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Atlante della biodiversità 2002 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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ATLANTE DELLA BIODIVERSITÀ NEL PARCO TICINO<br />

INTRODUZIONE<br />

metri lineari, peraltro anch’essi dotati di poca naturalità essendo costituiti da una miscellanea di<br />

boschi, campi coltivati o abbandonati, ex discariche ecc., che consente ancora di collegare il sudovest<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> Pianura Padana con le Prealpi attraverso la Valle <strong>del</strong>l’Olona e la Pineta di Appiano<br />

Gentile e Tradate.<br />

Proprio partendo da questa situazione estrema il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, già da alcuni anni, si è<br />

impegnato a sostenere con idee e progetti quest’opera di deframmentazione e di mantenimento<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> continuità ecologica, non solo al suo interno, ma anche lanciando iniziative per ricollegarsi<br />

alle aree naturali vicine: a nord verso le Alpi e il <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong> Campo dei Fiori e i laghi<br />

varesini; a sud al Mare Mediterraneo attraverso gli Apennini, a est con i Parchi <strong><strong>del</strong>la</strong> Pineta di<br />

Appiano Gentile e Tradate e il <strong>Parco</strong> Agricolo Sud Milano e a ovest verso il Sesia lungo il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

Po Alessandrino. Se non sarà più possibile immaginare che un ipotetico “scoiattolo esploratore”<br />

possa arrivare dal <strong>Ticino</strong> all’Olona perché i boschi <strong>del</strong>le due bioregioni sono oramai completamente<br />

isolati da città e infrastrutture umane, è ancora possibile tentare di creare le condizioni perché<br />

ciò avvenga per la più scaltra e adattabile volpe e per molti micromammiferi, insetti e uccelli.<br />

Mantenere e salvaguardare una rete efficiente di corridoi ecologici è diventato un imperativo<br />

per realizzare concretamente la salvaguardia <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>biodiversità</strong> e <strong>del</strong>l’ambiente naturale <strong>del</strong>l’intera<br />

Lombardia occidentale.<br />

Un altro aspetto direttamente attinente alla conservazione <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>biodiversità</strong> è quello relativo<br />

alle reintroduzioni di specie animali e vegetali scomparse: in questo campo il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

è impegnato ormai da diversi anni e ha conseguito risultati sicuramente positivi.<br />

Il primo intervento è stato effettuato nei confronti <strong><strong>del</strong>la</strong> testuggine palustre (1989), che risultava<br />

oramai quasi completamente scomparsa dalla valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> a causa soprattutto degli inquinamenti<br />

subiti dal fiume negli anni ’60-70, attraverso il rilascio di 41 animali (18 maschi e 23<br />

femmine) avvenuto nel 1989 in una lanca <strong><strong>del</strong>la</strong> Riserva Naturale “La Fagiana”. Il secondo intervento,<br />

iniziato nel 1991 e concluso nel 1996, è consistito nella reintroduzione <strong>del</strong> capriolo, estinto<br />

nella valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da oltre un secolo a causa soprattutto <strong><strong>del</strong>la</strong> caccia e liberato nella parte<br />

centrale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. I censimenti recentemente effettuati dimostrano la buona riuscita <strong>del</strong>l’operazione:<br />

si stima che oggi nel <strong>Parco</strong>, a fronte di 89 capi liberati, vi siano più di 300 animali distribuiti<br />

su di un areale di oltre 3.000 Ha.<br />

Sono attualmente in corso le azioni relative alla reintroduzione <strong><strong>del</strong>la</strong> Lontra, effettuate d’intesa<br />

con il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> Piemontese e <strong><strong>del</strong>la</strong> Cicogna bianca, effettuate in collaborazione con la LIPU.<br />

Recentemente hanno preso avvio anche una serie di programmi finanziati attraverso i progetti<br />

“LIFE” <strong>del</strong>l’Unione Europea finalizzati alla tutela <strong>del</strong>le popolazioni autoctone di Trota mormorata,<br />

Pigo e Gambero d’acqua dolce; inoltre il <strong>Parco</strong> ha recentemente presentato alla UE ed al Ministero<br />

<strong>del</strong>l’Ambiente alcuni progetti mirati alla gestione e tutela di altre due popolazioni a rischio:<br />

lo Storione cobice, un pesce condrosteo e il Tarabuso, un airone rarissimo in tutta Europa che<br />

recentemente ha trovato siti idonei di riproduzione nel <strong>Parco</strong>.<br />

Anche nel settore <strong><strong>del</strong>la</strong> conservazione <strong>del</strong>le specie vegetali autoctone il <strong>Parco</strong> ha messo in<br />

atto alcune strategie di gestione. Ad esempio, con la realizzazione, ancora parzialmente in corso,<br />

<strong>del</strong> “Giardino dei frutti antichi” situato presso la “Cascina Madonnina” di Boffalora. In tale<br />

ambiente si stanno raccogliendo decine di piante da frutto, una volta ampiamente diffuse nel<br />

nostro territorio agrario ed oramai in disuso o abbandonate. Basti pensare ai meli, i cui frutti<br />

oggi sul mercato si contano in 4 o 5 varietà, mentre il <strong>Parco</strong> ha già raccolto e piantato 30 razze<br />

diverse: piccola cosa in confronto alle oltre 200 razze descritte all’inizio <strong>del</strong> ’900 nei diversi<br />

trattati di agraria.<br />

La tutela <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>biodiversità</strong> non si ottiene unicamente attraverso la salvaguardia e la corretta<br />

gestione degli ambienti naturali ma anche attraverso la raccolta e valorizzazione di quelle forme<br />

viventi selezionate dall’uomo (agro<strong>biodiversità</strong> o <strong>biodiversità</strong> di origine antropica) e adattatesi<br />

con esso alla grande variabilità di ambienti, climi, suoli, coltivazioni, tradizioni culturali: una<br />

ricchezza per l’intera umanità, un bene prezioso da conservare e valorizzare per le presenti e<br />

future generazioni.<br />

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