la dimensione degli uomini e di Stilla.<br />

Dal capannello di umani si staccò una figura di donna, che<br />

riconobbi come Silvia. Si fece incontro a Stilla che, sotto il<br />

peso di quel macigno marrone che le gravava sulla testa,<br />

arrancava nella sua direzione.<br />

“Talvolta”, le disse semplicemente, “la penna pensa di<br />

scrivere favole che il calamaio non si sognerebbe nemmeno.<br />

Il calamaio, dal canto suo, è sicuro che al suo confronto la<br />

penna ha l’immaginazione di un ciabattino e la mano ride di<br />

entrambe perché è convinta che quei due siano davvero degli<br />

85


illusi a non sapere che lei li manovra entrambi”.<br />

Poi allungò la sua penna di scrittrice verso la macchia<br />

marrone e quella s’alleggerì.<br />

Stilla battè le ali una volta.<br />

Poi fu la volta di un uomo che teneva in mano un pennello<br />

intinto di fresco in colori morbidi e luminosi: le si avvicinò e<br />

disegnò per lei un magnifico specchio d’acqua.<br />

“Prendilo”, le disse, “potrai osservare quando ti smarristi”.<br />

Stilla si avvicinò al disegno e vide lo stesso haiku che avevo<br />

visto io quando era iniziata l’esplorazione:<br />

86<br />

…e disegnò per lei un magnifico specchio d’acqua…


Finestre aperte<br />

l’Europa narra di me<br />

grazie all’arte<br />

“Il mio haiku”, mormorò Stilla dinnanzi al tremolante<br />

riflesso.<br />

“Guarda meglio”, le suggerì l’uomo con il pennello ed ella<br />

s’accostò ancora un po’ alle gocce sue simili ed in ognuna di<br />

esse riuscì a scorgere un tassello, che intuì parte di un<br />

mosaico che avrebbe dovuto osservare da una distanza<br />

maggiore di quella, per coglierne il significato.<br />

Ma le sue ali erano ancora pesanti.<br />

Allora si lamentò :<br />

“Ma cosa farà uno scrittore, se non può più scrivere? Se gli<br />

hanno tolto la penna, i fogli, se anche le idee gli hanno<br />

portato via? Cosa gli resterà della sua arte? E di se stesso?<br />

Come farà?”<br />

“Vorrà dire che scriverà sulle nuvole”, disse allora un essere<br />

alato, che sembrava proprio Kavafis, “e ogni parola che<br />

sognerà la accosterà alla prima nuvola che passa.<br />

Anche fosse una sola parola al giorno.<br />

Dopo dieci giorni avrà già scritto una storia di nuvole e<br />

parole e, così scolpita nei cieli, puoi star sicura che in<br />

moltissimi l’avranno già letta prima ancora che il sogno sia<br />

terminato.<br />

I lettori del cielo sono tanti, e sono dappertutto”.<br />

“Oppure scriverà sulla riva del mare”, disse Carolina,<br />

sopraggiungendo alla sua destra, “e il bagnasciuga della sua<br />

immaginazione sarà un foglio bianco immenso sul quale<br />

poter segnare ogni giorno anche una sola linea, un solo<br />

tratto.<br />

Puoi vedere cosa accade dopo appena qualche giorno? Un<br />

meraviglioso e semplice disegno, tracciato indelebilmente<br />

87


nell’immaginario di tutti coloro che siedono in riva al mare a<br />

disegnare prima di addormentarsi”.<br />

Stilla battè ancora le ali e quella materia pesante che la<br />

opprimeva si diradò abbastanza perché ella potesse salire<br />

sufficientemente in alto per riuscire a leggere il mosaico che<br />

le era parso di intravedere osservando il disegno dello<br />

specchio d’acqua.<br />

Allora vide quel che io avevo visto prima, vale a dire Driade<br />

che tesseva, vide i fili di luce che l’essere alato le inviava,<br />

vide se stessa ascoltare e poi, solo dopo, scrivere, e si sentì<br />

sollevata.<br />

… Stilla battè ancora le ali…<br />

“Non era il mio haiku”, comprese, “era l’haiku che i Cieli<br />

volevano fosse scritto in quel momento, e la mia mano era<br />

disponibile, solo disponibile, all’ascolto”.<br />

“Quale arte più grande conosce che ascoltare le parole degli<br />

Angeli?” le chiese in quella un uomo che, a leggere il suo<br />

campo energetico ricco di formule e teoremi, era senz’altro<br />

uno scienziato, o qualcosa di simile. “Un giorno anche io lo<br />

farò, sa? Per adesso osservo la Terra e le sue leggi, ma<br />

88


talvolta una pennellata del mio amico che ha conosciuto<br />

prima, il Pittore, mi sembra racchiudere più scienza che tutta<br />

la filosofia matematica che pure studio con fervore.<br />

Anche le arguzie di quell’altro mio amico laggiù, lo Scrittor<br />

Comico, o le sceneggiate di quello accanto, l’Attore, lo<br />

vede?”, disse indicando talune figure umane nel mezzo del<br />

capannello che Stilla aveva visto qualche momento fa,<br />

“ebbene, la loro arte è così ricca di conoscenza, che mi vien<br />

fatto di pensare che provenga tutta dalla stessa fonte”.<br />

Ed era proprio così: l’arazzo di Driade scendeva su quel<br />

gruppo di artisti e ne ispirava la mano, il gesto, la parola,<br />

l’espressività, l’umorismo, e interagiva con la stoffa degli<br />

uomini.<br />

…l’arazzo di Driade scendeva su quel gruppo di artisti…<br />

Veniva così creata, tramite le loro azioni, quella luce bianca<br />

e diritta che avevo visto prima, la quale tornava a Driade<br />

come nuovo filo, ed ella continuava a tessere e ricamare e<br />

questa volta il disegno cambiava e anche le opere degli<br />

uomini lo erano e sembravano ancora più luminose delle<br />

precedenti.<br />

89


“Prendere parte a quest’opera è quel che chiedo”, pregò<br />

Stilla in silenzio.<br />

“Bene”, Driade la prese in parola. “Intanto dai un titolo<br />

all’haiku che scrivesti prima”.<br />

Stilla lo rilesse:<br />

Finestre aperte<br />

l’Europa narra di me<br />

grazie all’arte<br />

Poi rifletté.<br />

A sud est, intanto, scorreva fuori dal finestrino il profilo di<br />

Norimberga.<br />

“Equanimità”, disse infine.<br />

Una luce s’alzò verso l’alto e illuminò a lungo il giorno, che<br />

si spense molto tardi, quella sera.<br />

“Ezio, ti va di guidare?”<br />

“Adesso vado.”<br />

90<br />

… La luce s’alzò verso l’alto e illuminò a lungo il giorno…


TERZO GIORNO:<br />

RIBE – ODENSE<br />

93


Ribe: le origini della cittadina risalgono agli anni 704-710 d.c., gli<br />

anni della costruzione dei primi insediamenti. Il nome Ribe<br />

deriverebbe dal danese antico (stranamente simile al latino) ripa,<br />

cioè riva. Il Ribe scorre attraverso il villaggio, crea paludi e sfocia<br />

a Vadehavet presso Kammerslusen. A Ribe si trovano anche un<br />

antico duomo, il Ribe Domkirke, e il museo provinciale più antico<br />

di Danimarca.<br />

Ribe è famosa anche per il nido di cicogna, visibile sul tetto di una<br />

casa del centro, al quale ogni anno tali volatili fanno ritorno.<br />

Se vi spingerete negli immediati dintorni della città, giungendo<br />

nella piccola isola di Mando, potrete divertirvi a cercare il<br />

cosiddetto “Oro del Nord”, ossia l’ambra.<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Ribe]<br />

Odense: terza città della Danimarca per grandezza e importanza<br />

storica. Fiorente sin dal Medioevo, divenne in seguito un centro di<br />

pellegrinaggio: in molti infatti venivano a visitare la tomba del<br />

Santo Knud, il Re Canuto, ucciso in questa città nella chiesa di S.<br />

Albani nel 1086.<br />

E’ inoltre famosa per aver dato i natali al celeberrimo scrittore di<br />

fiabe Hans Christian Andersen, al quale è dedicato un museo<br />

(Hans Christian Andersen Museum) ricco di manoscritti e<br />

testimonianze della vita dell'illustre cittadino.<br />

Non potrete poi mancare di visitare anche la casa in cui lo<br />

scrittore visse dal 1807 al 1819, un alloggio piuttosto semplice, al<br />

pian terreno, che si affaccia sulla Munkem¯ llestrÊde, sempre<br />

affollato di turisti.<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Odense]<br />

Niccolò Machiavelli Istorie Fiorentine Libro primo capitolo<br />

13:<br />

[http://it.wikisource.org/wiki/Istorie_fiorentine/Libro_primo/Capit<br />

olo_13]<br />

94


Mattina: Ribe e l’Isola di Mando<br />

E NIENTE ALTRO<br />

In quel piccolo paese vicino all’oceano, erano rimasti così<br />

pochi abitanti che Luca, nei suoi giochi di bambino, parlava<br />

all’aria, ai fiori, alle formiche, alle pecore e alle cicogne.<br />

Sopra il tetto di casa sua veniva conservato, da un anno<br />

all’altro, il grande nido dove qualche cicogna passava<br />

l’estate.<br />

E, proprio quella mattina, Luca decise di salire sul tetto, per<br />

far visita a quella bella signora dal becco lungo e rosso, che,<br />

gli sembrava, aveva un accento francese…<br />

“Signora cicogna, buon giorno…” “Bonjour. Mon<br />

ami…chiamami Francy, è il mio nome….pourquoi quel<br />

visetto un po’ triste? Ti senti solo, senza amici? Se sapessi<br />

quanta gente, invece, giù in Spagna, a Logrono! Io<br />

preferisco un po’ di solitudine, ogni tanto…..Come posso<br />

aiutarti?”<br />

“Io sto bene, sono felice anche se non ci sono più tanti<br />

ragazzi della mia età, ma è la mia mamma che sta male e<br />

vorrei aiutarla… la schiena le fa ogni giorno più male, e mi<br />

sembra di vederla sempre più piegata dal dolore….ogni<br />

tanto, quando le chiedo cosa vorrebbe, dice “Il perdono del<br />

Signore, vorrei…Quando arriverà il perdono del Signore se<br />

ne andrà tutto questo dolore alle ossa, e allora ballerò e<br />

salterò come una bimba…..” E allora, ho pensato, adesso<br />

che le giornate sono così lunghe, posso andare a cercarglielo<br />

io, il perdono del Signore….Tu che hai viaggiato tanto, sai<br />

dove si trova?”<br />

“Da come ne parli, “disse la cicogna, “sembra una merce<br />

molto preziosa, e questo Signore (Lord), di cui parli (dovete<br />

95


96<br />

…chiamami Francy, è il mio nome…<br />

sapere che Luca e la cicogna parlavano una specie di lingua<br />

franca con vocaboli misti del nord e del sud) non so chi<br />

sia…ma ho sentito parlare di qualcosa di simile, di qualcosa<br />

di molto prezioso che si trova proprio qui, vicino<br />

all’Oceano…Vai a Ovest, durante la bassa marea, allora<br />

riuscirai a passare sull’isola di Mando, dove ho visto andare<br />

molti cercatori e tornare soddisfatti con le tasche<br />

piene….Vuoi che ti accompagni?”<br />

“No, grazie”, rispose Luca che non si fidava molto di quella<br />

cicogna un po’ distratta… “So dov’è Mando: aspetterò che<br />

la marea si ritiri e andrò proprio lì.”<br />

“Beeeh” “Mmheeeehe” “Bemehehe”. Le voci delle pecore<br />

dell’isola di Mando danno il benvenuto a Luca.<br />

Lo conoscono già, perché altre volte è andato sulla grande<br />

spiaggia a raccogliere conchiglie. Carolina, una giovane<br />

pecora che ha voglia di giocare, gli si avvicina e gli chiede:<br />

“Che fai? Vuoi giocare a rincorrino, oppure giochiamo a<br />

spaventare le sterne?”


…Carolina, una giovane pecora…<br />

“Sto cercando, per guarire la schiena di mia madre, il<br />

perdono del Signore. La cicogna Francy mi ha detto che è in<br />

quest’isola, almeno crede, perché ha visto tanti cercatori che<br />

vengono qui….”<br />

“La cicogna Francy, hai detto? Avrà capito fischi per fiaschi,<br />

come al solito! A forza di viaggiare e cambiare paese, fa<br />

sempre una gran confusione con le lingue….Francy avrà<br />

pensato che tu cercassi l’oro del Nord, come tutti gli altri che<br />

vengono qui…..ma l’ambra è proprio tutta un’altra cosa<br />

rispetto al perdono del Signore……Sai, se si parla di<br />

qualcosa del Signore, è certo qualcosa che non si può né<br />

vedere né toccare…perché il Signore è al di sopra e al di là<br />

di tutti i nostri mondi….<br />

Chi ne sa qualcosa di più sono certo le mie amiche fate:<br />

anche loro, sai, non si possono né vedere né toccare: solo, se<br />

lo decidono, diventano visibili….e quindi, certo, in questo<br />

campo ne sapranno più di me e di Francy….<br />

Stilla, Memy, Ortensia, venite per favore! C’è un bambino<br />

che ha bisogno di aiuto…”<br />

“Eccoci qui, Carolina… ma affrettati, non ci piace molto<br />

97


questo concerto di pecore: troppo stonato, per i nostri<br />

gusti!….”<br />

98<br />

…Eccoci qui, Carolina…<br />

Luca , ancora una volta, spiega lo scopo del suo viaggio: lo<br />

spiega all’aria, perché vede e non vede tre luci che appaiono<br />

e scompaiono, che a volte gli solleticano il viso, e a volte è<br />

come se gli soffiassero sul collo.<br />

“Bene.” Dice alla fine Ortensia “proveremo a portarti con<br />

noi nel mondo delle emozioni, ma per poter venire devi<br />

essere addormentato….”<br />

Carolina chiede alle sue compagne pecore di stare zitte per<br />

un po’, si accovaccia vicino a Luca, e, ben presto, il rumore<br />

del vento, il caldo della sua lana, e il battito del suo cuore<br />

fanno chiudere gli occhi al suo amico.<br />

Ed ecco che Luca si ritrova, insieme alle tre fate<br />

(perfettamente visibili, adesso) in un paese del tutto simile<br />

all’isola di Mando, dai colori più cangianti e molto più<br />

abitato….


…Luca si ritrova, insieme alle tre fate…<br />

Ci sono cercatori d’ambra che si mostrano l’un l’altro i<br />

rispettivi tesori, pastori che contano le proprie pecore,<br />

coppie di innamorati che camminano sulla spiaggia, e<br />

cercatori di conchiglie…anche bambini, come lui, che<br />

rincorrono le onde.<br />

Dopo un po’, Luca si rivolge a Ortensia, che, delle tre, gli<br />

era sembrata la più esperta: “Ma non è vero che questo<br />

mondo non si può né vedere né sentire…non è certo questo<br />

il posto dove potrò trovare il perdono del Signore…”<br />

“ E’ vero”, risponde lei, “se si parla di Signore, si parla di un<br />

mondo al di là di questo, e non siamo noi che ti ci possiamo<br />

accompagnare. Da qui dovevi comunque passare, dunque,<br />

rilassati un po’, il tuo viaggio non è stato inutile…”<br />

“E io, poi”, gli dice Stilla, “anche se non ti posso<br />

accompagnare di là, ti regalerò un gioco d’acqua che ti<br />

aiuterà....Eccolo:<br />

Gocce di mare<br />

Sale sulle tue dita<br />

Niente altro<br />

99


“Che strano!” Commenta Memy…”hai cambiato stile? I tuoi<br />

giochi d’acqua erano così lunghi e complicati, i giorni<br />

scorsi...”<br />

“Sì,” risponde Stilla, “mi sono trovata, per un pochino solo,<br />

nel mondo di là, e ho visto che non c’è poi bisogno di tante<br />

parole, per un gioco… anzi quando le parole sono poche,<br />

sono gli spazi fra le parole che parlano…”.<br />

Ma Luca non le ascolta più: inseguendo i bambini che<br />

giocano con la marea, si trova in mezzo agli schizzi salati,<br />

che lo bagnano, e poi si ritraggono. Anche le gocce che<br />

erano sulle sue mani scappano via, insieme alla marea, e<br />

solo il sale resta sulle sue dita.<br />

100<br />

…le gocce che erano sulle mani<br />

scappono via…<br />

Luca si lecca un dito, per<br />

verificare come funziona<br />

il gioco d’acqua di Stilla<br />

e, una figura grande e<br />

luminosa compare<br />

innanzi a lui….Che luce!<br />

Che voglia di sorridere!<br />

Ha due ali come quelle di<br />

un angelo….<br />

“Mi hanno detto che vuoi<br />

venire nel mio mondo, bambino.. E’ vero? E perché?”<br />

“Voglio trovare il perdono, per portarlo alla mia mamma”<br />

risponde Luca.<br />

“Puoi venire, se vuoi, ma devi diventare sottile, sottile, se no<br />

non riuscirai a passare di lì… E l’angelo indica a Luca un<br />

ago, o meglio la cruna che è, evidentemente, la porta<br />

d’ingresso per quel mondo. Lascia qui i tuoi vestiti….”<br />

Luca comincia a spogliarsi, e via via che i suoi vestiti<br />

cadono, sente che non prova più rabbia, né paura, né<br />

dispiacere, né gelosia , né voglia di rincorrere le onde….<br />

Si avvicina alla cruna, ma è ancora troppo grosso, non riesce<br />

a passare…si guarda, e vede che, addosso, ha ancora la


maglia che gli ha tessuto sua madre….”Questa è un regalo<br />

della mia mamma, non posso toglierla…”<br />

L’angelo lo guarda, serio: “Niente altro”, gli dice. “Solo il<br />

sale sulle tue dita….”<br />

Luca si toglie anche la maglia, e, in quel momento, sente che<br />

non gli importa più niente, neanche di trovare il perdono del<br />

Signore per poter guarire la sua mamma.<br />

Ma allora, a che pro<br />

continuare il viaggio?<br />

Eppure, è come se qualcosa<br />

lo chiamasse avanti, adesso,<br />

attraverso la brillante porta<br />

ovale….<br />

Che mondo colorato e<br />

morbido! L’angelo non è più<br />

con lui, adesso, e Luca è<br />

libero di andare in qualunque<br />

direzione, ma dopo i primi<br />

passi di corsa .<br />

.”Mamma! Cosa ci fai qui?”<br />

La mamma non gli parla, ma …attraverso la brillante porta…<br />

lo prende per mano e salta, e balla come una<br />

bambina…Luca si sveglia, accanto alla pecora Carolina, che<br />

l’ha vegliato per tutto questo tempo: meno male, non ce la<br />

faceva più a far stare zitto il coro delle pecore!……<br />

“Hai trovato quello che cercavi?” Gli chiede.<br />

Luca è felice come non lo è mai stato.. “Credo di sì,” dice,<br />

“ma in realtà non so, veramente…..in tasca non c’è nulla”,<br />

dice, frugandosi nei pantaloni…”.ma questo non vuol dir<br />

niente, perché se è qualcosa di quel mondo, è qualcosa che<br />

non si può né vedere né toccare, giusto?”<br />

A casa, Luca trova la mamma che sta cantando una canzone.<br />

“Che bella giornata!” Gli dice… “mi sono addormentata al<br />

sole, e, mi deve aver fatto bene, perché, adesso, la schiena<br />

101


mi fa molto meno male, quasi niente…”<br />

“Puoi ballare di nuovo?” le chiede Luca.<br />

“Ancora no, ma chissà… l’estate è appena iniziata...”<br />

risponde la mamma, dando un’occhiata al cielo ancora<br />

chiaro.<br />

Quella notte, Luca andò a dormire che ancora il sole non era<br />

tramontato. La mattina dopo, la mamma corse in giardino<br />

con un annaffiatoio che le sembrava leggero come una<br />

piuma.<br />

Alla fine dell’estate, la mamma riuscì ad andare insieme a<br />

Luca sul tetto, per salutare di persona la cicogna Francy, in<br />

partenza per il Sud..<br />

102<br />

…per salutare la cicogna Francy…


1. “Ciao” dice una<br />

giovane fata.<br />

3. “Sei venuta in<br />

aiuto?” domandano<br />

Ciliegio e Kavafis.<br />

5. Ivan pulisce i suoi<br />

pensieri ascoltando il<br />

mare.<br />

LANUCCIA<br />

2. Ezio, smarrito tra<br />

nuvole scure, sobbalza.<br />

4. Silvia raccoglie una<br />

conchiglia e pensa:<br />

“Santiago”.<br />

6. L’isola brulica di greggi<br />

103


7. “Dicono sempre la<br />

stessa cosa?” chiede<br />

Ciliegio.<br />

9. “Unisciti a noi” la<br />

invitano.<br />

11. “Buon senso!<br />

Ricorda” gli dice.<br />

104<br />

8. “A volte cantano in<br />

coro” risponde la fata.<br />

10.Lanuccia vola attorno<br />

ad Ezio.<br />

12. Ezio le sorride e le<br />

nuvole si sciolgono.


Ribe si sveglia<br />

profumo di Ginepro<br />

mai sentito<br />

Che felicità!<br />

Con spiriti e fate<br />

gioca Alloro<br />

Rose su un muro<br />

omaggio a Driade<br />

benvenuta qui<br />

Piccole case,<br />

accoglienti silenzi<br />

scorge Enrica<br />

Riflesso d’acqua,<br />

ecco mi riconosco!<br />

Rinasce Spillo<br />

Voce del Fiume<br />

l’ascolta Regine<br />

parole amiche<br />

105


106<br />

GULEROD & SYREN<br />

Claudio respirava l’aria del Ribe.<br />

Il prato che fiancheggiava le rive del fiume era ben tenuto ed<br />

un enorme salice offriva un confortevole riparo per la notte.<br />

D’improvviso, percepì qualcosa sfiorargli i piedi: il livello<br />

del corso d’acqua saliva e presto avrebbe dovuto muoversi<br />

dalla sua postazione.<br />

Le luci spente dei camper segnalavano che i suoi amici<br />

stavano già dormendo. Il giorno dopo avevano deciso di<br />

esplorare un’isoletta lì vicino, Mando, il cui tragitto egli<br />

aveva trovato alquanto misterioso: dopo un iniziale tratto<br />

sulla terra ferma, la linea del viaggiatore immaginario<br />

tracciata sulla mappa attraversava il mare ma non c’erano<br />

traghetti. Che mistero era quello? Come avrebbero fatto ad<br />

attraversare quella lingua di mare?<br />

… un enorme salice offriva un confortevole riparo per la notte…


…la linea del viaggiatore immaginario tracciata sulla mappa<br />

attraversava il mare senza soluzione di continuità…<br />

“Un mistero?”<br />

Miss Roverple, dell’agenzia investigativa Gulerod & Syren<br />

aveva le orecchie ben tese.<br />

“Miss Roverple…”, si intromise Caiottolo, il detective che si<br />

occupava degli aspetti legali dei loro interventi.<br />

“Cosa c’è?”, rispose quella, col tono di chi sa già dove si<br />

andrà a parare.<br />

“Non avevamo deciso che non saremmo più intervenuti nei<br />

107


casi degli umani fino a che essi non ci avessero interpellato<br />

direttamente? Giuridicamente, lo sa…”<br />

“Lo so, lo so, è che Claudio aveva sollevato una questione<br />

così interessante, proprio uno di quei casi che mi piacciono<br />

tanto… L’ENIGMA DELLA STRADA SCOMPARSA”.<br />

“L’enigma della strada scomparsa?” intervenne con la sua<br />

vocetta sottile Miss Verbens, la segretaria:<br />

“Apro un nuovo fascicolo?”<br />

“Ferma lì!”, le intimò Corian Doly, l’abile ricercatore di<br />

indizi e prove, il più astuto investigatore dell’oltre che<br />

l’agenzia avesse mai avuto a disposizione. “Hai sentito<br />

cos’ha detto il leguleio? Niente denuncia, niente caso”.<br />

La questione era aperta: Miss Roverple sosteneva che il<br />

ragazzo andava comunque aiutato e che, sebbene quella non<br />

fosse proprio una richiesta in carta da bollo, tuttavia c’erano<br />

gli estremi per intervenire.<br />

Verbens, che non vedeva l’ora di mettersi sulle tracce della<br />

strada scomparsa.<br />

“Andiamo!”, Caiottolo premeva sul pedale della prudenza,<br />

“Claudio ha solo detto che è misterioso il modo in cui la<br />

strada per arrivare a Mando scompare nel mare, non ha detto<br />

neanche che gli piacerebbe scoprire come mai accada”.<br />

“Quindi, basterebbe che Claudio accennasse a voler scoprire<br />

cosa c’è dietro, che potremmo intervenire, giusto?”,<br />

intervenne Corian Doly, pratico.<br />

“Ma che il ragazzo voglia indagare sull’accaduto è<br />

implicito”, insisteva Miss Roverple.<br />

In quella bussarono alla porta, sulla quale trionfavano, sotto<br />

il nome dell’agenzia disposto ad arco, un mazzo di carote in<br />

un cesto di lillà.<br />

“Sssth!”, fece Miss Roverple, pronta. “Un cliente! Miss<br />

Verbens, vada ad aprire!”<br />

Ella borbottò qualcosa tipo sempre a me tocca ed aprì: un<br />

essere umano dai capelli ricciuti e l’aria solare fece capolino<br />

all’interno dell’ufficio.<br />

108


“E’ permesso?”<br />

…un mazzo di carote in un cesto di lillà…<br />

“E poi, da quando in qua uno spirito di natura deve avere a<br />

che fare con tutta questa burocrazia?”, si chiedeva Miss<br />

“Claudio!” lo accolse Miss. Roverple. “La tua presenza qui<br />

risolve le nostre dispute, giusto?”, disse trionfante. Non<br />

vedeva l’ora di iniziare la ricerca sul sentiero misterioso.<br />

“Bene”, sorrise il ragazzo, “vedo che conoscete già il motivo<br />

della mia visita. Accettate il caso?”<br />

“Accettiamo!”, esclamò l’agenzia Gulerod & Syren<br />

all’unisono.<br />

“Allora cominciamo con un sopralluogo”, esclamò Miss.<br />

Roverple. “Corian Doly, te ne occuperai tu. Claudio, perché<br />

109


non lo accompagni? Tu Caiottolo cerca informazioni<br />

sull’isola e controlla se ci sono proprietà private da quelle<br />

parti. Magari un ponte levatoio comunale, chi lo sa. Ah,<br />

Miss Verbens, apra pure quel fascicolo”.<br />

Detto fatto. Claudio e Corian Doly uscirono in<br />

perlustrazione. Arrivarono all’isola. Il mare che la<br />

circondava impediva al camper di raggiungerla.<br />

110<br />

…Claudio e Corian Doly uscirono in perlustrazione…<br />

Eppure le mappe disegnavano una strada fra la terra ferma e<br />

l’isolotto, Albandeskvije, ma sotto i loro occhi non ve n’era<br />

traccia alcuna: solo mare, notte e luna, la luce della quale<br />

rivelava gli abitanti dell’isola: paguri, uova di sterne e<br />

pecore che dormivano.


“E adesso? Come facciamo a cercare indizi?”, si domandò<br />

Corian Doly, che conosceva il linguaggio di diverse specie<br />

vegetali, ma non aveva ancora perfezionato le lingue<br />

animali. “Tu sai parlare con le pecore?”, chiese al suo<br />

compagno d’avventura.<br />

“No”, rispose Claudio, “con i falchi sì, ma con le pecore non<br />

ho ancora imparato. Ehi, guarda laggiù! Non è una figura<br />

femminile quella che si muove sul bagnasciuga?”<br />

“Sì”, confermò Corian Doly. “Avviciniamoci”.<br />

Manulam, abitante del luogo li vide arrivare:<br />

“Benvenuti. Vi aspettavo”. Essi si stupirono di questo.<br />

“So che state indagando sul mistero della strada scomparsa:<br />

il fiume Ribe arriva qui e ci racconta tutto quanto ha raccolto<br />

lungo le sue sponde”, spiegò loro. “Io posso offrirvi uno<br />

strumento per le vostre indagini. Però vi occorrerà un<br />

periodo di osservazione di almeno un anno per poter capire<br />

con esattezza cosa sta accadendo”.<br />

“Un anno?”, trasecolò Claudio. “Ma domani mattina io e<br />

miei amici dovremmo essere qui coi nostri camper. O forse<br />

dovremmo venirci a nuoto?”<br />

“Tenete”, tagliò corto lo spirito d’acqua porgendo a ciascuno<br />

di loro una conchiglia, molto bella, dai riflessi blu azzurri, a<br />

forma di torciglione, un vero capolavoro di scultura marina,<br />

dalla quale faceva capolino il piccolo esserino che le abitava.<br />

“Si tratta di un essere che vi consentirà di vivere un anno<br />

sull’isola in dodici minuti. Così osserverete quanto vi<br />

occorre a risolvere il mistero. E domani potrete<br />

accompagnare qui i vostri amici per il lavoro di ecologia dei<br />

mondi sottili che vi ho chiamato a compiere”.<br />

Corian Doly e Claudio esultarono: viaggiare in<br />

accelerazione nel tempo! I due si guardarono:<br />

“Siamo pronti!”, esclamarono.<br />

Manulam si tuffò in acqua e ne riemerse con un saltello<br />

verso l’alto. I paguri cominciarono a muovere le loro<br />

minuscole chele sulle mani di Claudio e Corian Doly.<br />

111


…porgendo a ciascuno di loro una conchiglia, molto bella, dai riflessi<br />

blu azzurri…<br />

L’iniziale solletico li fece ridere e la risata mosse i cieli e il<br />

mare ed improvvisamente l’acqua prese a ritrarsi e a salire<br />

senza posa, in continuo movimento, ora svelando la mitica<br />

strada che stavano cercando, ora ricoprendola<br />

completamente.<br />

Dopo i primi secondi di stupore, l’emozione che Claudio<br />

provava nell’osservare quell’enorme e continuo movimento<br />

del mare non gli impedì di guardare l’orologio: gli sembrava<br />

di aver percepito un certo ritmo in quel sali-scendi.<br />

Infatti potè constatare che ogni mezzo secondo si verificava<br />

una variazione del livello dell’acqua: per il primo mezzo<br />

saliva al suo picco più alto e poi discendeva sino al suo<br />

livello più basso nel successivo mezzo, per riprendere il<br />

ciclo nel secondo successivo.<br />

“Ho capito tutto!”, esultò Claudio, cercando con lo sguardo<br />

Corian Doly, il quale, dal centro della spiaggia, osservava<br />

112


…Manulam si tuffò in acqua e ne riemerse con un saltello verso<br />

l’alto…<br />

incantato l’acqua, rapidissima per l’accelerazione temporale<br />

che stavano vivendo, ricoprire la terra e poi scoprirla.<br />

Quella velocità lo faceva rabbrividire. Fu allora che un<br />

pensiero lo attraversò:<br />

“Ma come facciamo a tornare indietro?”<br />

“Gamberi?”, propose Claudio<br />

Il suo paguro emise una serie di suoni che, composti,<br />

rispondevano alle loro perplessità:<br />

“Non potete tornare indietro, ma solo andare avanti. E’ così<br />

che potrete abitare di nuovo la vostra epoca, percorrendo<br />

tutta la ruota del tempo”.<br />

Nessuno dei due riuscì a trarre un fiato dopo l’ultima parola<br />

del pagurino: dinanzi agli occhi degli investigatori, gli<br />

scenari presero a scorrere ad una velocità impressionante, i<br />

millenni filavano via come secondi, i deserti si succedevano<br />

agli oceani e le città alle foreste, i cieli e le popolazioni si<br />

sovrapponevano, e volare correre cantare danzare era tutto<br />

condensato, come vedere una pioggia illustrata, ed ogni<br />

goccia era un secolo o un anno o un giorno, e poi furono<br />

solo flussi di colore e poi solo flussi e quando essi stavano<br />

113


per chiudere gli occhi per riposarli dalle luci mutevoli, ecco<br />

che il ritmo della corsa rallentò ed essi ruzzolarono davanti<br />

alla porta della Guleron & Syren.<br />

“Caso risolto!”, esclamò Corian Doly, una volta che<br />

l’agenzia si ritrovò in sala riunioni.<br />

Claudio prese la parola: “Dopo lo stupore iniziale, ho capito<br />

subito di che fenomeno si trattava: la marea! Le famose ed<br />

imponenti maree del Nord Europa! Mi domando come<br />

abbiamo fatto a non pensarci prima!”<br />

Tutti se lo chiesero.<br />

“E’ che ne sappiamo così poco di mari e fiumi terrestri”, si<br />

rese conto Miss Roverple.<br />

“Dovremmo mettere un annuncio su Seconda Ala per la<br />

ricerca di uno Spirito dell’acqua, che sappia introdurci alle<br />

faccende marine. Miss Verbens, lei prepari l’annuncio e lo<br />

invii al giornale! Claudio, tu continua pure”.<br />

“Bene. Ecco ciò che accade: l’acqua, salendo di notte, copre<br />

completamente la strada, così Mando diviene un’isola a tutti<br />

gli effetti mentre, di giorno, il mare si ritrae e rende<br />

percorribile la strada, ormai non più nascosta, con i mezzi di<br />

trasporto tradizionali”. “Eccezionale!”, esclamarono tutti.<br />

Perché un conto è sentirne parlare, di quel che fa la Natura,<br />

un conto è vederlo succedere.<br />

“Davvero!”, confermò Claudio, con gli occhi ancora pieni<br />

dell’imponente spettacolo d’acqua al quale aveva assistito,<br />

ma anche delle piccole e delicate creature che aveva<br />

incontrato sul bagnasciuga, con le loro mirabolanti case<br />

mobili a torciglione blu, e Manulam, e poi le curiose pecore<br />

dell’isola, che, sebbene timorose, non avevano esitato ad<br />

avvicinarsi una volta capito che non c’era nulla da temere.<br />

Anche l’enorme distesa di sabbia, rivelata dal ritrarsi del<br />

mare, lo aveva entusiasmato: che pace, nei cicli della natura,<br />

che semplicità in fenomeni che pure coinvolgevano così<br />

tanti elementi.<br />

114


…Claudio, con gli occhi ancora pieni dell’imponente spettacolo<br />

d’acqua al quale aveva assistito…<br />

In quella tornò Miss Verbens, trionfante:<br />

“Mi hanno immediatamente accettato l’annuncio. Siamo<br />

riusciti a pubblicarlo sull’edizione del mattino, esattamente<br />

fra … tre, due, uno secondi... Adesso!<br />

Siamo già su tutti i giornali! Ecco il testo dell’annuncio:<br />

Nota agenzia investigativa<br />

ASSUME<br />

Spirito d’acqua<br />

Si richiedono capacità esplorative,<br />

inclinazione all’indagine pluridimensionale,<br />

senso dell’avventura,<br />

coraggio e lealtà.<br />

Assunzione immediata”.<br />

Bussarono.<br />

Miss Verbens si alzò per aprire, ma stavolta senza borbottii.<br />

Stava per incontrare una investigatrice della Gulerod &<br />

Syren:<br />

Miss Manulam!<br />

115


116<br />

Pomeriggio : da Ribe a Odense<br />

APRI LE PORTE!<br />

Spillo, dal suo punto di osservazione sul tetto del camper,<br />

urla ai suoi compagni di viaggio: “Stiamo lasciando lo<br />

Jutland, e ci avviamo verso l’isola di Fiona… Fra poco<br />

passeremo sul ponte….”<br />

“Un ponte!” Memy chiede: “Cos’è un ponte?”<br />

“Un ponte” comincia a spiegare Ginepro “ è un passaggio tra<br />

due mondi diversi. Qualsiasi ponte può essere insidioso, se<br />

non si sta ben centrati e svegli. Infatti, per il fatto stesso che<br />

mette in comunicazione due mondi a diversa vibrazione,<br />

porta con sé un rischio di turbolenze energetiche, che<br />

possono a loro volta creare varchi.<br />

Spero di non tediarvi se mi dilungo un po’<br />

sull’argomento…”<br />

“Fermo, Ginepro! Memy si è addormentata!” Esclama<br />

Roverella.<br />

…Fermo, Ginepro! Memy si è addormentata!…“Come la<br />

capisco…”<br />

Commenta<br />

Spillo<br />

guardando<br />

Ginepro in<br />

modo<br />

allusivo.<br />

“C’è poco<br />

da<br />

scherzare,<br />

adesso! E’<br />

proprio quello contro cui la stavo avvertendo….”Svegliati,


Memy!” La scuote Ginepro. Ma Memy non si sveglia, anzi,<br />

diventa sempre più opaca e scura, segno inequivocabile di<br />

un cambio di vibrazione del suo corpo astrale. Poi, accanto a<br />

lei, si crea un vortice, e Ginepro ferma Spillo e Roverella:<br />

“State lontani, è pericoloso!”<br />

Una voce cupa viene dal vortice: “Pentitevi, peccatori, o<br />

patirete i tormenti dell’inferno….Quello è il posto, dove<br />

soffrirete per l’eternità!..”<br />

“Santo cielo, dove è finita?”Chiede Roverella “Forse in<br />

qualche antica forma-pensiero che la sta avvolgendo?”<br />

“Il fuoco..” balbetta Memy..”Ho paura….brucio….”<br />

“Svegliati, sorella Memy! Sono solo sogni!”<br />

“Ho paura…ho paura..”continua Memy, diventando sempre<br />

più scura, e acquisendo dei riflessi rossastri, come bagliori di<br />

fuoco.<br />

“Chiediamo aiuto alle Tate!” propone Spillo.<br />

“Le Tate! Magari….. Ma sai che vengono e vanno solo<br />

quando lo decidono loro, non certo a nostro piacimento….”<br />

Roverella sta cominciando a vibrare anche lei, per il<br />

dispiacere di non poter aiutare Memy.<br />

“Io so come fare!” E Spillo, impugnata la sua bacchetta di<br />

pungitopo, traccia nell’aria una spirale, e scompare alla vista<br />

di Roverella e Ginepro.<br />

…traccia nell'aria una spirale e scompare alla vista...<br />

117


In camper, in mano a Spillo seduto sul cruscotto, il rametto<br />

di pungitopo è adesso diventato la bacchetta di un direttore<br />

d’orchestra, e; “Ritmo: un, due , tre…..”<br />

118<br />

Dormono, dormono, a Copenhagen,<br />

Manuela comincia a cantare il ritornello della nota canzone,<br />

ma quasi subito la voce le si impasta.<br />

dormono tutti laggiù…<br />

dorme quel bambin,<br />

col suo pupazzin,<br />

forse puoi dormire anche tu…<br />

…Spillo seduto sul cruscotto, …<br />

Gli occhi di Manuela si chiudono, mentre il ritornello<br />

ricomincia:<br />

Dormono, dormono a Copenhagen,<br />

dormono tutti laggiù…<br />

farai sogni d’or,<br />

Carolina, sbadiglia, e si sdraia.<br />

e d’argento ancor…


Anche Carolina dorme profondamente.<br />

Spillo riappare accanto a Ginepro, e prima che possa<br />

rispondere allo sguardo interrogativo dei suoi amici, sente<br />

Roverella esclamare: “Le Tate! Evviva!”<br />

“Ci avete chiamato?” Chiede Tata Carolina. “Credo proprio<br />

che abbiano bisogno di noi” aggiunge Tata Manuela,<br />

osservando Memy, il cui corpo astrale è opaco, tremolante.<br />

“Che cosa sono questo fumo e questo puzzo di bruciato?”<br />

chiede Tata Carolina.<br />

“E’ finita in una forma-pensiero umana da cui non riusciamo<br />

a liberarla…” Mentre Ginepro comincia a spiegare, Memy<br />

parla nel sonno: “Bruceremo tutti all’Inferno, vedo il<br />

fuoco… sento gemiti e stridor di denti, e fumo, e<br />

fiamme…..”<br />

“Le fiamme dell’Inferno…” pensa Tata Carolina e guarda<br />

Tata Manuela.<br />

…Ci avete chiamato?...<br />

“Che dici, proviamo con qualche terzina?” Tata Manuela<br />

annuisce e, cautamente, si avvicinano a Memy.<br />

“Non dormire, sorella Memy” le sta dicendo Roverella “Non<br />

dormire, presta attenzione alla Tata del Sonno”.<br />

Tata Carolina le parla all’orecchio, all’inizio piano, poi con<br />

119


itmo e volume sempre crescenti:<br />

120<br />

Ninna nanna all’ incontrario<br />

Esci dalla notte scura,<br />

se ti avvolge uno scenario<br />

d’illusione e di paura<br />

la tua volontà è più forte<br />

di ciò che si raffigura,<br />

Dì : son sveglia! Apri le porte!<br />

Con un atto di volontà, Memy apre gli occhi.<br />

…Tata Carolina le parla all’orecchio…<br />

“Son sveglia! Ma….” Continua, tremando e battendo i denti<br />

“non riesco a muovermi…Le fiamme si sono trasformate in<br />

ghiaccio, e il gelo mi chiude come una morsa….”<br />

“Non temere, sorella Memy, e resta sveglia” le dice Ginepro.<br />

“Ascolta ciò che ti dice la Tata del Movimento…”<br />

E Tata Manuela, con voce musicale:


Pensa a un colore<br />

Che il ghiaccio ti sciolga,<br />

fallo entrare nel cuore<br />

e la danza ti avvolga;<br />

che sia rosa oppur giallo<br />

la paura ti tolga:<br />

che inizi il tuo ballo!<br />

…Memy comincia a danzare…<br />

E, finalmente, al grido di “Gialle ginestre!”, Memy<br />

comincia a danzare.<br />

Balla, Memy, in una festa di petali gialli, e con lei Spillo,<br />

che ancora brandisce il suo pungitopo dalle bacche rosse.<br />

Roverella scuote le sue fronde e Ginepro sorride, esalando la<br />

sua fragranza, e mormorando:”Terzine contro l’Inferno,<br />

benedetti toscani!…”<br />

Lentamente, inosservate, senza aspettare saluti o<br />

ringraziamenti, le tate svaniscono.<br />

121


122<br />

Perché a Copenhagen,<br />

dormono, dormono<br />

dormono tutti con te!<br />

Le note finali della canzone si sono spente da poco, e il<br />

silenzio improvviso sveglia Carolina.<br />

“Dove sono stata?” chiede.<br />

“Mi sono addormentata di botto, con quella ninna nanna..” le<br />

fa eco Manuela.<br />

Fuori dal finestrino, un cartello: “Benvenuti a Odense”.<br />

“Le ho viste, sai?” Racconta Memy, ancora emozionata. “La<br />

Tata del sonno mi diceva Apri le porte! E io ho visto una<br />

grande porta a due battenti, tutta dorata e scolpita con arte<br />

squisita…le vedevo e non riuscivo ad aprirle….perché?”<br />

“Perché, mia cara,” le risponde Roverella, “per aprire le<br />

porte del Paradiso occorre che non ci sia più neanche un<br />

grammo di paura dentro di noi…Forse non avevi più paura<br />

dell’Inferno, ma anche il Paradiso può fare paura, sai? Ma<br />

non ti preoccupare: le rivedrai, quelle porte, prima o poi, e<br />

allora le aprirai con un soffio…Le rivedremo tutti, prima o<br />

poi….”<br />

…una grande porta a due battenti, tutta dorata e scolpita…


1. Coriandolo e Verbena<br />

spargono semi di luce.<br />

3. Claudio giardiniere<br />

annaffia i semi.<br />

5. I colori adesso brillano<br />

di più.<br />

SEMI<br />

2. Silvia dorme sul<br />

camper.<br />

4. I semi sono in terra,<br />

in cielo, in mare.<br />

6. Caiottolo traccia la<br />

strada.<br />

123


7. Una strada nuova fa<br />

sempre un po' paura.<br />

9. La città ha mille<br />

suoni.<br />

11. Driade stende un<br />

velo di silenzio.<br />

124<br />

8. Caiottolo a Odense<br />

prepara il benvenuto.<br />

10. A piccoli passi si<br />

arriva dappertutto<br />

12. I semi ne sono<br />

nutriti.


Silenzio tutti!<br />

Va in onda l’Amleto<br />

ha detto Ivan.<br />

Francy si desta:<br />

a che gioco si gioca?<br />

Ci sono anch’io.<br />

Inizia Luca:<br />

un atto creativo<br />

richiede pace.<br />

Con questa idea<br />

registrammo l’Amleto<br />

continua Ezio<br />

Ride Regine:<br />

e adesso s’ascolti!<br />

Su il sipario.<br />

125


IL PARCO DI ODENSE<br />

Arrivammo a Odense in tarda mattinata.<br />

Il campeggio che ci ospitava, alle porte della città natale di<br />

Andersen, era ben curato ed ombroso, la nostra piazzola di<br />

sosta ampia e fresca, ma non c’era molto da fare.<br />

Il prof. Genè doveva essersene accorto perché ci propose<br />

un’escursione esplorativa nella città natale di Andersen, a<br />

sorpresa. Infatti la visita della cittadina e del museo era<br />

prevista solo per il giorno dopo. Inutile dire che eravamo<br />

tutti entusiasti: Ortensici ed Errici davanti, cose mai viste,<br />

De Roverellis aveva addirittura sorriso, Allorliani e<br />

Kavafato in festa. E anche io, naturalmente. Salimmo in<br />

camper.<br />

…Ortensici ed Errici in prima fila, cose mai viste, De Roverellis aveva<br />

addirittura sorriso…<br />

126


Sapevo che in città c’era un meraviglioso parco, addirittura<br />

chiamato foresta per la ricchezza della vegetazione:<br />

l’Åløkke Skov (alcuni amici danesi mi hanno riferito, infatti,<br />

che skov vuol dire foresta, mentre Åløkke, da una ricerca<br />

personale del De Roverellis, starebbe ad indicare il nome di<br />

un luogo, peraltro piuttosto comune in Danimarca.<br />

Speravo che il prof ci avrebbe portato lì: le foreste svolgono<br />

una funzione fondamentale nella pulizia dei corpi sottili<br />

della Terra ed io sono nato e cresciuto fra gli alberi.<br />

Li ho visti al lavoro, questi abitanti secolari del Pianeta, al<br />

suo servizio e degli uomini, e so quanto benefico possa<br />

essere per loro confrontarsi con altri pulitori e altri sistemi di<br />

pulizia, e come questo offra, agli spiriti di Natura che essi<br />

ospitano, opportunità di interscambi culturali.<br />

Basta saperli ascoltare.<br />

De Roverellis, seduto in camper accanto a me e ai miei<br />

pensieri, sorrise ancora.<br />

…De Roverellis, seduto in camper accanto a me e ai miei pensieri,<br />

sorrise ancora…<br />

127


Due volte in un giorno, e prima non l’avevo mai visto così<br />

allegro. Lo presi come un segnale. Anche lui viene dai<br />

boschi, mi dissi, e così condivisi con lui quel che avevo in<br />

mente:<br />

“Quando ero a Branfère, dove sono nato, ho imparato che, a<br />

crescere liberi, si producono frutti e che, quei frutti, hanno<br />

la capacità di donare amore a chi li assaggia, perché è con<br />

amore che sono maturati. E’ questo che mi piace trasmettere<br />

con le mie azioni agli spiriti di natura delle altre parti del<br />

mondo che incontro. A te capita qualcosa di simile?”<br />

“A Pontassieve, dove sono cresciuto, ho imparato ad offrire<br />

riparo ad ospitalità e, talvolta, preferisco rimanere in<br />

ombra”.<br />

“Perché?” gli chiesi. “Tu hai così tante risorse..”<br />

Lui sorrise ancora ed il suo sorriso illuminò il nostro<br />

ingresso in Odense. Ortencisi ci guardò e sorrise anche lui.<br />

Senza ombra di polemica né di ironia, ci aprì il portellone<br />

del camper.<br />

Dopo aver ascoltato la nostra conversazione, era pensieroso.<br />

Trovai i suoi modi così amichevoli che mi sembrò il terreno<br />

giusto per lanciare un semino verso il compagno di mille<br />

avventure:<br />

“Tu ce l’hai un dono che porti con te dal tuo luogo<br />

d’origine?”<br />

Ci pensò su, poi rispose:<br />

“Io sono sempre stato vicino alla Terra, alla sua semplicità.<br />

La più preziosa conoscenza che possiedo, l’unica che sento<br />

di poter trasmettere con certezza agli spiriti di natura che<br />

incontreremo nella foresta di Alokke, ai suoi salici, ai suoi<br />

faggi verdi e rossi, al fiume Odense che vi scorre calmo e ne<br />

irrora i sentieri, è che la terra è fonte di infinita bellezza, e la<br />

bellezza della Natura la riconosci subito, perché ti senti il<br />

cuore leggero e il sorriso che fiorisce sulle labbra”.<br />

Il sorriso che fiorisce sulle labbra, mormorò fra sé Errici,<br />

incamminandosi verso il centro della città dietro al prof, a<br />

128


fianco del quale c’era Allorliani.<br />

Errici vide una ragazza del luogo, che usciva da un<br />

supermercato, senza scarpe. Poi guardò la pavimentazione<br />

stradale, liscia e pulita, e decise, in un lampo, di togliersi<br />

anche lui le scarpe. Un gesto davvero insolito per il ragazzo.<br />

Ma Ortensici lo aveva ispirato con la sua semplicità.<br />

Allorliani aveva ascoltato tutto, percorrendo la via centrale<br />

della cittadina, coi tavolini dei ristoranti e le case basse dai<br />

tetti spioventi, quella magnifica architettura del Nord Europa<br />

che trasforma le strade nei luoghi fatati delle favole.<br />

Le vie disposte in parallelo si succedevano veloci,<br />

alternando negozi ad abitazioni, ove il piano terra sembrava<br />

decorato come se fosse una vetrina, solo per rendere<br />

piacevole il passeggio.<br />

…Errici vide una ragazza del luogo, che usciva da un supermercato,<br />

senza scarpe…<br />

“Come Ortensici”, dissi a voce alta, “anche qui conoscono il<br />

129


gusto e la bellezza che genera il vivere vicino alla Terra”.<br />

Sapevo che, sebbene ci tenesse al suo ruolo di contestatore,<br />

quell’osservazione lo avrebbe reso comunque contento.<br />

Spesso avevo osservato che si sentiva incompreso, come se<br />

la sua intelligenza lo rendesse isolato. Ma secondo me si<br />

trattava solo di trovare un linguaggio comune, e visto che<br />

l’umore generale di oggi sembrava permetterlo, mi avvicinai<br />

a lui, per esprimergli, anche con la mimica facciale, la mia<br />

solidarietà.<br />

La luce filtrava diritta tra le viuzze del centro e il prof ci<br />

descriveva brevemente la città: identificammo la casa di<br />

Andersen ed il museo attiguo, che l’indomani avremmo<br />

visitato.<br />

Ci imbattemmo, lungo la strada che conduceva in quella<br />

direzione, in alcune statue di bronzo che riproducevano<br />

elementi delle sue fiabe: il soldatino di stagno, l’anatroccolo<br />

che poi si rivelerà un piccolo di cigno, e addirittura una<br />

riproduzione a grandezza naturale dell’autore in persona,<br />

seduto su una panchina con il suo mantello.<br />

Il prof osservava la sua classe, serena e festosa: non mi<br />

ricordo che tra noi ci fosse mai stata tanta armonia, ed anche<br />

lui sembrò accorgersene.<br />

Dalla casa di Andersen virammo decisamente verso Est, alla<br />

volta della Foresta di Alokke e, all’ingresso, venimmo<br />

accolti dall’inchino di un maestoso salice, che immergeva le<br />

sue fronde nell’Odense, in segno di saluto.<br />

Superammo il ponticello sul fiume ed il prof ci disse:<br />

“Come gruppo di pulitori avete svolto la vostra missione in<br />

città in modo egregio. Adesso qui potremo ricaricarci.<br />

Questo salice ci offre le sue fronde come riparo e noi lo<br />

accetteremo di buon grado”.<br />

Ci sedemmo sotto l’albero ma, inaspettatamente, un nugolo<br />

di moscerini prese a darci noia.<br />

Osservai i miei compagni: Ortensici si era alzato, Errici e De<br />

Roverellis erano combattuti fra il far presente al prof che il<br />

130


…Ci imbattemmo, lungo la strada che conduceva in quella direzione,<br />

in alcune statue di bronzo che riproducevano elementi delle sue<br />

fiabe…<br />

luogo nel quale aveva scelto di sostare si stava rivelando<br />

fonte di interferenze ed aspettare che passasse, Allorliani<br />

sperava che il professore se ne sarebbe accorto da solo,<br />

Kavafato allontanava a più non posso i moscerini.<br />

“Prof”, intervenni allora, “i boschi sono la mia casa, mi<br />

sembra che i moscerini ci stiano suggerendo una zona<br />

diversa per la sosta. Che ne dici De Roverellis? Anche tu sei<br />

un Spirito degli Alberi”.<br />

Lui aveva capito che le sue intuizioni, legate alla sua natura,<br />

potevano essere una risorsa per tutti.<br />

Con lo spirito del vero giardiniere, e cioè quello di aiutare<br />

gli altri, in questo caso a decifrare un linguaggio che solo lui<br />

conosceva, scandì lentamente le indicazioni che riceveva<br />

all’orecchio dai moscerini:<br />

131


132<br />

…venimmo accolti dall’inchino di un maestoso salice…<br />

S.e.g.u.i.t.e.c.i. V.i. c.o.n.d.u.r.r.e.m.o. a.l.l.a. r.a.d.u.r.a.<br />

s.c.e.l.t.a. d.a.g.l.i. a.b.i.t.a.n.t.i. d.e.l.l.a. f.o.r.e.s.t.a. p.e.r.<br />

f.e.s.t.e.g.g.i.a.r.e. i.l. v.o.s.t.r.o. a.r.r.i.v.o.<br />

Il prof non se lo fece ripetere due volte. Egli era rispettoso<br />

delle nostre diversità e ben sapeva che ognuno di noi aveva<br />

competenze in campi specifici che ci consentivano, tutti<br />

insieme, di esplorare i molteplici mondi che incontravamo.<br />

Per questo ci portava in gita: l’avventura, insieme a noi, era<br />

assicurata e noi, dal canto nostro, eravamo felici che lui ci<br />

portasse con sé a conoscere questa Terra.<br />

Lungo il corso dell’Odense, che seguimmo fino al suo<br />

sbucare in un’area abitata da una comunità di Faggi verdi e<br />

Faggi rossi, De Roverellis mi si avvicinò:<br />

“E così, alla fine, ho detto la mia!”<br />

“Bravo De Roverellis! Hai fatto bene!”, intervenne il prof.<br />

“Sapete”, disse poi rivolto a tutta la classe, “anche i prof


possono sbagliare, specie nelle materie che non sono di loro<br />

competenza. Ma questo vi insegna ad usare tutte le vostre<br />

potenzialità per stabilire cosa sta accadendo sotto i vostri<br />

occhi, come ha fatto Ciliegio sotto il salice, senza che<br />

nessuno possa imporvi la sua visione della realtà.<br />

Ciliegio, vuoi guidarci tu, adesso, visto che già prima hai<br />

colto il segnale che dovevamo cambiare posto?”<br />

E così fu.<br />

I moscerini ci allontanarono dagli alberi e ci condussero in<br />

una fresca e luminosa radura subito fuori dalla cerchia degli<br />

ultimi alberi incontrati. Lì sedemmo e finalmente ci<br />

ristorammo, scambiando doni e risate con gli spiriti di natura<br />

del luogo.<br />

…I moscerini ci allontanarono dai faggi e ci condussero in una fresca<br />

e luminosa radura…<br />

“Come hai fatto a capire che i moscerini erano un segnale,<br />

Ciliegio?”, mi chiese poi Errici, sul camper del ritorno.<br />

“Vi ho osservato”, risposi semplicemente. “Eravate tutti a<br />

disagio, ma tutti stavano zitti. Anche io ero infastidito dai<br />

133


moscerini. Così ho chiesto alla mia voce interiore, e quella<br />

mi ha voltato la testa verso De Roverellis, che stava<br />

comunicando con i moscerini.<br />

Tutto coincideva: segnale interno, logica, segnali esteriori,<br />

tutto concordava nel dire: cambiate posto. Così ho aperto la<br />

bocca e le parole han preso posto, ordinate, per migliorare la<br />

nostra giornata”.<br />

“Ricerca dei segnali, interiori ed esteriori, confronto con la<br />

logica…”<br />

“Non dimenticare che aiutare gli altri è la base del<br />

giardinaggio!”<br />

“Aiutare gli altri”, ripetè quello, come se stesse ripassando<br />

una lezione.<br />

La giornata volgeva al termine.<br />

Una gran luce adesso illuminava la nostra strada<br />

.<br />

134<br />

…La giornata volgeva al termine.<br />

Una gran luce adesso illuminava la nostra strada…


135


136


138<br />

QUARTO GIORNO:<br />

ODENSE – SKODSBORG


Odense: Benvenuti a Odense<br />

[http://www.odense.dk/english.aspx]<br />

Hans Christian Andersen:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Christian_Andersen]<br />

I luoghi di Hans Christian Andersen:<br />

[http://www.infodomus.it/favolevive/hca/luoghi.asp]<br />

Kavafis e Aulente citano l’Amleto di William Shakespeare:<br />

Amleto (The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark) è<br />

una delle tragedie shakesperiane più conosciute e più citate. Fu<br />

scritta probabilmente tra il 1600 e l'estate del 1602. Il monologo di<br />

Amleto "Essere o non essere" (Atto III, scena I), il passaggio più<br />

famoso del dramma, vanta una immensa gamma di interpretazioni<br />

sui palcoscenici di tutto il mondo.<br />

[http:/it.wikipedia.org/wiki/Amleto]<br />

Skodsborg: il centro di salute termale di Skodsborg fu fondato<br />

dalla comunità avventista quando il Dr. Carl Ottosen (1864 –<br />

1943), che ha studiato metodi curativi con dottori americani ed<br />

esperti in fisioterapia come, ad esempio, il Dr. John H.Kellogg,<br />

comprò una coppia di vecchie rimesse sulla costa, vicino alla<br />

spiaggia, nel 1897. Nel 1898 aprì uno dei primi centri termali<br />

danesi e molti altri centri di salute avanzati. Quello di Skodsborg<br />

divenne molto popolare per la sua competenza nell’area<br />

fisioterapeutica.<br />

Nel 1992, in seguito al declino finanziario e alla bancarotta, dopo<br />

un energico piano di recupero, il centro termale è rivissuto, sotto il<br />

nome di Skodsborg Health Centre.<br />

Il lavoro e le idee di Carl Ottosen vivono al Skodsborg Health<br />

Centre e ora appartengono alla Augustinus Foundation.<br />

Skodsborg è stata rinnovata nel 1992 e da allora offre risposte a<br />

domande sulla prevenzione, sulla gioia di vivere ed il benessere.<br />

139


140<br />

Mattina: la casa di Andersen<br />

UNA CORONA DI ALLORO<br />

Francy, Luca ed Ezio fanno due passi insieme, nel<br />

campeggio di Odense.<br />

“Vi racconto una storia:” inizia Francy. “Tanto tempo fa,<br />

proprio qui a Odense, viveva un bambino di nome Hans. Era<br />

molto povero, e suo padre faceva il ciabattino….”<br />

“La so già, questa storia! “ la interrompe Ezio. “E’ la vita di<br />

Hans Christian Andersen! Cambia programma, già ce la<br />

rileggeremo tutta, adesso che andiamo al museo…”<br />

“ E, fra l’altro, mi ricorda la storia della mia vita, e temo che<br />

non avrà un lieto fine…” continua Luca.<br />

“Ok, ok” ammette Francy: allora cambierò completamente i<br />

personaggi. “Qui a Odense, dove Hans andava a scuola,<br />

vivevano quattro spiriti di natura: Caiottolo, Memy,<br />

Ciliegio, e Alloro.<br />

“Ehi! Cosa le salta in mente?<br />

Cosa c’entro io con questa<br />

storia?” Ciliegio, evocato da<br />

Francy, protesta. “La mia terra<br />

d’origine è la Francia, altro che<br />

mari del nord e vichinghi…”<br />

“Perché io, allora? Il Pantheon e<br />

Roma hanno ben altro spessore<br />

rispetto a questa piccola<br />

città….” continua Caiottolo.<br />

“E la mia Via dell’Amore dove<br />

la mettete? Cielo e mare<br />

…Cosa c’entro io con questa azzurro, sole, buon clima ….<br />

storia…<br />

io con questo posto non ho nulla a che vedere…” anche


Memy dice la sua “Però… potrebbe essere interessante fare<br />

da personaggio in una storia danese….”<br />

“Eh no, mai!” Sbotta Alloro.”Se la cosa non riguarda voi,<br />

per me è sicuramente inappropriato! La mia pianta è fatta<br />

per ornare i veri artisti, poeti come Dante, non certo favolieri<br />

per bambini, o scrittrici dilettanti……”<br />

“Dai, adesso non impuntarti! Aiutiamola, magari la storia<br />

può far del bene….” Lo prega Memy.<br />

“Be’, se non commette violazioni della Carta dei diritti degli<br />

appassionati di favole, io ci sto….” Dice Caiottolo.<br />

“Dai, Francy, ti aiuto io,” continua Memy, parlandole<br />

all’orecchio, “ credo di sapere come fare: E poi? Cosa ci<br />

metto?” chiede smarrita Memy guardando in tralice<br />

Caiottolo, l’inventore dell’ormai celebre primo verso.<br />

Gialle ginestre,<br />

porte e finestre…<br />

… Cosa ci metto?” chiede smarrita Memy…<br />

141


Ma è Ciliegio che le risponde: “Cosa ci metti? Niente! Cosa<br />

altro occorre a una storia se non porte e finestre?…”<br />

Francy, rivolta ad Ezio e a Luca, che la ascoltano un po’<br />

distratti, continua:<br />

A quei tempi, gli spiriti di natura evitavano con cura gli<br />

uomini, ma si facevano spesso vedere dai bambini, specie<br />

quando non avevano le mani appiccicose di caramelle<br />

(come invece spesso accade adesso, ed è per questo che è<br />

molto più raro che i bambini li vedano…)<br />

142<br />

… ma si facevano spesso vedere dai bambini…<br />

Certo, non c’era pericolo che Hans avesse dello zucchero<br />

attaccato alle mani: la sua famiglia era così povera che, a<br />

stento, riuscivano a comprargli le penne e la carta per la<br />

scuola.<br />

Memy, lo spirito della ginestra, lo salutava quando lo<br />

vedeva passare e gli raccontava storie di mare, di sirene, di<br />

terre lontane. Memy gli raccontava anche di principi di elfi,<br />

e di fanciulle piccole come il dito di una mano…Oh, sì,<br />

come piacevano ad Hans quelle storie delicate….<br />

E Caiottolo, che saltellava con lui al suono dei suoi zoccoli<br />

sul selciato, gli raccontava di palazzi e imperatori, di<br />

cortigiani e ministri…. Gli raccontava di come gli occhi e la<br />

sincerità di un bambino potevano vincere gli intrighi di<br />

corte….<br />

E Ciliegio, che chinava i suoi rami per fargli cogliere le


ciliegie più succose, gli raccontava di fate ed incantesimi, di<br />

streghe maligne e cani mostruosi, di acciarini ed alberi<br />

cavi….<br />

Ma Alloro gli diceva, ogni sera, quando il bambino passava<br />

accanto alla sua pianta, tornando a casa da scuola: “ Non<br />

voglio aver niente a che fare con te. Non sei figlio di re, né<br />

condottiero, né grande artista. Io e te non abbiamo niente in<br />

comune.”<br />

Vi sembrerà strano, ma Hans, quando arrivava a casa, si<br />

ricordava solo le parole di Alloro, e tutte le storie che gli<br />

erano state raccontate erano come cancellate dalla sua<br />

memoria, svanite nel nulla…<br />

“Lo dicevo io che è una storia triste!” Luca interrompe il<br />

racconto<br />

“Il punto è” commenta Ezio “che la vanità è un gran brutto<br />

difetto, ed è la cosa più difficile da vincere…”<br />

“Cosa vorrebbe dire con questo?” Alloro, dalla voce<br />

pungente come il suo odore, interviene, rivolto ai suoi<br />

amici:“Che io sono vanitoso? Che razza di storia mi stanno<br />

scrivendo addosso? Non mi piace affatto! Adesso, per colpa<br />

di una improvvisatrice di favole (la professionalità di uno<br />

scrittore non si può inventare dall’oggi al domani, e neanche<br />

la bravura di una tata, che sa trovare le parole giuste per ogni<br />

bambino!), per colpa sua, dicevo, mi deve restare cucita<br />

addosso la forma-pensiero della vanità?”<br />

“Insomma, Alloro,” gli risponde Caiottolo, “se non ti fossi<br />

rifiutato fin dall’inizio di giocare con noi, adesso non<br />

saremmo a questo punto…Vediamo se mi riesce di spiegarti<br />

cosa è successo. Memy e Ciliegio si sono tuffati nel torrente<br />

creativo di Francy (be’, si fa per dire: uso un po’ di retorica<br />

per illustrare il loro disperato tentativo di aiutarla mentre si<br />

impegolava in una storia su Andersen) e io li ho sostenuti: le<br />

nostre tre energie hanno soffiato un bel vento nelle vele della<br />

143


narrazione della aspirante Tata, e lei, in qualche modo, l’ha<br />

sentito….Ci ha restituito delle parti da coprotagonisti di tutto<br />

rispetto, delle forme-pensiero positive che non hanno fatto<br />

altro che aumentare il nostro, sic, splendore…. Ma ha anche<br />

sentito che c’era qualcuno che le stava pesando come<br />

un’ancora nel fondale… E, dunque, ecco quello che ti è<br />

giunto in ritorno: niente che tu non ti sia cercato.<br />

…Memy e Ciliegio si sono tuffati nel torrente creativo di Francy…<br />

Adesso, se vuoi, sei ancora in tempo a rimediare…”<br />

“Su” lo esorta Ciliegio, “comincia a disincagliare l’ancora,<br />

da professionista quale sei!”<br />

Alloro inchina le sue foglie, con accettazione e competenza,<br />

e proclama:<br />

Molla gli ormeggi,<br />

Francesca, e regalaci<br />

Dolci parole…<br />

“Wow! Un vero haiku! Complimenti!” Memy e Ciliegio<br />

applaudono.<br />

“E non è tutto!” continua Alloro:<br />

144


…Alloro inchina le sue foglie…<br />

Luca, la tua vita una storia non è,<br />

ma è acqua, è aria, è un sogno<br />

che puoi creare ogni giorno per te;<br />

E per te, Ezio, certo non mi vergogno<br />

d’offrirti in dono il mio profumo,<br />

che ti ricordi di umiltà il bisogno.<br />

E adesso, dunque, parole e non fumo!<br />

“Caspita! Endecasillabi in terzine incatenate!” Caiottolo si<br />

inchina, unendosi agli apprezzamenti degli altri.<br />

Francesca dà un’occhiata al suo uditorio. Ezio , adesso,<br />

ascolta, attento come un bambino, e a Luca brillano gli<br />

occhi, come se fosse certo dell’arrivo di un lieto fine.<br />

Hans, dunque, tornato a casa, faceva sogni di gloria e si<br />

immaginava di tornare un giorno, famoso, in quella piccola<br />

scuola, accompagnato dal sindaco e dal re, insignito delle<br />

più grandi onorificenze. E, nel sonno, immaginava di<br />

strappare dei rametti di alloro e di farsene una corona, con<br />

cui cingersi la testa…Il sogno, una notte, fu così vero, che<br />

gli sembrò di sentire proprio il profumo di alloro…<br />

145


146<br />

… Francesca dà un’occhiata al suo uditorio…<br />

Be’, sapete, non era proprio un incantesimo: la mamma di<br />

Hans gli aveva cucito nel cuscino un po’ di erbe profumate,<br />

lavanda e alloro, perché potesse respirare meglio, e facesse<br />

sonni tranquilli.<br />

Quel profumo, sottile sottile, entra nel suo naso, e poi nella<br />

sua testa, e lì, nella sua mente, gli parla, con poche parole<br />

già note: “Beati gli umili, perché di essi è il regno dei<br />

cieli…”<br />

La mattina dopo, a scuola, la maestra, come compito, invita<br />

i suoi alunni a scrivere una storia, e il piccolo Hans,<br />

sorridendo, lascia scorrere la mano sul foglio:<br />

Uno strano piccolo di cigno<br />

C’era una volta mamma cigna,che aveva una<br />

nidiata di uova non ancora schiuse….<br />

“Ehi, ma che succede qui?” chiede Ciliegio. “La storia mi<br />

sembrava diversa….”<br />

“Forse “, interviene Caiottolo, “ma così mi sembra più<br />

politicamente corretta: va nella direzione delle pari<br />

opportunità fra cigni ed anatre…”<br />

“E poi,” aggiunge Memy, “nella vecchia storia si parla di<br />

brutto anatroccolo. Io sono contraria alla parola brutto: di<br />

fatto non so decidere se ami di più i cigni o le anatre…”


…Uno strano piccolo di cigno…<br />

“Le anatre, non c’è dubbio!” Alloro, come al solito, vuole<br />

avere l’ultima parola: “Al parco del Ventaglio, prima che<br />

partissi per questa sgangherata vacanza-studio, erano nati<br />

ben 16 anatroccoli, ed erano un vero spettacolo!…”<br />

“…Finisce così” dice Francy, guardando Luca ed Ezio. E’<br />

stupita che non abbiano più opposto resistenza alla sua<br />

storia, però si sente un po’ come qualcuno che debba<br />

spiegare perché si deve ridere alla barzelletta che ha appena<br />

raccontato. Perché stanno così zitti? Saranno in<br />

metamodello? Il mestiere di Tata non è certo semplice…<br />

I suoi pensieri vengono, finalmente, interrotti da Ezio: “E le<br />

uova?” E Luca: “Erano poi di cigno o di anatra?”<br />

“ Mah!” risponde Francy, ad occhi socchiusi, in ascolto.<br />

“Forse né dell’uno né dell’altra! Forse sono uova di<br />

tartaruga….Ma basta aspettare che si aprano per bene e lo<br />

sapremo…”<br />

…erano nati ben 16 anatroccoli…<br />

147


1. Manu ripensa ai sapori<br />

di casa.<br />

3. Lanuccia rimpiange le<br />

greggi lasciate.<br />

5. Spillo traccia nell’aria<br />

disegni.<br />

148<br />

LIBERTA’<br />

2. Aulente vorrebbe<br />

tornare al suo ruscello.<br />

4. Ivan si sente legato.<br />

6. Regine accompagna<br />

un gruppo di bambini.


7. Manu sorride alle<br />

anatre.<br />

9. Lanuccia insegue<br />

curve nel cielo.<br />

11. Le catene sono<br />

spezzate.<br />

8. Aulente ritrova la<br />

gioia nel laghetto.<br />

10. Ivan allarga le<br />

braccia.<br />

12. Spillo e Regine le<br />

spazzano via.<br />

149


150<br />

Brilla Kavafis<br />

sotto ali d’angelo<br />

la storia di Hans<br />

Bambino del Nord<br />

sussurra Roverella<br />

ama te stesso<br />

Inchiostro nero<br />

Enrica lo trasforma<br />

diventa Luce<br />

Claudio ascolta<br />

parole sconosciute<br />

come musica<br />

Latte col miele<br />

il sapore d’infanzia<br />

per Carolina<br />

Danza Verbena<br />

su grandi e piccini<br />

luci di fata


L'APPRENDISTA<br />

Silvia, davanti al museo di Andersen, guardava il teatrino<br />

che si trova alla destra dell’ingresso, un castello delle favole<br />

di gesso e mattoncini, con porte e porticine e guglie, e poi il<br />

laghetto, accanto, e mamma anatroccolo e sorella<br />

anatroccolo e piccoli anatroccolini che solcavano placidi le<br />

acque.<br />

Stilla e Ortensia erano con lei. Ginepro si arrampicava su per<br />

lo steccato che delimita il lago e Coriandolo si muoveva<br />

veloce fra le torrette del castello.<br />

…Silvia, davanti al museo di Andersen, guardava il teatrino che si<br />

trova alla destra dell’ingresso…<br />

“Ecco, adesso entrano!”, riportò un allievo di Driade, che<br />

151


stava facendo un lungo viaggio di apprendimento, per<br />

riferirle quanto essa, pure, poteva vedere benissimo da sé.<br />

Silvia percorreva muta i corridoi del museo, in penombra.<br />

Solo le teche, all’interno delle quali sono raccolti i<br />

manoscritti dello scrittore, erano illuminate dall’interno, ma<br />

in maniera fioca.<br />

Camminava piano, osservava e leggeva ogni targhetta<br />

illustrativa.<br />

Le favole di Andersen accompagnano l’immaginario dei<br />

bambini terrestri da diversi lustri, oramai, ed ella sapeva che<br />

un buon lavoro giardinieristico sulle sue opere, e poi svolto<br />

proprio lì, nel museo a lui dedicato ed accanto alla sua casa<br />

d’origine, anch’essa trasformata in un’ala del museo,<br />

avrebbe avuto senz’altro ripercussioni di importanza<br />

planetaria.<br />

“Apprendista, ti sei accorto che la sua sensibilità sta<br />

registrando alcune anomalie rispetto a ciò che, dell’artista,<br />

s’era aspettata di trovare?”, gli fece notare Driade.<br />

“Sì”, rispose quello. “I suoi strumenti di percezione le<br />

permettono di entrare in contatto con il corpo energetico di<br />

Andersen attraverso le pagine scritte di suo pugno, i disegni,<br />

le fotografie. In particolare, Silvia si è fermata davanti a quel<br />

ritratto dello scrittore laggiù, quello in cui lui è di profilo ed<br />

osserva un punto indefinito di fronte a sé”.<br />

“Ciò che sta facendo è pulire il campo aurico dello<br />

scrittore”, spiegò brevemente Driade, “ma, certamente, ne<br />

legge anche le ombre che, in maniera grottesca, Dickens ha<br />

raccontato tanto acutamente nel Davide Copperfield”.<br />

“Non capisco, maestra”, disse l’apprendista, disorientato.<br />

Driade, allora, fu più eloquente:<br />

“Dickens aveva invitato Andersen a trascorrere una notte<br />

presso di sé e la sua famiglia, ma quegli ne approfittò.<br />

L’energia pulita che si respirava nella casa inglese lo indusse<br />

a soggiornarvi ben sei settimane e Dickens ne fu così<br />

impressionato che ritagliò il carattere dello scrittore e li<br />

152


utilizzò per delineare le caratteristiche del subdolo Uriah<br />

Heep, personaggio del Davide Copperfield”.<br />

…Silvia si è fermata davanti a quel ritratto dello scrittore laggiù…<br />

“Lo ignoravo! Nessuno me lo aveva mai riferito”, disse<br />

quello, davvero stupito di ciò che aveva appena udito.<br />

“Silvia è perplessa, adesso che il lavoro giardinieristico è<br />

stato svolto”, constatò poi, riprendendo con serietà il suo<br />

apprendistato attraverso l’osservazione. “Come può, si<br />

chiede, come può quest’uomo avere scritto favole capaci di<br />

conciliare il sonno e i sogni della Terra, lui che sembra avere<br />

così tante questioni personali da risolvere?”<br />

“Occorre rispondere alla sua domanda”.<br />

“Dite davvero?”<br />

153


“Sì. Occorre che ella sappia come noi esseri di luce ci<br />

comportiamo, quando osserviamo e prendiamo parte alle<br />

vicende degli uomini se veniamo invitati, poiché, in quanto<br />

guida per i suoi allievi presenti e futuri, le serve<br />

comprendere che è possibile ed utile, talvolta, condurre<br />

esseri pure irrisolti sotto taluni aspetti personali, a<br />

comunicare con la parte creativa di se stessi e, dunque, con<br />

noi.<br />

In questo modo, anche la parte oscura di costoro ne ricava<br />

beneficio, e la loro evoluzione procede nella direzione<br />

dell’illuminazione, anche se possono occorrere molte vite<br />

per raggiungere buoni livelli di compassione ed amore verso<br />

il prossimo che possano definirsi spontanei”.<br />

“Maestra, ella ha sentito, poiché sente bene, ciò che hai<br />

detto”, sussurrò l’apprendista, che non s’aspettava che Silvia<br />

potesse interloquire con loro.<br />

“Driade…”<br />

“Dimmi Silvia”.<br />

“Ciò che dici lo capisco. Quel che mi domando è se la<br />

produzione artistica di un uomo siffatto non risenta dei suoi<br />

disorientamenti e ne sia, per così dire, impregnata, al punto<br />

da trasmettere confusione e disorientamento a coloro che<br />

leggono.<br />

Nel caso di Andersen, poi, a maggior ragione il quesito è<br />

rilevante: lui ha scritto per i bambini, per i piccoli, coloro i<br />

quali hanno una sensibilità sottile e liscia, sulla quale si<br />

riesce a lasciare tracce assai facilmente”.<br />

“Io sono solo un apprendista, Silvia,”, si fece allora coraggio<br />

l’allievo di Driade, intervenendo nella conversazione, “ma<br />

so che ogni lavoro può diventare un buon lavoro, se viene<br />

fatto in squadra.<br />

Hai ragione nel rilevare che l’incarnazione chiamata<br />

Andersen creò, talvolta, storie da levare il sonno. Ma ho<br />

anche constatato che tu, con <strong>Carote</strong> e Lillà, hai riscritto il<br />

finale di alcune mie… ehm…, perdonatemi, sue fiabe,<br />

154


particolarmente cupe, rendendole finalmente luminose,<br />

come l’Abete, ad esempio, o altre ancora che io ebbi a<br />

scrivere ...ehm…, che quella incarnazione”, disse calcando il<br />

tono della voce, come a voler coprire il suo lapsus, “quella<br />

incarnazione, dicevo, quella incarnazione ebbe a scrivere<br />

sotto l’influsso di certe nuvole, così pesanti…”<br />

“Un buon lavoro di squadra, avete detto”, trillò in quel<br />

momento una vocetta.<br />

“Driade, possiamo partecipare anche noi alla soluzione del<br />

quesito posto da Silvia?”<br />

Ortensia aveva avuto un’idea:<br />

…Ortensia aveva avuto un’idea…<br />

“Prima, passando da Albanigade, abbiamo attraversato il<br />

giardino di un orfanotrofio. Io, insieme a Coriandolo e<br />

155


Ginepro, mi sono immersa nelle aiuole laggiù, per regalare<br />

ai bambini che ospita i nostri profumi e i nostri colori,<br />

mentre Stilla ristorava il tetto della loro casa.<br />

Ebbene, abbiamo appreso che essi, oggi, hanno deciso di<br />

venire proprio qui. Noi pensiamo che osservarli potrebbe<br />

fornire a Silvia i chiarimenti che cerca. Potremmo farli<br />

arrivare al museo con un po’ di anticipo, per permettere loro<br />

di incontrare Silvia. Cosa ne dici, Driade?<br />

“Sì, va bene. Del resto, il gioco di squadra è un’idea<br />

dell’apprendista. Vediamo che succede”.<br />

“Allora basta far diventare verde quel semaforo giù<br />

all’angolo”, disse lesta Ortensia, che non vedeva l’ora di<br />

passare all’azione. “Coriandolo, ci pensi tu?”<br />

“E poi”, riprese, “occorre che la piccina dalle trecce bionde<br />

in Albanigade trovi senza indugio il suo calzino rosa, che si<br />

è nascosto fra il materasso e la testiera del letto!”<br />

“Me ne occupo io!”, esclamò risoluta Stilla.<br />

“E, mi raccomando”, strillò infine Ortensia, “sbrigatevi!<br />

Silvia sta per finire il giro del museo!”<br />

“Brava Ortensia!”, approvò l’allievo di Driade. “Davvero<br />

un’ottima organizzazione. Si sente già il vociare dei bambini<br />

alla biglietteria!”. Poi continuò:<br />

“Silvia adesso osserva i bambini guardare le immagini nello<br />

stereoscopio della sala accanto all’ingresso, e trasalire di<br />

gioia di fronte alla tridimensionalità che si modella sotto i<br />

loro occhi per effetto delle speciali lenti dello strumento;<br />

vede il loro stupore di fronte ai disegni e ai giochi di carta,<br />

sì, quei ritagli di carta di giornale che sembrano ricami; vede<br />

i loro occhi sgranarsi nell’ascoltare la favola di Pollicina che<br />

la maestra narra loro dal grosso librone illustrato nell’ultima<br />

sala del museo, e li vede correre via leggeri e spensierati,<br />

contenti dei loro nuovi amici, che abitano in dimensioni<br />

favolose e vivono storie avventurose, proprio come le loro”.<br />

“Giusto, apprendista”, approvò Driade, “ella sta guardando i<br />

bambini dell’orfanotrofio e, nell’osservarli con attenzione,<br />

156


ha scorto in essi, fra le pieghe dei sorrisi e i vestitini tutti<br />

uguali, piccoli Hans Christian Andersen: questo le ha mosso<br />

il cuore a compassione verso l’artista e le sue vicende.<br />

Guarda, apprendista, come adesso il suo corpo energetico è<br />

divenuto luminoso”.<br />

…Silvia adesso osserva i bambini guardare le immagini nello<br />

stereoscopio della sala accanto all’ingresso…<br />

“Ho capito, Driade”, disse in quella Silvia, con gli occhi<br />

ancora colmi dell’entusiasmo dei piccoli: “Quando scriveva<br />

le favole, Andersen si rivolgeva ai bambini, che conosceva<br />

bene: sapeva di cosa avevano bisogno, perché sapeva di cosa<br />

avrebbe avuto bisogno lui, da bambino. Così sintonizzato,<br />

riceveva spesso messaggi di luce e questi arrivano senz’altro<br />

ai ragazzi, come ho potuto constatare or ora.<br />

Ma, anche quando i canali ricettivi dello scrittore erano<br />

attraversati da interferenze, comunque egli gettava un seme.<br />

Una storia non è scritta una volta per tutte da un solo uomo,<br />

ma continua a scriversi e, a misura<br />

157


158<br />

…li vede correre via leggeri e spensierati, contenti dei loro nuovi<br />

amici…<br />

che questa evolve, riscrive la stessa favola, sempre più<br />

luminosa, sempre più luminosa fino a che non c’è più<br />

bisogno di leggerla perchè è divenuta così brillante che<br />

trasmette i suoi effetti benefici anche solo a pensarci, o<br />

nemmeno a pensarci, solo a respirare, come se divenisse aria<br />

pulita”.<br />

“E’ così”, ne convenne Driade. “I ragazzi dell’Orfanotrofio<br />

comunale di Odense sono tanto felici adesso non solo grazie<br />

alle favole di Andersen, ma anche grazie alla loro gioiosa<br />

riscrittura da parte tua e di <strong>Carote</strong> e Lillà, e al lavoro<br />

profumato di Stilla e Ortensia, e di Coriandolo e Ginepro”.<br />

“Una grande squadra!”, applaudì l’apprendista, che


s’apprestava ormai a riprendere il suo cammino.<br />

“Sì”, confermò Driade: “una squadra che non conosce le<br />

barriere dello spazio, del tempo e delle dimensioni. Un<br />

gruppo unito dall’obiettivo che lo conduce, nel corso della<br />

storia, all’incontro con tutti gli esseri di buona volontà:<br />

l’evoluzione”.<br />

“E la gioia è lo strumento di evoluzione più rapido”, chiosò<br />

Silvia, circondata dai festosi spiriti di natura suoi aiutanti.<br />

“Adesso il mio apprendista deve ripartire, per cui lasciate<br />

che gli fornisca le ultime istruzioni”, disse infine Driade.<br />

“Quanto a voi, giardinieri, continuate pure il vostro giro per<br />

Odense. Ci incontreremo ancora, oggi pomeriggio.<br />

E che la luce sia con voi!”<br />

…“Una grande squadra!”, applaudì l’apprendista…<br />

159


160<br />

Pomeriggio:<br />

da Odense a Skodborg<br />

AULENTE, PRINCIPE DI<br />

DANIMARCA<br />

Bosco di Skodsborg. Dopo il tramonto.<br />

Aulente: Madre mia, mia regina, Roverella, vengo da voi<br />

turbato da un sogno. Nel sogno vidi la mia nascita.<br />

Vidi voi e mio padre, il grande salice, che<br />

giocavate con le vostre fronde, creando onde di<br />

colore. Vidi poi il ruscello dove nacqui, acqua<br />

nell’acqua, incoronato da mille gocce d’oro come<br />

principe di Danimarca. Poi vidi uno straniero, un<br />

creatore di nuvole, Kavafis, tu conosci bene il suo<br />

…Bosco di Skodsborg…


nome, che ammassava nembi e cirri all’orizzonte<br />

dell’Oresund, e li tingeva dei colori più scuri. Vidi<br />

i suoi lampi, udii i suoi tuoni di guerra, e lo vidi<br />

scagliare lontano una lancia: il fulmine che colpì il<br />

salice, tuo sposo e mio rimpianto padre… Madre:<br />

mi dicono che Kavafis adesso ha il tuo favore, e<br />

che si parla di nozze.<br />

Non nozze, ma vendetta, io dico: è l’unica strada<br />

possibile….<br />

Roverella :Figlio mio, tu mi parli di un sogno, e vuoi che su<br />

di un sogno io decida la mia vita. Discerni, ti<br />

prego, i sogni dalla realtà. La vita è sogno sono<br />

solo parole di un artista che confondeva il teatro<br />

con la vita. Ma qui, a settentrione, la vita è reale: è<br />

il freddo dell’inverno che ce lo ricorda, quel gelo<br />

per cui le mie foglie cadono, quei temporali che<br />

abbattono gli alberi….Qui, da noi, la morte si siede<br />

alle nostre tavole senza aspettare che la invitiamo:<br />

nessuno ha colpa della morte di tuo padre, e il<br />

nostro pianto non lo aiuterà certo…<br />

Aulente fugge in direzione della spiaggia.<br />

Spiaggia di Skodsborg, notte.<br />

Aulente: Essere, o non essere: questo è il nodo. Se sia<br />

meglio affondare nelle avventure del mondo<br />

astrale, vivendo i sogni come la vita e la vita come<br />

sogno, oppure ancorare la propria coscienza ai<br />

vincoli del mondo fisico, appoggiando i piedi sul<br />

terreno di Danimarca, immergendo i remi nel mare<br />

di Oresund, e considerando salici, querce e nuvole<br />

se non come legno per barche, o ammassi di acqua<br />

utili per il raccolto.<br />

161


Aulente osserva una figura che si avvicina lungo la<br />

spiaggia.<br />

162<br />

Ma, chi sei tu che cammini sulla spiaggia,<br />

raccogliendo ogni tanto qualche relitto portato<br />

dalle onde e mettendolo in quel sacco? Sei tu forse<br />

qualche operatore in lavoro straordinario notturno<br />

o sei forse lo spirito del mio defunto padre? Sei tu<br />

vivo, o sei morto?<br />

…Aulente osserva una figura che si avvicina lungo la spiaggia…<br />

Claudio: Né l’uno né l’altro, credimi. Sono un giardiniere in<br />

missione. Come vedi, pulisco la spiaggia. Levo<br />

cartacce e cicche, forme-pensiero e larve, e semino<br />

fiori.<br />

Claudio getta una manciata di semi di luce sulla spiaggia.


…Claudio getta una manciata di semi di luce sulla spiaggia…<br />

Non sono né vivo, né morto. Il mio corpo fisico è<br />

addormentato in uno di quei due camper, e io<br />

completo il lavoro che non ho potuto finire oggi<br />

pomeriggio.<br />

Posso aiutarti, se vuoi. Ti ho sentito, nel tuo<br />

monologo.<br />

Ho visto il tuo nodo: lascia che lo sciolga.<br />

Claudio scioglie un groviglio scuro che avvolge Aulente.<br />

Aulente: ora vedo che la vita scorre su piani diversi e<br />

paralleli, e che non è necessario scegliere l’uno o<br />

l’altro: entrambi i piani ci appartengono. Ma vedo<br />

anche che c’è una cosa che non ci appartiene: la<br />

vendetta. Le realtà si plasmano e si creano<br />

seguendo i pensieri e le azioni dei loro personaggi.<br />

Ciò che Kavafis ha compiuto nel mio sogno ha già<br />

molto mutato quella realtà, e non sta a me<br />

impersonare il ruolo di signore del karma.<br />

Un altro personaggio mi è stato affidato, almeno<br />

per oggi: quello di Principe di Danimarca, e come<br />

tale, voglio aiutarti a pulire il mio paese.<br />

Su, fammi vedere come si fa.<br />

Aulente e Claudio si allontanano sulla spiaggia.<br />

163


164<br />

…Claudio scioglie un groviglio scuro che avvolge Aulente…<br />

Cielo di Skodsborg, mare di Oresund. Notte.<br />

Kavafis:Il mio delitto è orribile! La mia colpa è più forte<br />

della mia volontà: vorrei tanto pregare, ma non<br />

posso. Che forma posso dare alla mia preghiera:<br />

“Perdona il mio delitto”? ma cos’è il pentimento?<br />

Mai nessuno me lo insegnò. O cuore, nero come la<br />

morte!<br />

Angeli, aiuto! Accorrete!<br />

Una figura esce dall’acqua incontro a Kavafis<br />

Ma chi sei tu, che esci dall’acqua senza essere<br />

bagnato? Sei uno spirito delle onde? Il mio nome è<br />

Kavafis e il tuo….


… Una figura esce dall’acqua incontro a Kafavis…<br />

Luca: Scegli pure tu il nome con cui chiamarmi…<br />

Kafavis: …Vieni dal mare, dunque….Demarinis?<br />

Luca: Esattamente. Ottimo nome. Sono qui per aiutarti.<br />

Pentimento non è uno stato d’animo, né una parola.<br />

Pentimento è qualcosa che ripara il malfatto, se<br />

può, e, se non può, si impegna a vigilare perché<br />

mai più un fatto simile si ripeta. Qual è il tuo<br />

malfatto?<br />

Kafavis: Questi cieli del Nord, a cui non ero avvezzo, mi<br />

stregarono col loro spazio, e coi loro colori per me<br />

inusuali. Creai nuvole al di là di ogni mio<br />

controllo, e persi ogni senno, invaso dall’ebbrezza<br />

della creazione. Un temporale prese forma, e un<br />

fulmine abbattè un grande salice.<br />

Roverella, sua sposa e compagna, madre di<br />

Aulente, non sospettò il mio errore, e si affidò<br />

165


166<br />

teneramente al tocco delle mie nebbie, col quale mi<br />

azzardai a consolarla. Colpa si aggiunse alla colpa,<br />

e segreto al segreto. Son schiavo, ormai, di un<br />

vortice che mi porta con sé, di un uragano che sta<br />

consumando tutte le mie nuvole.<br />

Luca: Vieni con me.<br />

Luca porge una mano a Kavafis , che è avvolto da raffiche<br />

di vento.<br />

Kavafis la afferra e il vento cessa immediatamente.<br />

Kafavis: Per così poco? Il vento è cessato subito, solo<br />

perché ti ho dato la mano?<br />

…Luca porge una mano a Kafavis…<br />

Luca: Ti sei affidato. Questo è il primo passo. Gli altri<br />

saranno ancora più semplici.


Luca e Kavafis svaniscono nella notte.<br />

Bosco di Skodsborg, notte.<br />

Roverella: Madre o sposa? Aulente mi chiede di credergli, e<br />

di piangere suo padre. Ma il lutto non mi<br />

appartiene: la morte è trasformazione e il mio<br />

compagno, adesso, è già terra, acqua, vapore,<br />

nuvole….E dalle nuvole viene colui che mi chiede<br />

di amarlo come sposa, dimenticando chi, da me, fu<br />

generato…<br />

Nel dilemma fra Aulente e Kavafis il mio spirito si<br />

lacera in due, e io non so più chi sono…<br />

Chi sono, dunque, chi fui? O , spirito della quercia,<br />

che vide i miei primi passi in questa vita, aiutami…<br />

Spirito della Quercia:<br />

Chi ti parla è lo spirito di un bosco<br />

Di alberi antichi, dell’isola inglese<br />

In cui Shakespeare cantò, per quanto<br />

conosco<br />

Con sonetti rimati, e voce cortese.<br />

Aiuto mi hai chiesto: adesso tu hai<br />

Difficile scelta, tra quei due sentieri<br />

Sì aspri ambedue, che se l’un prenderai<br />

Rimpiangerai l’altro, volgendoti all’ieri.<br />

Ma eccoti ciò che vedere non puoi:<br />

non sol due son le vie, ma una terza<br />

or ti mostro: e se prenderla tu vuoi<br />

chiudi quegli occhi e poi ascolta il tuo cuore,<br />

scorda la mente e segui i segnali<br />

che il vento ti manda, da nostro Signore.<br />

167


Roverella: Una terza strada, dunque. Né Aulente, né<br />

Kavafis.<br />

Una folata di vento fa sì che Roverella guardi verso il mare.<br />

Un vascello appare all’orizzonte.<br />

168<br />

Un viaggio! Un viaggio in Inghilterra a rendere<br />

omaggio alle mie radici. Un pellegrinaggio, in<br />

solitudine, verso i boschi da cui ho preso origine.<br />

Questa è la via, senza dubbi, senza rimpianti.<br />

A rivederci, Aulente, figlio ormai grande, non più<br />

mio.<br />

A rivederci, Kavafis. Le mie vele si volgono verso<br />

il sereno: lascio le tue nuvole alle mie spalle.<br />

… Una folata di vento fa sì che Roverella guardi verso il mare…<br />

Sipario. Luci in sala<br />

Claudio si sveglia: è come se la luce del giorno gli avesse<br />

improvvisamente illuminato gli occhi.


Applausi.<br />

Luca si scuote, convinto di aver sentito suonare una sveglia.<br />

Parcheggio di Skodsborg. Alba.<br />

“Peccato, il sole non si vede: è coperto da quella massa di<br />

nuvole grigie”. Luca osserva i nembi, ammonticchiati come<br />

coperte sulla linea dell’orizzonte.<br />

“Guarda!” Claudio gli indica un veliero.<br />

…Guarda!” Claudio gli indica un veliero.<br />

169


1. Alloro insegue i<br />

riflessi del sole.<br />

3. Silvia osserva il volo<br />

delle sterne.<br />

5. Regine unisce in un<br />

arco di Luce le due rive.<br />

170<br />

MARE DEL <strong>NORD</strong><br />

2. Ciliegio mette radici<br />

sul fondo del mare.<br />

4. Francy disegna sulla<br />

sabbia.<br />

6. Enrica guarda di là<br />

dal mare.


7. E' proprio il momento<br />

di cucirmi la cerniera<br />

lampo.<br />

9. Gli alberi delle due<br />

rive formano un arco.<br />

11. Il mare fra le due<br />

rive si è calmato<br />

8. Enrica prende ago e<br />

filo e cuce.<br />

10. Enrica taglia il filo:<br />

“ho finito”.<br />

12. Adesso la cerniera<br />

chiude bene: pace.<br />

171


172<br />

Gabbiani bassi<br />

Ezio cerca la stella<br />

nel proprio cielo<br />

Suoni d’argento:<br />

ondine e delfini<br />

cullano Manu<br />

Viaggiare lenti:<br />

Coriandolo osserva<br />

segnali a Nord<br />

Spillo attende,<br />

per chi ama l’azione<br />

nuova pazienza<br />

Verbena sente<br />

Il tramonto dentro sé:<br />

un altro giorno.<br />

Una preghiera<br />

può muovere il Mare<br />

canta Ginepro<br />

Ponte nel cielo<br />

Ortensia vola alto<br />

il mondo brilla


CAMPER SUL MARE<br />

Le finestre della Gulerod e Syren riflettevano un cielo in<br />

movimento. Le nuvole si susseguivano rapide e bianche<br />

senza addensarsi e, invece che coprire il sole, ne riflettevano<br />

i raggi. L’effetto luminoso era senza confronti: una luce<br />

intensa inondava l’ufficio e Caiottolake sollevò lo sguardo,<br />

fuori, oltre i vetri e le tende fiorate, mentre la porta<br />

risuonava d’un tocco leggero.<br />

“Clienti!”, trillò Miss Memyrple. “La porta!”<br />

Miss Stilly andò svogliatamente ad aprire. Ma, con sua<br />

grande sorpresa, si trovò al cospetto di un bellissimo essere<br />

alato.<br />

…Le finestre della Gulerod e Syren riflettevano un cielo in<br />

movimento…<br />

173


174<br />

…Ma, con sua grande sorpresa, si trovò al cospetto di un bellissimo<br />

essere alato…<br />

“Francamente, avrei potuto entrare dalla finestra”, disse ella<br />

allegramente. “Ma mi avevano detto che i disegni sulla<br />

vostra porta sono bellissimi, così ho fatto il giro lungo”.<br />

La voce di Driade risuonò per i corridoi dell’agenzia<br />

investigativa. Miss Memyrple e Caiottolake si precipitarono<br />

in salotto a ricevere la loro illustre ospite. Tutti e due si<br />

stupivano che ella avesse voluto far loro visita. Forse aveva<br />

sentito parlare di loro.<br />

Chissà cosa le avevano detto…<br />

“Ho un incarico per voi”, disse quella, a sorpresa, ma poi<br />

nemmeno tanto. In fondo erano un’agenzia investigativa…<br />

“Carolina è essere luminoso assai ricco di sfaccettature”,


continuò Driade. “Ella è molto giovane e vorrei che<br />

indagaste se lei abbia saltato alcune fasi della sua evoluzione<br />

terrestre.<br />

Mi spiego: la sua evoluzione spirituale è stata veloce e in<br />

continua progressione, in questi ultimi anni. Tale precocità<br />

richiede una supervisione, di modo che non abbia a mancarle<br />

alcuno di quegli accadimenti che i terrestri ritengono tanto<br />

importanti per la propria evoluzione. E lo sono davvero, in<br />

considerazione del fatto che, se l’Universo e i suoi abitanti<br />

hanno concordato di vivere in un certo luogo e per un certo<br />

tempo, è proprio per sperimentare quanto quel luogo e quel<br />

tempo (la Terra Anno Domini 2007, nel caso di Carolina)<br />

offrono, specie in giovane età.<br />

Inoltre è molto importante studiare questa ragazza, poichè<br />

può essere di esempio per molti suoi coetanei”.<br />

“Driade…”, cominciò Caiottolake, davvero colpito dalla<br />

circostanza che l’essere alato si rivolgesse proprio a loro per<br />

un incarico tanto delicato. Avrebbe voluto ringraziarla, ma<br />

anche avanzare dubbi sulle loro competenze (avevano aperto<br />

da poco…, o cose simili) e rifiutare garbatamente, ma Miss<br />

Memyrple fu più rapida di lui:<br />

“Siamo felici dell’incarico assegnatoci e ci mettiamo subito<br />

all’opera!”<br />

Driade sorrise e s’allontanò, stavolta passando per la finestra<br />

inondata di luce che divenne, se possibile, ancor più<br />

luminosa.<br />

Caiottolake aveva ancora lo sguardo incollato alla luce,<br />

quando riuscì a manifestare i suoi dubbi:<br />

“Miss Memyrple, crede davvero che saremo in grado di<br />

svolgere un incarico tanto importante?”<br />

“Lo saremo e lo siamo. Piuttosto, prendi i tuoi strumenti e<br />

localizza Carolina. Poi osserva e riferiscici. Funzionano le<br />

trasmittenti, Miss Stilly?”<br />

“Tutto in ordine, Miss Memyrple. Inoltre, ho già provveduto<br />

io a individuare Carolina: si trova a Fredensborg, pochi<br />

175


chilometri a est di Elsinore”.<br />

…Caiottolake aveva ancora lo sguardo incollato alla luce…<br />

“Bene. Caiottolake, vai e facci sapere quel che vedi”.<br />

Caiottolake si immerse nella luce fuori dalla finestra e, con<br />

un balzo, raggiunse il lungomare di Fredensborg.<br />

I due camper della compagnia con la quale Carolina era in<br />

viaggio riposavano nel parcheggio davanti alle onde.<br />

Vide subito Carolina, che osservava i camper, vibrare ad<br />

elevata frequenza energetica..<br />

“Sarebbe meglio posizionarli con il lunotto posteriore di<br />

fronte al mare così, domattina, chi dorme lì, vedrà l’alba”,<br />

stava dicendo con enfasi la ragazza agli amici che<br />

sembravano un po’ stanchi, rispetto a lei, e Caiottolake notò<br />

ogni cosa: che lei era molto vivace, che sembrava trovare i<br />

suoi compagni di viaggio un po’ spenti e che essi trovavano<br />

176


lei un po’ troppo sopra le righe.<br />

“Ha fatto un lungo viaggio in camper, da Odense a qui, ma<br />

apparentemente non sembra che i suoi corpi energetici ne<br />

abbiano risentito”, riportò Caiottolake alla ricetrasmittente,<br />

mentre Miss Memyrple ascoltava attentamente.<br />

“Adesso ha deciso di disegnare. Ha preso l’occorrente e si<br />

sta sedendo sul muretto di fronte al mare con le sue matite.<br />

Il mare è calmo”.<br />

“Caiottolake, non divagare. Che altro succede?”<br />

“C’è Ivan che passeggia sulla spiaggia. Ora ha visto<br />

Carolina. Ecco che le si accosta, di soppiatto, come per non<br />

farsi vedere se non all’ultimo momento.<br />

…Vide subito Carolina, che osservava i camper…<br />

177


“ASCOLTA!”, ha tuonato all’improvviso, per farla<br />

sussultare, con una inaspettata voce da basso.<br />

“COSA?”, ha chiesto Carolina sulla stessa lunghezza<br />

d’onda, che ha capito dal tono del ragazzo che egli sta<br />

recitando e risponde allo scherzo.<br />

“Io sono lo spettro di tuo padre…”, continua Ivan, con lo<br />

stesso tono da palcoscenico.<br />

“Banco”, sta ridendo lei, “va’ via di qua. Abiti qualche<br />

chilometro più a ovest, no? Che fai, ti sei perso?”<br />

Anche Miss Memyrple rise: “Quel ragazzo! L’Amleto gli è<br />

proprio congeniale! E Carolina cosa sta facendo adesso?”<br />

“Disegna, disegna, e il suo corpo energetico si rafforza e<br />

inonda della sua luce i dintorni, e poi le onde e Ivan-Amleto,<br />

e anche il fantasma del padre!”<br />

La voce di Caiottolake era un crescendo di entusiasmo, che<br />

aumentava con l’aumentare della dimensione dei cerchi di<br />

luce che provenivano dal disegno.<br />

…aumentava con l’aumentare della dimensione dei cerchi di luce che<br />

provenivano dal disegno…<br />

178


“Direi che puoi rientrare, Caiottolake.<br />

Abbiamo tutti gli elementi per dare forma allo studio che<br />

Driade ci ha commissionato su di lei”.<br />

Caiottolake rimase perplesso.<br />

“Di già? Ma non abbiamo visto poi molto. Ha giocato sulla<br />

spiaggia, disegnato, scambiato qualche battuta con gli amici,<br />

niente di eclatante”, disse, ma in realtà gli dispiaceva venir<br />

via a comando: voleva essere lui a decidere quando un<br />

lavoro era finito.<br />

“Niente di eclatante, dici? Eppure l’enfasi nella tua voce,<br />

poco fa, sembrava lanciare segnali di tutt’altro avviso”.<br />

La voce di Driade risuonò nella radio ed egli,<br />

…La voce di Driade risuonò nella radio…<br />

179


messo da parte il suo ego, tornò alla base, felice di essere in<br />

una squadra al servizio dell’Universo.<br />

Nel salotto della Gulerod e Syren, Driade sedeva fra gli<br />

indagatori dell’oltre.<br />

“Allora Miss Memyrple, volete dirmi cosa avete scoperto?”<br />

“Carolina è perfettamente calata nella sua dimensione e nella<br />

sua età terrestre, Driade. Quando le perturbazioni dovute ai<br />

movimenti energetici che la circondano attraversano il suo<br />

campo aurico, ella ricorre ad uno strumento di pulizia ed<br />

elevazione spirituale davvero efficace, che in breve tempo è<br />

capace di riconnetterla alla sua interiorità, vale a dire il<br />

disegno”.<br />

“I passaggi della sua veloce evoluzione, dunque, sono bene<br />

assimilati?”<br />

“Per quel che ho potuto constatare durante la mia rapida<br />

osservazione”, rispose Caiottolo, “sì. La rapidità con cui ha<br />

attraversato un momento di separazione rispetto ai suoi<br />

compagni d’avventura, dovuto alla diversità delle loro<br />

abitudini, ma anche alla rapidità dello spostamento in<br />

camper, che pure scompiglia i corpi energetici come capelli<br />

al vento, mi ha persuaso del fatto che ella ci fosse già<br />

passata, per momenti simili, e che se ne ricordasse.<br />

Infatti, da quell’attimo di piena ed esclusiva centratura su di<br />

sé è passata ad un momento di solitudine, attraverso il quale<br />

il suo animo s’è votato al cambiamento, superando<br />

l’empasse dovuta alla scelta fra il proseguire nel suo<br />

disegnare e il chiacchierare con il giocoso ed amletico<br />

amico.<br />

A questo punto, il suo disegno ha preso a brillare di una luce<br />

così intensa che i dintorni anche sembravano luccicare di<br />

pulito e poi a mutare di conseguenza: le ombre, adesso,<br />

divenivano figure quiete e l’acqua si arrotolava calma sulla<br />

riva, inseguendo se stessa un’onda dopo l’altra.<br />

Poi, quando Banco passò da lei, ella lo allontanò<br />

decisamente e, libera dal fantasma del padre, si godette la<br />

180


compagnia delle sue matite e delle stelle.<br />

Infine, Driade, io non sono più riuscito a seguirla, segno che<br />

la sua vibrazione energetica aveva superato la mia.<br />

Tutto ciò è avvenuto nell’arco di pochi momenti, quindi<br />

ritengo che si tratti di un percorso che è già stato tracciato e<br />

che la ragazza è in grado di ripercorrere, qualora le accada di<br />

smarrirsi”.<br />

“Ha le chiavi di casa e conosce la strada per ritornarci,<br />

insomma”, sintetizzo Miss Stilly, che s’era appassionata al<br />

racconto di Caiottolake.<br />

“Un buon lavoro, Gulerog e Syren”, sorrise l’essere alato.<br />

“Ma, Driade”, intervenne Miss Memyrple, “lasciate che vi<br />

chieda io una cosa: perché voi, che siete un essere di luce<br />

appartenente a livelli vibrazionali tanto elevati, avete<br />

commissionato a noi una valutazione che, senz’altro, voi<br />

avreste potuto compiere in batter d’ali?”<br />

“Miss Memyrple, davvero la vostra fama di investigatrice<br />

dell’oltre non è immeritata”, commentò l’essere luminoso.<br />

“La ragione risiede in ciò: anche la vostra agenzia si è<br />

rapidamente evoluta e, dunque, era utile per voi ripercorrere<br />

la strada che avete solcato in questo breve periodo, al fine di<br />

rafforzarla. Osservando le vicende di Carolina e<br />

riconoscendole nella loro esatta portata energetica, avete<br />

consolidato le fondamenta del vostro lavoro.<br />

Adesso la vostra agenzia investigativa è così salda che,<br />

quando verranno a consultarvi da tutte le parti dell’Universo,<br />

voi sarete in grado di rendere ai vostri clienti un ottimo<br />

servizio”.<br />

Un baluginio richiamò la loro attenzione fuori dalla finestra:<br />

una magnifica immagine di alberi che s’affacciano su di una<br />

collinetta trionfava nella luminosa notte di quella<br />

dimensione e talune uova fatate ne circondavano il<br />

cucuzzolo, emettendo una luce chiara quasi quanto quella<br />

della mattina.<br />

“Il disegno di Carolina!” esclamò Caiottolake,<br />

181


iconoscendolo.<br />

Driade aprì le ali con un sorriso volò via, oltre la collina, le<br />

uova di luce, gli alberi, il mare ed il veliero.<br />

Per questa sera il lavoro era concluso.<br />

182<br />

…Un baluginio richiamò la loro attenzione fuori dalla finestra…


183


184<br />

QUINTO GIORNO:<br />

SKODSBORG – ROSKILDE


Danimarca in 6 giorni visitando Copenaghen, Castello di<br />

Elsinore, Castello di Amleto, Castello di Hillerod, Roskilde, Isola<br />

di Fano, Ribe:<br />

[http://www.viaggiaresempre.it/pagina44Danimarca.html]<br />

Elsinore: [http://it.wikipedia.org/wiki/Elsinore]<br />

Kirker i Helsingør Stift:<br />

[http://www.danmarks-kirker.dk/helsingor_kirker_ordnet.htm]<br />

Roskilde: la città sorge nella parte orientale dell'isola, abbastanza<br />

vicino alla capitale. Questa vicinanza non l'ha agevolata<br />

particolarmente, però la città è riuscita a strappare un privilegio<br />

alla capitale: il diritto di incoronare i sovrani danesi. Nella<br />

cattedrale consacrata a S.Lucas, infatti, da ben 800 anni, i sovrani<br />

ricevono la benedizione per regnare con equità.<br />

Nel 1412 fu scelta come luogo di sepoltura per la casa reale<br />

danese: qui, infatti, si trovano le tombe in alabastro di 38 re,<br />

mentre al re Cristiano IV è dedicata un'intera cappella.<br />

Le antiche origini della città sono testimoniate anche dalle 5 navi<br />

vichinghe custodite presso il Viingeskibshallen, museo ricco di<br />

testimonianze sulle tecniche di ricerche sottomarine.<br />

Il festival di Roskilde:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Roskilde_Festival]<br />

185


186<br />

Mattina: Helsingor<br />

I COSMONAUTI<br />

“Guarda!” Claudio indica a Francy e ad Ezio il vascello di<br />

tre alberi a più ordini di vele che galleggia nell’aria, sospeso<br />

da fili invisibili, davanti ad una vetrata della chiesa di S.<br />

Maria. “Guarda! Una nave spaziale!” Coriandolo afferra<br />

Verbena per mano e si lancia a bordo del veliero. “E’<br />

enorme e funzionante! Sarà il nostro Millennium Falcon…”<br />

“Un falco?“ La voce cristallina di Stilla è lì, accanto a loro.<br />

“Vengo anch’io con voi.<br />

… “Guarda!” Claudio indica a Francy e ad Ezio…


Dove andiamo?”<br />

Coriandolo va sotto coperta e si<br />

posiziona davanti ad un pannello<br />

di comandi pieno di luci e numeri,<br />

cominciando ad azionare tutti gli<br />

interruttori, pronto a partire. Fa<br />

cenno a Stilla di sedersi accanto a<br />

lui. “Tu,Chewbecca, controlla se<br />

l’iperspazio funziona…”<br />

“Chi è Chewbecca?” Stilla<br />

chiede, sgranando gli occhi, ma<br />

vede subito Verbena che le fa<br />

cenno che Coriandolo sta solo<br />

giocando,<br />

… Coriandolo va sotto<br />

coperta…<br />

forse un po’ da svitato, ma che può lasciarlo fare.<br />

Stilla fa spallucce, e risponde: “Iperspazio perfettamente<br />

funzionante. Qual è la nostra meta?”<br />

“Vorrei fare” dice Coriandolo, “uno di quei viaggi epici,<br />

come facevano gli antichi nella storia di questo mondo, alla<br />

ricerca di un tesoro, magari di un antico libro di<br />

conoscenza che possa rispondere a tutte le mie domande….<br />

Forza, cosmonauti, si parte!”<br />

Improvvisamente, tutto ciò che circonda il veliero – le<br />

vetrate della chiesa, il grande albero al di là dei vetri, i<br />

banchi decorati, le mura affrescate, le colonne di mattoni,<br />

Ezio, Francy e Claudio che percorrono le navate – tutto<br />

scompare in una nebbia lattiginosa.<br />

“Salto nell’iperspazio.” Annuncia Coriandolo. Stilla e<br />

Verbena, che, a questo punto, sono costrette ad accettare<br />

che il gioco è diventato realtà (e del resto non è spesso<br />

così?), si tengono ferme al loro posto, pronte ad affrontare<br />

l’ignoto.<br />

Dopo un battito di ciglia il vascello arresta le sue<br />

vibrazioni. Coriandolo si alza dicendo: “Io e Verbena in<br />

esplorazione su questo pianeta. Tu, Chewbe, in copertura<br />

187


qui. Ci teniamo in contatto radio.”<br />

“Cos’è questa radio?” pensa Stilla; ma, dopo poco, sente la<br />

voce di Coriandolo uscire dal quadro dei comandi, forte e<br />

chiara: “C’è poca luce, in questo mondo, gli abitanti sono<br />

abbastanza cupi, e tristi, vestiti di scuro….”<br />

Claudio esce dalla chiesa e inizia a passeggiare nel giardino,<br />

dove centinaia di rose lo avvolgono col loro profumo.<br />

“….sono esseri distaccati, è come se mancasse qualcosa, o<br />

qualcuno…..”<br />

Ezio, invece, dentro la chiesa, cammina lentamente,<br />

osservando i segni evidenti della sua appartenenza ad<br />

un’altra religione.<br />

188<br />

…Claudio esce dalla chiesa e inizia a passeggiare nel giardino…<br />

Il Protestantesimo”, pensa, “una Riforma che si è permessa<br />

di abolire le figure degli intermediari fra l’uomo e Dio…E’<br />

impensabile che l’uomo possa rivolgersi direttamente a lui<br />

come se fosse un suo pari, e soprattutto che si creda così<br />

importante da occupare tutta l’attenzione di Dio: è come se


fosse Dio al servizio dell’uomo e non il contrario…. E poi,<br />

come si può pensare che tutto quello che accade qui sulla<br />

terra, anche il più piccolo avvenimento, sia operato<br />

direttamente da Lui? Che avrebbe, a volte, lo spirito<br />

capriccioso e beffardo di un troll, o in altri momenti la<br />

compassione di un angelo custode, così, senza un disegno?<br />

Che logica ci sarebbe in questo?”<br />

“Ecco cosa manca!” La voce di Verbena risuona<br />

nell’abitacolo del Millennium Falcon. “Mancano Angeli,<br />

Deva, Spiriti di natura…Le strade sono popolate solo da<br />

uomini, e la loro mancanza di gioia sarà dovuta anche a<br />

questo, mi immagino…Ogni uomo, poi, è come se vivesse<br />

separato dagli altri e in fuga da se stesso…Certo non può<br />

essere questa la meta del nostro viaggio! Dài, Coriandolo,<br />

torniamo indietro…”<br />

Ezio si è fermato ad osservare i banchi della chiesa:<br />

“Guarda, curioso! I banchi anteriori sono più ricercati e<br />

decorati degli altri, saranno quelli dei ricchi, di chi crede di<br />

essere in grazia di Dio, convinti che l’amore di Dio si<br />

manifesti attraverso le ricchezze materiali che si riescono ad<br />

accumulare….Questi banchi, con i sedili che voltano le<br />

spalle all’altare, sono chiusi come se fossero delle gabbie…”<br />

“Ehi, ci chiudono in gabbia! Sbarre e muri si stanno<br />

alzando velocemente attorno a noi…” La voce di Verbena<br />

giunge alle orecchie di Stilla sempre più flebile.<br />

Francy è uscita dalla chiesa, e sta passeggiando nel chiostro<br />

del convento delle Carmelitane. “La regola del silenzio”,<br />

pensa, “che atrocità: occhi bassi e non poter parlare….”<br />

“Coriandolo”, mormora Verbena a stento, “non riesco più<br />

a parlare…i miei pensieri mi si fermano tutti in gola….” Ma<br />

189


Verbena nota con un’occhiata che non solo Coriandolo è<br />

nelle sue stesse condizioni ma che, anche, non riesce più ad<br />

alzare gli occhi da terra. E anche i suoi occhi, adesso, si<br />

incollano al pavimento di mattoni.<br />

Coriandolo, adesso, pensa a come sia stato sconsiderato nel<br />

partire verso l’ignoto senza prima aver chiesto guida e<br />

consiglio ai suoi maestri. E il senso di colpa, col suo buio, lo<br />

avvolge.<br />

La radio tace. Stilla sente, palpabile, una sensazione di<br />

urgenza, di pericolo. La sue mani volano veloci a comandi<br />

che lei stessa non sapeva di conoscere, e “Mayday,<br />

Mayday”, dice a voce alta “qualcuno ci aiuti. Coriandolo e<br />

Verbena sono prigionieri su un pianeta sconosciuto. Parla il<br />

Millennium Falcon, in rotta verso la conoscenza…<br />

190<br />

Stilla sente, palpabile, una<br />

sensazione di urgenza, di<br />

pericolo…<br />

Angeli, fate<br />

Amore che ci unisce,<br />

Aiutateci.<br />

Il vibrante haiku di Stilla<br />

attraversa tempo e dimensioni.<br />

Claudio respira il profumo di<br />

quel mucchio di petali di rosa<br />

che ha raccolto da terra, e così,<br />

senza pensarci, li lancia in aria.<br />

Petali di rosa, pensa Verbena<br />

sentendoli cadere su di sé e<br />

vedendoli posarsi per terra.<br />

Coriandolo, invece non può<br />

osservare le mille sfumature di<br />

rosa che volteggiano intorno a<br />

lui, ma,


ancora una volta, è il loro<br />

profumo che gli giunge, e che lo<br />

porta fuori dal buio. “Profumo<br />

di angeli”, pensa. “Le mie<br />

guide! Come ho potuto pensare,<br />

io da solo, di poter arrivare a<br />

Dio…Ecco perché sono finito su<br />

questo pianeta! ..Il viaggio più<br />

grande non è fuori, nel cosmo,<br />

ma dentro di me, sotto la guida<br />

amorevole dei miei maestri…”<br />

… Petali di rosa, pensa<br />

Verbena…<br />

Coriandolo apre gli occhi, alza la testa, e vede Verbena,<br />

sorridente: “Niente più gabbie, siamo liberi!” Gli sta<br />

dicendo.<br />

A bordo del Millennium Falcon, la mano di Stilla si lascia<br />

guidare da una presenza calda e amorevole che le fa<br />

digitare le coordinate della prossima destinazione. “Guida<br />

tu, Chewbecca, io non sono in grado, adesso..”<br />

Coriandolo si appoggia al sedile, col sollievo di quando ci<br />

si affida a mani sicure.<br />

…la mano di Stilla si lascia guidare…<br />

191


Ezio e Francy si ritrovano fuori, nel giardino, insieme a<br />

Claudio, immersi in nuvole di rose.<br />

192<br />

...Ezio e Francy si ritrovano fuori, nel giardino, insieme a Claudio,<br />

immersi in nuvole di rose...<br />

“Ma è il pianeta Dagobah!” Esclama Coriandolo,<br />

entusiasta, osservando fuori dall’oblò il paesaggio nebbioso<br />

e umido, “E’ il pianeta del Maestro Yoda, ed ecco lì anche<br />

lui…” continua, indicando alle sue compagne un essere<br />

piccolo e grinzoso, che non avrà meno di 800 anni.<br />

“Ma..” chiede Verbena, “un maestro, quello? Così<br />

piccolo?”<br />

“Così piccolo?” interviene Stilla.” Chiudete gli occhi, tutti<br />

e due, e guardate bene: niente è come sembra….”<br />

Ad occhi chiusi, Coriandolo, Verbena, e Stilla vedono Yoda<br />

col suo vero aspetto: “Com’è grande!” esclama<br />

Coriandolo, “E che luce!” aggiunge Verbena.<br />

“Chi sei?” gli chiede Coriandolo.


La voce di Yoda, tutta diversa da come se la sarebbero<br />

immaginata, dice: “Qualcuno che ha qualche risposta alle<br />

tue domande. Era quello che cercavi?”<br />

…Coriandolo, Verbena, e Stilla vedono Yoda…<br />

193


194<br />

IL GIARDINO DI MARIA<br />

1. Nella chiesa Ivan<br />

trova il silenzio.<br />

3. Silvia odora profumi<br />

di rose.<br />

5. “Non ci sono rose<br />

gialle?” dice Memy.<br />

2. Luca osserva un<br />

veliero sospeso nell’aria.<br />

4. Regine illumina la<br />

chiesa.<br />

6. “E neanche blu?”<br />

chiede Ortensia.


7. Oggi è un giorno<br />

rosa: c'è pace.<br />

9. Luca getta l'ancora<br />

tra le rose.<br />

11. È ora di uscire:<br />

dicono le campane.<br />

8. Nel corridoio di alberi<br />

si sta bene.<br />

10. Ivan conta i<br />

rintocchi: è<br />

mezzogiorno.<br />

12. Ivan esce in giardino<br />

e ritrova gli amici<br />

195


196<br />

Gemma di luce<br />

Roverella si inchina<br />

Maria Kirke<br />

Carolina sa<br />

seguire il richiamo<br />

entra sicura<br />

Voce d’angelo<br />

la mia risposta è si<br />

brilla Aulente<br />

Nave sospesa<br />

Lanuccia sente onde<br />

di pura luce<br />

Silenzio è oro<br />

Caiottolo ascolta<br />

batte il cuore<br />

Schiere Celesti<br />

Kavafis a colloquio<br />

s’alza il vento


CIELI DI PLATANO<br />

“E’ arrivato il giorno di Elsinore, Maestro”, disse Enrica<br />

guardando verso la Terra.<br />

“Com’è composta la classe di oggi?”, chiese Ginepro.<br />

“Allora: c’è la Michelini, Errici, Spillecchini e De Cilieginis,<br />

e c’è anche Allorici. La professoressa è Driade”, rispose il<br />

Maestro. Poi continuò:<br />

“La giornata di oggi si prospetta centrale per la missione che<br />

i giardinieri sono stati chiamati a svolgere nel Nord<br />

dell’Europa. Da qui, da questo punto in poi, infatti, essi<br />

vireranno e torneranno a Sud, a tracciare il sentiero che<br />

permetterà ad una nuova nazione, l’Europa unita, di trovare<br />

una propria specifica identità spirituale, dopo aver pacificato<br />

le molte fedi religiose che attualmente ospita. E’ proprio qui,<br />

dunque, che occorre dissodare a fondo il terreno, per poter<br />

seminare, poi, semi di luce per tutto il continente”.<br />

“Lo sanno già, Maestro” chiese di nuovo Ginepro, “che, per<br />

ragioni di opportunità, questa mattina è stato deciso che la<br />

loro visita ad Elsinore non prevede l’ingresso al Castello di<br />

Kronborg?”<br />

“Driade ovviamente lo sa, ma gli alunni ancora no”.<br />

“Ho sentito dire che la speciale qualità di questo punto<br />

geografico della Terra è la sua capacità di orientare le scelte<br />

degli uomini”, intervenne Enrica.<br />

“E’ così: per questa ragione Shakespeare lo scelse per<br />

ambientarvi le vicende di Amleto, perché sapeva che era<br />

realistico che, da questa posizione, si potessero determinare<br />

le sorti di un regno. Però la vicenda narrata dall’autore<br />

inglese non è che un’applicazione pratica del modo di<br />

funzionare del magnetismo di Elsinore, non certo la sua<br />

principale attrazione, che invece consiste proprio nell’essere<br />

un’enorme cassa di risonanza energetica.<br />

197


Ma questo dovremmo andare a spiegarlo ad Errici. Guardate<br />

laggiù!”, esclamò il Maestro indicando Elsinore, dove Errici<br />

si muoveva nel cortile antistante al castello, al seguito di<br />

Allorici e Spillecchini, i quali stavano traducendo i cartelli<br />

illustrativi delle vicende dei reali che si succedettero nella<br />

monumentale costruzione:<br />

“Una giornata davvero mitteleuropea, quanto a clima”, stava<br />

dicendo il ragazzo ai suoi compagni: “nuvole e mare<br />

mosso!”.<br />

198<br />

…Errici si muoveva nel cortile antistante al castello, al seguito di<br />

Allorici e Spillecchini…<br />

Poi diresse lo sguardo verso gli imponenti bastioni del<br />

castello, coi torrioni ricoperti di erba fresca, immaginando le<br />

scene della famosa tragedia ambientata proprio qui: gli<br />

sembrò addirittura di visualizzare Amleto e Orazio lassù, di<br />

notte, di fronte ad un mare mosso dagli eventi, e anche<br />

Banco, lo spettro del padre.


“Ve lo assicuro”, concluse il Maestro, rivolgendosi ad<br />

Enrica e Ginepro: “Errici non vede l’ora di entrare per<br />

verificare se gli spazi sono proprio come se li è immaginati<br />

in tutti questi anni”.<br />

“Maestro”, intervenne allora Ginepro, “percepisco odor di<br />

delusione! Potrei scendere giù da Errici ed irrorare di<br />

profumo l’aria intorno al ragazzo, che ha mostrato una forte<br />

inclinazione a lasciarsi pulire attraverso l’olfatto? Per far<br />

questo, però”, continuò pensoso, “avrei bisogno di una<br />

forma fisica che mi permettesse di interagire con la classe<br />

senza dare nell’occhio. Mmm… che ne dite di una farfalla?”<br />

“E’ un’ottima idea Ginepro! Ma sarebbe preferibile che<br />

andasse Enrica, a dar man forte al ragazzo, lei che lo<br />

conosce bene”.<br />

“Maestro”, rispose Enrica, dimessa, “non me la sento di<br />

scendere in questo momento. Non vedo chiaramente il<br />

pericolo, e so che questo accade perché le mie emozioni,<br />

rispetto ad Errici, sono instabili.”<br />

“Allora vado io, Maestro”, disse risoluto lo spirito di natura.<br />

“Vai, Ginepro. Vediamo se il tuo intervento è sufficiente a<br />

solidificare il corpo energetico del ragazzo e ad evitare<br />

lacerazioni da aspettative deluse. Rimarremo in contatto<br />

tentando un collegamento interdimensionale.<br />

Tu, Enrica, per ora osserva attentamente quel che accade alle<br />

tue emozioni”.<br />

Nel frattempo Errici continuava a pensare che sarebbero<br />

entrati al Castello di Amleto.<br />

“Ora sono sulla porta del Castello!”, esclamò Enrica,<br />

guardando ad Elsinore: Driade stava comunicando ai ragazzi<br />

che non sarebbero entrati e che l’esplorazione avrebbe<br />

proseguito per le vie della cittadina danese.<br />

Cadde qualche goccia di pioggia.<br />

“Adesso sono diretti a Maria Kirke, la chiesa di Santa Maria<br />

dal chiostro odoroso e dal vascello volante, vero?” proseguì<br />

Enrica, che seguiva le vicende della classe di<br />

199


200<br />

…Ora sono sulla porta del Castello…<br />

giardinieri dalla sua postazione accanto al Maestro, in una<br />

dimensione parallela a quella degli esploratori terrestri.<br />

“Sì”, rispose lui: “ho inviato diversi spiriti di natura<br />

all’orecchio di Errici durante tutto il viaggio di stamattina,<br />

affinché fosse informato per tempo sulla loro nuova<br />

destinazione. Ma chissà se in questo momento se lo ricorda”.<br />

Poi il Maestro osservò ancora la scena ad Elsinore: “Errici<br />

ha avuto un calo di consapevolezza dovuto alla delusione,<br />

adesso” rilevò, “e ciò lo rende parzialmente immemore e<br />

poco sensibile agli odori liberati da Ginepro per aiutarlo.<br />

E si è anche formata una macchiolina nella sua aura, proprio<br />

all’altezza del lobo frontale destro.<br />

Mmm… Chiaro sintomo di groviglio mentale”.<br />

“Dato che si trova laggiù, potremmo suggerire a Ginepro di<br />

tuffarsi dentro il nodo, per aiutare Errici a snodarlo…”<br />

“Buona idea, Enrica. Ginepro ha già recepito il nostro<br />

segnale. Eccolo tuffarsi nell’aura di Errici. Ha cambiato di<br />

forma però: adesso sembra una girandola luminosa!<br />

Ginepro!?! Mi senti?”


…Ginepro ha già recepito il nostro segnale. Eccolo tuffarsi nell’aura<br />

di Errici…<br />

“Maestro, sì la sento! La connessione interdimensionale<br />

regge bene! Ecco quel che riesco a leggere nel corpo<br />

energetico del ragazzo: Errici voleva entrare nel castello di<br />

Amleto. Aveva attribuito a questa visita una specie di<br />

significato recondito: sembra che pensasse che all’interno di<br />

esso vi fossero alcuni grovigli energetici che richiedevano di<br />

essere dipanati e che, una volta sciolti quelli, molti nodi<br />

sarebbero andati a posto, dentro di lui e anche intorno a lui.<br />

Però, quando Driade ha dichiarato che non avrebbero<br />

visitato il castello, Errici ha subito accettato che le cose<br />

andassero così. Si fida di Driade e, si è spiegato, è probabile<br />

201


che il nostro lavoro sia più efficace a partire da un altro<br />

punto di Elsinore, dato che il castello è probabilmente<br />

inflazionato da turisti e interferenze di vario genere.”<br />

“Da quanto vedo dalla nostra posizione”, intervenne Enrica,<br />

“ciò che sta generando il nodo è quella massolina scura, quel<br />

nocciolino attorno al quale si è coagulato il groviglio”.<br />

“Sì, è corretto”, confermò il Maestro. “Quanto a te, Ginepro,<br />

riemergi pure. Lascia l’aura di Errici ed osserva il luogo nel<br />

quale i ragazzi si trovano ora: è importante che impariate ad<br />

utilizzare le risorse che l’ambiente nel quale vi trovate<br />

immersi, al momento dell’empasse, vi offre, per pulire i<br />

campi energetici, vostri ed altrui”.<br />

“D’accordo. Oh! Maestro! Enrica! I ragazzi sono nel<br />

chiostro della Chiesa di Santa Maria. Hanno percorso le<br />

viuzze di Elsinore, superato il porto, e si sono addentrati<br />

verso il centro della città”.<br />

“Si, lo abbiamo visto mentre tu eri nell’aura di Errici” lo<br />

confortò il Maestro: “la Chiesa di Santa Maria li ha<br />

richiamati, silenziosa e profumata”.<br />

“Profumata?? Perché??” chiese Ginepro.<br />

“Supera il viale e questo cielo di foglie di platano e verifica<br />

tu stesso”.<br />

“Oh, Maestro, che spettacolo. Errici è immerso in un<br />

giardino di rose dal profumo mai odorato prima d’ora, così<br />

intenso e penetrante, così rassicurante... Sembra che stia<br />

decisamente meglio!”<br />

“E’così, infatti”, confermò il Maestro: “Il tuo intervento lo<br />

ha reso più ricettivo agli odori e, grazie alle rose, ha sciolto<br />

quel grumo scuro.<br />

Ma adesso, Enrica e Ginepro, state a guardare cosa accade:<br />

Spillecchini gli si sta avvicinando, fra le aiuole. Ecco che gli<br />

rivolge la parola:<br />

“Oh, Errì, tutta ‘sta strada per arrivare al castello di Amleto,<br />

e poi, ci siamo andati solo al bagno, eh? Che storia!”<br />

Errici ride, ma, osservate voi stessi, la macchiolina scura si è<br />

202


formata nuovamente”.<br />

“Oh no, Maestro. E adesso?”<br />

“Adesso, Ginepro, è il momento di Enrica. Sarà lei ad<br />

intervenire: evidentemente, ciò che genera il ristagno<br />

energetico non è stato del tutto assimilato, visto che è bastata<br />

una battuta di Spillecchini perchè si riformasse il groviglio<br />

nella mente del ragazzo”.<br />

“Andrò, Maestro. Ma… come farò a…”<br />

“Vai! E che le risorse del qui ed ora siano con te!”<br />

Nel chiostro di Santa Maria, intanto, Allorici si era<br />

completamente coperto di petali di rosa:<br />

“Petali di rosa!”, esclamò Enrica: “Ecco come farò ad<br />

aiutare Errici: assumerò la veste di un petalo ed ispirerò al<br />

ragazzo l’idea di una passeggiatina sotto un cielo<br />

completamente verde!”: il controvialetto del giardino che<br />

ospitava i ragazzi, infatti, offriva due file di platani talmente<br />

ravvicinate fra loro che le loro chiome si univano in alto così<br />

da formare un corridoio di foglie.<br />

E’ una cosa, questa del soffitto di foglie, che Errici cercava<br />

sempre, anche in città, e che era così raro a trovarsi…<br />

“Bene”, approvò il Maestro: “Errici solleverà lo sguardo alla<br />

volta delle chiome dei platani, penserà al cielo, ad un cielo<br />

di foglie, e quell’insufflata di poesia lo libererà da ogni<br />

pesantezza”.<br />

“Sì, sta funzionando, Maestro! Funziona! Errici è così<br />

sinceramente interessato alla bellezza di questo piccolo<br />

parco, ai suoi alberi, ai profumi di queste rose così speciali e<br />

rare, che adesso sembra disposto a lasciar andare la<br />

massolina scura. Ma di cosa è composta, Maestro? Vista da<br />

vicino è tutta filamentosa e pesantissima!”<br />

“E’ senso di colpa, Enrica”, spiegò il Maestro: “quando<br />

Driade ha detto: Niente castello, Errici ha pensato di aver<br />

sbagliato e che, per giocare all’Amleto, aveva rischiato di<br />

203


204<br />

…Il controvialetto del giardino, infatti, offriva due file di platani…<br />

compromettere il lavoro giardinieristico.<br />

Il ragazzo fatica ancora a superare la dualità<br />

giusto/sbagliato, ad accettare che esistano solo ragioni di<br />

opportunità: la verità è che i sistemi di pulizia degli ambienti<br />

sono tutti corretti ma, sul momento, si è valutato più<br />

conveniente andare alla Chiesa di Santa Maria, isolata e<br />

profumata, piuttosto che al castello di Kronbog, affollato e<br />

carico di forme-pensiero di tutti i tipi.<br />

Ora, Ginepro ed Enrica, potete tornare alla base: Errici è a<br />

posto”.<br />

“Infatti, Maestro”, confermarono i due:<br />

“Il ragazzo è là, sul prato, davanti alle rose con Michelini,<br />

De Cilieginis e Spillecchini, felice di essere qui, in questo


giardino, a respirare a pieni polmoni l’odore delle rose, dei<br />

platani e del mare. A proposito, ma come mai tanto<br />

profumo, oggi?”<br />

Il Maestro sorrise: “Perché, quando un giardiniere fa bene il<br />

suo lavoro, l’odor di pulito si sente per tutto l’Universo”.<br />

…sul prato davanti alle rose con Michelini, De Cilieginis e<br />

Spillecchini…<br />

205


206<br />

Pomeriggio: Roskilde<br />

SEMI D’AMORE<br />

Nel museo vichingo, di fronte alla nave ricostruita, Claudio<br />

afferra uno scudo, e lo percorre delicatamente con le mani.<br />

Una nebbia sottile lo avvolge.<br />

“E’ ora di seppellire il tuo genitore anche dentro il tuo<br />

cuore, Klaus. Quel suo scudo vale abbastanza da poter<br />

esserti<br />

…Claudio afferra uno scudo…


ancora utile, adesso che lui è morto: tanto, credo che non<br />

andrai più in guerra, vero?”<br />

“No, Hortensia, hai ragione”. Klaus, un giovane vichingo,<br />

parla ad una donna anziana, dal viso dolce e comprensivo.<br />

“La guerra mi ha dato troppi dolori: prima la morte di mio<br />

padre, poi la triste e breve vita di mia madre, che ha portato<br />

anche lei alla tomba…<br />

…Klaus, un giovane vichingo, parla ad una donna anziana…<br />

Da ora in poi mi dedicherò agli studi e alla navigazione…”<br />

“Caro ragazzo, hai bisogno di qualcuno che si occupi di te,<br />

in casa. Io sono vecchia e poi ho già una famiglia a cui<br />

pensare. Perché non vendi quello scudo e non ti compri una<br />

schiava, oggi, che è giorno di mercato?”<br />

Hortensia saluta la partenza di Klaus, ma qualcosa le dice,<br />

guardando i suoi passi incerti, che avrà bisogno di aiuto. Le<br />

sue mani corrono allora alla tasca del grembiule, a estrarre<br />

un pugno di tessere di legno.<br />

Agita le sue rune, Hortensia, e le lascia cadere. Ne sceglie<br />

due: “Kaiottolo,” esclama, “e Koriandolo! Seguitelo,<br />

aiutatelo voi…..”<br />

207


208<br />

…a estrarre un pugno di tessere di legno…<br />

“Guarda, vestiamoci come i vichinghi!” Le voci di Silvia e<br />

Francy svegliano Claudio dal suo torpore. “Io prendo questa<br />

veste!”, “E io quella tunica azzurra!…” Le voci si<br />

allontanano di nuovo, come un’eco lontana….<br />

“Vesti, nuove mercanzie, schiavi appena giunti!…” Il<br />

frastuono del mercato circonda Klaus, che ha in mano un<br />

sacchetto con i denari appena ricavati dalla vendita dello<br />

scudo.<br />

“Una schiava, ragazzo? Proprio quella che ci vuole per te,<br />

bella, giovane, appetitosa…Guarda la pelle, bianca e senza<br />

traccia di vaiolo, e i capelli, biondi naturalmente, senza<br />

nessun unguento che li abbia schiariti…Su, provala,<br />

ragazzo!”<br />

“Veramente,” risponde Klaus un po’ perplesso al mercante<br />

di schiavi “ho bisogno solo di qualcuno che sappia<br />

cucinare, cucire, pulire… di una tata, insomma….”<br />

“Una tata no!” Franzie, la donna così decantata dal<br />

mercante, sputa per terra. “Non voglio essere una tata, è<br />

degradante…io sono nata per essere oggetto di<br />

piacere…guardami bene, ragazzo…” Franzie si scosta la


veste per mostrare una gamba lunga e bianca.<br />

“Dài, ragazzo, provala qui, ora! Non temere, se non è di tuo<br />

gusto non sei obbligato a comprarla! Non è che per caso sei<br />

un mezzo uomo?Eh, sì, credo proprio, con quel visetto da<br />

femmina senza barba…..”<br />

Klaus, adesso, è veramente combattuto: le critiche l’hanno<br />

toccato, e il suo corpo astrale è circondato da nuvole scure<br />

e da forme-pensiero che lo rinchiudono come gabbie.<br />

…Klaus, adesso, è veramente combattuto…<br />

“Dài, diamoci da fare, abbiamo aspettato fin troppo!”<br />

Esclama Koriandolo.<br />

“E’ vero,” risponde Kaiottolo, “ma mi ero fermato ad<br />

osservare quale strano comune senso del pudore ci sia in<br />

209


questo mondo…del tutto originale, direi: come se il sesso<br />

fosse una questione meccanica completamente pubblica, al<br />

punto che si prova una schiava come se fosse un<br />

utensile…Chissà, mi domando, la loro legislazione in<br />

proposito…Ma hai ragione: il ragazzo è in crisi e ci vuole il<br />

consiglio di qualcuno più esperto di noi.<br />

Ci vorrebbe una Tata…..”<br />

“Io so come fare!” Esclama Koriandolo “Almeno credo:<br />

l’ho imparato da poco….” Koriandolo ruota su se stesso e<br />

svanisce.<br />

Silvia, vestita da donna vichinga, si stringe nella veste<br />

marrone, seduta a poppa della nave. Stanno aspettando da un<br />

po’ che venga fatta una fotografia, ma il caldo del vestito e<br />

del museo, dopo il fresco del vento del nord, la stanno<br />

intorpidendo.<br />

…Silvia, vestita da donna vichinga, si stringe nella veste marrone…<br />

210


Le sue palpebre si abbassano come se fossero guidate da una<br />

mano gentile.<br />

“Tata Silvia, che piacere averti qui!” Kaiottolo e<br />

Koriandolo non si perdono in preamboli e le spiegano la<br />

situazione di Klaus. “Questo ragazzo ha bisogno di regole,”<br />

le dice Kaiottolo, “ma la legge che conosco non è certo<br />

adatta a questo mondo, così diverso da quello da cui<br />

provengo.”<br />

“Ci sono regole che non seguono i codici”, risponde Tata<br />

Silvia “ma solo buon senso, esperienza, e cuore…”<br />

Avvicinatasi all’orecchio di Klaus, eccola mormorare:<br />

“Klaus, ecco le regole:<br />

- Il sesso non è una necessità primaria, come mangiare,<br />

dormire, o giocare.<br />

- Se il sesso ti apparisse così, come un bisogno<br />

insopprimibile, è facile che tu sia preda di qualche<br />

forma-pensiero: in tal caso respira, e allontanale.<br />

- Se hai un’inclinazione, o una preferenza per fare del<br />

sesso in un certo momento, bene, manifestala, non c’è<br />

niente di male, a qualsiasi persona tu lo chieda, purchè<br />

adulta, ma sii ben disposto ad accettare il suo no, e non<br />

portare rancore per questo.<br />

- Se non ti senti disposto al sesso, quando qualcuno te lo<br />

chiede, la cosa più giusta è dire di no, perché in caso<br />

contrario faresti del male a te stesso e all’altra persona.<br />

- Nessuno ha il diritto di giudicarti per i tuoi sì o per i<br />

tuoi no.<br />

All’udire questa ultima regola, Klaus sorride, e, con<br />

fermezza, porge il sacchetto dei denari al mercante: “La<br />

prendo, ma non la proverò, almeno non ora e non qui. In<br />

ogni caso non ti riguarda. In quanto a te”, continua, rivolto<br />

a Franzie, “anche se non sai fare la tata, c’è qualcuno che<br />

abita vicino alla mia casa, una cara donna, che potrà<br />

mostrartelo facilmente.”<br />

211


Applausi, battito di ali : Koriandolo, Kaiottolo, e Tata Silvia<br />

si salutano con uno sguardo.<br />

Klaus prende Franzie per mano, e Kaiottolo, vedendo<br />

ancora qualche nube scura che li segue, getta su di loro, tre<br />

semi luminosi:<br />

212<br />

Giustizia vuole<br />

Libertà e rispetto,<br />

semi d’ amore<br />

…Koriandolo, Kaiottolo, e Tata Silvia si salutano con uno<br />

sguardo…<br />

“Ecco:” dice Klaus a Franzie. “Questa è la tua nuova<br />

casa”. L’haiku di Kaiottolo sta sbocciando dentro di lui<br />

come un fiore luminoso. “Dovrai occuparti dei vestiti, della<br />

cucina, delle pulizie della casa. In cambio ti darò da<br />

mangiare, da dormire, e mille soldi al mese più i contributi.<br />

Facciamo un mese di prova, al termine del quale ognuno di<br />

noi sarà libero di rescindere il contratto,”<br />

“E il sesso?” chiede Franzie.<br />

“Di regola” risponde Klaus, “non sono uso fare sesso con<br />

la mia tata, ma, chissà, tutto è possibile…più tardi ti dirò le<br />

regole che mi sono state date in proposito, e saranno utili<br />

anche a te…” Vedendo che Franzie, alla parola tata, ha di


nuovo aggrottato le sopracciglia, Klaus continua: “<br />

Dimenticavo: se può farti sentire meglio, sono disposto a<br />

non chiamarti tata, ma, magari, fata…che dici?”<br />

Franzie sorride, adesso, come se aspirasse il profumo di un<br />

fiore appena schiuso: “Se permetti, allora, anche se non è<br />

fra i miei compiti, vorrei occuparmi del giardino…” dice,<br />

prendendo l’annaffiatoio e dirigendosi verso un bel<br />

cespuglio di ortensie blu.<br />

“Sei libera di farlo, Fata Francy!” le risponde Claudio.<br />

“CLICK, fatto!”. “Era ora!” dice Silvia, “Mi stavo<br />

addormentando…o sono stata via?” continua, guardandosi<br />

intorno come se non si riconoscesse, in quei vestiti inusuali.<br />

“Davvero!” annuisce Francy, “Queste stoffe sono<br />

caldissime. E’ bello questo mantello, vero?” Continua,<br />

accarezzandosi la tunica che la avvolge.<br />

“CLICK, fatto! Adesso puoi togliere lo scudo, Claudio!”<br />

“Mi sentivo proprio bene nella mia veste di guerriero…”<br />

Claudio sorride, posando lo scudo sul fondo della nave. Ma,<br />

proprio lì, una luce azzurra attira la sua attenzione. “Che<br />

strano: petali di ortensia, qui?…”<br />

Una voce gli risponde, sottile, dentro la testa: “Sì, giovane<br />

guerriero, ora le tue armi sono petali di fiore…”<br />

…Claudio sorride, posando lo scudo sul fondo della nave…<br />

213


1. Aulente il vikingo<br />

tiene il timone<br />

3. Luca osserva le<br />

stelle.<br />

5. Stilla rinforza la<br />

vela.<br />

214<br />

LA ROTTA<br />

2. Manu guarda la<br />

mappa.<br />

4. Verbena traccia la<br />

rotta.<br />

6. Lanuccia studia il<br />

vento.


7. Grosse nuvole si<br />

muovono<br />

9. “Coraggio.” dice<br />

Aulente.<br />

11. Ora si vede la<br />

terra.<br />

8. Le onde si alzan<br />

possenti.<br />

10. Ammainiamo la vela<br />

12. C'è un fuoco lontano.<br />

215


216<br />

Mare del Nord<br />

Il grigio contro il verde<br />

di Roverella.<br />

Dure le spine<br />

lontane son le guerre<br />

per un Ginepro.<br />

Navi vikinghe<br />

Ciliegio s’avventura<br />

un mondo nuovo<br />

Mare del tempo<br />

Regine guida anime<br />

è comprensione<br />

Chi è nemico?<br />

Ezio apre le mani<br />

ecco la pace<br />

Antiche vele<br />

di consapevolezza<br />

tesse Kavafis<br />

Memy accarezza<br />

piante di terra e sale<br />

sbocciano fiori


IL FESTIVAL DI ROSKILDE<br />

Arrivati al campeggio di Roskilde, il prof. Genè raccolse i<br />

ragazzi nella radura subito fuori dal bosco, al limitare del<br />

quale si staglia il mare del Nord, in quella graziosa<br />

insenatura che si crea a nord l’isola di Sjælland, e sembra<br />

quasi un grosso lago, se non fosse che l’isola di Eskilso,<br />

lassù ancora più in alto, non chiude proprio tutta l’insenatura<br />

della baia e, così, quel Mare continua a mantenere la<br />

maternità e la paternità di quelle acque.<br />

…il prof. Genè raccolse i ragazzi nella radura…<br />

217


Driade non si fece attendere:<br />

“Evidentemente la questione è grossa”, commentò<br />

Spillecchini al suo arrivo e il prof annuì.<br />

“Qui a Roskilde si tiene ogni anno un importante festival<br />

canoro”, esordì l’essere alato.<br />

La classe si mise in ascolto. Il prof in cuor suo esultò: la<br />

musica era la sua risorsa, nel mutare dei giorni e delle<br />

stagioni.<br />

“Vi viene richiesto di prendervi parte”, continuò<br />

Driade.“Ecco il regolamento”, e porse a Genè un foglio<br />

arrotolato.<br />

Errici e Allorici gli si fecero alle spalle ed egli, a sorpresa,<br />

disse:<br />

“Errici, leggi tu”.<br />

Il ragazzo si stupì dell’iniziativa: aveva sempre pensato che<br />

il prof ce l’avesse con lui e invece…<br />

Così lesse a voce alta:<br />

Siamo lieti di invitare le SS.LL<br />

a prendere parte<br />

al Festival interdimensionale di Roskilde ♫,<br />

che si terrà questa sera.<br />

218<br />

Sono invitati a partecipare<br />

i cori di tutta la galassia.<br />

E’ gradito testo, originale,<br />

capace di offrire benessere<br />

al più vasto pubblico possibile.<br />

Escluse graduatorie.<br />

Premi in relazione ai fiori sbocciati”


Si guardarono perplessi. Poi guardarono Driade:<br />

“Che vuol dire premi in relazione ai fiori sbocciati?”, chiese<br />

cauto Spillecchini.<br />

“Se le canzoni che i cori partecipanti al festival proporranno<br />

sono lo specchio dei loro cuori”, rispose Driade, “un fiore<br />

sboccerà e sarà il primo fiore di quel nuovo ceppo.<br />

Poi, ciascun nuovo fiore verrà destinato ad un pianeta della<br />

galassia e lì troverà la sua dimora.<br />

Il nome del coro sarà il nome del fiore e questo è il premio.<br />

Ciò che permetterà ad ogni fiore di sbocciare sarà l’accordo<br />

all’unisono del coro: se i singoli membri che lo compongono<br />

cesseranno di essere individualità e si fonderanno nel vibrare<br />

dell’armonia musicale, ebbene, si compirà quello che ai<br />

vostri occhi sembrerà letteralmente un miracolo”.<br />

La classe si entusiasmò.<br />

Solo Allorici tentennò, e poi alzò la mano:<br />

…Allorici alzò la mano…<br />

219


“Io.. ehm…non credo… di poter essere inserito in un<br />

coro…. poi… addirittura ad un festival! No, non credo<br />

proprio. Io… ehm…io sono stonato!”<br />

“Ma non conta!”, gli rispose veloce Errici, che oggi si<br />

sentiva accettato da tutti: “Non hai capito? Ciò che è<br />

importante è che ci sentiamo tutti come se fossimo Uno”.<br />

Allorici guardò interrogativamente Driade e poi il prof.<br />

Entrambi annuirono ed egli si rasserenò.<br />

“Piuttosto”, disse Genè, “dobbiamo sbrigarci a trovare il<br />

testo e la musica. Ci vuole una melodia, prima di tutto”,<br />

aggiunse ancora, pratico.<br />

Driade sorrise e si levò: “A stasera!”, disse congedandosi.<br />

A quel punto intervenne Spillecchini:<br />

“E’ da stamattina che la Michelina Piendigrazia canticchia<br />

un motivetto niente male. Vuoi farlo sentire al prof?"<br />

Lei sorrise e mille campanellini si misero a oscillare (quando<br />

220<br />

…Lei sorrise e mille campanellini si misero a suonare...


Sorrideva era sempre così) e furono come di<br />

accompagnamento all’aria allegra che emise: c’era il<br />

viaggio, in quelle poche note, e la disinvoltura dei ragazzi<br />

che girano il mondo e ne conoscono l’essenza e sanno che,<br />

in quell’Unico Spirito, avranno sempre un tetto sotto il qual<br />

trovare riparo, perché ogni angolo dell’Universo può essere<br />

Casa, se la casa è dentro di te.<br />

Seguiva un pezzo molto ritmato che faceva da ritornello.<br />

“Bello!”, approvarono, già tutti in coro.<br />

“Ora ci vuole il testo!”, affermò risoluto il prof. Poi si mise a<br />

guardare il mare. Seguì qualche istante di silenzio ed infine<br />

Errici, molto felice, proruppe:<br />

“Si è fatto un gran parlare di Hillerod, e finalmente domani<br />

ci andremo”.<br />

“Che c’entra adesso?”: Allorici non voleva divagare.<br />

“Beh”, continuò l’altro, “se dobbiamo sentirci come una<br />

cosa sola, tanto vale parlare delle nostre gesta”.<br />

“Urka!”, confermò Spillecchini.<br />

“Avete visto come splende il sole?”, sospirò Michelina,<br />

voltando la testa verso un tramonto folgorante a picco sul<br />

mare.<br />

“Dov’è che andiamo domani, esattamente?”, chiese ancora<br />

Allorici, che adesso voleva sapere tutto.<br />

“Al castello di Hillerod”, gli rispose Errici. “Dicono che,<br />

annesso, ci sia davvero un bel giardino”.<br />

Il prof aveva lasciato che il divagare dei ragazzi prendesse il<br />

sopravvento. Aveva tirato fuori un taccuino ed aveva preso<br />

alcune annotazioni.<br />

si avevano rilevato il suo strano silenzio: in situazioni come<br />

quelle, di solito, li richiamava continuamente all’ordine, uno<br />

per uno.<br />

“La musica deve essere davvero la sua materia”, pensò<br />

perciò Errici, notando la sua serenità.<br />

Il prof Genè tirò su la testa e li guardò:<br />

221


“Ascoltate!”<br />

E, sulla musichetta di Michelina Piendigrazia, intonò:<br />

Le <strong>Carote</strong> e Lillà<br />

vanno in Danimarca<br />

Urka urka tirulerula<br />

oggi splende il sol…<br />

Son sopravvissuti alle loro gesta<br />

ma rimane ancora Hillerod.<br />

222<br />

Mi piacerebbe andare a Hillerod<br />

a veder quel bel giardin<br />

Ci sono tante uova a Hillerod<br />

si schiuderanno per benin.<br />

Il motivetto convinse subito tutti, così, senza indugio,<br />

cominciarono immediatamente le prove: qui i bassi, lì i<br />

soprani, in mezzo i contralti e..<br />

…uan tu trì for… Le <strong>Carote</strong> e Lillà…<br />

Il prof era davvero a suo agio.<br />

I ragazzi, dal canto loro, erano concentratissimi e seguivano<br />

le sue mani da direttore d’orchestra che battevano ritmi e<br />

cadenze.<br />

Presto si fece buio e venne l’ora di recarsi alla kermesse<br />

canora.<br />

Un soffio di vento fu il loro driver per il Roskilde<br />

Festival Intergalattico e quando l’autobus di alisei<br />

si arrestò nella radura antistante ai sette palchi che avrebbero


…I ragazzi, dal canto loro, erano concentratissimi e seguivano le sue<br />

mani…<br />

ospitato i cori di tutta la galassia, essi rimasero a bocca<br />

aperta nel vedere i gentili esseri di ogni parte di quell’angolo<br />

di Universo prendere posto per le prove con gli strumenti:<br />

laggiù un gruppo con la pelle blu, là sul palco fra le nuvole,<br />

sospeso da terra, esseri filiformi con tantissimi capelli, qui<br />

vicino un gruppo che sembrava composto di chiocciole,<br />

esseri lucenti con una casetta sulla schiena. E poi c’erano i<br />

Salterini, esseri dell’Est della galassia che durante la<br />

performance avrebbero spiccato salti da capogiro grazie alle<br />

loro doti elastiche, e poi ancora creature dalla pelle arancio e<br />

le braccia lunghissime, e poi Guarda! Graziosissimi gnomi<br />

dai piedi giganti che emettevano i primi gorgheggi, con le<br />

loro belle voci da basso.<br />

La classe era entusiasta dell’avventura. Driade apparve<br />

accanto a loro e li condusse nei pressi del palcoscenico che li<br />

avrebbe visti esibirsi.<br />

223


224<br />

…Guarda! Graziosissimi gnomi dai piedi giganti che emettevano i<br />

primi gorgheggi…<br />

Anche il pubblico era quello delle migliori occasioni: i loro<br />

vestiti erano molto eleganti e ricercati, come se avessero<br />

indossato l’abito tipico del proprio luogo di provenienza per<br />

donare agli altri il colore delle stoffe della propria terra. Essi<br />

avevano trascorso la notte in tenda, nei pressi dello spazio<br />

dove si sarebbe svolto il festival, ma il loro abbigliamento<br />

era comunque curato. Visti dall’alto, seduti sulle<br />

comodissime poltroncine azzurre che gli organizzatori<br />

avevano disposto a semicerchio sull’erba, tutte quelle<br />

persone formavano un meraviglioso continente multicolore.<br />

Le luci si abbassarono e non si udì più neppure un fiato.<br />

Errici rimase colpito dal fatto che un numero così elevato di<br />

individui potesse tacere contemporaneamente. Si creò allora,<br />

grazie alle vibrazioni musicali generate da quell’attento<br />

silenzio, uno straordinario effetto energetico a forma di<br />

ellissi.


Alla sua destra Allorici<br />

notò quella che doveva<br />

essere la commissione:<br />

un tavolo lungo lungo<br />

stava davanti a<br />

ventiquattro esseri di luce<br />

dalla fronte spaziosa e gli<br />

occhi generosi.<br />

Sul tavolo trovava posto<br />

della terra odorosa, nella<br />

quale erano piantati i fiori<br />

fatati che Driade aveva<br />

descritto loro: una serie<br />

interminabile di boccioli,<br />

infatti, si ergeva diritta<br />

…tutte quelle persone formavano un<br />

meraviglioso continente<br />

multicolore…<br />

…un tavolo lungo lungo stava davanti a ventiquattro esseri di luce…<br />

225


verso il cielo, incorniciata da foglie di diverse fogge e<br />

dimensioni. Anche i colori erano diversi fra loro: molti<br />

verdi, certo, ma anche gialli, blu, violetto, arancio, lilla.<br />

Insomma: un tripudio color arcobaleno splendeva sotto le<br />

stelle.<br />

Poi iniziò il festival.<br />

Quando <strong>Carote</strong> e Lillà salì sul palco, il silenzio era magico<br />

come quello che prima aveva entusiasmato Errici.<br />

Il prof prese posto davanti a loro e fece, disinvolto e rock, a<br />

voce alta:<br />

“Uan, tu, trì, for…”<br />

226<br />

…“Uan, tu, trì, for…”…


<strong>Carote</strong> e Lillà cantò come non era mai successo prima:<br />

ognuno dei membri del coro sentì che il gruppo prendeva<br />

corpo e che ciascuno di essi era voce ma,<br />

contemporaneamente, orecchi, per ascoltare la vibrazione<br />

prodotta degli altri e anche occhi, per guardare le mani del<br />

prof che li dirigeva, e poi anima., che volava sopra il palco<br />

su, in alto, a guardare il popolo del festival emanare quella<br />

forma silenziosa di arcobaleno, quell’auditorium energetico<br />

dalle proprietà acustiche talmente avanzate che era oggetto<br />

di studio interplanetario da diversi anni oramai.<br />

Quando il ritornello stava per essere ripetuto una seconda<br />

volta ( Mi piacerebbe andare a Hillerod… ),<br />

un meraviglioso fiore a forma di tromboncino sbocciò, e il<br />

suono che emise nell’esplodere ( !!Ppoff!! ), coi suoi<br />

colori e il suo profumo, si inserì perfettamente nella<br />

melodia: quasi un tocco in più alla lieta aria della <strong>Carote</strong> e<br />

Lillà.<br />

Ovviamente il colore del fiore era lilla, con alcune<br />

screziature aranciate verso l’uscita, dove il tubicino stretto si<br />

apriva a corolla verso l’esterno.<br />

Finita la performance, la Giuria portò, come per gli altri cori,<br />

il fiore appena sbocciato sul palco e lo mostrò al pubblico:<br />

“<strong>Carote</strong> e Lillà”, lo battezzò semplicemente l’Essere di Luce<br />

che sosteneva il bulbo nel suo sacchetto di terra. “Sarà<br />

destinato al pianeta…”, rullo di tamburi…<br />

Ancora una volta, come negli altri casi, si procedette<br />

all’estrazione, sempre a cura della Giuria, del pianeta che<br />

avrebbe ospitato il giovane virgulto:<br />

“La Terra! Hillerod, Giardini del Castello!”, proclamò<br />

stentoreo l’estrattore.<br />

Seguì il silenzioso applauso che quello speciale pubblico<br />

sapeva generare, all’unisono, come un’orchestra dal direttore<br />

invisibile.<br />

Le onde prodotte da quel movimento tanto potente ed<br />

227


armonioso trasportarono immediatamente il fiore alla sua<br />

destinazione.<br />

Poi l’aria si fece di nuovo liscia, pronta all’ascolto di un<br />

nuovo gruppo.<br />

228<br />

…un meraviglioso fiore a forma di tromboncino sbocciò…


Anche <strong>Carote</strong> e Lillà si sedette fra le fila della platea, a<br />

prendere attivamente parte all’incredibile evento che si<br />

svolgeva davanti ai loro occhi.<br />

Sembrava un sogno, eppure la terra sotto i loro piedi era<br />

asciutta e compatta.<br />

La serata trascorse in tranquillità.<br />

Il giorno dopo li aspettava Hillerod.<br />

…Anche <strong>Carote</strong> e Lillà si sedette fra le fila della platea…<br />

229


230


231


232<br />

SESTO GIORNO:<br />

ROSKILDE – SCHWERIN


Albert Thorvaldsen soprannominato Bertel scultore danese:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Bertel_Thorvaldsen]<br />

Soggiorni romani di Hans Christian Andersen:<br />

[http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2003/11-<br />

Dicembre/Cultura/054-00.htm]<br />

Foto di Hillerod:<br />

[http://www.viaggiaresempre.it/fotogallery44bDanimarcaHillerod.<br />

html ]<br />

Castello di Frederiksborg, Hillerod:<br />

[http://viaggi.ciao.it/Castello_di_Frederiksborg_Hillerod__Opinio<br />

ne_748884]<br />

Il ritratto della Principessa Maria:<br />

[http://www.ralphheimans.com/]<br />

Il parco di Tivoli: [http://www.tivoli.dk/]<br />

Mete interessanti in Danimarca:<br />

[http://www.corriere.it/viaggi/destinazioni/Danimarca/mete.shtml]<br />

Giardini di Tivoli:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Giardini_di_Tivoli]<br />

Proposta per la nuova serie di monete danesi:<br />

[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/D<br />

raft_proposals_for_new_Danish_banknotes!OpenDocument] e<br />

[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/N<br />

ew_Danish_banknote_series!OpenDocument].<br />

Monete di metallo:<br />

[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/H<br />

ans_Christian_Andersen_coins!OpenDocument].<br />

Banconote:<br />

[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/D<br />

anish_banknotes_since_1945!OpenDocument]<br />

Il basilisco: [http://it.wikipedia.org/wiki/Basilisco_(mitologia)]<br />

233


234<br />

Mattina: Hillerod<br />

OLTRE LA CORNICE<br />

“Siamo nel paese delle favole e ancora non ci hai raccontato<br />

una storia….” Memy, Coriandolo e Alloro vibrano intorno a<br />

Regine, che li guarda sorridendo.<br />

Poi, Regine si sposta, seguita dai tre piccoli deva, davanti ad<br />

una superficie liscia e lucente, una specie di tenda d’acqua, e<br />

inizia:<br />

… Memy, Coriandolo e Alloro vibrano intorno a Regine…<br />

“In un castello della Danimarca, proprio poco, poco tempo


fa, viveva un giovane principe con il suo istitutore…” A<br />

questo punto, Regine sfiora la tenda e vi appare<br />

un’immagine in movimento, che suscita che suscita<br />

immediatamente i commenti dell’uditorio:<br />

“Ma è Aulente!”<br />

“Con Claudio!”<br />

“E sono a Fredriksborg, proprio all’ultimo piano del<br />

castello!”<br />

“Esatto.” Risponde Regine: “Proprio qui, sotto questa<br />

nuvola. Ma fatemi continuare la storia…<br />

…Regine sfiora l’acqua…<br />

Aulente, principe di Danimarca, stava completando il suo<br />

addestramento di pulitore, e in questo Claudio era un<br />

insegnante davvero notevole. Osservate come gli indica<br />

perfino il più piccolo granello di polvere negli angoli delle<br />

stanze, e guardate come lo invita a passare uno shampoo di<br />

luce davanti a quel quadro che ritrae una scena di guerra…<br />

Aulente, come molti principi del mondo delle favole quando<br />

diventano adulti, cercava una lei con cui poter condividere<br />

la vita. Ma per quanto chiedesse a Claudio di aiutarlo in<br />

235


questo proposito, non otteneva niente altro che risposte<br />

secche come: “Intanto pensa a tenerti pulito”, oppure “Ogni<br />

cosa a suo tempo”. Ma quando Aulente diventava più<br />

insistente, Claudio ammetteva che, prima o poi, avrebbe<br />

dovuto fare la conoscenza di qualche donna, per poter<br />

almeno capire con quale tipo di compagna avrebbe potuto<br />

essere felice.<br />

Finché un giorno, esplorando una sala del castello che non<br />

aveva mai visto prima, Aulente si trovò davanti ad un<br />

quadro così particolare che ne rimase affascinato.<br />

“Il quadro era stregato?” Chiede Memy, sgranando gli occhi.<br />

“Be’, sì e no.” Risponde Regine. Il quadro ritraeva una<br />

giovane donna comune che, sposata da un principe, aveva<br />

acquisito fama e ricchezza.<br />

Per dipingere questa sua doppia vita, il pittore aveva fatto<br />

ricorso ad un gioco di specchi; ma gli specchi, lo sapete,<br />

sono ambivalenti, creano apparenze, e non si sa mai bene<br />

dove si finisce quando si ha a che fare con loro.<br />

… Aulente si trovò davanti ad un quadro…<br />

Per sapere come siamo non occorre specchiarci, basta<br />

236


chiudere gli occhi…Dunque, dicevo,<br />

Aulente era fermo davanti a quel quadro, incantato, e<br />

vedeva davanti a sé ben tre donne diverse, non quell’unica<br />

che il pittore aveva voluto ritrarre: la principessa Maria<br />

vista di fronte, la sua ombra sul divano, e la principessa<br />

vista di schiena, nello specchio al centro del quadro.<br />

“Tre donne!” pensa Aulente, “E come sono belle e<br />

misteriose….E’ proprio per me: farò la loro conoscenza!”<br />

Aulente, approfittando della lontananza di Claudio, fa un<br />

salto nel quadro.<br />

“Ma riuscirà ad uscire, vero?” Chiede Coriandolo.<br />

“Tu sapresti come fare?” Gli risponde Regine.<br />

“In realtà no, anzi: ultimamente mi sono sempre ficcato in<br />

situazioni da cui sono uscito solo grazie all’aiuto di qualcun<br />

altro…”<br />

“Aulente è al sicuro:” continua Regine, “ anche se non saprà<br />

uscire, ci siete voi, qui, a guardarlo e a guidarlo. Ma<br />

continuiamo la storia…<br />

…Aulente, fa un salto nel quadro…<br />

237


Aulente si inchina di fronte alla principessa, la donna vestita<br />

elegantemente che sta infilandosi i guanti. “Perché ti metti i<br />

guanti?” le chiede. “Non fa freddo, mi sembra, e infatti non<br />

hai addosso neanche il cappotto…Spiegami: forse le donne<br />

vogliono nascondere le loro mani?”<br />

La principessa lo guarda di sfuggita, senza distogliere gli<br />

occhi dalla finestra: “ Che sciocchezze! Le mie mani sono<br />

belle e ben curate! I guanti sono necessari proprio per non<br />

sporcarle, quando tocco qualcosa o quando stringo le mani<br />

ai miei sudditi…”<br />

Aulente la guarda interessato, anche se non riesce a capire<br />

la logica della risposta: se una cosa è ben curata, perché<br />

nasconderla? Se vuoi stringere la mano a qualcuno, perché<br />

impedirti di farlo coprendola?…<br />

“E’ sotto incantesimo!” Interviene Alloro. “E’ come<br />

abbagliato, e sta perdendo la sua lucidità!”<br />

“Aiutalo, dunque…”Lo invita Regine.<br />

Alloro salta attraverso lo schermo d’acqua davanti a sé, e, da<br />

dietro la poltroncina su cui è seduto Aulente (sì, proprio la<br />

poltrona dell’angolo destro del quadro), lancia su Aulente e<br />

sulla principessa un controincantesimo:<br />

238<br />

Gloria ed onore<br />

posson farti sembrare<br />

priva di cuore<br />

La principessa si scuote, ai tre lampi di luce dei versi, e si<br />

rivolge ad Aulente, stavolta guardandolo direttamente:<br />

“Cosa mi stavi chiedendo?”<br />

Aulente le ripete la domanda: “Perché metti i guanti?<br />

Perché vuoi impedirti di toccare i petali di una rosa , o…”<br />

“…O di stringere le mani di un bambino, o di immergerle<br />

nell’acqua fresca delle fontane di Hillerod?…Hai ragione,<br />

non c’è logica in questo….”


… La principessa si scuote, sotto i tre lampi di luce dei versi…<br />

A queste parole, il guanto che la principessa ha già<br />

indossato si scioglie, sgocciolando il colore con cui era<br />

stato dipinto, e, piano piano, anche la figura della donna<br />

svanisce, lasciando, sulla tela, un vuoto, imbarazzante per<br />

qualsiasi pittore.<br />

Aulente si rivolge, adesso, all’ombra proiettata dalla<br />

principessa sul divano, perfettamente visibile, dalla sua<br />

posizione, perché non più nascosta dalla figura ormai<br />

scomparsa.<br />

“Onorato di conoscerla.” le dice, “Potrei sapere perché è<br />

così scura, perché si spalma sul divano come per non farsi<br />

vedere, e perché nasconde il suo viso?”<br />

239


240<br />

…Aulente si rivolge, adesso, all’ombra della principessa…<br />

“E’ proprio questo che voglio:” gli risponde l’ombra, “non<br />

farmi vedere…Vorrei tanto starmene qui seduta in questo<br />

salotto, a meditare, a fare yoga, leggere, sognare, e invece<br />

colei a cui appartenevo mi costringeva a fare tutt’altro:<br />

ricevimenti pubblici, serate e convegni, viaggi intorno al<br />

mondo. Tutto ciò che aveva deciso di non fare, tutte le sue<br />

aspirazioni nascoste le riversava su di me, perché se ne<br />

vergognava, forse credeva che l’avrebbero giudicata strana,<br />

o pazza, se avessero saputo che la vita di società non era ciò<br />

che preferiva.”<br />

“Che persona sensibile”, pensa Aulente, “ potrebbe essere<br />

proprio il tipo di donna adatto a me: riflessiva, meditativa,<br />

modesta…”<br />

“Ma non vede che non ha consistenza?” urla Coriandolo, e<br />

salta , attraversando lo schermo.<br />

Coriandolo, a volo radente, lancia tre versi nello spazio tra<br />

poltrona e sofà:


Un’ ombra di te<br />

se ti nascondi al mondo<br />

puoi diventare<br />

Macchie di luce si aprono e l’ombra scompare a poco a<br />

poco, mormorando “ Che bello, il sole, finalmente!…” Il<br />

divano, adesso, appare illuminato, perdendo di profondità<br />

pittorica.<br />

… Il divano, adesso, appare completamente illuminato…<br />

“Ma dove sono finite, tutte e due?” esclama Aulente a voce<br />

alta.<br />

“Da nessuna parte:” la voce di Claudio gli arriva da fuori<br />

del quadro. “non ci sono mai state. Erano solo due<br />

maschere, fatte di colore e di tela, e ritraevano una donna<br />

che aveva voltato le spalle alla sua vera Sé…”<br />

“Mi aiuti ad uscire, allora?” la voce di Aulente, che sta<br />

rendendosi conto di non saper uscire dal quadro, è un po’<br />

spaventata.<br />

241


“Aspetta:” gli risponde Claudio, “non hai ancora<br />

conosciuto la terza donna. Lì, davanti a te, dentro lo<br />

specchio.”<br />

Aulente respira a fondo, vince la sua paura, e salta anche<br />

dentro quest’altra cornice.<br />

“Lieto di incontrarla, signora.” Dice alla giovane donna<br />

che gli volta le spalle. “Immagino che anche lei sia una<br />

maschera: non mi mostra neanche il suo volto!…”<br />

“Ecco, proprio ora che sta per incontrare l’unica donna vera,<br />

rischia di non vederla!” Memy ha capito cosa voleva dire<br />

Claudio con le parole “la vera Sé”, perché quella donna<br />

ritratta nello specchio è proprio quella a cui la principessa,<br />

nel quadro, aveva voltato le spalle.<br />

Regine le fa cenno, e Memy si tuffa oltre lo schermo, e<br />

dentro lo specchio, finendo dritta dentro la donna, attraverso<br />

le sue scapole.<br />

Oltre il quadro<br />

al di là delle forme<br />

lo spirito vive<br />

Con queste parole la terza figura si volta verso Aulente,<br />

sorridendo.<br />

“Ma tu…” esclama lui “ sei diversa dalle altre! Sei un fiore,<br />

sei profumo e mare del sud, sei luminosa e sorridi, sei cuore<br />

e anima, tante cose insieme sei e sarai…<br />

242<br />

Gialla ginestra<br />

della vita felice<br />

mia principessa!<br />

A queste parole, la cornice del quadro svanisce, poi è la<br />

volta della seconda cornice e infine lo specchio si trasforma<br />

in una tenda d’acqua.


Regine si volta a guardare il suo uditorio, ma vede solo i tre<br />

corpi astrali dei deva, abbandonati. Sorride, e fa per<br />

andarsene, quando “E come finisce la storia?” . La voce di<br />

Claudio le arriva da sotto la nuvola.<br />

“C’è da chiederlo?<br />

E vissero sempre felici e contenti…..”<br />

… Sei un fiore, sei profumo e mare del sud…<br />

243


1. Un castello nel verde.<br />

3. Caiottolo si infila tra<br />

vecchie librerie.<br />

5. Nel giardino il vento<br />

accarezza i fiori.<br />

244<br />

LA PRIMAVERA<br />

2. Silvia cammina tra i<br />

saloni.<br />

4. Manu sfiora il legno<br />

dei mobili.<br />

6. Carolina scuote i<br />

capelli.


7. Ciliegio si radica sui<br />

prati.<br />

9. Lanuccia si nasconde<br />

nel labirinto.<br />

11. “Sembri l a<br />

Primavera “le dice Spillo.<br />

8. Spillo gioca con le<br />

fontane.<br />

10. Poi appare vestita di<br />

fiori.<br />

12. “Ti faccio un<br />

ritratto” aggiunge<br />

Caiottolo.<br />

245


246<br />

Come una scopa,<br />

foglia di Roverella,<br />

pulisci bene<br />

E tu, Alloro,<br />

libera dalle foglie<br />

l’odore antico<br />

Francy, sorridi:<br />

può bastare un sorriso<br />

contro le ombre.<br />

Nuvole in cielo<br />

bizzarre di Kavafis<br />

Prometton pioggia.<br />

Gocce di luce<br />

che Stilla può guidare<br />

dove c’è sete.<br />

Ivan, attento:<br />

la più piccola erbaccia<br />

va trasformata.<br />

Driade, che coro<br />

dirigi, al castello:<br />

ecco la musica.


ROSA<br />

Aiuole colorate di fiori profumati danno il benvenuto ad<br />

ogni viandante, gocce d’acqua che in cielo si inseguono una<br />

dietro l’altra scandiscono i tempi di un gioco che appare<br />

senza principio né fine. Il gruppo dei giardinieri si trova così<br />

di fronte ad un incantevole giardino fiorito arricchito da<br />

fontane zampillanti, fonte di gaudio per chi sa aprire i cuori<br />

a tanta bellezza.<br />

E ora che la luce del gruppo si è arricchita di Rosa, il<br />

giardino appare ancora più bello. Quanta strada ha percorso<br />

per poter raggiungere quella compagnia di anime di cui ha<br />

tanto sentito parlare, anime così diverse l’una dall’altra, ma<br />

così vicine nei disegni che questa vita pone<br />

…Il gruppo dei giardinieri si trova così di fronte ad un incantevole<br />

giardino fiorito…<br />

247


loro di fronte! Rosa ha ricevuto un’accoglienza speciale: la<br />

sua nuova amica Memy, gentile e premurosa, l’ha subito<br />

presa per mano, permettendole così un dolce inserimento<br />

nella missione: che benvenuto ha avuto e quante magnifiche<br />

rose incontrerà in questo viaggio… sarà una grande<br />

esperienza!<br />

In cuor suo Rosa sa che la scelta di staccarsi dalla scuola<br />

può rappresentare per il suo percorso un’importante svolta<br />

in chiave evolutiva: il suo intervento donerà a se stessa e<br />

agli altri importanti momenti di crescita e di rinnovamento,<br />

ne è certa.<br />

Lo spirito di natura osserva tutto e tutti con grande<br />

attenzione, ben alloggiata sulla spalla sinistra del compagno<br />

di avventure, Ivan, quando ecco che si presenta<br />

l’opportunità di intervenire.<br />

248<br />

…Lo spirito di natura osserva tutto e tutti con grande attenzione…<br />

Una nuvola sta passeggiando per il giardino, non riesce a<br />

fare a meno di pensare a quanto è stata dura la giornata di


ieri, giornata che l’ha vista guidare il gruppo.<br />

si ripete, e ancora pensieri che si aggiungono, uno dopo l’altro.<br />

“Ecco cosa succede.” Rosa indica a Memy la formazione<br />

nel corpo aurico di Francesca di un piccolo varco astrale nel<br />

quale forze oscure iniziano a scagliare le loro fiocine.<br />

“Se non fa in fretta ad allontanare tali pensieri, presto si<br />

presterà ad agire per le buie operazioni dell’altra<br />

squadra.”<br />

Memy annuisce: “Quando si pensa che altrove c’è qualcosa<br />

di più bello e di più buono, il rischio di staccarsi dal<br />

momento presente è pressoché certo!”<br />

“Guarda!” suggerisce l’attenta Rosa, “anche Maria Luisa,<br />

così amica di Francy, ha un abbassamento di vibrazioni.<br />

Bisogna fare qualcosa, e subito.”<br />

Rosa e Memy non si perdono d’animo e iniziano<br />

un’incessante operazione di recupero sulla coscienza di<br />

Francesca. Iniziano una danza dorata che man mano fa<br />

dirigere lo sguardo della ragazza prima verso un’enorme<br />

coloratissima digitale purpurea, quindi verso il tepore di un<br />

maestoso cipresso, poi verso l’abbraccio di spruzzi<br />

scintillanti di una fontana che fa da eco al castello.<br />

Ancora i due spiriti di natura dirigono l’olfatto della donna<br />

verso la chioma profumata di crisantemi in fiore, mentre<br />

un’amabile pettirosso canterino accompagna la danza delle<br />

due, arrivando alle orecchie di Francesca.<br />

249


250<br />

…Iniziano una danza dorata che man mano fa dirigere lo sguardo<br />

della ragazza prima verso un’enorme coloratissima digitale<br />

purpurea…<br />

Memy, sempre cullata dalle altissime note della natura, con<br />

abili passi di danza volteggia, portando con sé un morbido<br />

petalo della digitale purpurea. Ella, chiedendo aiuto al<br />

vento, lo fa arrivare fino in mano alla giovane dama.<br />

pensa Francesca<br />

raccogliendo il dono, continua.


…con abili passi di danza volteggia, portando con sé un morbido<br />

petalo della digitale purpurea…<br />

<br />

“Bene, sta tornando consapevolmente in sé, il varco si sta<br />

man mano chiudendo!” Osserva Rosa, sorridendo alla<br />

nuova amica e compagna di viaggi Memy.<br />

“Sì, sì, ma continuiamo a danzare! Mi sto divertendo<br />

molto!”<br />

Rosa e Memy, mano nella mano continuano a danzare di<br />

gioia, quando i primi raggi di sole di quel mattino<br />

accarezzano le loro delicate aure.<br />

…Rosa e Memy, mano nella mano continuano a danzare di gioia…<br />

251


252<br />

DA SEMPRE…<br />

Hillerod era finalmente davanti a loro.<br />

Il Castello di Frederiksborg si ergeva imponente. Ezio lo<br />

guardò e con un’occhiata sola non ce la fece a coglierlo<br />

tutto: c’era l’edificio, con le sue maestose torri e i mattoncini<br />

rossi, i tetti spioventi, grigio-argento di ardesia, ma anche il<br />

lago e poi i famosi giardini della canzone (“Mi piacerebbe<br />

andare ad Hillerod…”).<br />

…Il Castello di Frederiksborg si ergeva imponente…<br />

“Restare liberi da interferenze dentro quella costruzione<br />

gigante?” si domandò perplesso Ezio, grattandosi la testa.<br />

Ginepro, che era nei paraggi, s’accorse del gesto. Sapeva,<br />

perché lo conosceva bene, che quando lui si metteva le mani<br />

nei capelli un pensiero gli giungeva, rendendolo insicuro. Si


sedette allora sulla sua spalla e promise:<br />

“Ti farò da segnalatore. Ogni volta che, dentro il castello,<br />

incontreremo oggetti, quadri o statue che in qualche modo<br />

possano farti diminuire di concentrazione io ti avviserò e tu<br />

agirai di conseguenza. Che ne dici?”<br />

“Ti ringrazio, amico”, esclamò Ezio, “ma vorrei provare a<br />

cavarmela da solo. Sono pronto a confrontarmi con<br />

l’inesplorato e a lasciarmi sorprendere da ciò che non<br />

conosco. Solo, prima di una prova importante, come mi<br />

sembra questa visita al castello, faccio sempre un ripasso<br />

delle mie potenzialità e cerco di non lasciarmi sopraffare<br />

dall’insicurezza, ma neanche dalla sottovalutazione dei<br />

rischi”.<br />

“Ne sono lieto”, rispose lo spirito di natura che, restituito<br />

alla sua individualità, cominciò a pregustarsi l’esplorazione<br />

delle sale, dei corridoi, delle cappelle all’interno della<br />

costruzione reale, e poi le raccolte di quadri moderni e<br />

contemporanei che gli ultimi due piani riservavano ai<br />

visitatori.<br />

Quindi si voltò ad osservare il pensiero che aveva appena<br />

fatto (gli spiriti di natura fanno pensieri solidi), e lo vide<br />

denso, senza neanche un fil di fiato fra un atomo e l’altro.<br />

Allora, con una spruzzatina violetta del succo delle sue<br />

bacche, lo disfece e si mise in coda al gruppo dei suoi amici,<br />

per entrare nel castello: sarebbe andato con loro, e avrebbe<br />

prestato il servizio che le circostanze richiedevano.<br />

Ortensia e Verbena si avvicinarono a Ginepro, poiché lo<br />

avevano visto distratto dal pensiero:<br />

“Tutto bene?”, chiesero, ed egli annuì.<br />

Enrica li osservava e sentiva che, nonostante il castello<br />

offrisse alcune distrazioni, il gruppo se la sarebbe cavata<br />

egregiamente, e sarebbe uscito da lì senza interferenza<br />

alcuna.<br />

253


…Allora, con una spruzzatina violetta del succo delle sue bacche, lo<br />

disfece…<br />

“Ma quello è prima di andare a Hillerod”, intervenne Ezio,<br />

che faceva esercizi di lettura nel pensiero:<br />

“Infatti la canzone dice sì che “Son sopravvissuti alle loro<br />

gesta”, ma anche che “rimane ancora Hillerod…”<br />

“Qualcosa mi dice, tuttavia”, rispose Enrica, “che riusciremo<br />

a cantarla anche all’uscita da qui”.<br />

Cominciarono il giro: sale, saloni, mobili antichi e assai<br />

pregiati, una scala a chiocciola piuttosto stretta, un piano<br />

occupato interamente da una chiesa ad una sola navata,<br />

ricolma di stemmi che indicavano personaggi famosi di tutte<br />

le nazionalità, i quali avevano contribuito al benessere della<br />

Danimarca e poi ancora scale e stanze a rincorrersi in altre<br />

254


stanze senza soluzione di continuità né corridoi, e arazzi,<br />

tappeti, e tappezzerie damascate, ove il rosso era il colore<br />

predominante.<br />

“Tutto bene, fino ad ora”, constatò Ezio, dopo aver passato<br />

in rassegna se stesso.<br />

“Tutto bene”, disse di sé Ginepro, dopo aver fatto<br />

un’operazione simile a quella del suo amico umano.<br />

“Adesso ci sono i quadri”, fece osservare Ortensia ad Enrica<br />

e, istintivamente, la ragazza aumentò il suo livello di<br />

attenzione.<br />

“Dovete sapere che esistono persone dalla spiccata<br />

immaginazione: una fotografia, un disegno, un quadro, a<br />

volte anche solo un colore o una parola possono aprire loro<br />

squarci imprevisti su mondi sconosciuti”.<br />

“Chi ha parlato?”, si chiese Ezio.<br />

Anche Enrica si fermò, ma sembrava che rimirasse<br />

semplicemente le pareti riccamente decorate.<br />

Ezio si guardò intorno. Nulla. Solo tappeti e quadri. Poi si<br />

guardò dentro. Allora gli affiorò alla mente, come un’onda<br />

che restituisce un relitto, un’immagine della sala prima, il<br />

ritratto di Hans Christian Andersen, quello solito, di profilo,<br />

cupo, in un momento di travaglio, evidentemente.<br />

Osservandolo, Ezio si era sentito coinvolto nelle vicende<br />

dello scrittore ed aveva anche percepito alcune scene della<br />

sua vita. O così, almeno, gli era sembrato.<br />

“Il segreto è, per costoro, non di chiudere gli occhi per non<br />

vedere più, ma di guardare ciò che accade senza venire<br />

catturati dalle scene che stanno osservando. Così la faccenda<br />

diventa fonte di arricchimento: si conoscono altri mondi si<br />

esplora l’immaginazione degli altri esseri viventi ma non si<br />

finisce mai preda di malintenzionati che, accidentalmente,<br />

possono incontrarsi in questi luoghi sconosciuti”.<br />

255


…Allora gli affiorò alla mente, come un’onda che restituisce un<br />

relitto…<br />

Adesso Ezio aveva visto da dove proveniva la saggia voce:<br />

si trattava, ebbene sì, di un altro quadro, proprio sopra la<br />

porta che connetteva la sala precedente a questa: era il<br />

ritratto di Bertel Thorvaldsen, un noto scultore danese, il<br />

quale, nel 1819, aveva conosciuto Andersen e ne aveva<br />

intuito le doti artistiche.<br />

“Più facile a dirsi che a farsi…”, rispose Ezio, con prudenza,<br />

al signore del ritratto: si trattava pur sempre di un quadro<br />

parlante, sebbene dicesse cose interessanti che lo<br />

riguardavano da vicino. Ma non voleva dare adito ad<br />

aperture emozionali che potessero poi permettere alle<br />

interferenze di sporcare la sua aura.<br />

La sua cautela fruttò:<br />

“La prima regola, da suggerire a queste persone così dotate”,<br />

disse paziente Thorvaldsen, “è quella di allenare la propria<br />

256


…si trattava pur sempre di un quadro parlante…<br />

coscienza del presente: se sto camminando per i saloni di un<br />

castello il 14 giugno dell’anno 2007 in compagnia dei miei<br />

amici, com’è possibile incontrare le fantasie di uno scrittore<br />

di duecento anni fa e di uno scultore suo amico ancora più<br />

vecchio?<br />

Qualcosa dovrebbe suggerire alla tua logica che si sta<br />

attivando proprio quella dote di leggere piani di realtà<br />

differenti, che si intersecano con quello nel quale passi la<br />

maggior parte del tempo. Dunque rimani centrato sulla<br />

consapevolezza di te. Poi osserva e, se ti fa del bene,<br />

continua pure questa conversazione con me.<br />

Ma non dimenticare che apparteniamo a piani di realtà<br />

257


differenti. Se all’inizio questa possibilità di comunicazione<br />

interdimensionale può recarti sgomento, con il passare del<br />

tempo lo sgomento quale fonte di instabilità scomparirà e tu<br />

accetterai semplicemente quel che vedi”.<br />

“Ci sono indizi ulteriori che possono aiutarmi a riconoscere<br />

che sto per affrontare un cambio di dimensione?”<br />

Bertel Thorvaldsen sorrise, da dentro il quadro:<br />

258<br />

…Bertel Thorvaldsen rise, da dentro il quadro…<br />

“La prima volta che incontrai Hans ebbi la sensazione di<br />

averlo già visto. Era solo un ragazzino ed io già adulto,


allora, ma era come se lo conoscessi da sempre.<br />

Poi ci incontrammo a Roma, dopo una decina d’anni. Egli<br />

ebbe a confidarmi che era come se Roma fosse casa sua,<br />

come se ci avesse vissuto da sempre, ci fosse sempre stato.<br />

Ebbene, Ezio, cosa hanno di simile le affermazioni che hai<br />

or ora udito?”<br />

Ezio si accarezzò la barba e Ginepro, richiamato dal gesto,<br />

accorse. Ma questa volta rimase in disparte e si mise in<br />

ascolto del curioso dialogo fra il suo amico ed un famoso<br />

scultore danese, che parlava da dentro un quadro in una sala<br />

gialla del castello di Hillerod.<br />

…Ezio si accarezzò la barba e Ginepro, richiamato dal gesto,<br />

accorse…<br />

259


Strano, avrebbe quasi voluto dire, se non fosse che lui era<br />

uno spirito di natura piemontese in gita in Danimarca.<br />

“Ho notato”, rispose Ezio, “che tutte le frasi dicono da<br />

sempre”.<br />

“E questo cosa ti suggerisce?”<br />

“L’eternità. Il concetto di tempo e quanto limitata sia la<br />

percezione che noi, da qui, ne abbiamo.”<br />

“Acuto, anche oltre quanto io potessi mostrarti”, apprezzò<br />

Thorvaldsen. “Ebbene, così è. Ogni volta che io ho detto da<br />

sempre, ogni volta che Hans ha detto da sempre, ogni volta<br />

che tu l’hai detto, abbiamo aperto la via per la connessione<br />

con la Luce e i suoi Abitanti. Così io, e Hans, e anche tu, se<br />

credi, abbiamo superato i passeggeri travagli connessi ai<br />

limiti della nostra percezione”. In quel momento arrivò<br />

Ortensia di corsa:<br />

“Venite qui, venite qui, i vostri amici hanno trovato<br />

l’accesso al piano superiore!”<br />

Ezio girò la testa per guardare nella direzione dello spirito di<br />

natura. Poi guardò ancora verso il quadro di uno scultore che<br />

aveva incontrato Andersen, come avevano appreso dalla<br />

visita al museo dello scrittore a Odense, il giorno<br />

precedente, e il quadro gli restituì la sua immagine statica, i<br />

colori leggermente sbiaditi dall’incedere delle stagioni.<br />

“Hai visto che occhi mobili? Sembra che parli, eh?”, gli<br />

disse Enrica, che ancora stazionava da quelle parti. Ma<br />

glielo disse in un modo strano, ed egli seppe che anche lei<br />

aveva udito quel che aveva sentito lui.<br />

“Andiamo!”, disse ad Enrica, senza indulgere in<br />

compiacimenti di sorta. “Gli altri ci aspettano”.<br />

Questa volta toccò a Ginepro chiudere la scena: lo spirito di<br />

natura guardò ancora verso il ritratto dello scultore, poi<br />

sorrise e vide che il volto dipinto lo ricambiava. Non si stupì<br />

più di tanto. Contento, raggiunse i suoi amici al livello<br />

superiore: cominciava a farci l’abitudine, a<br />

260


quell’ordinario…straordinario.<br />

…lo spirito di natura guardò ancora verso il ritratto dello scultore, poi<br />

sorrise e vide che il volto dipinto lo ricambiava…<br />

261


262<br />

Pomeriggio: Copenhagen<br />

NEL PIANETA DEI SOLDI<br />

“Driade, ci racconti una storia? Ma un'avventura, però, non<br />

una delle solite fiabe di principi e principesse...” Coriandolo,<br />

Stilla, Verbena e Spillo si muovono intorno a Driade, che li<br />

accoglie nel suo manto.<br />

“Vi piacciono le avventure? Bene, cominciamo...<br />

…Coriandolo, Stilla, Verbena e Spillo volano intorno a Driade…<br />

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.... a bordo<br />

del Millennium Falcon, Corian, e Verleyla tornavano,<br />

insieme all'aiuto pilota Chewbecca, dal pianeta Dagobah,<br />

dove il maestro Yoda aveva loro fornito risposte e impartito<br />

esercizi...<br />

“Siamo noi, siamo noi!” Urlano Stilla, Coriandolo, e<br />

Verbena. Spillo li guarda, un po’ in disparte.


“Ma ecco che dalla radio di bordo giunge l'appello<br />

concitato di Spilluke, il loro amico, che era stato inviato in<br />

missione, come giovane jedi, sul pianeta Nationalbank. Ma<br />

facciamo un passo indietro...”<br />

Driade fa una pausa, per controllare che tutti siano ben<br />

attenti, compreso Spillo, che ora, anzi, è anche più immobile<br />

degli altri.<br />

“Voi sapete già il potere nefasto di alcune forme-pensiero<br />

umane, quale potere oscuro e incatenante abbiano nel<br />

divenire elementali astrali che poi vivono di vita propria,<br />

senza più alcun controllo da parte dei loro creatori. Credo<br />

che voi sappiate cosa sono i soldi: sul piano fisico, le cose<br />

non sono a disposizione di tutti, e chi le vuole deve<br />

comprarle usando questi strani fogli di carta o dischi<br />

metallici. Poiché sono ancorati a pensieri di avidità, di<br />

attaccamento, invidia, avarizia, vanità, a cui pochi umani<br />

sfuggono, immaginatevi che potere abbiano gli elementali<br />

che sono raffigurati su di essi. In quel pianeta,<br />

sfortunatamente, le forze oscure erano riuscite ad infiltrarsi<br />

negli artisti che avevano effettuato i disegni delle banconote,<br />

e adesso quel mondo era infestato da elementali fuori<br />

controllo: alcuni, i leoni, i centauri, e alcuni cavalieri con la<br />

spada, combattevano per le forze del bene; però altri, i<br />

draghi, ma soprattutto i basilischi, che erano la<br />

maggioranza, si erano alleati con le forze oscure.<br />

Il governo del pianeta , resosi conto del danno, aveva deciso<br />

di cambiare i disegni raffigurati sui soldi, e aveva chiesto<br />

aiuto al consiglio dei Maestri jedi.<br />

Spilluke, adesso, come dice conciso nel suo appello, si è<br />

nascosto in un luogo sicuro, ma ha difficoltà a muoversi da<br />

lì perchè numerosi basilischi si aggirano senza controllo.<br />

Sappiate che il fiato dei basilischi uccide alberi e piccole<br />

piante: letale, dunque, per tutti gli spiriti di natura. E<br />

263


perfino lo sguardo<br />

… soprattutto i basilischi, che erano la maggioranza, si erano alleati<br />

con le forze oscure…<br />

dei basilischi ha il potere di uccidere!<br />

Dunque, Corian e Verleyla scendono dal Millennium Falcon<br />

e si dirigono da Spilluke sperando di aiutarlo, ma ben presto<br />

constatano che battaglie e scontri infuriano ovunque.<br />

Leoni e cavalieri si lanciano contro i draghi, le cui fiamme<br />

dilagano .... quei pochi cavalieri che riescono a trafiggere i<br />

basilischi con le loro spade muoiono anch'essi: sappiate<br />

infatti che il veleno del basilisco risale attraverso la spada<br />

che lo tocca, fino ad uccidere il cavaliere che la impugna. A<br />

niente vale l'aiuto delle piccole monete, le ore, che corrono<br />

come impazzite, con la loro forma a cuore, a infondere<br />

coraggio nei combattenti...<br />

“ Preparati a partire, Chewbe” dice Corian alla radio. “La<br />

situazione è disperata: abbiamo recuperato Spilluke, ma<br />

torneremo indietro, se appena ci riusciamo: la sua missione<br />

ormai è fallita...”<br />

“Possibile che non ci sia un modo per sconfiggere i<br />

basilischi?” Domanda Stilla.<br />

“C'è sempre un modo, basta cercare la soluzione nel posto<br />

giusto...” sorride Driade.<br />

264


… Corian e Verleyla scendono dal Millennium Falcon…<br />

“Io so dove!” esclama Coriandolo, “Maestro Yoda parlava<br />

dei record akashici, che contengono tutta la conoscenza e<br />

l'esperienza dei pianeti...”<br />

“Grazie del suggerimento!” Gli dice Verbena, “Ma i record<br />

akashici non possono essere consultati sul nostro livello di<br />

esistenza: bisogna andare oltre....”<br />

“...Dove io sono già andata una volta!” ricorda Stilla, “Oltre<br />

l'arcobaleno....dove mi insegnarono gli haiku! Forse posso<br />

tornarci se riesco a ricordarmi come ho fatto quella volta...”<br />

Driade le sorride, per indicarle che è sulla pista giusta.<br />

E Stilla continua: “Accadde che riuscii a lasciar andare<br />

l'attaccamento al risultato dell'incantesimo, e così divenni<br />

talmente leggera da volare in alto come un falco...”<br />

Stilla chiude gli occhi e pensa: “Va bene così, potrò non<br />

sapere come si sconfiggono i basilischi, e andrà bene lo<br />

stesso, la Provvidenza pensa a tutto, avrà una soluzione<br />

anche per questo....”<br />

Una Stilla più leggera e trasparente vola via, lasciando un<br />

piccolo guscio di materia astrale accanto ai suoi amici, e poi,<br />

dopo neanche un battito di ciglia, eccola tornare e riprendere<br />

possesso del suo corpo: “L'ho trovato! L'ho letto nella<br />

Wikipedia Akashica : un basilisco si uccide ponendogli<br />

davanti uno specchio: il suo sguardo vi rimbalza sopra e così<br />

lo uccide...”<br />

265


“Santo cielo,” dice Coriandolo,”l'aveva detto Regine che con<br />

gli specchi non si sa mai cosa può capitare...”<br />

“Dunque, continuiamo?” chiede Driade.<br />

“Siiiì!”<br />

… Una Stilla più leggera e trasparente vola via…<br />

“Chewbcca interroga velocemente il computer di bordo<br />

connesso con i files intergalattici...”Ehi, mi sentite?” si<br />

rivolge poi alla radio, “Ho trovato: prendete uno specchio e<br />

ponetelo davanti agli occhi dei basilischi: questo li<br />

ucciderà!”<br />

“Grazie, Chewbe” risponde Corian con una smorfia, “ma<br />

dove troviamo gli specchi?”<br />

“Io lo so, Ian.” Gli dice Verleyla “ Le nostre spade laser<br />

funzionano con un meccanismo che contiene uno specchio.<br />

Basterà aprirle e recuperarlo...”<br />

“Cosa? Distruggere la mia spada?” La voce di Spilluke<br />

trema.<br />

“Lasciala andare!” Spillo, Coriandolo, Verbena e Stilla<br />

urlano tutti insieme.<br />

“Non hai bisogno della spada, giovane padawan, usa la tua<br />

forza interiore...” E' la voce di Yoda, adesso, che parla.<br />

Spilluke, Corian e Verleyla troncano le spade e, presto,<br />

266


ognuno di loro brandisce uno specchio.<br />

…Spilluke, Corian e Verleyla rompono le spade…<br />

Vi immaginate già come finisce, vero? Ma forse non<br />

proprio.<br />

Gli specchi furono gentili con i basililischi: non li uccisero,<br />

ma li trasformarono.... In cosa? In ponti: ponti di pietra, o<br />

di legno, o di ferro, ponti di ogni tipo, grossi o sottili, al<br />

servizio di chi voleva passare da un mondo all'altro, da un<br />

livello all'altro... I leoni e i cuori si misero a guardia dei<br />

ponti, per evitare infiltrazioni, e per fornire coraggio e<br />

generosità a chi voleva passare. Presto, su quel pianeta,<br />

regnò pace e cooperazione....”<br />

“Che bella storia, Driade! Ma è una storia vera?” le chiede<br />

Coriandolo<br />

“Oh sì!”<br />

“E quanto tempo fa è accaduta?”<br />

“Ma...” risponde Driade “Non è ancora accaduta: accadrà<br />

proprio tra...forse proprio ora...Adesso, tocca a voi!” Driade<br />

svanisce, in un vortice di luce.<br />

Coriandolo e Verbena riescono a stento a credere a ciò che<br />

hanno appena sentito e poi “Guardate!” esclama Stilla,<br />

“Spillo si è addormentato!” “Oh no...”la corregge Verbena,<br />

“non si è addormentato: è stato catturato dai<br />

267


268<br />

… ponti di pietra, o di legno, …<br />

basilischi...guardate, sta male...”<br />

Intorno a loro si va formando, piano piano, l'abitacolo di un<br />

vascello spaziale, il Millennium Falcon , per la precisione.<br />

“Coraggio, ragazzi, ce la possiamo fare: sappiamo già come<br />

va la storia...” dice Stilla.<br />

“Ma non abbiamo mezzi per riflettere i loro sguardi!...”dice<br />

Verbena.<br />

… il Millennium Falcon…<br />

“Sbagliato! Io ho qui qualcosa...” Coriandolo mostra alle<br />

due compagne due frammenti di specchio: “Mi sono portato<br />

via due souvenir da Hillerod....Vieni, andiamo, Leyla; e tu,


Chewbe, qui , in copertura...”<br />

“Aspettate, ci manca ancora qualcosa, prima di concludere la<br />

storia.” dice Stilla. “Mi hanno detto che, contro le forze dei<br />

livelli bassi, niente è efficace come le terzine incantenate...”<br />

E, una terzina dopo l'altra, i tre cosmonauti recitano:<br />

Comprare, comprare, comprare che cosa?<br />

Non certo amore, bellezza, o la vita,<br />

né del buon karma, o un'azione<br />

generosa...<br />

Infatti il donare non è una partita<br />

doppia, col dare e l'avere, ma acqua è<br />

che più non ritorna e che scorre pulita<br />

nel mare, nel cielo, verso Chi sempre è !<br />

…Coriandolo mostra alle due compagne due frammenti di<br />

specchio…<br />

269


1. Claudio apre portali<br />

di luce nei cancelli del<br />

parco.<br />

3. Ginepro parla con<br />

un salice antico.<br />

5. Lanuccia osserva.<br />

270<br />

PIU’ O MENO<br />

2. Aulente riempie di<br />

gioia il sorriso dei<br />

bambini.<br />

4. Ortensia ravviva i<br />

colori<br />

6. “Un premio al più<br />

bravo di voi” dice<br />

guardandoli.


7. I suoi amici<br />

guardano Lanuccia<br />

sorpresi.<br />

9. Il loro sorriso spazza<br />

la nube lontano.<br />

11. Lanuccia sorride:<br />

“Ho capito!”<br />

8. Una nuvola scura<br />

circonda Lanuccia.<br />

10. “Più e meno son<br />

parole che rendono tristi”<br />

le dicono in coro.<br />

12. “Lo star bene è il<br />

nostro premio”.<br />

271


272<br />

Quanto movimento!<br />

Copenhagen incanta<br />

Chi? Roverella!<br />

Manu s’accorge:<br />

sciogli l’incantesimo!<br />

Guarda il cielo.<br />

Kavafis nubi,<br />

Carolina disegni:<br />

tutti aiutano.<br />

Niente Tivoli!<br />

risolve Caiottolo:<br />

andiam verso Sud.


UN PASSO DOPO L’ALTRO<br />

La visita che <strong>Carote</strong> e Lillà aveva organizzato a Copenhagen<br />

era stata all’insegna della semplicità: un volo radente nei<br />

pressi dell’Amalienborg, il monumentale palazzo reale<br />

composto da quattro edifici disposti a quadrilatero, una<br />

passeggiata verso la Vor Fresler Kirke, nel quartiere<br />

Christianshavn, per una spettacolare vista sulla città dalla<br />

torre della chiesa, alta 95 metri, su per i suoi 400 scalini, gli<br />

ultimi 160 dei quali girano sul bordo esterno della torre,<br />

restringendosi fino al punto in cui letteralmente spariscono<br />

sulla sua cima.<br />

In questo modo nessuna interferenza aveva potuto nuocere<br />

al gruppo.<br />

Addirittura Alloro, nel generale clima di serenità che si era<br />

creato, in compagnia di un suo compagno di viaggio umano,<br />

aveva preso una di quelle biciclette che il comune mette a<br />

disposizione dei turisti della città per sole 20 corone, da<br />

inserire come un gettone in un’apposita macchinetta sul<br />

manubrio; finito il tratto di strada che intendi percorrere<br />

lasci la bici in uno dei punti-parcheggio della città (ma alla<br />

fine se ne trovano dappertutto), a disposizione dei prossimi<br />

passanti che ne avranno bisogno.<br />

Scesi dalla torre, avevano giusto trovato una di quelle<br />

biciclette, e Silvia aveva suggerito ad un componente di<br />

<strong>Carote</strong> e Lillà di farci un po’ di strada fino al camper, per un<br />

lavoro di pulizia energetica e cinetica insieme: grazie al<br />

movimento necessario ad azionare i pedali, infatti, talune<br />

forme larviche legate tipicamente all’asfalto sarebbero state<br />

allontanate più velocemente che a piedi.<br />

Alloro aveva preso la palla al balzo:<br />

“Ci vediamo al camper!”, aveva detto allegro ai suoi amici,<br />

saltando sulle spalle dell’amico .<br />

273


…Scesi dalla torre, avevano giusto trovato una di quelle biciclette…<br />

Silvia percorreva le strade della capitale danese osservando<br />

attentamente quanto succedeva intorno. Il lavoro energetico,<br />

nelle grandi città, è sempre molto intenso: tante persone,<br />

sempre mutevoli, tanti edifici, luci, negozi.<br />

Gli spiriti di natura, poi, colonizzano le città con prudenza,<br />

consapevoli dello smog e dei limiti che il vivere in grandi<br />

agglomerati comporta, il che ci priva della loro importante<br />

copertura energetica, in quei luoghi.<br />

Così si camminava, un passo dopo l’altro, un respiro dopo<br />

l’altro, per tenere salda la sfera di luce che circondava<br />

<strong>Carote</strong> e Lillà e per svolgere un intervento efficace su<br />

Copenhagen.<br />

Ezio parlava con Silvia e la aiutava a drenare le energie<br />

pesanti che ingorgavano le arterie cittadine ed Enrica, nei<br />

paraggi, contribuiva al lavoro di gruppo con il respiro.<br />

Regine era accanto a loro, in una missione tanto delicata.<br />

Già il fatto che avessero potuto entrare nella città era<br />

comunque sintomo di grandi progressi per il gruppo,<br />

pensava Silvia:<br />

274


…Silvia percorreva le strade della capitale danese…<br />

“Vuol dire che, in qualche modo, magari per un paio d’ore<br />

soltanto, il gruppo, e quindi ogni suo singolo componente, è<br />

in grado di rimanere concentrato e di non perdersi in formepensiero<br />

che ci complichino il percorso che abbiamo<br />

stabilito”.<br />

Un respiro dopo l’altro, un passo dopo l’altro, arrivarono<br />

davanti al Tivoli, il grande parco-divertimenti della città. Il<br />

richiamo che esercitava sui turisti era davvero molto intenso<br />

ed il lavoro energetico che c’era da svolgere in quella zona,<br />

il quartiere di Vesterbro, sembrava più forte che in altri punti<br />

di Copenhagen. Già solo l’accostarsi alle mura che<br />

separavano il parco dal resto della città faceva salire di<br />

molto la lancetta delle interferenze.<br />

“E’ così”, confermò Regine: “Il parco venne edificato sotto<br />

il regno di Cristiano VIII, il quale diede l’assenso alla sua<br />

275


ealizzazione con il preciso intento di distogliere l’attenzione<br />

dei sudditi dalle vicende politiche del tempo. Allora, uno di<br />

coloro che aveva progettato i giardini, per esaudire il<br />

desiderio del re fece in modo che coloro che entravano nel<br />

parco avrebbero dovuto essere sconnessi dalla dimensione<br />

che abitavano ed essere precipitati da un’altra parte, in un<br />

luogo fatuo, dove vigeva la regola di obliare se stessi e le<br />

proprie personali vicende: i castelli dalle fogge<br />

orientaleggianti, le aiuole, le fontane, le giostre, le montagne<br />

russe, tutto avrebbe dovuto sottilmente inneggiare alla<br />

smemoratezza del presente.<br />

Il parco è edificato in modo tale che, si dice, chi arriva lasci<br />

fuori il suo fardello di problemi. Il punto è che, quando si<br />

esce, il fardello sembra aumentato di peso, visto che è calata<br />

la consapevolezza di chi lo porta”.<br />

“Cosa accade esattamente dentro il parco?”, chiese Silvia.<br />

“Il biglietto è un contratto di smemoratezza che si firma con<br />

le forze dell’oscurità”, spiegò Regine: “Infatti tutto ciò che<br />

noi abbiamo potuto fare, come contromossa, è stato di<br />

renderne il prezzo talmente alto che coloro che non sono del<br />

tutto intenzionati ad entrare abbiano modo di soppesare<br />

attentamente quel che stanno per fare, allertati da una cifra<br />

così poco etica”.<br />

Silvia, a quel punto, misurò le proprie forze, poi quelle della<br />

<strong>Carote</strong> e Lillà e valutò che un buon lavoro di ripulitura del<br />

parco dalle forme-pensiero che lo infestavano poteva essere<br />

svolto anche da fuori, magari davanti ad una tazza di tè<br />

caldo, al sicuro, sui camper.<br />

“Per gli spiriti di natura è diverso”, continuò Regine, dopo<br />

aver approvato la valutazione di Silvia circa le modalità del<br />

lavoro da compiersi sul Tivoli: “Essi possono entrare, visto<br />

che l’incantesimo non ha effetti su di loro, e fare da ponte<br />

con voi, che vi troverete sul camper. In questo modo l’arco<br />

energetico che si creerà fra voi e loro bonificherà il parco”.<br />

“Bene!!”: Ciliegio e Coriandolo, quali rappresentanti della<br />

276


categoria appena evocata da Regine, si offrirono volontari<br />

per la missione ed ella diede le ultime istruzioni al gruppo.<br />

Ma non tutti avevano ascoltato il suo intervento: una parte di<br />

<strong>Carote</strong> e Lillà aveva già subito le forme-pensiero di oblio e<br />

di fatuità provenienti dall’area ed aveva deciso di andare a<br />

fare una visita all’interno del luogo.<br />

…una parte di <strong>Carote</strong> e Lillà era già entrata in contatto con le formepensiero<br />

di oblio e di fatuità…<br />

Silvia, di fronte a tale decisione, si strinse nelle spalle:<br />

dichiarò esplicitamente che lei non si sentiva di entrare nel<br />

parco-giochi e lasciò che ciascun membro della <strong>Carote</strong> e<br />

Lillà facesse la propria dichiarazione di intenti. Così fu che<br />

il gruppo si divise a metà: una parte sarebbe andata al Tivoli<br />

e l’altra tornata ai camper, poco lontano.<br />

Ella sapeva esattamente che si trattava di una scelta<br />

rischiosa, pericolosa addirittura per coloro che avevano<br />

deciso di entrare, ma sapeva anche che ognuno di essi aveva<br />

gli strumenti e tutte le informazioni necessarie per decidere<br />

cosa era più utile, per il bene di ciascuno e per tutti.<br />

Guardò Ezio, che faceva parte del gruppetto di coloro che<br />

entravano. Si diresse verso il camper.<br />

277


Sentì una sensazione affiorare ed aumentò istintivamente la<br />

consapevolezza.<br />

Apparve nuovamente Regine:<br />

“Riconosci questa sensazione?”<br />

Silvia le si fece accanto ed osservò, da quella posizione, ciò<br />

che aveva percepito sul piano astrale.<br />

“Sfumatura viola scuro, odor di distacchi e malinconie.<br />

Mmm…, solitudine?”<br />

“Corretto”, assentì Regine.<br />

Silvia tornò lentamente al corpo fisico.<br />

…Guardò Ezio, che faceva parte del gruppetto di coloro che<br />

entravano…<br />

Si guardò intorno: alcuni membri del gruppo le<br />

camminavano accanto, si stavano dirigendo ai camper dove<br />

Alloro li attendeva per il tè, e Ciliegio e Coriandolo, dal<br />

Tivoli, erano pronti a dare inizio al lavoro che avrebbe<br />

liberato il parco dall’incantesimo.<br />

Poi osservò ancora: la strada, le vetrine, i vasi, di tutte le<br />

fogge, un peluche enorme e montagne di biciclette, biciclette<br />

278


ovunque:<br />

“Guardare al presente!”, esclamò: “ecco cosa mi rende<br />

sicura di me e del mio compito”.<br />

Regine sorrise:<br />

“E’ così. Il passato è un riverbero di luce, un evento<br />

accaduto forse un milione di anni fa, per quel che possiamo<br />

saperne, una stella cadente. Ma il presente, il tuo passo sulla<br />

superficie della Terra, in questo momento, questo sì che<br />

dipende da te, adesso”.<br />

Un passo dopo l’altro, un passo dopo l’altro, il gruppetto<br />

arrivò al parcheggio.<br />

Silvia si voltò, verso i giardini del Tivoli, e vide l’arco di<br />

luce già disteso. “E’ bastata la vostra connessione durante<br />

questo breve tragitto ad accelerare il processo di pulizia di<br />

tutto il quartiere” affermò Regine. “ Dopo questo vostro<br />

intervento, non passerà molto tempo che le mura di cinta del<br />

parco verranno abbattute, molte costruzioni saranno aperte e<br />

trasformate in giardini d’inverno, e tutta l’area sarà restituita<br />

agli abitanti di Copenhagen, i quali potranno passeggiarvi<br />

per godere delle forme degli alberi e armonizzare i loro<br />

disagi, anziché obliarli”.<br />

Silvia e gli altri erano davvero lieti per il lavoro svolto.<br />

Salirono in camper. Alloro stava per mettere a scaldare<br />

l’acqua per il tè, quando il gruppetto di <strong>Carote</strong> e Lillà , fra<br />

cui Ezio, che aveva deciso di entrare al Tivoli, si fece<br />

sentire.<br />

“Già di ritorno?”, chiese Silvia.<br />

“Sì”, rispose Ezio: “il prezzo del biglietto era così alto che<br />

non valeva proprio la pena di spendere tutto quel denaro per<br />

una visita breve come quella che volevano fare noi”.<br />

“Magari”, sorrise Silvia, “la prossima volta che torneremo<br />

qui si potrebbe andare tutti insieme”.<br />

Regine annuì, poi aprì le ali e volò via. L’arco di luce brillò<br />

279


280<br />

…Silvia si voltò, verso i giardini del Tivoli, e vide l’arco di luce già<br />

disteso…<br />

più intensamente, in quel momento, e fece risplendere tutto<br />

il Vesterbro.<br />

Coriandolo e Ciliegio erano giusto di ritorno.<br />

“Tutti a bordo!!”, annunciò Alloro. “Si riparte!”<br />

L’avventura continuava.<br />

…Regine annuì, poi aprì le ali e volò via…


281


SETTIMO GIORNO:<br />

SCHWERIN – CESKY KRUMLOV<br />

282


Notizie sulla città di Schwerin:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Schwerin]<br />

Un caloroso benvenuto a Schwerin:<br />

[http://www.schwerin.com/eng/index.php]<br />

Dresda è la capitale della Sassonia, sorge sul fiume Elba la cui<br />

valle è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’unesco.<br />

E’ nota per aver subito un terribile bombardamento il 14<br />

febbraio del 1945: [http://it.wikipedia.org/wiki/Dresda]<br />

Il bombardamento di Dresda:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Dresda#Il_bombardamento_del_1945<br />

]<br />

283


284<br />

Mattina:<br />

in viaggio da Schwerin verso<br />

Dresda<br />

LA TERRA PROMESSA<br />

15 Giugno, Schwerin, alcune ore prima dell’alba.<br />

“Non troveremo mai la strada!” Silvia dice a Claudio. “E’<br />

già la seconda volta che passiamo di qui, e l’unico modo di<br />

uscire da questa piazza è quella di tornare indietro!”<br />

Claudio ride, commentando: “E’ veramente pazzesco, siamo<br />

finiti in un’altra dimensione…”<br />

“Beato lui che ha voglia di ridere…” pensa Silvia, ma un<br />

sorriso increspa anche la sua bocca.<br />

“Regine, non possiamo aiutarli?” Chiedono Rosa e Spillo,<br />

un po’ in pensiero per la situazione difficile.<br />

“No, mi dispiace” risponde Regine. “Questa prova è tutta<br />

per loro. Impareranno e diventeranno più forti. Ma, se<br />

proprio vi sentite a disagio a non far niente, mettetevi qui,<br />

accanto a me, che vi racconto una storia.<br />

Proprio in questo territorio, tanto tempo fa, una<br />

popolazione vichinga fu oppressa da un altro popolo.<br />

Infatti, le piccole talpe dal pelo liscio come seta, un giorno,<br />

videro giungere una popolazione di ratti, ordinati e<br />

organizzati come un esercito.<br />

Loro, le piccole talpe, invece, vivevano alla giornata, senza<br />

fare progetti o organizzarsi in truppe, e così non reagirono<br />

subito all’invasione dei ratti. E questi, all’inizio, si


limitarono a recintare il territorio delle talpe, imponendo<br />

loro di non uscire da sotto terra, poi cominciarono a<br />

denigrarle, dicendo che erano tonte, ignoranti…<br />

… le piccole talpe dal pelo liscio come seta un giorno, videro giungere<br />

una moltitudine di ratti…<br />

Silki, una talpina indipendente a cui già non piaceva<br />

prendere ordini da qualcun altro, sopportò finché poté i<br />

nuovi limiti che le venivano imposti col potere della forza (i<br />

ratti erano molti di più e molto più forti).<br />

Ma un giorno, quando seppe che ai piccoli veniva<br />

raccontata una favola in cui una talpa teneva prigioniera<br />

sotto terra una piccola fanciulla di nome Pollicina, allora<br />

capì che non poteva più sopportare di vivere in quel paese,<br />

e decise di scappare. Aveva sentito dire che un vecchio<br />

talpone, forse uno stregone, poteva indicarle il modo, e<br />

andò a trovarlo in gran segreto.<br />

285


… Silki, una talpina molto indipendente …<br />

Ma gli stregoni, è bene che lo sappiate, non fanno mai<br />

niente per niente, ed egli, in cambio di un incantesimo che<br />

l’avrebbe portata fuori di lì, le chiese la cosa più preziosa<br />

che Silki possedeva, un oggetto che la sua famiglia si<br />

tramandava da tempo: un paio di occhiali.<br />

“Ma se ti do gli occhiali,” chiese Silki, “come farò poi a<br />

trovare la strada che mi indicherai?”<br />

“Non ne avrai più bisogno:” rispose lui, “basterà che tutte<br />

le sere, prima di addormentarti, tu reciti l’incantesimo, e la<br />

mattina saprai dove è la strada, senza bisogno di vederla.”<br />

”E dove mi porterà quella strada?” chiese ancora Silki.<br />

“Che domande!”rispose il talpone scuotendo il capo,<br />

“Dove vanno tutte le talpe che fuggono da qui: alla terra<br />

promessa!”<br />

E il contratto fu firmato. Silki cedette gli occhiali, e, senza<br />

vedere granché, si incamminò nella direzione indicatale<br />

dallo stregone.<br />

E scavava fino alla sera, quando recitava la formula<br />

imparata a memoria.<br />

286


… un paio di occhiali…<br />

Adesso che è notte aiuto ti chiedo,<br />

la terra promessa voglio, e la vedo<br />

diceva tutte le sere Silki, ma quell’aiuto che chiedeva allo<br />

stregone le arrivava nella sua forma peggiore: il talpone in<br />

persona, con tutti i suoi aiutanti (insetti, larve, e<br />

quant’altro) si fermava da lei tutta la notte, a cibarsi dei<br />

suoi sogni e della sua energia. Come si svegliava stanca, la<br />

mattina dopo.! E non sapeva ciò che vedeva, sapeva solo<br />

che doveva andare avanti a scavare.<br />

“La carta parla chiaro:” dice Silvia togliendosi gli occhiali,<br />

“dritto, poi a destra, poi ancora a destra. Ma poi, quando<br />

arriviamo alla freccia, troviamo che la strada è chiusa per<br />

lavori in corso!”<br />

“Proviamo a rifare il percorso ancora una volta…” Le dice<br />

Claudio.<br />

287


288<br />

… E scavava…<br />

“Ma sì, proviamo…” risponde lei, pensando “in qualche<br />

modo ce la caveremo…”<br />

Ed eccola qui, una sera dopo tante, Silki, che recita di<br />

nuovo la sua formula: e la ripete più e più volte, con quella<br />

rima che le risuona dentro la testa, tanto da farle perdere<br />

anche il senso delle parole.<br />

“Si autoipnotizza, con quella rima, ecco cosa succede! Il suo<br />

ritmo la istupidisce!” Dice Rosa.<br />

“E anche”, continua Spillo, “non le dà alcuna via<br />

d’uscita…Le terzine, per esempio, ho già visto come<br />

lavorano: lasciano sempre una strada per la strofa<br />

successiva, e tengono ben svegli…”<br />

“E allora, “ dice Regine, “provate ad aiutarla, su…”<br />

Silki sta attaccando per l’ennesima volta “Adesso che è<br />

notte..”, quando il suo delicatissimo naso si raggrinza e si<br />

agita, aspirando un profumo che non conosce. Rosa è lì,<br />

accanto a lei, anche se Silki non può vederla, e il suo<br />

profumo è così dolce che ha il potere di far perdere la<br />

memoria.


…Rosa è lì, accanto a lei e Silki non può vederla…<br />

“Non mi ricordo più..” dice Silki, “Come faceva la<br />

formula? Adesso che è notte aiuto ti chiedo…<br />

A te che proteggi e non chiedi mai niente…Fa così?” Si<br />

domanda, ripetendo le parole che Spillo le sussurra<br />

all’orecchio. “La terra promessa voglio, e…. Non vedo che<br />

terra e terra” aggiunge poi consapevole che i suoi scavi<br />

non hanno portato a niente, “Ma un profumo si sente….”<br />

“Adesso la ricordo tutta!” Silki esclama, contenta:<br />

Adesso che è sera un favore ti chiedo<br />

A te che proteggi e non chiedi mai<br />

niente,<br />

la terra promessa voglio e non vedo<br />

che terra e poi terra, ma un profumo<br />

si sente….<br />

E Silki chiude gli occhi, per la prima volta serena e<br />

soddisfatta. Ma stavolta ha domandato a chi non vuole<br />

289


niente in cambio, e nel sonno, nei suoi sogni, va a trovarla<br />

una talpina con una tuta da giardiniera, e un viso allegro<br />

dal naso rosso. Ha in mano un pennello, di quelli che<br />

servono a ripulire le foglie dalla terra, e con quello<br />

290<br />

…una talpina con una tuta da giardiniera…<br />

spazzola delicatamente la fronte di Silki.<br />

“Chi sei? Che fai?” le chiede lei.<br />

“Sono Karo, una talpa giardiniera, e ti metto in grado di<br />

vedere meglio la strada. Guardati indietro: già così dovresti<br />

vedere la direzione in cui hai scavato.” Risponde Karo.<br />

Silki guarda dietro di sé e vede tutto il suo percorso: “Ma<br />

ho girato in tondo!” dice “La strada che mi ha indicato lo<br />

stregone non portava da nessuna parte! Mi ha imbrogliato...”<br />

“Chi non vuole essere imbrogliato, è meglio che non chieda


aiuto agli imbroglioni…” le dice Karo.<br />

“E tu, Karo, adesso mi puoi aiutare tu? Se mi aiuti a trovare<br />

la strada, cosa ti do’ in cambio?”<br />

Karo le risponde: “Non ti ricordi il verso della poesia? Io<br />

proteggo e non domando mai niente…Tu hai chiesto aiuto a<br />

me e non a un imbroglione che ti porta via ciò che può…Io<br />

ti aiuterò a trovarla da sola, la tua strada…”<br />

E la talpa giardiniera continua a pulire.<br />

…E il pennellino della talpa giardiniera continua a pulire, a pulire…<br />

Prima di ricadere nel sonno, Silki chiede, a quella<br />

fantastica talpa accorsa in suo aiuto:<br />

“Ma troverò la terra promessa?”<br />

“La terra promessa?” Le risponde lei. “E chi te l’ha<br />

promessa, quella terra?”<br />

Ma Silki non risponde: il suo sonno è ormai diventato<br />

profondo e senza sogni.<br />

“Siamo di nuovo qui!” Dice Silvia vedendo la stessa strada<br />

291


chiusa. E pensa: “Carolina dorme, non voglio svegliarla, ma<br />

lei cosa farebbe se fosse al mio posto?”<br />

Le sembra di sentirla mentre dice “Ma andiamo da un’altra<br />

parte! Se la strada verso Sud è interrotta, andiamo verso Est,<br />

forse dobbiamo passare di lì…prima o poi la troveremo, la<br />

strada…”<br />

“A Est!” dice Silvia.<br />

La mattina dopo, Silki quasi non si ricorda cosa è successo,<br />

ma non si è mai sentita meglio in vita sua: allegra, piena di<br />

forze, e con una splendida visuale. Vede una grande linea<br />

blu, come una strada, che deve solo essere liberata dalla<br />

terra, per permetterle di passare. E, allora, Silki si ricorda<br />

della domanda della talpa giardiniera: “Chi me l’aveva<br />

promessa, quella terra?” si dice, “ Forse è vero che sono<br />

ignorante come una talpa, ma io, davvero, non lo so….”<br />

Silki comincia a scavare nella direzione che adesso, per lei,<br />

è l’unica possibile, e non si ferma certo a guardarsi<br />

indietro…Non resta che provare ad andare, e capirà da<br />

sola che tipo di mondo è quello verso cui è diretta…<br />

“Finalmente ci siamo!” Silvia e Claudio applaudono, al<br />

vedere il cartello autostradale blu che indica la direzione<br />

Sud. “Credevo di non venirne più fuori!”<br />

“Anche io,” dice Claudio, “ ma qualcuno ci ha aiutato, ne<br />

sono sicuro…Adesso appena ci fermiamo, potrò finalmente<br />

dormire…”<br />

“Anche io, ma solo dopo aver dato un bacio della buona<br />

notte a Carolina….” Aggiunge Silvia.<br />

Quella notte, Silki non sentì il bisogno di recitare nessuna<br />

formula, ma prima di dormire, sentì di nuovo un forte<br />

profumo di rosa. E allora disse, a bassa voce: “Grazie”.<br />

E sognò di un mondo fiorito, scaldato dal sole, dove orti e<br />

giardini ospitavano un popolo di talpe dal pelo setoso.<br />

292


…E sognò di un mondo fiorito, scaldato dal sole,…<br />

293


294<br />

IL CIELO SOPRA BERLINO<br />

1. Aulente guarda le<br />

nuvole grigie sopra<br />

Berlino<br />

3. ”Che noia questa<br />

strada tutta uguale!”<br />

dice Stilla<br />

5. “Ecco un bel vaso di<br />

fiori!” dice Ginepro<br />

dando forma a una<br />

nuvola.<br />

2. L'autostrada scorre<br />

veloce.<br />

4. “Facciamo il gioco<br />

delle nuvole!” propone<br />

Aulente.<br />

6. ”E io faccio un<br />

cuore...”dice Verbena


7. “Io faccio<br />

un’annaffiatoio..” dice<br />

Stilla<br />

9. “Io faccio una<br />

conchiglia” dice Aulente<br />

11. “Guardate quella<br />

nuvola: non sembra una<br />

colomba?” dice Aulente<br />

8. “E una barca a vela..”<br />

dice Lanuccia<br />

10. “Facciamo delle<br />

carote e dei lillà!”<br />

dicono tutti.<br />

12. Adesso non ci sono<br />

rimaste più nuvole e il<br />

cielo sopra Berlino è<br />

sereno.<br />

295


296<br />

Ezio osserva:<br />

Tu non pensi che a te,<br />

Caro Ciliegio.<br />

Memy lo guarda:<br />

Sai cos’è l’amicizia?<br />

Lui è un amico.<br />

Un grande cuore<br />

ha lo spazio per tutti<br />

Ortensia lo sa.<br />

Ciliegio pensa:<br />

Siamo tutti insieme!<br />

Andiamo oltre.


IL PROCESSO<br />

Erano arrivati a Schwerin di notte, c’era la pioggia e nessuno<br />

per le strade. A Kavafato non piaceva per niente. Errici, al<br />

volante del camper, cercava di convincerlo che non era poi<br />

tanto male. Giulini e Michelina Nonmivà riposavano. Il prof<br />

Genè, insieme a Coriandolini e De Roverellis, cercava la<br />

strada che li avrebbe portati fuori da quel posto, ma per<br />

adesso giravano in tondo, per le vie della città. Allorici e<br />

Caiottolo guardavano fuori dal finestrino.<br />

…Allorici e Caiottolo guardavano fuori dal finestrino…<br />

Poi Giulini si svegliò, per via di una buca che Errici aveva<br />

preso:<br />

“Fermiamoci qui”, disse, con un tono strano.<br />

“Qui?” trasecolò Kavafato. “Giulini, ma che dici, in<br />

297


piazza??”<br />

“Perché no? Non c’è nessuno”: a tratti sembrava che<br />

scherzasse. Ma a tratti no: “Domani mattina tanto andiamo<br />

via. Oppure”, continuò, sempre senza che si capisse se<br />

faceva sul serio o no, “se ci piace, possiamo rimanere. Il<br />

diritto internazionale ce lo permette, no?” disse, strizzando<br />

l’occhio a Caiottolo.<br />

Lui la prese sul serio:<br />

“Il diritto internazionale? Non mi sembra proprio che esista<br />

una norma che preveda la facoltà di campeggiare sulla<br />

piazza centrale di ogni luogo. Prof, lei che dice?”<br />

Ma il prof taceva. Immerso nelle mappe, non sembrava<br />

interessato alla loro conversazione.<br />

“La norma non c’è?”, riprese Giulini. “Non c’è una norma<br />

che consenta a chiunque si senta attratto da una terra, dopo<br />

un lungo viaggio, di sostarvi? Di godersi il meritato riposo?<br />

E poi, il prof ce l’aveva promessa, una sosta”.<br />

“Ma nella piazza principale sembra più un’occupazione<br />

della città che una sosta”, puntualizzò Allorici. “E poi non<br />

mi risulta che il prof ci abbia fatto alcuna promessa”.<br />

“Che c’entra, Allorici”, intervenne Coriandolini, “anche se<br />

l’avesse fatta, questo non ci legittimerebbe comunque a<br />

piazzarci a casa degli altri”.<br />

“Perché no?”, insistette Giulini. Poi, sempre con quel tono<br />

strano “Le leggi le fanno gli uomini. Se una legge non c’è,<br />

beh, allora creiamola ad hoc.”<br />

“Io non continuo questa conversazione”, disse fermo<br />

Coriadolini.<br />

Caiottolo volteggiò nell’aria della sera umida di Schwerin,<br />

noncurante della pioggia e Giulini, suo malgrado, dovette<br />

seguirlo.<br />

Suo malgrado perché, in fin dei conti, lei non credeva che i<br />

suoi compagni l’avrebbero presa tanto sul serio: si<br />

conoscevano da anni, e ogni volta che lei cominciava a<br />

insistere, a sostenere la sua ragione nonostante tutti gli altri<br />

298


le dicessero che non era così, puntualmente la faccenda<br />

cadeva nel vuoto, e così finiva col dire, che ce l’avevano<br />

tutti con lei.<br />

Ma stasera no.<br />

“Che succede? Perché mi hanno dato tanto spago? Non<br />

volevo mica campeggiarci sul serio al centro di Schwerin.<br />

Certo, non avevo più voglia di andare errando per queste<br />

terre e Schwerin mi ha ricordato casa mia ma, insomma, lo<br />

sapevo da me che fermarsi lì avrebbe solo rallentato il<br />

viaggio. Dove siamo, Caiottolo?”, disse riemergendo dai<br />

suoi pensieri.<br />

…Caiottolo volteggiò nell’aria della sera umida di Schwerin,<br />

noncurante della pioggia e Giulini, suo malgrado, dovette seguirlo…<br />

299


“Siamo nella Sala delle Udienze, allo Schweriner Schloss”,<br />

rispose quello, che si era strasformato nel suo avvocato.<br />

Infatti la sala era arredata in modo tale che non v’erano<br />

dubbi: si trovavano in un’aula di tribunale. La domanda<br />

giusta sarebbe stata, allora, perché si trovavano lì.<br />

Caiottolo, seduto accanto a lei, tacque.<br />

Alla sua sinistra, in un altro banchetto, stava Allorici, che<br />

sfogliava un dossier, il pubblico ministero, l’Accusa.<br />

Di fronte sedeva una figura ma, per quanto si impegnasse,<br />

non riusciva a vedere chiaramente il volto di colui che era il<br />

giudice di quel… quel … processo.<br />

“Perché siamo qui, Caiottolo?, rettificò allora Giulini.<br />

300<br />

…Di fronte sedeva una figura ma, per quanto si impegnasse, non<br />

riusciva a vedere chiaramente il volto…


“Corretto”, confermò il giudice e quella voce non le giunse<br />

nuova: “Siamo qui affinché si chiarisca la tua posizione<br />

rispetto agli abitanti di Schwerin: essi sono stati lesi nel loro<br />

diritto alla sicurezza ideale del territorio”.<br />

“Io non ho fatto proprio niente!” esclamò Giulini. “E poi<br />

anche gli altri erano d’accordo con me. Intanto mi ci hanno<br />

portato loro, lì, e… e… poi non si sono opposti alla mia<br />

idea, anzi mi hanno presa sul serio”, farfugliò.<br />

“Silenzio!”, il giudice la zittì. “Ci sono dei testimoni”,<br />

affermò poi.<br />

Si aprì la porta ed entrò Kavafato.<br />

“Eravate d’accordo con Giulini?”, chiese il giudice al nuovo<br />

arrivato.<br />

“No”, rispose quello.<br />

“Ma qualcuno disse a Giulini che la sua idea di dormire in<br />

piazza era una follia?”, intervenne Caiottolo.<br />

“Non così esplicitamente. Solo Coriandolini era stato fermo<br />

sul punto”.<br />

“Lui da solo però”, osservò il giudice.<br />

“Sì”, confermò Kavafato, “gli altri cercavano di ragionarci,<br />

ma nessuno sembrava opporsi del tutto. Mi sembra si<br />

cercasse qualche norma che legittimasse il campeggio nel<br />

centro città, il diritto internazionale…”<br />

“Lei che ne pensava?”, gli chiese Allorici.<br />

“Mi sembrava una cosa irragionevole, ma se agli altri stava<br />

bene…”<br />

Uscì dall’aula, guardando Giulini che non riusciva ancora a<br />

credere a quel che stava accadendo: la processavano per<br />

abuso al territorio altrui. Ma lei aveva solo detto la prima<br />

cosa che le passava per la mente. Era lei la vittima, non gli<br />

abitanti di Schwerin.<br />

“Il prossimo”, disse il giudice.<br />

Entrò Errici. Se ne stava leggermente curvo in avanti e<br />

Giulini sapeva che non era un buon segno: Errici assumeva<br />

301


quella posizione solo quando qualcosa di ben preciso gli<br />

apriva il corpo energetico: il senso di colpa.<br />

“Allora”, iniziò Allorici, “cosa pensò della proposta di<br />

Giulini di campeggiare in piazza?”<br />

“La trovai un’assurdità, come ha detto Kavafato, ma pensai<br />

che in qualche modo fosse colpa mia: avevo tanto<br />

magnificato quella cittadina che forse, mi son detto, Giulini<br />

adesso vuole rimanere qui perché io ho creato una formapensiero<br />

così tenace che lei ci è finita dentro a sua insaputa”.<br />

“Ma”, interloquì il giudice, “lei, Errici, conosce un’infinità<br />

di modi per pulire l’inconscio collettivo”.<br />

302<br />

…Errici assumeva quella posizione solo quando qualcosa di ben<br />

preciso gli apriva il corpo energetico…


“Sì, però in quel momento il senso di colpa era così forte che<br />

ho provato solo vergogna di me stesso e questo deve aver<br />

ulteriormente compromesso il mio livello di consapevolezza<br />

perché, poi, volevo andare da un’altra parte, non ad aiutare<br />

Giulini a venirne fuori”.<br />

“Chi c’è adesso?” chiese il giudice, mentre Errici,<br />

congedato, si allontanava dall’aula a capo basso.<br />

“Michelina Nonmiva!”, chiamò Allorici, stentoreo.<br />

La ragazza si sedette al banchetto dei testimoni:<br />

“Io mi sentivo in colpa perché, in classe, quando Giulini<br />

parla, non la ascolto mai. Allora, mi son detta, via, diamole<br />

retta, tanto, per una volta, che sarà mai? E poi, è giusto darle<br />

una specie di compenso morale per tutto quel che le ho fatto<br />

passare in questi anni”.<br />

“C’è qualcun altro?”, chiese il giudice, che adesso s’era fatto<br />

un’idea precisa della situazione.<br />

“Sì, il professor Genè”, rispose Caiottolo.<br />

“Lei doveva vigilare sulla classe”, lo apostrofò subito:<br />

“Perché Giulini stava per prendere il sopravvento?”<br />

“Era una soluzione per il momento”, disse quello, con tono<br />

di scusa. “Nel frattempo avrei studiato le mappe e li avrei<br />

condotti fuori di lì a breve. Li avevo cacciati io in quella<br />

situazione: una loro proposta di sostare non mi sembrava<br />

inverosimile, magari non in piazza, magari senza tende, in<br />

camper e solo per qualche ora…”<br />

“Ma lei non disse niente di tutto ciò, lei tacque”, puntualizzò<br />

Caiottolo. “La classe ha interpretato il suo silenzio come<br />

l’assenso al proposito dell’imputata”.<br />

Quindi Giulini guardò Caiottolo e questi fu solenne:<br />

“Chiamo Giulini a testimoniare”.<br />

Lei si alzò e prese posto al banco dei testimoni. Quindi<br />

l’avvocato le chiese:<br />

“Può spiegarci come le venne in mente un’idea del genere?”<br />

303


“Un’ombra”, rispose la ragazza, spiazzando gli astanti. “Mi<br />

sembra che un’ambigua ombra fosse interessata a che io<br />

insistessi, ma cosa l’avesse attirata non lo so. Il luogo stesso,<br />

probabilmente, o la mia ambivalenza: volevo fare la<br />

spiritosa, poi quell’ombra mi ha preso la mano e non<br />

riuscivo più a fermarmi. Parlavo di leggi, di diritto<br />

internazionale, ma non ero io a dire quelle cose, ad insistere<br />

per campeggiare nel centro di una città”.<br />

“E adesso cosa pensa di quel che è accaduto?”<br />

“Mi sembra assurdo. Dovevamo andare via di là, subito”.<br />

“Per me può bastare”, disse il giudice, che Giulini non era<br />

riuscita a riconoscere. Eppure quei lineamenti le ricordavano<br />

qualcuno.<br />

“Mi ritiro per deliberare”.<br />

La Corte uscì e la classe al completo rientrò, per la sentenza.<br />

304<br />

…La Corte uscì e la classe al completo rientrò, per la sentenza…


Il giudice stette via poco tempo. Poi si udirono i suoi passi<br />

ed infine la sua voce:<br />

“In qualità di Presidente di questo Speciale Tribunale, ho<br />

indicazioni, e non condanne, per ciascuno di coloro che<br />

hanno sfilato davanti a me:<br />

Kavafato, ascolta la voce delle Guide.<br />

Errici, nulla è per sempre, neppure i pesanti fardelli.<br />

Michelina Nonmiva, vale anche per te.<br />

Il tempo trasforma ogni cosa, perché le colpe dovrebbero<br />

sottrarsi a questa legge dell’Universo? Perché ci dovrebbe<br />

volere tanto tempo ad ammortizzare una colpa?<br />

Avete mai sentito parlare del Signor Micawber? No? Allora<br />

leggete o ascoltate l’audiolibro del Davide Copperfield.<br />

Prof. Genè, dia voce alle sue amletiche perplessità. Poi, un<br />

giorno, non avrà che una sola voce da ascoltare e quella la<br />

condurrà diritto fuori dal labirinto, senza esitazioni.<br />

Infine: Giulini, per lei ho solo da mostrarle chi sono,<br />

affinché ella sappia quanto creativo possa essere il suo<br />

pensiero. Aggiungo solo che il pensiero va orientato,<br />

altrimenti come farà a scegliere in che direzione andare,<br />

piuttosto che permettere alle ombre evocate da pensieri<br />

confusi di prendere il sopravvento?”<br />

Detto questo si fece sotto un faro che stava proprio lì, nei<br />

paraggi, e la luce illuminò il volto del giudice: era Francy!<br />

Giulini trasalì e si svegliò di colpo: era in camper, Errici alla<br />

guida, Kavafato a fianco. Michelina Nonmiva dormiva. Sul<br />

camper davanti il prof, De Roverellis e Coriandolini<br />

cercavano la superstrada verso Berlino, che li avrebbe<br />

condotti fuori dalla Germania.<br />

305


“Andiamo via di qui”, disse.<br />

“Guardate!” esclamò Errici proprio in quel momento, “il<br />

cartello indica Berlino! Ce l’abbiamo fatta, abbiamo trovato<br />

306<br />

…e la luce illuminò il volto del giudice: era Francy!...<br />

la strada!”<br />

“E bravo il prof”, approvò Kavafato.<br />

Giulini sorrise. La pioggia cadeva diritta sulla strada. Dalla<br />

cuccetta posteriore, nella quale si trovava, vide l’asfalto farsi<br />

brillante, come un corridoio di luce che si tracciava al loro<br />

passaggio.


Andiamo via di qua, ripeté piano, solo per se stessa, e quella<br />

scia luminosa si levò verso il cielo.<br />

La notte correva verso sud, veloce.<br />

…Dalla cuccetta posteriore, nella quale si trovava, vide l’asfalto farsi<br />

brillante, come un corridoio di luce che si tracciava al loro passaggio...<br />

307


308<br />

Pomeriggio:<br />

da Dresda a Cesky Krumlov<br />

NUVOLE SENZA OMBRE<br />

Dresda….. Gli occhi di Francy scorrono sulle cupole dorate<br />

che vede fuori dal finestrino. Che peccato che abbia così<br />

sonno: le piacerebbe osservare bene la città, le piacerebbe<br />

carpire i suoi segreti, intuire l’energia che scorre nelle sue<br />

vie, le piacerebbe poi raccontarla, o scriverla. In una storia,<br />

magari…..<br />

“Finalmente! Sai che devi lasciarti andare al sonno, specie<br />

quando arriva così, inaspettato, a metà giornata!” Tata Rosa,<br />

di fronte a lei, la rimprovera con dolcezza, ma con la<br />

fermezza che solo le tate hanno, specie quando si parla di<br />

sonno. Accanto a Tata Rosa, Maestro Alloro la guarda,<br />

incuriosito: “E’ questa l’allieva artista?”<br />

…Accanto a Tata Rosa, Maestro Alloro la guarda, incuriosito…<br />

“Sì.” Gli risponde Rosa. “Vuole imparare a raccontare<br />

favole, e, siccome le favole riguardano i bambini, sono qui


anche io in veste di educatrice.”<br />

“Dunque, Francy, comincia: siamo qui per aiutarti..” La<br />

invita Alloro.<br />

Nella città di Dresda viveva un bambino di nome<br />

Coriandolo. Il suo più grande desiderio era quello di<br />

diventare un artista, e, per questo motivo, tutte le mattine di<br />

buon’ora andava a lavorare nel negozio del maestro pittore<br />

della città. Il nome di quel bambino, vedete, era stato scelto<br />

dai suoi genitori perché avrebbero voluto vederlo sempre<br />

ridere, come a Carnevale: e in effetti Coriandolo sorrideva<br />

sempre, sereno e beato, a volte rideva, anche, ma non<br />

piangeva mai.<br />

“Bene”, direte voi, “meglio per lui!” Ma il pittore non era<br />

di questo parere: “L’arte.” lui diceva,” ha bisogno di<br />

passione, di sofferenza: solo così si possono toccare le<br />

viscere delle persone..”<br />

…andava a lavorare nella bottega del maestro…<br />

309


“Viscere?” Dice Rosa. “Parola troppo difficile per i bambini<br />

che devono ascoltare. E poi, se mi permetti, hai già un piano<br />

del racconto? O stai andando così, a braccio? Non vorrei che<br />

ci fossero finali del genere “e così imparò la lezione…”.<br />

Ricorda che una favola deve sempre insegnare qualcosa, e<br />

che chi la ascolta, alla fine, deve sentirsi più forte e più<br />

completo…”<br />

“Ma questa è didattica, non è arte!” Interviene Alloro. “E’<br />

l’arte che fa crescere, non la pedagogia! Se vuoi un<br />

consiglio,” continua senza aspettare la risposta di Francy,<br />

“aggiungi qualche descrizione lirica, magari qualche cielo...”<br />

Dunque, il mastro pittore insegnava a Coriandolo a<br />

dipingere cieli, e disponeva di fronte a lui, sulla tavolozza,<br />

tutte le sfumature di ombre. Ma i piccoli cirri che<br />

Coriandolo disponeva sulla tela erano bianco latte, e la luce<br />

rosata che il suo pennello aggiungeva, tracciando curve<br />

morbide come bocche sorridenti, ispirava pace a chiunque<br />

la guardava. “Più ombra, più ombra!” Lo esortava mastro<br />

pittore, e il pennello, intinto di grigio, non riusciva a toccare<br />

la tela che in piccoli punti, facendo diventare le nuvole già<br />

dipinte, con le loro bocche sorridenti, tanti smiles, uno<br />

infilato dietro l’altro.<br />

Ma i cieli di Dresda certo non sono così, lo potete vedere<br />

voi stessi, guardando quegli otri minacciosi che si gonfiano<br />

sopra le vostre teste, quando camminate sulle strade selciate<br />

e lucide della pioggia notturna, e le campane della città vi<br />

avvertono di temporali imminenti…<br />

“Bene, eccola la tua lirica!” La interrompe di nuovo Rosa,<br />

rivolta ad Alloro.”La mia sarà anche didattica, o pedagogia,<br />

ma la tua è solo retorica! L’arte è un’altra cosa…Dài,<br />

Francy, continua pure, scusa l’interruzione….”<br />

Ma Francy le risponde, alzando la voce: “Non posso<br />

continuare così! Se sia didattica o no non lo so, ma certo non<br />

è arte, perché non mi sto divertendo affatto! E quindi è<br />

meglio che smetta!”<br />

310


… facendo diventare le nuvole già dipinte, con le loro bocche<br />

sorridenti, tanti smiles…<br />

Francy incrocia le braccia e, la bocca incollata, guarda<br />

risentita Rosa e Alloro. Un lungo, lunghissimo silenzio,<br />

rotto, infine, da una voce che proviene d dietro le sue spalle:<br />

“Cosa succede qui? E’ tutto buio, non c’è più niente! Le mie<br />

tele, la mia tavolozza, colori e pennelli, dove sono spariti? E<br />

dov’è la bottega del pittore? E i cieli di Dresda?”<br />

“Coriandolo!” Francy riconosce subito la sua voce, è proprio<br />

come se l’era immaginata: fresca, sorridente, allegra anche<br />

nelle difficoltà….<br />

Buio, ombra, e vuoto aumentavano intorno a lui. Qualsiasi<br />

fosse la catastrofe che lo aveva travolto, Coriandolo sapeva<br />

solo che il suo mondo stava svanendo: la bottega del pittore,<br />

le strade e le chiese di Dresda, i giocattoli di legno che i<br />

suoi genitori gli avevano donato, perfino i ricordi delle<br />

favole che gli raccontavano. Tutto scomparve, tutto, tranne<br />

un’unica lacrima che il suo occhio destro aveva prodotto<br />

(perché il sinistro proprio non ce la faceva a piangere, e<br />

continuava a sorridere).<br />

Coriandolo raccolse quell’unica lacrima sul dito, e cominciò<br />

a giocare. “Io ero un re, il re del sorriso, e tu la mia regina, la<br />

regina delle lacrime. Il nostro mondo era fatto di montagne e<br />

di valli.<br />

311


312<br />

…Coriandolo sapeva solo che il suo mondo stava svanendo…<br />

La valle delle lacrime era il posto dove andava ad abitare<br />

chi voleva piangere un po’, il monte del sorriso invece era<br />

una stazione di villeggiatura, dove si andava in vacanza per<br />

rilassarsi. E, per farlo, era facile, bastava prendere la<br />

funicolare che costava solo un soldo. Un giorno…” Ma,<br />

mentre Coriandolo parla, ecco che la lacrima che aveva sul<br />

dito diventa grande, e luminosa, non più liquida, ma di una<br />

materia sottile, umida e brillante, che danza davanti ai suoi<br />

occhi.<br />

“Chi sei? Che succede?” chiede Coriandolo. “Sono Stilla,<br />

una tua aiutante invisibile,” le risponde quella con voce<br />

cristallina, “e sono al tuo servizio, giacchè mi hai appena<br />

fatto nascere”.<br />

“Al mio servizio, dici? Dunque, ti prego, aiutami a diventare<br />

un artista: è il sogno della mia vita..”<br />

“Un artista?” Gli risponde Stilla. “Ma lo sei già!<br />

Altrimenti, come avresti potuto creare in così poco tempo un<br />

intero mondo, con valli, monti , e persone, e per di più la<br />

sottoscritta?


… a lacrima che aveva sul dito diventa grande e luminosa…<br />

Ma, proprio per farti capire che non sto accampando scuse<br />

per non lavorare, ecco qua un aiuto per te:<br />

Scorre il pennello<br />

tra spazi e colori<br />

e molte forme.<br />

“Che bello! L’ho fatto io?” Esclama Francy, nel sentire il<br />

suono dell’haiku che ha appena pronunciato.<br />

“Be’, andiamoci piano,” le dice Alloro “l’ha fatto Stilla. Tu<br />

l’hai solo lasciato arrivare fino a te”<br />

“E questa , mia cara, è arte.” Aggiunge Rosa.<br />

Queste parole risuonano così forti nel cuore di Francy che il<br />

suo sonno, per la felicità, diventa leggero leggero, e fra<br />

poco, lo sente anche lei, si sveglierà del tutto.<br />

Ma “Eh no!” una voce le arriva da qualche parte, “Non puoi<br />

lasciarmi così a mezzo!” le dice Coriandolo. “D’accordo,<br />

Stilla mi ha detto che sono un artista, ma qui, anche se<br />

recupero il mondo di questo racconto, nella migliore delle<br />

313


ipotesi passerò il resto della mia vita a bottega, a disegnare<br />

su ordinazione…Non è vita da artista, questa….” Francy si<br />

guarda intorno e non vede né Rosa né Alloro. Il sonno,<br />

insieme alle parole di Coriandolo, svanisce.<br />

314<br />

… Francy afferra carta e penna e…<br />

Seduta, ad occhi bene aperti, senza aspettare di riordinare i<br />

ricordi confusi del sogno, Francy afferra carta e penna<br />

e….”Solo un attimo di concentrazione.”, pensa. E dentro la<br />

sua testa si formano tre versi:<br />

Scorre la penna<br />

fra silenzi e parole<br />

in una danza.<br />

Poi, scrive. Scrive di un giovane artista di Dresda che,<br />

nonostante la città sia sotto bombardamento, si chiude in<br />

casa, incurante degli allarmi che lo invitano al rifugio, o<br />

delle bombe che cadono intorno a lui. In casa, coi suoi<br />

colori, inizia a dipingere, instancabile, per ore e giorni: cieli,


nuvole, soli, e paesi, fiori e ruscelli, onde e vulcani, voli di<br />

uccelli e corse di bambini, madonne e angeli, e di nuovo<br />

nuvole, e pioggia. Pioggia, pioggia, e poi sole. Una mattina<br />

il silenzio lo riscuote come da un lungo sonno, e apre le<br />

finestre di casa. Fuori, davanti a lui, la città distrutta, deserta,<br />

ma lì, sul balcone, sulle foglie del suo geranio, una stilla di<br />

rugiada riflette i primi raggi dell’alba.<br />

“A te, che hai creato il mio mondo:” dice l’artista, “grazie.”<br />

… una stilla di rugiada riflette i primi raggi dell’alba…<br />

315


1. La nebbia sale dal<br />

lago.<br />

3. Ginepro le mostra un<br />

fiore.<br />

5. “Fai crescere i tuoi<br />

semi e ci riuscirai”<br />

316<br />

LA NEBBIA<br />

2. Roverella dice a<br />

Ginepro: “Non riesco a<br />

muovermi”<br />

4. “Era solo un seme” le<br />

dice “ed ora guarda<br />

cos'è diventato”<br />

6. Roverella pensa a<br />

quando vola tra le<br />

nuvole


7. “Con la nebbia non è<br />

poi molto diverso” dice.<br />

9. Manu usa la nebbia<br />

per pulire il campeggio.<br />

11. Ginepro indica il<br />

posto dove fermarsi per<br />

la notte.<br />

8. Ivan accende i fari:<br />

“ora si vede meglio” dice.<br />

10. Enrica scrive frasi su<br />

cielo e nebbia.<br />

12. Roverella saluta gli<br />

alberi di Cesky Krumlov.<br />

317


318<br />

Per Cezky Krumlov:<br />

nuvole e Germania<br />

e Carolina<br />

Silvia sta sveglia:<br />

si sciolgono i nodi,<br />

Addio a Schwerin.<br />

Luce su Dresda!<br />

Curerà le ferite<br />

pensa Ortensia<br />

Berlino splende<br />

in onore di Regine<br />

sotto la pioggia.<br />

Ciliegio sogna<br />

di bagnarsi i piedi<br />

in riva all’Elba.<br />

Luca propone:<br />

Sogniamo insieme, dai!<br />

Andiamo oltre!


TABELLE DI MARCIA<br />

“Eccoci Driade, siamo tutt’orecchi!”Scattanti e svelti come<br />

sempre, Spillo, Caiottolo e Verbena raggiungono il luogo<br />

dal quale hanno ricevuto il richiamo. Tutti e tre hanno<br />

compreso che la situazione è alquanto delicata e che la loro<br />

destrezza può rendersi molto utile in questo contesto.<br />

Driade non si fa attendere: “L’area geografica che stanno<br />

per attraversare i giardinieri con i loro camper, come avete<br />

già avuto modo di vedere, offre alcuni ostacoli, il che vi<br />

offre l’occasione per un’esercitazione pratica.”<br />

Poi lo sguardo di Driade si posa su Ezio, che è al volante.<br />

…Spillo, Caiottolo e Verbena raggiungono il luogo dal quale hanno<br />

ricevuto il richiamo…<br />

319


Caiottolo, guardando attentamente il suo corpo energetico,<br />

domanda:<br />

“Ma perché non chiede un cambio alla guida? In questo<br />

momento ha difficoltà a mantenersi centrato, gli<br />

occorrerebbe un po’ di riposo!”<br />

“Già,” concorda Verbena, “in quelle condizioni un cambio<br />

di autista sarebbe un bene per tutti!”<br />

“Perché vuole continuare a tutti i costi? Per una forma di<br />

rigidità?” Domanda Spillo.<br />

“Semplicemente perché quella è una strada come un’altra”,<br />

Driade risponde agli sguardi dubbiosi dei tre aiutatori<br />

invisibili dei giardinieri: “Ci sono anime che intendono<br />

sperimentare vie che altri appaiono complesse, ma è nel<br />

loro pieno diritto intraprenderle. Così per Ezio domandare<br />

il cambio alla guida in anticipo rispetto alla tabella di<br />

marcia sarebbe una strada troppo complessa rispetto<br />

all’ipotesi di completare il suo turno di guida” precisa<br />

Driade.<br />

320<br />

…Caiottolo, guardando attentamente il suo corpo energetico…


“In queste zone, piuttosto, ci sono alcuni varchi nel tessuto<br />

spazio-temporale, che permettono il passaggio di infestanti<br />

interferenze, come ci narrano racconti, miti e leggende<br />

locali, e che, come sapete, spesso corrispondono a verità.<br />

Quindi ecco l’occasione per l’esercitazione di cui vi<br />

parlavo: state molto attenti e rimanente in copertura di<br />

Ezio che, in quanto guidatore, è piuttosto esposto ad esse.”<br />

Spillo, Caiottolo e Verbena annuiscono.<br />

Di colpo Aulente si presenta di fronte alla fresca<br />

compagine:<br />

“Cari amici, se di Avventura si parla, permettetemi di<br />

prendere parte all’esercitazione.” Lo spirito di natura<br />

danese si prostra di fronte alla luce di Driade e dei suoi<br />

alleati.<br />

“Ve lo domando per poter incontrare nuovi orizzonti. Ho<br />

visto quanto posso apprendere da situazioni come queste.<br />

Credo che il mio compito qui sia quello di imparare il più<br />

possibile da voi, in modo che poi possa mettere a<br />

disposizione il mio sapere e la mia esperienza nelle terre<br />

dove sono nato e cresciuto.<br />

Se comunque crederete che per me e per voi sia meglio che<br />

io non partecipi, allora non esiterò a farmi subito da parte.”<br />

…quando ecco che di colpo Aulente giunge di fronte alla fresca<br />

compagine…<br />

321


Sono sguardi di intesa quelli che si scambiano gli astanti,<br />

concretizzandosi in calde parole che accolgono il<br />

principino:<br />

“Sei il benvenuto, Aulente!”, approva Driade, che non<br />

manca di far osservare al nuovo arrivato:<br />

“È bene che tu tenga a mente alcune indicazioni, alle quali<br />

dovrai prestare molta attenzione: di qui a poco, tu e i tuoi<br />

nuovi compagni di ventura sarete sottoposti a varie e<br />

diverse offensive da parte delle forze oscure che infestano<br />

questa zona.<br />

Tu sei nuovo a questo tipo di azioni, quindi ricorda che per<br />

meglio avventurarsi, per meglio esplorare il nuovo e<br />

compiere il proprio servizio occorrono sempre accortezza e<br />

affidamento, prontezza ed umiltà”.<br />

Così dicendo Driade se ne va, richiamata da altri incarichi ,<br />

e saluta il gruppo, che subito si affianca ad Ezio, per<br />

sostenerlo.<br />

All’istante Spillo vola verso Aulente, compattando le fila<br />

del gruppo. Aulente sorride e, in men che non si dica, la<br />

squadra è pronta a confrontarsi con le ombre che stanno per<br />

minacciare la missione dei giardinieri.<br />

“Stiamo pronti”: Caiottolo posiziona il suo scudo di fronte<br />

al corpo energetico di Ezio quando, vicino alla zona Sud di<br />

Praga, in prossimità dei cippi dell’antica città, i pericolosi<br />

varchi spazio – dimensionali preannunciati da Driade si<br />

aprono di fronte ai loro occhi. La sceneggiatura cambia di<br />

colpo, si fa presto buia e tempestosa.<br />

“Sono trucchi, ascoltiamo invece il nostro respiro e<br />

lasciamo che la luce che sempre ci guida possa passare<br />

attraverso di noi”, osserva Verbena, forte della sua capacità<br />

di vedere oltre le apparenze, molto utile per anticipare e<br />

contrastare l’imminente attacco da parte delle forze oscure<br />

che sgorgano dai varchi.<br />

Spillo afferra il suo pungitopo. Aulente, nel cui cuore<br />

ancora rimbombano chiaramente le preziose indicazioni di<br />

322


Driade, segue l’esempio del suo amico, e si mette in<br />

…Caiottolo posiziona il suo scudo di fronte<br />

al corpo energetico di Ezio…<br />

guardia, affiancandolo.<br />

I quattro sono pronti a contrastare il pericolo con acute<br />

percezioni, con attente difese, con vivaci brillii e colpi di<br />

spada efficaci.<br />

L’attacco è fugace, e viene presto sbaragliato.<br />

“VIA, VIA!” le ombre , di fronte a tanto bagliore, fuggono<br />

veloci.<br />

I varchi di colpo si richiudono e si ricoprono di foglie, di<br />

fiori e di fresca rugiada: il camper è ora al sicuro e anche le<br />

terre che sta attraversando.<br />

Ezio sente che è bene andare a riposare, una calda voce che<br />

ora può udire glielo dice. Si dirige così verso l’accogliente<br />

cuccetta, confortevole giaciglio che assume la forma di un<br />

323


morbido lettino dondolante. Ezio distende il suo corpo<br />

provato dalla lunga sfacchinata al volante e chiude gli<br />

occhi. Tenui note sostenute da un ritmo delicato lo cullano e<br />

lo accarezzano. Prima di addormentarsi, promette a se<br />

stesso:<br />

“La prossima volta chiederò il cambio alla guida non<br />

appena ne sentirò l’esigenza. Garantito!”<br />

324<br />

…I varchi di colpo si richiudono e si ricoprono di foglie…


UN LUNGO VIAGGIO<br />

Kavafato era seduto sull’autobus che lo conduceva, con la<br />

sua classe, da Schwerin a Cesky Krumlov.<br />

“Descrivete il viaggio in dieci aggettivi”, gli venne in mente<br />

il solito compito in classe, e propose a Michelina Nonmivà<br />

di giocare con lui. Poi pensò a cosa avrebbe scritto:<br />

Lungo<br />

Scomodo<br />

Noioso<br />

Ma non finisce mai (non era certo un aggettivo, e poi era<br />

troppo simile al primo, come idea. Però pensò che<br />

rifletteva con precisione la sua sensazione e che avrebbe<br />

potuto valergli un mezzo voto in più – al prof piaceva<br />

quando descrivano quel che sentivano, e così non lo<br />

avrebbe cancellato – se Kavafato faceva un pensiero, lo<br />

faceva nei dettagli).<br />

…Kavafato era seduto sull’autobus che lo conduceva, con la sua<br />

classe, da Schwerin a Cesky Krumlov…<br />

325


“Uffa, ma proprio a me doveva capitare un compito del<br />

genere”, sbottò, dimenticandosi che il gioco l’aveva<br />

inventato lui. In quel momento sollevò la testa e incontrò lo<br />

sguardo del Lanuccini, per un istante. E quell’istante bastò a<br />

riconnetterlo al presente.<br />

Il compagno volse quasi subito gli occhi fuori dal finestrino,<br />

preso a leggere i cartelli stradali e allora anche lui guardò<br />

fuori.<br />

E ne rimase entusiasta.<br />

L’aveva sempre considerato scuola, questo viaggio, anche se<br />

era una gita, e non aveva messo in conto la possibilità di<br />

divertirsi. Ma il rischio c’era. Perché il paesaggio era<br />

assolutamente delizioso, quando non era incredibile o<br />

mostruoso: erano passati da Berlino, e poi, lungo l’Elba, per<br />

Dresda che, vista dal finestrino, era sembrata loro grigia e<br />

limacciosa, complice anche qualche nuvola e il traffico.<br />

Allora il Lanuccini aveva intonato una canzoncina, giusto<br />

due note, ma a fischiettarle ti sentivi subito più allegro e<br />

sembrava quasi che il grigio della città potesse sollevarsi<br />

come un velo e rivelare luci e brillantezze sopite:<br />

326<br />

Dresda è così…<br />

Dresda è così…<br />

piena di vita, gioia e poesia<br />

Dresda è così<br />

La classe sapeva, perché viaggiavano preparati - un pallino<br />

del prof - che Dresda era stata pesantemente bombardata alla<br />

fine della seconda guerra mondiale e che, dato il massiccio<br />

impatto che l’intervento militare aveva avuto sulla<br />

popolazione civile, l’evento era stato considerato un vero e<br />

proprio crimine di guerra, anche da coloro che non<br />

avvaloravano le tesi del genocidio.


Finita la guerra, Dresda era stata ricostruita da capo,<br />

cercando di restituirle il suo antico splendore, ma<br />

quell’alone scuro dello sgomento sembrava essere rimasto<br />

sospeso nell’aria, appiccicato alle pareti degli edifici.<br />

Le ruote del bus di Diego er Draive andavano così veloci<br />

che già erano entrati nella Repubblica Ceca: di colpo era<br />

cambiato lo spazio, le dimensioni delle strade, e anche la<br />

sera, che stava arrivando lenta e serena.<br />

La luce del tramonto li aveva accompagnati dal loro ingresso<br />

sino quasi a destinazione, fra i boschi, lungo un grande<br />

fiume che poteva essere già la Moldava, e poi buio.<br />

“Otto ore di viaggio, qualche sosta rapida e adesso qui, a<br />

pochi chilometri da Cesky Krumlov, in un camping buio,<br />

senza una luce”, senza contare Diego er Draive, che non<br />

vedeva l’ora che scendessero tutti immediatamente dal bus:<br />

Michelina Nonmivà non si divertiva molto. Aveva<br />

scarabocchiato qualche aggettivo sul foglio del compito in<br />

classe inventato da Kavafato, giusto per giocare con il<br />

compagno:<br />

1. Scomodo<br />

2. Lungo<br />

3. Sonno (forse non è un aggettivo)<br />

e non aveva nessuna voglia di scendere in mezzo a quella<br />

foresta fredda e buia.<br />

Chiuse gli occhi ed emerse lentamente in un posto che aveva<br />

i contorni di un paesaggio lunare.<br />

C’era un caldo insopportabile e macerie ovunque.<br />

Si rese conto che c’era stato un bombardamento massiccio<br />

da certi crateri al suolo e da una memoria degli avvenimenti<br />

che non le apparteneva ma alla quale poteva attingere come<br />

se fosse una borsetta all’interno della sua mente. Sapeva, ad<br />

esempio, che quella era Dresda, sebbene non l’avesse mai<br />

vista prima d’ora, che erano piovute bombe per quattordici<br />

ore, che tutto era andato distrutto e che quella bella città<br />

d’arte era completamente rasa al suolo.<br />

327


…La luce del tramonto li aveva accompagnati dal loro ingresso sino<br />

quasi a destinazione, fra i boschi…<br />

Stava per cominciare a lamentarsi della sua sorte ma,<br />

s’accorse, poteva ancora contare sulle sue personali memorie<br />

e così le fiorì sulle labbra un fischiettio, giusto due note, che<br />

aveva sentito prima sull’autobus:<br />

328<br />

Dresda è così…<br />

Dresda è così…<br />

piena di vita, gioia e poesia<br />

♫ Dresda è così♫<br />

Doveva essere il Lanuccini che la canticchiava, o Kavafato.<br />

Già, ma dov’erano i suoi compagni?<br />

Nel bel mezzo della desolazione le si fece davanti una figura<br />

che le sembrava proprio un volto noto:


“Memyci! Meno male che ci sei anche tu!”, e poi,<br />

rendendosi conto della stranezza:<br />

“Ma siamo insieme nello stesso sogno?” “Sì, notevolissimo!<br />

Ma come siamo finiti qui?<br />

…Chiuse gli occhi ed emerse lentamente in un posto che aveva i<br />

contorni di un paesaggio lunare…<br />

Vengo da laggiù, dal centro della città, e in quella direzione<br />

è meglio non andare: c’è un vento inquieto, che aumenta i<br />

fumi delle macerie. E poi non sono sicuro che l’attacco sia<br />

finito.<br />

Andiamo via di qui”.<br />

Michelina si strinse nelle spalle e sussurrò, per scaldarsi il<br />

cuore…<br />

329


Dresda è così…<br />

Dresda è così…<br />

Memyci le sorrise:<br />

“Sembra il canto di un uccellino…”, disse, e Michelina battè<br />

le ciglia come un batter d’ali.<br />

Si tirò su di scatto e Diego er Draive fu il primo che vide:<br />

“Allora Michelì, che volemo fà?”<br />

“Ho fatto un sogno”, rispose Michelina, con un’eloquente<br />

espressione sul viso (Perché capitano tutte a me? era il<br />

sottotesto di quella espressione).<br />

In quella Memyci sollevò la testa dal sedile posteriore,<br />

perplesso:<br />

“Anche io ho fatto uno strano sogno, ma forse non era<br />

proprio un sogno”, disse cominciando a dimenticarne la<br />

trama.<br />

Il Lanuccini canticchiava sempre:<br />

Dresda è così…<br />

Dresda è così…<br />

“Sì ecco, eravamo a Dresda!”, esclamò Memyci,<br />

improvvisamente ricordando tutti i particolari del sogno,<br />

Michelina compresa.<br />

Er Draive li guardò:<br />

“Brutto sogno? Sogno strano?”, non si scompose: sembrava<br />

abituato a ben altro.<br />

“Se fà così”, continuò, pratico: “per primo ce se mettono i<br />

colori: verde la terra, azzurro er cielo, poi nun ce se deve<br />

discostà troppo dar colore dell’aria locale, sennò er metodo<br />

de trasformà i brutti i sogni in magnifiche realtà nun<br />

funziona. Com’è che te la immagini ‘sta Dresda, se je levi er<br />

fumo delle bombe, Michelì?”<br />

“Arancione”, rispose lei, abbandonando il volto scontento,<br />

“coi riflessi rossi del sole che si specchia nell’Elba”.<br />

330


“Allora le case e i palazzi li coloramo così. ‘Sto fiume, può<br />

sembrà er Tevere?” chiese ancora.<br />

“E’ più grande ed è più azzurro”, osservò Memyci,<br />

comparando a memoria due immagini che gli sembrava<br />

d’aver visto nella sua vita, ma non ne era certo.<br />

“Sembra più Firenze”, intervenne il Lanuccini, “più l’Arno,<br />

che Roma”.<br />

“Più ggrande, più bblù, più Firenze…Vabbè. Nun c’era quer<br />

ponte che abbiamo attraversato prima? Quello da do’<br />

c’abbiamo visto quer profilo della città… da paura…”<br />

“Sì”, confermò il Lanuccini, “il Loschwitzer Brücke”.<br />

“Quello. Da adesso lo famo blu, una meraviglia lunga 150<br />

metri sospesi per aria tutti bblu, come er cielo…”<br />

“Il Blaue Wunder”, lo battezzò Memyci, utilizzando le sole<br />

due parole di tedesco che conosceva.<br />

“Adesso tutti giù”, fece veloce er Draive, constatando che i<br />

volti dei suoi giovani passeggeri si erano distesi. “Scennete,<br />

che devò annà a dà l’ultima sistematina ar busse prima<br />

della partenza de domani matina, giù in paese”.<br />

La classe scese e si sistemò per la notte nel campeggio di<br />

Cesky Krumlov, ma nessuno sembrava avere sonno.<br />

Poi, un’intensa luce brillò da Nord.<br />

“Norimberga?”, azzardò Memyci.<br />

“No, non è quella la direzione. Vedrai che è Dresda”, disse il<br />

Lanuccini.<br />

Quella notte qualcuno riferì di una curiosa nuvola a forma di<br />

autobus che sorvolava la cittadina tedesca: sembra che<br />

spargesse coriandoli di luce nell’aria, tanto che, dopo il suo<br />

passaggio nei cieli sopra Dresda, tutta la zona appariva più<br />

luminosa che mai.<br />

“Se nun je metti er fissativo”, rise er Draive “i colori dei<br />

sogni mica reggheno”, e, sgommando, continuò il suo giro, a<br />

far brillare i colori di altri sogni ben sognati.<br />

Fu una notte memorabile.<br />

331


332<br />

…Quella notte qualcuno riferì di una curiosa nuvola a forma di<br />

autobus che sorvolava la cittadina tedesca…


333


334<br />

OTTAVO GIORNO:<br />

CESKY KRUMLOV<br />

NEUSCHWANSTEIN


La cittadina medioevale di Český Krumlov è un vero gioiello<br />

ed uno dei primi luoghi, nella Repubblica Ceca, ad essere stato<br />

inserito nell'Elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO:<br />

[http://www.myczechrepublic.com/it/regioni/cesky-krumlov.html]<br />

Notizie su Cesky Krumlov:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/%C4%8Cesk%C3%BD_Krumlov]<br />

Il sito di Cesky Krumlov: [http://www.ceskykrumlov.cz/]<br />

Benvenuti al Castello di Neuschwanstein:<br />

[http://www.neuschwanstein.com/english/index.htm]<br />

Il campeggio di Bannwaldsee:<br />

[http://www.camping-bannwaldsee.de/]<br />

Architettura Neogotica: per neogotico si intende, nella storia<br />

dell'arte occidentale, uno stile che intorno al XIX secolo<br />

reintrodusse le forme dell'architettura gotica. Queste ultime erano<br />

cadute in disuso dopo l'affermazione dello stile rinascimentale:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_neogotica]<br />

Ragione e Sentimento ( Sense and Sensibility): romanzo scritto<br />

da Jane Austen:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Ragione_e_sentimento_%28romanzo<br />

%29]<br />

335


336<br />

Mattina: Cesky Krumlov<br />

MARIONETTE SENZA FILI<br />

Museo delle marionette.<br />

Stilla: Spillo, Spillo…come ti senti?<br />

Spillo: Sì?….Cosa succede?<br />

Stilla: Mi sento come legata…Cioè, sento di non avere la<br />

volontà di muovermi…<br />

Spillo: Guardati, guardami…siamo diventati delle<br />

marionette! Qualche buontempone ci ha trascinati<br />

qui, in questo teatro…<br />

Stilla: Lo dicevo io che era rischioso passare la notte in<br />

quel campeggio nel bosco…<br />

Lanuccia: E io avevo tanta paura lì, a sentire il verso di<br />

quell’uccello notturno…Quanto sono più sicuri i<br />

miei prati aperti, di questi boschi nebbiosi!…Ma<br />

questa, per caso, è terra di vampiri?<br />

…Guardati, guardami…siamo diventati delle marionette!...


Spillo: Non credo, ma i maghi neri ci sono un po’<br />

dappertutto, e forse siamo finiti in qualche voragine<br />

creata da un’intenzione maligna…<br />

Lanuccia: Ma questi fili che abbiamo e che ci fanno<br />

muovere (comincia a saltellare, tirata su dai fili)<br />

siamo sicuri che non li abbiamo sempre avuti?<br />

Potrebbe essere che è sempre stato così, e che solo<br />

ora ne siamo consapevoli…<br />

Spillo: Però! Sarà anche una principiante, ma è molto acuta,<br />

la nostra compagna danese! Io, comunque, mi<br />

sentirei più a mio agio senza fili, e, nell’ipotesi che<br />

dietro tutto questo ci sia un vampiro o mago nero,<br />

vorrei provare a chiamare qualcuno…<br />

Strada, davanti ad un negozio di alimentari.<br />

Ezio: Ehi, guarda che quantità incredibile di aglio!<br />

Luca ne afferra uno e lo mette nel cestino.<br />

Luca: Non si sa mai.<br />

…Luca ne afferra uno e lo mette nel cestino…<br />

337


338<br />

Museo delle marionette.<br />

Spillo: Spicchio! Cosa ci fai qui? Ragazze, vi presento<br />

Spicchio, potreste definirlo un mio cugino, tanto per<br />

parlare come umani<br />

Spicchio: Buongiorno! Sono stato invitato, mi sembra, e ho<br />

approfittato di due giardinieri e della loro energia,<br />

con cui hanno evocato le virtù della pianta di cui<br />

sono deva: l’aglio, grande protettore e stabilizzatore<br />

dei corpi sottili, oltre che di indole guerriera.<br />

Estrae una spada, con la quale fa capire di essere pronto a<br />

tagliare i fili dei suoi compagni.<br />

…Estrae una spada…<br />

Strada, davanti ad un negozio di marionette<br />

Ezio: A volte mi sembra di essere anche io una marionetta,<br />

con movimenti stereotipati e limitati…<br />

Luca: Sì…e le nostre dipendenze sono i fili a cui siamo


appesi..<br />

Ezio: Esattamente. Ma la domanda è: se noi siamo<br />

marionette, chi è che tiene i fili?<br />

Luca: E anche: cosa succederebbe se riuscissimo a tagliare<br />

i fili?<br />

Ezio: Be’, mi viene in mente la storia della marionetta che<br />

riuscì a tagliare i fili e che poi cadde dal<br />

palcoscenico finendo in mille pezzi…<br />

Luca: Oppure, che diventò un asino e finì nella pancia di<br />

un pescecane, vie non facili come percorsi<br />

evolutivi…<br />

Museo delle marionette.<br />

Spillo: Cosa, cosa? La storia della marionetta che andò in<br />

mille pezzi?<br />

Stilla: Oppure che finì nella pancia di un pescecane?<br />

Lanuccia: O peggio, trasformata in un asino? Le pecore<br />

odiano gli asini!…<br />

Spillo: Fermo lì, Spicchio, aspetta a liberarci, riponi la<br />

spada….Non vorrei che facessimo questa fine. Ma<br />

chi è che ha parlato?<br />

Stilla: Non saprei dire: è facile che qualche muro<br />

dimensionale si sia molto assottigliato. In questi<br />

giorni siamo andati così tante volte avanti e indietro<br />

tra i diversi piani che devono esserci buchi<br />

dappertutto…<br />

Spillo: E’ vero, e ancora aumentano…Basta che qualche<br />

scrittore si metta ad utilizzarci come personaggi che<br />

il suo atto creativo amplifica questi passaggi<br />

naturali…Comunque, chiunque abbia parlato, non è<br />

un cattivo insegnamento: è veramente possibile e<br />

logico che possiamo fare una fine del genere…<br />

Spicchio: Anche se a me hanno raccontato la storia di una<br />

marionetta che si liberò e divenne un uomo…<br />

339


340<br />

Giardino del castello<br />

Ezio: Chi ha parlato? L’ho sentito solo io, dentro la mia<br />

testa, o hai sentito anche tu?<br />

… Giardino del castello…<br />

Luca: Sì, ho sentito…di cose strane ne stanno succedendo<br />

così tante che non ci faccio più caso… Certo, non è<br />

un intervento da poco…Fa pensare che i fili, le<br />

dipendenze, cioè, non siano di per sé né male né<br />

bene. Se li tagliamo potremmo cadere, ma anche<br />

liberarci…<br />

Ezio: Oppure, finire in un altro modo ancora: cioè come<br />

quelle marionette appoggiate sul palcoscenico,<br />

immobili: non rotte, ma neanche vive, come chi,<br />

intraprendendo la via del distacco dal mondo<br />

materiale, finisce per non evolvere ma<br />

semplicemente per mettersi in stand-by…<br />

Luca: Come certi asceti, o certi monaci, per esempio…<br />

Ezio: E dunque: come facciamo a sapere se tagliare quei fili<br />

o meno, cioè quanto lavorare attivamente sulle<br />

nostre dipendenze? Nessuno di noi vuol correre il


ischio di cadere a pezzi o di finire inanimato sul<br />

palcoscenico…<br />

Luca: E’ la strada della retta azione, di difficile<br />

calibratura….<br />

Ezio: Senza contare che non abbiamo risposto alla<br />

domanda su chi sia che muove i fili…<br />

Giunti, passeggiando , dinanzi allo stagno, Ezio estrae la<br />

macchina fotografica, e Luca si mette ad osservare<br />

le ninfee.<br />

…Ezio estrae la macchina fotografica…<br />

Museo delle marionette<br />

Spicchio: Allora, amici miei, li taglio questi fili o no?<br />

Lanuccia: Ma tu, non ti sei visto bene? Cosa pensi di<br />

tagliare, se il tuo burattinaio non te lo permette?<br />

Lanuccia indica i fili che tengono sollevata la sua spada.<br />

Aula di una scuola.<br />

Ezio e Luca sono seduti in un banco , un po’ più in là Spillo<br />

341


342<br />

e Stilla, Spicchio e Lanuccia sono seduti in due<br />

banchi vicini.<br />

Spillo: Che ci facciamo qui?<br />

Stilla: Non so niente: so solo che quando ho visto i fili di<br />

Spicchio , una luce mi ha abbagliato.<br />

Lanuccia: Mi domando perché voi, che siete più grandi di<br />

me, non li avevate visti prima…<br />

…Ezio e Luca sono seduti in un banco…<br />

Spillo: Proprio tu lo chiedi? Eppure dovresti conoscerla,<br />

una famosa fiaba del tuo paese: fu un bambino che<br />

notò che l’Imperatore era nudo…<br />

Spicchio: Ma quei due, in quel banco, chi sono?<br />

Spillo: Sono Esposito e Demarinis, devono aver sbagliato<br />

classe…<br />

Stilla: Ma tanto ormai, mi sa che le nostre classi si sono<br />

mescolate….<br />

Ezio: Io mi sento bene, ora, mi sento libero…Come senza<br />

fili…<br />

Luca: Siamo senza fili!


Spicchio: Hanno ragione! Ed è successo anche a voi!<br />

Stilla: E’ vero, posso essere libera, se voglio!<br />

Entra un Angelo.<br />

…Entra un angelo…<br />

Angelo: Tutti ai vostri posti: prendete il quaderno degli<br />

esercizi e scrivete.<br />

Per Spillo: conoscendo la tua predisposizione ad<br />

affrontare situazioni pericolose, ti addestrerai nella<br />

creazione di terzine: la lettura dell’Inferno di Dante<br />

potrebbe essere un buon esercizio.<br />

343


344<br />

Per Stilla: essendo già pratica nell’arte della<br />

poesia, ti eserciterai a cambiare i tuoi haiku in<br />

movimenti, e ad inserirli in esercizi di acquagym.<br />

Per Lanuccia: dimostri qualche debolezza<br />

nell’affrontare ambienti sconosciuti, dunque<br />

comincerai con i boschi: l’osservazione delle<br />

foglie e della struttura degli alberi è il tuo<br />

esercizio.<br />

Per Spicchio: essendo tu l’ultimo arrivato in questa<br />

classe, occorra che tu impari i fondamentali del<br />

giardinaggio: un soggiorno studio nel parco del<br />

Ventaglio dovrebbe essere sufficiente.<br />

Per Ezio: essendo tu già esperto nell’arte della<br />

fotografia, occorre che ti eserciti a riprodurre la<br />

natura con altri mezzi più complessi: disegno,<br />

scultura, o intaglio del legno, scegli tu…<br />

Per Luca: abbiamo osservato che, come Demarinis,<br />

sei stato oggetto di benevola satira, da parte dei<br />

tuoi compagni, per una certa precisione. Dunque,<br />

occorre che tu ammorbidisca i tuoi movimenti,<br />

esercitandoti in alcune ginnastiche dolci, come il<br />

Tai Chi, e/o praticando l’esercizio del sorriso, col<br />

viso e col corpo…<br />

La campana del castello suona le 12.<br />

Bene, salvati dalla campanella, come si dice…<br />

Alla prossima.<br />

Sipario.<br />

Il teatro girevole del parco del castello fa un giro a ritroso<br />

su se stesso, fermandosi poi davanti ad un gruppo di<br />

uomini, donne, e spiriti di natura, seduti sotto una grande<br />

quercia.


Applausi.<br />

… fermandosi poi di fronte ad un gruppo di uomini, donne, e spiriti di<br />

natura, seduti sotto una grande quercia…<br />

345


346<br />

UN GIARDINO DI SOGNO<br />

1. Nel parco del castello<br />

Ivan accarezza una<br />

rosa<br />

3. Caiottolo gioca con<br />

uno scoiattolo.<br />

5. Driade abbraccia la<br />

quercia.<br />

2. Aulente si fa portare<br />

da una gallinella<br />

d'acqua.<br />

4. Carolina chiude gli<br />

occhi sotto la grande<br />

quercia.<br />

6. Carolina lascia il suo<br />

corpo e vola fra i rami.


7. “Si sta comodi qui”<br />

dice , e si sdraia su un<br />

ramo<br />

9. Ivan la sveglia:<br />

“Vieni, ci aspettano!”<br />

11. “Se ne va senza di<br />

me”<br />

8. Carolina, ai piedi<br />

della quercia, sogna che<br />

sta dormendo.<br />

10. Carolina e Ivan si<br />

allontanano dalla<br />

quercia.<br />

12. “Bene!” aggiunge.<br />

“Così posso giocare un po'<br />

con Aulente e Caiottolo!”<br />

347


348<br />

Una quercia maestra<br />

e faggi rossi nel parco<br />

Claudio riflette<br />

Ma Roverella<br />

comincia a pensare:<br />

Non mi notano<br />

Sta per conto suo<br />

e non chiede aiuto<br />

Osserva Memy<br />

Il suo tormento<br />

potrebbe guarire, sì<br />

Nota Ortensia<br />

Se si fidasse<br />

basterebbe parlarne<br />

Dice Ciliegio<br />

Sotto il cielo<br />

noi siamo in pace<br />

Sorride Francy


SOTTO LA QUERCIA<br />

Il gruppo dei giardinieri si accomoda agiatamente sotto<br />

l’abbraccio di una splendida quercia nel bel giardino di<br />

Cesky Krumlov. Chi semplicemente si riposa sul morbido<br />

manto d’erba, chi invece si giova del forte appoggio<br />

dell’albero accostando la schiena al fusto secolare. Questi<br />

hanno deciso di farsi trattare dai Mastri Elfi che abitano la<br />

quercia.<br />

In supporto a questi ultimi, Ginepro e Coriandolo,<br />

accolgono in cima alla quercia, alcuni giardinieri bisognosi<br />

di cure.<br />

In questo clima di rilassamento, pace e ristoro, c’è chi<br />

appare turbata.<br />

“Sto meglio senza o con? Specchio, avrei bisogno di uno<br />

specchio!” pensa Manuela osservando le cure che via via<br />

alcuni suoi compagni di avventura stanno ricevendo.<br />

…Il gruppo dei giardinieri si accomoda agiatamente sotto l’abbraccio<br />

di una splendida quercia nel bel giardino di Cesky Krumlov…<br />

349


“Se mi faccio trattare gli occhi è anche possibile che non<br />

debba mai più portare gli occhiali. Eppure trovo che mi<br />

diano un’aria così interessante…<br />

Ma che dico!<br />

Sono certo più carina senza, ma con gli occhiali mi sento<br />

più al riparo…Se mi faccio trattare, verranno allo scoperto<br />

un sacco di insicurezze e di nodi da sciogliere, che a volte<br />

sono così pesanti da affrontare….<br />

In fin dei conti, per apparire più carina, basterebbe che mi<br />

mettessi le lenti a contatto….”<br />

Ginepro e Coriandolo dall’alto della quercia osservano<br />

Manuela che tentenna:<br />

“Ancora non si è decisa.” Osserva Coriandolo.<br />

Anche Verbena e Alloro hanno notato il velo opaco che sta<br />

avvolgendo Manuela, per questo si sono diretti<br />

immediatamente nelle sue vicinanze.<br />

…Anche Verbena e Alloro hanno notato il velo opaco che sta<br />

avvolgendo Manuela…<br />

“Manu, Manu! Tu sai bene che la vera grazia e bellezza è la<br />

purezza dell’animo!” Proclamano all’unisono i due spiriti di<br />

natura accorsi in aiuto.<br />

“Dite facile voi!” ribatte la giovane donna il cui campo<br />

aurico è alterato da interferenze.<br />

“Ma tu, Alloro, come rimarresti, se fossi spogliato della tua<br />

tanto amata corona di foglie? Ti sentiresti ancora così<br />

350


importante? E tu, Verbena, come ti sentiresti priva dei petali<br />

colorati che ti contornano? Ti riconosceresti ancora come<br />

fata dei fiori?”<br />

Alloro e Verbena, si guardano l’un l’altro, sorridono ed<br />

ecco che … è un gesto d’assenso, una comunione di<br />

orizzonti.…<br />

“VIA, VIA! “<br />

Con un solo gesto il buon Alloro getta lontano la sua<br />

corona, così lontano da non poterla più scorgere, mentre<br />

una pioggia di petali vellutati vola in cielo. È Verbena, che<br />

cambia pelle: uno dopo l’altro i suoi petali si scollano dalla<br />

sua aura. Ginepro e Coriandolo dalla cima della quercia<br />

rimangono a guardare la scena incantevole. Si rendono<br />

conto che mediante quei gesti ora i loro compagni sono più<br />

liberi, più vibranti.<br />

“Guarda, sono luminosi come non mai!” festeggia<br />

Coriandolo.<br />

“Già, sembra che ora possano volare ancora più in alto! ”<br />

gioisce Ginepro.<br />

I due danzando, accolgono la lieta sorpresa per lo scatto<br />

evolutivo di Alloro e Verbena, quand’ecco che in mezzo<br />

alle nobili fronde della quercia un nuovo paziente raccoglie<br />

la loro attenzione: è Manuela, che ringrazia di cuore<br />

l’esempio che ha appena avuto modo di percepire.<br />

Dal suo viso luminoso sono scomparsi gli occhiali.<br />

…Dal suo viso luminoso, ora sorridente, sono scomparsi gli<br />

occhiali…<br />

351


352<br />

IL FESTIVAL DELLA ROSA<br />

DAI CINQUE PETALI<br />

Kavafis aveva osservato con attenzione Cesky Krumlov: il<br />

centro storico medievale, con le sue viuzze e i ponticelli di<br />

mattoni rossi, il cielo che si incuneava fra le case e ne<br />

illuminava i profili, i negozietti di artigianato locale, l’aria<br />

tersa del sabato mattina fra i rami dei due monumentali faggi<br />

rossi all’interno dei giardini del Castello, la quercia<br />

plurisecolare dalla chioma perfettamente sferica, come un<br />

disegno del Pianeta Terra retto da una robusta corteccia.<br />

I giardini erano molto curati e gli edifici che si ergevano fra i<br />

sentieri di erba fresca e le alte siepi assai interessanti: un<br />

Auditorium rotante, che permetteva di seguire le evoluzioni.<br />

I giardini erano molto curati e gli edifici che si ergevano fra i<br />

sentieri di erba fresca e le alte siepi assai interessanti: un<br />

Auditorium rotante, che permetteva di seguire le evoluzioni<br />

degli attori da diversi angoli prospettici e un altro teatro, in<br />

stile barocco, chiuso, piuttosto famoso, del quale si diceva<br />

fosse un unicum nel suo genere, poiché ancora con scenario<br />

e fondali originali. Lì si sarebbe svolto il Festival della Rosa<br />

dai Cinque petali, al solstizio d’estate, fra pochi giorni.<br />

“Festival della Rosa dai Cinque Petali”, ripeté Kavafis a<br />

voce bassa, fuori dai pensieri, stupito dalla bellezza del<br />

nome, e Rosa si voltò, pensando che l’allievo angelo<br />

l’avesse chiamata.<br />

Anche Silvia si voltò, perché i cinque petali nominati da<br />

Kavafis le avevano accarezzato il corpo energetico<br />

richiamando la sua attenzione.<br />

Enrica aveva percepito solo la parola Festival e guardava<br />

Kavafis in attesa che chiarisse l’affermazione.


…e un altro teatro, in stile barocco, piuttosto famoso, un unicum nel<br />

suo genere…<br />

Maria Luisa aveva sentito la frase intera e si domandava<br />

cosa fosse mai questo Festival della Rosa dai Cinque Petali.<br />

Cinque esseri che pensano le stesse parole in un posto così<br />

sensibile alle idee come un giardino con alberi plurisecolari<br />

e teatri fatati nel cuore dell’Europa: cosa ci si poteva<br />

aspettare se non un’onda di energia liquida e circolare che li<br />

condusse in uno spazio aperto e ancora da esplorare?<br />

Trovarono Regine ad attenderli:<br />

“Benvenuti!” disse loro. “Ecco il vostro personale teatro”.<br />

Si guardarono intorno: il pavimento era morbido e rosso e il<br />

soffitto sembrava di cielo, ma visto più da vicino di prima. Il<br />

sipario era spumoso e soffice. Kavafis se ne intendeva: pasta<br />

di nuvole, decretò in un attimo.<br />

“A che ci serve un teatro, Regine?”, chiese poi, appena<br />

riavutosi dallo stupore per lo spostamento dimensionale.<br />

353


…il pavimento era morbido e rosso e il soffitto sembrava di cielo, ma<br />

visto più da vicino di prima…<br />

“A mettere in scena la vostra opera da Festival”, gli rispose<br />

lei. “A proposito: Kavafis, tu sarai il regista e Rosa la tua<br />

assistente”, disse, già andando via nella luce tersa del<br />

mattino.<br />

“Bene!” esclamò quello, calatosi prontamente nella parte.<br />

“Da adesso chiamatemi Kafkavis. Ho alcune idee per<br />

sviluppare le quali mi occorre la vostra collaborazione”,<br />

disse rivolgendosi alle sue tre attrici, che lo ascoltavano con<br />

attenzione, ma soprattutto ad un’immaginaria platea gremita<br />

di pubblico:<br />

“Cominciamo.<br />

Supponiamo che tu, al di là della pagina che stai leggendo,<br />

adesso, sì proprio adesso, divenga per un attimo il pubblico<br />

di questa rappresentazione teatrale. Alla tua sinistra vedresti<br />

allora una piccola sedia sulla quale sono seduto io e, accanto<br />

a me, la mia assistente, Rosa, della quale, se tu fossi in una<br />

delle prime file, sentiresti il profumo. Diritto davanti a te si<br />

354


aprirebbe un enorme palcoscenico di foglie rosse di faggio<br />

antico per pavimento e cielo azzurro da Nord Europa,<br />

quando sta per arrivare l’estate. Poi, alla tua destra, alla mia<br />

prima chiamata, vedresti entrare Silvia che, con disinvoltura,<br />

andrebbe ad occupare il centro della scena.<br />

…Diritto davanti a te si aprirebbe un enorme palcoscenico…<br />

“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />

in un elemento naturale”, mi sentiresti dire all’attrice. Poi mi<br />

consulterei con Rosa ed infine direi:<br />

“Quercia! Sai dirmi perchè?”<br />

L’attrice avanzerebbe sulla scena e tu la udiresti rispondere:<br />

Le radici, più<br />

il tempo che scorre<br />

sono pazienza.<br />

Applaudiresti la sua fatata addizione, ma non faresti a tempo<br />

a terminare il tuo gesto di approvazione perché sotto i tuoi<br />

355


occhi assisteresti ad una metamorfosi che ti lascerebbe senza<br />

fiato: vedresti i suoi piedi farsi lunghi e antichi, le sue<br />

braccia tendersi al cielo e i suoi capelli ricci divenire chioma<br />

dell’albero e galle, riparo ed ospitalità per le piccole creature<br />

del giardino e questo stupirebbe me quanto te, immagino,<br />

dell’abilità di certi attori che sono connessi con l’infinito. So<br />

che guarderesti con attenzione verso la parte centrale del<br />

tronco perché ti è sembrato, prima, durante la<br />

trasformazione, di continuare a vedere il volto di Silvia.<br />

…vedresti i suoi piedi farsi lunghi e antichi, le sue braccia tendersi al<br />

cielo e i suoi capelli ricci divenire chioma dell’albero e galle…<br />

Ma presto il tuo sguardo volgerebbe a sinistra perchè, dalle<br />

soffici quinte di pasta di nuvole vedresti sopraggiungere una<br />

seconda attrice, Maria Luisa e, a questo punto, il tuo livello<br />

d’attenzione sarebbe assai elevato perché, dopo il<br />

mutamento, non ti aspetti nulla di meno dalla nuova venuta.<br />

356


Ancora una volta, dalla mia minuscola postazione alla tua<br />

sinistra, rivolgerei all’attrice la stessa affermazione di prima:<br />

“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />

in un elemento naturale”.<br />

Quindi sentirei nuovamente Rosa e poi affermerei:<br />

“Formica! Sai dirmi perché?”<br />

So la risposta:<br />

il lavoro di gruppo<br />

dà serenità.<br />

Applaudiresti la sua prontezza ma, ancora una volta, un<br />

incredibile spettacolo accadrebbe sotto i tuoi occhi, frutto di<br />

studi di recitazione che solo altre dimensioni tengono, e<br />

nemmeno tutti gli anni.<br />

A questo punto, vedresti la mia assistente passare fra le fila<br />

della platea e, quindi, anche accanto a te, a distribuire un<br />

piccolo oggetto che ti sarà molto utile per il prosieguo dello<br />

spettacolo: un cappellino giallo che supporta un paio di<br />

occhialini, la cui peculiarità consiste nel permetterti di<br />

mettere a fuoco oggetti piccolissimi a grande distanza.<br />

Ebbene, adesso potresti assistere alla trasformazione<br />

dell’attrice, che vedresti rimpicciolire progressivamente e<br />

progressivamente assumere le fattezze della laboriosa e<br />

collaborativa formica. Ancora una volta ti sembrerebbe di<br />

riconoscere nel minuscolo esserino le fattezze della donna<br />

che vedesti sulla scena inizialmente e il tuo stupore si<br />

farebbe certamente stupore se un nuovo ingresso sul<br />

palcoscenico non ti lasciasse che il tempo di pensare:<br />

“E adesso? Che mirabilia si compirà sotto i miei occhi?”<br />

Conosci già la procedura.<br />

L’attrice entra, Enrica questa volta, ed io dico:<br />

“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />

in un altro elemento”, quindi mi consulto con Rosa ed infine<br />

357


dichiaro:<br />

“Chiocciola! Sai dirmi perché?”<br />

358<br />

…un cappellino giallo che supporta un paio di occhialini, la cui<br />

peculiarità consiste nel permetterti di mettere a fuoco oggetti<br />

piccolissimi a grande distanza…<br />

Piedi per terra<br />

e casa sempre con me:<br />

mi muovo così.<br />

Questa volta probabilmente la tua sorpresa nel vedere<br />

l’attrice farsi chiocciola sarebbe contenuta, sebbene pur<br />

sempre accesa, poiché non è cosa comune assistere a tali<br />

performance artistiche, ma di sicuro la tua attenzione<br />

rimarrebbe desta perché ora ascolteresti l’albero Silvia<br />

parlare attraverso il frusciar delle sue fronde:<br />

Ciò che mi accade, da quando ho questa forma, è che so,<br />

poiché la memoria è nelle mie radici che affondano diritte


nella Terra, che ogni evento ha la sua stagione e ogni<br />

giorno è diverso dall’altro per il solo fatto che l’inclinazione<br />

del Pianeta è cambiata dal giorno prima e la luce del Sole si<br />

riflette sulla sua superficie (o forse potrei dire sulla nostra<br />

superficie) in un modo che è altro da ieri ed è irripetibile,<br />

per la combinazione di elementi che l’hanno determinato.<br />

E tu, formica, cosa vedi laggiù?<br />

Un universo. Le dimensioni che cambiano svelano mondi<br />

insospettati. Qui vige la regola della cooperazione:<br />

raccogliere il cibo, costruire un riparo, proteggere i piccoli,<br />

tutto si fa in gruppo. Non ci si sente mai né soli né migliori<br />

degli altri, solo utili e uguali, e quando ci si trova la sera,<br />

dopo una giornata trascorsa a costruire il presente e il<br />

futuro comune, ci si sente parte di un progetto e questo<br />

basta a far sogni tra gli angeli.<br />

E tu chiocciola, dove passi il tuo tempo?<br />

Sulla Terra. E questo basta a far sogni fra gli angeli.<br />

Vedete, io credevo che a mischiarsi con la polvere dei giorni<br />

tutti uguali si finisse per dimenticare la propria origine<br />

celeste. Invece, qui, a raccoglier cibo e a trasportare<br />

immobili a livello del mare, ho scoperto il segreto per volare<br />

alto: vivere secondo la propria natura.<br />

E, per far questo,<br />

occorre tu conosca<br />

bene te stesso.<br />

Su questa battuta, pronunciata da me, vedresti le tre attrici<br />

tornare in sé: la quercia assumere di nuovo le sembianze di<br />

Silvia, la formica di Maria Luisa e la chiocciola di Enrica.<br />

Quindi, le vedresti inchinarsi a raccogliere gli applausi di un<br />

pubblico esterrefatto, che cominciava ad abituarsi alla<br />

normalità dello straordinario ma che, sul finale, ha capito<br />

359


360<br />

…Quindi, le vedresti inchinarsi a raccogliere gli applausi di un<br />

pubblico esterrefatto…<br />

che la consapevolezza di se stessi è una chiave dalle dimensioni<br />

variabili, non importa se grande come una quercia plurisecolare o<br />

una minuscola formica, la sua straordinarietà risiede in altro, e<br />

cioè nell’assumere proprio quella forma specifica che ognuno di<br />

noi ha ricevuto in dono da un regista e dalla sua profumata<br />

assistente.<br />

Allora, sei pronto?<br />

Quale regista mi è concessa la facoltà di trasformarti in un<br />

elemento naturale.<br />

Quale deciderò per te?<br />

Sai dirmi perché?”


Pomeriggio: da Cesky Krumlov a<br />

Neuschwanstein<br />

SETTE PAIA DI SCARPE<br />

Gennaio 1907, San Guido<br />

Sono vecchio, ormai, alla fine della mia vita, e alla fine<br />

della mia carriera di scrittore. Questo premio Nobel che mi<br />

è stato consegnato mi libera finalmente dall’obbligo di tener<br />

fede ad un’immagine pubblica di uomo forte, di senno, senza<br />

sciocche fantasie o superstizioni. E’ per questo che, senza<br />

curarmi di ciò che il mondo penserà di me, posso finalmente<br />

raccontare ciò che mi successe in un giorno intorno al<br />

solstizio d’estate, nel 1875, un pomeriggio in cui mi<br />

impigrivo in poltrona, giocando con qualche idea da mettere<br />

sulla carta. Tra le palpebre semiabbassate osservai un<br />

lampo di luce, e poi, ad occhi completamente aperti e ben<br />

sveglio del tutto, vidi, davanti a me, un essere luminoso,<br />

piccolo quanto una mano, senza forma ben definita, o<br />

meglio, di forme molteplici che si mutavano l’una nell’altra.<br />

“ Buona giornata, signor Carducci” mi disse. “Sono<br />

Coriandolo, un deva in missione.”<br />

Ma facciamo un passo indietro. Ecco come cominciò la<br />

storia….<br />

16 giugno 2007, pomeriggio, in viaggio verso<br />

Neuschwanstein.<br />

“Lo sapevo, lo sapevo che era pericoloso!”<br />

“Coriandolo, non venire qui: resta lì dove sei!”<br />

361


362<br />

…vidi, davanti a me, un essere luminoso…<br />

Spillo e Rosa cadono in una voragine scura, proprio davanti<br />

allo sguardo smarrito di Coriandolo.<br />

…Spillo e Rosa cadono in una voragine scura…<br />

Erano stati avvertiti che il triangolo tracciato dai tre castelli<br />

di Schwangau, territorio in cui si stanno trovando a passare,


è un forte punto di attrazione di forze oscure, ed è ben per<br />

questo che la loro missione li porta proprio lì….Ma la voglia<br />

di avventure a volte fa commettere sconsideratezze, e Spillo<br />

e Rosa si sono distratti, nel guardare l’architettura fiabesca<br />

del castello di Neuschwanstein.<br />

La voce di Spillo arriva a Coriandolo: “Siamo in un vicolo<br />

cieco! Non riusciamo ad attraversare queste mura<br />

dimensionali che ci rinchiudono…Basterebbe che qualche<br />

scrittore ci usasse come personaggi in un racconto, e forse<br />

potrebbe creare un’apertura, come è sempre avvenuto nei<br />

giorni scorsi…Vai, Coriandolo, vai a cercare qualche<br />

scrittore famoso che con la forza del suo pensiero creativo<br />

possa aiutarci..”<br />

“Facile a dirsi”, pensa Coriandolo, “La Wikipedia Akashica<br />

non è propriamente alla mia portata, specie adesso che sono<br />

un po’ spaventato. Ma, intanto, posso pensare a<br />

rasserenarmi, e poi si vedrà…” Coriandolo pensa alla sua<br />

terra, alla Toscana dalle dolci colline punteggiate da<br />

cipressi…<br />

… alla Toscana dalle dolci colline punteggiate da cipressi…<br />

363


Immagino che fu per questo motivo che i record akashici che<br />

gli si aprirono davanti gli suggerirono me, come scrittore<br />

famoso…Ecco perché me lo vidi comparire davanti, quel<br />

pomeriggio, a San Guido.<br />

Una storia, mi chiedeva, meglio se una favola, col il<br />

necessario lieto fine. “Ma io sono un poeta”, gli dicevo, “e<br />

un poeta per adulti, anche: non ho la minima idea di come si<br />

scrivano le favole”.<br />

“Ci vorrebbe l’aiuto di una Tata…”, disse Coriandolo, “Le<br />

Tate raccontano sempre belle favole per rasserenare i sonni<br />

dei bambini…”<br />

Carolina, seduta accanto al finestrino del camper, osserva il<br />

paesaggio, che somiglia più alla dolcezza della Toscana,<br />

che ai colori scuri della Selva Nera.<br />

…Carolina, seduta accanto al finestrino del camper, osserva il<br />

paesaggio della Baviera…<br />

E pensa: “Che bello scenario per una favola! Dunque,<br />

scegliamo i giusti ingredienti: un protagonista,…”<br />

364


Coriandolo, accanto a me, mi espose le sue richieste:<br />

“Occorre un protagonista, il mio amico Spillo, poi una meta,<br />

come ad esempio ritrovare la nostra amica Rosa, e poi un<br />

viaggio iniziatico, che attraversi qualche difficoltà…”<br />

E io scrissi del Principe Spillo, a cui un crudele incantesimo<br />

di un mago geloso aveva sottratto la sua amata Rosa. Scrissi<br />

di come Spillo intraprese un lungo viaggio e affrontò in<br />

duello un cattivo orco, poi un secondo orco, ancora più<br />

grande del primo, poi un terzo orco, più brutto e più feroce<br />

ancora…<br />

“Ancora?” La voce di Spillo giungeva dritta nelle orecchie<br />

di Coriandolo. “Coriandolo, aiutami! Rosa è sparita, e non la<br />

trovo più, anche se ho cercato dappertutto…Sento di aver<br />

percorso chilometri e chilometri, e, come se non bastasse,<br />

sbucano orchi da tutte le parti…”<br />

“Aspetta!” mi disse Coriandolo posandosi sul foglio, a<br />

bloccare la mia penna. “Adesso è il momento del lieto fine:<br />

sembra che l’iniziazione sia stata un po’ pesante…”<br />

“L’ho trovata!” Esclamò Spillo, rinfoderando il suo ramo di<br />

pungitopo. Di fronte a lui la nebbia si era diradata, svelando<br />

Rosa, in un sonno profondo.<br />

… svelando Rosa, profondamente addormentata…<br />

365


Luca, nel camper, osserva dal finestrino tutto quel verde, e<br />

si esercita nell’arte del sorriso. Coriandolo, accanto a lui,<br />

gli sussurra ripetutamente nell’orecchio: “Aiuta Carducci,<br />

aiuta Carducci…” . Luca pensa, stupito dall’improvviso<br />

ricordo: “Mi ricordo, quando ero bambino, come mi<br />

rassicurava recitare le poesie a memoria: la loro melodia<br />

mi rasserenava. Forse sono le rime che hanno questo<br />

potere: a tanta distanza di tempo, mi ricordo ancora<br />

qualche rima del Carducci, credo proprio che mi abbiano<br />

aiutato, visto che ancora le ricordo…” Il sorriso di<br />

ringraziamento di Luca, che guida questo pensiero, vola<br />

lontano, lontano.<br />

366<br />

…Il sorriso di ringraziamento di Luca…<br />

“E ora, come continuare la favola?” pensavo. La mia mente,<br />

come scaldata da un sorriso, corse alle fiabe che Nonna<br />

Lucia mi raccontava, alle rime che le costellavano, come<br />

antiche formule. “Sono o non sono un poeta?” pensai d’un<br />

tratto. E poche rime mi vennero spontanee alle labbra:


Sette paia di scarpe ho consumate<br />

Di tutto ferro per te ritrovare:<br />

Sette verghe di ferro ho logorate<br />

Per appoggiarmi nel fatale andare:<br />

Sette fiaschi di lacrime ho colmate<br />

Sette lunghi anni di lacrime amare:<br />

Tu dormi a le mie grida disperate,<br />

E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.<br />

“Oh no!” Esclamò Spillo. “Che succede? Non ce la<br />

potevamo cavare con un semplice bacio?” Continuò,<br />

guardando Rosa, profondamente addormentata e sorda ai<br />

ripetuti richiami del gallo. “Ma queste rime mi offrono la<br />

possibilità di intervenire: avanti con le terzine!”<br />

Afferrai la penna e già stavo tracciando i versi che avevo<br />

appena declamato, quando ecco che la mano si rifiutò di<br />

obbedire alla mia memoria, e scrisse ciò che una voce<br />

squillante recitava nella mia mente, e che Coriandolo<br />

ripeteva ad alta voce:<br />

Sette paia di scarpe ho consumato<br />

di tutto ferro per te ritrovare;<br />

questa terra buia che ho solcato<br />

è diventata d’ oro, e puote illuminare<br />

alberi e orti; e quei verdi melograni<br />

dai bei vermigli fiori si fanno innaffiare.<br />

Sette lunghi fiati non fian vani<br />

Acciocché il cielo ritorni sereno;<br />

già dolci canti risuonan lontani,<br />

limpido, ormai, splende l’ arcobaleno.<br />

367


368<br />

… e mi trovai sotto un grande arcobaleno…<br />

Quello che accadde in quel momento ancora mi commuove:<br />

me, grande e grosso, che so legger di greco e di latino…Solo<br />

sette lunghi respiri feci, ubbidendo alla poesia, e mi trovai<br />

sotto un grande arcobaleno. Le pareti della stanza erano<br />

scomparse, c’era luce ovunque e prati e boschi intorno a me.<br />

Lontano, verso un capo dell’arcobaleno, vedevo un gruppo<br />

di uomini e donne, accanto a due curiose vetture, e , più<br />

vicino a me, esseri luminosi volavano , come in una danza.<br />

Ma ciò che ancora ricordo è la sensazione che un gran nodo<br />

si sciogliesse nel mio petto, e il sapore di melograno che il<br />

verso aveva evocato era finalmente tornato dolce come un<br />

tempo. Sentii accanto a me il mio bambino, e la sua risata<br />

cristallina, mentre giocava in quel prato.<br />

Basta: la commozione ancora oggi mi sopraffà, e ogni parola<br />

in più sarebbe inutile.<br />

Gennaio 1907, San Guido.<br />

Certo, vi chiederete come ho fatto a conoscere quelle parti<br />

della storia a cui non partecipai. Me le narrò lo stesso


Coriandolo: infatti, da quel giorno, venne a trovarmi in più<br />

occasioni, tra un viaggio ultradimensionale e l’altro,<br />

proprio quando il dubbio aveva la meglio su di me e mi<br />

convincevo di aver sognato tutto. Fu lui che mi raccontò<br />

dell’esistenza di mondi al di là della realtà apparente , e di<br />

come due esseri umani furono per me due aiutatori<br />

invisibili, assistendomi nella creazione di quella storia.<br />

Ed è questo ricordo, per me, ben più caro di quel premio che<br />

ho appena ricevuto: è più prezioso perché tutte le sere,<br />

quando chiudo gli occhi, mi dà la certezza e la serenità di<br />

sapere che, quando li riaprirò in un mondo nuovo, ci sarà<br />

qualcuno ad aiutarmi.<br />

“E la poesia,” mi chiederete,” perché non l’hai cambiata,<br />

usando le terzine di Spillo?”<br />

A volte noi uomini ci intestardiamo a seguire le vie più dure,<br />

più difficili e cupe, solo per l’orgoglio di non accettare aiuto<br />

e consigli. Ma oggi , per me, non è troppo tardi: oggi, quella<br />

poesia, io l’ho cambiata, e la via che devo percorrere,<br />

adesso, si stende davanti a me, con i colori dell’arcobaleno.<br />

… Sentii accanto a me il mio bambino, e la sua risata cristallina,<br />

mentre giocava in quel prato…<br />

369


1. Piove lungo la strada.<br />

3. Lanuccia guarda i<br />

campi bagnati.<br />

5. Francy osserva raggi<br />

di sole.<br />

370<br />

L’ARCOBALENO<br />

2. Manu sogna paesi<br />

fatati.<br />

4. Enrica spegne il<br />

tergicristallo.<br />

6. Memy scuote le gocce<br />

dai fiori.


7. Ginepro si profuma.<br />

9. “Con questo la<br />

campagna sarà più<br />

bella” pensa.<br />

11. “Potremmo stenderlo<br />

come un tappeto sulla<br />

strada” dice Lanuccia.<br />

8. Poi, va dietro le<br />

nuvole a tirar fuori<br />

l'arcobaleno.<br />

10. “Ma l'arcobaleno<br />

non è un nastro!” dice<br />

Verbena.<br />

12. L'arcobaleno dice:<br />

”No, io sono fatto per<br />

unire la terra al cielo.”<br />

371


372<br />

Viaggio in camper:<br />

scelgo io con chi stare<br />

pensa Kavafis.<br />

Sento odore<br />

di manipolazione<br />

osserva Ezio.<br />

Dobbiam riflettere,<br />

non si sceglie fra di noi<br />

afferma Stilla.<br />

Con chiunque io sia<br />

sono me stesso, sempre<br />

dice Alloro.<br />

Pulisci l’aura<br />

e lavora per il gruppo<br />

l’aiuto di Driade.


STRADE DIVERSE<br />

Un solo giorno rimane, da trascorrere tutti insieme, ai<br />

giardinieri dell’anima e agli spiriti di natura che li<br />

accompagnano. Ciliegio questo lo sa bene; lo scorso anno,<br />

dopo il viaggio nella terra dei Menhir, dovette salutare tutti i<br />

suoi nuovi amici e compagni di avventura per poi ritrovarli,<br />

con enorme gioia, dodici mesi dopo. Tra questi amici c’era<br />

anche Ortensia, alla quale ha spesso pensato tra una gita e<br />

un’altra fra i ciliegi del parco di Marte e i giardini intorno al<br />

parco del Ventaglio di Firenze. Per questo Ciliegio ha deciso<br />

di prendere in seria considerazione i sentimenti che prova<br />

per lei, dichiarandole il suo amore.<br />

“Non mi va più di tornare a girovagare per poi rincontrati<br />

dopo chissà quanto tempo. Quando la missione sarà<br />

conclusa, mi piacerebbe molto stare al tuo fianco. Te lo<br />

chiedo con tutto il cuore, cara Ortensia.”<br />

Ciliegio si sente molto sicuro di sé, continua a parlare<br />

guardandola negli occhi:<br />

“Sarò anche un po’ pasticcione,<br />

ma l’amore che provo per te,<br />

oh no, quello no!,<br />

non lo metter in discussione.”<br />

La risposta di Ortensia non si fa attendere:<br />

“Il mio modo di ragionare<br />

non mi fa capire il perché<br />

anch’io amo te.<br />

Ma ciò non mi duole,<br />

perchè ascolto il cuore!”<br />

E continua: “Nel momento in cui la missione si concluderà,<br />

sceglierò un percorso di evoluzione con te, caro Ciliegio.”<br />

È una fusione di colori, di vibrazioni che ascendono e<br />

ornano gli spiriti.<br />

Vischio, tanto vischio guarnisce la dolce scena.<br />

373


374<br />

…È una fusione di colori, di carezze, di vibrazioni che ascendono e<br />

ornano gli spiriti…<br />

Tutti gli spiriti di natura lì presenti stanno a guardare, mentre<br />

i camper con andatura sicura si dirigono verso le terre che<br />

ospitano il castello di Neuschwanstein. Anche Spicchio ha<br />

visto la scena, ma con lo sguardo di chi non sa apprezzare:<br />

“Io sono sempre solo! E per quanto ancora dovrò stare in<br />

questa condizione?” Pensieri di questo tipo inducono la<br />

creazione di un grigio guscio attorno al suo corpo<br />

energetico, mentre continua a pensare: “Anche Aulente dopo<br />

poco tempo ha già trovato una possibile compagna.<br />

Io invece no,<br />

e non so bene chi cercare,<br />

se non me medesimo!<br />

Ma che posso fare?”


Una voce regale e melodiosa bussa alla porta della grigia<br />

corazza. È Regine:<br />

“Caro Spicchio, ricorda che se ti chiudi, non troverai modo<br />

di allontanare i pensieri bui che ti infastidiscono. In più non<br />

potrai apprezzare il bello che può avvenire sia a te che agli<br />

altri!”<br />

Spicchio inizia ad analizzare le parole che inizialmente<br />

attraverso il guscio arrivavano un po’ distorte.<br />

“Cosa vuol dire: che non troverò modo di allontanare i<br />

pensieri bui?” domanda.<br />

svelano dall’unione di Ortensia e Ciliegio appaiono come grandi<br />

girandole volanti dipinte di gioia…<br />

…Intanto i nuovi colori che si<br />

“Come fa un setaccio a conservare i preziosi metalli?”<br />

Allontanando la melma, vero?”<br />

Domanda Regine; Spicchio annuisce.<br />

“Prima lo si passa sul fondo del fiume, quindi, portandolo<br />

375


all’aria aperta, vi rimangono l’acqua, la melma e i metalli<br />

preziosi. L’acqua pulisce e si allontana subito, la melma, se<br />

scrolli bene il setaccio, viene via, così che possa rimanere<br />

solo l’oro. Se il setaccio non funziona bene fa colare tutto<br />

via, oppure l’intero raccolto rimane al suo interno, melma<br />

compresa.”<br />

Conclude Regine: “Caro Spicchio, in questo momento la<br />

seconda condizione è quella descrive meglio la tua<br />

situazione.”<br />

Spicchio comincia a comprendere il significato delle parole<br />

che sta udendo: la grigia corazza inizia a vacillare.<br />

“Sappi inoltre che non importa se il Sentiero è di coppia o<br />

no” riprende Regine, “un percorso solitario non vuol dire<br />

isolato così come quello di coppia non vuol dire in funzione<br />

dell’altra o dell’altro. Ogni strada è rivolta al Divino verso<br />

una sola destinazione: l’evoluzione. Scegli tu quindi dove<br />

cercare e che strada intraprendere, e da ognuna di esse non<br />

avrai che da imparare!”<br />

Intanto i nuovi colori che si svelano dall’unione di Ortensia<br />

e Ciliegio appaiono come grandi girandole volanti dipinte di<br />

gioia.<br />

Spicchio sorride ed è grato… la grigia corazza si frantuma<br />

così in mille pezzi: “Grazie, Regine! Ho compreso che solo<br />

aprendo il cuore posso allontanare i pensieri che mi<br />

indeboliscono. E poi, affidandomi, starò attento ai segnali:<br />

nel caso in cui incontrassi qualcuno di speciale sul mio<br />

sentiero, allora prenderò in considerazione la vita di coppia,<br />

ma solo in quel caso!”<br />

Regine sorride e saluta Spicchio, volando lontano.<br />

376


…Regine sorride e saluta Spicchio, volando lontano…<br />

377


IL BUON SENSO<br />

Arrivati a Schwangau e trovato il campeggio, i nostri esploratori<br />

si sedettero davanti al lago Bannwaldsee, sfogliando le guide<br />

turistiche del luogo.<br />

…Arrivati a Schwangau e trovato il campeggio, i nostri esploratori si<br />

sedettero sulle rive del lago Bannwaldsee…<br />

“Domani visiteremo il Castello di Neuschwanstein”, disse<br />

Aulente. “Vi leggo cosa dice la mia guida virtuale:<br />

Lo stile Neogotico è l'espressione diretta della cultura<br />

romantica che si diffuse in Europa a partire dalla fine del<br />

Settecento in contrapposizione all'Illuminismo.<br />

L'affermazione del sentimento in antitesi alla ragione e<br />

l'esaltazione, da parte del movimento tedesco Sturm und<br />

Drang, della libertà del genio, indusse i romantici al rifiuto<br />

delle regole e dei modelli classici. Dapprima il Neogotico si<br />

sviluppò in letteratura per poi affermarsi anche in campo<br />

378


architettonico. La conseguente riscoperta del Medioevo,<br />

inteso come periodo di intensa spiritualità, portò ad una<br />

rivalutazione dell'architettura gotica.<br />

Il Castello di Neuschwanstein ne è una fra le più chiare<br />

manifestazioni”.<br />

“Interessante”, commentò Ivan, “il prevalere del sentimento<br />

sulla ragione”.<br />

Verbena annuì.<br />

“Interessante e rischioso”, puntualizzò Caiottolo.<br />

“Rischioso?? Tuffarsi nei flutti della corrente, affrontare i<br />

cambiamenti che l’imprevedibilità del vento ti mette di<br />

fronte, combattere per amore?”, esemplificò Spicchio.<br />

“Rischioso, certo, ma niente al mondo potrebbe impedirmi<br />

di affrontare qualunque rischio, se ne valesse la pena”.<br />

“Se ne valesse la pena”, sottolineò Caiottolo, “vuol dire che<br />

un pizzico di ragione, in queste imprese che narri, c’è.<br />

L’ignoto si affronta a ragion veduta, dopo aver valutato se ci<br />

sono possibilità di sopravvivenza, se ci sono mezzi adeguati<br />

per l’ avventura che ci si propone di affrontare. Non ci si<br />

butta allo sbaraglio”.<br />

…una barchetta s’avvicinò al pontile ove si trovavano i giardinieri…<br />

379


“Io sono un riflessivo”, intervenne Ciliegio, immergendo le<br />

mani nel lago, “ho sperimentato sulla mia pelle che la logica<br />

è uno strumento che ti tira fuori dal pantano. Ma il<br />

sentimento cos’è? Ne parlate come se racchiudesse in sé<br />

elementi di illogicità”.<br />

“Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”,<br />

chiosò Aulente.<br />

“E, allo stesso modo”, continuò Ciliegio, “parlate della<br />

ragione come se fosse materia arida, priva di slanci<br />

illuminanti”.<br />

Silvia taceva. Poi, chiamata da Regine poco oltre, si<br />

allontanò dal gruppo.<br />

Non passò molto tempo che una barchetta s’avvicinò al<br />

pontile ove si trovavano i giardinieri, al fresco del tardo<br />

pomeriggio.<br />

Quale fu il loro stupore nel constatare che il timoniere del<br />

gozzo era Regine.<br />

Una bandierina bianca sventolava allegra, a poppa, e<br />

dichiarava:<br />

380<br />

S E N T I M E N T O / S E N S I B I L I T Y<br />

“Chi pensa che il sentimento debba prevalere sulla ragione è<br />

pregato di salire a bordo”, affermò Regine.<br />

Aulente, Spicchio e Ivan si fecero avanti e la barchetta partì.<br />

Poco dopo, un nuovo gozzo si avvicinò al pontile. Questa<br />

volta era Silvia la timoniera.<br />

L’allegra bandierina sventolante dichiarava:<br />

R A G I O N E / S E N S E<br />

“Chi pensa che il buon senso debba prevalere sul sentimento


è pregato di salire a bordo”, disse Silvia.<br />

…Poco dopo, un nuovo gozzo si avvicinò al pontile. Questa volta era<br />

Silvia la timoniera…<br />

Ciliegio, Verbena e Caiottolo salirono a bordo e<br />

s’allontanarono sulle placide acque del laghetto bavarese.<br />

L’imbarcazione guidata da Regine, preso il largo, virò verso<br />

una nuvola ad ovest ed atterrò nei pressi di una casa a<br />

Londra, agli inizi dell’Ottocento, nella quale una giovane<br />

donna piangeva a dirotto.<br />

“Chi siete, Madame?”, le si avvicinò Aulente, con fare<br />

gentile .<br />

“E’ Miss Marianne Dashwood, non vedi?” gli sussurrò<br />

Spicchio.<br />

“Ma chi? Una delle sorelle protagoniste del romanzo di Jane<br />

Austen?”, trasecolò Ivan, che aveva letto tutti i romanzi<br />

d’amore dell’Ottocento, ma non se li ricordava<br />

perfettamente. “E perché piange?”<br />

“Perché Willoughby, dopo aver respinto tutte le sue<br />

profferte d’amore e averla ignorata alla festa da ballo di ieri<br />

sera, le ha inviato una lettera nella quale le fa sapere di<br />

essersi fidanzato con Miss Grey!”, continuò Spicchio.<br />

“Quale doppiezza!”, si indignò Ivan (si indignava tutte le<br />

381


382<br />

…L’imbarcazione guidata da Regine, preso il largo…<br />

volte che sentiva la storia), ricordando improvvisamente le<br />

pagine che descrivevano l’amore dei due giovani e<br />

l’apparente dedizione che l’uomo aveva dimostrato nei<br />

confronti di Marianne, fino al giorno del suo improvviso ed<br />

apparentemente immotivato allontanamento.<br />

“Su, su”, Aulente si avvicinò alla ragazza.<br />

“Chi sei tu?” gli chiese lei, asciugandosi le lacrime.<br />

“Sono uno spirito di natura in visita al… al…<br />

S E N T I M E N T O<br />

“Il sentimento? Oh! Guarda dove mi ha condotto codesta<br />

voce del cuore!”<br />

“Non disprezzate così l’aver seguito gli impulsi del vostro<br />

cuore, Miss Dashwood”, le disse Aulente, facendosi<br />

coraggio grazie al sorriso di Regine che, poco lontano,<br />

osservava la scena: “Posso assicurarvi che esiste un progetto<br />

più grande, che vi coinvolge, e che vi renderà senz’altro<br />

felice.<br />

Solo, dovete passare attraverso questo momento, affinché<br />

possiate scoprire che il cuore non è in opposizione alla<br />

ragione, anzi, che spesso quest’ultima può essere una sua<br />

preziosa alleata.<br />

Per esempio, la vostra logica, durante la frequentazione di


Willoughby, vi inviò segnali che, per non distruggere il<br />

vostro sogno d’amore, ignoraste?”<br />

“L’unica cosa che mi viene in mente è un’inspiegabile<br />

ostilità da parte del Colonnello Brandon nei confronti di<br />

Willoughby. Io la liquidai come gelosia nei miei confronti,<br />

ma in effetti il colonnello era sempre stato un uomo<br />

ragionevole. Non avrebbe mai calunniato Willoughby, se<br />

non avesse avuto ragioni concrete per farlo”.<br />

“Ebbene”, continuò Aulente, “se aveste approfondito questa<br />

vostra percezione, avreste scoperto che Willoughby, in<br />

passato, si era già rivelato inaffidabile. Ciò non vi avrebbe<br />

impedito di amarlo. Solo, vi avrebbe permesso di scegliere<br />

se continuare a frequentarlo oppure no, sapendo con<br />

maggiore consapevolezza cosa rischiavate.<br />

Non che così avreste evitato di soffrire, ma forse avreste<br />

potuto evitare che il vostro cuore fosse ingannato da voi<br />

stessa in persona, poiché proprio al vostro prezioso cuore<br />

taceste sospetti che la vostra ragione pure vi aveva palesato”.<br />

“Parole che solo ora riconosco come sagge, mio piccolo<br />

amico, parole sagge”.<br />

“Ancora una cosa Miss Dashwood”, concluse Aulente,<br />

oramai ispirato: “Ricordate che non v’è peggiore disparità<br />

nel matrimonio del disaccordo in fatto di carattere e di idee”.<br />

“Interessante!”, apprezzò Marianne: “farò in modo che il<br />

mio prossimo amore poggi le sue basi sulla roccia e non<br />

abbia a seguire il primo erroneo impulso di un cuore<br />

indisciplinato”.<br />

Salutata la giovane donna, Aulente, Spicchio e Ivan<br />

raggiunsero Regine che li aspettava sul gozzo, e si misero in<br />

viaggio per il ritorno.<br />

L’imbarcazione guidata da Silvia era giunta nei pressi di<br />

Barton Cottage, in Inghilterra, ancora agli inizi<br />

dell’Ottocento.<br />

In una camera, al buio, una donna se ne stava sdraiata sul<br />

letto, silenziosa e visibilmente triste.<br />

383


384<br />

…Salutata la giovane donna, Aulente, Spicchio e Ivan raggiunsero<br />

Regine che li aspettava sul gozzo…<br />

“Chi siete?”, le chiese Verbena, avvicinandosi cautamente<br />

insieme a Ciliegio.<br />

“Sssh,!”, le sussurrò Silvia, “è Miss Elinor Dashwood!”<br />

“Ma chi??”, intervenne Caiottolo,” la sorella ragionevole di<br />

Ragione e Sentimento? E perché è così seria?”<br />

“Ha appena appreso che Edward Ferrars è segretamente<br />

fidanzato con Miss Lucy Still, quando lei credeva che fosse<br />

il suo fidanzato”, continuò Silvia.<br />

“Già”, confermò lei, accortasi della loro presenza, “sono<br />

proprio io, la sorella ragionevole, disse citando Caiottolo,<br />

non senza un tocco di amarezza nella voce. “Ma voi,<br />

piuttosto, chi siete?”<br />

“Siamo viaggiatori del XXI secolo in visita alla… alla…<br />

R A G I O N E<br />

Miss Dashwood”, sintetizzò Silvia.<br />

“Posso dirvi, allora” rispose quella, per niente stupita, “che<br />

la mia decantata ragionevolezza mi ha condotto<br />

all’infelicità”.<br />

“Esiste un progetto più grande che vi coinvolge e che<br />

prevede la vostra completa felicità”, la rassicurò subito<br />

Silvia. “Piuttosto, Miss Dashwood”, continuò, “non vi fu


una circostanza in particolare nella quale il vostro sense o,<br />

per meglio dire, il vostro good sense, vi suggerì di<br />

approfondire le vostre percezione e voi non lo faceste?”<br />

“Lasciatemi pensare.<br />

In biblioteca, l’ultima volta che vidi Edward a Norland, egli<br />

tentò di dirmi qualcosa, ma poi si interruppe ed io non<br />

insistetti affinché egli si confidasse, per timore di violare la<br />

sua privacy.<br />

Ma, ora che ci rifletto, si trattava anche della mia privacy,<br />

visto che era chiaro che nutrivamo sentimenti reciproci.<br />

Certamente, solo ora lo comprendo, sulla base delle poche<br />

cose che disse, egli intendeva confidarmi il suo preesistente<br />

legame sentimentale”. Si interruppe e sembrò riflettere.<br />

“Dunque”, disse poi, illuminandosi in viso, “se avessi<br />

permesso al sentimento che nutrivo per lui di manifestarsi,<br />

invece che consentire alla ragione di farsi assoluta e<br />

mettermi a tacere, avrei conosciuto subito la verità, il che<br />

non mi avrebbe impedito di amare Edward, ma mi avrebbe<br />

certamente permesso di scegliere con maggiore<br />

consapevolezza se continuare a frequentarlo oppure no”.<br />

“Confermo”, annuì Silvia che, di fronte alla lucidità di Miss<br />

Dashwood, riprese il battello insieme a Ciliegio, Verbena e<br />

Caiottolo.<br />

Poco dopo, si trovarono tutti di nuovo al piccolo molo di<br />

legno sul Bannwaldsee.<br />

Aulente raccontò il loro viaggio a Londra e concluse:<br />

La cieca ragione frena gli impulsi del cuore:<br />

ciò conduce alla sofferenza.<br />

La sana logica riconosce le ragioni del cuore<br />

e lo aiuta a realizzarsi.<br />

Un cuore indomito che non sente ragioni<br />

385


conduce alla sofferenza,<br />

poiché non tiene conto della realtà,<br />

che pure gli occhi registrano.<br />

Un cuore saggio ascolta le osservazioni della ragione e,<br />

così facendo, pone le fondamenta del suo amore sulla roccia.<br />

“La costruzione del futuro”, concluse Silvia, narrando delle<br />

loro vicende a Barton Cottage, “che si tratti del nostro<br />

prossimo passo o di un bambino che nasce, ha bisogno di<br />

cuori illuminati e menti amorevoli”.<br />

Intanto in Baviera calava la sera.<br />

“I racconti, siano essi favole o romanzi, hanno grande valore<br />

sulla Terra”, ebbe a dire qualche dimensione più tardi<br />

Regine, raccontando della sua ultima esperienza con il<br />

gruppo dei giardinieri, “poiché da essi può nascere un<br />

germoglio, come da una donna un bambino o da un uovo un<br />

pulcino, la cui capacità di dare frutti è inesauribile, se il<br />

seme è stato annaffiato con la logica dell’amore”.<br />

A quell’affermazione, una luce brillò ( o forse nacque, chi<br />

può dirlo) in tutte le dimensioni.<br />

…A quell’affermazione, una luce brillò ( o forse nacque, chi può dirlo)<br />

in tutte le dimensioni…<br />

386


387


388<br />

NONO GIORNO:<br />

NEUSCHWANSTEIN – TORINO


Ludovico II di Baviera divenne re di Baviera nel 1864 e fu<br />

mecenate di Richard Wagner fino al 1880. E’ famoso per i suoi<br />

castelli, per i quali svuotò le casse della famiglia reale:<br />

Neuschwanstein, Hohenschwangau, Linderhof e Herrenchiemsee.<br />

:<br />

[http://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_II_di_Baviera]<br />

Biografia riassuntiva della vita di Ludovico II:<br />

[http://www.neuschwanstein.com/english/castle/ludwig/index.htm<br />

]<br />

La misteriosa morte del re:[http://schwangau.de/646.0.html]<br />

Il report sulla morte del re redatto dal generale Poppeler:<br />

[http://www.koenig-ludwig.org/english/poppeler_report.php]<br />

Parsifal:<br />

[http://www.neuschwanstein.com/english/castle/legends/parzifal.h<br />

tm]<br />

Il libello colorato al quale si fa riferimento nel racconto “La<br />

Valle del Cigno” è “I Giardinieri dell’anima nella Terra dei<br />

Menhi” di Silvia Cecchini, ed. Lulu, 2005.<br />

Il primo poema sulle gesta di Percival “Le Roman de Perceval ou<br />

le conte du Graal” di Chrétien de Troyes tra il 1175 e il 1190<br />

circa.<br />

Le vicende dell’eroe medievale, narrate nel poema epico<br />

“Parzival” così come le conosciamo, vennero stilate da Wolfram<br />

von Eschenbach fra il 1200 e il 1210.<br />

389


1. “Guardami!” dice<br />

Roverella a Ginepro.<br />

“Sono fiorita!”<br />

3. “Quando spuntano<br />

i fiori tutto sembra<br />

nuovo” dice Ginepro.<br />

5. Driade fa strada<br />

nel primo salone.<br />

390<br />

FIORITURA<br />

2. Ezio fotografa una<br />

chiocciola.<br />

4. Claudio, attento,<br />

guarda il castello.<br />

6. Ciliegio si siede sul<br />

trono.


7. Roverella invita<br />

Ginepro a danzare.<br />

9. “Ho perso tutti i<br />

petali!” dice Roverella<br />

11. “E da quelli,<br />

nasceranno altre<br />

Roverelle” dice Ginepro.<br />

8. Petali di fiori<br />

volteggiano nell'aria.<br />

10. “Dopo i fiori,<br />

arrivano i frutti” dice<br />

Driade<br />

12. “E altri Ginepri” dice<br />

Roverella.<br />

391


392<br />

Spicchio esplora,<br />

illumina e riscrive<br />

antiche memorie.<br />

Accanto a lui,<br />

una nuvola soffice:<br />

Lanuccia, per mano.<br />

E l’altra mano<br />

a un profumo che guida:<br />

Rosa è con lei.<br />

Petali porge<br />

cinque dita di fiore<br />

A Carolina.<br />

Ecco un abbraccio<br />

teso verso Ortensia,<br />

lunga la fila.<br />

Francy, vieni qui!<br />

mancan solo i tuoi occhi,<br />

strada facendo.<br />

E Stilla bagna<br />

la mano a cui si avvolge,<br />

goccia di pace.<br />

Maria Luisa<br />

si attacca alla fila,<br />

nastro fatato.


Spillo, riponi<br />

quel tuo pungitopo,<br />

vieni con noi.<br />

Viola Verbena,<br />

delizia di colore,<br />

insegue la scia.<br />

Ivan, non senti<br />

una musica lieve,<br />

voci e risate?<br />

Memy si appoggia<br />

con tocco silenzioso,<br />

gialle ginestre.<br />

Kavafis, e tu<br />

di nebbia circonderai<br />

la processione.<br />

Ora le sue mani<br />

che Alloro corona<br />

sono più dense.<br />

Ecco Regine:<br />

il cerchio si completa,<br />

tondo d’amore.<br />

393


394<br />

LA VALLE DEL CIGNO<br />

Dalle avventure della Karotten & Flieder - Agenzia<br />

Investigativa dell’oltre:<br />

La valle del Cigno<br />

Ma che stava succedendo, in quella mattina di giugno,<br />

quando l’estate pigramente s’affaccia perfino qui, nel cuore<br />

dell’Europa, fra le montagne del Tirolo a sud e la terra dei<br />

laghi ad ovest, qui, a Schwangau, ove principi e sovrani<br />

bavaresi stabilirono la loro dimora per la bellezza delle<br />

stagioni e della natura?<br />

Quella mattina, insolitamente molto presto, tutti i membri<br />

della K&F si erano ritrovati in ufficio quasi all’alba, senza<br />

un’apparente spiegazione. Essendo investigatori dell’oltre,<br />

tuttavia, non era sfuggita loro la curiosa coincidenza (Corian<br />

Doyl non si alzava a quell’ora da mesi: il fatto che alle 6 del<br />

mattino fosse già in piedi e ben sveglio era il primo<br />

miracolo del giorno!).<br />

C’è sicuramente qualcosa nell’aria”, affermò Miss<br />

Silviarple.<br />

Stavano per allontanarsi dalla saletta comune, diretti<br />

ciascuno al proprio ufficio, quando si udì un gran trambusto<br />

alla porta. Seguì uno scalpiccio di passettini veloci giù per le<br />

scale: si precipitarono tutti sul pianerottolo per verificare<br />

cosa stesse accadendo.<br />

Enry corse fino giù, in strada, per vedere se chi si era spinto<br />

fino alla loro porta senza poi trovare il coraggio di bussare<br />

fosse ancora nei paraggi. Invece niente: chiunque fosse, si<br />

era dileguato all’istante.<br />

Osservando con più attenzione, Miss Silviarple scorse, in un<br />

cantuccio a fianco alla porta, una foglia arrotolata che<br />

racchiudeva un pezzo di corteccia, tenuti insieme da un


…tutti i membri della K&F si erano ritrovati in ufficio quasi all’alba,<br />

senza un’apparente spiegazione…<br />

ciuffetto di fili d’erba. Era minuscolo. L’investigatrice lo<br />

prese fra le dita con delicatezza e lo portò dentro,ove c’era<br />

l’attrezzatura adatta per decifrare e leggere i messaggi<br />

provenienti da ogni dimensione dell’Universo che avessero<br />

potuto recensire, una sorta di ingranditore, in grado di<br />

rilevare segni di matita ed impronte lasciate anche cento<br />

anni prima. Una volta acquisito il contenuto , lo strumento<br />

lo proiettava sul muro.<br />

395


…Miss Silviarple scorse, in un cantuccio a fianco alla porta, una<br />

foglia arrotolata…<br />

Quindi Miss Silviarple lesse:<br />

396<br />

Spett. le Karotten & Flinder<br />

Siamo gli spiriti di natura della Provincia del Cigno.<br />

Ci dispiace non avervi potuto consegnare a mano la<br />

presente lettera ma siamo molto timidi.<br />

Veniamo subito al punto: siamo esasperati! Il Nuovo<br />

Sasso del Cigno è fonte di richiamo per interferenze<br />

provenienti da tutte le dimensioni a causa della sua<br />

incompletezza e delle fantasticherie che vi sono intrise<br />

nella parte edificata. Siamo seriamente intenzionati a<br />

lasciare la valle se nulla cambierà, poiché le nostre<br />

notti sono insonni e i nostri giorni appesantiti dalle<br />

presenze moleste.<br />

Vi preghiamo di identificare la causa prima che originò<br />

la falla che sta facendo affondare la nave e di<br />

chiuderla, se possibile.<br />

Pensate a quanto bene ne può derivare se renderete<br />

libera questa terra, considerato che più di un milione di<br />

persone ogni anno vengono a visitarla.<br />

Fatati Saluti


“La provincia del Cigno??”, aveva trasecolato Corian.<br />

“Lasciami cercare”, aveva risposto Caiottolo, pigiando sui<br />

tasti del suo strumento di ricerca: “Hanno usato un<br />

traduttore, ecco svelato l’arcano, per cui Schwan – gau è<br />

stato tradotto letteralmente, cioè Provincia del Cigno”.<br />

“E il nuovo sasso del cigno, cos’è?”, chiese Enry.<br />

“Ancora tedesco”, aveva confermato Caiottolo. “E’…è il<br />

Castello di Neuschwanstein!”<br />

“Bene!”, era intervenuta Miss Silviarple, cogliendo la<br />

situazione al volo:<br />

“Caiottolake, mettiti subito alla ricerca di informazioni che<br />

possano condurci alla causa di tanto scompiglio: prima<br />

sappiamo di che si tratta, prima interveniamo. Intanto<br />

vediamo di mettere insieme le informazioni che già<br />

abbiamo”, e così dicendo, fece cenno agli altri componenti<br />

della Karotten & Flieder di prendere posto intorno al tavolo<br />

rotondo al centro della sala.<br />

“L’edificazione del Castello di Neuschwanstein venne<br />

commissionata da re Ludovico II di Baviera”, cominciò,<br />

“quale trasposizione nella realtà dell’opera wagneriana della<br />

saga medievale del Parsifal e di suo figlio, Lohengrin. Fu<br />

l’ultimo dei costosissimi, quanto scarsamente redditizi,<br />

investimenti del Sovrano, che in corso d’opera venne<br />

dapprima destituito per insanità mentale e poi trovato<br />

ucciso, due giorni dopo, insieme allo psichiatra che aveva<br />

stilato la perizia, nei pressi di un laghetto qui vicino”.<br />

“Niente autopsia, nessuna traccia di annegamento”,<br />

continuò Corian: “insomma, nessuno ha mai chiarito<br />

esattamente l’accaduto: complotto, incidente, suicidio,<br />

omicidio, la parola definitiva sul caso non è stata detta”.<br />

“Non c’è da stupirsi allora che tante ombre si addensino sul<br />

castello”, commentò Enry.<br />

“E dire che il Castello è diventato un simbolo delle favole<br />

moderne”, rilevò Miss Mary Lou.<br />

Caiottolake tornò dalla sua ricerca:<br />

397


“Qui dice che il castello si ispira al Lohengrin, e che il<br />

giovane Ludwig si identificava con lui”.<br />

“E non in Parsifal?”, chiese Enry.<br />

“Non ti stupire”, rispose Miss Silviarple: “Parsifal ha una<br />

vicenda personale imperniata sul rapporto con la madre e la<br />

difficoltà di separarsi da lei, la cui educazione ha<br />

gravemente compromesso la capacità di autodeterminazione<br />

del ragazzo. Somiglia davvero molto, in quanto vicenda<br />

paradigmatica di certi casi umani, a quel che si legge di<br />

Ludwig, che voleva costruire il castello di Neuschwanstein<br />

per andare via da Hohenschwangau, la dimora dei genitori,<br />

peraltro poco distante, infestato dalla prosopopea della<br />

madre, come ebbe a dire a giustificazione della nuova<br />

costruzione”.<br />

“Appunto. E adesso se ne viene fuori con il Lohengrin?”<br />

“E’ più semplice proiettare se stessi nell’eroe sovrumano e<br />

perfetto delle favole (il personaggio, peraltro, era stato<br />

musicato da Wagner, e non è escluso che fosse stato<br />

modellato, in quest’ultima versione, sulle fantasie del<br />

sovrano), piuttosto che nel complesso e tormentato Parsifal,<br />

che pure ne è il padre.<br />

“Come a dire: sono figlio di quel tormento, ma io non sono<br />

così”, chiosò Enry. “E’ chiaramente un altro tentativo di<br />

fuga dalla realtà da parte del re”, concluse Miss Silviarple,<br />

“nonché una falsa pista per noi, che siamo alla ricerca della<br />

falla primordiale che fa entrare le Ombre nella Provincia del<br />

Cigno. Caiottolake, rimaniamo su Parsifal.<br />

Vedi se ti riesce di trovare materiale che ci consenta di<br />

risognare il brutto sogno dei nostri amici, gli spiriti di natura<br />

del luogo o, per dirla alla Karotten & Flinder, di fare un<br />

redreaming!”.<br />

Il giovane leguleio di studio tornò quasi subito, trionfante,<br />

con un libro colorato fra le mani, e lo sventolava come fosse<br />

un trofeo:<br />

“L’ho trovato! L’ho trovato!”<br />

398


…Il giovane leguleio di studio tornò quasi subito, trionfante, con un<br />

libro colorato fra le mani…<br />

“Cos’hai lì?”, chiese Enry, incuriosito dal faro di colore<br />

violetto sulla copertina del volumetto.<br />

“Ho trovato l’ultima versione del Parsifal che, come sapete<br />

è stato scritto e riscritto più volte nel corso dei secoli.<br />

Ebbene, in questo romanzo dell’oltre si racconta che la<br />

madre dell’eroe, consapevole dei suoi errori nell’educazione<br />

del figlio, lo lasciò partire, senza tante cerimonie, con una<br />

399


lettera che lo introduceva al monastero di Bernardo da<br />

Chiaravalle, presso il quale il ragazzo rimase negli anni<br />

della sua formazione, cosicché la sua ricerca spirituale ebbe<br />

inizio molto presto ed egli superò brillantemente e al primo<br />

tentativo le prove che la sorte gli mise davanti al fine di<br />

farlo evolvere”.<br />

“Bene!”, plaudì Miss Silviarple: “se Neuschwanstein è<br />

effettivamente la proiezione di quel medioevo cavalleresco<br />

che l’immaginario ottocentesco si era rappresentato, questo<br />

dà una chiara svolta alle indagini. Andiamo: ne sappiamo<br />

abbastanza per fare un sopralluogo”.<br />

In quella suonò il campanello.<br />

Miss Mary Lou andò ad aprire: un uomo piuttosto alto e<br />

corpulento, dai capelli riccioluti e scuri le stava dinnanzi.<br />

“Chi siete?”, domandò, colpita dai suoi abiti dimessi, che<br />

quasi contrastavano con tanta prestanza fisica.<br />

Ehm…”, rispose l’uomo, gentile, “mi chiamo Parsifal. So<br />

che state svolgendo una ricerca che mi coinvolge e sono qui<br />

per porre fine, una volta per tutte, alle mie sofferenze e a<br />

quelle dei piccoli amici della valle”. “Miss Silviarple, Miss<br />

Silviarple! C’è Sir Parsifal con il saio! Venite, venite!”<br />

Miss Silviarple accorse e così Corian ed Enry ed anche<br />

Caiottolake. “Benvenuto Sir”, lo accolse Miss Silviarple,<br />

“stavamo giusto recandoci a Neuschwanstein per un<br />

sopralluogo al castello. Unitevi a noi”.<br />

“Non chiedo di meglio”, rispose l’uomo.<br />

Durante il viaggio egli narrò loro della sua vita negli ultimi<br />

tempi:<br />

“Grazie alle mie vicende così come narrate nel prezioso<br />

Libello del Faro, solo un anno fa ho trovato una vita degna<br />

di essere vissuta. Ed ogni volta che qualcuno legge il libro,<br />

le mie convinzioni si rafforzano, il mio corpo energetico<br />

diventa sempre più stabile!<br />

400


…un uomo piuttosto alto e corpulento, dai capelli riccioluti e scuri le<br />

stava dinnanzi…<br />

“Sono molto lieto di avere dissolto il senso di colpa per la<br />

morte di mia madre e di avere appreso, attraverso la<br />

meditazione e gli insegnamenti di Bernardo, che ogni essere<br />

401


vivente è responsabile di se stesso.<br />

Ora, se in qualche modo l’ombra lunga del mio antico ed<br />

ormai risolto dramma continua a recare noie a questa<br />

splendida valle e ai suoi abitanti sarà mia premura<br />

provvedere ad allontanarle”.<br />

Una volta davanti al castello, senza perdere tempo, Miss<br />

Silviarple dichiarò autorevole:<br />

“In virtù dell’identificazione che si operò tra Ludwig e voi,<br />

Sir Parsival, e le vostre vicende, vi sono conferiti pieni<br />

poteri per realizzare la trasformazione del castello di<br />

Neuschwanstein, necessaria a chiudere definitivamente la<br />

falla dalla quale entrano le Ombre che infestano la<br />

Provincia!<br />

Cominciate!”<br />

“Io, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, per<br />

l’autorità conferitami dal principio dello scegliere per se<br />

stessi la vita che più ci piace, forte dell’appoggio dei miei<br />

nuovi amici<br />

D E C R E T O<br />

402<br />

che il castello di Neuschwanstein<br />

MUTI DI DESTINAZIONE D’USO.<br />

In particolare: che il castello divenga di proprietà degli<br />

spiriti di natura del luogo, che le fate danzino in quella che<br />

fu la Sala dei Cantanti, al terzo piano, e che da ora diviene la<br />

Stanza delle Fate.<br />

Un atrio introduce nella Sala da Pranzo: possa qui giovare<br />

alle amiche farfalle il riparo offerto dai tavoli e dai ricchi<br />

decori che povera cosa sono se confrontate con le fantasie e<br />

i colori delle loro livree.<br />

La sala denominata Grotta, spiriti di natura e dell’acqua,<br />

ondine e faioux di lago e di fiume, che cercò di imitar la<br />

vostra grazia, è vostra: portate voi qui, se ciò vi aggraderà, i


suoni e gli odori dell’acqua limpida,<br />

Le cinque camere che diedero ospitalità alla servitù al primo<br />

piano siano destinate agli spiriti dei laghi, affinché essi<br />

possano venire a riposarvi nei giorni d’estate, quando il<br />

mutar del clima richiede ripari freschi<br />

Dispongo, infine, che le cucine del piano terra vengano<br />

aperte e donate agli elfi-cuochi della Baviera, la cui capacità<br />

di crescere le erbe e di utilizzarne le foglie per nutrire gli<br />

uomini senza nuocere alla natura possa diffondersi in tutta<br />

Europa.<br />

Il secondo piano non è stato mai ultimato, così come il<br />

primo romanzo che racconta le mie vicende: da qui origina<br />

la falla che permette alla ombre di accedere alla valle.<br />

Dunque dispongo che il secondo piano sia completato a cura<br />

dei laboriosi scrittori della Karotten & Flieder, come fu per<br />

le mie vicende”.<br />

Detto fatto:<br />

Le fate e i faioux della valle completarono all’istante il<br />

secondo piano, inserendo vetrate e finestre lungo tutto il<br />

perimetro e facendone un unico grande vano. Decorarono il<br />

soffitto a guisa di cielo e quel luogo così luminoso divenne<br />

capace non solo di chiudere per sempre la pericolosa falla,<br />

ma anche illuminare tutta la Provincia del Cigno, come un<br />

faro nella notte.<br />

Poi ognuno tornò alla sua terra.<br />

403


…ma anche di inondare di luce tutta la Provincia del Cigno, come un<br />

faro nella notte…<br />

404


405


406<br />

FINE


Spiriti di Natura<br />

APPENDICE<br />

La funzione degli spiriti di natura dei boschi, prati e giardini<br />

e vegetazione in generale è di fornire un collegamento tra<br />

l’energia stimolante del sole e la materia grezza delle forme.<br />

Lo sviluppo di una pianta, che noi consideriamo come<br />

inevitabile risultato dell’associazione di tre fattori, quali<br />

sole, seme e suolo, non avverrebbe se le fate costruttrici<br />

fossero assenti. Noi non otteniamo musica da un organo<br />

associando il vento, uno spartito musicale e lo strumento: il<br />

vitale collegamento spetta all’organista che può essere non<br />

visto ma è necessario, così come gli spiriti di natura sono<br />

essenziali alla produzione dei fiori.<br />

Personaggi<br />

Alloro: Spirito di natura del parco del Ventaglio. Aiuta Ezio<br />

nel suo lavoro quando è con l'auto medica (presidio<br />

d'emergenza di Firenze). A volte è leggermente imprudente,<br />

e se c'è da aiutare non si tira indietro. E' scherzoso, a volte<br />

un poco frivolo, e gli piace portare una corona di foglie di<br />

alloro come un vittorioso.<br />

Aulente: spirito di natura nato che vive nel ruscello di Ribe,<br />

si è aggiunto alla compagnia quando i giardinieri sono<br />

arrivati in Danimarca. Adesso, con Memy, sta esplorando la<br />

Via dell'Amore.<br />

407


Caiottolo: Spirito leguleio di città, abituato alla clausura e ai<br />

codici giuridici, è stato un traghettatore per spiriti di natura<br />

incarnati in terrestri che hanno studiato legge. Decisamente<br />

romano, come il diritto, ha seguito Enrica dai tempi in cui<br />

abitava a Roma. Adesso vive nel Parco di Marte.<br />

Ciliegio: originario della Roche aux Féé, dove è approdato<br />

dopo un vagabondaggio nei boschi dei druidi. Molto curioso<br />

e un po' pasticcione, senza peli sulla lingua. Nel tempo<br />

intercorso fra Carnac e questo viaggio ha girellato fra i<br />

ciliegi del parco di Marte e i giardini intorno al parco del<br />

Ventaglio.<br />

Coriandolo: Spirito di natura dei boschi della valle del<br />

Sieve, amico di Roverella. Entra in contatto col gruppo<br />

grazie alla conoscenza di Ezio (vedi il libro “Emergenze<br />

svelate”).<br />

Driade: Spirito di natura di alto rango, ha partecipato con<br />

funzioni di docente e coordinatrice degli spiriti di natura<br />

nella missione de “I giardinieri dell'anima nella terra dei<br />

Menhir”.<br />

Ginepro: deva dell’albero omonimo, ha prestato servizio<br />

con Ivan, nelle scuole e con Ezio, in un suo intervento<br />

scolastico. Si è affiancato ad Ivan con la chiusura delle<br />

scuole. E' un tipo piuttosto posato, talvolta anche per<br />

timidezza, è fedele e molto generoso. Gli dà un po' fastidio<br />

sentir dire: "Mi sono infilato in un ginepraio...".<br />

Il suo strumento prediletto di pulizia è il profumo che lo<br />

accompagna.<br />

408


Kavafis: Allievo angelo, fu druido sulla terra. Creatore di<br />

nuvole dagli effetti evolutivi, la sua vena di sperimentatore<br />

lo porta talvolta ad esagerare. Il suo ingresso nel gruppo<br />

viene descritto nel libro “Una vita normale”, in occasione di<br />

un soggiorno a Corniglia. Attualmente lavora sui cieli<br />

dell'Italia centrale, ma si muove dove viene chiamato.<br />

Lanuccia: spirito di natura dell'Isola di Mando, deve il suo<br />

nome all'amicizia che la lega alle pecore di quell'isola. Si è<br />

unita al gruppo per procedere più rapidamente nel suo<br />

percorso evolutivo.<br />

Memy: fata di rango intermedio . Dopo aver sperimentato<br />

varie linee evolutive, fra le quali il modellamento delle<br />

nuvole, ha scelto la Via delle Fate. Ha abitato lungo la Via<br />

dell'Amore, alle Cinque Terre, fino a che non ha incontrato i<br />

Giardinieri di Ventura ed un simpatico spirito leguleio di<br />

città. Si è trasferita a Firenze, presso i Pini di Via Bronzetti.<br />

Ortensia. originaria di Sassetta (deva dell'ortica). Fata dei<br />

fiori, ha prestato servizio nella missione di Carnac, che l'ha<br />

vista evolversi da Ortica ad Ortensia. E' molto intelligente e<br />

curiosa, ma tende un po' ad attaccarsi alla razionalità, e alle<br />

varie spiegazioni degli eventi...Questo è il tema su cui lavora<br />

attualmente. Interagisce con Ciliegio con affetto, amicizia, e<br />

battibecchi vari.... visto che lui potrebbe essere considerato<br />

un po' più indietro, rispetto a lei, nel percorso evolutivo, e<br />

questo la mette in dinamica....<br />

Regine: Essere alato di alto grado. Specchio della luce<br />

divina, assiste all'evoluzione di un curioso melange di esseri<br />

409


di tutte le dimensioni e consapevolezze che orbitano attorno<br />

al Parco di Marte. Compassionevole, possiamo definirla un<br />

istruttore multidimensionale. Ha scritto la postfazione del<br />

libro “Una vita normale: diario di una fata di città”.<br />

Rosa: Fata dei fiori, ha lavorato con Ginepro e Ivan nella<br />

scuola descritta nel libro “Oltre i banchi di scuola”.<br />

Richiamata dalle rose del giardino di Maria Kirke, si è<br />

affiancata al gruppo solo a metà viaggio, nel parco di<br />

Frederiksborg.<br />

Roverella: Fata dei boschi della valle del Sieve, ha adottato<br />

Ezio quando ha iniziato a lavorare a Pontassieve; è dolce e<br />

simpatica, spigliata e coraggiosa, è molto amica di<br />

Coriandolo e gli vuole molto bene. E' indipendente e adora i<br />

bambini.<br />

Spicchio: cugino di Spillo, da lui conosciuto per la sua<br />

esperienza e il suo potere contro la magia nera, proviene<br />

dall'Est dell'Europa, e fa parte dei deva della pianta<br />

dell'aglio. Giunge in aiuto di Spillo proprio alla fine del<br />

viaggio, e proseguirà con gli altri spiriti di natura un<br />

soggiorno studio al parco del ventaglio, per approfondire le<br />

conoscenze base di giardinaggio.<br />

Spillo: originario del parco di Branfère, portato<br />

all'avventura, è piuttosto attaccato all'immagine che ha di se<br />

stesso in qualità di eroe. A parte questo, è molto generoso.<br />

Fra la missione di Carnac e questo viaggio si è aggirato nel<br />

bosco del Ventaglio, ma sempre saltando in qua e in là nello<br />

spazio -tempo, perchè è difficile che riesca a star fermo in un<br />

posto.....<br />

410


Stilla: fata della pioggia, quando si è affiancata a Francy<br />

durante una sua passeggiata nei boschi intorno a Cuneo...<br />

Verbena: Fata dei fiori. Ha esperienza nei fiori coltivati,<br />

quindi particolarmente adatta nell'armonizzare giardini e<br />

parchi. Ha molto entusiasmo, ma tende un po' all'intolleranza<br />

....<br />

411


Altri libri delle Edizioni <strong>Carote</strong> e Lillà<br />

( www.carotelilla.it)<br />

I giardinieri dell’anima nella terra dei Menhir<br />

Una vita normale: diario di una fata di città<br />

Emergenze svelate<br />

Oltre i banchi di scuola<br />

Praga<br />

412

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