PASSAGGIO PASSAGGIO A NORD - Carote e Lilla
PASSAGGIO PASSAGGIO A NORD - Carote e Lilla
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Le Le Guide Guide dell’Oltre<br />
dell’Oltre<br />
<strong>PASSAGGIO</strong><br />
<strong>PASSAGGIO</strong><br />
A A <strong>NORD</strong><br />
<strong>NORD</strong><br />
<strong>Carote</strong> <strong>Carote</strong> e e Lillà<br />
Lillà<br />
www.carotelilla.it<br />
www.carotelilla.it<br />
1
2<br />
INDICE<br />
PRIMO GIORNO: Wiesbaden - Dünnwald<br />
Mappa e note 8<br />
Mattina: Terme di Wiesbaden<br />
Un tuffo nel passato 10<br />
Giochi d’acqua 18<br />
Sogni 21<br />
Pomeriggio: da Wiesbaden a Dünnwald<br />
Oltre la pioggia 28<br />
Pioggia 34<br />
La rotonda 37<br />
SECONDO GIORNO: Colonia - Ribe<br />
Mappa e note 46<br />
Mattina: il Duomo di Colonia<br />
Una selva grigia 48<br />
Il coro 56<br />
Du’ righe de cielo 59<br />
Pomeriggio: da Colonia a Ribe<br />
C’era una volta 71<br />
Il tesoro 80<br />
Diario di bordo 83<br />
TERZO GIORNO: Ribe - Odense<br />
Mappa e note 94<br />
Mattina: Ribe e l’isola di Mando<br />
E niente altro 96<br />
Lanuccia 104<br />
Gulerod & Syren 107<br />
Pomeriggio: da Ribe a Odense<br />
Apri le porte 117<br />
Semi 124<br />
Il parco di Odense 127
QUARTO GIORNO: Odense - Skodsborg<br />
Mappa e note 138<br />
Mattina: la casa di Andersen<br />
Una corona di alloro 140<br />
Libertà 148<br />
L’apprendista 151<br />
Pomeriggio: da Odense a Skodsborg<br />
Aulente principe di Danimarca 160<br />
Mare del nord 170<br />
Camper sul mare 173<br />
QUINTO GIORNO: Skodsborg - Roskilde<br />
Mappa e note 184<br />
Mattina: Helsingor<br />
I Cosmonauti 186<br />
Il giardino di Maria 194<br />
Cieli di platano 197<br />
Pomeriggio: Roskilde<br />
Semi d’amore 206<br />
La rotta 214<br />
Il festival di Roskilde 217<br />
SESTO GIORNO: Roskilde - Schwerin<br />
Mappa e note 232<br />
Mattina: Hillerod<br />
Oltre la cornice 234<br />
La primavera 244<br />
Rosa 247<br />
Da sempre 252<br />
Pomeriggio: Copenhagen<br />
Nel pianeta dei soldi 262<br />
Più o meno 270<br />
Un passo dopo l’altro 273<br />
3
SETTIMO GIORNO: Schwerin – Cesky Krumlov<br />
Mappa e note 282<br />
Mattina: da Schwerin verso Dresda<br />
La terra promessa 284<br />
Il cielo sopra Berlino 294<br />
Il processo 297<br />
Pomeriggio: da Dresda a Cesky Krumlov<br />
Nuvole senza ombre 308<br />
4<br />
La nebbia 316<br />
Tabelle di marcia<br />
Un lungo viaggio<br />
319<br />
325<br />
OTTAVO GIORNO: Cesky Krumlov - Neuschwanstein<br />
Mappa e note<br />
Mattina: Cesky Krumlov<br />
334<br />
Marionette senza fili 336<br />
Un giardino di sogno 346<br />
Sotto la quercia<br />
349<br />
Il festival della rosa dai cinque petali<br />
Pomeriggio:da Cesky a Neuschwanstein<br />
352<br />
Sette paia di scarpe 361<br />
L’ arcobaleno 370<br />
Strade diverse<br />
373<br />
Il buon senso<br />
378<br />
NONO GIORNO: Neuschwanstein - Torino<br />
Mappa e note 388<br />
Mattina: Neuschwanstein<br />
Fioritura 390<br />
La valle del cigno 394<br />
APPENDICE 407
INTRODUZIONE<br />
Questo libro è una raccolta di favole, racconti,<br />
cronache, haiku, e disegni. Ognuno di essi è un mondo<br />
a sé: eppure, là dentro, troverete altre porte, per altri<br />
piani di realtà, che, come in certe vecchie case,<br />
comunicano con altre stanze, che hanno altri<br />
ingress….In breve, i racconti fanno tutti parte di una<br />
rete luminosa, e sono tutti connessi in sequenza, ma<br />
anche leggibili indipendentemente dall’ordine con cui<br />
sono presentati.<br />
Ma il libro è soprattutto una guida per turisti dell’oltre:<br />
i nove giorni di questo viaggio ad anello nel Nord<br />
Europa sono scanditi da una serie di riferimenti<br />
storico-geografico-turistici, che vi aiuteranno ad<br />
approfondire i temi proposti dalle storie. E se a qualche<br />
lettore venisse voglia di fare un viaggio seguendo le<br />
indicazioni della guida, certo gli capiterà di trovare,<br />
nascosto sotto qualche salice o nella forma di qualche<br />
nuvola, qualcuno degli spiriti di natura protagonisti di<br />
questo libro, e rammentati nell’Appendice, per chi non<br />
avesse già familiarizzato con loro nei precedenti libri<br />
delle Edizioni <strong>Carote</strong> e Lillà.<br />
Ma, anche, il libro è una guida per imparare a<br />
raccontare le favole: quali sono gli ingredienti, le<br />
quantità, i tempi di cottura? E se una favola prende una<br />
brutta piega e rischia di finire male? O se, addirittura,<br />
è già stata raccontata, con una fine cupa e triste, come<br />
alcune storie nate nei boschi del Nord? Allora si ri-<br />
5
acconta, o meglio si ri-sogna, perché le favole sono<br />
fatte della stessa pasta dei sogni.<br />
Così come, forse, la vita.<br />
Prima di iniziare, esercitiamoci un po’ nell’arte del<br />
“redreaming”. Cosa diceva, Shakespeare, della<br />
Danimarca? Meglio dire, invece: “C’è del buono in<br />
Danimarca”, o “C’è del bello in Danimarca”, o anche “<br />
C’è profumo di rosa, in Danimarca”…<br />
Dunque, siete pronti? Sento già la voce di Spillo:<br />
“Si parte! All’avventura!”<br />
6
PRIMO GIORNO<br />
WIESBADEN – DÜNNWALD<br />
7
Terme di Wiesbaden: Wiesbaden è la capitale dell'Assia ed è<br />
famosa per essere una delle più antiche città termali d'Europa. Le<br />
sue sorgenti termali erano già note ai Romani che, in questa zona,<br />
fecero costruire una fortificazione tra il 6 ed il 15 d.C. Nel centro<br />
della città vi sono 26 sorgenti calde, con temperature tra i 46 ed i<br />
66 C°. Forniscono giornalmente circa 2 milioni di litri d'acqua;<br />
tale valore supera di molto quello di qualsiasi altra città tedesca (al<br />
secondo posto si trova la città di Baden-Baden).<br />
[ http://it.wikipedia.org/wiki/Wiesbaden ]<br />
Baden-Baden: nata come antica colonia romana, attualmente è un<br />
noto centro termale.<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Baden-Baden#Storia]<br />
Dünnwald: area verde ricca di abeti e fauna selvatica.<br />
[http://duenwald.de/home/index.php]<br />
[http://de.wikipedia.org/wiki/D%C3%BCnwald ]<br />
8
Mattina: Terme di Wiesbaden<br />
UN TUFFO NEL PASSATO<br />
Wiesbaden, terme, 9 giugno 2007.<br />
“Se permettete, mi presento: mi chiamo Roverella, dalla<br />
pianta a cui devo la mia nascita e la mia infanzia. Vengo dai<br />
boschi della Val di Sieve, e ho continuato il mio<br />
apprendistato seguendo il lavoro di Ezio….e dunque, eccomi<br />
qui, con lui, a fare la vostra conoscenza….”<br />
“Il piacere di conoscerti è nostro” le risponde, con voce<br />
cristallina, uno spirito di natura trasparente. “Noi due siamo<br />
Stilla e Ginepro. Io ho conosciuto Francy durante una sua<br />
passeggiata nei boschi, e lui, che , come puoi sentire, si<br />
chiama così dal suo profumo intenso, è più esperto di me<br />
nell’arte di aiutare gli uomini, ha lavorato a lungo nelle<br />
scuole…”<br />
“Lo so” china il capo con dolcezza Roverella, “abbiamo già<br />
avuto modo di conoscerci. Vorrei, però, adesso, richiamare<br />
la vostra attenzione sul corpo astrale di quella giovane<br />
donna, che ho notato muoversi nell’acqua attorno ad Ezio e<br />
a Silvia, che galleggiano abbracciati…”<br />
Manuela, entrata nella piscina termale di Wiesbaden, non si<br />
è tolta gli occhiali. Ha paura che, in tal caso, la lieve nebbia<br />
che si formerebbe intorno a lei potrebbe rendere più evidenti<br />
le sue sensazioni interne di vuoto e malinconia. Invece, così,<br />
con gli occhiali ben attaccati al naso, può pensare di essere<br />
una semplice turista e guardare i particolari di ciò che la<br />
circonda, così, con un certo distacco…<br />
Ma ci vuole ben più di un po’ di vetro davanti agli occhi per<br />
proteggerla dal pensiero che qui è sola, senza il suo Andrea.<br />
9
10<br />
… sul corpo astrale di quella giovane donna …<br />
Ecco Silvia, per esempio, che, scivolando sull’acqua, si<br />
lascia abbracciare da Ezio….Andrea, Andrea…le dice<br />
qualcosa dentro la testa.<br />
“Spiegatemi, non sono molto esperta”, dice Stilla ai due<br />
compagni di viaggio, “a che cosa sono dovute quelle<br />
turbolenze scure che tingono il rosa confetto del suo corpo<br />
astrale? Eppure Silvia ed Ezio non l’hanno offesa in alcun<br />
modo, anzi, le loro auree si mescolano in un movimento di<br />
danza che solo l’acqua può ispirare…”<br />
“E’ proprio questo il tipo di lavoro che possiamo fare: “<br />
interviene Ginepro”cominciamo la nostra prima missione!”<br />
Ginepro conduce Roverella e Stilla nel corpo energetico di<br />
Manuela, e, senza badare all’odore pungente delle nubi di<br />
attaccamento, si lancia dentro una di esse, seguito dalle sue<br />
compagne.
… un movimento di danza che solo l’acqua può ispirare……<br />
Baden Baden, 310 d.C.<br />
“Mevia, Mevia!” Al nome, esclamato con rimprovero da una<br />
donna adulta, accorre una giovane, scusandosi; ma, a<br />
giudicare dai colori che sono sul suo corpo astrale, niente<br />
affatto pentita.<br />
“Ecco, guardate dove siamo finiti”, spiega Ginepro con tono<br />
pacato, forte della sua maggiore esperienza nei viaggi<br />
ultradimensionali. “Siamo proprio nello stesso posto dove<br />
Manuela ha passato la notte, nella piazzola dell’area di<br />
servizio di Baden Baden; solo, in altre coordinate tempo.<br />
Vedete? La madre la sta rimproverando perché ha passato<br />
troppo tempo nel bosco, secondo lei, a vagabondare, invece<br />
che a studiare il latino classico, e mantenere il suo eloquio<br />
corretto e raffinato, non già con questi neologismi barbari<br />
della nuova generazione…”<br />
“Di nuovo quei vortici di attaccamento nel suo corpo<br />
astrale….E adesso, seguiamo anche questi?”<br />
Ma prima ancora di aspettare la risposta di Ginepro, Stilla si<br />
tuffa nel corpo aurico di Mevia, seguita dai due. E si trovano<br />
semplicemente nelle immagini della memoria di Mevia, in<br />
un bosco di faggi, dove la fanciulla, seduta sotto un albero,<br />
guarda un giovane, vestito di pelli legate da lacci, e munito<br />
di arco e frecce per la caccia.<br />
11
12<br />
…vortici di attaccamento nel suo corpo astrale……<br />
“Beata giovinezza!” Esclama Roverella “L’occupazione<br />
preferita dei giovani umani…caccia e sesso.. un binomio<br />
quasi inseparabile…”<br />
“Ander, amore mio…”<br />
Le parole con cui Mevia saluta il giovane sembrano<br />
correggere ciò che Roverella ha appena puntualizzato, così<br />
che Stilla, sottovoce, chiede a Ginepro: “Dunque, cosa è,<br />
amore o sesso?” Ginepro ride, scuote la testa, e il suo<br />
profumo si fa più intenso mentre mormora:<br />
“Parole, parole…non ha nessuna importanza, guardiamo<br />
solo gli effetti della loro interazione…un piccolo temporale,<br />
vero?” Di nuovo, accanto a luci rosate e splendenti, vortici<br />
scuri e tentacoli che passano dall’uno all’altra, a formare un<br />
groviglio inestricabile. “State lontane…è facile che si<br />
formino dei varchi…c’è troppa sofferenza, qui…”<br />
Ginepro trascina con sé Stilla e Roverella, e con un salto<br />
all’indietro si ritrovano da dove sono partiti, nell’aria ricca<br />
di vapore del bagno caldo che Mevia e sua madre hanno<br />
appena fatto.<br />
L’olio profumato di ginepro, che Mevia passa sul suo corpo,<br />
sembra calmarla, ma ecco che due sole parole pronunciate
dalla madre fanno rabbrividire di paura perfino Stilla:<br />
“Partirai domani…”<br />
…la fanciulla, seduta sotto un albero, guarda un giovane…<br />
Il corpo aurico di Mevia si lacera in due, all’altezza del<br />
petto, mentre la madre continua a parlare, incurante: “E’<br />
giusto che tu vada a Roma, per perfezionare la tua<br />
educazione: non sarà per molto, forse non più di due anni,<br />
ma è sciocco lasciarsi sfuggire l’occasione che la figlia del<br />
governatore ti ha offerto…La accompagnerai, e chissà,<br />
magari sarò poi io che verrò a trovarti, e vivremo tutti a<br />
Roma, dove il clima è così dolce…Dicono che ci sia sempre<br />
un vento che scioglie la nebbia, e che il cielo sia spesso<br />
azzurro come questo mosaico…”<br />
“La ferita è troppo profonda, non riesco a ripararla!”<br />
Roverella si affanna attorno al cuore astrale di Mevia, ma<br />
qualcosa si è spezzato e nuvole di materia volano via,<br />
lasciando senza forze e nutrimento il corpo fisico della<br />
giovane.<br />
13
14<br />
…La canzone di Stilla…<br />
“Venite, andiamo via”. Ginepro, con dolcezza, invita Stilla<br />
e Roverella a seguirlo.<br />
“Aspettate solo un attimo”, dice Stilla, “Le voglio lasciare<br />
una canzone:<br />
Gocce di vapore<br />
posate sui tuoi occhi<br />
come un dolce velo<br />
li faran sbocciare:<br />
Vedrai un falco in cielo<br />
e imparerai a lasciar andare…<br />
“Ma che cos’è?” le chiede Roverella? “Sembra quasi un<br />
incantesimo..”<br />
“Sì? Noi, nel nostro mondo, lo chiamiamo gioco<br />
d’acqua…Cos’è, Ginepro? Un gioco d’acqua?”<br />
“Parole, parole….Non sono poi così importanti…guardiamo<br />
gli effetti, piuttosto…”
Wiesbaden, terme, 9 giugno 2007<br />
Manuela, seduta ai bordi della piscina, guarda i suoi amici,<br />
in acqua, che ridono e si rilassano. C’è tanto vapore, intorno<br />
a lei, ma gli occhiali sono ancora lì, a proteggerle gli occhi<br />
dal vapore.<br />
“Guardate, un falco!” La voce di Silvia si leva, acuta,<br />
insieme al suo braccio, che scatta verso l’alto a indicare la<br />
nota sagoma che plana in cerchi.<br />
…Guardate, un falco…<br />
L’olio profumato di ginepro, che Mevia passa sul suo corpo,<br />
sembra calmarla, ma ecco che due sole parole pronunciate<br />
dalla madre fanno rabbrividire di paura perfino Stilla:<br />
“Partirai domani…”<br />
“Sì, è vero, eccolo là!”Anche Ezio alza la mano, e , presto,<br />
tutti si voltano a guardare in su…<br />
“Tutti, tranne Manuela!” Stilla, spazientita, commenta con<br />
Roverella.<br />
“Certo che non può vederlo: indossa ancora gli occhiali:<br />
l’incantesimo, o gioco d’acqua che sia, non si è potuto<br />
avverare… deve prima lasciar andare qualcosa, magari non<br />
la voglia di sentire Andrea, ma almeno gli occhiali…ma sei<br />
tu, Stilla, per prima, che non devi attaccarti al risultato..Dai<br />
tempo al tempo…” Ginepro, spiega, rassicurante.<br />
Poco dopo, nella doccia, Manuela si sta togliendo<br />
15
l’accappatoio, quando una voce accanto a lei le dice,<br />
scherzando :” Ma che fai, ti lavi con gli occhiali?”<br />
“Ah , già, non mi ero accorta che li avevo sul naso..”<br />
Manuela, finalmente, si toglie gli occhiali.<br />
…Manuela, finalmente, si toglie gli occhiali…<br />
“Ben fatto!” dice Stilla a Roverella, inviandole uno spruzzo<br />
d’acqua per ringraziarla.<br />
Sotto la doccia, le gocce di vapore si posano sugli occhi di<br />
Manuela, le palpebre battono, una volta, due….le piastrelle<br />
di rivestimento della doccia sono azzurre come il più azzurro<br />
cielo di Roma….e là, in mezzo a tutto quell’azzurro, si<br />
staglia la nota sagoma di un falco.<br />
“Guardate, un falco!” la voce di Manuela arriva a Silvia, al<br />
di là della parete di vetro, superando lo scroscio delle docce.<br />
“Ora te ne accorgi?” risponde Silvia.<br />
“Be’, meglio tardi che mai..” aggiunge, ridendo.<br />
Stilla batte le mani, in un tripudio di schizzi, e Ginepro<br />
annuisce, sorridendo: “Ognuno ha il suo tempo..”<br />
“E Mevia?” chiede Roverella, scuotendosi le gocce di dosso.<br />
“Mevia è cresciuta” risponde Ginepro “ Ora si chiama<br />
Manuela, e il suo latino in effetti si è un po’ imbarbarito, in<br />
compagnia di Ander, o di Andrea, se preferite….ma i suoi<br />
occhi sono sbocciati su un bel cielo azzurro…e dopo solo un<br />
paio di battiti di ciglia….credo proprio che imparerà a<br />
lasciar andare…”<br />
16
1. Giochi d'acqua<br />
schizzi, rivoli, bolle.<br />
GIOCHI D’ACQUA<br />
3. Claudio osserva i suoi<br />
amici.<br />
5. Ortensia e Ciliegio si<br />
tuffano insieme .<br />
2. Luci di tutti i colori.<br />
4. Bambini che giocan<br />
nell'acqua.<br />
6. Enrica osserva un<br />
falco nel cielo.<br />
17
7. Verbena su Francy si<br />
lascia portare.<br />
9. Un perfetto equilibrio<br />
tra i mondi.<br />
11. Bella l'erba sotto i<br />
piedi.<br />
18<br />
8. Tra prati, alberi e<br />
cielo la gioia di<br />
Claudio.<br />
10. Acqua o sole?<br />
12. Che l'avventura<br />
abbia inizio.
Sole ovunque.<br />
Driade apre la strada:<br />
Adesso tuffi!<br />
Che accoglienza<br />
alle terme di Wiesbaden!<br />
esulta Memy.<br />
Ivan s’immerge:<br />
ritempriamo le membra<br />
dal lungo viaggio!<br />
Alloro canta:<br />
mi sento al sicuro<br />
con gli amici.<br />
Si fa Acqua Gym!<br />
Caiottolo si lancia:<br />
vediamo com’è!<br />
E’ l’ora giusta!<br />
Regine dà il ritmo<br />
e si va avanti.<br />
19
20<br />
SOGNI<br />
Carolina guardò diritta avanti a sé e vide, incorniciata dal<br />
finestrino posteriore del camper, la tata accoccolata a fianco<br />
di Maria Luisa, la quale se ne stava seduta sul tronco di una<br />
grande quercia, con le gambe a penzoloni. Ogni giorno il<br />
gruppo d’avventura <strong>Carote</strong> e Lillà aveva deciso di nominare<br />
un responsabile, una tata, che si prendesse cura degli altri e<br />
risolvesse le questioni che avessero a insorgere.<br />
Oggi era toccato ad Ivan.<br />
Una corona di maggio-ciondoli in fiore rifiniva il panorama,<br />
lasciando splendere il prato adiacente dei riflessi luccicanti<br />
di brina che il passaggio dalla notte al giorno aveva<br />
generosamente donato.<br />
…Kavafis, l’allievo-angelo creatore di nuvole, si avvicinò a Carolina<br />
e le pose un’ala dietro la schiena…
Kavafis, l’allievo-angelo creatore di nuvole, si avvicinò a<br />
Carolina e le pose un’ala dietro la schiena. Ella batté le<br />
ciglia un paio di volte e la vista le si sfocò un istante per poi<br />
ricalibrarsi sulla nuova sensorialità che la vicinanza<br />
dell’angelo le prestava.<br />
Vide allora un meraviglioso alone azzurro che proveniva<br />
dal corpo fisico di Ivan ed avvolgeva Maria Luisa in una<br />
sfera dal tepore rassicurante. Poi vide una fontana luminosa<br />
sgorgare dalla base della quercia ed irrorare di luce il<br />
terreno circostante sino a giungere alle pendici dei camper<br />
ed innaffiarne le ruote e poi oltre, sino all’autostrada. Dal<br />
corpo del popolo di alberi alle loro spalle provenivano<br />
straordinari disegni colorati, come castelli di rosa, torri di<br />
giallo e fiumi di violetto, e i colori erano così vividi e<br />
luminosi che tutta l’aria sembrava respirarne a pieni<br />
polmoni.<br />
“Sono i pensieri del bosco”, le spiegò Kavafis, senza<br />
parlare.<br />
Ella annuì. Poi ebbe la sensazione che la sua vista divenisse<br />
ancora più penetrante, si avvicinasse al soggetto che stava<br />
osservando (come quando fai girare la rotellina del<br />
microscopio e l’immagine si ingrandisce e all’inizio ti<br />
ricordi che è sempre la stessa visione di prima, solo più da<br />
vicino, ma con il passare dei minuti il nuovo mondo che hai<br />
di fronte ti svela un numero così elevato di particolari che<br />
corri il rischio di credere che quel frammento sia tutto il<br />
mondo, invece che solo una parte di esso).<br />
Istintivamente, allora, la ragazza chiuse gli occhi,<br />
ritraendosi.<br />
“Nessun rischio, Carolina”, disse calmo Kavafis, “ci sono io<br />
a ricordarti dove siamo”.<br />
Carolina, con cautela, si concesse di aprire un occhio.<br />
Vide che, nel mezzo dei colori, Maria Luisa se ne stava<br />
stretta stretta in un mantello bordeaux, ma poi il tepore che<br />
proveniva dagli esseri che aveva intorno, e l’avvolgeva, la<br />
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convinse a sciogliere i lacci del pastrano e così mostrò ad<br />
Ivan la caviglia destra. Egli la prese fra le mani - Carolina<br />
nel frattempo aveva aperto anche l’altro occhio - e la<br />
caviglia, illuminata da tutta quell’attenzione, emise una<br />
nuvoletta, sagomata come un fumetto, all’interno della<br />
quale scorrevano veloci alcune immagini in sequenza: si<br />
distingueva la notte, che avvolgeva l’altro camper della<br />
carovana, sul quale viaggiava Maria Luisa la notte<br />
precedente, Enrica al volante accanto a Francy, Manu e<br />
Luca insieme a lei dietro, prima seduti, poi in piedi – Ma<br />
che ci fanno in piedi in camper durante il viaggio? - poi una<br />
strettoia, i lavori in corso subito dopo la frontiera fra la<br />
Svizzera e la Germania, poi una frenata, e Maria Luisa che<br />
cade all’indietro, Luca che si trova alle sue spalle e cerca di<br />
attutirle la caduta, la caviglia che s’arrossa, la testa di Luca<br />
che batte sullo stipite del lettino basso, diverse nuvolette<br />
grigie che intasano i canali di comunicazione fra le persone<br />
e ne mischiano le parole, come le tessere di un puzzle<br />
sparse sul pavimento del camper e Ivan,– “Ma era in<br />
camper con noi, ieri sera!”, esclama Carolina, “io ero al<br />
suo fianco, Silvia, Ezio e Claudio dormivano dietro, ne<br />
sono certa. Come fa ad essere anche sull’altro camper?”-<br />
proprio Ivan che, divenuto una specie di cometa luminosa,<br />
morbida ed elastica, si era introdotto nella scena passando<br />
attraverso la caviglia, per raccogliere ad una ad una le mille<br />
tessere che aveva trovato sparse ovunque nello spaziotempo<br />
circostante alla scena, per ricomporle in un unico<br />
disegno, rispettandone incastri e forme, donando loro nuova<br />
armonia: per prima cosa aveva tenuto il piede di Maria<br />
Luisa mentre cadeva, di modo che la caviglia non subisse<br />
torsioni, poi aveva posto un cuscino all’altezza della testa di<br />
Luca, affinché la sua azione proteggesse il corpo di Maria<br />
Luisa senza ferirsi. Infine, era uscito di scena, lasciando la<br />
nuvoletta della caviglia scorrere pulita verso il futuro.<br />
22
… Ivan, che divenuto una specie di cometa luminosa, morbida ed<br />
elastica…<br />
E la caviglia, adesso, sul prato, emanava una rassicurante<br />
luce rosata, anche se il volto di Maria Luisa rimaneva<br />
contratto.<br />
Luca entrò nella scena inquadrata dalle ciglia di Carolina<br />
emanando la stessa tenera luce rosa della guarigione<br />
avvenuta, Spillo sulla spalla destra, di ritorno dai suoi<br />
esercizi mattutini.<br />
Lo spirito di natura francese, a cui il viaggio dimensionale<br />
si addice particolarmente, colse l’occasione per balzare<br />
all’interno delle aree colorate del luogo di cura nei pressi<br />
della grande quercia ed eseguire due volteggi intorno ad<br />
Ivan, per rinforzarne il corpo energetico.<br />
La tata Ivan, ridestatasi grazie al baluginio dei volteggi di<br />
Spillo, sorrise alla volta di Maria Luisa e finalmente se ne<br />
allontanò, lasciando la donna ad occhi chiusi, seduta sul<br />
tronco, immersa nella luce.<br />
Kavafis a quel punto ritrasse lentamente l’ala che aveva<br />
23
posto dietro Carolina, ed ella chiuse ancora le palpebre, per<br />
riabituarsi alla vista “normale”. Nello stesso istante<br />
Coriandolo aprì gli occhi, energeticamente poco stabile:<br />
“Ho fatto un sogno. La tata Ivan dov’è?” chiese veloce.<br />
24<br />
… La tata, ridestatasi grazie al baluginio dei volteggi di Spillo…<br />
“Eccomi!”, disse lui arrivando di corsa: fare la tata il primo<br />
giorno di viaggio all’estero può essere molto impegnativo!<br />
“Ho visto un posto Ivan” disse Coriandolo tutto d’un fiato,<br />
dove tante persone erano in preda ad una forza che non<br />
sapevano capire, ma neppure respingere con decisione.<br />
Tutti noi, insieme, ci recavamo da loro, vestiti delle nuvole<br />
di Kavafis, ed esse ci proteggevano e cambiavano forma a<br />
seconda della necessità di coloro ai quali prestavamo le<br />
nostre cure. Costoro sembravano contenti della nostra<br />
attenzione ed anche i loro corpi fisici reagivano bene alle<br />
medicazioni di luce, ma quando ci allontanavamo alcuni<br />
ricadevano preda di quella forza misteriosa. Altri invece si<br />
alzavano da terra e si incamminavano verso l’orizzonte,<br />
decisi e luminosi, senza che la morsa oscura esercitasse su<br />
di loro il benché minimo richiamo.
Noi rimanevamo colpiti dalla differenza di reazioni e ci<br />
domandavamo se qualcosa, delle nostre cure, fosse stato<br />
sbagliato, rispetto a coloro che, sebbene guariti, tuttavia non<br />
si rimettevano in piedi.<br />
Una voce fuori campo allora tuonò: era Kavafis!”<br />
Adesso la voce di Coriandolo s’alzò di tono:<br />
“Egli richiamò la nostra attenzione sul fatto che non<br />
dipendeva da noi che le persone guarissero, dato che gli<br />
strumenti che usavamo erano sempre gli stessi ed il nostro<br />
animo immutato.”<br />
“Sono i progetti che ognuno ha su di sé a cambiare.<br />
Osservate queste persone”, ci disse Kavafis ponendo le sue<br />
ali dietro le nostre spalle, così come ha fatto prima con<br />
Carolina. “Ponete la massima cura nell’osservare quale<br />
incredibile varietà di forme e colori ciascuno di essi<br />
trasmetta a questa lunghezza d’onda, ed il continuo<br />
movimento al quale tali forme sono soggette”.<br />
“Allora”, il racconto di Coriandolo si faceva sempre più<br />
ricco di particolari e l’attenzione della tata Ivan ne<br />
illuminava i passaggi più intensi, “vidi coloratissime nubi<br />
multiformi provenire dai corpi distesi, come fumetti che<br />
mutavano continuamente, assumendo forme di cose note,<br />
come case, persone, scene di vita, città, oppure ignote,<br />
semplicemente giochi di colore che si incuneavano l’uno<br />
dentro l’altro, senza sosta, ognuna un caleidoscopio a sé<br />
stante.”<br />
“Osservate che è la volontà di ognuno a determinare la<br />
prossima evoluzione”, ci diceva Kavafis “come il volante<br />
determina la direzione delle automobili, e come saldamente<br />
seduti al volante di ogni vettura ci siano i sè superiori di<br />
ciascuna di queste persone.<br />
Se decidono che la forza misteriosa di questo luogo può<br />
scegliere al loro posto quale direzione prendere, così è.<br />
Ma le cure che avete prestato hanno in ogni caso prodotto<br />
l’effetto voluto.<br />
25
26<br />
…Essi videro coloratissime nubi multiformi provenire dai corpi<br />
distesi, come fumetti che mutavano continuamente…<br />
Guardate ad esempio quella donna laggiù: come vedete le<br />
vostre attenzioni ne hanno guarito il corpo fisico ed<br />
apparentemente l’anima ma, osservate anche, c’è una<br />
riserva in fondo al suo cuore, quella sacca in ombra ai nostri<br />
occhi.<br />
Ebbene, ella ha il proprio percorso da seguire, che a noi non<br />
è dato scorgere (come vedete, ce ne è oscurata la visione).<br />
Ma ella sa, grazie a voi da oggi sa, che, se volesse, esiste<br />
una dimensione di amorevoli cure che si fonda sulla ricerca<br />
della verità”.<br />
“Quale verità”, ho domandato con un coraggio che mi<br />
sembravo Spillo, e Kavafis ha ritratto le ali dalle nostre<br />
schiene e poi ho aperto gli occhi.<br />
Quale verità, tata Ivan?”<br />
“La verità di quel che siamo in questo istante”, egli rispose<br />
semplicemente: adesso era ora di andare avanti.
Pomeriggio:<br />
da Wiesbaden a Dünnwald<br />
OLTRE LA PIOGGIA<br />
Dünnwald, 9 giugno 2007<br />
“Guarda, un falco!” Manuela indica fuori dal finestrino del<br />
camper il cartello verde, un triangolo rovesciato che inscrive<br />
la sagoma di un falco.<br />
Che cartello curioso, una specie di “attenti al falco” per gli<br />
automobilisti distratti che , certo, non rischiano di investirne<br />
qualcuno mentre attraversa la strada, ma, piuttosto, rischiano<br />
di non “ vedere un falco volare, e imparare a lasciar<br />
andare…”, come canticchia ancora Stilla, ben sistemata sul<br />
… un triangolo rovesciato che inscrive la sagoma di un falco …<br />
27
tetto del camper a giocare con le gocce di pioggia. Lì con lei,<br />
sul tetto del camper, nella sua posizione ormai collaudata da<br />
più di mille chilometri, Spillo si riempie il corpo del verde di<br />
questa foresta, che finalmente, a distanza di un anno, lo<br />
riporta all’odore dei boschi di Branfère, Francia, suo paese<br />
di infanzia in questa terra e questa vita.<br />
28<br />
… Stilla, ben sistemata sul tetto del camper a giocare con le gocce di<br />
pioggia …<br />
Ma l’odore di bosco è appena stato svegliato dalla prima<br />
pioggia, e gli ha fatto solo aprire la scatola dei ricordi, così<br />
“Stilla, dài, ancora un po’”, chiede. E Stilla vola in alto, a<br />
trovare altre gocce di pioggia, fra le nubi, gocce grandi<br />
adesso, di quelle che atterrano rompendosi in tanti schizzi, e<br />
che suonano sui tetti e sugli ombrelli come bacchette su un<br />
tamburo.<br />
“Si-i-i-i-ì-ì…..” Stilla e Spillo si guardano, felici, e il rumore<br />
degli aghi degli abeti colpiti dall’acqua li accompagna come<br />
un sottofondo musicale, una risata leggera che è più di un<br />
fruscio e meno di una musica.<br />
“Come piove”, pensa Maria Luisa dentro il camper. Non sa<br />
più che giorno è, che ore sono: il lungo viaggio l’ha vuotata
di sé e riempita di una materia strana, a lei ignota, di parole e<br />
sensazioni che da tanto tempo non le appartenevano più:<br />
paura, forse? No, Paura, PAURA, PAURA…<br />
La pioggia è più forte, i tamburi suonano, sul tetto del<br />
camper, e “Come piove”, pensa Ivan mentre guida e cerca di<br />
restare calmo e distaccato: la responsabilità di guidare gli<br />
altri in questi primi passi in un mondo sconosciuto lo irrita<br />
un po’, dentro. All’inizio era solo un solletico, a volte anche<br />
piacevole, ma adesso le bollicine sono diventate bolle più<br />
grosse, che si rompono in mille schizzi, proprio come i<br />
goccioloni-quasi-grandine che cadono giù dal cielo.<br />
“Pioggia, pioggia, lava i miei pensieri”, pensa Manuela, e le<br />
sue nuove ali di falco si aprono, mentre si alza in volo su nel<br />
cielo, a rendere reale, almeno nel mondo astrale, quel<br />
cartello verde che ha appena visto. Lassù, a metà tra il tetto<br />
del camper e la cima degli alberi, un altro corpo luminoso la<br />
attende: Claudio.<br />
“Guarda!” le dice, e le indica un essere diafano, trasparente,<br />
che, come un direttore d’orchestra, sta in mezzo alle nubi, a<br />
braccia aperte, invitando le gocce a scendere più o meno<br />
veloci, e le nuvole a muoversi con coreografie del tutto<br />
originali.<br />
… un altro corpo luminoso la attende: Claudio …<br />
29
Quassù, lontano da terra, abbastanza, almeno, da non sentire<br />
più l’odore di plastica dei camper nuovi, ma non troppo<br />
lontano da perdere la fragranza del bosco, è evidente il<br />
disegno di pioggia e nuvole: è un messaggio che viene udito<br />
da Claudio e da Manuela come se fosse una nuova lingua.<br />
Stilla, amica degli uomini, lo traduce, per loro, con dei versi.<br />
Indica una nuvola, né più né meno come un direttore<br />
d’orchestra comanda al primo violino di iniziare un a solo, e<br />
questa si apre appena, lasciando uscire rivoli di acqua in fa<br />
diesis….poi lo spirito dell’acqua canta:<br />
30<br />
Per te, Maria Luisa,<br />
fresca ti sia la vita,<br />
libera come la pioggia,<br />
dolce come le dita<br />
che han colto dei lamponi,<br />
frizzante come un limone<br />
che sul viso si appoggia….<br />
Nel camper, Maria Luisa apre il frigorifero, prende un po’ di<br />
quel limone che si è portata da Firenze, e, con un gesto<br />
ormai consueto, se lo passa sul viso, per<br />
rinfrescarsi…PAURA, PAURA, Paura, paura,<br />
pau..sa……una pausa, pensa, ho bisogno solo di una pausa,<br />
per ritrovarmi.. e chiude gli occhi, ad ascoltare la musica<br />
della pioggia, adesso come di violini in corso di accordatura.<br />
Lassù, in piedi sopra le cime degli abeti, Stilla muove le<br />
punte delle dita come per sollecitare un trillato di pianoforte,<br />
e la pancia gonfia di una nuvola schizza via gruppi di gocce,<br />
irregolari e bizzarre.<br />
“Ascolta”, dice Claudio a Manuela.
Ivan, si canta nel bosco<br />
con note di festa.<br />
Che una goccia danzante<br />
ti bagni la testa,<br />
e dirai :”Ti riconosco,<br />
vita mia allegra<br />
che volevo per me,<br />
festosa e brillante….”<br />
Ivan apre il finestrino per controllare chi arriva sull’altra<br />
corsia: certo, senza specchietto retrovisore, è meglio<br />
sporgersi a controllare….Plic, una goccia rimbalza sulla<br />
carrozzeria e lo colpisce diritta sulla gola.<br />
“Ma no, in testa, in testa!..” Esclama Spillo, deluso,<br />
rivolgendosi a Stilla perché aggiusti l’incantesimo.<br />
Stilla si stringe nelle spalle: un gioco d’acqua non si può né<br />
cancellare, né modificare.<br />
“Non voglio attaccarmi al risultato…” risponde a Spillo,<br />
“L’ho imparato proprio poco fa..” E su queste ultime parole<br />
un falco viene a portarla via sulle sue ali, e vola con lei in<br />
alto, in alto, in alto….<br />
“Un falco! Un falco!” Giù, sulla terra, accanto a due camper<br />
fermi, un gruppo di uomini osserva il volo dell’uccello che,<br />
lentamente, si posa sul tetto di una casa accanto a loro.<br />
Manuela, Ivan, Claudio e Maria Luisa si passano le mani sul<br />
viso, come ad asciugare delle gocce di pioggia. I colori sono<br />
diversi, adesso.<br />
Stilla non è con il falco, è rimasta sopra le nuvole, dove le<br />
gocce non ancora nate imparano a riconoscere il giorno e la<br />
notte, e una voce che non ha mai udito prima le sussurra,<br />
attraverso il suo corpo:<br />
31
32<br />
Eccolo con te:<br />
con amore e pensiero<br />
l’ arcobaleno.<br />
… lentamente, si posa sul tetto di una casa accanto a loro…
1. Una foresta di alberi<br />
alti.<br />
3. Enrica cammina<br />
pensierosa.<br />
5. Grosse gocce cadono<br />
giù dai rami .<br />
PIOGGIA<br />
2. Luca guarda le<br />
nuvole in cielo.<br />
4. Caiottolo corre felice<br />
per i boschi.<br />
5. Le gocce bagnano i<br />
piedi di Enrica .<br />
33
7. Regine vola accanto<br />
ad Enrica.<br />
9. Regine guarda<br />
Enrica.<br />
11. Il cuore di Enrica è<br />
leggero.<br />
34<br />
8. La farfalla si posa<br />
sulla mano di Enrica.<br />
10. Enrica libera la<br />
farfalla.<br />
12. Roverella Caiottolo e<br />
Memy sorridono.
Driade guida<br />
viaggiatori speciali:<br />
tracce di luce<br />
Festa in città:<br />
profumo di Ortensia<br />
son qui le fate!<br />
Molte le strade,<br />
ognuna una fiaba<br />
per Carolina<br />
Una la rotta,<br />
Ginepro cuore saldo<br />
guarda la meta<br />
Occhi al cielo:<br />
il volo di un falco<br />
saluta Alloro<br />
Silvia respira,<br />
in un solo fiato<br />
è l’Universo<br />
35
36<br />
LA ROTONDA<br />
“Nella Germania dell’ovest attorno ad una rotonda, per<br />
l’ennesima volta”, commentò asciutto Ezio. Che noia.<br />
Ma dov’è questo campeggio?”, si chiese Francy: “sarà la<br />
decima volta che giriamo qui intorno”.<br />
“Un ginepraio!”, esclamò Verbena.<br />
“Senti”, intervenne pacato Ginepro, “possiamo trovare un<br />
altro modo di dire?<br />
Non è affatto complicato districarsi fra i miei rami odorosi.”<br />
“Ma se hai anche le spine!”.<br />
“E’ solo un alfabeto diverso da quello che siete abituati ad<br />
usare. Se imparaste a leggere la lingua dei ginepri, vi<br />
districhereste perfettamente fra quelle che adesso vi<br />
sembrano solo complicate intersecazioni. Potreste farvi<br />
guidare dal mio profumo, per capirmi meglio”.<br />
“Sembra un discorso valido anche per trovare la strada per il<br />
campeggio”, s’accorse subito Ezio: “se impariamo a leggere<br />
l’alfabeto delle strade di queste parti, troviamo anche la<br />
nostra meta”.<br />
“Ci occorrerebbe un odore da seguire”, affermò Ciliegio.<br />
“Chiediamo aiuto”, propose allora Verbena.<br />
“Già”, concordò Ezio. “Ma a chi?”<br />
“Guarda! Un falco! Presto, seguiamolo. Ci porterà senz’altro<br />
fuori da questo labirinto”, Francy ne era sicura.<br />
“O da qualcuno che possa darci aiuto”, continuò ancora<br />
Verbena.<br />
“Eccolo! Si è posato sul tetto di quella casa!”<br />
“Ma qui non c’è niente”, osservò Ezio. “La città sembra<br />
finire, proprio qui”<br />
L’ombra lunga di Colonia.<br />
“Ci sono quei due signori con il cane, laggiù!”, segnalò<br />
Ciliegio: “Chiediamo a loro”.
… Eccolo. Si è posato sul tetto di quella casa …<br />
“Scusate…”, Francy si avvicinò ai due abitanti del luogo,<br />
gentile.<br />
“Sì lo conoscono, ma non è proprio da queste parti.<br />
Dobbiamo tornare alla rotonda”.<br />
Ancora…<br />
“E prendere la strada successiva a questa. Sempre diritto.<br />
Poi troviamo le indicazioni. E anche degli aiutatori visibili,<br />
mi dicono”.<br />
“Ma chi, questi due in automobile che ci fanno segno di<br />
seguirli?”, segnalò Ezio alla volta di due sconosciuti con un<br />
gran sorriso, e intanto già si intravedevano i cartelli per<br />
l’agognata destinazione.<br />
“E Kavafis dov’è?”, chiese, adesso che la strada si era<br />
ritrovata.<br />
“Seminario sulle nuvole del nord ovest”, disse Ginepro, che<br />
ci aveva parlato per ultimo. “Guarda quella nuvola, lassù: è a<br />
forma di camper!” fece osservare Verbena a tutti: “Devono<br />
essere passati alla fase pratica, quelli del seminario”.<br />
37
38<br />
… Guarda quella nuvola lassù E’ a forma di camper…<br />
“Meno male: tutte le nubi di esercizio che gli allievi<br />
nuvolieri realizzano creano proprio un bel freschino…”,<br />
commentò Francy. Poi Ezio disse: “Ho sentito dire che il<br />
campeggio di Dunnwald è molto ospitale”.<br />
Sì? E da chi? Io non ho sentito proprio niente.<br />
Verbena giocava fra i capelli di Francy e Francy guardava<br />
fuori dal finestrino e giocava con le nuvole di Kavafis e<br />
Kavafis scendeva giù, per provare a leggere l’alfabeto di<br />
Ginepro, il quale guardava curioso Ciliegio e lui, spirito di<br />
natura viaggiatore per vocazione, chiuse gli occhi e volò via,<br />
sui tetti delle case, accanto ai falchi e poi alla classe di<br />
Kavafis e poi ancora più su, verso est.<br />
Ma, prima di volar via, aveva guardato un istante fuori dal<br />
finestrino e aveva incontrato, ancora un istante soltanto, lo<br />
sguardo di Ezio. Quella traccia energetica, seppur flebile, era<br />
stata sufficiente a gettare un ponte fra i due perché adesso, in<br />
questo spazio sopra la terra che solcavano, c’erano tutti e<br />
due, Ciliegio ed Ezio. Ma c’erano anche Francy e Verbena, e<br />
Kavafis, e Ginepro.
… Verbena gioca fra i capelli di Francy…<br />
“Che succede?”, chiese Ezio, ma non lo domandava<br />
veramente, mentre perlustrava con attenzione le<br />
caratteristiche del nuovo spazio che si trovavano<br />
transitoriamente a visitare.<br />
Era tutto uno specchiarsi, e le immagini dei nostri<br />
protagonisti erano moltiplicate all’infinito, e così le strade e<br />
le direzioni, e le rotonde.<br />
39
40<br />
… chiude gli occhi e vola via, sui tetti delle case…<br />
“Niente di buono”, borbottò qualcuno da qualche parte, che<br />
non ci capiva niente di quel che vedeva ma proprio non ci<br />
stava a farsi spiegare le cose dagli altri.<br />
“Chi ha parlato?”, chiese Ginepro nell’udire quella voce che<br />
pure durante le loro conversazioni in camper si era fatta<br />
viva, ma che egli non sapeva ricondurre a nessuno dei suoi<br />
amici. Come in risposta a quei pensieri, il deva dell’albero<br />
dalle bacche scure emise una protettiva nuvoletta profumata,
che Kavafis veloce modellò a forma di specchio.<br />
“E’ la Mente”, bisbigliò Ciliegio, riconoscendola, “quella<br />
parte dell’individualità che si crede separata da tutto il resto,<br />
e pensa di essere la migliore”.<br />
“Capisco”, rispose serio Ginepro, continuando a cospargere<br />
di profumo tutta la zona.<br />
Ezio sentì il profumo di ginepro e prese in mano lo specchio<br />
di nuvola odorosa. Guardò con attenzione il proprio riflesso<br />
e vide nei suoi occhi la scintilla del ricercatore fra i mondi.<br />
“Dove siamo?”, chiese allora a Kavafis – e stavolta lo chiese<br />
davvero - e la sincerità di quella domanda fu sufficiente a far<br />
scivolare via Mente lungo le pareti lisce della volontà di<br />
Ezio, senza più trovare alcun appiglio a cui aggrapparsi,<br />
adesso che Ezio chiedeva agli altri ciò che non sapeva, cioè<br />
lavorava in squadra.<br />
… Ezio sentì il profumo di ginepro e prese lo specchio di nuvola<br />
odorosa in mano …<br />
41
Gli specchi che arredavano quello strano luogo si ritrassero,<br />
come assorbiti dal terreno, e svelarono la direzione giusta<br />
per il campeggio, anche in questa dimensione.<br />
Poi la luce della sera cominciò a pervadere i dintorni ed essi<br />
tornarono nel Dunnwald.<br />
E in che dimensione si fossero trovati i nostri eroi essi non<br />
seppero riferire, però la scia odorosa che li aveva guidati<br />
fuori dal labirinto sembrava proprio quella di certi gineprai<br />
delle vallate torinesi, quando s’avvicina l’estate.<br />
42<br />
… e svelarono la direzione giusta per il campeggio…
SECONDO GIORNO<br />
COLONIA – RIBE<br />
45
Cattedrale di Colonia:con i suoi 157 metri di altezza è la seconda<br />
chiesa più alta della Germania e la terza più alta al mondo. Venne<br />
costruita per ospitare le reliquie dei Re Magi, portate da Milano<br />
dall'imperatore Federico Barbarossa. La prima pietra venne posata il<br />
15 agosto 1248. Nel 1996 l'edificio è stato inserito nell'elenco dei<br />
Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Possiede 12 campane e L'Ara<br />
dei Re Magi, situata dietro l'altare principale e risalente al XIII<br />
secolo,pesante trecento chili, alta più di un metro e mezzo e lunga più<br />
di due metri, è il più grande sarcofago d'Europa.<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Colonia]<br />
Colonia: notizie sulla città<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Colonia_%28Germania%29]<br />
I tre vescovi:: [http://it.wikipedia.org/wiki/Principe_vescovo]<br />
Carlo Magno: [http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Magno]<br />
Hamelin: la storia del pifferaio magico della città di Hamelin.<br />
[http://www.ecomatrix.it/news.php?d=20070625&u=okpedia_lavera-storia-del-pifferaio-magico_it]<br />
Tesoro di Dortmund: il Museo di Arte e Culutura accoglie il tesoro<br />
di Dortmund una collezione di piu’ di 400 monete d’oro. L’università<br />
di Dortmund fu fondata nel 1966.<br />
[http://www.gwleibniz.com/britannica_pages/dortmund/dortmund.ht<br />
ml]<br />
Canile di Amburgo: il canile ospita quasi duemila cani ogni anno,<br />
gatti, uccelli e rettili esotici.<br />
[http://www.bairo.info/canile_amburgo.html]<br />
Campo nazifascista di Wietzendorf:<br />
[http://www.romacivica.net/ANPIROMA/internati/Wietzendorf.pdf]<br />
Il pittore Arnaldo Spagnoli sopravvissuto al lager nazista di<br />
Wietzendorf:<br />
[http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/19045]<br />
La battuta di Spillecchini (Hic sunt leones): si riferisce al fatto<br />
che Carlo Magno venne incoronato imperatore da Leone III nella<br />
messa di Natale del 25 dicembre 800 in Roma, con un titolo mai<br />
più usato in Occidente dalla abdicazione di Romolo Augusto nel<br />
476. Propriamente, la locuzione latina (in italiano, qui ci sono i<br />
leoni) compariva sulle carte geografiche dell'antica Roma in<br />
corrispondenza delle zone inesplorate dell'Africa e dell'Asia. La<br />
frase stava ad indicare che non si sapeva cosa ci fosse in quelle<br />
terre inesplorate, a parte il fatto che erano abitate da leoni<br />
46
Mattina: il Duomo di Colonia<br />
UNA SELVA GRIGIA<br />
“C’era una volta….”<br />
“Tutte le fiabe cominciano così!” dice Carolina.<br />
“Sì, è vero! Però magari questa è una fiaba diversa dalle<br />
altre..”, interviene Manuela.<br />
“E, infatti, è proprio così” risponde Ivan, “perché ai bambini<br />
le fiabe, normalmente, le racconta una mamma, o una nonna,<br />
come premio per essere stati bravi, o, se magari hanno paura<br />
di addormentarsi, perché i loro sogni vengano indirizzati<br />
verso paesi incantati…. Ma io non sono<br />
né una mamma né una<br />
nonna: io sono un<br />
professore. E un<br />
professore che racconta<br />
una fiaba è davvero un<br />
evento curioso. Per cui,<br />
statemi bene a sentire,<br />
perché questa è una<br />
favola davvero<br />
particolare: in questa<br />
favola, il protagonista è<br />
uno spirito di natura di<br />
nome Coriandolo.<br />
Coriandolo aveva vissuto<br />
per molto tempo in un<br />
piccolo bosco, e non<br />
aveva mai visto il mondo.<br />
...io sono un professore…<br />
Lì i suoi giorni scorrevano ritmati dalla musica delle<br />
47
stagioni, e dal ritmo delle fioriture. Non aveva altro compito<br />
che quello di solleticare i bocci dei fiori e di accarezzare i<br />
frutti perché maturassero, e divenne così bravo nel farlo,<br />
che quasi si annoiava.<br />
Capitò poi un giorno,<br />
durante un temporale, che<br />
si sentì sollevare in alto<br />
da un vortice di vento,<br />
finché atterrò in un<br />
mondo completamente<br />
sconosciuto, strano, che<br />
voi però conoscete bene,<br />
perché somigliava in tutto<br />
e per tutto alle città in cui<br />
abitate: strade, negozi,<br />
macchine, uomini, e<br />
anche alberi, sì, ma pochi<br />
e un po’ sofferenti, senza<br />
quell’odore rugiadoso e<br />
verde della sua antica<br />
terra. Coriandolo capì<br />
presto che era diventato …si sentì sollevare in alto da un<br />
grande e che<br />
vortice di vento…<br />
aveva cominciato ad andare a scuola: e ciò che gli veniva<br />
insegnato, ciò che era il suo programma di scuola, era,<br />
pensate un po’, aiutare gli esseri umani. Col tempo<br />
cominciò ad apprezzare la sua vita, ad andare d’accordo coi<br />
suoi compagni di studi, e, anche, si appassionò alla vita di<br />
quegli uomini e donne che spesso, non visto, aiutava. Se<br />
c’era qualcosa che gli veniva rimproverata era proprio<br />
quella sua eccessiva passione: a volte accorreva in aiuto<br />
senza che nessuno l’avesse chiesto, e non si riposava mai,<br />
neanche quando veniva invitato a farlo, perché potesse<br />
andare a trovare i suoi vecchi amici alberi della Val di<br />
Sieve. Per tutto il resto, i suoi insegnanti, spiriti di natura<br />
48
più esperti, o addirittura maestri dalle ali multicolori, erano<br />
soddisfatti di lui, e Coriandolo, ben presto, pensò di essere<br />
davvero il primo della sua classe. E fu così che un giorno,<br />
quando la Maestra degli spiriti di natura…<br />
“Eh, sì, vedete!” si interrompe Ivan sorridendo, poiché ha<br />
visto Carolina e Manuela inarcare le sopracciglia di fronte<br />
all’ingresso di quel nuovo personaggio. “le mie storie,<br />
siccome sono un professore, parlano di scuola e di<br />
insegnanti, ma, abbiate pazienza, credo che la storia vi<br />
piacerà lo stesso…E così, vi dicevo, quando un giorno la<br />
maestra degli spiriti di natura offrì la possibilità di un<br />
viaggio-studio all’estero, Coriandolo pensò che quella per<br />
lui era un’ottima occasione per distinguersi, per diventare<br />
ancora più bravo. Nessuno, poi, sarebbe stato più adatto di<br />
lui per quell’incarico, visto che negli ultimi tempi era stato<br />
sempre il primo a scattare in aiuto, a rinunciare al suo<br />
tempo libero e al gioco pur di prestare soccorso, incurante<br />
del puzzo di smog, o di cibi cotti, o di plastica bruciata.<br />
Coriandolo fu accontentato, e partì, con un gruppo di<br />
uomini e di altri spiriti di natura, verso il Nord. I boschi<br />
della Val di Sieve erano già più lontani di mille chilometri,<br />
quando Coriandolo si trovò di fronte alla sua prima vera<br />
grande missione: il Duomo di Colonia.<br />
“Ci hanno detto di aiutare a pulire tutto il Duomo: non è un<br />
lavoro da poco!” Le parole di Verbena, un po’ irritata per il<br />
compito assegnato alla loro classe, giungono alle orecchie<br />
di Coriandolo come una sfida. “E qualcuno dovrà pur pulire<br />
anche quelle guglie lassù!” Continua Verbena.<br />
“Qualcuno..” pensa Coriandolo. “Se le pulirò io, mi sarò<br />
guadagnato onore e fama, e forse anche un ruolo di primo<br />
piano…che ne so, l’incarico di capoclasse!”<br />
Coriandolo vola via: neanche una parola di saluto a<br />
Verbena e agli altri, già affaccendati a volare in percorsi<br />
multiformi intorno alle colonne, alle vetrate, ai portoni, ai<br />
ricami della pietra della facciata del Duomo. Coriandolo<br />
49
vola via lassù, lassù, nel bosco delle guglie.<br />
Lassù, in alto, il grigio delle guglie si confonde col cielo, e<br />
la mancanza di suoni, odori, colori , e vita, fa perdere ogni<br />
senso di orientamento. Coriandolo si sente così piccolo,<br />
adesso, e le sue piccole ali, appesantite da tutto lo sporco<br />
che ha raccolto di guglia in guglia, non volano più.<br />
“Ah ah ah ah ah! Primo della classe! Ma chi ti credi di<br />
essere!” Una voce graffiante risuona alle sue orecchie:<br />
Coriandolo si volta e vede il viso terrificante di un Gargoyl<br />
scolpito nella pietra.<br />
“No”, pensa, guardando i Gargoyl dalle forme diverse<br />
intorno a sé. “Non sono veri, non possono essere veri:<br />
quella è pietra, è solo pietra..”<br />
“E allora?” dice il Gargoyl. “La pietra secondo te non è<br />
viva? Senti chi parla! Tu sei<br />
50<br />
…il grigio delle guglie si confonde col cielo…<br />
fatto solo di materia astrale! Noi sì, almeno, che siamo più<br />
solidi...Vieni qui, e toccami pure…” Il Gargoyl risponde<br />
come se leggesse i suoi pensieri.<br />
Coriandolo ha paura, tanta paura di avvicinarsi: nessuno<br />
gli ha detto che poteva succedere una cosa così, nessuno gli
ha detto come fare, nessuno gliel’ha mai insegnato, però…è<br />
anche vero…che nessuno gli ha detto di andare così in alto<br />
da solo.. “Oh”, pensa Coriandolo, “perché non ho chiesto<br />
all’insegnante, perché almeno non ho chiesto a Verbena di<br />
venire con me? Forse sarà il caso che torniindietro…”<br />
Cadono alcune gocce, e sono pesanti, grigie, e pesano come<br />
pietre sulle sue ali stanche. Coriandolo si sente scivolare<br />
giù, e si attacca ad una guglia, la cui pietra ruvida solca il<br />
suo corpo in graffi dolorosi. Scivola giù, giù…<br />
…Coriandolo si sente scivolare giù…<br />
“Ma questa è una storia che fa un po’ paura, Ivan!” Manuela<br />
interrompe il racconto.<br />
“Si vede bene che non sei né una mamma, né una nonna, né<br />
una tata!” dice Carolina.” Nessuna di loro racconterebbe mai<br />
una storia così paurosa a un bambino, soprattutto la sera<br />
prima di dormire!”<br />
“Forse avete ragione..”Dice Ivan. “Ma le storie, a volte,<br />
come la vita, vanno in direzioni non previste, anche se<br />
prevedibili…Vediamo se possiamo ribaltare la situazione:<br />
vediamo se possiamo far sì che da un’avventura che sembra<br />
ben avviata a finir male possiamo ricavare un insegnamento<br />
per Coriandolo e procurarci un lieto fine…Forza, chi di voi<br />
ha delle idee?”<br />
51
“Be’”, dice Carolina “facciamogli giungere un aiuto da<br />
qualche parte….”<br />
“No”, risponde Ivan, “ come professore posso dirvi che sono<br />
disposto ad aiutare i miei allievi, ma solo se riconoscono di<br />
aver sbagliato, e solo se me lo chiedono…”<br />
“Certo, è giusto”, interviene Manuela, “ma Coriandolo sa<br />
già di aver sbagliato!”<br />
“Sì, lo sa,” dice Ivan, “forse lo sa dentro di sé, ma finché<br />
non lo dirà ad alta voce, non lo avrà veramente ammesso.<br />
Cosa facciamo allora? Glielo facciamo dire?”<br />
“Ma sì, certo, cosa aspetti?” dice Carolina.<br />
“Bene, allora. “La invita Ivan. “perché non glielo fai dire<br />
tu?”<br />
E Carolina prova a continuare la storia: “Le gocce cadono su<br />
Coriandolo che scivola giù, giù…”<br />
“Non ce la fa…non ce la fa….Ivan, Manuela, aiutatemi<br />
voi….”<br />
“Riprova, dai, siamo con te….” E Ivan e Manuela le si fanno<br />
più vicini. Poi, un sorriso:<br />
“Io so cosa potrebbe accadere: le gocce bagnano Coriandolo,<br />
ma quell’acqua, quelle gocce, sono….acqua di Colonia! E’<br />
profumata!”<br />
“Sono gocce profumate!”, dice Manuela. “L’acqua di<br />
Colonia è profumata, e Coriandolo è tanto che non sente più<br />
un profumo vero!”<br />
“Va bene”, dice Ivan” proviamo così….<br />
Le gocce bagnano Coriandolo, e da quelle gocce si<br />
sprigiona un profumo che Coriandolo non ha mai odorato<br />
prima, un profumo che allarga il cuore, che lo fa pensare ai<br />
suoi boschi.<br />
“Oh, come vorrei essere lì, adesso, con quegli alberi che mi<br />
hanno sempre aiutato! Oh, vi prego, alberi, amici miei,<br />
aiutatemi!”<br />
52
…sono….acqua di colonia…<br />
E la guglia a cui Coriandolo si teneva stretto si trasforma in<br />
un albero, in un abete, verde e grigio, un grande abete<br />
bianco. “Sei tu? Siete voi, amici miei?”<br />
Il bosco della cattedrale di Colonia, si è trasformato nel<br />
bosco della Val di Sieve.<br />
“Che miracolo è mai questo?” ride e piange Coriandolo.<br />
“Non è nessun miracolo!” gli risponde la voce di Verbena:<br />
“Hai semplicemente chiesto aiuto! Non so a chi tu l’abbia<br />
chiesto, ma qualcuno mi ha detto di venire quassù a darti<br />
una mano…Mhmmm , che buon profumo! Sembra quasi uno<br />
di quelli che uso io: certo, la verbena ha una nota più aspra,<br />
più frizzante, ma questo è veramente un profumo regale!<br />
Come si chiama?” Gli chiede.<br />
“Acqua di Colonia!” Risponde la voce di Carolina.<br />
Verbena si volta e dice: “Chi ha parlato? Mah! Non<br />
importa..” continua, scuotendo la testa, “Sarà un aiutatore<br />
invisibile… Sì, è giusto, si chiama acqua di Colonia, infatti<br />
sta piovendo…Vieni, Coriandolo, hai lavorato così tanto e le<br />
tue ali sono così pesanti e così sporche che hai proprio<br />
bisogno di una bella lavata.. Vieni con me!”<br />
53
54<br />
…che lo fa pensare ai suoi boschi…<br />
Verbena si avvicina al suo amico, e insieme, lavati<br />
dall’acqua di Colonia, con una lunga e lenta spirale tornano<br />
giù, giù, dentro la chiesa, a fare un bagno di colore<br />
attraverso le vetrate. E lì, dentro il Duomo, una musica li<br />
avvolge: il coro dei bambini che sta cantando, con Ivan,<br />
Manuela e Carolina, la messa delle 10.<br />
…con Ivan, Manuela e Carolina, la messa delle 10…
1. Il coro canta nella<br />
cattedrale<br />
3. Driade parla ad<br />
Enrica<br />
5. Memy vola tra le<br />
campate<br />
IL CORO<br />
2. Silvia innalza il suo<br />
cuore<br />
4. Francy si abbandona<br />
all' immenso<br />
6. Ezio conta i respiri<br />
55
7. Driade indica ad<br />
Enrica la croce<br />
9. Driade diventa pura<br />
luce<br />
11. Un segno di pace<br />
56<br />
8. Enrica sorride<br />
10. La luce si espande<br />
tra le alte colonne<br />
12. Si innalzano echi<br />
del coro
Nuvole scure<br />
sul Duomo di Colonia<br />
ma Stilla veglia.<br />
Ivan osserva<br />
quella nera distesa:<br />
quasi spaventa.<br />
Ma Caiottolo<br />
già guarda le vetrate:<br />
S E G U I L A L U C E!<br />
Ginepro canta<br />
la messa delle dieci.<br />
Ivan sorride.<br />
Alloro corre:<br />
le nuvole vanno via!<br />
Spunta il sole!<br />
Ciliegio trova<br />
la chiave della pace:<br />
la città vive!<br />
57
58<br />
DU' RIGHE DE’ CIELO<br />
Ora di matematica, fisica, metafisica e storia applicata.<br />
Era una tranquilla mattina a Colonia, fra il blu del cielo e il<br />
bianco delle nuvole basse dei disegnatori dell’Europa del<br />
Nord.<br />
“Ma dobbiamo sempre iniziare co’ ‘ste due righe di bianco e<br />
azzurro?”, chiese Ortensici a Spillecchini, all’ultimo banco,<br />
sussurrando, ma poi neanche troppo, nella speranza che il<br />
loro modesto giornalista si sentisse ancor più modesto e la<br />
… Era una tranquilla mattina a Colonia…
smettesse una buona volta di scrivere di ogni loro batter di<br />
ciglia. Spillecchini fece spallucce:<br />
“Che vuoi farci”, sembrò replicare quello, “sembra che<br />
senza non riesca a carburare”.<br />
“Con tutto quello che c’è da dire…,” continuò il compagno.<br />
“Perché”, si fece allora avanti il loro recensore, con umiltà,<br />
“cosa ci sarebbe da raccontare?”<br />
Ortensici lo guardò attentamente, con l’occhietto vispo:<br />
“Se glielo dico, poi, dividiamo i profitti?”<br />
“Non penserai mica che ricavi qualcosa da quel che scrive?”,<br />
gli disse Spillecchini, con nonchalance: Ortensici faceva il<br />
grosso, ma sotto sotto era un bambinone.<br />
“No?” si stupì. “Sarà tutto quel cielo che ci metti all’inizio,<br />
senti”, disse serio allo scrittore.<br />
Aveva ragione. Ci mettevo sempre troppo cielo nei miei<br />
racconti, anche quando avevo le parole contate e un editor<br />
con le cesoie alle costole. Ma non sapevo resistere.<br />
La professoressa Reginè entrò<br />
nella IV C e spostò la sedia<br />
davanti alla cattedra, come al<br />
solito. Portava sulle spalle uno<br />
zaino dalle proporzioni<br />
gigantesche per una lezione in<br />
aula. Chissà cosa c’era dentro.<br />
Kavasato la guardò attentamente.<br />
Poi una nube davanti alla sua<br />
porzione di finestra assunse la<br />
forma di un’enorme cipolla, ed<br />
egli corse fuori a giocare nel<br />
cielo. De Roverellis tirò fuori il<br />
quadernino degli appunti. Lui non<br />
…La professoressa Reginè<br />
entrò nella IV C…<br />
perdeva mai una parola di quanto pronunciato<br />
dall’insegnante.<br />
59
Come se non fosse passato che un istante dalla loro ultima<br />
lezione, ella riprese esattamente da dove aveva interrotto.<br />
Ortensici smise di polemizzare, Kavafato lasciò in pace la<br />
cipolla e si sedette su un ramo basso di fronte all’aula da<br />
dove poteva ascoltare tutto, Spillecchini appoggiò la testa<br />
sul banco e De Roverellis si stirò le giunture prima di<br />
mettersi all’opera .<br />
“Quando Enrico IV si propose di separare le competenze fra<br />
chiesa e stato, successe qualcosa che oggi richiama la nostra<br />
attenzione”, iniziò la Reginè.<br />
“In che senso?”, sollevò il capo Spillecchini, che s’era fatto<br />
attento.<br />
La professoressa si avvicinò alla lavagna e vi disegnò un<br />
triangolo, intorno al quale dispose Colonia ad Est, Magonza<br />
ad Ovest e Treviri a Sud.<br />
60<br />
… La professoressa si avvicinò alla lavagna e vi disegnò un<br />
triangolo…<br />
“Da Carlo Magno in poi era sempre stato il papa a nominare<br />
gli imperatori del Sacro Romano.
“Hic sunt leones”, disse Spillecchini e la Reginè rise.<br />
Ortensici, dal canto suo, era contento di aver capito la<br />
battuta.<br />
“Ce l’hai con me, eh?”, bisbigliò Ortensici verso di me, per<br />
l’ultima riga che avevo scritto. Quel ragazzo aveva di sicuro<br />
una dote: mi insegnava a non prendermi troppo sul serio.<br />
“La Bolla d’oro…”<br />
“Che nome magnifico”, pensò allora Ortensici.<br />
“Non vale se mi leggi anche i pensieri!”<br />
“D’accordo, d’accordo”, mi affrettai a rassicurarlo. “Mi<br />
limiterò a fare il resoconto del vostro viaggio”.<br />
“La bolla d’oro di Carlo IV”, stava continuando<br />
l’insegnante, “sanciva che d’ora in avanti l’elezione<br />
dell’imperatore sarebbe avvenuta a cura di un collegio,<br />
formato da sette membri, fra cui tre clericali, i principivescovi,<br />
i governatori di Colonia, Magonza e Treviri, che<br />
esercitavano una grande influenza all’interno della ristretta<br />
assemblea elettorale”.<br />
“Che interessante tripletta”, osservò Kavafato fuori dalla<br />
finestra.<br />
“Che stranezza, vorrai dire”, puntualizzò De Roverellis.<br />
Spillecchini, dal canto suo, non aveva dubbi:<br />
“Un imperatore tedesco, che ci tiene a mantenere il potere in<br />
Germania, stabilisce che i suoi grandi elettori saranno i suoi<br />
amichetti delle giostre. Non mi sembra tanto strano”.<br />
“Figurati se il principe-vescovo di Treviri avrebbe avuto il<br />
coraggio di nominare imperatore un francese, o uno del<br />
granducato di Toscana”, chiosò Ortensici.<br />
La Reginè si avvicinò alla cattedra e, fra gli innumerevoli<br />
involucri che sporgevano dallo zaino, ne scelse uno, di<br />
foggia cilindrica, dal quale tirò fuori un’ antica mappa che<br />
stese sulla lavagna. Poi frugò ancora nella borsa e ne<br />
estrasse taluni gravitoni, per fissare la carta geografica alla<br />
lavagna senza rovinare il portolano.<br />
61
“Non ti sembra di esagerare? Per un’inezia simile, una<br />
citazione che richiederebbe una nota a piè di pagina?”<br />
Il solito Ortensici non mi mollava.<br />
“Perché? Non ti piace la faccenda dei gravitoni?”<br />
“Ma devi ancora parlare di Claudio er Draive, e di Michelina<br />
Nonmivà”.<br />
“Hai ragione”, ammisi.<br />
Improvvisamente capivo Kavafato e la sua cipolla. Anche a<br />
me piaceva giocare con le nuvole e i cieli più che con la<br />
storia e le sue geometrie. Ma questa storia stava per<br />
sorprendermi.<br />
62<br />
…Il triangolo prese a ruotare…<br />
La prof. estrasse dallo stesso enorme zainetto uno strano<br />
gessetto e disegnò nuovamente il triangolo che collegava le<br />
tre cittadine tedesche. Il triangolo prese a ruotare, luminoso<br />
e mobile.<br />
“Allora, ragazzi, una domandina facile facile: un teorema da<br />
triangolo?”<br />
“Pitagora!”, urlò De Roverellis.
“Bah, questo lo sapeva perfino er Draive”, chiosò ancora<br />
Ortensici.<br />
“Pitagora, allora”, assentì la Reginè.<br />
Il triangolo divenne tridimensionale, una capannuccia quasi<br />
al confine con la Francia, e il quadrato su ciascun cateto<br />
divenne un cubo ed ogni cubo diveniva la base per un nuovo<br />
prisma sulle cui superfici spioventi apparivano altri cubi,<br />
sempre rispettosi della loro relazione con l’ipotenusa e la<br />
proliferazione luminosa continuava ogni volta che la Reginè<br />
disegnava una linea azzurrata con quel suo strano strumento,<br />
e da Pitagora di passava ad Euclide e poi oltre ancora. Alla<br />
fine tutta l’Europa era divisa in cubi e prismi che<br />
riproducevano esattamente il primo.<br />
“Si parte!”, esclamò a quel punto la professoressa e Claudio<br />
er Draive comparve col suo bus panoramico fuori dalla<br />
finestra, gli occhiali scuri e la sgommata ad effetto. Aprì la<br />
portiera elettrica, certo di aver fatto la sua magnifica entrata,<br />
si calò leggermente gli occhiali da sole e strillò:<br />
“In carrozza!!”.<br />
Kavafato entrò per primo, visto che era già lì, e poi tutti gli<br />
altri.<br />
…Claudio er Draive comparve col suo bus panoramico...<br />
63
Michelina Nonmivà onorò il suo nome:<br />
“Non mi va”, trillò, saltellando da una parte all’altra della<br />
classe, “mi sento stanca!”<br />
La Reginè sorrise.<br />
“Sei sicura?”<br />
“Mhmm..”, mugolò la Nonmivà.<br />
“Va bene”, disse allora la professoressa. "Per oggi resta qui,<br />
a colorare le pareti della classe coi tuoi colori preferiti”.<br />
“Lei che fa? Sale o le ci vuole l’invito scritto?” disse poi la<br />
professoressa, e sembrava proprio che guardasse da questa<br />
parte.<br />
“Ehi scrittore”, Ortensici era davvero instancabile, “dice a<br />
te, davvero”.<br />
“A me?”<br />
“Sì a te. Sali o no?”<br />
Questo non me l’aspettavo. Un conto è scrivere di certi<br />
allievi degli angeli a zonzo per i diversi piani di realtà che<br />
sono presenti nell’Universo noto e sconosciuto, un conto è<br />
finire nel bel mezzo dell’azione.<br />
“Ehi, non avrai mica paura?”, mi canzonò Ortensici.<br />
“Paura? Terrore direi, panico piuttosto! Le mie ossa tremano<br />
e le mie gambe non reggono. I miei sensi cedono e mi sento<br />
venire meno”, dissi con quel poco di fiato che mi restava in<br />
gola.<br />
Ortensici mi rassicurò:<br />
“Anche io ho sempre un po’ di timore quando si parte, ma<br />
poi l’avventura trionfa!”<br />
“Ma se non riesci a rimanere concentrato per più di tre<br />
giorni-luce una volta che siamo fuori dalla classe-contea!”,<br />
lo apostrofò Spillecchini e Kavafato rise.<br />
Pure Ortensici rise:<br />
“Ci sto lavorando”, si schermì.<br />
“Ragazzi”, richiamò la nostra attenzione la Reginè, “adesso<br />
entreremo nell’occhio del ciclone, il famoso triangolo che<br />
64
Enrico IV scelse come centro propulsore della sua nuova<br />
visione politica”.<br />
Improvvisamente Claudio er Draive sterzò e il bus prese a<br />
girare vorticosamente.<br />
Vidi Spillecchini dirigersi a Colonia, Ortensici verso<br />
Magonza e Kavafato planare a Treviri.<br />
La notte stellata di Sassonia avvolgeva le loro ali e ne teneva<br />
libera la rotta da interferenze.<br />
…La notte stellata dei cieli di Sassonia…<br />
Tagliai corto, al pensiero di quel che Ortensici avrebbe detto<br />
sulle mie note didascaliche in un momento così rilevante del<br />
racconto.<br />
Il principe-vescovo di Colonia si preparava al gran giorno.<br />
L’approssimarsi della morte di Carlo IV rendeva necessario<br />
procedere alla prima elezione da parte dell’assemblea dei<br />
sette membri da lui nominata. Nessun dubbio sul successore:<br />
come era chiaramente stato stabilito dall’imperatore<br />
medesimo, toccava a Venceslao, il figlio.<br />
Davvero inadatto.<br />
“Certo! Allora che sia imperatore il suo cavallo!”, sussurrò<br />
una voce spillecchiniana al suo orecchio. “Senti, bellino, non<br />
sta scritto da nessuna parte che tu debba eleggere chi<br />
l’imperatore ti ha detto di nominare.<br />
65
Altrimenti, il tuo libero arbitrio come lo eserciti?”<br />
“Ma se io sono qui è solo per volere dell’imperatore”,<br />
puntualizzò quello, però sembrava possibilista.<br />
“Sei sicuro?” gli chiese Spillecchini, inarcando un<br />
sopracciglio “dunque sarà lui a risponderne all’Angelo della<br />
verità al posto tuo?”<br />
Ortensici era a Magonza e il principe-vescovo del luogo<br />
stava preparando i bagagli per Colonia. La cerimonia di<br />
incoronazione del nuovo imperatore sarebbe avvenuta la<br />
mattina dopo nella Cattedrale.<br />
“Ahh!?!”, urlò quello, quando Ortensici gli si materializzo in<br />
carne ed ossa in camera sua.<br />
“Shh”, fece l’altro, “ecchettestrilli?”<br />
“Chi sei?!?”, gridò ancora il regnante di Magonza.<br />
“Cos’è che la Reginè ci suggerisce sempre di dire in casi<br />
come questo?”, si chiese Ortensici a voce alta.<br />
“Come questo quali?”, mi permisi di interloquire con lui.<br />
“Sei tu, scrittore? Sei sempre sull’autobus con la prof?”<br />
“Sì sono io e sì sono sempre qui. Quali casi?”.<br />
“Casi come questo, in cui l’inesperienza nei viaggi nel<br />
tempo ti porta ad un eccesso di materializzazione”, riprese<br />
Ortensici, “e colui che visiti si sgomenta, invece che trarre<br />
beneficio dalla tua presenza”.<br />
“Vado subito a consultare la professoressa, in prima fila sul<br />
bus”.<br />
“Sbrigati, scrittore. Il mio principe-vescovo scolora in viso,<br />
come diresti tu”.<br />
“Eccomi. La Reginè suggerisce di dirgli esattamente come<br />
stanno le cose”.<br />
Senza perdere tempo, Ortensici si avvicinò al letto del<br />
principe, ove egli giaceva riverso, semisvenuto ma<br />
cosciente.<br />
66
…Sono lo spettro della Storia futura…<br />
“Sono lo spettro della Storia futura.<br />
Sono qui a mostrarti le conseguenze delle tue scelte di<br />
domani”.<br />
Il principe vescovo, adesso, lo stava ad ascoltare.<br />
Kavafato, nel frattempo, aveva scelto la via dell’apparizione<br />
in sogno, fra nuvole multicolore.<br />
Molto scenografico, magari un po’ pacchiano, ma di sicuro<br />
effetto. Gli piaceva pure l’effetto eco:<br />
“Puoi (oi, oi) scegliere chi sarà imperatore da domani (ni,<br />
ni), ma per prima cosa devi scegliere chi vuoi essere tu (u,<br />
u,u). Sei tu il solo ed unico responsabile delle tue azioni<br />
(oni, oni) o qualcuno risponde per te?”<br />
Il vescovo di Treviri trasse un lungo respiro. Cominciava a<br />
riflettere sulla situazione.<br />
67
“Al mio tre!!”, disse la Reginè dal bus, in quel preciso<br />
momento. “Treee!”<br />
E al tre i ragazzi saltarono in alto, solo piegando le ginocchia<br />
e schizzarono su su oltre i veli delle dimensioni di nuovo sul<br />
bus e Diego er draive sterzò ancora e De Roverellis calcolò<br />
la velocità di curvatura necessaria ad arrivare ai banchi entro<br />
il suono della campanella.<br />
68<br />
…Anche la mappa aveva subito delle modificazioni…<br />
I cubi sulla mappa erano spariti. Anche la mappa aveva<br />
subito delle modificazioni e adesso l’Europa appariva tutta<br />
unita, senza confini.<br />
“Allora? Dov’è la Germania? E la Francia, e l’Italia??”,<br />
si domandavano tutti,perplessi.<br />
“Nulla, niente”, lì tranquillizzò la Reginè: “sono più di mille<br />
anni ormai che l’Unione democratica europea coltiva, in<br />
pace, pittori, navigatori e sognatori”.<br />
Citerò anche gli scrittori, così Ortensici sarà contento.
“A proposito, scrittore, t’è passata la tremarella?”, mi chiese<br />
proprio lui.<br />
“Una paura così grande??? Una paura MAI PROVATA<br />
prima d’ora???”<br />
“Ma se sei stato visto, due minuti dopo la partenza,<br />
sorseggiare del ponce al mandarino seduto a fianco der<br />
draive”.<br />
E’ vero, devo aver fatto proprio come uno dei miei<br />
personaggi: Ortensici aveva il dono di farmi ridere.<br />
“Charlie! Charlie!” chiamò una voce alle mie spalle, “è l’ora<br />
del tè”.<br />
“Meno cieli e più trama, mi raccomando”, mi disse infine<br />
Ortensici, sentendo che il nostro tempo insieme stava per<br />
concludersi. “E non aspettare che veniamo a riscrivertela<br />
noi, la storia della tua vita, Charlie. Tu sei uno importante,<br />
scrivitela direttamente tu, sul Libro del Libri, la tua storia, e<br />
cura che offra la migliore versione di te stesso”.<br />
“Ortensici a posto”, lo richiamò la Reginè. “E anche lei,<br />
Signor Dickens, al suo posto”.“Ah”, soggiunse, “e il titolo di<br />
questo racconto?”<br />
“Che ne dice di “La IV C fra Cielo e Storia?”<br />
“Se nun ce mette er cielo..”, sospirò er Draive.<br />
E poi se ne volò via, con un sorriso.<br />
69
70<br />
Pomeriggio: da Colonia a Ribe<br />
C’ERA UNA VOLTA…<br />
“Vi racconto una storia…” Francy si rivolge a Ivan, al<br />
volante, e a Claudio, accanto a lui, in veste di navigatore.<br />
Tanto tempo fa ….. (Be’, pensa Ivan, non ha certo avuto<br />
molta più fantasia di me, in quanto ad inizio)….in un<br />
bosco di abeti della grande Selva Nera di questa regione,<br />
vivevano due fratellini, Verbena e Coriandolo, insieme<br />
alla loro mamma Regine….<br />
“Due fratellini? Un fratellino e una sorellina, vorrai dire”<br />
Claudio puntualizza.<br />
Francy risponde, un po’ irritata dalla interruzione così<br />
precoce :“Guarda che quando si parla di cuccioli di<br />
animale, non importa poi essere così precisi…perché,<br />
infatti, erano due cuccioli di cane lupo….o di lupo, non<br />
so…..so che le orecchie erano un po’ più flosce di quelle<br />
del lupo, e che scodinzolavano molto di più….”<br />
…Crescevano allegri e spensierati…
Crescevano allegri e spensierati: la mamma li allattava<br />
ancora, e quindi non dovevano preoccuparsi del cibo, ma<br />
solo di giocare. Il loro gioco favorito era correre dietro<br />
alle farfalle, e imparare a digrignare i denti per<br />
spaventarle. Poi, giocavano a farsi la lotta per finta, senza<br />
stringere i denti quando si afferravano l’un l’altro, e<br />
finivano sempre per rotolarsi in mezzo al fango, tanto che<br />
la loro mamma li doveva poi pulire ben bene con la lingua<br />
e pettinare con gli unghielli solo un po’ sporgenti…<br />
“Che noia!” sbotta Ivan “mi sto addormentando, qui alla<br />
guida! Ti sembra una storia avvincente? In una favola ci<br />
vuole comunque un bel po’ di avventura, e anche qualcosa<br />
che faccia paura… mi si stanno chiudendo gli occhi, e tutto<br />
quest’idillio campestre mi sta facendo venire il<br />
diabete…..”<br />
Ok, ok…Allora un giorno, la mamma Regine, rispondendo<br />
a Coriandolo, il più vispo dei due, che le chiedeva quando<br />
avrebbe potuto finalmente avventurarsi nel bosco da solo,<br />
gli disse: “oggi stesso, se vuoi, se volete. Andrai insieme a<br />
Verbena, che ha un po’ più di buon senso di te, e così<br />
potrete fare le vostre esperienze….” Una mattina che il<br />
sole era già alto, con una strofinatina sul naso di ognuno,<br />
Regine li salutò.<br />
…un tozzo di pan secco, che teneva<br />
stretto fra i denti…<br />
Verbena aveva davvero<br />
più buon senso di<br />
Coriandolo, e poiché una<br />
volta aveva udito una<br />
storia sull’orientamento<br />
e su come ritrovare la<br />
strada in un bosco, aveva<br />
preso, dalla cuccia della<br />
mamma, un tozzo di pan<br />
secco,<br />
71
che teneva fra i denti e che lasciava sbriciolare pian<br />
piano, perché segnasse la strada… Così, pensava,<br />
avrebbero facilmente ritrovato la via del ritorno….<br />
Peccato che Coriandolo non sapesse niente di tutto ciò, ed<br />
essendo un cagnolino di discreto appetito (come tutti i<br />
cuccioli) non sapeva resistere alle briciole che Verbena<br />
lasciava cadere, e, senza pensare a chiederle spiegazioni<br />
(anche perché Verbena, con quella sua aria assennata, lo<br />
faceva sentire inferiore), si mangiava, via via, tutti i<br />
pezzettini di pane che cadevano a terra.<br />
Vi immaginate già cosa successe: a sera inoltrata, quando<br />
decisero di tornare indietro, scoprirono di essersi persi. E<br />
il bosco era veramente buio e nero: del resto, perché si<br />
chiamerebbe Selva nera, se non fosse così?<br />
Mamma Regine, pensava Verbena, mentre Coriandolo,<br />
incosciente, rincorreva le farfalle, come faremo? Abbiamo<br />
bisogno di un rifugio…In quel momento Coriandolo,<br />
finalmente stanco, si avvicinò a Verbena e chiese:<br />
“Quando viene la mamma a prenderci? Dove passeremo<br />
la notte? Abbiamo bisogno di un rifugio…Ho sete…Ho<br />
fame…”<br />
72<br />
…La sua preghiera silenziosa…<br />
Verbena stette lì lì<br />
per rinfacciare a<br />
Coriandolo tutto il<br />
pane che si era<br />
mangiato, poi<br />
pensò che<br />
arrabbiarsi non<br />
serviva a nulla, e<br />
riconobbe<br />
melanconicamente<br />
che davvero<br />
avevano bisogno di<br />
un rifugio. La sua<br />
preghiera
silenziosa (mica tanto poi, perché era accompagnata da un<br />
bel po’ di guaiti) giunse all’anima della loro mamma, che<br />
si accucciò, cominciò a leccarsi le zampe e chiuse un po’<br />
gli occhi, come fanno i cani quando vogliono pensare.<br />
Chi è che parla dentro la testa di Claudio, e gli suggerisce<br />
il seguito della storia? Non è la prima volta che a Claudio<br />
capita una cosa del genere, per cui non sta tanto a pensarci,<br />
e, alzando gli occhi dalla carta, suggerisce a Francy: “Fai<br />
arrivare qualche abitante del bosco in aiuto dei due<br />
fratellini, dài…Anche i cuccioli di cane hanno i loro<br />
aiutatori invisibili, che vengono in aiuto…”<br />
Una Selva Nera, e a quell’ora poi, ospita abitanti<br />
assolutamente poco raccomandabili: trolls, gobelin, lupi<br />
mannari (meno male che non era luna piena), ma,<br />
fortunatamente, non era poi così tardi, e presto si sentì il<br />
passo saltellante di un essere umano che si avvicinava ai<br />
due cuccioli.<br />
Una bella bambina, vestita tutta di rosso, stava tornando a<br />
casa dalla nonna, con un cestino pieno di lamponi e di<br />
fiori…<br />
…Una bella bambina, vestita di rosso, …<br />
73
“Due cuccioli di lupo!” la sentirono esclamare<br />
Coriandolo e Verbena, e le si avvicinarono, a leccarle le<br />
mani profumate di buono… “Li porterò con me, faranno<br />
compagnia alla nonna, quando sono via…”….<br />
I due cuccioli seguirono docilmente la bambina con il<br />
cappuccio rosso, ed arrivarono ad una bellissima casa con<br />
un cortile tutto recintato da una staccionata (meglio essere<br />
prudenti, per tener lontani gli orsi!). I due fratellini furono<br />
lasciati lì, fuori della casa, nel recinto piccolo e fangoso,<br />
che lasciava fuori tutto il bosco verde……Certo, forse<br />
erano al sicuro dagli orsi, ma le farfalle, e le corse matte<br />
sull’erba, dove erano finite? Passarono giorni in cui i<br />
cuccioli diventavano sempre più tristi, mentre la nonna<br />
della bambina cercava di insegnar loro esercizi sciocchi,<br />
con parole secche come “Sitz!” e “Aus!”… Il cibo non<br />
mancava, ma non era vita quella… Coriandolo guaiva, e<br />
pensava: “Mamma Regine, perché siamo finiti qui?”<br />
“Avevate chiesto di fare esperienza…” Gli sembrava<br />
addirittura di sentire la risposta della mamma “Non era<br />
ciò che volevate? Poi avevate chiesto un rifugio…Non è<br />
questo il rifugio che volevate? Attenti ai vostri desideri,<br />
ragazzi miei…. Sono questi i veri pericoli, non certo le<br />
bambine col cappuccio rosso…”<br />
“La libertà, la libertà, diamogli ancora un’altra<br />
possibilità…” Claudio interviene ancora una volta. Francy,<br />
seguendo il suo consiglio, socchiude gli occhi e continua il<br />
racconto.<br />
Un giorno giunse a trovare la nonna e la bambina un<br />
cacciatore loro amico, vide i due cuccioli di cane, e disse:<br />
“Che begli animali! Potrebbero essermi utili per la<br />
caccia…ma andrebbero addestrati…Vi dispiace se li porto<br />
via con me?”<br />
La nonna accettò di buon grado, perché il gioco dei Sitz e<br />
74
degli Aus l’aveva già stufata, così come il comprare<br />
sempre il cibo per cani e ascoltare i loro ululati che le<br />
interrompevano il sonno….<br />
Dunque, Verbena e Coriandolo seguirono il cacciatore,<br />
senza guinzagli e fuori dal recinto, e, alla prima occasione<br />
in cui questi si distrasse, scapparono lontano e si<br />
nascosero dietro un cespuglio per non farsi<br />
trovare….Basta, uomini! Pensavano…Non sono cattivi,<br />
ma hanno tutta la loro filosofia di vita…<br />
…e immaginandosi, perché no, che le<br />
farfalle fossero i pensieri…<br />
e immaginandosi, perché<br />
no, che le farfalle fossero i<br />
pensieri di aiuto che la loro<br />
mamma inviava loro e che<br />
il volo indicasse la strada<br />
da seguire…..<br />
E una di quelle farfalle,<br />
effettivamente, danzava in<br />
modo così spettacolare, che<br />
quasi si poteva udire la<br />
musica che la<br />
accompagnava, una musica<br />
lontana, pulita, incantata…<br />
E così, apprezzando la<br />
libertà appena<br />
ritrovata e non<br />
preoccupandosi più di<br />
tanto per il cibo si<br />
rimisero in cammino,<br />
cercando sempre<br />
qualche farfalla da<br />
inseguire,<br />
…danzava in modo così<br />
spettacolare…<br />
75
“Dove siamo, adesso?” Chiede Ivan a Claudio.<br />
“C’è ancora un bel po’ di strada da fare, siamo solo dalle<br />
parti di Hamelin…”<br />
“Oh, no!” Esclama Francy, non riuscendo, adesso che quel<br />
nome è stato pronunciato, a cambiare la piega della sua<br />
storia.<br />
I due cuccioli seguirono quella musica, e ben presto si<br />
ritrovano in coda ad una lunga fila di bambini che<br />
danzavano e saltavano, seguendo, in fila indiana, un<br />
curioso personaggio che suonava un flauto.<br />
…seguendo , in fila indiana, un curioso personaggio che suonava un<br />
flauto…<br />
“Avete visto cosa abbiamo combinato?” Si rammarica<br />
Francy…ma Claudio ha chiuso gli occhi e sta dormendo, e<br />
Ivan non sembra molto interessato alla sua storia….oppure<br />
no, forse è proprio quello che voleva, pensa Francy,<br />
ricordando il suo inizio di favola così bello e rassicurante e<br />
76
come, poi, lui, l’aveva convinta a spostare il timone in<br />
un’altra direzione…<br />
Senza aspettare risposte, Francy va a rifugiarsi nella<br />
dinette del camper, dove, raggomitolata accanto al<br />
finestrino, vede scorrere veloce la campagna del nord. Gli<br />
ultimi alberi della selva nera diventano sempre più radi, e<br />
il cielo sempre più terso, le nuvole fanno spazio a tante,<br />
mille possibilità…..Un gabbiano in volo le ricorda che il<br />
mare del nord è già vicino: Regine, pensa, vola da me e<br />
aiutami…aiuta i tuoi due cuccioli….<br />
Francy chiude gli occhi e sente e vede solo buio, con voci<br />
e pianti…..<br />
“Stiamo attraversando Amburgo” annuncia Ivan,<br />
professionale. “Mi dici come si chiama quella strada, che<br />
così ci orientiamo?”<br />
“Suederstrasse “ risponde Claudio<br />
Francy sente le loro voci in lontananza, ma, curiosamente,<br />
i pianti e le voci si sono trasformate in guaiti e ululati, di<br />
innumerevoli tipi, tutti diversi.<br />
“Vieni, Francy, vieni a vedere…Amburgo sembra un bella<br />
città!”<br />
“Sì” osserva Francy , guardando le persone che<br />
camminano sui marciapiedi o che girano in bicicletta:<br />
“sembra proprio gente simpatica, e di cuore….”<br />
Ma, ecco, la sua voce, che, senza che lei l’abbia deciso, e<br />
con un timbro più deciso e autorevole del suo (sei tu,<br />
Regine?) conclude la storia: “C’è tanta gente di cuore, ad<br />
Amburgo…Ce ne sono almeno 1899…perché, uno ad uno,<br />
1899 abitanti di Amburgo andarono al canile della<br />
Suederstrasse a liberare, uno per uno, i piccoli prigionieri.<br />
L’ultimo signore, il milleottocentonovantanovesimo, un<br />
tipo studioso, con gli occhiali, forse un professore, si trovò<br />
77
davanti gli ultimi due cuccioli rimasti: due cuccioli di<br />
lupo, evidentemente della stessa nidiata. E così, decise di<br />
prenderli tutti e due.<br />
Insieme a loro, che lo seguivano senza guinzaglio, tornò in<br />
periferia, a casa sua, una bella casa con un grande<br />
giardino tenuto a prato e a fiori, con tante farfalle, e<br />
recintato da siepi di bosso e di alloro, così morbide che si<br />
potevano facilmente attraversare…<br />
“Questo è un rifugio!”, non riesce a trattenersi<br />
Coriandolo, mentre entrano nella loro nuova casa.<br />
Esclama così, felice, rivolto a Verbena che si sta pulendo<br />
le zampine sullo stuoino davanti alla porta: Wilcommen<br />
am Haus Grimm.<br />
78<br />
…”Questo è un rifugio!”…
1. “E' tutto mio” pensa<br />
Alloro lontano dagli<br />
altri.<br />
3. “Non lo devono<br />
vedere”. Pensa.<br />
5.“L'avidità l'ha fatto<br />
prigioniero.” Dice<br />
Ortensia<br />
IL TESORO<br />
2. Stringe lo scrigno col<br />
tesoro di Dortmund.<br />
4. Un' ombra si stende su<br />
Alloro.<br />
6. Cosa facciamo, lo<br />
aiutiamo?”<br />
79
7.“C'è già qualcuno che<br />
lo aiuta” dice Memy.<br />
9. L'ombra si dissolve.<br />
11. Ed ecco si apre lo<br />
scrigno.<br />
80<br />
8. Una luce esce dallo<br />
scrigno<br />
10. Alloro ritorna dai<br />
suoi amici.<br />
12. Il tesoro è un'antica<br />
pergamena.
Ciliegio apre<br />
La rotta alle fiabe<br />
E non si volta.<br />
Un’avventura<br />
mi porterà lontano<br />
gioisce Spillo<br />
Pensa la Manu<br />
addio cose vecchie:<br />
è Danimarca!<br />
Per ogni scelta<br />
ci sarà un lieto fine<br />
Enrica lo sa<br />
Luca ricorda<br />
La brezza del volo<br />
sa cosa fare.<br />
81
82<br />
DIARIO DI BORDO<br />
I miei amici mi hanno chiesto di raccontare quel che vidi<br />
durante il tratto di viaggio in camper che ci conduceva da<br />
Colonia a Ribe. Ecco quel che ricordo.<br />
Guardavo fuori dal finestrino Seguivo lo svolgersi della<br />
strada di quel pomeriggio attraverso i cartelli stradali e<br />
leggevo per gioco i nomi tedeschi che incontravo. Ricordo<br />
che, ad un certo punto, fra Colonia e Brema, dopo Hannover,<br />
vidi una freccia che puntava dritto a sud della Sassonia, ed<br />
indicava un posto che non avevo mai sentito nominare e il<br />
nome era Wietzendorf, e su quel nome presi a vedere le<br />
lancette delle ore che attraversavo farsi tremolanti e fu<br />
allora, credo, che vidi aprirsi una finestra sull’interno<br />
dell’altro camper e su quel che vi accadeva.<br />
…vidi aprirsi una finestra sull’interno dell’altro camper e su quel che<br />
vi accadeva…
Tutto il giro dell’universo per avere la visuale di un posto<br />
cinquanta metri più avanti?<br />
Talvolta, quando l’uso dei mezzi è così generoso, io so che<br />
nell’aria si muovono particelle atomiche che determineranno<br />
rivolgimenti infinitesimali nella trama dell’Universo. Eppure<br />
quel microscopico cambiamento inciderà così<br />
significativamente sulle nostre esistenze che noi non saremo<br />
mai più quelli di prima, e questa consapevolezza, come ebbi<br />
a comprendere nel corso del tempo, faceva della mia<br />
esperienza in questa dimensione un viaggio davvero<br />
entusiasmante.<br />
Improvvisamente, come il planare di un falco, la mia vista si<br />
focalizzò su una pagina scritta. Tre righe. Riconobbi la<br />
composizione sillabica che chiamavamo haiku. L’estensore,<br />
seduto fra i capelli di una terrestre, era Stilla.<br />
…L’estensore, seduto fra i capelli<br />
biondi di una terrestre, …<br />
Poi, ciò che vidi ebbe a meravigliarmi.<br />
La sua espressione di<br />
contentezza per la<br />
produzione artistica<br />
trasmetteva una certa<br />
fissità, ed un’ombra color<br />
marrone scuro, che le<br />
proveniva dal centro<br />
della fronte, attirò la mia<br />
attenzione. E non solo la<br />
mia, evidentemente,<br />
perché vidi che, ai<br />
margini di quel campo<br />
d’energia, vegliava un<br />
enorme essere alato dalla<br />
bianchissima aura,<br />
osservando e tessendo,<br />
tessendo ed osservando.<br />
83
Sino ad ora avevo percepito macchie di colore dai contorni<br />
piuttosto indefiniti alle quali avevo dato un nome a seconda<br />
di ciò a cui mi sembrava assomigliassero di più.<br />
Ora, invece, vidi con<br />
chiarezza lo spirito di natura<br />
scrittrice alzarsi e prendere a<br />
muoversi in uno spazio che<br />
s’era fatto enorme, anche se<br />
sembrava sempre lo stesso<br />
camper dei miei amici, ma<br />
nel modo in cui poteva essere<br />
percepito da uno spirito di<br />
natura delle sue minuscole<br />
dimensioni.<br />
Dunque, vedevo le cose come<br />
le vedeva lei, Stilla, ma non<br />
ero lei, poiché la osservavo<br />
dall’esterno dei suoi pensieri.<br />
84<br />
…vidi con chiarezza lo spirito di<br />
natura…<br />
La vidi aggirarsi fra i sedili del mezzo di trasporto, ora<br />
divenuti vuoti spazi dalle finestre troppo alte per lei così<br />
piccina, la vidi sola in quella dimensione dove pure altri<br />
esseri si trovavano, ma con i quali non riusciva a<br />
comunicare.<br />
L’enorme essere alato che vegliava su di lei tesseva una<br />
colorata trama di fili di luce. La sua espressione serena<br />
rassicurò anche me.<br />
Fu allora che Stilla, come per rompere quell’isolamento in<br />
cui s’era andata a cacciare per ragioni che ancora non<br />
s’erano chiarite, ma con le quali c’entrava senz’altro quella<br />
massa scura che aveva sulla fronte, esclamò, a voce alta:<br />
“Possibile che io, regina di haiku che creano nuove trame e<br />
nuovi intrecci nella vita degli esseri umani, non sia capace<br />
di crearne uno che mi cavi d’impaccio in questa<br />
situazione?”
Quella macchia marrone al centro della fronte crebbe ed il<br />
suo sguardo s’appesantì, come le sue ali.<br />
Non un verso le veniva in mente, ed ella languiva, in un<br />
angolo, a chiedersi cosa mai fosse successo alla sua vena<br />
poetica.<br />
Sollevò il capo solo quando sentì talune voci sommesse<br />
provenire da un angolo dello spazio che stava vivendo.<br />
Prima di avvicinarsi a quel suono, tuttavia, osservò con<br />
cautela quello che dalla sua prospettiva sembrava un<br />
capannello di esseri umani.<br />
…Driade... ne prendeva le estremità<br />
e con esse intesseva la trama della<br />
stoffa …<br />
Essi emanavano luci<br />
bianche diritte diritte,<br />
provenienti dal centro<br />
della loro testa, che<br />
correvano su su in alto,<br />
dove Driade, l’essere che<br />
prima non ero riuscito a<br />
riconoscere, ne prendeva<br />
le estremità e con esse<br />
intesseva la trama della<br />
stoffa che andava creando<br />
e da quel<br />
telaio nuovi fili provenivano e poi discendevano ancora<br />
verso la dimensione degli uomini e di Stilla.<br />
Dal capannello di umani si staccò una figura di donna, che<br />
riconobbi come Silvia. Si fece incontro a Stilla che, sotto il<br />
peso di quel macigno marrone che le gravava sulla testa,<br />
arrancava nella sua direzione.<br />
“Talvolta”, le disse semplicemente, “la penna pensa di<br />
scrivere favole che il calamaio non si sognerebbe nemmeno.<br />
Il calamaio, dal canto suo, è sicuro che al suo confronto la<br />
penna ha l’immaginazione di un ciabattino e la mano ride di<br />
entrambe perché è convinta che quei due siano davvero degli<br />
85
illusi a non sapere che lei li manovra entrambi”.<br />
Poi allungò la sua penna di scrittrice verso la macchia<br />
marrone e quella s’alleggerì.<br />
Stilla battè le ali una volta.<br />
Poi fu la volta di un uomo che teneva in mano un pennello<br />
intinto di fresco in colori morbidi e luminosi: le si avvicinò e<br />
disegnò per lei un magnifico specchio d’acqua.<br />
“Prendilo”, le disse, “potrai osservare quando ti smarristi”.<br />
Stilla si avvicinò al disegno e vide lo stesso haiku che avevo<br />
visto io quando era iniziata l’esplorazione:<br />
86<br />
…e disegnò per lei un magnifico specchio d’acqua…
Finestre aperte<br />
l’Europa narra di me<br />
grazie all’arte<br />
“Il mio haiku”, mormorò Stilla dinnanzi al tremolante<br />
riflesso.<br />
“Guarda meglio”, le suggerì l’uomo con il pennello ed ella<br />
s’accostò ancora un po’ alle gocce sue simili ed in ognuna di<br />
esse riuscì a scorgere un tassello, che intuì parte di un<br />
mosaico che avrebbe dovuto osservare da una distanza<br />
maggiore di quella, per coglierne il significato.<br />
Ma le sue ali erano ancora pesanti.<br />
Allora si lamentò :<br />
“Ma cosa farà uno scrittore, se non può più scrivere? Se gli<br />
hanno tolto la penna, i fogli, se anche le idee gli hanno<br />
portato via? Cosa gli resterà della sua arte? E di se stesso?<br />
Come farà?”<br />
“Vorrà dire che scriverà sulle nuvole”, disse allora un essere<br />
alato, che sembrava proprio Kavafis, “e ogni parola che<br />
sognerà la accosterà alla prima nuvola che passa.<br />
Anche fosse una sola parola al giorno.<br />
Dopo dieci giorni avrà già scritto una storia di nuvole e<br />
parole e, così scolpita nei cieli, puoi star sicura che in<br />
moltissimi l’avranno già letta prima ancora che il sogno sia<br />
terminato.<br />
I lettori del cielo sono tanti, e sono dappertutto”.<br />
“Oppure scriverà sulla riva del mare”, disse Carolina,<br />
sopraggiungendo alla sua destra, “e il bagnasciuga della sua<br />
immaginazione sarà un foglio bianco immenso sul quale<br />
poter segnare ogni giorno anche una sola linea, un solo<br />
tratto.<br />
Puoi vedere cosa accade dopo appena qualche giorno? Un<br />
meraviglioso e semplice disegno, tracciato indelebilmente<br />
87
nell’immaginario di tutti coloro che siedono in riva al mare a<br />
disegnare prima di addormentarsi”.<br />
Stilla battè ancora le ali e quella materia pesante che la<br />
opprimeva si diradò abbastanza perché ella potesse salire<br />
sufficientemente in alto per riuscire a leggere il mosaico che<br />
le era parso di intravedere osservando il disegno dello<br />
specchio d’acqua.<br />
Allora vide quel che io avevo visto prima, vale a dire Driade<br />
che tesseva, vide i fili di luce che l’essere alato le inviava,<br />
vide se stessa ascoltare e poi, solo dopo, scrivere, e si sentì<br />
sollevata.<br />
… Stilla battè ancora le ali…<br />
“Non era il mio haiku”, comprese, “era l’haiku che i Cieli<br />
volevano fosse scritto in quel momento, e la mia mano era<br />
disponibile, solo disponibile, all’ascolto”.<br />
“Quale arte più grande conosce che ascoltare le parole degli<br />
Angeli?” le chiese in quella un uomo che, a leggere il suo<br />
campo energetico ricco di formule e teoremi, era senz’altro<br />
uno scienziato, o qualcosa di simile. “Un giorno anche io lo<br />
farò, sa? Per adesso osservo la Terra e le sue leggi, ma<br />
88
talvolta una pennellata del mio amico che ha conosciuto<br />
prima, il Pittore, mi sembra racchiudere più scienza che tutta<br />
la filosofia matematica che pure studio con fervore.<br />
Anche le arguzie di quell’altro mio amico laggiù, lo Scrittor<br />
Comico, o le sceneggiate di quello accanto, l’Attore, lo<br />
vede?”, disse indicando talune figure umane nel mezzo del<br />
capannello che Stilla aveva visto qualche momento fa,<br />
“ebbene, la loro arte è così ricca di conoscenza, che mi vien<br />
fatto di pensare che provenga tutta dalla stessa fonte”.<br />
Ed era proprio così: l’arazzo di Driade scendeva su quel<br />
gruppo di artisti e ne ispirava la mano, il gesto, la parola,<br />
l’espressività, l’umorismo, e interagiva con la stoffa degli<br />
uomini.<br />
…l’arazzo di Driade scendeva su quel gruppo di artisti…<br />
Veniva così creata, tramite le loro azioni, quella luce bianca<br />
e diritta che avevo visto prima, la quale tornava a Driade<br />
come nuovo filo, ed ella continuava a tessere e ricamare e<br />
questa volta il disegno cambiava e anche le opere degli<br />
uomini lo erano e sembravano ancora più luminose delle<br />
precedenti.<br />
89
“Prendere parte a quest’opera è quel che chiedo”, pregò<br />
Stilla in silenzio.<br />
“Bene”, Driade la prese in parola. “Intanto dai un titolo<br />
all’haiku che scrivesti prima”.<br />
Stilla lo rilesse:<br />
Finestre aperte<br />
l’Europa narra di me<br />
grazie all’arte<br />
Poi rifletté.<br />
A sud est, intanto, scorreva fuori dal finestrino il profilo di<br />
Norimberga.<br />
“Equanimità”, disse infine.<br />
Una luce s’alzò verso l’alto e illuminò a lungo il giorno, che<br />
si spense molto tardi, quella sera.<br />
“Ezio, ti va di guidare?”<br />
“Adesso vado.”<br />
90<br />
… La luce s’alzò verso l’alto e illuminò a lungo il giorno…
TERZO GIORNO:<br />
RIBE – ODENSE<br />
93
Ribe: le origini della cittadina risalgono agli anni 704-710 d.c., gli<br />
anni della costruzione dei primi insediamenti. Il nome Ribe<br />
deriverebbe dal danese antico (stranamente simile al latino) ripa,<br />
cioè riva. Il Ribe scorre attraverso il villaggio, crea paludi e sfocia<br />
a Vadehavet presso Kammerslusen. A Ribe si trovano anche un<br />
antico duomo, il Ribe Domkirke, e il museo provinciale più antico<br />
di Danimarca.<br />
Ribe è famosa anche per il nido di cicogna, visibile sul tetto di una<br />
casa del centro, al quale ogni anno tali volatili fanno ritorno.<br />
Se vi spingerete negli immediati dintorni della città, giungendo<br />
nella piccola isola di Mando, potrete divertirvi a cercare il<br />
cosiddetto “Oro del Nord”, ossia l’ambra.<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Ribe]<br />
Odense: terza città della Danimarca per grandezza e importanza<br />
storica. Fiorente sin dal Medioevo, divenne in seguito un centro di<br />
pellegrinaggio: in molti infatti venivano a visitare la tomba del<br />
Santo Knud, il Re Canuto, ucciso in questa città nella chiesa di S.<br />
Albani nel 1086.<br />
E’ inoltre famosa per aver dato i natali al celeberrimo scrittore di<br />
fiabe Hans Christian Andersen, al quale è dedicato un museo<br />
(Hans Christian Andersen Museum) ricco di manoscritti e<br />
testimonianze della vita dell'illustre cittadino.<br />
Non potrete poi mancare di visitare anche la casa in cui lo<br />
scrittore visse dal 1807 al 1819, un alloggio piuttosto semplice, al<br />
pian terreno, che si affaccia sulla Munkem¯ llestrÊde, sempre<br />
affollato di turisti.<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Odense]<br />
Niccolò Machiavelli Istorie Fiorentine Libro primo capitolo<br />
13:<br />
[http://it.wikisource.org/wiki/Istorie_fiorentine/Libro_primo/Capit<br />
olo_13]<br />
94
Mattina: Ribe e l’Isola di Mando<br />
E NIENTE ALTRO<br />
In quel piccolo paese vicino all’oceano, erano rimasti così<br />
pochi abitanti che Luca, nei suoi giochi di bambino, parlava<br />
all’aria, ai fiori, alle formiche, alle pecore e alle cicogne.<br />
Sopra il tetto di casa sua veniva conservato, da un anno<br />
all’altro, il grande nido dove qualche cicogna passava<br />
l’estate.<br />
E, proprio quella mattina, Luca decise di salire sul tetto, per<br />
far visita a quella bella signora dal becco lungo e rosso, che,<br />
gli sembrava, aveva un accento francese…<br />
“Signora cicogna, buon giorno…” “Bonjour. Mon<br />
ami…chiamami Francy, è il mio nome….pourquoi quel<br />
visetto un po’ triste? Ti senti solo, senza amici? Se sapessi<br />
quanta gente, invece, giù in Spagna, a Logrono! Io<br />
preferisco un po’ di solitudine, ogni tanto…..Come posso<br />
aiutarti?”<br />
“Io sto bene, sono felice anche se non ci sono più tanti<br />
ragazzi della mia età, ma è la mia mamma che sta male e<br />
vorrei aiutarla… la schiena le fa ogni giorno più male, e mi<br />
sembra di vederla sempre più piegata dal dolore….ogni<br />
tanto, quando le chiedo cosa vorrebbe, dice “Il perdono del<br />
Signore, vorrei…Quando arriverà il perdono del Signore se<br />
ne andrà tutto questo dolore alle ossa, e allora ballerò e<br />
salterò come una bimba…..” E allora, ho pensato, adesso<br />
che le giornate sono così lunghe, posso andare a cercarglielo<br />
io, il perdono del Signore….Tu che hai viaggiato tanto, sai<br />
dove si trova?”<br />
“Da come ne parli, “disse la cicogna, “sembra una merce<br />
molto preziosa, e questo Signore (Lord), di cui parli (dovete<br />
95
96<br />
…chiamami Francy, è il mio nome…<br />
sapere che Luca e la cicogna parlavano una specie di lingua<br />
franca con vocaboli misti del nord e del sud) non so chi<br />
sia…ma ho sentito parlare di qualcosa di simile, di qualcosa<br />
di molto prezioso che si trova proprio qui, vicino<br />
all’Oceano…Vai a Ovest, durante la bassa marea, allora<br />
riuscirai a passare sull’isola di Mando, dove ho visto andare<br />
molti cercatori e tornare soddisfatti con le tasche<br />
piene….Vuoi che ti accompagni?”<br />
“No, grazie”, rispose Luca che non si fidava molto di quella<br />
cicogna un po’ distratta… “So dov’è Mando: aspetterò che<br />
la marea si ritiri e andrò proprio lì.”<br />
“Beeeh” “Mmheeeehe” “Bemehehe”. Le voci delle pecore<br />
dell’isola di Mando danno il benvenuto a Luca.<br />
Lo conoscono già, perché altre volte è andato sulla grande<br />
spiaggia a raccogliere conchiglie. Carolina, una giovane<br />
pecora che ha voglia di giocare, gli si avvicina e gli chiede:<br />
“Che fai? Vuoi giocare a rincorrino, oppure giochiamo a<br />
spaventare le sterne?”
…Carolina, una giovane pecora…<br />
“Sto cercando, per guarire la schiena di mia madre, il<br />
perdono del Signore. La cicogna Francy mi ha detto che è in<br />
quest’isola, almeno crede, perché ha visto tanti cercatori che<br />
vengono qui….”<br />
“La cicogna Francy, hai detto? Avrà capito fischi per fiaschi,<br />
come al solito! A forza di viaggiare e cambiare paese, fa<br />
sempre una gran confusione con le lingue….Francy avrà<br />
pensato che tu cercassi l’oro del Nord, come tutti gli altri che<br />
vengono qui…..ma l’ambra è proprio tutta un’altra cosa<br />
rispetto al perdono del Signore……Sai, se si parla di<br />
qualcosa del Signore, è certo qualcosa che non si può né<br />
vedere né toccare…perché il Signore è al di sopra e al di là<br />
di tutti i nostri mondi….<br />
Chi ne sa qualcosa di più sono certo le mie amiche fate:<br />
anche loro, sai, non si possono né vedere né toccare: solo, se<br />
lo decidono, diventano visibili….e quindi, certo, in questo<br />
campo ne sapranno più di me e di Francy….<br />
Stilla, Memy, Ortensia, venite per favore! C’è un bambino<br />
che ha bisogno di aiuto…”<br />
“Eccoci qui, Carolina… ma affrettati, non ci piace molto<br />
97
questo concerto di pecore: troppo stonato, per i nostri<br />
gusti!….”<br />
98<br />
…Eccoci qui, Carolina…<br />
Luca , ancora una volta, spiega lo scopo del suo viaggio: lo<br />
spiega all’aria, perché vede e non vede tre luci che appaiono<br />
e scompaiono, che a volte gli solleticano il viso, e a volte è<br />
come se gli soffiassero sul collo.<br />
“Bene.” Dice alla fine Ortensia “proveremo a portarti con<br />
noi nel mondo delle emozioni, ma per poter venire devi<br />
essere addormentato….”<br />
Carolina chiede alle sue compagne pecore di stare zitte per<br />
un po’, si accovaccia vicino a Luca, e, ben presto, il rumore<br />
del vento, il caldo della sua lana, e il battito del suo cuore<br />
fanno chiudere gli occhi al suo amico.<br />
Ed ecco che Luca si ritrova, insieme alle tre fate<br />
(perfettamente visibili, adesso) in un paese del tutto simile<br />
all’isola di Mando, dai colori più cangianti e molto più<br />
abitato….
…Luca si ritrova, insieme alle tre fate…<br />
Ci sono cercatori d’ambra che si mostrano l’un l’altro i<br />
rispettivi tesori, pastori che contano le proprie pecore,<br />
coppie di innamorati che camminano sulla spiaggia, e<br />
cercatori di conchiglie…anche bambini, come lui, che<br />
rincorrono le onde.<br />
Dopo un po’, Luca si rivolge a Ortensia, che, delle tre, gli<br />
era sembrata la più esperta: “Ma non è vero che questo<br />
mondo non si può né vedere né sentire…non è certo questo<br />
il posto dove potrò trovare il perdono del Signore…”<br />
“ E’ vero”, risponde lei, “se si parla di Signore, si parla di un<br />
mondo al di là di questo, e non siamo noi che ti ci possiamo<br />
accompagnare. Da qui dovevi comunque passare, dunque,<br />
rilassati un po’, il tuo viaggio non è stato inutile…”<br />
“E io, poi”, gli dice Stilla, “anche se non ti posso<br />
accompagnare di là, ti regalerò un gioco d’acqua che ti<br />
aiuterà....Eccolo:<br />
Gocce di mare<br />
Sale sulle tue dita<br />
Niente altro<br />
99
“Che strano!” Commenta Memy…”hai cambiato stile? I tuoi<br />
giochi d’acqua erano così lunghi e complicati, i giorni<br />
scorsi...”<br />
“Sì,” risponde Stilla, “mi sono trovata, per un pochino solo,<br />
nel mondo di là, e ho visto che non c’è poi bisogno di tante<br />
parole, per un gioco… anzi quando le parole sono poche,<br />
sono gli spazi fra le parole che parlano…”.<br />
Ma Luca non le ascolta più: inseguendo i bambini che<br />
giocano con la marea, si trova in mezzo agli schizzi salati,<br />
che lo bagnano, e poi si ritraggono. Anche le gocce che<br />
erano sulle sue mani scappano via, insieme alla marea, e<br />
solo il sale resta sulle sue dita.<br />
100<br />
…le gocce che erano sulle mani<br />
scappono via…<br />
Luca si lecca un dito, per<br />
verificare come funziona<br />
il gioco d’acqua di Stilla<br />
e, una figura grande e<br />
luminosa compare<br />
innanzi a lui….Che luce!<br />
Che voglia di sorridere!<br />
Ha due ali come quelle di<br />
un angelo….<br />
“Mi hanno detto che vuoi<br />
venire nel mio mondo, bambino.. E’ vero? E perché?”<br />
“Voglio trovare il perdono, per portarlo alla mia mamma”<br />
risponde Luca.<br />
“Puoi venire, se vuoi, ma devi diventare sottile, sottile, se no<br />
non riuscirai a passare di lì… E l’angelo indica a Luca un<br />
ago, o meglio la cruna che è, evidentemente, la porta<br />
d’ingresso per quel mondo. Lascia qui i tuoi vestiti….”<br />
Luca comincia a spogliarsi, e via via che i suoi vestiti<br />
cadono, sente che non prova più rabbia, né paura, né<br />
dispiacere, né gelosia , né voglia di rincorrere le onde….<br />
Si avvicina alla cruna, ma è ancora troppo grosso, non riesce<br />
a passare…si guarda, e vede che, addosso, ha ancora la
maglia che gli ha tessuto sua madre….”Questa è un regalo<br />
della mia mamma, non posso toglierla…”<br />
L’angelo lo guarda, serio: “Niente altro”, gli dice. “Solo il<br />
sale sulle tue dita….”<br />
Luca si toglie anche la maglia, e, in quel momento, sente che<br />
non gli importa più niente, neanche di trovare il perdono del<br />
Signore per poter guarire la sua mamma.<br />
Ma allora, a che pro<br />
continuare il viaggio?<br />
Eppure, è come se qualcosa<br />
lo chiamasse avanti, adesso,<br />
attraverso la brillante porta<br />
ovale….<br />
Che mondo colorato e<br />
morbido! L’angelo non è più<br />
con lui, adesso, e Luca è<br />
libero di andare in qualunque<br />
direzione, ma dopo i primi<br />
passi di corsa .<br />
.”Mamma! Cosa ci fai qui?”<br />
La mamma non gli parla, ma …attraverso la brillante porta…<br />
lo prende per mano e salta, e balla come una<br />
bambina…Luca si sveglia, accanto alla pecora Carolina, che<br />
l’ha vegliato per tutto questo tempo: meno male, non ce la<br />
faceva più a far stare zitto il coro delle pecore!……<br />
“Hai trovato quello che cercavi?” Gli chiede.<br />
Luca è felice come non lo è mai stato.. “Credo di sì,” dice,<br />
“ma in realtà non so, veramente…..in tasca non c’è nulla”,<br />
dice, frugandosi nei pantaloni…”.ma questo non vuol dir<br />
niente, perché se è qualcosa di quel mondo, è qualcosa che<br />
non si può né vedere né toccare, giusto?”<br />
A casa, Luca trova la mamma che sta cantando una canzone.<br />
“Che bella giornata!” Gli dice… “mi sono addormentata al<br />
sole, e, mi deve aver fatto bene, perché, adesso, la schiena<br />
101
mi fa molto meno male, quasi niente…”<br />
“Puoi ballare di nuovo?” le chiede Luca.<br />
“Ancora no, ma chissà… l’estate è appena iniziata...”<br />
risponde la mamma, dando un’occhiata al cielo ancora<br />
chiaro.<br />
Quella notte, Luca andò a dormire che ancora il sole non era<br />
tramontato. La mattina dopo, la mamma corse in giardino<br />
con un annaffiatoio che le sembrava leggero come una<br />
piuma.<br />
Alla fine dell’estate, la mamma riuscì ad andare insieme a<br />
Luca sul tetto, per salutare di persona la cicogna Francy, in<br />
partenza per il Sud..<br />
102<br />
…per salutare la cicogna Francy…
1. “Ciao” dice una<br />
giovane fata.<br />
3. “Sei venuta in<br />
aiuto?” domandano<br />
Ciliegio e Kavafis.<br />
5. Ivan pulisce i suoi<br />
pensieri ascoltando il<br />
mare.<br />
LANUCCIA<br />
2. Ezio, smarrito tra<br />
nuvole scure, sobbalza.<br />
4. Silvia raccoglie una<br />
conchiglia e pensa:<br />
“Santiago”.<br />
6. L’isola brulica di greggi<br />
103
7. “Dicono sempre la<br />
stessa cosa?” chiede<br />
Ciliegio.<br />
9. “Unisciti a noi” la<br />
invitano.<br />
11. “Buon senso!<br />
Ricorda” gli dice.<br />
104<br />
8. “A volte cantano in<br />
coro” risponde la fata.<br />
10.Lanuccia vola attorno<br />
ad Ezio.<br />
12. Ezio le sorride e le<br />
nuvole si sciolgono.
Ribe si sveglia<br />
profumo di Ginepro<br />
mai sentito<br />
Che felicità!<br />
Con spiriti e fate<br />
gioca Alloro<br />
Rose su un muro<br />
omaggio a Driade<br />
benvenuta qui<br />
Piccole case,<br />
accoglienti silenzi<br />
scorge Enrica<br />
Riflesso d’acqua,<br />
ecco mi riconosco!<br />
Rinasce Spillo<br />
Voce del Fiume<br />
l’ascolta Regine<br />
parole amiche<br />
105
106<br />
GULEROD & SYREN<br />
Claudio respirava l’aria del Ribe.<br />
Il prato che fiancheggiava le rive del fiume era ben tenuto ed<br />
un enorme salice offriva un confortevole riparo per la notte.<br />
D’improvviso, percepì qualcosa sfiorargli i piedi: il livello<br />
del corso d’acqua saliva e presto avrebbe dovuto muoversi<br />
dalla sua postazione.<br />
Le luci spente dei camper segnalavano che i suoi amici<br />
stavano già dormendo. Il giorno dopo avevano deciso di<br />
esplorare un’isoletta lì vicino, Mando, il cui tragitto egli<br />
aveva trovato alquanto misterioso: dopo un iniziale tratto<br />
sulla terra ferma, la linea del viaggiatore immaginario<br />
tracciata sulla mappa attraversava il mare ma non c’erano<br />
traghetti. Che mistero era quello? Come avrebbero fatto ad<br />
attraversare quella lingua di mare?<br />
… un enorme salice offriva un confortevole riparo per la notte…
…la linea del viaggiatore immaginario tracciata sulla mappa<br />
attraversava il mare senza soluzione di continuità…<br />
“Un mistero?”<br />
Miss Roverple, dell’agenzia investigativa Gulerod & Syren<br />
aveva le orecchie ben tese.<br />
“Miss Roverple…”, si intromise Caiottolo, il detective che si<br />
occupava degli aspetti legali dei loro interventi.<br />
“Cosa c’è?”, rispose quella, col tono di chi sa già dove si<br />
andrà a parare.<br />
“Non avevamo deciso che non saremmo più intervenuti nei<br />
107
casi degli umani fino a che essi non ci avessero interpellato<br />
direttamente? Giuridicamente, lo sa…”<br />
“Lo so, lo so, è che Claudio aveva sollevato una questione<br />
così interessante, proprio uno di quei casi che mi piacciono<br />
tanto… L’ENIGMA DELLA STRADA SCOMPARSA”.<br />
“L’enigma della strada scomparsa?” intervenne con la sua<br />
vocetta sottile Miss Verbens, la segretaria:<br />
“Apro un nuovo fascicolo?”<br />
“Ferma lì!”, le intimò Corian Doly, l’abile ricercatore di<br />
indizi e prove, il più astuto investigatore dell’oltre che<br />
l’agenzia avesse mai avuto a disposizione. “Hai sentito<br />
cos’ha detto il leguleio? Niente denuncia, niente caso”.<br />
La questione era aperta: Miss Roverple sosteneva che il<br />
ragazzo andava comunque aiutato e che, sebbene quella non<br />
fosse proprio una richiesta in carta da bollo, tuttavia c’erano<br />
gli estremi per intervenire.<br />
Verbens, che non vedeva l’ora di mettersi sulle tracce della<br />
strada scomparsa.<br />
“Andiamo!”, Caiottolo premeva sul pedale della prudenza,<br />
“Claudio ha solo detto che è misterioso il modo in cui la<br />
strada per arrivare a Mando scompare nel mare, non ha detto<br />
neanche che gli piacerebbe scoprire come mai accada”.<br />
“Quindi, basterebbe che Claudio accennasse a voler scoprire<br />
cosa c’è dietro, che potremmo intervenire, giusto?”,<br />
intervenne Corian Doly, pratico.<br />
“Ma che il ragazzo voglia indagare sull’accaduto è<br />
implicito”, insisteva Miss Roverple.<br />
In quella bussarono alla porta, sulla quale trionfavano, sotto<br />
il nome dell’agenzia disposto ad arco, un mazzo di carote in<br />
un cesto di lillà.<br />
“Sssth!”, fece Miss Roverple, pronta. “Un cliente! Miss<br />
Verbens, vada ad aprire!”<br />
Ella borbottò qualcosa tipo sempre a me tocca ed aprì: un<br />
essere umano dai capelli ricciuti e l’aria solare fece capolino<br />
all’interno dell’ufficio.<br />
108
“E’ permesso?”<br />
…un mazzo di carote in un cesto di lillà…<br />
“E poi, da quando in qua uno spirito di natura deve avere a<br />
che fare con tutta questa burocrazia?”, si chiedeva Miss<br />
“Claudio!” lo accolse Miss. Roverple. “La tua presenza qui<br />
risolve le nostre dispute, giusto?”, disse trionfante. Non<br />
vedeva l’ora di iniziare la ricerca sul sentiero misterioso.<br />
“Bene”, sorrise il ragazzo, “vedo che conoscete già il motivo<br />
della mia visita. Accettate il caso?”<br />
“Accettiamo!”, esclamò l’agenzia Gulerod & Syren<br />
all’unisono.<br />
“Allora cominciamo con un sopralluogo”, esclamò Miss.<br />
Roverple. “Corian Doly, te ne occuperai tu. Claudio, perché<br />
109
non lo accompagni? Tu Caiottolo cerca informazioni<br />
sull’isola e controlla se ci sono proprietà private da quelle<br />
parti. Magari un ponte levatoio comunale, chi lo sa. Ah,<br />
Miss Verbens, apra pure quel fascicolo”.<br />
Detto fatto. Claudio e Corian Doly uscirono in<br />
perlustrazione. Arrivarono all’isola. Il mare che la<br />
circondava impediva al camper di raggiungerla.<br />
110<br />
…Claudio e Corian Doly uscirono in perlustrazione…<br />
Eppure le mappe disegnavano una strada fra la terra ferma e<br />
l’isolotto, Albandeskvije, ma sotto i loro occhi non ve n’era<br />
traccia alcuna: solo mare, notte e luna, la luce della quale<br />
rivelava gli abitanti dell’isola: paguri, uova di sterne e<br />
pecore che dormivano.
“E adesso? Come facciamo a cercare indizi?”, si domandò<br />
Corian Doly, che conosceva il linguaggio di diverse specie<br />
vegetali, ma non aveva ancora perfezionato le lingue<br />
animali. “Tu sai parlare con le pecore?”, chiese al suo<br />
compagno d’avventura.<br />
“No”, rispose Claudio, “con i falchi sì, ma con le pecore non<br />
ho ancora imparato. Ehi, guarda laggiù! Non è una figura<br />
femminile quella che si muove sul bagnasciuga?”<br />
“Sì”, confermò Corian Doly. “Avviciniamoci”.<br />
Manulam, abitante del luogo li vide arrivare:<br />
“Benvenuti. Vi aspettavo”. Essi si stupirono di questo.<br />
“So che state indagando sul mistero della strada scomparsa:<br />
il fiume Ribe arriva qui e ci racconta tutto quanto ha raccolto<br />
lungo le sue sponde”, spiegò loro. “Io posso offrirvi uno<br />
strumento per le vostre indagini. Però vi occorrerà un<br />
periodo di osservazione di almeno un anno per poter capire<br />
con esattezza cosa sta accadendo”.<br />
“Un anno?”, trasecolò Claudio. “Ma domani mattina io e<br />
miei amici dovremmo essere qui coi nostri camper. O forse<br />
dovremmo venirci a nuoto?”<br />
“Tenete”, tagliò corto lo spirito d’acqua porgendo a ciascuno<br />
di loro una conchiglia, molto bella, dai riflessi blu azzurri, a<br />
forma di torciglione, un vero capolavoro di scultura marina,<br />
dalla quale faceva capolino il piccolo esserino che le abitava.<br />
“Si tratta di un essere che vi consentirà di vivere un anno<br />
sull’isola in dodici minuti. Così osserverete quanto vi<br />
occorre a risolvere il mistero. E domani potrete<br />
accompagnare qui i vostri amici per il lavoro di ecologia dei<br />
mondi sottili che vi ho chiamato a compiere”.<br />
Corian Doly e Claudio esultarono: viaggiare in<br />
accelerazione nel tempo! I due si guardarono:<br />
“Siamo pronti!”, esclamarono.<br />
Manulam si tuffò in acqua e ne riemerse con un saltello<br />
verso l’alto. I paguri cominciarono a muovere le loro<br />
minuscole chele sulle mani di Claudio e Corian Doly.<br />
111
…porgendo a ciascuno di loro una conchiglia, molto bella, dai riflessi<br />
blu azzurri…<br />
L’iniziale solletico li fece ridere e la risata mosse i cieli e il<br />
mare ed improvvisamente l’acqua prese a ritrarsi e a salire<br />
senza posa, in continuo movimento, ora svelando la mitica<br />
strada che stavano cercando, ora ricoprendola<br />
completamente.<br />
Dopo i primi secondi di stupore, l’emozione che Claudio<br />
provava nell’osservare quell’enorme e continuo movimento<br />
del mare non gli impedì di guardare l’orologio: gli sembrava<br />
di aver percepito un certo ritmo in quel sali-scendi.<br />
Infatti potè constatare che ogni mezzo secondo si verificava<br />
una variazione del livello dell’acqua: per il primo mezzo<br />
saliva al suo picco più alto e poi discendeva sino al suo<br />
livello più basso nel successivo mezzo, per riprendere il<br />
ciclo nel secondo successivo.<br />
“Ho capito tutto!”, esultò Claudio, cercando con lo sguardo<br />
Corian Doly, il quale, dal centro della spiaggia, osservava<br />
112
…Manulam si tuffò in acqua e ne riemerse con un saltello verso<br />
l’alto…<br />
incantato l’acqua, rapidissima per l’accelerazione temporale<br />
che stavano vivendo, ricoprire la terra e poi scoprirla.<br />
Quella velocità lo faceva rabbrividire. Fu allora che un<br />
pensiero lo attraversò:<br />
“Ma come facciamo a tornare indietro?”<br />
“Gamberi?”, propose Claudio<br />
Il suo paguro emise una serie di suoni che, composti,<br />
rispondevano alle loro perplessità:<br />
“Non potete tornare indietro, ma solo andare avanti. E’ così<br />
che potrete abitare di nuovo la vostra epoca, percorrendo<br />
tutta la ruota del tempo”.<br />
Nessuno dei due riuscì a trarre un fiato dopo l’ultima parola<br />
del pagurino: dinanzi agli occhi degli investigatori, gli<br />
scenari presero a scorrere ad una velocità impressionante, i<br />
millenni filavano via come secondi, i deserti si succedevano<br />
agli oceani e le città alle foreste, i cieli e le popolazioni si<br />
sovrapponevano, e volare correre cantare danzare era tutto<br />
condensato, come vedere una pioggia illustrata, ed ogni<br />
goccia era un secolo o un anno o un giorno, e poi furono<br />
solo flussi di colore e poi solo flussi e quando essi stavano<br />
113
per chiudere gli occhi per riposarli dalle luci mutevoli, ecco<br />
che il ritmo della corsa rallentò ed essi ruzzolarono davanti<br />
alla porta della Guleron & Syren.<br />
“Caso risolto!”, esclamò Corian Doly, una volta che<br />
l’agenzia si ritrovò in sala riunioni.<br />
Claudio prese la parola: “Dopo lo stupore iniziale, ho capito<br />
subito di che fenomeno si trattava: la marea! Le famose ed<br />
imponenti maree del Nord Europa! Mi domando come<br />
abbiamo fatto a non pensarci prima!”<br />
Tutti se lo chiesero.<br />
“E’ che ne sappiamo così poco di mari e fiumi terrestri”, si<br />
rese conto Miss Roverple.<br />
“Dovremmo mettere un annuncio su Seconda Ala per la<br />
ricerca di uno Spirito dell’acqua, che sappia introdurci alle<br />
faccende marine. Miss Verbens, lei prepari l’annuncio e lo<br />
invii al giornale! Claudio, tu continua pure”.<br />
“Bene. Ecco ciò che accade: l’acqua, salendo di notte, copre<br />
completamente la strada, così Mando diviene un’isola a tutti<br />
gli effetti mentre, di giorno, il mare si ritrae e rende<br />
percorribile la strada, ormai non più nascosta, con i mezzi di<br />
trasporto tradizionali”. “Eccezionale!”, esclamarono tutti.<br />
Perché un conto è sentirne parlare, di quel che fa la Natura,<br />
un conto è vederlo succedere.<br />
“Davvero!”, confermò Claudio, con gli occhi ancora pieni<br />
dell’imponente spettacolo d’acqua al quale aveva assistito,<br />
ma anche delle piccole e delicate creature che aveva<br />
incontrato sul bagnasciuga, con le loro mirabolanti case<br />
mobili a torciglione blu, e Manulam, e poi le curiose pecore<br />
dell’isola, che, sebbene timorose, non avevano esitato ad<br />
avvicinarsi una volta capito che non c’era nulla da temere.<br />
Anche l’enorme distesa di sabbia, rivelata dal ritrarsi del<br />
mare, lo aveva entusiasmato: che pace, nei cicli della natura,<br />
che semplicità in fenomeni che pure coinvolgevano così<br />
tanti elementi.<br />
114
…Claudio, con gli occhi ancora pieni dell’imponente spettacolo<br />
d’acqua al quale aveva assistito…<br />
In quella tornò Miss Verbens, trionfante:<br />
“Mi hanno immediatamente accettato l’annuncio. Siamo<br />
riusciti a pubblicarlo sull’edizione del mattino, esattamente<br />
fra … tre, due, uno secondi... Adesso!<br />
Siamo già su tutti i giornali! Ecco il testo dell’annuncio:<br />
Nota agenzia investigativa<br />
ASSUME<br />
Spirito d’acqua<br />
Si richiedono capacità esplorative,<br />
inclinazione all’indagine pluridimensionale,<br />
senso dell’avventura,<br />
coraggio e lealtà.<br />
Assunzione immediata”.<br />
Bussarono.<br />
Miss Verbens si alzò per aprire, ma stavolta senza borbottii.<br />
Stava per incontrare una investigatrice della Gulerod &<br />
Syren:<br />
Miss Manulam!<br />
115
116<br />
Pomeriggio : da Ribe a Odense<br />
APRI LE PORTE!<br />
Spillo, dal suo punto di osservazione sul tetto del camper,<br />
urla ai suoi compagni di viaggio: “Stiamo lasciando lo<br />
Jutland, e ci avviamo verso l’isola di Fiona… Fra poco<br />
passeremo sul ponte….”<br />
“Un ponte!” Memy chiede: “Cos’è un ponte?”<br />
“Un ponte” comincia a spiegare Ginepro “ è un passaggio tra<br />
due mondi diversi. Qualsiasi ponte può essere insidioso, se<br />
non si sta ben centrati e svegli. Infatti, per il fatto stesso che<br />
mette in comunicazione due mondi a diversa vibrazione,<br />
porta con sé un rischio di turbolenze energetiche, che<br />
possono a loro volta creare varchi.<br />
Spero di non tediarvi se mi dilungo un po’<br />
sull’argomento…”<br />
“Fermo, Ginepro! Memy si è addormentata!” Esclama<br />
Roverella.<br />
…Fermo, Ginepro! Memy si è addormentata!…“Come la<br />
capisco…”<br />
Commenta<br />
Spillo<br />
guardando<br />
Ginepro in<br />
modo<br />
allusivo.<br />
“C’è poco<br />
da<br />
scherzare,<br />
adesso! E’<br />
proprio quello contro cui la stavo avvertendo….”Svegliati,
Memy!” La scuote Ginepro. Ma Memy non si sveglia, anzi,<br />
diventa sempre più opaca e scura, segno inequivocabile di<br />
un cambio di vibrazione del suo corpo astrale. Poi, accanto a<br />
lei, si crea un vortice, e Ginepro ferma Spillo e Roverella:<br />
“State lontani, è pericoloso!”<br />
Una voce cupa viene dal vortice: “Pentitevi, peccatori, o<br />
patirete i tormenti dell’inferno….Quello è il posto, dove<br />
soffrirete per l’eternità!..”<br />
“Santo cielo, dove è finita?”Chiede Roverella “Forse in<br />
qualche antica forma-pensiero che la sta avvolgendo?”<br />
“Il fuoco..” balbetta Memy..”Ho paura….brucio….”<br />
“Svegliati, sorella Memy! Sono solo sogni!”<br />
“Ho paura…ho paura..”continua Memy, diventando sempre<br />
più scura, e acquisendo dei riflessi rossastri, come bagliori di<br />
fuoco.<br />
“Chiediamo aiuto alle Tate!” propone Spillo.<br />
“Le Tate! Magari….. Ma sai che vengono e vanno solo<br />
quando lo decidono loro, non certo a nostro piacimento….”<br />
Roverella sta cominciando a vibrare anche lei, per il<br />
dispiacere di non poter aiutare Memy.<br />
“Io so come fare!” E Spillo, impugnata la sua bacchetta di<br />
pungitopo, traccia nell’aria una spirale, e scompare alla vista<br />
di Roverella e Ginepro.<br />
…traccia nell'aria una spirale e scompare alla vista...<br />
117
In camper, in mano a Spillo seduto sul cruscotto, il rametto<br />
di pungitopo è adesso diventato la bacchetta di un direttore<br />
d’orchestra, e; “Ritmo: un, due , tre…..”<br />
118<br />
Dormono, dormono, a Copenhagen,<br />
Manuela comincia a cantare il ritornello della nota canzone,<br />
ma quasi subito la voce le si impasta.<br />
dormono tutti laggiù…<br />
dorme quel bambin,<br />
col suo pupazzin,<br />
forse puoi dormire anche tu…<br />
…Spillo seduto sul cruscotto, …<br />
Gli occhi di Manuela si chiudono, mentre il ritornello<br />
ricomincia:<br />
Dormono, dormono a Copenhagen,<br />
dormono tutti laggiù…<br />
farai sogni d’or,<br />
Carolina, sbadiglia, e si sdraia.<br />
e d’argento ancor…
Anche Carolina dorme profondamente.<br />
Spillo riappare accanto a Ginepro, e prima che possa<br />
rispondere allo sguardo interrogativo dei suoi amici, sente<br />
Roverella esclamare: “Le Tate! Evviva!”<br />
“Ci avete chiamato?” Chiede Tata Carolina. “Credo proprio<br />
che abbiano bisogno di noi” aggiunge Tata Manuela,<br />
osservando Memy, il cui corpo astrale è opaco, tremolante.<br />
“Che cosa sono questo fumo e questo puzzo di bruciato?”<br />
chiede Tata Carolina.<br />
“E’ finita in una forma-pensiero umana da cui non riusciamo<br />
a liberarla…” Mentre Ginepro comincia a spiegare, Memy<br />
parla nel sonno: “Bruceremo tutti all’Inferno, vedo il<br />
fuoco… sento gemiti e stridor di denti, e fumo, e<br />
fiamme…..”<br />
“Le fiamme dell’Inferno…” pensa Tata Carolina e guarda<br />
Tata Manuela.<br />
…Ci avete chiamato?...<br />
“Che dici, proviamo con qualche terzina?” Tata Manuela<br />
annuisce e, cautamente, si avvicinano a Memy.<br />
“Non dormire, sorella Memy” le sta dicendo Roverella “Non<br />
dormire, presta attenzione alla Tata del Sonno”.<br />
Tata Carolina le parla all’orecchio, all’inizio piano, poi con<br />
119
itmo e volume sempre crescenti:<br />
120<br />
Ninna nanna all’ incontrario<br />
Esci dalla notte scura,<br />
se ti avvolge uno scenario<br />
d’illusione e di paura<br />
la tua volontà è più forte<br />
di ciò che si raffigura,<br />
Dì : son sveglia! Apri le porte!<br />
Con un atto di volontà, Memy apre gli occhi.<br />
…Tata Carolina le parla all’orecchio…<br />
“Son sveglia! Ma….” Continua, tremando e battendo i denti<br />
“non riesco a muovermi…Le fiamme si sono trasformate in<br />
ghiaccio, e il gelo mi chiude come una morsa….”<br />
“Non temere, sorella Memy, e resta sveglia” le dice Ginepro.<br />
“Ascolta ciò che ti dice la Tata del Movimento…”<br />
E Tata Manuela, con voce musicale:
Pensa a un colore<br />
Che il ghiaccio ti sciolga,<br />
fallo entrare nel cuore<br />
e la danza ti avvolga;<br />
che sia rosa oppur giallo<br />
la paura ti tolga:<br />
che inizi il tuo ballo!<br />
…Memy comincia a danzare…<br />
E, finalmente, al grido di “Gialle ginestre!”, Memy<br />
comincia a danzare.<br />
Balla, Memy, in una festa di petali gialli, e con lei Spillo,<br />
che ancora brandisce il suo pungitopo dalle bacche rosse.<br />
Roverella scuote le sue fronde e Ginepro sorride, esalando la<br />
sua fragranza, e mormorando:”Terzine contro l’Inferno,<br />
benedetti toscani!…”<br />
Lentamente, inosservate, senza aspettare saluti o<br />
ringraziamenti, le tate svaniscono.<br />
121
122<br />
Perché a Copenhagen,<br />
dormono, dormono<br />
dormono tutti con te!<br />
Le note finali della canzone si sono spente da poco, e il<br />
silenzio improvviso sveglia Carolina.<br />
“Dove sono stata?” chiede.<br />
“Mi sono addormentata di botto, con quella ninna nanna..” le<br />
fa eco Manuela.<br />
Fuori dal finestrino, un cartello: “Benvenuti a Odense”.<br />
“Le ho viste, sai?” Racconta Memy, ancora emozionata. “La<br />
Tata del sonno mi diceva Apri le porte! E io ho visto una<br />
grande porta a due battenti, tutta dorata e scolpita con arte<br />
squisita…le vedevo e non riuscivo ad aprirle….perché?”<br />
“Perché, mia cara,” le risponde Roverella, “per aprire le<br />
porte del Paradiso occorre che non ci sia più neanche un<br />
grammo di paura dentro di noi…Forse non avevi più paura<br />
dell’Inferno, ma anche il Paradiso può fare paura, sai? Ma<br />
non ti preoccupare: le rivedrai, quelle porte, prima o poi, e<br />
allora le aprirai con un soffio…Le rivedremo tutti, prima o<br />
poi….”<br />
…una grande porta a due battenti, tutta dorata e scolpita…
1. Coriandolo e Verbena<br />
spargono semi di luce.<br />
3. Claudio giardiniere<br />
annaffia i semi.<br />
5. I colori adesso brillano<br />
di più.<br />
SEMI<br />
2. Silvia dorme sul<br />
camper.<br />
4. I semi sono in terra,<br />
in cielo, in mare.<br />
6. Caiottolo traccia la<br />
strada.<br />
123
7. Una strada nuova fa<br />
sempre un po' paura.<br />
9. La città ha mille<br />
suoni.<br />
11. Driade stende un<br />
velo di silenzio.<br />
124<br />
8. Caiottolo a Odense<br />
prepara il benvenuto.<br />
10. A piccoli passi si<br />
arriva dappertutto<br />
12. I semi ne sono<br />
nutriti.
Silenzio tutti!<br />
Va in onda l’Amleto<br />
ha detto Ivan.<br />
Francy si desta:<br />
a che gioco si gioca?<br />
Ci sono anch’io.<br />
Inizia Luca:<br />
un atto creativo<br />
richiede pace.<br />
Con questa idea<br />
registrammo l’Amleto<br />
continua Ezio<br />
Ride Regine:<br />
e adesso s’ascolti!<br />
Su il sipario.<br />
125
IL PARCO DI ODENSE<br />
Arrivammo a Odense in tarda mattinata.<br />
Il campeggio che ci ospitava, alle porte della città natale di<br />
Andersen, era ben curato ed ombroso, la nostra piazzola di<br />
sosta ampia e fresca, ma non c’era molto da fare.<br />
Il prof. Genè doveva essersene accorto perché ci propose<br />
un’escursione esplorativa nella città natale di Andersen, a<br />
sorpresa. Infatti la visita della cittadina e del museo era<br />
prevista solo per il giorno dopo. Inutile dire che eravamo<br />
tutti entusiasti: Ortensici ed Errici davanti, cose mai viste,<br />
De Roverellis aveva addirittura sorriso, Allorliani e<br />
Kavafato in festa. E anche io, naturalmente. Salimmo in<br />
camper.<br />
…Ortensici ed Errici in prima fila, cose mai viste, De Roverellis aveva<br />
addirittura sorriso…<br />
126
Sapevo che in città c’era un meraviglioso parco, addirittura<br />
chiamato foresta per la ricchezza della vegetazione:<br />
l’Åløkke Skov (alcuni amici danesi mi hanno riferito, infatti,<br />
che skov vuol dire foresta, mentre Åløkke, da una ricerca<br />
personale del De Roverellis, starebbe ad indicare il nome di<br />
un luogo, peraltro piuttosto comune in Danimarca.<br />
Speravo che il prof ci avrebbe portato lì: le foreste svolgono<br />
una funzione fondamentale nella pulizia dei corpi sottili<br />
della Terra ed io sono nato e cresciuto fra gli alberi.<br />
Li ho visti al lavoro, questi abitanti secolari del Pianeta, al<br />
suo servizio e degli uomini, e so quanto benefico possa<br />
essere per loro confrontarsi con altri pulitori e altri sistemi di<br />
pulizia, e come questo offra, agli spiriti di Natura che essi<br />
ospitano, opportunità di interscambi culturali.<br />
Basta saperli ascoltare.<br />
De Roverellis, seduto in camper accanto a me e ai miei<br />
pensieri, sorrise ancora.<br />
…De Roverellis, seduto in camper accanto a me e ai miei pensieri,<br />
sorrise ancora…<br />
127
Due volte in un giorno, e prima non l’avevo mai visto così<br />
allegro. Lo presi come un segnale. Anche lui viene dai<br />
boschi, mi dissi, e così condivisi con lui quel che avevo in<br />
mente:<br />
“Quando ero a Branfère, dove sono nato, ho imparato che, a<br />
crescere liberi, si producono frutti e che, quei frutti, hanno<br />
la capacità di donare amore a chi li assaggia, perché è con<br />
amore che sono maturati. E’ questo che mi piace trasmettere<br />
con le mie azioni agli spiriti di natura delle altre parti del<br />
mondo che incontro. A te capita qualcosa di simile?”<br />
“A Pontassieve, dove sono cresciuto, ho imparato ad offrire<br />
riparo ad ospitalità e, talvolta, preferisco rimanere in<br />
ombra”.<br />
“Perché?” gli chiesi. “Tu hai così tante risorse..”<br />
Lui sorrise ancora ed il suo sorriso illuminò il nostro<br />
ingresso in Odense. Ortencisi ci guardò e sorrise anche lui.<br />
Senza ombra di polemica né di ironia, ci aprì il portellone<br />
del camper.<br />
Dopo aver ascoltato la nostra conversazione, era pensieroso.<br />
Trovai i suoi modi così amichevoli che mi sembrò il terreno<br />
giusto per lanciare un semino verso il compagno di mille<br />
avventure:<br />
“Tu ce l’hai un dono che porti con te dal tuo luogo<br />
d’origine?”<br />
Ci pensò su, poi rispose:<br />
“Io sono sempre stato vicino alla Terra, alla sua semplicità.<br />
La più preziosa conoscenza che possiedo, l’unica che sento<br />
di poter trasmettere con certezza agli spiriti di natura che<br />
incontreremo nella foresta di Alokke, ai suoi salici, ai suoi<br />
faggi verdi e rossi, al fiume Odense che vi scorre calmo e ne<br />
irrora i sentieri, è che la terra è fonte di infinita bellezza, e la<br />
bellezza della Natura la riconosci subito, perché ti senti il<br />
cuore leggero e il sorriso che fiorisce sulle labbra”.<br />
Il sorriso che fiorisce sulle labbra, mormorò fra sé Errici,<br />
incamminandosi verso il centro della città dietro al prof, a<br />
128
fianco del quale c’era Allorliani.<br />
Errici vide una ragazza del luogo, che usciva da un<br />
supermercato, senza scarpe. Poi guardò la pavimentazione<br />
stradale, liscia e pulita, e decise, in un lampo, di togliersi<br />
anche lui le scarpe. Un gesto davvero insolito per il ragazzo.<br />
Ma Ortensici lo aveva ispirato con la sua semplicità.<br />
Allorliani aveva ascoltato tutto, percorrendo la via centrale<br />
della cittadina, coi tavolini dei ristoranti e le case basse dai<br />
tetti spioventi, quella magnifica architettura del Nord Europa<br />
che trasforma le strade nei luoghi fatati delle favole.<br />
Le vie disposte in parallelo si succedevano veloci,<br />
alternando negozi ad abitazioni, ove il piano terra sembrava<br />
decorato come se fosse una vetrina, solo per rendere<br />
piacevole il passeggio.<br />
…Errici vide una ragazza del luogo, che usciva da un supermercato,<br />
senza scarpe…<br />
“Come Ortensici”, dissi a voce alta, “anche qui conoscono il<br />
129
gusto e la bellezza che genera il vivere vicino alla Terra”.<br />
Sapevo che, sebbene ci tenesse al suo ruolo di contestatore,<br />
quell’osservazione lo avrebbe reso comunque contento.<br />
Spesso avevo osservato che si sentiva incompreso, come se<br />
la sua intelligenza lo rendesse isolato. Ma secondo me si<br />
trattava solo di trovare un linguaggio comune, e visto che<br />
l’umore generale di oggi sembrava permetterlo, mi avvicinai<br />
a lui, per esprimergli, anche con la mimica facciale, la mia<br />
solidarietà.<br />
La luce filtrava diritta tra le viuzze del centro e il prof ci<br />
descriveva brevemente la città: identificammo la casa di<br />
Andersen ed il museo attiguo, che l’indomani avremmo<br />
visitato.<br />
Ci imbattemmo, lungo la strada che conduceva in quella<br />
direzione, in alcune statue di bronzo che riproducevano<br />
elementi delle sue fiabe: il soldatino di stagno, l’anatroccolo<br />
che poi si rivelerà un piccolo di cigno, e addirittura una<br />
riproduzione a grandezza naturale dell’autore in persona,<br />
seduto su una panchina con il suo mantello.<br />
Il prof osservava la sua classe, serena e festosa: non mi<br />
ricordo che tra noi ci fosse mai stata tanta armonia, ed anche<br />
lui sembrò accorgersene.<br />
Dalla casa di Andersen virammo decisamente verso Est, alla<br />
volta della Foresta di Alokke e, all’ingresso, venimmo<br />
accolti dall’inchino di un maestoso salice, che immergeva le<br />
sue fronde nell’Odense, in segno di saluto.<br />
Superammo il ponticello sul fiume ed il prof ci disse:<br />
“Come gruppo di pulitori avete svolto la vostra missione in<br />
città in modo egregio. Adesso qui potremo ricaricarci.<br />
Questo salice ci offre le sue fronde come riparo e noi lo<br />
accetteremo di buon grado”.<br />
Ci sedemmo sotto l’albero ma, inaspettatamente, un nugolo<br />
di moscerini prese a darci noia.<br />
Osservai i miei compagni: Ortensici si era alzato, Errici e De<br />
Roverellis erano combattuti fra il far presente al prof che il<br />
130
…Ci imbattemmo, lungo la strada che conduceva in quella direzione,<br />
in alcune statue di bronzo che riproducevano elementi delle sue<br />
fiabe…<br />
luogo nel quale aveva scelto di sostare si stava rivelando<br />
fonte di interferenze ed aspettare che passasse, Allorliani<br />
sperava che il professore se ne sarebbe accorto da solo,<br />
Kavafato allontanava a più non posso i moscerini.<br />
“Prof”, intervenni allora, “i boschi sono la mia casa, mi<br />
sembra che i moscerini ci stiano suggerendo una zona<br />
diversa per la sosta. Che ne dici De Roverellis? Anche tu sei<br />
un Spirito degli Alberi”.<br />
Lui aveva capito che le sue intuizioni, legate alla sua natura,<br />
potevano essere una risorsa per tutti.<br />
Con lo spirito del vero giardiniere, e cioè quello di aiutare<br />
gli altri, in questo caso a decifrare un linguaggio che solo lui<br />
conosceva, scandì lentamente le indicazioni che riceveva<br />
all’orecchio dai moscerini:<br />
131
132<br />
…venimmo accolti dall’inchino di un maestoso salice…<br />
S.e.g.u.i.t.e.c.i. V.i. c.o.n.d.u.r.r.e.m.o. a.l.l.a. r.a.d.u.r.a.<br />
s.c.e.l.t.a. d.a.g.l.i. a.b.i.t.a.n.t.i. d.e.l.l.a. f.o.r.e.s.t.a. p.e.r.<br />
f.e.s.t.e.g.g.i.a.r.e. i.l. v.o.s.t.r.o. a.r.r.i.v.o.<br />
Il prof non se lo fece ripetere due volte. Egli era rispettoso<br />
delle nostre diversità e ben sapeva che ognuno di noi aveva<br />
competenze in campi specifici che ci consentivano, tutti<br />
insieme, di esplorare i molteplici mondi che incontravamo.<br />
Per questo ci portava in gita: l’avventura, insieme a noi, era<br />
assicurata e noi, dal canto nostro, eravamo felici che lui ci<br />
portasse con sé a conoscere questa Terra.<br />
Lungo il corso dell’Odense, che seguimmo fino al suo<br />
sbucare in un’area abitata da una comunità di Faggi verdi e<br />
Faggi rossi, De Roverellis mi si avvicinò:<br />
“E così, alla fine, ho detto la mia!”<br />
“Bravo De Roverellis! Hai fatto bene!”, intervenne il prof.<br />
“Sapete”, disse poi rivolto a tutta la classe, “anche i prof
possono sbagliare, specie nelle materie che non sono di loro<br />
competenza. Ma questo vi insegna ad usare tutte le vostre<br />
potenzialità per stabilire cosa sta accadendo sotto i vostri<br />
occhi, come ha fatto Ciliegio sotto il salice, senza che<br />
nessuno possa imporvi la sua visione della realtà.<br />
Ciliegio, vuoi guidarci tu, adesso, visto che già prima hai<br />
colto il segnale che dovevamo cambiare posto?”<br />
E così fu.<br />
I moscerini ci allontanarono dagli alberi e ci condussero in<br />
una fresca e luminosa radura subito fuori dalla cerchia degli<br />
ultimi alberi incontrati. Lì sedemmo e finalmente ci<br />
ristorammo, scambiando doni e risate con gli spiriti di natura<br />
del luogo.<br />
…I moscerini ci allontanarono dai faggi e ci condussero in una fresca<br />
e luminosa radura…<br />
“Come hai fatto a capire che i moscerini erano un segnale,<br />
Ciliegio?”, mi chiese poi Errici, sul camper del ritorno.<br />
“Vi ho osservato”, risposi semplicemente. “Eravate tutti a<br />
disagio, ma tutti stavano zitti. Anche io ero infastidito dai<br />
133
moscerini. Così ho chiesto alla mia voce interiore, e quella<br />
mi ha voltato la testa verso De Roverellis, che stava<br />
comunicando con i moscerini.<br />
Tutto coincideva: segnale interno, logica, segnali esteriori,<br />
tutto concordava nel dire: cambiate posto. Così ho aperto la<br />
bocca e le parole han preso posto, ordinate, per migliorare la<br />
nostra giornata”.<br />
“Ricerca dei segnali, interiori ed esteriori, confronto con la<br />
logica…”<br />
“Non dimenticare che aiutare gli altri è la base del<br />
giardinaggio!”<br />
“Aiutare gli altri”, ripetè quello, come se stesse ripassando<br />
una lezione.<br />
La giornata volgeva al termine.<br />
Una gran luce adesso illuminava la nostra strada<br />
.<br />
134<br />
…La giornata volgeva al termine.<br />
Una gran luce adesso illuminava la nostra strada…
135
136
138<br />
QUARTO GIORNO:<br />
ODENSE – SKODSBORG
Odense: Benvenuti a Odense<br />
[http://www.odense.dk/english.aspx]<br />
Hans Christian Andersen:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Christian_Andersen]<br />
I luoghi di Hans Christian Andersen:<br />
[http://www.infodomus.it/favolevive/hca/luoghi.asp]<br />
Kavafis e Aulente citano l’Amleto di William Shakespeare:<br />
Amleto (The Tragical History of Hamlet, Prince of Denmark) è<br />
una delle tragedie shakesperiane più conosciute e più citate. Fu<br />
scritta probabilmente tra il 1600 e l'estate del 1602. Il monologo di<br />
Amleto "Essere o non essere" (Atto III, scena I), il passaggio più<br />
famoso del dramma, vanta una immensa gamma di interpretazioni<br />
sui palcoscenici di tutto il mondo.<br />
[http:/it.wikipedia.org/wiki/Amleto]<br />
Skodsborg: il centro di salute termale di Skodsborg fu fondato<br />
dalla comunità avventista quando il Dr. Carl Ottosen (1864 –<br />
1943), che ha studiato metodi curativi con dottori americani ed<br />
esperti in fisioterapia come, ad esempio, il Dr. John H.Kellogg,<br />
comprò una coppia di vecchie rimesse sulla costa, vicino alla<br />
spiaggia, nel 1897. Nel 1898 aprì uno dei primi centri termali<br />
danesi e molti altri centri di salute avanzati. Quello di Skodsborg<br />
divenne molto popolare per la sua competenza nell’area<br />
fisioterapeutica.<br />
Nel 1992, in seguito al declino finanziario e alla bancarotta, dopo<br />
un energico piano di recupero, il centro termale è rivissuto, sotto il<br />
nome di Skodsborg Health Centre.<br />
Il lavoro e le idee di Carl Ottosen vivono al Skodsborg Health<br />
Centre e ora appartengono alla Augustinus Foundation.<br />
Skodsborg è stata rinnovata nel 1992 e da allora offre risposte a<br />
domande sulla prevenzione, sulla gioia di vivere ed il benessere.<br />
139
140<br />
Mattina: la casa di Andersen<br />
UNA CORONA DI ALLORO<br />
Francy, Luca ed Ezio fanno due passi insieme, nel<br />
campeggio di Odense.<br />
“Vi racconto una storia:” inizia Francy. “Tanto tempo fa,<br />
proprio qui a Odense, viveva un bambino di nome Hans. Era<br />
molto povero, e suo padre faceva il ciabattino….”<br />
“La so già, questa storia! “ la interrompe Ezio. “E’ la vita di<br />
Hans Christian Andersen! Cambia programma, già ce la<br />
rileggeremo tutta, adesso che andiamo al museo…”<br />
“ E, fra l’altro, mi ricorda la storia della mia vita, e temo che<br />
non avrà un lieto fine…” continua Luca.<br />
“Ok, ok” ammette Francy: allora cambierò completamente i<br />
personaggi. “Qui a Odense, dove Hans andava a scuola,<br />
vivevano quattro spiriti di natura: Caiottolo, Memy,<br />
Ciliegio, e Alloro.<br />
“Ehi! Cosa le salta in mente?<br />
Cosa c’entro io con questa<br />
storia?” Ciliegio, evocato da<br />
Francy, protesta. “La mia terra<br />
d’origine è la Francia, altro che<br />
mari del nord e vichinghi…”<br />
“Perché io, allora? Il Pantheon e<br />
Roma hanno ben altro spessore<br />
rispetto a questa piccola<br />
città….” continua Caiottolo.<br />
“E la mia Via dell’Amore dove<br />
la mettete? Cielo e mare<br />
…Cosa c’entro io con questa azzurro, sole, buon clima ….<br />
storia…<br />
io con questo posto non ho nulla a che vedere…” anche
Memy dice la sua “Però… potrebbe essere interessante fare<br />
da personaggio in una storia danese….”<br />
“Eh no, mai!” Sbotta Alloro.”Se la cosa non riguarda voi,<br />
per me è sicuramente inappropriato! La mia pianta è fatta<br />
per ornare i veri artisti, poeti come Dante, non certo favolieri<br />
per bambini, o scrittrici dilettanti……”<br />
“Dai, adesso non impuntarti! Aiutiamola, magari la storia<br />
può far del bene….” Lo prega Memy.<br />
“Be’, se non commette violazioni della Carta dei diritti degli<br />
appassionati di favole, io ci sto….” Dice Caiottolo.<br />
“Dai, Francy, ti aiuto io,” continua Memy, parlandole<br />
all’orecchio, “ credo di sapere come fare: E poi? Cosa ci<br />
metto?” chiede smarrita Memy guardando in tralice<br />
Caiottolo, l’inventore dell’ormai celebre primo verso.<br />
Gialle ginestre,<br />
porte e finestre…<br />
… Cosa ci metto?” chiede smarrita Memy…<br />
141
Ma è Ciliegio che le risponde: “Cosa ci metti? Niente! Cosa<br />
altro occorre a una storia se non porte e finestre?…”<br />
Francy, rivolta ad Ezio e a Luca, che la ascoltano un po’<br />
distratti, continua:<br />
A quei tempi, gli spiriti di natura evitavano con cura gli<br />
uomini, ma si facevano spesso vedere dai bambini, specie<br />
quando non avevano le mani appiccicose di caramelle<br />
(come invece spesso accade adesso, ed è per questo che è<br />
molto più raro che i bambini li vedano…)<br />
142<br />
… ma si facevano spesso vedere dai bambini…<br />
Certo, non c’era pericolo che Hans avesse dello zucchero<br />
attaccato alle mani: la sua famiglia era così povera che, a<br />
stento, riuscivano a comprargli le penne e la carta per la<br />
scuola.<br />
Memy, lo spirito della ginestra, lo salutava quando lo<br />
vedeva passare e gli raccontava storie di mare, di sirene, di<br />
terre lontane. Memy gli raccontava anche di principi di elfi,<br />
e di fanciulle piccole come il dito di una mano…Oh, sì,<br />
come piacevano ad Hans quelle storie delicate….<br />
E Caiottolo, che saltellava con lui al suono dei suoi zoccoli<br />
sul selciato, gli raccontava di palazzi e imperatori, di<br />
cortigiani e ministri…. Gli raccontava di come gli occhi e la<br />
sincerità di un bambino potevano vincere gli intrighi di<br />
corte….<br />
E Ciliegio, che chinava i suoi rami per fargli cogliere le
ciliegie più succose, gli raccontava di fate ed incantesimi, di<br />
streghe maligne e cani mostruosi, di acciarini ed alberi<br />
cavi….<br />
Ma Alloro gli diceva, ogni sera, quando il bambino passava<br />
accanto alla sua pianta, tornando a casa da scuola: “ Non<br />
voglio aver niente a che fare con te. Non sei figlio di re, né<br />
condottiero, né grande artista. Io e te non abbiamo niente in<br />
comune.”<br />
Vi sembrerà strano, ma Hans, quando arrivava a casa, si<br />
ricordava solo le parole di Alloro, e tutte le storie che gli<br />
erano state raccontate erano come cancellate dalla sua<br />
memoria, svanite nel nulla…<br />
“Lo dicevo io che è una storia triste!” Luca interrompe il<br />
racconto<br />
“Il punto è” commenta Ezio “che la vanità è un gran brutto<br />
difetto, ed è la cosa più difficile da vincere…”<br />
“Cosa vorrebbe dire con questo?” Alloro, dalla voce<br />
pungente come il suo odore, interviene, rivolto ai suoi<br />
amici:“Che io sono vanitoso? Che razza di storia mi stanno<br />
scrivendo addosso? Non mi piace affatto! Adesso, per colpa<br />
di una improvvisatrice di favole (la professionalità di uno<br />
scrittore non si può inventare dall’oggi al domani, e neanche<br />
la bravura di una tata, che sa trovare le parole giuste per ogni<br />
bambino!), per colpa sua, dicevo, mi deve restare cucita<br />
addosso la forma-pensiero della vanità?”<br />
“Insomma, Alloro,” gli risponde Caiottolo, “se non ti fossi<br />
rifiutato fin dall’inizio di giocare con noi, adesso non<br />
saremmo a questo punto…Vediamo se mi riesce di spiegarti<br />
cosa è successo. Memy e Ciliegio si sono tuffati nel torrente<br />
creativo di Francy (be’, si fa per dire: uso un po’ di retorica<br />
per illustrare il loro disperato tentativo di aiutarla mentre si<br />
impegolava in una storia su Andersen) e io li ho sostenuti: le<br />
nostre tre energie hanno soffiato un bel vento nelle vele della<br />
143
narrazione della aspirante Tata, e lei, in qualche modo, l’ha<br />
sentito….Ci ha restituito delle parti da coprotagonisti di tutto<br />
rispetto, delle forme-pensiero positive che non hanno fatto<br />
altro che aumentare il nostro, sic, splendore…. Ma ha anche<br />
sentito che c’era qualcuno che le stava pesando come<br />
un’ancora nel fondale… E, dunque, ecco quello che ti è<br />
giunto in ritorno: niente che tu non ti sia cercato.<br />
…Memy e Ciliegio si sono tuffati nel torrente creativo di Francy…<br />
Adesso, se vuoi, sei ancora in tempo a rimediare…”<br />
“Su” lo esorta Ciliegio, “comincia a disincagliare l’ancora,<br />
da professionista quale sei!”<br />
Alloro inchina le sue foglie, con accettazione e competenza,<br />
e proclama:<br />
Molla gli ormeggi,<br />
Francesca, e regalaci<br />
Dolci parole…<br />
“Wow! Un vero haiku! Complimenti!” Memy e Ciliegio<br />
applaudono.<br />
“E non è tutto!” continua Alloro:<br />
144
…Alloro inchina le sue foglie…<br />
Luca, la tua vita una storia non è,<br />
ma è acqua, è aria, è un sogno<br />
che puoi creare ogni giorno per te;<br />
E per te, Ezio, certo non mi vergogno<br />
d’offrirti in dono il mio profumo,<br />
che ti ricordi di umiltà il bisogno.<br />
E adesso, dunque, parole e non fumo!<br />
“Caspita! Endecasillabi in terzine incatenate!” Caiottolo si<br />
inchina, unendosi agli apprezzamenti degli altri.<br />
Francesca dà un’occhiata al suo uditorio. Ezio , adesso,<br />
ascolta, attento come un bambino, e a Luca brillano gli<br />
occhi, come se fosse certo dell’arrivo di un lieto fine.<br />
Hans, dunque, tornato a casa, faceva sogni di gloria e si<br />
immaginava di tornare un giorno, famoso, in quella piccola<br />
scuola, accompagnato dal sindaco e dal re, insignito delle<br />
più grandi onorificenze. E, nel sonno, immaginava di<br />
strappare dei rametti di alloro e di farsene una corona, con<br />
cui cingersi la testa…Il sogno, una notte, fu così vero, che<br />
gli sembrò di sentire proprio il profumo di alloro…<br />
145
146<br />
… Francesca dà un’occhiata al suo uditorio…<br />
Be’, sapete, non era proprio un incantesimo: la mamma di<br />
Hans gli aveva cucito nel cuscino un po’ di erbe profumate,<br />
lavanda e alloro, perché potesse respirare meglio, e facesse<br />
sonni tranquilli.<br />
Quel profumo, sottile sottile, entra nel suo naso, e poi nella<br />
sua testa, e lì, nella sua mente, gli parla, con poche parole<br />
già note: “Beati gli umili, perché di essi è il regno dei<br />
cieli…”<br />
La mattina dopo, a scuola, la maestra, come compito, invita<br />
i suoi alunni a scrivere una storia, e il piccolo Hans,<br />
sorridendo, lascia scorrere la mano sul foglio:<br />
Uno strano piccolo di cigno<br />
C’era una volta mamma cigna,che aveva una<br />
nidiata di uova non ancora schiuse….<br />
“Ehi, ma che succede qui?” chiede Ciliegio. “La storia mi<br />
sembrava diversa….”<br />
“Forse “, interviene Caiottolo, “ma così mi sembra più<br />
politicamente corretta: va nella direzione delle pari<br />
opportunità fra cigni ed anatre…”<br />
“E poi,” aggiunge Memy, “nella vecchia storia si parla di<br />
brutto anatroccolo. Io sono contraria alla parola brutto: di<br />
fatto non so decidere se ami di più i cigni o le anatre…”
…Uno strano piccolo di cigno…<br />
“Le anatre, non c’è dubbio!” Alloro, come al solito, vuole<br />
avere l’ultima parola: “Al parco del Ventaglio, prima che<br />
partissi per questa sgangherata vacanza-studio, erano nati<br />
ben 16 anatroccoli, ed erano un vero spettacolo!…”<br />
“…Finisce così” dice Francy, guardando Luca ed Ezio. E’<br />
stupita che non abbiano più opposto resistenza alla sua<br />
storia, però si sente un po’ come qualcuno che debba<br />
spiegare perché si deve ridere alla barzelletta che ha appena<br />
raccontato. Perché stanno così zitti? Saranno in<br />
metamodello? Il mestiere di Tata non è certo semplice…<br />
I suoi pensieri vengono, finalmente, interrotti da Ezio: “E le<br />
uova?” E Luca: “Erano poi di cigno o di anatra?”<br />
“ Mah!” risponde Francy, ad occhi socchiusi, in ascolto.<br />
“Forse né dell’uno né dell’altra! Forse sono uova di<br />
tartaruga….Ma basta aspettare che si aprano per bene e lo<br />
sapremo…”<br />
…erano nati ben 16 anatroccoli…<br />
147
1. Manu ripensa ai sapori<br />
di casa.<br />
3. Lanuccia rimpiange le<br />
greggi lasciate.<br />
5. Spillo traccia nell’aria<br />
disegni.<br />
148<br />
LIBERTA’<br />
2. Aulente vorrebbe<br />
tornare al suo ruscello.<br />
4. Ivan si sente legato.<br />
6. Regine accompagna<br />
un gruppo di bambini.
7. Manu sorride alle<br />
anatre.<br />
9. Lanuccia insegue<br />
curve nel cielo.<br />
11. Le catene sono<br />
spezzate.<br />
8. Aulente ritrova la<br />
gioia nel laghetto.<br />
10. Ivan allarga le<br />
braccia.<br />
12. Spillo e Regine le<br />
spazzano via.<br />
149
150<br />
Brilla Kavafis<br />
sotto ali d’angelo<br />
la storia di Hans<br />
Bambino del Nord<br />
sussurra Roverella<br />
ama te stesso<br />
Inchiostro nero<br />
Enrica lo trasforma<br />
diventa Luce<br />
Claudio ascolta<br />
parole sconosciute<br />
come musica<br />
Latte col miele<br />
il sapore d’infanzia<br />
per Carolina<br />
Danza Verbena<br />
su grandi e piccini<br />
luci di fata
L'APPRENDISTA<br />
Silvia, davanti al museo di Andersen, guardava il teatrino<br />
che si trova alla destra dell’ingresso, un castello delle favole<br />
di gesso e mattoncini, con porte e porticine e guglie, e poi il<br />
laghetto, accanto, e mamma anatroccolo e sorella<br />
anatroccolo e piccoli anatroccolini che solcavano placidi le<br />
acque.<br />
Stilla e Ortensia erano con lei. Ginepro si arrampicava su per<br />
lo steccato che delimita il lago e Coriandolo si muoveva<br />
veloce fra le torrette del castello.<br />
…Silvia, davanti al museo di Andersen, guardava il teatrino che si<br />
trova alla destra dell’ingresso…<br />
“Ecco, adesso entrano!”, riportò un allievo di Driade, che<br />
151
stava facendo un lungo viaggio di apprendimento, per<br />
riferirle quanto essa, pure, poteva vedere benissimo da sé.<br />
Silvia percorreva muta i corridoi del museo, in penombra.<br />
Solo le teche, all’interno delle quali sono raccolti i<br />
manoscritti dello scrittore, erano illuminate dall’interno, ma<br />
in maniera fioca.<br />
Camminava piano, osservava e leggeva ogni targhetta<br />
illustrativa.<br />
Le favole di Andersen accompagnano l’immaginario dei<br />
bambini terrestri da diversi lustri, oramai, ed ella sapeva che<br />
un buon lavoro giardinieristico sulle sue opere, e poi svolto<br />
proprio lì, nel museo a lui dedicato ed accanto alla sua casa<br />
d’origine, anch’essa trasformata in un’ala del museo,<br />
avrebbe avuto senz’altro ripercussioni di importanza<br />
planetaria.<br />
“Apprendista, ti sei accorto che la sua sensibilità sta<br />
registrando alcune anomalie rispetto a ciò che, dell’artista,<br />
s’era aspettata di trovare?”, gli fece notare Driade.<br />
“Sì”, rispose quello. “I suoi strumenti di percezione le<br />
permettono di entrare in contatto con il corpo energetico di<br />
Andersen attraverso le pagine scritte di suo pugno, i disegni,<br />
le fotografie. In particolare, Silvia si è fermata davanti a quel<br />
ritratto dello scrittore laggiù, quello in cui lui è di profilo ed<br />
osserva un punto indefinito di fronte a sé”.<br />
“Ciò che sta facendo è pulire il campo aurico dello<br />
scrittore”, spiegò brevemente Driade, “ma, certamente, ne<br />
legge anche le ombre che, in maniera grottesca, Dickens ha<br />
raccontato tanto acutamente nel Davide Copperfield”.<br />
“Non capisco, maestra”, disse l’apprendista, disorientato.<br />
Driade, allora, fu più eloquente:<br />
“Dickens aveva invitato Andersen a trascorrere una notte<br />
presso di sé e la sua famiglia, ma quegli ne approfittò.<br />
L’energia pulita che si respirava nella casa inglese lo indusse<br />
a soggiornarvi ben sei settimane e Dickens ne fu così<br />
impressionato che ritagliò il carattere dello scrittore e li<br />
152
utilizzò per delineare le caratteristiche del subdolo Uriah<br />
Heep, personaggio del Davide Copperfield”.<br />
…Silvia si è fermata davanti a quel ritratto dello scrittore laggiù…<br />
“Lo ignoravo! Nessuno me lo aveva mai riferito”, disse<br />
quello, davvero stupito di ciò che aveva appena udito.<br />
“Silvia è perplessa, adesso che il lavoro giardinieristico è<br />
stato svolto”, constatò poi, riprendendo con serietà il suo<br />
apprendistato attraverso l’osservazione. “Come può, si<br />
chiede, come può quest’uomo avere scritto favole capaci di<br />
conciliare il sonno e i sogni della Terra, lui che sembra avere<br />
così tante questioni personali da risolvere?”<br />
“Occorre rispondere alla sua domanda”.<br />
“Dite davvero?”<br />
153
“Sì. Occorre che ella sappia come noi esseri di luce ci<br />
comportiamo, quando osserviamo e prendiamo parte alle<br />
vicende degli uomini se veniamo invitati, poiché, in quanto<br />
guida per i suoi allievi presenti e futuri, le serve<br />
comprendere che è possibile ed utile, talvolta, condurre<br />
esseri pure irrisolti sotto taluni aspetti personali, a<br />
comunicare con la parte creativa di se stessi e, dunque, con<br />
noi.<br />
In questo modo, anche la parte oscura di costoro ne ricava<br />
beneficio, e la loro evoluzione procede nella direzione<br />
dell’illuminazione, anche se possono occorrere molte vite<br />
per raggiungere buoni livelli di compassione ed amore verso<br />
il prossimo che possano definirsi spontanei”.<br />
“Maestra, ella ha sentito, poiché sente bene, ciò che hai<br />
detto”, sussurrò l’apprendista, che non s’aspettava che Silvia<br />
potesse interloquire con loro.<br />
“Driade…”<br />
“Dimmi Silvia”.<br />
“Ciò che dici lo capisco. Quel che mi domando è se la<br />
produzione artistica di un uomo siffatto non risenta dei suoi<br />
disorientamenti e ne sia, per così dire, impregnata, al punto<br />
da trasmettere confusione e disorientamento a coloro che<br />
leggono.<br />
Nel caso di Andersen, poi, a maggior ragione il quesito è<br />
rilevante: lui ha scritto per i bambini, per i piccoli, coloro i<br />
quali hanno una sensibilità sottile e liscia, sulla quale si<br />
riesce a lasciare tracce assai facilmente”.<br />
“Io sono solo un apprendista, Silvia,”, si fece allora coraggio<br />
l’allievo di Driade, intervenendo nella conversazione, “ma<br />
so che ogni lavoro può diventare un buon lavoro, se viene<br />
fatto in squadra.<br />
Hai ragione nel rilevare che l’incarnazione chiamata<br />
Andersen creò, talvolta, storie da levare il sonno. Ma ho<br />
anche constatato che tu, con <strong>Carote</strong> e Lillà, hai riscritto il<br />
finale di alcune mie… ehm…, perdonatemi, sue fiabe,<br />
154
particolarmente cupe, rendendole finalmente luminose,<br />
come l’Abete, ad esempio, o altre ancora che io ebbi a<br />
scrivere ...ehm…, che quella incarnazione”, disse calcando il<br />
tono della voce, come a voler coprire il suo lapsus, “quella<br />
incarnazione, dicevo, quella incarnazione ebbe a scrivere<br />
sotto l’influsso di certe nuvole, così pesanti…”<br />
“Un buon lavoro di squadra, avete detto”, trillò in quel<br />
momento una vocetta.<br />
“Driade, possiamo partecipare anche noi alla soluzione del<br />
quesito posto da Silvia?”<br />
Ortensia aveva avuto un’idea:<br />
…Ortensia aveva avuto un’idea…<br />
“Prima, passando da Albanigade, abbiamo attraversato il<br />
giardino di un orfanotrofio. Io, insieme a Coriandolo e<br />
155
Ginepro, mi sono immersa nelle aiuole laggiù, per regalare<br />
ai bambini che ospita i nostri profumi e i nostri colori,<br />
mentre Stilla ristorava il tetto della loro casa.<br />
Ebbene, abbiamo appreso che essi, oggi, hanno deciso di<br />
venire proprio qui. Noi pensiamo che osservarli potrebbe<br />
fornire a Silvia i chiarimenti che cerca. Potremmo farli<br />
arrivare al museo con un po’ di anticipo, per permettere loro<br />
di incontrare Silvia. Cosa ne dici, Driade?<br />
“Sì, va bene. Del resto, il gioco di squadra è un’idea<br />
dell’apprendista. Vediamo che succede”.<br />
“Allora basta far diventare verde quel semaforo giù<br />
all’angolo”, disse lesta Ortensia, che non vedeva l’ora di<br />
passare all’azione. “Coriandolo, ci pensi tu?”<br />
“E poi”, riprese, “occorre che la piccina dalle trecce bionde<br />
in Albanigade trovi senza indugio il suo calzino rosa, che si<br />
è nascosto fra il materasso e la testiera del letto!”<br />
“Me ne occupo io!”, esclamò risoluta Stilla.<br />
“E, mi raccomando”, strillò infine Ortensia, “sbrigatevi!<br />
Silvia sta per finire il giro del museo!”<br />
“Brava Ortensia!”, approvò l’allievo di Driade. “Davvero<br />
un’ottima organizzazione. Si sente già il vociare dei bambini<br />
alla biglietteria!”. Poi continuò:<br />
“Silvia adesso osserva i bambini guardare le immagini nello<br />
stereoscopio della sala accanto all’ingresso, e trasalire di<br />
gioia di fronte alla tridimensionalità che si modella sotto i<br />
loro occhi per effetto delle speciali lenti dello strumento;<br />
vede il loro stupore di fronte ai disegni e ai giochi di carta,<br />
sì, quei ritagli di carta di giornale che sembrano ricami; vede<br />
i loro occhi sgranarsi nell’ascoltare la favola di Pollicina che<br />
la maestra narra loro dal grosso librone illustrato nell’ultima<br />
sala del museo, e li vede correre via leggeri e spensierati,<br />
contenti dei loro nuovi amici, che abitano in dimensioni<br />
favolose e vivono storie avventurose, proprio come le loro”.<br />
“Giusto, apprendista”, approvò Driade, “ella sta guardando i<br />
bambini dell’orfanotrofio e, nell’osservarli con attenzione,<br />
156
ha scorto in essi, fra le pieghe dei sorrisi e i vestitini tutti<br />
uguali, piccoli Hans Christian Andersen: questo le ha mosso<br />
il cuore a compassione verso l’artista e le sue vicende.<br />
Guarda, apprendista, come adesso il suo corpo energetico è<br />
divenuto luminoso”.<br />
…Silvia adesso osserva i bambini guardare le immagini nello<br />
stereoscopio della sala accanto all’ingresso…<br />
“Ho capito, Driade”, disse in quella Silvia, con gli occhi<br />
ancora colmi dell’entusiasmo dei piccoli: “Quando scriveva<br />
le favole, Andersen si rivolgeva ai bambini, che conosceva<br />
bene: sapeva di cosa avevano bisogno, perché sapeva di cosa<br />
avrebbe avuto bisogno lui, da bambino. Così sintonizzato,<br />
riceveva spesso messaggi di luce e questi arrivano senz’altro<br />
ai ragazzi, come ho potuto constatare or ora.<br />
Ma, anche quando i canali ricettivi dello scrittore erano<br />
attraversati da interferenze, comunque egli gettava un seme.<br />
Una storia non è scritta una volta per tutte da un solo uomo,<br />
ma continua a scriversi e, a misura<br />
157
158<br />
…li vede correre via leggeri e spensierati, contenti dei loro nuovi<br />
amici…<br />
che questa evolve, riscrive la stessa favola, sempre più<br />
luminosa, sempre più luminosa fino a che non c’è più<br />
bisogno di leggerla perchè è divenuta così brillante che<br />
trasmette i suoi effetti benefici anche solo a pensarci, o<br />
nemmeno a pensarci, solo a respirare, come se divenisse aria<br />
pulita”.<br />
“E’ così”, ne convenne Driade. “I ragazzi dell’Orfanotrofio<br />
comunale di Odense sono tanto felici adesso non solo grazie<br />
alle favole di Andersen, ma anche grazie alla loro gioiosa<br />
riscrittura da parte tua e di <strong>Carote</strong> e Lillà, e al lavoro<br />
profumato di Stilla e Ortensia, e di Coriandolo e Ginepro”.<br />
“Una grande squadra!”, applaudì l’apprendista, che
s’apprestava ormai a riprendere il suo cammino.<br />
“Sì”, confermò Driade: “una squadra che non conosce le<br />
barriere dello spazio, del tempo e delle dimensioni. Un<br />
gruppo unito dall’obiettivo che lo conduce, nel corso della<br />
storia, all’incontro con tutti gli esseri di buona volontà:<br />
l’evoluzione”.<br />
“E la gioia è lo strumento di evoluzione più rapido”, chiosò<br />
Silvia, circondata dai festosi spiriti di natura suoi aiutanti.<br />
“Adesso il mio apprendista deve ripartire, per cui lasciate<br />
che gli fornisca le ultime istruzioni”, disse infine Driade.<br />
“Quanto a voi, giardinieri, continuate pure il vostro giro per<br />
Odense. Ci incontreremo ancora, oggi pomeriggio.<br />
E che la luce sia con voi!”<br />
…“Una grande squadra!”, applaudì l’apprendista…<br />
159
160<br />
Pomeriggio:<br />
da Odense a Skodborg<br />
AULENTE, PRINCIPE DI<br />
DANIMARCA<br />
Bosco di Skodsborg. Dopo il tramonto.<br />
Aulente: Madre mia, mia regina, Roverella, vengo da voi<br />
turbato da un sogno. Nel sogno vidi la mia nascita.<br />
Vidi voi e mio padre, il grande salice, che<br />
giocavate con le vostre fronde, creando onde di<br />
colore. Vidi poi il ruscello dove nacqui, acqua<br />
nell’acqua, incoronato da mille gocce d’oro come<br />
principe di Danimarca. Poi vidi uno straniero, un<br />
creatore di nuvole, Kavafis, tu conosci bene il suo<br />
…Bosco di Skodsborg…
nome, che ammassava nembi e cirri all’orizzonte<br />
dell’Oresund, e li tingeva dei colori più scuri. Vidi<br />
i suoi lampi, udii i suoi tuoni di guerra, e lo vidi<br />
scagliare lontano una lancia: il fulmine che colpì il<br />
salice, tuo sposo e mio rimpianto padre… Madre:<br />
mi dicono che Kavafis adesso ha il tuo favore, e<br />
che si parla di nozze.<br />
Non nozze, ma vendetta, io dico: è l’unica strada<br />
possibile….<br />
Roverella :Figlio mio, tu mi parli di un sogno, e vuoi che su<br />
di un sogno io decida la mia vita. Discerni, ti<br />
prego, i sogni dalla realtà. La vita è sogno sono<br />
solo parole di un artista che confondeva il teatro<br />
con la vita. Ma qui, a settentrione, la vita è reale: è<br />
il freddo dell’inverno che ce lo ricorda, quel gelo<br />
per cui le mie foglie cadono, quei temporali che<br />
abbattono gli alberi….Qui, da noi, la morte si siede<br />
alle nostre tavole senza aspettare che la invitiamo:<br />
nessuno ha colpa della morte di tuo padre, e il<br />
nostro pianto non lo aiuterà certo…<br />
Aulente fugge in direzione della spiaggia.<br />
Spiaggia di Skodsborg, notte.<br />
Aulente: Essere, o non essere: questo è il nodo. Se sia<br />
meglio affondare nelle avventure del mondo<br />
astrale, vivendo i sogni come la vita e la vita come<br />
sogno, oppure ancorare la propria coscienza ai<br />
vincoli del mondo fisico, appoggiando i piedi sul<br />
terreno di Danimarca, immergendo i remi nel mare<br />
di Oresund, e considerando salici, querce e nuvole<br />
se non come legno per barche, o ammassi di acqua<br />
utili per il raccolto.<br />
161
Aulente osserva una figura che si avvicina lungo la<br />
spiaggia.<br />
162<br />
Ma, chi sei tu che cammini sulla spiaggia,<br />
raccogliendo ogni tanto qualche relitto portato<br />
dalle onde e mettendolo in quel sacco? Sei tu forse<br />
qualche operatore in lavoro straordinario notturno<br />
o sei forse lo spirito del mio defunto padre? Sei tu<br />
vivo, o sei morto?<br />
…Aulente osserva una figura che si avvicina lungo la spiaggia…<br />
Claudio: Né l’uno né l’altro, credimi. Sono un giardiniere in<br />
missione. Come vedi, pulisco la spiaggia. Levo<br />
cartacce e cicche, forme-pensiero e larve, e semino<br />
fiori.<br />
Claudio getta una manciata di semi di luce sulla spiaggia.
…Claudio getta una manciata di semi di luce sulla spiaggia…<br />
Non sono né vivo, né morto. Il mio corpo fisico è<br />
addormentato in uno di quei due camper, e io<br />
completo il lavoro che non ho potuto finire oggi<br />
pomeriggio.<br />
Posso aiutarti, se vuoi. Ti ho sentito, nel tuo<br />
monologo.<br />
Ho visto il tuo nodo: lascia che lo sciolga.<br />
Claudio scioglie un groviglio scuro che avvolge Aulente.<br />
Aulente: ora vedo che la vita scorre su piani diversi e<br />
paralleli, e che non è necessario scegliere l’uno o<br />
l’altro: entrambi i piani ci appartengono. Ma vedo<br />
anche che c’è una cosa che non ci appartiene: la<br />
vendetta. Le realtà si plasmano e si creano<br />
seguendo i pensieri e le azioni dei loro personaggi.<br />
Ciò che Kavafis ha compiuto nel mio sogno ha già<br />
molto mutato quella realtà, e non sta a me<br />
impersonare il ruolo di signore del karma.<br />
Un altro personaggio mi è stato affidato, almeno<br />
per oggi: quello di Principe di Danimarca, e come<br />
tale, voglio aiutarti a pulire il mio paese.<br />
Su, fammi vedere come si fa.<br />
Aulente e Claudio si allontanano sulla spiaggia.<br />
163
164<br />
…Claudio scioglie un groviglio scuro che avvolge Aulente…<br />
Cielo di Skodsborg, mare di Oresund. Notte.<br />
Kavafis:Il mio delitto è orribile! La mia colpa è più forte<br />
della mia volontà: vorrei tanto pregare, ma non<br />
posso. Che forma posso dare alla mia preghiera:<br />
“Perdona il mio delitto”? ma cos’è il pentimento?<br />
Mai nessuno me lo insegnò. O cuore, nero come la<br />
morte!<br />
Angeli, aiuto! Accorrete!<br />
Una figura esce dall’acqua incontro a Kavafis<br />
Ma chi sei tu, che esci dall’acqua senza essere<br />
bagnato? Sei uno spirito delle onde? Il mio nome è<br />
Kavafis e il tuo….
… Una figura esce dall’acqua incontro a Kafavis…<br />
Luca: Scegli pure tu il nome con cui chiamarmi…<br />
Kafavis: …Vieni dal mare, dunque….Demarinis?<br />
Luca: Esattamente. Ottimo nome. Sono qui per aiutarti.<br />
Pentimento non è uno stato d’animo, né una parola.<br />
Pentimento è qualcosa che ripara il malfatto, se<br />
può, e, se non può, si impegna a vigilare perché<br />
mai più un fatto simile si ripeta. Qual è il tuo<br />
malfatto?<br />
Kafavis: Questi cieli del Nord, a cui non ero avvezzo, mi<br />
stregarono col loro spazio, e coi loro colori per me<br />
inusuali. Creai nuvole al di là di ogni mio<br />
controllo, e persi ogni senno, invaso dall’ebbrezza<br />
della creazione. Un temporale prese forma, e un<br />
fulmine abbattè un grande salice.<br />
Roverella, sua sposa e compagna, madre di<br />
Aulente, non sospettò il mio errore, e si affidò<br />
165
166<br />
teneramente al tocco delle mie nebbie, col quale mi<br />
azzardai a consolarla. Colpa si aggiunse alla colpa,<br />
e segreto al segreto. Son schiavo, ormai, di un<br />
vortice che mi porta con sé, di un uragano che sta<br />
consumando tutte le mie nuvole.<br />
Luca: Vieni con me.<br />
Luca porge una mano a Kavafis , che è avvolto da raffiche<br />
di vento.<br />
Kavafis la afferra e il vento cessa immediatamente.<br />
Kafavis: Per così poco? Il vento è cessato subito, solo<br />
perché ti ho dato la mano?<br />
…Luca porge una mano a Kafavis…<br />
Luca: Ti sei affidato. Questo è il primo passo. Gli altri<br />
saranno ancora più semplici.
Luca e Kavafis svaniscono nella notte.<br />
Bosco di Skodsborg, notte.<br />
Roverella: Madre o sposa? Aulente mi chiede di credergli, e<br />
di piangere suo padre. Ma il lutto non mi<br />
appartiene: la morte è trasformazione e il mio<br />
compagno, adesso, è già terra, acqua, vapore,<br />
nuvole….E dalle nuvole viene colui che mi chiede<br />
di amarlo come sposa, dimenticando chi, da me, fu<br />
generato…<br />
Nel dilemma fra Aulente e Kavafis il mio spirito si<br />
lacera in due, e io non so più chi sono…<br />
Chi sono, dunque, chi fui? O , spirito della quercia,<br />
che vide i miei primi passi in questa vita, aiutami…<br />
Spirito della Quercia:<br />
Chi ti parla è lo spirito di un bosco<br />
Di alberi antichi, dell’isola inglese<br />
In cui Shakespeare cantò, per quanto<br />
conosco<br />
Con sonetti rimati, e voce cortese.<br />
Aiuto mi hai chiesto: adesso tu hai<br />
Difficile scelta, tra quei due sentieri<br />
Sì aspri ambedue, che se l’un prenderai<br />
Rimpiangerai l’altro, volgendoti all’ieri.<br />
Ma eccoti ciò che vedere non puoi:<br />
non sol due son le vie, ma una terza<br />
or ti mostro: e se prenderla tu vuoi<br />
chiudi quegli occhi e poi ascolta il tuo cuore,<br />
scorda la mente e segui i segnali<br />
che il vento ti manda, da nostro Signore.<br />
167
Roverella: Una terza strada, dunque. Né Aulente, né<br />
Kavafis.<br />
Una folata di vento fa sì che Roverella guardi verso il mare.<br />
Un vascello appare all’orizzonte.<br />
168<br />
Un viaggio! Un viaggio in Inghilterra a rendere<br />
omaggio alle mie radici. Un pellegrinaggio, in<br />
solitudine, verso i boschi da cui ho preso origine.<br />
Questa è la via, senza dubbi, senza rimpianti.<br />
A rivederci, Aulente, figlio ormai grande, non più<br />
mio.<br />
A rivederci, Kavafis. Le mie vele si volgono verso<br />
il sereno: lascio le tue nuvole alle mie spalle.<br />
… Una folata di vento fa sì che Roverella guardi verso il mare…<br />
Sipario. Luci in sala<br />
Claudio si sveglia: è come se la luce del giorno gli avesse<br />
improvvisamente illuminato gli occhi.
Applausi.<br />
Luca si scuote, convinto di aver sentito suonare una sveglia.<br />
Parcheggio di Skodsborg. Alba.<br />
“Peccato, il sole non si vede: è coperto da quella massa di<br />
nuvole grigie”. Luca osserva i nembi, ammonticchiati come<br />
coperte sulla linea dell’orizzonte.<br />
“Guarda!” Claudio gli indica un veliero.<br />
…Guarda!” Claudio gli indica un veliero.<br />
169
1. Alloro insegue i<br />
riflessi del sole.<br />
3. Silvia osserva il volo<br />
delle sterne.<br />
5. Regine unisce in un<br />
arco di Luce le due rive.<br />
170<br />
MARE DEL <strong>NORD</strong><br />
2. Ciliegio mette radici<br />
sul fondo del mare.<br />
4. Francy disegna sulla<br />
sabbia.<br />
6. Enrica guarda di là<br />
dal mare.
7. E' proprio il momento<br />
di cucirmi la cerniera<br />
lampo.<br />
9. Gli alberi delle due<br />
rive formano un arco.<br />
11. Il mare fra le due<br />
rive si è calmato<br />
8. Enrica prende ago e<br />
filo e cuce.<br />
10. Enrica taglia il filo:<br />
“ho finito”.<br />
12. Adesso la cerniera<br />
chiude bene: pace.<br />
171
172<br />
Gabbiani bassi<br />
Ezio cerca la stella<br />
nel proprio cielo<br />
Suoni d’argento:<br />
ondine e delfini<br />
cullano Manu<br />
Viaggiare lenti:<br />
Coriandolo osserva<br />
segnali a Nord<br />
Spillo attende,<br />
per chi ama l’azione<br />
nuova pazienza<br />
Verbena sente<br />
Il tramonto dentro sé:<br />
un altro giorno.<br />
Una preghiera<br />
può muovere il Mare<br />
canta Ginepro<br />
Ponte nel cielo<br />
Ortensia vola alto<br />
il mondo brilla
CAMPER SUL MARE<br />
Le finestre della Gulerod e Syren riflettevano un cielo in<br />
movimento. Le nuvole si susseguivano rapide e bianche<br />
senza addensarsi e, invece che coprire il sole, ne riflettevano<br />
i raggi. L’effetto luminoso era senza confronti: una luce<br />
intensa inondava l’ufficio e Caiottolake sollevò lo sguardo,<br />
fuori, oltre i vetri e le tende fiorate, mentre la porta<br />
risuonava d’un tocco leggero.<br />
“Clienti!”, trillò Miss Memyrple. “La porta!”<br />
Miss Stilly andò svogliatamente ad aprire. Ma, con sua<br />
grande sorpresa, si trovò al cospetto di un bellissimo essere<br />
alato.<br />
…Le finestre della Gulerod e Syren riflettevano un cielo in<br />
movimento…<br />
173
174<br />
…Ma, con sua grande sorpresa, si trovò al cospetto di un bellissimo<br />
essere alato…<br />
“Francamente, avrei potuto entrare dalla finestra”, disse ella<br />
allegramente. “Ma mi avevano detto che i disegni sulla<br />
vostra porta sono bellissimi, così ho fatto il giro lungo”.<br />
La voce di Driade risuonò per i corridoi dell’agenzia<br />
investigativa. Miss Memyrple e Caiottolake si precipitarono<br />
in salotto a ricevere la loro illustre ospite. Tutti e due si<br />
stupivano che ella avesse voluto far loro visita. Forse aveva<br />
sentito parlare di loro.<br />
Chissà cosa le avevano detto…<br />
“Ho un incarico per voi”, disse quella, a sorpresa, ma poi<br />
nemmeno tanto. In fondo erano un’agenzia investigativa…<br />
“Carolina è essere luminoso assai ricco di sfaccettature”,
continuò Driade. “Ella è molto giovane e vorrei che<br />
indagaste se lei abbia saltato alcune fasi della sua evoluzione<br />
terrestre.<br />
Mi spiego: la sua evoluzione spirituale è stata veloce e in<br />
continua progressione, in questi ultimi anni. Tale precocità<br />
richiede una supervisione, di modo che non abbia a mancarle<br />
alcuno di quegli accadimenti che i terrestri ritengono tanto<br />
importanti per la propria evoluzione. E lo sono davvero, in<br />
considerazione del fatto che, se l’Universo e i suoi abitanti<br />
hanno concordato di vivere in un certo luogo e per un certo<br />
tempo, è proprio per sperimentare quanto quel luogo e quel<br />
tempo (la Terra Anno Domini 2007, nel caso di Carolina)<br />
offrono, specie in giovane età.<br />
Inoltre è molto importante studiare questa ragazza, poichè<br />
può essere di esempio per molti suoi coetanei”.<br />
“Driade…”, cominciò Caiottolake, davvero colpito dalla<br />
circostanza che l’essere alato si rivolgesse proprio a loro per<br />
un incarico tanto delicato. Avrebbe voluto ringraziarla, ma<br />
anche avanzare dubbi sulle loro competenze (avevano aperto<br />
da poco…, o cose simili) e rifiutare garbatamente, ma Miss<br />
Memyrple fu più rapida di lui:<br />
“Siamo felici dell’incarico assegnatoci e ci mettiamo subito<br />
all’opera!”<br />
Driade sorrise e s’allontanò, stavolta passando per la finestra<br />
inondata di luce che divenne, se possibile, ancor più<br />
luminosa.<br />
Caiottolake aveva ancora lo sguardo incollato alla luce,<br />
quando riuscì a manifestare i suoi dubbi:<br />
“Miss Memyrple, crede davvero che saremo in grado di<br />
svolgere un incarico tanto importante?”<br />
“Lo saremo e lo siamo. Piuttosto, prendi i tuoi strumenti e<br />
localizza Carolina. Poi osserva e riferiscici. Funzionano le<br />
trasmittenti, Miss Stilly?”<br />
“Tutto in ordine, Miss Memyrple. Inoltre, ho già provveduto<br />
io a individuare Carolina: si trova a Fredensborg, pochi<br />
175
chilometri a est di Elsinore”.<br />
…Caiottolake aveva ancora lo sguardo incollato alla luce…<br />
“Bene. Caiottolake, vai e facci sapere quel che vedi”.<br />
Caiottolake si immerse nella luce fuori dalla finestra e, con<br />
un balzo, raggiunse il lungomare di Fredensborg.<br />
I due camper della compagnia con la quale Carolina era in<br />
viaggio riposavano nel parcheggio davanti alle onde.<br />
Vide subito Carolina, che osservava i camper, vibrare ad<br />
elevata frequenza energetica..<br />
“Sarebbe meglio posizionarli con il lunotto posteriore di<br />
fronte al mare così, domattina, chi dorme lì, vedrà l’alba”,<br />
stava dicendo con enfasi la ragazza agli amici che<br />
sembravano un po’ stanchi, rispetto a lei, e Caiottolake notò<br />
ogni cosa: che lei era molto vivace, che sembrava trovare i<br />
suoi compagni di viaggio un po’ spenti e che essi trovavano<br />
176
lei un po’ troppo sopra le righe.<br />
“Ha fatto un lungo viaggio in camper, da Odense a qui, ma<br />
apparentemente non sembra che i suoi corpi energetici ne<br />
abbiano risentito”, riportò Caiottolake alla ricetrasmittente,<br />
mentre Miss Memyrple ascoltava attentamente.<br />
“Adesso ha deciso di disegnare. Ha preso l’occorrente e si<br />
sta sedendo sul muretto di fronte al mare con le sue matite.<br />
Il mare è calmo”.<br />
“Caiottolake, non divagare. Che altro succede?”<br />
“C’è Ivan che passeggia sulla spiaggia. Ora ha visto<br />
Carolina. Ecco che le si accosta, di soppiatto, come per non<br />
farsi vedere se non all’ultimo momento.<br />
…Vide subito Carolina, che osservava i camper…<br />
177
“ASCOLTA!”, ha tuonato all’improvviso, per farla<br />
sussultare, con una inaspettata voce da basso.<br />
“COSA?”, ha chiesto Carolina sulla stessa lunghezza<br />
d’onda, che ha capito dal tono del ragazzo che egli sta<br />
recitando e risponde allo scherzo.<br />
“Io sono lo spettro di tuo padre…”, continua Ivan, con lo<br />
stesso tono da palcoscenico.<br />
“Banco”, sta ridendo lei, “va’ via di qua. Abiti qualche<br />
chilometro più a ovest, no? Che fai, ti sei perso?”<br />
Anche Miss Memyrple rise: “Quel ragazzo! L’Amleto gli è<br />
proprio congeniale! E Carolina cosa sta facendo adesso?”<br />
“Disegna, disegna, e il suo corpo energetico si rafforza e<br />
inonda della sua luce i dintorni, e poi le onde e Ivan-Amleto,<br />
e anche il fantasma del padre!”<br />
La voce di Caiottolake era un crescendo di entusiasmo, che<br />
aumentava con l’aumentare della dimensione dei cerchi di<br />
luce che provenivano dal disegno.<br />
…aumentava con l’aumentare della dimensione dei cerchi di luce che<br />
provenivano dal disegno…<br />
178
“Direi che puoi rientrare, Caiottolake.<br />
Abbiamo tutti gli elementi per dare forma allo studio che<br />
Driade ci ha commissionato su di lei”.<br />
Caiottolake rimase perplesso.<br />
“Di già? Ma non abbiamo visto poi molto. Ha giocato sulla<br />
spiaggia, disegnato, scambiato qualche battuta con gli amici,<br />
niente di eclatante”, disse, ma in realtà gli dispiaceva venir<br />
via a comando: voleva essere lui a decidere quando un<br />
lavoro era finito.<br />
“Niente di eclatante, dici? Eppure l’enfasi nella tua voce,<br />
poco fa, sembrava lanciare segnali di tutt’altro avviso”.<br />
La voce di Driade risuonò nella radio ed egli,<br />
…La voce di Driade risuonò nella radio…<br />
179
messo da parte il suo ego, tornò alla base, felice di essere in<br />
una squadra al servizio dell’Universo.<br />
Nel salotto della Gulerod e Syren, Driade sedeva fra gli<br />
indagatori dell’oltre.<br />
“Allora Miss Memyrple, volete dirmi cosa avete scoperto?”<br />
“Carolina è perfettamente calata nella sua dimensione e nella<br />
sua età terrestre, Driade. Quando le perturbazioni dovute ai<br />
movimenti energetici che la circondano attraversano il suo<br />
campo aurico, ella ricorre ad uno strumento di pulizia ed<br />
elevazione spirituale davvero efficace, che in breve tempo è<br />
capace di riconnetterla alla sua interiorità, vale a dire il<br />
disegno”.<br />
“I passaggi della sua veloce evoluzione, dunque, sono bene<br />
assimilati?”<br />
“Per quel che ho potuto constatare durante la mia rapida<br />
osservazione”, rispose Caiottolo, “sì. La rapidità con cui ha<br />
attraversato un momento di separazione rispetto ai suoi<br />
compagni d’avventura, dovuto alla diversità delle loro<br />
abitudini, ma anche alla rapidità dello spostamento in<br />
camper, che pure scompiglia i corpi energetici come capelli<br />
al vento, mi ha persuaso del fatto che ella ci fosse già<br />
passata, per momenti simili, e che se ne ricordasse.<br />
Infatti, da quell’attimo di piena ed esclusiva centratura su di<br />
sé è passata ad un momento di solitudine, attraverso il quale<br />
il suo animo s’è votato al cambiamento, superando<br />
l’empasse dovuta alla scelta fra il proseguire nel suo<br />
disegnare e il chiacchierare con il giocoso ed amletico<br />
amico.<br />
A questo punto, il suo disegno ha preso a brillare di una luce<br />
così intensa che i dintorni anche sembravano luccicare di<br />
pulito e poi a mutare di conseguenza: le ombre, adesso,<br />
divenivano figure quiete e l’acqua si arrotolava calma sulla<br />
riva, inseguendo se stessa un’onda dopo l’altra.<br />
Poi, quando Banco passò da lei, ella lo allontanò<br />
decisamente e, libera dal fantasma del padre, si godette la<br />
180
compagnia delle sue matite e delle stelle.<br />
Infine, Driade, io non sono più riuscito a seguirla, segno che<br />
la sua vibrazione energetica aveva superato la mia.<br />
Tutto ciò è avvenuto nell’arco di pochi momenti, quindi<br />
ritengo che si tratti di un percorso che è già stato tracciato e<br />
che la ragazza è in grado di ripercorrere, qualora le accada di<br />
smarrirsi”.<br />
“Ha le chiavi di casa e conosce la strada per ritornarci,<br />
insomma”, sintetizzo Miss Stilly, che s’era appassionata al<br />
racconto di Caiottolake.<br />
“Un buon lavoro, Gulerog e Syren”, sorrise l’essere alato.<br />
“Ma, Driade”, intervenne Miss Memyrple, “lasciate che vi<br />
chieda io una cosa: perché voi, che siete un essere di luce<br />
appartenente a livelli vibrazionali tanto elevati, avete<br />
commissionato a noi una valutazione che, senz’altro, voi<br />
avreste potuto compiere in batter d’ali?”<br />
“Miss Memyrple, davvero la vostra fama di investigatrice<br />
dell’oltre non è immeritata”, commentò l’essere luminoso.<br />
“La ragione risiede in ciò: anche la vostra agenzia si è<br />
rapidamente evoluta e, dunque, era utile per voi ripercorrere<br />
la strada che avete solcato in questo breve periodo, al fine di<br />
rafforzarla. Osservando le vicende di Carolina e<br />
riconoscendole nella loro esatta portata energetica, avete<br />
consolidato le fondamenta del vostro lavoro.<br />
Adesso la vostra agenzia investigativa è così salda che,<br />
quando verranno a consultarvi da tutte le parti dell’Universo,<br />
voi sarete in grado di rendere ai vostri clienti un ottimo<br />
servizio”.<br />
Un baluginio richiamò la loro attenzione fuori dalla finestra:<br />
una magnifica immagine di alberi che s’affacciano su di una<br />
collinetta trionfava nella luminosa notte di quella<br />
dimensione e talune uova fatate ne circondavano il<br />
cucuzzolo, emettendo una luce chiara quasi quanto quella<br />
della mattina.<br />
“Il disegno di Carolina!” esclamò Caiottolake,<br />
181
iconoscendolo.<br />
Driade aprì le ali con un sorriso volò via, oltre la collina, le<br />
uova di luce, gli alberi, il mare ed il veliero.<br />
Per questa sera il lavoro era concluso.<br />
182<br />
…Un baluginio richiamò la loro attenzione fuori dalla finestra…
183
184<br />
QUINTO GIORNO:<br />
SKODSBORG – ROSKILDE
Danimarca in 6 giorni visitando Copenaghen, Castello di<br />
Elsinore, Castello di Amleto, Castello di Hillerod, Roskilde, Isola<br />
di Fano, Ribe:<br />
[http://www.viaggiaresempre.it/pagina44Danimarca.html]<br />
Elsinore: [http://it.wikipedia.org/wiki/Elsinore]<br />
Kirker i Helsingør Stift:<br />
[http://www.danmarks-kirker.dk/helsingor_kirker_ordnet.htm]<br />
Roskilde: la città sorge nella parte orientale dell'isola, abbastanza<br />
vicino alla capitale. Questa vicinanza non l'ha agevolata<br />
particolarmente, però la città è riuscita a strappare un privilegio<br />
alla capitale: il diritto di incoronare i sovrani danesi. Nella<br />
cattedrale consacrata a S.Lucas, infatti, da ben 800 anni, i sovrani<br />
ricevono la benedizione per regnare con equità.<br />
Nel 1412 fu scelta come luogo di sepoltura per la casa reale<br />
danese: qui, infatti, si trovano le tombe in alabastro di 38 re,<br />
mentre al re Cristiano IV è dedicata un'intera cappella.<br />
Le antiche origini della città sono testimoniate anche dalle 5 navi<br />
vichinghe custodite presso il Viingeskibshallen, museo ricco di<br />
testimonianze sulle tecniche di ricerche sottomarine.<br />
Il festival di Roskilde:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Roskilde_Festival]<br />
185
186<br />
Mattina: Helsingor<br />
I COSMONAUTI<br />
“Guarda!” Claudio indica a Francy e ad Ezio il vascello di<br />
tre alberi a più ordini di vele che galleggia nell’aria, sospeso<br />
da fili invisibili, davanti ad una vetrata della chiesa di S.<br />
Maria. “Guarda! Una nave spaziale!” Coriandolo afferra<br />
Verbena per mano e si lancia a bordo del veliero. “E’<br />
enorme e funzionante! Sarà il nostro Millennium Falcon…”<br />
“Un falco?“ La voce cristallina di Stilla è lì, accanto a loro.<br />
“Vengo anch’io con voi.<br />
… “Guarda!” Claudio indica a Francy e ad Ezio…
Dove andiamo?”<br />
Coriandolo va sotto coperta e si<br />
posiziona davanti ad un pannello<br />
di comandi pieno di luci e numeri,<br />
cominciando ad azionare tutti gli<br />
interruttori, pronto a partire. Fa<br />
cenno a Stilla di sedersi accanto a<br />
lui. “Tu,Chewbecca, controlla se<br />
l’iperspazio funziona…”<br />
“Chi è Chewbecca?” Stilla<br />
chiede, sgranando gli occhi, ma<br />
vede subito Verbena che le fa<br />
cenno che Coriandolo sta solo<br />
giocando,<br />
… Coriandolo va sotto<br />
coperta…<br />
forse un po’ da svitato, ma che può lasciarlo fare.<br />
Stilla fa spallucce, e risponde: “Iperspazio perfettamente<br />
funzionante. Qual è la nostra meta?”<br />
“Vorrei fare” dice Coriandolo, “uno di quei viaggi epici,<br />
come facevano gli antichi nella storia di questo mondo, alla<br />
ricerca di un tesoro, magari di un antico libro di<br />
conoscenza che possa rispondere a tutte le mie domande….<br />
Forza, cosmonauti, si parte!”<br />
Improvvisamente, tutto ciò che circonda il veliero – le<br />
vetrate della chiesa, il grande albero al di là dei vetri, i<br />
banchi decorati, le mura affrescate, le colonne di mattoni,<br />
Ezio, Francy e Claudio che percorrono le navate – tutto<br />
scompare in una nebbia lattiginosa.<br />
“Salto nell’iperspazio.” Annuncia Coriandolo. Stilla e<br />
Verbena, che, a questo punto, sono costrette ad accettare<br />
che il gioco è diventato realtà (e del resto non è spesso<br />
così?), si tengono ferme al loro posto, pronte ad affrontare<br />
l’ignoto.<br />
Dopo un battito di ciglia il vascello arresta le sue<br />
vibrazioni. Coriandolo si alza dicendo: “Io e Verbena in<br />
esplorazione su questo pianeta. Tu, Chewbe, in copertura<br />
187
qui. Ci teniamo in contatto radio.”<br />
“Cos’è questa radio?” pensa Stilla; ma, dopo poco, sente la<br />
voce di Coriandolo uscire dal quadro dei comandi, forte e<br />
chiara: “C’è poca luce, in questo mondo, gli abitanti sono<br />
abbastanza cupi, e tristi, vestiti di scuro….”<br />
Claudio esce dalla chiesa e inizia a passeggiare nel giardino,<br />
dove centinaia di rose lo avvolgono col loro profumo.<br />
“….sono esseri distaccati, è come se mancasse qualcosa, o<br />
qualcuno…..”<br />
Ezio, invece, dentro la chiesa, cammina lentamente,<br />
osservando i segni evidenti della sua appartenenza ad<br />
un’altra religione.<br />
188<br />
…Claudio esce dalla chiesa e inizia a passeggiare nel giardino…<br />
Il Protestantesimo”, pensa, “una Riforma che si è permessa<br />
di abolire le figure degli intermediari fra l’uomo e Dio…E’<br />
impensabile che l’uomo possa rivolgersi direttamente a lui<br />
come se fosse un suo pari, e soprattutto che si creda così<br />
importante da occupare tutta l’attenzione di Dio: è come se
fosse Dio al servizio dell’uomo e non il contrario…. E poi,<br />
come si può pensare che tutto quello che accade qui sulla<br />
terra, anche il più piccolo avvenimento, sia operato<br />
direttamente da Lui? Che avrebbe, a volte, lo spirito<br />
capriccioso e beffardo di un troll, o in altri momenti la<br />
compassione di un angelo custode, così, senza un disegno?<br />
Che logica ci sarebbe in questo?”<br />
“Ecco cosa manca!” La voce di Verbena risuona<br />
nell’abitacolo del Millennium Falcon. “Mancano Angeli,<br />
Deva, Spiriti di natura…Le strade sono popolate solo da<br />
uomini, e la loro mancanza di gioia sarà dovuta anche a<br />
questo, mi immagino…Ogni uomo, poi, è come se vivesse<br />
separato dagli altri e in fuga da se stesso…Certo non può<br />
essere questa la meta del nostro viaggio! Dài, Coriandolo,<br />
torniamo indietro…”<br />
Ezio si è fermato ad osservare i banchi della chiesa:<br />
“Guarda, curioso! I banchi anteriori sono più ricercati e<br />
decorati degli altri, saranno quelli dei ricchi, di chi crede di<br />
essere in grazia di Dio, convinti che l’amore di Dio si<br />
manifesti attraverso le ricchezze materiali che si riescono ad<br />
accumulare….Questi banchi, con i sedili che voltano le<br />
spalle all’altare, sono chiusi come se fossero delle gabbie…”<br />
“Ehi, ci chiudono in gabbia! Sbarre e muri si stanno<br />
alzando velocemente attorno a noi…” La voce di Verbena<br />
giunge alle orecchie di Stilla sempre più flebile.<br />
Francy è uscita dalla chiesa, e sta passeggiando nel chiostro<br />
del convento delle Carmelitane. “La regola del silenzio”,<br />
pensa, “che atrocità: occhi bassi e non poter parlare….”<br />
“Coriandolo”, mormora Verbena a stento, “non riesco più<br />
a parlare…i miei pensieri mi si fermano tutti in gola….” Ma<br />
189
Verbena nota con un’occhiata che non solo Coriandolo è<br />
nelle sue stesse condizioni ma che, anche, non riesce più ad<br />
alzare gli occhi da terra. E anche i suoi occhi, adesso, si<br />
incollano al pavimento di mattoni.<br />
Coriandolo, adesso, pensa a come sia stato sconsiderato nel<br />
partire verso l’ignoto senza prima aver chiesto guida e<br />
consiglio ai suoi maestri. E il senso di colpa, col suo buio, lo<br />
avvolge.<br />
La radio tace. Stilla sente, palpabile, una sensazione di<br />
urgenza, di pericolo. La sue mani volano veloci a comandi<br />
che lei stessa non sapeva di conoscere, e “Mayday,<br />
Mayday”, dice a voce alta “qualcuno ci aiuti. Coriandolo e<br />
Verbena sono prigionieri su un pianeta sconosciuto. Parla il<br />
Millennium Falcon, in rotta verso la conoscenza…<br />
190<br />
Stilla sente, palpabile, una<br />
sensazione di urgenza, di<br />
pericolo…<br />
Angeli, fate<br />
Amore che ci unisce,<br />
Aiutateci.<br />
Il vibrante haiku di Stilla<br />
attraversa tempo e dimensioni.<br />
Claudio respira il profumo di<br />
quel mucchio di petali di rosa<br />
che ha raccolto da terra, e così,<br />
senza pensarci, li lancia in aria.<br />
Petali di rosa, pensa Verbena<br />
sentendoli cadere su di sé e<br />
vedendoli posarsi per terra.<br />
Coriandolo, invece non può<br />
osservare le mille sfumature di<br />
rosa che volteggiano intorno a<br />
lui, ma,
ancora una volta, è il loro<br />
profumo che gli giunge, e che lo<br />
porta fuori dal buio. “Profumo<br />
di angeli”, pensa. “Le mie<br />
guide! Come ho potuto pensare,<br />
io da solo, di poter arrivare a<br />
Dio…Ecco perché sono finito su<br />
questo pianeta! ..Il viaggio più<br />
grande non è fuori, nel cosmo,<br />
ma dentro di me, sotto la guida<br />
amorevole dei miei maestri…”<br />
… Petali di rosa, pensa<br />
Verbena…<br />
Coriandolo apre gli occhi, alza la testa, e vede Verbena,<br />
sorridente: “Niente più gabbie, siamo liberi!” Gli sta<br />
dicendo.<br />
A bordo del Millennium Falcon, la mano di Stilla si lascia<br />
guidare da una presenza calda e amorevole che le fa<br />
digitare le coordinate della prossima destinazione. “Guida<br />
tu, Chewbecca, io non sono in grado, adesso..”<br />
Coriandolo si appoggia al sedile, col sollievo di quando ci<br />
si affida a mani sicure.<br />
…la mano di Stilla si lascia guidare…<br />
191
Ezio e Francy si ritrovano fuori, nel giardino, insieme a<br />
Claudio, immersi in nuvole di rose.<br />
192<br />
...Ezio e Francy si ritrovano fuori, nel giardino, insieme a Claudio,<br />
immersi in nuvole di rose...<br />
“Ma è il pianeta Dagobah!” Esclama Coriandolo,<br />
entusiasta, osservando fuori dall’oblò il paesaggio nebbioso<br />
e umido, “E’ il pianeta del Maestro Yoda, ed ecco lì anche<br />
lui…” continua, indicando alle sue compagne un essere<br />
piccolo e grinzoso, che non avrà meno di 800 anni.<br />
“Ma..” chiede Verbena, “un maestro, quello? Così<br />
piccolo?”<br />
“Così piccolo?” interviene Stilla.” Chiudete gli occhi, tutti<br />
e due, e guardate bene: niente è come sembra….”<br />
Ad occhi chiusi, Coriandolo, Verbena, e Stilla vedono Yoda<br />
col suo vero aspetto: “Com’è grande!” esclama<br />
Coriandolo, “E che luce!” aggiunge Verbena.<br />
“Chi sei?” gli chiede Coriandolo.
La voce di Yoda, tutta diversa da come se la sarebbero<br />
immaginata, dice: “Qualcuno che ha qualche risposta alle<br />
tue domande. Era quello che cercavi?”<br />
…Coriandolo, Verbena, e Stilla vedono Yoda…<br />
193
194<br />
IL GIARDINO DI MARIA<br />
1. Nella chiesa Ivan<br />
trova il silenzio.<br />
3. Silvia odora profumi<br />
di rose.<br />
5. “Non ci sono rose<br />
gialle?” dice Memy.<br />
2. Luca osserva un<br />
veliero sospeso nell’aria.<br />
4. Regine illumina la<br />
chiesa.<br />
6. “E neanche blu?”<br />
chiede Ortensia.
7. Oggi è un giorno<br />
rosa: c'è pace.<br />
9. Luca getta l'ancora<br />
tra le rose.<br />
11. È ora di uscire:<br />
dicono le campane.<br />
8. Nel corridoio di alberi<br />
si sta bene.<br />
10. Ivan conta i<br />
rintocchi: è<br />
mezzogiorno.<br />
12. Ivan esce in giardino<br />
e ritrova gli amici<br />
195
196<br />
Gemma di luce<br />
Roverella si inchina<br />
Maria Kirke<br />
Carolina sa<br />
seguire il richiamo<br />
entra sicura<br />
Voce d’angelo<br />
la mia risposta è si<br />
brilla Aulente<br />
Nave sospesa<br />
Lanuccia sente onde<br />
di pura luce<br />
Silenzio è oro<br />
Caiottolo ascolta<br />
batte il cuore<br />
Schiere Celesti<br />
Kavafis a colloquio<br />
s’alza il vento
CIELI DI PLATANO<br />
“E’ arrivato il giorno di Elsinore, Maestro”, disse Enrica<br />
guardando verso la Terra.<br />
“Com’è composta la classe di oggi?”, chiese Ginepro.<br />
“Allora: c’è la Michelini, Errici, Spillecchini e De Cilieginis,<br />
e c’è anche Allorici. La professoressa è Driade”, rispose il<br />
Maestro. Poi continuò:<br />
“La giornata di oggi si prospetta centrale per la missione che<br />
i giardinieri sono stati chiamati a svolgere nel Nord<br />
dell’Europa. Da qui, da questo punto in poi, infatti, essi<br />
vireranno e torneranno a Sud, a tracciare il sentiero che<br />
permetterà ad una nuova nazione, l’Europa unita, di trovare<br />
una propria specifica identità spirituale, dopo aver pacificato<br />
le molte fedi religiose che attualmente ospita. E’ proprio qui,<br />
dunque, che occorre dissodare a fondo il terreno, per poter<br />
seminare, poi, semi di luce per tutto il continente”.<br />
“Lo sanno già, Maestro” chiese di nuovo Ginepro, “che, per<br />
ragioni di opportunità, questa mattina è stato deciso che la<br />
loro visita ad Elsinore non prevede l’ingresso al Castello di<br />
Kronborg?”<br />
“Driade ovviamente lo sa, ma gli alunni ancora no”.<br />
“Ho sentito dire che la speciale qualità di questo punto<br />
geografico della Terra è la sua capacità di orientare le scelte<br />
degli uomini”, intervenne Enrica.<br />
“E’ così: per questa ragione Shakespeare lo scelse per<br />
ambientarvi le vicende di Amleto, perché sapeva che era<br />
realistico che, da questa posizione, si potessero determinare<br />
le sorti di un regno. Però la vicenda narrata dall’autore<br />
inglese non è che un’applicazione pratica del modo di<br />
funzionare del magnetismo di Elsinore, non certo la sua<br />
principale attrazione, che invece consiste proprio nell’essere<br />
un’enorme cassa di risonanza energetica.<br />
197
Ma questo dovremmo andare a spiegarlo ad Errici. Guardate<br />
laggiù!”, esclamò il Maestro indicando Elsinore, dove Errici<br />
si muoveva nel cortile antistante al castello, al seguito di<br />
Allorici e Spillecchini, i quali stavano traducendo i cartelli<br />
illustrativi delle vicende dei reali che si succedettero nella<br />
monumentale costruzione:<br />
“Una giornata davvero mitteleuropea, quanto a clima”, stava<br />
dicendo il ragazzo ai suoi compagni: “nuvole e mare<br />
mosso!”.<br />
198<br />
…Errici si muoveva nel cortile antistante al castello, al seguito di<br />
Allorici e Spillecchini…<br />
Poi diresse lo sguardo verso gli imponenti bastioni del<br />
castello, coi torrioni ricoperti di erba fresca, immaginando le<br />
scene della famosa tragedia ambientata proprio qui: gli<br />
sembrò addirittura di visualizzare Amleto e Orazio lassù, di<br />
notte, di fronte ad un mare mosso dagli eventi, e anche<br />
Banco, lo spettro del padre.
“Ve lo assicuro”, concluse il Maestro, rivolgendosi ad<br />
Enrica e Ginepro: “Errici non vede l’ora di entrare per<br />
verificare se gli spazi sono proprio come se li è immaginati<br />
in tutti questi anni”.<br />
“Maestro”, intervenne allora Ginepro, “percepisco odor di<br />
delusione! Potrei scendere giù da Errici ed irrorare di<br />
profumo l’aria intorno al ragazzo, che ha mostrato una forte<br />
inclinazione a lasciarsi pulire attraverso l’olfatto? Per far<br />
questo, però”, continuò pensoso, “avrei bisogno di una<br />
forma fisica che mi permettesse di interagire con la classe<br />
senza dare nell’occhio. Mmm… che ne dite di una farfalla?”<br />
“E’ un’ottima idea Ginepro! Ma sarebbe preferibile che<br />
andasse Enrica, a dar man forte al ragazzo, lei che lo<br />
conosce bene”.<br />
“Maestro”, rispose Enrica, dimessa, “non me la sento di<br />
scendere in questo momento. Non vedo chiaramente il<br />
pericolo, e so che questo accade perché le mie emozioni,<br />
rispetto ad Errici, sono instabili.”<br />
“Allora vado io, Maestro”, disse risoluto lo spirito di natura.<br />
“Vai, Ginepro. Vediamo se il tuo intervento è sufficiente a<br />
solidificare il corpo energetico del ragazzo e ad evitare<br />
lacerazioni da aspettative deluse. Rimarremo in contatto<br />
tentando un collegamento interdimensionale.<br />
Tu, Enrica, per ora osserva attentamente quel che accade alle<br />
tue emozioni”.<br />
Nel frattempo Errici continuava a pensare che sarebbero<br />
entrati al Castello di Amleto.<br />
“Ora sono sulla porta del Castello!”, esclamò Enrica,<br />
guardando ad Elsinore: Driade stava comunicando ai ragazzi<br />
che non sarebbero entrati e che l’esplorazione avrebbe<br />
proseguito per le vie della cittadina danese.<br />
Cadde qualche goccia di pioggia.<br />
“Adesso sono diretti a Maria Kirke, la chiesa di Santa Maria<br />
dal chiostro odoroso e dal vascello volante, vero?” proseguì<br />
Enrica, che seguiva le vicende della classe di<br />
199
200<br />
…Ora sono sulla porta del Castello…<br />
giardinieri dalla sua postazione accanto al Maestro, in una<br />
dimensione parallela a quella degli esploratori terrestri.<br />
“Sì”, rispose lui: “ho inviato diversi spiriti di natura<br />
all’orecchio di Errici durante tutto il viaggio di stamattina,<br />
affinché fosse informato per tempo sulla loro nuova<br />
destinazione. Ma chissà se in questo momento se lo ricorda”.<br />
Poi il Maestro osservò ancora la scena ad Elsinore: “Errici<br />
ha avuto un calo di consapevolezza dovuto alla delusione,<br />
adesso” rilevò, “e ciò lo rende parzialmente immemore e<br />
poco sensibile agli odori liberati da Ginepro per aiutarlo.<br />
E si è anche formata una macchiolina nella sua aura, proprio<br />
all’altezza del lobo frontale destro.<br />
Mmm… Chiaro sintomo di groviglio mentale”.<br />
“Dato che si trova laggiù, potremmo suggerire a Ginepro di<br />
tuffarsi dentro il nodo, per aiutare Errici a snodarlo…”<br />
“Buona idea, Enrica. Ginepro ha già recepito il nostro<br />
segnale. Eccolo tuffarsi nell’aura di Errici. Ha cambiato di<br />
forma però: adesso sembra una girandola luminosa!<br />
Ginepro!?! Mi senti?”
…Ginepro ha già recepito il nostro segnale. Eccolo tuffarsi nell’aura<br />
di Errici…<br />
“Maestro, sì la sento! La connessione interdimensionale<br />
regge bene! Ecco quel che riesco a leggere nel corpo<br />
energetico del ragazzo: Errici voleva entrare nel castello di<br />
Amleto. Aveva attribuito a questa visita una specie di<br />
significato recondito: sembra che pensasse che all’interno di<br />
esso vi fossero alcuni grovigli energetici che richiedevano di<br />
essere dipanati e che, una volta sciolti quelli, molti nodi<br />
sarebbero andati a posto, dentro di lui e anche intorno a lui.<br />
Però, quando Driade ha dichiarato che non avrebbero<br />
visitato il castello, Errici ha subito accettato che le cose<br />
andassero così. Si fida di Driade e, si è spiegato, è probabile<br />
201
che il nostro lavoro sia più efficace a partire da un altro<br />
punto di Elsinore, dato che il castello è probabilmente<br />
inflazionato da turisti e interferenze di vario genere.”<br />
“Da quanto vedo dalla nostra posizione”, intervenne Enrica,<br />
“ciò che sta generando il nodo è quella massolina scura, quel<br />
nocciolino attorno al quale si è coagulato il groviglio”.<br />
“Sì, è corretto”, confermò il Maestro. “Quanto a te, Ginepro,<br />
riemergi pure. Lascia l’aura di Errici ed osserva il luogo nel<br />
quale i ragazzi si trovano ora: è importante che impariate ad<br />
utilizzare le risorse che l’ambiente nel quale vi trovate<br />
immersi, al momento dell’empasse, vi offre, per pulire i<br />
campi energetici, vostri ed altrui”.<br />
“D’accordo. Oh! Maestro! Enrica! I ragazzi sono nel<br />
chiostro della Chiesa di Santa Maria. Hanno percorso le<br />
viuzze di Elsinore, superato il porto, e si sono addentrati<br />
verso il centro della città”.<br />
“Si, lo abbiamo visto mentre tu eri nell’aura di Errici” lo<br />
confortò il Maestro: “la Chiesa di Santa Maria li ha<br />
richiamati, silenziosa e profumata”.<br />
“Profumata?? Perché??” chiese Ginepro.<br />
“Supera il viale e questo cielo di foglie di platano e verifica<br />
tu stesso”.<br />
“Oh, Maestro, che spettacolo. Errici è immerso in un<br />
giardino di rose dal profumo mai odorato prima d’ora, così<br />
intenso e penetrante, così rassicurante... Sembra che stia<br />
decisamente meglio!”<br />
“E’così, infatti”, confermò il Maestro: “Il tuo intervento lo<br />
ha reso più ricettivo agli odori e, grazie alle rose, ha sciolto<br />
quel grumo scuro.<br />
Ma adesso, Enrica e Ginepro, state a guardare cosa accade:<br />
Spillecchini gli si sta avvicinando, fra le aiuole. Ecco che gli<br />
rivolge la parola:<br />
“Oh, Errì, tutta ‘sta strada per arrivare al castello di Amleto,<br />
e poi, ci siamo andati solo al bagno, eh? Che storia!”<br />
Errici ride, ma, osservate voi stessi, la macchiolina scura si è<br />
202
formata nuovamente”.<br />
“Oh no, Maestro. E adesso?”<br />
“Adesso, Ginepro, è il momento di Enrica. Sarà lei ad<br />
intervenire: evidentemente, ciò che genera il ristagno<br />
energetico non è stato del tutto assimilato, visto che è bastata<br />
una battuta di Spillecchini perchè si riformasse il groviglio<br />
nella mente del ragazzo”.<br />
“Andrò, Maestro. Ma… come farò a…”<br />
“Vai! E che le risorse del qui ed ora siano con te!”<br />
Nel chiostro di Santa Maria, intanto, Allorici si era<br />
completamente coperto di petali di rosa:<br />
“Petali di rosa!”, esclamò Enrica: “Ecco come farò ad<br />
aiutare Errici: assumerò la veste di un petalo ed ispirerò al<br />
ragazzo l’idea di una passeggiatina sotto un cielo<br />
completamente verde!”: il controvialetto del giardino che<br />
ospitava i ragazzi, infatti, offriva due file di platani talmente<br />
ravvicinate fra loro che le loro chiome si univano in alto così<br />
da formare un corridoio di foglie.<br />
E’ una cosa, questa del soffitto di foglie, che Errici cercava<br />
sempre, anche in città, e che era così raro a trovarsi…<br />
“Bene”, approvò il Maestro: “Errici solleverà lo sguardo alla<br />
volta delle chiome dei platani, penserà al cielo, ad un cielo<br />
di foglie, e quell’insufflata di poesia lo libererà da ogni<br />
pesantezza”.<br />
“Sì, sta funzionando, Maestro! Funziona! Errici è così<br />
sinceramente interessato alla bellezza di questo piccolo<br />
parco, ai suoi alberi, ai profumi di queste rose così speciali e<br />
rare, che adesso sembra disposto a lasciar andare la<br />
massolina scura. Ma di cosa è composta, Maestro? Vista da<br />
vicino è tutta filamentosa e pesantissima!”<br />
“E’ senso di colpa, Enrica”, spiegò il Maestro: “quando<br />
Driade ha detto: Niente castello, Errici ha pensato di aver<br />
sbagliato e che, per giocare all’Amleto, aveva rischiato di<br />
203
204<br />
…Il controvialetto del giardino, infatti, offriva due file di platani…<br />
compromettere il lavoro giardinieristico.<br />
Il ragazzo fatica ancora a superare la dualità<br />
giusto/sbagliato, ad accettare che esistano solo ragioni di<br />
opportunità: la verità è che i sistemi di pulizia degli ambienti<br />
sono tutti corretti ma, sul momento, si è valutato più<br />
conveniente andare alla Chiesa di Santa Maria, isolata e<br />
profumata, piuttosto che al castello di Kronbog, affollato e<br />
carico di forme-pensiero di tutti i tipi.<br />
Ora, Ginepro ed Enrica, potete tornare alla base: Errici è a<br />
posto”.<br />
“Infatti, Maestro”, confermarono i due:<br />
“Il ragazzo è là, sul prato, davanti alle rose con Michelini,<br />
De Cilieginis e Spillecchini, felice di essere qui, in questo
giardino, a respirare a pieni polmoni l’odore delle rose, dei<br />
platani e del mare. A proposito, ma come mai tanto<br />
profumo, oggi?”<br />
Il Maestro sorrise: “Perché, quando un giardiniere fa bene il<br />
suo lavoro, l’odor di pulito si sente per tutto l’Universo”.<br />
…sul prato davanti alle rose con Michelini, De Cilieginis e<br />
Spillecchini…<br />
205
206<br />
Pomeriggio: Roskilde<br />
SEMI D’AMORE<br />
Nel museo vichingo, di fronte alla nave ricostruita, Claudio<br />
afferra uno scudo, e lo percorre delicatamente con le mani.<br />
Una nebbia sottile lo avvolge.<br />
“E’ ora di seppellire il tuo genitore anche dentro il tuo<br />
cuore, Klaus. Quel suo scudo vale abbastanza da poter<br />
esserti<br />
…Claudio afferra uno scudo…
ancora utile, adesso che lui è morto: tanto, credo che non<br />
andrai più in guerra, vero?”<br />
“No, Hortensia, hai ragione”. Klaus, un giovane vichingo,<br />
parla ad una donna anziana, dal viso dolce e comprensivo.<br />
“La guerra mi ha dato troppi dolori: prima la morte di mio<br />
padre, poi la triste e breve vita di mia madre, che ha portato<br />
anche lei alla tomba…<br />
…Klaus, un giovane vichingo, parla ad una donna anziana…<br />
Da ora in poi mi dedicherò agli studi e alla navigazione…”<br />
“Caro ragazzo, hai bisogno di qualcuno che si occupi di te,<br />
in casa. Io sono vecchia e poi ho già una famiglia a cui<br />
pensare. Perché non vendi quello scudo e non ti compri una<br />
schiava, oggi, che è giorno di mercato?”<br />
Hortensia saluta la partenza di Klaus, ma qualcosa le dice,<br />
guardando i suoi passi incerti, che avrà bisogno di aiuto. Le<br />
sue mani corrono allora alla tasca del grembiule, a estrarre<br />
un pugno di tessere di legno.<br />
Agita le sue rune, Hortensia, e le lascia cadere. Ne sceglie<br />
due: “Kaiottolo,” esclama, “e Koriandolo! Seguitelo,<br />
aiutatelo voi…..”<br />
207
208<br />
…a estrarre un pugno di tessere di legno…<br />
“Guarda, vestiamoci come i vichinghi!” Le voci di Silvia e<br />
Francy svegliano Claudio dal suo torpore. “Io prendo questa<br />
veste!”, “E io quella tunica azzurra!…” Le voci si<br />
allontanano di nuovo, come un’eco lontana….<br />
“Vesti, nuove mercanzie, schiavi appena giunti!…” Il<br />
frastuono del mercato circonda Klaus, che ha in mano un<br />
sacchetto con i denari appena ricavati dalla vendita dello<br />
scudo.<br />
“Una schiava, ragazzo? Proprio quella che ci vuole per te,<br />
bella, giovane, appetitosa…Guarda la pelle, bianca e senza<br />
traccia di vaiolo, e i capelli, biondi naturalmente, senza<br />
nessun unguento che li abbia schiariti…Su, provala,<br />
ragazzo!”<br />
“Veramente,” risponde Klaus un po’ perplesso al mercante<br />
di schiavi “ho bisogno solo di qualcuno che sappia<br />
cucinare, cucire, pulire… di una tata, insomma….”<br />
“Una tata no!” Franzie, la donna così decantata dal<br />
mercante, sputa per terra. “Non voglio essere una tata, è<br />
degradante…io sono nata per essere oggetto di<br />
piacere…guardami bene, ragazzo…” Franzie si scosta la
veste per mostrare una gamba lunga e bianca.<br />
“Dài, ragazzo, provala qui, ora! Non temere, se non è di tuo<br />
gusto non sei obbligato a comprarla! Non è che per caso sei<br />
un mezzo uomo?Eh, sì, credo proprio, con quel visetto da<br />
femmina senza barba…..”<br />
Klaus, adesso, è veramente combattuto: le critiche l’hanno<br />
toccato, e il suo corpo astrale è circondato da nuvole scure<br />
e da forme-pensiero che lo rinchiudono come gabbie.<br />
…Klaus, adesso, è veramente combattuto…<br />
“Dài, diamoci da fare, abbiamo aspettato fin troppo!”<br />
Esclama Koriandolo.<br />
“E’ vero,” risponde Kaiottolo, “ma mi ero fermato ad<br />
osservare quale strano comune senso del pudore ci sia in<br />
209
questo mondo…del tutto originale, direi: come se il sesso<br />
fosse una questione meccanica completamente pubblica, al<br />
punto che si prova una schiava come se fosse un<br />
utensile…Chissà, mi domando, la loro legislazione in<br />
proposito…Ma hai ragione: il ragazzo è in crisi e ci vuole il<br />
consiglio di qualcuno più esperto di noi.<br />
Ci vorrebbe una Tata…..”<br />
“Io so come fare!” Esclama Koriandolo “Almeno credo:<br />
l’ho imparato da poco….” Koriandolo ruota su se stesso e<br />
svanisce.<br />
Silvia, vestita da donna vichinga, si stringe nella veste<br />
marrone, seduta a poppa della nave. Stanno aspettando da un<br />
po’ che venga fatta una fotografia, ma il caldo del vestito e<br />
del museo, dopo il fresco del vento del nord, la stanno<br />
intorpidendo.<br />
…Silvia, vestita da donna vichinga, si stringe nella veste marrone…<br />
210
Le sue palpebre si abbassano come se fossero guidate da una<br />
mano gentile.<br />
“Tata Silvia, che piacere averti qui!” Kaiottolo e<br />
Koriandolo non si perdono in preamboli e le spiegano la<br />
situazione di Klaus. “Questo ragazzo ha bisogno di regole,”<br />
le dice Kaiottolo, “ma la legge che conosco non è certo<br />
adatta a questo mondo, così diverso da quello da cui<br />
provengo.”<br />
“Ci sono regole che non seguono i codici”, risponde Tata<br />
Silvia “ma solo buon senso, esperienza, e cuore…”<br />
Avvicinatasi all’orecchio di Klaus, eccola mormorare:<br />
“Klaus, ecco le regole:<br />
- Il sesso non è una necessità primaria, come mangiare,<br />
dormire, o giocare.<br />
- Se il sesso ti apparisse così, come un bisogno<br />
insopprimibile, è facile che tu sia preda di qualche<br />
forma-pensiero: in tal caso respira, e allontanale.<br />
- Se hai un’inclinazione, o una preferenza per fare del<br />
sesso in un certo momento, bene, manifestala, non c’è<br />
niente di male, a qualsiasi persona tu lo chieda, purchè<br />
adulta, ma sii ben disposto ad accettare il suo no, e non<br />
portare rancore per questo.<br />
- Se non ti senti disposto al sesso, quando qualcuno te lo<br />
chiede, la cosa più giusta è dire di no, perché in caso<br />
contrario faresti del male a te stesso e all’altra persona.<br />
- Nessuno ha il diritto di giudicarti per i tuoi sì o per i<br />
tuoi no.<br />
All’udire questa ultima regola, Klaus sorride, e, con<br />
fermezza, porge il sacchetto dei denari al mercante: “La<br />
prendo, ma non la proverò, almeno non ora e non qui. In<br />
ogni caso non ti riguarda. In quanto a te”, continua, rivolto<br />
a Franzie, “anche se non sai fare la tata, c’è qualcuno che<br />
abita vicino alla mia casa, una cara donna, che potrà<br />
mostrartelo facilmente.”<br />
211
Applausi, battito di ali : Koriandolo, Kaiottolo, e Tata Silvia<br />
si salutano con uno sguardo.<br />
Klaus prende Franzie per mano, e Kaiottolo, vedendo<br />
ancora qualche nube scura che li segue, getta su di loro, tre<br />
semi luminosi:<br />
212<br />
Giustizia vuole<br />
Libertà e rispetto,<br />
semi d’ amore<br />
…Koriandolo, Kaiottolo, e Tata Silvia si salutano con uno<br />
sguardo…<br />
“Ecco:” dice Klaus a Franzie. “Questa è la tua nuova<br />
casa”. L’haiku di Kaiottolo sta sbocciando dentro di lui<br />
come un fiore luminoso. “Dovrai occuparti dei vestiti, della<br />
cucina, delle pulizie della casa. In cambio ti darò da<br />
mangiare, da dormire, e mille soldi al mese più i contributi.<br />
Facciamo un mese di prova, al termine del quale ognuno di<br />
noi sarà libero di rescindere il contratto,”<br />
“E il sesso?” chiede Franzie.<br />
“Di regola” risponde Klaus, “non sono uso fare sesso con<br />
la mia tata, ma, chissà, tutto è possibile…più tardi ti dirò le<br />
regole che mi sono state date in proposito, e saranno utili<br />
anche a te…” Vedendo che Franzie, alla parola tata, ha di
nuovo aggrottato le sopracciglia, Klaus continua: “<br />
Dimenticavo: se può farti sentire meglio, sono disposto a<br />
non chiamarti tata, ma, magari, fata…che dici?”<br />
Franzie sorride, adesso, come se aspirasse il profumo di un<br />
fiore appena schiuso: “Se permetti, allora, anche se non è<br />
fra i miei compiti, vorrei occuparmi del giardino…” dice,<br />
prendendo l’annaffiatoio e dirigendosi verso un bel<br />
cespuglio di ortensie blu.<br />
“Sei libera di farlo, Fata Francy!” le risponde Claudio.<br />
“CLICK, fatto!”. “Era ora!” dice Silvia, “Mi stavo<br />
addormentando…o sono stata via?” continua, guardandosi<br />
intorno come se non si riconoscesse, in quei vestiti inusuali.<br />
“Davvero!” annuisce Francy, “Queste stoffe sono<br />
caldissime. E’ bello questo mantello, vero?” Continua,<br />
accarezzandosi la tunica che la avvolge.<br />
“CLICK, fatto! Adesso puoi togliere lo scudo, Claudio!”<br />
“Mi sentivo proprio bene nella mia veste di guerriero…”<br />
Claudio sorride, posando lo scudo sul fondo della nave. Ma,<br />
proprio lì, una luce azzurra attira la sua attenzione. “Che<br />
strano: petali di ortensia, qui?…”<br />
Una voce gli risponde, sottile, dentro la testa: “Sì, giovane<br />
guerriero, ora le tue armi sono petali di fiore…”<br />
…Claudio sorride, posando lo scudo sul fondo della nave…<br />
213
1. Aulente il vikingo<br />
tiene il timone<br />
3. Luca osserva le<br />
stelle.<br />
5. Stilla rinforza la<br />
vela.<br />
214<br />
LA ROTTA<br />
2. Manu guarda la<br />
mappa.<br />
4. Verbena traccia la<br />
rotta.<br />
6. Lanuccia studia il<br />
vento.
7. Grosse nuvole si<br />
muovono<br />
9. “Coraggio.” dice<br />
Aulente.<br />
11. Ora si vede la<br />
terra.<br />
8. Le onde si alzan<br />
possenti.<br />
10. Ammainiamo la vela<br />
12. C'è un fuoco lontano.<br />
215
216<br />
Mare del Nord<br />
Il grigio contro il verde<br />
di Roverella.<br />
Dure le spine<br />
lontane son le guerre<br />
per un Ginepro.<br />
Navi vikinghe<br />
Ciliegio s’avventura<br />
un mondo nuovo<br />
Mare del tempo<br />
Regine guida anime<br />
è comprensione<br />
Chi è nemico?<br />
Ezio apre le mani<br />
ecco la pace<br />
Antiche vele<br />
di consapevolezza<br />
tesse Kavafis<br />
Memy accarezza<br />
piante di terra e sale<br />
sbocciano fiori
IL FESTIVAL DI ROSKILDE<br />
Arrivati al campeggio di Roskilde, il prof. Genè raccolse i<br />
ragazzi nella radura subito fuori dal bosco, al limitare del<br />
quale si staglia il mare del Nord, in quella graziosa<br />
insenatura che si crea a nord l’isola di Sjælland, e sembra<br />
quasi un grosso lago, se non fosse che l’isola di Eskilso,<br />
lassù ancora più in alto, non chiude proprio tutta l’insenatura<br />
della baia e, così, quel Mare continua a mantenere la<br />
maternità e la paternità di quelle acque.<br />
…il prof. Genè raccolse i ragazzi nella radura…<br />
217
Driade non si fece attendere:<br />
“Evidentemente la questione è grossa”, commentò<br />
Spillecchini al suo arrivo e il prof annuì.<br />
“Qui a Roskilde si tiene ogni anno un importante festival<br />
canoro”, esordì l’essere alato.<br />
La classe si mise in ascolto. Il prof in cuor suo esultò: la<br />
musica era la sua risorsa, nel mutare dei giorni e delle<br />
stagioni.<br />
“Vi viene richiesto di prendervi parte”, continuò<br />
Driade.“Ecco il regolamento”, e porse a Genè un foglio<br />
arrotolato.<br />
Errici e Allorici gli si fecero alle spalle ed egli, a sorpresa,<br />
disse:<br />
“Errici, leggi tu”.<br />
Il ragazzo si stupì dell’iniziativa: aveva sempre pensato che<br />
il prof ce l’avesse con lui e invece…<br />
Così lesse a voce alta:<br />
Siamo lieti di invitare le SS.LL<br />
a prendere parte<br />
al Festival interdimensionale di Roskilde ♫,<br />
che si terrà questa sera.<br />
218<br />
Sono invitati a partecipare<br />
i cori di tutta la galassia.<br />
E’ gradito testo, originale,<br />
capace di offrire benessere<br />
al più vasto pubblico possibile.<br />
Escluse graduatorie.<br />
Premi in relazione ai fiori sbocciati”
Si guardarono perplessi. Poi guardarono Driade:<br />
“Che vuol dire premi in relazione ai fiori sbocciati?”, chiese<br />
cauto Spillecchini.<br />
“Se le canzoni che i cori partecipanti al festival proporranno<br />
sono lo specchio dei loro cuori”, rispose Driade, “un fiore<br />
sboccerà e sarà il primo fiore di quel nuovo ceppo.<br />
Poi, ciascun nuovo fiore verrà destinato ad un pianeta della<br />
galassia e lì troverà la sua dimora.<br />
Il nome del coro sarà il nome del fiore e questo è il premio.<br />
Ciò che permetterà ad ogni fiore di sbocciare sarà l’accordo<br />
all’unisono del coro: se i singoli membri che lo compongono<br />
cesseranno di essere individualità e si fonderanno nel vibrare<br />
dell’armonia musicale, ebbene, si compirà quello che ai<br />
vostri occhi sembrerà letteralmente un miracolo”.<br />
La classe si entusiasmò.<br />
Solo Allorici tentennò, e poi alzò la mano:<br />
…Allorici alzò la mano…<br />
219
“Io.. ehm…non credo… di poter essere inserito in un<br />
coro…. poi… addirittura ad un festival! No, non credo<br />
proprio. Io… ehm…io sono stonato!”<br />
“Ma non conta!”, gli rispose veloce Errici, che oggi si<br />
sentiva accettato da tutti: “Non hai capito? Ciò che è<br />
importante è che ci sentiamo tutti come se fossimo Uno”.<br />
Allorici guardò interrogativamente Driade e poi il prof.<br />
Entrambi annuirono ed egli si rasserenò.<br />
“Piuttosto”, disse Genè, “dobbiamo sbrigarci a trovare il<br />
testo e la musica. Ci vuole una melodia, prima di tutto”,<br />
aggiunse ancora, pratico.<br />
Driade sorrise e si levò: “A stasera!”, disse congedandosi.<br />
A quel punto intervenne Spillecchini:<br />
“E’ da stamattina che la Michelina Piendigrazia canticchia<br />
un motivetto niente male. Vuoi farlo sentire al prof?"<br />
Lei sorrise e mille campanellini si misero a oscillare (quando<br />
220<br />
…Lei sorrise e mille campanellini si misero a suonare...
Sorrideva era sempre così) e furono come di<br />
accompagnamento all’aria allegra che emise: c’era il<br />
viaggio, in quelle poche note, e la disinvoltura dei ragazzi<br />
che girano il mondo e ne conoscono l’essenza e sanno che,<br />
in quell’Unico Spirito, avranno sempre un tetto sotto il qual<br />
trovare riparo, perché ogni angolo dell’Universo può essere<br />
Casa, se la casa è dentro di te.<br />
Seguiva un pezzo molto ritmato che faceva da ritornello.<br />
“Bello!”, approvarono, già tutti in coro.<br />
“Ora ci vuole il testo!”, affermò risoluto il prof. Poi si mise a<br />
guardare il mare. Seguì qualche istante di silenzio ed infine<br />
Errici, molto felice, proruppe:<br />
“Si è fatto un gran parlare di Hillerod, e finalmente domani<br />
ci andremo”.<br />
“Che c’entra adesso?”: Allorici non voleva divagare.<br />
“Beh”, continuò l’altro, “se dobbiamo sentirci come una<br />
cosa sola, tanto vale parlare delle nostre gesta”.<br />
“Urka!”, confermò Spillecchini.<br />
“Avete visto come splende il sole?”, sospirò Michelina,<br />
voltando la testa verso un tramonto folgorante a picco sul<br />
mare.<br />
“Dov’è che andiamo domani, esattamente?”, chiese ancora<br />
Allorici, che adesso voleva sapere tutto.<br />
“Al castello di Hillerod”, gli rispose Errici. “Dicono che,<br />
annesso, ci sia davvero un bel giardino”.<br />
Il prof aveva lasciato che il divagare dei ragazzi prendesse il<br />
sopravvento. Aveva tirato fuori un taccuino ed aveva preso<br />
alcune annotazioni.<br />
si avevano rilevato il suo strano silenzio: in situazioni come<br />
quelle, di solito, li richiamava continuamente all’ordine, uno<br />
per uno.<br />
“La musica deve essere davvero la sua materia”, pensò<br />
perciò Errici, notando la sua serenità.<br />
Il prof Genè tirò su la testa e li guardò:<br />
221
“Ascoltate!”<br />
E, sulla musichetta di Michelina Piendigrazia, intonò:<br />
Le <strong>Carote</strong> e Lillà<br />
vanno in Danimarca<br />
Urka urka tirulerula<br />
oggi splende il sol…<br />
Son sopravvissuti alle loro gesta<br />
ma rimane ancora Hillerod.<br />
222<br />
Mi piacerebbe andare a Hillerod<br />
a veder quel bel giardin<br />
Ci sono tante uova a Hillerod<br />
si schiuderanno per benin.<br />
Il motivetto convinse subito tutti, così, senza indugio,<br />
cominciarono immediatamente le prove: qui i bassi, lì i<br />
soprani, in mezzo i contralti e..<br />
…uan tu trì for… Le <strong>Carote</strong> e Lillà…<br />
Il prof era davvero a suo agio.<br />
I ragazzi, dal canto loro, erano concentratissimi e seguivano<br />
le sue mani da direttore d’orchestra che battevano ritmi e<br />
cadenze.<br />
Presto si fece buio e venne l’ora di recarsi alla kermesse<br />
canora.<br />
Un soffio di vento fu il loro driver per il Roskilde<br />
Festival Intergalattico e quando l’autobus di alisei<br />
si arrestò nella radura antistante ai sette palchi che avrebbero
…I ragazzi, dal canto loro, erano concentratissimi e seguivano le sue<br />
mani…<br />
ospitato i cori di tutta la galassia, essi rimasero a bocca<br />
aperta nel vedere i gentili esseri di ogni parte di quell’angolo<br />
di Universo prendere posto per le prove con gli strumenti:<br />
laggiù un gruppo con la pelle blu, là sul palco fra le nuvole,<br />
sospeso da terra, esseri filiformi con tantissimi capelli, qui<br />
vicino un gruppo che sembrava composto di chiocciole,<br />
esseri lucenti con una casetta sulla schiena. E poi c’erano i<br />
Salterini, esseri dell’Est della galassia che durante la<br />
performance avrebbero spiccato salti da capogiro grazie alle<br />
loro doti elastiche, e poi ancora creature dalla pelle arancio e<br />
le braccia lunghissime, e poi Guarda! Graziosissimi gnomi<br />
dai piedi giganti che emettevano i primi gorgheggi, con le<br />
loro belle voci da basso.<br />
La classe era entusiasta dell’avventura. Driade apparve<br />
accanto a loro e li condusse nei pressi del palcoscenico che li<br />
avrebbe visti esibirsi.<br />
223
224<br />
…Guarda! Graziosissimi gnomi dai piedi giganti che emettevano i<br />
primi gorgheggi…<br />
Anche il pubblico era quello delle migliori occasioni: i loro<br />
vestiti erano molto eleganti e ricercati, come se avessero<br />
indossato l’abito tipico del proprio luogo di provenienza per<br />
donare agli altri il colore delle stoffe della propria terra. Essi<br />
avevano trascorso la notte in tenda, nei pressi dello spazio<br />
dove si sarebbe svolto il festival, ma il loro abbigliamento<br />
era comunque curato. Visti dall’alto, seduti sulle<br />
comodissime poltroncine azzurre che gli organizzatori<br />
avevano disposto a semicerchio sull’erba, tutte quelle<br />
persone formavano un meraviglioso continente multicolore.<br />
Le luci si abbassarono e non si udì più neppure un fiato.<br />
Errici rimase colpito dal fatto che un numero così elevato di<br />
individui potesse tacere contemporaneamente. Si creò allora,<br />
grazie alle vibrazioni musicali generate da quell’attento<br />
silenzio, uno straordinario effetto energetico a forma di<br />
ellissi.
Alla sua destra Allorici<br />
notò quella che doveva<br />
essere la commissione:<br />
un tavolo lungo lungo<br />
stava davanti a<br />
ventiquattro esseri di luce<br />
dalla fronte spaziosa e gli<br />
occhi generosi.<br />
Sul tavolo trovava posto<br />
della terra odorosa, nella<br />
quale erano piantati i fiori<br />
fatati che Driade aveva<br />
descritto loro: una serie<br />
interminabile di boccioli,<br />
infatti, si ergeva diritta<br />
…tutte quelle persone formavano un<br />
meraviglioso continente<br />
multicolore…<br />
…un tavolo lungo lungo stava davanti a ventiquattro esseri di luce…<br />
225
verso il cielo, incorniciata da foglie di diverse fogge e<br />
dimensioni. Anche i colori erano diversi fra loro: molti<br />
verdi, certo, ma anche gialli, blu, violetto, arancio, lilla.<br />
Insomma: un tripudio color arcobaleno splendeva sotto le<br />
stelle.<br />
Poi iniziò il festival.<br />
Quando <strong>Carote</strong> e Lillà salì sul palco, il silenzio era magico<br />
come quello che prima aveva entusiasmato Errici.<br />
Il prof prese posto davanti a loro e fece, disinvolto e rock, a<br />
voce alta:<br />
“Uan, tu, trì, for…”<br />
226<br />
…“Uan, tu, trì, for…”…
<strong>Carote</strong> e Lillà cantò come non era mai successo prima:<br />
ognuno dei membri del coro sentì che il gruppo prendeva<br />
corpo e che ciascuno di essi era voce ma,<br />
contemporaneamente, orecchi, per ascoltare la vibrazione<br />
prodotta degli altri e anche occhi, per guardare le mani del<br />
prof che li dirigeva, e poi anima., che volava sopra il palco<br />
su, in alto, a guardare il popolo del festival emanare quella<br />
forma silenziosa di arcobaleno, quell’auditorium energetico<br />
dalle proprietà acustiche talmente avanzate che era oggetto<br />
di studio interplanetario da diversi anni oramai.<br />
Quando il ritornello stava per essere ripetuto una seconda<br />
volta ( Mi piacerebbe andare a Hillerod… ),<br />
un meraviglioso fiore a forma di tromboncino sbocciò, e il<br />
suono che emise nell’esplodere ( !!Ppoff!! ), coi suoi<br />
colori e il suo profumo, si inserì perfettamente nella<br />
melodia: quasi un tocco in più alla lieta aria della <strong>Carote</strong> e<br />
Lillà.<br />
Ovviamente il colore del fiore era lilla, con alcune<br />
screziature aranciate verso l’uscita, dove il tubicino stretto si<br />
apriva a corolla verso l’esterno.<br />
Finita la performance, la Giuria portò, come per gli altri cori,<br />
il fiore appena sbocciato sul palco e lo mostrò al pubblico:<br />
“<strong>Carote</strong> e Lillà”, lo battezzò semplicemente l’Essere di Luce<br />
che sosteneva il bulbo nel suo sacchetto di terra. “Sarà<br />
destinato al pianeta…”, rullo di tamburi…<br />
Ancora una volta, come negli altri casi, si procedette<br />
all’estrazione, sempre a cura della Giuria, del pianeta che<br />
avrebbe ospitato il giovane virgulto:<br />
“La Terra! Hillerod, Giardini del Castello!”, proclamò<br />
stentoreo l’estrattore.<br />
Seguì il silenzioso applauso che quello speciale pubblico<br />
sapeva generare, all’unisono, come un’orchestra dal direttore<br />
invisibile.<br />
Le onde prodotte da quel movimento tanto potente ed<br />
227
armonioso trasportarono immediatamente il fiore alla sua<br />
destinazione.<br />
Poi l’aria si fece di nuovo liscia, pronta all’ascolto di un<br />
nuovo gruppo.<br />
228<br />
…un meraviglioso fiore a forma di tromboncino sbocciò…
Anche <strong>Carote</strong> e Lillà si sedette fra le fila della platea, a<br />
prendere attivamente parte all’incredibile evento che si<br />
svolgeva davanti ai loro occhi.<br />
Sembrava un sogno, eppure la terra sotto i loro piedi era<br />
asciutta e compatta.<br />
La serata trascorse in tranquillità.<br />
Il giorno dopo li aspettava Hillerod.<br />
…Anche <strong>Carote</strong> e Lillà si sedette fra le fila della platea…<br />
229
230
231
232<br />
SESTO GIORNO:<br />
ROSKILDE – SCHWERIN
Albert Thorvaldsen soprannominato Bertel scultore danese:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Bertel_Thorvaldsen]<br />
Soggiorni romani di Hans Christian Andersen:<br />
[http://www.carabinieri.it/Internet/Editoria/Carabiniere/2003/11-<br />
Dicembre/Cultura/054-00.htm]<br />
Foto di Hillerod:<br />
[http://www.viaggiaresempre.it/fotogallery44bDanimarcaHillerod.<br />
html ]<br />
Castello di Frederiksborg, Hillerod:<br />
[http://viaggi.ciao.it/Castello_di_Frederiksborg_Hillerod__Opinio<br />
ne_748884]<br />
Il ritratto della Principessa Maria:<br />
[http://www.ralphheimans.com/]<br />
Il parco di Tivoli: [http://www.tivoli.dk/]<br />
Mete interessanti in Danimarca:<br />
[http://www.corriere.it/viaggi/destinazioni/Danimarca/mete.shtml]<br />
Giardini di Tivoli:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Giardini_di_Tivoli]<br />
Proposta per la nuova serie di monete danesi:<br />
[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/D<br />
raft_proposals_for_new_Danish_banknotes!OpenDocument] e<br />
[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/N<br />
ew_Danish_banknote_series!OpenDocument].<br />
Monete di metallo:<br />
[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/H<br />
ans_Christian_Andersen_coins!OpenDocument].<br />
Banconote:<br />
[http://www.nationalbanken.dk/DNUK/NotesAndCoins.nsf/side/D<br />
anish_banknotes_since_1945!OpenDocument]<br />
Il basilisco: [http://it.wikipedia.org/wiki/Basilisco_(mitologia)]<br />
233
234<br />
Mattina: Hillerod<br />
OLTRE LA CORNICE<br />
“Siamo nel paese delle favole e ancora non ci hai raccontato<br />
una storia….” Memy, Coriandolo e Alloro vibrano intorno a<br />
Regine, che li guarda sorridendo.<br />
Poi, Regine si sposta, seguita dai tre piccoli deva, davanti ad<br />
una superficie liscia e lucente, una specie di tenda d’acqua, e<br />
inizia:<br />
… Memy, Coriandolo e Alloro vibrano intorno a Regine…<br />
“In un castello della Danimarca, proprio poco, poco tempo
fa, viveva un giovane principe con il suo istitutore…” A<br />
questo punto, Regine sfiora la tenda e vi appare<br />
un’immagine in movimento, che suscita che suscita<br />
immediatamente i commenti dell’uditorio:<br />
“Ma è Aulente!”<br />
“Con Claudio!”<br />
“E sono a Fredriksborg, proprio all’ultimo piano del<br />
castello!”<br />
“Esatto.” Risponde Regine: “Proprio qui, sotto questa<br />
nuvola. Ma fatemi continuare la storia…<br />
…Regine sfiora l’acqua…<br />
Aulente, principe di Danimarca, stava completando il suo<br />
addestramento di pulitore, e in questo Claudio era un<br />
insegnante davvero notevole. Osservate come gli indica<br />
perfino il più piccolo granello di polvere negli angoli delle<br />
stanze, e guardate come lo invita a passare uno shampoo di<br />
luce davanti a quel quadro che ritrae una scena di guerra…<br />
Aulente, come molti principi del mondo delle favole quando<br />
diventano adulti, cercava una lei con cui poter condividere<br />
la vita. Ma per quanto chiedesse a Claudio di aiutarlo in<br />
235
questo proposito, non otteneva niente altro che risposte<br />
secche come: “Intanto pensa a tenerti pulito”, oppure “Ogni<br />
cosa a suo tempo”. Ma quando Aulente diventava più<br />
insistente, Claudio ammetteva che, prima o poi, avrebbe<br />
dovuto fare la conoscenza di qualche donna, per poter<br />
almeno capire con quale tipo di compagna avrebbe potuto<br />
essere felice.<br />
Finché un giorno, esplorando una sala del castello che non<br />
aveva mai visto prima, Aulente si trovò davanti ad un<br />
quadro così particolare che ne rimase affascinato.<br />
“Il quadro era stregato?” Chiede Memy, sgranando gli occhi.<br />
“Be’, sì e no.” Risponde Regine. Il quadro ritraeva una<br />
giovane donna comune che, sposata da un principe, aveva<br />
acquisito fama e ricchezza.<br />
Per dipingere questa sua doppia vita, il pittore aveva fatto<br />
ricorso ad un gioco di specchi; ma gli specchi, lo sapete,<br />
sono ambivalenti, creano apparenze, e non si sa mai bene<br />
dove si finisce quando si ha a che fare con loro.<br />
… Aulente si trovò davanti ad un quadro…<br />
Per sapere come siamo non occorre specchiarci, basta<br />
236
chiudere gli occhi…Dunque, dicevo,<br />
Aulente era fermo davanti a quel quadro, incantato, e<br />
vedeva davanti a sé ben tre donne diverse, non quell’unica<br />
che il pittore aveva voluto ritrarre: la principessa Maria<br />
vista di fronte, la sua ombra sul divano, e la principessa<br />
vista di schiena, nello specchio al centro del quadro.<br />
“Tre donne!” pensa Aulente, “E come sono belle e<br />
misteriose….E’ proprio per me: farò la loro conoscenza!”<br />
Aulente, approfittando della lontananza di Claudio, fa un<br />
salto nel quadro.<br />
“Ma riuscirà ad uscire, vero?” Chiede Coriandolo.<br />
“Tu sapresti come fare?” Gli risponde Regine.<br />
“In realtà no, anzi: ultimamente mi sono sempre ficcato in<br />
situazioni da cui sono uscito solo grazie all’aiuto di qualcun<br />
altro…”<br />
“Aulente è al sicuro:” continua Regine, “ anche se non saprà<br />
uscire, ci siete voi, qui, a guardarlo e a guidarlo. Ma<br />
continuiamo la storia…<br />
…Aulente, fa un salto nel quadro…<br />
237
Aulente si inchina di fronte alla principessa, la donna vestita<br />
elegantemente che sta infilandosi i guanti. “Perché ti metti i<br />
guanti?” le chiede. “Non fa freddo, mi sembra, e infatti non<br />
hai addosso neanche il cappotto…Spiegami: forse le donne<br />
vogliono nascondere le loro mani?”<br />
La principessa lo guarda di sfuggita, senza distogliere gli<br />
occhi dalla finestra: “ Che sciocchezze! Le mie mani sono<br />
belle e ben curate! I guanti sono necessari proprio per non<br />
sporcarle, quando tocco qualcosa o quando stringo le mani<br />
ai miei sudditi…”<br />
Aulente la guarda interessato, anche se non riesce a capire<br />
la logica della risposta: se una cosa è ben curata, perché<br />
nasconderla? Se vuoi stringere la mano a qualcuno, perché<br />
impedirti di farlo coprendola?…<br />
“E’ sotto incantesimo!” Interviene Alloro. “E’ come<br />
abbagliato, e sta perdendo la sua lucidità!”<br />
“Aiutalo, dunque…”Lo invita Regine.<br />
Alloro salta attraverso lo schermo d’acqua davanti a sé, e, da<br />
dietro la poltroncina su cui è seduto Aulente (sì, proprio la<br />
poltrona dell’angolo destro del quadro), lancia su Aulente e<br />
sulla principessa un controincantesimo:<br />
238<br />
Gloria ed onore<br />
posson farti sembrare<br />
priva di cuore<br />
La principessa si scuote, ai tre lampi di luce dei versi, e si<br />
rivolge ad Aulente, stavolta guardandolo direttamente:<br />
“Cosa mi stavi chiedendo?”<br />
Aulente le ripete la domanda: “Perché metti i guanti?<br />
Perché vuoi impedirti di toccare i petali di una rosa , o…”<br />
“…O di stringere le mani di un bambino, o di immergerle<br />
nell’acqua fresca delle fontane di Hillerod?…Hai ragione,<br />
non c’è logica in questo….”
… La principessa si scuote, sotto i tre lampi di luce dei versi…<br />
A queste parole, il guanto che la principessa ha già<br />
indossato si scioglie, sgocciolando il colore con cui era<br />
stato dipinto, e, piano piano, anche la figura della donna<br />
svanisce, lasciando, sulla tela, un vuoto, imbarazzante per<br />
qualsiasi pittore.<br />
Aulente si rivolge, adesso, all’ombra proiettata dalla<br />
principessa sul divano, perfettamente visibile, dalla sua<br />
posizione, perché non più nascosta dalla figura ormai<br />
scomparsa.<br />
“Onorato di conoscerla.” le dice, “Potrei sapere perché è<br />
così scura, perché si spalma sul divano come per non farsi<br />
vedere, e perché nasconde il suo viso?”<br />
239
240<br />
…Aulente si rivolge, adesso, all’ombra della principessa…<br />
“E’ proprio questo che voglio:” gli risponde l’ombra, “non<br />
farmi vedere…Vorrei tanto starmene qui seduta in questo<br />
salotto, a meditare, a fare yoga, leggere, sognare, e invece<br />
colei a cui appartenevo mi costringeva a fare tutt’altro:<br />
ricevimenti pubblici, serate e convegni, viaggi intorno al<br />
mondo. Tutto ciò che aveva deciso di non fare, tutte le sue<br />
aspirazioni nascoste le riversava su di me, perché se ne<br />
vergognava, forse credeva che l’avrebbero giudicata strana,<br />
o pazza, se avessero saputo che la vita di società non era ciò<br />
che preferiva.”<br />
“Che persona sensibile”, pensa Aulente, “ potrebbe essere<br />
proprio il tipo di donna adatto a me: riflessiva, meditativa,<br />
modesta…”<br />
“Ma non vede che non ha consistenza?” urla Coriandolo, e<br />
salta , attraversando lo schermo.<br />
Coriandolo, a volo radente, lancia tre versi nello spazio tra<br />
poltrona e sofà:
Un’ ombra di te<br />
se ti nascondi al mondo<br />
puoi diventare<br />
Macchie di luce si aprono e l’ombra scompare a poco a<br />
poco, mormorando “ Che bello, il sole, finalmente!…” Il<br />
divano, adesso, appare illuminato, perdendo di profondità<br />
pittorica.<br />
… Il divano, adesso, appare completamente illuminato…<br />
“Ma dove sono finite, tutte e due?” esclama Aulente a voce<br />
alta.<br />
“Da nessuna parte:” la voce di Claudio gli arriva da fuori<br />
del quadro. “non ci sono mai state. Erano solo due<br />
maschere, fatte di colore e di tela, e ritraevano una donna<br />
che aveva voltato le spalle alla sua vera Sé…”<br />
“Mi aiuti ad uscire, allora?” la voce di Aulente, che sta<br />
rendendosi conto di non saper uscire dal quadro, è un po’<br />
spaventata.<br />
241
“Aspetta:” gli risponde Claudio, “non hai ancora<br />
conosciuto la terza donna. Lì, davanti a te, dentro lo<br />
specchio.”<br />
Aulente respira a fondo, vince la sua paura, e salta anche<br />
dentro quest’altra cornice.<br />
“Lieto di incontrarla, signora.” Dice alla giovane donna<br />
che gli volta le spalle. “Immagino che anche lei sia una<br />
maschera: non mi mostra neanche il suo volto!…”<br />
“Ecco, proprio ora che sta per incontrare l’unica donna vera,<br />
rischia di non vederla!” Memy ha capito cosa voleva dire<br />
Claudio con le parole “la vera Sé”, perché quella donna<br />
ritratta nello specchio è proprio quella a cui la principessa,<br />
nel quadro, aveva voltato le spalle.<br />
Regine le fa cenno, e Memy si tuffa oltre lo schermo, e<br />
dentro lo specchio, finendo dritta dentro la donna, attraverso<br />
le sue scapole.<br />
Oltre il quadro<br />
al di là delle forme<br />
lo spirito vive<br />
Con queste parole la terza figura si volta verso Aulente,<br />
sorridendo.<br />
“Ma tu…” esclama lui “ sei diversa dalle altre! Sei un fiore,<br />
sei profumo e mare del sud, sei luminosa e sorridi, sei cuore<br />
e anima, tante cose insieme sei e sarai…<br />
242<br />
Gialla ginestra<br />
della vita felice<br />
mia principessa!<br />
A queste parole, la cornice del quadro svanisce, poi è la<br />
volta della seconda cornice e infine lo specchio si trasforma<br />
in una tenda d’acqua.
Regine si volta a guardare il suo uditorio, ma vede solo i tre<br />
corpi astrali dei deva, abbandonati. Sorride, e fa per<br />
andarsene, quando “E come finisce la storia?” . La voce di<br />
Claudio le arriva da sotto la nuvola.<br />
“C’è da chiederlo?<br />
E vissero sempre felici e contenti…..”<br />
… Sei un fiore, sei profumo e mare del sud…<br />
243
1. Un castello nel verde.<br />
3. Caiottolo si infila tra<br />
vecchie librerie.<br />
5. Nel giardino il vento<br />
accarezza i fiori.<br />
244<br />
LA PRIMAVERA<br />
2. Silvia cammina tra i<br />
saloni.<br />
4. Manu sfiora il legno<br />
dei mobili.<br />
6. Carolina scuote i<br />
capelli.
7. Ciliegio si radica sui<br />
prati.<br />
9. Lanuccia si nasconde<br />
nel labirinto.<br />
11. “Sembri l a<br />
Primavera “le dice Spillo.<br />
8. Spillo gioca con le<br />
fontane.<br />
10. Poi appare vestita di<br />
fiori.<br />
12. “Ti faccio un<br />
ritratto” aggiunge<br />
Caiottolo.<br />
245
246<br />
Come una scopa,<br />
foglia di Roverella,<br />
pulisci bene<br />
E tu, Alloro,<br />
libera dalle foglie<br />
l’odore antico<br />
Francy, sorridi:<br />
può bastare un sorriso<br />
contro le ombre.<br />
Nuvole in cielo<br />
bizzarre di Kavafis<br />
Prometton pioggia.<br />
Gocce di luce<br />
che Stilla può guidare<br />
dove c’è sete.<br />
Ivan, attento:<br />
la più piccola erbaccia<br />
va trasformata.<br />
Driade, che coro<br />
dirigi, al castello:<br />
ecco la musica.
ROSA<br />
Aiuole colorate di fiori profumati danno il benvenuto ad<br />
ogni viandante, gocce d’acqua che in cielo si inseguono una<br />
dietro l’altra scandiscono i tempi di un gioco che appare<br />
senza principio né fine. Il gruppo dei giardinieri si trova così<br />
di fronte ad un incantevole giardino fiorito arricchito da<br />
fontane zampillanti, fonte di gaudio per chi sa aprire i cuori<br />
a tanta bellezza.<br />
E ora che la luce del gruppo si è arricchita di Rosa, il<br />
giardino appare ancora più bello. Quanta strada ha percorso<br />
per poter raggiungere quella compagnia di anime di cui ha<br />
tanto sentito parlare, anime così diverse l’una dall’altra, ma<br />
così vicine nei disegni che questa vita pone<br />
…Il gruppo dei giardinieri si trova così di fronte ad un incantevole<br />
giardino fiorito…<br />
247
loro di fronte! Rosa ha ricevuto un’accoglienza speciale: la<br />
sua nuova amica Memy, gentile e premurosa, l’ha subito<br />
presa per mano, permettendole così un dolce inserimento<br />
nella missione: che benvenuto ha avuto e quante magnifiche<br />
rose incontrerà in questo viaggio… sarà una grande<br />
esperienza!<br />
In cuor suo Rosa sa che la scelta di staccarsi dalla scuola<br />
può rappresentare per il suo percorso un’importante svolta<br />
in chiave evolutiva: il suo intervento donerà a se stessa e<br />
agli altri importanti momenti di crescita e di rinnovamento,<br />
ne è certa.<br />
Lo spirito di natura osserva tutto e tutti con grande<br />
attenzione, ben alloggiata sulla spalla sinistra del compagno<br />
di avventure, Ivan, quando ecco che si presenta<br />
l’opportunità di intervenire.<br />
248<br />
…Lo spirito di natura osserva tutto e tutti con grande attenzione…<br />
Una nuvola sta passeggiando per il giardino, non riesce a<br />
fare a meno di pensare a quanto è stata dura la giornata di
ieri, giornata che l’ha vista guidare il gruppo.<br />
si ripete, e ancora pensieri che si aggiungono, uno dopo l’altro.<br />
“Ecco cosa succede.” Rosa indica a Memy la formazione<br />
nel corpo aurico di Francesca di un piccolo varco astrale nel<br />
quale forze oscure iniziano a scagliare le loro fiocine.<br />
“Se non fa in fretta ad allontanare tali pensieri, presto si<br />
presterà ad agire per le buie operazioni dell’altra<br />
squadra.”<br />
Memy annuisce: “Quando si pensa che altrove c’è qualcosa<br />
di più bello e di più buono, il rischio di staccarsi dal<br />
momento presente è pressoché certo!”<br />
“Guarda!” suggerisce l’attenta Rosa, “anche Maria Luisa,<br />
così amica di Francy, ha un abbassamento di vibrazioni.<br />
Bisogna fare qualcosa, e subito.”<br />
Rosa e Memy non si perdono d’animo e iniziano<br />
un’incessante operazione di recupero sulla coscienza di<br />
Francesca. Iniziano una danza dorata che man mano fa<br />
dirigere lo sguardo della ragazza prima verso un’enorme<br />
coloratissima digitale purpurea, quindi verso il tepore di un<br />
maestoso cipresso, poi verso l’abbraccio di spruzzi<br />
scintillanti di una fontana che fa da eco al castello.<br />
Ancora i due spiriti di natura dirigono l’olfatto della donna<br />
verso la chioma profumata di crisantemi in fiore, mentre<br />
un’amabile pettirosso canterino accompagna la danza delle<br />
due, arrivando alle orecchie di Francesca.<br />
249
250<br />
…Iniziano una danza dorata che man mano fa dirigere lo sguardo<br />
della ragazza prima verso un’enorme coloratissima digitale<br />
purpurea…<br />
Memy, sempre cullata dalle altissime note della natura, con<br />
abili passi di danza volteggia, portando con sé un morbido<br />
petalo della digitale purpurea. Ella, chiedendo aiuto al<br />
vento, lo fa arrivare fino in mano alla giovane dama.<br />
pensa Francesca<br />
raccogliendo il dono, continua.
…con abili passi di danza volteggia, portando con sé un morbido<br />
petalo della digitale purpurea…<br />
<br />
“Bene, sta tornando consapevolmente in sé, il varco si sta<br />
man mano chiudendo!” Osserva Rosa, sorridendo alla<br />
nuova amica e compagna di viaggi Memy.<br />
“Sì, sì, ma continuiamo a danzare! Mi sto divertendo<br />
molto!”<br />
Rosa e Memy, mano nella mano continuano a danzare di<br />
gioia, quando i primi raggi di sole di quel mattino<br />
accarezzano le loro delicate aure.<br />
…Rosa e Memy, mano nella mano continuano a danzare di gioia…<br />
251
252<br />
DA SEMPRE…<br />
Hillerod era finalmente davanti a loro.<br />
Il Castello di Frederiksborg si ergeva imponente. Ezio lo<br />
guardò e con un’occhiata sola non ce la fece a coglierlo<br />
tutto: c’era l’edificio, con le sue maestose torri e i mattoncini<br />
rossi, i tetti spioventi, grigio-argento di ardesia, ma anche il<br />
lago e poi i famosi giardini della canzone (“Mi piacerebbe<br />
andare ad Hillerod…”).<br />
…Il Castello di Frederiksborg si ergeva imponente…<br />
“Restare liberi da interferenze dentro quella costruzione<br />
gigante?” si domandò perplesso Ezio, grattandosi la testa.<br />
Ginepro, che era nei paraggi, s’accorse del gesto. Sapeva,<br />
perché lo conosceva bene, che quando lui si metteva le mani<br />
nei capelli un pensiero gli giungeva, rendendolo insicuro. Si
sedette allora sulla sua spalla e promise:<br />
“Ti farò da segnalatore. Ogni volta che, dentro il castello,<br />
incontreremo oggetti, quadri o statue che in qualche modo<br />
possano farti diminuire di concentrazione io ti avviserò e tu<br />
agirai di conseguenza. Che ne dici?”<br />
“Ti ringrazio, amico”, esclamò Ezio, “ma vorrei provare a<br />
cavarmela da solo. Sono pronto a confrontarmi con<br />
l’inesplorato e a lasciarmi sorprendere da ciò che non<br />
conosco. Solo, prima di una prova importante, come mi<br />
sembra questa visita al castello, faccio sempre un ripasso<br />
delle mie potenzialità e cerco di non lasciarmi sopraffare<br />
dall’insicurezza, ma neanche dalla sottovalutazione dei<br />
rischi”.<br />
“Ne sono lieto”, rispose lo spirito di natura che, restituito<br />
alla sua individualità, cominciò a pregustarsi l’esplorazione<br />
delle sale, dei corridoi, delle cappelle all’interno della<br />
costruzione reale, e poi le raccolte di quadri moderni e<br />
contemporanei che gli ultimi due piani riservavano ai<br />
visitatori.<br />
Quindi si voltò ad osservare il pensiero che aveva appena<br />
fatto (gli spiriti di natura fanno pensieri solidi), e lo vide<br />
denso, senza neanche un fil di fiato fra un atomo e l’altro.<br />
Allora, con una spruzzatina violetta del succo delle sue<br />
bacche, lo disfece e si mise in coda al gruppo dei suoi amici,<br />
per entrare nel castello: sarebbe andato con loro, e avrebbe<br />
prestato il servizio che le circostanze richiedevano.<br />
Ortensia e Verbena si avvicinarono a Ginepro, poiché lo<br />
avevano visto distratto dal pensiero:<br />
“Tutto bene?”, chiesero, ed egli annuì.<br />
Enrica li osservava e sentiva che, nonostante il castello<br />
offrisse alcune distrazioni, il gruppo se la sarebbe cavata<br />
egregiamente, e sarebbe uscito da lì senza interferenza<br />
alcuna.<br />
253
…Allora, con una spruzzatina violetta del succo delle sue bacche, lo<br />
disfece…<br />
“Ma quello è prima di andare a Hillerod”, intervenne Ezio,<br />
che faceva esercizi di lettura nel pensiero:<br />
“Infatti la canzone dice sì che “Son sopravvissuti alle loro<br />
gesta”, ma anche che “rimane ancora Hillerod…”<br />
“Qualcosa mi dice, tuttavia”, rispose Enrica, “che riusciremo<br />
a cantarla anche all’uscita da qui”.<br />
Cominciarono il giro: sale, saloni, mobili antichi e assai<br />
pregiati, una scala a chiocciola piuttosto stretta, un piano<br />
occupato interamente da una chiesa ad una sola navata,<br />
ricolma di stemmi che indicavano personaggi famosi di tutte<br />
le nazionalità, i quali avevano contribuito al benessere della<br />
Danimarca e poi ancora scale e stanze a rincorrersi in altre<br />
254
stanze senza soluzione di continuità né corridoi, e arazzi,<br />
tappeti, e tappezzerie damascate, ove il rosso era il colore<br />
predominante.<br />
“Tutto bene, fino ad ora”, constatò Ezio, dopo aver passato<br />
in rassegna se stesso.<br />
“Tutto bene”, disse di sé Ginepro, dopo aver fatto<br />
un’operazione simile a quella del suo amico umano.<br />
“Adesso ci sono i quadri”, fece osservare Ortensia ad Enrica<br />
e, istintivamente, la ragazza aumentò il suo livello di<br />
attenzione.<br />
“Dovete sapere che esistono persone dalla spiccata<br />
immaginazione: una fotografia, un disegno, un quadro, a<br />
volte anche solo un colore o una parola possono aprire loro<br />
squarci imprevisti su mondi sconosciuti”.<br />
“Chi ha parlato?”, si chiese Ezio.<br />
Anche Enrica si fermò, ma sembrava che rimirasse<br />
semplicemente le pareti riccamente decorate.<br />
Ezio si guardò intorno. Nulla. Solo tappeti e quadri. Poi si<br />
guardò dentro. Allora gli affiorò alla mente, come un’onda<br />
che restituisce un relitto, un’immagine della sala prima, il<br />
ritratto di Hans Christian Andersen, quello solito, di profilo,<br />
cupo, in un momento di travaglio, evidentemente.<br />
Osservandolo, Ezio si era sentito coinvolto nelle vicende<br />
dello scrittore ed aveva anche percepito alcune scene della<br />
sua vita. O così, almeno, gli era sembrato.<br />
“Il segreto è, per costoro, non di chiudere gli occhi per non<br />
vedere più, ma di guardare ciò che accade senza venire<br />
catturati dalle scene che stanno osservando. Così la faccenda<br />
diventa fonte di arricchimento: si conoscono altri mondi si<br />
esplora l’immaginazione degli altri esseri viventi ma non si<br />
finisce mai preda di malintenzionati che, accidentalmente,<br />
possono incontrarsi in questi luoghi sconosciuti”.<br />
255
…Allora gli affiorò alla mente, come un’onda che restituisce un<br />
relitto…<br />
Adesso Ezio aveva visto da dove proveniva la saggia voce:<br />
si trattava, ebbene sì, di un altro quadro, proprio sopra la<br />
porta che connetteva la sala precedente a questa: era il<br />
ritratto di Bertel Thorvaldsen, un noto scultore danese, il<br />
quale, nel 1819, aveva conosciuto Andersen e ne aveva<br />
intuito le doti artistiche.<br />
“Più facile a dirsi che a farsi…”, rispose Ezio, con prudenza,<br />
al signore del ritratto: si trattava pur sempre di un quadro<br />
parlante, sebbene dicesse cose interessanti che lo<br />
riguardavano da vicino. Ma non voleva dare adito ad<br />
aperture emozionali che potessero poi permettere alle<br />
interferenze di sporcare la sua aura.<br />
La sua cautela fruttò:<br />
“La prima regola, da suggerire a queste persone così dotate”,<br />
disse paziente Thorvaldsen, “è quella di allenare la propria<br />
256
…si trattava pur sempre di un quadro parlante…<br />
coscienza del presente: se sto camminando per i saloni di un<br />
castello il 14 giugno dell’anno 2007 in compagnia dei miei<br />
amici, com’è possibile incontrare le fantasie di uno scrittore<br />
di duecento anni fa e di uno scultore suo amico ancora più<br />
vecchio?<br />
Qualcosa dovrebbe suggerire alla tua logica che si sta<br />
attivando proprio quella dote di leggere piani di realtà<br />
differenti, che si intersecano con quello nel quale passi la<br />
maggior parte del tempo. Dunque rimani centrato sulla<br />
consapevolezza di te. Poi osserva e, se ti fa del bene,<br />
continua pure questa conversazione con me.<br />
Ma non dimenticare che apparteniamo a piani di realtà<br />
257
differenti. Se all’inizio questa possibilità di comunicazione<br />
interdimensionale può recarti sgomento, con il passare del<br />
tempo lo sgomento quale fonte di instabilità scomparirà e tu<br />
accetterai semplicemente quel che vedi”.<br />
“Ci sono indizi ulteriori che possono aiutarmi a riconoscere<br />
che sto per affrontare un cambio di dimensione?”<br />
Bertel Thorvaldsen sorrise, da dentro il quadro:<br />
258<br />
…Bertel Thorvaldsen rise, da dentro il quadro…<br />
“La prima volta che incontrai Hans ebbi la sensazione di<br />
averlo già visto. Era solo un ragazzino ed io già adulto,
allora, ma era come se lo conoscessi da sempre.<br />
Poi ci incontrammo a Roma, dopo una decina d’anni. Egli<br />
ebbe a confidarmi che era come se Roma fosse casa sua,<br />
come se ci avesse vissuto da sempre, ci fosse sempre stato.<br />
Ebbene, Ezio, cosa hanno di simile le affermazioni che hai<br />
or ora udito?”<br />
Ezio si accarezzò la barba e Ginepro, richiamato dal gesto,<br />
accorse. Ma questa volta rimase in disparte e si mise in<br />
ascolto del curioso dialogo fra il suo amico ed un famoso<br />
scultore danese, che parlava da dentro un quadro in una sala<br />
gialla del castello di Hillerod.<br />
…Ezio si accarezzò la barba e Ginepro, richiamato dal gesto,<br />
accorse…<br />
259
Strano, avrebbe quasi voluto dire, se non fosse che lui era<br />
uno spirito di natura piemontese in gita in Danimarca.<br />
“Ho notato”, rispose Ezio, “che tutte le frasi dicono da<br />
sempre”.<br />
“E questo cosa ti suggerisce?”<br />
“L’eternità. Il concetto di tempo e quanto limitata sia la<br />
percezione che noi, da qui, ne abbiamo.”<br />
“Acuto, anche oltre quanto io potessi mostrarti”, apprezzò<br />
Thorvaldsen. “Ebbene, così è. Ogni volta che io ho detto da<br />
sempre, ogni volta che Hans ha detto da sempre, ogni volta<br />
che tu l’hai detto, abbiamo aperto la via per la connessione<br />
con la Luce e i suoi Abitanti. Così io, e Hans, e anche tu, se<br />
credi, abbiamo superato i passeggeri travagli connessi ai<br />
limiti della nostra percezione”. In quel momento arrivò<br />
Ortensia di corsa:<br />
“Venite qui, venite qui, i vostri amici hanno trovato<br />
l’accesso al piano superiore!”<br />
Ezio girò la testa per guardare nella direzione dello spirito di<br />
natura. Poi guardò ancora verso il quadro di uno scultore che<br />
aveva incontrato Andersen, come avevano appreso dalla<br />
visita al museo dello scrittore a Odense, il giorno<br />
precedente, e il quadro gli restituì la sua immagine statica, i<br />
colori leggermente sbiaditi dall’incedere delle stagioni.<br />
“Hai visto che occhi mobili? Sembra che parli, eh?”, gli<br />
disse Enrica, che ancora stazionava da quelle parti. Ma<br />
glielo disse in un modo strano, ed egli seppe che anche lei<br />
aveva udito quel che aveva sentito lui.<br />
“Andiamo!”, disse ad Enrica, senza indulgere in<br />
compiacimenti di sorta. “Gli altri ci aspettano”.<br />
Questa volta toccò a Ginepro chiudere la scena: lo spirito di<br />
natura guardò ancora verso il ritratto dello scultore, poi<br />
sorrise e vide che il volto dipinto lo ricambiava. Non si stupì<br />
più di tanto. Contento, raggiunse i suoi amici al livello<br />
superiore: cominciava a farci l’abitudine, a<br />
260
quell’ordinario…straordinario.<br />
…lo spirito di natura guardò ancora verso il ritratto dello scultore, poi<br />
sorrise e vide che il volto dipinto lo ricambiava…<br />
261
262<br />
Pomeriggio: Copenhagen<br />
NEL PIANETA DEI SOLDI<br />
“Driade, ci racconti una storia? Ma un'avventura, però, non<br />
una delle solite fiabe di principi e principesse...” Coriandolo,<br />
Stilla, Verbena e Spillo si muovono intorno a Driade, che li<br />
accoglie nel suo manto.<br />
“Vi piacciono le avventure? Bene, cominciamo...<br />
…Coriandolo, Stilla, Verbena e Spillo volano intorno a Driade…<br />
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.... a bordo<br />
del Millennium Falcon, Corian, e Verleyla tornavano,<br />
insieme all'aiuto pilota Chewbecca, dal pianeta Dagobah,<br />
dove il maestro Yoda aveva loro fornito risposte e impartito<br />
esercizi...<br />
“Siamo noi, siamo noi!” Urlano Stilla, Coriandolo, e<br />
Verbena. Spillo li guarda, un po’ in disparte.
“Ma ecco che dalla radio di bordo giunge l'appello<br />
concitato di Spilluke, il loro amico, che era stato inviato in<br />
missione, come giovane jedi, sul pianeta Nationalbank. Ma<br />
facciamo un passo indietro...”<br />
Driade fa una pausa, per controllare che tutti siano ben<br />
attenti, compreso Spillo, che ora, anzi, è anche più immobile<br />
degli altri.<br />
“Voi sapete già il potere nefasto di alcune forme-pensiero<br />
umane, quale potere oscuro e incatenante abbiano nel<br />
divenire elementali astrali che poi vivono di vita propria,<br />
senza più alcun controllo da parte dei loro creatori. Credo<br />
che voi sappiate cosa sono i soldi: sul piano fisico, le cose<br />
non sono a disposizione di tutti, e chi le vuole deve<br />
comprarle usando questi strani fogli di carta o dischi<br />
metallici. Poiché sono ancorati a pensieri di avidità, di<br />
attaccamento, invidia, avarizia, vanità, a cui pochi umani<br />
sfuggono, immaginatevi che potere abbiano gli elementali<br />
che sono raffigurati su di essi. In quel pianeta,<br />
sfortunatamente, le forze oscure erano riuscite ad infiltrarsi<br />
negli artisti che avevano effettuato i disegni delle banconote,<br />
e adesso quel mondo era infestato da elementali fuori<br />
controllo: alcuni, i leoni, i centauri, e alcuni cavalieri con la<br />
spada, combattevano per le forze del bene; però altri, i<br />
draghi, ma soprattutto i basilischi, che erano la<br />
maggioranza, si erano alleati con le forze oscure.<br />
Il governo del pianeta , resosi conto del danno, aveva deciso<br />
di cambiare i disegni raffigurati sui soldi, e aveva chiesto<br />
aiuto al consiglio dei Maestri jedi.<br />
Spilluke, adesso, come dice conciso nel suo appello, si è<br />
nascosto in un luogo sicuro, ma ha difficoltà a muoversi da<br />
lì perchè numerosi basilischi si aggirano senza controllo.<br />
Sappiate che il fiato dei basilischi uccide alberi e piccole<br />
piante: letale, dunque, per tutti gli spiriti di natura. E<br />
263
perfino lo sguardo<br />
… soprattutto i basilischi, che erano la maggioranza, si erano alleati<br />
con le forze oscure…<br />
dei basilischi ha il potere di uccidere!<br />
Dunque, Corian e Verleyla scendono dal Millennium Falcon<br />
e si dirigono da Spilluke sperando di aiutarlo, ma ben presto<br />
constatano che battaglie e scontri infuriano ovunque.<br />
Leoni e cavalieri si lanciano contro i draghi, le cui fiamme<br />
dilagano .... quei pochi cavalieri che riescono a trafiggere i<br />
basilischi con le loro spade muoiono anch'essi: sappiate<br />
infatti che il veleno del basilisco risale attraverso la spada<br />
che lo tocca, fino ad uccidere il cavaliere che la impugna. A<br />
niente vale l'aiuto delle piccole monete, le ore, che corrono<br />
come impazzite, con la loro forma a cuore, a infondere<br />
coraggio nei combattenti...<br />
“ Preparati a partire, Chewbe” dice Corian alla radio. “La<br />
situazione è disperata: abbiamo recuperato Spilluke, ma<br />
torneremo indietro, se appena ci riusciamo: la sua missione<br />
ormai è fallita...”<br />
“Possibile che non ci sia un modo per sconfiggere i<br />
basilischi?” Domanda Stilla.<br />
“C'è sempre un modo, basta cercare la soluzione nel posto<br />
giusto...” sorride Driade.<br />
264
… Corian e Verleyla scendono dal Millennium Falcon…<br />
“Io so dove!” esclama Coriandolo, “Maestro Yoda parlava<br />
dei record akashici, che contengono tutta la conoscenza e<br />
l'esperienza dei pianeti...”<br />
“Grazie del suggerimento!” Gli dice Verbena, “Ma i record<br />
akashici non possono essere consultati sul nostro livello di<br />
esistenza: bisogna andare oltre....”<br />
“...Dove io sono già andata una volta!” ricorda Stilla, “Oltre<br />
l'arcobaleno....dove mi insegnarono gli haiku! Forse posso<br />
tornarci se riesco a ricordarmi come ho fatto quella volta...”<br />
Driade le sorride, per indicarle che è sulla pista giusta.<br />
E Stilla continua: “Accadde che riuscii a lasciar andare<br />
l'attaccamento al risultato dell'incantesimo, e così divenni<br />
talmente leggera da volare in alto come un falco...”<br />
Stilla chiude gli occhi e pensa: “Va bene così, potrò non<br />
sapere come si sconfiggono i basilischi, e andrà bene lo<br />
stesso, la Provvidenza pensa a tutto, avrà una soluzione<br />
anche per questo....”<br />
Una Stilla più leggera e trasparente vola via, lasciando un<br />
piccolo guscio di materia astrale accanto ai suoi amici, e poi,<br />
dopo neanche un battito di ciglia, eccola tornare e riprendere<br />
possesso del suo corpo: “L'ho trovato! L'ho letto nella<br />
Wikipedia Akashica : un basilisco si uccide ponendogli<br />
davanti uno specchio: il suo sguardo vi rimbalza sopra e così<br />
lo uccide...”<br />
265
“Santo cielo,” dice Coriandolo,”l'aveva detto Regine che con<br />
gli specchi non si sa mai cosa può capitare...”<br />
“Dunque, continuiamo?” chiede Driade.<br />
“Siiiì!”<br />
… Una Stilla più leggera e trasparente vola via…<br />
“Chewbcca interroga velocemente il computer di bordo<br />
connesso con i files intergalattici...”Ehi, mi sentite?” si<br />
rivolge poi alla radio, “Ho trovato: prendete uno specchio e<br />
ponetelo davanti agli occhi dei basilischi: questo li<br />
ucciderà!”<br />
“Grazie, Chewbe” risponde Corian con una smorfia, “ma<br />
dove troviamo gli specchi?”<br />
“Io lo so, Ian.” Gli dice Verleyla “ Le nostre spade laser<br />
funzionano con un meccanismo che contiene uno specchio.<br />
Basterà aprirle e recuperarlo...”<br />
“Cosa? Distruggere la mia spada?” La voce di Spilluke<br />
trema.<br />
“Lasciala andare!” Spillo, Coriandolo, Verbena e Stilla<br />
urlano tutti insieme.<br />
“Non hai bisogno della spada, giovane padawan, usa la tua<br />
forza interiore...” E' la voce di Yoda, adesso, che parla.<br />
Spilluke, Corian e Verleyla troncano le spade e, presto,<br />
266
ognuno di loro brandisce uno specchio.<br />
…Spilluke, Corian e Verleyla rompono le spade…<br />
Vi immaginate già come finisce, vero? Ma forse non<br />
proprio.<br />
Gli specchi furono gentili con i basililischi: non li uccisero,<br />
ma li trasformarono.... In cosa? In ponti: ponti di pietra, o<br />
di legno, o di ferro, ponti di ogni tipo, grossi o sottili, al<br />
servizio di chi voleva passare da un mondo all'altro, da un<br />
livello all'altro... I leoni e i cuori si misero a guardia dei<br />
ponti, per evitare infiltrazioni, e per fornire coraggio e<br />
generosità a chi voleva passare. Presto, su quel pianeta,<br />
regnò pace e cooperazione....”<br />
“Che bella storia, Driade! Ma è una storia vera?” le chiede<br />
Coriandolo<br />
“Oh sì!”<br />
“E quanto tempo fa è accaduta?”<br />
“Ma...” risponde Driade “Non è ancora accaduta: accadrà<br />
proprio tra...forse proprio ora...Adesso, tocca a voi!” Driade<br />
svanisce, in un vortice di luce.<br />
Coriandolo e Verbena riescono a stento a credere a ciò che<br />
hanno appena sentito e poi “Guardate!” esclama Stilla,<br />
“Spillo si è addormentato!” “Oh no...”la corregge Verbena,<br />
“non si è addormentato: è stato catturato dai<br />
267
268<br />
… ponti di pietra, o di legno, …<br />
basilischi...guardate, sta male...”<br />
Intorno a loro si va formando, piano piano, l'abitacolo di un<br />
vascello spaziale, il Millennium Falcon , per la precisione.<br />
“Coraggio, ragazzi, ce la possiamo fare: sappiamo già come<br />
va la storia...” dice Stilla.<br />
“Ma non abbiamo mezzi per riflettere i loro sguardi!...”dice<br />
Verbena.<br />
… il Millennium Falcon…<br />
“Sbagliato! Io ho qui qualcosa...” Coriandolo mostra alle<br />
due compagne due frammenti di specchio: “Mi sono portato<br />
via due souvenir da Hillerod....Vieni, andiamo, Leyla; e tu,
Chewbe, qui , in copertura...”<br />
“Aspettate, ci manca ancora qualcosa, prima di concludere la<br />
storia.” dice Stilla. “Mi hanno detto che, contro le forze dei<br />
livelli bassi, niente è efficace come le terzine incantenate...”<br />
E, una terzina dopo l'altra, i tre cosmonauti recitano:<br />
Comprare, comprare, comprare che cosa?<br />
Non certo amore, bellezza, o la vita,<br />
né del buon karma, o un'azione<br />
generosa...<br />
Infatti il donare non è una partita<br />
doppia, col dare e l'avere, ma acqua è<br />
che più non ritorna e che scorre pulita<br />
nel mare, nel cielo, verso Chi sempre è !<br />
…Coriandolo mostra alle due compagne due frammenti di<br />
specchio…<br />
269
1. Claudio apre portali<br />
di luce nei cancelli del<br />
parco.<br />
3. Ginepro parla con<br />
un salice antico.<br />
5. Lanuccia osserva.<br />
270<br />
PIU’ O MENO<br />
2. Aulente riempie di<br />
gioia il sorriso dei<br />
bambini.<br />
4. Ortensia ravviva i<br />
colori<br />
6. “Un premio al più<br />
bravo di voi” dice<br />
guardandoli.
7. I suoi amici<br />
guardano Lanuccia<br />
sorpresi.<br />
9. Il loro sorriso spazza<br />
la nube lontano.<br />
11. Lanuccia sorride:<br />
“Ho capito!”<br />
8. Una nuvola scura<br />
circonda Lanuccia.<br />
10. “Più e meno son<br />
parole che rendono tristi”<br />
le dicono in coro.<br />
12. “Lo star bene è il<br />
nostro premio”.<br />
271
272<br />
Quanto movimento!<br />
Copenhagen incanta<br />
Chi? Roverella!<br />
Manu s’accorge:<br />
sciogli l’incantesimo!<br />
Guarda il cielo.<br />
Kavafis nubi,<br />
Carolina disegni:<br />
tutti aiutano.<br />
Niente Tivoli!<br />
risolve Caiottolo:<br />
andiam verso Sud.
UN PASSO DOPO L’ALTRO<br />
La visita che <strong>Carote</strong> e Lillà aveva organizzato a Copenhagen<br />
era stata all’insegna della semplicità: un volo radente nei<br />
pressi dell’Amalienborg, il monumentale palazzo reale<br />
composto da quattro edifici disposti a quadrilatero, una<br />
passeggiata verso la Vor Fresler Kirke, nel quartiere<br />
Christianshavn, per una spettacolare vista sulla città dalla<br />
torre della chiesa, alta 95 metri, su per i suoi 400 scalini, gli<br />
ultimi 160 dei quali girano sul bordo esterno della torre,<br />
restringendosi fino al punto in cui letteralmente spariscono<br />
sulla sua cima.<br />
In questo modo nessuna interferenza aveva potuto nuocere<br />
al gruppo.<br />
Addirittura Alloro, nel generale clima di serenità che si era<br />
creato, in compagnia di un suo compagno di viaggio umano,<br />
aveva preso una di quelle biciclette che il comune mette a<br />
disposizione dei turisti della città per sole 20 corone, da<br />
inserire come un gettone in un’apposita macchinetta sul<br />
manubrio; finito il tratto di strada che intendi percorrere<br />
lasci la bici in uno dei punti-parcheggio della città (ma alla<br />
fine se ne trovano dappertutto), a disposizione dei prossimi<br />
passanti che ne avranno bisogno.<br />
Scesi dalla torre, avevano giusto trovato una di quelle<br />
biciclette, e Silvia aveva suggerito ad un componente di<br />
<strong>Carote</strong> e Lillà di farci un po’ di strada fino al camper, per un<br />
lavoro di pulizia energetica e cinetica insieme: grazie al<br />
movimento necessario ad azionare i pedali, infatti, talune<br />
forme larviche legate tipicamente all’asfalto sarebbero state<br />
allontanate più velocemente che a piedi.<br />
Alloro aveva preso la palla al balzo:<br />
“Ci vediamo al camper!”, aveva detto allegro ai suoi amici,<br />
saltando sulle spalle dell’amico .<br />
273
…Scesi dalla torre, avevano giusto trovato una di quelle biciclette…<br />
Silvia percorreva le strade della capitale danese osservando<br />
attentamente quanto succedeva intorno. Il lavoro energetico,<br />
nelle grandi città, è sempre molto intenso: tante persone,<br />
sempre mutevoli, tanti edifici, luci, negozi.<br />
Gli spiriti di natura, poi, colonizzano le città con prudenza,<br />
consapevoli dello smog e dei limiti che il vivere in grandi<br />
agglomerati comporta, il che ci priva della loro importante<br />
copertura energetica, in quei luoghi.<br />
Così si camminava, un passo dopo l’altro, un respiro dopo<br />
l’altro, per tenere salda la sfera di luce che circondava<br />
<strong>Carote</strong> e Lillà e per svolgere un intervento efficace su<br />
Copenhagen.<br />
Ezio parlava con Silvia e la aiutava a drenare le energie<br />
pesanti che ingorgavano le arterie cittadine ed Enrica, nei<br />
paraggi, contribuiva al lavoro di gruppo con il respiro.<br />
Regine era accanto a loro, in una missione tanto delicata.<br />
Già il fatto che avessero potuto entrare nella città era<br />
comunque sintomo di grandi progressi per il gruppo,<br />
pensava Silvia:<br />
274
…Silvia percorreva le strade della capitale danese…<br />
“Vuol dire che, in qualche modo, magari per un paio d’ore<br />
soltanto, il gruppo, e quindi ogni suo singolo componente, è<br />
in grado di rimanere concentrato e di non perdersi in formepensiero<br />
che ci complichino il percorso che abbiamo<br />
stabilito”.<br />
Un respiro dopo l’altro, un passo dopo l’altro, arrivarono<br />
davanti al Tivoli, il grande parco-divertimenti della città. Il<br />
richiamo che esercitava sui turisti era davvero molto intenso<br />
ed il lavoro energetico che c’era da svolgere in quella zona,<br />
il quartiere di Vesterbro, sembrava più forte che in altri punti<br />
di Copenhagen. Già solo l’accostarsi alle mura che<br />
separavano il parco dal resto della città faceva salire di<br />
molto la lancetta delle interferenze.<br />
“E’ così”, confermò Regine: “Il parco venne edificato sotto<br />
il regno di Cristiano VIII, il quale diede l’assenso alla sua<br />
275
ealizzazione con il preciso intento di distogliere l’attenzione<br />
dei sudditi dalle vicende politiche del tempo. Allora, uno di<br />
coloro che aveva progettato i giardini, per esaudire il<br />
desiderio del re fece in modo che coloro che entravano nel<br />
parco avrebbero dovuto essere sconnessi dalla dimensione<br />
che abitavano ed essere precipitati da un’altra parte, in un<br />
luogo fatuo, dove vigeva la regola di obliare se stessi e le<br />
proprie personali vicende: i castelli dalle fogge<br />
orientaleggianti, le aiuole, le fontane, le giostre, le montagne<br />
russe, tutto avrebbe dovuto sottilmente inneggiare alla<br />
smemoratezza del presente.<br />
Il parco è edificato in modo tale che, si dice, chi arriva lasci<br />
fuori il suo fardello di problemi. Il punto è che, quando si<br />
esce, il fardello sembra aumentato di peso, visto che è calata<br />
la consapevolezza di chi lo porta”.<br />
“Cosa accade esattamente dentro il parco?”, chiese Silvia.<br />
“Il biglietto è un contratto di smemoratezza che si firma con<br />
le forze dell’oscurità”, spiegò Regine: “Infatti tutto ciò che<br />
noi abbiamo potuto fare, come contromossa, è stato di<br />
renderne il prezzo talmente alto che coloro che non sono del<br />
tutto intenzionati ad entrare abbiano modo di soppesare<br />
attentamente quel che stanno per fare, allertati da una cifra<br />
così poco etica”.<br />
Silvia, a quel punto, misurò le proprie forze, poi quelle della<br />
<strong>Carote</strong> e Lillà e valutò che un buon lavoro di ripulitura del<br />
parco dalle forme-pensiero che lo infestavano poteva essere<br />
svolto anche da fuori, magari davanti ad una tazza di tè<br />
caldo, al sicuro, sui camper.<br />
“Per gli spiriti di natura è diverso”, continuò Regine, dopo<br />
aver approvato la valutazione di Silvia circa le modalità del<br />
lavoro da compiersi sul Tivoli: “Essi possono entrare, visto<br />
che l’incantesimo non ha effetti su di loro, e fare da ponte<br />
con voi, che vi troverete sul camper. In questo modo l’arco<br />
energetico che si creerà fra voi e loro bonificherà il parco”.<br />
“Bene!!”: Ciliegio e Coriandolo, quali rappresentanti della<br />
276
categoria appena evocata da Regine, si offrirono volontari<br />
per la missione ed ella diede le ultime istruzioni al gruppo.<br />
Ma non tutti avevano ascoltato il suo intervento: una parte di<br />
<strong>Carote</strong> e Lillà aveva già subito le forme-pensiero di oblio e<br />
di fatuità provenienti dall’area ed aveva deciso di andare a<br />
fare una visita all’interno del luogo.<br />
…una parte di <strong>Carote</strong> e Lillà era già entrata in contatto con le formepensiero<br />
di oblio e di fatuità…<br />
Silvia, di fronte a tale decisione, si strinse nelle spalle:<br />
dichiarò esplicitamente che lei non si sentiva di entrare nel<br />
parco-giochi e lasciò che ciascun membro della <strong>Carote</strong> e<br />
Lillà facesse la propria dichiarazione di intenti. Così fu che<br />
il gruppo si divise a metà: una parte sarebbe andata al Tivoli<br />
e l’altra tornata ai camper, poco lontano.<br />
Ella sapeva esattamente che si trattava di una scelta<br />
rischiosa, pericolosa addirittura per coloro che avevano<br />
deciso di entrare, ma sapeva anche che ognuno di essi aveva<br />
gli strumenti e tutte le informazioni necessarie per decidere<br />
cosa era più utile, per il bene di ciascuno e per tutti.<br />
Guardò Ezio, che faceva parte del gruppetto di coloro che<br />
entravano. Si diresse verso il camper.<br />
277
Sentì una sensazione affiorare ed aumentò istintivamente la<br />
consapevolezza.<br />
Apparve nuovamente Regine:<br />
“Riconosci questa sensazione?”<br />
Silvia le si fece accanto ed osservò, da quella posizione, ciò<br />
che aveva percepito sul piano astrale.<br />
“Sfumatura viola scuro, odor di distacchi e malinconie.<br />
Mmm…, solitudine?”<br />
“Corretto”, assentì Regine.<br />
Silvia tornò lentamente al corpo fisico.<br />
…Guardò Ezio, che faceva parte del gruppetto di coloro che<br />
entravano…<br />
Si guardò intorno: alcuni membri del gruppo le<br />
camminavano accanto, si stavano dirigendo ai camper dove<br />
Alloro li attendeva per il tè, e Ciliegio e Coriandolo, dal<br />
Tivoli, erano pronti a dare inizio al lavoro che avrebbe<br />
liberato il parco dall’incantesimo.<br />
Poi osservò ancora: la strada, le vetrine, i vasi, di tutte le<br />
fogge, un peluche enorme e montagne di biciclette, biciclette<br />
278
ovunque:<br />
“Guardare al presente!”, esclamò: “ecco cosa mi rende<br />
sicura di me e del mio compito”.<br />
Regine sorrise:<br />
“E’ così. Il passato è un riverbero di luce, un evento<br />
accaduto forse un milione di anni fa, per quel che possiamo<br />
saperne, una stella cadente. Ma il presente, il tuo passo sulla<br />
superficie della Terra, in questo momento, questo sì che<br />
dipende da te, adesso”.<br />
Un passo dopo l’altro, un passo dopo l’altro, il gruppetto<br />
arrivò al parcheggio.<br />
Silvia si voltò, verso i giardini del Tivoli, e vide l’arco di<br />
luce già disteso. “E’ bastata la vostra connessione durante<br />
questo breve tragitto ad accelerare il processo di pulizia di<br />
tutto il quartiere” affermò Regine. “ Dopo questo vostro<br />
intervento, non passerà molto tempo che le mura di cinta del<br />
parco verranno abbattute, molte costruzioni saranno aperte e<br />
trasformate in giardini d’inverno, e tutta l’area sarà restituita<br />
agli abitanti di Copenhagen, i quali potranno passeggiarvi<br />
per godere delle forme degli alberi e armonizzare i loro<br />
disagi, anziché obliarli”.<br />
Silvia e gli altri erano davvero lieti per il lavoro svolto.<br />
Salirono in camper. Alloro stava per mettere a scaldare<br />
l’acqua per il tè, quando il gruppetto di <strong>Carote</strong> e Lillà , fra<br />
cui Ezio, che aveva deciso di entrare al Tivoli, si fece<br />
sentire.<br />
“Già di ritorno?”, chiese Silvia.<br />
“Sì”, rispose Ezio: “il prezzo del biglietto era così alto che<br />
non valeva proprio la pena di spendere tutto quel denaro per<br />
una visita breve come quella che volevano fare noi”.<br />
“Magari”, sorrise Silvia, “la prossima volta che torneremo<br />
qui si potrebbe andare tutti insieme”.<br />
Regine annuì, poi aprì le ali e volò via. L’arco di luce brillò<br />
279
280<br />
…Silvia si voltò, verso i giardini del Tivoli, e vide l’arco di luce già<br />
disteso…<br />
più intensamente, in quel momento, e fece risplendere tutto<br />
il Vesterbro.<br />
Coriandolo e Ciliegio erano giusto di ritorno.<br />
“Tutti a bordo!!”, annunciò Alloro. “Si riparte!”<br />
L’avventura continuava.<br />
…Regine annuì, poi aprì le ali e volò via…
281
SETTIMO GIORNO:<br />
SCHWERIN – CESKY KRUMLOV<br />
282
Notizie sulla città di Schwerin:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Schwerin]<br />
Un caloroso benvenuto a Schwerin:<br />
[http://www.schwerin.com/eng/index.php]<br />
Dresda è la capitale della Sassonia, sorge sul fiume Elba la cui<br />
valle è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’unesco.<br />
E’ nota per aver subito un terribile bombardamento il 14<br />
febbraio del 1945: [http://it.wikipedia.org/wiki/Dresda]<br />
Il bombardamento di Dresda:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Dresda#Il_bombardamento_del_1945<br />
]<br />
283
284<br />
Mattina:<br />
in viaggio da Schwerin verso<br />
Dresda<br />
LA TERRA PROMESSA<br />
15 Giugno, Schwerin, alcune ore prima dell’alba.<br />
“Non troveremo mai la strada!” Silvia dice a Claudio. “E’<br />
già la seconda volta che passiamo di qui, e l’unico modo di<br />
uscire da questa piazza è quella di tornare indietro!”<br />
Claudio ride, commentando: “E’ veramente pazzesco, siamo<br />
finiti in un’altra dimensione…”<br />
“Beato lui che ha voglia di ridere…” pensa Silvia, ma un<br />
sorriso increspa anche la sua bocca.<br />
“Regine, non possiamo aiutarli?” Chiedono Rosa e Spillo,<br />
un po’ in pensiero per la situazione difficile.<br />
“No, mi dispiace” risponde Regine. “Questa prova è tutta<br />
per loro. Impareranno e diventeranno più forti. Ma, se<br />
proprio vi sentite a disagio a non far niente, mettetevi qui,<br />
accanto a me, che vi racconto una storia.<br />
Proprio in questo territorio, tanto tempo fa, una<br />
popolazione vichinga fu oppressa da un altro popolo.<br />
Infatti, le piccole talpe dal pelo liscio come seta, un giorno,<br />
videro giungere una popolazione di ratti, ordinati e<br />
organizzati come un esercito.<br />
Loro, le piccole talpe, invece, vivevano alla giornata, senza<br />
fare progetti o organizzarsi in truppe, e così non reagirono<br />
subito all’invasione dei ratti. E questi, all’inizio, si
limitarono a recintare il territorio delle talpe, imponendo<br />
loro di non uscire da sotto terra, poi cominciarono a<br />
denigrarle, dicendo che erano tonte, ignoranti…<br />
… le piccole talpe dal pelo liscio come seta un giorno, videro giungere<br />
una moltitudine di ratti…<br />
Silki, una talpina indipendente a cui già non piaceva<br />
prendere ordini da qualcun altro, sopportò finché poté i<br />
nuovi limiti che le venivano imposti col potere della forza (i<br />
ratti erano molti di più e molto più forti).<br />
Ma un giorno, quando seppe che ai piccoli veniva<br />
raccontata una favola in cui una talpa teneva prigioniera<br />
sotto terra una piccola fanciulla di nome Pollicina, allora<br />
capì che non poteva più sopportare di vivere in quel paese,<br />
e decise di scappare. Aveva sentito dire che un vecchio<br />
talpone, forse uno stregone, poteva indicarle il modo, e<br />
andò a trovarlo in gran segreto.<br />
285
… Silki, una talpina molto indipendente …<br />
Ma gli stregoni, è bene che lo sappiate, non fanno mai<br />
niente per niente, ed egli, in cambio di un incantesimo che<br />
l’avrebbe portata fuori di lì, le chiese la cosa più preziosa<br />
che Silki possedeva, un oggetto che la sua famiglia si<br />
tramandava da tempo: un paio di occhiali.<br />
“Ma se ti do gli occhiali,” chiese Silki, “come farò poi a<br />
trovare la strada che mi indicherai?”<br />
“Non ne avrai più bisogno:” rispose lui, “basterà che tutte<br />
le sere, prima di addormentarti, tu reciti l’incantesimo, e la<br />
mattina saprai dove è la strada, senza bisogno di vederla.”<br />
”E dove mi porterà quella strada?” chiese ancora Silki.<br />
“Che domande!”rispose il talpone scuotendo il capo,<br />
“Dove vanno tutte le talpe che fuggono da qui: alla terra<br />
promessa!”<br />
E il contratto fu firmato. Silki cedette gli occhiali, e, senza<br />
vedere granché, si incamminò nella direzione indicatale<br />
dallo stregone.<br />
E scavava fino alla sera, quando recitava la formula<br />
imparata a memoria.<br />
286
… un paio di occhiali…<br />
Adesso che è notte aiuto ti chiedo,<br />
la terra promessa voglio, e la vedo<br />
diceva tutte le sere Silki, ma quell’aiuto che chiedeva allo<br />
stregone le arrivava nella sua forma peggiore: il talpone in<br />
persona, con tutti i suoi aiutanti (insetti, larve, e<br />
quant’altro) si fermava da lei tutta la notte, a cibarsi dei<br />
suoi sogni e della sua energia. Come si svegliava stanca, la<br />
mattina dopo.! E non sapeva ciò che vedeva, sapeva solo<br />
che doveva andare avanti a scavare.<br />
“La carta parla chiaro:” dice Silvia togliendosi gli occhiali,<br />
“dritto, poi a destra, poi ancora a destra. Ma poi, quando<br />
arriviamo alla freccia, troviamo che la strada è chiusa per<br />
lavori in corso!”<br />
“Proviamo a rifare il percorso ancora una volta…” Le dice<br />
Claudio.<br />
287
288<br />
… E scavava…<br />
“Ma sì, proviamo…” risponde lei, pensando “in qualche<br />
modo ce la caveremo…”<br />
Ed eccola qui, una sera dopo tante, Silki, che recita di<br />
nuovo la sua formula: e la ripete più e più volte, con quella<br />
rima che le risuona dentro la testa, tanto da farle perdere<br />
anche il senso delle parole.<br />
“Si autoipnotizza, con quella rima, ecco cosa succede! Il suo<br />
ritmo la istupidisce!” Dice Rosa.<br />
“E anche”, continua Spillo, “non le dà alcuna via<br />
d’uscita…Le terzine, per esempio, ho già visto come<br />
lavorano: lasciano sempre una strada per la strofa<br />
successiva, e tengono ben svegli…”<br />
“E allora, “ dice Regine, “provate ad aiutarla, su…”<br />
Silki sta attaccando per l’ennesima volta “Adesso che è<br />
notte..”, quando il suo delicatissimo naso si raggrinza e si<br />
agita, aspirando un profumo che non conosce. Rosa è lì,<br />
accanto a lei, anche se Silki non può vederla, e il suo<br />
profumo è così dolce che ha il potere di far perdere la<br />
memoria.
…Rosa è lì, accanto a lei e Silki non può vederla…<br />
“Non mi ricordo più..” dice Silki, “Come faceva la<br />
formula? Adesso che è notte aiuto ti chiedo…<br />
A te che proteggi e non chiedi mai niente…Fa così?” Si<br />
domanda, ripetendo le parole che Spillo le sussurra<br />
all’orecchio. “La terra promessa voglio, e…. Non vedo che<br />
terra e terra” aggiunge poi consapevole che i suoi scavi<br />
non hanno portato a niente, “Ma un profumo si sente….”<br />
“Adesso la ricordo tutta!” Silki esclama, contenta:<br />
Adesso che è sera un favore ti chiedo<br />
A te che proteggi e non chiedi mai<br />
niente,<br />
la terra promessa voglio e non vedo<br />
che terra e poi terra, ma un profumo<br />
si sente….<br />
E Silki chiude gli occhi, per la prima volta serena e<br />
soddisfatta. Ma stavolta ha domandato a chi non vuole<br />
289
niente in cambio, e nel sonno, nei suoi sogni, va a trovarla<br />
una talpina con una tuta da giardiniera, e un viso allegro<br />
dal naso rosso. Ha in mano un pennello, di quelli che<br />
servono a ripulire le foglie dalla terra, e con quello<br />
290<br />
…una talpina con una tuta da giardiniera…<br />
spazzola delicatamente la fronte di Silki.<br />
“Chi sei? Che fai?” le chiede lei.<br />
“Sono Karo, una talpa giardiniera, e ti metto in grado di<br />
vedere meglio la strada. Guardati indietro: già così dovresti<br />
vedere la direzione in cui hai scavato.” Risponde Karo.<br />
Silki guarda dietro di sé e vede tutto il suo percorso: “Ma<br />
ho girato in tondo!” dice “La strada che mi ha indicato lo<br />
stregone non portava da nessuna parte! Mi ha imbrogliato...”<br />
“Chi non vuole essere imbrogliato, è meglio che non chieda
aiuto agli imbroglioni…” le dice Karo.<br />
“E tu, Karo, adesso mi puoi aiutare tu? Se mi aiuti a trovare<br />
la strada, cosa ti do’ in cambio?”<br />
Karo le risponde: “Non ti ricordi il verso della poesia? Io<br />
proteggo e non domando mai niente…Tu hai chiesto aiuto a<br />
me e non a un imbroglione che ti porta via ciò che può…Io<br />
ti aiuterò a trovarla da sola, la tua strada…”<br />
E la talpa giardiniera continua a pulire.<br />
…E il pennellino della talpa giardiniera continua a pulire, a pulire…<br />
Prima di ricadere nel sonno, Silki chiede, a quella<br />
fantastica talpa accorsa in suo aiuto:<br />
“Ma troverò la terra promessa?”<br />
“La terra promessa?” Le risponde lei. “E chi te l’ha<br />
promessa, quella terra?”<br />
Ma Silki non risponde: il suo sonno è ormai diventato<br />
profondo e senza sogni.<br />
“Siamo di nuovo qui!” Dice Silvia vedendo la stessa strada<br />
291
chiusa. E pensa: “Carolina dorme, non voglio svegliarla, ma<br />
lei cosa farebbe se fosse al mio posto?”<br />
Le sembra di sentirla mentre dice “Ma andiamo da un’altra<br />
parte! Se la strada verso Sud è interrotta, andiamo verso Est,<br />
forse dobbiamo passare di lì…prima o poi la troveremo, la<br />
strada…”<br />
“A Est!” dice Silvia.<br />
La mattina dopo, Silki quasi non si ricorda cosa è successo,<br />
ma non si è mai sentita meglio in vita sua: allegra, piena di<br />
forze, e con una splendida visuale. Vede una grande linea<br />
blu, come una strada, che deve solo essere liberata dalla<br />
terra, per permetterle di passare. E, allora, Silki si ricorda<br />
della domanda della talpa giardiniera: “Chi me l’aveva<br />
promessa, quella terra?” si dice, “ Forse è vero che sono<br />
ignorante come una talpa, ma io, davvero, non lo so….”<br />
Silki comincia a scavare nella direzione che adesso, per lei,<br />
è l’unica possibile, e non si ferma certo a guardarsi<br />
indietro…Non resta che provare ad andare, e capirà da<br />
sola che tipo di mondo è quello verso cui è diretta…<br />
“Finalmente ci siamo!” Silvia e Claudio applaudono, al<br />
vedere il cartello autostradale blu che indica la direzione<br />
Sud. “Credevo di non venirne più fuori!”<br />
“Anche io,” dice Claudio, “ ma qualcuno ci ha aiutato, ne<br />
sono sicuro…Adesso appena ci fermiamo, potrò finalmente<br />
dormire…”<br />
“Anche io, ma solo dopo aver dato un bacio della buona<br />
notte a Carolina….” Aggiunge Silvia.<br />
Quella notte, Silki non sentì il bisogno di recitare nessuna<br />
formula, ma prima di dormire, sentì di nuovo un forte<br />
profumo di rosa. E allora disse, a bassa voce: “Grazie”.<br />
E sognò di un mondo fiorito, scaldato dal sole, dove orti e<br />
giardini ospitavano un popolo di talpe dal pelo setoso.<br />
292
…E sognò di un mondo fiorito, scaldato dal sole,…<br />
293
294<br />
IL CIELO SOPRA BERLINO<br />
1. Aulente guarda le<br />
nuvole grigie sopra<br />
Berlino<br />
3. ”Che noia questa<br />
strada tutta uguale!”<br />
dice Stilla<br />
5. “Ecco un bel vaso di<br />
fiori!” dice Ginepro<br />
dando forma a una<br />
nuvola.<br />
2. L'autostrada scorre<br />
veloce.<br />
4. “Facciamo il gioco<br />
delle nuvole!” propone<br />
Aulente.<br />
6. ”E io faccio un<br />
cuore...”dice Verbena
7. “Io faccio<br />
un’annaffiatoio..” dice<br />
Stilla<br />
9. “Io faccio una<br />
conchiglia” dice Aulente<br />
11. “Guardate quella<br />
nuvola: non sembra una<br />
colomba?” dice Aulente<br />
8. “E una barca a vela..”<br />
dice Lanuccia<br />
10. “Facciamo delle<br />
carote e dei lillà!”<br />
dicono tutti.<br />
12. Adesso non ci sono<br />
rimaste più nuvole e il<br />
cielo sopra Berlino è<br />
sereno.<br />
295
296<br />
Ezio osserva:<br />
Tu non pensi che a te,<br />
Caro Ciliegio.<br />
Memy lo guarda:<br />
Sai cos’è l’amicizia?<br />
Lui è un amico.<br />
Un grande cuore<br />
ha lo spazio per tutti<br />
Ortensia lo sa.<br />
Ciliegio pensa:<br />
Siamo tutti insieme!<br />
Andiamo oltre.
IL PROCESSO<br />
Erano arrivati a Schwerin di notte, c’era la pioggia e nessuno<br />
per le strade. A Kavafato non piaceva per niente. Errici, al<br />
volante del camper, cercava di convincerlo che non era poi<br />
tanto male. Giulini e Michelina Nonmivà riposavano. Il prof<br />
Genè, insieme a Coriandolini e De Roverellis, cercava la<br />
strada che li avrebbe portati fuori da quel posto, ma per<br />
adesso giravano in tondo, per le vie della città. Allorici e<br />
Caiottolo guardavano fuori dal finestrino.<br />
…Allorici e Caiottolo guardavano fuori dal finestrino…<br />
Poi Giulini si svegliò, per via di una buca che Errici aveva<br />
preso:<br />
“Fermiamoci qui”, disse, con un tono strano.<br />
“Qui?” trasecolò Kavafato. “Giulini, ma che dici, in<br />
297
piazza??”<br />
“Perché no? Non c’è nessuno”: a tratti sembrava che<br />
scherzasse. Ma a tratti no: “Domani mattina tanto andiamo<br />
via. Oppure”, continuò, sempre senza che si capisse se<br />
faceva sul serio o no, “se ci piace, possiamo rimanere. Il<br />
diritto internazionale ce lo permette, no?” disse, strizzando<br />
l’occhio a Caiottolo.<br />
Lui la prese sul serio:<br />
“Il diritto internazionale? Non mi sembra proprio che esista<br />
una norma che preveda la facoltà di campeggiare sulla<br />
piazza centrale di ogni luogo. Prof, lei che dice?”<br />
Ma il prof taceva. Immerso nelle mappe, non sembrava<br />
interessato alla loro conversazione.<br />
“La norma non c’è?”, riprese Giulini. “Non c’è una norma<br />
che consenta a chiunque si senta attratto da una terra, dopo<br />
un lungo viaggio, di sostarvi? Di godersi il meritato riposo?<br />
E poi, il prof ce l’aveva promessa, una sosta”.<br />
“Ma nella piazza principale sembra più un’occupazione<br />
della città che una sosta”, puntualizzò Allorici. “E poi non<br />
mi risulta che il prof ci abbia fatto alcuna promessa”.<br />
“Che c’entra, Allorici”, intervenne Coriandolini, “anche se<br />
l’avesse fatta, questo non ci legittimerebbe comunque a<br />
piazzarci a casa degli altri”.<br />
“Perché no?”, insistette Giulini. Poi, sempre con quel tono<br />
strano “Le leggi le fanno gli uomini. Se una legge non c’è,<br />
beh, allora creiamola ad hoc.”<br />
“Io non continuo questa conversazione”, disse fermo<br />
Coriadolini.<br />
Caiottolo volteggiò nell’aria della sera umida di Schwerin,<br />
noncurante della pioggia e Giulini, suo malgrado, dovette<br />
seguirlo.<br />
Suo malgrado perché, in fin dei conti, lei non credeva che i<br />
suoi compagni l’avrebbero presa tanto sul serio: si<br />
conoscevano da anni, e ogni volta che lei cominciava a<br />
insistere, a sostenere la sua ragione nonostante tutti gli altri<br />
298
le dicessero che non era così, puntualmente la faccenda<br />
cadeva nel vuoto, e così finiva col dire, che ce l’avevano<br />
tutti con lei.<br />
Ma stasera no.<br />
“Che succede? Perché mi hanno dato tanto spago? Non<br />
volevo mica campeggiarci sul serio al centro di Schwerin.<br />
Certo, non avevo più voglia di andare errando per queste<br />
terre e Schwerin mi ha ricordato casa mia ma, insomma, lo<br />
sapevo da me che fermarsi lì avrebbe solo rallentato il<br />
viaggio. Dove siamo, Caiottolo?”, disse riemergendo dai<br />
suoi pensieri.<br />
…Caiottolo volteggiò nell’aria della sera umida di Schwerin,<br />
noncurante della pioggia e Giulini, suo malgrado, dovette seguirlo…<br />
299
“Siamo nella Sala delle Udienze, allo Schweriner Schloss”,<br />
rispose quello, che si era strasformato nel suo avvocato.<br />
Infatti la sala era arredata in modo tale che non v’erano<br />
dubbi: si trovavano in un’aula di tribunale. La domanda<br />
giusta sarebbe stata, allora, perché si trovavano lì.<br />
Caiottolo, seduto accanto a lei, tacque.<br />
Alla sua sinistra, in un altro banchetto, stava Allorici, che<br />
sfogliava un dossier, il pubblico ministero, l’Accusa.<br />
Di fronte sedeva una figura ma, per quanto si impegnasse,<br />
non riusciva a vedere chiaramente il volto di colui che era il<br />
giudice di quel… quel … processo.<br />
“Perché siamo qui, Caiottolo?, rettificò allora Giulini.<br />
300<br />
…Di fronte sedeva una figura ma, per quanto si impegnasse, non<br />
riusciva a vedere chiaramente il volto…
“Corretto”, confermò il giudice e quella voce non le giunse<br />
nuova: “Siamo qui affinché si chiarisca la tua posizione<br />
rispetto agli abitanti di Schwerin: essi sono stati lesi nel loro<br />
diritto alla sicurezza ideale del territorio”.<br />
“Io non ho fatto proprio niente!” esclamò Giulini. “E poi<br />
anche gli altri erano d’accordo con me. Intanto mi ci hanno<br />
portato loro, lì, e… e… poi non si sono opposti alla mia<br />
idea, anzi mi hanno presa sul serio”, farfugliò.<br />
“Silenzio!”, il giudice la zittì. “Ci sono dei testimoni”,<br />
affermò poi.<br />
Si aprì la porta ed entrò Kavafato.<br />
“Eravate d’accordo con Giulini?”, chiese il giudice al nuovo<br />
arrivato.<br />
“No”, rispose quello.<br />
“Ma qualcuno disse a Giulini che la sua idea di dormire in<br />
piazza era una follia?”, intervenne Caiottolo.<br />
“Non così esplicitamente. Solo Coriandolini era stato fermo<br />
sul punto”.<br />
“Lui da solo però”, osservò il giudice.<br />
“Sì”, confermò Kavafato, “gli altri cercavano di ragionarci,<br />
ma nessuno sembrava opporsi del tutto. Mi sembra si<br />
cercasse qualche norma che legittimasse il campeggio nel<br />
centro città, il diritto internazionale…”<br />
“Lei che ne pensava?”, gli chiese Allorici.<br />
“Mi sembrava una cosa irragionevole, ma se agli altri stava<br />
bene…”<br />
Uscì dall’aula, guardando Giulini che non riusciva ancora a<br />
credere a quel che stava accadendo: la processavano per<br />
abuso al territorio altrui. Ma lei aveva solo detto la prima<br />
cosa che le passava per la mente. Era lei la vittima, non gli<br />
abitanti di Schwerin.<br />
“Il prossimo”, disse il giudice.<br />
Entrò Errici. Se ne stava leggermente curvo in avanti e<br />
Giulini sapeva che non era un buon segno: Errici assumeva<br />
301
quella posizione solo quando qualcosa di ben preciso gli<br />
apriva il corpo energetico: il senso di colpa.<br />
“Allora”, iniziò Allorici, “cosa pensò della proposta di<br />
Giulini di campeggiare in piazza?”<br />
“La trovai un’assurdità, come ha detto Kavafato, ma pensai<br />
che in qualche modo fosse colpa mia: avevo tanto<br />
magnificato quella cittadina che forse, mi son detto, Giulini<br />
adesso vuole rimanere qui perché io ho creato una formapensiero<br />
così tenace che lei ci è finita dentro a sua insaputa”.<br />
“Ma”, interloquì il giudice, “lei, Errici, conosce un’infinità<br />
di modi per pulire l’inconscio collettivo”.<br />
302<br />
…Errici assumeva quella posizione solo quando qualcosa di ben<br />
preciso gli apriva il corpo energetico…
“Sì, però in quel momento il senso di colpa era così forte che<br />
ho provato solo vergogna di me stesso e questo deve aver<br />
ulteriormente compromesso il mio livello di consapevolezza<br />
perché, poi, volevo andare da un’altra parte, non ad aiutare<br />
Giulini a venirne fuori”.<br />
“Chi c’è adesso?” chiese il giudice, mentre Errici,<br />
congedato, si allontanava dall’aula a capo basso.<br />
“Michelina Nonmiva!”, chiamò Allorici, stentoreo.<br />
La ragazza si sedette al banchetto dei testimoni:<br />
“Io mi sentivo in colpa perché, in classe, quando Giulini<br />
parla, non la ascolto mai. Allora, mi son detta, via, diamole<br />
retta, tanto, per una volta, che sarà mai? E poi, è giusto darle<br />
una specie di compenso morale per tutto quel che le ho fatto<br />
passare in questi anni”.<br />
“C’è qualcun altro?”, chiese il giudice, che adesso s’era fatto<br />
un’idea precisa della situazione.<br />
“Sì, il professor Genè”, rispose Caiottolo.<br />
“Lei doveva vigilare sulla classe”, lo apostrofò subito:<br />
“Perché Giulini stava per prendere il sopravvento?”<br />
“Era una soluzione per il momento”, disse quello, con tono<br />
di scusa. “Nel frattempo avrei studiato le mappe e li avrei<br />
condotti fuori di lì a breve. Li avevo cacciati io in quella<br />
situazione: una loro proposta di sostare non mi sembrava<br />
inverosimile, magari non in piazza, magari senza tende, in<br />
camper e solo per qualche ora…”<br />
“Ma lei non disse niente di tutto ciò, lei tacque”, puntualizzò<br />
Caiottolo. “La classe ha interpretato il suo silenzio come<br />
l’assenso al proposito dell’imputata”.<br />
Quindi Giulini guardò Caiottolo e questi fu solenne:<br />
“Chiamo Giulini a testimoniare”.<br />
Lei si alzò e prese posto al banco dei testimoni. Quindi<br />
l’avvocato le chiese:<br />
“Può spiegarci come le venne in mente un’idea del genere?”<br />
303
“Un’ombra”, rispose la ragazza, spiazzando gli astanti. “Mi<br />
sembra che un’ambigua ombra fosse interessata a che io<br />
insistessi, ma cosa l’avesse attirata non lo so. Il luogo stesso,<br />
probabilmente, o la mia ambivalenza: volevo fare la<br />
spiritosa, poi quell’ombra mi ha preso la mano e non<br />
riuscivo più a fermarmi. Parlavo di leggi, di diritto<br />
internazionale, ma non ero io a dire quelle cose, ad insistere<br />
per campeggiare nel centro di una città”.<br />
“E adesso cosa pensa di quel che è accaduto?”<br />
“Mi sembra assurdo. Dovevamo andare via di là, subito”.<br />
“Per me può bastare”, disse il giudice, che Giulini non era<br />
riuscita a riconoscere. Eppure quei lineamenti le ricordavano<br />
qualcuno.<br />
“Mi ritiro per deliberare”.<br />
La Corte uscì e la classe al completo rientrò, per la sentenza.<br />
304<br />
…La Corte uscì e la classe al completo rientrò, per la sentenza…
Il giudice stette via poco tempo. Poi si udirono i suoi passi<br />
ed infine la sua voce:<br />
“In qualità di Presidente di questo Speciale Tribunale, ho<br />
indicazioni, e non condanne, per ciascuno di coloro che<br />
hanno sfilato davanti a me:<br />
Kavafato, ascolta la voce delle Guide.<br />
Errici, nulla è per sempre, neppure i pesanti fardelli.<br />
Michelina Nonmiva, vale anche per te.<br />
Il tempo trasforma ogni cosa, perché le colpe dovrebbero<br />
sottrarsi a questa legge dell’Universo? Perché ci dovrebbe<br />
volere tanto tempo ad ammortizzare una colpa?<br />
Avete mai sentito parlare del Signor Micawber? No? Allora<br />
leggete o ascoltate l’audiolibro del Davide Copperfield.<br />
Prof. Genè, dia voce alle sue amletiche perplessità. Poi, un<br />
giorno, non avrà che una sola voce da ascoltare e quella la<br />
condurrà diritto fuori dal labirinto, senza esitazioni.<br />
Infine: Giulini, per lei ho solo da mostrarle chi sono,<br />
affinché ella sappia quanto creativo possa essere il suo<br />
pensiero. Aggiungo solo che il pensiero va orientato,<br />
altrimenti come farà a scegliere in che direzione andare,<br />
piuttosto che permettere alle ombre evocate da pensieri<br />
confusi di prendere il sopravvento?”<br />
Detto questo si fece sotto un faro che stava proprio lì, nei<br />
paraggi, e la luce illuminò il volto del giudice: era Francy!<br />
Giulini trasalì e si svegliò di colpo: era in camper, Errici alla<br />
guida, Kavafato a fianco. Michelina Nonmiva dormiva. Sul<br />
camper davanti il prof, De Roverellis e Coriandolini<br />
cercavano la superstrada verso Berlino, che li avrebbe<br />
condotti fuori dalla Germania.<br />
305
“Andiamo via di qui”, disse.<br />
“Guardate!” esclamò Errici proprio in quel momento, “il<br />
cartello indica Berlino! Ce l’abbiamo fatta, abbiamo trovato<br />
306<br />
…e la luce illuminò il volto del giudice: era Francy!...<br />
la strada!”<br />
“E bravo il prof”, approvò Kavafato.<br />
Giulini sorrise. La pioggia cadeva diritta sulla strada. Dalla<br />
cuccetta posteriore, nella quale si trovava, vide l’asfalto farsi<br />
brillante, come un corridoio di luce che si tracciava al loro<br />
passaggio.
Andiamo via di qua, ripeté piano, solo per se stessa, e quella<br />
scia luminosa si levò verso il cielo.<br />
La notte correva verso sud, veloce.<br />
…Dalla cuccetta posteriore, nella quale si trovava, vide l’asfalto farsi<br />
brillante, come un corridoio di luce che si tracciava al loro passaggio...<br />
307
308<br />
Pomeriggio:<br />
da Dresda a Cesky Krumlov<br />
NUVOLE SENZA OMBRE<br />
Dresda….. Gli occhi di Francy scorrono sulle cupole dorate<br />
che vede fuori dal finestrino. Che peccato che abbia così<br />
sonno: le piacerebbe osservare bene la città, le piacerebbe<br />
carpire i suoi segreti, intuire l’energia che scorre nelle sue<br />
vie, le piacerebbe poi raccontarla, o scriverla. In una storia,<br />
magari…..<br />
“Finalmente! Sai che devi lasciarti andare al sonno, specie<br />
quando arriva così, inaspettato, a metà giornata!” Tata Rosa,<br />
di fronte a lei, la rimprovera con dolcezza, ma con la<br />
fermezza che solo le tate hanno, specie quando si parla di<br />
sonno. Accanto a Tata Rosa, Maestro Alloro la guarda,<br />
incuriosito: “E’ questa l’allieva artista?”<br />
…Accanto a Tata Rosa, Maestro Alloro la guarda, incuriosito…<br />
“Sì.” Gli risponde Rosa. “Vuole imparare a raccontare<br />
favole, e, siccome le favole riguardano i bambini, sono qui
anche io in veste di educatrice.”<br />
“Dunque, Francy, comincia: siamo qui per aiutarti..” La<br />
invita Alloro.<br />
Nella città di Dresda viveva un bambino di nome<br />
Coriandolo. Il suo più grande desiderio era quello di<br />
diventare un artista, e, per questo motivo, tutte le mattine di<br />
buon’ora andava a lavorare nel negozio del maestro pittore<br />
della città. Il nome di quel bambino, vedete, era stato scelto<br />
dai suoi genitori perché avrebbero voluto vederlo sempre<br />
ridere, come a Carnevale: e in effetti Coriandolo sorrideva<br />
sempre, sereno e beato, a volte rideva, anche, ma non<br />
piangeva mai.<br />
“Bene”, direte voi, “meglio per lui!” Ma il pittore non era<br />
di questo parere: “L’arte.” lui diceva,” ha bisogno di<br />
passione, di sofferenza: solo così si possono toccare le<br />
viscere delle persone..”<br />
…andava a lavorare nella bottega del maestro…<br />
309
“Viscere?” Dice Rosa. “Parola troppo difficile per i bambini<br />
che devono ascoltare. E poi, se mi permetti, hai già un piano<br />
del racconto? O stai andando così, a braccio? Non vorrei che<br />
ci fossero finali del genere “e così imparò la lezione…”.<br />
Ricorda che una favola deve sempre insegnare qualcosa, e<br />
che chi la ascolta, alla fine, deve sentirsi più forte e più<br />
completo…”<br />
“Ma questa è didattica, non è arte!” Interviene Alloro. “E’<br />
l’arte che fa crescere, non la pedagogia! Se vuoi un<br />
consiglio,” continua senza aspettare la risposta di Francy,<br />
“aggiungi qualche descrizione lirica, magari qualche cielo...”<br />
Dunque, il mastro pittore insegnava a Coriandolo a<br />
dipingere cieli, e disponeva di fronte a lui, sulla tavolozza,<br />
tutte le sfumature di ombre. Ma i piccoli cirri che<br />
Coriandolo disponeva sulla tela erano bianco latte, e la luce<br />
rosata che il suo pennello aggiungeva, tracciando curve<br />
morbide come bocche sorridenti, ispirava pace a chiunque<br />
la guardava. “Più ombra, più ombra!” Lo esortava mastro<br />
pittore, e il pennello, intinto di grigio, non riusciva a toccare<br />
la tela che in piccoli punti, facendo diventare le nuvole già<br />
dipinte, con le loro bocche sorridenti, tanti smiles, uno<br />
infilato dietro l’altro.<br />
Ma i cieli di Dresda certo non sono così, lo potete vedere<br />
voi stessi, guardando quegli otri minacciosi che si gonfiano<br />
sopra le vostre teste, quando camminate sulle strade selciate<br />
e lucide della pioggia notturna, e le campane della città vi<br />
avvertono di temporali imminenti…<br />
“Bene, eccola la tua lirica!” La interrompe di nuovo Rosa,<br />
rivolta ad Alloro.”La mia sarà anche didattica, o pedagogia,<br />
ma la tua è solo retorica! L’arte è un’altra cosa…Dài,<br />
Francy, continua pure, scusa l’interruzione….”<br />
Ma Francy le risponde, alzando la voce: “Non posso<br />
continuare così! Se sia didattica o no non lo so, ma certo non<br />
è arte, perché non mi sto divertendo affatto! E quindi è<br />
meglio che smetta!”<br />
310
… facendo diventare le nuvole già dipinte, con le loro bocche<br />
sorridenti, tanti smiles…<br />
Francy incrocia le braccia e, la bocca incollata, guarda<br />
risentita Rosa e Alloro. Un lungo, lunghissimo silenzio,<br />
rotto, infine, da una voce che proviene d dietro le sue spalle:<br />
“Cosa succede qui? E’ tutto buio, non c’è più niente! Le mie<br />
tele, la mia tavolozza, colori e pennelli, dove sono spariti? E<br />
dov’è la bottega del pittore? E i cieli di Dresda?”<br />
“Coriandolo!” Francy riconosce subito la sua voce, è proprio<br />
come se l’era immaginata: fresca, sorridente, allegra anche<br />
nelle difficoltà….<br />
Buio, ombra, e vuoto aumentavano intorno a lui. Qualsiasi<br />
fosse la catastrofe che lo aveva travolto, Coriandolo sapeva<br />
solo che il suo mondo stava svanendo: la bottega del pittore,<br />
le strade e le chiese di Dresda, i giocattoli di legno che i<br />
suoi genitori gli avevano donato, perfino i ricordi delle<br />
favole che gli raccontavano. Tutto scomparve, tutto, tranne<br />
un’unica lacrima che il suo occhio destro aveva prodotto<br />
(perché il sinistro proprio non ce la faceva a piangere, e<br />
continuava a sorridere).<br />
Coriandolo raccolse quell’unica lacrima sul dito, e cominciò<br />
a giocare. “Io ero un re, il re del sorriso, e tu la mia regina, la<br />
regina delle lacrime. Il nostro mondo era fatto di montagne e<br />
di valli.<br />
311
312<br />
…Coriandolo sapeva solo che il suo mondo stava svanendo…<br />
La valle delle lacrime era il posto dove andava ad abitare<br />
chi voleva piangere un po’, il monte del sorriso invece era<br />
una stazione di villeggiatura, dove si andava in vacanza per<br />
rilassarsi. E, per farlo, era facile, bastava prendere la<br />
funicolare che costava solo un soldo. Un giorno…” Ma,<br />
mentre Coriandolo parla, ecco che la lacrima che aveva sul<br />
dito diventa grande, e luminosa, non più liquida, ma di una<br />
materia sottile, umida e brillante, che danza davanti ai suoi<br />
occhi.<br />
“Chi sei? Che succede?” chiede Coriandolo. “Sono Stilla,<br />
una tua aiutante invisibile,” le risponde quella con voce<br />
cristallina, “e sono al tuo servizio, giacchè mi hai appena<br />
fatto nascere”.<br />
“Al mio servizio, dici? Dunque, ti prego, aiutami a diventare<br />
un artista: è il sogno della mia vita..”<br />
“Un artista?” Gli risponde Stilla. “Ma lo sei già!<br />
Altrimenti, come avresti potuto creare in così poco tempo un<br />
intero mondo, con valli, monti , e persone, e per di più la<br />
sottoscritta?
… a lacrima che aveva sul dito diventa grande e luminosa…<br />
Ma, proprio per farti capire che non sto accampando scuse<br />
per non lavorare, ecco qua un aiuto per te:<br />
Scorre il pennello<br />
tra spazi e colori<br />
e molte forme.<br />
“Che bello! L’ho fatto io?” Esclama Francy, nel sentire il<br />
suono dell’haiku che ha appena pronunciato.<br />
“Be’, andiamoci piano,” le dice Alloro “l’ha fatto Stilla. Tu<br />
l’hai solo lasciato arrivare fino a te”<br />
“E questa , mia cara, è arte.” Aggiunge Rosa.<br />
Queste parole risuonano così forti nel cuore di Francy che il<br />
suo sonno, per la felicità, diventa leggero leggero, e fra<br />
poco, lo sente anche lei, si sveglierà del tutto.<br />
Ma “Eh no!” una voce le arriva da qualche parte, “Non puoi<br />
lasciarmi così a mezzo!” le dice Coriandolo. “D’accordo,<br />
Stilla mi ha detto che sono un artista, ma qui, anche se<br />
recupero il mondo di questo racconto, nella migliore delle<br />
313
ipotesi passerò il resto della mia vita a bottega, a disegnare<br />
su ordinazione…Non è vita da artista, questa….” Francy si<br />
guarda intorno e non vede né Rosa né Alloro. Il sonno,<br />
insieme alle parole di Coriandolo, svanisce.<br />
314<br />
… Francy afferra carta e penna e…<br />
Seduta, ad occhi bene aperti, senza aspettare di riordinare i<br />
ricordi confusi del sogno, Francy afferra carta e penna<br />
e….”Solo un attimo di concentrazione.”, pensa. E dentro la<br />
sua testa si formano tre versi:<br />
Scorre la penna<br />
fra silenzi e parole<br />
in una danza.<br />
Poi, scrive. Scrive di un giovane artista di Dresda che,<br />
nonostante la città sia sotto bombardamento, si chiude in<br />
casa, incurante degli allarmi che lo invitano al rifugio, o<br />
delle bombe che cadono intorno a lui. In casa, coi suoi<br />
colori, inizia a dipingere, instancabile, per ore e giorni: cieli,
nuvole, soli, e paesi, fiori e ruscelli, onde e vulcani, voli di<br />
uccelli e corse di bambini, madonne e angeli, e di nuovo<br />
nuvole, e pioggia. Pioggia, pioggia, e poi sole. Una mattina<br />
il silenzio lo riscuote come da un lungo sonno, e apre le<br />
finestre di casa. Fuori, davanti a lui, la città distrutta, deserta,<br />
ma lì, sul balcone, sulle foglie del suo geranio, una stilla di<br />
rugiada riflette i primi raggi dell’alba.<br />
“A te, che hai creato il mio mondo:” dice l’artista, “grazie.”<br />
… una stilla di rugiada riflette i primi raggi dell’alba…<br />
315
1. La nebbia sale dal<br />
lago.<br />
3. Ginepro le mostra un<br />
fiore.<br />
5. “Fai crescere i tuoi<br />
semi e ci riuscirai”<br />
316<br />
LA NEBBIA<br />
2. Roverella dice a<br />
Ginepro: “Non riesco a<br />
muovermi”<br />
4. “Era solo un seme” le<br />
dice “ed ora guarda<br />
cos'è diventato”<br />
6. Roverella pensa a<br />
quando vola tra le<br />
nuvole
7. “Con la nebbia non è<br />
poi molto diverso” dice.<br />
9. Manu usa la nebbia<br />
per pulire il campeggio.<br />
11. Ginepro indica il<br />
posto dove fermarsi per<br />
la notte.<br />
8. Ivan accende i fari:<br />
“ora si vede meglio” dice.<br />
10. Enrica scrive frasi su<br />
cielo e nebbia.<br />
12. Roverella saluta gli<br />
alberi di Cesky Krumlov.<br />
317
318<br />
Per Cezky Krumlov:<br />
nuvole e Germania<br />
e Carolina<br />
Silvia sta sveglia:<br />
si sciolgono i nodi,<br />
Addio a Schwerin.<br />
Luce su Dresda!<br />
Curerà le ferite<br />
pensa Ortensia<br />
Berlino splende<br />
in onore di Regine<br />
sotto la pioggia.<br />
Ciliegio sogna<br />
di bagnarsi i piedi<br />
in riva all’Elba.<br />
Luca propone:<br />
Sogniamo insieme, dai!<br />
Andiamo oltre!
TABELLE DI MARCIA<br />
“Eccoci Driade, siamo tutt’orecchi!”Scattanti e svelti come<br />
sempre, Spillo, Caiottolo e Verbena raggiungono il luogo<br />
dal quale hanno ricevuto il richiamo. Tutti e tre hanno<br />
compreso che la situazione è alquanto delicata e che la loro<br />
destrezza può rendersi molto utile in questo contesto.<br />
Driade non si fa attendere: “L’area geografica che stanno<br />
per attraversare i giardinieri con i loro camper, come avete<br />
già avuto modo di vedere, offre alcuni ostacoli, il che vi<br />
offre l’occasione per un’esercitazione pratica.”<br />
Poi lo sguardo di Driade si posa su Ezio, che è al volante.<br />
…Spillo, Caiottolo e Verbena raggiungono il luogo dal quale hanno<br />
ricevuto il richiamo…<br />
319
Caiottolo, guardando attentamente il suo corpo energetico,<br />
domanda:<br />
“Ma perché non chiede un cambio alla guida? In questo<br />
momento ha difficoltà a mantenersi centrato, gli<br />
occorrerebbe un po’ di riposo!”<br />
“Già,” concorda Verbena, “in quelle condizioni un cambio<br />
di autista sarebbe un bene per tutti!”<br />
“Perché vuole continuare a tutti i costi? Per una forma di<br />
rigidità?” Domanda Spillo.<br />
“Semplicemente perché quella è una strada come un’altra”,<br />
Driade risponde agli sguardi dubbiosi dei tre aiutatori<br />
invisibili dei giardinieri: “Ci sono anime che intendono<br />
sperimentare vie che altri appaiono complesse, ma è nel<br />
loro pieno diritto intraprenderle. Così per Ezio domandare<br />
il cambio alla guida in anticipo rispetto alla tabella di<br />
marcia sarebbe una strada troppo complessa rispetto<br />
all’ipotesi di completare il suo turno di guida” precisa<br />
Driade.<br />
320<br />
…Caiottolo, guardando attentamente il suo corpo energetico…
“In queste zone, piuttosto, ci sono alcuni varchi nel tessuto<br />
spazio-temporale, che permettono il passaggio di infestanti<br />
interferenze, come ci narrano racconti, miti e leggende<br />
locali, e che, come sapete, spesso corrispondono a verità.<br />
Quindi ecco l’occasione per l’esercitazione di cui vi<br />
parlavo: state molto attenti e rimanente in copertura di<br />
Ezio che, in quanto guidatore, è piuttosto esposto ad esse.”<br />
Spillo, Caiottolo e Verbena annuiscono.<br />
Di colpo Aulente si presenta di fronte alla fresca<br />
compagine:<br />
“Cari amici, se di Avventura si parla, permettetemi di<br />
prendere parte all’esercitazione.” Lo spirito di natura<br />
danese si prostra di fronte alla luce di Driade e dei suoi<br />
alleati.<br />
“Ve lo domando per poter incontrare nuovi orizzonti. Ho<br />
visto quanto posso apprendere da situazioni come queste.<br />
Credo che il mio compito qui sia quello di imparare il più<br />
possibile da voi, in modo che poi possa mettere a<br />
disposizione il mio sapere e la mia esperienza nelle terre<br />
dove sono nato e cresciuto.<br />
Se comunque crederete che per me e per voi sia meglio che<br />
io non partecipi, allora non esiterò a farmi subito da parte.”<br />
…quando ecco che di colpo Aulente giunge di fronte alla fresca<br />
compagine…<br />
321
Sono sguardi di intesa quelli che si scambiano gli astanti,<br />
concretizzandosi in calde parole che accolgono il<br />
principino:<br />
“Sei il benvenuto, Aulente!”, approva Driade, che non<br />
manca di far osservare al nuovo arrivato:<br />
“È bene che tu tenga a mente alcune indicazioni, alle quali<br />
dovrai prestare molta attenzione: di qui a poco, tu e i tuoi<br />
nuovi compagni di ventura sarete sottoposti a varie e<br />
diverse offensive da parte delle forze oscure che infestano<br />
questa zona.<br />
Tu sei nuovo a questo tipo di azioni, quindi ricorda che per<br />
meglio avventurarsi, per meglio esplorare il nuovo e<br />
compiere il proprio servizio occorrono sempre accortezza e<br />
affidamento, prontezza ed umiltà”.<br />
Così dicendo Driade se ne va, richiamata da altri incarichi ,<br />
e saluta il gruppo, che subito si affianca ad Ezio, per<br />
sostenerlo.<br />
All’istante Spillo vola verso Aulente, compattando le fila<br />
del gruppo. Aulente sorride e, in men che non si dica, la<br />
squadra è pronta a confrontarsi con le ombre che stanno per<br />
minacciare la missione dei giardinieri.<br />
“Stiamo pronti”: Caiottolo posiziona il suo scudo di fronte<br />
al corpo energetico di Ezio quando, vicino alla zona Sud di<br />
Praga, in prossimità dei cippi dell’antica città, i pericolosi<br />
varchi spazio – dimensionali preannunciati da Driade si<br />
aprono di fronte ai loro occhi. La sceneggiatura cambia di<br />
colpo, si fa presto buia e tempestosa.<br />
“Sono trucchi, ascoltiamo invece il nostro respiro e<br />
lasciamo che la luce che sempre ci guida possa passare<br />
attraverso di noi”, osserva Verbena, forte della sua capacità<br />
di vedere oltre le apparenze, molto utile per anticipare e<br />
contrastare l’imminente attacco da parte delle forze oscure<br />
che sgorgano dai varchi.<br />
Spillo afferra il suo pungitopo. Aulente, nel cui cuore<br />
ancora rimbombano chiaramente le preziose indicazioni di<br />
322
Driade, segue l’esempio del suo amico, e si mette in<br />
…Caiottolo posiziona il suo scudo di fronte<br />
al corpo energetico di Ezio…<br />
guardia, affiancandolo.<br />
I quattro sono pronti a contrastare il pericolo con acute<br />
percezioni, con attente difese, con vivaci brillii e colpi di<br />
spada efficaci.<br />
L’attacco è fugace, e viene presto sbaragliato.<br />
“VIA, VIA!” le ombre , di fronte a tanto bagliore, fuggono<br />
veloci.<br />
I varchi di colpo si richiudono e si ricoprono di foglie, di<br />
fiori e di fresca rugiada: il camper è ora al sicuro e anche le<br />
terre che sta attraversando.<br />
Ezio sente che è bene andare a riposare, una calda voce che<br />
ora può udire glielo dice. Si dirige così verso l’accogliente<br />
cuccetta, confortevole giaciglio che assume la forma di un<br />
323
morbido lettino dondolante. Ezio distende il suo corpo<br />
provato dalla lunga sfacchinata al volante e chiude gli<br />
occhi. Tenui note sostenute da un ritmo delicato lo cullano e<br />
lo accarezzano. Prima di addormentarsi, promette a se<br />
stesso:<br />
“La prossima volta chiederò il cambio alla guida non<br />
appena ne sentirò l’esigenza. Garantito!”<br />
324<br />
…I varchi di colpo si richiudono e si ricoprono di foglie…
UN LUNGO VIAGGIO<br />
Kavafato era seduto sull’autobus che lo conduceva, con la<br />
sua classe, da Schwerin a Cesky Krumlov.<br />
“Descrivete il viaggio in dieci aggettivi”, gli venne in mente<br />
il solito compito in classe, e propose a Michelina Nonmivà<br />
di giocare con lui. Poi pensò a cosa avrebbe scritto:<br />
Lungo<br />
Scomodo<br />
Noioso<br />
Ma non finisce mai (non era certo un aggettivo, e poi era<br />
troppo simile al primo, come idea. Però pensò che<br />
rifletteva con precisione la sua sensazione e che avrebbe<br />
potuto valergli un mezzo voto in più – al prof piaceva<br />
quando descrivano quel che sentivano, e così non lo<br />
avrebbe cancellato – se Kavafato faceva un pensiero, lo<br />
faceva nei dettagli).<br />
…Kavafato era seduto sull’autobus che lo conduceva, con la sua<br />
classe, da Schwerin a Cesky Krumlov…<br />
325
“Uffa, ma proprio a me doveva capitare un compito del<br />
genere”, sbottò, dimenticandosi che il gioco l’aveva<br />
inventato lui. In quel momento sollevò la testa e incontrò lo<br />
sguardo del Lanuccini, per un istante. E quell’istante bastò a<br />
riconnetterlo al presente.<br />
Il compagno volse quasi subito gli occhi fuori dal finestrino,<br />
preso a leggere i cartelli stradali e allora anche lui guardò<br />
fuori.<br />
E ne rimase entusiasta.<br />
L’aveva sempre considerato scuola, questo viaggio, anche se<br />
era una gita, e non aveva messo in conto la possibilità di<br />
divertirsi. Ma il rischio c’era. Perché il paesaggio era<br />
assolutamente delizioso, quando non era incredibile o<br />
mostruoso: erano passati da Berlino, e poi, lungo l’Elba, per<br />
Dresda che, vista dal finestrino, era sembrata loro grigia e<br />
limacciosa, complice anche qualche nuvola e il traffico.<br />
Allora il Lanuccini aveva intonato una canzoncina, giusto<br />
due note, ma a fischiettarle ti sentivi subito più allegro e<br />
sembrava quasi che il grigio della città potesse sollevarsi<br />
come un velo e rivelare luci e brillantezze sopite:<br />
326<br />
Dresda è così…<br />
Dresda è così…<br />
piena di vita, gioia e poesia<br />
Dresda è così<br />
La classe sapeva, perché viaggiavano preparati - un pallino<br />
del prof - che Dresda era stata pesantemente bombardata alla<br />
fine della seconda guerra mondiale e che, dato il massiccio<br />
impatto che l’intervento militare aveva avuto sulla<br />
popolazione civile, l’evento era stato considerato un vero e<br />
proprio crimine di guerra, anche da coloro che non<br />
avvaloravano le tesi del genocidio.
Finita la guerra, Dresda era stata ricostruita da capo,<br />
cercando di restituirle il suo antico splendore, ma<br />
quell’alone scuro dello sgomento sembrava essere rimasto<br />
sospeso nell’aria, appiccicato alle pareti degli edifici.<br />
Le ruote del bus di Diego er Draive andavano così veloci<br />
che già erano entrati nella Repubblica Ceca: di colpo era<br />
cambiato lo spazio, le dimensioni delle strade, e anche la<br />
sera, che stava arrivando lenta e serena.<br />
La luce del tramonto li aveva accompagnati dal loro ingresso<br />
sino quasi a destinazione, fra i boschi, lungo un grande<br />
fiume che poteva essere già la Moldava, e poi buio.<br />
“Otto ore di viaggio, qualche sosta rapida e adesso qui, a<br />
pochi chilometri da Cesky Krumlov, in un camping buio,<br />
senza una luce”, senza contare Diego er Draive, che non<br />
vedeva l’ora che scendessero tutti immediatamente dal bus:<br />
Michelina Nonmivà non si divertiva molto. Aveva<br />
scarabocchiato qualche aggettivo sul foglio del compito in<br />
classe inventato da Kavafato, giusto per giocare con il<br />
compagno:<br />
1. Scomodo<br />
2. Lungo<br />
3. Sonno (forse non è un aggettivo)<br />
e non aveva nessuna voglia di scendere in mezzo a quella<br />
foresta fredda e buia.<br />
Chiuse gli occhi ed emerse lentamente in un posto che aveva<br />
i contorni di un paesaggio lunare.<br />
C’era un caldo insopportabile e macerie ovunque.<br />
Si rese conto che c’era stato un bombardamento massiccio<br />
da certi crateri al suolo e da una memoria degli avvenimenti<br />
che non le apparteneva ma alla quale poteva attingere come<br />
se fosse una borsetta all’interno della sua mente. Sapeva, ad<br />
esempio, che quella era Dresda, sebbene non l’avesse mai<br />
vista prima d’ora, che erano piovute bombe per quattordici<br />
ore, che tutto era andato distrutto e che quella bella città<br />
d’arte era completamente rasa al suolo.<br />
327
…La luce del tramonto li aveva accompagnati dal loro ingresso sino<br />
quasi a destinazione, fra i boschi…<br />
Stava per cominciare a lamentarsi della sua sorte ma,<br />
s’accorse, poteva ancora contare sulle sue personali memorie<br />
e così le fiorì sulle labbra un fischiettio, giusto due note, che<br />
aveva sentito prima sull’autobus:<br />
328<br />
Dresda è così…<br />
Dresda è così…<br />
piena di vita, gioia e poesia<br />
♫ Dresda è così♫<br />
Doveva essere il Lanuccini che la canticchiava, o Kavafato.<br />
Già, ma dov’erano i suoi compagni?<br />
Nel bel mezzo della desolazione le si fece davanti una figura<br />
che le sembrava proprio un volto noto:
“Memyci! Meno male che ci sei anche tu!”, e poi,<br />
rendendosi conto della stranezza:<br />
“Ma siamo insieme nello stesso sogno?” “Sì, notevolissimo!<br />
Ma come siamo finiti qui?<br />
…Chiuse gli occhi ed emerse lentamente in un posto che aveva i<br />
contorni di un paesaggio lunare…<br />
Vengo da laggiù, dal centro della città, e in quella direzione<br />
è meglio non andare: c’è un vento inquieto, che aumenta i<br />
fumi delle macerie. E poi non sono sicuro che l’attacco sia<br />
finito.<br />
Andiamo via di qui”.<br />
Michelina si strinse nelle spalle e sussurrò, per scaldarsi il<br />
cuore…<br />
329
Dresda è così…<br />
Dresda è così…<br />
Memyci le sorrise:<br />
“Sembra il canto di un uccellino…”, disse, e Michelina battè<br />
le ciglia come un batter d’ali.<br />
Si tirò su di scatto e Diego er Draive fu il primo che vide:<br />
“Allora Michelì, che volemo fà?”<br />
“Ho fatto un sogno”, rispose Michelina, con un’eloquente<br />
espressione sul viso (Perché capitano tutte a me? era il<br />
sottotesto di quella espressione).<br />
In quella Memyci sollevò la testa dal sedile posteriore,<br />
perplesso:<br />
“Anche io ho fatto uno strano sogno, ma forse non era<br />
proprio un sogno”, disse cominciando a dimenticarne la<br />
trama.<br />
Il Lanuccini canticchiava sempre:<br />
Dresda è così…<br />
Dresda è così…<br />
“Sì ecco, eravamo a Dresda!”, esclamò Memyci,<br />
improvvisamente ricordando tutti i particolari del sogno,<br />
Michelina compresa.<br />
Er Draive li guardò:<br />
“Brutto sogno? Sogno strano?”, non si scompose: sembrava<br />
abituato a ben altro.<br />
“Se fà così”, continuò, pratico: “per primo ce se mettono i<br />
colori: verde la terra, azzurro er cielo, poi nun ce se deve<br />
discostà troppo dar colore dell’aria locale, sennò er metodo<br />
de trasformà i brutti i sogni in magnifiche realtà nun<br />
funziona. Com’è che te la immagini ‘sta Dresda, se je levi er<br />
fumo delle bombe, Michelì?”<br />
“Arancione”, rispose lei, abbandonando il volto scontento,<br />
“coi riflessi rossi del sole che si specchia nell’Elba”.<br />
330
“Allora le case e i palazzi li coloramo così. ‘Sto fiume, può<br />
sembrà er Tevere?” chiese ancora.<br />
“E’ più grande ed è più azzurro”, osservò Memyci,<br />
comparando a memoria due immagini che gli sembrava<br />
d’aver visto nella sua vita, ma non ne era certo.<br />
“Sembra più Firenze”, intervenne il Lanuccini, “più l’Arno,<br />
che Roma”.<br />
“Più ggrande, più bblù, più Firenze…Vabbè. Nun c’era quer<br />
ponte che abbiamo attraversato prima? Quello da do’<br />
c’abbiamo visto quer profilo della città… da paura…”<br />
“Sì”, confermò il Lanuccini, “il Loschwitzer Brücke”.<br />
“Quello. Da adesso lo famo blu, una meraviglia lunga 150<br />
metri sospesi per aria tutti bblu, come er cielo…”<br />
“Il Blaue Wunder”, lo battezzò Memyci, utilizzando le sole<br />
due parole di tedesco che conosceva.<br />
“Adesso tutti giù”, fece veloce er Draive, constatando che i<br />
volti dei suoi giovani passeggeri si erano distesi. “Scennete,<br />
che devò annà a dà l’ultima sistematina ar busse prima<br />
della partenza de domani matina, giù in paese”.<br />
La classe scese e si sistemò per la notte nel campeggio di<br />
Cesky Krumlov, ma nessuno sembrava avere sonno.<br />
Poi, un’intensa luce brillò da Nord.<br />
“Norimberga?”, azzardò Memyci.<br />
“No, non è quella la direzione. Vedrai che è Dresda”, disse il<br />
Lanuccini.<br />
Quella notte qualcuno riferì di una curiosa nuvola a forma di<br />
autobus che sorvolava la cittadina tedesca: sembra che<br />
spargesse coriandoli di luce nell’aria, tanto che, dopo il suo<br />
passaggio nei cieli sopra Dresda, tutta la zona appariva più<br />
luminosa che mai.<br />
“Se nun je metti er fissativo”, rise er Draive “i colori dei<br />
sogni mica reggheno”, e, sgommando, continuò il suo giro, a<br />
far brillare i colori di altri sogni ben sognati.<br />
Fu una notte memorabile.<br />
331
332<br />
…Quella notte qualcuno riferì di una curiosa nuvola a forma di<br />
autobus che sorvolava la cittadina tedesca…
333
334<br />
OTTAVO GIORNO:<br />
CESKY KRUMLOV<br />
NEUSCHWANSTEIN
La cittadina medioevale di Český Krumlov è un vero gioiello<br />
ed uno dei primi luoghi, nella Repubblica Ceca, ad essere stato<br />
inserito nell'Elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO:<br />
[http://www.myczechrepublic.com/it/regioni/cesky-krumlov.html]<br />
Notizie su Cesky Krumlov:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/%C4%8Cesk%C3%BD_Krumlov]<br />
Il sito di Cesky Krumlov: [http://www.ceskykrumlov.cz/]<br />
Benvenuti al Castello di Neuschwanstein:<br />
[http://www.neuschwanstein.com/english/index.htm]<br />
Il campeggio di Bannwaldsee:<br />
[http://www.camping-bannwaldsee.de/]<br />
Architettura Neogotica: per neogotico si intende, nella storia<br />
dell'arte occidentale, uno stile che intorno al XIX secolo<br />
reintrodusse le forme dell'architettura gotica. Queste ultime erano<br />
cadute in disuso dopo l'affermazione dello stile rinascimentale:<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Architettura_neogotica]<br />
Ragione e Sentimento ( Sense and Sensibility): romanzo scritto<br />
da Jane Austen:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Ragione_e_sentimento_%28romanzo<br />
%29]<br />
335
336<br />
Mattina: Cesky Krumlov<br />
MARIONETTE SENZA FILI<br />
Museo delle marionette.<br />
Stilla: Spillo, Spillo…come ti senti?<br />
Spillo: Sì?….Cosa succede?<br />
Stilla: Mi sento come legata…Cioè, sento di non avere la<br />
volontà di muovermi…<br />
Spillo: Guardati, guardami…siamo diventati delle<br />
marionette! Qualche buontempone ci ha trascinati<br />
qui, in questo teatro…<br />
Stilla: Lo dicevo io che era rischioso passare la notte in<br />
quel campeggio nel bosco…<br />
Lanuccia: E io avevo tanta paura lì, a sentire il verso di<br />
quell’uccello notturno…Quanto sono più sicuri i<br />
miei prati aperti, di questi boschi nebbiosi!…Ma<br />
questa, per caso, è terra di vampiri?<br />
…Guardati, guardami…siamo diventati delle marionette!...
Spillo: Non credo, ma i maghi neri ci sono un po’<br />
dappertutto, e forse siamo finiti in qualche voragine<br />
creata da un’intenzione maligna…<br />
Lanuccia: Ma questi fili che abbiamo e che ci fanno<br />
muovere (comincia a saltellare, tirata su dai fili)<br />
siamo sicuri che non li abbiamo sempre avuti?<br />
Potrebbe essere che è sempre stato così, e che solo<br />
ora ne siamo consapevoli…<br />
Spillo: Però! Sarà anche una principiante, ma è molto acuta,<br />
la nostra compagna danese! Io, comunque, mi<br />
sentirei più a mio agio senza fili, e, nell’ipotesi che<br />
dietro tutto questo ci sia un vampiro o mago nero,<br />
vorrei provare a chiamare qualcuno…<br />
Strada, davanti ad un negozio di alimentari.<br />
Ezio: Ehi, guarda che quantità incredibile di aglio!<br />
Luca ne afferra uno e lo mette nel cestino.<br />
Luca: Non si sa mai.<br />
…Luca ne afferra uno e lo mette nel cestino…<br />
337
338<br />
Museo delle marionette.<br />
Spillo: Spicchio! Cosa ci fai qui? Ragazze, vi presento<br />
Spicchio, potreste definirlo un mio cugino, tanto per<br />
parlare come umani<br />
Spicchio: Buongiorno! Sono stato invitato, mi sembra, e ho<br />
approfittato di due giardinieri e della loro energia,<br />
con cui hanno evocato le virtù della pianta di cui<br />
sono deva: l’aglio, grande protettore e stabilizzatore<br />
dei corpi sottili, oltre che di indole guerriera.<br />
Estrae una spada, con la quale fa capire di essere pronto a<br />
tagliare i fili dei suoi compagni.<br />
…Estrae una spada…<br />
Strada, davanti ad un negozio di marionette<br />
Ezio: A volte mi sembra di essere anche io una marionetta,<br />
con movimenti stereotipati e limitati…<br />
Luca: Sì…e le nostre dipendenze sono i fili a cui siamo
appesi..<br />
Ezio: Esattamente. Ma la domanda è: se noi siamo<br />
marionette, chi è che tiene i fili?<br />
Luca: E anche: cosa succederebbe se riuscissimo a tagliare<br />
i fili?<br />
Ezio: Be’, mi viene in mente la storia della marionetta che<br />
riuscì a tagliare i fili e che poi cadde dal<br />
palcoscenico finendo in mille pezzi…<br />
Luca: Oppure, che diventò un asino e finì nella pancia di<br />
un pescecane, vie non facili come percorsi<br />
evolutivi…<br />
Museo delle marionette.<br />
Spillo: Cosa, cosa? La storia della marionetta che andò in<br />
mille pezzi?<br />
Stilla: Oppure che finì nella pancia di un pescecane?<br />
Lanuccia: O peggio, trasformata in un asino? Le pecore<br />
odiano gli asini!…<br />
Spillo: Fermo lì, Spicchio, aspetta a liberarci, riponi la<br />
spada….Non vorrei che facessimo questa fine. Ma<br />
chi è che ha parlato?<br />
Stilla: Non saprei dire: è facile che qualche muro<br />
dimensionale si sia molto assottigliato. In questi<br />
giorni siamo andati così tante volte avanti e indietro<br />
tra i diversi piani che devono esserci buchi<br />
dappertutto…<br />
Spillo: E’ vero, e ancora aumentano…Basta che qualche<br />
scrittore si metta ad utilizzarci come personaggi che<br />
il suo atto creativo amplifica questi passaggi<br />
naturali…Comunque, chiunque abbia parlato, non è<br />
un cattivo insegnamento: è veramente possibile e<br />
logico che possiamo fare una fine del genere…<br />
Spicchio: Anche se a me hanno raccontato la storia di una<br />
marionetta che si liberò e divenne un uomo…<br />
339
340<br />
Giardino del castello<br />
Ezio: Chi ha parlato? L’ho sentito solo io, dentro la mia<br />
testa, o hai sentito anche tu?<br />
… Giardino del castello…<br />
Luca: Sì, ho sentito…di cose strane ne stanno succedendo<br />
così tante che non ci faccio più caso… Certo, non è<br />
un intervento da poco…Fa pensare che i fili, le<br />
dipendenze, cioè, non siano di per sé né male né<br />
bene. Se li tagliamo potremmo cadere, ma anche<br />
liberarci…<br />
Ezio: Oppure, finire in un altro modo ancora: cioè come<br />
quelle marionette appoggiate sul palcoscenico,<br />
immobili: non rotte, ma neanche vive, come chi,<br />
intraprendendo la via del distacco dal mondo<br />
materiale, finisce per non evolvere ma<br />
semplicemente per mettersi in stand-by…<br />
Luca: Come certi asceti, o certi monaci, per esempio…<br />
Ezio: E dunque: come facciamo a sapere se tagliare quei fili<br />
o meno, cioè quanto lavorare attivamente sulle<br />
nostre dipendenze? Nessuno di noi vuol correre il
ischio di cadere a pezzi o di finire inanimato sul<br />
palcoscenico…<br />
Luca: E’ la strada della retta azione, di difficile<br />
calibratura….<br />
Ezio: Senza contare che non abbiamo risposto alla<br />
domanda su chi sia che muove i fili…<br />
Giunti, passeggiando , dinanzi allo stagno, Ezio estrae la<br />
macchina fotografica, e Luca si mette ad osservare<br />
le ninfee.<br />
…Ezio estrae la macchina fotografica…<br />
Museo delle marionette<br />
Spicchio: Allora, amici miei, li taglio questi fili o no?<br />
Lanuccia: Ma tu, non ti sei visto bene? Cosa pensi di<br />
tagliare, se il tuo burattinaio non te lo permette?<br />
Lanuccia indica i fili che tengono sollevata la sua spada.<br />
Aula di una scuola.<br />
Ezio e Luca sono seduti in un banco , un po’ più in là Spillo<br />
341
342<br />
e Stilla, Spicchio e Lanuccia sono seduti in due<br />
banchi vicini.<br />
Spillo: Che ci facciamo qui?<br />
Stilla: Non so niente: so solo che quando ho visto i fili di<br />
Spicchio , una luce mi ha abbagliato.<br />
Lanuccia: Mi domando perché voi, che siete più grandi di<br />
me, non li avevate visti prima…<br />
…Ezio e Luca sono seduti in un banco…<br />
Spillo: Proprio tu lo chiedi? Eppure dovresti conoscerla,<br />
una famosa fiaba del tuo paese: fu un bambino che<br />
notò che l’Imperatore era nudo…<br />
Spicchio: Ma quei due, in quel banco, chi sono?<br />
Spillo: Sono Esposito e Demarinis, devono aver sbagliato<br />
classe…<br />
Stilla: Ma tanto ormai, mi sa che le nostre classi si sono<br />
mescolate….<br />
Ezio: Io mi sento bene, ora, mi sento libero…Come senza<br />
fili…<br />
Luca: Siamo senza fili!
Spicchio: Hanno ragione! Ed è successo anche a voi!<br />
Stilla: E’ vero, posso essere libera, se voglio!<br />
Entra un Angelo.<br />
…Entra un angelo…<br />
Angelo: Tutti ai vostri posti: prendete il quaderno degli<br />
esercizi e scrivete.<br />
Per Spillo: conoscendo la tua predisposizione ad<br />
affrontare situazioni pericolose, ti addestrerai nella<br />
creazione di terzine: la lettura dell’Inferno di Dante<br />
potrebbe essere un buon esercizio.<br />
343
344<br />
Per Stilla: essendo già pratica nell’arte della<br />
poesia, ti eserciterai a cambiare i tuoi haiku in<br />
movimenti, e ad inserirli in esercizi di acquagym.<br />
Per Lanuccia: dimostri qualche debolezza<br />
nell’affrontare ambienti sconosciuti, dunque<br />
comincerai con i boschi: l’osservazione delle<br />
foglie e della struttura degli alberi è il tuo<br />
esercizio.<br />
Per Spicchio: essendo tu l’ultimo arrivato in questa<br />
classe, occorra che tu impari i fondamentali del<br />
giardinaggio: un soggiorno studio nel parco del<br />
Ventaglio dovrebbe essere sufficiente.<br />
Per Ezio: essendo tu già esperto nell’arte della<br />
fotografia, occorre che ti eserciti a riprodurre la<br />
natura con altri mezzi più complessi: disegno,<br />
scultura, o intaglio del legno, scegli tu…<br />
Per Luca: abbiamo osservato che, come Demarinis,<br />
sei stato oggetto di benevola satira, da parte dei<br />
tuoi compagni, per una certa precisione. Dunque,<br />
occorre che tu ammorbidisca i tuoi movimenti,<br />
esercitandoti in alcune ginnastiche dolci, come il<br />
Tai Chi, e/o praticando l’esercizio del sorriso, col<br />
viso e col corpo…<br />
La campana del castello suona le 12.<br />
Bene, salvati dalla campanella, come si dice…<br />
Alla prossima.<br />
Sipario.<br />
Il teatro girevole del parco del castello fa un giro a ritroso<br />
su se stesso, fermandosi poi davanti ad un gruppo di<br />
uomini, donne, e spiriti di natura, seduti sotto una grande<br />
quercia.
Applausi.<br />
… fermandosi poi di fronte ad un gruppo di uomini, donne, e spiriti di<br />
natura, seduti sotto una grande quercia…<br />
345
346<br />
UN GIARDINO DI SOGNO<br />
1. Nel parco del castello<br />
Ivan accarezza una<br />
rosa<br />
3. Caiottolo gioca con<br />
uno scoiattolo.<br />
5. Driade abbraccia la<br />
quercia.<br />
2. Aulente si fa portare<br />
da una gallinella<br />
d'acqua.<br />
4. Carolina chiude gli<br />
occhi sotto la grande<br />
quercia.<br />
6. Carolina lascia il suo<br />
corpo e vola fra i rami.
7. “Si sta comodi qui”<br />
dice , e si sdraia su un<br />
ramo<br />
9. Ivan la sveglia:<br />
“Vieni, ci aspettano!”<br />
11. “Se ne va senza di<br />
me”<br />
8. Carolina, ai piedi<br />
della quercia, sogna che<br />
sta dormendo.<br />
10. Carolina e Ivan si<br />
allontanano dalla<br />
quercia.<br />
12. “Bene!” aggiunge.<br />
“Così posso giocare un po'<br />
con Aulente e Caiottolo!”<br />
347
348<br />
Una quercia maestra<br />
e faggi rossi nel parco<br />
Claudio riflette<br />
Ma Roverella<br />
comincia a pensare:<br />
Non mi notano<br />
Sta per conto suo<br />
e non chiede aiuto<br />
Osserva Memy<br />
Il suo tormento<br />
potrebbe guarire, sì<br />
Nota Ortensia<br />
Se si fidasse<br />
basterebbe parlarne<br />
Dice Ciliegio<br />
Sotto il cielo<br />
noi siamo in pace<br />
Sorride Francy
SOTTO LA QUERCIA<br />
Il gruppo dei giardinieri si accomoda agiatamente sotto<br />
l’abbraccio di una splendida quercia nel bel giardino di<br />
Cesky Krumlov. Chi semplicemente si riposa sul morbido<br />
manto d’erba, chi invece si giova del forte appoggio<br />
dell’albero accostando la schiena al fusto secolare. Questi<br />
hanno deciso di farsi trattare dai Mastri Elfi che abitano la<br />
quercia.<br />
In supporto a questi ultimi, Ginepro e Coriandolo,<br />
accolgono in cima alla quercia, alcuni giardinieri bisognosi<br />
di cure.<br />
In questo clima di rilassamento, pace e ristoro, c’è chi<br />
appare turbata.<br />
“Sto meglio senza o con? Specchio, avrei bisogno di uno<br />
specchio!” pensa Manuela osservando le cure che via via<br />
alcuni suoi compagni di avventura stanno ricevendo.<br />
…Il gruppo dei giardinieri si accomoda agiatamente sotto l’abbraccio<br />
di una splendida quercia nel bel giardino di Cesky Krumlov…<br />
349
“Se mi faccio trattare gli occhi è anche possibile che non<br />
debba mai più portare gli occhiali. Eppure trovo che mi<br />
diano un’aria così interessante…<br />
Ma che dico!<br />
Sono certo più carina senza, ma con gli occhiali mi sento<br />
più al riparo…Se mi faccio trattare, verranno allo scoperto<br />
un sacco di insicurezze e di nodi da sciogliere, che a volte<br />
sono così pesanti da affrontare….<br />
In fin dei conti, per apparire più carina, basterebbe che mi<br />
mettessi le lenti a contatto….”<br />
Ginepro e Coriandolo dall’alto della quercia osservano<br />
Manuela che tentenna:<br />
“Ancora non si è decisa.” Osserva Coriandolo.<br />
Anche Verbena e Alloro hanno notato il velo opaco che sta<br />
avvolgendo Manuela, per questo si sono diretti<br />
immediatamente nelle sue vicinanze.<br />
…Anche Verbena e Alloro hanno notato il velo opaco che sta<br />
avvolgendo Manuela…<br />
“Manu, Manu! Tu sai bene che la vera grazia e bellezza è la<br />
purezza dell’animo!” Proclamano all’unisono i due spiriti di<br />
natura accorsi in aiuto.<br />
“Dite facile voi!” ribatte la giovane donna il cui campo<br />
aurico è alterato da interferenze.<br />
“Ma tu, Alloro, come rimarresti, se fossi spogliato della tua<br />
tanto amata corona di foglie? Ti sentiresti ancora così<br />
350
importante? E tu, Verbena, come ti sentiresti priva dei petali<br />
colorati che ti contornano? Ti riconosceresti ancora come<br />
fata dei fiori?”<br />
Alloro e Verbena, si guardano l’un l’altro, sorridono ed<br />
ecco che … è un gesto d’assenso, una comunione di<br />
orizzonti.…<br />
“VIA, VIA! “<br />
Con un solo gesto il buon Alloro getta lontano la sua<br />
corona, così lontano da non poterla più scorgere, mentre<br />
una pioggia di petali vellutati vola in cielo. È Verbena, che<br />
cambia pelle: uno dopo l’altro i suoi petali si scollano dalla<br />
sua aura. Ginepro e Coriandolo dalla cima della quercia<br />
rimangono a guardare la scena incantevole. Si rendono<br />
conto che mediante quei gesti ora i loro compagni sono più<br />
liberi, più vibranti.<br />
“Guarda, sono luminosi come non mai!” festeggia<br />
Coriandolo.<br />
“Già, sembra che ora possano volare ancora più in alto! ”<br />
gioisce Ginepro.<br />
I due danzando, accolgono la lieta sorpresa per lo scatto<br />
evolutivo di Alloro e Verbena, quand’ecco che in mezzo<br />
alle nobili fronde della quercia un nuovo paziente raccoglie<br />
la loro attenzione: è Manuela, che ringrazia di cuore<br />
l’esempio che ha appena avuto modo di percepire.<br />
Dal suo viso luminoso sono scomparsi gli occhiali.<br />
…Dal suo viso luminoso, ora sorridente, sono scomparsi gli<br />
occhiali…<br />
351
352<br />
IL FESTIVAL DELLA ROSA<br />
DAI CINQUE PETALI<br />
Kavafis aveva osservato con attenzione Cesky Krumlov: il<br />
centro storico medievale, con le sue viuzze e i ponticelli di<br />
mattoni rossi, il cielo che si incuneava fra le case e ne<br />
illuminava i profili, i negozietti di artigianato locale, l’aria<br />
tersa del sabato mattina fra i rami dei due monumentali faggi<br />
rossi all’interno dei giardini del Castello, la quercia<br />
plurisecolare dalla chioma perfettamente sferica, come un<br />
disegno del Pianeta Terra retto da una robusta corteccia.<br />
I giardini erano molto curati e gli edifici che si ergevano fra i<br />
sentieri di erba fresca e le alte siepi assai interessanti: un<br />
Auditorium rotante, che permetteva di seguire le evoluzioni.<br />
I giardini erano molto curati e gli edifici che si ergevano fra i<br />
sentieri di erba fresca e le alte siepi assai interessanti: un<br />
Auditorium rotante, che permetteva di seguire le evoluzioni<br />
degli attori da diversi angoli prospettici e un altro teatro, in<br />
stile barocco, chiuso, piuttosto famoso, del quale si diceva<br />
fosse un unicum nel suo genere, poiché ancora con scenario<br />
e fondali originali. Lì si sarebbe svolto il Festival della Rosa<br />
dai Cinque petali, al solstizio d’estate, fra pochi giorni.<br />
“Festival della Rosa dai Cinque Petali”, ripeté Kavafis a<br />
voce bassa, fuori dai pensieri, stupito dalla bellezza del<br />
nome, e Rosa si voltò, pensando che l’allievo angelo<br />
l’avesse chiamata.<br />
Anche Silvia si voltò, perché i cinque petali nominati da<br />
Kavafis le avevano accarezzato il corpo energetico<br />
richiamando la sua attenzione.<br />
Enrica aveva percepito solo la parola Festival e guardava<br />
Kavafis in attesa che chiarisse l’affermazione.
…e un altro teatro, in stile barocco, piuttosto famoso, un unicum nel<br />
suo genere…<br />
Maria Luisa aveva sentito la frase intera e si domandava<br />
cosa fosse mai questo Festival della Rosa dai Cinque Petali.<br />
Cinque esseri che pensano le stesse parole in un posto così<br />
sensibile alle idee come un giardino con alberi plurisecolari<br />
e teatri fatati nel cuore dell’Europa: cosa ci si poteva<br />
aspettare se non un’onda di energia liquida e circolare che li<br />
condusse in uno spazio aperto e ancora da esplorare?<br />
Trovarono Regine ad attenderli:<br />
“Benvenuti!” disse loro. “Ecco il vostro personale teatro”.<br />
Si guardarono intorno: il pavimento era morbido e rosso e il<br />
soffitto sembrava di cielo, ma visto più da vicino di prima. Il<br />
sipario era spumoso e soffice. Kavafis se ne intendeva: pasta<br />
di nuvole, decretò in un attimo.<br />
“A che ci serve un teatro, Regine?”, chiese poi, appena<br />
riavutosi dallo stupore per lo spostamento dimensionale.<br />
353
…il pavimento era morbido e rosso e il soffitto sembrava di cielo, ma<br />
visto più da vicino di prima…<br />
“A mettere in scena la vostra opera da Festival”, gli rispose<br />
lei. “A proposito: Kavafis, tu sarai il regista e Rosa la tua<br />
assistente”, disse, già andando via nella luce tersa del<br />
mattino.<br />
“Bene!” esclamò quello, calatosi prontamente nella parte.<br />
“Da adesso chiamatemi Kafkavis. Ho alcune idee per<br />
sviluppare le quali mi occorre la vostra collaborazione”,<br />
disse rivolgendosi alle sue tre attrici, che lo ascoltavano con<br />
attenzione, ma soprattutto ad un’immaginaria platea gremita<br />
di pubblico:<br />
“Cominciamo.<br />
Supponiamo che tu, al di là della pagina che stai leggendo,<br />
adesso, sì proprio adesso, divenga per un attimo il pubblico<br />
di questa rappresentazione teatrale. Alla tua sinistra vedresti<br />
allora una piccola sedia sulla quale sono seduto io e, accanto<br />
a me, la mia assistente, Rosa, della quale, se tu fossi in una<br />
delle prime file, sentiresti il profumo. Diritto davanti a te si<br />
354
aprirebbe un enorme palcoscenico di foglie rosse di faggio<br />
antico per pavimento e cielo azzurro da Nord Europa,<br />
quando sta per arrivare l’estate. Poi, alla tua destra, alla mia<br />
prima chiamata, vedresti entrare Silvia che, con disinvoltura,<br />
andrebbe ad occupare il centro della scena.<br />
…Diritto davanti a te si aprirebbe un enorme palcoscenico…<br />
“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />
in un elemento naturale”, mi sentiresti dire all’attrice. Poi mi<br />
consulterei con Rosa ed infine direi:<br />
“Quercia! Sai dirmi perchè?”<br />
L’attrice avanzerebbe sulla scena e tu la udiresti rispondere:<br />
Le radici, più<br />
il tempo che scorre<br />
sono pazienza.<br />
Applaudiresti la sua fatata addizione, ma non faresti a tempo<br />
a terminare il tuo gesto di approvazione perché sotto i tuoi<br />
355
occhi assisteresti ad una metamorfosi che ti lascerebbe senza<br />
fiato: vedresti i suoi piedi farsi lunghi e antichi, le sue<br />
braccia tendersi al cielo e i suoi capelli ricci divenire chioma<br />
dell’albero e galle, riparo ed ospitalità per le piccole creature<br />
del giardino e questo stupirebbe me quanto te, immagino,<br />
dell’abilità di certi attori che sono connessi con l’infinito. So<br />
che guarderesti con attenzione verso la parte centrale del<br />
tronco perché ti è sembrato, prima, durante la<br />
trasformazione, di continuare a vedere il volto di Silvia.<br />
…vedresti i suoi piedi farsi lunghi e antichi, le sue braccia tendersi al<br />
cielo e i suoi capelli ricci divenire chioma dell’albero e galle…<br />
Ma presto il tuo sguardo volgerebbe a sinistra perchè, dalle<br />
soffici quinte di pasta di nuvole vedresti sopraggiungere una<br />
seconda attrice, Maria Luisa e, a questo punto, il tuo livello<br />
d’attenzione sarebbe assai elevato perché, dopo il<br />
mutamento, non ti aspetti nulla di meno dalla nuova venuta.<br />
356
Ancora una volta, dalla mia minuscola postazione alla tua<br />
sinistra, rivolgerei all’attrice la stessa affermazione di prima:<br />
“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />
in un elemento naturale”.<br />
Quindi sentirei nuovamente Rosa e poi affermerei:<br />
“Formica! Sai dirmi perché?”<br />
So la risposta:<br />
il lavoro di gruppo<br />
dà serenità.<br />
Applaudiresti la sua prontezza ma, ancora una volta, un<br />
incredibile spettacolo accadrebbe sotto i tuoi occhi, frutto di<br />
studi di recitazione che solo altre dimensioni tengono, e<br />
nemmeno tutti gli anni.<br />
A questo punto, vedresti la mia assistente passare fra le fila<br />
della platea e, quindi, anche accanto a te, a distribuire un<br />
piccolo oggetto che ti sarà molto utile per il prosieguo dello<br />
spettacolo: un cappellino giallo che supporta un paio di<br />
occhialini, la cui peculiarità consiste nel permetterti di<br />
mettere a fuoco oggetti piccolissimi a grande distanza.<br />
Ebbene, adesso potresti assistere alla trasformazione<br />
dell’attrice, che vedresti rimpicciolire progressivamente e<br />
progressivamente assumere le fattezze della laboriosa e<br />
collaborativa formica. Ancora una volta ti sembrerebbe di<br />
riconoscere nel minuscolo esserino le fattezze della donna<br />
che vedesti sulla scena inizialmente e il tuo stupore si<br />
farebbe certamente stupore se un nuovo ingresso sul<br />
palcoscenico non ti lasciasse che il tempo di pensare:<br />
“E adesso? Che mirabilia si compirà sotto i miei occhi?”<br />
Conosci già la procedura.<br />
L’attrice entra, Enrica questa volta, ed io dico:<br />
“Quale regista mi è stata concessa la facoltà di trasformarti<br />
in un altro elemento”, quindi mi consulto con Rosa ed infine<br />
357
dichiaro:<br />
“Chiocciola! Sai dirmi perché?”<br />
358<br />
…un cappellino giallo che supporta un paio di occhialini, la cui<br />
peculiarità consiste nel permetterti di mettere a fuoco oggetti<br />
piccolissimi a grande distanza…<br />
Piedi per terra<br />
e casa sempre con me:<br />
mi muovo così.<br />
Questa volta probabilmente la tua sorpresa nel vedere<br />
l’attrice farsi chiocciola sarebbe contenuta, sebbene pur<br />
sempre accesa, poiché non è cosa comune assistere a tali<br />
performance artistiche, ma di sicuro la tua attenzione<br />
rimarrebbe desta perché ora ascolteresti l’albero Silvia<br />
parlare attraverso il frusciar delle sue fronde:<br />
Ciò che mi accade, da quando ho questa forma, è che so,<br />
poiché la memoria è nelle mie radici che affondano diritte
nella Terra, che ogni evento ha la sua stagione e ogni<br />
giorno è diverso dall’altro per il solo fatto che l’inclinazione<br />
del Pianeta è cambiata dal giorno prima e la luce del Sole si<br />
riflette sulla sua superficie (o forse potrei dire sulla nostra<br />
superficie) in un modo che è altro da ieri ed è irripetibile,<br />
per la combinazione di elementi che l’hanno determinato.<br />
E tu, formica, cosa vedi laggiù?<br />
Un universo. Le dimensioni che cambiano svelano mondi<br />
insospettati. Qui vige la regola della cooperazione:<br />
raccogliere il cibo, costruire un riparo, proteggere i piccoli,<br />
tutto si fa in gruppo. Non ci si sente mai né soli né migliori<br />
degli altri, solo utili e uguali, e quando ci si trova la sera,<br />
dopo una giornata trascorsa a costruire il presente e il<br />
futuro comune, ci si sente parte di un progetto e questo<br />
basta a far sogni tra gli angeli.<br />
E tu chiocciola, dove passi il tuo tempo?<br />
Sulla Terra. E questo basta a far sogni fra gli angeli.<br />
Vedete, io credevo che a mischiarsi con la polvere dei giorni<br />
tutti uguali si finisse per dimenticare la propria origine<br />
celeste. Invece, qui, a raccoglier cibo e a trasportare<br />
immobili a livello del mare, ho scoperto il segreto per volare<br />
alto: vivere secondo la propria natura.<br />
E, per far questo,<br />
occorre tu conosca<br />
bene te stesso.<br />
Su questa battuta, pronunciata da me, vedresti le tre attrici<br />
tornare in sé: la quercia assumere di nuovo le sembianze di<br />
Silvia, la formica di Maria Luisa e la chiocciola di Enrica.<br />
Quindi, le vedresti inchinarsi a raccogliere gli applausi di un<br />
pubblico esterrefatto, che cominciava ad abituarsi alla<br />
normalità dello straordinario ma che, sul finale, ha capito<br />
359
360<br />
…Quindi, le vedresti inchinarsi a raccogliere gli applausi di un<br />
pubblico esterrefatto…<br />
che la consapevolezza di se stessi è una chiave dalle dimensioni<br />
variabili, non importa se grande come una quercia plurisecolare o<br />
una minuscola formica, la sua straordinarietà risiede in altro, e<br />
cioè nell’assumere proprio quella forma specifica che ognuno di<br />
noi ha ricevuto in dono da un regista e dalla sua profumata<br />
assistente.<br />
Allora, sei pronto?<br />
Quale regista mi è concessa la facoltà di trasformarti in un<br />
elemento naturale.<br />
Quale deciderò per te?<br />
Sai dirmi perché?”
Pomeriggio: da Cesky Krumlov a<br />
Neuschwanstein<br />
SETTE PAIA DI SCARPE<br />
Gennaio 1907, San Guido<br />
Sono vecchio, ormai, alla fine della mia vita, e alla fine<br />
della mia carriera di scrittore. Questo premio Nobel che mi<br />
è stato consegnato mi libera finalmente dall’obbligo di tener<br />
fede ad un’immagine pubblica di uomo forte, di senno, senza<br />
sciocche fantasie o superstizioni. E’ per questo che, senza<br />
curarmi di ciò che il mondo penserà di me, posso finalmente<br />
raccontare ciò che mi successe in un giorno intorno al<br />
solstizio d’estate, nel 1875, un pomeriggio in cui mi<br />
impigrivo in poltrona, giocando con qualche idea da mettere<br />
sulla carta. Tra le palpebre semiabbassate osservai un<br />
lampo di luce, e poi, ad occhi completamente aperti e ben<br />
sveglio del tutto, vidi, davanti a me, un essere luminoso,<br />
piccolo quanto una mano, senza forma ben definita, o<br />
meglio, di forme molteplici che si mutavano l’una nell’altra.<br />
“ Buona giornata, signor Carducci” mi disse. “Sono<br />
Coriandolo, un deva in missione.”<br />
Ma facciamo un passo indietro. Ecco come cominciò la<br />
storia….<br />
16 giugno 2007, pomeriggio, in viaggio verso<br />
Neuschwanstein.<br />
“Lo sapevo, lo sapevo che era pericoloso!”<br />
“Coriandolo, non venire qui: resta lì dove sei!”<br />
361
362<br />
…vidi, davanti a me, un essere luminoso…<br />
Spillo e Rosa cadono in una voragine scura, proprio davanti<br />
allo sguardo smarrito di Coriandolo.<br />
…Spillo e Rosa cadono in una voragine scura…<br />
Erano stati avvertiti che il triangolo tracciato dai tre castelli<br />
di Schwangau, territorio in cui si stanno trovando a passare,
è un forte punto di attrazione di forze oscure, ed è ben per<br />
questo che la loro missione li porta proprio lì….Ma la voglia<br />
di avventure a volte fa commettere sconsideratezze, e Spillo<br />
e Rosa si sono distratti, nel guardare l’architettura fiabesca<br />
del castello di Neuschwanstein.<br />
La voce di Spillo arriva a Coriandolo: “Siamo in un vicolo<br />
cieco! Non riusciamo ad attraversare queste mura<br />
dimensionali che ci rinchiudono…Basterebbe che qualche<br />
scrittore ci usasse come personaggi in un racconto, e forse<br />
potrebbe creare un’apertura, come è sempre avvenuto nei<br />
giorni scorsi…Vai, Coriandolo, vai a cercare qualche<br />
scrittore famoso che con la forza del suo pensiero creativo<br />
possa aiutarci..”<br />
“Facile a dirsi”, pensa Coriandolo, “La Wikipedia Akashica<br />
non è propriamente alla mia portata, specie adesso che sono<br />
un po’ spaventato. Ma, intanto, posso pensare a<br />
rasserenarmi, e poi si vedrà…” Coriandolo pensa alla sua<br />
terra, alla Toscana dalle dolci colline punteggiate da<br />
cipressi…<br />
… alla Toscana dalle dolci colline punteggiate da cipressi…<br />
363
Immagino che fu per questo motivo che i record akashici che<br />
gli si aprirono davanti gli suggerirono me, come scrittore<br />
famoso…Ecco perché me lo vidi comparire davanti, quel<br />
pomeriggio, a San Guido.<br />
Una storia, mi chiedeva, meglio se una favola, col il<br />
necessario lieto fine. “Ma io sono un poeta”, gli dicevo, “e<br />
un poeta per adulti, anche: non ho la minima idea di come si<br />
scrivano le favole”.<br />
“Ci vorrebbe l’aiuto di una Tata…”, disse Coriandolo, “Le<br />
Tate raccontano sempre belle favole per rasserenare i sonni<br />
dei bambini…”<br />
Carolina, seduta accanto al finestrino del camper, osserva il<br />
paesaggio, che somiglia più alla dolcezza della Toscana,<br />
che ai colori scuri della Selva Nera.<br />
…Carolina, seduta accanto al finestrino del camper, osserva il<br />
paesaggio della Baviera…<br />
E pensa: “Che bello scenario per una favola! Dunque,<br />
scegliamo i giusti ingredienti: un protagonista,…”<br />
364
Coriandolo, accanto a me, mi espose le sue richieste:<br />
“Occorre un protagonista, il mio amico Spillo, poi una meta,<br />
come ad esempio ritrovare la nostra amica Rosa, e poi un<br />
viaggio iniziatico, che attraversi qualche difficoltà…”<br />
E io scrissi del Principe Spillo, a cui un crudele incantesimo<br />
di un mago geloso aveva sottratto la sua amata Rosa. Scrissi<br />
di come Spillo intraprese un lungo viaggio e affrontò in<br />
duello un cattivo orco, poi un secondo orco, ancora più<br />
grande del primo, poi un terzo orco, più brutto e più feroce<br />
ancora…<br />
“Ancora?” La voce di Spillo giungeva dritta nelle orecchie<br />
di Coriandolo. “Coriandolo, aiutami! Rosa è sparita, e non la<br />
trovo più, anche se ho cercato dappertutto…Sento di aver<br />
percorso chilometri e chilometri, e, come se non bastasse,<br />
sbucano orchi da tutte le parti…”<br />
“Aspetta!” mi disse Coriandolo posandosi sul foglio, a<br />
bloccare la mia penna. “Adesso è il momento del lieto fine:<br />
sembra che l’iniziazione sia stata un po’ pesante…”<br />
“L’ho trovata!” Esclamò Spillo, rinfoderando il suo ramo di<br />
pungitopo. Di fronte a lui la nebbia si era diradata, svelando<br />
Rosa, in un sonno profondo.<br />
… svelando Rosa, profondamente addormentata…<br />
365
Luca, nel camper, osserva dal finestrino tutto quel verde, e<br />
si esercita nell’arte del sorriso. Coriandolo, accanto a lui,<br />
gli sussurra ripetutamente nell’orecchio: “Aiuta Carducci,<br />
aiuta Carducci…” . Luca pensa, stupito dall’improvviso<br />
ricordo: “Mi ricordo, quando ero bambino, come mi<br />
rassicurava recitare le poesie a memoria: la loro melodia<br />
mi rasserenava. Forse sono le rime che hanno questo<br />
potere: a tanta distanza di tempo, mi ricordo ancora<br />
qualche rima del Carducci, credo proprio che mi abbiano<br />
aiutato, visto che ancora le ricordo…” Il sorriso di<br />
ringraziamento di Luca, che guida questo pensiero, vola<br />
lontano, lontano.<br />
366<br />
…Il sorriso di ringraziamento di Luca…<br />
“E ora, come continuare la favola?” pensavo. La mia mente,<br />
come scaldata da un sorriso, corse alle fiabe che Nonna<br />
Lucia mi raccontava, alle rime che le costellavano, come<br />
antiche formule. “Sono o non sono un poeta?” pensai d’un<br />
tratto. E poche rime mi vennero spontanee alle labbra:
Sette paia di scarpe ho consumate<br />
Di tutto ferro per te ritrovare:<br />
Sette verghe di ferro ho logorate<br />
Per appoggiarmi nel fatale andare:<br />
Sette fiaschi di lacrime ho colmate<br />
Sette lunghi anni di lacrime amare:<br />
Tu dormi a le mie grida disperate,<br />
E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.<br />
“Oh no!” Esclamò Spillo. “Che succede? Non ce la<br />
potevamo cavare con un semplice bacio?” Continuò,<br />
guardando Rosa, profondamente addormentata e sorda ai<br />
ripetuti richiami del gallo. “Ma queste rime mi offrono la<br />
possibilità di intervenire: avanti con le terzine!”<br />
Afferrai la penna e già stavo tracciando i versi che avevo<br />
appena declamato, quando ecco che la mano si rifiutò di<br />
obbedire alla mia memoria, e scrisse ciò che una voce<br />
squillante recitava nella mia mente, e che Coriandolo<br />
ripeteva ad alta voce:<br />
Sette paia di scarpe ho consumato<br />
di tutto ferro per te ritrovare;<br />
questa terra buia che ho solcato<br />
è diventata d’ oro, e puote illuminare<br />
alberi e orti; e quei verdi melograni<br />
dai bei vermigli fiori si fanno innaffiare.<br />
Sette lunghi fiati non fian vani<br />
Acciocché il cielo ritorni sereno;<br />
già dolci canti risuonan lontani,<br />
limpido, ormai, splende l’ arcobaleno.<br />
367
368<br />
… e mi trovai sotto un grande arcobaleno…<br />
Quello che accadde in quel momento ancora mi commuove:<br />
me, grande e grosso, che so legger di greco e di latino…Solo<br />
sette lunghi respiri feci, ubbidendo alla poesia, e mi trovai<br />
sotto un grande arcobaleno. Le pareti della stanza erano<br />
scomparse, c’era luce ovunque e prati e boschi intorno a me.<br />
Lontano, verso un capo dell’arcobaleno, vedevo un gruppo<br />
di uomini e donne, accanto a due curiose vetture, e , più<br />
vicino a me, esseri luminosi volavano , come in una danza.<br />
Ma ciò che ancora ricordo è la sensazione che un gran nodo<br />
si sciogliesse nel mio petto, e il sapore di melograno che il<br />
verso aveva evocato era finalmente tornato dolce come un<br />
tempo. Sentii accanto a me il mio bambino, e la sua risata<br />
cristallina, mentre giocava in quel prato.<br />
Basta: la commozione ancora oggi mi sopraffà, e ogni parola<br />
in più sarebbe inutile.<br />
Gennaio 1907, San Guido.<br />
Certo, vi chiederete come ho fatto a conoscere quelle parti<br />
della storia a cui non partecipai. Me le narrò lo stesso
Coriandolo: infatti, da quel giorno, venne a trovarmi in più<br />
occasioni, tra un viaggio ultradimensionale e l’altro,<br />
proprio quando il dubbio aveva la meglio su di me e mi<br />
convincevo di aver sognato tutto. Fu lui che mi raccontò<br />
dell’esistenza di mondi al di là della realtà apparente , e di<br />
come due esseri umani furono per me due aiutatori<br />
invisibili, assistendomi nella creazione di quella storia.<br />
Ed è questo ricordo, per me, ben più caro di quel premio che<br />
ho appena ricevuto: è più prezioso perché tutte le sere,<br />
quando chiudo gli occhi, mi dà la certezza e la serenità di<br />
sapere che, quando li riaprirò in un mondo nuovo, ci sarà<br />
qualcuno ad aiutarmi.<br />
“E la poesia,” mi chiederete,” perché non l’hai cambiata,<br />
usando le terzine di Spillo?”<br />
A volte noi uomini ci intestardiamo a seguire le vie più dure,<br />
più difficili e cupe, solo per l’orgoglio di non accettare aiuto<br />
e consigli. Ma oggi , per me, non è troppo tardi: oggi, quella<br />
poesia, io l’ho cambiata, e la via che devo percorrere,<br />
adesso, si stende davanti a me, con i colori dell’arcobaleno.<br />
… Sentii accanto a me il mio bambino, e la sua risata cristallina,<br />
mentre giocava in quel prato…<br />
369
1. Piove lungo la strada.<br />
3. Lanuccia guarda i<br />
campi bagnati.<br />
5. Francy osserva raggi<br />
di sole.<br />
370<br />
L’ARCOBALENO<br />
2. Manu sogna paesi<br />
fatati.<br />
4. Enrica spegne il<br />
tergicristallo.<br />
6. Memy scuote le gocce<br />
dai fiori.
7. Ginepro si profuma.<br />
9. “Con questo la<br />
campagna sarà più<br />
bella” pensa.<br />
11. “Potremmo stenderlo<br />
come un tappeto sulla<br />
strada” dice Lanuccia.<br />
8. Poi, va dietro le<br />
nuvole a tirar fuori<br />
l'arcobaleno.<br />
10. “Ma l'arcobaleno<br />
non è un nastro!” dice<br />
Verbena.<br />
12. L'arcobaleno dice:<br />
”No, io sono fatto per<br />
unire la terra al cielo.”<br />
371
372<br />
Viaggio in camper:<br />
scelgo io con chi stare<br />
pensa Kavafis.<br />
Sento odore<br />
di manipolazione<br />
osserva Ezio.<br />
Dobbiam riflettere,<br />
non si sceglie fra di noi<br />
afferma Stilla.<br />
Con chiunque io sia<br />
sono me stesso, sempre<br />
dice Alloro.<br />
Pulisci l’aura<br />
e lavora per il gruppo<br />
l’aiuto di Driade.
STRADE DIVERSE<br />
Un solo giorno rimane, da trascorrere tutti insieme, ai<br />
giardinieri dell’anima e agli spiriti di natura che li<br />
accompagnano. Ciliegio questo lo sa bene; lo scorso anno,<br />
dopo il viaggio nella terra dei Menhir, dovette salutare tutti i<br />
suoi nuovi amici e compagni di avventura per poi ritrovarli,<br />
con enorme gioia, dodici mesi dopo. Tra questi amici c’era<br />
anche Ortensia, alla quale ha spesso pensato tra una gita e<br />
un’altra fra i ciliegi del parco di Marte e i giardini intorno al<br />
parco del Ventaglio di Firenze. Per questo Ciliegio ha deciso<br />
di prendere in seria considerazione i sentimenti che prova<br />
per lei, dichiarandole il suo amore.<br />
“Non mi va più di tornare a girovagare per poi rincontrati<br />
dopo chissà quanto tempo. Quando la missione sarà<br />
conclusa, mi piacerebbe molto stare al tuo fianco. Te lo<br />
chiedo con tutto il cuore, cara Ortensia.”<br />
Ciliegio si sente molto sicuro di sé, continua a parlare<br />
guardandola negli occhi:<br />
“Sarò anche un po’ pasticcione,<br />
ma l’amore che provo per te,<br />
oh no, quello no!,<br />
non lo metter in discussione.”<br />
La risposta di Ortensia non si fa attendere:<br />
“Il mio modo di ragionare<br />
non mi fa capire il perché<br />
anch’io amo te.<br />
Ma ciò non mi duole,<br />
perchè ascolto il cuore!”<br />
E continua: “Nel momento in cui la missione si concluderà,<br />
sceglierò un percorso di evoluzione con te, caro Ciliegio.”<br />
È una fusione di colori, di vibrazioni che ascendono e<br />
ornano gli spiriti.<br />
Vischio, tanto vischio guarnisce la dolce scena.<br />
373
374<br />
…È una fusione di colori, di carezze, di vibrazioni che ascendono e<br />
ornano gli spiriti…<br />
Tutti gli spiriti di natura lì presenti stanno a guardare, mentre<br />
i camper con andatura sicura si dirigono verso le terre che<br />
ospitano il castello di Neuschwanstein. Anche Spicchio ha<br />
visto la scena, ma con lo sguardo di chi non sa apprezzare:<br />
“Io sono sempre solo! E per quanto ancora dovrò stare in<br />
questa condizione?” Pensieri di questo tipo inducono la<br />
creazione di un grigio guscio attorno al suo corpo<br />
energetico, mentre continua a pensare: “Anche Aulente dopo<br />
poco tempo ha già trovato una possibile compagna.<br />
Io invece no,<br />
e non so bene chi cercare,<br />
se non me medesimo!<br />
Ma che posso fare?”
Una voce regale e melodiosa bussa alla porta della grigia<br />
corazza. È Regine:<br />
“Caro Spicchio, ricorda che se ti chiudi, non troverai modo<br />
di allontanare i pensieri bui che ti infastidiscono. In più non<br />
potrai apprezzare il bello che può avvenire sia a te che agli<br />
altri!”<br />
Spicchio inizia ad analizzare le parole che inizialmente<br />
attraverso il guscio arrivavano un po’ distorte.<br />
“Cosa vuol dire: che non troverò modo di allontanare i<br />
pensieri bui?” domanda.<br />
svelano dall’unione di Ortensia e Ciliegio appaiono come grandi<br />
girandole volanti dipinte di gioia…<br />
…Intanto i nuovi colori che si<br />
“Come fa un setaccio a conservare i preziosi metalli?”<br />
Allontanando la melma, vero?”<br />
Domanda Regine; Spicchio annuisce.<br />
“Prima lo si passa sul fondo del fiume, quindi, portandolo<br />
375
all’aria aperta, vi rimangono l’acqua, la melma e i metalli<br />
preziosi. L’acqua pulisce e si allontana subito, la melma, se<br />
scrolli bene il setaccio, viene via, così che possa rimanere<br />
solo l’oro. Se il setaccio non funziona bene fa colare tutto<br />
via, oppure l’intero raccolto rimane al suo interno, melma<br />
compresa.”<br />
Conclude Regine: “Caro Spicchio, in questo momento la<br />
seconda condizione è quella descrive meglio la tua<br />
situazione.”<br />
Spicchio comincia a comprendere il significato delle parole<br />
che sta udendo: la grigia corazza inizia a vacillare.<br />
“Sappi inoltre che non importa se il Sentiero è di coppia o<br />
no” riprende Regine, “un percorso solitario non vuol dire<br />
isolato così come quello di coppia non vuol dire in funzione<br />
dell’altra o dell’altro. Ogni strada è rivolta al Divino verso<br />
una sola destinazione: l’evoluzione. Scegli tu quindi dove<br />
cercare e che strada intraprendere, e da ognuna di esse non<br />
avrai che da imparare!”<br />
Intanto i nuovi colori che si svelano dall’unione di Ortensia<br />
e Ciliegio appaiono come grandi girandole volanti dipinte di<br />
gioia.<br />
Spicchio sorride ed è grato… la grigia corazza si frantuma<br />
così in mille pezzi: “Grazie, Regine! Ho compreso che solo<br />
aprendo il cuore posso allontanare i pensieri che mi<br />
indeboliscono. E poi, affidandomi, starò attento ai segnali:<br />
nel caso in cui incontrassi qualcuno di speciale sul mio<br />
sentiero, allora prenderò in considerazione la vita di coppia,<br />
ma solo in quel caso!”<br />
Regine sorride e saluta Spicchio, volando lontano.<br />
376
…Regine sorride e saluta Spicchio, volando lontano…<br />
377
IL BUON SENSO<br />
Arrivati a Schwangau e trovato il campeggio, i nostri esploratori<br />
si sedettero davanti al lago Bannwaldsee, sfogliando le guide<br />
turistiche del luogo.<br />
…Arrivati a Schwangau e trovato il campeggio, i nostri esploratori si<br />
sedettero sulle rive del lago Bannwaldsee…<br />
“Domani visiteremo il Castello di Neuschwanstein”, disse<br />
Aulente. “Vi leggo cosa dice la mia guida virtuale:<br />
Lo stile Neogotico è l'espressione diretta della cultura<br />
romantica che si diffuse in Europa a partire dalla fine del<br />
Settecento in contrapposizione all'Illuminismo.<br />
L'affermazione del sentimento in antitesi alla ragione e<br />
l'esaltazione, da parte del movimento tedesco Sturm und<br />
Drang, della libertà del genio, indusse i romantici al rifiuto<br />
delle regole e dei modelli classici. Dapprima il Neogotico si<br />
sviluppò in letteratura per poi affermarsi anche in campo<br />
378
architettonico. La conseguente riscoperta del Medioevo,<br />
inteso come periodo di intensa spiritualità, portò ad una<br />
rivalutazione dell'architettura gotica.<br />
Il Castello di Neuschwanstein ne è una fra le più chiare<br />
manifestazioni”.<br />
“Interessante”, commentò Ivan, “il prevalere del sentimento<br />
sulla ragione”.<br />
Verbena annuì.<br />
“Interessante e rischioso”, puntualizzò Caiottolo.<br />
“Rischioso?? Tuffarsi nei flutti della corrente, affrontare i<br />
cambiamenti che l’imprevedibilità del vento ti mette di<br />
fronte, combattere per amore?”, esemplificò Spicchio.<br />
“Rischioso, certo, ma niente al mondo potrebbe impedirmi<br />
di affrontare qualunque rischio, se ne valesse la pena”.<br />
“Se ne valesse la pena”, sottolineò Caiottolo, “vuol dire che<br />
un pizzico di ragione, in queste imprese che narri, c’è.<br />
L’ignoto si affronta a ragion veduta, dopo aver valutato se ci<br />
sono possibilità di sopravvivenza, se ci sono mezzi adeguati<br />
per l’ avventura che ci si propone di affrontare. Non ci si<br />
butta allo sbaraglio”.<br />
…una barchetta s’avvicinò al pontile ove si trovavano i giardinieri…<br />
379
“Io sono un riflessivo”, intervenne Ciliegio, immergendo le<br />
mani nel lago, “ho sperimentato sulla mia pelle che la logica<br />
è uno strumento che ti tira fuori dal pantano. Ma il<br />
sentimento cos’è? Ne parlate come se racchiudesse in sé<br />
elementi di illogicità”.<br />
“Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce”,<br />
chiosò Aulente.<br />
“E, allo stesso modo”, continuò Ciliegio, “parlate della<br />
ragione come se fosse materia arida, priva di slanci<br />
illuminanti”.<br />
Silvia taceva. Poi, chiamata da Regine poco oltre, si<br />
allontanò dal gruppo.<br />
Non passò molto tempo che una barchetta s’avvicinò al<br />
pontile ove si trovavano i giardinieri, al fresco del tardo<br />
pomeriggio.<br />
Quale fu il loro stupore nel constatare che il timoniere del<br />
gozzo era Regine.<br />
Una bandierina bianca sventolava allegra, a poppa, e<br />
dichiarava:<br />
380<br />
S E N T I M E N T O / S E N S I B I L I T Y<br />
“Chi pensa che il sentimento debba prevalere sulla ragione è<br />
pregato di salire a bordo”, affermò Regine.<br />
Aulente, Spicchio e Ivan si fecero avanti e la barchetta partì.<br />
Poco dopo, un nuovo gozzo si avvicinò al pontile. Questa<br />
volta era Silvia la timoniera.<br />
L’allegra bandierina sventolante dichiarava:<br />
R A G I O N E / S E N S E<br />
“Chi pensa che il buon senso debba prevalere sul sentimento
è pregato di salire a bordo”, disse Silvia.<br />
…Poco dopo, un nuovo gozzo si avvicinò al pontile. Questa volta era<br />
Silvia la timoniera…<br />
Ciliegio, Verbena e Caiottolo salirono a bordo e<br />
s’allontanarono sulle placide acque del laghetto bavarese.<br />
L’imbarcazione guidata da Regine, preso il largo, virò verso<br />
una nuvola ad ovest ed atterrò nei pressi di una casa a<br />
Londra, agli inizi dell’Ottocento, nella quale una giovane<br />
donna piangeva a dirotto.<br />
“Chi siete, Madame?”, le si avvicinò Aulente, con fare<br />
gentile .<br />
“E’ Miss Marianne Dashwood, non vedi?” gli sussurrò<br />
Spicchio.<br />
“Ma chi? Una delle sorelle protagoniste del romanzo di Jane<br />
Austen?”, trasecolò Ivan, che aveva letto tutti i romanzi<br />
d’amore dell’Ottocento, ma non se li ricordava<br />
perfettamente. “E perché piange?”<br />
“Perché Willoughby, dopo aver respinto tutte le sue<br />
profferte d’amore e averla ignorata alla festa da ballo di ieri<br />
sera, le ha inviato una lettera nella quale le fa sapere di<br />
essersi fidanzato con Miss Grey!”, continuò Spicchio.<br />
“Quale doppiezza!”, si indignò Ivan (si indignava tutte le<br />
381
382<br />
…L’imbarcazione guidata da Regine, preso il largo…<br />
volte che sentiva la storia), ricordando improvvisamente le<br />
pagine che descrivevano l’amore dei due giovani e<br />
l’apparente dedizione che l’uomo aveva dimostrato nei<br />
confronti di Marianne, fino al giorno del suo improvviso ed<br />
apparentemente immotivato allontanamento.<br />
“Su, su”, Aulente si avvicinò alla ragazza.<br />
“Chi sei tu?” gli chiese lei, asciugandosi le lacrime.<br />
“Sono uno spirito di natura in visita al… al…<br />
S E N T I M E N T O<br />
“Il sentimento? Oh! Guarda dove mi ha condotto codesta<br />
voce del cuore!”<br />
“Non disprezzate così l’aver seguito gli impulsi del vostro<br />
cuore, Miss Dashwood”, le disse Aulente, facendosi<br />
coraggio grazie al sorriso di Regine che, poco lontano,<br />
osservava la scena: “Posso assicurarvi che esiste un progetto<br />
più grande, che vi coinvolge, e che vi renderà senz’altro<br />
felice.<br />
Solo, dovete passare attraverso questo momento, affinché<br />
possiate scoprire che il cuore non è in opposizione alla<br />
ragione, anzi, che spesso quest’ultima può essere una sua<br />
preziosa alleata.<br />
Per esempio, la vostra logica, durante la frequentazione di
Willoughby, vi inviò segnali che, per non distruggere il<br />
vostro sogno d’amore, ignoraste?”<br />
“L’unica cosa che mi viene in mente è un’inspiegabile<br />
ostilità da parte del Colonnello Brandon nei confronti di<br />
Willoughby. Io la liquidai come gelosia nei miei confronti,<br />
ma in effetti il colonnello era sempre stato un uomo<br />
ragionevole. Non avrebbe mai calunniato Willoughby, se<br />
non avesse avuto ragioni concrete per farlo”.<br />
“Ebbene”, continuò Aulente, “se aveste approfondito questa<br />
vostra percezione, avreste scoperto che Willoughby, in<br />
passato, si era già rivelato inaffidabile. Ciò non vi avrebbe<br />
impedito di amarlo. Solo, vi avrebbe permesso di scegliere<br />
se continuare a frequentarlo oppure no, sapendo con<br />
maggiore consapevolezza cosa rischiavate.<br />
Non che così avreste evitato di soffrire, ma forse avreste<br />
potuto evitare che il vostro cuore fosse ingannato da voi<br />
stessa in persona, poiché proprio al vostro prezioso cuore<br />
taceste sospetti che la vostra ragione pure vi aveva palesato”.<br />
“Parole che solo ora riconosco come sagge, mio piccolo<br />
amico, parole sagge”.<br />
“Ancora una cosa Miss Dashwood”, concluse Aulente,<br />
oramai ispirato: “Ricordate che non v’è peggiore disparità<br />
nel matrimonio del disaccordo in fatto di carattere e di idee”.<br />
“Interessante!”, apprezzò Marianne: “farò in modo che il<br />
mio prossimo amore poggi le sue basi sulla roccia e non<br />
abbia a seguire il primo erroneo impulso di un cuore<br />
indisciplinato”.<br />
Salutata la giovane donna, Aulente, Spicchio e Ivan<br />
raggiunsero Regine che li aspettava sul gozzo, e si misero in<br />
viaggio per il ritorno.<br />
L’imbarcazione guidata da Silvia era giunta nei pressi di<br />
Barton Cottage, in Inghilterra, ancora agli inizi<br />
dell’Ottocento.<br />
In una camera, al buio, una donna se ne stava sdraiata sul<br />
letto, silenziosa e visibilmente triste.<br />
383
384<br />
…Salutata la giovane donna, Aulente, Spicchio e Ivan raggiunsero<br />
Regine che li aspettava sul gozzo…<br />
“Chi siete?”, le chiese Verbena, avvicinandosi cautamente<br />
insieme a Ciliegio.<br />
“Sssh,!”, le sussurrò Silvia, “è Miss Elinor Dashwood!”<br />
“Ma chi??”, intervenne Caiottolo,” la sorella ragionevole di<br />
Ragione e Sentimento? E perché è così seria?”<br />
“Ha appena appreso che Edward Ferrars è segretamente<br />
fidanzato con Miss Lucy Still, quando lei credeva che fosse<br />
il suo fidanzato”, continuò Silvia.<br />
“Già”, confermò lei, accortasi della loro presenza, “sono<br />
proprio io, la sorella ragionevole, disse citando Caiottolo,<br />
non senza un tocco di amarezza nella voce. “Ma voi,<br />
piuttosto, chi siete?”<br />
“Siamo viaggiatori del XXI secolo in visita alla… alla…<br />
R A G I O N E<br />
Miss Dashwood”, sintetizzò Silvia.<br />
“Posso dirvi, allora” rispose quella, per niente stupita, “che<br />
la mia decantata ragionevolezza mi ha condotto<br />
all’infelicità”.<br />
“Esiste un progetto più grande che vi coinvolge e che<br />
prevede la vostra completa felicità”, la rassicurò subito<br />
Silvia. “Piuttosto, Miss Dashwood”, continuò, “non vi fu
una circostanza in particolare nella quale il vostro sense o,<br />
per meglio dire, il vostro good sense, vi suggerì di<br />
approfondire le vostre percezione e voi non lo faceste?”<br />
“Lasciatemi pensare.<br />
In biblioteca, l’ultima volta che vidi Edward a Norland, egli<br />
tentò di dirmi qualcosa, ma poi si interruppe ed io non<br />
insistetti affinché egli si confidasse, per timore di violare la<br />
sua privacy.<br />
Ma, ora che ci rifletto, si trattava anche della mia privacy,<br />
visto che era chiaro che nutrivamo sentimenti reciproci.<br />
Certamente, solo ora lo comprendo, sulla base delle poche<br />
cose che disse, egli intendeva confidarmi il suo preesistente<br />
legame sentimentale”. Si interruppe e sembrò riflettere.<br />
“Dunque”, disse poi, illuminandosi in viso, “se avessi<br />
permesso al sentimento che nutrivo per lui di manifestarsi,<br />
invece che consentire alla ragione di farsi assoluta e<br />
mettermi a tacere, avrei conosciuto subito la verità, il che<br />
non mi avrebbe impedito di amare Edward, ma mi avrebbe<br />
certamente permesso di scegliere con maggiore<br />
consapevolezza se continuare a frequentarlo oppure no”.<br />
“Confermo”, annuì Silvia che, di fronte alla lucidità di Miss<br />
Dashwood, riprese il battello insieme a Ciliegio, Verbena e<br />
Caiottolo.<br />
Poco dopo, si trovarono tutti di nuovo al piccolo molo di<br />
legno sul Bannwaldsee.<br />
Aulente raccontò il loro viaggio a Londra e concluse:<br />
La cieca ragione frena gli impulsi del cuore:<br />
ciò conduce alla sofferenza.<br />
La sana logica riconosce le ragioni del cuore<br />
e lo aiuta a realizzarsi.<br />
Un cuore indomito che non sente ragioni<br />
385
conduce alla sofferenza,<br />
poiché non tiene conto della realtà,<br />
che pure gli occhi registrano.<br />
Un cuore saggio ascolta le osservazioni della ragione e,<br />
così facendo, pone le fondamenta del suo amore sulla roccia.<br />
“La costruzione del futuro”, concluse Silvia, narrando delle<br />
loro vicende a Barton Cottage, “che si tratti del nostro<br />
prossimo passo o di un bambino che nasce, ha bisogno di<br />
cuori illuminati e menti amorevoli”.<br />
Intanto in Baviera calava la sera.<br />
“I racconti, siano essi favole o romanzi, hanno grande valore<br />
sulla Terra”, ebbe a dire qualche dimensione più tardi<br />
Regine, raccontando della sua ultima esperienza con il<br />
gruppo dei giardinieri, “poiché da essi può nascere un<br />
germoglio, come da una donna un bambino o da un uovo un<br />
pulcino, la cui capacità di dare frutti è inesauribile, se il<br />
seme è stato annaffiato con la logica dell’amore”.<br />
A quell’affermazione, una luce brillò ( o forse nacque, chi<br />
può dirlo) in tutte le dimensioni.<br />
…A quell’affermazione, una luce brillò ( o forse nacque, chi può dirlo)<br />
in tutte le dimensioni…<br />
386
387
388<br />
NONO GIORNO:<br />
NEUSCHWANSTEIN – TORINO
Ludovico II di Baviera divenne re di Baviera nel 1864 e fu<br />
mecenate di Richard Wagner fino al 1880. E’ famoso per i suoi<br />
castelli, per i quali svuotò le casse della famiglia reale:<br />
Neuschwanstein, Hohenschwangau, Linderhof e Herrenchiemsee.<br />
:<br />
[http://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_II_di_Baviera]<br />
Biografia riassuntiva della vita di Ludovico II:<br />
[http://www.neuschwanstein.com/english/castle/ludwig/index.htm<br />
]<br />
La misteriosa morte del re:[http://schwangau.de/646.0.html]<br />
Il report sulla morte del re redatto dal generale Poppeler:<br />
[http://www.koenig-ludwig.org/english/poppeler_report.php]<br />
Parsifal:<br />
[http://www.neuschwanstein.com/english/castle/legends/parzifal.h<br />
tm]<br />
Il libello colorato al quale si fa riferimento nel racconto “La<br />
Valle del Cigno” è “I Giardinieri dell’anima nella Terra dei<br />
Menhi” di Silvia Cecchini, ed. Lulu, 2005.<br />
Il primo poema sulle gesta di Percival “Le Roman de Perceval ou<br />
le conte du Graal” di Chrétien de Troyes tra il 1175 e il 1190<br />
circa.<br />
Le vicende dell’eroe medievale, narrate nel poema epico<br />
“Parzival” così come le conosciamo, vennero stilate da Wolfram<br />
von Eschenbach fra il 1200 e il 1210.<br />
389
1. “Guardami!” dice<br />
Roverella a Ginepro.<br />
“Sono fiorita!”<br />
3. “Quando spuntano<br />
i fiori tutto sembra<br />
nuovo” dice Ginepro.<br />
5. Driade fa strada<br />
nel primo salone.<br />
390<br />
FIORITURA<br />
2. Ezio fotografa una<br />
chiocciola.<br />
4. Claudio, attento,<br />
guarda il castello.<br />
6. Ciliegio si siede sul<br />
trono.
7. Roverella invita<br />
Ginepro a danzare.<br />
9. “Ho perso tutti i<br />
petali!” dice Roverella<br />
11. “E da quelli,<br />
nasceranno altre<br />
Roverelle” dice Ginepro.<br />
8. Petali di fiori<br />
volteggiano nell'aria.<br />
10. “Dopo i fiori,<br />
arrivano i frutti” dice<br />
Driade<br />
12. “E altri Ginepri” dice<br />
Roverella.<br />
391
392<br />
Spicchio esplora,<br />
illumina e riscrive<br />
antiche memorie.<br />
Accanto a lui,<br />
una nuvola soffice:<br />
Lanuccia, per mano.<br />
E l’altra mano<br />
a un profumo che guida:<br />
Rosa è con lei.<br />
Petali porge<br />
cinque dita di fiore<br />
A Carolina.<br />
Ecco un abbraccio<br />
teso verso Ortensia,<br />
lunga la fila.<br />
Francy, vieni qui!<br />
mancan solo i tuoi occhi,<br />
strada facendo.<br />
E Stilla bagna<br />
la mano a cui si avvolge,<br />
goccia di pace.<br />
Maria Luisa<br />
si attacca alla fila,<br />
nastro fatato.
Spillo, riponi<br />
quel tuo pungitopo,<br />
vieni con noi.<br />
Viola Verbena,<br />
delizia di colore,<br />
insegue la scia.<br />
Ivan, non senti<br />
una musica lieve,<br />
voci e risate?<br />
Memy si appoggia<br />
con tocco silenzioso,<br />
gialle ginestre.<br />
Kavafis, e tu<br />
di nebbia circonderai<br />
la processione.<br />
Ora le sue mani<br />
che Alloro corona<br />
sono più dense.<br />
Ecco Regine:<br />
il cerchio si completa,<br />
tondo d’amore.<br />
393
394<br />
LA VALLE DEL CIGNO<br />
Dalle avventure della Karotten & Flieder - Agenzia<br />
Investigativa dell’oltre:<br />
La valle del Cigno<br />
Ma che stava succedendo, in quella mattina di giugno,<br />
quando l’estate pigramente s’affaccia perfino qui, nel cuore<br />
dell’Europa, fra le montagne del Tirolo a sud e la terra dei<br />
laghi ad ovest, qui, a Schwangau, ove principi e sovrani<br />
bavaresi stabilirono la loro dimora per la bellezza delle<br />
stagioni e della natura?<br />
Quella mattina, insolitamente molto presto, tutti i membri<br />
della K&F si erano ritrovati in ufficio quasi all’alba, senza<br />
un’apparente spiegazione. Essendo investigatori dell’oltre,<br />
tuttavia, non era sfuggita loro la curiosa coincidenza (Corian<br />
Doyl non si alzava a quell’ora da mesi: il fatto che alle 6 del<br />
mattino fosse già in piedi e ben sveglio era il primo<br />
miracolo del giorno!).<br />
C’è sicuramente qualcosa nell’aria”, affermò Miss<br />
Silviarple.<br />
Stavano per allontanarsi dalla saletta comune, diretti<br />
ciascuno al proprio ufficio, quando si udì un gran trambusto<br />
alla porta. Seguì uno scalpiccio di passettini veloci giù per le<br />
scale: si precipitarono tutti sul pianerottolo per verificare<br />
cosa stesse accadendo.<br />
Enry corse fino giù, in strada, per vedere se chi si era spinto<br />
fino alla loro porta senza poi trovare il coraggio di bussare<br />
fosse ancora nei paraggi. Invece niente: chiunque fosse, si<br />
era dileguato all’istante.<br />
Osservando con più attenzione, Miss Silviarple scorse, in un<br />
cantuccio a fianco alla porta, una foglia arrotolata che<br />
racchiudeva un pezzo di corteccia, tenuti insieme da un
…tutti i membri della K&F si erano ritrovati in ufficio quasi all’alba,<br />
senza un’apparente spiegazione…<br />
ciuffetto di fili d’erba. Era minuscolo. L’investigatrice lo<br />
prese fra le dita con delicatezza e lo portò dentro,ove c’era<br />
l’attrezzatura adatta per decifrare e leggere i messaggi<br />
provenienti da ogni dimensione dell’Universo che avessero<br />
potuto recensire, una sorta di ingranditore, in grado di<br />
rilevare segni di matita ed impronte lasciate anche cento<br />
anni prima. Una volta acquisito il contenuto , lo strumento<br />
lo proiettava sul muro.<br />
395
…Miss Silviarple scorse, in un cantuccio a fianco alla porta, una<br />
foglia arrotolata…<br />
Quindi Miss Silviarple lesse:<br />
396<br />
Spett. le Karotten & Flinder<br />
Siamo gli spiriti di natura della Provincia del Cigno.<br />
Ci dispiace non avervi potuto consegnare a mano la<br />
presente lettera ma siamo molto timidi.<br />
Veniamo subito al punto: siamo esasperati! Il Nuovo<br />
Sasso del Cigno è fonte di richiamo per interferenze<br />
provenienti da tutte le dimensioni a causa della sua<br />
incompletezza e delle fantasticherie che vi sono intrise<br />
nella parte edificata. Siamo seriamente intenzionati a<br />
lasciare la valle se nulla cambierà, poiché le nostre<br />
notti sono insonni e i nostri giorni appesantiti dalle<br />
presenze moleste.<br />
Vi preghiamo di identificare la causa prima che originò<br />
la falla che sta facendo affondare la nave e di<br />
chiuderla, se possibile.<br />
Pensate a quanto bene ne può derivare se renderete<br />
libera questa terra, considerato che più di un milione di<br />
persone ogni anno vengono a visitarla.<br />
Fatati Saluti
“La provincia del Cigno??”, aveva trasecolato Corian.<br />
“Lasciami cercare”, aveva risposto Caiottolo, pigiando sui<br />
tasti del suo strumento di ricerca: “Hanno usato un<br />
traduttore, ecco svelato l’arcano, per cui Schwan – gau è<br />
stato tradotto letteralmente, cioè Provincia del Cigno”.<br />
“E il nuovo sasso del cigno, cos’è?”, chiese Enry.<br />
“Ancora tedesco”, aveva confermato Caiottolo. “E’…è il<br />
Castello di Neuschwanstein!”<br />
“Bene!”, era intervenuta Miss Silviarple, cogliendo la<br />
situazione al volo:<br />
“Caiottolake, mettiti subito alla ricerca di informazioni che<br />
possano condurci alla causa di tanto scompiglio: prima<br />
sappiamo di che si tratta, prima interveniamo. Intanto<br />
vediamo di mettere insieme le informazioni che già<br />
abbiamo”, e così dicendo, fece cenno agli altri componenti<br />
della Karotten & Flieder di prendere posto intorno al tavolo<br />
rotondo al centro della sala.<br />
“L’edificazione del Castello di Neuschwanstein venne<br />
commissionata da re Ludovico II di Baviera”, cominciò,<br />
“quale trasposizione nella realtà dell’opera wagneriana della<br />
saga medievale del Parsifal e di suo figlio, Lohengrin. Fu<br />
l’ultimo dei costosissimi, quanto scarsamente redditizi,<br />
investimenti del Sovrano, che in corso d’opera venne<br />
dapprima destituito per insanità mentale e poi trovato<br />
ucciso, due giorni dopo, insieme allo psichiatra che aveva<br />
stilato la perizia, nei pressi di un laghetto qui vicino”.<br />
“Niente autopsia, nessuna traccia di annegamento”,<br />
continuò Corian: “insomma, nessuno ha mai chiarito<br />
esattamente l’accaduto: complotto, incidente, suicidio,<br />
omicidio, la parola definitiva sul caso non è stata detta”.<br />
“Non c’è da stupirsi allora che tante ombre si addensino sul<br />
castello”, commentò Enry.<br />
“E dire che il Castello è diventato un simbolo delle favole<br />
moderne”, rilevò Miss Mary Lou.<br />
Caiottolake tornò dalla sua ricerca:<br />
397
“Qui dice che il castello si ispira al Lohengrin, e che il<br />
giovane Ludwig si identificava con lui”.<br />
“E non in Parsifal?”, chiese Enry.<br />
“Non ti stupire”, rispose Miss Silviarple: “Parsifal ha una<br />
vicenda personale imperniata sul rapporto con la madre e la<br />
difficoltà di separarsi da lei, la cui educazione ha<br />
gravemente compromesso la capacità di autodeterminazione<br />
del ragazzo. Somiglia davvero molto, in quanto vicenda<br />
paradigmatica di certi casi umani, a quel che si legge di<br />
Ludwig, che voleva costruire il castello di Neuschwanstein<br />
per andare via da Hohenschwangau, la dimora dei genitori,<br />
peraltro poco distante, infestato dalla prosopopea della<br />
madre, come ebbe a dire a giustificazione della nuova<br />
costruzione”.<br />
“Appunto. E adesso se ne viene fuori con il Lohengrin?”<br />
“E’ più semplice proiettare se stessi nell’eroe sovrumano e<br />
perfetto delle favole (il personaggio, peraltro, era stato<br />
musicato da Wagner, e non è escluso che fosse stato<br />
modellato, in quest’ultima versione, sulle fantasie del<br />
sovrano), piuttosto che nel complesso e tormentato Parsifal,<br />
che pure ne è il padre.<br />
“Come a dire: sono figlio di quel tormento, ma io non sono<br />
così”, chiosò Enry. “E’ chiaramente un altro tentativo di<br />
fuga dalla realtà da parte del re”, concluse Miss Silviarple,<br />
“nonché una falsa pista per noi, che siamo alla ricerca della<br />
falla primordiale che fa entrare le Ombre nella Provincia del<br />
Cigno. Caiottolake, rimaniamo su Parsifal.<br />
Vedi se ti riesce di trovare materiale che ci consenta di<br />
risognare il brutto sogno dei nostri amici, gli spiriti di natura<br />
del luogo o, per dirla alla Karotten & Flinder, di fare un<br />
redreaming!”.<br />
Il giovane leguleio di studio tornò quasi subito, trionfante,<br />
con un libro colorato fra le mani, e lo sventolava come fosse<br />
un trofeo:<br />
“L’ho trovato! L’ho trovato!”<br />
398
…Il giovane leguleio di studio tornò quasi subito, trionfante, con un<br />
libro colorato fra le mani…<br />
“Cos’hai lì?”, chiese Enry, incuriosito dal faro di colore<br />
violetto sulla copertina del volumetto.<br />
“Ho trovato l’ultima versione del Parsifal che, come sapete<br />
è stato scritto e riscritto più volte nel corso dei secoli.<br />
Ebbene, in questo romanzo dell’oltre si racconta che la<br />
madre dell’eroe, consapevole dei suoi errori nell’educazione<br />
del figlio, lo lasciò partire, senza tante cerimonie, con una<br />
399
lettera che lo introduceva al monastero di Bernardo da<br />
Chiaravalle, presso il quale il ragazzo rimase negli anni<br />
della sua formazione, cosicché la sua ricerca spirituale ebbe<br />
inizio molto presto ed egli superò brillantemente e al primo<br />
tentativo le prove che la sorte gli mise davanti al fine di<br />
farlo evolvere”.<br />
“Bene!”, plaudì Miss Silviarple: “se Neuschwanstein è<br />
effettivamente la proiezione di quel medioevo cavalleresco<br />
che l’immaginario ottocentesco si era rappresentato, questo<br />
dà una chiara svolta alle indagini. Andiamo: ne sappiamo<br />
abbastanza per fare un sopralluogo”.<br />
In quella suonò il campanello.<br />
Miss Mary Lou andò ad aprire: un uomo piuttosto alto e<br />
corpulento, dai capelli riccioluti e scuri le stava dinnanzi.<br />
“Chi siete?”, domandò, colpita dai suoi abiti dimessi, che<br />
quasi contrastavano con tanta prestanza fisica.<br />
Ehm…”, rispose l’uomo, gentile, “mi chiamo Parsifal. So<br />
che state svolgendo una ricerca che mi coinvolge e sono qui<br />
per porre fine, una volta per tutte, alle mie sofferenze e a<br />
quelle dei piccoli amici della valle”. “Miss Silviarple, Miss<br />
Silviarple! C’è Sir Parsifal con il saio! Venite, venite!”<br />
Miss Silviarple accorse e così Corian ed Enry ed anche<br />
Caiottolake. “Benvenuto Sir”, lo accolse Miss Silviarple,<br />
“stavamo giusto recandoci a Neuschwanstein per un<br />
sopralluogo al castello. Unitevi a noi”.<br />
“Non chiedo di meglio”, rispose l’uomo.<br />
Durante il viaggio egli narrò loro della sua vita negli ultimi<br />
tempi:<br />
“Grazie alle mie vicende così come narrate nel prezioso<br />
Libello del Faro, solo un anno fa ho trovato una vita degna<br />
di essere vissuta. Ed ogni volta che qualcuno legge il libro,<br />
le mie convinzioni si rafforzano, il mio corpo energetico<br />
diventa sempre più stabile!<br />
400
…un uomo piuttosto alto e corpulento, dai capelli riccioluti e scuri le<br />
stava dinnanzi…<br />
“Sono molto lieto di avere dissolto il senso di colpa per la<br />
morte di mia madre e di avere appreso, attraverso la<br />
meditazione e gli insegnamenti di Bernardo, che ogni essere<br />
401
vivente è responsabile di se stesso.<br />
Ora, se in qualche modo l’ombra lunga del mio antico ed<br />
ormai risolto dramma continua a recare noie a questa<br />
splendida valle e ai suoi abitanti sarà mia premura<br />
provvedere ad allontanarle”.<br />
Una volta davanti al castello, senza perdere tempo, Miss<br />
Silviarple dichiarò autorevole:<br />
“In virtù dell’identificazione che si operò tra Ludwig e voi,<br />
Sir Parsival, e le vostre vicende, vi sono conferiti pieni<br />
poteri per realizzare la trasformazione del castello di<br />
Neuschwanstein, necessaria a chiudere definitivamente la<br />
falla dalla quale entrano le Ombre che infestano la<br />
Provincia!<br />
Cominciate!”<br />
“Io, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, per<br />
l’autorità conferitami dal principio dello scegliere per se<br />
stessi la vita che più ci piace, forte dell’appoggio dei miei<br />
nuovi amici<br />
D E C R E T O<br />
402<br />
che il castello di Neuschwanstein<br />
MUTI DI DESTINAZIONE D’USO.<br />
In particolare: che il castello divenga di proprietà degli<br />
spiriti di natura del luogo, che le fate danzino in quella che<br />
fu la Sala dei Cantanti, al terzo piano, e che da ora diviene la<br />
Stanza delle Fate.<br />
Un atrio introduce nella Sala da Pranzo: possa qui giovare<br />
alle amiche farfalle il riparo offerto dai tavoli e dai ricchi<br />
decori che povera cosa sono se confrontate con le fantasie e<br />
i colori delle loro livree.<br />
La sala denominata Grotta, spiriti di natura e dell’acqua,<br />
ondine e faioux di lago e di fiume, che cercò di imitar la<br />
vostra grazia, è vostra: portate voi qui, se ciò vi aggraderà, i
suoni e gli odori dell’acqua limpida,<br />
Le cinque camere che diedero ospitalità alla servitù al primo<br />
piano siano destinate agli spiriti dei laghi, affinché essi<br />
possano venire a riposarvi nei giorni d’estate, quando il<br />
mutar del clima richiede ripari freschi<br />
Dispongo, infine, che le cucine del piano terra vengano<br />
aperte e donate agli elfi-cuochi della Baviera, la cui capacità<br />
di crescere le erbe e di utilizzarne le foglie per nutrire gli<br />
uomini senza nuocere alla natura possa diffondersi in tutta<br />
Europa.<br />
Il secondo piano non è stato mai ultimato, così come il<br />
primo romanzo che racconta le mie vicende: da qui origina<br />
la falla che permette alla ombre di accedere alla valle.<br />
Dunque dispongo che il secondo piano sia completato a cura<br />
dei laboriosi scrittori della Karotten & Flieder, come fu per<br />
le mie vicende”.<br />
Detto fatto:<br />
Le fate e i faioux della valle completarono all’istante il<br />
secondo piano, inserendo vetrate e finestre lungo tutto il<br />
perimetro e facendone un unico grande vano. Decorarono il<br />
soffitto a guisa di cielo e quel luogo così luminoso divenne<br />
capace non solo di chiudere per sempre la pericolosa falla,<br />
ma anche illuminare tutta la Provincia del Cigno, come un<br />
faro nella notte.<br />
Poi ognuno tornò alla sua terra.<br />
403
…ma anche di inondare di luce tutta la Provincia del Cigno, come un<br />
faro nella notte…<br />
404
405
406<br />
FINE
Spiriti di Natura<br />
APPENDICE<br />
La funzione degli spiriti di natura dei boschi, prati e giardini<br />
e vegetazione in generale è di fornire un collegamento tra<br />
l’energia stimolante del sole e la materia grezza delle forme.<br />
Lo sviluppo di una pianta, che noi consideriamo come<br />
inevitabile risultato dell’associazione di tre fattori, quali<br />
sole, seme e suolo, non avverrebbe se le fate costruttrici<br />
fossero assenti. Noi non otteniamo musica da un organo<br />
associando il vento, uno spartito musicale e lo strumento: il<br />
vitale collegamento spetta all’organista che può essere non<br />
visto ma è necessario, così come gli spiriti di natura sono<br />
essenziali alla produzione dei fiori.<br />
Personaggi<br />
Alloro: Spirito di natura del parco del Ventaglio. Aiuta Ezio<br />
nel suo lavoro quando è con l'auto medica (presidio<br />
d'emergenza di Firenze). A volte è leggermente imprudente,<br />
e se c'è da aiutare non si tira indietro. E' scherzoso, a volte<br />
un poco frivolo, e gli piace portare una corona di foglie di<br />
alloro come un vittorioso.<br />
Aulente: spirito di natura nato che vive nel ruscello di Ribe,<br />
si è aggiunto alla compagnia quando i giardinieri sono<br />
arrivati in Danimarca. Adesso, con Memy, sta esplorando la<br />
Via dell'Amore.<br />
407
Caiottolo: Spirito leguleio di città, abituato alla clausura e ai<br />
codici giuridici, è stato un traghettatore per spiriti di natura<br />
incarnati in terrestri che hanno studiato legge. Decisamente<br />
romano, come il diritto, ha seguito Enrica dai tempi in cui<br />
abitava a Roma. Adesso vive nel Parco di Marte.<br />
Ciliegio: originario della Roche aux Féé, dove è approdato<br />
dopo un vagabondaggio nei boschi dei druidi. Molto curioso<br />
e un po' pasticcione, senza peli sulla lingua. Nel tempo<br />
intercorso fra Carnac e questo viaggio ha girellato fra i<br />
ciliegi del parco di Marte e i giardini intorno al parco del<br />
Ventaglio.<br />
Coriandolo: Spirito di natura dei boschi della valle del<br />
Sieve, amico di Roverella. Entra in contatto col gruppo<br />
grazie alla conoscenza di Ezio (vedi il libro “Emergenze<br />
svelate”).<br />
Driade: Spirito di natura di alto rango, ha partecipato con<br />
funzioni di docente e coordinatrice degli spiriti di natura<br />
nella missione de “I giardinieri dell'anima nella terra dei<br />
Menhir”.<br />
Ginepro: deva dell’albero omonimo, ha prestato servizio<br />
con Ivan, nelle scuole e con Ezio, in un suo intervento<br />
scolastico. Si è affiancato ad Ivan con la chiusura delle<br />
scuole. E' un tipo piuttosto posato, talvolta anche per<br />
timidezza, è fedele e molto generoso. Gli dà un po' fastidio<br />
sentir dire: "Mi sono infilato in un ginepraio...".<br />
Il suo strumento prediletto di pulizia è il profumo che lo<br />
accompagna.<br />
408
Kavafis: Allievo angelo, fu druido sulla terra. Creatore di<br />
nuvole dagli effetti evolutivi, la sua vena di sperimentatore<br />
lo porta talvolta ad esagerare. Il suo ingresso nel gruppo<br />
viene descritto nel libro “Una vita normale”, in occasione di<br />
un soggiorno a Corniglia. Attualmente lavora sui cieli<br />
dell'Italia centrale, ma si muove dove viene chiamato.<br />
Lanuccia: spirito di natura dell'Isola di Mando, deve il suo<br />
nome all'amicizia che la lega alle pecore di quell'isola. Si è<br />
unita al gruppo per procedere più rapidamente nel suo<br />
percorso evolutivo.<br />
Memy: fata di rango intermedio . Dopo aver sperimentato<br />
varie linee evolutive, fra le quali il modellamento delle<br />
nuvole, ha scelto la Via delle Fate. Ha abitato lungo la Via<br />
dell'Amore, alle Cinque Terre, fino a che non ha incontrato i<br />
Giardinieri di Ventura ed un simpatico spirito leguleio di<br />
città. Si è trasferita a Firenze, presso i Pini di Via Bronzetti.<br />
Ortensia. originaria di Sassetta (deva dell'ortica). Fata dei<br />
fiori, ha prestato servizio nella missione di Carnac, che l'ha<br />
vista evolversi da Ortica ad Ortensia. E' molto intelligente e<br />
curiosa, ma tende un po' ad attaccarsi alla razionalità, e alle<br />
varie spiegazioni degli eventi...Questo è il tema su cui lavora<br />
attualmente. Interagisce con Ciliegio con affetto, amicizia, e<br />
battibecchi vari.... visto che lui potrebbe essere considerato<br />
un po' più indietro, rispetto a lei, nel percorso evolutivo, e<br />
questo la mette in dinamica....<br />
Regine: Essere alato di alto grado. Specchio della luce<br />
divina, assiste all'evoluzione di un curioso melange di esseri<br />
409
di tutte le dimensioni e consapevolezze che orbitano attorno<br />
al Parco di Marte. Compassionevole, possiamo definirla un<br />
istruttore multidimensionale. Ha scritto la postfazione del<br />
libro “Una vita normale: diario di una fata di città”.<br />
Rosa: Fata dei fiori, ha lavorato con Ginepro e Ivan nella<br />
scuola descritta nel libro “Oltre i banchi di scuola”.<br />
Richiamata dalle rose del giardino di Maria Kirke, si è<br />
affiancata al gruppo solo a metà viaggio, nel parco di<br />
Frederiksborg.<br />
Roverella: Fata dei boschi della valle del Sieve, ha adottato<br />
Ezio quando ha iniziato a lavorare a Pontassieve; è dolce e<br />
simpatica, spigliata e coraggiosa, è molto amica di<br />
Coriandolo e gli vuole molto bene. E' indipendente e adora i<br />
bambini.<br />
Spicchio: cugino di Spillo, da lui conosciuto per la sua<br />
esperienza e il suo potere contro la magia nera, proviene<br />
dall'Est dell'Europa, e fa parte dei deva della pianta<br />
dell'aglio. Giunge in aiuto di Spillo proprio alla fine del<br />
viaggio, e proseguirà con gli altri spiriti di natura un<br />
soggiorno studio al parco del ventaglio, per approfondire le<br />
conoscenze base di giardinaggio.<br />
Spillo: originario del parco di Branfère, portato<br />
all'avventura, è piuttosto attaccato all'immagine che ha di se<br />
stesso in qualità di eroe. A parte questo, è molto generoso.<br />
Fra la missione di Carnac e questo viaggio si è aggirato nel<br />
bosco del Ventaglio, ma sempre saltando in qua e in là nello<br />
spazio -tempo, perchè è difficile che riesca a star fermo in un<br />
posto.....<br />
410
Stilla: fata della pioggia, quando si è affiancata a Francy<br />
durante una sua passeggiata nei boschi intorno a Cuneo...<br />
Verbena: Fata dei fiori. Ha esperienza nei fiori coltivati,<br />
quindi particolarmente adatta nell'armonizzare giardini e<br />
parchi. Ha molto entusiasmo, ma tende un po' all'intolleranza<br />
....<br />
411
Altri libri delle Edizioni <strong>Carote</strong> e Lillà<br />
( www.carotelilla.it)<br />
I giardinieri dell’anima nella terra dei Menhir<br />
Una vita normale: diario di una fata di città<br />
Emergenze svelate<br />
Oltre i banchi di scuola<br />
Praga<br />
412