IL CANTIERE MUSICALE n. 38 - Conservatorio Paganini
IL CANTIERE MUSICALE n. 38 - Conservatorio Paganini
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il <strong>CANTIERE</strong> <strong>MUSICALE</strong><br />
Rivista del <strong>Conservatorio</strong> Niccolò <strong>Paganini</strong><br />
Autorizzazione Tribunale di Genova n.10/2006 del 21 aprile 2006<br />
Genova - Anno II, Numero 7 (VII/<strong>38</strong>) AUTUNNO 2007 Lele Luzzati<br />
Il Polo del Mediterraneo per<br />
l’Arte, la Musica<br />
e lo Spettacolo a Genova<br />
L’autunno è, tradizionalmente, uno dei periodi in cui il<br />
<strong>Conservatorio</strong> può dedicarsi ad impegnative attività di<br />
carattere didattico-artistico che preludono all’inizio del<br />
nuovo anno accademico: laboratori orchestrale e corale,<br />
master-class, concorsi, trasferte e cicli di concerti,<br />
iniziative intorno alle quali il lettore potrà trovare utili<br />
riferimenti ed informazioni nelle pagine di questo<br />
Cantiere. A me preme, qui, comunicarvi due appuntamenti<br />
particolari che si terranno entrambi nella Sala<br />
Concerti del nostro istituto: il primo, il 22 ottobre,<br />
segnerà la nascita ufficiale – alla presenza dell’onorevole<br />
Nando dalla Chiesa, Sottosegretario al Ministero per<br />
l’Università e la Ricerca – del Polo del Mediterraneo<br />
per l’Arte, la Musica e lo Spettacolo a Genova, una<br />
rete di collaborazione e coordinamento fra<br />
<strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong>, Accademia Ligustica di Belle<br />
Arti, Teatro Carlo Felice, Teatro Stabile e<br />
Università/DIST. Il secondo appuntamento, il 14<br />
novembre, sarà invece dedicato alla cerimonia d’inaugurazione<br />
dell’a.a. 2007/2008, tappa istituzionale a cui<br />
studenti, docenti, amici e sostenitori del <strong>Conservatorio</strong><br />
sapranno imprimere,come già lo scorso anno,un carattere<br />
appassionatamente festoso. Patrizia Conti<br />
In questo numero:<br />
≠ Il Polo del Mediterraneo per l’Arte, la Musica e lo spettacolo a<br />
Genova ≠ Al via i Laboratori autunnali ≠ L’Opera Omnia<br />
Pianistica di Ciaikovskij al <strong>Conservatorio</strong> ≠ Al <strong>Conservatorio</strong><br />
tre splendidi strumenti di Cesare Candi ≠ Musica Intuitiva,<br />
yoga e tanta semplicità ≠ Stefano Guarnieri vince il “Due<br />
Agosto” ≠ Il 1° Concorso di composizione per iperviolino<br />
≠ Master-class di Horacio Vaggione ≠ “Da Manrico ad amarilli”<br />
≠ Benvenuta Livia Rév ≠ La scomparsa di Adelchi Amisano<br />
≠ Ricordo di Claudio Tempo ≠ Il “Diario Minimo”di Eco<br />
all’Archivolto ≠ Un convegno per ricordare Gino Contilli<br />
≠ Il cartellone del Carlo Felice ≠ Quarta Edizione de Il Canto<br />
Letterario ≠ Stagione GOG 2007-08 ≠ Scatti dalla<br />
“Primavera” del <strong>Conservatorio</strong> ≠ Sergio Ciomei sale sul podio<br />
≠ Ascoltare il ‘900
2<br />
Coronati da due concerti sinfonici al teatro G. Modena: il 10 ottobre l’orchestra del “<strong>Paganini</strong>” sarà<br />
guidata da Roberto Tolomelli, il 17 ottobre da Roberto Perata<br />
Al via i Laboratori autunnali<br />
Anche quest’anno prendono forma i consueti laboratori<br />
orchestrali e corali del <strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong>,concepiti per<br />
arricchire l’esperienza formativa degli studenti dei corsi<br />
superiori, attraverso un intenso lavoro didattico che avrà il<br />
suo esito naturale nei numerosi concerti aperti al pubblico.<br />
Per la parte corale, il M° Maurizio Salvi accompagnerà per<br />
mano voci e strumentisti in una duplice avventura musicale<br />
impegnativa ed ambiziosa: in programma la “Petite messe<br />
solennelle” di Rossini e la Messa dell’Incoronazione di<br />
Mozart.<br />
Per quanto riguarda i due laboratori orchestrali autunnali, da<br />
rimarcare che in entrambi i programmi verranno proposte<br />
pagine in prima esecuzione assoluta, firmate da due studenti<br />
del nostro conservatorio (Alessandro Sartini e Alessandro<br />
Cadili Rispi), così come i due solisti coinvolti (il sassofonista<br />
Roberto Rebuffello e la pianista Elena Piccione).<br />
La prima sessione vedrà nuovamente la presenza a Genova<br />
di Roberto Tolomelli, che proporrà – il 10 ottobre alle ore<br />
20.30, al teatro Modena – la “Suita per orchestra d’archi”di<br />
Janácek,“Punti di vista”di Sartini, il Concerto per sassofono<br />
e archi in mi bemolle maggiore di Glazunov e la<br />
Cenerentola, suite n.3 di Prokofiev.<br />
La seconda settimana di lavori del laboratorio sarà curata dal<br />
M° Roberto Perata. Il quale salirà il podio del teatro Modena<br />
il 17 ottobre, per eseguire<br />
la Leonore Overture n. 3 di<br />
Beethoven, “Sguardi di<br />
foresta” di Cadili Rispi,<br />
l’Ouverture del balletto<br />
Hérodiade di Hindemith<br />
ed il Concerto per pianoforte<br />
n.1 di Mendelssohn.<br />
Con il medesimo programma<br />
l’orchestra parteciperà<br />
al Festival Musarte 2008 di<br />
Besana in Brianza.<br />
A Roberto Perata, ligure,<br />
già studente ed oggi<br />
docente del conservatorio <strong>Paganini</strong>, abbiamo<br />
chiesto una testimonianza sul suo laboratorio:<br />
«E’ la prima volta che guido il laboratorio qui a<br />
Genova, anche se per molti anni ho tenuto la<br />
classe di direzione orchestrale presso l’istituto<br />
musicale di Varese, dove ho maturato una<br />
certa esperienza coi ragazzi, sia nel repertorio<br />
operistico che sinfonico.<br />
Il programma genovese ha un filo conduttore extramusicale,<br />
gravitando su figure femminili che si confrontano con il<br />
potere politico. Un tema agevole in ambito lirico, meno, in<br />
ambito sinfonico. Altro ingrediente, un equilibrio che mi<br />
piace sempre proporre, tra pagine molto conosciute ed altre<br />
che necessitano d’essere valorizzate. Nell’ambito delle partiture<br />
assai note (ma non per questo semplici o banali) è<br />
l’Ouverture n.3 Leonore di Beethoven, unitamente al<br />
Concerto di Mendelssohn.<br />
Sempre di Mendelssohn, proporrò una pagina quasi sconosciuta,<br />
l’ouverture dall’Antigone. Si tratta delle musiche di<br />
scena per la tragedia di Sofocle, dimenticate fino alla fine<br />
degli anni ’70. Mi risulta che in Italia siano state seguite una<br />
volta sola, di recente, dall’orchestra della Rai.<br />
Di rara esecuzione in Italia, anche il balletto Hérodiade di<br />
Hindemith. Una pagina del 1944, composta per la compagnia<br />
di Martha Graham. È interessante come Hindemith<br />
intendeva questo balletto in senso sperimentale: il testo simbolista<br />
di Mallarmé non è infatti stato affidato ad una voce<br />
cantata. Negli 11 numeri concatenati senza soluzione di continuità,<br />
c’è la possibilità di proporre il testo con le voci recitanti<br />
(due i personaggi: Erodiade e la nutrice). Ma, su indicazioni<br />
del compositore, si può anche omettere la parte recitata,<br />
nella scommessa di verificare la traccia delle parole nell’orchestra.<br />
È un pezzo essenzialmente sinfonico,dove non si avverte l’origine<br />
per la danza. Il periodo è quello in cui Hindemith<br />
mette in pratica la teoria dell’attrazione verso poli tonali, in<br />
forte controtendenza sia alla Seconda Scuola di Vienna che al<br />
Neoclassicismo.Un brano che ha anche un intento didattico,<br />
dato che Hindemith scrive<br />
sempre magnificamente<br />
per archi: nelle sue partiture<br />
realizzare le arcate<br />
spesso obbliga automaticamente<br />
ad un modo di<br />
suonare molto impegnato,<br />
ad una disciplina rigorosa<br />
(non scontata, ad<br />
esempio, in una pagina<br />
mozartiana).<br />
Infine, in programma, un<br />
pezzo del giovane autore,<br />
studente della classe del<br />
M° Giachino, Alessandro<br />
Cadili Rispi: un brano in<br />
prima esecuzione, al cui interno mi sembra di<br />
cogliere una certa ispirazione – o reminiscenza<br />
– della timbrica delle orchestre jazz degli<br />
anni ’50 (anche se il lavoro è atonale).<br />
Un “fuori programma” sarà una pagina dedicata<br />
alla memoria del M° Adelchi Amisano:si tratta<br />
di una pagina del 1993, commissionata<br />
dall’Orchestra di Sanremo,“Arpa Doris”,sottotitolata<br />
“Arietta à l’ancienne”...un richiamo al<br />
Rossini anziano, da un lato bonario ed ormai lontano dal<br />
mondo, dall’altro grande sperimentatore. In uno spirito tale<br />
forse lo stesso Amisano si identificava, da un lato rifiutando<br />
le arditezze sperimentali degli anni Sessanta e Settanta ed<br />
adottando una scrittura apparentemente non problematica,<br />
squadrata e semplice.Viceversa realizzando pagine articolate,<br />
dense, eleganti». gdm
Il “<strong>Paganini</strong>” fuori dal “<strong>Paganini</strong>”<br />
Proseguono anche in autunno le trasferte del conservatorio <strong>Paganini</strong>.<br />
Vale ricordare quella che vedrà il complesso degli ottoni (coordinati<br />
dal M° Piero Andreoli) ed il coro polifonico diretto da Marco Bettuzzi,<br />
il 22 ottobre, esibirsi presso il Nuovo Auditorium del <strong>Conservatorio</strong> di<br />
Mantova, in un programma che spazia tra Mantova e Venezia, tra<br />
Cinque e Seicento. L’evento testimonia fra l’altro un circuito virtuoso<br />
innescato tra alcuni conservatori, che desiderano incrementare simili<br />
esperienze di confronto e scambio d’esperienze didattiche e di produzione<br />
artistica.<br />
A proposito di felici momenti di incontro, si svolgerà ad Algeri, dal 4<br />
al 10 novembre, il XVI e Rencontre des Écoles de Musique de la<br />
Mèditerranée “ECUME”. Tema portante, quest’anno, il patrimonio<br />
musicale tradizionale e l’insegnamento.<br />
Il conservatorio <strong>Paganini</strong> parteciperà con un concerto per quartetto di<br />
clarinetti e con due masterclass: sul clarinetto basso, a cura di Pier<br />
Paolo Fantini, e sul Trallallero, a cura di Pino Laruccia.<br />
Prosegue fino al 16 novembre, presso la sala concerti del<br />
<strong>Conservatorio</strong>, il ciclo concertistico dedicato alla produzione<br />
pianistica di P. I. Ciaikovskij. Nel corso di sette venerdì, il pianista<br />
Franco Trabucco propone l’intero corpus compositivo per<br />
tastiera del grande autore russo, coadiuvato da altrettante prolusioni<br />
a cura di Giorgio De Martino. Inoltre il M° Trabucco<br />
terrà una master-class,dal 22 al 26 ottobre 2007 su “L’opera pianistica<br />
di Schumann, Ciaikovskij e Liszt” (orario 10-13 e 14-17;<br />
iscrizione gratuita per gli studenti del <strong>Conservatorio</strong>; € 50,00<br />
per gli esterni.<br />
Riconoscimento di 3 CFA per l’a.a. 2007/2008).<br />
Il progetto (già sperimentato a Cagliari ed a Marsiglia), nasce<br />
dall’esigenza di portare a conoscenza del pubblico un aspetto<br />
particolare ma fondamentale dell’esperienza artistica del compositore<br />
russo:dalle pagine giovanili sino ai Dix-huit Morceaux<br />
op.72 (paralleli alla “Patetica”) si può cogliere, trasposto sulla<br />
tastiera, lo sviluppo del linguaggio, le assimilazioni e l’originalità<br />
del musicista.<br />
Percorrendo l’intero iter creativo dell’autore, i brani per pianoforte<br />
solo (siano i piccoli acquerelli salottieri, i “fogli d’album”,<br />
o pagine estremamente impegnative quali le Sonate) rappresentano<br />
un affondo appassionante nel pathos diretto e nel<br />
caratteristico linguaggio di Ciaikovskij,tra romanticismo dell’area<br />
germanica e lirismo slavo, tra culto della bellezza e dell’osservanza<br />
formale, virtuosismi ed esotismi, e travolgente forza<br />
espressiva.<br />
Pagine che vengono anche ad assolvere la funzione di binario<br />
ilCMN°7 2007<br />
Borse di studio 2007/2008<br />
Collaborazioni da parte degli studenti<br />
per lo svolgimento di attività di supporto<br />
alla didattica, alla produzione artistica<br />
e ai servizi di biblioteca<br />
È stato indetto il concorso per il conferimento di<br />
11 collaborazioni a tempo parziale per lo svolgimento<br />
di attività di supporto alla didattica, alle<br />
attività orchestrali e ai servizi di biblioteca. Il<br />
bando completo per l’anno accademico<br />
2007/2008 è scaricabile sul sito www.conservatoriopaganini.org.<br />
Si è ancora in tempo utile (termine ultimo per la<br />
domanda, 20 ottobre 2007) per accedere alle<br />
domande per:n° 2 Collaborazioni connesse ai servizi<br />
resi nella Biblioteca – n. 150 ore; n° 6<br />
Collaborazioni per la figura di pianista accompagnatore<br />
– n. 150 ore; n° 1 Collaborazione di supporto<br />
all’attività artistica – n. 100 ore; n° 1<br />
Collaborazione di supporto all’attività di ricerca –<br />
n. 150 ore.<br />
Interpretata da Franco Trabucco<br />
L’Opera Omnia Pianistica di Ciaikovskij al <strong>Conservatorio</strong><br />
preferenziale e dettagliato, per analizzare cronologicamente la<br />
sua evoluzione artistica ed umana. Infatti il pianoforte fu invece<br />
per Ciaikovskij banco di prova e insieme testimonianza viva<br />
dello sviluppo del suo linguaggio, fitto di influenze (da<br />
Schumann a Liszt, da Balakirev a Rubinstein) e di elementi di<br />
originalità,alla luce dei quali diventa più interessante anche l’analisi<br />
delle grandi - e ben più note - produzioni sinfoniche e di<br />
balletto.<br />
Questo il calendario dei concerti nei mesi di ottobre e novembre<br />
(ore 20.45): venerdì 5, 12 e 19 ottobre, venerdì 9 e 16<br />
novembre.<br />
Primo musicista italiano ad affrontare, fin dagli anni ’90, l’intero<br />
repertorio pianistico dell’autore della “Patetica”, il genovese<br />
Franco Trabucco alterna l’attività didattica (docente di<br />
<strong>Conservatorio</strong>) a quella di concertista, sia in veste di pianista<br />
che di organista gdm<br />
3
4<br />
Nell’ambito di “<strong>Paganini</strong>ana”, un omaggio al noto liutaio ed una importante donazione<br />
Al conservatorio, tre splendidi strumenti di Cesare Candi<br />
Nell’ambito della rassegna “<strong>Paganini</strong>ana 2007” realizzata dal<br />
Comune di Genova, sabato 29 settembre presso la Sala<br />
Concerti del <strong>Conservatorio</strong> si è tenuto un “Omaggio al liutaio<br />
Cesare Candi”.<br />
Un concerto, ma non solo: nel corso della serata, alla presenza<br />
di autorità quali l’Assessore Giorgio Devoto, numerosi docenti<br />
ed alcuni ospiti esterni hanno proposto una serie di brani – da<br />
Bach fino al repertorio contemporaneo – utilizzando importanti<br />
strumenti (di proprietà del <strong>Conservatorio</strong>, tranne una eccezione),<br />
realizzati dal liutaio Cesare Candi: tre violini (del 1916,<br />
1922 e 19<strong>38</strong>), una viola del 1933 ed un violoncello del 1916.<br />
Il liutaio Alberto Giordano ha illustrato, tra una esecuzione e<br />
Cesare Candi (1869 – 1947), originario di Bologna, dopo<br />
l’apprendistato presso la bottega di Raffaele Fiorini si trasferì<br />
a Genova impiegandosi nel laboratorio di liuteria dei fratelli<br />
Barberis come costruttore di mandolini e chitarre.<br />
Ottenne il primo riconoscimento all’Esposizione<br />
Colombiana del 1892 quindi, incoraggiato da Eugenio<br />
Praga,il liutaio genovese più in vista allora,iniziò l’attività in<br />
proprio. Raggiunse fama mondiale dopo la Grande Guerra<br />
per merito di un violino da lui disegnato e superbamente<br />
decorato.Artigiano instancabile, produsse un numero consistente<br />
di strumenti ad arco, chitarre, mandolini spesso<br />
arricchiti con complessi decori. Nel 1937 operò un sapiente<br />
restauro del Cannone il Guarneri del Gesù del 1743,<br />
appartenuto a <strong>Paganini</strong> in occasione delle Manifestazioni<br />
del Bicentenario Stradivariano a Cremona. Nella sua bottega<br />
si formarono, tra gli altri, i liutai genovesi Paolo De<br />
Barbieri (padre del violinista Renato) e Giuseppe Lecchi.<br />
l’altra, le caratteristiche stilistiche degli strumenti suonati. Si<br />
sono alternati sul palco il violista Oliviero Ferri, i violinisti<br />
Mario Trabucco, Massimo Coco, Gloria Merani e Riccardo<br />
Capanni, i pianisti Franco Trabucco e Claudio Proietti, il violoncellista<br />
Paolo Rivaroli. Nel corso della serata è stata resa<br />
nota una importante donazione al <strong>Conservatorio</strong> genovese<br />
di preziosi strumenti realizzati da Cesare Candi, (vedi immagini<br />
in prima pagina) da parte dell’erede Corrado Gritti<br />
Candi.Si tratta di un Mandolino napoletano ad otto corde del<br />
1926, una Viola d’amore a dieci corde del 1931 ed una chitarra<br />
a sei corde con sei bassi aggiunti del 1933, con tavola<br />
in abete ed in acero fondo, fasce e manico.<br />
© publifoto
Borse di studio agli studenti<br />
per frequentare i corsi di<br />
“NerviMusei in Musica”<br />
Musica Intuitiva, yoga<br />
e tanta semplicità<br />
Ho conosciuto Markus Stockausen e<br />
Tara Bouman al Festival di Ravello tre<br />
anni fa. La loro musica e la loro versatilità<br />
nell’impiego degli strumenti, dei<br />
timbri e degli effetti sonori mi aveva<br />
incantata.<br />
Volli conoscerli al termine del concerto<br />
e venni a sapere che da alcuni anni cercavano<br />
un posto speciale dove poter<br />
tenere un corso di musica intuitiva.<br />
Non parlai ancora di NerviMusei in<br />
Musica, i Corsi di perfezionamento che<br />
da due anni il Centro Italiano Studi<br />
Skrjabiniani organizzava in collaborazione<br />
con il Settore Musei del Comune<br />
di Genova presso i Musei di Nervi,<br />
nella cornice naturalistica dei Parchi.<br />
Raccontare i Parchi non è facile.<br />
Dopo un anno circa li rincontrai a Casa<br />
<strong>Paganini</strong> dove tennero un’anteprima<br />
del concerto serale che avrebbero tenuto<br />
nella Chiesa di Sant’Agostino per la<br />
GOG, qui a Genova.<br />
Portai con me il depliant dei Corsi dove<br />
un bellissimo diorama trasmetteva efficacemente<br />
il fascino dei Parchi di<br />
Nervi.<br />
Già Fabio Vacchi e Bob van Asperen,<br />
docenti dei Corsi fin dal primo anno,<br />
entusiasti di tenere lezione in sedi ricche<br />
di arte quali Raccolte Frugone e la<br />
Galleria d’Arte Moderna, immerse nei<br />
parchi con scoiattoli saltellanti tra i<br />
prati, armonie di colori – le tonalità più<br />
variegate di verde che si fondono con<br />
l’azzurro del mare - si dichiarano innamorati<br />
del luogo.<br />
Anche per Markus e Tara è stato amore<br />
a prima vista.<br />
Per me che, oltre alla professionalità<br />
musicale, ricerco nel docente che invito<br />
la semplicità di incontro, la carica<br />
emotiva che deve trasparire affinché gli<br />
allievi “sentano” vivo l’insegnamento<br />
che viene porto loro, avere Markus e<br />
Tara a Nervi rappresentava un altro<br />
fiore all’occhiello.<br />
E la conferma di quanto felice sia stato<br />
questo “acquisto” per NerviMusei in<br />
Stefano Guarnieri vince<br />
il “Due Agosto”<br />
Trent’anni, allievo della classe di Carlo<br />
Galante, Stefano Guarnieri si è imposto alla<br />
tredicesima edizione del Concorso Internazionale<br />
2 Agosto di Bologna, aggiudicandosi<br />
il premio speciale “Mozart” (realizzato dall’istituzione<br />
bolognese in collaborazione con<br />
il Festival Internazionale di Rovereto).<br />
Si tratta di una sezione che chiedeva una<br />
composizione con all’interno un riferimento<br />
ad un tema mozartiano. Guarnieri, pianista<br />
e da cinque anni studente di composizione al<br />
conservatorio genovese (fresco di esame di<br />
7° anno), ha vinto con il suo “Electric Dies<br />
Irae” per violoncello, basso elettrico e orchestra<br />
sinfonica.<br />
Il brano è stato eseguito a Bologna, il 2 agosto<br />
scorso, trasmesso in diretta su Rai Radio<br />
Tre e in differita sul terzo canale televisivo Rai.<br />
ilCMN°7 2007<br />
Musica lo si è potuto vedere nell’entusiasmo<br />
e nella gioia con i quali gli studenti<br />
di Markus e Tara hanno seguito<br />
le lezioni e che hanno poi sublimato<br />
nel concerto finale.<br />
Tra di loro, presenti anche tre studenti<br />
della classe di Roberto Doati del<br />
<strong>Conservatorio</strong> N. <strong>Paganini</strong>: Massimo<br />
Pisano, Alessandro Quaranta e Martino<br />
Sarolli che hanno potuto usufruire di<br />
tre Borse di Studio messe a disposizione<br />
dall’Hotel Astor di Nervi.<br />
Alle 8,30 tutte le mattine si cominciava<br />
con lezione di yoga. Quindi colazione.<br />
Spirito e corpo nutriti…via con la<br />
musica!<br />
Musica Intuitiva: un modo di suonare<br />
basato essenzialmente sull’improvvisazione<br />
e, appunto, sull’intuito. Fatta di<br />
stadi e regole da seguire e dove è<br />
molto importante imparare ad ascoltare<br />
chi suona con te, instaurando un<br />
particolare feeling.<br />
Praticare yoga prima della lezione<br />
aiuta a liberare la mente dai problemi<br />
e sviluppa l’intuizione.<br />
I tre studenti genovesi oltre al sassofono,<br />
clarinetto e flauto hanno lavorato<br />
anche con il computer e il live electronics.<br />
Per Markus un ritorno alle origini<br />
e al padre Karlheinz, noto compositore<br />
di musica elettronica, appunto.<br />
In chiusura di queste mie righe vorrei<br />
anche citare la presenza a NerviMusei<br />
in Musica del pianista norvegese<br />
Hakon Austbo che ha tenuto il corso di<br />
interpretazione skrjabiniana e che il<br />
prossimo anno proporrà anche un<br />
seminario su Olivier Messiaen e del<br />
duo Paola Biondi e Debora Brunialti,<br />
che per i lettori de Il Cantiere musicale<br />
non ha certo bisogno di alcuna presentazione.<br />
Quindi i già citati Fabio<br />
Vacchi per composizione (con cui tutti<br />
abbiamo convissuto l’ansia preparatoria<br />
della sua ultima opera Teneke, che<br />
ha nel frattempo avuto enorme successo)<br />
e Bob van Asperen, docente di clavicembalo.<br />
Infine Stefano Bagliano per<br />
il flauto, Patrizia Vaccari per il canto<br />
barocco e Gianluca Capuano per il<br />
corso di basso continuo.<br />
Informazioni su NerviMusei in Musica<br />
si possono trovare sul sito<br />
www.museigenova.it al link musei di<br />
nervi – il cantiere delle arti.<br />
Francesca Sivori<br />
con la collaborazione di Marvi Rachero<br />
5
6<br />
La striscia<br />
di Aram Schahbazians<br />
Il I° concorso<br />
di composizione per Iperviolino<br />
Mercoledì 17 ottobre ore 20.45 presso Casa <strong>Paganini</strong> si svolgerà<br />
la Finale del I concorso di composizione per iperviolino.<br />
Con esecuzione dei brani finalisti e premiazione<br />
del vincitore (Diana Jipa: iperviolino).<br />
I compositori finalisti sono Nicola Buso, Giorgio Klauer,<br />
Marco Liuni,Marco Marinoni,mentre la giuria è composta da<br />
Claudio Ambrosini, Roberto Doati, Michelangelo Lupone,<br />
Horacio Vaggione e Alvise Vidolin.<br />
L’iniziativa proposta dalla Scuola di Musica e Nuove<br />
Tecnologie del conservatorio <strong>Paganini</strong> ha trovato spazio<br />
all’interno delle manifestazioni di <strong>Paganini</strong>ana 2007 per vari<br />
motivi. Si pone come naturale continuazione delle riflessioni<br />
sulla liuteria (sia acustica che digitale), estende le potenzialità<br />
dello strumento di <strong>Paganini</strong> aggiungendo un ulteriore<br />
livello di virtuosismo, crea un legame con il Premio <strong>Paganini</strong><br />
dando la possibilità a giovani compositori di cimentarsi con<br />
questo “nuovo” strumento.Affronta infine una tematica oggi<br />
molto seguita quale quella dell’interfaccia uomo-macchina e<br />
del recupero del gesto strumentale per controllare l’esecuzione<br />
elettroacustica.<br />
Master-Class<br />
di Horacio Vaggione<br />
La Scuola di Musica e Nuove Tecnologie del <strong>Conservatorio</strong><br />
“Niccolò <strong>Paganini</strong>” in collaborazione con Casa <strong>Paganini</strong> -<br />
InfoMus Lab, Centro Internazionale di Eccellenza, Università<br />
degli Studi di Genova, organizza una Master-Class sul tema<br />
“L’uso del computer nel processo compositivo: un’espansione<br />
delle categorie formali”.<br />
Docente: Horacio Vaggione, compositore, Professore di<br />
Musica presso l’Università di Paris VIII e responsabile del<br />
Centre de recherche Informatique et Création Musicale<br />
(Université Paris VIII e Maison des Sciences de l’Homme<br />
Paris Nord).<br />
Il corso si svolgerà presso Casa <strong>Paganini</strong> (Piazza Santa Maria<br />
in Passione, Genova. Tel. 010/2758252) il 18-19-20 ottobre<br />
(orario dalle 10-13, dalle 14-16).<br />
Durante le lezioni verranno affrontate le problematiche che<br />
scaturiscono da un’interazione fra compositore e computer<br />
nel processo compositivo. Generazione, trasformazione,<br />
attribuzione morfologica di ordine spaziale sono percorsi<br />
non lineari della composizione elettroacustica e l’uso di<br />
algoritmi con cui interagire consente un controllo “critico”<br />
delle categorie formali. Concerto conclusivo previsto per il<br />
20 ottobre alle ore 20. Il programma: Preludes suspendus II<br />
(2000) di Horacio Vaggione, Saxatile (1992) per sassofono<br />
soprano e nastro magnetico di Jean-Claude Risset, 24 variations<br />
(2001) e Thema (1985) e Arenas (2007) di Horacio<br />
Vaggione. Sassofoni: Gianpaolo Antongirolami; Proiezione<br />
sonora multicanale: Horacio Vaggione.<br />
Iscrizioni c/o <strong>Conservatorio</strong> “Niccolò <strong>Paganini</strong>”. Allievi<br />
<strong>Conservatorio</strong>, DAMS e DIST, esenti tassa iscrizione (allievi<br />
esterni: 50 € ). Il concerto è ad ingresso gratuito.
“Da Manrico ad Amarilli”<br />
Piccola storia di un’evoluzione<br />
…Segui il cantante, accompagnalo, sostienilo… ma non usare i<br />
pedali. Anche perché non ci sono!<br />
Si parla naturalmente della pratica dell’accompagnamento vocale<br />
al cembalo, non di un reiterato vizio di noi pianisti a trincerarci<br />
dietro “colate” di pedale di risonanza, magari per nascondere<br />
vere o presunte manchevolezze manuali!<br />
Quindi? Abbandoniamo l’idea, anche questa entrata di diritto<br />
nei vocabolari dello stereotipato “pianista”, che solo il suo strumento,<br />
magari dotato di sontuose ed appariscenti code e sigle<br />
di noti e costosi costruttori, possa fungere da aiuto al cantante<br />
che lo affianchi.<br />
Ritiriamo (e quanto è difficile, ammettiamolo!) il piedino dall’abituale<br />
posizione delle pedaliere, ed abituiamoci ad una tastiera<br />
pronta a rispondere anche troppo prontamente alle nostre stimolazioni.<br />
Troppo prontamente? Era in verità il concetto “cembalistico”<br />
che il sottoscritto si era inizialmente costituito dopo gli<br />
approcci iniziali allo strumento: ”ecco, lo sapevo, questa tastiera<br />
senza dinamica… La sfiori e subito reagisce con un solo colore,<br />
senza escursioni. Inutile calibrare il peso, il suono è sempre<br />
quello”.<br />
Bene. Abituiamoci, magari sotto l’egida di una guida dotata di<br />
grande esperienza e di un cantante dotato di ancor più cospicua<br />
pazienza (ah, che meravigliose doti!) e cerchiamo di scavare<br />
nelle potenzialità espressive di questo strumento che, indubbiamente,<br />
se gratificato della giusta attenzione e del dovuto<br />
rispetto, ci ripaga non solo con l’indiscutibile suo fascino, ma<br />
anche con una timbrica totalmente “moderna”, assolutamente<br />
ricca, rotonda, piena e, cosa essenziale, con la possibilità di dialogare<br />
appieno con chi, come il (buon) cantante cerca non solo<br />
“sostentamenti”, ma anche slanci emotivi, sospiri, languori, esitazioni<br />
cariche di tensione.<br />
“ La storia mia è breve” cantava Mimì, uno dei personaggi più<br />
amati dal sottoscritto… quella del suddetto un po’ più intricata:<br />
i soliti inizi post-diploma pianistico, carichi di velleità solistiche,<br />
la scoperta per alcuni versi amara che “non di solo Chopin” si<br />
può (in genere) vivere…la passione per l’opera, l’uso del pianoforte<br />
come “surrogato” dell’orchestra: quindi, via con i corsi<br />
per maestro collaboratore: ”togli questi suoni, raddoppia questi<br />
bassi, ascolta il respiro, sostieni (ah, che persecuzione!) la frase<br />
verbale con quella musicale.<br />
Pronti,via! Svenevoli Violette, sinuose Carmen(s), baldanzosi<br />
Manrichi, tutti pronti a morire per amore o per patria… “Suona,<br />
sostieni, taglia, segui!”, prime esperienze di palcoscenico, sala<br />
(non sempre con direttori gentili ed accondiscendenti…), la<br />
scoperta progressiva che il collaboratore senza personalità<br />
diventa nel teatro la vittima del direttore. Nella lezione di ripasso<br />
lo schiavo del cantante, specie se quest’ultimo applica alla<br />
lettera la legge dell’inversione di proporzionalità tra materia<br />
vocale e materia grigia. Laddove intendasi per materia vocale<br />
unicamente “quantità” di voce, più o meno maldestramente scaraventata<br />
sulla seconda vittima, il pubblico…<br />
Il momento giusto per una piccola pausa di riflessione: la frequenza<br />
del biennio superiore di studi pianistici; quindi, alla<br />
prima occasione propizia, l’offerta di un corso propedeutico alla<br />
pratica dell’accompagnamento vocale al cembalo. “Ma certo,<br />
bella proposta, ottima via d’uscita ai soliti modelli dell’opera,<br />
per di più proveniente da un’insegnante che unisce l’esperienza<br />
della collaborazione con gli artisti di canto ad una profonda<br />
ilCMN°7 2007<br />
ed appassionata conoscenza dello strumento in questione”.<br />
Avvicinarsi al clavicembalo, scoprire, negli ovvi limiti della possibilità<br />
di un “principiante”, alcune delle possibilità e delle soluzioni<br />
espressive, da usarsi al momento opportuno con il partner<br />
vocale: intanto, la postura! Basta con i movimenti più o meno<br />
inutili del corpo, spesso utili solo allo spreco delle energie a<br />
discapito della principale dote richiesta: la concentrazione.<br />
La concentrazione che permetta di ascoltare attentamente, di<br />
comprendere cosa desideri ed attenda l’interprete del testo cantato<br />
da chi quel testo lo deve interpretare con l’intenzione strumentale:<br />
l’attenzione spasmodica ai significati del verbo, della<br />
frase, dell’attesa, della ripresa.<br />
Poi, l’uso del peso: lo spostamento del fulcro dal braccio al<br />
polso, l’assoluto controllo della digitalità, l’eventualità di dosare<br />
peso e slancio unicamente con la mano, senza nulla togliere ai<br />
respiri del tessuto strumentale.<br />
E la scoperta più o meno clamorosa: la gamma veramente notevole<br />
di possibilità offerte dal clavicembalo ai desideri di un<br />
accompagnatore che voglia mettersi veramente al servizio non<br />
delle persone quanto invece ed essenzialmente del rispetto integrale<br />
per ogni compositore, antico o moderno, che ci venga<br />
proposto. Massimo De Stefano<br />
Benvenuta Livia Rév<br />
Appuntamento con un mito<br />
del pianismo al femminile<br />
Novantuno anni, ottantadue di concertismo. La pianista<br />
ungherese Livia Rév, classe 1916, sarà a Genova il 31 ottobre,<br />
per un incontro con gli studenti (dalle 10 alle 17) ed un concerto<br />
presso il conservatorio <strong>Paganini</strong>: il recital, con inizio<br />
alle ore 20.45, comprenderà pagine di J.S. Bach, Mozart e<br />
Chopin.<br />
Avviata alla musica sotto la guida di Margit Varro, già enfant<br />
prodige, vinse il Gran Prix des Enfants Prodiges nel 1925.<br />
Negli anni successivi studiò con Leo Weiner e Arnold Székely<br />
alla Franz Liszt Academy di Budapest, istituzione presso cui<br />
si diplomò nel 19<strong>38</strong>. Perfezionandosi poi con Robert<br />
Teichmuller a Lipsia e con Paul Weingarten al <strong>Conservatorio</strong><br />
di Vienna. Nel 1946 è a Parigi, mentre nel 1950 Sir Malcolm<br />
Sargent per primo la segnala all’attenzione del pubblico britannico.<br />
Livia Rév ha suonato come solista sotto la guida di Sir Adrian<br />
Boult, André Cluytens, Eugen Jochum, Josef Krips, Rafael<br />
Kubelík, Hans Schmidt-Isserstedt, Konstantin Silvestri e<br />
Walter Susskind.<br />
Nel 1963 fu invitata al debutto americano dal Rockefeller<br />
Institute, accolta da un successo trionfale al suo primo concerto<br />
newyorkese.Attualmente la pianista ungherese vive in<br />
Francia, dove insegna presso l’Université Musicale<br />
Internationale di Parigi. Ma non rinuncia a viaggiare ed a<br />
tenere corsi, anche in Giappone, Hong Kong,Africa.<br />
Lo scorso anno, in occasione dei suoi novant’anni, ha tenuto<br />
un recital presso l’Accademy of Music di Budapest. Ha inciso<br />
per SAGA, Palesa e Hyperion (fra l’altro, l’integrale dei<br />
Préludes di Debussy, i Notturni di Chopin e le Romanze<br />
senza parole di Mendelssohn. gdm<br />
7
8<br />
Gian Marco Bosio, il primo allievo diplomato a Genova sotto la guida di Amisano, ricorda il compositore/didatta<br />
La scomparsa di Adelchi Amisano<br />
È mancato a Santa Margherita Ligure, il 9<br />
agosto, il M° Adelchi Amisano. Genovese,<br />
classe 1929, pianista, compositore, musicologo,<br />
si era formato al <strong>Conservatorio</strong> G.Verdi<br />
di Milano.<br />
Allievo di Giorgio Ghedini per la composizione,<br />
era diplomato anche in pianoforte, in<br />
direzione d’orchestra e musica corale.<br />
Insegnante di composizione fino al 1993 al<br />
“<strong>Paganini</strong>” (tra i suoi allievi, Gian Marco<br />
Bosio, Raffaele Cecconi, Riccardo Marsano, Roberto Perata, Alessandro Timossi e<br />
molti altri), per lungo tempo ha proseguito l’attività didattica come docente di musica<br />
vocale da camera nell’ambito dei corsi di perfezionamento presso il Teatro alla<br />
Scala di Milano. Numerosi i corsi e le master classes, compresi quelli presso<br />
l’Università “Bocconi “ di Milano, con cui ha collaborato sino al 2005.<br />
Presidente negli anni ‘90 dell’Associazione Compositori Liguri, lascia una vasta produzione<br />
musicale tra cui spiccano molti lavori dedicati alla voce. Moltissime le tournée<br />
svolte in diversi paesi europei ed extraeuropei con il suo gruppo “Il Sestetto di<br />
Milano” e con quello nato in seguito, “Concorde”. Come musicologo si occupò, fra<br />
l’altro, della revisione di molte cantate di Giacomo Carissimi di cui pubblica per<br />
Ricordi un’edizione critica dell’oratorio “Jephte”.<br />
Abbiamo raccolto una testimonianza dal M° Gian Marco Bosio, docente al<br />
“<strong>Paganini</strong>”, già allievo e poi collega e collaboratore di Amisano.<br />
«Credo di essere stato il primo ad aver terminato gli studi sotto la sua guida, in<br />
conservatorio. Erano tempi in cui la composizione aveva un ruolo fondamentale<br />
nell’ambito dell’istituto e in genere per la cultura musicale. A Genova le cattedre<br />
di Sergio Lauricella e Adelchi Amisano – così diverse ed entrambe così<br />
valide – facevano parlare di sé anche al di fuori dell’ambito cittadino. Il M°<br />
Amisano era una persona che suscitava posizioni forti. Negli anni forse si era un<br />
po’ ammorbidito, ma ai tempi in cui ero suo allievo, pretendeva moltissimo<br />
dagli studenti. Un atteggiamento che accettavamo, perché era il medesimo rigore<br />
che chiedeva a se stesso: coerente, dunque credibile. Certo che noi studenti<br />
non avevamo tregua: per qualità e quantità, c’era uno standard di lavoro elevatissimo.<br />
Io poi ero recidivo, in quanto avevo sospeso la frequentazione del suo<br />
corso di studi per un anno, in favore d’altre scelte. Mi riaccettò volentieri, ma...<br />
Non me ne faceva passare una! Ricordo che in classe, con Raffaele Cecconi e<br />
Riccardo Marsano, scherzavamo sulla lettura prodigiosa del M° Amisano: correggeva<br />
una mole spaventosa di compiti, e quando terminava diceva sempre:<br />
“c’è altro?”<br />
Un giorno Cecconi ed io volemmo sfidarlo: fummo assenti per due o tre lezioni,<br />
per poter scrivere una quantità di brani: fughe, pagine pianistiche, doppi cori.<br />
Quando consegnammo il tutto al Maestro, mise l’intera mattinata per correggere<br />
i nostri lavori. Ma anche quella volta, imperturbabile, terminò dicendo “c’è<br />
altro?”<br />
Diventati colleghi, collaborammo moltissimo insieme. A partire da quando,<br />
docente di musica vocale da camera alla scuola della Scala (ai tempi in cui direttore<br />
artistico era Claudio Abbado), necessitava di realizzare delle produzioni<br />
(avendo peraltro a disposizione ottimi allievi francesi, russi e tedeschi). Al tempo<br />
guidavo un gruppo corale di studenti musicisti decisamente rodato (apprezzato<br />
tra gli altri da Petrassi), e successivamente anche un gruppo strumentale. La<br />
prima collaborazione fu uno Jephte in forma scenica al Ridotto della Scala, con<br />
la collaborazione del museo scaligero. Una produzione che facemmo circuitare.<br />
Più avanti realizzammo un Salotto d’Ottocento milanese, spettacolo che fu realizzato<br />
come laboratorio a Ovada e che girò sotto l’etichetta della Scala...<br />
Avevamo anche in programma la realizzazione di un’opera inedita di Donizetti<br />
(che Amisano ed io scovammo, e che anni dopo fu puntualmente stampata ed<br />
eseguita, da altri): trascorremmo molto tempo a Bergamo per studiare le partiture<br />
e finalmente arrivò una sovvenzione cospicua dal Ministero. Ma il Comune<br />
di Ovada pensò bene di rimandare indietro la sovvenzione romana, con la motivazione<br />
che era una cifra troppo complessa da gestire (un duro colpo, che vanificò<br />
un lungo lavoro di ricerca).<br />
A metà anni ’80 la collaborazione col M° Amisano fu incrementata ulteriormente<br />
nell’ambito della Associazione Compositori Liguri, di cui lui era presidente,<br />
Luciano Berio presidente onorario, io direttore musicale e segretario Raffaele<br />
Cecconi. Con l’associazione abbiamo realizzato molta attività divulgativa e concertistica:<br />
dalle stagioni genovesi (con grandi compositori ospiti) a numerose<br />
tournée in Spagna, Svizzera, Svezia.<br />
Prioritaria, nella sua vita di musicista, la parte didattica. Ricordo il suo entusiasmo,<br />
ancora negli ultimi anni, a contatto con gli studenti bocconiani: sono i<br />
migliori, mi diceva: non musicisti, ma vivaci, pieni di curiosità e desiderio di<br />
sapere. Fino a quando la malattia glielo ha permesso, non si è mai risparmiato.<br />
Molti, i musicisti professionisti formatisi alla sua scuola».<br />
Perata, l’ultimo allievo del Maestro<br />
«Abbiamo terminato la nostra attività al “<strong>Paganini</strong>” lo stesso giorno: il 2 ottobre<br />
1996 io mi diplomavo in composizione e lui andava in pensione».<br />
Roberto Perata, classe 1968, attualmente docente al conservatorio genovese,<br />
ricorda i suoi studi con Adelchi Amisano: «Fin dal primo giorno di lezione sottolineò<br />
che il conservatorio è una scuola pubblica, pressoché gratuita. Quindi bisognava<br />
guadagnarsi questo privilegio, ed approfittarne. Ricordo che insisteva<br />
proprio sull’opportunità che rappresentava il fatto di studiare al “<strong>Paganini</strong>”:<br />
dato che gli studenti di composizione devono imparare la tecnica di tutti gli strumenti,<br />
sosteneva che bisognava seguirne praticamente tutte le lezioni: corno,<br />
fagotto, arpa, clavicembalo, canto... Lo studio del conservatorio per lui era una<br />
attività totalizzante. Ed io seguii i suoi consigli, e dal lunedì al venerdì, entravo<br />
alle 9 e uscivo alle 19... Il M° Amisano era certo un personaggio difficile, ma<br />
io ne ho sempre apprezzato moltissimo, fin da subito, la capacità di stimolare<br />
gli allievi in maniera provocatoria. Facevamo lezione anche di ascolto (il mercoledì)<br />
ed apparentemente la sequenza sembrava procedere senza criterio:<br />
dalla prima alla quinta lezione, nell’ordine, brani di trovatori, poi le Sequenze<br />
di Berio, poi la Dama di Picche di Ciaikovskij, poi Monteverdi e infine i Beatles.<br />
Ne risultava un potentissimo stimolo per noi studenti che ne venivamo dall’orizzonte<br />
ristretto di uno strumento.<br />
Certo, la resistenza psicologica dell’allievo era messa alla prova. Nei nove anni<br />
in cui sono stato suo allievo, ci siamo diplomati in tre, mentre in ventisette si<br />
sono ritirati. E di conseguenza quelli che resistevano erano trattati con una<br />
certa considerazione... Devo dire che, dopo il 7° anno, il “<strong>Paganini</strong>” mi ha dato<br />
molte occasioni: brani eseguiti, conferenze, programmi di sala. E non mi sono<br />
mai tirato indietro, memore dell’insegnamento di Amisano: approfittare delle<br />
opportunità d’apprendimento. Così ho seguito le classi di canto delle professoresse<br />
Ravazzi e Vilalta, quella di clavicembalo di Alda Bellasich, quella di organo<br />
del M° Traverso (anche lui purtroppo scomparso, ed anche lui una persona<br />
dal carattere non facile, ma con moltissimo da offrire agli allievi), quella di<br />
Storia della Musica con Maria Rosa Moretti, quella di Musica da Camera con<br />
Massimiliano Damerini».
L’11 agosto è mancato, presso l’ospedale di Ovada, il giornalista e critico musicale del “Secolo XIX” Claudio Tempo.<br />
Aveva 69 anni. Era uno dei maggiori conoscitori della musica italiana del Novecento.<br />
Ricordo di Claudio Tempo<br />
Da qualche anno, ormai, non lo si vedeva quasi più in Teatro. Era<br />
tornato nelle sue terre alessandrine, a Cremolino, a combattere la<br />
sua battaglia più importante contro la malattia che lo aveva aggredito.<br />
Claudio Tempo ci ha lasciato nell’agosto scorso, vinto da un<br />
male incurabile. Una grave perdita per il mondo musicale non solo<br />
genovese.<br />
Nato ad Alessandria nel 1937, si era stabilito a Genova nel 1951.<br />
Laureato in giurisprudenza, allievo di Alfredo They per il pianoforte<br />
e di Alfredo Mazzarello per la composizione, iscritto all’albo giornalisti<br />
nel 1964, aveva iniziato la sua attività professionale dividendosi<br />
fra la critica musicale e la cronaca al “Corriere Mercantile”. Alla<br />
fine degli anni Settanta, era passato al “Secolo XIX” prima affiancandosi<br />
a Carlo Marcello Rietmann, poi assumendo l’incarico di<br />
responsabile della critica musicale.<br />
Era ormai il “decano” genovese, faceva parte di quella schiera di critici musicali (con<br />
Carlo Marcello Rietmann, Guido Tartoni e Alma Brughera Capaldo) che animarono<br />
a Genova un vivace dibattito culturale negli anni Sessanta e Settanta, quando il<br />
nuovo Carlo Felice era un miraggio e il Comunale dell’Opera era ospitato nell’ormai<br />
dimenticato Politeama Margherita o nel vecchio Politeama Genovese. Ricordo vari<br />
suoi articoli nei quali insisteva sulla necessità che la ricostruzione del Teatro non<br />
riguardasse solo “il contenitore”, ma i contenuti. Intellettuale di profonda cultura,<br />
Tempo era penna difficile e spesso introversa: la sua prosa non era immediata,<br />
richiedeva da parte del lettore una particolare attenzione. Ma i suoi interventi rivelavano<br />
capacità analitica e solida conoscenza del repertorio musicale.<br />
Era il paladino della musica moderna, il Novecento lo affascinava, soprattutto quello<br />
del dopoguerra, agitato da vene rivoluzionarie e scosso da ideologie politiche. A<br />
lui si debbono studi su alcuni dei grandi protagonisti del XX secolo, fra i quali ricordo<br />
Sciarrino, Petrassi, Manzoni. Ma fra i suoi saggi ne segnalo anche uno sul problema<br />
del divismo e del virtuosismo, riferito a <strong>Paganini</strong> ma con un respiro particolarmente<br />
ampio che denota la sua capacità di andare a fondo nei problemi, univer-<br />
Il “Diario minimo” di Eco all’Archivolto<br />
(con gli studenti del conservatorio)<br />
Prosegue la collaborazione tra <strong>Conservatorio</strong> e Teatro<br />
dell’Archivolto.A partire da venerdì 12 ottobre (e fino al<br />
17 novembre) presso la Sala Mercato del Teatro Modena,<br />
di scena “Diario minimo” di Umberto Eco, a cura di<br />
Giorgio Gallione, con Rosanna Naddeo, Giorgio<br />
Scaramuzzino e con gli studenti dei corsi superiori del<br />
<strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong>. Musiche a cura di Mario Arcari,<br />
scene e costumi Guido Fiorato, luci Aldo<br />
Mantovani. Si tratta di una sorta di cena teatrale<br />
per 90 spettatori, seduti a tavola in una<br />
platea svuotata dalle classiche poltroncine e<br />
trasformata in un normale ristorante dove si<br />
cena ascoltando musica e “gustando”, oltre al<br />
cibo, i testi di Umberto Eco (“Diario mini-<br />
ilCMN°7 2007<br />
salizzandoli. Fra gli interpreti, in tempi recenti, nutriva una predilezione<br />
per Daniel Oren al quale aveva dedicato negli anni Ottanta<br />
articoli particolarmente laudativi.<br />
Personalmente, lo conobbi nel 1977 quando con lui e il rimpianto<br />
Edward Neill realizzammo un programma per Radio 3. Lui era già<br />
un critico affermato, io muovevo i primi passi nell’ambiente. E fu<br />
un incontro prezioso. Pur nella diversità dei gusti musicali, ne<br />
apprezzai già allora, la capacità di dibattere, di difendere le proprie<br />
idee, accettando tuttavia il confronto.<br />
Un polemista acceso con cui discutere era un piacere e un’occasione<br />
di riflessione.<br />
Roberto Iovino<br />
Più amaro ancora è il “non-ricordo”: al concerto inaugurale settembrino<br />
di stagione, dal podio di Daniel Oren, un’accorata memoria<br />
– sacrosanta – dedicata a Luciano Pavarotti. E la sensazione però, che un conto non<br />
tornava. (Mancava un altro cenno, almeno, a Claudio Tempo).<br />
Un uomo d’arte deve essere considerato per il proprio prodotto artistico (ciò che<br />
resta). Gli scritti di Tempo resteranno. E non solo quelli sul ‘900, in quanto era l’approccio<br />
critico a rendere le sue riflessioni illuminanti, era come sapeva raccontare<br />
anche il più trito programma, proponendone spostamenti di prospettiva, spiazzanti,<br />
ma acuti.<br />
Suona talmente inutile, adesso, pensare se erano o non erano pagine adatte ad un<br />
quotidiano o ad un mensile. Resteranno comunque, e gli daranno ragione. Anche<br />
quelle degli anni ’80, anche quelle che leggevano, nelle performance del giovane<br />
Oren, i germogli d’un eccezionale talento.<br />
È un “non-ricordo” che ha fatto impressione. A cui forse potrebbe essere utile rimediare.<br />
Personalmente, sette anni di profonda amicizia, poi quasi altrettanti di inimicizia,<br />
poi il silenzio di molti altri anni, rendono penosissimo il pensiero che non c’è più spazio<br />
vitale ormai, per riconsiderare, e per tentare di guardare con occhi diversi.<br />
Giorgio De Martino<br />
mo”, pubblicato nel 1963, seguito a distanza di quasi<br />
trent’anni da “Il secondo diario minimo”):osservazioni di<br />
costume, giocose parodie, fantasie e dissennatezze letterarie<br />
divenute ormai un classico nel loro genere, mixate<br />
con poesie, bustine di Minerva, articoli recuperati dal<br />
caleidoscopio narrativo di un grande acrobata della parola.<br />
I musicisti del <strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong> coinvolti sono<br />
Mattia Desana (flauto),Luca Sciri (clarinetto),<br />
Erika Ferroni (tromba), Valentina Giacosa<br />
(violoncello), Matteo Rabolini (percussioni),<br />
Laura Babbi (pianoforte)<br />
PER PRENOTARE, NUMERO VERDE: 800-659211.<br />
9
10<br />
Il compositore romano, per molti anni direttore del nostro <strong>Conservatorio</strong>, sarà oggetto di una giornata<br />
di studi, il 21 dicembre presso la Sala Concerti del “<strong>Paganini</strong>”<br />
Un convegno per ricordare Gino Contilli, nel 100° anniversario della nascita<br />
Un convegno per ricordare Gino Contilli, nel centesimo anniversario<br />
della nascita. Il 21 dicembre presso il conservatorio<br />
<strong>Paganini</strong>, avrà luogo una giornata di studi dedicata al compositore<br />
romano che per oltre dieci anni (a partire dal 1966) fu<br />
direttore del conservatorio di Genova. L’evento, in corso di<br />
organizzazione mentre il giornale va in stampa, prevede anche<br />
un concerto che coinvolgerà docenti e studenti del “<strong>Paganini</strong>”.<br />
Hanno già assicurato la loro presenza Giacomo Manzoni,<br />
Raffaele Pozzi, Joachim Noller... Insieme ad altri studiosi di<br />
respiro internazionale, a Genova nel nome di Contilli.<br />
Gino Contilli ha avuto un’esistenza tanto schiva e malinconica,<br />
quanto semplice e lineare. Roma, Messina, Genova sono i luoghi<br />
dove la musica ha scandito il tempo della sua vita.<br />
Un musicista dalle carte sempre straordinariamente in regola:<br />
forse a prezzo di eroismo per un uomo timido, che si teneva con<br />
lucidità ai margini.<br />
Dai primi studi al perfezionamento, dalla attenzione vivissima<br />
per la cultura europea ad una approfondita conoscenza di essa,<br />
da una attività didattica esemplare quale direttore del liceo<br />
musicale di Messina, poi del <strong>Conservatorio</strong> di Genova, ad una<br />
produzione musicale rigorosa, tenace e costante, con esecuzioni<br />
di ottimo livello e importanti riconoscimenti in Italia e all’estero.<br />
Contilli diceva che la sua musica avrebbe camminato da sola e<br />
non ha mai accettato di affrettarne il corso<br />
in alcun modo.<br />
Formatosi alla scuola di Dòbici, Respighi e<br />
Pizzetti, Contilli è stato tra i primi compositori<br />
italiani ad aderire all’estetica della<br />
Neue Musik e ad adottare la scrittura dodecafonica<br />
secondo una personalissima cifra<br />
stilistica che sarebbe più esatto definire<br />
“modernismo avanzato”.<br />
Inserito a pieno titolo nell’ambiente dell’avanguardia<br />
italiana guidata, tra le due guerre,<br />
da Alfredo Casella, nel 1942 ebbe la<br />
nomina ministeriale di direttore della<br />
Scuola di Musica (oggi, <strong>Conservatorio</strong><br />
Corelli di Messina). Nella Città dello Stretto<br />
rimase fino al 1966, quando passò alla<br />
direzione del <strong>Conservatorio</strong> di Genova.<br />
Classe 1907, ebbe il suo primo contatto con<br />
la musica nella Basilica Lateranense come<br />
“fanciullo cantore”. Costretto ad abbandonare<br />
momentaneamente la musica, Contilli<br />
fu spinto dai genitori a frequentare la scuola<br />
alberghiera. E il suo primo lavoro lo<br />
portò proprio in un grande albergo di<br />
Bruxelles. Ma nella capitale belga si dedicò,<br />
sfruttando le ore libere, allo studio del pianoforte.<br />
Tornato a Roma, a partire dal 1925 affrontà studi musicali<br />
regolari e nel 1933 si diplomò in composizione presso<br />
l’Accademia di S. Cecilia, sotto la guida di Cesare Dòbici.<br />
Nello stesso 1933 si iscrisse al corso di perfezionamento di composizione<br />
tenuto da Respighi; suoi colleghi di quegli anni furono,<br />
fra gli altri, Salviucci, Porrino, Liviabella, Pizzini, ecc.<br />
Morto Respighi, la cattedra fu affidata a Pizzetti che, al termine<br />
del terzo anno, propose Contilli per il premio finale: un’esecuzione<br />
pubblica e una somma di danaro. Il lavoro, prescelto<br />
per l’Augusteo di Roma ed eseguito poi all’Adriano, era il Primo<br />
Concerto per orchestra.<br />
Contilli entrò poi in contatto con Alfredo Casella. Il musicista<br />
torinese, infatti, era l’unica autorità musicale che garantisse una<br />
completa informazione/formazione sulle realtà musicali europee<br />
più avanzate: dalla Scuola di Vienna a Strawinski, Ravel,<br />
Hindemith, Bartók.<br />
Dalla metà degli anni ‘30 le sue musiche incominciano a essere<br />
eseguite ed apprezzate. Dal 1934 al 1936 è critico musicale<br />
presso la «Rassegna nazionale»; nel 1939, dietro invito del maestro<br />
Liuzzi, attende alla elaborazione e alla strumentazione di<br />
antiche musiche inedite. Nel 1942 il compositore accetta il<br />
posto di direttore e di insegnante (di composizione e di storia<br />
della musica) presso il Liceo Musicale di Messina, all’epoca non<br />
ancora pareggiato. A Messina Contilli, che nel frattempo si era<br />
sposato, patì le vicissitudini della<br />
guerra, che, nel giro di pochi<br />
mesi, lo costrinse a tornare a<br />
Roma. L’Italia, nel frattempo, si<br />
era spaccata in due; Contilli, che<br />
aveva inviato un suo lavoro (il<br />
Secondo Concerto) a un concorso,<br />
si vide comunicare la notizia<br />
della vincita, ma, insieme ad<br />
essa, dello smarrimento della<br />
partitura (l’unica), costretta a<br />
seguire gli spostamenti della<br />
commissione causati dalle fasi<br />
della guerra. Nel 1944 Contilli<br />
tornò a Messina: un viaggio di<br />
cinque giorni fra scenari di<br />
distruzione e desolazione, insieme<br />
alla moglie ed alle sue due<br />
figlie.<br />
Nella faticosa ripresa postbellica<br />
il musicista alternava, alla sua<br />
attività di didatta, quella di compositore<br />
e, anche, quella di esecutore<br />
di musiche del Cinque e<br />
Seicento. Nell’immediato dopoguerra<br />
iniziò una affettuosa cor-
ispondenza epistolare fra Contilli e Dallapiccola. Questo scambio<br />
contribuì a portare Contilli alla definitiva maturazione linguistica,<br />
e gli aprì la strada alla possibilità di utilizzazione del<br />
metodo dodecafonico. Fra il 1945 e il 1951 raggiunge la maturazione<br />
definitiva, testimoniata da lavori come Introduzione e<br />
tema variato per orchestra, Quattro cori a cappella (andata<br />
smarrita), Frammenti lirici per voce e strumenti, Otto studietti<br />
dodecafonici per pianoforte, Canti d’amore, Canti di morte per<br />
voce e strumenti, ecc.<br />
Nel 1966, ormai compositore affermato a livello internazionale,<br />
vinse il concorso di direttore del <strong>Conservatorio</strong> di Genova,<br />
città dove si trasferì con la famiglia. Continua a lavorare e, nel<br />
1973, ottiene un ottimo successo, a Torino, coi Preludi per<br />
orchestra. Nell’aprile del 1976, i sintomi d’una paresi lo gettano<br />
in una grande angoscia. Raggiunta l’età della pensione, continua<br />
a lavorare fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4<br />
aprile del 1978. L’ultimo suo lavoro, Variazioni e notturni per<br />
voce e orchestra (sulle cui bozze il compositore aveva apposto il<br />
«si stampi»), sarebbe stato eseguito all’Auditorium di Torino il<br />
29 settembre dello stesso anno.<br />
LA TESTIMONIANZA DI GOFFREDO PETRASSI<br />
Il dono impareggiabile del dubbio<br />
Quando si eseguì all’Augusteo romano, nel 1937, il Concerto<br />
per orchestra di un compositore esordiente che si chiamava<br />
Gino Contilli, l’ambiente musicale tese le orecchie perché gli<br />
parve di percepire la presenza di un musicista autentico, cioè<br />
vero e non costruito, pur se la sua partitura non si discostava da<br />
tante altre che si scrivevano in quel periodo un po’ in tutta<br />
l’Europa sotto il segno neoclassico.<br />
Lo riconobbi subito come qualcuno che, a suo modo, parli la<br />
stessa lingua: da quella data ebbe inizio la nostra amicizia che<br />
non conobbe incrinature. Non si incrinò nemmeno quando mi<br />
confidava, a me agnostico, i suoi dubbi sulla adozione della tecnica<br />
seria le e il modo di adattarla alle sue necessità espressive.<br />
Gino Contilli possedeva il dono impareggiabile del dubbio. La<br />
sua natura dolcissima e riservata non gli permetteva una incivile<br />
ed ostentata sicurezza di sé: era dubbio creativo, selezione alla<br />
ricerca dell’essenziale.<br />
Le sue opere dimostrano quanto siano stati felici gli approdi del<br />
suo scavare. Mi piace menzionare almeno In lunam e Offerta<br />
musicale, due opere formalmente perfette e di una espressività<br />
molto sottile, raggiunta attraverso un filtro rigoroso del materiale<br />
ed attento, sensibile rapporto tra musica e testo.<br />
Seguì, sempre all’Augusteo, la Sinfonia italiana nel 1941 e di<br />
quel periodo ricordo le passeggiate interminabili per le strade<br />
romane discorrendo con passione di musica e di cultura; egli,<br />
ferratissimo, curioso ed avido di conoscenza, dava e riceveva<br />
idee in un rapporto sempre più stretto di amicizia fraterna. La<br />
guerra e l’esilio messinese sospesero quei colloqui, che furono<br />
ripresi subito dopo la liberazione di Roma; una delle prime lettere<br />
mi arrivò da Messina.<br />
Ci facemmo in quattro, con altri amici, per riportarlo sul continente,<br />
ma la sua dirittura morale non poteva accettare che<br />
ilCMN°7 2007<br />
situazioni limpide. Alla fine non aderì, preferendo rimanere a<br />
Messina in attesa di tempi migliori. Si trasferì a Genova, finalmente,<br />
e fu come ritrovare un compositore volontariamente<br />
appartato e di nuovo immesso nella vita musicale italiana.<br />
Le sue opere sono raramente eseguite. La discrezione umana, il<br />
rispetto per gli altri e il rifiuto di qualunque tipo di prevaricazione<br />
erano i caratteri dell’uomo Contilli, riscontrabili altresì<br />
nella sua musica. Un amico caro e leale, un compositore da non<br />
dimenticare perché degno di venire ascoltato, sempre, indipendentemente<br />
dalla fuggevole contemporaneità. Goffredo Petrassi<br />
(testimonianza del 1980 tratta dal volume di G. Zaccaro,<br />
Ed. Suvini Zerboni, Milano, 1991)<br />
LA TESTIMONIANZA DI GIACOMO MANZONI<br />
La cultura moderna ed europea di Contilli<br />
(...) Erano le «nostre» lezioni di armonia, due volte la settimana,<br />
al pomeriggio, le cose di cui andavamo più fieri, e che ci<br />
facevano sentire un po’ diversi dai compagni che frequentavano<br />
altri corsi: di certo avvertivamo chiaramente il privilegio speciale<br />
di godere della confidenza di Contilli, che con grandissima<br />
competenza e cultura ci introduceva giorno per giorno nei<br />
meandri della forma, dell’armonia, insomma della composizione.<br />
Questi pomeriggi erano gli appuntamenti più attesi della<br />
settimana; sia per il gusto che si aveva a seguire la sua lezione,<br />
sia - se non di più - per la lunghissima passeggiata che con lui<br />
si faceva nel tardo pomeriggio, a lezione conclusa, andando per<br />
ore su e giù per il lungomare e gli spaziosi viali messinesi, oppure<br />
soffermandoci nelle librerie e nei negozi di musica a curiosare<br />
tra le novità. Era soprattutto in queste occasioni che veniva<br />
fuori spontanea, naturale come una parte del suo essere, la grande<br />
cultura moderna ed europea di Contilli. Parlava di Braque, di<br />
Schonberg, di Mann, di Freud, di Picasso come se avesse con<br />
loro una confidenza quotidiana, come se fosse nella natura delle<br />
cose, anzi degli uomini, vivere di questo, dei problemi della<br />
musica, della cultura, dell’arte del proprio tempo. Era un modo<br />
affascinante di conversare, di gettare semi di sapienza e di cultura,<br />
che ponevano alla mente giovane e confusa domande,<br />
curiosità, esigenze ignorate fin’allora. In musica il suo idolo era<br />
Schönberg (mentre tra gli italiani aveva quasi un’adorazione per<br />
Dallapiccola, con il quale intrecciava un rapporto epistolare di<br />
cui andava fiero), cosa tanto più curiosa in quanto personalmente,<br />
pur avendo adottato la dodecafonia già da diversi anni,<br />
era lontanissimo dal rigore metodologico del maestro viennese<br />
e perseguiva caso mai una linea di mediazione tra «atonalità»<br />
dodecafonica e tonalità allargata, come appunto certo<br />
Dallapiccola (...). Giacomo Manzoni<br />
(testimonianza tratta dal volume di G. Zaccaro,<br />
Ed. Suvini Zerboni, Milano, 1991)<br />
11
12<br />
Il cartellone del Teatro Carlo Felice<br />
Undici titoli (di cui due balletti, Giselle e Romeo e Giulietta), dieci appuntamenti<br />
sinfonici, molte novità per l’Italia, molte le sfide, gli ammicchi a fruizioni<br />
creative e stimolanti del luogo/teatro.<br />
Al via il cartellone 2007-2008 al teatro Carlo Felice. Un affresco ampio e con<br />
tante sorprese: dall’Evgenij Onegin di Caikovskj al Cappello di Paglia di<br />
Rota, dal ritorno del Rosenkavalier al colosso Vespri Siciliani, fino al XXI°<br />
secolo di Tea: a mirror of soul di Tan Dum, in prima nazionale. Sviluppando<br />
una linea che già si era più che scorta nel recente passato, si è insistito sulla<br />
varietà (sarà «quasi un festival» è stato detto in conferenza stampa), sulla<br />
scelta di proposte se possibile nuove, sulla volontà d’un ricambio generazionale<br />
“a caccia” di nuovi talenti (operazione con qualche rischio ma necessaria...<br />
E conveniente per le finanze d’un teatro), sulla preferenza verso repertori<br />
non facili, e infine sulla propensione per una linea estetica degli allestimenti<br />
che guarda alla modernità, ad una sensibilità contemporanea.<br />
Scorrendo il cartellone lirico (che riporta la produttività del teatro ai suoi<br />
livelli naturali, con inizio ad ottobre e termine a giugno): un’inaugurazione<br />
che si lega idealmente al titolo licenziato la scorsa primavera, con un’opera<br />
verdiana imponente (I vespri siciliani, dal 19 al 28 ottobre) in un allestimento<br />
parigino del 2003, non ancora uscito dalla Francia. Uno spettacolo firmato<br />
da Andrei Serban che si preannuncia «stilizzato ma non freddo, che restituisce<br />
limpidezza al racconto e ad un Mediterraneo rivisto cogli occhi di<br />
oggi». A proposito: è una stagione – secondo il suo firmatario, Alberto Triola<br />
- «pensata in relazione alla vocazione marittima, portuale di questa città,<br />
aperta al nuovo, al mondo, agli scambi. Una città che guadagna la sua giusta<br />
visibilità sia a livello di pubblico ma anche di critica internazionale...».<br />
Dopo Verdi, tutt’altro genere e temperatura, col capolavoro ironico di Nino<br />
Rota (mancava dal ’66). Team creativo di giovanissimi – e podio d’un veterano,<br />
Bruno Bartoletti - per un nuovo allestimento genovese del Cappello di<br />
paglia di Firenze (dal 20 al 28 novembre) in grado di «restituire quella vitalità<br />
persino operettistica del titolo, arricchito da un cast di irresistibili cantanti/attori».<br />
Parentesi natalizia sulle punte (Giselle col ritorno dello<br />
“Staniskavskij” di Mosca), e apertura del 2008 in omaggio al 150° anniversario<br />
della nascita di Puccini: Manon Lescaut, con una compagnia giovane e<br />
una straordinaria firma registica, quella di Graham Vick. Finalmente Strauss<br />
poi, con Der Rosenkavalier (sul podio il genovese Luisi) e nel cast la splendida<br />
Solveig Kringelborn. Ancora: un Trovatore secondo Bartoletti, un<br />
Werther (in forma oratoriale) con la coppia Ganassi-Filianoti, una<br />
Sonnambula diretta da Oren in un allestimento ironico e stilizzato nuovo per<br />
l’Italia; un Onegin che segna il debutto operistico del direttore ospite Juanjo<br />
Mena e che brilla per la firma di Peter Stein; la prima esecuzione italiana<br />
dell’opera (tema, la cerimonia del tè) di Tan Dun, il maggiore compositore<br />
cinese vivente. Occasione per gustare l’originale coacervo di musica orientale<br />
e occidentale, e per stupirsi di fronte a strumenti bizzarri come il waterphone<br />
(tamburo ad acqua).<br />
Quanto alla stagione sinfonica, che s’intersecherà ai titoli lirici, doppio filo rosso:<br />
da un lato il classicismo di Haydn, dall’altro il Novecento straussiano. gdm<br />
Il canto<br />
Letterario,<br />
quarta edizione<br />
NOVEMBRE<br />
DICEMBRE 2007:<br />
PERCORSI RUSSI<br />
Con la quarta edizione de Il Canto Letterario la<br />
Fondazione Spinola prosegue l’indagine del rapporto<br />
tra parola e musica, fra il ritmo dei versi e le ragioni<br />
della notazione musicale. Dopo la Germania, la<br />
Francia e l’Italia, l’attenzione sarà rivolta quest’anno al<br />
repertorio russo.<br />
Nell’incontro con le ricerche di InfoMus Lab a Casa<br />
<strong>Paganini</strong> l’indagine approfondirà l’idea di ‘gesto vocale’,<br />
nel senso di una rappresentazione emozionale del<br />
testo nello spazio vocale della melodia. La fortunata<br />
formula del confronto tra le stesse poesie interpretate<br />
nella versione musicale e in quella puramente letteraria<br />
(quest’anno con l’intensa partecipazione di Lisa<br />
Galantini), si arricchirà quindi di un dialogo tra pubblico<br />
e interpreti, condotto da InfoMus Lab, sulla produzione<br />
e ricezione dell’espressività affettiva del<br />
canto: come la fraseologia e l’agogica, le direzioni e<br />
le contrazioni/espansioni intervallari, l’ambito e l’articolazione<br />
dinamica micro e macroscopica, definiscano<br />
un movimento espressivo, insieme astratto, per la<br />
sua essenza uditiva e non visiva, e concreto, per l’efficacia<br />
dei suoi risultati.<br />
Questo, il calendario dei concerti (con inizio alle 16.30,<br />
tutti ad ingresso libero):<br />
• domenica 11 novembre<br />
Susanna Rigacci soprano,<br />
Claudio Proietti pianoforte<br />
ROMANZE SU TESTI DI ALEKSANDR PUSHKIN<br />
• domenica 18 novembre<br />
Nadiya Petrenko mezzosoprano,<br />
Corrado Braga e Lino Binda chitarre<br />
<strong>IL</strong> SALOTTO RUSSO D’OTTOCENTO<br />
• domenica 25 novembre<br />
Ekaterina Gaidanskaia soprano,<br />
Tiziana Canfori pianoforte<br />
<strong>IL</strong> GRUPPO DEI CINQUE<br />
• domenica 2 dicembre<br />
Alla Gorobchenko mezzosoprano,<br />
Tatyana Kuzina pianoforte<br />
VERSO <strong>IL</strong> NOVECENTO
Gli “Amici Nuovo Carlo Felice”<br />
L’Associazione “Amici Nuovo Carlo Felice”, costituita<br />
nel 1989, anche quest’anno promuoverà ed incoraggerà<br />
iniziative destinate a divulgare la cultura<br />
musicale, in stretta sinergia le proposte del teatro lirico<br />
genovese.<br />
Tra le attività dell’associazione, ricordiamo:<br />
- gli “Incontri del Martedì”: concerti dal vivo (ore 16)<br />
e conferenze illustrative di grandi esecuzioni musicali<br />
(ore 15,30) presso il Salone di Rappresentanza del<br />
Circolo Ufficiali ogni Martedì;<br />
- “Un palco all’Opera”, incontri mensili audio/video<br />
di approfondimento sull’opera lirica sempre presso il<br />
Circolo Ufficiali il Venerdì alle 15,30;<br />
- “Audizioni discografiche” delle opere in cartellone<br />
presso l’ Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo<br />
Felice;<br />
- “Storia del Melodramma” (presso la Sala dei<br />
Chierici della Biblioteca Berio), concerti a Palazzo<br />
Reale e alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola,<br />
collaborazioni con altre Associazioni musicali per<br />
assistere ad opere e concerti presso i Teatri di altre<br />
città, in Italia ed all’ estero.<br />
Sei gli appuntamenti previsti per gli “Incontri del<br />
martedì”, sino a fine anno: il 2 ottobre di scena il<br />
Trio Icaro, il 16 ottobre il Duo Allocco, il 30 ottobre<br />
recital del tenore Silvano Santagata, il 13 novembre<br />
Duo Ermirio – Guido (violoncello e pianoforte), il 27<br />
novembre concerto premio dedicato ad un allievo<br />
del conservatorio, mentre l’11 dicembre recital della<br />
pianista Agata Gladysuak.<br />
L’Associazione partecipa, inoltre, al Premio <strong>Paganini</strong><br />
con l’assegnazione di un riconoscimento di € 1.000<br />
alla “migliore esecuzione della composizione violinistica<br />
contemporanea”, ed assegna annualmente una<br />
borsa di studio di € 500 ad uno tra i migliori allievi<br />
del <strong>Conservatorio</strong> N.<strong>Paganini</strong>”.<br />
ilCMN°72007<br />
La stagione GOG 2007-2008<br />
Una eterogeneità sobria, in pieno stile GOG, percorre il cartellone concertistico<br />
2007 – 2008. Stagione opulenta, quanto a nomi ed a organici, e tradizionale<br />
quanto a contenuti. Una parata di stelle, sulla volta del programma,<br />
con pianisti quali Martha Argerich, Alfred Brendel, Grigory Sokolov, Lars<br />
Vogt, Andrea Lucchesini, Boris Berezovsky... Con archetti del calibro di<br />
Leonidas Kavakos, Yuri Bashmet, Sergej Krylov, Uto Ughi, Salvatore Accardo<br />
(ritorno particolarmente atteso, per un’icona del secondo ‘900 violinistico).<br />
Un tripudio di star, snocciolate lungo i ventisette concerti, che gravitano in<br />
percentuale massiccia intorno al XIX° secolo, con puntate barocche di grande<br />
qualità (Il Concerto bachiano BWV 1052 con Kavakos e la Camerata<br />
Salzburg; la Passione secondo Giovanni BWV 245 col Bach-Collegium<br />
Stuttgart diretto da Rilling), lampi antecedenti (vedi le “Lagrime di San<br />
Pietro” di Orlando di Lasso, ad opera del Collegium Vocale Gent diretto da<br />
Herreweghe) e saette d’un Novecento storico, solido e “digerito”: Prokof’ev<br />
(il Concerto op. 26 dalla tastiera della Argerich con la UBS Verbier Festival<br />
Orchestra diretta da Charles Dutoit, in un concerto che comprende anche la<br />
Sinfonia Fantastica di Berlioz), Berg (Lyrische Suite ad opera del Quartetto<br />
Sine Nomine), Webern (l’op. 5 dal Quartetto Belcea), Sostakovic (Il quartetto<br />
op. 110 dagli archetti del “Kopelman”)...<br />
Prmai costante (anzi in crescita), la presenza di musicisti genovesi:<br />
Massimiliano Damerini suonerà in duo con Alessandro Dolci, in uno dei programmi<br />
più intriganti della stagione: la Settima Sinfonia di Mahler nella trascrizione<br />
per pianoforte a quattro mani di Alfredo Casella. Tornano poi i<br />
quattro genovesi del “Cremona” che proporranno, tra Beethoven e<br />
Sostakovic, una pagina del 1997 di Adriano Guarnieri. Infine, rileviamo con<br />
soddisfazione la presenza dell’ensemble “Tripla Concordia” che – nato sotto<br />
la Lanterna - chiuderà il cartellone interpretando Telemann e Haendel.<br />
Beniamini: immancabile Uto Ughi, in un programma che – ci si sarebbe stupiti<br />
del contrario – rimane “da definire”. Le punte di diamante sono molte,<br />
e sparse lungo gli otto mesi di programmazione: torna il poeta dei tasti (e<br />
dei versi) Alfred Brendel, in un programma in cui eccelle: Haydn, Mozart,<br />
Beethoven, Schubert. Dal pianoforte di Andrea Lucchesini, un’altra pagliuzza<br />
contemporanea, con Klaviersonate di Giuseppe Sinopoli (in mezzo<br />
all’op.90 di Schubert ed ai Preludi di Chopin). Prestigioso ritorno, quello di<br />
Grigory Sokolov, in programma per metà schubertiano. Autore che sarà evocato<br />
lungo l’intero concerto del Quartetto Borodin (con l’annessione d’eccezione<br />
della violoncellista Natalia Gutman, nel Quintetto D 956). Interessante<br />
la proposta dello statunitense Robert Levin, che torna per proporre al pianoforte<br />
ed al fortepiano due Sonate beethoveniane.<br />
Voci: non molte ma vertiginose. A parte le presenze corali, splendido e sparuto,<br />
resta il concerto di Matthias Goerne. Un ottimo acquisto, naturalmente<br />
(eseguirà l’op.98 di Beethoven e Schwanengesang D 957 di Schubert), per<br />
un baritono superbo il cui nome da anni punteggia i cartelloni GOG. gdm<br />
13
14<br />
Scatti dalla “Primave ra<br />
Un viaggio in sessanta tappe, quello percorso dal <strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong><br />
da maggio a luglio scorso: il cartellone de “I Concerti di Primavera” ha<br />
coinvolto 250 musicisti in due mesi di attività ed ha toccato una ventina<br />
di sedi, a Genova, ma anche in Liguria e in prestigiose trasferte a Milano,<br />
Mantova, Roma...<br />
Altissima la stima delle presenze agli eventi musicali genovesi programmati<br />
di recente dal <strong>Conservatorio</strong>. Solo per il concerto del 4 giugno al<br />
teatro Carlo Felice, oltre 1000 spettatori; un’affluenza continua fino<br />
all’alba per la “Notte Bianca” del “<strong>Paganini</strong>” il 21 giugno, sala esaurita<br />
un’ora prima del concerto per la monografia su Piazzolla ad opera del<br />
Gruppo “NoviTango”, un megaschermo apprestato nel parco del<br />
“<strong>Paganini</strong>” per i “Capricci” paganiniani eseguiti dalla giovane Masha
ve ra” del <strong>Conservatorio</strong><br />
Diatchenko...<br />
«Il bilancio è positivo persino al di là delle aspettative – ha sottolineato<br />
il direttore Patrizia Conti – uno dei nostri obiettivi era proprio rendere<br />
fruibile all’esterno il nostro patrimonio (fatto innanzitutto di grandi professionalità<br />
artistiche) e d’essere riconosciuti non solo a livello istituzionale<br />
ma anche dai nostri concittadini, come realtà culturale forte, agile,<br />
vivace. Oggi, in chiusura d’una serie di concerti e incontri pressoché sempre<br />
affollati, possiamo affermare che finalmente Genova ha imparato<br />
davvero la “strada” per il <strong>Conservatorio</strong>: ha compreso il valore di questa<br />
straordinaria fucina artistica, cuore pulsante della vita musicale cittadina».<br />
ilCMN°7 2007<br />
15
Sergio Ciomei<br />
sale sul podio<br />
È senza dubbio uno dei migliori musicisti<br />
usciti dal <strong>Conservatorio</strong> <strong>Paganini</strong>.<br />
Sergio Ciomei, classe 1965, pianista e<br />
clavicembalista (già allievo di Edoardo<br />
De Giovanni e di Franco Trabucco), ha<br />
debuttato – con modalità e risultati eclatanti<br />
– come direttore d’orchestra.<br />
Collaboratore assiduo di Cecilia Bartoli<br />
(con la quale si esibisce spesso in concerto),<br />
coadiutore dell’etichetta DECCA<br />
(per la quale sta progettando il prossimo<br />
disco di Juan Diego Flórez),ha realizzato<br />
Ascoltiamo il 900<br />
L’etichetta Naxos, nella collana American Classics, ha pubblicato<br />
recentemente un interessantissimo CD (Naxos<br />
8.559031) interamente dedicato all’opera del celebre compositore<br />
americano John Adams.<br />
Il CD raccoglie,tra gli altri,due ampi lavori del primo periodo<br />
compositivo di Adams, Shaker Loops per Orchestra d’Archi,<br />
The Wound-Dresser per baritono e Orchestra su testi di Walt<br />
Whitman; entrambi i lavori, a mio avviso, si possono considerare<br />
un vero punto di arrivo, per felicità d’invenzione e chiarezza<br />
compositiva, di quel vasto movimento artistico proprio<br />
dell’Avanguardia americana comunemente denominato<br />
“Minimalismo”.<br />
L’ascolto di Shaker Loops, peraltro<br />
piacevolissimo (lontano mille miglia<br />
dall’arida concettosità cara ad una<br />
certa Avanguardia europea), ci indica<br />
quelli che sono i punti di vista fondamentali<br />
in cui si muove la poetica<br />
minimalista: uso di materiali musicali<br />
elementari (arpeggi, trilli, note ribattute…),<br />
processi iterativi che lentamente<br />
si evolvono attraverso minime varianti, sovrapposizioni<br />
ad incastro di patterns ritmici diversi. La combinazione di<br />
queste tre specifiche inventa uno spazio sonoro in cui il<br />
tempo tende a sospendersi, a fluire turbinosamente pur rimanendo<br />
sostanzialmente statico. Shaker Loops possiede un’<br />
incredibile energia (-sembra di volare rapido e rasoterra su di<br />
un leggero aircraft- dice della musica di Adams il celebre direttore<br />
inglese Sir Simon Ratte, più volte suo autorevolissimo<br />
interprete) che lascia senza respiro l’ascoltatore ma è anche<br />
capace di sorprendenti accenti melodici pieni di malinconia.<br />
Il suono degli archi si trasforma in uno strumento elettronico<br />
capace di bagliori metallici un poco spettrali: una notturna<br />
Comitato Direttivo<br />
Presidente<br />
Davide Viziano<br />
Direttore<br />
Patrizia Conti<br />
direttore@conservatoriopaganini.org<br />
Direttore Responsabile<br />
Giorgio De Martino<br />
giorgio.demartino@fastwebnet.it<br />
Comitato di Redazione<br />
Tiziana Canfori<br />
Gian Enrico Cortese<br />
Luigi Giachino<br />
Roberto Iovino<br />
Alberto Macrì<br />
Grafico<br />
Fabrizio Cécchet<br />
Stampatore<br />
Algraphy snc<br />
Passo Ponte Carrega 62r<br />
16141 Genova<br />
il proprio primo concerto pubblico dal<br />
podio nel dicembre scorso, in Svizzera,<br />
alla guida del suo gruppo “Tripla<br />
Concordia”. Tre giorni dopo riceveva<br />
l’invito della Sony Classical, a dirigere la<br />
Kammerorchester Basel in un programma<br />
barocco incentrato sulla<br />
vocalità (particolarissima e<br />
catturante) del contralto<br />
Marijana Mijanovic. Un programma<br />
che è diventato un cd<br />
– uscito in estate – che sta<br />
riscuotendo valutazioni lusinghiere<br />
dalla critica internazionale.<br />
luce lunare sembra versarsi sul liquido andamento dei suoni<br />
che scorrono implacabilmente per i quattro movimenti che<br />
compongono il brano.<br />
The Wound-Dresser è un’ampia cantata su di un bel testo di<br />
Whitman che racconta gli orrori della Guerra Civile americana;<br />
la forza drammatica del testo si riversa nella musica, trasformando<br />
gli astratti meccanismi compositivi propri della<br />
musica minimalista in efficaci “figure” musicali cariche di<br />
forza drammaturgia, adatte a dialogare con la voce del baritono<br />
che intona il testo poetico con commossa intensità.<br />
Questa composizione naturalmente ci ragguaglia in qualche<br />
modo sulle doti del John Adams famoso compositore d’opera,<br />
compositore che si impose sulla scena mondiale negli anni<br />
ottanta del secolo scorso con l’Opera Nixon in China (Opera<br />
che verrà ripresa, per chi ne è interessato, al Teatro<br />
Filarmonico di Verona il prossimo febbraio).<br />
L’esecuzione di tutti i brani è eccellente: la scrittura intensamente<br />
virtuosistica tipica della musica di Adams è risolta dalla<br />
Burnemouth Symphony Orchestra con estrema precisione e<br />
passione; del suo direttore stabile Marin Alsop, che dire…è<br />
l’interprete ideale di ogni compositore contemporaneo!<br />
L’ascolto di questo CD mi sembra importante non soltanto<br />
per coloro che si occupano attivamente di musica contemporanea<br />
(per quest’ultimi è sufficiente sapere che le opere di cui<br />
ho accennato sopra sono tra le più celebri ed eseguite degli<br />
ultimi decenni e quindi vanno conosciute) ma soprattutto<br />
per quei musicisti che frequentano poco il repertorio dei<br />
nostri giorni non sapendo, spesso a causa di tanti e stratificati<br />
pregiudizi, quanto questo sia vario e vitale.<br />
Credo che le musiche di John Adams ascoltate in questo CD<br />
possiedano la forza per mandare in soffitta qualcuno di quei<br />
pregiudizi. Carlo Galante<br />
<strong>Conservatorio</strong> Niccolò <strong>Paganini</strong><br />
Villa Bombrini<br />
via Albaro, <strong>38</strong> - 16145 Genova<br />
tel. 010.3620747 - fax 010.3620819<br />
www.conservatoriopaganini.org<br />
info@conservatoriopaganini.org<br />
ilcantiere@conservatoriopaganini.org