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Un balcone sui balcani - Carote e Lilla

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<strong>Carote</strong> e Lillà, 2009<br />

www.carotelilla.it<br />

Le Guide dell’Oltre<br />

UN BALCONE<br />

SUI BALCANI<br />

Viaggio in Montenegro<br />

1


1.<br />

CASTEL DEL MONTE:<br />

Passi che si uniscono<br />

“Quando ti accingi a partire per un viaggio, sai come sei quando parti, o<br />

almeno pensi di saperlo, ma non sai come tornerai. C’è una sorta di<br />

attaccamento all’immagine che hai di te stesso, soprattutto ad alcune<br />

parti della tua personalità…. e poi pensi che al ritorno vedrai le cose<br />

sotto un altro punto di vista…” Questi pensieri passano per la testa di<br />

Michele, mentre si accinge a prendere il treno che lo porterà a Castel<br />

del Monte.<br />

Respira profondamente, mentre le sue scarpe da ginnastica esplorano i<br />

vagoni. Ad ogni respiro i suoi occhi si posano intorno, a volte per brevi<br />

istanti, a volte soffermandosi mentre incontrano quelli di altri<br />

passeggeri. “Ognuno ha un suo percorso.” Pensa.<br />

Trova un posto libero e si siede davanti ad una signora anziana, che<br />

ricambia il sorriso, si mette le cuffie e viene accolto dalla musica<br />

armonica che apre l’audiolibro che ha scelto come compagno di<br />

viaggio.<br />

Gli occhi si fanno pesanti e, come pagine sfogliate da mani leggere, si<br />

aprono e si chiudono ed infine si lasciano andare.<br />

Ed eccolo partire per un altro tipo di viaggio, dove il suo corpo si fa<br />

leggerissimo come una piuma e va alla velocità della luce, in barba allo<br />

spazio e al tempo.<br />

“Chissà quali spiriti di natura abitano la Puglia, sono proprio curioso di<br />

conoscerli!” E' il suo ultimo pensiero prima di…<br />

“Chissà chi saranno i miei compagni di viaggio?” Questo pensiero<br />

appartiene ad uno spirito di natura che non ha certo bisogno di<br />

presentazioni ed il suo nome è… Ciliegio!!! Esperto viaggiatore fra i<br />

mondi e un vero amante dell’avventura:<br />

2


Odore di legno<br />

E rosso di ciliegie<br />

Curiosità di sapori<br />

E voglia di avventura.<br />

Grande cuore.<br />

Facile a vibrare<br />

Alle brezze<br />

di primavera.<br />

….una strada luminosa conduce Michele verso un’altra dimensione e,<br />

davanti a sé, percepisce una luce e una voce…<br />

Intanto a Firenze è sorto il sole e la città si risveglia.<br />

In piazza Santa Maria Novella, l’aria umida del mattino accarezza le<br />

guance di Irene, una signora di mezza età che, con uno scialle rosa<br />

fucsia, si appresta a salire su un pullman granturismo, dotato di aria<br />

condizionata, frigobar e tutti i comfort del caso, che la condurrà in<br />

vacanza.<br />

Come in ogni viaggio organizzato che si rispetti, la guida ha<br />

prontamente acceso il microfono e con il volume decisamente alto dà il<br />

benvenuto ai viaggiatori, facendo un riassunto delle tappe che sono<br />

state programmate.<br />

Irene è un po’ turbata perché, mentre da una parte è contenta di fare<br />

nuove conoscenze, e questo le capita in tutti i viaggi che ha fatto (e<br />

sono veramente tanti!), dall’altra rimpiange il calduccio del suo letto, il<br />

latte con la schiuma calda sorseggiato appena alzata e le sue ciabatte<br />

morbide.<br />

…E la voce continua: “Il fatto stesso che abbiate ascoltato i nostri<br />

segnali, vi ha permesso di poter partecipare a questo che, chiameremo<br />

un 'viaggio premio' ovvero una vera e propria caccia al tesoro”.<br />

Ciliegio è su di giri per la notizia. “Ecco che si comincia…..ma perché<br />

sta parlando al plurale?” E così si guarda intorno e vede due figure di<br />

giovani che, seduti in posizione meditativa, stanno ascoltando<br />

attentamente. “Devono esserci anche loro.”<br />

3


Pensa. Scorge infatti Michele che era entrato in contatto con la voce<br />

calda e rassicurante.<br />

Michele sente la presenza di un’altra persona, che riconosce come una<br />

donna. La donna si chiama Nicoletta, è pugliese, e anch’essa è in<br />

viaggio verso Castel del Monte.<br />

La voce procede: “Queste saranno le regole del gioco: vi verranno date<br />

le indicazioni su come procedere via via; seguitele e, in seguito al<br />

superamento di diverse prove che vi proporremo, avrete modo di<br />

proseguire il viaggio e di giungere al….”<br />

“Tesoro!” urla Ciliegio entusiasta dell’idea. “E quali sono le prove e<br />

quale sarà il tesoro?” Domanda lo spirito di natura stimolato<br />

dall’avventura. La voce risponde: “Il poter partecipare a questo viaggio<br />

è già di per sé un grande tesoro.”<br />

Ciliegio annuisce vistosamente, “sì, sì, questo già lo sapevo…” pensa.<br />

Anche Michele e Nicoletta annuiscono.<br />

“Ci saranno vari tipi di prove, alcune consisteranno nell’aiutare<br />

qualcuno in difficoltà, per esempio, oppure nello spargere semi di luce<br />

nel territorio, oppure chissà, rispondere ad alcuni quesiti....”<br />

E Ciliegio esclama: “Ma certo!!! Sciarade, indovinelli, l’enigma della<br />

sfinge, rebus, come nelle cacce al tesoro degli uomini?!?” Ciliegio è<br />

visibilmente il più eccitato dei tre.<br />

Nicoletta riapre gli occhi e si ritrova nella sua camera.<br />

Ha una casa modesta, con un<br />

bel giardino nel quale abita<br />

un grande pino secolare. Lo<br />

saluta mentre esce di casa e<br />

pensa: “Chissà perché mi<br />

viene da portare così tanta<br />

roba con me per andare a<br />

Castel del Monte? Devo fare<br />

pochi chilometri, ma sento<br />

che è giusto così.”<br />

4<br />

Si dirige verso la piazzola


del bus ed un grande pullman si ferma a breve distanza.<br />

In lontananza si sente la voce microfonata della guida turistica che dice:<br />

“Forza forza, per di qua! Avete un'ora e cinque minuti di tempo per<br />

visitare il centro storico. Mi raccomando: puntuali, che poi abbiamo la<br />

visita guidata al castello che ci attende.”<br />

Irene, in ultima fila, sbuffa, non è ancora riuscita ad amalgamarsi con i<br />

compagni di viaggio e le scarpe le vanno già strette.<br />

Intanto arriva il bus di Nicoletta, che la condurrà al castello in meno di<br />

mezz’ora. Mentre sale si guarda intorno con aria incuriosita pensando:<br />

“Chissà chi farà parte con me della missione, ho percepito altre due<br />

presenze prima, quando mi davano le indicazioni per la caccia al tesoro.<br />

“<br />

Anche Michele è quasi arrivato, e sul treno ha conosciuto un signore del<br />

posto, che gli ha offerto un passaggio fino al castello.<br />

Ciliegio, dal canto suo, si dirige volando verso le grotte di Castellana,<br />

per portarvi un po’ di luce. Tornando indietro, svolazzando <strong>sui</strong> cieli<br />

azzurri ricamati di nuvolette bianche della Puglia, nota un pullman<br />

granturismo di colore viola, proprio quello partito da Firenze molte ore<br />

prima: “Chissà se anche loro andranno verso il castello?” pensa.<br />

5


CIBO PER L’ANIMA<br />

“Si parte, Rade. Sei pronto?”<br />

“Il mio cuore è saldo. Dove si va?”<br />

“Ad Obod, nella vecchia capitale del Montenegro, subito dopo<br />

la metà del 1400. A far visita ad una madre”.<br />

6<br />

Solo un passo<br />

un respiro cosciente<br />

siamo arrivati.<br />

Il tempo prende a correre<br />

all’indietro intorno ai due,<br />

e corre, corre, fino al<br />

tempo scelto.<br />

<strong>Un</strong> regno nel dì dopo la<br />

festa, ecco cosa appare ai<br />

due supereroi, in volo<br />

sulla distesa di pini<br />

marittimi della costa<br />

montenegrina. E poi il<br />

palazzo reale e, all’interno, la regina madre, ad osservare il sole<br />

attraverso le cortine azzurre, che si dondolano alla brezza<br />

d’estate.<br />

“Il principe è tornato, finalmente”, pensa la regina. “Il suo<br />

ingresso in città, ieri, è stato stupefacente: con a tracolla<br />

quell’enorme macchina ... per scrivere, no, non per scrivere,<br />

per stampare! Da Magonza se l’è portata. E da solo!”<br />

“Questa macchina è cibo per l’anima.” Così ha detto. “Ci<br />

aiuterà a diffondere nel paese arte e conoscenza. E quando il<br />

cuore si ristora al tavolo di arte e conoscenza, si riesce perfino<br />

a riconoscere la voce degli angeli.”


“Dovresti occuparti dei turchi, gli ho detto io. Ha annuito, e poi<br />

mi ha sorriso. “<br />

“La voce degli angeli... Se ci fosse un angelo in ascolto, cosa<br />

chiederei per mio figlio, per Ivan Crnojevic?”. La regina ci<br />

pensa su:<br />

“Che sia felice, sopra ogni cosa; che possa, lui per primo,<br />

riconoscere la voce degli angeli e mettere in pratica le<br />

indicazioni da loro ricevute. E poi... vorrei che sentisse il mio<br />

appoggio e quello della sua gente”.<br />

Rade ascolta attento, senza distogliere lo sguardo dalla regina e<br />

dall’effetto che le sue preghiere hanno <strong>sui</strong> suoi corpi sottili.<br />

“Ivan Crnojevic”, continua la madre, “che destino il tuo: in<br />

monastero da ragazzo, ad apprendere la regola per diventare<br />

principe-vescovo, e poi il regno e la reggenza. E sei poco più<br />

che un ragazzo... Che le mie preghiere possano rendere più<br />

leggeri i tuoi pesi, che il tuo animo si conservi puro dai rischi<br />

di un’intelligenza così sottile ad una così giovane età.”<br />

La regina si allontana dalla finestra. Le sue preghiere hanno<br />

illuminato la camera. Ora siede in poltrona, respira l’intensità<br />

di quella luce, chiude gli occhi. La sua anima si libera dal<br />

corpo: adesso riesce a vedere Rade, ma non il Maestro.<br />

“Cosa devo fare?” si chiede Rade osservando la donna che, dal<br />

canto suo, lo osserva con<br />

altrettanta attenzione.<br />

“Respira”, sussurra il Maestro,<br />

rispondendo al suo pensiero.<br />

“Regina, ho ascoltato i pensieripreghiera<br />

per vostro figlio”.<br />

“L’angelo???”<br />

“<strong>Un</strong> messaggero, solo un<br />

messaggero”, risponde Rade,<br />

stupito dalla prontezza della sua<br />

risposta.<br />

Altrettanto veloce, il tempo balza<br />

al 1470, in un’altra città del futuro<br />

7


Montenegro, questa volta all’interno del paese.<br />

“Siamo a Cetinje”, si stupisce la regina.<br />

“Ivan ha spostato qui la capitale del regno, al sicuro dai turchi e<br />

dalle insidie provenienti dal mare”, spiega Rade, stupendosi<br />

ancora delle parole che fioriscono immediate sulle sue labbra.<br />

Possa il tuo cuore<br />

non essere mai<br />

una fortezza.<br />

Possa il tuo amore<br />

Risplendere.<br />

Possa quella luce<br />

attirare gli altri<br />

alla pace.<br />

8


“Da dove arrivano tutte queste informazioni direttamente nella<br />

mia mente?” Si chiede.<br />

Ma la regina continua con le domande:<br />

“E qual luce brilla nel monastero, di fronte al palazzo reale?”<br />

“Osservate con i vostri occhi, Maestà”.<br />

I due volano all’interno del palazzo e giungono alla stamperia<br />

sotterranea dove, a soli 40 anni dall’invenzione di Gutenberg, è<br />

stato realizzato il primo volume a stampa del regno.<br />

La regina sfiora le pagine di spessa carta color avorio, incisa<br />

dai caratteri neri, ordinati. Le sembra di trovarsi davanti alla<br />

materializzazione della conoscenza.<br />

Ora rivede con gli occhi della memoria il figlio entrare in città,<br />

il giorno precedente di vent’anni fa, con la stampatrice a<br />

tracolla, e quel che vede è un uomo lungimirante, disposto a<br />

mettere da parte l’immagine del re potente, servito e riverito,<br />

disposto al sacrificio pur di portare a termine l’opera di<br />

arricchimento spirituale, oltre che materiale, del suo paese.<br />

“Questa macchina è cibo per l’anima, ha detto Ivan. E lo ha<br />

detto perché sa che l’anima si nutre di segni, regina, proprio<br />

come quelli che avete qui di fronte.”<br />

<strong>Un</strong> principe-vescovo degno di questo nome, ecco cosa vede<br />

adesso la donna, quando apre gli occhi nella sua camera, dopo<br />

averli chiusi .... per un solo battito di ciglia!<br />

9


2.<br />

CASTEL DEL MONTE :<br />

Gli agricoltori di gioia<br />

“Che luogo interessante...”, mormora Nicoletta mentre visita<br />

Castel del Monte. “La pianta ottagonale, le torri a base<br />

ottagonale, perfino il chiostro incornicia il cielo in un ottagono.<br />

Ho letto che si tratta di un simbolo mistico, che i templari<br />

utilizzarono per l’edificazione di diverse costruzioni sacre ma...<br />

che succede? Sembra.. sembra che il castello stia girando su<br />

stesso!” Quando si ferma, Nicoletta si guarda intorno. Tutto<br />

sembra velato da una cappa scura: le pareti, il cielo che si<br />

intravvede dalle bifore.. gli angoli dei corridoi, in special<br />

modo, sembrano particolarmente anneriti:<br />

“Ristagni energetici”, commenta Nicoletta. <strong>Un</strong> led luminoso<br />

scorre sulla parete di fronte a lei e la informa che ci troviamo...<br />

nel 2030: “Il castello va ripulito”, pensa.<br />

Chiude gli occhi e attende istruzioni dall’alto. Puntualmente,<br />

arrivano. Prima il giallo. <strong>Un</strong>a piccola sfera. Poi, attorno, vi<br />

spuntano petali dai diversi colori. Si compone così un mandala,<br />

che comincia a ruotare su se stesso. Durante ogni giro, la<br />

geometria colorata del mandala libera il castello dalle ombre e<br />

rende più leggera l’aria circostante. Poi, ancora, una voce:<br />

“Il castello è uno strumento di pulizia. Il fatto che compaia<br />

sulle monete da un centesimo di euro fa sì che esso sia<br />

continuamente chiamato a prestare servizio, poichè chiunque<br />

tenga in mano la moneta si connette con la sua vibrazione.<br />

L’ottagono, che caratterizza il castello, aiuta a mantenere puliti<br />

gli ambienti, ma il superlavoro cui è stato sottoposto negli<br />

ultimi vent’anni richiedeva un aiuto. Bene Nicoletta, la tua<br />

prova è superata! La prossima meta sarà...”<br />

Nello stesso momento, anche Michele sta visitando il castello:<br />

“La costruzione venne iniziata nel 1240, su ordine e progetto,<br />

10


sembra, di Federico II di Svevia. Il castello è considerato una<br />

sorta di libro della conoscenza per le innumerevoli nozioni<br />

matematiche ed astronomiche alle quali la sua architettura fa<br />

riferimento...” Improvvisamente, il ragazzo deve interrompere<br />

la lettura: “Ma...che succede??”, esclama, accorgendosi che il<br />

castello si sta<br />

muovendo. Chiude<br />

gli occhi. Quando li<br />

riapre, il castello...<br />

non c’è più! Solo<br />

una chiesetta di<br />

pietra, e ulivi.<br />

Solo?<br />

“Siamo pronti? Ci<br />

sono tutti, cugina?”<br />

<strong>Un</strong> elfo panciuto<br />

dirige i lavori di una<br />

colonia di spiriti di natura intenta a... traslocare!<br />

“Lasciate il monte?” Chiede loro Michele, dopo aver osservato<br />

che, se quella è la chiesa di Santa Maria e il castello ancora non<br />

c’è, deve trovarsi intorno all’anno 1000 d.C.<br />

“Per le olive della valle, un uomo che ci vede! Sì, lasciamo.<br />

Non viene più nessuno a pregare alla chiesa di Santa Maria,<br />

l’arrivo dei saraceni ha reso l’aria irrespirabile e noi fatichiamo<br />

a coltivare la felicità. Cercheremo un luogo che renda più<br />

agevole il nostro compito: siamo agricoltori di gioia.”<br />

“Capisco. Ma se voi ve ne andrete, chi si curerà di questa terra?<br />

Di agricoltori di gioia, a dirla tutta, se ne trovano pochi. A<br />

scappare, che cosa ottenete? I saraceni hanno portato la paura.<br />

Voi portate la gioia. La gioia prevarrà, le persone finiranno con<br />

lo scegliere la gioia, anche se dovessero metterci secoli. Quel<br />

che conta è che ci sia qualcuno che dia l’esempio...”<br />

“L’umano ha ragione, cugino. Parliamone, coraggio!”<br />

Poi una lieve vertigine, Michele torna al 2009, il castello si<br />

materializza intorno a lui e una voce...:<br />

11


“Bene, Michele. Prova superata!”<br />

Anche Ciliegio è arrivato a Castel del Monte. “Che chiasso!<br />

Quanti turisti... e quanti pullman...” Osserva.<br />

Immersa nel vociare del gruppo, appena giunto al parcheggio<br />

sottostante al Castello, Ciliegio scorge una signora, alla quale<br />

si avvicina:<br />

“Scappo. Prendo il primo treno e me ne torno a casa. Sicuro!”,<br />

sta pensando la donna. “Non immaginavo certo che avrei avuto<br />

compagni di viaggio tanto noiosi... e che caldo...”<br />

“Vediamo se il profumo di ciliegie la aiuta ad allontanare<br />

questi pensieri”.<br />

“Irene, venga. C’è il gelato!” la richiama un compagno di<br />

viaggio. La signora Irene fa finta di non aver sentito:<br />

“Gelato! Ciliegie ci vorrebbero. Come quelle che mangiavo da<br />

piccola, quando mi arrampicavo sull’albero in giardino per<br />

starmene per conto mio. Dopo un po', mi tornava la voglia di<br />

giocare di nuovo con gli altri. Magari.. un gelato all’amarena..”<br />

“Bene Ciliegio, prova superata anche per te!”: la Voce si fa<br />

sentire forte e chiara. Nicoletta, Michele e Ciliegio sentono<br />

l’annuncio nello stesso momento, chi al castello, chi fuori. E<br />

ancora non si conoscono...<br />

“La prossima destinazione della caccia al tesoro sarà Bar, in<br />

Montenegro, ove arriverete con il traghetto che parte da Bari”.<br />

Sulla nave per Bar, la signora Irene mangia un altro gelato<br />

all’amarena, seduta sul ponte più alto. Ciliegio è al suo fianco.<br />

Michele, seduto sul ponte sottostante, legge ancora la guida su<br />

Castel del Monte. Nicoletta, che ha l’occhio attento, in cerca di<br />

eventuali compagni di caccia al tesoro, non si lascia sfuggire la<br />

coincidenza sul Castello e si rivolge al ragazzo con un sorriso:<br />

“Prima a Castel del Monte e poi Bar... Caccia al tesoro?”<br />

“Sì! Tu devi essere la presenza femminile che ho percepito<br />

quando ci hanno dato le prime istruzioni! E secondo me, sulla<br />

nave, c’è di sicuro qualche altro partecipante...”<br />

Ciliegio, accanto alla Signora Irene, ridacchia e Irene, senza<br />

sapere perché, si trova a ridere di niente.<br />

12


3.<br />

BAR:<br />

Pace e nebbia<br />

Bar. La nave attracca.<br />

“Le nostre strade si dividono, per ora”, pensa Michele.<br />

“Ognuno ha il proprio percorso da seguire”, dice Nicoletta<br />

guardando il ragazzo che, in questo momento, ha pensieri<br />

simili ai suoi: “Buon lavoro, Michele!”<br />

“Buon lavoro a ciascuno di noi”, augura a tutti Ciliegio che,<br />

sbarcato dal traghetto, vola in perlustrazione delle spiagge di<br />

Bar, rimanendo colpito dalla loro bellezza. La signora Irene e i<br />

suoi compagni salgono sul bus<br />

Il viaggio in Montenegro inizia così.<br />

Michele si dirige a Stari Bar, la città vecchia, in collina. E’<br />

stata trasformata in un<br />

museo all’aperto: la<br />

passeggiata lungo le<br />

antiche strade, le scale in<br />

pietra, ora quasi<br />

completamente coperte di<br />

vegetazione, permettono<br />

l’osservazione dei ruderi<br />

della Dogana, della torre<br />

dell’Orologio, delle chiese<br />

di Sveti Ivan e Santa<br />

Veneranda. Il percorso si<br />

rivela faticoso:<br />

“Chissà se sono all’altezza<br />

di una caccia al tesoro<br />

come questa... Quando ho<br />

incontrato Nicoletta, tutto mi è sembrato facile, ma adesso..<br />

ovvio che le nostre strade siano diverse, ma diventare suo<br />

13


amico... chissà se sarei in grado di coltivare un’amicizia con<br />

una persona così in gamba... è anche più grande di me...”<br />

Michele si ferma, stremato:<br />

“Com’è possibile che mi senta tanto stanco? La città,<br />

all’interno delle antiche mura, non supererà il chilometro.<br />

Piuttosto, quei pensieri...Di punto in bianco mi sono sentito<br />

incapace di fare un solo passo in avanti... Tutto quel peso... Ci<br />

vuole luce! Pensieri di gioia! Ad esempio, il viaggio per Bar,<br />

l’incontro con Nicoletta o quando ho ricevuto le istruzioni sulla<br />

caccia al tesoro!” E la luce arriva: ogni memoria felice è<br />

un’onda di luce che, dalla collina, si riverbera fino al mare!<br />

Nicoletta, appena scesa dal traghetto, si è diretta all’ulivo<br />

millenario di Mirovica, a metà strada fra la città nuova e la<br />

vecchia. Tutti lo conoscono in zona: basta mostrare ai locali la<br />

foto dell’ulivo e si ricevono indicazioni precise per trovare la<br />

stradina che conduce all’albero.<br />

Chissà perché non ne ho parlato a Michele: il pensiero la<br />

distrae per una frazione di secondo. Quando si concentra<br />

nuovamente sul paesaggio, tutto è cambiato: sono scomparse le<br />

automobili, le casupole sparse sono diventate capanne in stile<br />

bizantineggiante: sembra un villaggio di epoca tardo-romana:<br />

“Potrei essere capitata nel V sec. d.C., quando l’area era già<br />

passata all’Impero romano d’Oriente”.<br />

La perlustrazione visiva della zona si interrompe bruscamente:<br />

sotto un ulivo secolare, due ragazzi si stanno azzuffando!<br />

Nicoletta si guarda intorno in cerca d’aiuto, ma s’accorge che<br />

gli uomini dei villaggi cui appartengono i ragazzi si stanno<br />

organizzando per unirsi allo scontro...<br />

“Aiuto!” E' la preghiera della donna.<br />

“Richiesta ricevuta!”, esclama un vocione, che la fa sussultare.<br />

“Sei.. sei l’Ulivo?” Si scuote la donna.<br />

“In radici e foglie! Tu muovi i miei rami, al resto penso io.”<br />

Come raccomandato dall’Ulivo, Nicoletta ne muove i rami<br />

bassi: con destrezza, l’albero immobilizza i contendenti, li<br />

disarma e poi si rivolge ad essi, con voce gentile:<br />

14


“D’ora in avanti, risolverete le vostre contese sotto queste<br />

fronde. In segno di pace fra i vostri villaggi, datevi la mano!”<br />

“Miracolo!! Miracolo!!” Esultano coloro che hanno assistito<br />

alla scena dell’albero parlante. Tutti si stringono la mano, felici<br />

per l’accaduto.. ma non è ancora finita: qualcuno, che sperava<br />

che il conflitto degenerasse, non ha gradito la pace ritrovata ed<br />

ha appiccato il fuoco alle stoppie del prato di fronte all’ulivo.<br />

“Al fuoco!”, gridano i contadini, “Al fuoco!” Le fiamme si<br />

propagano rapidamente. Nicoletta invia ancora una preghiera<br />

d’aiuto . Ed è Ciliegio, questa volta, a raccoglierla: da quando<br />

si è incamminata verso Mirovica, è sempre stato accanto a lei.<br />

“Nuvole, presto, ci vuole pioggia!” Invoca a gran voce lo<br />

spirito di natura, ma nulla si muove: gli spiriti di natura delle<br />

nuvole sono lontani, in questa giornata d’agosto.<br />

“Che faccio adesso? Come posso domare le fiamme?”: Ciliegio<br />

è attonito: “Non so come affrontare la situazione... Ma non<br />

sono solo! Spiriti di Natura di Mirovica, aiuto, presto! C’è un<br />

incendio!”<br />

“Eccoci! Siamo qui, tra le fronde dell’Ulivo, il nostro punto di<br />

riferimento! Siamo già al lavoro. <strong>Un</strong>isciti a noi!”<br />

Non appena Ciliegio si aggrega, la massa critica viene<br />

raggiunta: dalle fronde dell’ulivo si solleva una nebbia densa e<br />

bianca che avvolge in un lampo tutta la zona: la bolla umida<br />

placa le fiamme, che, contenute, si assopiscono: i campi non<br />

hanno subito danni, il raccolto è salvo e l’ulivo in ottima salute,<br />

pronto a solcare i millenni.<br />

Irene, sul bus, ha letto dell’ulivo di Mirovica:<br />

“Quasi duemila anni di vita meritano una visita, che ne dice?”,<br />

esclama, rivolta alla guida, la quale ignora la sua affermazione:<br />

“Osservate le meraviglie di questa costa”, declama al<br />

microfono, come se Irene non avesse detto niente: “vi annuncio<br />

che fra poco pranzeremo in un dee..lizioso ristorantino in riva a<br />

questo mee..raviglioso mare!”<br />

15


“In Italia è pieno di ulivi, signora Irene! Coraggio, adesso<br />

andiamo al ristorante!” Cerca di consolarla il suo vicino, che si<br />

è accordo della delusione della donna.<br />

“Ci avrei tenuto a stare qualche minuto in osservazione<br />

dell’ulivo di Mirovica”, pensa Irene, guardando fuori dal<br />

finestrino. “Di sicuro quei ragazzi che ho visto sul traghetto,<br />

quei due che parlavano fitto fitto, ci saranno andati... Ma cosa<br />

mi metto a pensare? Troppi gelati all’amarena...”<br />

Io resto qui<br />

a raccogliere storie.<br />

Non sento fretta<br />

16


IL VANGELO<br />

17<br />

<strong>Un</strong> pino<br />

e un cipresso<br />

possono<br />

essere<br />

amici?<br />

Il pino<br />

insegna<br />

al cipresso<br />

le molte<br />

forme delle<br />

idee<br />

Il cipresso<br />

insegna<br />

al pino<br />

la costanza<br />

E' notte. Nel suo palazzo, il principe Stefan si alza dal letto,<br />

sudato.<br />

“Ancora quel sogno premonitore!” si dice.<br />

Dopo essersi aggirato, per alcuni minuti, l'uomo si abbandona<br />

sfinito sopra un seggio.<br />

<strong>Un</strong> bussare discreto alla porta lo scuote dai suoi pensieri.<br />

<strong>Un</strong> valletto, col volto preoccupato, entra nella stanza.<br />

“Principe, è appena giunto un messaggero.”<br />

“Hanno cercato di nuovo di rubare il nostro prezioso Vangelo.”<br />

Lo anticipa Stefan.


Il valletto sorpreso annuisce.<br />

Dalla voce del principe traspare la sua grande preoccupazione:<br />

“Hanno catturato il ladro? La trappola ha funzionato?”<br />

Il valletto esita.<br />

“No, principe. Le sentinelle appostate non hanno visto né<br />

sentito niente. Come le volte precedenti: quelle dentro la stanza<br />

sono cadute a terra tramortite, senza che nessuno le toccasse.<br />

Raccontano che prima di svenire, quando già erano a terra,<br />

hanno visto una strega apparire dal nulla. Le sentinelle, fuori<br />

dalla stanza segreta, non hanno mai perso di vista la porta e<br />

giurano che nessuno è entrato e nessuno è uscito. Sono tutti<br />

spaventati. Girano voci di stregoneria o peggio.”<br />

“Valentin, inizio a credere anche io che ci sia qualcosa di<br />

soprannaturale attorno a questi tentativi. Ma perché proprio il<br />

Vangelo di Miroslav, e non gli altri tesori?”<br />

Il valletto tace. Vorrebbe aiutare il buon principe, ma non ha<br />

parole che possano consolarlo o rassicurarlo.<br />

“Non l'hanno rubato, vero? ”<br />

“No. Come le altre volte il Vangelo era fuori dal forziere.”<br />

“Qualcuno vuole quel manoscritto, e si fa beffe di noi. Sta<br />

giocando come il gatto col topo. Avrebbe potuto rubarlo ogni<br />

volta. Perché non lo ha ancora preso?”<br />

“Principe, forse il libro è protetto dagli angeli e non può<br />

toccarlo.” Mormora il valletto.<br />

“C'è sfuggita, di nuovo.” Dice il Maestro.<br />

“Sì, ma questa volta c'è mancato poco” Risponde Rade.<br />

“Siamo troppo lenti. Dovremmo arrivare prima.”<br />

“Ma come possiamo fare? È impossibile essere più veloci.”<br />

“E chi lo dice?” Afferma il Maestro. “Forse un modo c'è.<br />

Ascoltami.”<br />

Rade si fa più attento.<br />

“Sappiamo che il segnale d'allarme parte dal dispositivo che<br />

abbiamo collocato sul manoscritto. Appena registra qualcosa di<br />

anormale si attiva, ma ci vuole un certo tempo perché questo<br />

18


arrivi. Ho notato però che ogni volta, prima che il segnale si<br />

attivi, percepisco un segnale particolare, non ne sono sicuro,<br />

ma è come se qualcuno avvertisse che sta per accadere<br />

qualcosa al manoscritto.<br />

Svelto Rade, torna immediatamente lì e cerca di sapere se c'è<br />

qualcuno che ha premonizioni o qualcosa di simile.”<br />

Senza esitare il ragazzo scompare, per riapparire, invisibile ad<br />

occhi umani, nel maniero dove è custodito il Vangelo, quindi<br />

da lì si sposta, sempre restando invisibile, nel palazzo del<br />

principe Stefan.<br />

Al suo ritorno reca notizie importanti:<br />

“C'è qualcuno che sa in anticipo quando avverrà il furto. Pare<br />

che ogni volta che è stato tentato il furto, il principe l'abbia<br />

sognato, poco prima che avvenisse.”<br />

La stanza è in penombra, solo poche torce la illuminano.<br />

Le quattro sentinelle, nei loro nascondigli, sono tese. Non un<br />

solo rumore o un solo movimento tradiscono la loro presenza.<br />

Il Vangelo è nel pesante scrigno al centro della stanza.<br />

Senza che possano accorgersene, un gas soporifero inizia a<br />

spandersi e, uno dopo l'altro, i quattro cadono addormentati.<br />

<strong>Un</strong>a figura femminile si materializza davanti allo scrigno e<br />

punta il laser, che impugna, verso la serratura.<br />

D'improvviso quattro mani l'afferrano saldamente,<br />

disarmandola, e togliendole dal braccio il piccolo dispositivo<br />

spazio-tempo che indossa come un orologio da polso.<br />

<strong>Un</strong> grido sfugge dalle sue labbra.<br />

“Ma come avete fatto?” Domanda poi, rivolta a Rade e al<br />

Maestro, mentre il campo imprigionatore l'avvolge.<br />

“Quindi tu sei Omega.” Rade guarda un poco meravigliato la<br />

ragazza, che non è più grande di lui, e che gli sta davanti con<br />

aria di sfida.<br />

“Perché non l'hai rubato le altre volte?” Le domanda Rade.<br />

“Perché giocavo come il gatto col topo. Mi divertivo ad<br />

apparire in sogno al principe e poi mi trasferivo qui. Aprivo il<br />

19


forziere e vi aspettavo. E un attimo prima che voi arrivaste me<br />

ne andavo, lasciandovi con un palmo di naso.”<br />

“Per cui era solo per divertimento?” Domanda Rade sempre<br />

più perplesso.<br />

“Non solo, avevo già un acquirente, disposto a pagare molto<br />

bene, ma ormai dovrà aspettare che scappi di nuovo di<br />

prigione.” Gli occhi della ladra brillano mentre pronuncia<br />

queste parole, sicura del fatto suo.<br />

“Ti interesserà sapere che siamo autorizzati a lasciarti qui, nelle<br />

mani al principe Stefan.” La contraddice il Maestro.<br />

La sicurezza di Omega svanisce in un istante.<br />

“Siete impazziti? Mi manderanno al rogo, come una strega..”<br />

“Non fatelo, vi prego!” Omega ora ha perso tutta la sua<br />

baldanza. “Non ruberò più. Lo prometto. Non mi avvicinerò<br />

mai più ad un dispositivo spazio temporale. Ma non lasciatemi<br />

qui.” Le lacrime scorrono copiose sul suo viso.<br />

“Non ruberai più?” Domanda il Maestro.<br />

“Mai più! Lo prometto.”<br />

“Va bene. Però è l'ultima occasione che hai, non sprecarla.”<br />

l'ammonisce l'uomo.<br />

I tre viaggiatori dello spazio e del tempo svaniscono, mentre i<br />

guardiani iniziano a risvegliarsi, ed una copia precisa dello<br />

scrigno intatto troneggia al centro della stanza.<br />

Stefan è nel suo letto. Ripensa alla notte appena trascorsa. Lo<br />

stesso incubo delle notti precedenti lo aveva svegliato, si era<br />

alzato e, mentre attendeva il messaggero, si era riaddormentato.<br />

In sogno gli era apparsa la figura luminosa di un ragazzo<br />

sorridente, un angelo sicuramente, che lo aveva rassicurato:<br />

“Principe Stefan, il Vangelo di Miroslav non corre più alcun<br />

rischio. Grazie per il vostro aiuto.”<br />

Poi l'angelo aveva appoggiato il manoscritto vicino a lui.<br />

Rade guarda sorridendo il Maestro. “Per un attimo ho temuto<br />

che davvero avreste lasciato lì Omega.”<br />

20


“In altre circostanze avrei potuto farlo” Conferma questi con<br />

espressione seria.<br />

“Ovviamente non l'avrei lasciata in mano alle guardie,<br />

l'avrebbero sicuramente arsa viva, con tutta la paura che aveva<br />

generato in loro. Ma potevamo lasciarla in quell'epoca. Per<br />

quanto giovane, Omega ne ha combinate tantissime, al punto<br />

che rischia di finire davvero abbandonata alla deriva in qualche<br />

epoca estranea alla sua, se non si ravvede.”<br />

“Intanto dovrà passare un po' di tempo in una dimensione<br />

rieducativa.” Osserva Rade, “E credo che con la paura che ha<br />

preso, si guarderà bene dal combinare altri guai.”<br />

“Me lo auguro.” Risponde il Maestro, “E comunque tu l'andrai<br />

a trovare periodicamente, e valuterai i suoi progressi.”<br />

21


4<br />

BAR :<br />

Delfini all’orizzonte<br />

Potrei essere dovunque.<br />

Cielo e pietre<br />

sono le stesse<br />

delle mie altre vite.<br />

La bandiera?<br />

Ah, sì, sono qui,<br />

ora ricordo.<br />

22


La Signora Irene si alza da tavola, stremata: la notte in<br />

traghetto, un pranzo senza fine... Anche i suoi compagni di<br />

viaggio sono appesantiti, tranne la guida, che continua a<br />

decantare i piatti tipici, le bevande... Irene è perplessa:<br />

“Questo è viaggiare?” si domanda.<br />

Poco distante, sulla spiaggia di Bar, Nicoletta si concede una<br />

pausa, dopo l’intensa mattinata: che gioia entrare in acqua!<br />

Ogni passo verso l’orizzonte è un passo nell’Infinito: la sua<br />

anima procede insieme al corpo fisico, muovendo masse<br />

d’acqua e di materia sottile, allontanando ombre, rivitalizzando<br />

ristagni energetici. Il Mare diventa pulito. Nicoletta sente il suo<br />

respiro farsi corto: il lavoro che ha intrapreso entrando in acqua<br />

è ancora lungo. Consapevole delle sue forze, prega, semplice:<br />

“Aiuto”.<br />

Ciliegio è nei paraggi. Ha saputo che da quelle parti passano i<br />

delfini, così li sta aspettando. Sensibile alle vibrazioni di<br />

Nicoletta, accorre subito, giusto in tempo per sostenerne il<br />

respiro:<br />

“La mia richiesta è stata accolta...”, osserva la donna: “il<br />

respiro si è alleggerito. Ma... laggiù... ci sono i delfini!!”<br />

Ciliegio esulta. I delfini gli si avvicinano:<br />

“Completiamo la pulizia del Mare del Montenegro insieme,<br />

dai! Sali a bordo!”, lo invita uno del gruppo.<br />

L’orizzonte li accoglie, mentre il sole gioca con le onde.<br />

<strong>Un</strong> ciliegio e un delfino,<br />

che amicizia strana!<br />

Mi fa tornar bambino,<br />

a quell’età lontana<br />

in cui tutto può accadere,<br />

ed è il gioco il mio mestiere.<br />

Michele, nella città nuova di Bar, è in cerca di un centro<br />

informazioni. Quando lo trova, lo attende una discreta coda:<br />

“Prima del mio turno, ho il tempo di chiudere gli occhi”: la<br />

voce della signorina al banco si mescola con quella del gestore<br />

23


del centro, che parla al telefono. Quando riapre gli occhi, un<br />

attimo dopo, il locale è divenuto una drogheria: il gestore, ora,<br />

tiene in mano una bilancina per le spezie e sua figlia, la<br />

signorina che dava le informazioni turistiche al bancone, lo<br />

aiuta . Michele capisce, dal loro abbigliamento, di essere giunto<br />

nel passato:<br />

“In che anno ci troviamo, gentilmente? Sono in viaggio da<br />

lungo tempo e non ho tenuto il conto dei giorni..”<br />

“Forestiero, dunque...” sorride il droghiere. “Siamo nel 1604.<br />

Dove siete diretto?”<br />

“A Nord Ovest, messere.”<br />

“Pessima decisione, se mi permette. Ci giungono notizie del<br />

prepararsi di una grande battaglia verso il Nord Ovest: i<br />

Montenegrini, ci ha rivelato un soldato diretto in quel luogo,<br />

tenderanno un agguato al Pascià di Scutari, che ha già<br />

incendiato due villaggi, proprio <strong>sui</strong> monti del Nord Ovest!”<br />

“Grazie per le preziose informazioni, messere. Ora riprendo il<br />

mio viaggio”: Michele intuisce che quel campo di battaglia<br />

sarà la sua prossima destinazione.<br />

Infatti, girato l’angolo, è girato in un istante anche lo spazio:<br />

ora si trova fra i monti del Nord Ovest. Da solo. Al buio.<br />

Non sa che fare. Vorrebbe tornare nel presente. Poi intuisce:<br />

“Se mi trovo qui, ci deve essere un motivo preciso.”<br />

Ecco apparire una luce.<br />

Guidato dalla Luce, incontra nuove energie, diverse da quelle<br />

con le quali lavora di solito. <strong>Un</strong> po' ha paura, perchè quella<br />

Luce lo sta conducendo in una valle sempre più scura...<br />

Decide di affidarsi.<br />

“Sto collaborando ad un progetto più grande di quel che mi è<br />

visibile, è evidente. Come avrei fatto, altrimenti ad arrivare<br />

fino a qui?<br />

E così sia!”<br />

La decisione lo aiuta: Michele entra in sintonia con le nuove<br />

vibrazioni che percepisce, supera la paura e la diffidenza, e<br />

segue il percorso che gli viene proposto, senza tentennamenti,<br />

24


anche se conduce ad una valle buia. Perchè, dal momento in<br />

cui ha sentito la Luce brillare nel suo cuore, si è dimenticato di<br />

se stesso.<br />

Ora, il buio si è fatto assoluto.<br />

Poi, quelle nuove vibrazioni, che prima percepiva soltanto, si<br />

manifestano, sotto forma di piccole luci, che rischiarano la<br />

valle, teatro della battaglia: la guerra è passata. Ha lasciato<br />

tracce di sé. Le sue pesanti tracce.<br />

Si odono lamenti, un soldato se ne va verso casa:<br />

“Arriverò dalla mia famiglia in meno di due giorni”, sta<br />

pensando: “la guerra è finita. Almeno, per me, lo è di sicuro”.<br />

<strong>Un</strong> passo e, con la coda dell’occhio, coglie un movimento nella<br />

radura: un soldato a cavallo, armato di scimitarra, sta per<br />

colpire un fante. L’uomo che andava verso casa sua non pensa<br />

alla divisa che indossa l’uno o l’altro. Si tuffa sul fante e lo<br />

sposta di peso, facendolo cadere a terra. Salvandogli la vita.<br />

Donando la sua.<br />

Scende la pace<br />

Sulla valle dell’Ovest<br />

L’Uomo è salvo<br />

Il soldato la cui vita è salva non sa che dire. Grazie, forse, ma è<br />

così poco... E, comunque, non ne ha il tempo, perché ecco<br />

giungere la scimitarra anche per lui.<br />

La morte lo coglie così, con un grazie sulla bocca.<br />

“Sarei io capace di dare la mia vita per qualcuno che non<br />

conosco neppure?”, si domanda nel frattempo Michele, che ha<br />

assistito alla scena.<br />

Sul campo di battaglia, intanto, corpi distesi a terra, feriti. E, ai<br />

margini, un gruppo di soldati sta forse per uccidere i pochi<br />

superstiti che ancora giacciono riversi a terra. Michele ha un<br />

lampo di comprensione:<br />

“Sono qui per aiutare queste persone, ecco la ragione della mia<br />

presenza in questo luogo! Ed ecco la ragione di quel che mi è<br />

stato mostrato! Ma come posso fare?”<br />

<strong>Un</strong> respiro.<br />

25


“Cosa ha aiutato me, quest’oggi? Strano a dirsi... il buio. Il<br />

buio può nascondere dei pericoli, ma anche essere di grande<br />

aiuto, in fondo, luce e buio sono due facce della stressa<br />

medaglia..Già! Ci vorrebbe il buio, la notte, a disperdere chi ha<br />

ancora voglia di dar battaglia. Ma come faccio a far scendere<br />

una notte prematura?” Ci pensa su:<br />

“Spiriti di natura!”, riflette. “Ecco a chi appartenevano quelle<br />

nuove energie che ho incontrato nel buio! spiriti di natura!”,<br />

chiama, “accorrete: aiutiamo la pace a pulire la valle!”<br />

E gli spiriti di natura del luogo sono già lì:<br />

“Eravamo in ascolto dei tuoi pensieri, Michele. Ecco quel che<br />

possiamo dirti, in risposta alle tue domande: dona la tua luce<br />

con gioia, senza esitazioni. Per ora questo ti viene richiesto,<br />

non altro. E chiedere il nostro intervento è già stato un gesto di<br />

luce.<br />

Devi sapere che, se nessuno ci chiama, noi non interveniamo:<br />

siamo rispettosi delle scelte degli umani, anche quando non le<br />

condividiamo. Che sacrificio mettere da parte le proprie<br />

logiche, per essere al servizio dell’evoluzione... Ma tu ci hai<br />

chiamati, ed ora possiamo intervenire.”<br />

Insieme, Michele e gli spiriti di natura sollevano il vento. <strong>Un</strong><br />

forte vento. Il vento porta le nuvole, le nuvole la notte: si<br />

disperdono i soldati, i feriti riprendono fiato e forze e, chi può,<br />

riflette sulle conseguenze della guerra.<br />

Nicoletta, sul bagnasciuga, ha gli occhi chiusi: ora si trova<br />

all’orizzonte, insieme a Ciliegio e ai delfini a giocare con le<br />

onde. Ed è gioia pura!<br />

E la gioia genera gioia.<br />

Dal mare, infatti, la gioia raggiunge tutto il Montenegro e ne<br />

rafforza il campo energetico, allontana coloro che tentano di<br />

intromettersi nella sua storia, coloro che violano i suoi confini<br />

con intenzioni bellicose.<br />

Poi si alza il vento. Inaspettato. <strong>Un</strong> forte vento.<br />

26


“E’ il suo cappello, signora?”La voce gentile di una bambina<br />

desta Nicoletta e le rende il cappello, che era volato via. La<br />

donna sta per chiudere ancora gli occhi, quando sente la Voce:<br />

“Per questo pomeriggio va bene così, Nicoletta”, dice. “Dosa le<br />

forze. Il viaggio è ancora lungo.<br />

27<br />

Basta un<br />

seme<br />

fra due<br />

pietre.<br />

Il resto<br />

lascialo fare<br />

a Chi<br />

ne sa<br />

più di te.<br />

E, per i semi di luce con cui avete innaffiato il paese”, ora<br />

anche Michele, tornato al centro informazioni, anno 2009, e<br />

Ciliegio, sentono in contemporanea l’annuncio, “avete superato<br />

la prova!<br />

La prossima destinazione sarà... Kotor!”


COME IN CIELO COSI’ IN TERRA<br />

Mentre stai assorto nei tuoi pensieri, può capitarti di ricevere<br />

informazioni che non ti saresti aspettato.<br />

Questo è quello che è capitato a Rade, mentre, seduto nel<br />

giardino, stava ascoltando quello che gli passava per la mente.<br />

E mentre osservava le nuvolette o i fiori colorati, che<br />

apparivano e sparivano, una mappa arrotolata gli si parò<br />

davanti e, dopo averla allontanata un paio di volte dal suo<br />

campo visivo, pensò che fosse qualcosa di importante.<br />

In realtà non era una mappa, Rade se ne accorse subito, ma era<br />

un foglio arrotolato, come quelli che si mettono nelle bottiglie .<br />

Lo aprì e vide che, in effetti, era proprio un messaggio: dalla<br />

scrittura concitata, sembrava un messaggio urgente e i corsi di<br />

lingua interstellari, che stava facendo, gli furono d’aiuto per<br />

decifrare quello che c’era scritto.<br />

In fondo allo scritto, la foto del mittente non lasciava ombra di<br />

dubbio: veniva dalla comunità di clausilia chatarensis, ed il<br />

mittente era proprio Orijen la Saggia. Gliene aveva parlato il<br />

Maestro alcune volte e lui era rimasto affascinato che in un<br />

essere così piccolo, potesse abitare tanta saggezza.<br />

Il Maestro e Rade non persero tempo e, in un attimo, furono a<br />

Cattaro, dove vennero accolti da un folto gruppo di lumachine,<br />

quale comitato di benvenuto.<br />

Orijen mosse le sue antenne e cominciò: “Da un po’ di tempo<br />

accade un fatto inusuale. Sentiamo un ronzio persistente che<br />

entra nei nostri gusci, e ci infastidisce fin sopra le antenne. La<br />

sua forza nascosta sta mettendo anche in pericolo le mura della<br />

città; vi prego, aiutateci.”<br />

Chiedendo aiuto ,<br />

sentirono un fremito di ali<br />

28


Così, dividendosi in gruppi, cominciarono l’esplorazione.<br />

Dopo qualche istante, si ritrovarono tutti nello stesso punto,<br />

senza aver raggiunto la sorgente del rumore. “Eh sì, questa è la<br />

stranezza” spiegò Orijen. “Appena iniziamo a cercarlo, il<br />

ronzio scompare, per riapparire appena smettiamo”.<br />

<strong>Un</strong> suono nuovo :<br />

osservo e respiro<br />

per comprendere<br />

“Beh, mi sembra il momento giusto per mettere all’opera<br />

quello che ho imparato durante la meditazione.” Dice Rade. Il<br />

Maestro annuisce. Rade chiude gli occhi e vede il ronzio che<br />

sta arrivando, ne osserva la forma, l’intensità e gli parla, gli<br />

chiede di portarlo da chi l’ha generato. Rade fa segno a tutti di<br />

seguirlo e, girato l’angolo, in una buchetta giusto sotto le mura,<br />

arrivano alla casa di Lumi, questo è il suo nome, un’abitante<br />

della comunità.<br />

Rade, che aveva cambiato le sue dimensioni usuali, per potersi<br />

muovere liberamente tra gli interstizi delle mura, bussa alla<br />

piccola porta. <strong>Un</strong>a lumachina si affaccia, e Rade rimane colpito<br />

dai colori sbiaditi del suo guscio. Bastano pochi passi per<br />

29


accorgersi che Lumi ha installato un condizionatore d’aria, ed è<br />

questo la chiave della questione.<br />

Lumi spiega: “Ne ho visto uno a casa degli uomini e così ho<br />

pensato di prendermene uno anche io. Pensavo fosse una strada<br />

per crearmi un rifugio più felice, visto che gli umani sembrano<br />

diventare allegri dopo che ne acquistano uno,” e continua, “a<br />

me questo pero’ non è successo, anzi…. mi sono rinchiusa qui<br />

nella mia casa, al fresco, a difendere quello che credevo fosse<br />

la mia fonte di felicità. Ho fatto in modo che chiunque sentisse<br />

il rumore non fosse in grado di trovarne l’origine.”<br />

Orijen e le altre lumachine le vanno vicino, Lumi stacca il<br />

condizionatore ed apre le finestre, facendo entrare l’aria calda,<br />

e piena di sole di Cattaro.<br />

Apre le porte ,<br />

la luce può entrare<br />

con il silenzio<br />

30


“Che la mia casa sia un rifugio per tutti coloro che ne hanno<br />

bisogno!” Esclama Lumi. “Che possano nutrirsi di quest’aria<br />

pulita e di queste foglie fresche.”<br />

“Lumi: la tua casa è dentro di te, non fuori ” le dice Rade e<br />

Lumi riacquista i colori della livrea.<br />

Rade, dopo aver salutato tutte le lumache, riprende le sue<br />

normali dimensioni e torna dal Maestro.<br />

Il Maestro gli chiede: “Come ti sei trovato in questa missione?”<br />

E Rade risponde: “Sulle prime ha avuto difficoltà ad occuparmi<br />

del caso, perchè ero schiavo di una mia vecchia formapensiero,<br />

secondo la quale, ci occupiamo di grandi missioni e<br />

non di storie di piccole lumache. Ma poi ho capito che non<br />

esistono grandi o piccole missioni: esiste solo il servizio che sei<br />

chiamato a prestare. Ogni essere è un tassello della creazione.<br />

Grande o piccolo sono solo parole, ora ho compreso.” Spiega<br />

Rade.<br />

“Fai progressi a vista d'occhio !” Dice il Maestro.<br />

Si alza la notte sulla baia di Cattaro,<br />

piccole luci splendono fra le mura<br />

31


5.<br />

KOTOR:<br />

Scalini e passi<br />

32


<strong>Un</strong> grosso pullman si ferma di fronte al porto di Kotor, e ne<br />

scende un gruppo di turisti che si raduna presso la loro guida.<br />

“Kotor è l'antica Cattaro,” inizia questa a narrare, “come avete<br />

avuto modo di osservare durante il tragitto, si trova in fondo a<br />

delle insenature che assomigliano molto ai fiordi norvegesi. Le<br />

bocche di Cattaro sono il porto naturale più grande del Mar<br />

Adriatico.<br />

Cattaro è' una città molto antica e per molti secoli ha fatto parte<br />

della repubblica di Venezia. La città è circondata da possenti<br />

mura che arrivano fino alla cresta rocciosa, che la domina.<br />

Sulla cima della collina si trovano i resti della fortezza di San<br />

Giovanni. Le mura e la fortezza sono visitabili.<br />

Per chi volesse cimentarsi nella salita, è bene sapere che essa<br />

non è particolarmente ardua, ma conviene affrontarla quando il<br />

sole non è ancora molto alto.”<br />

Il gruppo, lasciato libero, oltrepassa le grandi porte e si<br />

disperde in varie direzioni.<br />

Irene, rimasta sola, inizia ad armeggiare con la sua macchina<br />

fotografica, ma qualunque cosa provi a inquadrare nel suo<br />

obiettivo, non ha mai la luce a favore.<br />

Irritata, inizia a rimuginare tra sé:<br />

“Ecco! La luce non è più buona. Siamo partiti troppo tardi, per<br />

colpa di quel gruppo di romani che è sempre in ritardo. Anche<br />

questa mattina a colazione ci hanno impiegato un sacco di<br />

tempo.”<br />

La donna guarda con aria infelice la piazza nella quale si trova.<br />

Poi, tra i molti turisti che la riempiono, nota una figura che le<br />

sembra di conoscere.<br />

“Ma quello è Occhibelli, il ragazzo del traghetto! Ma è solo.<br />

Dove sarà la ragazza che è con lui? Certo che sono così carini<br />

insieme. Però lui ha l'aria del viaggiatore solitario.”<br />

Senza perdere di vista Michele, la donna ritorna ai suoi<br />

precedenti pensieri: “Avessi anche io il coraggio di viaggiare<br />

da sola, come lui. Invece eccomi qui, costretta a subire i<br />

33


capricci dei romani, della guida e di tutti. Chissà perché mi<br />

ostino a fare questi viaggi?”<br />

Anche Michele ha visto la<br />

signora Irene e si è accorto<br />

dell'alone pesante che<br />

l'avvolge.<br />

“Mi sa che è il momento di<br />

guadagnarsi la prossima<br />

indicazione” pensa, ma<br />

esita. “Chissà se Nicoletta è<br />

qui in giro?” e volge lo<br />

sguardo attorno a sé,<br />

cercandola, invano.<br />

Ripensa al loro saluto, al<br />

porto di Bar, quando lei gli<br />

ha detto: “E' stato bello<br />

incontrarti, ma ora le nostre<br />

strade si separano. Però so<br />

che saremo felici di rivederci, se ci rincontreremo, e saremo<br />

anche pronti ad aiutarci, ma ognuno ha il suo percorso.”<br />

Risente l'energia amica e confortante della ragazza.<br />

Si accorge che essere in quella piazza colma di gente senza di<br />

lei gli crea un po' di disagio. Ma questo viene presto spazzato<br />

via. Qualcosa dentro di lui lo avverte che è venuto il momento<br />

di agire, e, chiusi gli occhi, si lascia guidare.<br />

1825 : una data prende forma nella sua mente, e in un baleno<br />

si ritrova a Cattaro, circa duecento anni prima.<br />

Ed eccolo, in semplici vesti da contadino, aggirarsi tra i<br />

palazzi, lungo le strade lucenti.<br />

<strong>Un</strong> uomo, seduto a terra, si lamenta:<br />

“Mi hanno di nuovo truffato.” sta dicendo a se stesso a voce<br />

alta. “Sono il solito stupido. Vatti a fidare. Non imparerò mai.”<br />

L'uomo è ben vestito ed ha l'aspetto del gentiluomo.<br />

Michele gli si fa vicino.<br />

34


“Cosa le è successo?” Gli domanda.<br />

“Mi sono lasciato truffare per l'ennesima volta,” risponde<br />

l'uomo, “mi sono fidato di un tizio conosciuto all'osteria,<br />

abbiamo bevuto insieme, un tipo allegro, ben vestito, con modi<br />

da signore.”<br />

L'uomo ha voglia di raccontare a qualcuno i suoi guai, e non gli<br />

sembra vero di aver trovato due orecchie gentili, disposte ad<br />

accogliere il fiume di parole che è pronto riversare.<br />

Delicatamente Michele lo aiuta a sollevarsi e a ricomporsi, e<br />

quindi lo conduce in un luogo dove possono sedersi tranquilli.<br />

<strong>Un</strong>a volta seduto, l'uomo sta per iniziare il suo racconto, ma<br />

Michele lo precede.<br />

“Mi ha detto che è stato truffato, e che non è la prima volta.<br />

Come è possibile che le sia capitato ancora?”<br />

L'uomo resta interdetto, la domanda è sensata, e sente che dare<br />

una risposta a questa domanda è più importante che liberare il<br />

fiume di parole che preme in lui.<br />

Riflette un attimo, poi risponde:<br />

“E' che sono sfortunato. Mi fido delle persone e loro si<br />

approfittano di me.”<br />

“Ma ha sempre incontrato solo gente disonesta nella sua vita?”<br />

Gli chiede il ragazzo.<br />

L'uomo è perplesso:<br />

“Certo che no! Non tutte le persone sono disoneste.” Risponde<br />

questi.<br />

“E allora come può accadere che si lasci truffare? Per caso<br />

succede sempre dopo che avete bevuto insieme?” insiste<br />

Michele.<br />

L'uomo riflette.<br />

“E' vero!” Esclama. “Tutte le volte che mi hanno truffato prima<br />

mi hanno fatto bere, e, quando ero alticcio, ho concluso con<br />

loro affari disastrosi.”<br />

“Il che vuol dire che quando è sobrio non l'hanno mai truffata.”<br />

Afferma il giovane sorridendo.<br />

“Già!” Esclama l'uomo illuminandosi. “E' proprio così!”<br />

35


“Allora basterebbe che non concluda nessun affare quando è<br />

alticcio.” Insiste Michele.<br />

L'uomo è entusiasta: “L'uovo di Colombo!” Esclama. “Ma<br />

certo, come non pensarci prima. Grazie, giovanotto, mi avete<br />

ridato la speranza.”<br />

“Purtroppo non è così facile,” osserva serio Michele, “il fatto è<br />

che la prossima volta che berrete, concluderete di nuovo un<br />

cattivo affare, perché, quando avrete bevuto, non saprete<br />

trattenervi e vi lascerete nuovamente truffare.”<br />

L'entusiasmo dell'uomo svanisce, rapido come era comparso.<br />

“Non ho scampo!” Sussurra con un filo di voce.<br />

“Sì che l'avete, ma solo se riuscite a riconoscere chi è l'unico<br />

responsabile di quello che vi accade.” Lo incoraggia il giovane.<br />

L'uomo inizia a pensare, Michele l'osserva in silenzio.<br />

Il tempo sembra fermarsi, mentre l'uomo riflette, poi questi<br />

sembra ridestarsi, e, parlando quasi tra sé, esclama.<br />

“Ma certo! Sono io l'artefice dei miei guai. Sono io quello che<br />

si mette in condizione di farsi truffare.”<br />

Il sorriso amichevole di Michele lo avvolge: “Nessuno può dire<br />

se ci ricadrete,” osserva, “ma se vi ricapitasse, almeno saprete<br />

che vi siete creato voi la situazione. E poiché siete voi a<br />

crearla, dipende solo da voi scegliere di non crearla più.”<br />

“Grazie, giovanotto!” Gli occhi dell'uomo sono ora lucidi di<br />

commozione e luminosi di consapevolezza. “Come posso<br />

ringraziarti?”<br />

“I suoi occhi l'hanno già fatto per lei.” Risponde Michele e,<br />

rivoltogli un sorriso, si allontana.<br />

Appena girato l'angolo, un vortice luminoso lo avvolge, mentre<br />

una voce gli comunica: “Bravo. Prossima tappa questo<br />

pomeriggio: la spiaggia.”<br />

La signora Irene ha perso di vista per un solo istante Michele e<br />

ora non lo trova più.<br />

“Ma dove si sarà cacciato Occhibelli? Ah rieccolo! <strong>Un</strong> attimo<br />

prima era lì, poi è scomparso ed ora è riapparso nello stesso<br />

36


punto. Sembra dotato di teletrasporto”, e sorridendo tra sé<br />

mormora: “Come vorrei poter scomparire anche io, quando ne<br />

ho voglia.” E storcendo il naso all’indirizzo di alcuni suoi<br />

compagni di viaggio, sospira: “Beam me up, Spock!”<br />

37<br />

Nessun teletrasporto<br />

ma scalini e passi<br />

ti daran conforto.<br />

E se lasciassi<br />

giù ciò che ti pesa<br />

e salissi, leggera,<br />

verso la sorpresa<br />

di una vita vera?<br />

Intanto Ciliegio, posato su ciò che resta del tetto di un edificio<br />

della fortezza di San Giovanni, guarda la città che è sotto di lui<br />

e vede gonfiarsi sempre più la pesante massa di pensieri, che<br />

sgorga dalle menti di abitanti e turisti.<br />

I primi sopportano con difficoltà gli stranieri che invadono le<br />

loro strade, e rendono la città caotica e stressante. I secondi<br />

sentendosi poco accettati, si lasciando andare a critiche e a<br />

osservazioni non sempre carine nei confronti della città e dei


suoi abitanti, e, non di rado, assumono con i locali<br />

atteggiamenti indisponenti.<br />

“Vediamo cosa si può fare.” Pensa lo spirito di natura, ed in un<br />

attimo si proietta nel futuro.<br />

La scritta luminosa campeggia davanti all'ingresso del palazzo,<br />

all'interno, nel grande salone, uomini e donne, turisti ed abitanti<br />

di Kotor, stanno per iniziare il gioco che Mr. Ciliegio, direttore<br />

del resort, ha organizzato per loro.<br />

A condurlo è il direttore in persona.<br />

Dopo aver rivolto a tutti frasi di benvenuto, egli inizia a<br />

spiegare il gioco: “Come vedete, siete disposti alternati, un<br />

turista, un locale. Il gioco consiste in questo: ognuno leggerà il<br />

pensiero della persona che ha alla sua sinistra, lo dirà a voce<br />

alta e ne farà un redreaming verbale, riformulandolo.”<br />

Il gioco comincia, tra l'imbarazzo di alcuni e l'entusiasmo di<br />

altri.<br />

Tocca ad un turista iniziare, e questi legge nella mente del suo<br />

vicino, un locale: “Come si sta meglio d'inverno, quando tutto è<br />

più tranquillo.” e lo riformula: “D'inverno la situazione è più<br />

tranquilla: la tranquillità si alterna al movimento, come le<br />

stagioni: se non ci fosse il movimento d'estate non potrei<br />

apprezzare la tranquillità dell'inverno.”<br />

Tocca quindi ad un locale leggere il pensiero del turista:<br />

“Come fanno a vivere senza il 3D in ogni casa?” E lo<br />

riformula: “<strong>Un</strong>a volta anche noi non avevamo il 3D nelle case,<br />

mia nonna me lo racconta, mi dice anche che la vita le<br />

sembrava più lenta e serena. Ogni epoca ha le sue bellezze,<br />

ognuno ha i suoi tempi.”<br />

38


Il gioco prosegue in un continuo scambio di punti di vista, e si<br />

realizza così un'integrazione serena tra locali e turisti.<br />

Mentre le vecchie forme pensiero vengono riconosciute e<br />

lasciate andare, il cerchio diventa sempre più luminoso e<br />

Ciliegio lascia la sua veste di animatore e ritorna nel presente.<br />

Passeggiando per le vie della città, Irene incontra il gruppo dei<br />

romani, suoi compagni di viaggio.<br />

Ciliegio, appena tornato, coglie al volo l'occasione ed entra<br />

nell'aura del signore romano, che attacca sempre discorso con<br />

lei, e che la donna detesta perché è il più lento a fare colazione.<br />

L'uomo si avvicina e le dice: “Sa, proprio stamattina ci siamo<br />

attardati al tavolo della colazione per leggere la storia di<br />

Cattaro. Lei, che è una signora di cultura, la prossima volta si<br />

unisca a noi, gradiremmo sapere il suo punto di vista...”<br />

Irene è un po' compiaciuta e un po' incuriosita.<br />

“Ma sì, lanciamoci nel vortice della vita, perché tirarsi<br />

indietro?” Pensa, e con entusiasmo gli rivolge un sorriso<br />

gentile e risponde: “Con vero piacere.” Stupendosi, subito<br />

dopo, di sé stessa.<br />

Ciliegio si stacca dal signore<br />

di Roma, lasciandolo<br />

meravigliato della sua<br />

intraprendenza e del cambio di<br />

atteggiamento di quella<br />

signora, che è sempre un po'<br />

sulle sue.<br />

“Bene! Prossima tappa di<br />

oggi: la spiaggia.” Comunica<br />

una voce allo spirito di natura,<br />

che, sorridendo, si allontana.<br />

39


6.<br />

KOTOR:<br />

Il troppo stroppia<br />

I vestiti si ammucchiano confusamente sopra il letto.<br />

“Eppure sono sicura di averlo portato.” Mormora tra sé Irene<br />

spazientita, mentre le sue mani rovistano inutilmente i bagagli.<br />

Poco dopo, seduta sulla poltrona della stanza dell'albergo dove<br />

alloggia la sua comitiva, eccola volgere lo sguardo qua e là,<br />

sconsolata, con la remota speranza che il tanto agognato “porta<br />

fortuna” si mostri miracolosamente.<br />

Poi, sopraffatta dalla stanchezza, si abbandona al sonno.<br />

40<br />

In un vicolo<br />

di pensieri<br />

c’è sempre<br />

uno spiraglio<br />

una finestra<br />

aperta<br />

sull’azzurro.<br />

E<br />

là,<br />

una pianta<br />

può fiorire.


Ciliegio osserva Irene che dorme con l'aria da bambina<br />

sperduta, un poco imbronciata. Le si avvicina ed entra nel suo<br />

sogno.<br />

La spilla splende nelle mani di Irene, poi diventa una<br />

coccinella luminosa e vola via, per posarsi sul petto di una<br />

bambina, sul suo vestitino, tra i suoi riccioli sciolti. È proprio<br />

il posto giusto. La bambina sorride ammirando la spilla, e<br />

anche Irene, nel sonno, sorride.<br />

“Missione compiuta.” Pensa Ciliegio, soddisfatto di se stesso, e<br />

si sofferma a guardare compiaciuto la donna che dorme.<br />

“Certo che sono proprio bravo!” Si dice, e mentre il suo petto<br />

si gonfia d'orgoglio, inizia a provare un senso di potere, di<br />

forza.<br />

“Perché limitarsi a questo? ” Si domanda. “Posso fare molto di<br />

più!” E, abbandonandosi a pensieri di onnipotenza, si allontana<br />

dalla stanza di Irene.<br />

Su una piccola spiaggia della baia di Kotor, Nicoletta è sdraiata<br />

al sole. Il suo cappello di paglia è posato sul suo viso, ed i<br />

nastrini arancione e lillà giocano tra loro sollevati da una dolce<br />

brezza.<br />

“Si sta bene al sole?”<br />

<strong>Un</strong>a voce maschile la richiama dai suoi pensieri.<br />

“Michele?” Domanda lei sorpresa, mettendosi a sedere.<br />

I due ragazzi si sorridono e iniziano a raccontarsi quello che è<br />

accaduto loro, dopo che si sono salutati a Bar.<br />

Quindi Nicoletta narra quello che è accaduto questa mattina,<br />

quando si è ritrovata nel futuro a lavorare con il ragazzo e<br />

numerosi spiriti di natura. Era in un luogo molto bello, che non<br />

conosceva. <strong>Un</strong> posto di incredibile bellezza, con cascate<br />

d'acqua cristallina e una vegetazione verde e fitta.<br />

“Era una situazione particolare: vedevo te, una creatura fatata,<br />

che conoscevamo, visto che ci davamo del tu e la cosa strana è<br />

che c'era anche un'altra me. Attorno c'erano tante altre creature<br />

fatate. Poi non ricordo più nulla.”<br />

41


L'aria innocente e tenera di Nicoletta riempie il cuore di<br />

Michele di una dolce sensazione di affetto e di stima verso la<br />

ragazza.<br />

Ciliegio intanto, senza rendersene conto, sta diventando sempre<br />

più cupo, mano a mano che i pensieri di orgoglio si affollano<br />

dentro di lui.<br />

“Farò vedere a quei due ragazzini chi è Ciliegio. Non<br />

immaginano nemmeno il potere che abbiamo noi spiriti di<br />

natura, ma lasciate che mi mostri loro e diventeranno i miei<br />

fedeli collaboratori. Poi mi eleggeranno loro capo, e alla fine<br />

mi ringrazieranno.” Con questi propositi dissennati, lo spirito<br />

di natura si aggira per la baia, in cerca dei suoi due compagni<br />

di caccia al tesoro. Ormai è solo e lontano da tutti. Ha deciso:<br />

si mostrerà ai due umani. Cosa importa se così facendo violerà<br />

le leggi che regolano i rapporti tra umani ed esseri fatati? La<br />

ragione che lo muove è nobile e giusta, si dice. Altri pensieri<br />

rafforzano i precedenti. Poco lontano una figura oscura<br />

continua a inviargliene sempre di nuovi, gonfiando a dismisura<br />

l'orgoglio di Ciliegio.<br />

In vista della spiaggia un'ondina, che veglia <strong>sui</strong> due ragazzi, gli<br />

si pone di fronte e tenta di bloccare il suo cammino.<br />

“Fermati, Ciliegio, lasciati aiutare!” gli intima, sollevando la<br />

sua manina luminosa, pronta a lanciare su di lui un incantesimo<br />

che lo scuota, riportandolo alla ragione, ma, prima che lei<br />

possa agire, un grosso camion, richiamato dall'essere scuro, le<br />

passa di fianco rovesciandole addosso una densa nube di fumo<br />

nero e maleodorante, che la costringe a rituffarsi nel mare.<br />

“Eccoli!” <strong>Un</strong> sorriso di trionfo compare sul viso di Ciliegio.<br />

Avanza quindi verso di loro, inconsapevole del suo aspetto che<br />

si è trasformato, mentre si lasciava padroneggiare sempre di<br />

più dalla creatura buia, che ormai incombe su di lui.<br />

Al posto del bell'albero fiorito, ricco di foglie e frutti, è rimasto<br />

un goffo albero, pallido e gonfio. Egli è ormai giunto alla<br />

piccola spiaggia.<br />

42


<strong>Un</strong> improvvisa, pesante cappa si posa <strong>sui</strong> due ragazzi. <strong>Un</strong> poco<br />

infastiditi, essi volgono lo sguardo attorno e Nicoletta esclama,<br />

indicando un punto: “Michele, cos'è?” Il ragazzo guarda verso<br />

la zona indicata, e nota anche lui che in quel punto l'aria<br />

sembra essere più densa e che l'immagine sbiadita di un albero<br />

sta per prendere forma.<br />

Entrambi non possono fare a meno di notare anche la nube<br />

scura, pronta ad abbattersi su di lui.<br />

Senza parlare i ragazzi si scambiano uno sguardo d'intesa e, dai<br />

loro cuori, nascono due raggi di luce che investono quella<br />

figura tremolante, un istante prima che Ciliegio possa<br />

materializzarsi. Insieme alle loro, un'altra luce, ben più potente,<br />

giunge dall'alto, circonda Ciliegio e lo porta via.<br />

Con un lampo la creatura oscura si sgretola svanendo.<br />

I due ragazzi si guardano sorpresi, incapaci di parlare.<br />

“Qualcuno era in pericolo.” Dice Nicoletta, rompendo il<br />

silenzio.<br />

Ma prima che Michele possa rispondere, una voce, che<br />

entrambi odono, annuncia: “Complimenti, prova superata, la<br />

prossima meta è il lago di Scutari”<br />

Trova la fede<br />

Che in te, nascosta,<br />

ascolta Maria.<br />

43


LIBELLULE E POUF POUF<br />

Da lontano scorgono le torri di nuvole che sovrastano il<br />

villaggio. Sotto di loro si stende la vegetazione formata da<br />

alberi dai lunghi rami adornati da foglie, alcune delle quali<br />

molto grandi, un vento leggero porta profumi di fiori e il canto<br />

degli uccelli.<br />

“Eccoci arrivati.” Dice il Maestro indicando a Rade una zona<br />

del cielo dove l'aria si rarefà e si addensa di continuo, in modo<br />

alterno. “Ecco la porta dimensionale”.<br />

Restano qualche istante ad ammirare le dimensioni spazio<br />

temporali sottostanti che si sovrappongono come specchi<br />

trasparenti.<br />

Chiudi gli occhi :<br />

c’è chi ti accompagna .<br />

Viaggio di luce .<br />

44


Poi Rade vi passa attraverso, seguito dal Maestro.<br />

“È piacevole” Pensa il ragazzo, “passare tra i mondi, mi piace<br />

il delicato solletico che si sente, e poi puoi scegliere dove<br />

andare.”<br />

Sole, cielo azzurro, vegetazione lussureggiante, campi verdi e<br />

fertili. Le case sono immerse nella natura, in piena armonia.<br />

La casa del sindaco assomiglia ad una pianta di cactus senza<br />

spine, con un grande fiore in cima.<br />

Hanno appena posato i loro piedi a terra che questi viene loro<br />

incontro amichevolmente:<br />

“E' un po' che non ci vediamo, amici! Vedo che avete cambiato<br />

vestiti, vi ricordavo con delle tutine rosse.”<br />

Il maestro sorridendo risponde: “Anche i supereroi devono<br />

aggiornare il proprio look e così li abbiamo adattati alla vostra<br />

dimensione, per i nostri nuovi abiti solo derivati di foglie e<br />

fiori”.<br />

“Davvero molto belli.” Commenta il sindaco.<br />

Rade, che non vede l'ora di entrare in azione, va diretto al<br />

punto: “Siamo stati inviati in risposta ad una richiesta d'aiuto,<br />

cosa possiamo fare per voi?”<br />

“Seguitemi e vedrete voi stessi.” Risponde il notabile.<br />

Dopo un breve cammino tra piante profumate raggiungono un<br />

edificio ondulato adornato di fiori, nel cortile del quale si<br />

trovano due gruppi di bambini. Il cortile è stato diviso a metà<br />

con una linea, e i bimbi sono separati in due gruppi opposti che<br />

non possono giocare insieme.<br />

Rade rimane sconcertato e, procedendo ad un'accurata analisi<br />

della situazione, si rende conto che i piccoli sono in realtà<br />

pedine dei loro genitori, i pensieri pesanti e scuri dei quali<br />

incombono su di loro, separandoli. Egli vede anche la<br />

sofferenza di quelle persone e ne domanda al sindaco il motivo.<br />

“C'è stata una lite nel paese tra coltivatori di pouf pouf e gli<br />

allevatori di libellule. Le libellule adorano i pouf pouf, ci<br />

45


volano intorno e li spettinano. I pouf pouf d'altro canto non<br />

potrebbero vivere senza l'impollinazione delle libellule.<br />

Da qualche tempo il più anziano dei coltivatori, a cui tutti<br />

fanno riferimento, ha rinchiuso i pouf pouf in una serra dicendo<br />

che c'erano troppe libellule che li disturbavano e che da quel<br />

momento in poi sarebbero entrate solo quelle autorizzate da lui.<br />

In riposta il più anziano degli allevatori ha convocato tutti gli<br />

altri e hanno deciso di mettere le libellule in gabbia dicendo<br />

che esse non avrebbero più raggiunto i pouf pouf senza la loro<br />

autorizzazione.”<br />

Via le catene !<br />

Così , per conoscere<br />

nuovi orizzonti .<br />

I due supereroi si consultano tra loro e poi il Maestro dice, in<br />

modo che il sindaco possa udire: “Va bene Rade, facciamo<br />

vedere agli abitanti del villaggio che cosa accadrà se<br />

continueranno ad agire così.”.<br />

Mentre il Maestro fa apparire uno schermo gigante nella piazza<br />

grande del paese, Rade raduna gli abitanti.<br />

46


La sera è scesa e sullo schermo scorrono le immagini che<br />

mostrano il villaggio abbandonato dopo anni di giochi di forza,<br />

le campagne si sono trasformate in deserti, le case sono<br />

silenziose e cadenti, niente pouf pouf, nessuna libellula.<br />

La gente si guarda in silenzio, nervosa e spaventata. La<br />

tensione tra i due gruppi, che hanno seguito le immagini stando<br />

separati ai due lati della piazza, sembra salire. Ognuno è<br />

arroccato nelle sue posizioni e non sembra disposto a fare<br />

concessioni. “Colpa degli allevatori e del loro egoismo” si<br />

mormora da un lato.<br />

“Siete avidi e dissennati, siete senza cervello.” rispondono dure<br />

alcune voci dall'altro schieramento.<br />

“Qui ci vuole una bella dose di polvere rosa, che porti umiltà<br />

ed apertura ai loro cuori.” Dice Rade al Maestro, e spiccato il<br />

volo lascia cadere sulle testoline alzate, che lo guardano<br />

sorprese, manciate di polvere.<br />

<strong>Un</strong>a nuvoletta rosa invade la piazza. Le voci tacciono mentre si<br />

odono alcuni starnuti, poi d'improvviso le due compagini<br />

contrapposte si mescolano fondendosi.<br />

Le guance dei più anziani si solcano di lacrime, tutti si<br />

guardano increduli. I loro occhi sembrano dirsi “Come<br />

abbiamo potuto essere così ciechi?”<br />

Ora le mani ossute si stringono reciprocamente, ed alle strette<br />

di mano seguono gli abbracci a sancire una nuova amicizia ed<br />

un nuovo spirito di collaborazione per il bene di tutti.<br />

“Grazie!” Dice un coro di voci in lontananza, ma il Maestro e<br />

Rade sono già saltati in un'altra dimensione.<br />

47


7<br />

LAGO DI SCUTARI :<br />

Non succede niente<br />

Irene si sveglia prima dell'alba. Esce sul <strong>balcone</strong> della sua<br />

camera d’hotel, che s’affaccia sul lago di Scutari, e pensa che<br />

vorrebbe fare un viaggio ad est, oltre i Balcani, oltre...<br />

Per ora, intanto, decide di restare lì, ad osservare l’Oriente.<br />

Dopo poco, però, si addormenta. Sul <strong>balcone</strong>.<br />

Il sole non è ancora sorto e Irene inizia a sognare.<br />

È un sogno strano per lei: percepisce qualcosa di diverso dai<br />

soliti sogni.<br />

Si trova in un bel giardino. Osserva il volo delle farfalle. Gli<br />

uccellini cinguettano <strong>sui</strong> rami. E, per la prima volta in vita sua,<br />

vede chiaramente i colori del sogno, non il solito cupo grigiore:<br />

fiori multicolori, il verde del prato, l’azzurro delle acque di una<br />

fontana. Le sembra perfino di sentire, sotto i piedi, il prato<br />

soffice:<br />

“E’ strano”, pensa: “tante volte ho avuto incubi nei quali<br />

vivevo situazioni ostili, e mi sembrava tutto vero. Qui, ora, mi<br />

sembra tutto vero e… non succede niente. È riposante, è…<br />

bello!”<br />

Mentre Irene contempla il paesaggio, anche Nicoletta e<br />

Michele si trovano, non visti, in quel grande giardino.<br />

I ragazzi, per la notte, hanno affittato due camere presso<br />

diverse abitazioni, vicine all’hotel dove soggiorna la comitiva<br />

dei turisti italiani. Si sono dati appuntamento per l’indomani<br />

alle tre del pomeriggio, ovunque la caccia al tesoro li guiderà.<br />

48


E’ così bello<br />

ma non succede niente:<br />

lo sopporterò?<br />

Dunque, mentre i corpi dei due ragazzi sono distesi nei<br />

rispettivi letti, Nicoletta e Michele, in quel bel giardino, stanno<br />

effettuando un lavoro di vero e proprio giardinaggio in<br />

compagnia delle ondine, le abitanti del lago che costeggia il<br />

giardino: c’è da levare qualche erbaccia fra le aiuole, da<br />

raccogliere le foglie cadute, da innaffiare i prati.<br />

“Ogni tanto, mentre sradico un’erbaccia” Dice Michele ad un<br />

certo punto, “visualizzo scene di guerra. Mi sembrano riferite<br />

alla seconda guerra mondiale.”<br />

“Anche a me è successo” Conferma Nicoletta, “mentre<br />

raccoglievo le foglie.”<br />

49


“Il lavoro consiste nell’alleggerire la materia di cui sono<br />

composti i sogni dei montenegrini”, spiegano loro le ondine,<br />

“materia molto pesante, in seguito alle guerre e alle<br />

persecuzioni a cui sono stati assoggettati.”<br />

I due giardinieri continuano a lavorare. Ad un tratto, in<br />

lontananza, notano un corpo astrale, completamente bardato di<br />

uno scialle fucsia.<br />

“A chi potrebbe appartenere?” Si chiede Michele, a cui quella<br />

sagoma non è nuova. Nicoletta ha un’intuizione:<br />

“E’ una signora italiana del granturismo! Le ho visto indossare<br />

quello scialle sul traghetto per Bar!.”<br />

Michele annuisce.<br />

I due giardinieri continuano il viaggio: camminando, escono<br />

dal giardino e cominciano ad incontrare sentieri di luce.<br />

In meditazione costante, ognuno di loro ne sceglie uno.<br />

Continuando a camminare, ad un certo punto, Michele si<br />

accorge che Nicoletta sta entrando in una foresta.<br />

Il ragazzo ha un’esitazione. Sente che deve continuare per la<br />

sua strada luminosa, ma...<br />

“Lavorare con lei, finora, è stato così bello! È così raro trovare<br />

qualcuno come Nicoletta... E’ così bello giocare in due!”<br />

Così pensando, si volta e fa dietrofront:<br />

“Il sentiero luminoso che sto percorrendo procede dalla parte<br />

opposta a Nico, ma basta che faccia due passi in là e..<br />

quell’altro sentiero condurrà di sicuro verso la foresta: così<br />

continuerò a lavorare al suo fianco.”<br />

Michele esce dal suo percorso, fa i due passi in là e... il nuovo<br />

sentiero su cui si porta perde, a poco a poco, di luminosità.<br />

Nicoletta è ormai entrata nella foresta e la scena, intorno a lui,<br />

diventa sempre più buia...<br />

Intanto, entrando nella foresta, Nicoletta sente, ora<br />

chiaramente, gli echi di guerra che compongono gli incubi dei<br />

montenegrini. Improvvisamente, vede scorrere di fronte a sé<br />

due frasi:<br />

50


“Per ogni camerata caduto, paghino con la vita 10 ribelli”, e<br />

poi: “Non fidatevi di chi vi circonda, ricordatevi che il nemico<br />

è ovunque.”<br />

La donna, con il respiro e l’aiuto delle ondine (alle quali, man<br />

mano che la luce aumenta, si aggiungono anche gli abitanti<br />

della foresta, perché liberati grazie alla nuova luce), disegna<br />

nell’aria nuove frasi che permeano quelle vecchie,<br />

polverizzandole, sgretolandole, facendole cadere a terra:<br />

Lascia volare la tua anima<br />

La pietà guiderà le tue ali<br />

La fede sosterrà il tuo volo<br />

Poi compare ancora una frase:<br />

“Nicoletta: ora, grazie all’intervento di questa notte, i sogni dei<br />

Montenegrini saranno formati di materia più leggera, brava!<br />

Puoi andare a... ad esplorare il lago di Scutari, oggi!”<br />

Intanto, Irene si desta, nel suo letto d’hotel. Ha ancora quella<br />

piacevole sensazione assaporata durante il sogno:<br />

“Ma come ho fatto a tornare in camera? Mi ero addormentata<br />

sul <strong>balcone</strong>, il <strong>balcone</strong> <strong>sui</strong> Balcani e... oltre... Dev’essere stato<br />

tutto un sogno... E questo??” Sopra il pigiama, lo scialle fucsia.<br />

51


TUTTI PER UNO<br />

Rade si alza di corsa per uscire in cortile, e respira a pieni<br />

polmoni l’aria fresca, profumata di pino.<br />

Sotto gli alberi nel cortile, c’è il Maestro ad attenderlo: si sta<br />

dedicando al giardinaggio e le sue mani attente stanno<br />

sradicando le erbacce, accanto alle radici di un cespuglio.<br />

“Mi hanno<br />

chiamato da<br />

Olivandia per un<br />

aiuto urgente”<br />

Inizia il Maestro: ”<br />

Qualcuno rischia<br />

di farsi prendere la<br />

mano e di<br />

trasformare il<br />

delizioso pianeta<br />

verde in una<br />

discarica di rifiuti<br />

tossici.” Continua: “Sarò impegnato per tutta la giornata,<br />

quindi andrai tu.” Dice a Rade e, togliendosi i guanti da<br />

giardiniere, si allontana.<br />

Rade non se l’aspettava, già si immaginava una giornata di<br />

riposo a leggere o in giro a scorrazzare tra i mondi.<br />

Indossa i suoi occhiali, che gli permettono di viaggiare ad una<br />

velocità intergalattica, ed in un attimo appare ad Olivandia .<br />

L’aria odora di legno andato a male, che fa bruciare gli occhi,<br />

Rade si toglie gli occhiali e vede che la situazione è<br />

effettivamente al culmine. Alcuni abitanti, infastiditi<br />

dall’odore, indossano delle mascherine trasparenti, che<br />

trasformano l’aria inquinata in aria respirabile per i loro<br />

52


polmoni. Inoltre hanno un copricapo che gli permette di<br />

veicolare la loro voce, senza inspirare l’aria esterna.<br />

Lo accoglie un abitante con una grande “P” disegnata sul petto:<br />

Rade conosce questo pianeta attentamente e sa che, ogni<br />

abitante, ha una lettera che lo contraddistingue dall’altro.<br />

Questo affinché coloro che vengono da altri pianeti sappiano<br />

distinguerli. Per un occhio non abituato sembrano tutti simili;<br />

in realtà, ognuno ha un timbro vocale unico ed i capelli che<br />

cambiano colore a seconda dell’età. I bambini li hanno verdi<br />

chiaro e gli anziani verdi scuro, mentre le donne li hanno rosa.<br />

Il signore è il Presidente del Pianeta, ha una voce profonda e<br />

parla velocissimo. Rade attiva il traduttore automatico: “Non<br />

sappiamo come gestire la situazione dei rifiuti. Il nostro pianeta<br />

sta per essere sommerso da una montagna di detriti. Abbiamo<br />

attivato un tavolo di trattativa interna, ma al momento, siamo in<br />

pieno conflitto di interessi”.<br />

Ecco, che si avvicina un altro abitante, la “J” sul petto lo fa<br />

riconoscere come Jos, il leader dell’opposizione. La sua voce è<br />

penetrante e parla a bassa voce, tanto che Rade deve alzare il<br />

volume del suo traduttore: “La nostra fazione sta portando<br />

avanti l’idea di valorizzare l’importazione di cubus, al fine di<br />

risolvere il problema dell’inquinamento. Ci preoccuperemo<br />

personalmente della sua piantagione, tanto che diverremo noi<br />

per primi i maggiori produttori ed esportatori della galassia”. Il<br />

database di Rade si mette a cercare informazioni su questa<br />

radice e scopre che, una volta lavorata, produce molta energia,<br />

però è molto pericolosa e può rilasciare sostanze altamente<br />

nocive. Il leader continua: “Sulle rive del lago di Scutaria,<br />

metteremo le basi di questo progetto”.<br />

Il Presidente, a questo punto, interviene: “Il lago è un’oasi<br />

incontaminata di specie protette, è la meta di uccelli migratori,<br />

e la tua idea sarebbe uno scempio!”. Rade vede che i due<br />

stanno cominciando a litigare, e propone di prendersi una<br />

pausa.<br />

53


Invita Jos a fare una gita in barca, sul lago di Scutaria, visto<br />

che, da quando era bambino, non ci era più tornato.<br />

In barca, a Jos riaffiorano ricordi di quando vide per la prima<br />

volta un pellicano, intento a pescare, chiude gli occhi e Rade<br />

lo raggiunge.<br />

Entrambi sono tornati bambini, e lanciano pezzi di pane ai<br />

pellicani. <strong>Un</strong>o di essi si avvicina, e lo invita con l’ala a salire<br />

sulla sua groppa, un altro fa lo stesso con Jos. Salgono sulla<br />

schiena piumata e spiccano il volo sopra il lago. <strong>Un</strong>a porta sul<br />

futuro si apre davanti e vi entrano dentro. Il paesaggio che li<br />

accoglie è molto cambiato, i pellicani hanno dovuto andarsene<br />

dal lago, per cercare un posto più sano dove vivere. I rifiuti<br />

prodotti dalla lavorazione di cubus hanno devastato il territorio.<br />

“ Ma quello sono io” Esclama Jos. <strong>Un</strong> signore dai capelli verdi,<br />

con riflessi scuri, sta parlando con un altro: “Grazie al suo<br />

appoggio le nostre industrie sono diventate le più importanti a<br />

livello planetario; non ce l’avremmo fatta senza di lei”.<br />

La finestra temporale si chiude ed i pellicani volano via.<br />

Rade e Jos aprono gli occhi a Scutari. “Come ho potuto essere<br />

così cieco?” Esclama Jos” Le adulazioni degli industriali mi<br />

stavano annebbiando e, pur di sentirmi apprezzato, mi stavo<br />

avviando a scelte che favorivano gli interessi di pochi e non il<br />

bene di tutti. Questa non è la via maestra che deve seguire un<br />

politico che si rispetti “.<br />

La direzione:<br />

linea che mi attraversa<br />

filo dorato<br />

“Le vostre idee di cambiamento vanno portate avanti,”<br />

Risponde Rade “rispettando però il pianeta e valorizzando le<br />

risorse che già possiede.”<br />

In un attimo sono di ritorno al tavolo delle trattative dove, tutti<br />

insieme, maggioranza ed opposizione, cercano soluzioni<br />

costruttive. Rade partecipa da osservatore alla discussione,<br />

perché sa che è un momento importante per Olivandia: che tutti<br />

acquisiscano maggiore consapevolezza, in quanto ognuno di<br />

54


essi ha la stessa importanza, nella salvaguardia del proprio<br />

pianeta.<br />

“Sì all’energia eolica e sì al turismo!!” esplodono gli applausi.<br />

Anche Rade applaude e, prima di partire, gli viene donata una<br />

maglietta con la sua iniziale, quale cittadino onorario, per<br />

ringraziarlo del suo aiuto.<br />

Tornato vede il Maestro, che sta pulendo la sua stanza.<br />

“Ma non avevi cose importanti da fare?” Dice un po’ perplesso<br />

Rade.<br />

“Ho appena finito di pulire tutta la mia stanza” Risponde il<br />

Maestro “Non possiamo prenderci cura degli altri se non<br />

siamo noi che, per primi, non ci prendiamo cura di noi stessi”.<br />

“Gli abitanti di Olivandia hanno imparato, con le loro scelte, a<br />

prendersi cura del proprio pianeta.” Dice Rade.<br />

“Hai fatto un ottimo lavoro.” Continua il Maestro.<br />

“ A domani, Maestro.”<br />

“A domani, Rade. ”<br />

Il mio cuore è gonfio come una nuvola<br />

rosa per il sole che la illumina.<br />

Prego perché questa luce<br />

possa piovere su di te.<br />

55


8<br />

LAGO DI SCUTARI:<br />

Chiudete i boccaporti<br />

Nicoletta sta riposando al sole sulla spiaggia erbosa in riva al<br />

Lago di Scutari.<br />

Musica d’acqua<br />

è diversa dal mare<br />

ritmo più lento<br />

Lancia un'occhiata al suo orologio: “Tra poco dovrebbe<br />

arrivare Michele” pensa, notando che mancano pochi minuti<br />

alle 15.00.<br />

<strong>Un</strong> tenue filo di ansia inizia ad insinuarsi in lei, entrando ed<br />

uscendo dal suo naso insieme al suo respiro: “Forse Michele<br />

non ce l’ha fatta a superare la prova”, pensa, “perché si era<br />

affezionato all’idea di lavorare con me...”.<br />

56


Senza accorgersene Nicoletta si addormenta, ed una domanda<br />

tormenta la sua mente: “Cosa succede a chi non supera le<br />

prove?”.<br />

Finora sia lei che Michele le hanno superate.<br />

Il suo sonno diventa agitato. “Cosa mi accadrà se dovessi<br />

mancare una prova?”.<br />

Ma qualcosa la scuote e riconosce che sta sognando.<br />

Nella sua visione astrale compaiono dei flash di verde, misti a<br />

bianco e a rosso. “La bandiera italiana” Pensa.... Ma in realtà<br />

questi colori si compongono poi a formare l'immagine di un<br />

ciliegio che porta sia fiori, che foglie, che frutti, una<br />

anomalia.....<br />

L'albero le parla. “Il mio nome è Ciliegio, sono uno spirito di<br />

natura e partecipo anche io alla caccia al tesoro.<br />

Ricordati cosa vi siete detti con Michele: 'E' importante<br />

lasciare andare, ognuno ha tempi diversi.'<br />

Anche io ho i miei. Da quando siamo partiti fino a domenica<br />

sono stato con voi, ma questa mattina non ho potuto esserci.”<br />

Nicoletta domanda come mai, e Ciliegio le risponde:<br />

“Domenica non sono riuscito a superare una prova e sono stato<br />

riammesso solo questo pomeriggio.”<br />

Nicoletta gli domanda allora cosa gli sia accaduto dopo, ma<br />

Ciliegio svanisce senza risponderle. Alla ragazza, un poco<br />

delusa, resta però un buon sapore di ciliegia in bocca.<br />

Nicoletta riapre gli occhi e si dice che forse non era giusto che<br />

lei sapesse cosa era successo a Ciliegio.<br />

Guarda l'orologio: le 15.00 sono ormai passate. Accetta che<br />

Michele non sia con lei e si guarda attorno.<br />

Vede la Signora Irene, anche lei sembra che stia per schiacciare<br />

un pisolino, la macchina fotografica abbandonata in grembo, la<br />

borsa accanto a lei ancora aperta.<br />

Poi Nicoletta osserva meglio Irene e vede, usando la sua<br />

percezione sottile, che questa sta viaggiando nel piano astrale,<br />

e che accanto a lei c’è una presenza luminosa: Nicoletta sa per<br />

esperienza che è meglio che Irene non si risvegli bruscamente,<br />

57


e allora decide di dedicare il suo aiuto a lei, quel pomeriggio, di<br />

starle vicino per tenerla libera da interferenze e per proteggerla.<br />

Non è prudente lasciare la borsa aperta e il portafogli in bella<br />

vista: il fatto che Irene si sia addormentata così fa pensare che<br />

anche il suo corpo astrale intorno al suo secondo chakra sia<br />

esposto a pericoli di vario genere.<br />

Nicoletta si avvicina, prende la macchina fotografica, la infila<br />

nella borsa di Irene e chiude bene la lampo della borsa:<br />

contemporaneamente salda, con il suo pensiero, con un atto<br />

simile, il varco lasciato aperto da Irene nei suoi corpi sottili.<br />

Poi si siede sull'erba accanto a lei, e inizia a leggere la sua<br />

guida,<br />

Ed ecco cosa questa dice:<br />

“Il lago di Scutari si estende su una superficie che varia dai<br />

370 kmq ai 550, a seconda della stagione. Due terzi del lago<br />

appartengono al Montenegro, il restante terzo all'Albania. Il<br />

lago è un Parco Nazionale. Le superfici d'acqua e la zona<br />

costiera del Parco sono il biotipo di un mondo animale e<br />

vegetale estremamente vario. La costa settentrionale è<br />

caratterizzata da un grande spazio palustre dove è facile<br />

trovare ninfee gialle e bianche, noci acquatiche, canne<br />

palustri, boschetti di salici e pratiIl lago è la più grande<br />

riserva di uccelli palustri d'Europa. Tra le molte specie ve ne<br />

sono alcune in via di estinzione, come il pellicano ricciuto.<br />

<strong>Un</strong>ico mammifero del lago è la lontra, numerosi sono i rettili e<br />

gli anfibi. Le numerose isole del lago vennero destinate dai<br />

regnanti montenegrini, tra il XI ed il XV secolo, ad ospitare<br />

monasteri le cui vestigia sono ancora oggi visibili. Sulle cime<br />

attorno al lago dal XIV al XIX secolo vennero edificate<br />

moltissime fortezze, a difesa del territorio dalle invasioni<br />

ottomane.”<br />

Ciliegio si muove <strong>sui</strong> piani sottili del luogo: ha lasciato<br />

Nicoletta non per sua volontà, ma perché una mano invisibile<br />

l'ha allontanato impedendogli di parlarle.<br />

58


Ora riflette e riconosce che il suo lavoro per ridimensionarsi,<br />

cominciato domenica sera quando, a causa del suo orgoglio,<br />

non era riuscito a passare la prova, non è ancora finito. Eccolo<br />

lì che stava facendo la lezioncina a Nicoletta, proprio lui…<br />

Adesso invece vuole partire col piede giusto: fare qualcosa di<br />

piccolo, con prudenza, in modo da non superare il suo limite di<br />

sfida. Vale più qualcosa di piccolo e fatto bene che qualcosa di<br />

esagerato che non è sicuro di portare a termine. Questa sua<br />

intenzione lo porta nella preistoria.<br />

Alcuni spiriti di natura del luogo gli si fanno incontro. Essi<br />

sono irritati da un insediamento umano che li disturba col suo<br />

odore di bruciato, e col suo rumore. Ciliegio viene<br />

accompagnato dagli spiriti di natura a visitare l’insediamento e<br />

trova uno stregone che sta invocando gli spiriti degli inferi per<br />

aiutare un malato, mentre attorno tutto il villaggio assiste in<br />

silenzio.<br />

Suono di tamburo e fumo. Lo sciamano è in trance ed è ridotto<br />

ad un pupazzo tra le mani delle ombre che si muovono intorno<br />

a lui, fra di esse però Ciliegio riconosce Irene che sta danzando<br />

al ritmo del tamburo.<br />

La luce di Irene viene assorbita sempre di più dallo sciamano<br />

che le sta succhiando il corpo energetico per ricaricarsi.<br />

Attraverso lo sciamano la luce di Irene si trasmette al malato,<br />

che sembra si stia riprendendo. Irene però diventa sempre più<br />

debole e alcune ombre la circondano e le si incollano addosso.<br />

Senza esitare, Ciliegio entra nel cerchio e avvolge Irene.<br />

Anche lui si sente risucchiare: le ombre stanno succhiando,<br />

proprio come dei vampiri un fiume di energia che esce dalla<br />

pancia di Irene. Però, improvvisamente, la voragine da cui<br />

fuoriesce tutta la sua vitalità si chiude con uno scatto, come un<br />

borsellino.<br />

Ciliegio, incuriosito, osserva meglio il corpo sottile di Irene e<br />

vede le mani di Nicoletta che lo stanno aiutando a chiudere il<br />

varco.<br />

59


“Svegliati, su!” Sussurra Ciliegio ad Irene accompagnandola<br />

fuori dal cerchio , e aggiunge “Devi essere più prudente, la<br />

prossima volta, quando ti viene questo sonno improvviso.<br />

Prima chiudi tutte le tue aperture”.<br />

Irene svanisce. Lo sciamano smette il suo rito e continua ad<br />

accudire il malato.<br />

Ciliegio si allontana con gli spiriti di natura locali, e dice loro :<br />

“Tutto quello che sta avvenendo ha sicuramente una sua<br />

ragione, che forse non possiamo comprendere. Integrarsi con<br />

gli esseri umani è possibile e sicuramente qualsiasi aiuto<br />

possiate loro fornire sarà di vantaggio reciproco. Lasciate<br />

andare l’idea che qualcosa possa appartenere sempre e soltanto<br />

a voi.”<br />

Queste ultime parole risuonano su<br />

altri piani e arrivano all’orecchio<br />

di Michele che si scioglie dal suo<br />

attaccamento e si sente libero di<br />

procedere nel suo percorso..<br />

Irene si sveglia e si trova accanto<br />

Nicoletta, che le dice che le ha<br />

chiuso la borsa e che la prossima<br />

volta dovrebbe stare più attenta.<br />

Siamo attenti<br />

Irene, fai come noi:<br />

niente ci sfugge<br />

Irene racconta che curiosamente<br />

anche nel suo sogno, in cui andava<br />

in barca sul mare mosso, ha sentito un marinaio che urlava:<br />

ricordatevi di chiudere tutti i boccaporti!..<br />

Nicoletta sorride: il suo invito alla prudenza è stato raccolto.<br />

Si alza e decide di fare due passi lungo le sponde del lago,<br />

mentre una voce annuncia a lei ed a Ciliegio che la prossima<br />

tappa è ……Cetinje!<br />

60


9<br />

CETINJE:<br />

Il Big Bang<br />

Il sole sta alzandosi, la luce del nuovo giorno illumina la stanza<br />

d'albergo. Michele apre gli occhi.<br />

“<strong>Un</strong> nuovo giorno” pensa, scosta il lenzuolo e sta per saltare<br />

giù dal letto quando un bagliore improvviso lo investe e lo<br />

solleva dolcemente.<br />

“Che succede?” si domanda, mentre si trova a galleggiare per<br />

aria.<br />

Rapidamente il ragazzo si allontana dal suolo, trasportato da<br />

una forza delicata e misteriosa.<br />

E, come avvolto in una bolla pressurizzata, si trova ad<br />

ammirare la terra da lontano, quindi va oltre la Luna, oltre il<br />

Sistema Solare, al di là della Via Lattea, nello spazio infinito.<br />

“Ma cosa ci faccio qui?” Si domanda sorpreso, intimorito ma<br />

soprattutto sopraffatto dallo spettacolo meraviglioso ed unico<br />

che si apre ai suoi occhi.<br />

La bolla luminosa che lo avvolge si dilata mentre al suo interno<br />

iniziano a comparire esseri luminosi di forme, colori e<br />

dimensioni varie. L'energia che ognuna di esse irradia è serena<br />

ed amichevole, ed i loro sguardi sono carezze amorevoli. Poi<br />

ode una voce, che egli non sa dire da quale dei suoi compagni<br />

provenga.<br />

“Benvenuto, Michele! Qui sei al sicuro, tutte le presenze qui<br />

riunite ti sono amiche e cooperano per il progetto universale<br />

per il quale cooperi anche tu.”<br />

“Chi siete? Posso sapere i vostri nomi e da dove venite?”<br />

61


“Il suono dei nostri nomi non ti direbbe nulla, e non esiste per<br />

loro un corrispettivo terrestre. I luoghi dai quali veniamo non<br />

hanno per te alcun significato, e conoscerli non ti aiuterebbe a<br />

comprendere. Tutto quello che posso dirti è che siamo<br />

ambasciatori di molti pianeti, di molte dimensioni e di molte<br />

galassie che compongono l'<strong>Un</strong>iverso. Apparteniamo tutti alle<br />

specie più evolute. Alcuni di noi stanno aiutandoti ad evolvere,<br />

tutti noi operiamo per l'evoluzione degli esseri umani e della<br />

terra nella sua globalità. La mia voce ti è già nota, ti ho guidato<br />

e sostenuto in alcune occasioni nel corso della tua vita ed anche<br />

recentemente l'hai udita”.<br />

“E' vero.” Conferma Michele, “la tua voce mi è familiare.”<br />

“Ma perché mi avete portato quassù?” Domanda poi il ragazzo,<br />

mentre i suoi occhi ammirano le luminose presenze che hanno<br />

preso posto attorno a lui, e lo avvolgono con la loro energia<br />

benevola.<br />

“Le risposte a dopo. Prima osserva.” Dice la voce.<br />

Il ragazzo torna a volgere fuori dalla bolla il suo sguardo e<br />

nuovamente resta affascinato dallo spettacolo che gli viene<br />

regalato.<br />

D'un tratto, come se il movimento dei corpi celesti accelerasse,<br />

egli si rende conto che le galassie stanno allontanandosi tra<br />

loro, come se fossero state proiettate tutte verso l'esterno da<br />

un'esplosione. Poi tutte rallentano, si fermano ed iniziano a<br />

muoversi all'indietro, sempre più rapidamente fino al tornare a<br />

formare un unico nucleo di materia.<br />

“Il nucleo primordiale!” Esclama<br />

stupito Michele, osservando<br />

l'enorme massa di materia<br />

pulsante che sola giace nel vuoto<br />

cosmico. Poi tutta la massa<br />

sembra fermarsi, arrestando il suo<br />

pulsare e diventa quieta ed inerte,<br />

quindi un'improvvisa<br />

deflagrazione la squarcia,<br />

62


proiettando nell'infinito frammenti di essa.<br />

“Il Big Bang!” Esclama incredulo Michele. “L'origine<br />

dell'<strong>Un</strong>iverso.”<br />

Alla sua esclamazione segue un breve silenzio, poi:<br />

“Il Big Bang è una bugia, una menzogna.” Esclama tranquilla<br />

la voce. “Quello a cui hai appena assistito è uno spettacolo che<br />

abbiamo predisposto per te. Abbiamo avuto modo di percepire<br />

quanto tu stesso creda a questa pesante forma pensiero, e sei<br />

uno dei terrestri più evoluti e più aperti con i quali<br />

collaboriamo, hai conoscenze scientifiche in proposito e hai<br />

esperienze che voi definite ultra sensoriali, le quali dovrebbero<br />

quanto meno portarti a dubitare della veridicità di quanto<br />

affermato da questa teoria terrestre.”<br />

La voce tace un secondo. Poi continua “Eppure il potere di<br />

questa forma pensiero è tale che anche tu l'accetti in modo<br />

acritico. Anche per te questa bugia è una verità assoluta.”<br />

Michele è sorpreso. Se la voce che gli parla non fosse piena<br />

d'amore e carezzevole, proverebbe imbarazzo, ma la luce che<br />

pervade ogni parola le rende prive di critica o di rimprovero.<br />

Oltre la bolla un nuovo spettacolo si mostra ai suoi occhi: porte<br />

spazio-temporali si aprono permettendo salti dimensionali a<br />

velocità superiore a quella della luce, infiniti mondi ed<br />

universi, tutti armonici, indipendenti e collegati tra loro<br />

esistono palpitanti di vita e di luce come le note di una sinfonia<br />

universale.<br />

La voce continua:<br />

“Quello che sulla terra chiamate il Big Bang è classificato<br />

come 'evento casuale', e questo non può essere nell'<strong>Un</strong>iverso<br />

infinito, dove tutto ciò che accade non è mai per caso. La<br />

casualità non potrebbe mai spiegare le realtà parallele, i mondi<br />

intersecati, gli infiniti universi. Il solo fatto che il tempo non<br />

esiste, che esso è solo una umana costruzione, che tutto accade<br />

qui ed ora ovunque, già da sola questa consapevolezza annulla<br />

qualunque pretesa di veridicità del Big Bang.”<br />

Michele è senza parole mentre una luce nuova si accende in lui.<br />

63


Resta sospeso, lo sguardo oltre la parete della bolla, ad<br />

osservare l'<strong>Un</strong>iverso, gli <strong>Un</strong>iversi nella loro realtà, nella loro<br />

inconcepibile, per una mente umana, armonia.<br />

Quindi attorno a lui, nello spazio infinito, un poco per volta<br />

l'<strong>Un</strong>iverso riprende una dimensione più consueta per la mente<br />

del ragazzo.<br />

“<strong>Un</strong>a bugia” pensa questi, “solo una bugia con enormi<br />

implicazioni pratiche. <strong>Un</strong>a forma pensiero altamente<br />

manipolatoria, in grado di polarizzare le menti umane più<br />

evolute verso una situazione di stallo concettuale. <strong>Un</strong>a<br />

menzogna capace di paralizzare anche le menti più creative,<br />

più aperte.”<br />

“Cosa posso fare? Mi avete mostrato tutto questo perché io<br />

possa farne buon uso. Come posso essere d'aiuto?”<br />

“Hai accettato quanto ti abbiamo mostrato, hai reso la tua<br />

mente permeabile alla realtà, modificando i tuoi schemi, hai<br />

disgregato in te la forma pensiero limitante. Il tuo lavoro è già<br />

stato svolto. Grazie per essere stato con noi.”<br />

Così come si era riempita di amorevoli presenze, la bolla si<br />

svuota e ritorna alle dimensioni iniziali.<br />

Essa ripercorre il viaggio a ritroso, e appena è entrata<br />

nell'atmosfera terrestre, Michele sente dei semi di luce<br />

liberarsi dalla sua bolla, li vede spargersi nel cielo, e poi<br />

piovere su tutta la terra come stelle cadenti. Sono semi pronti<br />

ad attecchire e a gettare un nuovo ponte tra gli esseri umani e<br />

l'Infinito.<br />

Michele scende dal suo letto. “Che giornata magnifica” pensa<br />

tra se, mentre si veste, poi guarda fuori dalla finestra ed uno<br />

spettacolo inusuale colpisce la sua attenzione: nonostante la<br />

luce solare sia già abbastanza intensa, qualcosa brilla nel cielo,<br />

come una leggera pioggerellina, come una spruzzatina di<br />

polvere di fata, in alto nel blu.<br />

Il ragazzo sorride, mentre una voce dentro di lui annuncia:<br />

“Oggi pomeriggio appuntamento al parco del monte Lovcen”.<br />

64


La guida aspetta che tutti i passeggeri siano scesi dal pullman,<br />

poi inizia il suo racconto:<br />

“Come avete potuto notare, entrando in città, Cetinje non ha<br />

bastioni, nonostante sia stata la capitale del regno del<br />

Montenegro e nonostante questo popolo abbia dovuto<br />

difendersi continuamente dai suoi nemici.<br />

Ma qui le mura non sono necessarie, poiché la natura l’ha<br />

circondata di colline di pietra possenti, che la proteggono<br />

meglio di qualsiasi bastione.<br />

La città venne fondata nel 1482 da Ivan Crnojevic, l’ultimo<br />

sovrano del potente stato medievale di Zeta. Egli scelse questo<br />

luogo inaccessibile per poter difendere facilmente il suo stato<br />

dagli invasori. Come baluardo della libertà, Cetinje resistette<br />

per secoli ai numerosi assedi di potenti eserciti e non venne<br />

mai conquistata.<br />

Qui si trovano importanti monumenti: il monastero, oltre al<br />

palazzo della Biljarda e il museo di Njegoš, per citarne solo<br />

alcuni, infatti musei, gallerie, archivi e accademie d’arte<br />

rendono Cetinje uno dei centri turistici più affascinanti del<br />

Montenegro moderno.<br />

Ci vediamo qui tra quattro ore. Buona passeggiata.”<br />

La torma vociante sembra esitare, sparpagliarsi, ma poi si avvia<br />

compatta lungo la strada principale della città.<br />

65


“Seminati!” pensa Irene dopo aver svoltato, non vista, in una<br />

piccola strada laterale. Il chiassoso gruppo di turisti continua la<br />

sua passeggiata lungo l'itinerario turistico di Cetinje,<br />

inconsapevole che una sua componente si è appena dileguata.<br />

“Non ne potevo proprio più! E compra questo che costa poco, e<br />

guarda quel capo quanto è conveniente. E assaggiamo questa<br />

loro specialità; e quant'è buona la loro birra, e prova quella al<br />

doppio luppolo, e a che ora se magna?....Ancora pochi minuti e<br />

ne strangolavo qualcuno.” Pensa, mentre tira un lungo sospiro<br />

di sollievo.<br />

“Certo che qui sono proprio rimasti indietro di diversi anni.<br />

L'embargo economico dovuto alla guerra ha pesato non poco.”<br />

Le poche vetrine, che si aprono nella stradina laterale che ha<br />

imboccato, mostrano merce di tutti i giorni, poco appetibile per<br />

il turismo di massa.<br />

“Speriamo che mi capiscano.” Si dice ed entra in un negozietto<br />

che espone, a prezzi modici, una grande varietà di merci e<br />

tessuti.<br />

Subito le si fa incontro una anziana signora, che sorridendo la<br />

guarda interrogativa.<br />

“Good morning.” Le dice, dandosi un'aria internazionale. La<br />

vecchina ricambia annuendo con la testa, e mormora qualcosa<br />

in risposta, sorridendole con benevolenza.<br />

“Madonnina. E adesso?” si lascia scappare Irene a mezza voce,<br />

poi, “Non sarò italiana mica per nulla.” Si dice e fattasi<br />

coraggio, “mi farò capire a gesti.” Pensa, ed inizia a muovere le<br />

mani e ad ammiccare indicando che vuole dare un'occhiata in<br />

giro.<br />

“Italiana?” Le domanda inaspettatamente la vecchina.<br />

Irene resta interdetta, poi risponde: “Sì! Italiana.... Ma parla la<br />

mia lingua?”<br />

“Poco. Sa la guerra, l'occupazione italiana, ricordi lontani,<br />

tempi difficili. Ora tutto passato ora pace, tutti amici, basta<br />

guerra.”<br />

66


L'anziana continua in un italiano incerto: “Guardi, guardi pure,<br />

nostro artigianato, cose per tutti i giorni, tutto fatto a mano.”<br />

Irene si trova a girare tra tovaglie ricamate a mano, utensili per<br />

la cucina intagliati nel legno, oggetti per tutti gli usi di casa,<br />

pentole in rame decorate con antica sapienza, addirittura<br />

bamboline fatte con stoffa e pezzetti di legno intagliati.<br />

“Che belle!” Esclama tra sé, “Tutto un mondo che da noi non<br />

esiste più.” E, come una bambina, si perde tra tutte quelle cose<br />

che evocano in lei tanti ricordi dell'infanzia. Le sembra quasi di<br />

sentire il profumo del camino, della legna che arde nella cucina<br />

economica, degli oggetti che gli anziani intagliavano nelle<br />

lunghe ore invernali, mentre fuori il vento freddo spazzava le<br />

strade del borgo.<br />

“<strong>Un</strong>a trottola con lo spago!” Esclama, prendendo in mano<br />

l'oggetto. Proprio uguale a quella con cui giocavano i suoi<br />

cuginetti quand'erano tutti bambini.<br />

“Si fa così” le dice la bottegaia e preso l'oggetto lo prepara e lo<br />

lancia sul pavimento con inaspettata maestria.<br />

“Che brava.” Commenta Irene.<br />

“Provi.” La esorta l'anziana, ed Irene stupisce se stessa con un<br />

tiro che da bimba aveva sempre sognato di fare, per lasciare di<br />

sasso i suoi cuginetti, ma che non le era mai riuscito.<br />

“Brava!” Sorride la montenegrina.<br />

Poi da dietro il bancone quest'ultima prende una teiera fumante<br />

e due tazze.<br />

“E' tè, vuole?” domanda.<br />

“Volentieri, grazie.”<br />

Sedute una di fronte all'altra, ognuna con una tazza in mano le<br />

due signore iniziano a parlarsi come vecchie amiche ritrovate.<br />

“Da bambina sognavo di imparare a lanciare la trottola come i<br />

miei cugini, per batterli, ma non ci sono mai riuscita, a parte<br />

oggi.” Confida Irene.<br />

“Da dove viene?” La interroga l'anziana.<br />

“Da Firenze.” Risponde Irene.<br />

La vecchia tace alcuni secondi poi:<br />

67


“E' la prima volta che parlo italiano con qualcuno.” Le confida.<br />

“Tante cose successe, tanto brutte. Durante grande guerra<br />

italiani cattivi, fatto tanto male a montenegrini. Qualche<br />

italiano buono, io molto giovane, amato uno, ma tutti contro<br />

noi. Lui protetto mia famiglia, salvato miei fratelli, ma gli altri<br />

italiani contro lui.” La vecchia sospira. “Lui ucciso. Tante<br />

brutte cose in guerra.” <strong>Un</strong> sospiro, poi un lungo silenzio.<br />

“Tu somiglia lui. Lui veniva di Firenze, parlava con voce come<br />

la tua. Amava cantare, canzoni molto belle, d'amore. Lui tanto<br />

bello e felice, noi felici.” La donna sospira. Irene tende le sue<br />

mani e prende quelle della vecchia. Qualche lacrima scorre sul<br />

volto delle due donne, in silenzio.<br />

“Tu, bambini?” domanda la vecchia asciugandosi gli occhi col<br />

dorso delle mani.<br />

“Sì, nipotini, e figli di amici.” Risponde Irene, dimentica di<br />

trovarsi in un negozio.<br />

“Prendi per loro, porta loro da parte mia.” Dice l'anziana e<br />

invita Irene a scegliere quello che vuole.<br />

“Solo se posso pagare.” Irene intuisce le intenzioni dell'anziana<br />

“Non posso approfittarmi della sua ospitalità e del suo<br />

momento di fragilità.” Pensa tra sé.<br />

“Mi dai quello che vuoi. Va bene?” Risponde pronta questa,<br />

comprendendo gli scrupoli della turista.<br />

Irene inizia a scegliere bambole, trottole, altri giochi da<br />

bambini, qualche tovaglia, alcuni utensili da cucina.<br />

“Basta così!” Dice a se stessa ed alla negoziante. “Altrimenti le<br />

porto via ogni cosa, sono così belle.”<br />

“Come vuole.” Risponde questa.<br />

Irene prende in mano il suo portamonete e porge alcuni biglietti<br />

alla donna.<br />

La montenegrina prende in mano il denaro, lo conta e poi ne<br />

restituisce la metà alla turista.<br />

“E' troppo,” le dice, “questi sono giusti.” E ripone nel cassetto<br />

dell'antico bancone quello che ha tenuto.<br />

68


“Ma cosa sta succedendo?” si domanda Ciliegio. “stelle cadenti<br />

di primo mattino, lampi di luce dal cuore della città!” Sembra<br />

che qui tutto stia cambiando in un baleno.”<br />

Non fa in tempo a terminare il pensiero, che un vortice di luce<br />

lo rapisce. “Ci risiamo.” Esclama, mentre il vortice lo deposita<br />

a Cetinje nel 2021. “Eccoci di nuovo nel futuro.”<br />

“Però, che cambiamento!”<br />

Attorno a lui la città, pur conservando le sue caratteristiche<br />

essenziali, è cambiata. Alla cupezza che incombeva su di essa<br />

si è sostituita una luminosità portata dalle bellissime piante che<br />

adornano gli innumerevoli giardini fioriti. Fontane con<br />

semplici e splendenti giochi d'acqua sono distribuite qua e là ed<br />

il centro della città risplende di una luce colma di serenità.<br />

Le case, sono tutte restaurate e dipinte di fresco, ogni dettaglio<br />

contribuisce alla bellezza della scena: ma qua e là, all'occhio<br />

attento dello spirito di natura, si mostrano dei piccoli vortici<br />

scuri, che, per quanto contenuti, sembrano in attesa della prima<br />

occasione per ritornare ad espandersi.<br />

“Chi sei, straniero?”<br />

<strong>Un</strong> gruppo di spiriti di natura del luogo si sono avvicinati a lui<br />

e lo stanno osservando curiosi.<br />

“Sono venuto a terminare un lavoro iniziato alcuni anni or<br />

sono con alcuni umani. La vostra città è diventata molto bella.<br />

Avete fatto un ottimo lavoro.”<br />

69


“Quello che dici è vero. Il lavoro però non è ancora completo,<br />

ci sono sacche di oscurità che permangono e non sappiamo<br />

come eliminarle.”<br />

“Ho visto che presso alcuni antichi palazzi resistono queste<br />

sacche, ma penso che insieme riusciremo a completare il<br />

lavoro.”<br />

“Noi non vediamo l'ora di cominciare.” Commentano gli<br />

spiriti di natura del posto.<br />

“Cosa ne direste se chiedessimo aiuto a fata Tuberosa?”<br />

Propone Ciliegio.<br />

“Fata Tuberosa?” Domandano questi.<br />

“Sì, pensavo di invitare qui la mia amica Fata Tuberosa, e<br />

sistemare alcune delle sue protette nei punti strategici della<br />

città. Lasciate che le pianti dovunque ci siano dei vortici che<br />

succhiano energia, e vedrete che cosa sono capaci di fare<br />

queste semplici pianticelle con la loro presenza ed il loro<br />

profumo.”<br />

“Puoi illustrarci quale è il potere di questa fata?”<br />

“Fata Tuberosa è in grado di mettere in fuga tutti quegli esseri<br />

che vampirizzano l'energia delle altre creature. Questo è il suo<br />

pregio, unito al profumo gradevole delle sue pianticelle, che la<br />

rendono bene accetta agli esseri umani.”<br />

A questo punto, uno spirito di natura piuttosto antico si alza e<br />

prende la parola.<br />

“Amici miei, sono Aglio, spirito di natura diffuso e benvoluto<br />

in tutti i Balcani, tutti voi mi conoscete. Per molto tempo ho<br />

vegliato su questi luoghi, ed ero ben accetto anche nei paesi e<br />

nelle città. Sapete che da tempo immemorabile ho sostenuto<br />

quasi da solo il peso della lotta contro i vampiri e le forze loro<br />

alleate. Gli umani mi hanno accettato, è vero, ma a causa del<br />

mio profumo particolare, più spesso tollerato. Ormai devo<br />

prendere atto che i tempi sono cambiati. In città nessuno ama<br />

più espormi alle finestre, e quando cresco selvatico nei giardini<br />

vengo rimosso, solo negli orti sono ben visto, ma in città orti<br />

non ce ne sono e comunque non sarebbero sufficienti. La<br />

70


minaccia dei succhiatori non è ancora del tutto debellata e la<br />

città non ha nessuno che la possa difendere efficacemente. Ho<br />

avuto modo di incontrare Fata Tuberosa e trovo che la proposta<br />

di Ciliegio sia sensata. Appoggio pertanto messer Ciliegio.”<br />

Ed ecco apparire, inondando del suo profumo il luogo del<br />

raduno, Fata Tuberosa.<br />

“Sono felice di aiutarvi, e sono grata a Ciliegio del suo invito<br />

ed a voi della vostra accoglienza. Come sapete le mie piantine<br />

sono particolari, provengono da un clima subtropicale, ma una<br />

variante naturale molto resistente è stata selezionata per climi<br />

simili al vostro ed è a lei che affideremo il compito di<br />

proteggere la vostra bella città.”<br />

In breve numerose tuberose vengono seminate nei giardini e<br />

presso i luoghi ancora non bonificati.<br />

<strong>Un</strong>a nebbiolina inconsueta si stende sulla città, poi un breve<br />

temporale rinfresca la valle ed infine un bellissimo arcobaleno<br />

dipinge il cielo.<br />

Dovunque si spande un gradevole profumo.<br />

Ci vuole un fiore<br />

per un nuovo colore<br />

che con luce diffonda<br />

la pace come un’onda<br />

nella città, nel cuore.<br />

<strong>Un</strong> vortice di luce avvolge Ciliegio che viene trasportato nel<br />

presente mentre una voce gli comunica: “Oggi pomeriggio al<br />

parco del monte Lovcen!”<br />

71


10.<br />

PARCO DEL MONTE LOVCEN:<br />

Tante facce della stessa<br />

medaglia<br />

Irene sta proseguendo il suo viaggio verso Dubrovnik, ed è alle<br />

prese con le sue paure. <strong>Un</strong>a di queste è il doversi rapportare<br />

con persone che hanno interessi diversi dai suoi, perché, non<br />

sapendo di cosa parlare, presto viene presa dallo<br />

scoraggiamento.<br />

In autobus, ascolta musica intervallata da notizie della radio<br />

locale, della quale non comprende la lingua. Osserva le<br />

persone, sedute davanti a lei, che si stanno lamentando.<br />

Irene pensa: “E’ da quando siamo partiti che non fanno altro<br />

che criticare: il cibo qui fa schifo, l’acqua sa di cloro, i posti<br />

sono desolati e non ci sono posti dove si balla il liscio la sera<br />

…“Non ne posso proprio più, ma perché non se ne sta a casa<br />

propria certa gente, invece di andare in giro a lamentarsi di<br />

questo e di quello!”<br />

Intanto Michele, con il suo attrezzatissimo zainetto, sta<br />

esplorando il parco del Monte Lovcen. Ha chiesto un passaggio<br />

ad alcuni turisti, e sta respirando l’aria fresca della montagna.<br />

Ha letto nella sua guida che il luogo occupa un posto speciale,<br />

nel cuore degli abitanti del Montenegro. Viene considerato una<br />

montagna sacra, in quanto ospita il mausoleo del principe<br />

vescovo Petar II Petrovic. “Ad ogni respiro, lascio andare<br />

pensieri pesanti.” Pensa.<br />

Si incammina per uno dei sentieri segnalati, che conduce alla<br />

cima del monte. Si sente leggero adesso, e le sue dita, guidate<br />

da una mano invisibile, premono il pulsante della macchina<br />

72


fotografica. Ogni foto, ogni scatto, sono manciate di semi di<br />

luce che vanno ad innaffiare il territorio.<br />

Michele si ritrova a pensare ciò che ha letto una volta: che,<br />

secondo il fisico Aspect, gli elettroni sono capaci di<br />

comunicare istantaneamente, uno con l’altro, anche a miliardi<br />

di chilometri di distanza, ed ogni elettrone sa cosa stanno<br />

facendo tutti gli altri. E ricorda anche che David Bohm, un<br />

altro celebre fisico, sostiene che le scoperte di Aspect<br />

implichino la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a dire<br />

che, nonostante la sua apparente solidità, l'<strong>Un</strong>iverso è in realtà<br />

un gigantesco ologramma.<br />

<strong>Un</strong> ologramma?<br />

Nel piccolo il grande,<br />

dentro me tutto.<br />

Quindi, pensa Michele, se è vero che l'<strong>Un</strong>iverso è organizzato<br />

secondo principi olografici, si suppone che anch'esso abbia<br />

73


delle proprietà non-locali , come vengono indicate, e che ogni<br />

particella esistente contenga in se stessa l'immagine intera.<br />

Tutte le manifestazioni della vita, dunque, proverrebbero da<br />

un'unica fonte di causalità, che includerebbe ogni atomo<br />

dell'<strong>Un</strong>iverso. Dalle particelle subatomiche, alle galassie<br />

giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità .<br />

Anche Ciliegio, seguendo le indicazioni della caccia al tesoro,<br />

si sta dirigendo verso il parco. Sta scendendo la sera, ed il sole<br />

sta per tuffarsi nel mare. I colori, come in una tavolozza,<br />

sfumano all’orizzonte.<br />

Ciliegio vede delle forme in lontananza, con uno strano<br />

barlume che va e viene, in riva al mare: “Potrebbero essere<br />

delle ondine, che si divertono a giocare l’una con l'altra.”<br />

Pensa, e allo stesso tempo sente che dovrebbe procedere, senza<br />

distrarsi dal suo obiettivo.<br />

Continua: “I loro movimenti sono diversi dal normale e un po’<br />

strani, magari potrebbero avere bisogno di aiuto. In fondo, che<br />

vuoi che sia, allungare solo di un poco il viaggio, andandole a<br />

trovare.”<br />

Seguendo questi pensieri, si precipita verso la costa.<br />

Svolazzando verso il mare, si accorge che la luce non è così<br />

vicina come appariva, tutt’altro, ed il suo volo si fa sempre più<br />

pesante. Non ci fa molto caso, fino a che, mentre si fa buio, si<br />

accorge che quella luce non era altro che un faro segnalatore in<br />

mezzo al mare, per le rotte delle imbarcazioni.<br />

Ormai è notte, non sa dove si trovi e non è ancora sul luogo<br />

indicatogli la mattina. Si rende conto di avere sbagliato, e che<br />

le cose non stanno andando per il verso giusto.<br />

Dove sono?<br />

Perché sono qui?<br />

Chi sono io?<br />

74


Irene, intanto, un po’ infastidita anche dalla radio locale (non<br />

capisce nulla di quello che dicono), la spegne e apre un libro<br />

che si è portata dietro dall’Italia. L’aveva trovato per caso, in<br />

una bancarella a Firenze, poco dopo che aveva prenotato il suo<br />

viaggio.<br />

Lo apre sperando sia interessante, infatti è un libro sul<br />

Montenegro intitolato: “The Ray of Microcosm”. La quarta di<br />

copertina dice che è stato scritto da Petar II Petrovic Njegos<br />

(1813-1851), che è il più grande scrittore nella storia della<br />

letteratura montenegrina. Legge: “Il raggio del microcosmo è<br />

un poema filosofico, che tratta questioni cosmiche, relative al<br />

posto occupato dall’uomo nel mondo. Il primo giorno di<br />

quaresima del 1845, Petar II Petrovic Njegos, principe e<br />

vescovo del Montenegro, si chiude in una stanza del suo<br />

palazzo di Cetinje e, per sei settimane, isolandosi dal disordine<br />

del mondo, dagli affanni e dalle cure del suo ruolo, medita <strong>sui</strong><br />

problemi che da sempre lo angustiano: l’origine del male, il<br />

fine ultimo del nostro transitare sulla terra, le ragioni<br />

dell’umana fragilità e della sofferenza. <strong>Un</strong>a sorta di viaggio<br />

iniziatico, che lo porta all’incontro diretto con Dio. Il poeta si<br />

rivolge a Colui che lo ha creato, e che con quest’atto gli ha<br />

donato ragione, e desiderio di conoscere, per avere una<br />

risposta alle sue domande.”<br />

Irene pensa: “Non so cosa me l’abbia fatto comprare... certo,<br />

isolarsi per sei settimane dal mondo. Io, che non riesco a stare<br />

con gli occhi chiusi per venti minuti.” E ripensa al corso di<br />

meditazione zen che fece un anno fa: “Che fatica stare in<br />

ascolto del respiro, per quei minuti. Ma cos’è che mi impediva<br />

di farlo?”<br />

Intanto, i semi di luce prodotti dall’intervento di Michele<br />

iniziano ad espandersi. Il tomo, che Irene ha in mano inizia<br />

così a risuonare con questa nuova vibrazione, rivestendosi di<br />

una nuova luce.<br />

75


Irene, guardando attentamente il libro, si domanda<br />

nuovamente: “Già, cos’è che mi impediva di riuscire?<br />

Comunque è passato, e non è detto che ora non riesca a farlo.”<br />

Irene, senza aprire il libro, inizia così ad ascoltare il suo<br />

respiro, e, mentre le voci petulanti dei compagni di viaggio,<br />

seduti di fronte a lei si fanno sempre più leggere, si sente in<br />

pace.<br />

Michele, durante questo intervento, ha ricevuto istruzioni per la<br />

prossima meta, che sarà Dubrovnik.<br />

I suoi occhi si illuminano, mentre prosegue il cammino.<br />

76


LA STORIA SIAMO NOI<br />

E’ notte nel cielo montenegrino, ed un giovane dalla lunga<br />

barba nera sta scrivendo, seduto al suo scrittoio.<br />

La sua mano scorre fremente sul foglio, mentre impugna una<br />

penna d'oca, intrisa di inchiostro. Il rumore delle gocce di<br />

pioggia, ed il ticchettio dell’orologio a pendolo, fanno da<br />

sottofondo ai suoi pensieri.<br />

“Ecco, lo vedo.” dice Rade al Maestro, mentre solcano il<br />

passaggio, tra questa ed un’altra dimensione.<br />

Il giovane non li scorge e continua a scrivere. “E’ Petar<br />

Petrović Njegos e sta componendo 'Il serto della montagna':<br />

un’opera che infiammerà d’amor di patria il popolo<br />

montenegrino.” Spiega Rade.<br />

Il Maestro osserva con attenzione i pensieri che fluttuano sopra<br />

il giovane e si susseguono frenetici ed agitati, come un mare in<br />

tempesta.<br />

“Ho difficoltà a seguirli, Maestro.” Dice Rade. Petar si alza e<br />

comincia a camminare su e giù per la stanza. Appare sempre<br />

più agitato ed il Maestro sente che è il momento di intervenire.<br />

“Ma non si spaventerà, vedendoci arrivare così<br />

all’improvviso?” Dice Rade. “Mi sembra già così agitato.”<br />

Il Maestro allora decide di presentarsi, nel modo più consueto<br />

possibile, ovvero bussando alla porta della stanza.<br />

“Avanti!” <strong>Un</strong>a voce profonda e molto lontana risponde.<br />

Petar, non essendo abituato ad aprire le porte, aspetta che la<br />

servitù provveda, il Maestro entra deciso: “Petar, stanotte ci<br />

racconterai un po’ della tua storia. Siamo venuti apposta da<br />

molto lontano per ascoltarti. Non fare domande, perché non<br />

potremmo risponderti. Fidati di quello che ti verrà mostrato”.<br />

Il futuro principe vescovo, per niente turbato dall’incontro, si<br />

accaomoda su una poltrona e, posando il calice che teneva in<br />

77


mano, comincia a narrare: “Quando ero bambino, vivevo con i<br />

miei fratelli e le mie sorelle. Avevo una grande passione per gli<br />

animali, in particolare per i cani. Avevamo una magione, nella<br />

quale tenevamo i segugi più belli, alcuni ce li portavano in<br />

dono da tutto il mondo. All’età di dieci anni, la presenza del<br />

fratello di mio padre, si fece sempre più pressante. Mi<br />

costringeva a studiare per ore ed ore, mi minacciava con un<br />

bastone, che portava sempre con sé, che mi avrebbe picchiato,<br />

se non avessi raggiunto gli obiettivi prestabiliti.<br />

Io ero terrorizzato e lo odiavo profondamente. E poi un giorno,<br />

accadde un evento, che rimase impresso nella mia memoria di<br />

bambino. Stavo giocando con Fredo, il mio cane preferito, vidi<br />

lo zio che mi osservava da lontano. Provai un brivido lungo la<br />

schiena, come se leggessi i suoi pensieri. Quel giorno, giorno<br />

in cui dovevamo iniziare lo studio del latino ( io li odiavo, lui e<br />

il latino) avrei voluto stracciare quei manuali polverosi e<br />

correre via. Mi comunicò che mi avrebbe presentato ad alcuni<br />

amici importanti, e che dovevo impararlo in breve tempo. Se<br />

questo non fosse avvenuto, qualcuno avrebbe pagato.”<br />

Rade ed il Maestro lo ascoltano e lo sostengono nel suo<br />

racconto.<br />

“Cominciai lo studio con difficoltà, ma imparai velocemente,<br />

perché ho un’ottima memoria, e arrivò il giorno in cui dovetti<br />

dimostrare quello che sapevo.<br />

Lo zio non era soddisfatto, disse che non avevo fatto<br />

abbastanza e che sapeva il perché: il motivo era che passavo<br />

troppo tempo con Fredo, che mi distraeva dallo studio.<br />

Uscì poi di corsa ed andò a prenderlo in cortile, lo seguii fuori<br />

di me dalla paura, lui alzò il bastone per colpirlo ed io urlai un<br />

fortissimo “NO!” Ma ero piccolo e lui era grande e forte,<br />

iniziai a prenderlo a calci e pugni, quando all’improvviso il suo<br />

braccio si fermò a mezz’aria.<br />

C’era un signore accanto a noi, apparso dal nulla:, aveva la<br />

barba chiara, folta e uno sguardo imperturbabile. Con la mano<br />

stringeva il braccio dello zio, lo aveva fermato. Indossava un<br />

78


mantello bianco, con una croce disegnata. Prese il bastone e lo<br />

spezzò.<br />

Lo sconosciuto se ne andò ed il coraggio che mi trasmise quel<br />

giorno mi è rimasto nel cuore. Da quel momento non rividi più<br />

mio zio e fui affidato ad altri insegnanti che mi seguirono con<br />

amore e rispetto.”<br />

Rade si sposta verso Petar e gli porge la mano: quella del<br />

giovane è fredda, quasi paralizzata. La tiene stretta, mentre<br />

attraversano una porta spazio temporale appena aperta.<br />

<strong>Un</strong>a figura magra, dalla barba bianca sta seduta su una sedia a<br />

dondolo.<br />

“Zio, sei tu?” Esclama il giovane.<br />

“Petar, sono tornato per chiederti scusa.” Esordisce l’anziano.<br />

Il Maestro appare nella stanza.<br />

“Ti ho tolto alla tua famiglia che eri un bambino, per chiuderti<br />

in un monastero,” continua lo zio, ”ti ho fatto educare<br />

rigidamente, per farti prendere il mio posto. Ti ho minacciato<br />

fino ad arrivare a picchiarti, se un sant’uomo, quell’orribile<br />

giorno, non mi avesse fermato in tempo. Non riesco a darmi<br />

pace.”<br />

Sul viso di Petar iniziano a scorrere lacrime.<br />

“Ti chiedo scusa, spero che riuscirai a perdonarmi.” Continua il<br />

vecchio.<br />

“Zio, provo rabbia nei tuoi confronti, perché mi hai obbligato<br />

a fare quello che in realtà mi sarebbe piaciuto lo stesso fare. Mi<br />

piaceva scrivere, mi piaceva studiare e mi piaceva giocare. Mi<br />

hai spaventato e reso succube delle tue minacce. Quando te ne<br />

sei andato, per me è stata una liberazione. Sono passati tanti<br />

anni e sento di poterti perdonare.<br />

Certo, la rabbia che provo è tanta e ci vorrà del tempo per<br />

elaborarla ma sento di potercela fare. La forza della fede mi<br />

sostiene e mi dà coraggio. Provo compassione per te, perché<br />

dovevi soffrire davvero tanto per comportarti in quel modo.”<br />

79


“Sì, Petar, soffrivo perché volevo che seguissi le mie orme,<br />

che diventassi come me, mi sono comportato con te come mio<br />

padre si era comportato nei miei confronti...”<br />

“Zio, ti auguro che tu riesca a perdonarti, pregherò per te. Sai,<br />

in questi anni, ho scritto molte opere”.<br />

Il Maestro fa apparire una libreria, dove ci sono i libri di Petar.<br />

“Alcuni parlano di guerre e di lotte e vorrei che tutta la rabbia<br />

che ho riposto in queste opere diventi speranza di pace per i<br />

popoli che le leggeranno. Il coraggio della pace.”<br />

“Grazie, Petar, finalmente anch’io ho trovato la pace. Spero<br />

che Dio mi perdoni.” Dice l’anziano mentre si allontana.<br />

Rade e il Maestro tornano nello studio del principe vescovo.<br />

Petar è addormentato sopra il libro aperto. “Andiamo prima che<br />

si svegli.” Dice il Maestro, Rade lo segue.<br />

80


11<br />

DUBROVNIK:<br />

L’unione fa la pace<br />

Dubrovnik, Croazia, 2009.<br />

Nicoletta e Michele si incontrano, con grande gioia, davanti<br />

alla fontana di Sant’Onofrio, dopo aver superato Porta Pila,<br />

l’ingresso principale al centro della città.<br />

“Dove sei stato tutto questo tempo?!” Si chiedono Nicoletta e<br />

Michele, contemporaneamente. Nicoletta è più veloce:<br />

“Non mi rendo nemmeno conto di quanto tempo è passato<br />

dall’ultima volta che ci siamo visti”, dice.<br />

“Ricapitoliamo: l’ultima volta è stata nel giardino oltre i<br />

Balcani, all’alba di lunedì mattina. Quindi, siamo stati senza<br />

vederci solo...un giorno! Dai, raccontami di te.”<br />

“Lunedì pomeriggio mi sono trovata da sola, sul lago di<br />

Scutari, e ho immaginato che tu non avessi superato la prova,<br />

nel giardino. Praticamente, quel giorno, non ho fatto altro che<br />

sorvegliare la borsa della signora Irene, che si era addormentata<br />

su una panchina, e da allora non ho più ricevuto nessuna<br />

indicazione. Sono stata bene, mi sentivo in pace col mondo e, il<br />

giorno dopo, martedì, sono ritornata al mare, a Kotor: ho fatto<br />

un bagno dietro l'altro, in un'acqua... cristallina!<br />

Poi, questa mattina presto, nel dormiveglia, ho sentito<br />

chiaramente l'indicazione di venire a Dubrovnik e così ho preso<br />

il bus. A te, invece, cos’è successo?”<br />

“Quando non sono riuscito a liberarmi dall’attaccamento, nel<br />

giardino, mi sono sentito cupo, depresso, e non avevo più<br />

voglia di giocare. Avevo anche pensato di tornare a casa... Ma<br />

poi ho deciso di dormirci su. E, durante la notte, mi sono<br />

sentito più leggero, tant’è che ho ricevuto l'indicazione di<br />

81


proseguire il percorso. Così, martedì, ho lavorato tutto il giorno<br />

e, adesso, eccomi qui.”<br />

Michele fa una<br />

pausa. Riflette.<br />

Poi continua:<br />

“Evidentemente,<br />

tu hai ricevuto un<br />

“bonus”, hai<br />

lavorato meno e ti<br />

sei rilassata al<br />

mare, saltando<br />

alcune tappe che<br />

io, invece, ho<br />

dovuto percorrere,<br />

per arrivare a<br />

questo punto.”<br />

I due cominciano<br />

a capire come<br />

funziona la caccia<br />

al tesoro.<br />

“Devo dirti anche un’altra cosa!”, esclama Nicoletta,<br />

ricordandosene all’improvviso: “Lunedì pomeriggio ho<br />

conosciuto un altro partecipante alla caccia al tesoro: è uno<br />

Spirito di Natura! Si chiama Ciliegio. Mi ha raccontato che, nel<br />

giardino oltre i Balcani, avrebbe dovuto essere insieme a noi,<br />

solo che non aveva superato la prova del giorno precedente e,<br />

così, ha dovuto sostenere... una lezione di recupero<br />

sull’argomento!”<br />

“Vorrei conoscerlo al più presto! Vediamo se è nei paraggi!”<br />

I ragazzi chiudono gli occhi e, non sentendo la presenza di<br />

Ciliegio, deducono che lo Spirito di Natura sia da qualche altra<br />

parte, ad approfondire qualche tema, oppure a rilassarsi, ma in<br />

un altro posto...<br />

82


Michele e Nicoletta decidono, per oggi, di lavorare insieme, e<br />

di proiettarsi nel futuro: anno 2050!<br />

In men che non si dica, si ritrovano... sempre a Dubrovnik,<br />

ma... la città è molto più verde: lo Stradun, che unisce Porta<br />

Pila con Piazza Luza, è arricchito dalla presenza di nuove<br />

specie vegetali, che conferiscono all’ambiente un aspetto molto<br />

diverso da quello del 2009.<br />

Ognuno di loro è vestito in modo curioso. Nicoletta, ha<br />

indossato una tuta aderente, stile Star Trek: Michele si mette a<br />

ridere, guardandola, perché la trova un po' antiquata.<br />

Lui, invece, ha addosso dei vestiti larghi, di materiale<br />

leggerissimo e cangiante, che assume i colori della sua aura via<br />

via che le emozioni più diverse gli passano attraverso.<br />

La cosa che li stupisce di più, però, è di vedere, nei pressi della<br />

Chiesa di San Biagio, al termine dello Stradun, in Piazza Luza,<br />

niente meno che... la signora Irene, esattamente col suo aspetto<br />

del 2009, ma in camicia da notte.<br />

“Probabilmente Irene è ancora in albergo a dormire”, pensa<br />

Nicoletta: “magari questa mattina il suo giro parte dopo,<br />

rispetto al solito, e lei si sta attardando nel letto.”<br />

Irene si sta dirigendo verso un gruppo di bambini, seduti in<br />

cerchio proprio davanti a San Biagio.<br />

La voce di un adulto sta spiegando ai piccoli:<br />

“Eccoci finalmente in gita in Croazia, bambini!<br />

Dubrovnik è nota come la perla dell’Adriatico. Il suo centro<br />

storico, il luogo nel quale ci troviamo ora, è stato dichiarato<br />

dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.<br />

La città venne fondata, nel VII secolo d. C., dagli abitanti della<br />

vicina Epidaurum, in fuga dagli invasori slavi, con il nome di<br />

Ragusa. Divenne una fiorente repubblica marinara, sotto<br />

l’impero bizantino e, alla sua caduta, passò sotto la<br />

dominazione veneziana che, ne influenzò profondamente<br />

l’architettura, come ancora oggi potete constatare.<br />

Per arrivare ai giorni nostri, nel 2003 la Croazia fece domanda<br />

di ingresso nell’<strong>Un</strong>ione Europea. Ci vollero alcuni anni prima<br />

83


che l’adesione divenisse ufficiale e così fu per il Montenegro,<br />

dove abitate voi, che presentò la sua richiesta di adesione nel<br />

2008: si pensava, ora come allora, che l’unione facesse.. la<br />

pace e l’armonia delle nazioni. E così coltivammo l’ amicizia<br />

fra le nazioni come la più preziosa fra le piantine che<br />

curavamo.<br />

Adesso, bambini, vi invito ad inviare pensieri di luce verso le<br />

nuove coltivazioni sperimentali, affinché queste piante possano<br />

crescere forti ed essere poi trasferite negli altri stati d'Europa.<br />

Le nostre terre hanno un ruolo importante nella coltivazione di<br />

nuove specie...<br />

Ci sono anche piante medicinali”, spiega ancora la voce<br />

dell'insegnante, “e da quelle dovete stare lontani, perché<br />

potreste farvi male.”<br />

Nel frattempo, Irene si muove un po' a casaccio, in mezzo alle<br />

nuove coltivazioni, e fa fotografie.<br />

Mentre Michele si muove veloce intorno al cerchio, per aiutare<br />

i bambini a concentrarsi, Nicoletta non riesce a perdere di vista<br />

Irene. Dopo l'esperienza dell'altro giorno, è come se si sentisse<br />

incaricata di sorvegliarla:<br />

“Ho paura che Irene si faccia del male”, pensa Nicoletta, “non<br />

è pratica di viaggi astrali. Rischia di mettersi nei pasticci... è<br />

così… sprovveduta...”<br />

“Irene, di fatto, non è una bambina”, ribatte Michele, in ascolto<br />

dei suoi pensieri: “se si farà male, vuol dire che la prossima<br />

volta imparerà a stare più attenta mentre dorme, magari a non<br />

dormire troppo la mattina, momento in cui è più facile aprire<br />

alle interferenze.<br />

Se il sonno è giusto<br />

il corpo è robusto<br />

leggera la testa,<br />

perché poltrire<br />

vuol dire fuggire…<br />

Ma è qui la festa!<br />

Sveglia, dàì, resta!<br />

84


Ma Nicoletta non riesce a staccarsi da lei, e le va vicino,<br />

circondandola di un guscio di fili sottili sottili, come quello di<br />

un baco da seta. Solo che, nel tessere questo guscio, rimane<br />

intrappolata dentro lei stessa...<br />

In camera d'albergo, Dubrovnik, 2009.<br />

La sveglia suona, ma Irene non riesce a svegliarsi, è tutta<br />

sudata:<br />

“Potrebbe essere una... paralisi del sonno...”<br />

Apre un occhio, a fatica, e con fatica si trascina fuori dal letto.<br />

Guarda l'orologio e vede che fa ancora in tempo a raggiungere<br />

il gruppo, ma si sente stanca, e non ha neanche voglia di vedere<br />

gli altri a colazione. Prende uno dei suoi libri e pensa che<br />

stamattina non metterà il naso fuori dall'albergo...<br />

Ancora a Dubrovnik, 2050.<br />

Michele chiama Nicoletta: l'ha vista sparire dentro un bozzolo<br />

bianco e, con lei, Irene… Ma il suo lavoro lo chiama ancora nel<br />

cerchio di bambini, sente che hanno bisogno di lui, e....<br />

I bambini si alzano e il cerchio si apre, compaiono zainetti e<br />

merende...<br />

“Anche nel futuro esiste la ricreazione”, pensa Michele, e una<br />

voce gli risponde:<br />

“Ed è tempo di ricreazione anche per te. Vai pure a pranzo, ma<br />

resta nei paraggi, perché qui c'è ancora bisogno di te, nel<br />

pomeriggio.”<br />

“E Nicoletta?”, chiede lui: “posso aiutarla?”<br />

“Tutte le volte che passi una prova la aiuti.”<br />

Michele lancia un ultimo sguardo al bozzolo bianco e capisce<br />

che gli si sta suggerendo di non intervenire: evidentemente<br />

Nicoletta e Irene devono imparare qualcosa, chiuse in quel<br />

bozzolo, e il miglior aiuto, per loro e per lui, è che continui il<br />

suo percorso.<br />

“Ci ritroveremo, Nicoletta!”, pensa.<br />

E se ne va.<br />

85


CHE LA FORZA SIA CON TE<br />

Il tramonto è sempre bellissimo, in qualunque parte<br />

dell’universo ti trovi. Rade riflette <strong>sui</strong> misteri dei pianeti,<br />

mentre i suoi occhi si godono i gialli e gli arancioni dello<br />

spettacolo davanti a sé.<br />

Il Maestro sta disegnando, con i suoi particolarissimi pennelli,<br />

quando una barchetta di carta si ferma davanti a lui. <strong>Un</strong> sorriso<br />

infantile si apre sul suo viso, perché l’imbarcazione proviene<br />

dal pianeta Rogh.<br />

In un attimo, scorrono davanti ai suoi occhi le avventure del<br />

passato e il cappello da marinaio di Frinc, suo vecchio amico e<br />

compagno di avventure.<br />

“Cos’è quella barchetta?” Chiede Rade. “Vediamo subito”,<br />

risponde il Maestro, e la apre. Vi è disegnata una bandiera che<br />

sventola, segno che nel linguaggio roghiano significa: “Venite<br />

immediatamente, abbiamo bisogno d’ aiuto!!”<br />

Il Maestro soffia e la barca diventa grande, con enorme stupore<br />

di Rade. “Saliamo!” Dice il Maestro, ed entrambi partono.<br />

Il tramonto è sempre bellissimo, anche nel pianeta di Rogh, ma<br />

al pontile nessuno lo sta ammirando.<br />

Il Maestro coglie la stonatura e legge nell’aria uno spartito di<br />

ricordi tronchi, come note spezzate. Il suono mentale proviene<br />

dalla casa di Frinc, “Amico mio, mi hai chiamato ed eccomi<br />

qua. Lui è Rade.” <strong>Un</strong> signore dalla lunghissima barba bianca,<br />

ornata di conchiglie ed alghe colorate, si fa incontro e li<br />

abbraccia: “ Stiamo vivendo un periodo difficile. Non vediamo<br />

vie d’uscita. Abbiamo bisogno che ritorni la luce nei nostri<br />

cuori.” Spiega Frinc. “Cosa è successo ai vostri cuori? Perché<br />

si sono spenti?” Chiede il Maestro. “Seguitemi, vi narrerò i<br />

fatti mentre camminiamo, così vi renderete conto della<br />

situazione,” risponde il marinaio.<br />

86


Evidenti segni di trascuratezza, emergono tra le stradine ed i<br />

vicoli, un tempo di pietra bianca, adesso grigi.<br />

“Dopo la guerra coi Fancloc, ogni volta che cominciamo a<br />

costruire qualcosa, in paese, oppure a fare un’attività tutti<br />

insieme, arrivano ombre dal mare e in un istante disfano il<br />

nostro lavoro”, racconta Frinc. “L’ultima volta è accaduto<br />

pochi giorni fa: insieme ad un gruppo di giovani volontari, ci<br />

eravamo messi a ripulire la zona del porto dalle alghe<br />

infestanti. Avevamo appena finito, che le ombre sono arrivate e<br />

hanno cancellato il nostro lavoro”. Frinc sospira “…e questo è<br />

solo l’ultimo avvenimento. Guardatevi intorno, le persone<br />

hanno perso la voglia di fare”.<br />

<strong>Un</strong> nuovo giorno ,<br />

guardo su e ringrazio :<br />

trovo la forza<br />

Infatti, vedono alcuni abitanti che si trascinano lenti per le<br />

strade. Alcuni, seduti sulle panchine, attendono che un’altra<br />

giornata trascorra.<br />

“Ma cosa sono queste ombre?” Chiede Rade e Frinc risponde<br />

che non lo sa.<br />

“Rade, ci fermeremo alcuni giorni: ti sembreranno tanti, perché<br />

qui la velocità del tempo è diversa, ma non preoccuparti,<br />

quando torneremo a casa, non saranno passate che poche ore.”<br />

Gli comunica il Maestro e, salutato Frinc, si avvia verso la<br />

grotta azzurra. Rade lo segue.<br />

Qui iniziano un lavoro di giardinaggio acquatico: piantano<br />

nuove specie di alghe e fiori, sistemano sassi e scogli e anche<br />

molti pesci si arruolano, come manovalanza, per bonificare<br />

quell’area.<br />

Agli abitanti del luogo non passa inosservata l’energia del fare<br />

del piccolo gruppo, e si uniscono anche loro all’opera di<br />

bonifica acquatica.<br />

In poco tempo, la pietra, di cui è fatta la grotta, torna a<br />

risplendere, stagliandosi nel blu del mare.<br />

87


Gli abitanti, i pesci e Rade festeggiano ma il Maestro rimane in<br />

osservazione. Infatti, nemmeno il tempo di un respiro, ecco che<br />

dal mare arrivano ombre silenziose che si mettono al lavoro.<br />

“Chi siete?” Grida il Maestro. Le ombre, sentendosi scoperte,<br />

scappano via, e Rade e il Maestro si precipitano<br />

all’inseguimento, che li porta in un anfratto sotterraneo.<br />

Qui, un grasso pesce baffuto chiude con un tappo una boccetta,<br />

sigillando le ombre. “Ebbene, mi avete trovato. Sapevo che<br />

prima o poi sareste arrivati” Esordisce rivolto ad essi. “Vi<br />

chiederete perché faccio questo… lo faccio per vendicarmi,<br />

perché sono stato accusato ingiustamente di aver scatenato io<br />

la guerra contro i Fancloc. Ma il vero colpevole è un altro,<br />

ovvero l’attuale sindaco. E’ lui che ha seminato indizi contro di<br />

me, per farmi condannare, peraltro senza processo”<br />

88


“Il desiderio di vendetta ti ha fatto diventare schiavo della tua<br />

rabbia. E ti ha portato ad isolarti e a chiuderti in te stesso.”<br />

Dice il Maestro. “Le tue azioni hanno fatto del male a persone<br />

innocenti, che si davano da fare per costruire nuove strade di<br />

vita, un nuovo futuro per tutti,” continua, “sei diventato come<br />

colui che odiavi”. Nimbo (questo è il suo nome) sente lacrime<br />

calde che scendono, e ogni lacrima porta via la rabbia,<br />

lasciando spazio alla consapevolezza. “Cosa posso fare per<br />

rimediare?” Esclama pentito. Rade gli indica la boccetta, dove<br />

tiene chiuse le ombre: “Intanto puoi liberare quelle poverette<br />

dalla tua schiavitù.” Nimbo toglie il tappo e le ombre da grigie<br />

diventano di mille colori e si vanno a fondere con l’azzurro del<br />

mare. L’anfratto sotterraneo si trasforma e si ritrovano tutti e<br />

tre nella spiaggia del paese.<br />

Si guardano intorno e tutto è cambiato. Perché adesso le opere,<br />

le azioni svolte in cooperazione, la voglia di fare degli abitanti,<br />

che erano state tolte da Nimbo, sono tornate a risplendere tutto<br />

intorno, così come risplendono i loro cuori.<br />

Rade e il Maestro si precipitano dal sindaco che, dopo qualche<br />

resistenza, confessa di aver effettivamente spinto perché si<br />

scatenasse una guerra contro i Fancloc. “Non ce la facevo a<br />

dire di no, i Fanquik hanno cominciato a farmi pressione<br />

affinché cedessi ai loro ricatti. Hanno minacciato anche la mia<br />

famiglia. Cos’altro potevo fare?” esclama il sindaco.<br />

“Potevi chiedere aiuto. Avresti trovato conforto e sicurezza<br />

perché l’unione fa la forza.” Risponde Rade.<br />

Il sindaco viene così arrestato e sottoposto a regolare processo.<br />

Nimbo viene riaccolto in paese, e Frinc gli offre un lavoro<br />

come aiutante marinaio, che lui accetta con gioia.<br />

“Il nostro tempo qui è finito. E’ giunto il momento di<br />

rientrare.” Dice il Maestro. “<strong>Un</strong>’altra avventura ci attende”. Ed<br />

insieme si tuffano tra i colori dell’alba.<br />

Tutti per uno !<br />

Nel porgere la mano<br />

semino luce .<br />

89


12<br />

DUBROVNIK:<br />

Il coro<br />

90<br />

Michele sta passeggiando<br />

per Dubrovnic, l'antica<br />

Ragusa.<br />

Abbandonata la parte<br />

turistica della città<br />

si trova a percorrere le<br />

stradine lungo le mura.<br />

Inaspettata, una porticina<br />

aperta gli dà accesso,<br />

attraverso di esse, ad uno<br />

spiazzo sul mare aperto.<br />

Il sole brilla abbagliante nelle prime ore del pomeriggio, e,<br />

davanti a lui sul mare, si stagliano le isole che fronteggiano la<br />

città.<br />

Michele chiude<br />

gli occhi un<br />

istante e<br />

quando li riapre<br />

si trova in un<br />

altro luogo, il<br />

paesaggio<br />

attorno a lui è<br />

cambiato, solo<br />

il mare e le<br />

isole sono<br />

rimasti uguali.


Si trova ora in una radura di grande bellezza, qui la natura si<br />

mostra in tutta la sua magnificenza e creatività.<br />

Il ragazzo si sta chiedendo dove sia capitato, quando un essere<br />

gigantesco si lancia verso di lui.<br />

Solo la prontezza di riflessi del giovane impedisce alla creatura<br />

di afferrarlo.<br />

Michele, grazie alla sua agilità, riesce a sfuggire al suo<br />

inseguitore, ma il gigante non gli dà tregua. Più volte il ragazzo<br />

sembra dover soccombere. Poi, nella foga dell'inseguimento, il<br />

gigante perde l'equilibrio e scivola dalla scogliera. Con una<br />

mano riesce miracolosamente ad aggrapparsi ad un cespuglio e<br />

resta così sospeso nel vuoto.<br />

Michele è contuso e confuso, ma si rende conto che, se gli<br />

voltasse le spalle, abbandonandolo, il gigante sarebbe perduto,<br />

e, senza esitare, spinge delle robuste liane verso di lui. Questi<br />

le afferra e con pochi rapidi movimenti è fuori pericolo.<br />

Nuovamente i due sono di fronte. Michele si aspetta un nuovo<br />

attacco, ma il gigante gli sorride e gli dice: “Grazie per l'aiuto!<br />

Sei una vera anguilla. È stata una buona scelta quella di seguirti<br />

nel tempo e metterti alla prova.”<br />

Il ragazzo guarda perplesso il gigante.<br />

“Ma, chi sei tu?” gli domanda, stupito.<br />

“Non mi hai riconosciuto?” Gli risponde questi con aria<br />

divertita, “Sono te, nel tempo.”<br />

Quindi l'essere gigantesco si trasforma e diventa...... Michele.<br />

“Ti sei battuto con onore e lealtà. Io non sono altri che il tuo sé<br />

futuro. Ho accettato di sottoporci a questa prova; ti ho<br />

inseguito senza dirti chi ero, fino a che non mi hai salvato la<br />

vita. Ero certo che ti saresti comportato in modo degno, e così è<br />

stato. Se mi avessi abbandonato al mio destino, questo luogo<br />

sarebbe diventato, a causa di un incantesimo, desolato e triste,<br />

ma, grazie al tuo coraggio, lo hai liberato per sempre. Grazie a<br />

nome di tutte le creature di questa terra.”<br />

91


92<br />

Topo o leone<br />

che importanza fa?<br />

Senza una spina,<br />

adesso sono io che<br />

aiuto te.<br />

Essere amici<br />

è come essere<br />

uno solo.<br />

Il nuovo Michele si avvicina a Michele e si fonde con lui.<br />

Questi sente il suo corpo espandersi, come se i confini del suo<br />

essere non esistessero più. Diventa un tutt'uno con gli esseri del<br />

luogo con le piante, con la terra, il mare, il cielo, il sole. Si<br />

rende conto chiaramente di essere una piccolissima parte del<br />

coro, ma nello stesso tempo sente anche di essere tutto il coro.<br />

Lacrime di commozione scivolano lungo le sue guance, mentre<br />

una voce gli annuncia: “Domani appuntamento a Perast e le sue<br />

isolette.”<br />

Irene si è addormentata nella sua stanza d'albergo. Il suo corpo<br />

astrale inizia a viaggiare e si trova in Montenegro, alla fine<br />

dell'agosto del 1910.<br />

Nicola I si è appena dichiarato re, e tutto il popolo è in festa.<br />

Il re è molto amato, ha combattuto a lungo contro l'impero<br />

ottomano, contribuendo alla cacciata dei turchi dai Balcani e<br />

dall'Europa. La gente è tutta per strada a festeggiare. Irene, che<br />

non sa nulla dell'accaduto si aggira spaesata, confusa.


Onore al giusto:<br />

le azioni sono i fiori<br />

più profumati<br />

Ciliegio, che non l'ha mai persa di vista, prende le sembianze di<br />

un montenegrino e si presenta a lei.<br />

“Posso aiutarla?” Le domanda cortesemente.<br />

A Irene non sembra vero di avere qualcuno a cui porre le<br />

domande che si affollano nella sua mente.<br />

“Sì, il sovrano è molto amato. È un uomo giusto: ci ha dato<br />

leggi a difesa dei più deboli, ha costruito scuole e sta<br />

ammodernando il paese.” Racconta Ciliegio.<br />

Irene, che ha da poco letto la storia del Montenegro, sa che il<br />

regno di Nicola durerà poco, sa che tra pochi anni arriverà la<br />

prima grande guerra, cui seguirà il regno di Jugoslavia, poi la<br />

seconda grande guerra, con la dura occupazione delle truppe<br />

italiane, quindi la Jugoslavia di Tito, e infine le guerre<br />

<strong>balcani</strong>che della fine del XX secolo.<br />

93


La donna vorrebbe avvisare il suo interlocutore, ma come<br />

potrebbe questi crederle? Dicendo queste cose potrebbe solo<br />

rovinare questo momento di gioia. Ciliegio la osserva, vede le<br />

emozioni che le attraversano il cuore. “E' un gran giorno<br />

questo.” dice infine Irene “E voglio fare un augurio a questa<br />

terra e a questo popolo: qualunque cosa abbia in serbo il futuro,<br />

qualunque cosa le umane vicende possano portare, auguro al<br />

Montenegro che possa sempre preservare la sua natura, e a voi<br />

che possiate sempre conservare il vostro sorriso.”<br />

Ciliegio accoglie il sincero augurio di Irene e lo trasforma in<br />

semi di luce che si spargono, lungo il tempo, su tutta questa<br />

bella terra.<br />

Irene, nel suo letto, sorride e si gira tranquilla.<br />

<strong>Un</strong>a voce annuncia a Ciliegio: “Bene! Prossima tappa Perast e<br />

le isolette.”<br />

94


VIVA MARY POPPINS<br />

Il Maestro viene svegliato da un raggio di sole che gli<br />

accarezza il viso: ma non doveva essere notte?<br />

Guarda la sua bussola a quadrante che, infatti, indica che sono<br />

stati indirizzati sul pianeta Latock.<br />

Rade sta ancora dormendo e, siccome lo sente russare, va a<br />

svegliarlo.<br />

“Svegliati, siamo in missione!” lo scuote, mentre lui si lamenta<br />

che vuole dormire ancora un po’.<br />

95<br />

“Alzati! Siamo a Latock!”.<br />

Il nome lo fa balzare subito in<br />

piedi perchè sa che gli abitanti<br />

non dormono mai e si<br />

divertono a fare scherzi alle<br />

persone addormentate: una<br />

volta gli era capitato di<br />

trovarsi, al risveglio, il viso<br />

colorato con i pastelli a cera e<br />

la cosa lo aveva fatto<br />

arrabbiare un bel po’.


Appena in piedi, Rade fa una scansione del territorio per<br />

sentire se c’è qualcuno, nei paraggi.<br />

Gli abitanti si muovono velocemente, sono di piccole<br />

dimensioni e comunicano con il pensiero, diventano invisibili<br />

quando sono impegnati e non vogliono essere disturbati.<br />

Il loro passatempo preferito è il gioco del groviera (così è stato<br />

tradotto da Rade), vale a dire lanciare sassolini in buchette fatte<br />

nel terreno.<br />

Lo scansionatore rivela che, nella notte, è arrivata una richiesta<br />

di aiuto urgente da parte loro, perché una densa materia astrale,<br />

molto scura, sta avvolgendo il pianeta.<br />

Rade e il Maestro decidono di andare ad indagare: sorvolano a<br />

super velocità il pianeta (che è molto piccolo) e, in breve,<br />

individuano la scia scura che, come fumo, nasce da un grande<br />

edificio rotondo.<br />

C'è un forte brusio.<br />

Rade e il Maestro si trasformano in abitati del luogo ed<br />

entrano, passando inosservati.<br />

L'aria freme di vibrazioni musicali, mentre vengono intonati<br />

canti malinconico-nostalgici .<br />

Rade aziona il suo traduttore chiede ad un abitante del luogo<br />

cosa stia succedendo:<br />

“Ad una manifestazione canora uno di noi ha iniziato a cantare<br />

una canzone nostalgica, gli altri l'hanno seguito, e in breve ci<br />

siamo trovati sommersi da questa nuvola nera.”<br />

Rade e il Maestro si stringono la mano e, insieme, intonano una<br />

canzone in grado di allontanare qualsiasi malinconia:<br />

In tutto ciò che devi far<br />

il lato bello puoi trovar..<br />

Lo troverai e... hop!<br />

il gioco vien! Ed ogni compito divien<br />

più semplice e seren…<br />

Dovrai capir<br />

che il trucco è tutto qui!<br />

96


“Dai! Tutti insieme”, dice a gran voce Rade.<br />

Con un poco di zucchero la pillola va giù<br />

la pillola va giù, la pillola va giù..<br />

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù..<br />

Tutto brillerà di più..<br />

“Grazie Mary Poppins!”, pensa il Maestro, osservando la gioia<br />

diffondersi fra la folla.<br />

<strong>Un</strong> pensiero positivo fa spazio ad altri pensieri positivi.<br />

Adesso che cantano tutti insieme, la nube scompare, lasciando<br />

il posto ad un arcobaleno sul quale, come uno scivolo, i nostri<br />

supereroi si lasciano trasportare per rientrare nelle rispettive<br />

case.<br />

.<br />

97


13.<br />

PERAST: <strong>Un</strong> futuro temperato<br />

Michele si sveglia in una camera di Perast. Primo pensiero:<br />

“Oggi, probabilmente, non vedrò Nicoletta.” Poi riflette:<br />

l’attaccamento a lavorare con lei, come ha sperimentato, non<br />

porta da nessuna parte. Si alza, velocemente, ed esce.<br />

Comincia l’esplorazione.<br />

Michele si trova a Nord del paese, che si snoda lungo la costa<br />

della baia di Kotor. La guida turistica dice che Perast conobbe<br />

il suo periodo di massimo splendore fra il XVII e il XVIII<br />

secolo, durante la dominazione veneziana in epoca barocca.<br />

Quell’epoca ha lasciato interessanti tracce architettoniche:<br />

Michele, adesso, si trova davanti al Museo cittadino, uno fra i<br />

palazzi più riccamente decorati di Perast. <strong>Un</strong>a volta, l’edificio<br />

si affacciava direttamente sul mare, come tutte gli altri, del<br />

resto: poi, nel 1904, venne realizzata la strada litoranea che,<br />

secondo la guida, ha<br />

danneggiato tutta la fascia<br />

costiera. Ma, sarà merito del<br />

sole appena spuntato, o del<br />

mare, calmissimo, ad un<br />

passo, comunque Perast è<br />

ancora molto suggestiva:<br />

Michele tira fuori la<br />

macchina fotografica ed<br />

inizia a scattare foto e<br />

comporre haiku, per<br />

illuminare se stesso e il<br />

territorio!<br />

Con lo scalpello<br />

hai inciso una preghiera.<br />

Amen, e poi CLICK!<br />

98


Nicoletta si sveglia, anche lei a Perast.<br />

E’ passato un giorno da quando si è ritrovata in quella cellabozzolo.<br />

Poi ha avuto un gran mal di testa, la notte le è passato,<br />

ma ora... sembra tornare.<br />

Si rende conto di essere ancora connessa ad Irene:<br />

“In questo momento, non sono in grado di aiutarla” pensa,<br />

umilmente. “E non è neanche detto che sia opportuno aiutarla,<br />

come giustamente mi suggeriva, ieri, Michele.”<br />

Perciò, si mette ben comoda sul letto e visualizza un mandala<br />

multicolore che polverizza, all’istante, i fili che ancora la<br />

costringevano nel bozzolo con Irene, chiude le connessioni<br />

rimaste aperte e le dona luce.<br />

“Se voglio aiutare qualcuno”, pensa, ritrovando l’equilibrio, “in<br />

primo luogo, devo aiutare me stessa. ”<br />

“Può abbassare il volume per favore!?”, grida Irene verso la<br />

guida turistica che, sul pullman, ha impugnato il microfono e<br />

sta illustrando il programma della giornata, dilungandosi in<br />

99


dettagli privi di interesse del tipo: albergo per la notte con aria<br />

condizionata sì/no, bevande escluse, ecc.<br />

La guida fa solo finta di abbassare e Irene se ne accorge.<br />

Doppiamente disturbata dal falso gesto, pensa:<br />

“Io so che devo dormire: devo proseguire il sogno su Nicola I!<br />

Ma come posso dormire con questa cantilena nelle orecchie?!”<br />

Ciliegio, ancora appostato in zona comitiva, osserva da una<br />

certa distanza la signora Irene (una nube scura gli impedisce di<br />

avvicinarsi troppo), e sospira: prova simpatia e pietà per lei.<br />

Così, medita sul da farsi e poi si muove: per prima cosa, fa<br />

abbassare il volume del microfono all’autista, cogliendo un<br />

attimo di distrazione della guida, poi vola velocemente da Fata<br />

Tuberosa a prelevare qualche goccia della sua essenza ed,<br />

infine, immette l’essenza del prezioso bulbo nel circuito<br />

dell’aria condizionata del supertecnologico bus, che non ha<br />

finestrini da abbassare ed aria fresca da far entrare. Pazienza.<br />

In ogni caso, tutti si accorgono del buon profumo che,<br />

improvvisamente, inonda l’aria, alleggerendo l’atmosfera.<br />

“Che buon odore di fiori sta entrando da fuori”, esclama Irene,<br />

stupita. Ma il suo vicino le fa osservare che non è possibile,<br />

dato che il bus non ha vetri da aprire.<br />

“Sarà...”, pensa Irene, con un sorriso. “Ma, allora, da dove<br />

arriva questo bouquet di freschezza?”<br />

Il microfono rumoroso, adesso, sembra meno assordante: il<br />

volume è più basso, certo, ma ora che l’attenzione di tutti è<br />

stata catalizzata dal nuovo profumo, i viaggiatori si guardano<br />

intorno, e scoprono... la Natura: alberi in leggero movimento:<br />

“Forse spira una leggera brezza”, mormora qualcuno, e...<br />

“Non vedo l’ora di scendere!”, esclama qualcun altro,<br />

guardando il mare, così vicino da poterlo quasi toccare, da<br />

poterne immaginare il suono, quando le onde si frangono sugli<br />

scogli, o a riva, nei punti in cui ci sono le spiaggette.<br />

Irene si calma e, mentre guarda fuori dal vetro panoramico<br />

accanto al suo posto, Ciliegio le spiega che non sempre è<br />

opportuno mettersi a dormire:<br />

100


“Non hai pensato che, se non riesci a dormire, è perché, a<br />

quanto pare, non è bene per te, in questo momento? Hai<br />

bisogno di riprenderti dal sogno di questa notte.<br />

Magari, ora, potresti fare altro, come ad esempio leggere, o<br />

contemplare la Natura o, ancora, potresti guardare le nuvole e<br />

cogliere tutta la bellezza delle loro forme variegate.”<br />

Ciliegio sente che tutto gli viene facile e ne comprende il<br />

perché: sulla baia risplende un bagliore che illumina il<br />

paesaggio, a cui segue una luce, ondulata e sottile, che precede<br />

e depura il tempo a venire: capisce subito che Nicoletta, o<br />

Michele, o tutti e due, si stanno portando avanti con i lavori, ed<br />

è felice di fare squadra con loro.<br />

Così, mentre Irene guarda il cielo, Ciliegio, Nicoletta e Michele<br />

ricevono l’indicazione per la meta successiva:<br />

“Nel pomeriggio, si continua con l’esplorazione di Perast!”<br />

101


14<br />

PERAST: La rosa di Kazanlak<br />

Nicoletta, in esplorazione di Perast, si guarda intorno: di fronte<br />

a lei, in mezzo al mare, due isolette, quella sulla quale si erge il<br />

monastero di Sveti<br />

Dorde, San Giorgio,<br />

e la seconda, sulla<br />

quale è edificata la<br />

Gospa od Skrpelia, la<br />

Chiesa della Madonna<br />

dello Scarpello:<br />

quest’ultima sarà la sua<br />

meta, oggi pomeriggio,<br />

visto che la prima, con i<br />

suoi cipressi verde scuro intorno al monastero, non è visitabile.<br />

<strong>Un</strong>a barca fa la spola fra Perast e l’isola di Gospa od Skarpelia<br />

con regolarità,<br />

percorrendo velocemente<br />

il breve tratto che la<br />

separano dalla terra<br />

ferma. Nicoletta si<br />

imbarca e, nel frattempo,<br />

legge la sua guida.<br />

La leggenda narra che la<br />

Chiesa della Madonna<br />

dello Scarpello, la<br />

Venerata Vergine delle Rocce, la cui cupola verde sfavillante è<br />

visibile da tutta la baia, sia stata eretta su di uno scoglio in<br />

mezzo al mare, dopo che un pescatore vi aveva trovato<br />

un’icona marinara che guarì miracolosamente suo fratello<br />

malato.<br />

102


Si racconta che, in poco tempo, il numero dei fedeli in<br />

pellegrinaggio divenne tanto numeroso che lo spazio originario<br />

non fu più sufficiente ad accoglierli tutti.<br />

Così, i fedeli fecero sprofondare, intorno alla roccia, vecchie<br />

barche, vi aggiunsero dei sassi, e crearono una sorta di<br />

piattaforma, che allargarono progressivamente, con lo stesso<br />

sistema, fino al XIX secolo, quando l’isola assunse le<br />

dimensioni attuali. Ancora oggi, ogni 22 luglio (in occasione<br />

della ricorrenza di Santa Maria Maddalena), al crepuscolo, ha<br />

luogo la fasinada, una processione di barche, decorate a festa,<br />

durante la quale si gettano in mare altre pietre, per rendere<br />

l’isoletta artificiale sempre più grande e stabile.<br />

In breve Nicoletta approda sul lastricato chiaro antistante alla<br />

Chiesa. Per un attimo, si dispiace di non vedere Michele, e<br />

pensa che le loro due strade si incrociano e poi si distaccano di<br />

nuovo, come le due eliche del DNA:<br />

“Che paragone... Sono proprio una biologa!”, pensa, ridendo.<br />

Poi chiude gli occhi e cerca di contattare Ciliegio:<br />

“Magari è nei paraggi”, pensa ancora.<br />

Vede guizzare un lampo verde e bianco, si sente come...<br />

sfiorare la guancia, ma subito la sensazione svanisce.<br />

A questo punto, sta per procedere da sola, ma decide di<br />

prendere le cose con calma e di pensare bene, prima di gettarsi<br />

in qualche nuova avventura che la metta in tale difficoltà da<br />

fare sciocchezze, come un ritiro volontario in una cellabozzolo...<br />

Inevitabilmente, i suoi pensieri vanno alla signora Irene e,<br />

camminando in giro, la trova seduta per terra, appoggiata alla<br />

parete assolata del museo annesso alla chiesa, che parla ad una<br />

sua compagna di viaggio:<br />

“Tornate pure a Perast con questa corsa della barca. Io farò un<br />

pisolino e poi vi raggiungerò. Tanto, la barca parte ogni<br />

mezz’ora!”<br />

La compagna di viaggio, sebbene veli le sue parole con un<br />

sorrisetto, la critica:<br />

103


“Ultimamente sei diventata una vera dormigliona...”<br />

Irene ridacchia perchè ha ormai capito che, attraverso i sogni,<br />

può compiere avventure straordinarie rispetto al quel noioso<br />

viaggio organizzato, e si addormenta.<br />

Nicoletta ha ascoltato tutto, pensieri espressi e, grazie alla sua<br />

sensibilità, anche i pensieri taciuti.<br />

Ha notato che Irene si è addormentata troppo in fretta: i<br />

pensieri di critica da parte della sua compagna di viaggio le<br />

sono rimasti attaccati addosso, e infatti Irene ha subito criticato<br />

il viaggio. Addormentandosi in quelle condizioni, il suo corpo<br />

astrale avrà una vibrazione così pesante che incontrerà solo<br />

esseri di quella stessa vibrazione, cioè mostriciattoli, formepensiero,<br />

gente ancora più noiosa e antipatica dei suoi<br />

compagni di viaggio.<br />

Nicoletta afferra per mano la proiezione astrale di Irene e<br />

soffia per ripulirla. Contemporaneamente le parla:<br />

“In queste cose, la fretta è assolutamente da evitare... Prima di<br />

addormentarsi, conviene sempre pulirsi bene da pensieri<br />

pesanti, come la critica, l'attaccamento...”<br />

Irene fa cenno di avere capito e segue docilmente Nicoletta,<br />

che proverà ancora una volta a prendersi cura di lei:<br />

“Speriamo che stavolta riesca ad aiutarla con efficacia, senza<br />

esagerare...”, pensa Nicoletta: “farò tutto con estrema<br />

prudenza, un passo alla volta e controllando costantemente il<br />

mio stato.”<br />

A questo punto, Nicoletta si connette con la sua voce interiore<br />

e si proietta nel 200 a.C, trovandosi, dopo poco, in un piccolo<br />

villaggio di contadini nel regno della regina Teuta, in Illiria, a<br />

pochi chilometri dalla capitale, Risan.<br />

Non ci sono situazioni da sanare: in realtà il loro è un viaggio<br />

esplorativo, durante il quale, a volte, Nicoletta lascerà la mano<br />

di Irene e le darà dei semplici comandi per vedere come li<br />

esegue, aumentando, sempre con prudenza, la difficoltà del<br />

comando: queste sono le istruzioni che la donna ha ricevuto,<br />

104


nel trasferimento da una dimensione all’altra, e a queste si<br />

atterrà scrupolosamente.<br />

Il primo comando consiste parlare all'orecchio di una<br />

contadina, che, presa dal curare il suo orticello, non sente che il<br />

suo piccolo, in un prato poco lontano, è inciampato e si è<br />

sbucciato un ginocchio.<br />

Irene si avvicina alla donna, e le sussurra:<br />

“Tuo figlio ha bisogno d’aiuto! Corri da lui!”<br />

La contadina non accenna ad interrompere il suo lavoro. Dopo<br />

vari tentativi infruttuosi, Irene si spazientisce, perché la donna<br />

proprio non capisce...<br />

“Ergo” Pensa Nicoletta, “sarà prudente assegnarle un esercizio<br />

più facile.” Così la fa soffiare su una farfalla perchè si posi<br />

sulla mano del bambino, il cui ginocchio brucia un po’, dopo la<br />

caduta, ma non così tanto, e lo faccia felice.<br />

Irene riesce, il bambino si dimentica della sbucciatura e<br />

riprende a giocare, e allora Nicoletta le suggerisce qualcosa di<br />

più impegnativo. Si spostano al mercato del villaggio, e qui si<br />

presenta subito la situazione adatta:<br />

“Fai cadere un frutto dal cesto della massaia vicino alla<br />

montagnola di mele, sì, quella lì, in modo che vada a rotolare<br />

accanto a quel mendicante laggiù.”Irene si concentra e...<br />

esercizio riuscito!Irene e Nicoletta esultano .<br />

Se hai fiducia<br />

sarà lieve ogni peso.<br />

Pazienza aiuta.<br />

105


Irene si sveglia, sorridendo, e Nicoletta, poco distante da lei, fa<br />

finta di fotografare il monastero di San Giorgio, di fronte a<br />

loro, senza far vedere che sa che Irene la sta studiando<br />

incuriosita.<br />

Nicoletta conosce già la sua prossima meta: le è apparsa<br />

chiaramente durante l’esercitazione e adesso passerà il resto del<br />

pomeriggio in viaggio, in direzione di.... Ostrog!<br />

Ciliegio si trova in un posto sconosciuto, in un tempo<br />

sconosciuto: si rende conto che, nell'entusiasmo di svolgere la<br />

sua missione, non ha pensato neanche bene dove andare, e<br />

neanche si è fermato a salutare Nicoletta che, magari, poteva<br />

avere bisogno di aiuto.<br />

Adesso sa solo che è nel passato, per l'assenza di insediamenti<br />

umani, però non vede neanche spiriti di natura, quindi...<br />

“Deve essere un passato molto remoto” Pensa.<br />

Si ripromette, la prossima volta, di fare le cose meno in fretta.<br />

“E adesso?” Continua a pensare, “chi posso aiutare, se non c'è<br />

nessuno? La vegetazione è splendida e non ha alcun bisogno di<br />

essere annaffiata di luce....Che cosa ho sbagliato?”<br />

Ma ecco che, su una grande foglia deposta al suolo, compare<br />

uno scritto:<br />

“<strong>Un</strong>a sciarada!” Si esalta Ciliegio, e finalmente pensa che è<br />

questa la caccia al tesoro che voleva: lui è bravissimo nelle<br />

sciarade...almeno crede...<br />

Osserva lo scritto. La domanda è:<br />

“Complesso...” Mormora Ciliegio...<br />

Alcune foglie, mentre, intorno alla sua chioma, aleggiano<br />

parole di tutti i tipi.<br />

106


Ciliegio si rende conto che, ancora una volta, si è<br />

sopravvalutato e che non è in grado di risolvere l'indovinello.<br />

Per il dispetto, sta estraendo una delle sue radici da terra, e,<br />

così facendo, sta danneggiando un piccolo fiore che vi si era<br />

appoggiato. Allora capisce la prima qualità:<br />

RISPETTO, e la seconda:OSSERVAZIONE.<br />

Infatti, con cautela, scosta la sua radice dall'esile gambo. Poi:<br />

SOSTEGNO,<br />

dice, mentre, con un tralcio di luce, tiene ferma la piantina, le<br />

passa accanto e smuove la terra che è intorno a lei. Poi, le<br />

lascia il tralcio di luce avvolto intorno, come un tutore che la<br />

aiuti a crescere finché il suo gambo non sarà più robusto e...:<br />

“Infine”, sorride, “l'ingrediente principale, quello che dà sapore<br />

a tutto, che non può mancare mai: AMORE.”<br />

Le iniziali, R O S A, formano un fiore che lui ben conosce e<br />

che intorno a sé non vede.<br />

Allora, vola veloce nella Bulgaria dei nostri giorni e prende dei<br />

semi di Rosa di Kazanlak, direttamente dalla Valle delle Rose,<br />

la rosa bulgara dal potente effetto antinfiammatorio, il cui uso,<br />

oltre che nella cosmesi, è sempre più diffuso nella preparazione<br />

di medicinali per la cura del fegato, dell’apparato digerente, e<br />

poi ancora degli occhi, dei denti, delle gengive... insomma, un<br />

vero toccasana!<br />

Ritornato al punto di partenza, mette con cura i semi nello<br />

spazio in cui le sue radici avevano formato una pozza di luce:<br />

“Cresceranno?”, pensa.<br />

“Con l'aiuto della mia fede, sì” Si risponde. E una luce rosa li<br />

avvolge come una serra.<br />

“Mi piacciono le sciarade” Dice poi, “e io non sono neanche<br />

tanto male, a risolverle. Bene. E adesso, dove andiamo? Ma<br />

ditemelo in chiaro, per favore, sono un po' stanco di<br />

indovinelli.”<br />

La voce non si fa attendere:<br />

“La prossima località da visitare, Ciliegio, sarà... Ostrog!”<br />

107


OROLOGI<br />

Ostrog: una parete di roccia si staglia in verticale, verso il cielo<br />

e, incastonato fra i massi, splende il Monastero, bianco. Rade<br />

lo osserva, ai piedi della montagna, poi vola sino all’ingresso,<br />

sollevato da una corrente ascensionale, come un gabbiano. Nel<br />

piazzale antistante, uno schermo gigante sul quale scorrono<br />

immagini che raccontano di lui, della sua vita.<br />

Rade si ferma ad osservare. Ci sono volti che non riconosce,<br />

situazioni che non ricorda di aver vissuto.<br />

“E’ come un film che non ricordo di aver girato”, pensa.<br />

In particolare, si narra di una vicenda nella quale lui, incontrata<br />

una ragazza che fa l’esploratrice, e trascorso con lei un solo<br />

pomeriggio, sta per decidere di lasciare il Maestro e tutto<br />

l’addestramento, per seguirla nei suoi viaggi.<br />

Dopo un articolato colloquio con il Maestro, in cui lui<br />

pazientemente gli spiega che, se davvero vale la pena di<br />

coltivare la frequentazione di questa persona, ci si può prendere<br />

un’altra mezza giornata per decidere di tutto il proprio futuro,<br />

di questa vita e, di conseguenza, anche delle prossime, Rade<br />

recupera il senso delle proporzioni, ed aspetta di rivederla, per<br />

capire meglio cosa prova nei suoi confronti.<br />

Dopo una settimana, interrogato dal Maestro, non ricorda<br />

neppure di preciso cosa lo avesse fatto pensare che la sua<br />

felicità dipendesse esclusivamente da quella ragazza. Eppure lo<br />

aveva pensato.<br />

“Fu un lungo pomeriggio”, dice solamente il Rade dello<br />

schermo, e nei suoi occhi scorrono le immagini di lui che si<br />

sente euforico, al settimo cielo, dopo aver incontrato la<br />

ragazza, immagini di lui che guarda lei e pensa che tutta la sua<br />

vita, adesso, è cambiata.<br />

“Non posso essere io”, pensa Rade, esterrefatto da quella<br />

visione: “niente è più importante, per me, del mio percorso.<br />

108


Non immagino che ci sia qualcuno per il quale penserei di<br />

mollare tutto.<br />

E poi, se incontrassi una persona insieme alla quale percorrere<br />

un tratto di strada, penso che il sentiero sarebbe ancora più<br />

illuminato, visto che, a far luce, adesso, saremmo in due.<br />

Sarebbe un potenziamento, non un allontanamento dalla mia<br />

natura.<br />

Ma il punto è: perchè mi vengono mostrate queste immagini, e<br />

poi qui, davanti al monastero di Ostrog?”<br />

Le immagini continuano a scorrere: adesso, sullo schermo, si<br />

vede un vede Rade molto preoccupato per quanto è accaduto:<br />

“Sono stato sul punto di lasciare le cose più importanti della<br />

mia vita. Com’è stato possibile? E se, in futuro, qualche altra<br />

distrazione riuscisse a portarmi lontano da me stesso, dal me<br />

stesso che ho scelto di essere?”<br />

Così, ora, sempre nello schermo, quel Rade sceglie di entrare<br />

in monastero, come devoto di San Vasiljie. Nel Monastero di<br />

Ostrog.<br />

Si vede quello stesso Rade percorrere l’antico sentiero di<br />

pellegrinaggio che, dal Monastero inferiore, conduce al<br />

Superiore, con un paio di gerle sulla schiena, cariche di<br />

provviste, e poi ancora Rade che, questa volta, sale le ripide<br />

scalette fino alla grotta che ospitò il Santo, all’interno del<br />

Monastero.<br />

La felicità di quel Rade diminuisce: calano i sorrisi, e sembra<br />

invecchiare velocemente.<br />

“Non era la tua strada,”: il Maestro esce dal monastero, sul<br />

piazzale ove Rade sta guardando le immagini. Tiene in mano<br />

un orologio, un grosso orologio da taschino:<br />

“Era solo una fuga. Invece di esplorare l’accaduto, scappasti.”<br />

“Quando è accaduto?”<br />

“Qualche vita fa. O in una parallela a quella che vivi ora.<br />

Ci si può innamorare, Rade, succede, ma è opportuno darsi il<br />

tempo di osservare se stessi, quando si è innamorati, piuttosto<br />

che prendere decisioni affrettate.<br />

109


Il tempo ti dà il polso della situazione: se una relazione, di<br />

qualsiasi natura essa sia, possa avere un seguito, oppure no,<br />

solo il tempo può dirlo.”<br />

L’orologio che il Maestro ha in mano comincia a suonare.<br />

Il Maestro lo osserva, senza intervenire. Anche Rade lo<br />

osserva, perplesso: il suono è armonioso ma incessante, il<br />

volume è in crescendo, sembra il suono di una... sveglia!<br />

Rade si sveglia di colpo: mattina. Mattina presto!<br />

Era tutto un sogno. <strong>Un</strong>o strano sogno.<br />

“Terrò conto delle preziose informazioni che conteneva”,<br />

pensa, mentre, veloce, si alza, per andare a raccontare tutto al<br />

Maestro.<br />

“Ma, forse, non ce ne sarà neanche bisogno...”<br />

Il Maestro lo attende sulla porta del suo studio. Tiene in mano<br />

un orologio, un grosso orologio da taschino:<br />

“Infatti, Rade, che bisogno c’è? Io c’ero, io ci sono...”<br />

110<br />

Sotto le<br />

lancette<br />

un altro<br />

mondo,<br />

un’ altra<br />

vita,<br />

tic, tac,<br />

e un altro<br />

orologio,<br />

tac, tic….


15.<br />

OSTROG: Semi di luce<br />

Lungo l’antica Via di pellegrinaggio, che conduce al<br />

Monastero di Ostrog, Nicoletta riincontra Ciliegio. Egli le fa un<br />

cenno, indicandole di seguirlo fra gli alberi e, un attimo dopo,<br />

si trova con lui in un luogo nuovo, nel futuro.<br />

Dopo un percorso in una vegetazione lussureggiante e<br />

rigogliosa, arrivano alla loro meta, una radura nella quale sono<br />

in attesa del loro arrivo alcuni spiriti di natura, che li accolgono<br />

con simpatia e calore. Nicoletta avrebbe un milione di<br />

domande, ma si limita a chiedere della storia del luogo:<br />

“Tutta la regione è sempre rimasta sotto la tutela degli spiriti di<br />

natura”, le spiegano. “I rapporti tra gli spiriti e gli umani, in<br />

questi luoghi, sono sempre stati buoni.”<br />

Mentre passeggiano nei boschi dei dintorni, incontrano fate e<br />

fati, gnomi, elfi… Nicoletta si sente bene, felice.<br />

Dal canto suo, Ciliegio sembra espandere sempre più la sua<br />

forza. Nicoletta nota questo fatto:<br />

“Trovarmi nella natura incontaminata”, le spiega Ciliegio, “in<br />

compagnia dei miei simili, mi ritempra… Per me, che sono uno<br />

spirito di natura errante, è importante fare queste rimpatriate!”<br />

“Anch’io provo la stessa cosa, da quando ho incontrato<br />

Michele”, osserva Nicoletta: “stare a contatto con lui, parlargli,<br />

mi fa sentire forte, pulita…”<br />

Ora, i due salutano i loro amici ed iniziano il viaggio a ritroso<br />

nel tempo, durante il quale liberano molti semi di luce, che si<br />

spargono sia nel passato che nel futuro.<br />

Che gran connubio<br />

Uomini e Natura:<br />

Il Paradiso!<br />

111


Irene sta ancora dormendo. Anche ieri sera è andata a letto<br />

presto. Non se l'è sentita di rimanere con i suoi compagni a<br />

ballare: ormai le sono quasi insopportabili, soprattutto quel<br />

signore di Roma che fa sempre il gentile e che voleva a tutti i<br />

costi che si fermasse a ballare con lui.<br />

Albeggia. I primi raggi di sole filtrano attraverso le tende.<br />

Quando Irene apre gli occhi si trova... in una foresta, dietro ad<br />

un cespuglio. Nella radura antistante, una tribù indigena sta<br />

festeggiando. Sembra un’epoca preistorica:<br />

“Questa zona era popolata da civiltà pre-illiriche a partire<br />

dall’età del rame”, pensa Irene.<br />

Si sta svolgendo una festa per gli dei del luogo. Mentre osserva<br />

la scena, non può fare a meno di sentirsi diversa da questi<br />

primitivi che adorano dei inesistenti… E tutte quelle maschere,<br />

poi... Senza accorgersene, inizia a criticare quelle genti e i loro<br />

riti religiosi che, anche se gioiosi e semplici, sembrano, ai suoi<br />

occhi di europea del XXI secolo, vane ritualità.<br />

<strong>Un</strong>a risata di scherno le sfugge dalle labbra, rivelando così il<br />

suo nascondiglio: le danze si interrompono, i guerrieri della<br />

tribù la raggiungono e la circondano, ma senza avvicinarsi<br />

troppo, perchè sono intimoriti da quella donna che ha un<br />

aspetto tanto strano e non vorrebbero scatenare la sua ira...<br />

I guerrieri la conducono alla presenza del sacerdote che,<br />

stranamente, le parla in una lingua che ella comprende:<br />

“Da dove vieni?”, le chiede, gentile.<br />

“Provengo da una civiltà molto evoluta” Risponde Irene, secca.<br />

Il suo tono, l’atteggiamento altezzoso turbano l'anziano:<br />

“Se non aveste niente da nascondere”, incalza Irene, “non<br />

usereste tutte quelle maschere...”<br />

“Anche tu indossi una maschera. Se provieni da una civiltà così<br />

evoluta come dici, come mai il tuo cuore è tanto nascosto?”<br />

Il sacerdote l'affida ai guerrieri, i quali la portano presso un’alta<br />

cascata, dalla quale sembra intendano... lanciarla nel vuoto!<br />

112


Mentre la sporgono sul precipizio, Irene sente… bussare alla<br />

porta della sua stanza! La voce del suo compagno di viaggio di<br />

Roma la avvisa che, se non si sbriga, non riuscirà a fare<br />

colazione!<br />

Irene apre finalmente gli occhi e, grata a quella voce romana,<br />

tira un sospiro di sollievo. Ringraziandolo di cuore, si alza e<br />

corre incontro al nuovo giorno. Senza maschere.<br />

Tutto passato.<br />

Volta questa pagina,<br />

è vita nuova.<br />

113


16.<br />

OSTROG: Il Pianeta Terra<br />

Michele continua il suo viaggio: anche lui è giunto ad Ostrog e<br />

si dirige con passo deciso verso il Monastero.<br />

È da un po’ che non vede Nicoletta: mai come ora si rende<br />

conto che i loro percorsi sono diversi e non sempre si<br />

intrecciano.<br />

Quando è il suo turno, entra nella grotta presso la quale San<br />

Vasijlie trascorse la vita in eremitaggio, ora trasformata in<br />

cappella. Michele avverte subito un cambiamento di<br />

vibrazione. L’aria è molto pesante:<br />

“Questo deve essere uno di quei luoghi della Terra dove le<br />

linee energetiche confluiscono in un nodo, come lo chiamano<br />

gli esperti, in prossimità del quale le energie del pianeta si<br />

concentrano ed amplificano gli effetti delle vibrazioni degli<br />

esseri viventi. Ma che lavoro sono chiamato a svolgere qui?” si<br />

domanda il ragazzo. <strong>Un</strong> monaco lo invita ad accelerare il<br />

passo, per lasciar posto ad altri pellegrini: lo spazio, nella<br />

cappella, è così angusto che si può passare davanti alle spoglie<br />

del santo solo uno alla volta! Michele lo prende come un segno<br />

per non indugiare oltre nei pensieri e li lascia andare. Ora<br />

osserva la bellezza del suo silenzio interiore, che gli permette<br />

di osservare il luogo senza esserne coinvolto:<br />

“Il mio obiettivo è quello di affrontare con lucidità le prove che<br />

mi vengono proposte durante la caccia al tesoro, dunque dovrò<br />

capire di che prova si tratta, per fare un intervento mirato.<br />

Capisco le ragioni di coloro che vengono qui per chiedere il<br />

miracolo a San Vasijlie, il Santo guaritore, ma, se a qualcuno<br />

sfuggisse un pensiero poco luminoso, anche quello sarebbe<br />

amplificato.” La pietà verso i propri simili gli riempie il cuore.<br />

Chiude gli occhi e una luce bianca lo avvolge: nuovi semi di<br />

luce espandono e amplificano i canali energetici della Terra<br />

che convergono in quel luogo sacro, sciolgono il nodo e<br />

114


endono l’atmosfera più leggera: perfino la cappella, adesso,<br />

non sembra più tanto angusta... Immessi nei canali, i semi<br />

luminosi percorrono tutto il reticolo energetico che irraggia il<br />

Pianeta, lo puliscono, lo rinforzano e, in alcuni punti, i semi<br />

prendono addirittura a germogliare, contribuendo ad aumentare<br />

la consapevolezza del genere umano sull’importanza di<br />

considerare con attenzione le caratteristiche vitali della Terra,<br />

prima di realizzare i propri insediamenti. La saggezza di<br />

Michele, contenuta nei semi di luce, si propaga per il pianeta:<br />

Case sicure<br />

aiutano a crescere<br />

creature sagge<br />

Non appena il lavoro è concluso, quando Michele sta ricevendo<br />

indicazioni sulla prossima destinazione, ecco sfrecciare, nel<br />

piazzale antistante al Monastero, il rumoroso pullman<br />

granturismo.<br />

115


La signora Irene è l’ultima a scendere Prima di oggi non<br />

vedeva l’ora di visitare questo posto, ma adesso una fastidiosa<br />

orticaria non la fa stare serena:<br />

“Dev’essere stato quel pesce che ho mangiato in quella bettola,<br />

a pranzo... Dopo i pasti siamo sempre appesantiti e la comitiva<br />

si muove più lentamente del solito...” Intanto, dal finestrino,<br />

vede in lontananza Michele e questa sola visione permette alla<br />

donna di ricomporsi e di trovare la volontà di scendere: Irene<br />

sa che, se da lì è passato il ragazzo, allora qualcosa di speciale<br />

sarà avvenuto.<br />

Scende dal pullman ma, essendo distante dalla comitiva,<br />

prende un sentiero che non segue quello indicato dalla loro<br />

capo-gita. Camminando, inizia a sentirsi meglio:<br />

“Sarà grazie alla presenza del ragazzo... Ma non dovrei farmi<br />

così condizionare la giornata da un’orticaria, né dal fatto che<br />

veda il ragazzo o quella graziosa donna...”<br />

Irene, per un attimo, ha la sensazione che il percorso che ha<br />

scelto di fare sia luminescente: infatti sta camminando lungo<br />

un canale energetico terrestre amplificato da Michele!<br />

Qui i pensieri volano più leggeri:<br />

“E se l’orticaria non fosse dovuta al pesce, ma a tutto ciò a cui<br />

sono allergica in questo viaggio, come sopportare quei lunghi<br />

pranzi?” pensa. “Forse dovrei essere più attenta non tanto a<br />

cosa mangio, ma a come mangio: qui è una gran bolgia, ai<br />

pasti...Ricordo quando feci quel corso di meditazione zen: mi<br />

dissero che i monaci mangiano tutti in silenzio... Ora, non<br />

credo che in questa circostanza sia proponibile, ma un po’ più<br />

di attenzione, probabilmente, mi permetterà di migliorare i<br />

miei dopo-pasto”. Irene si sente felice dell’intuizione.<br />

Intanto, sempre a piedi, in lontananza, Michele si accorge che<br />

il pullman granturismo è quello della signora Irene:<br />

“Chissà se domani saranno anche loro a Zabljak....” si chiede.<br />

“Sembra che sia il percorso della caccia al tesoro abbia a che<br />

fare con l’itinerario del pullman di quella buffa signora....<br />

Che ci sia un nesso?”<br />

116


17.<br />

ZABLIAK:<br />

La compagna di escursioni<br />

Grande è la gioia di Nicoletta e Michele quando, nella piccola<br />

piazza del paesino di Zabliak, i loro sguardi si incontrano.<br />

Rapidamente si ragguagliano circa le cose più importanti che<br />

sono loro accadute, e, mentre parlano, il pensiero di entrambi<br />

corre a Ciliegio.<br />

“Chissà se è qui, vicino a noi?” domanda Nicoletta.<br />

I due si concentrano e percepiscono chiaramente la presenza<br />

dello spirito di natura, mentre odono dentro di loro la sua voce.<br />

Ormai hanno capito come funziona la caccia al tesoro, e<br />

decidono di non perdere tempo in spiegazioni ma di passare<br />

subito all'azione.<br />

Michele si è sentito solo, il pomeriggio del giorno prima, e<br />

quindi propone di lavorare tutti e tre insieme. Ma Nicoletta fa<br />

notare che, poiché sono tutti e tre, questa è un'ottima occasione<br />

per spostarsi chi nel futuro, chi nel passato, chi restare nel<br />

presente e pulire e armonizzare a fondo quella località.<br />

Ciliegio coglie la palla al balzo esclamando: “Allora io vado<br />

nel futuro!” E si volatilizza.<br />

Michele ha un moto di disappunto, e si allontana affermando<br />

che lui si occuperà del passato.<br />

E Nicoletta, rimasta sola, borbotta scontenta: proprio a lei, che<br />

ha avuto l'idea, è toccata la cosa più noiosa, cioè il presente....<br />

Michele si è appartato per poter proseguire, ma si trova accanto<br />

Irene che lo guarda compiaciuta.<br />

“So cosa stai per fare, giovanotto dell'oltre.” Gli dice questa,<br />

“Ma vedo anche che hai voglia di compagnia: che ne diresti di<br />

117


farmi da guida dovunque tu stia andando: in fin dei conti credo<br />

che anche a te farebbe piacere avere una compagna di<br />

escursione...”<br />

Michele la guarda e si rende conto che, se si fosse allontanato<br />

in modo più determinato e non avesse fatto la vittima, non<br />

avrebbe richiamato l'attenzione di quella signora, che sembra<br />

proprio più una palla al piede che una compagna di escursione:<br />

“Mi sono messo io in questa situazione” pensa, scrollando le<br />

spalle; poi sorride, prndendo Irene sotto braccio.<br />

“Bene” Annuncia Michele, “andremo nel 300 a.C.” E Irene :<br />

“So che sto sognando, ma la cosa è comunque molto<br />

emozionante”.<br />

Michele e Irene si<br />

trovano in un<br />

ambiente<br />

totalmente<br />

diverso da quello<br />

terrestre: due soli<br />

splendono, uno<br />

accanto all'altro,<br />

mentre alte<br />

montagne, di<br />

cristallo<br />

trasparente,<br />

riflettono la loro<br />

luce<br />

scomponendola<br />

nei colori<br />

dell'arcobaleno.<br />

Improbabili<br />

animali dalle<br />

forme bizzarre e<br />

dall'aspetto<br />

mansueto pascolano brucando l'erba color oro, mentre alberi<br />

dalle folte chiome ricciute formano piccoli boschetti sparsi per<br />

118


tutta la pianura, giungendo fino alle pendici dei monti di<br />

cristallo.<br />

Irene, stupita, chiede:” Che diamine è successo? Questonon è il<br />

passato, a meno che i libri di storia non siano totalmente<br />

inventati.” Michele sorride e le dice : “Siamo, sì, nel passato,<br />

ma abbiamo attraversato un portale per una dimensione<br />

parallela. Nelle epoche passate questi portali erano molto più<br />

frequenti, e anche i contatti fra individui di dimensioni diverse<br />

erano più facili di adesso.”<br />

Poi Michele e Irene si trovano davanti ad un cerchio di uomini<br />

vestiti di bianco. <strong>Un</strong>o di essi in particolare sembra adirato.<br />

Gli altri si rivolgono a lui con deferenza come se fosse un<br />

giudice o un capo.<br />

Molti pensieri turbinano intorno all'uomo e Michele riesce a<br />

leggerli. Questi è davanti ad un difficile quesito.<br />

<strong>Un</strong> altro uomo, suo amico e anche molto utile alla società di<br />

cui fanno parte, si è comportato scorrettamente, e l'ira sta<br />

offuscando la lucidità del capo.<br />

Michele respira forte accanto al capo e il movimento<br />

ondulatorio della sua aura induce un movimento analogo in<br />

quella dell’uomo, che si calma. I quesiti che questi si pone<br />

sono: “Come posso impartire una giusta punizione senza che<br />

questa sia dettata dalla mia rabbia? Come posso sapere che la<br />

mia rabbia non ha influenzato la mia decisione?”<br />

“Basta contare prima di parlare” dice Irene scuotendo la testa.<br />

“Ecco” suggerisce Michele, “Conta 7 giorni, e alla fine di<br />

questa pausa potrai pronunciare la tua sentenza. Non c'è<br />

bisogno di parlare subito”.<br />

Il capo, adesso, è più calmo, e si guarda intorno, come se<br />

avvertisse la presenza di qualcuno.<br />

“Avverto delle presenze angeliche” afferma “Sono qui con<br />

noi.” Il suo volto è ora più disteso.<br />

“Propongo una nuova regola” continua: “Da oggi in avanti<br />

nessuna decisione sarà presa sotto l'influsso dell'ira. Il fratello<br />

che avrà violato qualche norma della nostra comunità verrà<br />

119


allontanato per alcuni giorni, e solo dopo che questi saranno<br />

trascorsi, lo si potrà giudicare, con serenità ed equanimità.” La<br />

parola ostracismo prende forma, e la persona sotto giudizio<br />

viene allontanata con un sorriso.<br />

Tutto sarà rivalutato fra qualche tempo.<br />

Irene applaude ammirata all'indirizzo di Michele.<br />

Nicoletta, nel frattempo, sta camminando lungo le rive del<br />

fiume Tara, presso il ponte che lo attraversa.<br />

Le sue scarpe non sono adatte al sentiero che sta percorrendo, e<br />

i piedi le fanno male; inoltre ad un certo punto vede un<br />

serpentello attraversarle la strada e infilarsi tra i cespugli.<br />

Superato lo spavento, la ragazza inizia ad arrabbiarsi con se<br />

stessa per il suo compito che la tiene ancorata al piano fisico,<br />

mentre lei avrebbe preferito essere sul piano astrale, in cui è<br />

abituata a muoversi senza preoccuparsi di vesciche o altro.<br />

Poi decide di rallentare il passo, e di pensare solo ai passi.<br />

<strong>Un</strong> passo alla volta, il piede avanti procede e il piede dietro<br />

lascia andare il sentiero, con costanza. Poi la sua mente<br />

aggiunge una luce rosata ad ogni orma che calca sul terreno e<br />

presto tutto il sentiero risplende, dietro di lei, come se lasciasse<br />

una scia.<br />

La ragazza apre la sua guida e legge:<br />

“Il fiume Tara ha le sue sorgenti sul monte Komovi e riceve le<br />

acque di numerosi affluenti. Il bacino del fiume Tara<br />

comprende la fascia centrale del Montenegro del Nord e<br />

rientra per gran parte nel territorio del Montenegro, mentre<br />

solo una piccola parte appartiene alla Bosnia. La sua<br />

lunghezza dalla sorgente alla confluenza con il fiume Piva è di<br />

150 km. I canyon del fiume Tara e dei suoi affluenti<br />

rappresentano una straordinaria bellezza naturale, unica nei<br />

Balcani e in Europa.Il Tara scorre per un lungo tratto in un<br />

profondo canyon circondato da pareti alte fino a 1300 metri.<br />

Questo è ritenuto il canyon più profondo d'Europa, e nel<br />

120


mondo è secondo solo al più famoso Gran Canyon del<br />

Colorado.”<br />

121<br />

Forza di acqua<br />

può scavare la roccia,<br />

pazientemente.<br />

Ciliegio si è spostato nel 2070,<br />

perché ha visto che in<br />

quest'epoca si presenta una<br />

situazione critica: l'aumento di<br />

veicoli a bassa quota sta<br />

mettendo in crisi l'ecosistema di molti volatili.<br />

La popolazione del Durmitor è di fronte ad un dilemma: il<br />

tornare indietro sembra essere una rinuncia non praticabile, ma<br />

una intera popolazione di uccelli potrebbe scomparire.<br />

Ciliegio si avvicina ad un ragazzo che sta lavorando intorno ad<br />

un pc, dietro una scrivania. L'ufficio del turismo di questa<br />

località.<br />

Pellegrinaggio, sussurra Ciliegio all’orecchio del ragazzo. I<br />

pensieri del ragazzo seguono l'indizio: “I pellegrini si<br />

spostavano a piedi: il loro cammino era una ricerca interiore e<br />

contemporaneamente una escursione turistica.... Potremmo<br />

provare, quest'anno, ad abolire i velivoli come mezzi di<br />

spostamento nei parchi e a ripristinare i vecchi sentieri. Magari<br />

potremmo evidenziare come questo non sia una rinuncia, ma<br />

una possibilità di introspezione, attraverso la meditazione<br />

camminata...”


Ciliegio, Michele e Nicoletta si ritrovano improvvisamente tutti<br />

e tre vicini, così vicini che senza bisogno di parlare ognuno<br />

legge quello che è accaduto all'altro. Michele si mette a ridere<br />

per primo: “Alla fine”, dice, “abbiamo lavorato insieme anche<br />

se eravamo in epoche diverse!”<br />

Irene, in piedi in un cerchio intorno alla guida, come<br />

trasognata, applaude.<br />

La sua compagna di gruppo le chiede sorpresa che cosa stia<br />

facendo: non le sembrava che la guida avesse poi detto niente<br />

di interessante. “Ah sì, invece,” Risponde Nicoletta: “E' giusto<br />

recuperare la lentezza negli spostamenti per diporto, basta coi<br />

viaggi in pullman!”<br />

122<br />

Solo a piedi<br />

la voce di<br />

ogni goccia<br />

può farsi<br />

ascoltare.<br />

Solo a piedi<br />

si può<br />

rispettare<br />

il silenzio<br />

dei fiori.<br />

“Ma..sei sicura che abbia detto questo?” La signora accanto a<br />

lei la guarda sempre più perplessa.<br />

Michele sorride, guardandola e le va vicino, mentre Nicoletta e<br />

Ciliegio restano un po' indietro.<br />

Di fronte a Nicoletta e Ciliegio si palesa la prossima meta:<br />

“Questo pomeriggio vi aspetta il Lago Nero” indica una voce<br />

ormai familiare.


UNA DANZA TUTTI INSIEME<br />

Il Maestro sta scrivendo, seduto alla scrivania, quando entra<br />

Rade: “Oggi è bel tempo, Maestro.” dice il ragazzo.<br />

“Non c’è tempo bello o tempo brutto” Risponde il Maestro:<br />

“Andremo nel 2029, abbiamo una missione da svolgere.”<br />

Quando arrivano c’è aria di festa, e nella radura in mezzo agli<br />

alberi, c’è un buon profumo di pino. Ogni partecipante ha<br />

portato qualcosa, da donare agli altri. Rade ed il Maestro hanno<br />

con se una pergamena. Rade la apre, e nota che non c’è scritto<br />

niente. <strong>Un</strong> signore fa gli onori di casa, e inizia a leggere:<br />

“Siamo qui oggi, per sancire l’amicizia tra chi governa lo Stato,<br />

e gli spiriti di natura .”<br />

Il pubblico approva. <strong>Un</strong>a figura dai molti colori inizia la<br />

traduzione, affinché tutti possano comprendere. Poi il Maestro<br />

prende parola: “Vi ringraziamo per l’invito, e vi facciamo dono<br />

delle dodici virtù del Cristo:<br />

Forza<br />

Semplicità<br />

Costanza<br />

Pietà<br />

Umiltà<br />

Perdono<br />

Fede<br />

Speranza<br />

Pazienza<br />

Temperanza<br />

Coraggio<br />

Sacrificio<br />

123


Mentre il Maestro legge, ognuno si connette all’essenza di ogni<br />

virtù: “Possiamo pensare a qualcosa di unico, ad un’amicizia<br />

che vada oltre i confini planetari. Che ogni azione sia ispirata<br />

all’amore universale, e al rispetto dell’evoluzione di ognuno.”<br />

continua il Maestro.<br />

Tante luci adesso danzano, e si uniscono. Sembrano lucciole in<br />

una sera d’estate.<br />

Rade osserva, e decide di unirsi allo scambio festoso. Ad un<br />

certo punto, come un quadro che è stato appena dipinto, tutti si<br />

fermano. C’è una sola anima individuale, che accoglie il tutto.<br />

Rade ed il Maestro tornano dalla missione. Rade apre la mano,<br />

ed una goccia di rugiada brilla nel palmo, un regalo di uno<br />

spirito di natura, un regalo prezioso. La goccia si alza, e prende<br />

la forma del Montenegro. E’ verde e azzurra, è gialla e<br />

racchiude tutti i colori, fino a diventare trasparente come l’aria.<br />

“Come può il mio cuore diventare puro, come questa goccia?”<br />

chiede Rade.<br />

“Segui le dodici virtù del Cristo.” Risponde il Maestro.<br />

“Non è facile Maestro, a volte mi faccio prendere dallo<br />

scoraggiamento e mi sento perduto.” Dice Rade.<br />

“Nella preghiera troverai conforto e ti ricondurrà a casa.” Il<br />

Maestro lo osserva, mentre si allontana.<br />

124<br />

Ti credi solo.<br />

Gli angeli ti seguono:<br />

senti le ali?


18<br />

ZABLJAK:<br />

Semi di arcobaleno<br />

Nicoletta, accompagnata dalla presenza invisibile di Ciliegio,<br />

osserva le montagne che si riflettono nelle acque del Lago<br />

Nero.<br />

Apre la sua guida e inizia a leggere: “Il monte Durmitor e i<br />

suoi dintorni sono caratterizzati da una bellezza rara e<br />

selvaggia, una peculiare idrografia, una fauna e una flora<br />

interessantissime. I magnifici canyon dei fiumi Tara e Piva, i<br />

18 laghi glaciali (chiamati occhi della montagna), la ricchezza<br />

della flora e della fauna, la presenza di un gran numero di<br />

specie rare ed endemiche, attribuiscono al massiccio una<br />

straordinaria importanza dal punto di vista ambientale. La<br />

bellezza di Crno Jezero (il Lago Nero) è ancora poco<br />

conosciuta: in inverno è coperto di ghiaccio e di neve, mentre<br />

in piena estate le sue acque si riscaldano tanto da consentire ai<br />

turisti di nuotare.”<br />

Terminata la lettura, l'occhio attento della ragazza nota, in una<br />

radura erbosa, una zona di instabilità spazio-temporale e,<br />

proprio vicino ad essa, ecco comparire Irene.<br />

La donna, stanca di camminare, sta cercando un luogo<br />

tranquillo dove sedersi, e adocchiato nella radura un posticino<br />

delizioso in cui accomodarsi, lo raggiunge.<br />

Appena Nicoletta si accorge che Irene è seduta proprio nel<br />

punto di maggior instabilità , cerca di raggiungerla, ma, prima<br />

che possa avvisarla del pericolo, questa si addormenta e la<br />

ragazza non può far altro che vedere il corpo astrale di Irene<br />

staccarsi dal corpo fisico e proiettarsi nel flusso del tempo.<br />

Senza esitare, la ragazza si lancia all'inseguimento di Irene, e<br />

con lei, Ciliegio.<br />

125


Quando i loro occhi tornano a vedere chiaramente, luci<br />

variopinte si alternano in una grande radura. Attorno edifici<br />

vegetali sono animati da esseri umani e spiriti di natura, intenti<br />

in quelle che sembrano normali attività quotidiane.<br />

La semplicità<br />

dei sette colori<br />

crea sinfonie<br />

Irene è stupita, non ricorda di aver mai visto e neppure mai<br />

immaginato niente di simile.<br />

Gli spiriti di natura però, col loro aspetto particolare, le<br />

sembrano creature extraterrestri. All'iniziale sorpresa segue<br />

l'ansia. La sua mente inizia a porsi mille domande: “Sarà una<br />

colonia terrestre su qualche pianeta lontano? Oppure gli<br />

extraterrestri hanno invaso la terra? Gli esseri umani sono loro<br />

schiavi? Avranno intenzioni amichevoli?” E così via.<br />

Il groviglio di pensieri si impadronisce della mente della<br />

donna, che si sente smarrita.<br />

126


Ciliegio, ben visibile con il suo manto di verdi rami fioriti<br />

ricchi di frutti, cerca di andare in suo soccorso, ma appena la<br />

donna lo vede avvicinarsi, pensa che un extraterrestre l'abbia<br />

vista e stia andando verso di lei, con intenzioni, che, persa nei<br />

suoi timori, interpreta come minacciose.<br />

Per fortuna Nicoletta le compare accanto.<br />

“Non c'è nulla da temere” Le spiega, “Siamo sulla Terra, nel<br />

futuro, e quelli che vedi sono spiriti di natura ed esseri umani<br />

che convivono pacificamente ed in armonia.” La presenza della<br />

ragazza e le sue parole tranquillizzano un poco la donna. Ma<br />

non abbastanza, infatti Irene comincia a chiedere: “Ma certe<br />

fate sono cattive, non è vero? E i troll? E i folletti dispettosi? E<br />

le fate che rubano i bambini? E la Banshee?”<br />

“Forse queste sono storie che ti sono state raccontate da<br />

bambina? Pensa che a me parlavano dell’Uomo Nero, per<br />

spaventarmi…. Ma non c’è niente come l’esperienza diretta,<br />

per capire le cose..”<br />

“Esperienza diretta? Volentieri, ma non quando si corre il<br />

rischio di incontrare un Troll alto tre metri o un goblin<br />

puzzolente che mi strappi i capelli….”.<br />

La situazione si fa imbarazzante, anche perché gli esseri umani<br />

e gli spiriti di natura del futuro si sono accorti della loro<br />

presenza e stanno venendo verso di loro per accoglierli.<br />

“Chi siete, stranieri?” Domanda cortesemente uno di loro, con<br />

modi gentili. Nicoletta, risoluta, prima prende per mano Irene,<br />

che, stupita dal contatto deciso, si cheta, e poi presenta se<br />

stessa e l'amica ai loro ospiti. Quando la ragazza volge il capo<br />

per cercare Ciliegio, si accorge che questi non c'è più. Confuso<br />

e a disagio per le affermazioni di Irene, Ciliegio si è lasciato<br />

sopraffare dal senso di inadeguatezza e se ne è andato.<br />

“Benvenute da ovunque veniate” Le accolgono i loro ospiti,<br />

“Se volete seguirci vi mostreremo la nostra città: come vedete,<br />

sono tutte costruzioni vegetali.” Le due donne possono ora<br />

ammirare la bellezza di un edificio funzionale e vivo. Non<br />

manca nulla, ogni dettaglio sembra studiato per rendere<br />

127


confortevole la permanenza degli ospiti, esseri umani o spiriti<br />

di natura che siano.<br />

Prima o dopo ?<br />

Tutto è un unico<br />

presente, ora .<br />

Irene, ormai a suo agio, vorrebbe restare ancora, ma Nicoletta<br />

sa che è arrivato il momento di andare. Nel salutarle, i loro<br />

ospiti donano ad ognuna di loro una manciata di semi luminosi.<br />

Quando le donne chiedono di cosa si tratti, viene loro risposto<br />

che sono semi di luce, che potranno far crescere in loro o<br />

spargere dove vogliono.<br />

<strong>Un</strong> breve vortice di luce, ed Irene si sveglia nella radura,<br />

accanto a lei Nicoletta ammira un arcobaleno che si sta<br />

formando in lontananza. La donna vede nelle sue mani dei<br />

semi luminosi e, ricordandosi vagamente quello che per lei è<br />

stato un sogno, prende un seme e lo posa sul suo cuore. Questo<br />

subito scompare in lei mandando un piccolo bagliore. Poi la<br />

128


donna libera gli altri semi affidandoli al vento. Nell'istante in<br />

cui compie il gesto una luce l'avvolge e lei chiude gli occhi.<br />

Quando li riapre ha la sensazione di essersi appena svegliata.<br />

Sedute nella radura in riva al lago, Irene e Nicoletta guardano i<br />

semi, che hanno lasciato andare, trasformarsi in un<br />

meraviglioso arcobaleno che splende in lontananza. La signora,<br />

riconosciuta Nicoletta, le racconta il sogno che ha appena fatto<br />

e nel quale c'era anche lei. Nicoletta sorride. Pensa alle case<br />

vegetali ed alla civiltà prossima ventura in cui spiriti di natura<br />

ed esseri umani sapranno convivere in pace ed armonia.<br />

Guarda, con la felicità negli occhi, l'ultimo sprazzo di<br />

arcobaleno: i semi sono stati lanciati.<br />

“Brava, Nicoletta! Prossima tappa Plitvice” Annuncia la solita<br />

voce amica.<br />

129


19<br />

PARCO DEL DURMITOR:<br />

<strong>Un</strong>a lezione speciale<br />

Il pullman granturismo è giunto nel Parco del Durmitor, nei<br />

pressi del Canyon sul fiume Tara, ed anche Nicoletta e Michele<br />

sono lì. I due giardinieri si sono dati appuntamento nei boschi<br />

dei dintorni.<br />

Irene non ha dormito molto questa notte. Ha tante domande in<br />

testa... molte cose sono accadute in una<br />

settimana. Poi, vede Nicoletta che si sta<br />

dirigendo all'appuntamento con<br />

Michele: la prende da parte e le chiede,<br />

d’un fiato:<br />

“Qual è lo scopo di tutto questo?”<br />

Subito, a Nicoletta vengono in mente<br />

mille cose: cosa dire, cosa non dire.. c'è<br />

un mondo davanti lei! Ma ha imparato<br />

ad usare la prudenza: con umiltà, si<br />

affida a chi ne sa più di lei.<br />

Quindi, pronuncia poche parole.<br />

“Qual è la strada giusta per me?”<br />

Domanda Irene.<br />

“Ascolta il tuo cuore. Poni molta<br />

attenzione a ciò che fai, a ciò che dici e,<br />

ancor prima, a ciò che pensi. Ogni tuo<br />

pensiero, anche se non sfocia in<br />

un’azione, è un'azione, la cui reazione è<br />

uguale e contraria a ciò che l’ha<br />

generato. Se la matrice è l'amore, anche<br />

la risposta sarà altrettanto.”<br />

“Però, poche parole, ma toste!” Commenta Irene.<br />

130


<strong>Un</strong>a luce sfavillante circonda le due donne e si diffonde per il<br />

parco: Nicoletta ha superato la sua prova!<br />

Michele, diretto all’appuntamento con Nicoletta, di colpo si<br />

trova in una stanza, tappezzata da scaffali stracolmi di registri.<br />

Di fronte a lui, un’enorme finestra che dà su un parco di alberi<br />

secolari ed un uomo, intento a lavorare al computer.<br />

“Signor preside”, dice,<br />

senza sapere cosa stia<br />

accadendo, “c'è un<br />

ragazzo che vuole<br />

parlarle, è con la madre,<br />

sa … è quello che le<br />

dicevo, quello...”, e fa<br />

un gesto con la mano,<br />

come per dire che<br />

sembra un po’...<br />

svitato...<br />

Michele fa accomodare<br />

i due, in quella che,<br />

quindi, è la presidenza<br />

di una scuola; sta per<br />

uscire, quando il<br />

preside, con un sorriso,<br />

lo trattiene:<br />

“Non se ne vada, Michele. Mi sistema, per cortesia, quello<br />

scaffale là dietro? Sono giorni che tento di accomodarlo, ma...”<br />

Michele, in versione bidello, non se lo fa ripetere due volte.<br />

La madre, senza tanti preamboli, dice:” E’ stato mio figlio a<br />

voler venire in questa scuola, perché sentiva che questa era la<br />

scuola giusta per lui, ma io sono preoccupata lo stesso,<br />

perché….Adesso parla tu, Rade.”<br />

“Mia madre si preoccupa, preside, perché intorno ad ogni<br />

essere umano vedo un’aura colorata, perché parlo con gli spiriti<br />

131


del bosco, con gli elfi e con le fate e perché sento la voce degli<br />

alberi...” La madre guarda il figlio compassionevolmente,<br />

aspettandosi che, da un momento all'altro, l'interlocutore trovi<br />

una scusa per congedarsi, come succede di solito quando Rade<br />

parla di quelle sue cose...<br />

Ma sembra che questa volta le cose vadano diversamente: il<br />

preside è molto attento e, anzi, sembra che accolga con<br />

entusiasmo quanto sta ascoltando.<br />

Mentre aggiusta lo scaffale, Michele respira e protegge il<br />

gruppo, creando una bolla che allontana il pessimismo e<br />

l’insicurezza della madre.<br />

Ora, prende la parola il preside:<br />

“Comprendo quel che dici, ragazzo. Che ne dici se facessimo<br />

una lezione nel parco, un’ora alla settimana? Potremmo<br />

incontrare ogni volta un albero diverso, e ogni volta sentir<br />

raccontare una storia diversa. Tu potresti essermi d'aiuto e fare<br />

tutor ai ragazzi che accompagneremo. Che ne dici?”<br />

Rade accoglie<br />

con grandi<br />

sorrisi questa<br />

possibilità: se il<br />

Mae.., cioè, il<br />

Preside, gli<br />

propone di far<br />

da tutor ad<br />

aspiranti<br />

supereroi, vuol<br />

dire che le<br />

lezioni stanno<br />

andando bene!<br />

Anche la madre è entusiasta. Per la prima volta, si trova di<br />

fronte ad un uomo che capisce perfettamente il figlio.<br />

Michele, dal canto suo, si ritrova di colpo a Tara, di nuovo sul<br />

sentiero per l’appuntamento con Nicoletta.<br />

132


20.<br />

DURMITOR : Scoprendo se stessi<br />

Michele e Nicoletta<br />

incontrano Ciliegio<br />

sul canyon del<br />

fiume Tara. Lo<br />

salutano, dopo la<br />

sua assenza della<br />

mattina: “Dove sei<br />

stato? Come mai le<br />

tue foglie sono<br />

ingiallite?” “Sono<br />

stato nell’autunno,<br />

quando cominciano le scuole, e mi sono ritrovato <strong>sui</strong> banchi a<br />

studiare cause e rimedi della permeabilità dei corpi sottili. Ora<br />

che ho superato il corso di recupero, sono pronto all'azione.”<br />

I tre sono d'accordo nel dividersi in passato, presente e futuro,<br />

visto che riescono a lavorare sincronizzati anche a distanza.<br />

Nicoletta però, questa volta, si affretta a scegliere il futuro.<br />

Michele sceglie il passato, con decisione e sicurezza. Ciliegio<br />

tentenna le fronde e dice che andrà a fare una visita alla signora<br />

Irene, che sta facendo una pennichella invece di fare le valige.<br />

I tre, prima di separarsi, per favorire la loro sintonia,<br />

compongono un haiku ispirato alla bellezza del posto:<br />

Luce dal cielo<br />

Stringiamoci le mani<br />

Pace nei cuori<br />

Michele si trova nel Medioevo, nell’anno 1167. Fiancheggia<br />

due viaggiatori, che sono due giovani medici freschi di studio,<br />

di ritorno dalla Persia. I due parlano della difficoltà di guarire<br />

dall'umore malinconico, nonostante le cure sperimentali con<br />

133


salassi e infusi di menta e basilico. Michele prende l'aspetto di<br />

un uomo del posto, li invita a bere dalla sua borraccia ed a<br />

riposarsi un po': “Ho sentito che parlavate di come guarire<br />

dall’umore malinconico: potrei insegnarvi un incantesimo, o<br />

meglio, l’invocazione di uno spirito della montagna, che può<br />

guarire questa malattia. L’ho appreso io stesso inun mio<br />

viaggio in un paese ad Est della Persia”.<br />

“In cambio di cosa?” Gli chiede uno dei medici: “Questi spiriti<br />

non si fanno certo pagare con le monete.” “Piuttosto che<br />

ricorrere a questi metodi,” Dice l'altro, “preferisco inviare il<br />

paziente dal prete affinché lo benedica e gli prescriva delle<br />

preghiere.” I due concludono poi che la malinconia non è una<br />

vera malattia, è più una disposizione d'animo, che hanno anche<br />

molti artisti, musici, e donzelle senza marito. “Magari per<br />

guarire dalla loro malinconia, basterà maritarle... “ E ridono.<br />

Michele si indispettisce : ”Il mio rimedio non solo funziona,<br />

ma si deve usare, perché il<br />

paziente deve vivere normalmente,<br />

come tutti, e non appesantire la<br />

famiglia in cui vive!” A questo<br />

punto Michele, senza aspettare il<br />

134<br />

Canta<br />

e lo stato<br />

d’ animo si porterà<br />

in alto<br />

consenso dei due medici, pronuncia l'invocazione: in<br />

quell’istante scende dal cielo un grandissimo uccello nero. “Il<br />

grande Roc!” Esclamano, spaventati i due medici: “Ma allora<br />

esiste davvero!” e si fanno il segno della croce, mentre<br />

Michele, terrorizzato, viene afferrato dagli artigli del Roc, che<br />

lo solleva e lo porta via.<br />

Nicoletta va nell'immediato futuro, nel 2010, nell'ufficio<br />

informazioni turistiche di Zabljak. Stanno progettando una<br />

campagna pubblicitaria e informativa, che richiami turisti e<br />

risorse per sostenere il parco. Occorre uno slogan, una frase ad<br />

effetto che possa attirare l'attenzione.<br />

“Ma è semplice” Pensa Nicoletta: “E' inutile utilizzare frasi<br />

lunghe e accattivanti, basterà solo una piccola poesia.” Lascia<br />

così cadere, come per caso, la sua agendina sul bancone.


La ragazza dell'ufficio la vede e sfogliandola, scopre che in<br />

ogni giorno ci sono tre versi. “Cosa sono , poesie?” Chiede.<br />

Nicoletta spiega che sono haiku, brevi poesie, e che i bambini<br />

sono maestri nel farle. “Ho trovato!” Esclama la ragazza<br />

“Faremo un concorso nelle scuole!”<br />

Nicoletta saluta e una voce le comunica che la prossima tappa<br />

sarà Sarajevo.<br />

Ciliegio intanto assiste ai pensieri ricorrenti di Irene, che<br />

riguardano la chiusura della valigia. Ha comprato troppi<br />

souvenir e ora non sa come chiuderla. “E' una sciocchezza.”<br />

Pensa Irene nel dormiveglia: “Perché mi sto fissando su questo,<br />

basterà comprare un'altra borsa.” “Non è una sciocchezza” Le<br />

sussurra Ciliegio: “Ma è una metafora.” E vola via verso la<br />

prossima tappa. “Cosa?” Irene si sveglia completamente,<br />

stupita: “Come può la mia valigia essere una metafora?<br />

Vorrebbe dire che non so rinunciare a niente, e che per<br />

rassicurarmi devo portarmi la casa dietro? Ma io sono fin<br />

troppo essenziale: i miei compagni di viaggio allora... ” Irene si<br />

rende conto che sta parlando da sola, e scrolla le spalle ridendo.<br />

Poi riflette sul perché ha comprato tante cose: “Di fatto mi<br />

piace fare regali; ma quelli potrei farli anche<br />

indipendentemente dai viaggi, e infatti spesso succede…è<br />

anche vero, però, che ci tengo a far vedere che sono una che<br />

viaggia, che va in posti esotici, che non sta chiusa in casa a fare<br />

la vita della reclusa. Ma che meschinità, che squallore! Ora<br />

glielo chiedo….” Pensa, e chiude gli occhi: “Nicoletta,<br />

Michele!” Chiama mentre si addormenta, ma non arriva<br />

nessuno dei due. “Me la dovrei cavare da sola, adesso?” <strong>Un</strong>a<br />

panchina di legno le si presenta davanti: Irene si siede e sente il<br />

profumo del legno. Sulla panchina sono posate due ciliegie, e il<br />

contatto del legno è come un abbraccio.<br />

“Ho capito. <strong>Un</strong> abbraccio col cuore vale cento regali. E se ho le<br />

mani libere, senza valigie, posso abbracciare meglio.”<br />

135


con fede e gioia via le<br />

preoccupazioni<br />

ALI IN VOLO<br />

Seguo la rotta .<br />

Incontrando il vento<br />

riposo le ali<br />

Il Maestro e Rade commentano l’incontro con la madre del<br />

ragazzo: ”Allora Rade, com’è andata dopo l’incontro?”<br />

“Preside…ehm... Maestro, avessi visto come era sollevata mia<br />

madre. Ha detto che non credeva alle sue orecchie: un Preside<br />

che non si stupisce davanti ad elfi e fate, qualcuno che sa cos’è<br />

un’aura e non si scandalizza se un ragazzo le vede. A tratti<br />

sembrava quasi che anche lei condividesse le mie esperienze.<br />

Di solito, mi sembra che sopporti queste mie stranezze solo<br />

perché mi vuole bene. Invece questa volta, mi è sembrata dalla<br />

mia parte.<br />

“Alla fine dell’incontro, i suoi corpi sottili erano puliti, allineati<br />

e connessi. L’amore materno che nutre per te, liberato dai<br />

fardelli scuri della preoccupazione,<br />

ha liberato anche lei.” Spiega il<br />

Maestro.<br />

“Quando siamo usciti, mi ha detto<br />

che, per la prima volta da quando io<br />

ho rivelato facoltà speciali, le<br />

sembrava tutto semplice: ora che<br />

avevo una guida, ha usato proprio<br />

questa parola, potevo tirar fuori la<br />

mia vera natura, crescere su<br />

questa terra senza nascondere<br />

le mie doti. Ora che avevo una<br />

guida, lui, cioè tu, mi avresti mostrato come muovermi, in<br />

136


questo e in altri mondi. Io ero esterrefatto. Altri mondi…roba<br />

che, non poteva neanche vedermi pensieroso, che subito<br />

pensava che stessi per trasformarmi in un gabbiano per volare<br />

via. Adesso, quando parlava di altri mondi, lo faceva come se<br />

fosse una cosa normale.” Dice Rade.<br />

“Semplice. Ora sa che non sei solo. E sa che è stato il tuo<br />

intuito a guidarti qui in questa scuola. Non sei stato tu che hai<br />

insistito per venire qui? E qui c’ero io.”<br />

“Già.” Esclama il ragazzo.<br />

“Bene. Adesso, le nostre missioni segrete diventano<br />

ufficialmente passeggiate nel parco, in ascolto delle storie degli<br />

alberi.”<br />

“Grandioso. E’ un’idea talmente bella, Maestro, che potremmo<br />

davvero metterla in pratica.”<br />

“Perché no?”<br />

Nel parco c’è un boschetto di Pini bosniaci, Rade apre la sua<br />

guida e legge: “Il pino bosniaco è un albero ornamentale, che<br />

vive nei parchi e giardini di grandi dimensioni. E’ tipico della<br />

zona del Montenegro, ed è anche noto per i suoi decorativi<br />

coni di colore viola. Riesce a resistere fino a -45 ° C.”<br />

Poi, uno dei pini racconta loro che i suoi fratelli delle montagne<br />

dell’Orjen sono molto preoccupati.<br />

Rade ed il Maestro decidono di andare a fare un sopralluogo,<br />

nel luogo detto “la Sala da ballo delle streghe.”<br />

<strong>Un</strong>a delle streghe prende la parola: ”I nostri mariti ci<br />

maltrattavano, e quindi abbiamo deciso di punirli<br />

imprigionandoli fra le radici dei pini. Così facendo, però, non<br />

abbiamo trovato la felicità che cercavamo. Abbiamo provato a<br />

liberarli, manon ci siamo più riuscite: non riusciamo a<br />

sciogliere il vecchio incantesimo Abbiamo provato tuttele<br />

formule dei libri di magia, anche le più complicate, nelle lingue<br />

più antiche, ma non è successo niente.”<br />

Il Maestro ha un’idea per risolvere il caso: “L’incantesimo si è<br />

complicato a causa della vostra sofferenza; il tempo ha<br />

solidificato il vostro dolore, ma non ha rimosso le ragioni del<br />

137


vostro astio verso gli uomini.” La strega, illuminata dalla<br />

saggezza del Maestro, riesce a pronunciare con parole semplici<br />

la sua preoccupazione maggiore: “E se liberassimo gli uomini<br />

dall’incantesimo, e quelli ci sottomettessero di nuovo?”<br />

E il Maestro: “Non potete sapere quello che accadrà. L’unica<br />

strada è<br />

l’affidamento.Seguite la<br />

vita. La riconoscerete<br />

dalla semplicità delle sue<br />

risposte.”<br />

Le streghe si riuniscono<br />

per decidere il da farsi.<br />

Poi, ciascuna di fronte ad<br />

un pino, senza più formule<br />

complicate, pronunciano<br />

un semplice Amen.<br />

I pini sciolgono le loro<br />

radici, e gli uomini tornano liberi.<br />

La Sala da ballo da ballo si riempie di luce: ora la nuova<br />

consapevolezza delle donne guida le loro scelte, così come la<br />

chiarezza guida le loro parole.<br />

.<br />

138


21.<br />

SARAJEVO:<br />

Il dono della vita<br />

La strada scorre veloce e Nicoletta guarda il paesaggio attorno<br />

a lei. Finalmente una sosta. La ragazza osserva le case, ed i<br />

campi attorno; la sensazione è che qualcosa di incompiuto<br />

aleggi sopra quei luoghi. Sente che, mentre il Montenegro le<br />

era apparso da subito familiare, questa regione le appare<br />

estranea.<br />

Non riconosco<br />

questo spazio dell’anima.<br />

Provo a passare.<br />

139


La gente del luogo però si mostra affabile e cordiale, e lei è<br />

invitata ad entrare in una locanda, dove si sta svolgendo una<br />

festa.<br />

Ti aspettavamo:<br />

è per te questa festa,<br />

è la tua vita.<br />

Ad un certo punto, viene condotta di fronte ad un grande<br />

specchio, la cui superficie sembra ondeggiare, come se fosse<br />

liquida.<br />

La ragazza esita, ma Ciliegio le appare accanto, visibile solo a<br />

lei : “Ti seguirò dovunque andrai”.<br />

Nicoletta guarda Ciliegio titubante, la sua presenza la rassicura<br />

un pochino, ma ciò che ha davanti le è completamente ignoto.<br />

140


Dapprima galleggiano in una realtà ovattata e opalescente, poi,<br />

si ritrovano in quello che sembra lo stesso luogo, ma qualche<br />

decina d'anni avanti nel futuro.<br />

L'odore di gas di scarico, ed il rumore che caratterizzavano il<br />

posto sono scomparsi, ora invece tutto è quiete ed armonia.<br />

Nicoletta e Ciliegio vengono separati. La ragazza viene<br />

condotta in una chiesetta, mentre lo spirito di natura viene<br />

accolto da suoi simili, che lo conducono per i boschi, fino ad<br />

una fonte purissima.<br />

Nicoletta, con sua sorpresa, partecipa al battesimo di un<br />

bambino. I genitori le affidano il piccolo, mentre il sacerdote<br />

compie il rito.<br />

Ultimato il rito, ella resta sola con il sacerdote che le dice:”<br />

Adesso ti porrò un quesito: se risponderai correttamete,<br />

riceverai un grande dono. Accoglie chiunque, per quanto<br />

tenera è la più forte, non sta mai ferma, ma se ha freddo è<br />

immobile. Cos'è”<br />

Nel frattempo, Ciliegio sente che la ragazza avrebbe bisogno di<br />

lui, ma i suoi amici lo conducono sul bordo della piscina<br />

141


naturale, ed ecco che nell'acqua si forma l'immagine di<br />

Nicoletta, mentre le viene posta la domanda.<br />

Ciliegio non sta nella pelle, conosce la risposta, ma non ha<br />

modo di comunicarla alla<br />

sua amica.<br />

La ragazza esita, poi<br />

osserva la fonte battesimale<br />

e l'acqua benedetta che vi è<br />

contenuta, e con un sorriso<br />

risponde: ” E' l'acqua!”<br />

Anche il sacerdote sorride<br />

e, davanti agli occhi della<br />

ragazza, si forma<br />

l'immagine di un luogo,<br />

dove molteplici laghi<br />

cristallini si riversano uno<br />

nell'altro, nel verde dei<br />

boschi e nell'azzurro del<br />

cielo, attraverso stupendi<br />

giochi d'acqua e cascate.<br />

“La prossima tappa sarà Plitvice.” Annuncia una voce .<br />

Come un sorriso,<br />

una benedizione,<br />

acqua pulita.<br />

142


GIARDINI<br />

Rade è stato invitato, in una dimensione parallela, a tenere una<br />

lezione ad una classe di sedici bambini, che hanno doti<br />

particolari.<br />

Il direttore della scuola, di nome Bann, è un amico del Maestro<br />

di Rade.<br />

È l'inizio dell'anno scolastico e, come sempre, la scuola ha<br />

organizzato il corso di ascolto profondo.<br />

Bann spiega a Rade la filosofia della scuola:<br />

“Come ben sai, Rade, chiunque può scegliere se lavorare alla<br />

costruzione o alla distruzione del creato, e solo la<br />

consapevolezza può condurci e guidarci sul retto cammino.<br />

La nostra speranza è che, conoscendo in anticipo le<br />

conseguenze delle loro azioni, gli allievi possano scegliere in<br />

modo consapevole e diventare così costruttori di pace.”<br />

La classe guarda Rade con gli occhioni spalancati. Sono curiosi<br />

e lievemente intimoriti, almeno così sembra, da questo<br />

insegnante che è poco più grande di loro.<br />

Siamo qui per te,<br />

tante piccole tazze.<br />

Versaci un buon tè.<br />

Rade pensa: “E’ la missione più difficile che mi sia mai<br />

capitata: niente mostri, niente cattivoni da riportare a più miti<br />

consigli, niente realtà da armonizzare. Solo trentadue orecchie<br />

attente alle mie parole.”<br />

Bann esce dalla classe, e Rade inizia domandando ai bambini<br />

se c’è qualcuno di loro che parli con gli angeli.<br />

Si alzano di scatto sedici piccole braccia, e ciascun bambino<br />

ha modo di narrare di colloqui avuti con esseri luminosi che i<br />

grandi non possono vedere.<br />

Alcuni di loro aggiungono, poi, che loro non vedono sempre e<br />

solo esseri luminosi, a volte vedono anche altri esseri con poca<br />

luce, che piangono, oppure che sono arrabbiati. E, con estrema<br />

143


naturalezza, proseguono raccontando come, a seconda delle<br />

situazioni, a volte consolino oppure allontanino le varie<br />

creature che incontrano.<br />

“Ma non è sempre possibile vedere chi ci sta parlando”,<br />

Osserva Rade: “E a volte le voci che sentiamo sembrano le<br />

nostre.”<br />

I bambini annuiscono.<br />

“E in questi casi come posso fare? Da cosa posso capire se chi<br />

mi parla è un aiutatore o il suo opposto?”<br />

Nuovamente sedici piccole braccia si alzano. Rade indica un<br />

musino delle file di mezzo, e questa risponde:<br />

“Di solito mi baso sulla sensazione che mi trasmette quella<br />

voce, se gradevole e sgradevole.”<br />

<strong>Un</strong> altro bimbo prende la parola: “Inoltre si può valutare quello<br />

che ci viene consigliando, se è allineato con i nostri migliori<br />

sentimenti o meno.”<br />

Continua poi un'altra bambina: “Nelle situazioni meno chiare,<br />

posso contare sul buon senso: nessuna cattiva azione può<br />

giovare a qualcuno, e le azioni, per essere in armonia con il<br />

creato, devono rispondere ad una logica win-win.”<br />

Ancora un bambino interviene: “In ultimo posso farmi guidare,<br />

a posteriori, dal risultato che consegue all'azione. Da questo<br />

posso capire se la mia azione è stata corretta o meno, e, anche<br />

se è un sistema un po' rozzo, è pur sempre vero che sbagliando<br />

si impara.”<br />

Rade è sorpreso e felice, quando, terminata la lezione, si reca<br />

nell'ufficio di Bann.<br />

“Sono stato invitato qui per imparare, più che per insegnare.”<br />

gli confida.<br />

Siamo maestri…<br />

Chi è che insegna a chi?<br />

Siamo allievi…<br />

L'anziano insegnante, sorridendo, gli conferma che, anche per<br />

lui, i piccoli sono dei maestri. E continua:<br />

144


“Occorre però mantenere vivo in loro il contatto con la loro<br />

voce interiore, come hai fatto tu oggi, come fa ogni buon<br />

insegnante.<br />

Vedi, Rade, solo da poco abbiamo capito che i nostri bambini<br />

sono la nostra speranza.<br />

E coltivare la speranza significa, per noi, prenderci cura del<br />

meraviglioso giardino che ogni bambino è.<br />

È un compito delicato: bisogna riconoscere e proteggere i<br />

giovani germogli, sradicare delicatamente le erbacce che li<br />

soffocherebbero, annaffiare quando è il momento, proteggerli<br />

dal sole, quando questo rischia di bruciarli, saper attendere il<br />

momento giusto per ogni fiore. Ed infine, riconoscere e<br />

accettare il corso delle stagioni che si alterneranno, rispettando<br />

le caratteristiche ed i tempi di ogni bambino.”<br />

Rade sorride: “Ogni creatura è un giardino. Non è così?”<br />

Domanda a Bann.<br />

“Sì. Ogni creatura lo è, e tutti possiamo essere buoni<br />

giardinieri, di noi stessi in primis.” Ammette, sorridendo Bann,<br />

e aggiunge: “Il tuo maestro ha davvero un bravo allievo.”<br />

145


22.<br />

PLITVICE: UN.E.S.CO<br />

Nicoletta e Michele si sono dati appuntamento di fronte<br />

all’ingresso principale del Parco di Plitvice. Appena entrati, li<br />

attende uno scenario stupendo: alimentati dalle sorgenti<br />

sotterranee del Fiume Bianco e del Fiume Nero, sedici laghi,<br />

collegati l’uno all’altro da festose cascate, sono immersi nel<br />

verde. Il meraviglioso quadro acquatico è incorniciato da<br />

boschi di conifere, da foreste e da circa 18 chilometri di<br />

passerelle sospese sull’acqua, che consentono la visita del<br />

parco a piedi, oltre che in battello. L’area è stata dichiarata<br />

Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1979.<br />

Di fronte ad uno dei laghetti, davanti ad una passerella che<br />

conduce in due diverse direzioni, i ragazzi si dividono:<br />

Nicoletta a sinistra, Michele a destra.<br />

146


Quest’ultimo si dirige verso la cascata più grande, nella parte<br />

sud-occidentale del Parco, formata dall’acqua del lago<br />

Batinovac ed alta ben 28 metri. Mentre sta ammirando i fondali<br />

verde chiaro del lago, si sente accarezzare il viso da spruzzi ed<br />

uno spirito acquatico si presenta di fronte a lui:<br />

“Caro amico, io e le mie compagne ci siamo accorte della tua<br />

luce: per questo siamo qui.” La piccola creatura prende a<br />

narrare la loro vicenda: “Devi sapere che ci sono alcune<br />

leggende locali che alimentano la credenza che, sotto l'acqua<br />

limpida dei laghi di Plitvice, si celi un palazzo di cristallo di<br />

rocca, ove cerimonie e conviti vengono organizzati dagli esseri<br />

umani protetti dalle fate, dalle ninfe e dai nani, ma anche dalle<br />

streghe e dalle sirene, che chiamerebbero gli uomini alla morte.<br />

Queste ultime voci ci preoccupano. Per questo ti chiediamo di<br />

aiutarci ad allontanarle”. Michele conosce l’importanza del<br />

Parco in tutte le dimensioni, non solo nella nostra (ha letto che,<br />

in questo luogo, avvengono importanti incontri UN.E.S.CO. fra<br />

gli Spiriti di Natura 1 ), ma come fare a smantellare le voci?<br />

Si sente investito da una grande responsabilità. Per un attimo<br />

rimane interdetto, ma poi chiede aiuto a chi ne sa più di lui ed<br />

una calda luce lo pervade. Di colpo, si sente parte di un grande<br />

progetto e si rende conto che qualsiasi azione, per piccola che<br />

sia, implica sempre la propria personale responsabilità:<br />

“Perché questa situazione dovrebbe essere differente da quella<br />

in cui aiutai i bambini a Dubrovnik, o da qualsiasi altra in cui<br />

sono stato coinvolto durante la caccia al tesoro?”<br />

Adesso tutto gli appare più facile:<br />

“Perchè vi preoccupate di queste dicerie?”, domanda agli spiriti<br />

acquatici: “ogni persona che passi da queste parti non può non<br />

capire che ciò che opera qui, nel Parco di Plitvice, è qualcosa di<br />

grande, qualcosa che richiama subito Dio. Guardate!”: Michele<br />

indica loro una famiglia che passeggia, mentre le goccioline<br />

fanno giocare insieme bambini e genitori.<br />

1 . <strong>Un</strong>ione Extradimensionale Spiriti di natura COoperanti<br />

147


Le creaturine, colte da una nuova consapevolezza, ringraziano<br />

Michele, che riprende il suo cammino.<br />

Nel frattempo, nella parte sud-orientale del Parco, nei pressi<br />

della cascata del lago di Prošcan, Nicoletta si ritrova<br />

improvvisamente in una sala di cristallo che sembra… fluttuare<br />

nell’aria. Di fronte a sé … elfi, fate, ondine, spiriti di natura<br />

d’ogni luogo e creature mai viste, tutte dall’aria giocosa e<br />

allegra. Nicoletta tiene in mano una bacchetta telescopica.<br />

Dietro di lei, scorrono alcune immagini del Parco di Plitvice:<br />

“Sembra che, su questo palcoscenico, il mio compito sia quello<br />

di presentare alla platea il Parco e le sue bellezze”, osserva.<br />

“Del resto, come spicchio olografico della Terra, è magnifico!”<br />

La sua presentazione serve affinché si prenda a modello il<br />

Parco di Plitvice e lo si esporti non solo in altre aree terrestri<br />

ma anche su altri pianeti, su altre galassie.<br />

“Sarò in grado di fare quel che mi è richiesto?” si domanda. E<br />

poi si risponde, subito: “Ce l’ho fatta in situazioni ben più<br />

complicate di questa, perché non dovrei riuscire, ora? Anzi!”<br />

Infatti, man mano che descrive le meraviglie del Parco, inizia a<br />

divertirsi, trovandosi a suo agio in quel ruolo. Mentre Nicoletta<br />

continua a parlare, si spargono semi di luce e lo spicchio<br />

espande la sua luminescenza in tutte le zone dell'<strong>Un</strong>iverso da<br />

cui provengono i presenti.<br />

Finita la circumnavigazione del lago, Nicoletta e Michele si<br />

riincontrano e… prova superata per entrambi: la prossima<br />

tappa sarà… ancora Plitvice!<br />

148


E’ TEMPO DI PARTIRE<br />

Rade sta disegnando sulla riva del lago. La sua mano scorre<br />

sicura sul foglio, mentre i colori prendono forma.<br />

Il Maestro si avvicina e gli comunica che dovrà partire<br />

immediatamente, per una missione top-secret. Si sta per<br />

svolgere il summit annuale intergalattico degli elfi e delle fate,<br />

c’è bisogno di aiuto.<br />

Rade appoggia la matita e parte.<br />

Quando arriva sul posto, Rade cerca mostri, dittatori, incendi,<br />

ma non trova nulla, soltanto un gruppo di bambini, che gioca<br />

alla guerra, cantando il “Serto della Montagna.”<br />

<strong>Un</strong>o di loro, Petar, se ne sta in disparte.<br />

Il bambino riconosce Rade come il famoso supereroe:” Sai,<br />

non mi piace giocare a quei giochi, né cantare quella canzone.<br />

Preferisco con gli elfi e le fate.” E Rade:” Perché non cambi<br />

leparole della canzone? Fatti aiutare proprio dagli elfi e dalle<br />

fate…”<br />

Poi Rade, lasciato il bambino al suo componimento, si siede<br />

sotto un salice che lambisce il lago.<br />

.<br />

149


Gli si fa incontro Petar II Petrović-Njegoš, l'autore del “Serto<br />

della Montagna”: “Sono molto colpito da quello che ha detto il<br />

piccolo Petar . Vorrei cambiare i versi che ho scritto, affinché<br />

nessuno possa dolersi delle mie parole. Voglio lasciarle<br />

andare.”<br />

“C’è già chi lo sta facendo per te” Risponde Rade, portandolo<br />

ad assistere alla scena del piccolo Petar che, con gli elfi e le<br />

fate, sta componendo nuovamente il “Serto”. Ogni gruppo di<br />

spiriti di natura, di diversa provenienza, reca in omaggio un<br />

verso e il piccolo Petar li mette insieme:<br />

“Questo mondo è umano con gli umani,<br />

nonché a uno spirito gentile.<br />

Di concordie angeliche è composto:<br />

vi trovano pace l'anima con il corpo,<br />

vi trovano pace il mare con le montagne,<br />

vi trovano pace il freddo con il caldo,<br />

vi trovano pace i venti con i venti,<br />

vi trovano pace la bestia con la bestia,<br />

vi trova pace il popolo con il popolo,<br />

c’è pace tra gli uomini...”<br />

Njegoš se ne va, verso altre dimensioni.<br />

150


23.<br />

PLITIVICE:<br />

Luce ad Est<br />

Michele, Nicoletta e Ciliegio si incontrano nel Parco di<br />

Plitvice, illuminato dalle stelle d’agosto.<br />

Di notte il parco<br />

Ti abbraccia con il suo blu.<br />

Acqua, silenzio…<br />

Ognuno di loro ha un aspetto diverso da quello con cui sono<br />

abituati a vedersi di giorno per cui, subito, non si riconoscono.<br />

Nicoletta si è scelta un look da donna degli elfi, con i vestiti<br />

fatti di foglie, visto il suo amore per la biologia e per i racconti<br />

celtici; Michele ha l'aspetto da Robin Hood: calzamaglia,<br />

151


stivali, ma con un che di tecnologico nei tessuti utilizzati, che<br />

tradisce che il suo vestire da passato storico è, in realtà, tutta<br />

apparenza. Ciliegio, infine, è un corpo di luce fluttuante, con i<br />

colori verde e bianco come dominanti, marrone nelle radici e<br />

qualche riflesso rosa, quando ride.<br />

“E' notte, vero?” Chiede Michele, guardandosi intorno.<br />

“Ma... stiamo sognando?” Domanda a sua volta Nicoletta,<br />

osservando brillare le cascate dei laghi di Plitvice.<br />

“E' un sogno lucido” Spiega Ciliegio: “perciò possiamo<br />

decidere noi cosa fare.”<br />

“Finalmente!” Esulta Michele. “Visto che anche questa volta<br />

siamo tutti e tre insieme, forse possiamo restare uniti: la prima<br />

volta ci siamo separati e abbiamo agito sincronizzati, ma non<br />

ce la siamo goduta per niente; la seconda credevamo di agire<br />

sincronizzati, ma non è andata così” Dice, e fa una tossettina<br />

nervosa: “Ora vediamo di fare qualcosa veramente insieme!”<br />

“Non adesso, però” Osserva Nicoletta: “abbiamo sempre<br />

superato le prove da svegli, partendo dalla realtà ordinaria: qui<br />

stiamo dormendo e non credo che conti, ai fini del premio....”<br />

“Magari, ai fini del premio, no” Interviene Ciliegio, “ma per il<br />

lavoro da svolgere forse sì...”<br />

“Sento che siamo quasi alla fine, forse proprio alla fine...” Dice<br />

Michele, sentendosi un po’ insicuro: “ogni tanto, mi viene in<br />

mente che questo famoso premio, forse, non c’è e che, alla<br />

fine, resteremo con un palmo di naso di fronte alla solita frase:<br />

“L'importante è il viaggio, non la meta.”<br />

“A me, invece” Dice Ciliegio, “questo concetto è sempre<br />

piaciuto e già da solo basterebbe a giustificare tutto!”<br />

“Eh no!” Ribatte Nicoletta, “non quando ci fanno muovere<br />

promettendoci espressamente un premio. Mi sono divertita in<br />

questi giorni, ma l'idea della meta finale non mi ha mai<br />

lasciato, altrimenti avrei fatto il viaggio con un altro spirito....”<br />

“Magari” Continua Michele, “più rilassato, senza dover<br />

affrontare prove pericolose che ci hanno messo in situazioni<br />

spiacevoli...”, e ricomincia a tossicchiare.<br />

152


“Sì, come no!” Ribatte Ciliegio. “Te ne saresti stato al mare<br />

tutto il tempo a leggere romanzi e, magari, a viaggiare con la<br />

fantasia. Tutta roba sicura, vero?”<br />

“Sicura mica tanto” Risponde Michele: “l'ultima volta che ho<br />

letto un romanzo storico, dopo, ho avuto incubi e mal di testa.”<br />

“Comunque”, l'insicurezza di Michele si è allargata a Ciliegio:<br />

“effettivamente, anche io ho dei dubbi su cosa ci sarà alla<br />

fine.”<br />

“Sapete cosa possiamo fare intanto, invece che stare qui a<br />

macerarci?” Propone Nicoletta: “Possiamo trovare un sistema<br />

per sincronizzarci alla perfezione, così, domani, potremo<br />

lavorare veramente insieme, sia che siamo separati oppure no,<br />

tanto... abbiamo già capito che non decidiamo noi...Voi, per<br />

esempio, avete deciso in quale anno del passato tornare o in<br />

quale epoca futura?”<br />

Silenzio imbarazzato.<br />

“Possiamo fare così” Dice Ciliegio, dopo un po’: “non<br />

focalizziamoci sul come o sul quando, ma pensiamo<br />

direttamente all’obiettivo del nostro lavoro, cioè ad inviare luce<br />

in questa parte di mondo, questo Est. ..”<br />

“E il pensare una cosa tutti insieme potrebbe essere un ottimo<br />

modo di sincronizzarci...” Dice Michele.<br />

“Ma che pensare!” Interviene Nicoletta. “Stiamo sognando,<br />

quindi... creiamo direttamente!"<br />

“Bene! E allora... partiamo da questi laghi turchesi e dalle mille<br />

specie di piante che li circondano e allarghiamo la nostra<br />

visuale verso Est” Riprende Michele:<br />

“Arriviamo alle pianure, ai sentieri dorati, alle montagne e ai<br />

mari dell’Est e trasportiamoci i blu, i verdi, i violetti, gli azzurri<br />

di questo luogo magnifico...”<br />

“E poi” Continua Nicoletta, “lasciamo che quei colori si<br />

asciughino e diventino linee e poi ancora... che tornino a<br />

mostrarsi per quel che sono, e cioè...<br />

“<strong>Un</strong>a vibrazione d’amore, di cooperazione, di servizio e aiuto<br />

reciproco” Conclude Ciliegio.<br />

153


Così, un passo<br />

attraverso il quadro<br />

abbracciamo l’Est.<br />

“E tutto questo sia inviato in direzione dell’Est”, esclamano,<br />

all’unisono. Ora, i tre hanno finito e fanno un lungo respiro.<br />

“Guardate là, il sole sta sorgendo!” Esclama Nicoletta.<br />

“E da dove sorge il sole?” Chiede Michele, con aria divertita.<br />

“Da Est!!!”, esclamano tutti e tre, di nuovo in coro.<br />

Poi, Ciliegio scappa via:<br />

“Credo che per stanotte abbiamo finito. Io ho ancora qualcosa<br />

da fare, però ci vediamo più tardi, in mattinata!”<br />

Michele e Nicoletta guardano ancora una volta il parco,<br />

illuminato dalla luce dell’Est, e poi svaniscono.<br />

154


TUTTE LE STELLE DEL CIELO<br />

Il Maestro invia Rade a domare un incendio su Balik: la foresta<br />

sacra sta andando a fuoco. Si dice che le sue radici abbiano la<br />

stessa età dell'<strong>Un</strong>iverso. Dopo aver domato l'incendio, Rade si<br />

reca in città per scoprire che cosa sia successo. Nota, con sua<br />

sorpresa, la delusione <strong>sui</strong> volti della popolazione, costituita da<br />

una specie vivente che ricorda i leoni: era stato il loro re a dir<br />

loro di dar fuoco alla foresta. Ora, il fatto che qualcuno avesse<br />

domato l'incendio, senza praticamente alcun danno per gli<br />

alberi, li metteva di malumore.<br />

chiesto, apparendogli in sogno.<br />

155<br />

Vuoi cambiare<br />

il corso di un fiume?<br />

Sei sicuro?<br />

Rade interroga qualche<br />

leone radunato<br />

sull'altura, dalla quale i<br />

balikiani raccolti<br />

speravano di assistere<br />

alla distruzione della<br />

foresta. Viene a sapere<br />

che il re aveva dato<br />

loro l'ordine di<br />

incendiarla perché era<br />

stato Kalun, il suo dio,<br />

che glielo aveva


Rade si presenta al cospetto del re, e scopre che egli aveva<br />

agito sotto la pressione dei costruttori di parcoff, i quali<br />

volevano cementificare l'area della foresta. Il re viene così<br />

arrestato.<br />

Rade si affaccia al <strong>balcone</strong> del palazzo reale, sotto il quale si<br />

trovava tutta la popolazione, che lo aveva seguito, e fa un<br />

discorso. Dice che la ragione, per la quale sono stati vittime<br />

della manipolazione del re risiede nel fatto che si sono fatti dire<br />

da qualcun altro cosa fare, piuttosto che decidere con il proprio<br />

cuore.<br />

Non credere a quel che hai sentito.<br />

Non credere alle tradizioni solo perché<br />

si tramandano da generazioni.<br />

Non credere a nulla di cui si parli da molto<br />

tempo.<br />

Non credere ad affermazioni scritte solo<br />

perché provengono da un vecchio saggio.<br />

Non credere nelle ipotesi.<br />

Non credere nell'autorità dei maestri<br />

o degli anziani.<br />

Ma, dopo un'attenta osservazione e analisi, se ciò<br />

concorderà con la ragione e sarà di beneficio<br />

a tutti, allora accettalo e vivi in accordo<br />

con esso.<br />

Buddha.<br />

Chiede a tutti di chiudere gli occhi, e formula loro la domanda:<br />

“Volete voi distruggere la foresta?”<br />

La gente recupera la propria voce interiore, e ricorda quanto<br />

importante sia sempre stata la foresta, nelle loro vite. Ora sono<br />

tutti sconcertati per aver anche solo pensato di poter compiere<br />

un gesto simile.<br />

156


A questo punto, la folla comincia ad acclamare Rade come<br />

sovrano. Senza pensarci su due volte, Rade accetta, e emana la<br />

sua prima ed ultima legge: “Niente più re. Ognuno segua il suo<br />

cuore.” Poi torna sulla terra, dal Maestro.<br />

Non voglio essere re.<br />

Ma allora perché ho accettato?<br />

Volevo o non volevo?<br />

Rade è scoraggiato. Teme che nel giro di poco tempo, i<br />

balikiani saranno nuovamente preda dell'affarista di turno.<br />

I balikiani hanno un problema, Maestro.<br />

Pensa prima ai tuoi, di problemi, Rade.<br />

Il Maestro allora lo invita ad attenersi alle istruzioni che ha<br />

ricevuto: lui doveva semplicemente domare un incendio.<br />

Nessuno lo aveva incaricato di liberare per sempre i balikiani<br />

dalla tirannia.<br />

Rade capisce che il rischio di manipolare i messaggi delle<br />

guide è concreto, e dichiara che vigilerà sulle sue azioni.<br />

Chiede inoltre se ha combinato danni su Balik.<br />

Ancora pensi a Balik?<br />

E dei danni su di te non ti preoccupi?<br />

Ho qualcosa a cui pensare, risponde Rade. Voglio imparare a<br />

lasciar andare.<br />

157


24.<br />

PLITVICE:<br />

I sentieri del cielo<br />

Nicoletta, Michele e Ciliegio camminano tra i sentieri del<br />

parco. Il suono delle cascate li accompagna. Volgendo lo<br />

sguardo intorno, i ragazzi osservano il verde degli alberi e<br />

respirano il profumo del bosco.<br />

Mentre passeggiano lungo i laghi, vedono un'altra Nicoletta<br />

venire verso di loro.<br />

All'inizio Nicoletta pensa di vedere la sua immagine riflessa<br />

nel lago, ma gli altri le fanno notare che i movimenti dell'altra<br />

Nicoletta, non sono lo specchio dei suoi. L’altra ragazza è<br />

circondata da spiriti di natura. Ecco che si avvicina a loro e<br />

spiega: “Sono qui perché mi è stata affidata la missione, di<br />

aprire una nuova sede dell’UNESCO.” Poi scompare.<br />

158


Attorno ai ragazzi, adesso, si sono raggruppati gli spiriti di<br />

natura di Plitvice e Nicoletta chiede: ”La caccia al tesoro è<br />

quindi conclusa? Qual é il premio?”<br />

“Eccolo!” Esclama trionfante Ciliegio: “L’ho scritto tutto io.<br />

Beh, un poco l’ho scritto io, un poco me l'hanno dettato<br />

stamani, subito dopo l’alba, e mi sono divertito moltissimo. E’<br />

la storia del nostro fantastico viaggio. Era il sogno della mia<br />

vita fare lo scrittore, e di avere dei lettori umani: per me è un<br />

super premio.”<br />

I ragazzi sfogliano il libro, il titolo è: “<strong>Un</strong> <strong>balcone</strong> <strong>sui</strong> Balcani.”<br />

Tra una risata e uno sgranare di occhi si rendono conto che si<br />

parla di loro.<br />

“E’ un bellissimo premio anche per noi!” Esclamano.<br />

Ad un certo punto, sfogliando il<br />

libro, Michele resta sorpreso ed<br />

esclama: ”Il giovane Rade! Ma<br />

allora...”<br />

Tutto comprendo.<br />

È davvero un bel gioco:<br />

si ricomincia?<br />

“Buon giorno a tutti.” Compare<br />

inaspettata Irene, con lo zaino<br />

in spalla.<br />

Irene, che non può vedere<br />

Ciliegio né gli spiriti di natura<br />

presenti, esclama: “Ho deciso di abbandonare il pullman e i<br />

compagni del viaggio organizzato. Così, dopo avere molto<br />

alleggerito il mio bagaglio, ho raggiunto Plitvice: avevo sentito<br />

che dicevate fosse il luogo della prossima meta. Ho sentito<br />

anche che stavate partecipando ad una caccia al tesoro. C’è per<br />

caso un premio anche per me? Se non altro per il coraggio<br />

dimostrato nell’avventurarmi da sola in un paese straniero. Non<br />

avrei mai pensato di riuscirci!<br />

159


Vorrei continuare con voi…E’ possibile?”<br />

I ragazzi, con educazione, le spiegano: “La caccia al tesoro è<br />

appena terminata. Del premio potrai usufruirne anche tu: viene<br />

pubblicato domani!…”<br />

Irene resta un po' interdetta, all’inizio forse delusa, poi ride<br />

perché si rende conto dello scherzo che le è stato fatto, e<br />

conclude: “La vostra caccia sarà anche finita, ma la mia è<br />

appena cominciata… Grazie, ragazzi, di avermi spinto su<br />

questa strada…”<br />

Nicoletta e Michele, rivolti a Ciliegio: “Grazie, Ciliegio, di<br />

aver raccontato il nostro viaggio…”<br />

Le fronde di Ciliegio stormiscono: “Grazie , Rade, per averci<br />

fatto giocare a questa caccia al tesoro…”<br />

E Rade: ”Grazie, Maestro, o preside, per i tuoi<br />

insegnamenti…”<br />

E il Maestro: “Grazie, tu che….”<br />

E così, quel primo Grazie della signora Irene viene ripetuto e<br />

risuona all’infinito come una eco, tanto che non si riesce a<br />

coglierne la fine…<br />

160


INDICE<br />

Castel del Monte 2<br />

Bar 13<br />

Kotor 32<br />

Scutari 48<br />

Cetinje 61<br />

Monte Lovcen 72<br />

Dubrovnik 81<br />

Perast 98<br />

Ostrog 111<br />

Zabliak 117<br />

Durmitor 130<br />

Sarajevo 139<br />

Plitvice 146<br />

Copyright: Edizioni <strong>Carote</strong> e Lillà , by Lulu Ed.<br />

ISBN: 978-1-4452-4199-9<br />

161

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