ospedale neuropsichiatrico per la provincia di cuneo in ... - SIUSA

Archivio dell’Ospedale Neuropsichiatrico - Introduzione
l’edificio alle Regie Finanze, che lo ultimarono in ottemperanza all’originaria iniziativa.
Nuove difficoltà economiche, e soprattutto la contemporanea conclusione di un analogo
progetto del Talucchi a Torino per la costruzione del nuovo Manicomio nell’attuale via
Giulio, fecero tuttavia sfumare in un breve arco di tempo la destinazione d’uso
dell’edificio a luogo di assistenza sanitaria; intanto, nuove esigenze si imponevano al
regno sabaudo impegnato nelle campagne militari risorgimentali, tanto che con
provvedimento del 19 ottobre 1833 l’edificio venne definitivamente destinato a collegio
per i figli dei militari, inaugurato poi il 23 settembre 1834. Questa destinazione d’uso
permase fino a che non si fece pressante la necessità di avere un vero ospedale per la cura
e la custodia dei malati mentali, una trasformazione che si attuò soltanto nel 1871.
Con l’apertura del manicomio presso l’ex collegio militare pare debba chiudersi un
capitolo iniziato nel lontano 1717, quando l’editto di Vittorio Amedeo II contro la
mendicità disponeva la costruzione, estesa a tutto il Piemonte, di una serie di ospizi per il
ricovero dei mendicanti. La costruzione a Racconigi del “ricovero di mendicità” alla fine
del Settecento rientrava in tale politica: si trattava di un “chiudimento” per i mendicanti,
con la possibilità di attivare la “Manifattura dell’Ospedale” dove, trattando oltre alle sete
anche il lino, la canapa, il cotone e la lana, si sarebbe dato contemporaneamente agli ospiti
“ricovero e posto per lavoro”, perseguendo così l’obiettivo di reinserire gli emarginati
nella collettività locale. Gli operai, oltre a ricevere vitto e alloggio, avrebbero tratto
vantaggio dalle diverse attività artigianali interne: sartoria, calzoleria, cucitura di tele,
macelleria, fabbricazione di paste alimentari. Venne così affidato agli architetti l’incarico
di redigere il primo progetto per la costruzione della nuova “fabbrica”, da affiancare
all’ospedale Spada, ovvero l’attuale ospedale civile.
A cura di Daniela Bello, Elena Romanello
XXIII