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CEnTO AnnI - Associazione Italiana Arbitri

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Un secolo di storia rappresenta un<br />

patrimonio di ricordi, emozioni ed<br />

episodi indelebili. Cento anni significano<br />

continuità e tradizione, semplicemente<br />

vita. Ecco l’<strong>Associazione</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>Arbitri</strong> è<br />

una leggenda che è sempre stata capace<br />

di rinnovarsi negli anni e di non farsi<br />

spazzare via dalle critiche, dai processi<br />

sommari e dalle facili condanne. Voglio<br />

ringraziare l’AIA, che opera al servizio del<br />

calcio e dello sport, rivestendo un ruolo<br />

nevralgico da sempre oggetto più di<br />

contestazioni che di applausi. Lo ritengo<br />

ingiusto e voglio invece sottolineare<br />

la bontà del lavoro degli arbitri italiani.<br />

Siamo il Paese in cui si grida di più allo<br />

scandalo ma quello capace di tirare<br />

fuori i migliori prodotti a livello mondiale.<br />

Per qualità, applicazione e serietà. E’<br />

motivo di orgoglio per il nostro sistema<br />

sportivo e, personalmente, vale un<br />

amarcord sempre piacevole. Ho avuto<br />

modo di conoscere da vicino questa<br />

realtà, nel 1990, in qualità di Segretario<br />

della Federcalcio ho ricoperto il<br />

ruolo di Commissario Straordinario<br />

dell’AIA. Ho apprezzato la dedizione,<br />

la passione di ogni singolo tesserato,<br />

la competenza e la conoscenza dei<br />

regolamenti, coniugata alla sapienza<br />

nell’applicazione pratica. A quei tempi,<br />

insieme a Matarrese, ebbi l’intuizione<br />

di nominare Direttore Generale Mario<br />

Pennacchia, figura storica e di grande<br />

competenza all’interno del movimento,<br />

e quella di investire ex fischietti di fama<br />

mondiale, come Casarin e Agnolin,<br />

del ruolo di designatori. Una struttura<br />

armonica e ben assortita è sempre stata<br />

una prerogativa di realtà di grande<br />

successo. L’AIA che ricordo mi diede<br />

tante soddisfazioni e un principio di<br />

continuità che ancora oggi apprezzo.<br />

Non devo difendere la categoria, perché<br />

c’è chi è preposto a farlo e porta avanti<br />

il suo compito in modo inappuntabile.<br />

Ci tengo però a ribadire un concetto già<br />

espresso negli ultimi anni e che rafforzo,<br />

ribadendo che mi schiero sempre dalla<br />

parte degli arbitri, anche in questa<br />

stagione assolutamente all’altezza del<br />

difficile compito chiamato ad assolvere.<br />

Non si può certo giudicare l’operato di un<br />

fischietto da un’immagine passata sotto<br />

la lente di ingrandimento delle moviole,<br />

talvolta nemmeno concordi sul giudizio<br />

Il Presidente del CONI Petrucci con il<br />

Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano<br />

finale. L’arbitro può sbagliare, non è<br />

infallibile, al pari di calciatori, tecnici<br />

e dirigenti. Quando questa logica farà<br />

breccia anche nell’immaginario di chi si<br />

alimenta con luoghi comuni e con banali<br />

pregiudizi si riuscirà a collaborare con la<br />

categoria per migliorare ancora e offrire<br />

un servizio sempre più qualificato. Voglio<br />

mandare un sentito incoraggiamento al<br />

Presidente Marcello Nicchi, che guida<br />

il nuovo corso con determinazione e<br />

bravura, e a tutta la categoria, con<br />

l’augurio che possa proseguire nel<br />

cammino intrapreso, restando fedele ai<br />

principi etici e professionali che l’ha resa<br />

protagonista in questo girone d’andata.<br />

Bisogna convivere con le polemiche<br />

ma cercare di invertire la rotta: sotto<br />

questo profilo, è la nuova missione. Se<br />

lo deve imporre il mondo dello sport,<br />

fatta salva, prima di tutto, la buona<br />

fede e la grande capacità dei nostri<br />

arbitri. Che oggi tagliano un traguardo<br />

ambito, all’inseguimento di un futuro<br />

sempre più radioso. Buon compleanno<br />

amici dell’AIA. Con sincera stima da un<br />

Vostro tifoso.<br />

Giovanni Petrucci<br />

n. 1/2011 9

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