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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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<strong>Ticino</strong> 21<br />

1° Rapporto<br />

sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Aggiornamento 2007<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>


PRESENTAZIONE<br />

3<br />

PRESENTAZIONE<br />

I problemi di carattere ambientale sono ormai patrimonio comune degli abitanti <strong>del</strong>la Terra. Spesso e volentieri<br />

i media ci informano circa lo stato di salute <strong>del</strong> nostro pianeta e quanto gli essere umani contribuiscono al<br />

consumo <strong>del</strong>le risorse naturali. Eppure nonostante questi allarmi, e gli appelli ad un comportamento più<br />

rigoroso atto a garantire condizioni di vita alle generazioni future, sembra che nulla cambi.<br />

Per fare qualche esempio dei problemi che interessano la nostra comunità e, quindi, anche la nostra stessa<br />

esistenza, basta ricordare che una parte considerevole <strong>del</strong> mondo scientifico sostiene da anni che le alterazioni<br />

<strong>del</strong> clima sono correlate alle emissioni antropiche di gas ad effetto serra e che la “cura” consiste nell’onorare gli<br />

impegni previsti dal Protocollo di Kyoto - che si prefigge di ridurre le emissioni di questi gas e di diversificare le<br />

fonti energetiche, facendo maggiore ricorso alle energie rinnovabili e alle migliori tecnologie disponibili. Eppure<br />

in questo settore non vediamo segni di grande convincimento che producano azioni politiche “forti”.<br />

Ecco perché abbiamo ritenuto di intraprendere un cammino fondamentale per il ruolo e la missione che<br />

riveste il <strong>Parco</strong>. Tra le azioni possibili finalizzate all’educazione alla sostenibilità abbiamo ritenuto importante<br />

compiere un passo significativo: certificare il nostro Ente secondo la norma ISO 14001, una disposizione che<br />

indaga e si sofferma maggiormente sugli aspetti ambientali. Il nostro obiettivo è quello di dimostrare – con il<br />

nostro esempio - che anche un Ente che ha come missione la tutela <strong>del</strong>la biodiversità e <strong>del</strong>l’ambiente può<br />

indirizzare le proprie azioni e le proprie attività in modo da risultare meno impattante.<br />

Contrariamente a quanto avviene per le aziende produttive, ove l’ambiente da migliorare è quello in cui<br />

vivono i dipendenti, o quello che deve essere salvaguardato a scala globale, in un’area protetta l’ambiente<br />

da prendere in considerazione è tutto quello che ricade sia all’interno dei confini <strong>del</strong>l’area tutelata, sia quello<br />

limitrofo che può avere un’influenza sulle condizione dei beni naturali protetti.<br />

Il piano di miglioramento <strong>del</strong>le prestazioni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, funzionali alla conservazione e all’incremento <strong>del</strong>la qualità<br />

<strong>del</strong>l’ambiente naturale deve tener conto, quindi, di aspetti e valori più ampi di quelli normalmente presi in<br />

considerazione nelle analisi ambientali eseguite per una normale azienda produttiva: il fine istitutivo di un’area<br />

protetta è, infatti, la conservazione dei beni ambientali (habitat, specie animali e vegetali, beni storico-culturali)<br />

e il miglioramento <strong>del</strong>la loro qualità.<br />

Ecco perché questo studio rappresenta per noi e per tutti i nostri utenti un ulteriore passo per sviluppare la<br />

consapevolezza ambientale.<br />

La risoluzione dei problemi ambientali <strong>del</strong> nostro Pianeta è uno degli argomenti che sempre di più appassionerà<br />

e coinvolgerà le future generazioni che, ci si augura, sapranno trovare le soluzioni tecniche, economiche<br />

e sociali per raggiungere davvero lo Sviluppo Sostenibile; senza sottovalutare il fatto che dalla capacità di<br />

raggiungere lo Sviluppo Sostenibile possono dipendere i destini <strong>del</strong>l’umanità.<br />

Milena Bertani<br />

Presidente <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>


Il Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente “<strong>Ticino</strong> 21” è stato realizzato con il contributo <strong>del</strong>la Regione Lombardia.<br />

Autori <strong>del</strong>la ricerca e dei testi<br />

Dario Furlanetto*, Lisa Hildebrand*, Marina Lanticina°, Martha Manfredi*, Valentina <strong>Parco</strong>*, Silvia Pozzi*,<br />

Francesca Trotti*, Angela Manuela Vailati°<br />

* <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

° Studio Associato EcoLogo, Magenta<br />

Coordinamento scientifico<br />

Dario Furlanetto<br />

Direttore <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Coordinamento editoriale<br />

Valentina <strong>Parco</strong><br />

Si ringraziano per la preziosa collaborazione tutto il personale e i collaboratori <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che hanno<br />

contribuito alla raccolta dei dati e alla stesura di questo rapporto.<br />

Si ringraziano inoltre:<br />

Regione Lombardia<br />

Province di Varese, Milano e Pavia<br />

Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

ARPA Lombardia e Dipartimenti di Varese, Milano e Pavia<br />

ASL <strong>del</strong>le Province di Milano 1, Varese e Pavia<br />

SEA Aeroporti di Milano<br />

Fotografie<br />

Archivio fotografico <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Norino Canovi, Dario Colombo,<br />

Franco Sala, Rosalino Torretta<br />

Impostazione grafica e stampa<br />

BLUEPRINT – Bernate <strong>Ticino</strong><br />

www.blueprintsrl.com


INDICE<br />

5<br />

INDICE<br />

INTRODUZIONE<br />

pag. 011<br />

La struttura <strong>del</strong> Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente pag. 012<br />

CAPITOLO 1: STRUTTURA DEL PARCO pag. 017<br />

Gli organi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> pag. 019<br />

Gli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> pag. 023<br />

CAPITOLO 2: ACQUA pag. 031<br />

Inquadramento generale pag. 033<br />

Cenni normativi pag. 034<br />

Gli indicatori pag. 036<br />

Indice Biotico Esteso pag. 036<br />

Livello di Inquinamento da Macrodescrittori pag. 040<br />

Stato Ecologico pag. 043<br />

La balneabilità pag. 056<br />

Prelievi per scopi irrigui e industriali pag. 060<br />

Impianti di depurazione pag. 061<br />

Sintesi degli indicatori pag. 066<br />

CAPITOLO 3: VEGETAZIONE pag. 069<br />

Inquadramento generale pag. 071<br />

Cenni normativi pag. 072<br />

Gli indicatori pag. 074<br />

Superficie totale boscata pag. 074<br />

Percentuale di territorio a bosco pag. 076<br />

Superficie di bosco autorizzata al taglio pag. 078<br />

Eliminazione dei boschi pag. 079<br />

Compensazioni ambientali pag. 080<br />

Rimboschimenti realizzati dal <strong>Parco</strong> pag. 081<br />

Superficie di bosco oggetto di incendio pag. 083<br />

Le patologie dei boschi pag. 083<br />

Sintesi degli indicatori pag. 087<br />

CAPITOLO 4: FAUNA E BIODIVERSITA’ pag. 089<br />

Inquadramento generale pag. 091<br />

Cenni normativi pag. 093<br />

Gli indicatori pag. 096<br />

Specie faunistiche presenti pag. 096<br />

Siti di Importanza comunitaria e Zone di protezione Speciale pag. 098<br />

Specie alloctone pag. 099<br />

Interventi diretti a sostegno <strong>del</strong>le specie pag. 102<br />

Interventi indiretti a sostegno <strong>del</strong>le specie pag. 109<br />

Sintesi degli indicatori pag. 111<br />

CAPITOLO 5: SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO pag. 113<br />

Inquadramento generale pag 115<br />

Cenni normativi pag. 116<br />

Gli indicatori pag. 122<br />

Attività estrattiva e cave recuperate pag. 122<br />

Siti contaminati pag. 125<br />

Assetto idraulico pag. 128<br />

Riqualificazione fluviale pag. 132<br />

Sintesi degli indicatori pag 135


INDICE<br />

6<br />

CAPITOLO 6: ARIA pag. 137<br />

Inquadramento generale pag. 139<br />

Cenni normativi pag. 139<br />

Gli indicatori pag. 144<br />

Qualità <strong>del</strong>l’aria pag. 144<br />

Monitoraggio con postazioni fisse pag. 149<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 149<br />

Sintesi degli indicatori pag. 155<br />

CAPITOLO 7: AGRICOLTURA pag. 157<br />

Inquadramento generale pag. 159<br />

Cenni normativi pag. 160<br />

Gli indicatori pag. 162<br />

Le aziende agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> pag. 162<br />

La superficie agricola utilizzata (SAU) pag. 164<br />

La conduzione famigliare <strong>del</strong>le aziende agricole pag. 164<br />

Numero di capi allevati pag. 166<br />

Aspetti qualitativi e quantitativi di pesticidi e concimi utilizzati pag. 169<br />

Le aziende a produzione biologica e integrata pag. 171<br />

Superfici mantenute a marcita pag. 173<br />

Indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica pag. 174<br />

Sintesi degli indicatori pag. 179<br />

CAPITOLO 8: PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO pag. 183<br />

Inquadramento generale e cenni normativi pag. 185<br />

Gli indicatori pag. 186<br />

La tutela <strong>del</strong> territorio attraverso gli strumenti di pianificazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 186<br />

L’azzonamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 189<br />

Attuazione Piani di settore pag. 195<br />

Attuazione Regolamenti pag. 196<br />

Piani di gestione di SIC e ZPS pag. 201<br />

Altri atti di pianificazione in vigore nel <strong>Parco</strong> pag. 203<br />

Sintesi degli indicatori pag. 211<br />

CAPITOLO 9: PAESAGGIO pag. 213<br />

Inquadramento generale pag. 215<br />

Cenni normativi pag. 216<br />

Gli indicatori pag. 224<br />

Uso <strong>del</strong> suolo pag. 224<br />

Beni di rilevante interesse naturalistico pag. 225<br />

Monumenti naturali pag. 226<br />

Autorizzazioni e sanzioni paesaggistiche pag. 226<br />

Sintesi degli indicatori pag. 227<br />

CAPITOLO 10: TURISMO E FRUIZIONE pag. 229<br />

Inquadramento generale pag. 231<br />

Gli indicatori pag. 232<br />

Popolazione residente e densità pag. 232<br />

Offerta turistica e comunicazione pag. 233<br />

L’identità pag. 233<br />

Conoscenza e valutazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 234<br />

Fruizione pag. 234<br />

Centri <strong>Parco</strong>, Riserve attrezzate e Centri Didattico-Ricreativi pag. 235<br />

Le spiagge e i percorsi attrezzati pag. 238<br />

Il sito internet <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> pag. 239<br />

Il turismo organizzato nel <strong>Parco</strong> pag. 239<br />

Sintesi degli indicatori pag. 241<br />

CAPITOLO 11: RIFIUTI pag. 243<br />

Inquadramento generale pag. 245<br />

Cenni normativi pag. 246


INDICE<br />

7<br />

Gli indicatori pag. 247<br />

Discariche e Inceneritori pag. 247<br />

Rifiuti prodotti dai comuni consorziati pag. 247<br />

La raccolta differenziata pag. 251<br />

Sintesi degli indicatori pag. 256<br />

CAPITOLO 12: RUMORE pag. 257<br />

Inquadramento generale pag. 259<br />

Cenni normativi pag. 261<br />

Gli indicatori pag. 263<br />

Numero di superamenti dei limiti di legge pag. 263<br />

Comuni dotati di piano di zonizzazione acustica pag. 265<br />

Le centraline per il monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale pag. 265<br />

Sintesi degli indicatori pag. 271<br />

CAPITOLO 13: ENERGIA pag. 273<br />

Inquadramento generale pag. 275<br />

Cenni normativi pag. 276<br />

Gli indicatori pag. 278<br />

Energia prodotta nel <strong>Parco</strong> da fonti non rinnovabili pag. 278<br />

Consumo di energia elettrica e consumo di gas naturale pag. 279<br />

Produzione di energia da fonti rinnovabili pag. 280<br />

Sintesi degli indicatori pag. 283<br />

CAPITOLO 14: TRASPORTI E MOBILITA’ pag. 285<br />

Inquadramento generale pag. 287<br />

Cenni normativi pag. 288<br />

Gli indicatori pag. 290<br />

Estensione <strong>del</strong>la rete infrastrutturale nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 290<br />

Domanda di mobilità pag. 291<br />

Volumi di traffico pag. 291<br />

Consumi energetici pag. 294<br />

Emissioni di inquinanti atmosferici pag. 295<br />

Trasporto pubblico pag. 298<br />

La mobilità sostenibile pag. 299<br />

Sintesi degli indicatori pag. 300<br />

CAPITOLO 15: RISCHIO INDUSTRIALE pag. 303<br />

Inquadramento generale pag. 305<br />

Gli indicatori pag. 306<br />

Addetti per settore di attività economica pag. 306<br />

Addetti e unità locali di produzione per settore di attività economica pag. 307<br />

Dichiarazioni e attività IPPC dichiarate pag. 308<br />

Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) pag. 309<br />

Imprese certificate UNI EN ISO 14001:1996 e 14001:2004 ed EMAS pag. 311<br />

Sintesi degli indicatori pag. 320<br />

CAPITOLO 16: ILLECITI E REATI AMBIENTALI pag. 323<br />

Inquadramento generale pag. 325<br />

Cenni normativi pag. 325<br />

Gli indicatori pag. 326<br />

Verbali di accertamento di trasgressione pag. 326<br />

Personale di vigilanza pag. 328<br />

Sintesi degli indicatori pag. 330<br />

CAPITOLO 17: CONCLUSIONI pag. 331<br />

ALLEGATO 1: Monitoraggio Agenda 21 nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> pag. 353<br />

ALLEGATO 2: Il patrimonio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> pag. 367<br />

BIBLIOGRAFIA pag. 373


LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

9<br />

INTRODUZIONE<br />

LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE


LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

11<br />

INTRODUZIONE<br />

LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

La gestione di un <strong>Parco</strong> Regionale e Naturale vasto e complesso come quello <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> necessita di disporre<br />

continuamente di dati il più possibile aggiornati e precisi per permettere la corretta modulazione degli interventi<br />

da programmare e realizzare. Le competenze ambientali e naturalistiche <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono strutturate<br />

in base al suo Piano Territoriale di Coordinamento (PTC), che istituisce un sistema di “protezione attiva”, che<br />

distribuisce gradualmente l’intensità dei vincoli e <strong>del</strong>le norme di tutela, assecondando il diverso grado di<br />

naturalità che dal “cuore” <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> – il fiume – procede verso l’esterno dei suoi confini. La varietà di ambienti<br />

che si incontrano sul territorio, la complessità dei comparti naturali che sono posti sotto la gestione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

e l’incidenza su questi di un’altra serie di aspetti non posti sotto la sua tutela, creano uno scenario ambientale<br />

dinamico e non sempre agevole da comprendere in modo unitario.<br />

La decisione di redigere un Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente nasce con l’intento di contribuire alla costruzione<br />

di una visione unitaria <strong>del</strong>lo “stato di fatto” dei comparti naturali e <strong>del</strong>le componenti antropiche che, nella loro<br />

interazione, costituiscono il quadro ecosistemico <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che, va ricordato, è posto al centro di una<br />

<strong>del</strong>le aree più antropizzate d’<strong>It</strong>alia e d’Europa.<br />

In questo lavoro, dunque, si è cercato di effettuare una fotografia il più possibile rappresentativa <strong>del</strong>la<br />

situazione in cui si trovano i vari tematismi ambientali, avendo come obiettivo una finalità precisa, quella di<br />

iniziare a razionalizzare la grande mole di dati a disposizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, operando un lavoro, spesso difficile, di<br />

omogeneizzazione e di completamento, laddove fosse conveniente e possibile.<br />

Una gran parte <strong>del</strong> lavoro, caratteristico di un tipo di pubblicazione a compendio come questa, è stata dedicata<br />

alla parte metodologica, ovvero alla scelta e alla costruzione di set di indicatori che avessero le seguenti<br />

caratteristiche:<br />

Completezza ricerca degli elementi rilevanti per permettere una valutazione <strong>del</strong> fenomeno considerato<br />

Selettività concentrare l’attenzione sulle informazioni importanti<br />

Affidabilità risultati costanti in condizioni costanti<br />

Oggettività attendibilità <strong>del</strong>le fonti, i dati non devono contenere opinioni o considerazioni personali<br />

Confrontabilità tra indicatori di realtà analoghe e tra più anni secondo metodi convenzionalmente riconosciuti<br />

Convenienza il valore <strong>del</strong>la conoscenza su ciò che si esamina deve essere superiore ai costi <strong>del</strong>la rilevazione<br />

Tempestività livello di aggiornamento e rilevazione rapida e senza indugi<br />

Coerenza con gli obiettivi <strong>del</strong>l’organizzazione e con le finalità <strong>del</strong>l’osservazione.<br />

Quest’ultimo aspetto degli indicatori rilevati è particolarmente legato alle motivazioni che hanno condotto<br />

alla realizzazione di questo Rapporto, chiamato <strong><strong>Ticino</strong>21</strong> in analogia con i Rapporti sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

<strong>del</strong>le Agende 21 locali, che vuole porsi come strumento di conoscenza e di diagnosi <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>le matrici<br />

ambientali e di analisi <strong>del</strong>le principali fonti di inquinamento e perturbazione, con il fine di individuare e valutare<br />

le possibili politiche di risposta già adottate, o da adottare, per il miglioramento <strong>del</strong>la qualità ambientale.<br />

Secondo la prassi di decision making che si è progressivamente strutturata nel <strong>Parco</strong>, la modalità di costruzione<br />

condivisa <strong>del</strong>le politiche ambientali è improntata ad un principio di trasparenza e di coinvolgimento responsabile<br />

degli attori attivi sul territorio, per la definizione di obiettivi comuni di miglioramento ambientale.


LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

La struttura <strong>del</strong> Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

12<br />

Il presente Rapporto è stato pensato come uno strumento di lavoro aperto, che fornisce argomenti, dati e<br />

occasioni di riflessione.<br />

Poiché il Rapporto deve potersi confrontare con chiarezza con documenti analoghi prodotti a livello locale,<br />

nazionale e comunitario, esso utilizza il mo<strong>del</strong>lo descrittivo Pressione-Stato-Risposta, impiegando gli indicatori<br />

comunemente utilizzati in documenti analoghi.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo Pressione-Stato-Risposta, elaborato dall’OECD (Organizzazione Europea per la Cooperazione<br />

Economica), è basato sul presupposto che sia possibile individuare le attività umane che esercitano una<br />

pressione sull’ambiente e inducono variazioni sul suo stato, cioè sulla qualità <strong>del</strong>l’ambiente e sulla quantità<br />

<strong>del</strong>le risorse disponibili, e descrivere le risposte <strong>del</strong>la società. La descrizione deve essere sintetizzata in un<br />

indicatore, cioè in un parametro, o un valore derivato da parametri, che sia misurabile con criteri oggettivi e<br />

possibilmente monitorabile nel corso <strong>del</strong> tempo.<br />

La scelta degli indicatori da adottare è stata determinata da diversi fattori: dalla disponibilità dei dati di base,<br />

dalla loro qualità, ma anche dall’estensione <strong>del</strong>l’arco temporale coperto e dalla garanzia di continuità <strong>del</strong><br />

monitoraggio.<br />

In alcuni casi gli indicatori sono molto specifici e sono stati scelti perché ritenuti utili alla descrizione <strong>del</strong>la<br />

situazione attuale <strong>del</strong>le pressioni esercitate o <strong>del</strong>le risposte messe in atto dal <strong>Parco</strong>.<br />

Una volta individuato l’indicatore, è stato necessario individuare e selezionare i dati disponibili; per alcuni<br />

indicatori, infatti, sono disponibili più fonti di dati. Nel presente rapporto si è scelto di utilizzare fonti che<br />

dessero la massima garanzia di continuità e di qualità <strong>del</strong>la rilevazione, ricorrendo, nella maggior parte dei casi<br />

agli Enti istituzionalmente preposti alla rilevazione.<br />

Le principali fonti sono state dunque:<br />

i dati raccolti dal <strong>Parco</strong> stesso, che in molti casi hanno fornito una visione <strong>del</strong>la situazione ambientale<br />

maggiormente completa rispetto a quella fornita dai singoli Enti che lo costituiscono (si ricorda che il <strong>Parco</strong><br />

è costituito da 47 Comuni e tre Province).<br />

i Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>;<br />

le Province di Varese, Milano e Pavia;<br />

l’ARPA Lombardia e i suoi Dipartimenti locali.<br />

Il Rapporto, dopo una prima parte descrittiva <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong>la sua struttura organizzativa, è organizzato per<br />

tematismi ambientali, come schematizzato nella seguente tabella.


LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

Tabella 1.1: Struttura <strong>del</strong> Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente “<strong>Ticino</strong> 21”.<br />

Introduzione<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

16<br />

17<br />

Allegato 1<br />

Allegato 2<br />

La struttura <strong>del</strong> rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

Struttura <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Acqua<br />

Vegetazione<br />

Fauna e Biodiversità<br />

Suolo e assetto idrogeologico<br />

Aria<br />

Agricoltura<br />

Pianificazione <strong>del</strong> territorio<br />

Paesaggio<br />

Turismo e fruizione<br />

Rifiuti<br />

Rumore<br />

Energia<br />

Trasporti e mobilità<br />

Rischio industriale<br />

Illeciti e reati ambientali<br />

Conclusioni<br />

13<br />

Monitoraggio sullo stato di avanzamento <strong>del</strong>le iniziative di Agenda 21<br />

Il patrimonio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Tutti i Capitoli che trattano i tematismi ambientali sono strutturati in modo analogo e presentano una prima<br />

parte introduttiva <strong>del</strong>le problematiche ambientali connesse con l’argomento specifico e una seguente dedicata<br />

all’inquadramento normativo di riferimento; il paragrafo successivo è dedicato all’illustrazione degli indicatori<br />

scelti e alla loro elaborazione.<br />

Ogni Capitolo termina con una tabella riassuntiva degli indicatori utilizzati e i valori relativi; in particolare, per<br />

ogni indicatore riportato in tabella, oltre al valore calcolato con la sua rispettiva unità di misura, viene indicato<br />

lo stato <strong>del</strong>l’indicatore (Pressione, Stato o Risposta) e un giudizio sintetico (Tab. 2.2). Per la valutazione<br />

<strong>del</strong> valore <strong>del</strong>l’indicatore viene utilizzato un giudizio simbolico; in particolare, l’utilizzo di faccine (icone di<br />

Chercoff) permette una lettura rapida <strong>del</strong> giudizio che può essere positivo (), medio () o negativo (). Per<br />

sintetizzare, invece, l’andamento <strong>del</strong>l’indicatore nel tempo vengono utilizzate <strong>del</strong>le frecce che simboleggiano<br />

la tendenza positiva (), costante () o negativa (). Viene riportato un giudizio sintetico con l’utilizzo di<br />

faccine, anche per la valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> dato. Una piccolo commento di spiegazione conclude le<br />

informazioni riportate per ogni indicatore selezionato.


seguente dedicata all’inquadramento normativo di riferimento; il paragrafo successivo è dedicato<br />

all’illustrazione degli indicatori scelti e alla loro elaborazione.<br />

Il Capitolo termina con una tabella riassuntiva degli indicatori utilizzati e i valori relativi; in particolare,<br />

per ogni indicatore riportato in tabella (come si può evincere dalla Tab. 2), oltre al valore calcolato con<br />

la sua rispettiva unità di misura, viene indicato lo stato <strong>del</strong>l’indicatore (Pressione, Stato o Risposta) e un<br />

giudizio sintetico. Per la valutazione <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>l’indicatore viene utilizzato un giudizio simbolico; in<br />

LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

particolare, l’utilizzo di smile permette una lettura rapida <strong>del</strong> giudizio che può essere positivo (),<br />

14<br />

medio ( ) o negativo ( ). Per sintetizzare, invece, l’andamento <strong>del</strong>l’indicatore nel tempo vengono<br />

utilizzate <strong>del</strong>le frecce che simboleggiano la tendenza positiva (), costante () o negativa (). Viene<br />

riportato un giudizio sintetico con l’utilizzo di smile, anche per la valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> dato. Una<br />

piccolo Tabella commento 2: Struttura di spiegazione <strong>del</strong>la tabella conclude riassuntiva le informazioni degli indicatori riportate utilizzati nei per capitoli ogni indicatore specifici. selezionato.<br />

Stato<br />

Unità di<br />

Giudizio<br />

<strong>del</strong>l’indicatore<br />

Indicatore<br />

Valore<br />

Misura<br />

sintetico<br />

Tendenza<br />

La valutazione complessiva di tutti gli indicatori viene data da un giudizio sintetico finale (Fig. 1.1) che ha<br />

l’obiettivo di riassumere sinteticamente quanto discusso considerando anche, alla luce dei dati raccolti ed<br />

elaborati, la tendenza futura.<br />

Qualità<br />

<strong>del</strong> dato<br />

Note<br />

Stato<br />

Giudizio<br />

Qualità <strong>del</strong><br />

Unità di Misura<br />

Tendenza<br />

Note<br />

<strong>del</strong>l’indicatore Indicatore<br />

Unità di Valore sintetico<br />

- Pressione<br />

Valore - - - dato<br />

Indicatore misura <strong>del</strong><br />

- Stato<br />

<strong>del</strong>l’indi- - - - Spiegazione<br />

scelto valore<br />

- Risposta<br />

catore - - - <br />

- Pressione<br />

Unità di misura <strong>del</strong>l’indicatore<br />

- - <br />

- <br />

- Stato Indicatore <strong>del</strong> valore Valore<br />

- - <br />

- Spiegazione<br />

- Risposta scelto <strong>del</strong>l’indicatore <strong>del</strong>l’indicatore<br />

- <br />

- <br />

- <br />

Tabella 2: Struttura <strong>del</strong>la tabella riassuntiva degli indicatori utilizzati nei capitoli specifici.<br />

La valutazione Figura 1.1: complessiva Schema <strong>del</strong> di giudizio tutti gli sintetico indicatori finale viene con la data freccia da spostata un giudizio verso sintetico il polo positivo finale a (Fig. esplicitare 1) che un ha<br />

proprio giudizio l’obiettivo tendente di al riassumere polo positivo. in un unico giudizio l’intera problematica considerando anche, alla luce<br />

dei dati raccolti ed elaborati, la tendenza futura.<br />

Giudizio sintetico<br />

Figura 1: Schema <strong>del</strong> giudizio sintetico finale con la freccia spostata verso il polo positivo a esplicitare un giudizio<br />

L’obiettivo fondamentale <strong>del</strong> Rapporto è quello tendente di rendere al polo disponibile, positivo. anche al di fuori <strong>del</strong> dibattito specialistico,<br />

l’insieme dei dati che in vario modo caratterizzano l’ambiente nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con un processo di<br />

L’obiettivo semplificazione fondamentale e sintesi che <strong>del</strong> renda Rapporto leggibili è le quello informazioni di rendere tecniche, disponibile, ma che sia anche in ogni al punto di fuori ripercorribile <strong>del</strong> dibattito per<br />

specialistico, consentire l’insieme la verifica e dei l’analisi dati che critica. in vario modo caratterizzano l’ambiente nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con<br />

un processo Il <strong>Parco</strong>, in di linea semplificazione con gli orientamenti e sintesi comunitari che renda ed leggibili internazionali, le informazioni ha deciso di tecniche, promuovere ma l’attivazione che sia in ogni di<br />

punto politiche ripercorribile di partecipazione per consentire improntate la verifica al mo<strong>del</strong>lo e l’analisi accreditato critica. di AGENDA 21, quale procedura consolidata di<br />

Il <strong>Parco</strong>, coinvolgimento in linea degli con attori gli locali orientamenti per assicurare comunitari il raggiungimento ed internazionali, dei propri obiettivi ha istituzionali. deciso di promuovere<br />

l’attivazione Il <strong>Parco</strong> si di propone politiche di sviluppare di partecipazione un adeguato improntate utilizzo degli al strumenti mo<strong>del</strong>lo di accreditato partecipazione, di AGENDA anche di quelli 21, quale più<br />

procedura tecnici come consolidata il Rapporto di coinvolgimento sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente, degli attori nel locali proposito per di assicurare rinforzare il e garantire raggiungimento la continuità dei <strong>del</strong>le propri<br />

obiettivi attività istituzionali.<br />

intraprese.<br />

Il <strong>Parco</strong> si propone di sviluppare un adeguato utilizzo degli strumenti di partecipazione, anche di quelli<br />

più tecnici come il Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente, nel proposito di rinforzare e garantire la<br />

continuità <strong>del</strong>le attività intraprese.<br />

3


Approfondimento<br />

LE TAPPE DELL’AGENDA 21 LOCALE<br />

Le fasi principali che costituiscono il processo di costruzione <strong>del</strong>la AGENDA 21 locale vengono di seguito<br />

schematizzate:<br />

Attivazione di un Forum: tutti i soggetti rilevanti a livello locale ai fini di una strategia ambientale<br />

(istituzioni, amministrazioni, soggetti economici, associazioni, gruppi informali, ecc.) devono essere coordinati<br />

all’interno di un Forum finalizzato ad orientare il processo di elaborazione <strong>del</strong>l’AGENDA 21 e di monitorarne<br />

l’applicazione.<br />

Consultazione permanente: la consultazione <strong>del</strong>la comunità ha lo scopo di riconoscere i bisogni, definire<br />

le risorse che ogni parte può mettere in gioco, individuare e istruire gli eventuali conflitti tra interesse diversi<br />

e definire una visione dei punti critici e dei punti di forza di una comunità locale. Il Forum può essere<br />

organizzato per gruppi tematici o gruppi territoriali in modo da attivare tutte le risorse di conoscenza e di<br />

confronto disponibili in loco.<br />

SOGGETTI RAPPRESENTATIVI<br />

DELLA REALTÀ LOCALE DISPOSTI A<br />

LAVORARE E CONFRONTARSI<br />

FORUM<br />

GRUPPI DI LAVORO TEMATICI<br />

PIANO D’AZIONE<br />

LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

15<br />

Sono i portatori di interesse locale che possono<br />

promuovere iniziative di sostenibilità e collaborare<br />

con le amministrazioni locali.<br />

I principali obiettivi <strong>del</strong> Forum di AGENDA 21 sono:<br />

aprire un confronto su progetti ed esperienze;<br />

concertare le linee di orientamento generali;<br />

organizzare e monitorare il lavoro dei gruppi<br />

tematici; elaborare il Piano d’Azione.<br />

Si riuniscono periodicamente per approfondire<br />

tematiche specifiche ed elaborare obiettivi ed<br />

azioni progettuali che costituiranno la base per la<br />

redazione <strong>del</strong> Piano d’Azione.<br />

Costituisce un insieme di azioni concertate e<br />

selezionate nell’ambito <strong>del</strong> Forum. Rappresenta<br />

un documento programmatico e di indirizzo per<br />

uno sviluppo locale sostenibile.<br />

Audit territoriale e redazione di un Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente: raccolta di tutti i dati di base<br />

sull’ambiente fisico, sociale ed economico. Un vero audit che serva a costruire, attraverso indicatori ambientali,<br />

il Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente su cui si svilupperà la discussione per la redazione <strong>del</strong>l’AGENDA 21<br />

locale con l’aiuto <strong>del</strong> Forum locale.<br />

Obiettivi e priorità: nella definizione <strong>del</strong>l’Agenda 21 locale, la definizione degli obiettivi ambientali e di<br />

sostenibilità, quanto più concreti e quantificabili, deve essere integrata con la formulazione di un ordine


LA STRUTTURA DEL RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE<br />

16<br />

di priorità. Gli obiettivi generali e le priorità si devono tradurre in programmi indirizzati a obiettivi specifici<br />

associati a precise scadenze temporali.<br />

Piano di Azione ambientale: programma di azioni concrete e necessarie per raggiungere gli obiettivi<br />

prefissati, con la definizione degli “attori” che saranno responsabili <strong>del</strong>l’attuazione, <strong>del</strong>le risorse finanziarie e<br />

degli strumenti di supporto.<br />

Monitoraggio, valutazione e aggiornamento <strong>del</strong> Piano di Azione: devono essere attivate procedure<br />

di controllo sull’attuazione e sull’efficacia <strong>del</strong> Piano di Azione con rapporti periodici che individuino i<br />

miglioramenti e i peggioramenti <strong>del</strong>la situazione ambientale. La valutazione <strong>del</strong>la sintonia tra i piani tradizionali<br />

di organizzazione <strong>del</strong> territorio (PTP, Piani di sviluppo, Piani d’area, PGT comunali, ecc.) ed il Piano di Azione<br />

ambientale potrà essere fatta con la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ossia la valutazione <strong>del</strong> grado<br />

di sostenibilità <strong>del</strong>la pianificazione rispetto agli obiettivi di qualità fissati dal Piano di Azione ambientale.


STRUTTURA DEL PARCO<br />

17<br />

CAPITOLO 1<br />

STRUTTURA DEL PARCO


STRUTTURA DEL PARCO<br />

19<br />

CAPITOLO 1<br />

STRUTTURA DEL PARCO<br />

Nel presente capitolo si riportano le informazioni relative alla struttura organizzativa <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, al fine<br />

di fornire un quadro generale <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>l’Ente.<br />

Gli organi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Assemblea Consortile<br />

Le scelte e le decisioni che condizionano l’assetto e il futuro <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono contenute nella Mission di questo<br />

Ente: sviluppo sostenibile, tutela <strong>del</strong>la biodiversità e qualità <strong>del</strong>la vita. Esse sono prerogative <strong>del</strong>l’organo di<br />

indirizzo e controllo politico e amministrativo <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: l’Assemblea<br />

Consortile.<br />

Questo organo, rappresentativo <strong>del</strong>le diverse amministrazioni locali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, è composto da un rappresentante<br />

per ciascuno degli Enti consorziati: il Sindaco per i comuni e il Presidente per le Province, o da loro <strong>del</strong>egati.<br />

L’assemblea si riunisce in sessione ordinaria due volte l’anno per l’approvazione <strong>del</strong> bilancio di previsione e <strong>del</strong><br />

rendiconto e può essere convocata in sessione straordinaria dal Presidente <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ogniqualvolta le esigenze<br />

lo richiedano.<br />

Ogni Ente partecipa alle decisioni e al funzionamento <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

con un “voto ponderale”, che è viene calcolato in base ad una griglia in cui si considerano due parametri: la<br />

popolazione residente e la superficie di territorio tutelato.


STRUTTURA DEL PARCO<br />

20<br />

Tabella 1.1: Calcolo <strong>del</strong> “voto ponderale” di ogni Comune in base alla sua popolazione residente e<br />

alla superficie di territorio tutelato.<br />

Abbiategrasso<br />

Arsago Seprio<br />

Bereguardo<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Besate<br />

Besnate<br />

Boffalora sopra <strong>Ticino</strong><br />

Borgo San Siro<br />

Buscate<br />

Carbonara al <strong>Ticino</strong><br />

Cardano al Campo<br />

Casorate Sempione<br />

Cassinetta di Lugagnano<br />

Cassolnovo<br />

Castano Primo<br />

Cuggiono<br />

Ferno<br />

Gallarate<br />

Gambolò<br />

Garlasco<br />

Golasecca<br />

Gropello Cairoli<br />

Linarolo<br />

Lonate Pozzolo<br />

Magenta<br />

Mezzanino<br />

Morimondo<br />

Motta Visconti<br />

Nosate<br />

Ozzero<br />

Pavia<br />

Robecchetto con Induno<br />

Robecco con Naviglio<br />

Samarate<br />

San Martino Siccomario<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Torre d’Isola<br />

Travacò Siccomario<br />

Turbigo<br />

Valle Salimbene<br />

Vanzaghello<br />

Vergiate<br />

Vigevano<br />

Villanova d’Ardenghi<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Zerbolò<br />

Comuni Abitanti al<br />

1/1/2004<br />

28.890<br />

4.601<br />

2.443<br />

2.974<br />

1.801<br />

4.964<br />

4.308<br />

1.049<br />

4.339<br />

1.355<br />

12.402<br />

5.165<br />

1.629<br />

6.051<br />

10.193<br />

7.697<br />

6.479<br />

48.472<br />

8.737<br />

9.307<br />

2.449<br />

4.213<br />

2.179<br />

11.730<br />

23.161<br />

1.434<br />

1.158<br />

6.570<br />

640<br />

1.330<br />

71.660<br />

4.574<br />

6.293<br />

15.815<br />

5.117<br />

10.095<br />

16.449<br />

2.024<br />

3.574<br />

7.416<br />

1.336<br />

4.996<br />

8.628<br />

59.561<br />

709<br />

421<br />

1.253<br />

Superficie<br />

Km 2<br />

46.765<br />

10.38<br />

17.431<br />

12.131<br />

12.607<br />

7.704<br />

7.46<br />

17.69<br />

7.764<br />

15.534<br />

9.419<br />

6.967<br />

3.341<br />

32.013<br />

19.096<br />

14.862<br />

8.741<br />

20.977<br />

54.575<br />

39.031<br />

7.496<br />

26.27<br />

13.018<br />

28.817<br />

21.837<br />

12.525<br />

25.923<br />

10.51<br />

5.007<br />

11.049<br />

62.887<br />

13.969<br />

20.42<br />

15.852<br />

13.692<br />

25.017<br />

30.438<br />

16.378<br />

16.147<br />

8.539<br />

7.922<br />

5.536<br />

21.639<br />

79.094<br />

5.681<br />

7.826<br />

37.467<br />

Quote<br />

8<br />

4<br />

3<br />

3<br />

3<br />

3<br />

3<br />

3<br />

3<br />

3<br />

5<br />

4<br />

2<br />

6<br />

6<br />

5<br />

4<br />

8<br />

7<br />

6<br />

2<br />

5<br />

3<br />

7<br />

6<br />

3<br />

4<br />

4<br />

2<br />

3<br />

12<br />

4<br />

5<br />

6<br />

5<br />

6<br />

7<br />

3<br />

4<br />

4<br />

2<br />

3<br />

5<br />

12<br />

2<br />

2<br />

4


STRUTTURA DEL PARCO<br />

21<br />

La quota di partecipazione di ciascuna Provincia è determinata in rapporto alla popolazione complessiva dei<br />

comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> appartenenti alla Provincia stessa.<br />

Tabella 1.2: Quota di partecipazione di ogni Provincia in base alla popolazione e alla superficie<br />

territoriale complessiva dei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> appartenenti alla Provincia stessa.<br />

Varese<br />

Milano<br />

Pavia<br />

Province Abitanti dei comuni<br />

<strong>Parco</strong> al 31/12/2004<br />

Questo meccanismo di ponderazione <strong>del</strong>le quote consortili è stato studiato per rappresentare in modo bilanciato<br />

sia le valenze naturali sia quelle antropiche (umane) <strong>del</strong> territorio: i comuni più grandi e più urbanizzati sono<br />

messi in equilibrio da comuni con una minore densità di abitanti ed una maggiore estensione di aree verdi.<br />

Le scelte operate dall’Ente, in questo modo, hanno la garanzia di tenere in considerazione i due aspetti cruciali<br />

<strong>del</strong>l’amministrazione di un’area protetta, tutelare l’ambiente naturale e indirizzare in modo sostenibile le attività<br />

umane.<br />

Consiglio di Amministrazione<br />

Il Consiglio di Amministrazione è l’organo<br />

tecnico che attua gli indirizzi programmatici<br />

formulati dall’Assemblea Consortile per<br />

il conseguimento dei fini espressi nello<br />

Statuto.<br />

Il Consiglio di Amministrazione è nominato<br />

dall’Assemblea a maggioranza assoluta<br />

dei voti, ed è composto dal Presidente <strong>del</strong><br />

Consorzio e da 8 membri scelti dall’Assemblea<br />

Consortile. Dura in carica cinque anni<br />

e comunque fino all’insediamento <strong>del</strong><br />

nuovo Consiglio. Ha il compito di riferire<br />

annualmente all’Assemblea sulla propria<br />

attività e svolge una funzione propositiva nei<br />

confronti <strong>del</strong>la stessa.<br />

Il Consiglio di Amministrazione propone<br />

all’Assemblea il bilancio di previsione, il<br />

rendiconto, i piani finanziari e il piano<br />

pluriennale economico e sociale per la<br />

promozione <strong>del</strong>le attività compatibili. Spetta<br />

inoltre a questo organo l’ordinamento degli<br />

uffici e dei servizi <strong>del</strong>l’ente, l’approvazione<br />

<strong>del</strong>le convenzioni con soggetti pubblici e<br />

privati per la realizzazione di interventi di<br />

recupero e valorizzazione <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>, l’approvazione di regolamenti interni,<br />

amministrativi e tecnici, necessari per il<br />

funzionamento degli uffici e dei servizi, la<br />

nomina <strong>del</strong> Direttore e <strong>del</strong> Segretario <strong>del</strong><br />

consorzio e l’eventuale istituzione di comitati<br />

tecnico-scientifici.<br />

Il Consiglio di Amministrazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> è attualmente così composto:<br />

147.670<br />

117.969<br />

182.002<br />

Superficie<br />

Km 2<br />

467.363.879<br />

201.280.705<br />

246.825.728<br />

Quote<br />

15<br />

12<br />

18


STRUTTURA DEL PARCO<br />

Tabella 1.3: Composizione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Consiglio di amministrazione Carica Deleghe<br />

Milena BERTANI<br />

Marta BALESTRERI<br />

Luigi Enzo Emilio DUSE<br />

Luigi Paolo MOTTA<br />

Roberto Gabriele CAIELLI<br />

Fausto SANSON<br />

Giuseppe FILONI<br />

Mario Fabrizio FRACASSI<br />

Leonardo TARANTINO<br />

Presidente<br />

Consigliere<br />

Vicepresidente<br />

Consigliere<br />

Consigliere<br />

Consigliere<br />

Consigliere<br />

Consigliere<br />

Consigliere<br />

22<br />

Agenda 21<br />

Settore tutela ambientale e idrogeologico<br />

Settore legale e contenzioso<br />

Vigilanza<br />

Bilancio e Risorse Finanziarie<br />

Personale<br />

Educazione Ambientale<br />

Volontariato, Protezione Civile e Guardie Ecologiche<br />

Urbanistica, territorio e tutela <strong>del</strong> paesaggio<br />

Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (Progetto Wise Plans)<br />

Settore Ambientale e Idrogeologico<br />

Opere Pubbliche<br />

Agricoltura e sviluppo rurale<br />

Volontariato,Protezione Civile e Guardie Ecologiche Volontarie<br />

Europe Direct<br />

Foreste<br />

Patrimonio faunistico<br />

Di seguito si riporta il numero di Deliberazioni assunte dall’Assemblea Consortile e dal Consiglio di<br />

Amministrazione:<br />

Figura 1.1: Numero di <strong>del</strong>iberazioni annuali <strong>del</strong>l’Assemblea Consortile e <strong>del</strong> Consiglio di<br />

Amministrazione.<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

22<br />

171<br />

20<br />

157<br />

33<br />

156<br />

25<br />

133<br />

22<br />

111<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

27<br />

111<br />

A.C.<br />

C.d.A.


STRUTTURA DEL PARCO<br />

23<br />

Presidente<br />

Il Presidente <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è eletto dall’Assemblea Consortile a<br />

maggioranza assoluta dei voti, unitamente al Consiglio di Amministrazione, ma con votazione separata. Il<br />

presidente dura in carica cinque anni, come il Consiglio di Amministrazione.<br />

Competono al Presidente la rappresentanza legale <strong>del</strong>l’ente, la convocazione e la presidenza <strong>del</strong>l’Assemblea<br />

Consortile e <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione, nonché la vigilanza sull’esecuzione <strong>del</strong>le relative <strong>del</strong>iberazioni.<br />

Competono inoltre al Presidente la sovrintendenza su tutti gli uffici e i servizi <strong>del</strong>l’ente, le azioni possessorie,<br />

i provvedimenti conservativi ed in genere tutti i ricorsi e le azioni aventi carattere di urgenza, oltre a ogni altra<br />

funzione attribuita dalla legge, dallo statuto e dai regolamenti, da atti degli organi collegiali <strong>del</strong>l’ente.<br />

Vice Presidente<br />

Il Presidente nomina, tra i componenti <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione, un vicepresidente che lo sostituisce<br />

nelle sue funzioni in caso di vacanza <strong>del</strong> posto, di temporanea assenza o impedimento.<br />

Collegio dei Revisori<br />

E’ composto da 3 membri nominati dall’Assemblea Consortile su designazione, rispettivamente <strong>del</strong>l’Assemblea,<br />

<strong>del</strong>la Giunta Regionale e <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong> Tesoro; dura in carica tre anni e verifica la coerenza <strong>del</strong>la gestione<br />

economica e finanziaria <strong>del</strong>l’Ente.<br />

Direttore<br />

Sovrintende e coordina tutte le attività gestionali <strong>del</strong>l’Ente, anche di rilevanza esterna, ed è responsabile <strong>del</strong>la<br />

direzione generale <strong>del</strong>l’Ente. La sua funzione tecnica è di supporto alle decisioni degli organi collegiali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>,<br />

in seguito alle quali egli predispone tutte le azioni che le rendono esecutive, ad esempio, sottoscrivendo contratti,<br />

emanando autorizzazioni, pareri e nulla osta, presiedendo alle gare ed alle commissioni di concorso.<br />

Il suo ruolo si svolge principalmente in ufficio, dove segue il coordinamento di tutta l’organizzazione operativa,<br />

predispone gli adempimenti tecnici per la redazione <strong>del</strong> bilancio e autorizza le spese di funzionamento <strong>del</strong>la<br />

struttura sul territorio, dove cura la concreta applicazione <strong>del</strong> Piano Territoriale di Coordinamento e dei piani<br />

derivati e le relazioni con altri soggetti istituzionali, quali la Regione, il Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente, l’Autorità di<br />

Bacino <strong>del</strong> Po, le Università, i centri di ricerca, ma anche con gli Enti consorziati, le associazioni ed i privati, per<br />

la definizione di progetti e proposte che può formulare al Consiglio di Amministrazione.<br />

Segretario<br />

Il Consorzio è un’istituzione territoriale che produce atti amministrativi di estrema rilevanza, poiché le decisioni<br />

prese dall’Assemblea e dal Consiglio di Amministrazione possono creare obblighi e vincoli per soggetti esterni<br />

o, comunque, ne possono condizionare le facoltà. Nell’esercizio di questa attribuzione, gli organi collegiali<br />

<strong>del</strong>l’Ente sono affiancati dalla figura <strong>del</strong> Segretario, che cura la corretta interpretazione giuridico-amministrativa<br />

<strong>del</strong>le espressioni <strong>del</strong>l’Ente, affinché siano efficaci dal punto di vista formale e procedurale, come si conviene<br />

ad un Ente pubblico. Inoltre, il Segretario può stipulare contratti e autenticare scritture private nell’interesse<br />

<strong>del</strong>l’Ente.<br />

Struttura operativa<br />

La dotazione organica <strong>del</strong>l’Ente fa capo al Direttore che organizza, coordina e dirige il personale e le strutture<br />

operative <strong>del</strong> Consorzio. Il lavoro <strong>del</strong>l’Ente è suddiviso per ambiti di competenza – settori e uffici – in cui<br />

operano dipendenti e collaboratori, coordinati dai capi settore, i quali organizzano le attività in base alle risorse<br />

disponibili per il raggiungimento degli obiettivi specifici, identificati nel Piano Economico e di Gestione (PEG)<br />

<strong>del</strong>l’Ente.<br />

Gli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Di seguito si riportano, in sintesi, le principali attività svolte dai diversi settori ed uffici operativi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

SETTORI TECNICI<br />

SETTORE VEGETAZIONE E BOSCHI<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Gestione <strong>del</strong>la normativa di tutela forestale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

- Classificazione dei boschi<br />

- Classificazione dei filari e degli interventi agro-silvo-pastorali<br />

-<br />

Definizione <strong>del</strong>la forma di governo <strong>del</strong> bosco, arboricoltura da legno


STRUTTURA DEL PARCO<br />

24<br />

- Pratiche relative alla concessione dei fondi previsti dal Piano di Sviluppo Rurale <strong>del</strong>la Regione Lombardia per<br />

il rimboschimento di superfici agricole<br />

- Sportelli aperti al pubblico<br />

- Lavori forestali<br />

- Compensazioni forestali<br />

- Gestione <strong>del</strong> vivaio forestale<br />

- Lotta al deperimento dei popolamenti forestali<br />

- Collaborazione con le Province per la redazione e l’approvazione dei Piani di Assestamento Forestale<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie l’emissione di pareri riguardanti i seguenti aspetti:<br />

- Rilascio di pareri di conformità al PTC per filari e piante isolate<br />

- Autorizzazione al Cambio di destinazione d’uso dei boschi e relative compensazioni ambientali<br />

- Autorizzazioni per vincolo idrogeologico<br />

- Rilascio di nulla osta al taglio boschi<br />

- Rilascio di nulla osta al taglio filari<br />

- Rilascio di nulla osta al taglio piante isolate<br />

- Rinnovo dei nulla osta per il taglio<br />

- Rilascio di nulla osta al taglio pioppeti<br />

SETTORE TUTELA AMBIENTALE, IDROGEOLOGICO E LAVORI PUBBLICI<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Gestione <strong>del</strong>le campagne di monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e ei suoi principali affluenti<br />

- Interventi pubblici finanziati dalla Regione Lombardia nell’ambito <strong>del</strong> sistema Master Plan Navigli<br />

- Riassetto idrogeologico <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong> e dei suoi affluenti<br />

- Bioremediation: sistemazione forestale <strong>del</strong>le cave recuperate<br />

- Manutenzione di piste ciclabili, sentieri, centri parco e pulizia boschi e spiagge<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie l’emissione di pareri riguardanti i seguenti aspetti:<br />

- Pratiche di concessione di acque superficiali<br />

- Pratiche di concessione di acque sotterranee<br />

- Pratiche di autorizzazione di escavazione<br />

- Pratiche di concessione demanio idrico<br />

- Modifica morfologica/paesaggistica<br />

-<br />

Bonifiche e recupero aree degradate


STRUTTURA DEL PARCO<br />

- Bonifiche agrarie (parere di competenza)<br />

- Escavazione pozzi<br />

- Realizzazione impianti smaltimento rifiuti (presentazione di pratiche anche se vietate)<br />

- Derivazione di acqua<br />

- Autorizzazioni paesaggistiche<br />

SETTORE FAUNA<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Approfondimento e divulgazione <strong>del</strong>la conoscenza faunistica mediante censimenti<br />

- Supporto tecnico faunistico agli altri Servizi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in tema faunistico<br />

- Monitoraggio <strong>del</strong>l’avifauna<br />

- Inanellamento degli uccelli migratori<br />

- Recupero <strong>del</strong>la fauna selvatica<br />

- Controllo fauna alloctona e invasiva che incide sul patrimonio faunistico e danneggia l’agricoltura<br />

- Gestione dei diritti esclusivi di pesca<br />

- Piano di Settore Fauna <strong>It</strong>tica<br />

- Gestione <strong>del</strong> diritto di pesca Ramo dei Prati<br />

- Gestione area demaniale “Lanca Ayala” e l’annessa Darsena<br />

- Incubatoio ittico<br />

- Attività didattiche<br />

SETTORE AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Accertamento e stima dei danni da selvaggina<br />

- Informazioni e rapporti con il pubblico<br />

- Conduzione <strong>del</strong> Giardino dei Frutti Antichi<br />

- Progettazione, coordinamento e parziale gestione di convenzioni varie con aziende agricole<br />

- Salvaguardia degli appezzamenti a marcita previsti dal regolamento<br />

- Gestione convenzioni con aziende agricole per mantenimento marcite<br />

- Progetto Marchio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> – Produzione controllata<br />

- Assistenza Tecnica alle aziende a marchio<br />

- Gestione amministrativa ed etichettatura<br />

- Promozione dei prodotti a marchio<br />

- Salvaguardia <strong>del</strong>la biodiversità in campo agricolo<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie l’emissione di pareri riguardanti i seguenti aspetti:<br />

-<br />

Pareri per bonifiche agricole con asportazione di materiale<br />

25


STRUTTURA DEL PARCO<br />

- Pareri per bonifiche senza asportazione di materiale, livellamenti, spianamenti, interventi su fossi<br />

- Autorizzazioni paesaggistiche.<br />

26<br />

SETTORE URBANISTICA E TUTELA DEL PAESAGGIO<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Pareri di conformità ai PGT comunali<br />

- Pareri di conformità relativamente alle varianti ai PGT<br />

- Pareri relativi alle pratiche di condono edilizio<br />

- Pareri relativi ad aree R degradate da recuperare<br />

- Pareri relativi ai PTC provinciali<br />

- Pareri e istruttorie relativamente a progetti infrastrutturali<br />

- Pareri relativi ad opere costruite su aree sottoposte a vincolo (<strong>del</strong>l’Art. 32, L. 47/1985)<br />

- Rilascio autorizzazioni paesaggistiche<br />

- Accertamenti di compatibilità paesaggistica<br />

- Posa di cartelli pubblicitari<br />

- Istruttoria e provvedimento relativi ai progetti previsti dal Piano d’Area di Malpensa (compreso<br />

aggiornamento)<br />

UFFICIO EDUCAZIONE AMBIENTALE<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Attività fieristica<br />

- Gemellaggi e altre attività di rete con altre aree protette<br />

- Interventi di cooperazione internazionale e nazionale<br />

- Promozione di iniziative culturali<br />

- Realizzazione <strong>del</strong>la collana tematica libri <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

UFFICIO TURISMO<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong> settore possono essere così riassunte:<br />

- Gestione biblioteca<br />

- Gestione book shop e centri informazione<br />

- Distribuzione e vendita <strong>del</strong> materiale informativo, scientifico e cartografico<br />

- Vendita gadgets<br />

- Promozione e gestione coordinata dei Centri <strong>Parco</strong>-Oasi e Riserve<br />

- Gestione <strong>del</strong> servizio di Call Center<br />

- Valorizzazione e controllo sentieristica, strutture e attività sul territorio<br />

- Formazione guide naturalistiche<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie l’emissione di pareri riguardanti i seguenti aspetti:<br />

- Rilascio autorizzazioni per manifestazioni sportive e manifestazioni varie<br />

- Rilascio patrocini<br />

- Rilascio autorizzazioni per utilizzo Aula Magna presso Centro <strong>Parco</strong> Fagiana<br />

- Rilascio autorizzazioni per utilizzo Aula Magna presso Centro <strong>Parco</strong> Dogana<br />

- Rilascio autorizzazioni per visite guidate<br />

- Sottoscrizione di Convenzioni con Associazioni che svolgono attività sportive<br />

SETTORE VIGILANZA<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Sorveglianza <strong>del</strong> territorio per problematiche legate all’inquinamento idrico, disboscamenti, discariche<br />

- Sorveglianza circolazione mezzi motorizzati<br />

- Gestione, censimento e abbattimento <strong>del</strong>la popolazione di cinghiale<br />

- Gestione, censimento e abbattimento <strong>del</strong>la popolazione di siluro<br />

- Eradicazione <strong>del</strong>la nutria<br />

- Monitoraggio <strong>del</strong>lo scoiattolo grigio<br />

- Attività di censimento (caprioli, anatidi, garzaie, avifauna inanellata, ecc.)<br />

- Tabellatura dei confini <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> per ATC e riserve di pesca<br />

-<br />

Attività collegate al reinserimento <strong>del</strong>la trota, <strong>del</strong> pigo e <strong>del</strong>la lontra


STRUTTURA DEL PARCO<br />

- Monitoraggio processionaria<br />

- Supporto all’attività fieristica<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie, il settore vigilanza effettua le seguenti verifiche e sopralluoghi:<br />

- Denuncia taglio<br />

- Attivazione pozzi<br />

- Rilascio concessioni demaniali<br />

- Ottemperanza obblighi di ripristino<br />

- Bonifiche e sbancamenti<br />

- Mantenimento marcite<br />

- Controllo reflui<br />

- Ottenimento autorizzazione paesistica<br />

SETTORE VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Prevenzione ed estinzione incendi (AIB)<br />

- Ricognizione aerea<br />

- Controllo sala operativa in collaborazione con i Guardaparco<br />

- Vigilanza Ecologica (GEV)<br />

- Protezione Civile (PC)<br />

- Colonna Mobile Regionale di Protezione Civile: forza di pronto impiego<br />

- Corsi di aggiornamento e formazione<br />

- Addestramento<br />

- Manutenzione e riparazione mezzi ed attrezzature<br />

- Pulizia sede<br />

27<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie, il rilascio di verbali di riferimento e di accertamento di trasgressione.


STRUTTURA DEL PARCO<br />

28<br />

STAFF DI DIREZIONE E PRESIDENZA<br />

SERVIZIO STRUMENTI DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione <strong>del</strong>l’ufficio riguardano la promozione e il coordinamento <strong>del</strong>le<br />

A21 degli Enti Consorziati <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Tra le attività straordinarie l’ufficio ha realizzato il progetto “Agenda 21 nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: mobilità sostenibile<br />

e acquisti verdi”; ha partecipato, con la Regione Lombardia, alla realizzazione di un progetto pilota per la<br />

certificazione ambientale ISO 14001 ed EMAS II <strong>del</strong>le aziende localizzate nelle aree protette; ha dato avvio di<br />

un processo di certificazione ISO 9000 – 14001 per l’Ente <strong>Parco</strong>; ha redatto un bilancio sociale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

UFFICIO SEGRETERIE DI PRESIDENZA E DIREZIONE E UFFICIO RELAZIONI ESTERNE<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Gestione <strong>del</strong>l’attività di segreteria<br />

- Gestione rapporti con Presidente, Consiglieri<br />

- Gestione <strong>del</strong>le comunicazioni<br />

- Gestione <strong>del</strong>l’agenda<br />

- Gestione ed aggiornamento rubrica<br />

- Gestione <strong>del</strong>la posta elettronica<br />

- Registrazione <strong>del</strong>la corrispondenza in entrata e in uscita<br />

- Raccolta, organizzazione e catalogazione <strong>del</strong>la documentazione, prodotta da tutti i Settori e Servizi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>,<br />

che deve essere sottoposta al visto o alla firma <strong>del</strong> Presidente<br />

- Convocazione sedute C.d.A. e preparazione <strong>del</strong> materiale<br />

- Realizzazione <strong>del</strong> notiziario <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

- Gestione <strong>del</strong> Sito Internet<br />

- Raccolta materiale per stesura articoli<br />

- Contatti con gli sponsor<br />

- Rapporti con la tipografia<br />

- Aggiornamento abbonati al periodico<br />

- Aggiornamento <strong>del</strong> Sito Parks in <strong>It</strong>aly<br />

- Contatti con la stampa locale<br />

UFFICIO PROMOZIONE E GESTIONE DEI SISTEMI INFORMATIVI E TELEMATICI<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Banca Dati Georeferenziata (dati acquisiti e dati territoriali fondamentali), modifiche e aggiornamenti<br />

- Collaborazione con tutti i servizi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> per la realizzazione <strong>del</strong>la cartografia relativa ai progetti, <strong>del</strong>le carte<br />

di lavoro e di campagna<br />

- Gestione dei dati digitali relativi ai progetti realizzati nell’ambito <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

- Supporto per tutte le attività di rilevamento <strong>del</strong> territorio con strumenti GPS e conseguente estrapolazione<br />

e correzione dati<br />

- Realizzazione <strong>del</strong>la banca dati dei catastali <strong>del</strong>le proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

- Produzione di dati informatici territoriali su richiesta di enti e organizzazioni esterne<br />

- Creazione <strong>del</strong>la nuova struttura SIT per tipologie di dati<br />

- Gestione <strong>del</strong> sistema informatico aziendale e risoluzione dei problemi tecnici ad esso associati<br />

- Gestione e assistenza apparecchiatura informatica software e hardware<br />

- Amministrazione <strong>del</strong>le connessioni di rete LAN, WAN e Internet<br />

- Sostituzione <strong>del</strong>l’interconnessione tra le sedi e l’accesso ad internet con una soluzione più avanzata<br />

- Applicativo per gestire aggiornamenti, licenze, assistenza tecnica e costi di manutenzione (per statistiche)<br />

- Acquisti per nuove dotazioni o sostituzione apparecchiature obsolete o guaste<br />

- Gestione <strong>del</strong> software PEG.<br />

UFFICIO PROGETTAZIONE, GESTIONE E TUTELA DELLA BIODIVERSITÁ DEI SITI DI INTERESSE<br />

INTERNAZIONALE<br />

Le attività svolte da questo ufficio possono essere così riassunte:<br />

- Verifica <strong>del</strong>l’adeguatezza degli strumenti di pianificazione esistenti ed eventuale adeguamento degli stessi<br />

- Gestione <strong>del</strong>le convenzioni stipulate con la Regione Lombardia<br />

- Istruttorie tecniche per il rilascio <strong>del</strong>la Valutazione di Incidenza degli interventi e dei piani ricadenti all’interno


STRUTTURA DEL PARCO<br />

29<br />

o in prossimità dei SIC e <strong>del</strong>la ZPS ai fini di verificare l’incidenza che tali interventi potrebbero avere sullo<br />

stato di conservazione degli habitat e <strong>del</strong>le specie<br />

- Supporto agli altri Settori nella valutazione di interventi ricadenti in siti Natura 2000 e nella verifica <strong>del</strong>le<br />

misure di conservazione (norme PTC, piani di gestione) dei siti<br />

- Valutazione Ambientale Strategica (VAS) – Analisi degli scenari elaborati e formulazione di proposte per una<br />

pianificazione territoriale sostenibile<br />

- Coordinamento e gestione <strong>del</strong> programma di monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e dei suoi<br />

principali affluenti<br />

- Attuazione <strong>del</strong> programma di censimento/monitoraggio degli impianti di depurazione<br />

- Predisposizione, coordinamento e gestione di progetti nazionali e internazionali sui temi <strong>del</strong>la biodiversità,<br />

<strong>del</strong>la realizzazione <strong>del</strong>le reti ecologiche, di interventi di mitigazione e compensazione degli impatti determinati<br />

dalla costruzione di infrastrutture<br />

- Predisposizione relazioni, documentazione, presentazioni per il direttore per interventi a convegni, seminari,<br />

ecc.<br />

- Organizzazione di convegni<br />

- Attività di coordinamento e supporto per la predisposizione ed elaborazione di pubblicazioni scientifiche<br />

- Attività di rendicontazione finalizzata alla richiesta di contributi per progetti e misure di compensazione<br />

- Partecipazione alla commissione per il paesaggio<br />

UFFICIO EUROPE DIRECT<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Attività informative istituzionali a favore <strong>del</strong>le Province di Brescia e Milano<br />

- Attività inerenti il Piano di lavoro per la Commissione europea DG PRESS e Rappresentanza italiana <strong>del</strong>la<br />

Commissione<br />

- Assistenza tecnica all’europrogettazione per il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> e terzi<br />

- Potenziamento <strong>del</strong>la progettazione comunitaria a favore <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

- Festa <strong>del</strong>l’Europa<br />

- Partecipazione a fiere locali e regionali<br />

- Redazione e pubblicazione bimestrale “Punto Europa”<br />

- Informazione e divulgazione sulle principali politiche comunitarie a livello regionale<br />

- Implementazione <strong>del</strong> Sito Web Europe Direct www.europedirect-ticino.eu<br />

- Piano di Comunicazione Obiettivo 2 elaborazione schede di sintesi in supporto all’orientamento progetti<br />

- Servizio di Help Desk presso lo Europe Direct <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> Lombardia<br />

- Rapporti con enti e partner internazionali<br />

- Programma comunitario Cittadinanza europea attiva Town Twining<br />

-<br />

-<br />

Creazione di nuovi contatti con enti ed organizzazioni per progetti innovativi in tema ambiente, sviluppo<br />

sostenibile, biodiversità<br />

Segnalazioni alle scuole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> su iniziative <strong>del</strong>l’UE in materia di Ambiente<br />

SETTORI AMMINISTRATIVI<br />

SETTORE LEGALE E CONTENZIOSO<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Gestione <strong>del</strong> contenzioso avanti al Tribunale Ordinario Civile da parte <strong>del</strong> Responsabile di settore<br />

- Incarico a legali di fiducia per altri contenziosi non direttamente gestibili <strong>del</strong> Responsabile di settore<br />

- Predisposizione e gestione di idonee coperture assicurative e gestione sinistri<br />

- Registro <strong>del</strong>le Aziende iscritte al Marchio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> Produzioni Controllate<br />

- Assistenza giuridico-legislativa<br />

- Tutela <strong>del</strong> paesaggio: ripristino dei luoghi a seguito di violazioni a seguito di accertate violazioni, concluse con<br />

provvedimento definitivo, in materia di danno ambientale<br />

Rientrano sempre nelle attività ordinarie l’emissione dei seguenti atti:<br />

- Accertamento in materia di divieti d’accesso/sosta ai mezzi motorizzati nelle aree protette elevati da personale<br />

di vigilanza dipendente <strong>del</strong> Consorzio, guardie ecologiche volontarie e Corpo Forestale <strong>del</strong>lo Stato<br />

-<br />

Accertamento in materia di tutela <strong>del</strong>l’ambiente naturale, elevati da personale di vigilanza, guardie ecologiche


STRUTTURA DEL PARCO<br />

30<br />

volontarie e Corpo Forestale <strong>del</strong>lo Stato<br />

- Pass per l’accesso nelle aree protette al transito motorizzato<br />

- Tesserini per la raccolta funghi epigei<br />

- Ordinanze/ingiunzioni per processi verbali di accertamento non pagati, di divieto di accesso/sosta ai mezzi<br />

motorizzati<br />

- Ordinanze/ingiunzioni per procedure verbali di accertamento in materia di danno ambientale<br />

- Gestione <strong>del</strong>le aree patrimoniali e demaniali in concessione<br />

- Verifica <strong>del</strong>la sussistenza <strong>del</strong> diritto di prelazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

- Censimento <strong>del</strong>le Aree Demaniali.<br />

SETTORE FINANZIARIO<br />

Le attività ordinarie di gestione e organizzazione possono essere così riassunte:<br />

- Aggiornamento ex-mo<strong>del</strong>lo 98.2 per ricostruire carriera a fini pensionistici<br />

- Ottimizzazione e integrazione <strong>del</strong>le procedure informatiche di gestione <strong>del</strong> personale<br />

- Gestione <strong>del</strong> contenzioso in materia di lavoro e procedimenti disciplinari<br />

- Accreditamento per il Servizio Civile<br />

- Attività e procedimenti amministrativi a supporto <strong>del</strong>l’attività degli organi di governo e al Segretario Generale<br />

- Registri <strong>del</strong>le <strong>del</strong>iberazioni <strong>del</strong>l’Assemblea e <strong>del</strong> Consiglio d’Amministrazione e le determinazioni dirigenziali<br />

- Ufficio Contratti<br />

- Gestione <strong>del</strong>l’economato<br />

- Razionalizzazione <strong>del</strong>l’archivio cartaceo<br />

- Applicazione D.Lgs. 626/94<br />

- Avvio Piano Esecutivo di Gestione (PEG): redazione dei progetti<br />

- Attuazione <strong>del</strong> Documento Programmatico per la Sicurezza (DPS)<br />

- Nuovo regolamento per l’utilizzo dei mezzi di trasporto <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

- Valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio immobiliare <strong>del</strong> Consorzio<br />

- Implementazione e funzionamento <strong>del</strong> protocollo informatico


ACQUA<br />

31<br />

CAPITOLO 2<br />

ACQUA


Inquadramento generale<br />

ACQUA<br />

33<br />

CAPITOLO 2<br />

ACQUA<br />

Durante la Conferenza internazionale sull’acqua e l’ambiente (Dublino - gennaio 1992) si affermava che: “…<br />

la rarità <strong>del</strong>l’acqua dolce e il suo sconsiderato utilizzo compromettono sempre più gravemente la possibilità<br />

di uno sviluppo ecologicamente razionale e durevole. Salute e benessere <strong>del</strong>l’uomo, sicurezza alimentare e<br />

industrializzazione sono altresì i settori minacciati, nella stessa misura degli ecosistemi da cui esse dipendono”.<br />

L’acqua deve essere, quindi, considerata non solo una risorsa produttiva, ma soprattutto l’elemento che<br />

garantisce le funzioni vitali per tutti gli esseri viventi e che rende possibile la vita sulla Terra.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di sviluppo e di gestione <strong>del</strong>le risorse idriche attuato dalla nostra società ha, però, portato ad<br />

una crisi ecologica degli ecosistemi acquatici causata dall’eccessivo sfruttamento <strong>del</strong>le acque superficiali e<br />

<strong>del</strong>le falde sotterranee, dagli apporti inquinanti di varia provenienza, dall’impatto <strong>del</strong>le grandi infrastrutture<br />

idrauliche, nonché dalla sistematica derivazione dei corsi d’acqua per scopi irrigui e industriali, dal taglio dei<br />

boschi fluviali e dalla bonifica <strong>del</strong>le zone umide. Tutto ciò ha rotto la continuità ecologica <strong>del</strong>la maggioranza<br />

dei fiumi, modificando i loro regimi naturali e generando impatti irreversibili sulla biodiversità e sui processi<br />

geodinamici fluviali. La deforestazione <strong>del</strong>le zone montane in cui hanno origine i bacini idrografici, l’intensa<br />

impermeabilizzazione <strong>del</strong>le zone urbane, assieme al degrado e alla rettificazione di molti fiumi ha diminuito<br />

la capacità di ritenzione <strong>del</strong>le acque nel suolo, accrescendo la capacità di drenaggio dei fiumi verso i mari e<br />

determinando un incremento <strong>del</strong> rischio idrogeologico.<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> e il sistema idrico <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Il fiume <strong>Ticino</strong>, lungo complessivamente 248 km, dal passo di Novena in Svizzera fino alla confluenza con il<br />

Po nei pressi di Pavia, possiede un bacino idrografico di più di 7.000 km 2 , di cui solo 800 nel tratto sublacuale.<br />

Il suo bacino in territorio italiano si sviluppa all’interno <strong>del</strong>la Pianura Padana, area fortemente urbanizzata e<br />

rappresenta un importante corridoio di collegamento ecologico tra i due sistemi montuosi <strong>del</strong>le Alpi e degli<br />

Appennini e di conseguenza tra l’Europa continentale e il bacino <strong>del</strong> Mediterraneo.


ACQUA<br />

34<br />

Il <strong>Ticino</strong>, dopo aver alimentato il lago Maggiore, vi fuoriesce all’altezza <strong>del</strong> comune di Sesto Calende (VA) e,<br />

con un percorso di circa 110 km, confluisce nel Po all’altezza <strong>del</strong> Ponte <strong>del</strong>la Becca nel comune di Linarolo<br />

Po (PV). Dopo l’uscita dal lago, il <strong>Ticino</strong> scorre in una valle d’ampiezza crescente da nord a sud che costituisce<br />

la più estesa area naturale <strong>del</strong>la Pianura Padana, il suo territorio è tutelato da due Parchi Regionali: il <strong>Parco</strong><br />

Lombardo ed il <strong>Parco</strong> Piemontese.<br />

Nei primi 30 km il fiume ha un andamento unicursale e scorre formando meandri incassati in gole profonde<br />

incise da depositi morenici, seguendo un percorso quasi obbligato determinato dalla morfologia dei rilievi<br />

circostanti. Nei successivi 50 km il <strong>Ticino</strong> ha un letto largo con isole sabbiose e ghiaiose e assume un andamento<br />

pluricursale, cioè alimenta diversi canali che si diramano e si riuniscono, formando così una intricata rete di<br />

corsi d’acqua minori. Negli ultimi 20 km il fiume presenta, ad esclusione <strong>del</strong>le zone canalizzate, un tracciato<br />

meandriforme, anche in questo caso in continua evoluzione.<br />

Cenni normativi<br />

Nel 2000 è stata varata dall’Unione Europea la Direttiva 2000/60/CE che rappresenta un quadro di riferimento<br />

in materia di acque per tutti gli Stati Membri. La Direttiva impone la protezione <strong>del</strong>le acque superficiali interne,<br />

<strong>del</strong> reticolo idrografico sotterraneo, <strong>del</strong>le acque di transizione e <strong>del</strong>le acque costiere, ponendo una particolare<br />

enfasi sull’ottimizzazione degli usi e sulla necessità di gestire la risorsa acqua attraverso una pianificazione che<br />

rispetti i bacini idrografici e non i confini amministrativi.<br />

Un capitolo importante è quello relativo alla qualità <strong>del</strong>l’acqua: nella Direttiva si mira ad ottenere la graduale<br />

riduzione <strong>del</strong>le emissioni di sostanze pericolose nelle acque per raggiungere l’obiettivo finale di eliminare<br />

quelle ritenute più inquinanti al fine di risolvere radicalmente situazioni di rischio potenziale e contribuire a<br />

raggiungere valori vicini a quelli <strong>del</strong> fondo naturale.<br />

Fra i concetti fondamentali su cui si basa la Direttiva ricordiamo i principi di precauzione e di azione<br />

preventiva, quello di riduzione dei danni causati all’ambiente ed infine il principio “chi inquina<br />

paga”, che presuppone quindi un adeguato sistema di controllo e di sanzioni che ne permettano la concreta<br />

attuazione. La Direttiva propone, in sintesi, un utilizzo sostenibile <strong>del</strong>l’acqua e degli ecosistemi “fondato sulla<br />

protezione a lungo termine <strong>del</strong>le risorse idriche disponibili”. L’innovatività <strong>del</strong>la Direttiva europea è dunque<br />

l’approccio complessivo, poiché non rivolge l’attenzione solo sullo stato qualitativo <strong>del</strong>l’acqua, ma anche sulla<br />

funzionalità ecologica dei corpi idrici.<br />

Per attuare i programmi di misure indicate dalla nuova Direttiva e specificate nei Piani di gestione in relazione<br />

alle acque superficiali, alle acque sotterranee e alle aree protette, gli Stati membri devono prevenire il<br />

deterioramento di tutti i corpi idrici, devono tutelarli, migliorarli e ripristinarne l’integrità, al fine di raggiungere<br />

entro il 2015 un buono stato <strong>del</strong>le acque superficiali e sotterranee.<br />

Nel panorama italiano la fonte giuridica primaria in materia di acque è costituita dal Decreto Legislativo<br />

152/06 “Norme in materia ambientale”. Questa legge è frutto sia <strong>del</strong> recepimento di alcune Direttive<br />

Comunitarie (la Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento <strong>del</strong>le acque reflue urbane e la Direttiva<br />

91/676/CEE relativa alla protezione <strong>del</strong>le acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti dall’attività<br />

agricola), sia <strong>del</strong>la necessità di riordinare e migliorare la legislazione riguardante la protezione, il risanamento<br />

e l’uso corretto e razionale <strong>del</strong>la risorsa idrica. La normativa si propone di definire la disciplina generale per la<br />

tutela <strong>del</strong>le acque superficiali, marine e sotterranee perseguendo i seguenti obiettivi:<br />

Prevenire e ridurre l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;<br />

Conseguire il miglioramento <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>le acque e fornire adeguate protezioni per quelle destinate a<br />

particolari usi;<br />

Perseguire usi sostenibili e durevoli <strong>del</strong>le risorse idriche, con priorità per quelle potabili;<br />

Perseguire obiettivi di qualità dei corpi idrici che garantiscano il mantenimento <strong>del</strong>la capacità naturale di<br />

autodepurazione dei corpi idrici, nonché <strong>del</strong>la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben<br />

diversificate;<br />

Definire criteri, vincoli e parametri per il collettamento ed il trattamento <strong>del</strong>le acque reflue urbane, nonché<br />

<strong>del</strong>le modalità per il loro riutilizzo.<br />

Per raggiungere tali obiettivi il decreto richiede: l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per<br />

specifica destinazione dei corpi idrici; la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di<br />

ciascun bacino idrografico e un adeguato sistema di controlli e di sanzioni; il rispetto dei valori limite agli scarichi<br />

fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità <strong>del</strong> corpo recettore.<br />

Viene inoltre previsto l’adeguamento dei sistemi di fognatura, il collettamento e la depurazione degli scarichi


ACQUA<br />

35<br />

idrici, nell’ambito <strong>del</strong> servizio idrico integrato definito dalla Legge 36/94 e l’individuazione di misure per la<br />

prevenzione e la riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili; infine è ipotizzata<br />

l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo <strong>del</strong>le risorse idriche.<br />

Per adeguarsi alla normativa europea e nazionale, la Regione Lombardia ha elaborato un proprio programma<br />

per la tutela e la gestione razionale <strong>del</strong>le risorse idriche per il territorio regionale, da inquadrarsi in un più ampio<br />

sistema, identificabile con il bacino idrografico <strong>del</strong> fiume Po e il mare Adriatico nel tratto costiero interessato<br />

dagli effetti provocati dal trasporto di sostanze inquinanti. Con la Legge Regionale 26/2003 “Disciplina dei<br />

servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo <strong>del</strong><br />

sottosuolo e di risorse idriche”, la Lombardia ha posto le basi per una riorganizzazione generale <strong>del</strong>le norme<br />

in materia di tutela e gestione <strong>del</strong>le acque. Fra le novità più rilevanti la legge prevede la predisposizione <strong>del</strong><br />

Piano di gestione <strong>del</strong> bacino idrografico, quale strumento regionale per la pianificazione <strong>del</strong>la tutela e <strong>del</strong>l’uso<br />

<strong>del</strong>le acque.<br />

Il Piano di Tutela <strong>del</strong>le Acque elaborato dalla Regione Lombardia, in collaborazione con molti altri Enti (fra cui<br />

il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>), Università ed Istituti di Ricerca, è costituito dall’Atto di Indirizzi, e dal Programma di tutela<br />

e uso <strong>del</strong>le acque, nel quale sono individuate le azioni, i tempi e le norme di attuazione per il raggiungimento<br />

degli obiettivi contenuti nell’Atto di Indirizzi.<br />

Nell’Atto di Indirizzo, approvato dal Consiglio Regionale su proposta <strong>del</strong>la Giunta Regionale, sono elencati i<br />

seguenti obiettivi strategici:<br />

Promuovere l’uso razionale e sostenibile <strong>del</strong>le risorse idriche, con priorità per quelle potabili;<br />

Assicurare acqua di qualità, in quantità adeguata al fabbisogno e a costi sostenibili per gli utenti;<br />

Recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali <strong>del</strong>le fasce di pertinenza fluviale e degli ambienti<br />

acquatici;<br />

Incentivare le iniziative per aumentare la disponibilità, nel tempo, <strong>del</strong>la risorsa idrica.<br />

Nel Programma di Tutela e Uso <strong>del</strong>le Acque sono, invece, illustrate nel dettaglio le azioni per il perseguimento<br />

dei suddetti obiettivi, in particolare il Programma definisce lo stato dei corpi idrici superficiali e sotterranei,<br />

individuando i corpi idrici significativi e caratterizzandoli mediante la valutazione <strong>del</strong>lo stato qualitativo e l’analisi<br />

degli aspetti quantitativi.<br />

Il Programma stabilisce inoltre le modalità, i tempi ed i soggetti competenti all’aggiornamento e manutenzione<br />

<strong>del</strong>le reti di monitoraggio qualitativo e quantitativo; definisce i fabbisogni idrici, sulla base degli usi convenzionali<br />

<strong>del</strong>le esigenze legate alla navigazione e alla tutela degli ambienti naturali.


ACQUA<br />

36<br />

Gli indicatori<br />

Tramite gli indici di stato, pressione e risposta selezionati, vengono considerati sia gli aspetti descrittivi legati allo<br />

stato di qualità <strong>del</strong>le acque superficiali <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> sia gli aspetti gestionali <strong>del</strong> servizio idrico<br />

integrato (captazione, distribuzione e depurazione <strong>del</strong>le acque) operante nel territorio.<br />

La prima fase di descrizione comprende i dati di controllo ufficiale <strong>del</strong>le acque superficiali, risalendo al sistema<br />

di monitoraggio, alla sua frequenza e alla scelta dei punti di campionamento, secondo la normativa vigente.<br />

La parte riguardante il servizio di gestione fa riferimento al sistema di gestione dei servizi di acquedotto,<br />

fognatura e depurazione, con una descrizione <strong>del</strong>lo stato attuale degli impianti e <strong>del</strong>le eventuali modifiche<br />

attuate e in programmazione.<br />

Lo stato di qualità chimico-biologica <strong>del</strong>le acque superficiali <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> e dei suoi principali affluenti è<br />

stata definita tenendo conto dei seguenti indici:<br />

Stato biologico espresso tramite l’Indice Biotico Esteso (IBE), che esprime l’impatto <strong>del</strong>l’inquinamento<br />

antropico sulle comunità macrobentoniche dei corsi d’acqua;<br />

Livello di inquinamento chimico-fisico espresso da Macrodescrittori (LIM), determinato dagli apporti dei<br />

principali inquinanti di origine antropica;<br />

Stato di qualità microbiologica espresso sulla base dei parametri analizzati per la valutazione <strong>del</strong>la balneabilità<br />

di un corso d’acqua.<br />

L’espressione <strong>del</strong>la qualità generale degli ecosistemi acquatici è stata, invece, definita, tramite l’utilizzo <strong>del</strong>l’indice<br />

SECA (Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua), che riunisce due degli indici utilizzati per l’espressione <strong>del</strong>lo stato di<br />

qualità chimico-biologica, e cioè l’IBE e il LIM.<br />

Indice Biotico Esteso<br />

L’IBE è un indice che consente di valutare la qualità biologica di un corso d’acqua mediante lo studio <strong>del</strong>le<br />

popolazioni di macroinvertebrati presenti nelle acque correnti. I macroinvertebrati bentonici sono organismi<br />

di dimensioni superiori al millimetro e ogni gruppo sistematico possiede una propria “specialità” morfologica,<br />

fisiologica o comportamentale che lo rende idoneo per l’insediamento nei sedimenti <strong>del</strong> fondo, nelle zone<br />

di corrente, sulle sponde o fra i fusti sommersi di una pianta acquatica. Variazioni <strong>del</strong>le caratteristiche fisiche<br />

e chimiche di un corso d’acqua, causate da svariate fonti di inquinamento, possono indurre modificazioni<br />

qualitative e quantitative nella struttura di tale comunità di organismi.<br />

Questi organismi hanno, infatti, una scarsa mobilità e vivono gran parte <strong>del</strong> loro ciclo vitale nel corso d’acqua<br />

andando a costituire una sofisticata rete di controllo in grado di fornire una risposta a qualsiasi alterazione<br />

ambientale, sia di tipo naturale, come un’improvvisa piena, sia a forme ed associazioni di inquinanti diversi.<br />

L’IBE si basa quindi sull’analisi <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong>la comunità macrobenthonica e “misura” di quanto si discosta<br />

la comunità rinvenuta nel fiume in esame da una comunità “ideale”, che dovrebbe essere presente in<br />

quell’ambiente se non intervenissero perturbazioni di tipo chimico, termico, di portata o altri squilibri. Viene<br />

valutata la presenza e la quantità di determinati taxa (Unità Sistematiche), questa informazione viene poi<br />

convertita in un punteggio e infine in una classe di qualità. Il campionamento <strong>del</strong> macrobenthos viene<br />

effettuato in modo tale da garantire il controllo di tutti i principali microhabitat presenti nel tratto di corso d’acqua<br />

sottoposto al monitoraggio. Una volta raccolto il materiale viene separato direttamente sul campo e si procede<br />

a un primo riconoscimento degli organismi rinvenuti al quale segue un’accurata analisi in laboratorio.<br />

Una volta classificati i taxa presenti si utilizza una tabella a doppia entrata che permette di risalire al valore di<br />

IBE e quindi alla classe di qualità biologica (Tab. 2.1) <strong>del</strong>la stazione di monitoraggio analizzata.<br />

Tabella 2.1. Tabella di conversione dei valori di IBE in classi di qualità, con relativo colore per la<br />

rappresentazione cartografica.<br />

Classi di<br />

qualità<br />

Classe I<br />

Classe II<br />

Classe III<br />

Classe IV<br />

Classe V<br />

Valore di<br />

IBE<br />

10-11-12<br />

8-9<br />

6-7<br />

4-5<br />

1-2-3<br />

Giudizio<br />

Ambiente non inquinato<br />

Ambiente con moderati sintomi di inquinamento<br />

Ambiente inquinato<br />

Ambiente molto inquinato<br />

Ambiente fortemente inquinato<br />

Colore di<br />

riferimento<br />

Azzurro<br />

Verde<br />

Giallo<br />

Arancione<br />

Rosso


ACQUA<br />

37<br />

Di seguito sono presentati, per ogni stazione di campionamento ufficiale <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> (Fig. 2.1), i risultati<br />

ottenuti dalle campagne di monitoraggio biologico effettuate dall’ARPA Lombardia, tramite le sue sezioni<br />

provinciali di Varese, Milano e Pavia, a partire dall’anno 2001. La tempistica di analisi seguita per l’applicazione<br />

<strong>del</strong>l’IBE è stata stagionale e i risultati sono presentati in modo da mettere in evidenza i possibili scostamenti<br />

tra le differenti campagne di monitoraggio.<br />

Figura 2.1. Stazioni ufficiali ARPA per il monitoraggio <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>.<br />

Lonate Pozzolo<br />

BAGNO DEL FIUME TICINO<br />

Boffalora<br />

Bereguardo<br />

Valle Salimbene<br />

LAGO<br />

MAGGIORE<br />

Golasecca<br />

Cuggiono<br />

Vigevano<br />

Pavia<br />

Fiume Po<br />

Tabella 2.2. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2001.<br />

IBE - 2001<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

- 8 7 8 7,7<br />

II<br />

Lonate Pozzolo - 8 7 7 7,3<br />

III<br />

Cuggiono<br />

-<br />

- 8,6 9,4 9<br />

II<br />

Boffalora<br />

- 9 9 8,4 8,8<br />

II<br />

Vigevano<br />

-<br />

- -<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Bereguardo<br />

-<br />

- -<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Pavia<br />

-<br />

- -<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Valle Salimbene -<br />

- -<br />

-<br />

-<br />

-


ACQUA<br />

Tabella 2.3. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2002.<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

- 8,4 8 - 8,2<br />

II<br />

Lonate Pozzolo 8 8 8 - 8<br />

II<br />

Cuggiono<br />

- 8,4 9 - 8,7<br />

II<br />

Boffalora<br />

- 8,4 9 - 8,7<br />

II<br />

Vigevano<br />

8 8,4 9,6 - 8,7<br />

II<br />

Bereguardo<br />

7 8 8,6 - 7,9<br />

II<br />

Pavia<br />

8 8,4 9 - 8,5<br />

II<br />

Valle Salimbene 6 8,6 6 - 6,9<br />

III<br />

Tabella 2.4. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2003.<br />

Tabella 2.5. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2004.<br />

38<br />

IBE - 2002<br />

IBE - 2003<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

-<br />

-<br />

- -<br />

-<br />

-<br />

Lonate Pozzolo 7 8,4 8,6 8,4 8,1<br />

II<br />

Cuggiono<br />

- 10 - 10 10<br />

I<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong> - 10 9,6 - 9,8<br />

II<br />

Vigevano<br />

8,4 9 8 - 8,5<br />

II<br />

Bereguardo 7,6 7 7 - 7,2<br />

III<br />

Pavia<br />

8,6 7 7,6 - 7,7<br />

II<br />

Valle Salimbene 7,6 7,6 7 - 7,4<br />

III<br />

IBE - 2004<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

8 8,6 -<br />

- 8,3<br />

II<br />

Lonate Pozzolo 9 9 -<br />

- 9<br />

II<br />

Cuggiono<br />

8,4 8,6 9 - 8,7<br />

II<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong> - 10 -<br />

- 10<br />

I<br />

Vigevano<br />

8,4 - 10 - 9,2<br />

II<br />

Bereguardo 6,6 -<br />

-<br />

- 6,6<br />

III<br />

Pavia<br />

8,6 -<br />

8 - 8,3<br />

II<br />

Valle Salimbene -<br />

-<br />

-<br />

- -<br />

-


ACQUA<br />

Tabella 2.6. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2005.<br />

Tabella 2.7. Risultati di IBE nelle stazioni ufficiali ARPA per l’anno 2006.<br />

39<br />

IBE - 2005<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

Lonate Pozzolo<br />

Cuggiono<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong><br />

Vigevano<br />

Bereguardo<br />

Pavia<br />

Valle Salimbene<br />

IBE - 2006<br />

stazione primavera estate autunno inverno media classe di qualità<br />

Golasecca<br />

-<br />

9 8 6,4 9<br />

II<br />

Lonate Pozzolo<br />

Cuggiono<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong><br />

8 7 7,4 7,6 7,5<br />

II<br />

Vigevano<br />

-<br />

9<br />

- 9 9<br />

II<br />

Bereguardo<br />

- 6,6 - 8 7,3<br />

III<br />

Pavia<br />

- 9,4 - 10 9,7<br />

II<br />

Valle Salimbene -<br />

-<br />

- 7 7<br />

III<br />

Con riferimento ai valori medi sui 6 anni di monitoraggio, il <strong>Ticino</strong>, si ritrova classificato, dal punto di vista<br />

biologico, in una Classe II di IBE che corrisponde ad un ambiente con moderati sintomi di inquinamento; le<br />

stazioni <strong>del</strong> tratto terminale ricadono tuttavia in una Classe III di IBE corrispondente ad un ambiente inquinato<br />

(Fig. 2.2). Guardando però i differenti valori riscontrati nelle stazioni di monitoraggio si può però rilevare che, a<br />

partire dalla stazione di Vigevano, si ha un peggioramento <strong>del</strong>la qualità. A monte di questa stazione, invece, si<br />

riscontra un migliore stato qualitativo. Questa constatazione sembra, quindi, palesare la divisione <strong>del</strong> fiume in<br />

due tratti di differente qualità: un primo tratto in condizioni buone e un secondo tratto invece con una qualità<br />

peggiore, fa da spartiacque qualitativo la stazione di Vigevano.<br />

II<br />

II<br />

II<br />

III<br />

II<br />

III


Media valori I.B.E.<br />

ACQUA<br />

Figura 2.2. Andamento <strong>del</strong>le classi di qualità biologico lungo il fiume <strong>Ticino</strong>.<br />

12<br />

11<br />

10<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

Golasecca Lonate<br />

Pozzolo<br />

40<br />

Cuggiono Boffalora Vigevano Bereguardo Pavia Valle<br />

Salimbene<br />

Stazioni<br />

Stazione<br />

Primavera Autunno Media Valore<br />

IBE<br />

Livello di inquinamento 2007 da macrodescrittori 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

Il monitoraggio Ter2 chimico-fisico 6 dei corsi d’acqua, * secondo il D.lgs 6 152/06, 6prevede<br />

l’analisi di III una serie di<br />

parametri di base (Tabella 2.8), tra i quali i cosiddetti “macrodescrittori” (Azoto ammoniacale e nitrico, Ossigeno<br />

disciolto, BOD5, COD, Fosforo totale e Escherichia coli), significativi per la definizione <strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>le<br />

acque. Tali parametri riflettono l’impatto <strong>del</strong>le attività umane sull’ambiente idrico poiché forniscono una<br />

misura <strong>del</strong> carico organico immesso e <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>l’ossigeno, significativo per comprendere la risposta<br />

autodepurativa <strong>del</strong> sistema idrico.<br />

Tabella 2.8: Parametri chimici e microbiologici di base<br />

(con (o) e in grassetto sono indicati i parametri macrodescrittori utilizzati per la classificazione <strong>del</strong>le acque).<br />

Portata (m 3 . s -1 )<br />

PH<br />

Solidi sospesi (mg/l)<br />

Temperatura (°C)<br />

Conducibilità (S. cm -1 )<br />

Durezza (mg/l di CaCO3)<br />

Azoto totale (N mg/l)<br />

Azoto ammoniacale (N mg/l) (o)<br />

Azoto nitrico (N mg/l) (o)<br />

Ossigeno disciolto (mg/l) (o)<br />

BOD5 (O2 mg/l) (o)<br />

COD (O5 mg/l) (o)<br />

Ortofosfato (P mg/l)<br />

Fosforo Totale (P mg/l) (o)<br />

Cloruri (Cl - mg/l)<br />

Solfati (SO4 - - mg/l)<br />

Escherichia coli (UFC/100ml) (o)<br />

Classe I<br />

Classe II<br />

Classe III<br />

Classe VI<br />

Classe V<br />

I valori rilevati durante le campagne di monitoraggio sono elaborati statisticamente arrivando a definire il Livello<br />

di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) <strong>del</strong> corso d’acqua analizzato. Ai fini di questa classificazione devono<br />

essere disponibili almeno il 75% dei risultati <strong>del</strong>le misure eseguite in un arco di tempo di 24 mesi. Secondo<br />

la legge tali analisi servono per caratterizzare il corso d’acqua prima, e successivamente per monitorarne<br />

l’andamento nel tempo.<br />

Parametro Livello I Livello II Livello III Livello IV Livello V<br />

100-OD (%sat.)<br />

BOD5 (O2 mg/L)<br />

COD (O2 mg/L)<br />

NH4 (N mg/L)<br />

NO4 (N mg/L)<br />

Fosforo totale (P mg/L)<br />

Escherichia coli (UFC/100mL)<br />

< 10<br />

< 2,5<br />

< 5<br />

< 0,03<br />

< 0,3<br />

< 0,07<br />

< 100<br />

< 20<br />

< 4<br />

< 10<br />

< 0,1<br />

< 1,5<br />

< 0,15<br />

< 1000<br />

< 30<br />

< 8<br />

< 15<br />

< 0,5<br />

< 5<br />

< 0,30<br />

< 5000<br />

< 50<br />

< 15<br />

< 25<br />

< 1,5<br />

< 10<br />

< 0,6<br />

< 20000<br />

> 50<br />

> 15<br />

> 25<br />

> 1,5<br />

> 10<br />

> 0,6<br />

> 20000


Azoto totale (N mg/l)<br />

Azoto ammoniacale (N mg/l) (o)<br />

Azoto nitrico (N mg/l) (o)<br />

ACQUA<br />

Tabella 2.9: Tabella di conversione dei valori dei macrodescrittori in Livelli di Inquinamento.<br />

41<br />

Parametro Livello I Livello II Livello III Livello IV Livello V<br />

100-OD (%sat.)<br />

BOD5 (O2 mg/L)<br />

COD (O2 mg/L)<br />

NH4 (N mg/L)<br />

NO4 (N mg/L)<br />

Fosforo totale (P mg/L)<br />

Escherichia coli (UFC/100mL)<br />

Punteggio da attribuire per ogni<br />

parametro analizzato<br />

(75° percentile <strong>del</strong> periodo<br />

di rilevamento)<br />

LIVELLO DI INQUINAMENTO<br />

DETERMINATO DAI<br />

MACRODESCRITTORI (LIM)<br />

GIUDIZIO<br />

< 10<br />

< 2,5<br />

< 5<br />

< 0,03<br />

< 0,3<br />

< 0,07<br />

< 100<br />

80<br />

480-560<br />

Elevato<br />

< 20<br />

< 4<br />

< 10<br />

< 0,1<br />

< 1,5<br />

< 0,15<br />

< 1000<br />

Solfati (SO4 - - mg/l)<br />

Escherichia coli (UFC/100ml) (o)<br />

Nella tabelle seguenti vengono riportati i dati relativi ai valori di LIM ricavati dai parametri macrodescrittori rilevati<br />

nel periodo 2001-2004 sul fiume <strong>Ticino</strong>; tale lasso di tempo è stato ritenuto particolarmente significativo per<br />

la notevole mole di dati a disposizione, forniti dai dipartimenti provinciali di ARPA Lombardia. E’ inoltre riportata<br />

una tabella contenente, per ogni macrodescrittore, sia il valore statistico <strong>del</strong> 75° percentile (valore tale per<br />

cui il 75% dei dati considerati risultano a questo inferiore) dei due anni di rilevamento 2003-2004, sia il<br />

punteggio attribuito secondo la tabella di conversione dei valori dei macrodescrittori in Livelli di Inquinamento<br />

da Macrodescrittori (LIM). Nelle ultime due colonne viene riportato il punteggio totale ottenuto in ogni stazione<br />

e il relativo LIM (Il livello 1 è quello qualitativamente migliore; il livello 5 è quello qualitativamente peggiore).<br />

40<br />

240-475<br />

Buono<br />

< 30<br />

< 8<br />

< 15<br />

< 0,5<br />

< 5<br />

< 0,30<br />

< 5000<br />

20<br />

120-235<br />

Sufficiente<br />

< 50<br />

< 15<br />

< 25<br />

< 1,5<br />

< 10<br />

< 0,6<br />

< 20000<br />

10<br />

60-115<br />

Scadente<br />

> 50<br />

> 15<br />

> 25<br />

> 1,5<br />

> 10<br />

> 0,6<br />

> 20000<br />

5<br />

< 60<br />

Pessimo


ACQUA<br />

42<br />

Tabella 2.10: Dati relativi ai valori di LIM dall’anno 2001 all’anno 2004 nelle differenti sezioni<br />

<strong>del</strong>l’ARPA.<br />

Stazione Anno LIM Livello<br />

Golasecca<br />

Lonate<br />

Cuggiono<br />

Boffalora<br />

Vigevano<br />

Bereguardo<br />

Pavia<br />

Valle Salimbene<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

2004<br />

440<br />

400<br />

400<br />

340<br />

340<br />

380<br />

380<br />

420<br />

380<br />

380<br />

400<br />

400<br />

360<br />

400<br />

400<br />

400<br />

-<br />

340<br />

360<br />

360<br />

-<br />

320<br />

340<br />

360<br />

-<br />

320<br />

360<br />

360<br />

-<br />

360<br />

300<br />

340<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

2<br />

-<br />

2<br />

2<br />

2<br />

-<br />

2<br />

2<br />

2<br />

-<br />

2<br />

2<br />

2<br />

-<br />

2<br />

2<br />

2


ACQUA<br />

43<br />

Tabella 2.11: 75° percentile sui valori degli anni 2003-2004 per i differenti parametri macrodescrittori<br />

nelle differenti sezioni <strong>del</strong>l’ARPA.<br />

*Valore statistico <strong>del</strong> 75° percentile <strong>del</strong> periodo di rilevamento ** Punteggio attribuito ad ogni parametro analizzato.<br />

Stazione<br />

Golasecca<br />

Lonate<br />

Cuggiono<br />

Boffalora<br />

Vigevano<br />

Bereguardo<br />

Pavia<br />

Ossigeno<br />

disciolto BOD5<br />

COD<br />

Azoto<br />

ammoniacale<br />

Azoto<br />

nitrico<br />

Fosforo<br />

totale<br />

Escherichia<br />

coli<br />

% sat. mg/I O mg/I O mg/I N mg/I N mg/I P UFC/100ml<br />

* ** * ** * ** * ** * ** * ** * **<br />

107,25 80 1 80 5,25 40 0,05 40 0,7 40 0,05 80 1.210 20<br />

91,75 80 1 80 5,25 40 0,08 40 1,9 20 0,05 80 155 40<br />

106,8 80 2 80 5 40 0,06 40 1,1 40 0,03 80 663 40<br />

104,2 80 2 80 5 40 0,04 40 1,1 40 0,03 80 500 40<br />

99,38 80 3,5 40 6,5 40 0,04 40 1,2 40 0,04 80 600 40<br />

95,3 80 3 40 6 40 0,06 40 1,51 20 0,04 80 925 40<br />

91,1 80 3 40 7 40 0,05 40 1,4 40 0,04 80 900 40<br />

LIM Livello<br />

Valle Salimbene 90,5 80 3 40 7,3 40 0,07 40 1,4 40 0,05 80 1.475 20 340 II<br />

Ossigeno<br />

Stazione<br />

disciolto<br />

Il Livello di Inquinamento ottenuto dall’analisi dei Macrodescrittori risulta per tutte le stazioni monitorate uguale a<br />

II (Livello Buono), ma osservando il trend dei valori dalla stazione di Golasecca (VA) a quella di Valle Salimbene<br />

(PV) si evidenzia che nel tratto terminale, a partire da Vigevano, il Livello di Inquinamento, nonostante rientri<br />

sempre in classe II, ottiene punteggi inferiori, indicando una tendenza al peggioramento.<br />

Stato Ecologico<br />

Lo Stato LIM Ecologico (SECA) IBE<strong>del</strong> fiume Classe <strong>Ticino</strong> è stato determinato, Giudizio sulla base <strong>del</strong>la metodologia Colore prevista dal<br />

Decreto Legislativo 152/06 e successive modifiche. Lo stato ecologico è definito valutando il Livello di<br />

Inquinamento 480 - 520dato<br />

dai > Macrodescrittori 10<br />

I(LIM)<br />

e l’Indice Stato Biotico Ecologico Esteso ELEVATO (IBE). Si attribuisce alla stazione di<br />

monitoraggio 240 - 475 il risultato 8 peggiore - 9 tra quelli IIindividuati<br />

dai Stato due Ecologico parametri. BUONO<br />

In funzione dei valori assunti da tali indici, lo Stato Ecologico viene suddiviso in cinque classi di qualità e a<br />

ciascuna 120 classe - 235 viene attribuito 6 - 7 un colore III di riferimento Stato secondo Ecologico lo schema SUFFICIENTE esposto nella Tabella 2.12.<br />

Le classi 60 di - 115 stato ecologico 4 - 5sono<br />

cinque, IV dalla 1 (la migliore) Stato Ecologico alla 5 (la MEDIOCRE peggiore): Elevato, Buono, Sufficiente,<br />

Scadente e Pessimo.<br />

< 60 1 - 3<br />

V Stato Ecologico SCADENTE<br />

Per il calcolo di questo indice sono stati utilizzati i dati raccolti durante le campagne di monitoraggio degli anni<br />

2003 e 2004 effettuate dai Dipartimenti Provinciali di Varese, Milano e Pavia <strong>del</strong>l’ARPA Lombardia.<br />

BOD5 COD<br />

Azoto Azoto Fosforo Escherichia<br />

LIM Livello<br />

ammoniacale nitrico totale coli<br />

% sat. mg/I O mg/I O mg/I N mg/I N mg/I P UFC/100ml<br />

* ** * ** * ** * ** * ** * ** * **<br />

Golasecca 107,25 80 1 80 5,25 40 0,05 40 0,7 40 0,05 80 1.210 20 380 II<br />

Lonate 91,75 80 1 80 5,25 40 0,08 40 1,9 20 0,05 80 155 40 380 II<br />

Cuggiono 106,8 80 2 80 5 40 0,06 40 1,1 40 0,03 80 663 40 400 II<br />

Boffalora 104,2 80 2 80 5 40 0,04 40 1,1 40 0,03 80 500 40 400 II<br />

Vigevano 99,38 80 3,5 40 6,5 40 0,04 40 1,2 40 0,04 80 600 40 360 II<br />

Bereguardo 95,3 80 3 40 6 40 0,06 40 1,51 20 0,04 80 925 40 340 II<br />

Pavia 91,1 80 3 40 7 40 0,05 40 1,4 40 0,04 80 900 40 360 II<br />

Valle Salimbene 90,5 80 3 40 7,3 40 0,07 40 1,4 40 0,05 80 1.475 20 340 II<br />

Tabella 2.12: Tabella di conversione dei valori di IBE e dei valori dei Livelli di Inquinamento in Classi<br />

di Stato Ecologico.<br />

Stazione LIM IBE SECA<br />

380<br />

380<br />

400<br />

400<br />

360<br />

340<br />

360<br />

LIM IBE<br />

Valore<br />

Classe<br />

Media<br />

Giudizio Colore<br />

480 Golasecca - 520 > 10 380 I II Stato 8,7 Ecologico ELEVATOII<br />

II<br />

240 Lonate - 475 8 - 9 380 II II Stato 8,4 Ecologico BUONOII<br />

II<br />

120 Cuggiono - 235 6 - 7 400 III II Stato Ecologico 9,2 SUFFICIENTE II<br />

II<br />

60 Boffalora - 115 4 - 5 400 IV II Stato Ecologico 9,9 MEDIOCRE I<br />

I<br />

< Vigevano 60 1 - 3 360 V II Stato Ecologico 8,8 SCADENTE II<br />

II<br />

Bereguardo 340 II<br />

7,1<br />

III<br />

III<br />

Pavia<br />

360 II<br />

8,0<br />

II<br />

II<br />

Valle Salimbene 340 II<br />

7,4<br />

III/II<br />

III<br />

Stazione LIM IBE SECA<br />

Valore Media<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II


480 - 520<br />

240 - 475<br />

120 - 235<br />

60 - 115<br />

< 60<br />

> 10<br />

8 - 9<br />

6 - 7<br />

4 - 5<br />

1 - 3<br />

I<br />

II<br />

III<br />

IV<br />

V<br />

Stato Ecologico ELEVATO<br />

Stato Ecologico BUONO<br />

Stato Ecologico SUFFICIENTE<br />

Stato Ecologico MEDIOCRE<br />

ACQUA Stato Ecologico SCADENTE<br />

44<br />

Tabella 2.13: Calcolo <strong>del</strong> valore di SECA a partire dai valori di IBE e di LIM.<br />

Stazione LIM IBE SECA<br />

Golasecca<br />

Lonate<br />

Cuggiono<br />

Boffalora<br />

Vigevano<br />

Bereguardo<br />

Pavia<br />

Valle Salimbene<br />

Valore<br />

380<br />

380<br />

400<br />

400<br />

360<br />

340<br />

360<br />

340<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

II<br />

Media<br />

8,7<br />

8,4<br />

9,2<br />

9,9<br />

8,8<br />

7,1<br />

8,0<br />

7,4<br />

II<br />

II<br />

II<br />

I<br />

II<br />

III<br />

II<br />

III/II<br />

I risultati ottenuti dimostrano che lo Stato Ecologico <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> rimane costante lungo tutta l’asta fluviale. Su<br />

8 stazioni totali 6 presentano uno Stato Ecologico (SECA) di classe 2 (qualità buona), mentre le stazioni di<br />

Bereguardo e di Valle Salimbene, in chiusura di bacino, sono le uniche con SECA in classe 3 (qualità sufficiente).<br />

Si può pertanto concludere che la qualità <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> è buona, mantenendosi costantemente a livelli<br />

tipici degli ambienti poco inquinati. Il fiume riesce a sopportare e a reagire abbastanza bene alle pressioni<br />

antropiche determinate dall’apporto di reflui civili, industriali e <strong>del</strong>le aziende agro-zootecniche, soprattutto<br />

grazie alla capacità depurativa garantita da una soddisfacente integrità <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale.<br />

<br />

Approfondimento<br />

IL MONITORAGGIO DEL FIUME TICINO E DEI SUOI PRINCIPALI AFFLUENTI<br />

L’attività di monitoraggio e controllo <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> da parte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è iniziata nel<br />

1998. A partire da quell’anno, e nei due anni successivi, il <strong>Parco</strong> ha assunto il ruolo di coordinatore degli<br />

enti lombardi e piemontesi ufficialmente preposti al controllo, al fine di raccogliere e pubblicare tutti i dati<br />

riguardanti la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. La necessità di poter disporre in temi relativamente brevi di dati<br />

qualitativi <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume ha portato il <strong>Parco</strong> ad un’evoluzione <strong>del</strong> proprio ruolo, trasformandosi da<br />

coordinatore a operatore. A partire dal 2000 il <strong>Parco</strong> lombardo ha organizzato un proprio programma di<br />

monitoraggio con la definizione di stazioni di campionamento distribuite sull’intera asta fluviale. Il <strong>Parco</strong> non<br />

ha voluto in alcun modo sostituire il lavoro effettuato dagli enti competenti, ma ha cercato di approfondire le<br />

conoscenze sugli effetti di alterazione degli ecosistemi connessi dalle principali fonti di inquinamento e per<br />

tale motivo dal 2002 ha allargato la propria area di indagine ai principali affluenti, in particolare quelli che<br />

ricevono reflui trattati dai numerosi depuratori presenti sul proprio territorio, iniziando anche una proficua<br />

collaborazione con il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> piemontese.<br />

Di seguito sono riportati i risultati <strong>del</strong>la campagna 2007 che ha avuto la finalità di raccogliere informazioni<br />

aggiornate sull’impatto degli impianti di depurazione sui corsi d’acqua recettori, alla luce dei numerosi lavori<br />

di adeguamento e ristrutturazione che i diversi impianti distribuiti sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stanno progettando<br />

e realizzando. La scelta di ampliare l’indagine agli affluenti ha permesso altresì di acquisire informazioni<br />

sulla qualità <strong>del</strong>le acque di corsi d’acqua minori che non sono mai stati analizzati o non sono costantemente<br />

monitorati dalle autorità competenti. Si è ritenuto comunque opportuno proseguire le analisi sul fiume <strong>Ticino</strong><br />

per mantenere costantemente sotto controllo l’evoluzione <strong>del</strong>lo stato qualitativo <strong>del</strong>le sue acque.<br />

Sono state monitorate 23 stazioni in due campagne di monitoraggio: la prima nei mese di giugno e luglio<br />

ed la seconda nei mesi di ottobre e novembre. Il monitoraggio chimico-fisico ha considerato, oltre all’analisi<br />

di alcuni parametri di base (pH, Temperatura e Conducibilità) i sette parametri, detti “macrodescrittori”,<br />

particolarmente significativi per la definizione <strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>le acque: Azoto ammoniacale e nitrico,<br />

Ossigeno disciolto, BOD 5 , COD e Fosforo totale. Ogni stazione è stata inoltre monitorata con l’applicazione<br />

<strong>del</strong>l’indagine biologica IBE e con il rilevamento di due parametri microbiologici: Escherichia coli e Streptococchi<br />

fecali.<br />

II<br />

II<br />

II<br />

I<br />

II<br />

III<br />

II<br />

III


ACQUA<br />

Figura 2.3: Stazioni di campionamento lungo il Fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti.<br />

45<br />

Depuratore<br />

Scarichi degli impianti di depurazione<br />

Stazione di campionamento - affluenti<br />

Stazione di campionamento - <strong>Ticino</strong><br />

Provincia di Varese<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> piemontese<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> lombardo<br />

Affluenti <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Fiume <strong>Ticino</strong><br />

Scala 1:200.000<br />

Figura 3.10: Stazioni di campionamento lungo il Fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti.


ACQUA<br />

46<br />

Fiume <strong>Ticino</strong><br />

Di seguito si riportano i risultati ottenuti nel 2007 messi a paragone con quelli <strong>del</strong>l’anno precedente. Non<br />

è più così evidente lo scadimento qualitativo che è sempre stato riscontrato negli anni scorsi all’altezza<br />

<strong>del</strong>la stazione di Vigevano. I dati mostrano comunque un aumento dei valori da monte a valle anche se in<br />

generale non si registrano particolari variazioni tra il 2006 e il 2007.<br />

mg/l O2<br />

mg/l O2<br />

mg/l<br />

mg/l<br />

14,00<br />

12,00<br />

14,00<br />

10,00<br />

12,00<br />

8,00<br />

10,00<br />

6,00<br />

8,00<br />

4,00<br />

6,00<br />

2,00<br />

4,00<br />

0,00<br />

2,00<br />

6,77<br />

10,28<br />

8,77<br />

8,02 10,28<br />

8,02<br />

6,77<br />

8,77<br />

9,91<br />

8,44<br />

8,19 9,91<br />

8,44<br />

5,99<br />

8,19<br />

5,99<br />

10,20<br />

7,89<br />

10,20 6,76<br />

7,89 6,63<br />

6,76<br />

6,63<br />

10,60<br />

9,96<br />

10,60 7,19<br />

9,13<br />

8,84<br />

6,84<br />

6,30 9,96<br />

9,13<br />

8,84 6,26<br />

7,19 6,84<br />

6,30 6,26<br />

10,48<br />

9,89<br />

10,48<br />

6,50<br />

9,89 6,44<br />

11,81<br />

11,81 8,94<br />

5,73<br />

8,94<br />

5,05<br />

8,72<br />

6,98<br />

6,73<br />

8,72<br />

6,98<br />

4,22<br />

6,73<br />

T1 T2 T3 T4 T5 T6 T7<br />

4,22<br />

T8<br />

COD_media_07<br />

0,00<br />

0,900 T1 T2<br />

COD_media_06<br />

T3 T4<br />

O2_media_07<br />

T5 T6<br />

O2_media_06<br />

T7 T8<br />

0,800<br />

0,786<br />

0,700 0,900<br />

0,600 0,800<br />

0,613<br />

0,597<br />

0,664<br />

0,594<br />

0,741<br />

0,786<br />

0,681<br />

0,590<br />

0,500 0,700<br />

0,400 0,600<br />

0,529<br />

0,613<br />

0,485<br />

0,480 0,597<br />

0,664<br />

0,473<br />

0,594<br />

0,741 0,589<br />

0,500<br />

0,681<br />

0,441<br />

0,590<br />

0,300 0,500<br />

0,200 0,400<br />

0,100 0,300<br />

0,000 0,200<br />

0,100<br />

0,000<br />

0,485<br />

0,529<br />

0,155 0,480<br />

0,055<br />

0,142<br />

0,1550,018<br />

1 2<br />

0,055<br />

0,142<br />

0,018<br />

0,404<br />

0,134<br />

0,404<br />

0,042<br />

0,134 3<br />

0,042<br />

0,407<br />

0,091 0,407<br />

0,022<br />

0,091 4<br />

0,022<br />

0,589<br />

0,473<br />

0,500<br />

0,441<br />

0,134<br />

0,044 0,070<br />

0,030 0,030<br />

0,023 0,049<br />

0,134<br />

5 6 7 8<br />

0,044 0,070<br />

0,030 0,030<br />

0,023 0,049<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

NH4_media_07 NH4_media_06 Tensioattivi_media_07 Tensioattivi_media_06<br />

6,50<br />

6,44<br />

5,73<br />

5,05


mg/l<br />

mg/l<br />

1,400 1,400<br />

1,200 1,200<br />

1,000 1,000<br />

0,800 0,800<br />

0,600 0,600<br />

0,400 0,400<br />

0,200 0,200<br />

0,000 0,000<br />

4.000 4.000<br />

3.500 3.500<br />

3.000 3.000<br />

2.500 2.500<br />

2.000 2.000<br />

1.500 1.500<br />

1.000 1.000<br />

500 500<br />

0<br />

Dati Biologici<br />

1,180 1,180<br />

0,150 0,150<br />

2.250 2.250<br />

0,608 0,608<br />

0,150 0,150<br />

0,150 0,150<br />

1,285 1,285<br />

ACQUA<br />

47<br />

0,182 0,182<br />

0,152 0,152<br />

0,194 0,194<br />

0,160 0,160<br />

0,234 0,234<br />

0,180 0,180<br />

0,227 0,227<br />

0,201 0,201<br />

0,543 0,543<br />

0,220 0,220<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

2.900 2.900<br />

PO4_media_07 PO4_media_06<br />

3.750 3.750<br />

1.700 1.700<br />

1.150 1.150<br />

900 900<br />

840 840<br />

435 435<br />

125 125<br />

1 225 210 225 210<br />

16 16 2<br />

55<br />

2<br />

55<br />

650 650<br />

600 600<br />

41 41<br />

30<br />

3 30<br />

3<br />

750 750<br />

350 350<br />

300 300<br />

101 190<br />

101 190<br />

15 15 45<br />

4 45<br />

4 5 440 440<br />

125 125<br />

22<br />

6 22<br />

6<br />

600 600<br />

450<br />

85 450<br />

85<br />

7 200 200<br />

100 100<br />

8<br />

Streptococchi_fecali_media_07 Streptococchi_fecali_media_06 Escherichia coli_media_07 Escherichia coli_media_06<br />

Stazione<br />

Oleggio<br />

Boffalora<br />

Vigevano<br />

Motta Visconti<br />

Primavera<br />

2006<br />

7<br />

8,4<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

8,6<br />

8,6<br />

*6<br />

*4<br />

Autunno<br />

2007<br />

7<br />

9<br />

9<br />

8<br />

Media<br />

valori<br />

7,7<br />

8,2<br />

7,3<br />

6,9<br />

Valore<br />

attribuito<br />

8<br />

8<br />

7<br />

7<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

II<br />

II<br />

III<br />

III<br />

* I dati relativi a queste stazioni risultano alquanto discordanti con i valori rilevati nelle altre stagioni di campionamento e con i dati di qualità chimico-fisica. Si<br />

ritiene che tale scostamento sia dovuto al fenomeno di piena verificatosi nelle settimane precedenti, che potrebbe aver determinato il trascinamento a valle<br />

degli organismi o lo sconvolgimento dei sedimenti.<br />

• A causa dei lavori eseguiti in alveo per la sistemazione <strong>del</strong>la lanca Ajala e <strong>del</strong>la creazione <strong>del</strong>la filarola per il prelievo di acqua da parte <strong>del</strong>l’Associazione di<br />

Irrigazione Est Sesia, non è stato possibile eseguire il campionamento nella stazione di Vigevano.<br />

Stazione<br />

8,4<br />

Primavera<br />

2006<br />

8,0<br />

6,6<br />

7<br />

7<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità


ACQUA<br />

48<br />

Le analisi eseguite nel 2007 evidenziano un impoverimento <strong>del</strong>la comunità macrobentonica che<br />

ragionevolmente può essere attribuito a fattori idrologici più che alla qualità <strong>del</strong>le acque. Infatti, come già<br />

evidenziato in nota alla tabella, nel periodo tardo primaverile 2007 si è verificata una piena che potrebbe aver<br />

fatto alterare in modo sensibile la composizione <strong>del</strong>la comunità macrobentonica. In particolare, nelle stazioni<br />

di Vigevano e Motta Visconti, durante la primavera 2007, si sono registrati valori di IBE particolarmente bassi<br />

e dovuti ad un comunità povera di unità sistematiche, situazione anomala rispetto alla comunità attesa<br />

per questo tratto di fiume. Le due stazioni poste a monte di Vigevano, hanno evidenziato una comunità<br />

macrobentonica costituita da un elevato numero di Unità Sistematiche associata alla presenza di organismi<br />

relativamente sensibili all’inquinamento e quindi indicatori di una buona qualità <strong>del</strong>l’acqua.<br />

Torrente Strona<br />

Il campionamento <strong>del</strong> Torrente Strona è stato scelto per la valutazione <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong> depuratore<br />

di Daverio, Mornago, Vergiate e <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>la discarica di Vergiate-Somma Lombardo.<br />

Di seguito si riporta il grafico che mostra l’andamento dei parametri microbiologici nel biennio 2006/2007.<br />

Il torrente Strona, come già dimostrato dai monitoraggi svolti negli anni precedenti, risente degli scarichi dei<br />

depuratori posti lungo il suo corso; i dati mostrano uno stato <strong>del</strong>le acque pessimo fin dal primo tratto. La<br />

stazione posta in vicinanza <strong>del</strong>l’immissione <strong>del</strong> torrente in <strong>Ticino</strong> per molta parte <strong>del</strong>l’anno rimane priva di<br />

acqua corrente.


1.000<br />

500<br />

0<br />

mg/l O2<br />

Stazione<br />

4.000<br />

Oleggio<br />

Boffalora 2.000<br />

Vigevano<br />

0<br />

Motta Visconti<br />

Dati Biologici<br />

Stazione<br />

St1<br />

St2<br />

1,500<br />

1,000<br />

263<br />

30 ACQUA<br />

49<br />

42<br />

0,500<br />

0,000<br />

88<br />

M1 St1 M2<br />

St2<br />

Primavera<br />

2006<br />

7<br />

8,4<br />

Primavera<br />

2006<br />

7,6<br />

4<br />

Autunno<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

7,6<br />

Primavera<br />

2007<br />

8,6<br />

8,6<br />

*6<br />

*4<br />

Primavera<br />

2007<br />

6<br />

3<br />

Autunno<br />

2007<br />

7<br />

9<br />

9<br />

8<br />

Autunno<br />

2007<br />

7,4<br />

Media<br />

valori<br />

7,7<br />

8,2<br />

7,3<br />

6,9<br />

Media<br />

valori<br />

7,2<br />

3,5<br />

Valore IBE<br />

attribuito Classe di qualità<br />

8 3.000 II<br />

8<br />

1.000<br />

II<br />

4007<br />

300 III<br />

7<br />

III<br />

Valore<br />

attribuito<br />

7<br />

3/4<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III<br />

V<br />

*asciutta<br />

Le analisi biologiche evidenziano un generale degrado <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque che potrebbe, data la<br />

buona conservazione <strong>del</strong>l’ambiente, migliorare la sua qualità se gli scarichi immessi subissero un processo<br />

di affinamento migliore rispetto a quello attuale.<br />

La stazione posta a monte <strong>del</strong>l’immissione <strong>del</strong> torrente in <strong>Ticino</strong> (St2) evidenzia sia la scadente qualità<br />

<strong>del</strong>le acque, sia l’alterazione <strong>del</strong>l’ambiente fluviale in seguito a variazione idrologiche spinte (alternanza di<br />

periodi Stazione di asciutta e Primavera morbida dovuti Autunno alla presenza Primavera di una Autunno cava a Media monte), che Valore impediscono alla IBE comunità<br />

macrobentonica di insediarsi 2006 stabilmente 2006 nell’ambiente 2007 fluviale. 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

M1<br />

9 * 10 9 9,3 9<br />

II<br />

Canale Marinone<br />

M2<br />

7,4<br />

Il Canale Marinone è stato inserito<br />

* 10,5 9 9 9<br />

II<br />

nel programma di monitoraggio poiché è stato, per alcuni anni, il<br />

destinatario <strong>del</strong>le acque provenienti dal sistema di spagliamento controllato <strong>del</strong> torrente Arno. L’immissione<br />

di queste acque avevano determinato uno scadimento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> canale, nonché un<br />

generale peggioramento <strong>del</strong> suo ecosistema acquatico. Le due stazioni monitorate erano poste a monte e a<br />

valle <strong>del</strong>l’immissione <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> torrente Arno.<br />

Nel corso <strong>del</strong> 2007, anche se le acque <strong>del</strong>l’Arno non sono più state recepite dal canale, si è ritenuto interessante<br />

continuare a monitorare entrambe le stazioni per seguire nel tempo la lenta eliminazione <strong>del</strong>le conseguenze<br />

negative date dalle acque inquinate che prima vi giungevano.<br />

Il grafico Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

seguente riporta l’andamento dei parametri microbiologici lungo il corso <strong>del</strong> canale, nel biennio<br />

2006 2006 2007 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

2006-2007.<br />

Evidente C1 è il miglioramento 5,6 di tutti 6 i parametri 6,4 per la stazione 6 M2, 6 a dimostrazione 6 <strong>del</strong>l’eliminazione<br />

III<br />

<strong>del</strong>l’impatto C2 determinato 9dall’immissione<br />

10 <strong>del</strong>le acque 8 <strong>del</strong> torrente 11 Arno. 9,5 9/10 II I<br />

Stazione<br />

14.000<br />

12.000<br />

10.000<br />

8.000<br />

6.000<br />

650<br />

8,4<br />

Primavera<br />

2006<br />

12.600<br />

8,0<br />

1.400<br />

6,6<br />

800<br />

185 7<br />

7 St1 St2<br />

*<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

*<br />

Autunno<br />

2007<br />

1.150<br />

Streptococchi_fecali_media_07 Streptococchi_fecali_media_06 Escherichia coli_media_07 Escherichia coli_media_06<br />

700<br />

Media<br />

valori<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

14


1.000<br />

0,300<br />

0,200<br />

Dati Biologici<br />

650<br />

*Durante il sopralluogo autunnale 2006 la portata elevata ha impedito il campionamento.<br />

Le indagini effettuate nel 2006 evidenziavano un peggioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque passando dalla<br />

stazione a monte a quella a valle <strong>del</strong>l’immissione <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong>l’Arno (da una II ad una III classe di<br />

qualità).<br />

Nel 2007 si è invece registrato un netto miglioramento nella stazione M2, attribuibile alla realizzazione<br />

<strong>del</strong> nuovo scarico che riversa i reflui nel Canale Industriale, anziché nel torrente Arno, dopo aver subito un<br />

affinamento Stazione fitodepurativo. Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

2006 2006 2007 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

Roggia Cerana C1<br />

5,6 6 6,4 6 6 6<br />

III<br />

Il campionamento <strong>del</strong>la Roggia Cerana è stato effettuato in due stazioni per la valutazione <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong>lo<br />

C2 9 10 8 11 9,5 9/10 II I<br />

scarico prodotto dal depuratore di Cerano. La stazione C2 si trova in prossimità <strong>del</strong>l’immissione in <strong>Ticino</strong> e le<br />

acque in questo punto, oltre a ricevere le acque <strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong> depuratore, si mischiano anche ad acque<br />

di risorgiva.<br />

Il confronto tra i dati <strong>del</strong> biennio 2006-2007 non fa ancora registrare gli attesi miglioramenti conseguenti<br />

all’incremento <strong>del</strong>l’efficienza <strong>del</strong> depuratore consortile a seguito dei numerosi interventi realizzati negli ultimi<br />

anni sull’impianto stesso.<br />

Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

La stazione presenta dunque 2006 valori 2006 ancora problematici 2007 2007 e le condizioni valori <strong>del</strong>l’ambiente attribuito acquatico Classe di qualità risentono<br />

<strong>del</strong>la pessima qualità <strong>del</strong>le acque trasportate dalla roggia negli anni con la presenza di habitat semplificati<br />

RM<br />

7,4 7 6 6 6,6 7/6<br />

III<br />

e sedimenti anossici. Anche se per alcuni parametri si è registrato un lieve miglioramento nella qualità <strong>del</strong>le<br />

acque, questo non si è ancora tradotto in un miglioramento generale <strong>del</strong>l’ecosistema.<br />

1.150<br />

30<br />

263<br />

ACQUA<br />

50<br />

42<br />

500<br />

0<br />

0,100<br />

0,000<br />

Stazione<br />

0,029<br />

0,022<br />

M1<br />

Primavera Autunno M1<br />

2006 2006<br />

88<br />

M2<br />

Primavera Autunno Media<br />

2007 2007 valori<br />

0,036<br />

0,018<br />

Valore M2<br />

attribuito<br />

Oleggio<br />

7 8,0 8,6 7 7,7 8<br />

Boffalora3.500<br />

8,4 6,6 8,6 9 8,2 8<br />

Vigevano<br />

3.000<br />

Motta Visconti 8,4<br />

3.005<br />

7<br />

7<br />

*6<br />

*4<br />

9<br />

8<br />

7,3<br />

6,9<br />

7<br />

7<br />

mg/l O2<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

Stazione<br />

1.000<br />

St1<br />

500<br />

St2<br />

0<br />

Primavera<br />

2006<br />

7,6<br />

4<br />

Autunno<br />

2006<br />

650<br />

7,6<br />

30 42<br />

*<br />

Primavera<br />

2007<br />

6<br />

3<br />

Autunno<br />

2007<br />

7,4<br />

700<br />

Media<br />

valori<br />

7,2<br />

3,5<br />

M1 M2<br />

1.150<br />

Valore<br />

attribuito<br />

700<br />

7<br />

3/4263<br />

Streptococchi_fecali_media_07 Streptococchi_fecali_media_06 Escherichia coli_media_07 Escherichia coli_media_06<br />

Stazione<br />

M1<br />

M2<br />

Primavera<br />

2006<br />

9<br />

7,4<br />

Autunno<br />

2006<br />

*<br />

*<br />

Primavera<br />

2007<br />

10<br />

10,5<br />

*<br />

Autunno<br />

2007<br />

9<br />

9<br />

Media<br />

valori<br />

9,3<br />

9<br />

88<br />

Valore<br />

attribuito<br />

9<br />

9<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

II<br />

II<br />

III<br />

III<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III<br />

V<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

II<br />

II


1.000<br />

Vigevano<br />

1,000<br />

Motta Visconti 650 8,4<br />

500<br />

0<br />

m<br />

Dati Biologici<br />

1.150 7,3<br />

6,9<br />

700<br />

263<br />

ACQUA<br />

30<br />

100 51<br />

42<br />

0,500<br />

0,373<br />

88 0,277<br />

0,000<br />

M1 M2<br />

C1 C2<br />

Stazione<br />

14.000<br />

mg/l O2<br />

St1<br />

12.000<br />

St2<br />

10.000<br />

8.000<br />

6.000<br />

Stazione 4.000<br />

M1<br />

2.000<br />

M2<br />

0<br />

Primavera<br />

2006<br />

7,6<br />

4<br />

Autunno<br />

2006<br />

7,6<br />

11.500 *<br />

8.000<br />

Primavera Autunno<br />

2006 2006<br />

3.200<br />

9 *<br />

7,4 1.950 *<br />

Primavera<br />

2007<br />

6<br />

3<br />

Primavera<br />

2007<br />

10<br />

10,5<br />

Autunno<br />

2007<br />

7,4<br />

Autunno<br />

2007<br />

9<br />

9<br />

Media<br />

valori<br />

7,2<br />

3,5<br />

Valore<br />

attribuito<br />

7<br />

3/4<br />

Media<br />

4.050<br />

Valore<br />

valori attribuito<br />

9,3 9<br />

9 1.450 91.700<br />

660<br />

C1 C2<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III<br />

V<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

Streptococchi_fecali_media_07 Streptococchi_fecali_media_06 Escherichia coli_media_07 Escherichia coli_media_06<br />

Stazione<br />

Primavera<br />

2006<br />

5,6<br />

9<br />

7<br />

7<br />

Autunno<br />

2006<br />

*6<br />

*4<br />

Primavera<br />

2007<br />

6,4<br />

8<br />

Autunno<br />

2007<br />

6<br />

11<br />

Media<br />

valori<br />

6<br />

9,5<br />

Valore<br />

attribuito<br />

6<br />

9/10<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III<br />

C1<br />

6<br />

C2 10<br />

II I<br />

La prima stazione, posta a valle <strong>del</strong> depuratore di Cerano, è in condizioni qualitative scadenti e di conseguenza<br />

non consente l’instaurarsi di una comunità ricca e diversificata. Essa mostra tuttavia un miglioramento rispetto<br />

ai dati rilevati negli scorsi anni quando normalmente si rilevava uno stato di qualità scadente o pessimo.<br />

Tali analisi indicano che sono intervenuti significativi miglioramenti nella gestione <strong>del</strong> depuratore e che sono<br />

state Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

apportate migliorie<br />

2006<br />

all’impianto.<br />

2006<br />

I dati relativi<br />

2007<br />

alla stazione<br />

2007<br />

posta<br />

valori<br />

a monte<br />

attribuito<br />

<strong>del</strong>la confluenza<br />

Classe di qualità<br />

in <strong>Ticino</strong><br />

segnalano un buon recupero <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque grazie alla capacità autodepurativa <strong>del</strong>la roggia<br />

stessa, che RMviene<br />

anche 7,4 alimentata da 7 acque di 6risorgiva lungo 6 il suo 6,6 percorso. 7/6<br />

III<br />

Roggia <strong>del</strong> Molino<br />

La Roggia <strong>del</strong> Molino riceve lo scarico <strong>del</strong> depuratore di Turbigo. Di seguito si riportano i risultati <strong>del</strong>le analisi<br />

microbiologiche nei due anni di campionamento.<br />

UFC/100ml<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

2.365<br />

1.550<br />

300<br />

2006 2007<br />

1.150<br />

9<br />

8<br />

*<br />

7<br />

7<br />

III<br />

III<br />

II<br />

II<br />

Streptococchi fecali_media<br />

Esterichia coli_media


Stazione<br />

C1<br />

5,6 6 6,4 6 6 6<br />

III<br />

C2 9 10 8<br />

ACQUA<br />

100 52<br />

11 9,5 9/10 II I<br />

Dati Biologici<br />

Stazione<br />

RM<br />

L’impatto <strong>del</strong> depuratore sulla roggia è evidente dall’osservazione <strong>del</strong>la comunità biologica, che risulta povera<br />

e priva di organismi sensibili. In tutti i campionamenti è stata rilevata la presenza di anossia nei sedimenti,<br />

con acque torbide che emettevano cattivi odori.<br />

Roggia Rile<br />

Nella Roggia Rile confluiscono gli scarichi dei depuratori Abbiategrasso e Ozzero. Per l’analisi di questi impatti<br />

sono monitorate tre stazioni poste lungo il suo corso.<br />

Di seguito si riportano i risultati <strong>del</strong>le analisi microbiologiche <strong>del</strong> 2007 messi a confronto con quelli <strong>del</strong>l’anno<br />

2006.<br />

mg/l O2<br />

Dati Biologici<br />

Stazione<br />

RR1<br />

RR2<br />

RR3<br />

Primavera<br />

2006<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

Primavera<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

Media<br />

valori<br />

Valore<br />

attribuito<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

7,4 7 6 6 6,6 7/6<br />

III<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

8<br />

7<br />

7,4<br />

Autunno<br />

2007<br />

7,6<br />

8<br />

8<br />

Media<br />

valori<br />

7,5<br />

7,5<br />

7,7<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III II<br />

III II<br />

II<br />

Le Stazioni RR1 e RR2 sono state scelte per valutare l’effetto <strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong> depuratore di Abbiategrasso<br />

sulla roggia, che risulta poco influente dal confronto effettuato a monte e a valle <strong>del</strong>lo stesso. Le cause<br />

potrebbero essere imputate alla già scarsa qualità <strong>del</strong> corso d’acqua a monte. Il lungo percorso <strong>del</strong>la roggia<br />

tra la stazione RR1 e la stazione RR2 in un’area agricola di pregio naturalistico, potrebbe essere il fattore che<br />

limita Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

l’impatto <strong>del</strong>lo scarico<br />

2006<br />

sulla roggia<br />

2006<br />

stessa,<br />

2007<br />

evitando un<br />

2007<br />

ulteriore<br />

valori<br />

scadimento<br />

attribuito<br />

di qualità.<br />

Classe di qualità<br />

La Roggia Rile, nei pressi <strong>del</strong>la Cascina Lasso (Stazione RR3), a valle <strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong> depuratore di Ozzero,<br />

presenta Besate una comunità 4macrobentonica 3 abbastanza 5 diversificata, 6 dove 4,5 tuttavia 4/5mancano<br />

specie IV sensibili<br />

all’inquinamento, ed il giudizio di qualità risulta quello tipico di un ambiente con moderati sintomi di<br />

inquinamento. Il corso d’acqua in questo tratto presenta numerosi microambienti che potrebbero costituire<br />

habitat idonei per un numero di specie decisamente maggiore rispetto a quello rilevato.<br />

Stazione<br />

TdI1<br />

8.000<br />

7.000<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

7,4<br />

8<br />

8<br />

1.400<br />

800<br />

500<br />

Primavera<br />

2006<br />

300<br />

7<br />

7<br />

7,4<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

6.750<br />

1.500<br />

2.900<br />

950<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

7/8<br />

7/8<br />

8<br />

2.800<br />

2.000<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

8 8 3,6 asciutto 6,5 6/7<br />

III<br />

250<br />

RR1 RR2 RR3<br />

4.500<br />

Streptococchi_fecali_media_07 Streptococchi_fecali_media_06 Escherichia coli_media_07 Escherichia coli_media_06


ACQUA<br />

53<br />

Fontanile Mezzabarba<br />

Il campionamento <strong>del</strong> Fontanile Mezzabarba è stato effettuato per valutare l’effetto <strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong><br />

depuratore di Besate sul questo corso d’acqua che scorre in un’area agricola di grande pregio naturalistico.<br />

Come per i corsi d’acqua precedenti si riportano i dati relativi ai parametri microbiologici negli anni 2006 e<br />

2007.<br />

UFC/100ml<br />

Stazione<br />

RR1<br />

RR2<br />

RR3<br />

30.000<br />

25.000<br />

20.000<br />

15.000<br />

10.000<br />

5.000<br />

Dati Biologici<br />

Stazione<br />

Besate<br />

0<br />

14.500<br />

24.000<br />

400 1.450<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno<br />

2006 2006 2007 2007<br />

7,4<br />

8<br />

7<br />

7<br />

8<br />

7<br />

7,6<br />

8<br />

8<br />

2006<br />

7,4 7,4<br />

2007<br />

8<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

7,5<br />

7,5<br />

7,7<br />

Media<br />

valori<br />

Streptococchi fecali_media<br />

Esterichia coli_media<br />

Valore<br />

attribuito<br />

7/8<br />

7/8<br />

8<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III II<br />

III II<br />

II<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

Ad eccezione <strong>del</strong> campionamento autunnale <strong>del</strong> 2007, dove si rileva un sensibile miglioramento <strong>del</strong>la<br />

comunità macrobentonica, le altre analisi eseguite nel 2007 confermano i risultati ottenuti lo scorso anno,<br />

evidenziando che il fontanile risente fortemente <strong>del</strong>l’impatto <strong>del</strong> depuratore, come si può agevolmente<br />

osservare<br />

Stazione<br />

dalla tabella Primavera che riporta Autunno i risultati Primavera <strong>del</strong>le analisi Autunno biologiche. Media Nei campionamenti Valore <strong>del</strong> 2006 IBE è stata<br />

rilevata la forte presenza 2006 di anossia 2006 nei sedimenti, 2007la<br />

presenza 2007di<br />

acque valori torbide attribuito e grigiastre Classe che di emettevano qualità<br />

cattivi odori,<br />

TdI1<br />

mentre nel 2007<br />

8<br />

non sono<br />

8<br />

state rilevate<br />

3,6<br />

situazioni<br />

asciutto<br />

così<br />

6,5<br />

compromesse,<br />

6/7<br />

probabilmente<br />

III<br />

a causa<br />

di sfalci effettuati sulle rive ed una probabile rimozione <strong>del</strong> fondale anossico.<br />

Roggia Vecchia e Roggia Bergonza<br />

Nella Roggia Vecchia e nella Roggia Bergonza scaricano i reflui depurati di quattro dei sette depuratori che<br />

servono il Comune di Torre d’Isola. Sono monitorate due stazioni, una per ogni corso d’acqua ed esattamente<br />

Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

quella denominata TdI1 2006 sulla Roggia 2006 Vecchia e 2007 TdI2 sulla Roggia 2007 Bergonza. valori attribuito Classe di qualità<br />

I grafici seguenti mostrano gli andamenti dei parametri microbiologici nel 2006 e 2007, il primo grafico si<br />

TdI2<br />

6 7,6 4,4 6 6 6<br />

III<br />

riferisce alla Roggia Vecchia il secondo alla Bergonza.<br />

Stazioni<br />

Ter1<br />

Ter2<br />

4 3 5 6 4,5 4/5<br />

IV<br />

Parametri microbiologici<br />

campionamento primaverile<br />

Escherichia coli<br />

UFC/100 ml<br />

1.800<br />

8.000<br />

Streptococchi fecali<br />

UFC/100 ml<br />

700<br />

6.000


UFC/100ml<br />

Stazione<br />

RR1<br />

RR2<br />

RR3<br />

UFC/100ml<br />

Stazione<br />

Besate<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

Dati Biologici<br />

Stazione<br />

TdI1<br />

500<br />

0<br />

8.000<br />

7.000<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

850<br />

Primavera<br />

2006<br />

7,4<br />

8<br />

8<br />

3.150<br />

ACQUA<br />

54<br />

800<br />

2006 2007<br />

600<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

7<br />

7<br />

7,4<br />

1.250<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

8<br />

7<br />

7,4<br />

2.650<br />

Primavera<br />

2007<br />

3.000<br />

7.000<br />

Autunno<br />

2007<br />

7,6<br />

8<br />

8<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

7,5<br />

7,5<br />

7,7<br />

Media<br />

valori<br />

Streptococchi fecali_media<br />

Esterichia coli_media<br />

Roggia Vecchia<br />

Streptococchi fecali_media<br />

Esterichia coli_media<br />

Valore<br />

attribuito<br />

7/8<br />

7/8<br />

8<br />

Roggia Bergonza<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

III II<br />

III II<br />

II<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

4 2006 3 5 2007 6 4,5 4/5<br />

IV<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

Valore<br />

attribuito<br />

IBE<br />

Classe di qualità<br />

8 8 3,6 asciutto 6,5 6/7<br />

III<br />

Come si osserva dalla tabella i risultati ottenuti nel 2006 indicavano che l’impatto <strong>del</strong> depuratore sulla<br />

roggia era abbastanza contenuto e la comunità macrobentonica stabile nel tempo. Non si rilevava tuttavia<br />

la presenza di specie sensibili. Durante il 2007, invece, la qualità biologica <strong>del</strong> corso d’acqua è notevolmente<br />

scaduta, Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

le cause potrebbero essere attribuite sia ad un peggioramento qualitativo <strong>del</strong> refluo, sia all’azione<br />

2006 2006 2007 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

di dilavamento <strong>del</strong>le acque in regime di piena.<br />

TdI2<br />

6 7,6 4,4 6 6 6<br />

III<br />

Parametri microbiologici<br />

campionamento primaverile


RR3<br />

2006<br />

8<br />

2006<br />

7,4<br />

2007<br />

7,4<br />

2007<br />

8<br />

valori<br />

7,7<br />

attribuito<br />

8<br />

Classe di qualità<br />

II<br />

RR1<br />

7,4 7 8 7,6 7,5 7/8 III II<br />

RR2<br />

8 7 7 8 7,5 7/8 III II<br />

Stazione<br />

RR3<br />

Stazione<br />

TdI1<br />

Primavera 8 Autunno 7,4 Primavera 7,4 Autunno 8 Media 7,7<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007ACQUAAutunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

2006 8 2006 8 2007 3,6 55 asciutto 2007 valori 6,5<br />

Valore 8<br />

attribuito<br />

Valore<br />

attribuito 6/7<br />

IBE II<br />

Classe<br />

IBE<br />

di qualità<br />

Classe di IIIqualità<br />

Besate<br />

4 3 5 6 4,5 4/5<br />

IV<br />

Dati Stazione Biologici<br />

Stazione Besate<br />

Stazione<br />

TdI2<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

2006 2006 2007 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

Primavera 4 Autunno 3 Primavera 5 Autunno 6 Media 4,5<br />

Primavera<br />

2006<br />

Autunno<br />

2006<br />

Primavera<br />

2007<br />

Autunno<br />

2007<br />

Media<br />

valori<br />

Valore 4/5<br />

attribuito<br />

Valore<br />

IBE IV<br />

Classe<br />

IBE<br />

di qualità<br />

2006 6 2006 7,6 2007 4,4 2007 6 valori 6 attribuito 6 Classe di IIIqualità<br />

TdI1<br />

8 8 3,6 asciutto 6,5 6/7<br />

III<br />

Le analisi biologiche effettuate nel 2007 mostrano che anche la Roggia Bergonza risente notevolmente<br />

<strong>del</strong>l’impatto Stazione <strong>del</strong> depuratore, Primavera con Autunno un peggioramento Primavera rispetto Autunno a quanto Media evidenziato Valore nel 2006. IBE<br />

Complessivamente, infatti,<br />

2006<br />

la comunità<br />

2006<br />

rinvenuta<br />

2007<br />

risulta squilibrata<br />

2007 valori<br />

e povera<br />

attribuito<br />

di taxa. Le considerazioni<br />

Classe di qualità<br />

che si<br />

possono TdI1 esprimere sono 8analoghe a 8quelle relative 3,6 al corso asciutto d’acqua 6,5 Roggia Vecchia. 6/7<br />

III<br />

Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE<br />

Canale Terdoppio 2006 2006 Parametri 2007 microbiologici 2007 valori attribuito Classe di qualità<br />

Nel 2007 il Canale Terdoppio è stato inserito nel programma di monitoraggio al fine di analizzare l’impatto<br />

TdI2<br />

6 7,6 campionamento 4,4 primaverile 6 6 6<br />

III<br />

<strong>del</strong>lo scarico <strong>del</strong> depuratore <strong>del</strong> Comune di Gambolò che negli ultimi anni aveva evidenziato problemi di<br />

funzionamento; Stazionisono<br />

quindi state investigate<br />

Escherichia<br />

due<br />

coli<br />

stazioni poste a monte e<br />

Streptococchi<br />

a valle <strong>del</strong>lo scarico<br />

fecali<br />

Stazione<br />

Primavera Autunno Primavera Autunno Media Valore IBE stesso.<br />

UFC/100 ml<br />

UFC/100 ml<br />

Dall’analisi dei risultati 2006 di questo primo 2006 anno 2007 di campionamento 2007 si valori nota come attribuito il Canale Classe Terdoppio di qualità mostri<br />

valori di TdI2 pessima Ter1 qualità 6in entrambe 7,6le 1.800 stazioni 4,4non palesando, 6 quindi, 6 l’impatto 6 <strong>del</strong> 700refluo<br />

<strong>del</strong> III depuratore<br />

che si immette Ter2 in un corso d’acqua già compromesso.<br />

8.000<br />

6.000<br />

L’influenza <strong>del</strong>lo scarico è comunque in parte visibile dai risultati <strong>del</strong>le analisi microbiologiche che evidenziano<br />

un aumento <strong>del</strong>la carica batterica riconducibile ai reflui mal depurati.<br />

Parametri microbiologici<br />

Dati Biologici<br />

campionamento primaverile<br />

Stazioni<br />

Escherichia coli<br />

UFC/100 ml<br />

Parametri microbiologici<br />

Streptococchi fecali<br />

UFC/100 ml<br />

Ter1<br />

campionamento 1.800 Parametri microbiologici primaverile<br />

700<br />

Stazioni<br />

Ter2<br />

Stazioni<br />

Ter1<br />

campionamento autunnale<br />

Escherichia 8.000 coli<br />

Escherichia UFC/100 mlcoli<br />

UFC/100 ml<br />

1.800<br />

Streptococchi 6.000 fecali<br />

Streptococchi UFC/100 mlfecali<br />

UFC/100 ml<br />

700<br />

Ter1<br />

Ter2<br />

1.300<br />

8.000<br />

900<br />

6.000<br />

Ter2<br />

4.800<br />

1.200<br />

Stazioni<br />

Ter1<br />

Stazioni<br />

Ter2<br />

Ter1<br />

Stazione<br />

Ter2<br />

Ter2<br />

Primavera<br />

2007<br />

Parametri microbiologici<br />

campionamento autunnale<br />

Escherichia coli<br />

UFC/100 ml<br />

Parametri microbiologici<br />

1.300 campionamento autunnale<br />

Escherichia 4.800 coli<br />

UFC/100 ml<br />

1.300<br />

Autunno<br />

4.800 2007<br />

Media<br />

valori<br />

*Durante il sopralluogo autunnale l’elevato livello <strong>del</strong>l’acqua ha impedito il campionamento.<br />

Streptococchi fecali<br />

UFC/100 ml<br />

Streptococchi 1.200 fecali<br />

Valore<br />

attribuito<br />

UFC/100 ml<br />

900<br />

IBE<br />

1.200 Classe di qualità<br />

Le analisi biologiche, a differenza di quelle chimico-fisiche e microbiologiche, sono state effettuate solo a<br />

valle <strong>del</strong>lo scarico, poiché a monte non è stato possibile individuare un punto di campionamento idoneo<br />

all’applicazione <strong>del</strong>l’IBE.<br />

I risultati ottenuti nel campionamento primaverile indicano che la qualità <strong>del</strong>l’acqua <strong>del</strong> torrente è tipica di un<br />

ambiente inquinato. La comunità macrobentonica è costituita da poche specie.<br />

Portata (m 3 . s -1 )<br />

PH<br />

Solidi sospesi (mg/l)<br />

Temperatura (°C)<br />

Conducibilità (S. cm -1 )<br />

Durezza (mg/l di CaCO3)<br />

900<br />

6 * 6 6<br />

III<br />

Ossigeno disciolto (mg/l) (o)<br />

BOD5 (O2 mg/l) (o)<br />

COD (O5 mg/l) (o)<br />

Ortofosfato (P mg/l)<br />

Fosforo Totale (P mg/l) (o)<br />

Cloruri (Cl - mg/l)<br />

- -


ACQUA<br />

56<br />

La balneabilità<br />

La normativa vigente in materia di qualità <strong>del</strong>le acque destinate alla balneazione è disciplinata dal DPR 470/82,<br />

così come modificato dal Decreto Legge 31 marzo 2003 n. 51 e Legge di conversione 30 maggio 2003 n.<br />

121.<br />

Il Decreto prevede che vengano eseguiti durante la stagione balneare (dal 1° Aprile al 30 Settembre) degli<br />

accertamenti sulle acque volti a verificarne l’idoneità alla balneazione. Su ogni sito di balneazione, con frequenza<br />

bimensile, sono previste analisi chimico-fisiche (trasparenza, temperatura, salinità, ossigeno disciolto, pH,<br />

tensioattivi, oli minerali e fenoli) e misure di parametri microbiologici (coliformi totali e fecali, streptococchi<br />

fecali e salmonelle). Le analisi microbiologiche forniscono non solo indicazioni sulla salubrità <strong>del</strong>l’acqua rispetto<br />

alla possibile veicolazione di malattie e quindi sulla idoneità alla balneazione e all’utilizzo socio-ricreativo, ma<br />

definiscono anche lo stato di compromissione batteriologica <strong>del</strong> fiume.<br />

Tabella 2.14: Requisiti di qualità <strong>del</strong>le acque di balneazione.<br />

Parametri Valori limite Frequenza campioni<br />

Coliformi totali / 100ml<br />

Coliformi fecali / 100ml<br />

Streptococchi fecali / 100ml<br />

Salmonella / 1l<br />

pH<br />

Colorazione<br />

Trasparenza m<br />

Oli minerali mg/l<br />

Sostanze tensioattive che reagiscono<br />

al blu di metilene mg/l<br />

Fenoli mg/l<br />

Ossigeno disciolto % di saturazione<br />

Enterovirus PFU/10l<br />

1.000<br />

100<br />

100<br />

0<br />

6 - 9<br />

Assenza di variazione anormale <strong>del</strong> colore<br />

1<br />

Assenza di pellicola visibile alla superficie<br />

<strong>del</strong>l’acqua e assenza di odore < 0,5<br />

Assenza di schiuma persistente < 0,05<br />

Nessun odore specifico < 0,05<br />

50 – 170<br />

Nel caso vengano rilevati dei superamenti dei limiti di legge devono essere svolti anche 5 esami supplementari.<br />

Qualora due o più di questi esami aggiuntivi presentino dei superamenti, il sito viene dichiarato temporaneamente<br />

non idoneo alla balneazione. Quando si riscontra una serie di analisi che evidenziano una costanza di esiti<br />

sfavorevoli si procede con l’esclusione <strong>del</strong>la località dal piano di campionamento e si stabilisce la sospensione<br />

dei campionamenti fino a quando non si effettuino interventi che possano far ipotizzare miglioramenti <strong>del</strong>la<br />

qualità <strong>del</strong>l’acqua. Il <strong>Ticino</strong> rientra proprio in questo caso, poiché ormai da diverso tempo non risulta balneabile.<br />

Le A.S.L. deputate al controllo <strong>del</strong>la balneabilità <strong>del</strong> fiume pur non avendo, quindi, l’obbligo di effettuare i<br />

controlli in mancanza di segnali che possano far presumere un miglioramento <strong>del</strong>la situazione, hanno effettuato<br />

i controlli allo scopo di avere dei dati sempre aggiornati sullo stato <strong>del</strong> fiume.<br />

Le stazioni storicamente monitorate dalle A.S.L. di Varese, Milano e Pavia, lungo l’intero corso <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono<br />

Località Comune<br />

elencate nella Tabella 2.15.<br />

Negli ultimi 5 anni le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> sono state classificate non balneabili.<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Casa <strong>del</strong>le barche<br />

Baragge<br />

Capanno Barenghi<br />

Centro balneare<br />

Guado <strong>del</strong>la Signora<br />

Ponte FS<br />

Ajala<br />

Zelata<br />

0<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Castano Primo (MI)<br />

Cuggiono (MI)<br />

Robecco sul Naviglio (MI)<br />

Abbiategrasso (MI)<br />

Motta Visconti (MI)<br />

Vigevano (PV)<br />

Vigevano (PV)<br />

Bereguardo (PV)<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile<br />

bimensile


ACQUA<br />

Tabella 2.15: Stazioni monitorate dalle A.S.L. di Varese, Milano e Pavia.<br />

57<br />

Località Comune<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Casa <strong>del</strong>le barche<br />

Baragge<br />

Capanno Barenghi<br />

Centro balneare<br />

Guado <strong>del</strong>la Signora<br />

Ponte FS<br />

Ajala<br />

Zelata<br />

Ponte di barche<br />

Poligono<br />

Cantarana<br />

Casa sul fiume<br />

Ponte Libertà<br />

Idrometro<br />

Ponte <strong>del</strong>la Becca<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Castano Primo (MI)<br />

Cuggiono (MI)<br />

Robecco sul Naviglio (MI)<br />

Abbiategrasso (MI)<br />

Motta Visconti (MI)<br />

Vigevano (PV)<br />

Vigevano (PV)<br />

Bereguardo (PV)<br />

Bereguardo (PV)<br />

Torre d’Isola (PV)<br />

Carbonara <strong>Ticino</strong> (PV)<br />

Pavia<br />

Pavia<br />

Valle Salimbene (PV)<br />

Linarolo (PV)


ACQUA<br />

58<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in collaborazione con la Fondazione Lombardia per l’Ambiente (FLA) nel c<br />

Approfondimento realizzato una analisi completa di tutti i corsi d’acqua afferenti al fiume <strong>Ticino</strong> tramite l’app<br />

L’INDICE DI FUNZIONALITÀ Funzionalità FLUVIALE Fluviale, (IFF) col fine di valutare in modo sistematico l’intero bacino sublacuale <strong>del</strong> fium<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in collaborazione con la Fondazione Lombardia<br />

per l’Ambiente (FLA) nel corso <strong>del</strong>l’anno 2001 ha realizzato una<br />

analisi completa di tutti i corsi d’acqua afferenti al fiume <strong>Ticino</strong><br />

tramite l’applicazione <strong>del</strong>l’Indice di Funzionalità Fluviale, col fine<br />

di valutare in modo sistematico l’intero bacino sublacuale <strong>del</strong><br />

fiume.<br />

Per poter comprendere in modo più approfondito la natura di un<br />

fiume, infatti, non bisogna limitarsi a valutare solamente gli aspetti<br />

qualitativi <strong>del</strong>le sue acque, ma è necessario ampliare l’indagine<br />

all’intero sistema fluviale, considerando anche le caratteristiche<br />

<strong>del</strong>l’alveo, così come le fasce di vegetazione perifluviale ed<br />

il territorio circostante. L’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF),<br />

restituisce una visione sintetica <strong>del</strong> fiume e tiene conto di un<br />

ampio ventaglio di elementi ecosistemici, permettendo di stimare<br />

il livello di funzionalità di un corso d’acqua tramite una serie di<br />

valutazioni incrociate sulle condizioni vegetazionali <strong>del</strong>le rive e<br />

<strong>del</strong> territorio circostante, sulla struttura fisica e morfologica <strong>del</strong>le<br />

rive, sulla struttura <strong>del</strong>l’alveo bagnato e sulle caratteristiche<br />

biologiche.<br />

Figura 3.23. Lavoro realizzato dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in collaborazione con la Fondazione Lom<br />

I valori di IFF vengono tradotti in 5 Livelli di Funzionalità, espressi con numeri romani (FLA). (dal I che indica la<br />

situazione migliore al V che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi di funzionalità;<br />

sono inoltre previsti livelli intermedi, Per poter al fine comprendere di meglio graduare in modo il più passaggio approfondito da un livello la natura all’altro. di un fiume, infatti, non bisog<br />

solamente gli aspetti qualitativi <strong>del</strong>le sue acque, ma è necessario ampliare l’indagine all’<br />

considerando anche le caratteristiche <strong>del</strong>l’alveo, così come le fasce di vegetazione perifluviale ed<br />

Livelli di funzionalità, relativi L’Indice giudizi di e Funzionalità colori di riferimento. Fluviale (IFF), restituisce una visione sintetica <strong>del</strong> fiume e tiene conto<br />

di elementi ecosistemici, permettendo di stimare il livello di funzionalità di un corso d’acq<br />

valutazioni incrociate sulle condizioni vegetazionali <strong>del</strong>le rive e <strong>del</strong> territorio circostante,<br />

VALORE DI IFF<br />

LIVELLO DI<br />

GIUDIZIO DI<br />

morfologica <strong>del</strong>le rive, sulla struttura <strong>del</strong>l’alveo bagnato e sulle COLORE<br />

FUNZIONALITÀ<br />

FUNZIONALITÀ<br />

caratteristiche biologiche.<br />

I valori di IFF vengono tradotti in 5 Livelli di Funzionalità, espressi con numeri romani (dal I<br />

261 - 300<br />

migliore I al V che indica quella peggiore), elevato ai quali corrispondono blui<br />

relativi giudizi di funzionali<br />

251 - 260<br />

livelli I-II intermedi, al fine di meglio elevato-buono graduare il passaggio da blu un livello verde all’altro (Tabella 3.16).<br />

201 - 250<br />

181 - 200<br />

121 - 180<br />

101 - 120<br />

61 - 100<br />

51 - 60<br />

14 - 50<br />

II<br />

II-III<br />

III<br />

III-IV<br />

IV<br />

IV-V<br />

V<br />

buono<br />

buono-mediocre LIVELLO DI verde giallo GIUDIZIO DI<br />

VALORE DI IFF<br />

mediocre FUNZIONALITÀ gialloFUNZIONALITÀ<br />

C<br />

261 - 300<br />

mediocre-scadente<br />

I<br />

giallo arancio<br />

elevato<br />

251 - 260 scadente I-II arancioelevato-buono<br />

bl<br />

201-250 scadente-pessimo II arancio rossobuono<br />

181 - 200 pessimo II-III rossobuono-mediocre<br />

ver<br />

121 - 180 III mediocre<br />

L’Indice di Funzionalità Fluviale è stato applicato all’intero bacino <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale nel 2001 e a questa<br />

101 - 120 III-IV mediocre-scadente<br />

indagine si riferiscono i dati di seguito riportati. Il fiume è stato suddiviso in 41 tratti, dalla confluenza con il<br />

Po fino a Sesto Calende, punto immediatamente 61 a - 100 valle rispetto all’emissione IV dal lago Maggiore. E’ scadente stato<br />

gial<br />

scartato il tratto successivo (dal ponte di Sesto Calende fino al lago Maggiore), in quanto le caratteristiche<br />

51 - 60 IV-V scadente-pessimo<br />

lacustri non permettevano l’applicazione <strong>del</strong>l’indice.<br />

Nel figura seguente viene visualizzato l’andamento 14 dei - valori 50 di IFF: per ogni tratto V la riva destra è rappresentata pessimo<br />

aran<br />

con una linea mentre la sinistra è riportata in istogramma.<br />

Tabella 3.16. Livelli di funzionalità, relativi giudizi e colori di riferiment<br />

verde<br />

L. F. L’indice SPONDA di SX Funzionalità Fluviale SPONDA è stato DXapplicato all’intero GIUDIZIO bacino <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale nel 2<br />

si riferiscono i dati di seguito riportati. Il fiume è stato suddiviso in 41 tratti, dalla confluenza<br />

I<br />

Calende, 4,9 punto immediatamente 4,9 a valle rispetto all’emissione elevato dal lago Maggiore. E’ stato scar<br />

I - II<br />

(dal ponte 7,3 di Sesto Calende fino 2,4 al lago Maggiore), in quanto elevato-buono le caratteristiche lacustri non perm<br />

<strong>del</strong>l’indice.<br />

II<br />

Nel figura 34,2 3.24 viene visualizzato 48,8<br />

l’andamento dei valori di buono IFF: per ogni tratto la riva destra


I.F.F.<br />

ACQUA<br />

Andamento dei valori di IFF ottenuti sulle due sponde <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>.<br />

300<br />

280<br />

260<br />

240<br />

220<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

VALORE DI IFF<br />

261 - 300<br />

LIVELLO DI<br />

FUNZIONALITÀ<br />

I<br />

I risultati 251 mettono - 260 in evidenza che I-II i tratti più penalizzati risultano elevato-buono essere quelli in corrispondenza blu verde <strong>del</strong>la città<br />

di Pavia, con un IV Livello di Funzionalità, e di Sesto Calende con un III-IV Livello di Funzionalità. I principali<br />

201 - 250<br />

II<br />

buono<br />

verde<br />

fattori che influiscono su entrambi i tratti sono da attribuire alla presenza di centri urbani. L’urbanizzazione,<br />

infatti, 181 incide - 200sul<br />

giudizio finale II-III sia per la presenza di difese buono-mediocre<br />

spondali, sia per l’impatto verde negativo giallo dei reflui<br />

immissari 121 - sulle 180 caratteristiche biologiche III <strong>del</strong>l’ambiente fluviale. mediocre Inoltre, in questi due tratti giallo il percorso <strong>del</strong><br />

fiume è raddrizzato a causa di interventi artificiali e ciò non permette la formazione di microambienti, che<br />

aumenterebbero 101 - 120 la qualità <strong>del</strong>l’ambiente III-IV e il Livello di Funzionalità. mediocre-scadente Le zone in cui è stato giallo individuato arancio il migliore<br />

Livello 61 di - Funzionalità 100 corrispondono IV al tratto compreso tra il ponte scadente di barche di Bereguardo arancio e Vigevano sud<br />

e a quello nei pressi <strong>del</strong> Bosco <strong>del</strong>le Faggiole, a sud di Turbigo. Anche in questo caso è possibile individuare<br />

51 - 60<br />

IV-V<br />

scadente-pessimo arancio rosso<br />

caratteristiche <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale comuni nei due tratti: entrambe le aree sono ad alta naturalità, prive di<br />

centri urbani 14 - 50sul<br />

territorio circostante V e ricche di vegetazione perifluviale; pessimo le buone condizioni idriche rosso <strong>del</strong>l’alveo,<br />

la presenza di pozze, raschi e meandri permettono una diversificazione <strong>del</strong>le comunità biologiche. Lungo questi<br />

due tratti di fiume, eventuali presenze di interventi artificiali non incidono sulla funzionalità <strong>del</strong> corso, poiché<br />

mitigate ed integrate nell’ecosistema <strong>del</strong>la fascia perifluviale. Tra queste due situazioni estreme, la distribuzione<br />

percentuale dei valori di IFF ottenuti, evidenzia che la maggior parte di essi, 83% riferiti alla sponda sinistra e<br />

87,9% a quella destra, ricade nei Livelli di Funzionalità II e III ed in quello ad essi intermedio: ciò indica che la<br />

situazione è tale da non destare preoccupazione e permette di individuare i tratti più compromessi per meglio<br />

indirizzare gli interessi gestionali.<br />

Distribuzione percentuale dei valori di IFF <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> (41 stazioni).<br />

59<br />

GIUDIZIO DI<br />

FUNZIONALITÀ<br />

elevato<br />

COLORE<br />

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41<br />

confluenza fiume Po<br />

L. F. SPONDA SX SPONDA DX GIUDIZIO<br />

I<br />

I - II<br />

II<br />

II - III<br />

III<br />

III - IV<br />

IV<br />

IV - V<br />

V<br />

4,9<br />

7,3<br />

34,2<br />

19,5<br />

29,3<br />

2,4<br />

2,4<br />

0,0<br />

0,0<br />

tratti<br />

4,9<br />

2,4<br />

48,8<br />

17,1<br />

22,0<br />

2,4<br />

2,4<br />

0,0<br />

0,0<br />

blu<br />

elevato<br />

elevato-buono<br />

buono<br />

buono-mediocre<br />

mediocre<br />

mediocre-scadente<br />

scadente<br />

scadente-pessimo<br />

pessimo<br />

sorgente<br />

riva<br />

dx<br />

riva<br />

sx


ACQUA<br />

Prelievi per scopi irrigui e industriali (dighe e prese)<br />

Le portate <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale dipendono principalmente dal deflusso <strong>del</strong> Lago Maggiore. Dal 1942 il rilascio<br />

è regolato artificialmente dallo sbarramento <strong>del</strong>la diga <strong>del</strong>la Miorina con valori di portata compresi tra i 35 e<br />

1.000-1.500 m 3 /s, con minimi nelle stagioni invernali (febbraio) ed estive (agosto, minimi assoluti) e massimi<br />

nelle stagioni intermedie, durante i periodi piovosi.<br />

Il fiume è interessato da numerose opere di derivazione <strong>del</strong>le sue acque e da alcuni affluenti, sia di origine<br />

naturale sia artificiale.<br />

Partendo da nord, per quanto riguarda le opere di derivazione a valle <strong>del</strong>lo sbarramento di Porto <strong>del</strong>la Torre,<br />

all’altezza <strong>del</strong>la Diga <strong>del</strong> Panperduto, in comune di Somma Lombardo (VA), vengono derivati il Canale Regina<br />

Elena con una portata di 70 m 3 /s e il Canale Industriale con portata di 120 m 3 /s, che alimenta le centrali<br />

idroelettriche di Vizzola <strong>Ticino</strong> (VA), Tornavento (VA) e Turbigo (MI). Più a valle ci sono prelievi minori: la<br />

roggia di Oleggio (7,4 m 3 /s), la roggia Molinara di Castano (1,5 m 3 /s), le rogge Clerici e Simonetta con portate<br />

inferiori a 10 m 3 /s. Più a sud <strong>del</strong> comune di Turbigo, il Naviglio Langosco ha una portata di 23 m 3 /s e in<br />

comune di Cuggiono (MI), incrementato da una ulteriore derivazione al ponte di Boffalora (MI), viene derivato<br />

il Naviglio Sforzesco, con portata di 54 m 3 /s. All’altezza di Vigevano (PV), avviene l’ultimo prelievo con la roggia<br />

Castellana-Magna.<br />

Procedendo da nord a sud, nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, la composizione geologica <strong>del</strong> suolo diventa<br />

sempre meno permeabile e questo determina una diminuzione progressiva <strong>del</strong>la velocità di movimento <strong>del</strong>le<br />

acque sotterranee che sono costrette a subire un fenomeno di rigurgito. Si assiste così alla presenza <strong>del</strong>le<br />

risorgive di pianura, particolarmente intense nella fascia tra Magenta (MI) e Abbiategrasso (MI) in riva sinistra<br />

e in riva destra fra Trecate (NO) e Cassolnovo (PV): la cosiddetta “fascia dei fontanili”. Queste opere, realizzate<br />

dall’uomo per utilizzare le acque di risorgiva, hanno disegnato una fitta rete di canali atti ad irrigare una vasta<br />

superficie coltivata.<br />

Tabella 2.16: Opere di derivazione <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong>.<br />

Opera Località Funzione<br />

Diga <strong>del</strong>la Miorina<br />

Diga di Porto <strong>del</strong>la Torre<br />

Diga <strong>del</strong> Pamperduto<br />

Canale Regina Elena<br />

Canale Industriale<br />

Roggia di Oleggio<br />

Roggia Molinara<br />

Rogge Clerici e Simonetta<br />

Naviglio Langosco<br />

Naviglio Sforzesco<br />

Roggia Castellana-Magna<br />

60<br />

Golasecca (VA)<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Oleggio (NO)<br />

Castano Primo (MI)<br />

Castano Primo (MI)<br />

Turbigo (MI)<br />

Cuggiono (MI)<br />

Vigevano (PV)<br />

Regola il deflusso dal Lago Maggiore<br />

Usi energetici<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Usi energetici<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Usi irrigui<br />

Le derivazioni d’acqua, per uso agricolo o industriale, utilizzano un totale di circa 220–240 m3 /s. La portata<br />

media annua di deflusso, nel cinquantennio 1943-1992, è stata di 279 m3 /s.<br />

Gli apporti idrici che afferiscono al <strong>Ticino</strong>, costituiti da scarichi civili e industriali, acque di piena eccedenti<br />

le capacità di deflusso di vari bacini a nord di Milano, restituzione di acque irrigue, sorgive, possono essere<br />

considerate TABELLA all’incirca 1 I LIMITI pari DI alle EMISSIONE acque captate PER dalle GLI derivazioni. IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE<br />

Si assiste, quindi, ad un intenso sfruttamento <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume che, negli ultimi anni particolarmente<br />

siccitosi, potenzialità ha determinato impianto (a. livelli e.) di portata 2.000 molto - 10.000 esigui nel tratto 10.000 centro-settentrionale; - 100.000 il tratto >100.000 terminale <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, sebbene risenta meno da un punto di vista <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque, grazie agli apporti che vengono<br />

restituiti nei<br />

parametri<br />

tratti più a valle, presenta<br />

concentraz.<br />

una condizione<br />

% riduz.<br />

qualitativa<br />

concentraz.<br />

sicuramente<br />

% riduz.<br />

più scadente,<br />

concentraz.<br />

poiché<br />

% riduz.<br />

le acque<br />

derivate BOD5 mg/I ritornano al fiume arricchite di 25inquinanti<br />

70-90 di provenienza 25agricola,<br />

civile 80 ed industriale. 15 90<br />

COD5 mg/I<br />

125 75 125 75 75 75<br />

solidi sospesi mg/I<br />

70 70 35 90 20 90<br />

fosforo totale (P mg/I)<br />

5 - 2 - 2 -<br />

azoto totale (N mg/I)<br />

20 - 15 - 15 -


Impianti di depurazione<br />

Nel panorama italiano la fonte giuridica primaria nella disciplina degli scarichi è costituita dal Decreto Legislativo<br />

n. 152/06. Tale decreto stabilisce che tutti gli agglomerati urbani devono essere dotati di rete fognaria e sistemi<br />

di depurazione, e individua diversi trattamenti depurativi (primari, secondari, spinti, appropriati) cui devono<br />

essere sottoposte le acque reflue a seconda <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong>l’agglomerato che produce lo scarico e <strong>del</strong><br />

grado di sensibilità <strong>del</strong>le aree soggette allo scarico. Di primaria importanza il principio secondo il quale le<br />

acque di scarico devono essere trattate con le migliori tecnologie disponibili, operando un’opportuna scelta<br />

dei trattamenti, al fine di garantire la compatibilità ambientale <strong>del</strong>le attività depurative e la conformità dei corpi<br />

idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità.<br />

La regolamentazione degli scarichi è basata sul rispetto di determinati limiti di accettabilità che sono differenti a<br />

seconda <strong>del</strong> corpo recettore. Gli scarichi in acque superficiali devono rispettare i valori limite di emissione fissati<br />

dallo Stato o quelli più restrittivi stabiliti dalle Regioni per sostanze ritenute particolarmente pericolose. Per gli<br />

scarichi di acque reflue urbane che si riversano in corpi idrici ricadenti nelle aree sensibili, come il <strong>Ticino</strong>, sono<br />

previsti, invece, trattamenti e limiti più restrittivi.<br />

Nella normativa sono specificati i limiti di emissione cui devono attenersi gli impianti di acque reflue urbane;<br />

se tali scarichi sono recapitati in aree sensibili, devono essere rispettati limiti più restrittivi.<br />

La normativa, per il raggiungimento degli obiettivi, prevede, tra le altre cose, “…l’adeguamento dei sistemi<br />

di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici, nell’ambito <strong>del</strong> servizio idrico integrato di cui<br />

alla legge 5 gennaio 1994, n. 36….” Col fine di garantire una maggiore copertura <strong>del</strong> servizio depurativo e<br />

l’adeguamento degli impianti esistenti per il raggiungimento dei nuovi obiettivi, attraverso sistemi che non<br />

comportino oneri di investimento e di gestione elevati. La gestione dei servizi pubblici di acquedotto, fognatura<br />

e depurazione è normata proprio dalla Legge 36/1994, più nota come “Legge Galli”, che ha introdotto il<br />

servizio idrico integrato.<br />

Per la Regione Lombardia la legge di applicazione è la Legge Regionale 21/98, che individua 12 Ambiti<br />

Territoriali Ottimali, di cui 11 corrispondenti ai confini amministrativi <strong>del</strong>le Province ed 1 alla città di Milano:<br />

quindi rientrano nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ben tre ATO corrispondenti alle tre Province di Varese, Milano<br />

e Pavia.<br />

La Direttiva 91/271 CEE stabilisce che tutti gli agglomerati urbani devono essere dotati di rete fognaria e<br />

sistema di depurazione.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha condotto nel corso <strong>del</strong> 2003 un’indagine sui sistemi di depurazione operanti nei comuni<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Da tale indagine emerse che su 47 Comuni, 5 non possedevano un sistema di depurazione<br />

dei propri reflui; ad oggi la situazione è migliorata e solo due comuni, peraltro di piccole dimensioni, non sono<br />

ancora dotati di impianto, ma entrambi i casi sono in fase di adeguamento.<br />

Il maggior numero di depuratori censiti ricade nella Provincia di Pavia (41 impianti), mentre un numero inferiore<br />

è stato registrato nella Provincia di Varese (13 impianti), di Novara (9 impianti) e di Milano (8 impianti).<br />

Figura 2.4: Distribuzione tre le tre Province dei 60 impianti di depurazione censiti.<br />

40%<br />

ACQUA<br />

61<br />

Pavia<br />

Milano<br />

Varese<br />

Sono stati censiti 60 depuratori attivi che possiedono uno scarico che raggiunge direttamente o indirettamente,<br />

tramite affluenti, il fiume <strong>Ticino</strong>; il censimento ha coinvolto anche depuratori di comuni non ricadenti nel<br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

12%<br />

8%


ACQUA<br />

Tali impianti di depurazione <strong>del</strong>le acque reflue urbane possiedono potenzialità notevolmente differenti (da<br />

un minimo di 80 A.E. per il depuratore <strong>del</strong>la frazione Canarazzo di Carbonara <strong>Ticino</strong> (PV) ad un massimo di<br />

420.000 A.E. per il depuratore di Lonate Pozzolo (VA)).<br />

Si sono individuate quattro tipologie di impianti riferite a diversi campi di potenzialità:<br />

• Tipologia 1: < 2.000 A.E.;<br />

• Tipologia 2: 2.000 – 10.000 A.E.;<br />

• Tipologia 3: 10.000 – 50.000 A.E.;<br />

• Tipologia 4: > 50.000 A.E.<br />

Per ognuna di queste tipologie deve essere garantito un numero idoneo di sezioni di trattamento. I depuratori<br />

censiti sono stati classificati come “Adeguati” o “Non Adeguati” (4 depuratori non sono stati classificati per<br />

mancanza di dati), in base alla corresponsione <strong>del</strong>le loro unità di trattamento con quelle indicate dalle linee<br />

guida <strong>del</strong>l’APAT(redatte sulla base <strong>del</strong> Decreto Legislativo 152/99 e contenute nel manuale dal titolo: “Guida<br />

alla progettazione dei sistemi di collettamento e depurazione <strong>del</strong>le acque reflue urbane”), integrando le<br />

informazioni con i dati riferiti ad un giudizio di efficienza basato sulla presenza/assenza <strong>del</strong>le varie sezioni di<br />

trattamento e la loro funzionalità.<br />

Figura 2.5: Distribuzione degli impianti


ACQUA<br />

Figura 2.7: Distribuzione degli impianti 10.000-50.000 A.E. nelle tre Province.<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

2<br />

TIPOLOGIA 3<br />

1 2 3<br />

varese milano pavia<br />

1<br />

0<br />

Figura 2.8: Distribuzione degli impianti A.E.>50.000 nelle tre Province.<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

1<br />

TIPOLOGIA 4<br />

1 2 3<br />

varese milano pavia<br />

3<br />

Mettendo a confronto gli impianti classificati si nota che la maggior parte dei depuratori pavesi sono di piccole<br />

dimensioni (Tipologia 1: < 2.000 A.E.), i depuratori <strong>del</strong>la Provincia di Varese sono soprattutto di medie e<br />

piccole dimensioni (Tipologia 1 e Tipologia 2: 2.000 – 10.000 A.E.), quelli <strong>del</strong>la Provincia di Milano sono di<br />

grosse dimensioni (Tipologia 4: > 50.000 A.E.).<br />

Nella Figura 2.9 sono invece evidenziati i giudizi di efficienza a seconda <strong>del</strong>la dimensione degli impianti.<br />

Figura 2.9: Classificazione per giudizio di efficienza dei depuratori censiti divisi per Provincia.<br />

Giudizio di efficienza<br />

tipologia 4<br />

tipologia 3<br />

tipologia 2<br />

tipologia 1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

8<br />

2<br />

4<br />

26<br />

63<br />

I depuratori censiti con potenzialità compresa tra<br />

10.000 e i 50.000 A.E. sono 3, di cui 2 in Provincia di<br />

Varese e 1 in Provincia di Milano; nessun depuratore di<br />

questa tipologia è presente in Provincia di Pavia.<br />

I depuratori censiti con potenzialità superiore a 50.000<br />

A.E. sono complessivamente 6, 1 si trova in Provincia<br />

di Varese, 3 in Provincia di Milano e 2 in Provincia di<br />

Pavia.<br />

bassa media alta<br />

0 5 10 15 20 25 30 35 40<br />

8<br />

1


TABELLA 1 I LIMITI DI EMISSIONE PER GLI IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE<br />

potenzialità impianto (a. e.) 2.000 - 10.000 10.000 - 100.000 >100.000<br />

ACQUA<br />

TABELLA 1 I LIMITI DI EMISSIONE PER GLI IMPIANTI DI ACQUE REFLUE URBANE<br />

parametri concentraz. % riduz. 64 concentraz. % riduz. concentraz. % riduz.<br />

potenzialità impianto (a. e.)<br />

BOD5 mg/I<br />

2.000 - 10.000<br />

25 70-90<br />

10.000 - 100.000<br />

25 80<br />

>100.000<br />

15 90<br />

Valutando, COD5 mg/I parametri concentraz.<br />

inoltre, la classificazione 125 % riduz.<br />

dei depuratori 75 concentraz.<br />

per Provincia 125 %<br />

si nota 75 riduz. concentraz.<br />

che la percentuale 75 % riduz.<br />

maggiore 75 di<br />

sistemi solidi BOD5 sospesi depurativi mg/I mg/I considerati “Non adeguati” 70 25 si trova 70-90 70 in Provincia 35 25 di Pavia, mentre 90 80 nelle 20 15 altre due Province 90<br />

le<br />

percentuali degli impianti “Adeguati” e “Non adeguati” sono sostanzialmente simili. In Provincia di Varese quasi<br />

tutti<br />

fosforo COD5 mg/I<br />

i depuratori<br />

totale (P<br />

sono<br />

mg/I)<br />

125<br />

stati classificati con<br />

5 75<br />

classe di<br />

- 125<br />

efficienza “Media”,<br />

2 75<br />

mentre<br />

- 75<br />

in Provincia<br />

2 75<br />

di Pavia sono<br />

-<br />

stati<br />

classificati azoto solidi totale sospesi quasi (N mg/I tutti mg/I) con classe di efficienza 20 70 “Bassa”; 70 - nel milanese 15 35 vi è una uguale 90 - distribuzione 15 20 tra depuratori 90 -<br />

con classe di efficienza “Bassa” e “Media”.<br />

azoto fosforo ammoniacale totale (P mg/I) (N mg/I) 10 5 -<br />

52<br />

-<br />

52<br />

-<br />

I depuratori di piccole dimensioni sono, quindi, quelli che più spesso risultano dotati di trattamenti insufficienti<br />

alla Escherichia azoto depurazione totale coli (N dei (UFC/100ml)<br />

mg/I) reflui in essi convogliati 4.000 20 e presentano -<br />

problemi 4.000 15 di funzionamento -<br />

e 4.000 gestione. 15 Un sistema -<br />

di<br />

impianti azoto ammoniacale inadeguato, anche (N mg/I) se riferito a 10piccole<br />

realtà, - può contribuire 5 ad un peggioramento - 5 <strong>del</strong>la qualità - <strong>del</strong>le<br />

acque, anche se i maggiori problemi a riguardo sono, comunque, dati da impianti di più grosse dimensioni.<br />

Escherichia coli (UFC/100ml) 4.000 - 4.000 - 4.000 -<br />

Provincia Numero di depuratori<br />

Numero di depuratori<br />

Tabella 2.17: Valutazione dei sistemi depurativi “Adeguati” suddivisi per Provincia. “Non adeguati”<br />

Provincia<br />

Varese<br />

Numero di<br />

5<br />

depuratori<br />

Numero di<br />

7<br />

depuratori<br />

Milano<br />

“Adeguati” 4<br />

“Non adeguati” 4<br />

Pavia Varese<br />

45<br />

32 7<br />

Milano<br />

4<br />

4<br />

Pavia<br />

4<br />

32<br />

Tabella 2.18: Classificazione per classi di efficienza dei depuratori suddivisi per Provincia.<br />

Provincia Classe di efficienza<br />

“Alta”<br />

Provincia<br />

Varese<br />

Classe di<br />

0<br />

efficienza<br />

Milano<br />

“Alta” 1<br />

Pavia Varese<br />

0<br />

Milano<br />

1<br />

Classe di efficienza<br />

“Media”<br />

Classe di<br />

9<br />

efficienza<br />

“Media” 3<br />

79<br />

3<br />

Classe di efficienza<br />

“Bassa”<br />

Classe di<br />

3<br />

efficienza<br />

“Bassa” 4<br />

29 3<br />

4<br />

Le ricerche Pavia promosse dal <strong>Parco</strong> in questi 0 anni (Monitoraggio <strong>del</strong>la 7qualità<br />

<strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume 29<strong>Ticino</strong><br />

e dei suoi<br />

principali affluenti, Censimento dei depuratori e Censimento degli scarichi) hanno messo in evidenza le numerose<br />

problematiche che vanno ad incidere sulla qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> e dei suoi principali affluenti. Di<br />

conseguenza, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, per riuscire a migliorare la situazione qualitativa <strong>del</strong> fiume, ha intrapreso azioni<br />

di sensibilizzazione al fine di contenere una <strong>del</strong>le fonti di impatto più problematica e ben distinguibile data dagli<br />

scarichi dei molti impianti di depurazione presenti o che incidono sul suo territorio. Dal 2005 si è fatto promotore<br />

di una serie di incontri con i Comuni, le società che gestiscono gli impianti, le Province, le ARPA e le Autorità<br />

d’Ambito per creare tavoli di lavoro con la finalità di raccogliere informazioni aggiornate sul tema <strong>del</strong>la depurazione<br />

<strong>del</strong>le acque reflue e sugli interventi in atto o in progetto adatti a risolvere i numerosi problemi di funzionamento e<br />

dimensionamento evidenziati dalle due indagini realizzate nel corso degli anni 2000 e 2003.<br />

Il <strong>Parco</strong> ha voluto innanzitutto creare occasioni di confronto fra tutti i soggetti coinvolti al fine di avviare azioni<br />

concrete che permettano di migliorare l’efficienza degli impianti e la qualità dei reflui afferenti al fiume <strong>Ticino</strong><br />

per ripristinare al più presto la balneabilità lungo l’intera asta <strong>del</strong> fiume.<br />

Durante questi tavoli di lavoro, sono state proposte <strong>del</strong>le soluzioni ai problemi evidenziati per il raggiungimento<br />

<strong>del</strong>l’obiettivo di miglioramento <strong>del</strong>la efficienza degli impianti; in alcuni casi gli adeguamenti sono già in fase di<br />

attuazione, mentre in altri casi si sta valutandone la fattibilità.<br />

Vista l’eterogeneità dei depuratori presenti nel <strong>Parco</strong> e le differenti soluzioni impiantistiche adottate sulla base<br />

<strong>del</strong>le caratteristiche qualitative e quantitative <strong>del</strong> refluo in ingresso, il <strong>Parco</strong> non ha potuto entrare nel merito<br />

di ogni singola scelta progettuale.<br />

Tuttavia sono stati sostenuti alcuni criteri di massima ritenuti imprescindibili per garantire la tutela degli<br />

ecosistemi acquatici <strong>del</strong>l’area protetta, che vengono di seguito elencati sinteticamente:<br />

• Divieto di utilizzo <strong>del</strong>l’ipoclorito di sodio per i trattamenti di disinfezione (eccetto per soluzioni temporanee<br />

e in assenza di altre opzioni); in alternativa è stato proposto l’acido peracetico (che garantisce un ottimo<br />

abbattimento <strong>del</strong>la carica batterica e ha un impatto trascurabile sui corpi idrici recettori), o altre soluzioni più


ACQUA<br />

65<br />

onerose da un punto di vista impiantistico (raggi UV previa filtrazione, ozono, ecc.);<br />

• In presenza di piccoli impianti poco efficienti e carenti di manutenzione è stato proposto il collettamento<br />

con depuratori di maggiori dimensioni, logicamente nel caso in cui le quote permettano di trasferire i reflui<br />

senza un eccessivo dispendio energetico e dove non si dovessero coprire distanze eccessive;<br />

• Nel caso in cui gli insediamenti urbani fossero distribuiti in modo frammentario sul territorio comunale (come<br />

accade nella zona pavese) è stata fortemente sostenuta la realizzazione di impianti di fitodepurazione in<br />

aggiunta ai trattamenti attualmente utilizzati (vasche Imhoff, piccoli impianti a fanghi attivi) a garanzia di una<br />

maggiore efficacia depurativa anche in caso di malfunzionamento di questi impianti di difficile gestione.<br />

L’aggiunta di una sezione fitodepurativa è stata comunque sostenuta anche per l’affinamento depurativo di<br />

grossi impianti;<br />

• Costruzione di vasche volano per l’accumulo di acque di prima pioggia al fine di contenere l’attivazione dei<br />

by-pass e gestire l’aumento <strong>del</strong>le portate in ingresso ai depuratori in caso di piogge intense.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato<br />

Stato<br />

Stato<br />

Stato<br />

Pressione<br />

Risposta<br />

Indicatore Unità di<br />

misura<br />

IBE<br />

(Indice<br />

Biotico Esteso)<br />

LIM<br />

(Livello di<br />

Inquinamento<br />

chimico-fisico)<br />

Balneabilità<br />

SECA<br />

(Stato<br />

Ecologico<br />

<strong>del</strong> Corso<br />

d’Acqua)<br />

Prese<br />

Depuratori<br />

Classe<br />

Livello<br />

Numero<br />

di stazioni<br />

balneabili<br />

Classe<br />

Acqua<br />

derivata/<br />

portata<br />

media<br />

Adeguati/<br />

Non<br />

adeguati<br />

ACQUA<br />

66<br />

Valore Giudizio Tendenza Qualità<br />

sintetico <strong>del</strong> dato<br />

II<br />

II<br />

0<br />

II<br />

220 / 280<br />

m 3 /s<br />

Provincia di<br />

Varese:<br />

5 adeguati<br />

7 non<br />

adeguati<br />

Provincia di<br />

Milano:<br />

4 adeguati<br />

4 non<br />

adeguati<br />

Provincia di<br />

pavia:<br />

4 adeguati<br />

32 non<br />

adeguati<br />

Note<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> si ritrova<br />

classificato in Classe II di<br />

IBE che corrisponde ad un<br />

ambiente con moderati<br />

sintomi di inquinamento.<br />

Il fiume, pur non<br />

mostrandosi in una<br />

situazione allarmante nel<br />

corso degli anni, ha<br />

confermato una<br />

radicalizzazione <strong>del</strong>la<br />

divisione in due tratti di<br />

differente qualità: un primo<br />

tratto a monte in<br />

condizioni buone e un<br />

secondo tratto a valle con<br />

una qualità peggiore; fa da<br />

spartiacque qualitativo la<br />

stazione di Vigevano.<br />

Il commento ricalca quello<br />

espresso per l’indicatore<br />

IBE.<br />

Nessun tratto <strong>del</strong> fiume<br />

risulta balneabile ormai da<br />

tempo senza che siano<br />

stati rilevati sostanziali<br />

cambiamenti.<br />

Il commento ricalca quello<br />

espresso per l’indicatore<br />

IBE, anche perché nel<br />

calcolo di questo indicatore<br />

incide pesantemente il suo<br />

andamento.<br />

La quasi totalità <strong>del</strong>le<br />

acque trasportate dal<br />

fiume <strong>Ticino</strong> vengono<br />

utilizzate per scopi<br />

industriali ed irrigui.<br />

Gli impianti presentano<br />

quasi tutti una struttura<br />

adeguata che è stata nel<br />

tempo modificata al fine<br />

di migliorare le prestazioni<br />

degli impianti stessi.<br />

Può essere riproposto il<br />

commento fatto per gli<br />

impianti <strong>del</strong>la Provincia di<br />

Varese.<br />

Nella provincia di Pavia<br />

sono stati riscontrati la<br />

quasi totalità di depuratori<br />

piccoli e inadeguati.


ACQUA<br />

67<br />

Nonostante una forte spinta normativa volta alla tutela <strong>del</strong> patrimonio idrico superficiale e gli sforzi attuati dagli<br />

organismi competenti nella gestione e nel monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume, non ultimo il <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con il suo impegno di salvaguardia e controllo <strong>del</strong>l’intero ecosistema fluviale, nel corso degli anni<br />

non si sono registrati gli sperati e voluti miglioramenti <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> fiume e <strong>del</strong>le sue acque.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si è fatto promotore di una intensa azione di concertazione al fine di migliorare i sistemi<br />

depurativi nonché di diminuire gli scarichi inquinanti afferenti al <strong>Ticino</strong>. Sono in atto, altresì, azioni per la<br />

definizione e l’attuazione <strong>del</strong> Deflusso Minimo Vitale che, insieme ad un miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le<br />

acque, potrebbe incidere positivamente sull’intero ecosistema fluviale.<br />

Per contro, il farraginoso sistema legislativo, la frantumazione <strong>del</strong>le competenze in materia di acque (sia in termini<br />

Provincia<br />

di qualità che di quantità), i cambiamenti climatici in corso, oltre all’inarrestabile tendenza all’urbanizzazione <strong>del</strong><br />

di Pavia:<br />

territorio e alla industrializzazione <strong>del</strong>l’agricoltura non consentono di dare un giudizio sintetico che esprima una<br />

4<br />

Nella provincia di Pavia<br />

sono stati riscontrati la<br />

tendenza futura di miglioramento, ma è anzi probabile che, senza novità ed azioni politiche forti, si assista ad<br />

adeguati quasi totalità di<br />

un continuo peggioramento <strong>del</strong>la risorsa acqua e <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale ad essa legato.<br />

depuratori piccoli e<br />

32 non<br />

inadeguati.<br />

adeguati<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Nonostante una forte spinta normativa volta alla tutela <strong>del</strong> patrimonio idrico superficiale e gli sforzi attuati<br />

dagli organismi competenti nella gestione e nel monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume, non ultimo<br />

il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> col suo impegno di salvaguardia e controllo <strong>del</strong>l’intero ecosistema fluviale, nel corso degli<br />

anni non si sono registrati gli sperati e voluti miglioramenti <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> fiume e <strong>del</strong>le sue acque.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si è fatto promotore di una intensa azione di concertazione al fine di migliorare i sistemi<br />

depurativi nonché di diminuire gli scarichi inquinanti afferenti nel <strong>Ticino</strong>. Sono in atto, altresì, azioni per la<br />

definizione e l’attuazione <strong>del</strong> Deflusso Minimo Vitale che, insieme ad un miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le<br />

acque, potrebbe incidere positivamente sull’intero ecosistema fluviale.<br />

Per contro, il farraginoso sistema legislativo in materia, la frantumazione <strong>del</strong>le competenze in materia di<br />

acque (sia in termini di qualità che di quantità) e i cambiamenti climatici in corso non consentono di dare un<br />

giudizio sintetico che esprima una tendenza futura di miglioramento, me è anzi probabile che, senza novità<br />

ed azioni politiche forti, si assista ad un continuo peggioramento <strong>del</strong>la risorsa acqua e <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale<br />

ad essa legato.


VEGETAZIONE<br />

69<br />

CAPITOLO 3<br />

VEGETAZIONE


Inquadramento generale<br />

VEGETAZIONE<br />

71<br />

CAPITOLO 3<br />

VEGETAZIONE<br />

Il <strong>Parco</strong> lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha tra i suoi principali obiettivi la tutela <strong>del</strong>la componente naturale <strong>del</strong><br />

territorio e la vegetazione è uno dei principali elementi di protezione e di monitoraggio.<br />

Per questo motivo l’Ente <strong>Parco</strong>, fin dalla sua istituzione, ha costituito un settore con la specifica finalità di<br />

gestione <strong>del</strong>la normativa di tutela <strong>del</strong>la vegetazione, in particolare dei boschi.<br />

Nel corso degli anni l’attività <strong>del</strong> Settore Vegetazione e Boschi si è parzialmente modificata adattandosi alla<br />

normativa nazionale e internazionale. Oggi nuovi concetti sono entrati a far parte <strong>del</strong>le basi teoriche di tutela<br />

<strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong> paesaggio, valorizzando sempre più l’attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stesso quale struttura in grado<br />

unificare territori che altrimenti sarebbero disgiunti dal punto di vista amministrativo: oggi si parla di tutela<br />

<strong>del</strong>la biodiversità, di creazione e ricostituzione di corridoi ecologici, di rete ecologica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,<br />

di valorizzazione <strong>del</strong>le foreste come serbatoio <strong>del</strong>le emissioni dei gas serra (carbon sink), di salvaguardia e<br />

ricostituzione di zone umide.<br />

La vegetazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è oggetto di forti pressioni che ne mettono a rischio la consistenza e<br />

la composizione specifica; una <strong>del</strong>le più negative è la presenza di specie arboree esotiche, quali la Robinia<br />

(Robinia pseudacacia), il ciliegio tardivo (Prunus serotina), l’Ailanto (Ailanthus altissima) che, per la loro<br />

adattabilità e velocità di crescita, rapidamente si insediano su terreni poco fertili o carenti di vegetazione,<br />

impedendo la crescita <strong>del</strong>la vegetazione autoctona, meno invasiva e più esigente. Si tratta dunque di una vera<br />

e propria competizione fra specie forestali differenti, che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, nei suoi interventi diretti o indiretti<br />

sul territorio, cerca di contrastare al fine di favorire l’insediamento <strong>del</strong>le specie autoctone, con l’obiettivo di<br />

conservare o ricostituire la foresta planiziale, ovvero la foresta originaria, caratterizzata dalla presenza di farnia,<br />

carpino bianco e olmo.<br />

La componente forestale è anche oggetto di altre pressioni di tipo biotico o abiotico, costituite dalle diverse<br />

patologie che mettono a rischio una o più specie arboree. In molti casi si tratta di fenomeni naturali, o<br />

comunque di vasta scala, che il <strong>Parco</strong> non è in grado di contrastare. La risposta a tali pressioni in molti casi


VEGETAZIONE<br />

72<br />

può solo consistere nel monitoraggio <strong>del</strong> fenomeno, al fine di poterne individuare le cause e procedere con<br />

eventuali interventi di difesa o mitigazione <strong>del</strong> danno.<br />

Al fine di disporre di una serie di indicatori relativi allo stato <strong>del</strong>la vegetazione nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, alle pressioni<br />

a cui è sottoposta e alle risposte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stesso, è importante effettuare sia una valutazione quantitativa,<br />

sia qualitativa, considerando dunque anche la qualità <strong>del</strong>le superfici boscate e il grado di biodiversità degli<br />

ecosistemi presenti.<br />

Cenni normativi<br />

Il corpus legislativo che si occupa di vegetazione è in genere una normativa di tutela e conservazione <strong>del</strong>le<br />

diverse tipologie di conformazioni paesaggistiche: i boschi, i filari e le siepi in aree agricole e periurbane, le<br />

alberature urbane pubbliche e private.<br />

La vegetazione agricola produttiva è presa in esame nel capitolo relativo all’agricoltura.<br />

La tutela dei boschi<br />

I boschi sono tutelati dalla normativa sul paesaggio, Codice <strong>del</strong> paesaggio D.lgs. 42/2004, e dalla legge<br />

sull’orientamento forestale <strong>del</strong>lo Stato D.lgs 227/2001.<br />

In Lombardia l’ambito forestale è poi regolato da una normativa specifica, finalizzata non solo alla tutela di<br />

boschi come elemento paesaggistico ed ecosistemico, ma anche alla regolamentazione <strong>del</strong> corretto utilizzo<br />

<strong>del</strong>le risorse forestali.<br />

La legge forestale <strong>del</strong>la Regione Lombardia “Tutela e valorizzazione <strong>del</strong>le superfici, <strong>del</strong> paesaggio<br />

e <strong>del</strong>l’economia forestale” n. 27 <strong>del</strong> 28.10.2004, che ha abrogato le precedenti L.R. 8/1976 e L.R.<br />

80/1989, si è resa necessaria per il nuovo contesto di utilizzazione <strong>del</strong> bosco in Lombardia, caratterizzato da<br />

diverse modalità di gestione <strong>del</strong> bosco tra montagna e pianura e da nuovi obiettivi di tutela territoriale.<br />

Parte fondamentale <strong>del</strong>la nuova legge sono le Norme Forestali Regionali, approvate dal Consiglio Regionale<br />

<strong>del</strong>la Lombardia il 10 luglio 2007 (r.r n° 5/2007). Si tratta di un regolamento che ha come oggetto la gestione<br />

dei boschi e <strong>del</strong>le superfici agro-pastorali sottoposte a vincolo idrogeologico. Si attende ora la redazione da<br />

parte <strong>del</strong>le province lombarde, dei parchi e <strong>del</strong>le comunità montane dei Piani d’indirizzo forestale, che<br />

individueranno in modo univoco e <strong>del</strong>imiteranno le aree a bosco, ovvero le aree oggetto <strong>del</strong>la normativa<br />

stessa.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in ambito forestale applica il Piano Territoriale di Coordinamento, che descrive il piano<br />

generale di assetto <strong>del</strong> territorio e suddivide il territorio in aree caratterizzate da regimi di tutela differenti, e il<br />

Piano di Settore Boschi, regolamento tecnico di gestione <strong>del</strong>la risorsa forestale (approvato con Deliberazione<br />

<strong>del</strong> Consiglio Regionale n. IV/1929 <strong>del</strong> 20 marzo 1990). Quest’ultimo ha validità dieci anni e ne è prevista la<br />

revisione.<br />

Il taglio <strong>del</strong> bosco<br />

Il “taglio <strong>del</strong> bosco” è un taglio colturale e come tale è ammesso dalle leggi che tutelano la foresta. Esso deve<br />

essere realizzato seguendo criteri tecnici che mirano a mantenere sana la foresta permettendo la rinnovazione<br />

naturale e rispettando le regole contenute nelle Norme Forestali Regionali e nella pianificazione forestale.<br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> i cittadini che desiderano tagliare un bosco di loro proprietà devono presentare una istanza<br />

(richiesta di autorizzazione o denuncia di inizio attività), mediante la procedura informatizzata, recandosi presso<br />

uffici accreditati, fra questi il <strong>Parco</strong> stesso.<br />

Se il taglio rispetta le norme forestali regionali e la pianificazione forestale, vale quanto segue:<br />

Se il bosco si trova in un parco regionale o si trova in una riserva regionale che non abbiano il piano<br />

di indirizzo forestale, è necessario chiedere un’autorizzazione all’ente gestore, che deve emetterla o<br />

negarla entro 60 giorni (non è però soggetta a silenzio–assenso)<br />

Se il bosco si trova in un parco naturale all’interno di parco regionale o si trova in una riserva regionale<br />

che abbiano il piano di indirizzo forestale, è necessario chiedere un’autorizzazione all’ente gestore, che<br />

deve emetterla o negarla entro 60 giorni (è però soggetta a silenzio–assenso, quindi l’intervento può<br />

essere iniziato qualora non venga comunicato all’interessato il provvedimento di diniego entro sessanta<br />

giorni)<br />

In tutti gli altri casi, è necessario presentare una denuncia di inizio attività (DIAF) ed è possibile iniziare a<br />

tagliare subito dopo la sua presentazione.


VEGETAZIONE<br />

73<br />

La trasformazione <strong>del</strong> bosco<br />

Il cambio di destinazione d’uso <strong>del</strong> bosco, ossia l’eliminazione <strong>del</strong>la vegetazione esistente per un’utilizzazione<br />

<strong>del</strong> terreno diversa da quella forestale, è regolamentato dal D.lgs 227/2001 e dal D.lgs 42/2004.<br />

Il rilascio <strong>del</strong>l’autorizzazione <strong>del</strong> cambio di destinazione d’uso <strong>del</strong> bosco, ai sensi <strong>del</strong>l’art. 6 <strong>del</strong>la L.R. 27/2004,<br />

è di competenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Gli interventi compensativi da realizzarsi in seguito a trasformazioni paesaggistiche sono regolati dalla D.G.R.<br />

675 <strong>del</strong> 21 settembre 2005, “Criteri per la trasformazione <strong>del</strong> bosco e per i relativi interventi compensativi”,<br />

ai sensi <strong>del</strong>l’art. 4, comma 8, <strong>del</strong>la L.R. 27/2004, che ha sostituito la dgr. 13900/2003.<br />

L’autorizzazione ad effettuare una trasformazione <strong>del</strong> bosco è subordinata alla realizzazione di interventi di<br />

natura compensativa che possono consistere in:<br />

Rimboschimenti su terreni non boscati;<br />

Interventi di riequilibrio idrogeologico;<br />

Opere di miglioramento dei boschi esistenti.<br />

La normativa prevede la possibilità da parte <strong>del</strong> richiedente l’autorizzazione di affidare all’Ente Locale la<br />

realizzazione di interventi compensativi, versando l’importo pari al costo degli interventi maggiorato <strong>del</strong> 20%.<br />

La tutela e la gestione dei filari, siepi e fasce boscate<br />

Per fasce boscate si intendono tutte quelle aree, che pur presentando le caratteristiche di un bosco, non<br />

rientrano nella definizione di bosco di cui all’art. <strong>del</strong>la L.R. 27/2004.<br />

Il taglio selvicolturale dei filari, siepi e fasce boscate è soggetto al rilascio di autorizzazione se tali formazioni<br />

vegetali sono collocate all’interno <strong>del</strong>le zone B1, B2, B3 e ZNP ai sensi <strong>del</strong> Piano Territoriale di Coordinamento<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, ovvero nelle zone di maggior pregio naturalistico.<br />

Mentre se esse si trovano esternamente a tali zone e l’intervento che si intende effettuare non determina<br />

alterazioni a livello paesaggistico, non è necessario ottenere l’autorizzazione.<br />

In caso di alterazione <strong>del</strong> paesaggio, quindi in particolare nei casi di eliminazione di filari, siepi e fasce boscate<br />

tutelati dalla normativa paesaggistica è necessario richiedere l’autorizzazione al <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, fatta eccezione<br />

per gli interventi da effettuare in zona Iniziativa Comunale (IC) che risultano di competenza dei Comuni<br />

territorialmente competenti.<br />

I boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: tutela ed utilizzazione selvicolturale<br />

Fattori di origine sociale ed agronomica, hanno fatto sì che la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sia stata in parte risparmiata<br />

dall’espansione agricola ed urbanistica che ha caratterizzato tutta la Pianura Padana. Attualmente dei 91.000<br />

ettari circa di territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, 19.000 sono coperti da bosco, circa il 21% <strong>del</strong>la superficie totale.<br />

Dato il tipico sviluppo longitudinale sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da Nord a Sud, la componente forestale<br />

presenta forti differenze a seconda <strong>del</strong>la zona.<br />

Le formazioni <strong>del</strong>le zone settentrionali sono quelle <strong>del</strong>le aree terrazzate, ove si osservano aree a Castagno,<br />

Robinia, Carpino, Olmo, Farnia, con il ceduo come forma di governo prevalente.<br />

Più a sud, nelle aree circostanti l’aerostazione di Malpensa 2000 si incontrano le aree a brughiera, caratterizzate<br />

da terreni antichi, poveri e generalmente acidi. Le “brughiere” sono oggi ridotte, per l’invasione di specie<br />

esotiche quali Robinia, Ailanto e Prunus serotina e per il forte impatto <strong>del</strong>l’espansione urbanistica.<br />

Sulle colline moreniche permangono alcune aree con strutture boscate più complesse. La Robinia rimane<br />

molto rappresentata, ma è buona la percentuale di piante autoctone, che a tratti costituiscono fustaie miste<br />

o cedui invecchiati di Pino silvestre, Farnia, Castagno, Robinia e Quercia rossa. Sono presenti sporadiche<br />

Betulle, Aceri di monte, Frassini, Carpini bianchi. Fra le specie <strong>del</strong> piano arbustivo si trovano Nocciolo, Corniolo,<br />

Frangola.<br />

Dove il fiume allarga il suo alveo la situazione risulta più complessa. Lungo il fiume sulle sabbie e ghiaie si trova<br />

il Salice bianco, mentre nelle zone di lanche e di rami laterali <strong>del</strong> fiume sono presenti formazioni più igrofile<br />

quali Salici di diverse specie, Ontano nero, Pioppi e Pado.<br />

Scostandosi dalle zone più umide si ritrovano boschi a Farnia e Olmo, conservati solo per brevi tratti, laddove<br />

non sono stati sostituiti da aree agricole e pioppeti.<br />

Nelle zone più asciutte sono presenti boschi di Farnia mista con Olmo, Acero campestre, Ciliegio, Pado,<br />

Frassino maggiore, Carpino bianco, con presenza nello strato arbustivo di Nocciolo, Biancospino, Ligustro,<br />

Sanguinello.<br />

Nelle zone più umide oltre alla Farnia è presente anche il Pioppo bianco.


Gli indicatori<br />

VEGETAZIONE<br />

74<br />

Superficie totale boscata<br />

Come osservabile nella Figura 3.1, derivante dalla carta d’uso <strong>del</strong> suolo <strong>del</strong> 2000, il bosco copre il 21% <strong>del</strong><br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> corrispondente alla superficie di 19.546 ettari.<br />

La superficie agricola è complessivamente la più consistente, costituendo il 56% <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> parco; le<br />

superfici urbanizzate ricoprono il 20% e il 3% residuo è costituito dal reticolo idrografico.<br />

Figura 3.1: Percentuali dei differenti usi <strong>del</strong> suolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

21%<br />

3%<br />

56%<br />

20%<br />

Urbanizzato<br />

Boschi<br />

Acqua<br />

Agricolo<br />

La distribuzione <strong>del</strong>la superficie boscata per le tre Province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è rappresentata nella tabella seguente:<br />

Tabella 3.1: Distribuzione <strong>del</strong>la superficie boscata nelle tre Province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Provincia di Varese<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

Totale <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Superficie boscata<br />

(ha)<br />

8.690<br />

4.944<br />

5.912<br />

19.546<br />

Superficie Totale: 91,547 ha<br />

% sul totale<br />

44,5<br />

25,3<br />

30,2<br />

100,0


VEGETAZIONE<br />

Figura 3.2: Carta uso <strong>del</strong> suolo (<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da foto-interpretazione <strong>del</strong> 1998).<br />

75<br />

corsi d’acqua<br />

aree estrattive<br />

ambienti con vegetazione arbustive<br />

aree urbanizzate<br />

boschi di conifere<br />

boschi di latifoglie<br />

boschi misti<br />

discariche<br />

spiagge, dune e sabbie<br />

pioppeti<br />

prati stabili<br />

terre arabili<br />

spazi verdi artificiali non agricoli<br />

brughiere e cespugli<br />

zone agricole eterogenee


VEGETAZIONE<br />

76<br />

Percentuale di territorio a bosco<br />

Nel corso degli anni 2003 e 2004 è stata eseguita un’intensa attività di monitoraggio dei boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, utilizzando tecniche di telerilevamento iperspettrale (Progetto MIVIS).<br />

Lo studio ha avuto come risultato principale un primo screening <strong>del</strong>la distribuzione <strong>del</strong>le tipologie forestali<br />

nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, considerando le seguenti classi di specie arboree: Castagno, Pino, Quercia,<br />

Ontano, Salice, Pioppo, Ciliegio tardivo, Quercia rossa, Robinia.<br />

Vista l’innovatività <strong>del</strong>la tecnologia utilizzata i risultati ottenuti hanno necessitato di ulteriori sopralluoghi in<br />

campo per la validazione.<br />

Tabella 3.2: Superfici totali <strong>del</strong>le classi di specie secondo lo studio MIVIS (2003-2004) sul dato di<br />

superficie totale da carta di uso <strong>del</strong> suolo anno 2000.<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus serotina<br />

Quercia rossa<br />

Robinia<br />

Totale <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Superficie boscata<br />

(ha)<br />

430<br />

665<br />

4.965<br />

1.759<br />

1.485<br />

2.932<br />

1.368<br />

704<br />

5.238<br />

19.546<br />

% sul totale<br />

2,2<br />

3,4<br />

25,4<br />

9,0<br />

7,6<br />

15,0<br />

7,0<br />

3,6<br />

26,8<br />

100,0<br />

La superficie percentuale <strong>del</strong>le diverse classi di specie suddivise in 5 macroaree (zona nord, centro-nord,<br />

centro, centro-sud e sud) è rappresentata nelle seguenti figure.<br />

Figura 3.3: Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi di specie vegetali nella ZONA NORD <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

22%<br />

15%<br />

3%<br />

1%<br />

10%<br />

49%<br />

8%<br />

13%<br />

28%<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus<br />

Quercia Rossa<br />

Robinia


VEGETAZIONE<br />

77<br />

Figura 3.4: Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi di specie vegetali nella ZONA CENTRO-NORD <strong>del</strong><br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

2%<br />

4%<br />

25%<br />

7%<br />

2%<br />

1%<br />

59%<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus<br />

Quercia Rossa<br />

Robinia<br />

Figura 3.5: Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi di specie vegetali nella ZONA CENTRO <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

8%<br />

10%<br />

Figura 3.6: Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi di specie vegetali nella ZONA CENTRO-SUD <strong>del</strong> territorio<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

16%<br />

16%<br />

27%<br />

19%<br />

31%<br />

20%<br />

24%<br />

29%<br />

21%<br />

7%<br />

22%<br />

1%<br />

28%<br />

1%<br />

1%<br />

31%<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus<br />

Quercia Rossa<br />

Robinia<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus<br />

Quercia Rossa<br />

Robinia


VEGETAZIONE<br />

78<br />

Figura 3.7: Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi di specie vegetali nella ZONA SUD <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

12%<br />

11%<br />

22%<br />

29%<br />

Si evidenzia nella zona a Nord <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, una maggiore presenza di latifoglie esotiche, che costituiscono più <strong>del</strong><br />

50% <strong>del</strong>la superficie boscata totale, con la prevalenza di Robinia, seguita dal Prunus serotina e dalla Quercia<br />

rossa.<br />

La percentuale di copertura con specie esotiche diminuisce nella zona centrale e meridionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, con<br />

una presenza meno consistente di Quercia rossa e di Prunus serotina.<br />

Nelle aree più settentrionali la tipologia forestale prevalente è costituita da boschi di Pino silvestre e boschi di<br />

Castagno, in prossimità <strong>del</strong>le colline moreniche.<br />

Il querco-carpineto è presente in percentuale variabile da Nord a Sud tra il 20 e il 31%.<br />

Lungo l’asta fluviale si osserva la cospicua presenza di Salice e Pioppo, così come in vicinanza di corsi d’acqua<br />

si ritrovano frequentemente nuclei di Ontano.<br />

Superficie di bosco autorizzata al taglio<br />

Il taglio colturale dei boschi risulta ammesso dalla normativa forestale. Una <strong>del</strong>le più importanti attività<br />

amministrative <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è costituita dalle domande di taglio boschi, che dal 2007 avviene esclusivamente<br />

con procedura informatizzata, e l’emissione <strong>del</strong>la relativa autorizzazione a seguito di sopralluogo <strong>del</strong> tecnico<br />

competente. L’autorizzazione ha validità due anni ed è rinnovabile, qualora le operazioni di taglio non siano<br />

state concluse, per un ulteriore anno.<br />

La tabella seguente rappresenta il numero di autorizzazioni rilasciate, suddivise per forme di governo (ceduo<br />

e fustaia) e rinnovi:<br />

Tabella 3.3: Numero di nulla osta rilasciati.<br />

Anno 2003<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

Anno 2007<br />

26%<br />

Castagno<br />

Pino<br />

Quercia<br />

Ontano<br />

Salice<br />

Pioppo<br />

Prunus<br />

Quercia Rossa<br />

Robinia<br />

Dall’accorpamento dei dati relativi alle autorizzazioni al taglio emerge che queste superfici si attestano intorno<br />

al 2-3% <strong>del</strong>la superficie totale dei boschi.<br />

Potrebbe essere interessante sviluppare l’analisi dei dati relativi all’utilizzo dei boschi al fine di ottenere una<br />

valutazione <strong>del</strong>le superfici boscate non utilizzate, sia a livello di mancato sfruttamento selvicolturale sia a livello<br />

di conservazione (evoluzione naturale dei boschi). Applicando sistemi di georeferenziazione ai nulla osta<br />

25%<br />

1%<br />

Cedui Fustaie Autorizzazioni Rinnovi<br />

totali Nulla osta<br />

594<br />

580<br />

651<br />

399<br />

473<br />

240<br />

213<br />

312<br />

285<br />

118<br />

834<br />

793<br />

963<br />

684<br />

591<br />

102<br />

110<br />

178<br />

100<br />

137


VEGETAZIONE<br />

79<br />

rilasciati si potrebbero individuare nel corso degli anni le aree che non vengono utilizzate e con una successiva<br />

analisi qualitativa di queste aree stabilire se queste sono vocate ad un utilizzo selvicolturale, alla conservazione<br />

o a interventi di miglioramento forestali a fini naturalistici.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non è tuttavia caratterizzato solo da aree boscate: come nel resto <strong>del</strong>la pianura lombarda il<br />

paesaggio agricolo fino all’inizio <strong>del</strong> secolo scorso era movimentato da formazioni vegetazionali lineari, quali<br />

filari, siepi, fasce boscate, che oltre ad avere una funzione di <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>le proprietà, potevano essere<br />

fonte di materiali importanti per l’economia domestica <strong>del</strong>l’azienda agricola. Sotto l’aspetto paesaggistico,<br />

queste formazioni sono importanti poiché costituiscono un’interruzione alla monocoltura; hanno inoltre un<br />

valore ecologico-naturalistico in qualità di nicchie ecologiche, favorendo la conservazione di biodiversità.<br />

La moderna gestione agricola ha portato alla perdita di tali elementi <strong>del</strong> paesaggio, come conseguenza <strong>del</strong>la<br />

diffusione di tecniche più intensive rispetto al passato e <strong>del</strong>la meccanizzazione <strong>del</strong>l’agricoltura.<br />

Tabella 3.4: Denunce di taglio di filari.<br />

Anno 2003<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

Anno 2007<br />

Filari, ripe e piante isolate<br />

(numero)<br />

165<br />

157<br />

185<br />

149<br />

88<br />

Superficie<br />

(ha)<br />

2.46.58<br />

1.95.37<br />

4.65.06<br />

n.d.<br />

n.d.<br />

Nell’ultimo decennio, la politica agricola europea su più fronti, ha riconosciuto il valore di tali formazioni,<br />

favorendo mediante finanziamenti la ricostituzione di filari alberati e siepi. Il <strong>Parco</strong> ha sostenuto questo<br />

orientamento con dei Progetti Comprensoriali (Cap. 7 Agricoltura) attraverso i quali numerose aziende hanno<br />

ricevuto finanziamenti per creare nuove siepi e filari per un totale di 176 km realizzati fra il 1996 e il 2002.<br />

Questa azione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ha rappresentato un efficace stimolo per molte altre aziende <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che negli anni<br />

seguenti hanno aderito alle misure agroambientali previste dal Piano di Sviluppo Rurale regionale.<br />

Eliminazione dei boschi<br />

L’autorizzazione <strong>del</strong>la trasformazione <strong>del</strong> bosco e la conseguente compensazione è attualmente di completa<br />

competenza <strong>del</strong>l’Ente <strong>Parco</strong>, mentre precedentemente all’entrata in vigore <strong>del</strong>la L.R. 27/2004, la normativa<br />

prevedeva l’emissione <strong>del</strong>l’autorizzazione da parte <strong>del</strong>la Provincia territorialmente competente, previo parere<br />

di conformità vincolante <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stesso.<br />

I disboscamenti sono in genere realizzati su terreni divenuti edificabili e, per la gran parte dei casi, la<br />

trasformazione è avvenuta a carico di boschi cedui di robinia o altre specie esotiche.<br />

Tabella 3.6: Numero di autorizzazioni al cambio di destinazione d’uso nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Anno 2003<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

Anno 2007<br />

Autorizzazioni<br />

Prov. VA<br />

29<br />

17<br />

12<br />

14<br />

10<br />

Autorizzazioni<br />

Prov. MI<br />

6<br />

11<br />

8<br />

8<br />

5<br />

Autorizzazioni<br />

Prov. PV<br />

2<br />

1<br />

3<br />

4<br />

4<br />

TOTALE<br />

autorizzazioni<br />

37<br />

29<br />

23<br />

26<br />

19


VEGETAZIONE<br />

Tabella 3.6: Superfici oggetto di cambio di destinazione d’uso in m 2 .<br />

Anno 2003<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

Anno 2007<br />

80<br />

Prov. VA Prov. MI Prov. PV Superficie<br />

totale disboscata<br />

248.333<br />

112.444<br />

41.537<br />

166.154<br />

55.372<br />

44.870<br />

37.804<br />

14.464<br />

2.738<br />

12.268<br />

1.760<br />

70<br />

9.606<br />

16.400<br />

11.985<br />

294.963<br />

150.318<br />

65.237<br />

185.292<br />

79.625<br />

Risulta evidente come i cambi di destinazione d’uso incidano maggiormente sul territorio <strong>del</strong>la Provincia di<br />

Varese: per il 74% nel 2004, per il 63% nel 2005, per il 90% nel 2006 e per il 70% nel 2007, in gran parte<br />

dovuti all’espansione di Malpensa 2000 e alla realizzazione <strong>del</strong>le infrastrutture a servizio <strong>del</strong>l’aerostazione.<br />

Compensazioni ambientali<br />

La normativa che regola il calcolo e la realizzazione <strong>del</strong>le compensazioni ambientali in seguito ad eliminazione<br />

di bosco è cambiata tra il 2004 e il 2005. La gestione dei dati in modo unico non è possibile: si deve difatti<br />

considerare che i dati <strong>del</strong>l’anno 2003 e 2004 includono sia rapporti di rimboschimento (1:3) sia rapporti di<br />

miglioramento forestale (1:5).<br />

Si sottolinea inoltre che il dato di compensazioni annuali deriva dalle autorizzazioni all’eliminazione <strong>del</strong><br />

bosco che hanno previsto l’obbligo di compensazione. Attualmente una parte <strong>del</strong>le autorizzazioni è in fase di<br />

verifica.<br />

In seguito a questi controlli sarà pertanto possibile effettuare una stima <strong>del</strong>le effettive realizzazioni di<br />

rimboschimento, per intervenire eventualmente nei confronti dei soggetti inadempienti.<br />

Tabella 3.7: Superficie di territorio oggetto di rimboschimenti per compensazioni ambientali.<br />

Anno 2003<br />

Anno 2004<br />

Anno 2005<br />

Anno 2006<br />

Anno 2007<br />

Superficie di compensazione<br />

(m 2 )<br />

300.584<br />

1.313.279<br />

265.749<br />

430.760<br />

102.722


VEGETAZIONE<br />

81<br />

Rimboschimenti realizzati dal parco<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> realizza interventi di rimboschimento o di miglioramento forestale, supportati dai finanziamenti<br />

comunitari e dalle compensazioni ambientali monetizzate e gestite direttamente dal Settore Vegetazione e<br />

Boschi.<br />

I rimboschimenti possono essere considerati una risposta, pur limitata, dalla disponibilità di fondi, alla pressione<br />

esercitata dalle specie esotiche, e dall’eliminazione dei boschi.<br />

Tabella 3.8: Alcuni rimboschimenti realizzati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> negli ultimi anni.<br />

Titolo <strong>del</strong> Progetto Anno Numero piante Numero piante in Numero piante<br />

messe a dimora interventi forestali in arredo a verde<br />

Corridoio ecologico<br />

Boschi <strong>del</strong>le Faggiole -<br />

Lanca di Bernate nei<br />

Comuni di Robecchetto<br />

con induno e Cuggiono<br />

(MI)<br />

Recupero Ambientale ex<br />

Area Mineraria Vita<br />

Mayer - Comune di<br />

Turbigo (MI)<br />

Miglioramento<br />

<strong>del</strong>l'affinamento<br />

fitodepurativo<br />

<strong>del</strong>l'impianto di<br />

depurazione di<br />

Sant'Antonino <strong>Ticino</strong> in<br />

Comune di Lonate<br />

Pozzolo (VA)<br />

Inserimento<br />

paesaggistico e<br />

ambientale dei bacini di<br />

affinamento<br />

fitodepurativo<br />

<strong>del</strong>l'impianto consortile<br />

di depurazione di<br />

Sant'Antonino <strong>Ticino</strong> in<br />

Comune di Lonate<br />

Pozzolo (VA)<br />

Progetto di<br />

rimboschimento in<br />

località “Boscaccio” nel<br />

comune di Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

(VA)<br />

Progetto di<br />

rimboschimento in<br />

località “Via <strong>del</strong> Gaggio”<br />

frazione Tornavento in<br />

comune di Lonate<br />

Pozzolo (VA)<br />

Forestazione Urbana in<br />

Comune di Bernate (MI)<br />

Totale<br />

2004<br />

2004<br />

2004<br />

2004<br />

2006<br />

2007<br />

2006<br />

2007<br />

Primavera<br />

2004<br />

2.178<br />

3.146<br />

0<br />

1.720<br />

circa<br />

7.500<br />

n.d.<br />

719<br />

7.763<br />

1.665<br />

3.008<br />

0<br />

1.680<br />

n.d.<br />

n.d.<br />

246<br />

513<br />

138<br />

0<br />

40<br />

n.d.<br />

n.d.<br />

473<br />

6.599 1.164<br />

Superficie<br />

d’intervento<br />

(ha)<br />

26<br />

10,15<br />

13<br />

0,7<br />

6,2<br />

3,1<br />

2,4<br />

61,55


VEGETAZIONE<br />

82<br />

Approfondimento<br />

LE SPECIE FORESTALI ESOTICHE<br />

Come già sottolineato nel corso <strong>del</strong>la trattazione riguardante lo stato dei boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, la<br />

foresta planiziale, intesa come la foresta originariamente presente nella Pianura Padana, è conservata solo<br />

in alcune rare zone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Specie esotiche, non originarie <strong>del</strong> nostro territorio hanno affermato la loro presenza in territori molto vasti,<br />

come mostrato nella tabella seguente.<br />

Tabella 3.9: Percentuale di territorio coperto da specie esotiche da telerilevamento (Progetto<br />

MIVIS).<br />

Zona <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Zona Nord<br />

Zona Centro-Nord<br />

Zona Centro<br />

Zona Centro Sud<br />

Zona Sud<br />

% di specie esotiche<br />

(Robinia, Prunus serotina, Quercia rossa)<br />

49 %<br />

59 %<br />

25 %<br />

29 %<br />

26 %<br />

Nelle zone Nord e Centro-Nord i dati indicano una presenza molto più significativa di formazioni con<br />

prevalenza di specie esotiche.<br />

La Robinia (Robinia pseudoacacia) venne importata, intorno al Seicento, dal Nord-America in Europa e da<br />

allora ha cominciato il suo cammino di invasione di intere regioni, arrivando anche nei boschi <strong>del</strong>la Valle<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Adattabile ed aggressiva, ha preso il posto <strong>del</strong>le specie autoctone, caratterizzate da una minore<br />

velocità di crescita ed un maggiore fabbisogno di nutrienti e luce. L’uomo a sua volta ne ha favorito la<br />

diffusione, grazie ai suoi molteplici utilizzi, soprattutto come legna da ardere e per la produzione <strong>del</strong> miele<br />

d’acacia.<br />

Oggi si ritrova in tutti i popolamenti forestali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, dalle brughiere e pinete <strong>del</strong> Nord, ai boschi di fondovalle<br />

a Sud. Per la sua grande diffusione non è più considerata una pianta da eliminare completamente, ma da<br />

contenere, al fine di favorire l’insediamento e la rinnovazione di specie forestali autoctone.<br />

Il prugnolo tardivo, o Prunus serotina, è un’altra specie esotica che costituisce il nemico più temibile per<br />

la composizione forestale dei boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. E’ una pianta che si rinnova molto rapidamente e cresce<br />

velocemente in altezza, impedendo la crescita di altre piante ed impoverendo lo strato arbustivo <strong>del</strong><br />

sottobosco. La pianta è fortemente pollonifera, ciò fa in modo che i tagli, se non ripetuti per più anni, nulla<br />

fanno contro la sua presenza anzi la rinforzano.<br />

Il Prunus serotina nel <strong>Parco</strong> si è diffuso a partire dall’inizio <strong>del</strong> Novecento, da Nord, zona di Malpensa, verso<br />

Sud. Attualmente si può <strong>del</strong>ineare una linea più o meno definita di arrivo <strong>del</strong> Prunus serotina corrispondente<br />

ai boschi di Abbiategrasso.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> cerca di contrastare la presenza <strong>del</strong> prugnolo tardivo con azioni dirette ed indirette che<br />

prevedono tagli colturali di contenimento, ma anche in situazioni estreme la sperimentazione di diserbi<br />

controllati. In seguito al taglio vengono effettuati rinfoltimenti per lasciare aree eccessivamente aperte dove<br />

la pianta si può insediare con grande facilità.<br />

Esistono altre specie arboree, giunte a noi in molti casi come piante ornamentali, che si ritrovano in nuclei più<br />

o meno densi nei popolamenti boschivi: ad esempio l’Ailanto (Ailanthus altissima), pianta pioniera che desta<br />

preoccupazione per il suo vigore pollonifero risulta avere minore diffusione nei boschi, ma sta velocemente<br />

colonizzando fasce boscate lungo strade e ferrovie.<br />

Altre specie sono l’Acero negundo e la Quercia rossa o americana.


VEGETAZIONE<br />

83<br />

Superficie di bosco oggetto di incendio<br />

Il grafico sottostante (Fig. 3.8) evidenzia la progressiva diminuzione <strong>del</strong>la superficie colpita dagli incendi. Ciò è<br />

soprattutto dovuto alla tempestività di intervento <strong>del</strong> corpo di volontari <strong>del</strong> servizio antincendio.<br />

Figura 3.8: Superficie colpita da incendio nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> dal 1980 al 2006.<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

258<br />

35<br />

1980<br />

7,4<br />

200<br />

75<br />

1981<br />

2,7<br />

133<br />

57<br />

1982<br />

2,3<br />

88<br />

40<br />

1983<br />

2,2<br />

140<br />

68<br />

1984<br />

2<br />

58<br />

47<br />

1985<br />

1,3<br />

92<br />

39<br />

1986<br />

2,3<br />

126<br />

52<br />

1987<br />

2,4<br />

65<br />

37<br />

1988<br />

1,7<br />

89<br />

50<br />

1989<br />

1,8<br />

187<br />

89<br />

1990<br />

2,1<br />

68<br />

46<br />

1991<br />

1,5<br />

43<br />

37<br />

1992<br />

1,2<br />

Totale Ettari N incendi solo di superficie maggiore Ha 0.20.00 = 2.000 mq Media Ettari per numero incendi<br />

Le patologie dei boschi<br />

Da qualche anno lo stato fitosanitario dei boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> manifesta sintomi preoccupanti. In<br />

particolare è la quercia, specie forestale simbolo dei boschi planiziali, a evidenziare il maggior grado di sofferenza:<br />

moltissime piante adulte sono in fase di deperimento e nei casi peggiori queste condizioni evolvono verso la<br />

mortalità.<br />

Anche altre specie, tuttavia, presentano diffusamente condizioni critiche o preoccupanti:<br />

95<br />

45<br />

1993<br />

Salice bianco (Salix alba): numerosi saliceti lungo il fiume sono interamente morti. Nel <strong>Parco</strong>, la maggior<br />

parte dei soggetti adulti di Salice bianco è comunque colpita da riduzione <strong>del</strong>la chioma e mortalità di intere<br />

branche. Analoghi sintomi sono segnalati nelle vicine aree golenali dei fiumi Po e Sesia.<br />

Carpino bianco (Carpinus betulus): nella zona di Abbiategrasso e Robecco sul Naviglio molti individui<br />

presentano segni di deperimento, con riduzione <strong>del</strong>la chioma, alterazioni <strong>del</strong>l’apparato fogliare e, a volte,<br />

morte di branche o di interi soggetti.<br />

Frassino ossifillo (Fraxinus oxicarpa): nella zona di Abbiategrasso si osservano segnali di sofferenza su diversi<br />

popolamenti.<br />

Ciliegio selvatico (Prunus avium): segnali di intristimento dopo la siccità <strong>del</strong>l’anno 2003, sintomi ridotti l’anno<br />

successivo.<br />

2,1<br />

37<br />

26<br />

1,4<br />

21<br />

17<br />

14 17<br />

1,3<br />

0,9<br />

116<br />

41<br />

2,9<br />

44<br />

17<br />

2,6<br />

15 16<br />

0,9<br />

28<br />

12<br />

1,3<br />

23<br />

12 12 16<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2<br />

2002<br />

0,71<br />

35,5 37<br />

2003<br />

0,96<br />

14 13<br />

2004<br />

1,08<br />

27<br />

2005<br />

11<br />

2,45<br />

71<br />

19<br />

2006<br />

3,75


VEGETAZIONE<br />

Olmo campestre (Ulmus minor): specie storicamente colpita dalla grafiosi, a volte sembra riprendersi, ma<br />

mai in modo risolutivo.<br />

Robinia (Robinia pseudoacacia): presenza di molti soggetti con microfillia (foglie di piccole dimensioni) in<br />

alcune aree <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>; segnalazioni analoghe provengono dall’hinterland di Milano.<br />

In alcune aree, probabilmente a causa di fattori predisponenti specifici e non generalizzabili, l’intero bosco, o<br />

tutti gli individui di una determinata specie, sono morti o in stato di grave sofferenza. Risultano nella norma<br />

problemi storicamente noti quali il cancro corticale <strong>del</strong> castagno ed il cancro colorato <strong>del</strong> platano.<br />

Negli ultimi anni, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha realizzato alcuni progetti che hanno avuto come scopo la valutazione<br />

<strong>del</strong>lo stato di salute dei boschi e dei comparti ambientali che potevano avere ricadute sugli stessi, a seguito<br />

dei quali è scaturita la necessità di realizzare analisi specifiche dedicate alla comprensione dei fenomeni di<br />

deperimento. La quercia, a partire dal 2003, è diventata oggetto di un progetto di ricerca denominato “Progetto<br />

DEPFAR - Indagini diagnostiche sul deperimento <strong>del</strong>la farnia nei boschi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”, tuttora in corso.<br />

Di seguito si elencano i principali insetti patogeni <strong>del</strong>le specie arboree presenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Tabella 3.10: Principali specie di Lepidotteri defogliatori e xilofagi presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Lepidotteri<br />

defogliatori<br />

Lepidotteri<br />

xilofagi<br />

84<br />

Nome latino Nome comune Ospite Indice di<br />

presenza<br />

Limantria dispar<br />

Hyphantria cunea<br />

Thaumetopoea<br />

processionea<br />

Traumatocampa<br />

phytocampa<br />

Tortrix viridiana<br />

Cossus cossus<br />

Zeuzera pyrina<br />

bombice dispari<br />

ifantria americana<br />

processionaria <strong>del</strong>la<br />

quercia<br />

processionaria <strong>del</strong> pino<br />

tortrice verde<br />

rodilegno rosso<br />

rodilegno giallo<br />

Polifaga<br />

Acero, Nocciolo,<br />

Pioppo<br />

Quercia<br />

Pino silvestre<br />

Quercia<br />

Polifaga<br />

Polifaga<br />

Alto<br />

Alto<br />

Alto<br />

Medio-basso<br />

Medio-basso<br />

n.d.<br />

n.d.


VEGETAZIONE<br />

Tabella 3.11: Principali specie di insetti xilofagi presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Specie Ospite<br />

Quercus robur<br />

Salix alba<br />

Ulmus campestris<br />

Fraxinus ornus<br />

Carpinus betulus<br />

Populus tremula<br />

Prunus serotina<br />

Picea abies<br />

Specie varie<br />

85<br />

Scolitidi Buprestidi Cerambicidi<br />

Scolytus intricatus<br />

Xyleborus monographus<br />

Scolytus multistriatus<br />

Leperesinus fraxini<br />

Phloeotribus liminaris<br />

Ips typographus<br />

Crisobotris affinis<br />

Agrilus biguttatus<br />

Agrilus ater<br />

Trachypteris picta<br />

Poecilonota variolosa<br />

Phymatodes testaceus<br />

Plagionotus detritus<br />

Xylotrecus antilope<br />

Leiopus nebulosus<br />

Cerambyx scopolii<br />

Cerambyx cerdo<br />

Saperda scalaris<br />

Aegomorphus clavipes<br />

Exocentrus adspersus<br />

Saperda scalaris<br />

Aegomorphus clavipes<br />

Anoplophora chinensis<br />

Approfondimento<br />

I CONSORZI FORESTALI NEL TERRITORIO DEL PARCO DEL TICINO<br />

L’associazionismo forestale è uno strumento importante per l’ottimale gestione dei patrimoni boschivi sia<br />

pubblici sia privati e per una più efficiente ed incisiva posizione sul mercato dei soggetti che operano in<br />

questo settore, che in genere sono caratterizzati da basso potere contrattuale e commerciale. Un Consorzio<br />

forestale è un’impresa senza fini di lucro che ha come obiettivo la gestione, la valorizzazione e la tutela<br />

dei patrimoni agrosilvo-pastorali di proprietà dei soci. L’assenza di finalità di lucro è garantita dal carattere<br />

mutualistico <strong>del</strong> Consorzio ed è comunque conciliabile con la presenza di attività commerciali.<br />

In Regione Lombardia attualmente sono presenti 21 Consorzi forestali, di cui tre hanno sede ed operano<br />

in prevalenza nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: il Consorzio <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, il Consorzio forestale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e il<br />

Consorzio Unione Agricoltori di Pavia.<br />

Per Consorzi forestali presenti sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> la produzione principale è la legna da ardere<br />

destinata al mercato locale, per il consumo diretto o per il commercio locale.<br />

I Consorzi forniscono diversi prodotti e servizi ai propri associati o a pagamento a terzi, occupandosi in<br />

prevalenza di manutenzione ambientale, cure colturali ai soprassuoli boschivi e assistenza tecnica a ai<br />

proprietari. In linea generale non si occupano di valorizzazione <strong>del</strong> legname o di promozione dei prodotti<br />

legnosi, che sarebbero auspicabili come obiettivi principali.


VEGETAZIONE<br />

Tabella 3.12: Consorzi con sede nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e relativa composizione.<br />

Consorzio Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Consorzio unione Agricoltori<br />

Consorzio Forestale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

86<br />

Sede Superficie<br />

totale gestita<br />

Vigevano (PV)<br />

Pavia<br />

Cuggiono (MI)<br />

Superficie<br />

privata<br />

Superficie<br />

pubblica<br />

I Consorzi forestali se operano in modo adeguato apportano un valore aggiunto non solo ai propri consociati<br />

ma alla collettività, con effetti indiretti e diretti: miglioramento boschivo e sistemazioni idraulico forestali,<br />

miglioramento patrimoniale <strong>del</strong> bosco e protezione <strong>del</strong> territorio.<br />

Al fine di effettuare le giuste scelte sarebbe necessario conoscere meglio il contesto forestale in cui si opera e<br />

il mercato <strong>del</strong> bosco: imprese boschive presenti, quantità di legname prelevato, destino <strong>del</strong> legname, volume<br />

di lavorazione. L’Ente parco potrebbe a tal fine fornire assistenza per sostenere la diffusione e l’utilizzo di<br />

queste informazioni.<br />

1166<br />

233<br />

532<br />

1166<br />

233<br />

526<br />

0<br />

0<br />

8


Sintesi degli Indicatori<br />

Stato <strong>del</strong>l’indicatore<br />

Stato<br />

Stato<br />

Stato<br />

Stato<br />

Pressione<br />

Pressione<br />

Risposta<br />

Risposta<br />

Risposta<br />

Indicatore Unità di<br />

misura<br />

Superficie<br />

totale<br />

boschi<br />

Percentuale<br />

di territorio<br />

a bosco<br />

Superficie<br />

di bosco<br />

autorizzata<br />

al taglio<br />

(media<br />

2003-2007)<br />

Percentuale<br />

boschi<br />

autorizzata al<br />

taglio<br />

annualmente<br />

Eliminazione<br />

dei boschi<br />

(2003-2007)<br />

Superficie di<br />

bosco oggetto<br />

di incendio<br />

Rimboschimenti<br />

realizzati dal<br />

<strong>Parco</strong><br />

Rimboschimenti<br />

realizzati dal<br />

<strong>Parco</strong><br />

Rimboschimenti<br />

da<br />

compensazioni<br />

ambientali<br />

ha<br />

ha<br />

ha<br />

ha<br />

%<br />

ha/anno<br />

%<br />

ha<br />

periodo<br />

ha<br />

ha<br />

ha<br />

ha<br />

VEGETAZIONE<br />

87<br />

Valore Giudizio Tendenza Qualità<br />

sintetico<br />

<strong>del</strong> dato<br />

19.546 (PARCO)<br />

8.690 (VA)<br />

4.944 (MI)<br />

5.912 (PV)<br />

21% (PARCO)<br />

43% (VA)<br />

20% (MI)<br />

13% (PV)<br />

773<br />

3,3<br />

77 (PARCO)<br />

62 (VA)<br />

11 (MI)<br />

4 (PV)<br />

74.5<br />

(media<br />

1987-1996)<br />

38,6<br />

(media<br />

1997-2006)<br />

138,42<br />

(1984-2006)<br />

6,9<br />

media<br />

annuale<br />

241<br />

(2003-2007)<br />

Note<br />

Il giudizio è positivo poiché<br />

i vincoli di tutela sui boschi<br />

e sul territorio esercitati dalla<br />

presenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ha<br />

permesso la conservazione<br />

di superfici boscate in un<br />

territorio dove lo sviluppo<br />

urbano è molto intenso.<br />

L’utilizzazione selvicolturale<br />

non è considerata una<br />

pressione e l’esiguo<br />

aumento <strong>del</strong>le superfici di<br />

bosco autorizzate al taglio,<br />

che comunque rimangono<br />

superfici boschive, è<br />

considerato un dato positivo<br />

in quanto segnala la ripresa<br />

di un uso compatibile <strong>del</strong>la<br />

risorsa forestale.<br />

L’espansione urbana,<br />

industriale e infrastrutturale<br />

a scapito <strong>del</strong> bosco è un<br />

dato negativo dal punto di<br />

vista <strong>del</strong>la tutela dei boschi<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

I dati relativi alle superfici<br />

incendiate sono nel complesso<br />

positivi perché si rileva<br />

una minore incidenza degli<br />

incendi e soprattutto un tempestivo<br />

intervento da parte<br />

<strong>del</strong>la Protezione Civile e dei<br />

Volontari <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il dato è positivo perché<br />

significa che sono stati<br />

rimboschiti il triplo dei terreni<br />

deforestati. E’ da sottolineare<br />

che per molti anni il valore<br />

<strong>del</strong> bosco di nuovo impianto<br />

non potrà essere<br />

paragonato a quello di un<br />

bosco già esistente, ma è<br />

vero anche che<br />

l’autorizzazione<br />

all’eliminazione dei boschi<br />

viene generalmente<br />

concessa per sistemi<br />

forestali degradati.


VEGETAZIONE<br />

88<br />

I boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono soggetti a notevoli pressioni. Da un lato, infatti, le nuove infrastrutture ed i nuclei<br />

urbani e industriali in un’area ancora a forte consumo di suolo richiedono continuamente il sacrificio di nuove<br />

superfici di territorio boscato, dall’altro si rileva un peggioramento complessivo <strong>del</strong>lo stato di salute e <strong>del</strong>la<br />

qualità dei boschi per la presenza di specie esotiche invasive e per la diffusione di condizioni di deperimento<br />

dovute alla minor disponibilità idrica degli ultimi anni, all’inquinamento atmosferico e al diffondersi di patologie<br />

di vario tipo.<br />

Il giudizio complessivo, pur tenendo conto <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>la tutela esercitata dal <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong> valore che i boschi<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> hanno nell’ambito di un ecosistema fortemente impoverito quale è quello <strong>del</strong>l’area lombarda di<br />

pianura, non può che essere tendenzialmente negativo.<br />

Allo stato si ritiene, infatti, che se l’insieme dei fattori di pressione esercitati sui nostri boschi non saranno ridotti,<br />

o controbilanciati, la situazione degli ecosistemi forestali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non potrà che peggiorare.<br />

Giudizio Sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

anche che<br />

l’autorizzazione<br />

all’eliminazione dei<br />

boschi viene<br />

generalmente<br />

concessa per sistemi<br />

forestali degradati.<br />

I boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono soggetti a notevoli pressioni. Da un lato, infatti, le nuove infrastrutture ed i nuclei<br />

urbani e industriali in un’area ancora a forte consumo di suolo richiedono continuamente il sacrificio di nuove<br />

superfici di territorio boscato, dall’altro si rileva un peggioramento complessivo <strong>del</strong>lo stato di salute e <strong>del</strong>la<br />

qualità dei boschi per la presenza di specie esotiche invasive e per la diffusione di condizioni di deperimento<br />

dovute alla minor disponibilità idrica degli ultimi anni, all’inquinamento atmosferico e al diffondersi di<br />

patologie di vario tipo.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

89<br />

CAPITOLO 4<br />

FAUNA E BIODIVERSITÀ


Inquadramento generale<br />

FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

91<br />

CAPITOLO 4<br />

FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

La gestione <strong>del</strong>la fauna di un <strong>Parco</strong> ricco di biodiversità e al contempo fortemente antropizzato come quello<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è sicuramente complessa, sia per la presenza di numerose specie animali, sia per la necessità di<br />

sviluppare azioni a tutela e a sostegno di specie in difficoltà, sia per contenere la pressione antropica sulla<br />

fauna selvatica.<br />

Anni di esperienza hanno permesso di indirizzare gli interventi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in campo faunistico nei seguenti<br />

ambiti:<br />

Sostegno alle specie faunistiche autoctone con particolare riferimento alle specie in difficoltà<br />

Controllo <strong>del</strong>le specie alloctone<br />

Eradicazione e/o contenimento <strong>del</strong>le specie invasive<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>le specie di particolare interesse conservazionistico e implementazione <strong>del</strong>le conoscenze di<br />

particolari gruppi faunistici<br />

Sviluppo <strong>del</strong>la didattica e sensibilizzazione <strong>del</strong>la popolazione locale e <strong>del</strong>le associazioni di categoria<br />

Diversificazione <strong>del</strong>la fonte dei finanziamenti, con particolare attenzione alle risorse finanziarie che i progetti<br />

impostati o realizzati possono generare<br />

Intensificazione dei rapporti con Enti, Associazioni e privati<br />

Bisogna ricordare che anche in un’area protetta molto antropizzata la fauna selvatica va gestita costantemente e<br />

ha bisogno di essere monitorata e tutelata, con particolare riferimento a quelle specie che rischiano l’estinzione<br />

locale. Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, infatti, il continuo consumo di territorio (provocato dall’espansione <strong>del</strong>le aree<br />

urbane e dalle infrastrutture) e la sua banalizzazione (causata da un’agricoltura spesso di tipo intensivo)<br />

provocano la distruzione degli habitat naturali con conseguente riduzione numerica <strong>del</strong>le popolazioni animali<br />

e, quindi, un maggior rischio di estinzione. Anche la presenza di specie alloctone, inoltre, scatena competizioni<br />

che provocano effetti negativi per le specie locali, minacciando la biodiversità.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

92<br />

Approfondimento<br />

I MOTIVI PER LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ<br />

Tratto dal Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>del</strong>la Regione Lombardia. 1999<br />

La necessità di conservare un elevato livello di biodiversità degli ecosistemi è oggi un principio genericamente<br />

accettato, anche se non completamente compreso. Nell’accezione comune, infatti, la tutela <strong>del</strong>la biodiversità<br />

ancora coincide soprattutto con la tutela di animali superiori, ed è raro scorgere la consapevolezza che, dal<br />

punto di vista puramente concettuale, evitare l’estinzione <strong>del</strong> gorilla di montagna è esattamente equivalente<br />

ad evitare l’estinzione di un piccolo e poco vistoso coleottero <strong>del</strong> terreno. Queste due specie – così distanti<br />

per significato e valore culturale nei confronti <strong>del</strong>l’uomo – possiedono patrimoni genetici ugualmente<br />

importanti ed irripetibili, perché rappresentano il risultato di un lungo processo evolutivo. La conservazione<br />

<strong>del</strong>la biodiversità si potrà ottenere solo attraverso l’acquisizione di questo modo di considerare il complesso<br />

degli organismi viventi come un patrimonio prezioso di risorse per il genere umano. Pur tenendo in<br />

considerazione alcune priorità, che possono a buona ragione derivare anche dai condizionamenti <strong>del</strong>la lunga<br />

storia di interazioni fra uomini, animali e piante, è importante acquisire la consapevolezza che anche specie<br />

apparentemente insignificanti possono rivelarsi di vitale importanza per la sopravvivenza <strong>del</strong>l’uomo stesso<br />

e con enormi implicazioni economiche e sociali. Molteplici sono quindi le motivazioni per la conservazione<br />

<strong>del</strong>la biodiversità.<br />

I motivi vitali<br />

Gli ecosistemi si adattano in modo più efficace ai cambiamenti indotti dall’uomo tanto più possiedono al<br />

loro interno una elevata variabilità sia nella composizione sia nella suddivisione dei ruoli funzionali. Questa<br />

diversità garantisce al tempo stesso plasticità e vitalità per compensare le modificazioni esterne, se prodotte<br />

entro certi limiti, nella naturale tendenza verso il sostanziale mantenimento degli equilibri. Essa è inoltre un<br />

indice <strong>del</strong>lo stato di conservazione degli ecosistemi. A questa capacità di autoregolazione degli ecosistemi<br />

naturali sono collegati importanti aspetti sanitari ed agroalimentari: la buona salute di uomo, animali da<br />

allevamento e piante coltivate dipende anche dal controllo sulla diffusione dei microrganismi (batteri, virus)<br />

e di altri agenti patogeni (insetti, funghi, ecc.), esercitato dalle popolazioni naturali, e dalla possibilità che<br />

forme di resistenza alle infezioni si possano tanto più sviluppare quanto maggiore sia la variabilità genetica<br />

degli individui.<br />

I motivi economici<br />

Le risorse naturali rappresentano una grande fonte di beni economici per l’uomo: lo sfruttamento di foreste,<br />

la pesca, l’agricoltura, l’allevamento debbono mantenere carattere di rinnovabilità, ma anche di potenziale<br />

variabilità per adattarsi ai mutamenti <strong>del</strong>le condizioni ambientali e di mercato, per poter contrastare eventuali<br />

fenomeni aggressivi (malattie, infestazioni, ecc.) o per poter raggiungere maggiori rendimenti. L’esistenza<br />

di un patrimonio naturale ricco costituisce inoltre la base per le attività economiche di tipo turistico. Per<br />

questo motivo sarebbe auspicabile che il valore economico <strong>del</strong> patrimonio naturale, anche dal punto di vista<br />

genetico, e le sue variazioni dipendenti da ogni intervento fossero attentamente e ufficialmente considerati<br />

nei bilanci di ogni singolo stato <strong>del</strong>l’Unione Europea.<br />

I motivi scientifici e didattici<br />

L’insieme <strong>del</strong>le specie e degli ambienti rappresentano un complesso di sistemi regolato da leggi ed equilibri<br />

ancora, per gran parte, ignoti, che stimolano la ricerca e permettono nuove scoperte con possibilità<br />

d’applicazione in diversi campi. Le specie e gli ambienti, per quanto è già noto al loro riguardo, rappresentano<br />

anche un campionario di esempi concreti al quale ci si può accostare per imparare principi di fisica, chimica,<br />

biologia, sociologia, storia, ecc.<br />

I motivi etici<br />

Secondo la maggior parte dei principi filosofici attualmente adottati, l’uomo dispone <strong>del</strong>la natura solo per le<br />

sue necessità vitali e deve conservarne una parte per le generazioni future; anche secondo i principi <strong>del</strong>la<br />

religione cattolica, rivisitati dopo il Concilio Vaticano II, all’uomo la natura è stata affidata non per distruggerla,<br />

ma per utilizzarla con equilibrio, evitando il più possibile di stravolgerne le caratteristiche.<br />

I motivi sanitari e sociali<br />

La disponibilità di ambienti naturali relativamente estesi e distinti dai luoghi di lavoro e <strong>del</strong> vivere quotidiano<br />

influisce positivamente sulla qualità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>l’uomo, che può ritrovare in questi stessi ambienti un<br />

equilibrio interno e diminuire gli effetti <strong>del</strong>lo stress, con riflessi positivi in ambito sociale.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

93<br />

I motivi culturali<br />

La maggior parte degli ambienti non ha più carattere di naturalità assoluta, ma è il frutto di azioni antropiche<br />

stratificatesi nel corso di millenni; questi ambienti possono manifestare livelli di biodiversità eccezionalmente<br />

alti che meritano tutela. In questi casi, tutelare specie e ambienti significa tutelare anche l’espressione culturale<br />

degli interventi che l’uomo ha condotto secondo una sequenza storica; può avere lo stesso significato <strong>del</strong>la<br />

conservazione di un documento, di una prova testimoniale con carattere locale o più esteso. La conservazione<br />

di specie ed ambienti è determinante per la conservazione <strong>del</strong> paesaggio e, conseguentemente, <strong>del</strong> ruolo<br />

culturale <strong>del</strong> paesaggio stesso.<br />

Cenni normativi<br />

La normativa che riguarda la fauna è estremamente ricca e diversificata in relazione ai diversi approcci e<br />

problematiche che scaturiscono dalla sua gestione e conservazione. Gli aspetti normativi, infatti, riguardano<br />

la caccia, gli aspetti veterinari, la salute pubblica, l’introduzione di specie esotiche, la conservazione di specie<br />

rare o in via di estinzione, ecc. Aspetti faunistici sono anche legati alla normativa riguardante le aree protette.<br />

Nell’impossibilità di svolgere una trattazione esauriente <strong>del</strong>la normativa riguardante la fauna, che peraltro<br />

esulerebbe dall’obiettivo di questo rapporto, in questo capitolo, si forniscono i principali riferimenti normativi<br />

prevalentemente riguardanti gli aspetti legati alla conservazione <strong>del</strong>la fauna, tema che riguarda direttamente il<br />

compito istituzionale svolto dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Convenzioni internazionali<br />

Convenzione sulla Diversità Biologica <strong>del</strong> 5 giugno 1992. Tale convenzione è finalizzata alla tutela <strong>del</strong>la<br />

biodiversità, all’uso sostenibile <strong>del</strong>le sue componenti e alla giusta condivisione dei benefici che derivano<br />

dall’utilizzazione <strong>del</strong>le risorse genetiche. Ratificata in <strong>It</strong>alia con legge n. 124 <strong>del</strong> 14 febbraio 1994;<br />

Convenzione di Berna <strong>del</strong> 19 settembre 1979. Convenzione relativa alla conservazione <strong>del</strong>la vita selvatica e<br />

<strong>del</strong>l’ambiente naturale in Europa. Ratificata in <strong>It</strong>alia con legge n. 503 <strong>del</strong> 5 agosto 1981;<br />

Convenzione di Bonn <strong>del</strong> 23 Giugno 1979. Convenzione sulla conservazione <strong>del</strong>le specie migratorie<br />

appartenenti alla fauna selvatica. Ratificata in <strong>It</strong>alia con legge n. 42 <strong>del</strong> 25 gennaio 1983;<br />

Convenzione di Washington CITES <strong>del</strong> 3 Marzo 1973. Regola il commercio internazionale <strong>del</strong>le specie di<br />

fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione. Ratificata in <strong>It</strong>alia con legge n. 874 <strong>del</strong> 19 dicembre 1975;<br />

Convenzione di Ramsar <strong>del</strong> 2 Febbraio 1971. Riguarda la protezione <strong>del</strong>le zone umide di importanza<br />

internazionale. Ratificata in <strong>It</strong>alia con DPR 13 marzo 1976, n. 448.<br />

Direttive comunitarie<br />

La necessità di una politica comunitaria per la conservazione <strong>del</strong>la natura è stata riconosciuta dagli Stati membri<br />

<strong>del</strong>l’Unione Europea già alla fine degli anni settanta <strong>del</strong> secolo scorso. La mobilità degli uccelli migratori ed il<br />

carattere <strong>del</strong>le pressioni da loro subite hanno convinto le autorità nazionali <strong>del</strong>l’impossibilità di gestire la loro<br />

conservazione attraverso politiche puramente nazionali. Nasce così la Direttiva 79/409/CEE denominata<br />

“Direttiva Uccelli” avente l’obiettivo di conservare l’avifauna selvatica <strong>del</strong>la comunità europea. Questa<br />

norma richiede che le popolazioni di tutte le specie vengano mantenute a un livello adeguato dal punto di<br />

vista ecologico, scientifico e culturale pur tenendo conto <strong>del</strong>le esigenze economiche e ricreative e ha dato<br />

finora risultati più incisivi per quel che riguarda la gestione venatoria. Un altro aspetto chiave <strong>del</strong>la Direttiva è<br />

costituito dalla conservazione degli habitat <strong>del</strong>le specie ornitiche. In particolare, le specie contenute nell’Allegato<br />

I (Specie soggette a speciali misure di conservazione), considerate di importanza primaria, devono essere<br />

soggette ad una tutela rigorosa ed i siti più importanti per queste specie vanno tutelati designando Zone di<br />

Protezione Speciale (ZPS). Lo stesso strumento va applicato alla protezione <strong>del</strong>le specie migratrici non<br />

elencate nell’allegato, con particolare riferimento alle zone umide di importanza internazionale ai sensi <strong>del</strong>la<br />

Convenzione di RAMSAR.<br />

La Direttiva protegge tutte le specie di uccelli selvatici vietandone la cattura, l’uccisione, la distruzione dei<br />

nidi, la detenzione di uova e di esemplari vivi o morti ed il disturbo ingiustificato ed eccessivo. E’ tuttavia<br />

riconosciuta la legittimità <strong>del</strong>la caccia alle specie elencate nell’Allegato II (Specie di cui può essere autorizzata<br />

la caccia in tutta l’Unione o in alcuni stati). Rimane comunque il divieto di caccia a qualsiasi specie durante<br />

le fasi riproduttive e di migrazione di ritorno (primaverile), così come sono vietati i metodi di cattura elencati<br />

nell’Allegato IV (Mezzi di cattura vietati). Inoltre, per alcune specie elencate nell’Allegato III (Specie di cui


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

94<br />

può essere autorizzato il commercio in tutta l’Unione o in alcuni stati), sono possibili la detenzione ed il<br />

commercio in base alla legislazione nazionale. La Direttiva incoraggia inoltre gli Stati Membri a intraprendere<br />

ricerche ornitologiche sulla base di priorità elencate nell’Allegato V (Aree prioritarie per la ricerca) e prevede<br />

limitati casi di deroga ai vari divieti (fermo restando l’obbligo di conservazione <strong>del</strong>le specie) per motivi, ad<br />

esempio, di salute pubblica, sicurezza e ricerca scientifica.<br />

A questa importante norma si è affiancata successivamente la Direttiva 92/43/CEE denominata “Direttiva<br />

Habitat”, finalizzata alla conservazione <strong>del</strong>la biodiversità, che ha segnato in Europa la nascita <strong>del</strong>la cosiddetta<br />

Rete Natura 2000 adottata nel 1992 (e recepita in <strong>It</strong>alia dal D.P.R. n. 357 <strong>del</strong> 1997, modificato successivamente<br />

dal D.P.R. n. 120 <strong>del</strong> 12 marzo 2003). La Direttiva sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e<br />

<strong>del</strong>la flora e <strong>del</strong>la fauna selvatiche rappresenta il completamento <strong>del</strong> sistema di tutela legale <strong>del</strong>la biodiversità<br />

<strong>del</strong>l’Unione Europea.<br />

Lo scopo <strong>del</strong>la Direttiva è quello di “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione<br />

degli habitat naturali e seminaturali, nonché <strong>del</strong>la flora e <strong>del</strong>la fauna selvatiche nel territorio europeo<br />

degli stati membri…”. La Direttiva identifica una serie di habitat (Allegato I - Habitat naturali di interesse<br />

comunitario che giustificano l’istituzione di ZSC) e specie (Allegato II - Specie animali e vegetali di interesse<br />

comunitario che giustificano l’istituzione di ZSC) a cui rivolgere un’attenzione particolare e definisce anche<br />

i criteri di selezione dei siti (Allegato III – Criteri per la selezione dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e la<br />

designazione <strong>del</strong>le ZSC) definiti di importanza comunitaria e tra questi identifica quelli “prioritari”; una tutela<br />

ancora più rigorosa è imposta per le specie contenute nell’Allegato IV (Specie animali e vegetali di interesse<br />

comunitario che necessitano di una protezione rigorosa), mentre gli organismi il cui status di conservazione<br />

non desta particolari problemi sono inseriti nell’Allegato V (Specie animali e vegetali di interesse comunitario il<br />

cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione); nell’Allegato<br />

VI sono infine elencati i metodi e mezzi di cattura e di uccisione nonché le modalità di trasporto vietati.<br />

Lo strumento fondamentale identificato dalla Direttiva è quello <strong>del</strong>la designazione di Zone Speciali di<br />

Conservazione (ZSC) in siti identificati dagli stati membri come Siti di Importanza Comunitaria (SIC).<br />

Questi siti, assieme alle ZPS, istituite in ottemperanza alla Direttiva “Uccelli”, concorrono a formare la “Rete<br />

Natura 2000”. Gli stati membri sono tenuti a garantire la conservazione dei siti, impedendone il degrado. Ogni<br />

attività potenzialmente dannosa deve essere sottoposta ad apposita valutazione di incidenza da parte degli<br />

Enti gestori dei siti.<br />

Il recepimento <strong>del</strong>le Direttive Habitat e Uccelli nella normativa italiana<br />

Le principali norme relative all’attuazione a Livello Nazionale <strong>del</strong>la Direttiva “Uccelli” sono le seguenti:<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio e <strong>del</strong> Mare 17 Ottobre 2007 Criteri minimi<br />

uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a<br />

Zone di protezione speciale (ZPS).<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 7 luglio 2007 Elenco <strong>del</strong>le zone di protezione<br />

speciale (ZPS) classificate ai sensi <strong>del</strong>la direttiva 79/409/CEE.<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 25 marzo 2005. Elenco <strong>del</strong>le Zone di<br />

Protezione Speciale (ZPS), classificate ai sensi <strong>del</strong>la direttiva 79/409/CEE;<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 25 marzo 2005. Annullamento <strong>del</strong>la<br />

<strong>del</strong>iberazione 2 dicembre 1996 <strong>del</strong> Comitato per le aree naturali protette; gestione e misure di conservazione<br />

<strong>del</strong>le Zone di protezione speciale (ZPS) e <strong>del</strong>le Zone speciali di conservazione (ZSC);<br />

Legge 3 ottobre 2002, n. 221. Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione<br />

<strong>del</strong>la fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione <strong>del</strong>l’articolo 9 <strong>del</strong>la Direttiva 79/409/CEE;<br />

Legge n. 157 <strong>del</strong> 11 febbraio 1992. Norme per la protezione <strong>del</strong>la fauna selvatica omeoterma e per il<br />

prelievo venatorio.<br />

Le principali norme relative all’attuazione a Livello Nazionale <strong>del</strong>la Direttiva “Habitat” sono le seguenti:<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 25 marzo 2005. Elenco dei proposti siti di<br />

importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi <strong>del</strong>la direttiva 92/43/CEE;<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 25 marzo 2005. Elenco dei Siti di importanza<br />

comunitaria (SIC) per la regione biogeografica continentale, ai sensi <strong>del</strong>la direttiva 92/43/CEE;<br />

Testo coordinato <strong>del</strong> Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, con il Decreto <strong>del</strong><br />

Ministro <strong>del</strong>l’Ambiente 20 gennaio 1999 e il Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica 12 marzo 2003, n.<br />

120 e relativi allegati;


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

95<br />

Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica n. 120 <strong>del</strong> 12 marzo 2003. Regolamento recante modifiche ed<br />

integrazioni al decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione<br />

<strong>del</strong>la Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché <strong>del</strong>la<br />

flora e <strong>del</strong>la fauna selvatiche;<br />

Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio 3 settembre 2002. Linee guida per la<br />

gestione dei siti <strong>del</strong>la Rete Natura 2000;<br />

Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica n. 357 <strong>del</strong>l’8 settembre 1997. Regolamento recante attuazione<br />

<strong>del</strong>la direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché <strong>del</strong>la<br />

flora e <strong>del</strong>la fauna selvatiche;<br />

Decreto 25 marzo 2004. Elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in<br />

<strong>It</strong>alia, ai sensi <strong>del</strong>la Direttiva 92/43/CEE.<br />

Altre norme nazionali di rilevante importanza riguardanti la tutela e la gestione <strong>del</strong>la fauna selvatica fanno<br />

riferimento principalmente alla regolamentazione <strong>del</strong> prelievo venatorio e alla disciplina <strong>del</strong> commercio<br />

internazionale di specie in via di estinzione: la già citata Legge n. 157 <strong>del</strong> 11 febbraio 1992. Norme per la<br />

protezione <strong>del</strong>la fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e la Legge n. 150 <strong>del</strong> 7 Febbraio 1992.<br />

Disciplina applicativa <strong>del</strong>la Convenzione di Washington sul commercio internazionale <strong>del</strong>le specie animali e<br />

vegetali in via di estinzione (CITES).<br />

Le norme e i progetti regionali per la conservazione <strong>del</strong>le specie e degli habitat<br />

Il livello istituzionale regionale può assumere un ruolo estremamente importante per la tutela <strong>del</strong>la biodiversità<br />

non solo perché all’amministrazione regionale sono state trasferite le funzioni concernenti gli interventi per<br />

la protezione <strong>del</strong>la natura, ma anche perché, nello spirito dei più recenti orientamenti internazionali, tale<br />

livello decentrato si connota come strategicamente molto importante per l’attuazione di politiche di sviluppo<br />

ecologicamente sostenibile nei vari settori (agricolo, forestale, dei trasporti, <strong>del</strong>l’energia, <strong>del</strong> turismo, ecc.).<br />

Numerose sono le leggi che la Regione Lombardia ha emanato a favore <strong>del</strong>la tutela <strong>del</strong>la biodiversità e<br />

<strong>del</strong>l’ambiente ancor prima <strong>del</strong>l’emanazione <strong>del</strong>la Direttiva Habitat e <strong>del</strong> suo recepimento nella legislazione<br />

italiana. Prima fra tutte la L.R. 27 luglio 1977, n. 33 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed<br />

ecologica” che al Titolo II disponeva la messa sotto tutela di biotopi e geotopi inseriti in appositi elenchi, con<br />

la previsione di opere di conservazione attiva (oggi sostituita dalla L.R. marzo 2008 n. 10).<br />

La successiva entrata in vigore <strong>del</strong>la Legge Regionale n. 86/83 sulle Aree Protette, (attualmente in fase di<br />

revisione), ha consentito di applicare a questi siti di particolare interesse naturalistico uno specifico regime di<br />

tutela (riserve e monumenti naturali), ma ha di fatto precluso un potenziale sviluppo normativo per la tutela<br />

diffusa dei biotopi. Sono istituiti in Lombardia 58 riserve naturali, 25 monumenti naturali e 21 parchi regionali,<br />

rappresentativi di una grande varietà di ambienti naturali e soprattutto seminaturali.<br />

A seguito <strong>del</strong>l’emanazione <strong>del</strong>la Direttiva Habitat la Regione Lombardia ha attivato numerosi progetti, cofinanziati<br />

anche dalla Comunità Europea, che hanno consentito lo sviluppo di strumenti per l’impostazione di<br />

un sistema organico di conoscenze degli ambienti e <strong>del</strong> patrimonio naturalistico, finalizzato alla loro protezione.<br />

Tra questi, i principali sono:<br />

Il “Progetto Bioitaly”, in attuazione <strong>del</strong>la prima fase prevista dalla Direttiva “Habitat” 43/92/CEE, con il quale<br />

sono stati individuati 175 Siti di Importanza Comunitaria.<br />

Il “Progetto strategico sulla difesa integrata <strong>del</strong>le specie e dei biotopi - Carta <strong>del</strong>la Natura”, finalizzato<br />

all’individuazione e al monitoraggio <strong>del</strong>le specie e <strong>del</strong>le categorie di biotopi maggiormente soggette a rischio<br />

in Lombardia, con valutazione <strong>del</strong>la loro importanza relativamente anche al contesto nazionale ed europeo. Il<br />

progetto si propone di attivare gli strumenti per la tutela dei beni naturalistici, da parte di tutti i livelli istituzionali<br />

coinvolti, non limitatamente alle aree protette, ma in maniera diffusa su tutto il territorio. Ciò in collegamento<br />

con l’attuazione, da parte <strong>del</strong>la Regione, <strong>del</strong> Regolamento nazionale di recepimento <strong>del</strong>la Direttiva Habitat.<br />

Il progetto “Biodiversité” con il quale la Regione Lombardia - Direzione Generale Tutela Ambientale - ha aderito<br />

ad un progetto internazionale denominato “Base de données et cartographies de la biodiversité” rientrante<br />

nel più vasto Programma di cooperazione europea INTERREG II C - Mediterraneo Occidentale e Alpi Latine.<br />

Il progetto, di iniziativa francese, si propone la definizione metodologica e prototipale di una cartografia <strong>del</strong>la<br />

biodiversità a scala 1:50.000 (basata su informazioni riferite al livello più dettagliato su scala 1:10.000) utile<br />

ai processi di gestione e pianificazione territoriale. La Lombardia riveste il ruolo di regione capofila per la parte<br />

italiana, che coinvolge anche Valle d’Aosta, Liguria, Toscana, Umbria, Sardegna, Calabria, e sviluppa nel suo<br />

ambito una azione pilota quale proseguimento <strong>del</strong> progetto <strong>del</strong>la Carta naturalistica <strong>del</strong>la Lombardia.<br />

Altri numerosi progetti sono in atto anche per la conservazione e la tutela <strong>del</strong> patrimonio boschivo e <strong>del</strong><br />

patrimonio rurale.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

96<br />

Le norme <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

In attesa di approvare il Piano di Settore Fauna, con Delibera <strong>del</strong> C.d.A. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> n. 41 <strong>del</strong> 14.04.2005 è stato<br />

approvato il Piano di Gestione dei Diritti Esclusivi di Pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con il quale si sono individuati<br />

tre diritti esclusivi di pesca recentemente acquisiti dal <strong>Parco</strong>, sono stati <strong>del</strong>ineati gli indirizzi gestionali, le specie<br />

ittiche prioritarie inserite nelle principali liste di conservazione (Direttiva Habitat, Lista rossa <strong>del</strong>l’IUCN, D.G.R.<br />

20 aprile 2001 – n. 7/4345 <strong>del</strong>la Regione Lombardia), i miglioramenti ambientali e gli interventi diretti da<br />

attuare in favore <strong>del</strong>la fauna ittica, il regolamento di pesca (costituito da 10 articoli), l’indicazione <strong>del</strong>le zone<br />

soggette a particolari restrizioni (Zone di protezione ittica e Zone di pesca a mosca), nonché i relativi indennizzi<br />

e risarcimenti dovuti nel caso di inosservanza <strong>del</strong>le norme.<br />

Gli indicatori<br />

Specie faunistiche presenti<br />

La prima edizione <strong>del</strong>l’Atlante <strong>del</strong>la Biodiversità nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (Edizione<br />

1999) riporta, dopo i rilievi effettuati, un numero totale di specie pari a 3.444.<br />

L’aggiornamento, pubblicato nell’anno 2002, incrementava significativamente<br />

questo primo numero portandolo a 4.932 specie. Pur non essendo finalizzati<br />

all’aggiornamento <strong>del</strong>l’Atlante <strong>del</strong>la Biodiversità, alcuni recenti lavori (sviluppati<br />

nell’ambito <strong>del</strong> progetto INTERREG III A 2000-2006 <strong>It</strong>alia-Svizzera – “Azioni<br />

coordinate e congiunte lungo il fiume <strong>Ticino</strong> per il controllo a lungo termine<br />

<strong>del</strong>la biodiversità”) hanno portato ad ampliare la conoscenza di alcuni gruppi<br />

faunistici, all’interno dei quali è aumentato il numero di specie censite.<br />

Gli elenchi riportati nell’Atlante <strong>del</strong>la Biodiversità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono finalizzati a<br />

costituire una base di conoscenza scientifica finalizzata alla conservazione<br />

<strong>del</strong>la biodiversità. Questo termine, diventato d’uso comune a seguito <strong>del</strong>la<br />

Conferenza <strong>del</strong>le Nazioni Unite sull’Ambiente (UNCED) tenutasi a Rio de<br />

Janeiro nel 1992, indica l’insieme <strong>del</strong>la “varietà di specie animali e vegetali<br />

presenti in un determinato ambiente”.<br />

Sul nostro pianeta la variabilità <strong>del</strong>le condizioni climatiche, geografiche e<br />

geologiche, ha determinato e determina l’esistenza di un’ampia gamma<br />

di differenti ambienti, in ognuno dei quali si ritrovano un gran numero di<br />

organismi distinguibili tra loro e rispetto a quelli di un altro ambiente.<br />

Secondo i biologi esistono tre tipi di biodiversità:<br />

la biodiversità genetica, per cui gli individui appartenenti ad una specie,<br />

mostrano differenze interindividuali o tra le differenti popolazioni costituenti<br />

la specie stessa;<br />

la biodiversità specifica, per cui le innumerevoli specie viventi appaiono<br />

reciprocamente diverse in risposta alle rispettive nicchie ecologiche ed alle<br />

pressioni selettive che in esse hanno agito ed agiscono;<br />

la biodiversità ambientale (o ecosistemica), per cui la terra si presenta<br />

diversificata in una varietà di ambienti, ognuno dei quali abitato da<br />

comunità di organismi variabili per numero di specie e tipo di interazioni,<br />

la cui sopravvivenza dipende interamente dalla conservazione <strong>del</strong>l’habitat<br />

stesso.<br />

Quest’ultima forma di biodiversità è anche la più complessa e importante<br />

poiché in essa risultano comprese le precedenti e quindi con la conservazione <strong>del</strong>la diversità ambientale, se<br />

attuata su scala opportuna, come è auspicabile nelle aree protette, si ottiene anche un buon mantenimento<br />

<strong>del</strong>le altre forme di biodiversità. Esiste poi la biodiversità culturale che identifica anche negli elementi <strong>del</strong><br />

paesaggio creati dall’uomo e negli aspetti socio-culturali altri elementi di diversità ambientale che hanno un<br />

grande valore.<br />

Nella Tabella 4.1 si riportano i dati ottenuti nei diversi censimenti, relativi ai gruppi faunistici e floristici indagati.<br />

Si può notare che studiando sistematicamente alcuni gruppi relativamente poco conosciuti, il numero di specie<br />

rinvenute nel <strong>Parco</strong> continua ad aumentare, confermando il ruolo di “sorgente di biodiversità” <strong>del</strong> territorio<br />

protetto.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

97<br />

Tabella 4.1: Numero di specie, relative ai gruppi faunistici indagati, rinvenute nei diversi censimenti<br />

effettuati nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

* L’asterisco si riferisce alle specie inserite negli allegati <strong>del</strong>la Direttiva Habitat.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

98<br />

Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale<br />

La Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è la più importante ed estesa fra le aree naturali residue <strong>del</strong>l’intera Pianura Padana.<br />

Sin dall’antichità, per le particolari condizioni geomorfologiche, il suo territorio è stato abbondantemente sfruttato<br />

e oggi è una <strong>del</strong>le valli maggiormente antropizzate e di grande sviluppo urbano e industriale. Ciononostante,<br />

questa porzione di terra, che negli anni Settanta è divenuta una dei maggiori Parchi fluviali europei attraverso<br />

l’istituzione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle dei <strong>Ticino</strong> (1974) e <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

piemontese (1978), resta ancora una <strong>del</strong>le aree più pregiate, sia per le varietà paesaggistiche, sia per la<br />

ricchezza degli ecosistemi presenti.<br />

Dal punto di vista ecologico e biogeografico, la Valle fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> costituisce uno straordinario corridoio<br />

biologico e la sua tutela ha contribuito notevolmente alla conservazione attiva degli ambienti naturali e dei<br />

complessi e minacciati ecosistemi che la caratterizzano.<br />

Con l’emanazione da parte <strong>del</strong>la Comunità Europea <strong>del</strong>le già citate “Direttiva Uccelli” e “Direttiva Habitat” è<br />

stato introdotto nella legislazione un concetto fondamentale per la conservazione <strong>del</strong>le specie rare o minacciate,<br />

indicando come la salvaguardia di specie animali e vegetali non può prescindere dalla contemporanea<br />

conservazione degli habitat in cui queste specie vivono.<br />

Sulla base di queste indicazioni, i diversi Stati membri hanno provveduto ad identificare sul loro territorio i Siti di<br />

Interesse Comunitario (SIC), aree che rivestono interesse nella conservazione di ambienti naturali e specie<br />

animali e vegetali, inserite nella Direttiva Comunitaria “Habitat” 92/43/CEE, oltre alle Zone di Protezione<br />

Speciale (ZPS), aree che assumono particolare importanza nella conservazione <strong>del</strong>l’avifauna, come indicato<br />

dalla Direttiva Comunitaria “Uccelli” 79/409/CEE.<br />

Lo scopo è quello di arrivare alla creazione <strong>del</strong>la Rete Natura 2000 che racchiude quei siti presenti nei vari<br />

Stati membri che ancora rivestono notevole valenza naturalistico/ambientale, rendendoli patrimonio comune<br />

a livello europeo.<br />

A conferma <strong>del</strong>la ricchezza di biodiversità presente in <strong>It</strong>alia vale la pena di ricordare che, sotto il coordinamento<br />

<strong>del</strong> competente Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong>la Tutela <strong>del</strong> Territorio, sono stati individuati nel nostro Paese<br />

oltre 2.700 Siti di Importanza Comunitaria, di cui ben 14 all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (per maggiori dettagli<br />

consultare il Capitolo 8 – Pianificazione <strong>del</strong> territorio).<br />

Con <strong>del</strong>ibera di Giunta Regionale n° VII/15648 <strong>del</strong> 15 dicembre 2003 è stata altresì individuata lungo il corso<br />

<strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> una Zona di Protezione Speciale, denominata IT2080301 “Boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”, di superficie pari<br />

a 20.566 ettari, coincidente con l’area a <strong>Parco</strong> Naturale.<br />

A supporto dei progetti tesi al ripristino e conservazione degli ambienti e <strong>del</strong>le specie di interesse comunitario<br />

indicati nelle Direttive, il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno adottato nel 1992 un regolamento che<br />

istituisce lo strumento finanziario comunitario denominato LIFE. Questo strumento, gestito dalla Direzione<br />

Generale Ambiente <strong>del</strong>la Commissione Europea, prevede, tra l’altro, il finanziamento di progetti di conservazione<br />

<strong>del</strong>la natura (LIFE - Natura).<br />

Dalla sua istituzione ad oggi il Programma LIFE-Natura ha co-finanziato 665 progetti per un contributo totale di<br />

500 milioni di euro, di cui ben 55 milioni di euro a sostegno di 126 progetti italiani.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha realizzato tre progetti Life Natura per la conservazione di specie ittiche di importanza<br />

comunitaria.<br />

<br />

Approfondimento<br />

LE CAUSE DELLA PERDITA DI BIODIVERSITÀ<br />

Le pressioni negative che minacciano la conservazione <strong>del</strong>la biodiversità derivano da numerosi fattori<br />

interconnessi, e principalmente dal cambiamento d’uso <strong>del</strong> suolo, dall’inquinamento e dall’introduzione di<br />

specie alloctone, ossia estranee ad un determinato ambiente.<br />

La biodiversità rischia di andare perduta, principalmente, a causa di fenomeni di frammentazione di habitat<br />

naturali e seminaturali, minacciando spesso la sopravvivenza di specie e l’equilibrio complessivo degli<br />

ecosistemi. L’impatto più considerevole è dovuto all’espansione <strong>del</strong>le aree urbanizzate e alle coltivazioni<br />

agricole intensive. Le pratiche forestali, basate sostanzialmente su piantagioni monovarietali e su popolamenti<br />

di specie arboree esotiche di età uniforme, non hanno certo giovato alla biodiversità. Più sottile e più<br />

difficilmente prevedibile è invece l’impatto <strong>del</strong> cambiamento climatico, nonostante siano già apprezzabili i<br />

primi effetti sulla durata <strong>del</strong>la stagione di crescita e sulla vitalità di talune specie vegetali e animali. L’impatto<br />

<strong>del</strong>le varie forme di inquinamento è generalmente identificabile con maggiore facilità, ma il pieno ritorno<br />

alla situazione precedente alla diffusione <strong>del</strong>l’inquinamento non sarà possibile per diversi anni a causa <strong>del</strong>le


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

99<br />

alterate condizioni di competizione fra le specie e la loro distribuzione. L’introduzione volontaria o accidentale<br />

di specie estranee negli ecosistemi rappresenta un rischio crescente favorito dalla globalizzazione dei<br />

commerci, degli scambi e dei trasporti.<br />

Il trasferimento genetico fra specie non autoctone, o persino geneticamente modificate, e specie indigene,<br />

l’erosione genetica e l’isolamento di alcune popolazioni saranno probabilmente in aumento nel prossimo<br />

decennio.<br />

Il problema <strong>del</strong>la frammentazione territoriale è ritenuta dalla scienza e, più recentemente, anche dalle<br />

politiche ambientali, una <strong>del</strong>le cause più importanti di progressiva riduzione e scomparsa <strong>del</strong>le specie animali<br />

e vegetali. Per maggiori dettagli riguardo all’argomento si rimanda alla consultazione <strong>del</strong> Capitolo 14 relativo<br />

al tema dei trasporti.<br />

Specie alloctone<br />

Tutte le specie originarie di un determinato ecosistema vengono definite indigene o autoctone; di contro una<br />

o più specie che vi compaiono per la prima volta vengono definite alloctone o “esotiche”.<br />

I movimenti degli organismi attorno al globo aumentano proporzionalmente all’aumento degli scambi<br />

commerciali e turistici. Confini un tempo insormontabili per le specie animali (oceani, catene montuose,<br />

fiumi e zone climaticamente inospitali) non costituiscono più <strong>del</strong>le barriere invalicabili. In un mondo senza<br />

confini, poche aree rimangono escluse da queste migrazioni globali. Accanto alle reti ecologiche naturali che<br />

favoriscono la spontanea co-evoluzione <strong>del</strong>le specie presenti negli stessi habitat, l’uomo crea <strong>del</strong>le reti di<br />

comunicazione artificiali che interferiscono con l’evoluzione <strong>del</strong>le comunità biotiche, veicolando gli organismi<br />

naturali al di fuori <strong>del</strong> loro areale di distribuzione e di potenziale dispersione diventando causa di forti squilibri<br />

ambientali, spesso irreversibili. Infatti, le introduzioni di specie estranee sono considerate comunque negative<br />

per un ecosistema perché alterano la struttura originaria <strong>del</strong>la comunità: i nuovi arrivi interagiscono con le<br />

specie preesistenti nei rapporti tra specie diverse (competizione, predazione, parassitismo, ecc.).<br />

Dei numerosi organismi alieni trasportati, soltanto una piccola frazione si naturalizza e, di questa, solo alcune<br />

specie diventano invasive causando vari danni ambientali: specie invasive, infatti, si ritrovano in tutti i principali<br />

gruppi tassonomici. Ci sono diverse ragioni potenziali per le quali gli invasori hanno successo: perché gli<br />

organismi in questione sono predatori o parassiti, perché trovano nicchie ecologiche libere da occupare,<br />

perchè non sono contrastati dai predatori presenti nelle zone di origine, e/o perché talvolta sono facilitati dalla<br />

banalizzazione agli habitat naturali determinata dall’uomo. Difficile fare una stima corretta <strong>del</strong> numero di specie<br />

esotiche introdotte in <strong>It</strong>alia o, più specificamente nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Tuttavia, di seguito si elencano le specie<br />

animali che, ormai da tempo, arrecano danno agli ecosistemi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e per molte <strong>del</strong>le quali sono stati<br />

attivati specifici programmi di contenimento, come previsto anche dalla D.G.R. 20 aprile 2001 – n. 7/4345<br />

“Approvazione <strong>del</strong> Programma Regionale per gli interventi di conservazione <strong>del</strong>la fauna selvatica nelle Aree<br />

protette e <strong>del</strong> protocollo di attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle aree protette<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia”.<br />

Nutria. Il nome scientifico è Myocastor coypus. Fu importata in <strong>It</strong>alia negli anni<br />

‘20 dal Sudamerica come animale da pelliccia (detto “castorino”).<br />

Arrivata all’inizio degli anni Ottanta dal Po, ha risalito il <strong>Ticino</strong> propagandosi nel<br />

reticolo dei corsi d’acqua fino a insediarsi praticamente su tutto il territorio.<br />

L’assenza di competitori naturali e l’elevata prolificità, oltre ai danni provocati<br />

all’agricoltura e la potenziale pericolosità per l’uomo in quanto portatrice di<br />

malattie, hanno indotto il <strong>Parco</strong> ad effettuare abbattimenti e catture. L’obiettivo<br />

di una totale eliminazione, come previsto da una specifica legge regionale,<br />

non è stato finora raggiunto e sarà molto difficile da ottenere, vista la notevole<br />

diffusione <strong>del</strong>la nutria sul territorio padano. Il roditore è arrivato a colonizzare anche canali che attraversano<br />

centri abitati.<br />

<br />

Tartaruga dalle orecchie rosse. Originaria <strong>del</strong> Sud-Est degli Stati Uniti, la<br />

Trachemys scripta elegans ha il carapace verdastro con macchie e disegni di<br />

colore giallastro e due macchie rosse ai lati <strong>del</strong> muso.<br />

Per questa specie, attualmente in Allegato B <strong>del</strong> Regolamento CEE n° 338/97, è<br />

vietata l’importazione nei paesi <strong>del</strong>l’Unione Europea, ma i soggetti importati prima<br />

<strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong>la legge sono di libera detenzione. Le prime segnalazioni<br />

di esemplari di Trachemys scripta elegans, abbandonati dagli acquari domestici


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

100<br />

nelle raccolte d’acqua artificiali e naturali italiane, risalgono agli anni Settanta. Attualmente costituisce una<br />

vera minaccia per la flora e la fauna locale, in particolare per gli anfibi e per la tartaruga palustre europea,<br />

Emys orbicularis.<br />

Silvilago. Il minilepre o silvilago (Silvilagus floridanus), parente stretto di coniglio e lepre, è originario <strong>del</strong><br />

Nord America e fu introdotto in <strong>It</strong>alia a scopi venatori. L’effetto <strong>del</strong>la naturalizzazione di questa specie si è<br />

evidenziato a carico <strong>del</strong>le attività agricole e selvicolturali e con l’aumento di rischi zoo-sanitari, in quanto<br />

potenziale serbatoio per la mixomatosi, che colpisce la minilepre in maniera benigna e provoca elevata<br />

mortalità nel coniglio selvatico.<br />

Scoiattolo grigio. Segnalato a partire dal 1998 ai confini <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, lo scoiattolo<br />

grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) pone attualmente concreti rischi<br />

biologici legati principalmente alla competizione con l’autoctono Scoiattolo rosso<br />

(Sciurus vulgaris), all’introduzione di fattori patogeni ed al danneggiamento di<br />

boschi di latifoglie forestali, pioppeti, noccioleti, frutteti e colture cerealicole. La<br />

sostituzione <strong>del</strong>lo Scoiattolo rosso da parte <strong>del</strong>lo Scoiattolo grigio, con conseguente<br />

estinzione <strong>del</strong>la specie autoctona, è causata da un insieme di fattori che possono<br />

essere così schematizzati:<br />

• lo Scoiattolo grigio appare più efficiente nell’occupare lo spazio e sfruttare le<br />

risorse disponibili, in particolare le fonti alimentari, precludendone l’accesso all’altra specie. La possibilità da<br />

parte <strong>del</strong> grigio di raggiungere densità molto più elevate di quelle <strong>del</strong> rosso, avvalorano l’ipotesi di una forte<br />

competizione alimentare e spaziale tra le due specie;<br />

• Le maggiori dimensioni <strong>del</strong>lo Scoiattolo grigio e l’abitudine di muoversi prevalentemente al suolo consentono<br />

agli animali un maggiore accumulo di riserve energetiche per l’inverno. Nel rosso, invece, che è una specie<br />

prevalentemente arboricola, l’aumento <strong>del</strong> peso incrementa in modo ridotto. Questo rende lo Scoiattolo<br />

rosso più vulnerabile negli anni con scarsità di cibo durante l’inverno che provoca anche una riduzione <strong>del</strong>la<br />

fertilità, diminuendo la possibilità di riproduzione degli individui;<br />

• Non è ancora nota l’incidenza dovuta a mortalità da Parapoxvirus; si ritiene tuttavia che lo Scoiattolo grigio<br />

possa sopravvivere all’infezione, funzionando anche da serbatoio <strong>del</strong> virus mentre gli scoiattoli rossi colpiti<br />

sarebbero destinati a morire.<br />

Gambero <strong>del</strong>la Louisiana e gambero americano. La rarefazione <strong>del</strong>l’autoctono<br />

gambero di fiume (Austropotamobius Pallipes), specie di interesse comunitario<br />

per la quale si devono individuare zone speciali di conservazione, è dovuta a cause<br />

molteplici, che vanno dal peggioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’acqua alla riduzione<br />

degli ambienti adatti alla riproduzione; tuttavia esso è particolarmente minacciato<br />

dalla presenza <strong>del</strong> gambero <strong>del</strong>la Louisiana (Procammarus clarkii), che occupa<br />

la medesima nicchia ecologica. Il gambero autoctono è anche minacciato dal<br />

gambero americano <strong>del</strong> genere Orconectes.<br />

Anoplophora chinensis (forma malasiaca). Questo insetto di origine asiatica,<br />

è chiamato cerambicide dalle lunghe antenne ed è stato ritrovato per la prima<br />

volta in Europa proprio nel territorio lombardo, nei comuni di Parabiago, Legnano,<br />

San Vittore Olona e Saronno. Danneggia molte piante caducifoglie quali aceri,<br />

ippocastani, betulle, noccioli, faggi, platani, querce, cespugli di cotoneaster e siepi<br />

di lauroceraso. Recentemente questo insetto è stato rinvenuto anche nel territorio<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Le larve si alimentano <strong>del</strong> legno nella parte basale <strong>del</strong>la pianta oltre che nelle radici. Questo determina un<br />

indebolimento strutturale dei vegetali attaccati con il possibile conseguente schianto o stroncamento. I fori<br />

di sfarfallamento hanno un diametro di circa 2 cm e sono perfettamente circolari. Questi rappresentano una<br />

potenziale via di ingresso di patogeni. La colonizzazione di nuovi areali da parte di questo insetto è dovuta<br />

principalmente al commercio e all’importazione di materiale vegetale infestato; il suo arrivo in <strong>It</strong>alia sembra<br />

probabilmente legato all’introduzione di bonsai.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

101<br />

Siluro e altra fauna ittica esotica. Il siluro è un pesce originario <strong>del</strong> centro Europa, importato a fini ittici,<br />

che si è affrancato dai laghetti di pesca sportiva diffondendosi anche nelle acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. La notevole<br />

attività predatoria, abbinata alle esagerate dimensioni che lo rendono immune da qualsiasi predatore, ne<br />

fanno un pericolo reale per la fauna ittica autoctona.<br />

Altre specie ittiche esotiche introdotte nel <strong>Ticino</strong> influiscono negativamente sulla stabilità <strong>del</strong>le comunità<br />

ittiche locali; per alcune di queste specie, il <strong>Parco</strong> ha adottato uno specifico regolamento applicato ai Diritti<br />

Esclusivi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, finalizzato ad una gestione controllata, come previsto anche dalla D.G.R. 20 aprile 2001<br />

– n. 7/4345, fra queste:<br />

• Abramide (Abramis brama)<br />

• Acerina o Pope (Gymnocephalus cernuus). Per questa specie<br />

la D.G.R. 20 aprile 2001 – n. 7/4345 prevede attività di<br />

monitoraggio ed eradicazione<br />

• Aspio (Aspius aspius)<br />

• Blicca (Blicca bjoerkna)<br />

• Carassio (Carassius carassius)<br />

• Carassio dorato (Carassius auratus)<br />

• Cobite di stagno orientale (Misgurnus anguillicaudatus)<br />

• Pesce gatto (Ictalurus melas)<br />

• Pesce gatto americano (Ictalurus punctatus)<br />

• Rodeo amaro (Rhodeus sericeus)<br />

• Pseudorasbora (Pseudorasbora parva).<br />

Altre specie ittiche esotiche presenti nel <strong>Ticino</strong> sono:<br />

• Gambusia (Gambusia holbrooki)<br />

• Gardon (Rutilus rutilus)<br />

• Persico sole (Lepomis gibbosus)<br />

• Persico trota (Micropterus salmoides)<br />

• Carpa (introdotta in epoca romana) (Cyprinus carpio)<br />

• Carpa erbivora (Ctenopharyngodon i<strong>del</strong>lus)<br />

• Lucioperca (Stizostedion lucioperca)<br />

• Trota fario (Salmo trutta trutta)<br />

• Trota iridea (Oncorhynchus mykiss).<br />

Cinghiale. Pur non essendo una specie esotica, il cinghiale<br />

si riporta in questa sezione poiché quando presente con alte<br />

densità di popolazione è considerato un fattore di pressione,<br />

soprattutto per i danni che arreca all’ambiente naturale e alle<br />

coltivazioni agricole. Esso, inoltre, è attualmente presente in<br />

una forma ibridata con il maiale allo scopo di aumentare le<br />

dimensioni <strong>del</strong>le cosce posteriori e viene introdotto a scopo<br />

venatorio. In tempi storici il cinghiale era presente in gran<br />

parte <strong>del</strong> territorio italiano. A partire dalla fine <strong>del</strong> 1500 la sua<br />

distribuzione andò progressivamente rarefacendosi a causa<br />

<strong>del</strong>la persecuzione diretta cui venne sottoposto da parte<br />

<strong>del</strong>l’uomo. Il picco negativo venne raggiunto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra<br />

mondiale, quando scomparvero le ultime popolazioni viventi sul versante adriatico <strong>del</strong>la penisola.<br />

Anche nel territorio lombardo, il cinghiale, presente in passato sia in territori montani che nelle foreste<br />

planiziali, scomparve gradatamente dalla quasi totalità <strong>del</strong>la regione a seguito <strong>del</strong>la forte pressione venatoria,<br />

sopravvivendo, sino a circa la metà <strong>del</strong> XIX secolo, esclusivamente nei boschi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Successive<br />

immissioni, effettuate con animali per lo più provenienti dall’Europa centrale hanno notevolmente alterato il<br />

patrimonio genetico <strong>del</strong>la originaria forma italica.<br />

Attualmente il Cinghiale è abbondante e mostra un’evidente tendenza all’incremento numerico e<br />

all’espansione <strong>del</strong>l’areale.<br />

Nonostante le citate difficoltà ad effettuare una valutazione corretta <strong>del</strong> numero di specie alloctone presenti nel<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, si fornisce di seguito una stima relativa ad alcuni gruppi sistematici. Come si può osservare dalla


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

Tabella 4.2, è auspicabile che queste informazioni vengano integrate nel corso di ulteriori ricerche faunistiche.<br />

Risulta difficile, infatti, effettuare una stima <strong>del</strong>la componente alloctona di invertebrati dato che sono disponibili<br />

informazioni precise sulle specie presenti solo relativamente ad alcuni gruppi sistematici (cfr. Atlante <strong>del</strong>la<br />

biodiversità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2002).<br />

Tabella 4.2: Numero di specie esotiche censite divise per gruppi sistematici di appartenenza.<br />

Interventi diretti a sostegno <strong>del</strong>le specie<br />

In questa sezione si riportano gli interventi diretti a sostegno <strong>del</strong>le specie. In particolare si riportano le informazioni<br />

sulle attività preliminari intese come attività di monitoraggio, senza le quali non sarebbero disponibili dati per<br />

poter intraprendere le successive azione di conservazione. Successivamente si riportano le informazioni relative<br />

ai principali progetti di reintroduzione e ripopolamento a sostegno di specie in difficoltà, per poi analizzare le<br />

azioni volte al contenimento <strong>del</strong>le specie alloctone.<br />

La conservazione <strong>del</strong>le specie non può prescindere dall’attivazione di articolati programmi di monitoraggio<br />

faunistico, volti a effettuare:<br />

Stime di consistenza e distribuzione dei gruppi faunistici per i quali mancano riferimenti aggiornati;<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>la presenza di specie di particolare interesse per il <strong>Parco</strong>.<br />

102<br />

Gruppo sistematico Numero di specie esotiche<br />

Mammiferi<br />

Uccelli nidificati<br />

Rettili<br />

Anfibi<br />

Pesci<br />

In particolare, nel corso degli ultimi anni di attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono stati attivati numerosi progetti di monitoraggio<br />

rivolti a diversi gruppi di specie e con varie finalità, alcune legate alla conoscenza <strong>del</strong>le dinamiche faunistiche,<br />

altre legate a problemi di conservazione. Di seguito si riportano schematicamente le attività intraprese.<br />

4<br />

2<br />

1<br />

0<br />

25


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

Tabella 4.3: Progetti di monitoraggio faunistici realizzati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

S P E C I E, G RUP PO<br />

F A UN I S TI C O O<br />

P ROG E T T O<br />

Chirotteri<br />

Scoiattolo ross o<br />

Uccelli<br />

Uccelli acquatic i<br />

Lepidotteri<br />

T arabuso<br />

Biodiversità<br />

animale degli<br />

ambienti terrestri<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Monitoraggio<br />

<strong>del</strong>le garzaie<br />

Fauna ittica<br />

103<br />

FI NALITÀ E CA R A T TE R I S TIC H E GE N E R ALI DEL MO N I T O R AG GIO<br />

Questo g ruppo appare di notevole interesse conservazionistico, dato lo status alquanto precari o<br />

di conservazione dei pipistrelli in tutta Europa, tanto che tutte le specie sono inserite nei divers i<br />

allegati <strong>del</strong>la Direttiva 92 / 43/CEE Habitat. I progetti di monitorag g io attivati dal P arco hanno<br />

l'obiettivo di valutare la presenza e la distribuzione attuale d ella chirotterofauna <strong>del</strong>l’area protetta.<br />

I problemi di conservazione di questa specie ( Sciurus vulgaris ) sono legati soprattutto alla<br />

co m pe t i z io n e tro fi ca e spa z i a l e che s i è i ns t au r at a a s e g ui t o de ll ' i n t rodu z io n e d i spe c ie a l loc t on e<br />

quali lo scoiattolo siamese ( Callosciurus finlanysonii ) e lo scoiattolo g ri g io nordamericano<br />

( Sciurus carolinensis ). Il progetto è finalizzato alla valutazione <strong>del</strong>la presenza e distribuzione<br />

<strong>del</strong>lo scoiattolo g ri g io, oltre che <strong>del</strong>lo scoiattolo rosso. Sono stati utilizzati hair tubes , sistemi<br />

che consentono di trattenere campioni di pelo. E' stata inoltre effettuata una conta dei nidi pe r<br />

valutare la consistenza generale di popolazioni di scoiattoli. A seguito <strong>del</strong> monitorag g io è previst o<br />

un pro g ramma di cattura ed eradicazione <strong>del</strong>lo scoiattolo g ri g io.<br />

La Valle <strong>del</strong> T icino costituisce una <strong>del</strong>le direttrici privile g iate di mi g razione degli uccelli, i quali<br />

compiono il lungo viag g io tra gli areali di svernamento e quelli di riproduzione dall'Europa<br />

all'Africa.<br />

P er studiare la po r tata di tale fenomeno all'interno <strong>del</strong> P arco e per individuare l'eventuale<br />

influenza sullo stesso da pa r te <strong>del</strong>l'aeropo r to di Malpensa, sono state avviate dall'anno 2 000<br />

attività sta g ionali di monitorag g io, condotte negli ultimi anni presso la stazione di inanellament o<br />

<strong>del</strong>la Riserva “La F a g iana ” . Nel contempo, dal 2 005, è stata avviata nell'ambito di un progetto<br />

Interreg II IA <strong>It</strong>alia Svizzera, una nuova stazione di inanellamento a V izzola T icino.<br />

Dal 2 0 0 7 si è proseguito il monitorag g io <strong>del</strong>la mi g razione all'interno <strong>del</strong> P arco nella sola stazion e<br />

di V izzola T icino. Le attività di monitorag g io prevedono operazioni di campo relative all'inanellamento ,<br />

misure biometriche sugli animali catturati, raccolta ed esame di campioni fecali, archiviazione<br />

e trattamento dei dati rilevati.<br />

Il resoconto 2 004 <strong>del</strong> censimento annuale degli uccelli acquatici svernanti in Lombardia ha<br />

visto il monitorag g io anche sul fiume T icino ed in altre aree umide <strong>del</strong> P arco. Sono state censit e<br />

le popolazioni di Strolaghe e svassi, Cormorano e ardeidi, fola g he, cigno reale, anatre di supe r fici e<br />

e tuffatric i , lim i coli e a l tri ra l lidi , Lar i d i e Rapaci . E ' stat o effettuato i l conteg g io dei dormitor i . T ali<br />

censimenti, finalizzati ad elaborare corrette strate g ie di conservazione e gestione, fanno capo,<br />

in <strong>It</strong>alia all'Istituto Nazionale per la F auna Selvatica ( IN F S).<br />

Il P arco ha attivato una serie di inda g ini conoscitive volte a censire le specie presenti e valutar e<br />

la loro distribuzione. A seguito di queste inda g ini è stato realizzato un “sentiero <strong>del</strong>le fa r falle ”<br />

in cui si sono ricreati gli ambienti presenti nel P arco e legati alle differenti specie di lepidotteri,<br />

g razie alla messa a dimora di specie nutrici per bruchi e adulti. Il progetto presenta sia finalità<br />

didattico-divulgative sia conservazionistiche.<br />

Il progetto ha previsto la realizzazione di una serie di interventi finalizzati alla conservazione de l<br />

T arabuso (Allegato I Direttiva Uccelli) attraverso la realizzazione di interventi che consentono<br />

di mantenere ed incrementare le popolazioni nidificanti e svern a nti. In pa r ticolare nel parco de l<br />

<strong>Ticino</strong> si è provveduto ad aumentare la superficie <strong>del</strong>le zone a canneto attraverso la riconversione<br />

di aree antropizzate mar g inali (pioppeti).<br />

La ricerca si è posta come principale obiettivo la realizzazione di un inventario <strong>del</strong>le specie<br />

animali terrestri <strong>del</strong>le aree boschive, la messa a punto di indicatori sintetici di biodiversità per<br />

il controllo dei mutamenti faunistici, la valutazione degli effetti <strong>del</strong>l'aeroporto di Malpensa sul<br />

mantenimento <strong>del</strong>la biodiversità degli ambienti naturali circostanti. I censimenti, effettuati in 50<br />

stazioni poste lungo tutto il <strong>Parco</strong>, hanno portato al rinvenimento di specie non ancora censite<br />

nel parco. In particolare la ricerca ha fatto riferimento ad alcuni gruppi faunistici:<br />

Macroinvertebrati <strong>del</strong> suolo (araneidi, coleotteri carabidi, stafilinidi e silfidi); Lepidotteri diurni;<br />

Molluschi terrestri; Anfibi e Rettili; Uccelli; Piccoli mammiferi e Chirotteri. La ricerca, oltre al<br />

raggiungimento degli obiettivi, ha permesso di effettuare diverse considerazioni faunistiche e<br />

individuare numerose relazioni specie-ambiente.<br />

Il rapporto sulla situazione <strong>del</strong>le garzaie (luoghi di nidificazione di colonia di ardeidi) <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

a scopo di tutela deriva da un progetto, promosso dalla Regione Lombardia, che prevede un<br />

censimento continuo <strong>del</strong>le colonie di ardeidi nidificanti in Pianura Padana. Dai lavori<br />

effettuati nel 1995 e nel 1998, nelle garzaie ticinesi si segnala la presenza <strong>del</strong>le seguenti specie:<br />

Nitticora, Garzetta, Sgarza ciuffetto, Airone cenerino e Airone rosso. Le garzaie presenti sono<br />

complessivamente 6, distribuite nella zona centrale e meridionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Il progetto ha<br />

sviluppato una caratterizzazione dettagliata <strong>del</strong>le aree di nidificazione degli aldeidi, fornendo<br />

le caratteristiche ambientali, la descrizione <strong>del</strong>l'andamento <strong>del</strong>le popolazioni e la valutazione<br />

degli interventi mirati alla loro conservazione.<br />

Nel 1999 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha commissionato una ricerca volta ad ampliare al conoscenza dei<br />

popolamenti ittici <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e dei suoi affluenti. Tale ricerca, oltre a valutare la composizione<br />

ittica in 64 stazioni, ha permesso di acquisire informazioni sulla struttura <strong>del</strong>le popolazioni e il<br />

loro stato di “benessere”, la distribuzione <strong>del</strong>le specie, i rapporti interspecifici e l'entità <strong>del</strong> prelievo<br />

di pesca. Le rilevazioni sono state ampliate dalle osservazioni <strong>del</strong>l'habitat fluviale evidenziando<br />

anche i fattori di alterazione in grado di condizionare la comunità ittica. La ricerca ha inoltre<br />

elaborato proposte di gestione, che hanno portato negli anni successivi ad attivare i due progetti<br />

Life-Natura volti alla conservazione di trota marmorata e pigo e <strong>del</strong>lo storione cobice. Nell'ambito<br />

di questi progetti Life-Natura sono proseguite indagini specifiche sulla fauna ittica e sulle<br />

problematiche di conservazione.<br />

CONTINU A P AGIN A DOPO


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

104<br />

Nell’ambito <strong>del</strong> programma di gestione faunistica uno degli aspetti rilevanti è quello legato al monitoraggio<br />

sanitario.<br />

Presso il laboratorio veterinario di Cascinello Paradiso nella Riserva Naturale <strong>del</strong>la Fagiana è attivo un programma<br />

riguardante l’ornitofauna, curato dalla LIPU, a cui si affianca quello di monitoraggio sulla mammalofauna<br />

(principalmente rivolto a Capriolo e Cinghiale) in cui vengono effettuate necroscopie degli esemplari ritrovati<br />

deceduti in collaborazione con l’ASL di Magenta e il Dipartimento di Patologia Animale e Aviaria <strong>del</strong>l’Università<br />

di Milano.<br />

Riguardo al cinghiale, lo stato sanitario <strong>del</strong>la popolazione presente nel <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> è tenuto sotto controllo<br />

mediante analisi effettuate dall’ASL di Pavia - Distretto 2 Vigevano - presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale<br />

<strong>del</strong>la Lombardia e <strong>del</strong>l’Emilia Romagna sugli esemplari abbattuti nell’ambito <strong>del</strong> programma di contenimento<br />

<strong>del</strong>la specie, mediante esami anatomopatologici e sierologici.<br />

Vista la sua collocazione geografica, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> rappresenta un punto di fondamentale importanza a<br />

livello europeo lungo le rotte di migrazione utilizzate dagli uccelli, in particolare quelli acquatici che risultano<br />

possibili vettori <strong>del</strong>l’influenza aviaria.<br />

Per questo motivo il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, attraverso il proprio Servizio Faunistico, in collaborazione con la Direzione<br />

Generale Sanità Veterinaria <strong>del</strong>la Regione Lombardia, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e le A.S.L. di<br />

Milano 1 e Pavia, territorialmente competenti, ha messo a punto un programma di monitoraggio sanitario<br />

utilizzando i due centri di cattura e inanellamento anatidi presenti sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Nell’ambio di questo protocollo i tamponi cloacali effettuati sulle anatre catturate vengono conferiti agli Istituti<br />

competenti per accertare l’eventuale presenza di positività a ceppi di virus <strong>del</strong>l’influenza aviaria, in modo<br />

da poter monitorare costantemente l’evolversi <strong>del</strong>la situazione. I dati raccolti vengono trasmessi al Centro<br />

Nazionale di Referenza per l’influenza aviaria costituito dal Ministero <strong>del</strong>la Salute che coordina le attività a livello<br />

nazionale.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

105<br />

Tabella 4.4: Indicazione generale <strong>del</strong>le cause che hanno portato all’estinzione <strong>del</strong>la specie o alla sua<br />

drastica riduzione numerica. Si analizza anche lo stato di rimozione <strong>del</strong>le cause di estinzione, senza la<br />

quale gli interventi di reintroduzione o ripopolamento non avrebbero successo<br />

SPECIE INTERVENTO<br />

Capriolo<br />

Testuggine<br />

palustre e<br />

Pelobate fosco<br />

Gambero di<br />

fiume<br />

Cicogna bianca<br />

Cicogna nera<br />

Trota marmorata<br />

e Pigo<br />

Storione cobice<br />

<br />

Reintroduzione<br />

Ripopolamento<br />

Ripopolamento<br />

Ripopolamento<br />

Reintroduzione<br />

Ripopolamento<br />

Ripopolamento<br />

FATTORI DI MINACCIA PRINCIPALI CHE<br />

HANNO CAUSATO L’ESTINZIONE LOCALE<br />

O LA FORTE RIDUZIONE DELLA SPECIE<br />

Caccia<br />

Bracconaggio<br />

Randagismo<br />

Mantenimento ambientale adeguato<br />

Modificazione ambientali di origine antropica<br />

(riduzione degli ambienti umidi)<br />

Scarsità di informazioni sulla distribuzione<br />

Presenza di specie alloctone<br />

Inquinamento dei corsi d’acqua<br />

Distruzione di habitat naturali<br />

Perdita e degrado di ambienti trofici a causa<br />

<strong>del</strong>l’impatto antropico<br />

Bracconaggio<br />

Fili elettrici<br />

Perdita e degrado di ambienti trofici a causa<br />

<strong>del</strong>l’impatto antropico<br />

Bracconaggio<br />

Fili elettrici<br />

Inquinamento <strong>del</strong>le acque<br />

Sbarramenti<br />

Inquinamento genetico<br />

Presenza <strong>del</strong> siluro<br />

Sbarramenti<br />

Bracconaggio<br />

Inquinamento <strong>del</strong>le acque<br />

Presenza <strong>del</strong> siluro<br />

STATO DI RIMOZIONE<br />

DEGLI ELEMENTI DI<br />

MINACCIA PRINCIPALI<br />

sì<br />

parziale<br />

parziale<br />

sì<br />

parziale<br />

sì<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

sì<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

sì<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

No(in fase di parziale soluzione)<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

No<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

Parziale<br />

Approfondimenti<br />

LE SPECIE REINTRODOTTE E I RIPOPOLAMENTI<br />

Le attività di ripopolamento sono finalizzate al riequilibrio <strong>del</strong>la comunità faunistica autoctona, o riguardano<br />

le specie per le quali si ritiene opportuno e significativo il supporto alle loro popolazioni.<br />

Oltre al ripopolamento, che dà sostegno alle popolazioni rarefatte o in declino, è possibile anche attuare la<br />

reintroduzione di specie localmente estinte, purché la reintroduzione sia sostenuta da adeguate motivazioni<br />

tecniche che la rendano potenzialmente in grado di dare risultati positivi in termini di successo.<br />

Capriolo. È una operazione, durata sei anni e ormai ampiamente conclusa, che ha portato il capriolo<br />

(Capreolus capreolus) a ripopolare i boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Il <strong>Parco</strong> ha effettuato la liberazione degli esemplari<br />

con due diverse tecniche (direttamente dalle casse di trasporto e, in seguito, dai recinti di acclimatazione)<br />

e applicando radiocollari ai soggetti liberati. Complessivamente, dall’aprile 1991 al gennaio 1994 sono<br />

stati liberati ottantanove esemplari, seguiti fino al 1996 con tecniche di radio tracking. Oggi la popolazione<br />

è composta da più di 300 esemplari ed occupa stabilmente un’area di circa 700 ettari, compresa tra il


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

106<br />

comune di Boffalora <strong>Ticino</strong> e il canale scolmatore di Abbiategrasso. Tuttavia è già iniziata la colonizzazione<br />

naturale di zone diverse da quelle occupate stabilmente. Nuclei permanenti sono presenti sulla riva destra<br />

nei boschi di Cassolnovo, mentre segnalazioni sono giunte da Bernate <strong>Ticino</strong>, Abbiategrasso e Ozzero.<br />

Avvistamenti sporadici sono avvenuti anche nei boschi di Vigevano e Besate.<br />

Testuggine palustre. La testuggine palustre (Emys orbicularis) è l’unica tartaruga italiana d’acqua dolce<br />

presente in particolare nelle zone di pianura ed in quelle litoranee ed è inserita nell’Allegato II <strong>del</strong>la Direttiva<br />

Habitat. La testuggine palustre vive un vasto areale che comprende l’Africa nord-occidentale, l’Europa<br />

meridionale e l’Asia occidentale. Lungo il <strong>Ticino</strong> la testuggine è sempre stata presente, ma attualmente<br />

il suo habitat ottimale viene continuamente ridotto. Nel 1989, a seguito di una ricerca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sulla<br />

presenza di anfibi e rettili, è stato predisposto un progetto di reintroduzione <strong>del</strong>la specie. In una lanca nella<br />

riserva “La Fagiana” sono stati liberati 41 esemplari provenienti dalla riserva naturale Bosco <strong>del</strong>la Mesola<br />

(Fe). A distanza di un decennio si può constatare una permanenza nel complesso buona. Mancano invece<br />

dati sulla diffusione in altre aree.<br />

Pelobate fosco. (): Il Pelobate fosco (Pelobates fuscus), anch’esso inserito nell’Allegato II <strong>del</strong>la Direttiva<br />

Habitat, è un piccolo anuro, molto simile ad un rospo, dalla colorazione molto variabile con tonalità<br />

grigio-biancastre. Il piede è caratterizzato da una callosità cornea di colore bianco-giallastro, che viene<br />

utilizzato per scavare il terreno, da cui il nome “rospo <strong>del</strong>la vanga”. La specie, la cui ecologia è ancora da<br />

chiarire completamente, trascorre infatti periodi di inattività sotto terra. Il pelobate fosco è un endemismo<br />

<strong>del</strong>la Pianura Padana, ma attualmente è molto raro e la sua protezione è prevista anche da leggi e<br />

accordi internazionali. Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è stato segnalato finora solo in una località presso il comune di<br />

Arsago Seprio, che è stata riconosciuta come “area di rilevanza erpetologica”. L’iniziativa di reintroduzione,<br />

intrapresa dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in sintonia con analoghe iniziative di altri parchi fluviali, ha lo scopo di<br />

ampliare l’areale di diffusione <strong>del</strong>la specie con l’obiettivo di garantirne la conservazione. Sono state<br />

individuate due aree ottimali per le necessità ecologiche <strong>del</strong> pelobate: il “Bosco <strong>del</strong>le Quaranta Pertiche”<br />

nel comune di Abbiategrasso (MI) e i “Boschi <strong>del</strong> Vignolo” nel territorio di Garlasco (PV). Nelle pozze di<br />

entrambi i siti il <strong>Parco</strong> immette girini che vengono protetti da eventuali predatori. L’iniziativa è diventata<br />

pienamente operativa nel 2000 (dopo un periodo di preparazione <strong>del</strong>le pozze adatte) e, al momento, non<br />

sono ancora disponibili valutazioni sull’esito <strong>del</strong>l’operazione.<br />

Gambero di fiume. Le popolazioni di gambero di fiume (Austropotamobius<br />

pallipes) sono a rischio di estinzione in tutta Europa per molteplici cause (Allegato<br />

II e V <strong>del</strong>la Direttiva Habitat), che hanno portato sia ad una riduzione numerica<br />

<strong>del</strong>le diverse popolazioni sia ad una notevole rarefazione <strong>del</strong>le stesse. Una <strong>del</strong>le<br />

principali minacce è rappresentata dalla competizione con specie esotiche. In<br />

molte aree <strong>del</strong>la pianura padana, infatti, sono attualmente presenti due specie<br />

esotiche di gambero: Procammarus clarkii (gambero <strong>del</strong>la Louisiana) e Ortonectes limosus (gambero<br />

americano). Queste due specie sono più robuste <strong>del</strong> gambero di fiume nostrano, in particolare riguardo<br />

alla scarsità d’acqua. Il gambero nostrano è inoltre minacciato dalla “peste <strong>del</strong> gambero”, causata da un<br />

fungo di origine americana, importato probabilmente attraverso gamberi americani infetti. A differenza<br />

<strong>del</strong> gambero di fiume, i due gamberi esotici sono resistenti a tale fungo. I gamberi di fiume, inoltre, sono<br />

molto sensibili ad alcuni inquinanti, tra cui il piretro, comunemente utilizzato come antiparassitario in<br />

agricoltura. Inoltre, la meccanizzazione <strong>del</strong>l’agricoltura ha portato alla scomparsa di molti habitat idonei,<br />

rappresentati dai canali d’irrigazione con profili irregolari e ricchi di vegetazione. Per la tutela <strong>del</strong> gambero,<br />

il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, in collaborazione con il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Lambro e la Regione Lombardia, ha<br />

attivato un progetto Life-Natura che ha previsto la ricostituzione di popolazioni stabili attraverso interventi<br />

di reintroduzione di riproduttori. I gamberi, inoltre, vengono allevati in condizioni seminaturali in una vasca<br />

messa a disposizione dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Cicogna bianca. Il declino <strong>del</strong>le popolazioni europee di cicogna bianca pare sia stato determinato dalla<br />

diminuzione <strong>del</strong>le risorse alimentari causata dalle bonifiche e dall’uso di pesticidi in agricoltura, nonché<br />

alla mortalità nei quartieri di svernamento africani dovuta alla riduzione <strong>del</strong>le risorse alimentari a causa<br />

<strong>del</strong>la siccità. Dalla seconda metà <strong>del</strong> Novecento la specie è tornata a nidificare anche in <strong>It</strong>alia, ma sempre<br />

direttamente o indirettamente legata ai centri cicogne ed ai programmi di rilascio (con l’eccezione di<br />

un nucleo selvatico in Sicilia). Per la conservazione <strong>del</strong>la specie il <strong>Parco</strong> ha attivato un programma di<br />

riproduzione in cattività con il successivo rilascio degli esemplari riprodotti. Il programma prevede l’utilizzo<br />

di due strutture specifiche: i Centri cicogne e le Stazioni di ambientamento.


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

107<br />

Cicogna nera. Il <strong>Parco</strong>, in collaborazione con il Centro Monticello per gli aspetti scientifici e con il WWF per<br />

quelli divulgativi, ha avviato ad Oriano (VA), nella zona nord <strong>del</strong> parco, a circa 20 Km dall’area di nidificazione<br />

piemontese, un progetto per il rilascio sperimentale volto al sostegno <strong>del</strong>le popolazioni di cicogna nera<br />

(Allegato I <strong>del</strong>la Direttiva Uccelli). Il programma ha attivato interventi di sensibilizzazione (attraverso un<br />

percorso museale nel Centro <strong>Parco</strong> di Oriano) e avviato un programma di rilascio sperimentale di giovani<br />

ottenuti presso il Centro Monticello per verificare se siano in grado di dare un reale supporto alle popolazioni<br />

selvatiche.<br />

Trota marmorata e Pigo. La trota marmorata (Allegato II Direttiva Habitat) è endemica <strong>del</strong> bacino<br />

idrografico padano-veneto. Popola i corsi d’acqua prealpini e i fiumi di pianura, purché con una discreta<br />

velocità <strong>del</strong>la corrente. Nelle acque lombarde la popolazione di marmorata ha subito una drastica contrazione<br />

territoriale e numerica. E il <strong>Ticino</strong> non fa eccezione: la specie è sicuramente ancora presente nel tratto<br />

intermedio, anche se minacciata. Per questo motivo è stato varato un progetto Life-Natura per il recupero<br />

<strong>del</strong>la trota marmorata e <strong>del</strong> pigo <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che prevede la realizzazione di un allevamento a ciclo chiuso,<br />

in due vasche di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Dall’autunno <strong>del</strong> 1999<br />

sono iniziati i prelievi di esemplari adulti per la riproduzione,<br />

che avviene dopo fecondazione artificiale, nell’incubatoio ittico<br />

attivato dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il Pigo (Rutilus pigus), specie endemica <strong>del</strong> bacino padano, è il<br />

meno diffuso <strong>del</strong> genere Rutilus ed è inserito nell’Allegato II <strong>del</strong>la<br />

Direttiva Habitat. Tra i principali problemi evidenziati per questa<br />

specie, si annovera un possibile fenomeno di inquinamento<br />

genetico <strong>del</strong>la popolazione di pigo <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, derivante dal suo<br />

incrocio con una specie cogenere originaria dei bacini d’oltralpe,<br />

il gardon (Rutilus rutilus).<br />

Storione cobice. Lo storione cobice (Acipenser naccarii) è una specie anadroma (cioè che vive in mare,<br />

ma gli adulti nel periodo riproduttivo risalgono i fiumi ampi e profondi per riprodursi e poi far ritorno al<br />

mare) endemica <strong>del</strong> bacino Adriatico, in forte contrazione numerica e di areale a causa <strong>del</strong>l’impatto dovuto<br />

alle attività di origine antropica dirette e indirette, tanto da essere inserita tra le specie protette di interesse<br />

comunitario (Allegato II e IV Direttiva Habitat).<br />

Negli anni ’50 <strong>del</strong> secolo scorso la realizzazione <strong>del</strong>la diga di Isola Serafini posta poco a monte <strong>del</strong>la<br />

confluenza <strong>del</strong> fiume Adda con il Po, ha costituito una barriera invalicabile interrompendo di fatto la<br />

migrazione <strong>del</strong>lo storione cobice verso i siti a monte <strong>del</strong>lo sbarramento. Nell’area a monte <strong>del</strong>lo sbarramento,<br />

comprendente il corso inferiore <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> e un tratto <strong>del</strong> fiume Po, è presente una ridotta popolazione<br />

rimasta isolata che sembrerebbe essersi adattata a compiere l’intero ciclo biologico in acqua dolce.<br />

Il progetto di conservazione, <strong>del</strong>la durata di tre anni (ottobre 2003 – ottobre 2006), si è sviluppato come<br />

diretta conseguenza di uno specifico interesse <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, <strong>Parco</strong> Oglio Sud e<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia per la conservazione <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale e <strong>del</strong>la comunità ittica in particolare<br />

ed ha ricevuto il supporto <strong>del</strong>la Unione Europea attraverso lo strumento finanziario Life-Natura.<br />

Altre specie ittiche. Per quanto riguarda la fauna ittica, il <strong>Parco</strong> sulla base <strong>del</strong>le priorità individuate<br />

di anno in anno, rivolge l’attenzione (attraverso progetti specifici di monitoraggio) ad altre specie per i<br />

ripopolamenti:<br />

Luccio<br />

Pigo<br />

Trota marmorata<br />

Storione cobice<br />

Anguilla<br />

Lasca<br />

Savetta<br />

Temolo<br />

Tinca<br />

Storione ladano<br />

Storione comune


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

108<br />

Lontra. La presenza <strong>del</strong>la lontra (Lutra lutra) nella valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è stata accertata fino al 1980, almeno<br />

nella parte più meridionale <strong>del</strong> fiume. La lontra, inserita nell’Allegato II Direttiva Habitat, è una specie<br />

gravemente minacciata in tutta Europa. Per far fronte a questa preoccupante situazione sono in corso vari<br />

tentativi di reintroduzione. Il <strong>Parco</strong> piemontese <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è impegnato da più di un decennio in un analogo<br />

programma: in un’area recintata vengono allevate lontre a scopo riproduttivo e di rilascio in natura. Anche<br />

il <strong>Parco</strong> lombardo ha avviato un progetto coordinato con quello piemontese. Presso la riserva naturale<br />

orientata “La Fagiana” sono stati costruiti due recinti: uno specifico per la riproduzione, l’altro con fini di<br />

documentazione scientifica e preparazione al rilascio.<br />

Per tutte le specie reintrodotte o per cui sono stati effettuati ripopolamenti, sono previsti specifici programmi<br />

di monitoraggio, che non sono stati sopra riportati per motivi di spazio. Si ricorda che è possibile effettuare<br />

approfondimenti sui progetti di reintroduzione o ripopolamento conclusi, in atto o in fase di pianificazione<br />

presso gli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

L’equilibrio ecologico non richiede solo interventi di reintroduzione di specie attualmente scomparse. Talvolta<br />

sono necessari interventi di controllo faunistico per limitare l’espansione di alcune specie animali, che si<br />

moltiplicano a danno di altre o che creano notevoli problemi all’agricoltura e al territorio, e soprattutto interventi<br />

di contenimento <strong>del</strong>le specie alloctone.<br />

Nell’ambito di una Convenzione sottoscritta con la Regione Lombardia è stato affrontato l’argomento riguardante<br />

l’introduzione <strong>del</strong>le specie alloctone, inquadrando il problema, definendo l’entità dei rischi causati da specie<br />

aliene introdotte e individuando gli Enti che già operano nel campo a livello nazionale e internazionale.<br />

Le invasioni biotiche, infatti, stanno alterando le comunità naturali biologiche ed il loro carattere ecologico ad<br />

un ritmo senza precedenti. L’introduzione di specie esotiche causata dal trasporto intenzionale ed accidentale<br />

attraverso confini un tempo invalicabili è, contemporaneamente alla distruzione degli habitat naturali, la<br />

principale causa di estinzione <strong>del</strong>le specie autoctone.<br />

Le specie esotiche possono essere predatori per le specie endemiche, competitive nella ricerca di cibo e<br />

spazio vitale, possono degradare gli habitat e le funzioni ecosistemiche, la qualità <strong>del</strong>l’acqua, trasportare ed<br />

essere vettori di diffusione di parassiti e malattie.<br />

Il risultato è frequentemente la perdita di biodiversità con l’estinzione e la sostituzione degli organismi endemici.<br />

Per questo motivo una corretta gestione faunistica deve tenere conto <strong>del</strong> problema ed agire limitando la<br />

diffusione <strong>del</strong>le specie dannose. In Tabella 4.5 si riportano le informazioni relative alle attuali priorità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> inerenti le attività di contenimento di specie alloctone dannose.<br />

<br />

Approfondimento<br />

I DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA DEL PARCO DEL TICINO<br />

I Diritti Esclusivi di Pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono complessivamente tre:<br />

- Diritto Esclusivo di pesca di Turbigo (MI);<br />

- Diritto Esclusivo di pesca di Magenta, ex “Eredi Gualdoni” (MI);<br />

- Diritto Esclusivo di pesca di Vigevano (PV).<br />

Essi costituiscono per la gran parte una neo-acquisizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>. Il Diritto di Magenta e quello di<br />

Vigevano sono infatti frutto di due specifiche azioni di altrettanti progetti Life-Natura, finanziati dall’Unione<br />

Europea e condotti dal <strong>Parco</strong>: il primo (LIFE 00NAT/IT/7268 “Conservazione di Salmo marmoratus e Rutilus<br />

pigus nel Fiume <strong>Ticino</strong>”) volto alla conservazione <strong>del</strong>la trota marmorata e <strong>del</strong> pigo, concluso nel settembre<br />

2004, il secondo (LIFE 03NAT/IT/000113 “ Conservazione di Acipenser naccarii nel Fiume <strong>Ticino</strong> e nel medio<br />

corso <strong>del</strong> Po”) finalizzato alla conservazione <strong>del</strong>lo storione cobice, avviato nel 2003 e conclusosi nel 2006.<br />

Per la loro localizzazione geografica e la loro estensione questi Diritti Esclusivi rivestono un ruolo certamente<br />

strategico nella gestione e conservazione <strong>del</strong>l’ittiofauna autoctona <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong>. All’interno dei loro confini<br />

si ritrovano, infatti, tratti di <strong>Ticino</strong> e ambienti acquatici laterali al fiume di elevatissimo pregio naturalistico e<br />

conservazionistico, come il Ramo Delizia, il Ramo dei Prati, il Canale Nasino ed anche il Ramo Morto, che si<br />

conferma ormai da anni essere uno dei corsi d’acqua laterali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> più ricchi di biodiversità, in particolare<br />

di specie ittiche pregiate.<br />

L’attività di pesca sportiva nell’ambito dei Diritti esclusivi di Pesca si svolge nel completo rispetto


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

109<br />

<strong>del</strong>l’ecosostenibilità. Essa rispetta l’ambiente fluviale nel suo complesso, non consente di trattenere pesci<br />

appartenenti alle specie a rischio d’estinzione locale, non consente la pesca nei periodi riproduttivi, permette<br />

ai pesci autoctoni di riprodursi almeno una volta prima di poter essere pescati e trattenuti.<br />

Per poter rispettare tale indirizzo generale, la pesca sportiva nei Diritti Esclusivi di Pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> è<br />

un’attività che si basa sulle conoscenze scientifiche <strong>del</strong> fiume e dei suoi pesci, sul costante monitoraggio <strong>del</strong>la<br />

comunità ittica e <strong>del</strong>le sue evoluzioni e sullo status <strong>del</strong>le popolazioni ittiche di particolare pregio faunistico,<br />

soprattutto se oggetto di specifici programmi ed interventi di conservazione<br />

Tabella 4.5: Attività di contenimento intraprese dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> a danno di alcune specie<br />

alloctone.<br />

SPECIE PRINCIPALI INTERVENTI DI CONTENIMENTO DELLA SPECIE<br />

Scoiattolo grigio<br />

Siluro<br />

Nutria<br />

Cinghiale<br />

Il <strong>Parco</strong> ha provveduto a strutturare un apposito programma sperimentale di intervento<br />

in modo da ricavare le indicazioni tecnico-operative, necessarie per la messa a punto di<br />

un programma di eradicazione, come indicato dalla D.G.R. 20 aprile 2001 - n. 7/4345.<br />

Nella prima fase <strong>del</strong> programma sono stati effettuati monitoraggi volti alla conoscenza <strong>del</strong>la<br />

presenza di scoiattolo grigio attraverso l'utilizzo di hair tubes, a cui è seguita una campagna<br />

sperimentale di cattura tramite trappolaggi e la verifica <strong>del</strong>l'efficacia dei sistemi di controllo<br />

proposti e <strong>del</strong>la loro applicabilità al territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Sono state effettuate 52 campagne di contenimento in 16 tratti fluviali, che hanno fornito<br />

anche indicazioni sull'attuale distribuzione <strong>del</strong>la specie. Sono stati rimossi dal fiume 1914<br />

esemplari, per una biomassa totale di 2,7 tonnellate di pesce catturato. Tali interventi di<br />

contenimento, attivati con il progetto Life-Natura per la conservazione di torta marmorata<br />

e pigo, proseguiranno anche durante il corso <strong>del</strong> progetto Life-Natura per la conservazione<br />

<strong>del</strong>lo storione cobice, dove sono previste altre 110 uscite. Un’azione di contenimento<br />

è stata effettuata anche sul Lago di Comabbio, bacino esteso ai confini <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ma<br />

sotto la sua gestione in qualità di sito di importanza comunitaria.<br />

Il controllo <strong>del</strong>la popolazione di nutria è iniziato nel 1995 ed è attualmente in atto. Le<br />

metodiche utilizzate sono state cattura mediante gabbia-trappola e abbattimenti diretti<br />

mediante arma da fuoco. Le aree di intervento sono state principalmente i coltivi e i canali<br />

irrigui di tutto il territorio a <strong>Parco</strong> Naturale. Le gabbie-trappola sono state costruite sulla<br />

base di un mo<strong>del</strong>lo fornito dal prof. Frugis <strong>del</strong>l'Università di Pavia. Attualmente sono in uso<br />

circa una decina di gabbie e ne sono state ordinate altrettante. Tra il 1995 e il 1999 sono<br />

stati abbattuti 1.490 capi, di cui 669 mediante trappole e 821 mediante abbattimenti<br />

diretti. Dal 2000 fino ad oggi (agosto 2007), tenendo conto che ci sono state <strong>del</strong>le<br />

interruzioni nelle attività di controllo, sono stati abbattuti 978 capi, di cui il 30% mediante<br />

trappole e il rimanente mediante abbattimenti diretti.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha redatto un programma operativo per ridimensionare il numero <strong>del</strong>le<br />

popolazioni di questo animale e consentire, quindi, la riduzione dei danni provocati<br />

all'agricoltura da questa specie. Il programma operativo è strutturato in tre fasi strettamente<br />

interconnesse tra loro. Nella fase preparatoria, prossima alla conclusione e <strong>del</strong>la durata di<br />

due anni, si intende ottenere una prima consistente riduzione <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong><br />

cinghiale e dei relativi danni, sperimentare nuove forme di intervento, come i recinti mobili<br />

di cattura, e ottenere indicazioni e dati sulla specie. Nella fase operativa, iniziata da un<br />

anno, si è proseguito nelle attività di riduzione <strong>del</strong>la popolazione per mantenerla nei limiti<br />

prefissati, e si sono intensificati gli interventi nelle aree più sensibili, in particolare quelle<br />

in cui sussistono coltivazioni di pregio. Per il contenimento <strong>del</strong>la specie, le attività andranno<br />

in due direzioni: da una parte gli abbattimenti selettivi che permetteranno la compilazione<br />

di schede e il prelievo di campioni per analisi specifiche, dall'altra la sperimentazione di<br />

recinti mobili di cattura. La terza ed ultima fase è quella di mantenimento dei risultati<br />

ottenuti e sarà attuata per un anno.<br />

Interventi indiretti a sostegno <strong>del</strong>le specie<br />

Gli interventi indiretti a sostegno <strong>del</strong>le specie autoctone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> vengono di seguito riportati in modo<br />

schematico. Bisogna ricordare che all’interno di ogni progetto o attività, il <strong>Parco</strong> si impegna anche a diffondere<br />

le informazioni attraverso convegni, poster, opuscoli, mostre, pubblicazioni, ecc. In ogni progetto, l’attività


FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

110<br />

di informazione e sensibilizzazione riveste un ruolo di fondamentale importanza per la riuscita <strong>del</strong>le azioni<br />

intraprese e per contribuire alla formazione di una maggiore consapevolezza dei problemi di conservazione<br />

<strong>del</strong>le specie e degli ambienti naturali in cui esse vivono.<br />

In Tabella 4.6 vengono citati solo gli interventi direttamente collegati alla conservazione <strong>del</strong>le specie, mentre<br />

non si riportano i progetti attivati dal <strong>Parco</strong> per la salvaguardia <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> e degli ambiti fluviali (elencati<br />

nel capitolo 9), gli interventi di ripristino e miglioramento forestale (elencati nel capitolo 3), le azioni di tutela<br />

<strong>del</strong> territorio attraverso la realizzazione di Reti Ecologiche e di interventi di mitigazione degli impatti derivanti<br />

da opere di frammentazione territoriale (elencati nel capitolo 8). E’ chiaro, tuttavia, che tali interventi, pur non<br />

essendo diretti in modo specifico alla conservazione di una specie o di un gruppo faunistico, costituiscono<br />

elementi di miglioramento territoriale che risultano indispensabili per la conservazione degli habitat e di<br />

conseguenza <strong>del</strong>le specie animali e <strong>del</strong>la biodiversità.<br />

Tabella 4.6: Interventi indiretti collegati alla conservazione <strong>del</strong>le specie realizzati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.


Sintesi degli indicatori<br />

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FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

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111


Pressione<br />

Risposta<br />

Risposta<br />

Specie<br />

alloctone<br />

Numero<br />

Uccelli nidificanti 2<br />

Rettili 1<br />

Anfibi 0<br />

Pesci 25<br />

FAUNA E BIODIVERSITÀ<br />

112<br />

Reintroduzioni e<br />

ripopolamenti a favore<br />

Interventi<br />

di 9 specie<br />

Il giudizio diretti complessivo a deriva dalla presenza di due componenti opposte. Da una parte, il numero di specie<br />

Numero<br />

alloctone sostegno sarà destinato <strong>del</strong>le ad aumentare, Interventi così come di è destinata ad aumentare la frammentazione degli ecosistemi<br />

dovuta alla specie realizzazione di nuove infrastrutture contenimento e di al specie consumo <strong>del</strong> suolo destinato all’urbanizzazione; dall’altra, il<br />

alloctone diretti a 4<br />

in tal senso.<br />

<strong>Parco</strong> è riuscito, sino ad ora, a mantenere specie un elevato grado di biodiversità grazie anche ai forti vincoli presenti<br />

in determinate aree e ai numerosi interventi a sostegno <strong>del</strong>le specie autoctone. Se le azioni di conservazione<br />

e miglioramento Interventi ambientale proseguiranno, se si riuscirà contenere la frammentazione degli habitat e se si<br />

proseguirà<br />

indiretti<br />

nelle ricerche<br />

a<br />

Interventi vari rivolti a<br />

finalizzate Numero al contenimento e/o eradicazione <strong>del</strong>le specie esotiche, la tendenza negli<br />

sostegno <strong>del</strong>le<br />

5 Gruppi faunistici<br />

anni a venire sarà parzialmente positiva e la biodiversità faunistica conservata e valorizzata.<br />

specie<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio Sintetico<br />

<br />

<br />

alloctone, vista la grande<br />

portata degli scambi<br />

commerciali ed il loro<br />

continuo aumento, tenderà<br />

ad aumentare, anche a<br />

seguito di attività specifiche<br />

di contenimento e/o<br />

eradicazione.<br />

Giudizio complessivo<br />

positivo, dato che sono stati<br />

realizzati numerosi<br />

interventi ed è presumibile<br />

che le attività continueranno<br />

Giudizio complessivo<br />

positivo, dato che sono stati<br />

realizzati numerosi<br />

interventi ed è presumibile<br />

che le attività continueranno<br />

in tal senso.<br />

Il giudizio complessivo deriva dalla presenza di due componenti opposte. Da una parte, il numero di specie alloctone<br />

sarà destinato ad aumentare così come è destinata ad aumentare la frammentazione degli ecosistemi dovuta alla<br />

realizzazione di nuove infrastrutture e al consumo <strong>del</strong> suolo destinato all’urbanizzazione; dall’altra, data l’importante<br />

presenza di aree particolarmente protette e i numerosi interventi a sostegno <strong>del</strong>le specie autoctone, il <strong>Parco</strong> è riuscito,<br />

sino ad ora, a mantenere un elevato grado di biodiversità. Se le azioni di conservazione e miglioramento ambientale<br />

proseguiranno, se si riuscirà contenere la frammentazione degli habitat e se si proseguirà nelle ricerche finalizzate al<br />

contenimento e/o eradicazione <strong>del</strong>le specie esotiche, la tendenza negli anni a venire sarà parzialmente positiva e la<br />

biodiversità faunistica conservata e valorizzata.<br />

22


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

113<br />

CAPITOLO 5<br />

SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO


Inquadramento generale<br />

SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Il suolo svolge una moltitudine di funzioni ambientali, economiche e culturali, essenziali per la vita:<br />

115<br />

CAPITOLO 5<br />

SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Produzione di cibo e altre biomasse: quasi tutta la vegetazione, inclusi i pascoli, le terre arabili e i boschi,<br />

hanno bisogno <strong>del</strong> suolo per l’assorbimento <strong>del</strong>l’acqua e degli elementi nutritivi e per fissarvi le proprie<br />

radici.<br />

Stoccaggio, filtro, trasformazione: il suolo immagazzina e parzialmente trasforma minerali, sostanza organica,<br />

acqua ed energia e diverse sostanze chimiche. Esso funziona da filtro naturale per le acque sotterranee, da<br />

principale sorgente <strong>del</strong>le acque potabili e rilascia CO2, metano e altro gas nell’atmosfera.<br />

Habitat: il suolo è l’habitat di un grandissimo numero e varietà di specie viventi.<br />

Ambiente fisico e culturale per il genere umano: il suolo è la piattaforma per tutte le attività umane ed è<br />

anche un elemento <strong>del</strong> paesaggio e <strong>del</strong> patrimonio culturale.<br />

Fonte di materie prime: il suolo fornisce diverse materie prime, come l’argilla, le sabbie, i minerali e le<br />

torbe.<br />

Il suolo può essere soggetto a numerosi processi di alterazione <strong>del</strong>la qualità e <strong>del</strong>lo spessore che possono<br />

determinarne il degrado; le cause sono molteplici:<br />

Erosione: è un processo di natura chimica e fisica che consiste nella degradazione, disgregazione e<br />

rimozione di grandi quantità di terreno principalmente operata dalle acque e dai venti. Il degrado degli<br />

orizzonti superiori <strong>del</strong> suolo, ricchi di materia organica e sostanze nutritive, e l’assottigliamento dei profili<br />

pedogenetici (ovvero dei diversi strati che compongono il suolo) riduce la capacità produttiva dei terreni<br />

agricoli e, quindi, la qualità dei raccolti. I rischi d’erosione sussistono in tutte le aree montane e, in misura<br />

maggiore nelle aree collinari. Questi processi sono accentuati in presenza di substrati più facilmente erodibili<br />

e di pendenze elevate e mitigati dove la copertura vegetale, prativa e boschiva, offre una maggior protezione<br />

<strong>del</strong>le coltri pedologiche. Significativi fenomeni di erosione possono verificarsi anche in aree a dislivelli poco<br />

accentuati, dove i suoli hanno tessiture limose e una più accentuata tendenza alla degradazione strutturale,<br />

come accade in Lombardia sulle morene e terrazzi antichi in rilievo sulla pianura.<br />

Contaminazione: è considerata una <strong>del</strong>le forme di degrado <strong>del</strong>le risorse naturali più gravi e pericolose<br />

ed è riscontrabile più frequentemente nelle aree fortemente urbanizzate ed industrializzate. Le sorgenti


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

116<br />

puntiformi di inquinamento dei suoli sono di più facile individuazione, mentre maggiori incertezze ci sono<br />

per contaminazioni di tipo diffuso. L’inquinamento <strong>del</strong> suolo può avere origini e caratteristiche diverse:<br />

può essere prodotto dai pesticidi e dai concimi chimici usati in agricoltura, dalle acque di scarico <strong>del</strong>le<br />

fogne, dai sottoprodotti dei processi industriali, dalle infiltrazioni provenienti dalle discariche e dai rifiuti<br />

tossici abbandonati sul terreno (spesso contenenti alte concentrazioni di metalli pesanti). Anche gli isotopi<br />

radioattivi rilasciati in seguito a esplosioni nucleari sperimentali e, in misura minore, dalle centrali nucleari<br />

possono inquinare i suoli in modo grave.<br />

Compattazione: è un rischio tipico <strong>del</strong>le aree agricole intensive caratterizzate da una spinta meccanizzazione.<br />

La compattazione è in genere considerata una forma di degrado dei suoli diffusa negli ambienti padani,<br />

soprattutto nella piana alluvionale <strong>del</strong> Po.<br />

Acidificazione: è causata dalle deposizioni acide secche e umide che aumentano l’acidità <strong>del</strong> suolo. Le<br />

piogge acide, che presentano in genere un pH inferiore a 5,6, alterano le proprietà <strong>del</strong> terreno arrecando<br />

gravi danni alla vegetazione. L’acidità <strong>del</strong>le piogge è dovuta alla trasformazione chimica dei composti (primi<br />

fra tutti l’anidride solforosa e alcuni ossidi di azoto) rilasciati in atmosfera dalle attività umane, in particolare<br />

dall’uso di combustibili fossili.<br />

Consumo: questo fenomeno, dovuto a processi di urbanizzazione, realizzazione di infrastrutture, escavazione<br />

di materiali terrosi, rappresenta il più grave e diffuso rischio di degrado quali-quantitativo <strong>del</strong>le risorse<br />

pedologiche in Lombardia vista l’altissima densità di popolazione di questa regione.<br />

Perdita di sostanza organica: spesso causa e contemporaneamente conseguenza di processi di<br />

erosione, è generalmente associata agli effetti di pratiche agricole intensive, soprattutto se accompagnate<br />

dalla concomitante scomparsa <strong>del</strong>l’attività zootecnica.<br />

Nell’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, caratterizzata da un’elevata pressione antropica e un esteso utilizzo <strong>del</strong> territorio<br />

da parte <strong>del</strong>l’uomo, la tutela <strong>del</strong>la risorsa suolo necessita particolare attenzione.<br />

Di fatto sussiste una forte competizione per l’utilizzo <strong>del</strong> suolo e <strong>del</strong> sottosuolo. La carta <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> suolo<br />

(argomento trattato nel Capitolo 9–Paesaggio), evidenzia che il 20% <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è occupato da<br />

aree urbanizzate, aree estrattive, discariche e spazi verdi artificiali non agricoli, mentre il 56% è utilizzato da<br />

attività agricole. Solo il 21 % <strong>del</strong>la superficie totale <strong>del</strong> parco (91.547 ettari) è censito come area boschiva,<br />

alla quale si aggiunge il 3% di territorio occupato da acque e acquitrini, per un totale di circa 22.000 ettari che<br />

possono dunque essere considerati paesaggi naturali. Nella parte settentrionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, nelle Province di<br />

Varese e Milano, è rilevante la percentuale di territorio occupato dalle aree urbanizzate, mentre nella Provincia<br />

di Pavia la presenza più massiccia è costituita dalle superfici destinate alle attività agricole.<br />

La pressione esercitata dalla competizione per l’uso <strong>del</strong> suolo si manifesta in modo concreto con i cambi di<br />

destinazione d’uso, come la trasformazione da aree a bosco ad aree edificate o destinate all’agricoltura (Cap.<br />

3 Vegetazione).<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, infine, per il fatto che si sviluppa lungo l’asta fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, dal punto di vista geologico<br />

e idrogeologico presenta numerosi fattori di criticità, che si manifestano come aree in cui le destinazioni d’uso<br />

devono essere definite, o comunque monitorate, al fine di limitare i rischi connessi ad eventi di piena o a<br />

possibili fenomeni di dissesto idrogeologico.<br />

Cenni normativi<br />

Prima <strong>del</strong> 2006, la tutela <strong>del</strong> suolo non era supportata da una normativa univoca ed organica, ma da una<br />

pluralità di norme che disciplinavano i diversi aspetti di tutela: assetto idrogeologico, rischio sismico, attività<br />

estrattiva, bonifica dei siti contaminati.<br />

La prima legge sulla difesa <strong>del</strong> suolo, la Legge n. 183 <strong>del</strong> 18 maggio 1989, interveniva infatti nello specifico<br />

ambito <strong>del</strong>la protezione dal rischio idrogeologico su scala di bacino idrografico, prevedendo nell’articolazione<br />

dei Piani per l’Assetto Idrogeologico, interventi prevalentemente finalizzati alla specifica tutela <strong>del</strong>le risorse<br />

idriche all’interno <strong>del</strong>le problematiche <strong>del</strong> rischio idrogeologico (Piani di Tutela <strong>del</strong>le acque, Bilancio Idrico,<br />

ecc.). Tale legge, seppur indirizzata ad un ambito di protezione specifico, ha segnato un percorso innovativo,<br />

affermando la priorità <strong>del</strong>la pianificazione nella gestione <strong>del</strong> suolo su scala di bacino idrografico, secondo i<br />

seguenti principi:<br />

la sistemazione, la conservazione ed il recupero <strong>del</strong> suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici,<br />

idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari, silvo-pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso<br />

processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico;


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

117<br />

la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua, dei rami terminali dei fiumi e <strong>del</strong>le loro foci nel<br />

mare, nonché <strong>del</strong>le zone umide;<br />

la moderazione <strong>del</strong>le piene, anche mediante serbatoi di invaso, vasche di laminazione, casse di espansione,<br />

scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;<br />

la disciplina <strong>del</strong>le attività estrattive, al fine di prevenire il dissesto <strong>del</strong> territorio, inclusi erosione ed abbassamento<br />

degli alvei e <strong>del</strong>le coste;<br />

la difesa e il consolidamento dei versanti e <strong>del</strong>le aree instabili, nonché la difesa degli abitati e <strong>del</strong>le infrastrutture<br />

contro i movimenti franosi, le valanghe e altri fenomeni di dissesto;<br />

il contenimento dei fenomeni di subsidenza dei suoli e di risalita <strong>del</strong>le acque marine lungo i fiumi e nelle<br />

falde idriche, anche mediante operazioni di ristabilimento <strong>del</strong>le preesistenti condizioni di equilibrio e <strong>del</strong>le<br />

falde sotterranee;<br />

la protezione <strong>del</strong>le coste e degli abitati dall’invasione e dall’erosione <strong>del</strong>le acque marine ed il ripascimento<br />

degli arenili, anche mediante opere di ricostituzione dei cordoni dunosi;<br />

il risanamento <strong>del</strong>le acque superficiali e sotterranee allo scopo di fermarne il degrado e, rendendole<br />

conformi alle normative comunitarie e nazionali, assicurarne la razionale utilizzazione per le esigenze <strong>del</strong>la<br />

alimentazione, degli usi produttivi, <strong>del</strong> tempo libero, <strong>del</strong>la ricreazione e <strong>del</strong> turismo, mediante opere di<br />

depurazione degli affluenti urbani, industriali ed agricoli, e la definizione di provvedimenti per la trasformazione<br />

dei cicli produttivi industriali ed il razionale impiego di concimi e pesticidi in agricoltura;<br />

la razionale utilizzazione <strong>del</strong>le risorse idriche superficiali e profonde, con una efficiente rete idraulica, irrigua<br />

ed idrica, garantendo, comunque, che l’insieme <strong>del</strong>le derivazioni non pregiudichi il minimo deflusso costante<br />

vitale negli alvei sottesi, nonché la polizia <strong>del</strong>le acque;<br />

lo svolgimento funzionale dei servizi di polizia idraulica, di navigazione interna, di piena e di pronto intervento<br />

idraulico, nonché <strong>del</strong>la gestione degli impianti;<br />

la manutenzione ordinaria e straordinaria <strong>del</strong>le opere e degli impianti nel settore e la conservazione dei<br />

beni;<br />

la regolamentazione dei territori interessati dagli interventi di cui alle lettere precedenti ai fini <strong>del</strong>la loro tutela<br />

ambientale, anche mediante la determinazione di criteri per la salvaguardia e la conservazione <strong>del</strong>le aree<br />

demaniali e la costituzione di parchi fluviali e lacuali e di aree protette;<br />

la gestione integrata in ambiti ottimali dei servizi pubblici nel settore, sulla base di criteri di economicità e di<br />

efficienza <strong>del</strong>le prestazioni;<br />

il riordino <strong>del</strong> vincolo idrogeologico;<br />

l’attività di prevenzione e di allerta svolta dagli enti periferici operanti sul territorio.<br />

Tali attività devono essere svolte a scala di bacino idrografico e a tal fine vengono elencati i principali bacini<br />

idrografici <strong>del</strong> territorio italiano, tra i quali il bacino <strong>del</strong> fiume Po, al quale appartiene il fiume <strong>Ticino</strong>. Con tale<br />

legge sono state istituite le Autorità di Bacino, che sono gli enti preposti alla programmazione <strong>del</strong>le azioni<br />

necessarie a garantire la difesa <strong>del</strong> suolo e la gestione efficace <strong>del</strong>le risorse idriche. L’obiettivo è di fornire gli<br />

strumenti e le conoscenze adatte per la mitigazione <strong>del</strong> rischio idrogeologico nei territori di loro competenza<br />

e conciliare gli interventi antropici con le esigenze ecologiche e paesaggistiche. Attraverso la pianificazione<br />

di bacino sono attuate politiche di interventi sul territorio, stabiliti in seguito a studi e ricerche. L’elaborazione<br />

di Piani di Bacino, così come previsto dalla legge, è l’elemento principale <strong>del</strong>la pianificazione, ma vista la<br />

complessità e la molteplicità degli aspetti da trattare, è stato frammentato in diversi piani stralcio riguardanti<br />

settori più specifici, di cui il principale in materia di dissesto idrogeologico e difesa <strong>del</strong> suolo è sicuramente il<br />

Piano di Assetto Idrogeologico, PAI. Questo documento che è stato approvato con D.P.C.M. <strong>del</strong> 24 maggio<br />

2001, disciplina le azioni riguardanti la difesa idrogeologica <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>la rete idrografica <strong>del</strong> bacino <strong>del</strong><br />

Po, attraverso l’individuazione <strong>del</strong>le linee generali di assetto idraulico ed idrogeologico.<br />

La nomina di enti istituzionali che rispondessero a logiche idrauliche, invece che politico-amministrative e<br />

la <strong>del</strong>imitazione dei territori di competenza, non in base a confini amministrativi ma geografici (l’unità di<br />

riferimento è infatti il bacino idrografico), sono state due novità introdotte dalla questa legge.<br />

La normativa sulla tutela <strong>del</strong> suolo ha acquistato maggiore organicità con l’approvazione <strong>del</strong> D.lgs 152/06,<br />

meglio conosciuto come Codice <strong>del</strong>l’Ambiente. Pur riconoscendo al legislatore il merito di avere accorpato in un<br />

testo unico la pluralità di norme accumulatesi nel tempo, il Codice evidenzia tuttavia condizioni disarmoniche<br />

proprio rispetto alle disposizioni contenute nella Legge n. 183 <strong>del</strong> 18 maggio 1989, con particolare riferimento<br />

al quadro istituzionale <strong>del</strong> governo <strong>del</strong> bacino idrografico. Nel merito il legislatore è intervenuto con decreto<br />

correttivo D.lgs n. 284/2006 che ha prorogato l’attività <strong>del</strong>le Autorità di Bacino istituite appunto con la<br />

precedente legge.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

118<br />

Approfondimento<br />

L’AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO<br />

All’’Autorità di bacino <strong>del</strong> fiume Po competono l’elaborazione e l’adozione <strong>del</strong> Piano di Bacino, che può essere<br />

redatto e approvato anche per stralci relativi a settori funzionali. In virtù di tale possibilità l’Autorità di bacino<br />

ha adottato, quali stralci <strong>del</strong> piano i seguenti piani:<br />

- Piano stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al ripristino <strong>del</strong>l’assetto idraulico,<br />

alla eliminazione <strong>del</strong>le situazioni di dissesto idrogeologico e alla prevenzione dei rischi<br />

idrogeologici nonché per il ripristino <strong>del</strong>le aree di esondazione (PS 45). Costituisce il primo passo<br />

<strong>del</strong> processo di costruzione <strong>del</strong> Piano e ha risposto all’esigenza di collocare i consistenti interventi di<br />

ricostruzione e ripristino che, a seguito <strong>del</strong>la piena <strong>del</strong> 1994, si erano resi necessari, nel quadro coerente<br />

<strong>del</strong>la pianificazione di bacino, senza per altro ritardare la realizzazione <strong>del</strong>le opere stesse.<br />

Il Piano definisce e programma le azioni attraverso la valutazione unitaria dei vari settori di disciplina, con<br />

i seguenti obiettivi:<br />

Garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio;<br />

Conseguire un recupero <strong>del</strong>la funzionalità dei sistemi naturali (anche tramite la riduzione <strong>del</strong>l’artificialità<br />

conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la riqualificazione e la tutela <strong>del</strong>le caratteristiche ambientali<br />

<strong>del</strong> territorio, il recupero <strong>del</strong>le aree fluviali a utilizzi ricreativi;<br />

Conseguire il recupero degli ambiti fluviali e <strong>del</strong> sistema idrico quale elementi centrali <strong>del</strong>l’assetto<br />

territoriale <strong>del</strong> bacino idrografico;<br />

Raggiungere condizioni di uso <strong>del</strong> suolo compatibili con le caratteristiche dei sistemi idrografici e dei<br />

versanti, funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di riduzione dei<br />

deflussi di piena.<br />

- Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, di seguito definito PAI. Il suo obiettivo è la riduzione <strong>del</strong><br />

rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi <strong>del</strong> suolo in atto, in modo tale da salvaguardare<br />

l’incolumità <strong>del</strong>le persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti.<br />

Il PAI consolida e unifica la pianificazione di bacino per l’assetto idrogeologico e coordina le determinazioni<br />

assunte con i precedenti stralci di piano e piani straordinari (PS 45, PSFF), apportando in taluni casi le<br />

precisazioni e gli adeguamenti necessari a garantire il carattere interrelato e integrato proprio <strong>del</strong> piano di<br />

bacino.<br />

Le linee di intervento strategiche perseguite dal Piano tendono in particolare a:<br />

Proteggere centri abitati, infrastrutture, luoghi e ambienti di riconosciuta importanza rispetto a eventi di<br />

piena di gravosità elevata, in modo tale da ridurre il rischio idraulico a valori compatibili;<br />

Mettere in sicurezza abitati e infrastrutture interessati da fenomeni di instabilità di versante;<br />

Salvaguardare e, ove possibile, ampliare le aree naturali di esondazione dei corsi d’acqua;<br />

Limitare gli interventi artificiali di contenimento <strong>del</strong>le piene a scapito <strong>del</strong>l’espansione naturale <strong>del</strong>le stesse,<br />

e privilegiare, per la difesa degli abitati, interventi di laminazione controllata, al fine di non aumentare il<br />

deflusso sulle aste principali e in particolare sull’asta <strong>del</strong> Po;<br />

Limitare i deflussi recapitati nella rete idrografica naturale da parte dei sistemi artificiali di drenaggio e<br />

smaltimento <strong>del</strong>le acque meteoriche <strong>del</strong>le aree urbanizzate;<br />

Promuovere interventi diffusi di sistemazione dei versanti con fini di aumento <strong>del</strong>la permeabilità <strong>del</strong>le<br />

superfici e dei tempi di corrivazione;<br />

Promuovere la manutenzione <strong>del</strong>le opere di difesa e degli alvei, quale strumento indispensabile per il<br />

mantenimento in efficienza dei sistemi difensivi e assicurare affidabilità nel tempo agli stessi;<br />

Promuovere la manutenzione dei versanti e <strong>del</strong> territorio montano, con particolare riferimento alla<br />

forestazione e alla regimazione <strong>del</strong>la rete di deflusso superficiale, per la difesa dai fenomeni di erosione,<br />

di frana e dai processi torrentizi;<br />

Ridurre le interferenze antropiche con la dinamica evolutiva degli alvei e dei sistemi fluviali.<br />

Gli aspetti ambientali <strong>del</strong> suolo sono invece trattati nell’ambito di normative che riguardano aspetti differenti<br />

quali le norme sui rifiuti e sulle acque. Il D.lgs 22/97, legge quadro in materia di gestione dei rifiuti sino


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

119<br />

all’entrata in vigore <strong>del</strong> D.lgs 152/2006, al suo interno specificava come determinare i criteri generali e degli<br />

standard di bonifica dei siti inquinati (art. 17) e stabiliva il concetto fondamentale in base al quale chiunque<br />

cagioni, anche in maniera accidentale, il superamento di valori limite di accettabilità di determinate sostanze<br />

inquinanti nelle matrici ambientali è tenuto a procedere a proprie spese ad azioni di risanamento riconducibili<br />

ad interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale. Con la nuova normativa ambientale queste<br />

norme sono state abrogate, ma i principi fondamentali si possono ritrovare al suo interno; in particolare nella<br />

parte terza dal titolo “Norma in materia di difesa <strong>del</strong> suolo e lotta alla desertificazione, di tutela <strong>del</strong>le acque<br />

dall’inquinamento e di gestione <strong>del</strong>le risorse idriche”.<br />

Il regolamento applicativo che disciplina la bonifica <strong>del</strong>le aree oggetto di fenomeni di inquinamento è<br />

rappresentato dal D.M 471/99 (“Regolamento recante criteri, procedure, modalità per la messa in sicurezza<br />

e il ripristino ambientale dei siti inquinati”) che ha stabilito i criteri generali, le procedure e le modalità per<br />

la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati nonché i limiti di concentrazione<br />

massima ammissibili <strong>del</strong>le sostanze inquinanti. Il decreto, inoltre, stabilisce (art. 2) che un sito deve essere<br />

considerato contaminato qualora si rilevi il superamento <strong>del</strong> limite anche di una sola <strong>del</strong>le sostanze inquinanti<br />

eventualmente presenti nel suolo o nel sottosuolo o nelle acque superficiali o nelle acque sotterranee, e tale<br />

da determinare condizioni di pericolo per la salute pubblica o per l’ambiente naturale. Tale decreto disciplina i<br />

casi di inquinamento avvenuti sia prima che dopo la data di entrata in vigore <strong>del</strong>lo stesso.<br />

La Regione Lombardia, a partire dal 1998, ha predisposto una banca dati anagrafica, che viene continuamente<br />

aggiornata, dove sono censiti i siti potenzialmente inquinati, nonché tutte le segnalazioni e notifiche pervenute.<br />

Se nei suoli segnalati si sono verificate concentrazioni di contaminanti (quali metalli pesanti e alcuni contaminanti<br />

organici) superiori a quanto stabilito dal D.M. 471/99 essi sono classificati come siti contaminati.<br />

Individuato un sito contaminato, viene data comunicazione al Comune competente per territorio, il quale, con<br />

provvedimento amministrativo, diffida il responsabile <strong>del</strong>l’inquinamento e lo obbliga ad avviare le procedure<br />

di messa in sicurezza d’emergenza e la bonifica <strong>del</strong> sito. Gli interventi che si devono eseguire sono finalizzati a<br />

limitare le possibili contaminazioni di altre matrici, pur non recuperando, nella gran parte dei casi, la completa<br />

funzionalità <strong>del</strong> suolo.<br />

Dello stesso ambito di tutela fa parte la legislazione relativa al trattamento e al riutilizzo dei reflui zootecnici ai<br />

sensi <strong>del</strong>la L.R. 37/93, che limita sulla base <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> recettore, ovvero <strong>del</strong> suolo, i limiti e le modalità di<br />

distribuzione dei concimi derivanti dall’attività zootecnica sui terreni agricoli.<br />

Le norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione <strong>del</strong>le miniere sono contenute nel<br />

Regio Decreto n. 1443 <strong>del</strong> 29 luglio 1927, aggiornato e coordinato al D.lgs. n. 213 <strong>del</strong> 4 agosto 1999.<br />

La L.R n. 14 <strong>del</strong> 8 agosto 1998, denominata “Nuove norme per la disciplina <strong>del</strong>la coltivazione di sostanze<br />

minerali di cava”, <strong>del</strong>ega alle Province le funzioni ed i compiti in materia di cave. La programmazione <strong>del</strong>l’attività<br />

estrattiva avviene attraverso la predisposizione di un Piano Provinciale Cave da parte <strong>del</strong>la Provincia competente.<br />

Esso individua i giacimenti sfruttabili, identifica gli ambiti territoriali estrattivi (ATE) e definisce i bacini territoriali<br />

di produzione. Inoltre il Piano identifica le cave esaurite da sottoporre a recupero ambientale, stabilendone la<br />

destinazione d’uso durante la fase di coltivazione <strong>del</strong>le aree adiacenti, la destinazione d’uso finale e i criteri per<br />

il ripristino. Il Piano Cave, approvato con Delibera regionale, ha validità di 5 anni per il settore merceologico<br />

<strong>del</strong>le sabbia e ghiaie e dei pietrischi e 20 anni per il settore <strong>del</strong>le pietre ornamentali.<br />

L’Ufficio Cave di ogni Provincia, oltre alla predisposizione ed aggiornamento dei Piani Provinciali Cave, si occupa<br />

<strong>del</strong>la gestione amministrativa <strong>del</strong>l’attività estrattiva, per mezzo di autorizzazioni e controlli, <strong>del</strong>l’aggiornamento<br />

<strong>del</strong> Catasto <strong>del</strong>le attività estrattive.<br />

Sulla base <strong>del</strong>la D.G.R. n. 7/7857 <strong>del</strong> 25 gennaio 2002, anche il <strong>Parco</strong> è coinvolto nella procedura<br />

autorizzativa; deve, infatti, produrre parere obbligatorio, congiuntamente ai Comuni, ai fini <strong>del</strong> rilascio <strong>del</strong><br />

provvedimento di autorizzazione alla coltivazione.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

120<br />

Approfondimento<br />

IL SUOLO E IL SOTTOSUOLO DEL PARCO DEL TICINO<br />

Il suolo è il risultato <strong>del</strong>l’azione esercitata nel tempo da molti fattori ecologici: roccia madre, morfologia, clima,<br />

attività biologiche e azione <strong>del</strong>l’uomo. Questi fattori influenzano l’evoluzione <strong>del</strong>la pedosfera e la sua graduale<br />

differenziazione in orizzonti che possono avere caratteri fisici e chimici anche molto diversi tra loro.<br />

La descrizione dei suoli è stata desunta dalle Carte Pedologiche realizzate <strong>del</strong>l’ERSAL, che corrisponde<br />

all’attuale ERSAF, nell’ambito degli studi riguardanti i suoli <strong>del</strong> Settore Settentrionale (anno 1992), Abbiatense<br />

(anno 1991) e Settore Meridionale (anno 1996) <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Le tre campagne hanno evidenziato in modo approfondito le tipologie di suoli che si riscontrano in tutto il<br />

territorio <strong>del</strong> parco. I dati ottenuti con questi studi contribuiscono ad una migliore utilizzazione <strong>del</strong> territorio e<br />

una migliore utilizzazione <strong>del</strong>le risorse naturali.<br />

Il sistema di classificazione di riferimento per la redazione <strong>del</strong>le carte pedologiche è la Tassonomia dei Suoli<br />

<strong>del</strong> Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (Soil Taxonomy). Il livello tassonomico raggiunto è quello<br />

<strong>del</strong>la famiglia, che permette, alla scala considerata, una caratterizzazione sufficiente <strong>del</strong>le principali proprietà<br />

di un suolo per esprimere giudizi sulla sua gestione.<br />

Il sistema di classificazione prevede le seguenti unità tassonomiche, decrescenti secondo il seguente<br />

ordine:<br />

- Sistemi di paesaggio (entro il quale vengono raggruppati i suoli che si sono sviluppati nel medesimo<br />

ambito territoriale);<br />

- Sottosistemi di paesaggio;<br />

- Unità di paesaggio (vengono distinte le altre unità tassonomiche che consentono distinzioni di maggior<br />

dettaglio, sull’ambiente di formazione dei suoli e quindi <strong>del</strong>le loro caratteristiche);<br />

- Sottounità di paesaggio;<br />

- Unità cartografica.<br />

Il territorio <strong>del</strong> settore settentrionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> può essere suddiviso in quattro diversi sistemi<br />

di paesaggio:<br />

1) SISTEMA M: anfiteatri morenici. I rilievi sono spesso interrotti da valli interne, con presenza di conoidi<br />

fluvio-glaciali, piccole piane lacustri e cordoni morenici. Sui rilievi i processi di erosione hanno agito e<br />

possono verificarsi tuttora in misura consistente, cosicché i suoli poco evoluti sono molto diffusi. Suoli bruni<br />

acidi sono presenti soltanto sulle superfici più stabili, quali la sommità dei rilievi e i versanti debolmente<br />

inclinati. I suoli più evoluti si sono sviluppati sul loess e in alcune ristrette aree infossate, idromorfe, si sono<br />

venute a creare le condizioni per la formazione di orizzonti dominati da materiale organico.<br />

2) SISTEMA R: superfici terrazzate <strong>del</strong>la pianura fluvio-glaciale, rilevate rispetto al livello fondamentale <strong>del</strong>la<br />

pianura.<br />

3) SISTEMA L: piana fluvio-glaciale e fluviale terrazzata, costituente il livello fondamentale <strong>del</strong>la pianura. E’<br />

caratterizzata da morfologia pianeggiante o quasi pianeggiante ed è sottoposta a limitate e localizzate<br />

azioni perturbatrici dovute all’attività deposizionale degli scarsi elementi <strong>del</strong>l’idrografia superficiale. Sui<br />

terrazzi fluvio-glaciali antichi si trovano i suoli più evoluti <strong>del</strong>l’intera area di indagine, in cui il substrato si<br />

presenta profondamente alterato e sormontata da un orizzonte argillico.<br />

4) SISTEMA V: Valli fluviali corrispondenti ai piani di divagazione dei corsi d’acqua. Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e dei<br />

suoi affluenti a depositi prevalentemente sabbioso-ciottolosi. Ha una morfologia complessa costituita da<br />

terrazzi di erosione e alluvioni terrazzate poste a livelli altimetrici diversi. I suoli poco evoluti umiferi sono<br />

i più diffusi sia sui depositi recenti che sulle alluvioni terrazzate. Sui terrazzi d’erosione di sono sviluppati<br />

suoli bruni acidi, dotati di un orizzonte superficiale ricco di materia organica.<br />

Il territorio <strong>del</strong>l’Abbiatense <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha una superficie pari a 9.251 ha e comprende quattro comuni<br />

<strong>del</strong>la provincia di Milano: Magenta, Robecco sul Naviglio, Cassinetta di Lugagnano e Abbiategrasso.<br />

La morfologia <strong>del</strong> terreno è nettamente pianeggiante, caratterizzata dalla grande incisione <strong>del</strong> fiume e dalla<br />

sua opera di terrazzamento e rimo<strong>del</strong>lamento. Grande importanza presentano, per l’idrografia <strong>del</strong>la zona, le<br />

diffuse opere di canalizzazione attuate nel passato anche remoto per irrigare, regimare le acque, fornire vie<br />

di comunicazione; i Navigli costituiscono ancora oggi uno degli aspetti più caratterizzanti <strong>del</strong>l’intera area.<br />

L’intera area indagata è caratterizzata dalla depressione valliva <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, inserita nel contesto <strong>del</strong>la<br />

pianura “diluviale recente” o Livello fondamentale <strong>del</strong>la Pianura. Con tali termini si intende genericamente


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

121<br />

l’insieme <strong>del</strong>le alluvioni fluvioglaciali e fluviali pleistoceniche che costituiscono, con morfologia subpianeggiante,<br />

le superfici modali <strong>del</strong>la pianura lombarda.<br />

La pianura presenta, a valle degli apparati morenico-fluvioglaciali più antichi, una blanda inclinazione verso<br />

sud, tipica di un’ampia conoide, nella quale il solco <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si distingue nettamente rispetto agli altri<br />

elementi morfologici minori.<br />

I substrati pedogenetici presenti sono di tipo sciolto, a volte piuttosto costipati, prevalentemente ghiaiososabbiosi<br />

a sabbie grossolane. In alcune zone si ritrovano sabbie più fini, fortemente limose a sud di<br />

Abbiategrasso. L’alveo fluviale è caratterizzato da ghiaie ciottolose.<br />

Dal punto di vista litologico i materiali presentano una certa variabilità, con prevalenza netta di rocce acide<br />

cristalline; gli elementi carbonatici sono rari o già alterati.<br />

I suoli rinvenuti nel territorio <strong>del</strong> settore meridionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> fanno riferimento a 4 principali<br />

sottosistemi di paesaggio:<br />

1) Sottosistema LQ – Media pianura idromorfa Pianura fluviale tardo-pleistocenica costituente il Livello<br />

fondamentale <strong>del</strong>la Pianura: porzione centrale con intensi fenomeni di idromorfia per emergenza di<br />

risorgive e falda poco profonda.<br />

2) Sottosistema LF – Bassa pianura sabbiosa Porzione mediana di pianura, caratterizzata da aree<br />

sufficientemente stabili, costituite da sedimenti fini.<br />

3) Sottosistema VT - Superfici terrazzate, <strong>del</strong>imitate da scarpate d’erosione, poste tra il Livello fondamentale<br />

<strong>del</strong>la Pianura e le piane alluvionali; in questo sottosistema sono state inquadrate le superfici collocate<br />

nella parte più interna <strong>del</strong>la valle e di poco rilevate rispetto al corso <strong>del</strong> fiume.<br />

4) Sottosistema VA - Piane alluvionali parzialmente inondabili, con dinamica prevalentemente deposizionale,<br />

costituite da sedimenti recenti o attuali. Rappresenta gli ambienti attivi dei fondovalle di tutti i corsi<br />

d’acqua <strong>del</strong>l’area: Po, <strong>Ticino</strong>, Terdoppio, Vernavola.<br />

L’area è attualmente sottoposta ad una forte azione morfogenetica; ma se l’azione morfogenetica fluviale<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, peraltro intensa, è certamente rallentata e confinata ad una fascia inondabile relativamente<br />

ristretta, l’azione <strong>del</strong>l’agente biotico principale, l’uomo, si esplica in modo così intenso sulle fasce perturbane<br />

e nelle aree agricole da far quasi ritenere improprio il termine di “aree stabili” attribuito a questo settore <strong>del</strong>la<br />

pianura. I tipi di suoli sono frequentemente prodotto <strong>del</strong>l’azione antropica recente e la loro distribuzione non<br />

sempre corrisponde ad una logica naturale.<br />

L’estensione nord-sud <strong>del</strong>l’area e l’ampia varietà di ambienti producono una consistente varietà di tipi<br />

podologici. Sulle superfici <strong>del</strong>la pianura i processi pedogenetici prevalenti sono quelli argilluviali che hanno<br />

portato alla formazione di suoli evoluti. Nelle aree a dossi, costituite in prevalenza da sabbie acide grossolane,<br />

si sono sviluppati potenti orizzonti di eluviazione su orizzonti di accumulo di argilla, più o meno espressi,<br />

talvolta rappresentati da sottili bande rossastre dette “lamelle”. L’azione antropica ha impoverito questi suoli<br />

facendo crescer la diffusione di quelli a semplice profilo con granulometrie completamente sabbiose.<br />

Il sistema idrogeologico presente nel <strong>Parco</strong> è lo stesso ritrovabile a scala maggiore in tutta la Lombardia<br />

e nel Bacino <strong>del</strong> Po. Si sono riconosciuti quattro unità idro-stratigrafiche di rango superiore (Gruppi Acquiferi)<br />

definite da barriere di permeabilità ad estensione regionale. I Gruppi Acquiferi sono informalmente denominati,<br />

a partite dal piano campagna: A, B, C, D. Il Gruppo Acquifero A, costituto da è attualmente sfruttato in modo<br />

intensivo, ancorché spesso interessato da fenomeni di inquinamento; i Gruppi Acquiferi B e C sono sfruttati<br />

nelle aree di margine <strong>del</strong> bacino. Il Gruppo Acquifero D, isolato per gran parte <strong>del</strong>la sua estensione, è<br />

sfruttato solo localmente.<br />

Gli studi piezometrici consentono di individuare la soggiacenza <strong>del</strong>la falda, ovvero il dislivello di quota tra<br />

la superficie topografica e la falda. Ciò permette di caratterizzare le linee di flusso, ovvero la direzione di<br />

spostamento <strong>del</strong>le acquee sotterranee. Per il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> emerge chiaramente come il<br />

fiume eserciti un forte drenaggio per tutte le acque sotterranee presenti nelle sue vicinanze. Esso, infatti,<br />

varia l’inclinazione <strong>del</strong>le falde e <strong>del</strong>la superficie piezometrica attirando verso di sé il flusso idrico. Le linee<br />

isopiezometriche risultano quindi decrescenti in valore verso il fiume e le linee di flusso, normalmente orientate<br />

N-S, subiscono un’inflessione convergendo verso il <strong>Ticino</strong>. In questo modo la valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> costituisce un<br />

drenaggio naturale per le acquee sotterranee <strong>del</strong>la valle. Tale azione drenante è più accentuata nel settore<br />

settentrionale, dove il dislivello tra l’alveo e la superficie piezometrica circostante è di circa 20-30 m. Andando<br />

verso sud e verso il fiume, con il diminuire <strong>del</strong>la quote assolute <strong>del</strong> piano campagna e con la pendenza, il<br />

dislivello arriva ad essere inferiore ai 10 m.<br />

La soggiacenza di falda, quindi, nel settore settentrionale supera i 50 m, mentre scendendo lungo il corso


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

122<br />

<strong>del</strong> fiume, la tavola isopiezometrica si abbassa più lentamente <strong>del</strong>la topografia, avvicinandovisi. All’altezza<br />

di Magenta esse si incontrano, dando origine al fenomeno <strong>del</strong>le risorgive, fenomeno che si protrae fino alle<br />

latitudini di Abbiategrasso, dove la falda tende di nuovo ad allontanarsi dal piano campagna e a determinare<br />

una soggiacenza di circa 10 m. Naturalmente il <strong>Ticino</strong> influenza molto le dinamiche idriche e il valore<br />

di soggiacenza, soprattutto nella zona <strong>del</strong>le alluvioni attuali, infatti, la portata e il livello idrometrico <strong>del</strong><br />

fiume influiscono direttamente sul livello <strong>del</strong>la falda, andando ad alimentarla. Per tanto in questa zona la<br />

soggiacenza è molto bassa, generalmente inferiore ai 2 m.<br />

Gli indicatori<br />

Attività estrattiva e cave recuperate<br />

Come già rimarcato la Regione Lombardia con la legge regionale 8 agosto 1998 n. 14 che definisce le “Nuove<br />

norme per la disciplina <strong>del</strong>la coltivazione di sostanze minerali di cava” ha <strong>del</strong>egato alle Province le funzioni<br />

ed i compiti in materia di cave.<br />

Presso la Regione Lombardia è stato istituito il Catasto <strong>del</strong>le cave in attività e <strong>del</strong>le cave dismesse o abbandonate.<br />

Il Catasto indica, per ogni cava, la localizzazione territoriale, lo stato giuridico-amministrativo, la tipologia di<br />

produzione e le finalità <strong>del</strong> recupero, al fine di consentire il monitoraggio <strong>del</strong>le cave attive garantendo il<br />

controllo <strong>del</strong>l’andamento dei volumi di materiali prodotti ed il censimento <strong>del</strong>le cave dismesse o abbandonate<br />

finalizzato all’individuazione dei siti degradati, su cui è necessario procedere con interventi di recupero.<br />

Alle Province spetta la redazione, per il territorio di competenza, <strong>del</strong>l’inventario <strong>del</strong>le cave attive e di quelle<br />

cessate (D.G.R. n. VII/4492 <strong>del</strong> 4 maggio 2001 e D.G.R. n. VII/15489 <strong>del</strong> 5 dicembre 2003) tramite la<br />

realizzazione di un Piano Cave che individua i giacimenti sfruttabili, identifica gli ambiti territoriali estrattivi e<br />

definisce i bacini territoriali di produzione; identifica inoltre le cave cessate da sottoporre a recupero ambientale<br />

e stabilisce la destinazione d’uso <strong>del</strong>le aree per la durata dei processi produttivi, la loro destinazione finale al<br />

termine <strong>del</strong>la coltivazione e ne detta i criteri per il ripristino.<br />

Le cave attive (Ambiti Territoriali di Estrazione – ATE), come anche le cave cessate da sottoporre a recupero<br />

ambientale, nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, sono state individuate in base ai Piani Cave vigenti <strong>del</strong>le Province<br />

di Varese Milano e Pavia.<br />

Di seguito sono riportate le tabelle con il riferimento alle diverse cave individuate, divise per province.<br />

Tabella 5.1: ATE nella Provincia di Varese ricadenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (anno 2005).<br />

Sigla Piano<br />

cave<br />

ATEg1<br />

ATEg2<br />

ATEg8<br />

Comune Località Ragione<br />

Sociale<br />

Lonate<br />

Pozzolo<br />

Lonate<br />

Pozzolo<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

Sant’Anna<br />

Cascina<br />

Calderona<br />

Sant’<br />

Antonino<br />

Frutteti<br />

Cave <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong><br />

Cave di<br />

Lonate<br />

F.lli Mara<br />

Cave<br />

riunite s.r.l.<br />

Materiale<br />

estratto<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Tipologia<br />

cava<br />

Fossa<br />

Fossa<br />

Fossa<br />

Area<br />

ambito<br />

48,1 ha<br />

62 ha<br />

3,2 ha<br />

<br />

Recupero Destinazione<br />

finale<br />

Impianti<br />

arboreoarbustivi<br />

(sia fondo<br />

cava che<br />

scarpate)<br />

Prato<br />

alberato<br />

(fondo<br />

cava);<br />

impianti<br />

arboreoarbustivi<br />

(scarpate)<br />

Uso<br />

ricreativo<br />

Uso<br />

agricolo-<br />

forestale<br />

Uso<br />

Brughiera<br />

naturalistico


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

123<br />

Tabella 5.2: ATE nella Provincia di Pavia ricadenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (anno 2005).<br />

Sigla Piano<br />

cave<br />

ATEg26<br />

ATEg27<br />

ATEg28<br />

ATEg30<br />

Tabella 5.3: ATE nella Provincia di Milano ricadenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (anno 2005).<br />

Sigla Piano<br />

cave<br />

ATEg1<br />

ATEg2<br />

ATEg4<br />

Figura 5.1: Distribuzione per Provincia <strong>del</strong>le cave attive presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

4<br />

Comune Località<br />

Gropello<br />

Cairoli<br />

Zerbolò<br />

Carbonara<br />

<strong>Ticino</strong>-San<br />

Marino<br />

Siccomario<br />

Vigevano<br />

Comune Località Materiale<br />

estratto<br />

Castano<br />

Primo -<br />

Nosate<br />

Buscate<br />

Cuggiono<br />

Santo<br />

Spirito<br />

Cascina<br />

Limido<br />

Paradiso<br />

Nuovo<br />

Sforzesca<br />

Ponte<br />

Castano<br />

Cascina<br />

Sant’Antonio<br />

Palma<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

5<br />

Materiale<br />

estratto<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

3<br />

Tipologia<br />

cava<br />

A secco -<br />

in falda<br />

A secco<br />

A secco -<br />

in falda<br />

Tipologia<br />

cava<br />

In falda<br />

In falda<br />

Terrazzo<br />

Terrazzo -<br />

In falda<br />

Area<br />

ambito<br />

55,80 ha<br />

26,80 ha<br />

27,10 ha<br />

Varese<br />

Milano<br />

Pavia<br />

Destinazione<br />

finale<br />

Area ricreativa<br />

attrezzata a<br />

valenza<br />

intercomunale<br />

Uso naturalistico<br />

ricreativo<br />

Uso agricolo<br />

naturalistico<br />

Uso naturalistico<br />

ricreativo<br />

Destinazione<br />

finale<br />

Uso fruitivi di<br />

interesse locale


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Tabella 5.6: Cave cessate recuperate a discarica nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Sigla Piano<br />

cave<br />

Rg1 Gambolò (PV)<br />

Comune Località Ragione<br />

Sociale<br />

Belcreda<br />

Sigla Piano<br />

cave Vergiate-Somma<br />

Comune Località F.lli<br />

Cattabriga<br />

Lombardo (VA)<br />

Milanese<br />

Ragione<br />

Sociale<br />

Rg1 Gambolò (PV) Belcreda<br />

124<br />

Nelle cave dismesse, nonché nelle porzioni di cava sulle quali si è terminata la coltivazione, si procede da<br />

obbligo di legge con la fase di recupero ambientale. Essa consiste in interventi finalizzati al reinserimento<br />

ambientale ed ecosistemico <strong>del</strong>l’area un tempo adibita a coltivazione. In linea generale l’intervento di recupero<br />

ha come finalità un uso naturalistico, con eventuale recupero ad uso ricreativo e a verde pubblico autorizzato.<br />

Solo raramente si prevede la possibilità di usi agricoli o insediativi.<br />

Le attività di recupero ambientale <strong>del</strong>l’area di cava sono attualmente a carico <strong>del</strong> proprietario <strong>del</strong>la cava stessa.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> gestisce direttamente attività di recupero di cave qualora il proprietario ne passi la gestione<br />

allo stesso, oppure qualora si tratti di cave dismesse da lungo tempo per le quali le responsabilità non siano<br />

definite.<br />

Si tratta di una risposta alle alterazioni ambientali ed ecosistemiche dovute alla presenza <strong>del</strong>la cava. Non è<br />

certo un intervento che mira a riportare le condizioni iniziali, ma per lo meno a mitigare gli effetti dovuti alla<br />

eliminazione <strong>del</strong> terreno di coltivo e <strong>del</strong>la vegetazione.<br />

Sigla Piano<br />

Tabella cave<br />

Comune Località<br />

5.4: Cave cessate da sottoporre a recupero ambientale, o in fase di recupero, ricadenti nel<br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Ragione Materiale Tipologia Area<br />

Sociale estratto cava di cava<br />

Impianti Stabilità<br />

Cardano al Cascina Cave di Ghiaia e<br />

Complessivamente<br />

Rg4<br />

Fossa 10 ha Si<br />

Campo Costa Cardano sabbia<br />

buona<br />

Sigla Piano<br />

cave<br />

Comune Località Ghiaia e<br />

Erosione<br />

Samarate Verghera Redi<br />

Fossa 2 ha Si<br />

sabbia<br />

regressiva ciglio<br />

Lonate Cascina Cave <strong>del</strong> Ghiaia e<br />

Fossa 18 ha Si Buona<br />

Pozzolo Maggia <strong>Ticino</strong> sabbia<br />

Ghiaia e<br />

Ferno Aeroporto<br />

Fossa<br />

Ottima<br />

sabbia<br />

Somma<br />

Ghiaia e<br />

Maddalena Presentazzi<br />

In falda 5 ha<br />

Buona<br />

Lombardo<br />

sabbia<br />

Somma L.<br />

Cava Ghiaia e<br />

Malpensa<br />

Fossa 12 ha Si Ottima<br />

Casorate S.<br />

Malpensa sabbia<br />

Vizzola<br />

Ghiaia e<br />

Rg1<br />

Montecchio Bonini<br />

Fossa 7 ha<br />

<strong>Ticino</strong><br />

sabbia<br />

Ragione Materiale Tipologia Area<br />

Sociale estratto cava di cava<br />

Impianti Stabilità<br />

Cardano al Cascina Cave di Ghiaia e<br />

Complessivamente<br />

Rg4<br />

Fossa 10 ha Si<br />

Campo Costa Cardano sabbia<br />

buona<br />

Ghiaia e<br />

Erosione<br />

Samarate Verghera Redi<br />

Fossa 2 ha Si<br />

sabbia<br />

regressiva ciglio<br />

Lonate Cascina Cave <strong>del</strong> Ghiaia e<br />

Fossa 18 ha Si Buona<br />

Pozzolo Maggia <strong>Ticino</strong> sabbia<br />

Ghiaia e<br />

Ferno Aeroporto<br />

Fossa<br />

Ottima<br />

sabbia<br />

Somma<br />

Ghiaia e<br />

Maddalena Presentazzi<br />

In falda 5 ha<br />

Buona<br />

Lombardo<br />

sabbia<br />

Somma L.<br />

Cava Ghiaia e<br />

Malpensa<br />

Fossa 12 ha Si Ottima<br />

Casorate S.<br />

Malpensa sabbia<br />

Rg1<br />

Vizzola<br />

<strong>Ticino</strong><br />

Vergiate-Somma<br />

Lombardo (VA)<br />

Montecchio<br />

Cattabriga<br />

Bonini<br />

F.lli<br />

Milanese<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Materiale<br />

estratto<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Materiale<br />

estratto Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Ghiaia e<br />

sabbia<br />

Fossa<br />

Tipologia<br />

cava<br />

Terrazzo<br />

7 ha<br />

Tipologia<br />

cava<br />

Fossa<br />

Terrazzo<br />

Fossa<br />

Area<br />

di cava Destinazione<br />

20 ha<br />

Discarica<br />

Area<br />

di cava<br />

18 ha Discarica<br />

Destinazione<br />

20 ha<br />

18 ha<br />

Discarica<br />

Discarica


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Di seguito sono riportate le cave oggetto di recupero da parte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>:<br />

Tabella 5.6: Cave cessate che sono state oggetto di recupero da parte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Cava Località<br />

Cava Pietrisco <strong>Ticino</strong><br />

Cava Valentino<br />

Cava Albani<br />

Cava Torretta<br />

Cava Seratoni<br />

Cava Altea<br />

Cava Ricotti<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Cuggiono (MI)<br />

Groppello Cairoli (PV)<br />

Morimondo (MI)<br />

Castano Primo-Nosate (MI)<br />

Nosate (MI)<br />

Pavia-Carbonara <strong>Ticino</strong> (PV)<br />

Prima Dopo<br />

Recupero ex Cava Pietrisco a Somma Lombardo (VA)<br />

125<br />

Superficie<br />

d’intervento (ha)<br />

2,97<br />

0,86<br />

1,27<br />

1,44<br />

2,05<br />

5,41<br />

2,64<br />

Tipologia<br />

di recupero<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Rimboschimento<br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> vige il divieto di apertura e di coltivazione <strong>del</strong>le cave nelle aree individuate come: aree di<br />

divagazione fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (F); zona A: zona naturalistica integrale; zona B1: zona naturalistica orientata;<br />

zona B2: zona naturalistica di interesse botanico-forestale; zona B3: zona di rispetto <strong>del</strong>le zone naturalistiche<br />

perifluviali e zone naturalistiche parziali.<br />

E’ invece consentita l’attività estrattiva nelle restanti aree <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in conformità con quanto previsto dai piani<br />

cave provinciali.<br />

Siti contaminati<br />

L’introduzione di contaminanti nel suolo può danneggiare o distruggere molte funzioni <strong>del</strong> suolo e provocare<br />

una contaminazione indiretta <strong>del</strong>l’acqua, oltre a determinare una serie di conseguenze negative per la catena<br />

alimentare, per gli ecosistemi nel loro complesso e, di conseguenza, per la salute umana.<br />

Tale contaminazione può essere sia locale o puntiforme, sia di tipo diffuso, determinata soprattutto dalla<br />

deposizione atmosferica, da determinate pratiche agricole o da inadeguate operazioni di riciclo dei rifiuti e<br />

trattamento <strong>del</strong>le acque reflue.<br />

La deposizione atmosferica è la principale via di diffusione dei contaminati di origine antropica derivanti dalle<br />

emissioni <strong>del</strong>l’industria, <strong>del</strong> traffico e, seppure in misura minore, <strong>del</strong>l’agricoltura. La deposizione di sostanze<br />

inquinanti trasportate dall’aria rilascia nel suolo contaminanti acidificanti (come SO2, NOX), metalli pesanti (ad


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

126<br />

esempio cadmio, arsenico, piombo, mercurio) e diversi altri composti organici (diossine, bifenili policlorurati,<br />

idrocarburi policiclici aromatici, ecc.).<br />

Varie pratiche agricole possono essere considerate fonte di contaminazione diffusa <strong>del</strong> suolo, anche se si<br />

conoscono meglio i loro effetti sull’acqua.<br />

Il problema maggiore è dato dalle forme azotate derivate da sistemi di produzione agricola nei quali non è<br />

raggiunto un equilibrio tra input e output di sostanze nutritive nel suolo, con scompensi che spesso provocano<br />

la contaminazione <strong>del</strong>le acque superficiali e sotterranee; benché infatti la fertilizzazione organica, con letami<br />

e liquami, e inorganica, con concimi minerali, siano pratiche abituali indispensabili per la produzione agraria,<br />

esse determinano un evidente eccesso nell’apporto di azoto rispetto al consumo <strong>del</strong>lo stesso nutriente da<br />

parte <strong>del</strong>le colture agrarie.<br />

Un secondo problema riguarda i prodotti fitosanitari, sostanze potenzialmente tossiche rilasciate nell’ambiente<br />

per combattere gli insetti nocivi e le malattie <strong>del</strong>le piante. Anche se l’utilizzo di questi prodotti, che devono<br />

essere applicati nel rispetto <strong>del</strong>le buone pratiche agricole, è regolamentato, è stato riscontrato che percolano<br />

attraverso il suolo fino alle acque sotterranee e sono erosi insieme al suolo finendo nelle acque superficiali, dove<br />

possono verificarsi fenomeni di accumulo. Anche l’utilizzo agricolo di rifiuti, in particolare fanghi di depurazione<br />

e compost, può portare alla diffusione sul suolo di metalli pesanti e di composti organici scarsamente<br />

biodegradabili, con conseguente possibile aumento <strong>del</strong>la concentrazione di queste sostanze nel suolo.<br />

L’inquinamento <strong>del</strong> suolo da fonti puntuali e quindi la presenza di siti contaminati rappresenta una<br />

compromissione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong> suolo tale da impedire lo sviluppo, spesso totale, <strong>del</strong>le funzioni che il suolo<br />

stesso dovrebbe svolgere.<br />

Con il termine “siti contaminati” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte<br />

o in corso, è stata accertata un’alterazione puntuale <strong>del</strong>le caratteristiche naturali <strong>del</strong> suolo, <strong>del</strong> sottosuolo, <strong>del</strong>le<br />

acque superficiali e sotterranee da parte di un qualsiasi agente inquinante presente in concentrazioni superiori<br />

a determinati limiti tabellari stabiliti per un certo riutilizzo.<br />

Rientrano in questa definizione di siti le contaminazioni locali <strong>del</strong>le matrici ambientali soprattutto in aree<br />

industriali attive o dimesse, nonché in aree interessate da smaltimenti abusivi, o non ambientalmente corretti,<br />

di rifiuti, mentre ne sono escluse le contaminazioni diffuse dovute sia ad emissioni in atmosfera che ad utilizzi<br />

agricoli.<br />

Di seguito si elencano i siti contaminati presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Tale elenco non è completo ed<br />

esaustivo di tutte le situazioni critiche presenti nell’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, ma comprende solo i siti in cui il <strong>Parco</strong> ha<br />

preso parte ai processi di istruttoria.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

Tabella 5.7: Siti contaminati presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Nome/Comune<br />

Centrale termoelettrica<br />

di Turbigo<br />

Turbigo - Robecchetto<br />

con Induno<br />

Area ex Sarpi metalli<br />

Borgo San Siro - Località<br />

Cason Polo - Pavia<br />

Sariò - area ex Saffa<br />

Magenta<br />

Berflex<br />

Vigevano<br />

Ex Ursus Gomma-Orion<br />

Vigevano<br />

Discarica di Bernate<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Discarica Vigevano<br />

Vigevano<br />

Ex cartiera Crespi<br />

Vigevano<br />

Discarica Garlasco<br />

Cà Basse - Garlasco<br />

Oleodotto Praoil<br />

Abbiategrasso -<br />

Cascina Lasso<br />

Oleodotto Eni Bernate<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Oleodotto Eni Bernate<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Oleodotto Agip<br />

Vigevano<br />

Vigevano - Cascina<br />

Chitolla<br />

Oleodotto Sarpi<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong><br />

Discarica Turbigo prati<br />

<strong>del</strong>la folla lotto I e lotto II<br />

Turbigo-Prati <strong>del</strong>la Folla<br />

Vasche spagliamento<br />

Magentino<br />

Consorzio <strong>del</strong><br />

Magentino<br />

Discarica Cuggiono<br />

Cuggiono<br />

Ex Chatillon<br />

Pavia<br />

Fonte <strong>del</strong>la<br />

contaminazione<br />

Oli minerali<br />

Stoccaggio provvisorio<br />

di rifiuti tossico-nocivi<br />

Cartiera<br />

Industria calzaturiera<br />

Industria <strong>del</strong>le gomme<br />

Ex discarica RSU<br />

Ex discarica RSU<br />

Cartiera<br />

Ex discarica RSU<br />

Oleodotto<br />

Oleodotto<br />

Oleodotto<br />

Oleodotto<br />

Oleodotto<br />

Fanghi da processo di<br />

depurazione<br />

Ex discarica RSU<br />

Area dismessa rifiuti<br />

stoccati di produzione<br />

viscosa e rayon<br />

127<br />

Tipologia di<br />

contaminazione Matrice<br />

Oli minerali<br />

Metalli pesanti<br />

(Sb, As,PB, Sn)<br />

Fanghi da processo di<br />

cartiera<br />

Scarti di produzione<br />

<strong>del</strong>l'industria calzaturiera<br />

Scarti di produzione<br />

<strong>del</strong>l'industria <strong>del</strong>le gomme<br />

Rifiuti Solidi Urbani<br />

Rifiuti Solidi Urbani<br />

Fanghi da processo di<br />

cartiera<br />

Rifiuti Solidi Urbani<br />

Idrocarburi pesanti<br />

Idrocarburi pesanti<br />

Idrocarburi pesanti<br />

Idrocarburi pesanti<br />

Idrocarburi<br />

Metalli pesanti (As)<br />

RSU<br />

Metalli pesanti e zolfo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

e acque<br />

sotterranee<br />

Suolo e<br />

acque<br />

sotterranee<br />

Suolo<br />

e acque<br />

sotterranee<br />

Suolo<br />

e acque<br />

sotterranee<br />

Suolo<br />

e acque<br />

sotterranee<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Suolo<br />

Tipologia di<br />

bonifica<br />

Asportazione<br />

materiale<br />

Messa in sicurezza<br />

permanente<br />

Messa in sicurezza<br />

permanente<br />

Suolo Allontanamento<br />

e acque manufatti interrati,<br />

sotterranee parte asportazione<br />

terreno e parte<br />

neutralizzazione in<br />

sito<br />

Fase di<br />

bonifica<br />

Asportazione In fase di<br />

materiale e messa completamento<br />

in sicurezza<br />

Messa in sicurezza<br />

permanente<br />

Messa in sicurezza<br />

permanente<br />

Da definirsi<br />

Da definirsi<br />

Messa in sicurezza<br />

permanente e<br />

ripristino<br />

ambientale<br />

Biosparging<br />

Da definirsi<br />

Da definirsi<br />

Bioremediation<br />

Biosparging con<br />

Sali di magnesio<br />

Asportazione e<br />

smaltimento fanghi<br />

Phytoremediation<br />

In fase di<br />

completamento<br />

Progettazione<br />

Completata<br />

In fase di<br />

completamento<br />

Progettazione<br />

Piano di<br />

caratterizzazione<br />

Piano di<br />

caratterizzazione<br />

In corso di<br />

realizzazione<br />

Messa in<br />

sicurezza di<br />

emergenza<br />

Dati<br />

Piano di data: aprile<br />

caratterizzazione 2005,<br />

asportazion<br />

e di materiali<br />

e bonifica<br />

off site<br />

Piano di<br />

caratterizzazione<br />

Completata<br />

In fase di<br />

completamento<br />

Completata<br />

Progettazione<br />

In sospeso<br />

Completata<br />

Vol. rifiuti<br />

stoccati:<br />

18.000 m 3<br />

su superficie<br />

di 8.400 m 2<br />

data:<br />

22.12.05,<br />

26000 kg di<br />

soluzione<br />

acquosa e<br />

130.640 kg<br />

di terre e<br />

rocce<br />

contenenti<br />

sostanze<br />

pericolose<br />

data: giugno<br />

2005<br />

2600 m 2<br />

superficie<br />

superficie<br />

totale<br />

12000 m 2


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

128<br />

Assetto idraulico<br />

La morfologia di molti corsi d’acqua italiani è stata spesso stravolta da pesanti modificazioni indotte dall’uomo,<br />

sia dirette (rettificazioni, arginatura) sia indirette tramite l’alterazione dei bilanci sedimientologici (dovuti alle<br />

attività di escavazione) o la variazione dei regimi idrologici (prelievi, derivazioni, ecc).<br />

Questi interventi, generalmente indicati con il termine sistemazioni idrauliche, hanno portato ad un’evoluzione<br />

dei fiumi verso una morfologia a canale singolo con una forte incisione e l’assenza <strong>del</strong> rapporto con la piana<br />

inondabile.<br />

Le “sistemazioni idrauliche” sono tutte le pratiche (anche quelle di manutenzione) e tutti gli interventi che<br />

vengono realizzati nei corsi d’acqua essenzialmente per:<br />

Migliorare l’“efficienza idraulica”: un fiume è efficiente idraulicamente se è in grado di contenere all’interno<br />

<strong>del</strong>l’alveo determinati eventi di piena;<br />

Impedire al fiume di compiere variazioni in altezza e in ampiezza tali da destabilizzare l’assetto <strong>del</strong><br />

territorio.<br />

Sulla base <strong>del</strong> tipo di problema da risolvere esiste un’ampia gamma di interventi strutturali e di manutenzione,<br />

in alveo e sulle sponde, a cui è possibile ricorrere: dalle opere longitudinali o trasversali realizzate in cementi<br />

o materiali naturali, alla rimozione <strong>del</strong>la vegetazione, ad interventi di riprofilatura o rettificazione <strong>del</strong>l’alveo, ad<br />

estrazioni di sedimento per rimozione di sovralluvionamenti.<br />

Sono tre i motivi principali per cui si realizzano tali opere:<br />

Difesa dal “pericolo acqua”: si velocizza la corrente per far defluire maggiori portate a valle e si contiene<br />

l’acqua in alveo per evitare le inondazioni di parti di territorio;<br />

Conquista di nuovi spazi: si riduce l’ampiezza <strong>del</strong>l’alveo o si modifica il percorso <strong>del</strong>le acque per lo sfruttamento<br />

di nuovi spazi, precedentemente occupati dal fiume;<br />

Sfruttamento <strong>del</strong>la risorsa acqua: si velocizza il deflusso e si modificano i percorsi per raggiungere i siti di<br />

utilizzo; si contiene l’acqua in alveo per ridurne le perdite.<br />

A differenza di quel che si pensa comunemente, la maggior parte degli interventi fluviali non è motivata da<br />

esigenze prioritarie di salvaguardia degli abitati, ma da scopi economici di protezione di aree prevalentemente<br />

private. L’approccio classico alla gestione dei corsi d’acqua si basa su alcuni principi radicati nella cultura <strong>del</strong>lo<br />

sfruttamento <strong>del</strong>la risorsa acqua e <strong>del</strong>la difesa dal rischio idraulico, mentre la complessità e le dinamiche<br />

naturali <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale non sono considerate come componenti di interesse per il raggiungimento di<br />

questi obiettivi ritenuti prioritari.<br />

La gestione <strong>del</strong> rischio idraulico<br />

I principali soggetti che hanno competenza sui fiumi in<br />

materia di gestione <strong>del</strong> rischio idraulico sono Autorità di<br />

bacino, ex genî civili, consorzi di bonifica, AIPO, protezione<br />

civile (per le emergenze), ecc.<br />

Lo strumento principale secondo il quale vengono<br />

pianificati gli interventi è, al momento, il Piano di Assetto<br />

Idrogeologico (PAI), stralcio <strong>del</strong> Piano di Bacino, nato dalla<br />

Legge 183/89, che prevede:<br />

La definizione di “fasce di pertinenza fluviale” distinte<br />

convenzionalmente in fascia A (fascia di deflusso <strong>del</strong>la<br />

piena), fascia B (fascia di esondazione) e fascia C (area<br />

di esondazione per piena catastrofica). Si tratta di aree<br />

parallele al fiume a diversa probabilità di inondazione a<br />

cui corrisponde una specifica regolamentazione <strong>del</strong>l’uso<br />

<strong>del</strong> suolo. Più la fascia è a rischio (fascia A) e più le<br />

indicazioni per il suo utilizzo saranno restrittive da un<br />

lato (es. impedire ulteriore urbanizzazione, incentivare la<br />

<strong>del</strong>ocalizzazione, ecc.) e conservative <strong>del</strong>lo stato naturale<br />

<strong>del</strong> fiume dall’altro (es. mantenimento <strong>del</strong>la vegetazione,<br />

incentivazione di coltivazioni a basso impatto, ecc.).<br />

La realizzazione di una serie di interventi di protezione<br />

Figura 5.2: Esempio di individuazione <strong>del</strong>le<br />

fasce di pertinenza fluviale.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

129<br />

che prevedono principalmente la realizzazione di casse di espansione e arginature, ma anche canali<br />

scolmatori, difese spondali, ecc.<br />

Il Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stato realizzato prima <strong>del</strong>l’emanazione <strong>del</strong> PAI, ma al suo<br />

interno è stata recepita anticipatamente la <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>le differenti fasce.<br />

I fenomeni di piena, come evidenziato dallo studio “Rapporto tra pianificazione e qualità <strong>del</strong>l’ambiente fluviale:<br />

l’esperienza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1998”, si verificano con prevalenza laddove l’area occupata da rami laterali<br />

attivi ha subito sensibili modifiche e riduzioni. Alla riduzione <strong>del</strong>l’alveo, difatti, consegue la tendenza da parte<br />

<strong>del</strong> fiume, in occasione <strong>del</strong>le piene, ad invadere quelle porzioni non più disponibili per i rami laterali, occupate<br />

dall’uomo con insediamenti abitativi o attività agricole.<br />

Le opere di difesa spondale e di regimazione idraulica hanno, in genere, il fine di consolidare un assetto<br />

planimetrico al fine di impedire l’erosione <strong>del</strong>le sponde. Queste opere però impediscono la divagazione<br />

<strong>del</strong>l’alveo limitando o annullando il processo di trasformazione <strong>del</strong>le sponde e <strong>del</strong>le barre fluviali, determinando<br />

nel contempo un aumento <strong>del</strong>la velocità <strong>del</strong>la corrente e di conseguenza fenomeni di erosione <strong>del</strong>le sponde<br />

e trasporto solido a valle.<br />

Ogni intervento che modifica i parametri fondamentali <strong>del</strong>l’alveo (pendenza, sezione, resistenza dei materiali)<br />

deve essere attentamente valutato al fine di evidenziare i rischi di modificazione dei parametri citati. Gli interventi<br />

all’alveo possono difatti modificare i fattori geomorfologici ed i parametri idraulici in maniera rilevante e talora<br />

irreversibile, sia a valle sia a monte degli interventi.<br />

Il ricorso così diffuso ad opere di sistemazione idraulica ha avuto devastanti conseguenze sui nostri fiumi.<br />

- Conseguenze idrogeologiche<br />

Molte sistemazioni idrauliche vengono realizzate per ridurre il rischio idraulico e il dissesto idrogeologico, ma<br />

contrariamente alle aspettative, entrambi possono aumentare.<br />

Per quanto riguarda l’aumento <strong>del</strong> rischio idraulico, negli ultimi due secoli nel bacino <strong>del</strong> Po sono stati<br />

costruiti circa 2500 Km di argini, ma nonostante gli imponenti sforzi e i costi esorbitanti, non si sono raggiunti<br />

gli obiettivi di sicurezza perché sono aumentati, di pari passo, i livelli di piena.<br />

I corsi d’acqua tendono al restringimento e all’incisione <strong>del</strong>l’alveo, con conseguenti problemi di dissesto<br />

spondale (erosione, frane, instabilità). Le cause di questi fenomeni sono spesso da imputare a massici<br />

interventi di estrazione di sedimenti, in passato legati all’attività di cava, oggi legati a interventi di “messa in<br />

sicurezza” per rimozione di sovralluvionamenti.<br />

- Conseguenze economiche<br />

La realizzazione di sistemazioni idrauliche ha dei costi molto elevati, ma ancora più elevati sono i costi per<br />

riparare i danni che questi interventi in molti casi accentuano.<br />

L’aumento dei danni, e quindi dei costi, è dovuto principalmente all’aumento di urbanizzazione <strong>del</strong> territorio<br />

e di edificazione in zone a rischio (aumento dei beni esposti e quindi <strong>del</strong> danno potenziale).<br />

Figura 5.3: Il grafico (da Cellerino, 2004 rielaborata) mostra l’aumento su scala nazionale <strong>del</strong>la spesa<br />

pubblica annua per l’assetto idraulico.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

130<br />

- Conseguenze ecologiche<br />

L’artificializzazione dei corsi d’acqua ha <strong>del</strong>le conseguenze disastrose sullo stato ecologico <strong>del</strong> corso d’acqua,<br />

quali banalizzazione <strong>del</strong>la vegetazione, riduzione <strong>del</strong>la disponibilità di ambienti diversi a sostegno <strong>del</strong>le<br />

specie ittiche e macrobentoniche, nonché <strong>del</strong>le specie terrestri legate agli ambienti acquatici.<br />

Figura 5.4: Le due immagini mostrano i cambiamenti ecologici subiti da un corso d’acqua a seguito<br />

degli interventi di sistemazione (da CIRF, 2006. La riqualificazione fluviale in <strong>It</strong>alia).<br />

- Conseguenza fruitive<br />

Le sistemazioni idrauliche rendono i fiumi poco fruibili privandoli <strong>del</strong>la loro naturalità, <strong>del</strong>la loro bellezza e dei<br />

loro abitanti, motivo di attrazione per sportivi ed appassionati.<br />

La maggiore conoscenza <strong>del</strong>le dinamiche che regolano gli ecosistemi fluviali ha permesso di trovare spiegazioni<br />

circa le conseguenze negative dovute all’approccio tradizionale e alla gestione dei corsi d’acqua.<br />

Da un punto di vista idrogeologico esse derivano in buona parte da una scarsa conoscenza dei sistemi<br />

fluviali e soprattutto da un approccio superficiale che cerca di risolvere problemi locali e immediati senza<br />

preoccuparsi <strong>del</strong>le conseguenze a livello di bacino e ad una scala temporale più lunga. Le sistemazioni<br />

idrauliche, infatti, risolvono problemi locali, ma a scala più ampia provocano l’aumento dei picchi di piena e<br />

trasferiscono il rischio a valle.<br />

La pratica di estrarre inerti, vietata per legge, oggi continua ad essere largamente praticata per mantenere<br />

l’efficienza idraulica dei corsi d’acqua. Questa pratica provoca devastanti effetti sui corsi d’acqua stessi, quali:<br />

Incisione monte–valle. Oltre all’abbassamento diretto <strong>del</strong> livello <strong>del</strong> fondo nel punto di estrazione l’escavazione<br />

altera il profilo longitudinale <strong>del</strong> fiume creando un aumento locale di pendenza che tende a migrare verso<br />

monte (erosione regressiva)<br />

Instabilità <strong>del</strong>le infrastrutture. L’incisione <strong>del</strong>l’alveo può causare instabilità per ponti o strutture su piloni.<br />

Condotte o altre strutture sepolte sotto l’alveo possono essere esposte o danneggiate.<br />

Instabilità <strong>del</strong>l’alveo. L’incisione innesta spesso erosione <strong>del</strong>le sponde e di migrazione laterale <strong>del</strong>l’alveo in<br />

tratti precedentemente stabili.<br />

Abbassamento <strong>del</strong>la falda. L’incisione <strong>del</strong>l’alveo determina l’abbassamento <strong>del</strong> pelo libero <strong>del</strong>l’acqua fluviale<br />

e <strong>del</strong>le falde ad esso collegate.<br />

Da un punto di vista economico la realizzazione di sistemazioni idrauliche non apporta un vantaggio a causa<br />

<strong>del</strong>l’enorme aumento dei beni esposti a seguito <strong>del</strong>la realizzazione di opere di messa in sicurezza e dal fatto<br />

che le sistemazioni idrauliche hanno dei costi elevati di realizzazione e richiedono una manutenzione continua.<br />

Molto spesso, inoltre, non viene fatta una corretta valutazione economica costi-benefici a lungo termine che<br />

accompagni la realizzazione di queste opere, per cui risulta che l’opera ha un costo molto superiore a quello<br />

<strong>del</strong> territorio protetto.<br />

Anche sotto l’aspetto ecologico l’artificializzazione dei corsi d’acqua determina un’interruzione <strong>del</strong>la continuità<br />

<strong>del</strong> fiume, confinandolo entro argini o bloccandone il fondo. Ciò determina un’alterazione pesante <strong>del</strong>le sue<br />

funzioni ecologiche, difficilmente reversibile.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

131<br />

Figura 5.5: Banalizzazione di corsi d’acqua a seguito di artificializzazione <strong>del</strong>l’alveo. (da CIRF, 2006.<br />

La riqualificazione fluviale in <strong>It</strong>alia)<br />

ALVEO NATURALE ALVEO NATURALE<br />

Temperatura adeguata, con<br />

minime variazioni; buon<br />

ombreggiamento; rifugi per<br />

pesci; abbondante apporto<br />

alimentare (foglie).<br />

ALVEO SISTEMATO ALVEO SISTEMATO<br />

Riscaldamento <strong>del</strong>le<br />

acque in magra, con<br />

rapide variazioni<br />

giornaliere e stagionali;<br />

assenza di ombreggiamento<br />

e di ripari per pesci; ridotti<br />

apporti famigliari<br />

Sequenza buche-raschi<br />

I sedimenti <strong>del</strong> fondo<br />

adeguatamente distribuiti in<br />

base alla granulometria forniscono<br />

habitat diversificati<br />

per gli organismi acquatici;<br />

alternanza raschi e pozze.<br />

Principalmente raschi<br />

Distribuzione dei sedimenti<br />

omogenea; habitat poco<br />

diversificati; pochi organismi;<br />

principalmente raschi.<br />

Infine non va sottovalutato l’aspetto fruitivo, infatti per essere godibile un corso d’acqua deve presentare<br />

una buona qualità <strong>del</strong>l’ambiente (natura, vegetazione, luoghi ombreggiati, spiagge, specchi d’acqua, ecc.) e<br />

<strong>del</strong>l’acqua (colore, trasparenza, diversità biologica, inquinamento). Fiumi molto artificializzati non presentano<br />

queste caratteristiche.<br />

Per evitare le disastrose conseguenze <strong>del</strong>le sistemazioni idrauliche non esiste un metodo unitario, ma esiste la<br />

consapevolezza <strong>del</strong>la necessità di ricreare un nuovo equilibrio tra uomo e fiume, comeribadito dalla Direttiva<br />

2000/60.<br />

Per fare questo è necessario perseguire alcuni principi di base.<br />

- Laminazione diffusa. Per recuperare la capacità di laminazione diffusa non è sufficiente la sola realizzazione<br />

di casse di espansione, ma è necessario anche:<br />

Ridare spazio ai fiumi allargando le sezioni disponibili attraverso l’arretramento e/o rimozione di argini e<br />

difese non utili, abbassando e riconnettendo le aree golenali rialzate, riattivando e/o ampliando la piana<br />

inondabile e ricreando elementi morfologici non più attivi.<br />

Recuperare aree esondabili perifluviali, prevedendo un uso <strong>del</strong> suolo compatibile in zone destinate a<br />

periodiche inondazioni, attraverso forestazione, creazione aree umide, ecc.<br />

Ridurre le pendenze e quindi rallentare i deflussi, evitando le rettificazioni e ricreando o favorendo<br />

la formazione di un tracciato diversificato secondo le tendenze geomorfologiche proprie <strong>del</strong> corso<br />

<strong>del</strong>l’acqua.<br />

Favorire la presenza di vegetazione arborea e arbustiva in alveo per rallentare la corrente e ridurre i picchi<br />

di piena.<br />

- Convivere con il rischio. Secondo questo principio, bisogna rinunciare all’illusione di “mettere in sicurezza”<br />

e “fissare il fiume” e accettare di convivere con il rischio. Questo significa iniziare a ridurre il danno potenziale<br />

(ovvero i beni a rischio) e la probabilità di eventi idrometrici estremi (ovvero picchi di piene troppo alti). Per<br />

fare ciò occorre:<br />

Fermare l’urbanizzazione <strong>del</strong>le aree perifluviali e considerare che in molti casi <strong>del</strong>ocalizzare anziché<br />

difendere i beni esposti può essere conveniente dal punto di vista economico.<br />

Accettare danni modesti ma diffusi (ad esempio allagando ogni tanto i campi lungo i corsi d’acqua)<br />

mettendo in atto disposizioni fisiche, organizzative, economiche e giuridico-amministrative, tali da prevenire,


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

132<br />

ridurre e risarcire i possibili danni futuri ai privati quando/se dovessero verificarsi.<br />

Ricorrere ad adeguate soluzioni tecniche: edifici in grado di resistere alle inondazioni, argini a sola<br />

protezione di edifici isolati, uso <strong>del</strong> suolo compatibile, ecc.<br />

Migliorare i sistemi di allarme e di intervento in caso di evento alluvionale: diffusione tempestiva e mirata<br />

<strong>del</strong>le informazioni, esercitazioni preventive sulle norme di comportamento più corrette da adottare prima,<br />

durante e dopo l’emergenza.<br />

- Visione sistemica. Una visione su vasta scala è fondamentale per una gestione dei fiumi sostenibile sia da<br />

un punto di vista ambientale sia economico; questo approccio deve considerare l’intero sistema e le relazioni<br />

tra le sue componenti idrauliche, geomorfologiche e biologiche. Interventi anche puntuali devono tenere<br />

conto <strong>del</strong> contesto di bacino <strong>del</strong> corso d’acqua.<br />

Secondo un primo censimento <strong>del</strong>le sistemazioni idrauliche presenti sul fiume <strong>Ticino</strong> realizzato dal<br />

<strong>Parco</strong> nel 1986 risultava che:<br />

- in 38 zone per un totale di 11,74 Km (considerando sia la riva destra che quella sinistra) vi erano sponde in<br />

erosione potenziale o di lieve entità;<br />

- in 17 zone per un totale di 5,56 km (considerando sia la riva destra che quella sinistra) vi erano sponde in<br />

erosione o comunque sottoposte a forte spinta;<br />

- in 52 zone per un totale di 26,83 Km (considerando sia la riva destra che quella sinistra) vi sono difese in<br />

massi cubi di calcestruzzo;<br />

- in 42 zone per un totale di 26,33 Km (considerando sia la riva destra che quella sinistra) vi sono difese in<br />

massi cubi di calcestruzzo parzialmente distrutte e/o in cattivo stato di conservazione;<br />

- in 2 zone per un totale di 1,15 Km (considerando sia la riva destra che quella sinistra) vi sono sponde difese<br />

con macerie;<br />

- in 4 zone sono presenti opere trasversali costituite da filarole fisse che hanno lo scopo di deviare l’acqua <strong>del</strong><br />

fiume in grossi canali di irrigazione;<br />

- sono presenti, inoltre, 3 dighe con utilizzi diversi.<br />

Riqualificazione fluviale<br />

Gli interventi di modificazione di un corso d’acqua (rettificazioni, opere di contenimento e arginatura, deviazioni<br />

irrigue e industriali, occupazione di aree di pertinenza fluviale, percorrenze stradali e ferroviarie, scarichi,<br />

asportazione di materiali litoidi in alveo, ecc.) possono portare ad un peggioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le sue<br />

acque, con una diminuzione <strong>del</strong>la loro quantità e in generale <strong>del</strong>la naturalità ed efficienza di tutto l’ecosistema<br />

fluviale. Per riuscire a contenere questo inevitabile peggioramento, oltre ad eliminare, o quanto meno ridurre<br />

e contenere, le fonti di inquinamento (scarichi puntuali e diffusi), il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> progetta e realizza opere<br />

di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e <strong>del</strong>l’intero ecosistema, finalizzata alla ricostituzione <strong>del</strong>la continuità<br />

ambientale <strong>del</strong> fiume e all’utilizzo <strong>del</strong>le valenze naturalistico-ecologiche come forma di riequilibrio <strong>del</strong> sistema<br />

fluviale.<br />

Le azioni attuate o progettate, che possono portare a questa inversione di tendenza sono:<br />

- Recupero di vecchi tratti fluviali, meandri, lanche, golene;<br />

- Realizzazione di opere di protezione <strong>del</strong>le sponde con tecniche di ingegneria naturalistica;<br />

- Creazione/Riqualificazione di zone umide ripariali;<br />

- Ripristino <strong>del</strong>la continuità ecologica <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale e salvaguardia <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> fiume.<br />

Di seguito vengono elencati i principali progetti attuati negli anni dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in difesa <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong><br />

fiume e dei suoi ecosistemi. Questi progetti sono il risultato di una serie di attività che, partendo da studi e<br />

ricerche atti a migliorare le conoscenze dei differenti ambienti hanno portato a interventi mirati finalizzati ad<br />

una gestione più consapevole <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>le sue acque.


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

133<br />

Tabella 5.8: Elenco degli interventi di riqualificazione ambientale e fluviale sostenuti da <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong><br />

Titolo Comune Provincia<br />

Lavori di riqualificazione ambientale <strong>del</strong> “<strong>Parco</strong> dei fontanili”<br />

Cavaria con Premezzo<br />

Recupero Ambientale <strong>del</strong>l’ex “Cava Pietrisco <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”<br />

Somma Lombardo<br />

Progetto di riqualificazione e manutenzione naturalistica di difesa spondale Somma Lombardo<br />

Conservazione e riqualificazione forestale nell’ansa di Castelnovate Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Miglioramento ambientale e forestale <strong>del</strong>le fasce boscate lungo il<br />

Canale Villoresi<br />

Lavori di recupero forestale in area Turbigaccio<br />

Interventi di recupero a verde e rimboschimento <strong>del</strong>la Cava Altea<br />

Interventi di recupero ambientale <strong>del</strong>l’ex area mineraria Vita Meyer<br />

Interventi di miglioramento forestale Bosco <strong>del</strong>le Faggiole e Americano<br />

Corridoio ecologico Boschi <strong>del</strong>le Faggiole – Lanca di Bernate<br />

Miglioramento forestale dei boschi<br />

Manutenzione dei rimboschimenti nella Riserva Naturale Orientata<br />

“La Fagiana”<br />

Miglioramento forestale <strong>del</strong>la Fagiana<br />

Lavori di recupero idraulico ed ambientale di rami laterali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Lavori di ripristino difese spondali sul fiume <strong>Ticino</strong> località<br />

“Foce <strong>del</strong> Magentino”<br />

Rimboschimento in località Buccella<br />

Lavori di sistemazione di sponda con opere di ingegneria naturalistica<br />

nella località “campo Robinson”<br />

Rimboschimento di superfici agricole di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Rimboschimento in località Geracci<br />

Recupero ambientale <strong>del</strong>la “Lanca Venara”<br />

Rimboschimento forestale in località Siro Negri<br />

Recupero ambientale <strong>del</strong>l’ Area “Ricotti”<br />

Interventi sul colatore Gravellone vecchio<br />

Lonate Pozzolo<br />

Lonate Pozzolo<br />

Nosate<br />

Turbigo<br />

Robecchetto con Induno<br />

Robecchetto con Induno<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Magenta<br />

Magenta e Boffalora<br />

Abbiategrasso, Robecco S/N,<br />

Magenta e Boffalora<br />

Abbiategrasso<br />

Vigevano<br />

Vigevano<br />

Gambolò<br />

Motta Visconti<br />

Zerbolò<br />

Zerbolò<br />

Pavia<br />

Travacò Sicc. e Pavia<br />

Una particolare tipologia di interventi ha riguardato l’elaborazione di progetti di rete ecologica locale e di<br />

azioni concrete per la realizzazione di corridoi ecologici di connessione in grado di ricostituire la permeabilità<br />

ambientale e l‘integrità ecosistemica. Le altre schede sono disponibili presso gli Uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Altri interventi<br />

sostenuti ed attuati, riguardano azioni di restauro ambientale, mirate alla salvaguardia di aree a particolare fragilità<br />

ambientale e/o al recupero e alla riqualificazione di aree degradate o abbandonate con finalità naturalistiche<br />

e ambientali. Con la ricostruzione di aree umide si ricreano territori che svolgono importantissime funzioni<br />

come quella <strong>del</strong> mantenimento dei livelli di falda, il controllo <strong>del</strong>le inondazioni, il controllo <strong>del</strong>l’erosione e il<br />

consolidamento <strong>del</strong>le rive, la ritenzione dei sedimenti, la cattura dei nutrienti, la mitigazione e la conservazione<br />

<strong>del</strong> microclima. Interventi di questo ultimo tipo sono in particolare quelli riguardanti il recupero ambientale di<br />

cave e le azioni di recupero forestale.<br />

A titolo esemplificativo si riporta la scheda di dettaglio <strong>del</strong> progetto “Corridoio ecologico Boschi <strong>del</strong>le Faggiole-<br />

Lanca di Bernate (MI)”.<br />

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VA<br />

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VA<br />

VA<br />

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PV<br />

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PV


SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

134<br />

Scheda numero: 16<br />

Lavori di recupero idraulico ed ambientale di rami laterali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Interventi nelle aziende Bianchi,<br />

Bosco <strong>Ticino</strong>, La Delizia, Manusardi, Cominotti e La Fagiana nei comuni di Abbiategrasso,<br />

Riapertura <strong>del</strong> Canale Delizia<br />

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Robecco sul Naviglio, Magenta, Boffalora sul<br />

<strong>Ticino</strong> (MI)<br />

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Sintesi degli indicatori<br />

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<br />

SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

135


con macerie<br />

(Km)<br />

1,15 contenere la<br />

realizzazione di<br />

tali difese solo nel<br />

caso che siano<br />

strettamente<br />

necessarie e la<br />

SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />

136<br />

loro progettazione<br />

tende ad essere<br />

più<br />

ecologicamente<br />

compatibile.<br />

La presenza di<br />

queste opere<br />

Il controllo e Assetto l’indirizzo <strong>del</strong>l’attività estrattiva è stato uno dei primi argomenti affrontati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> agiscono sin sulla<br />

dalla redazione idraulico: <strong>del</strong> primo Piano Territoriale di Coordinamento 3 dighe <strong>del</strong> 1980. A quasi 30 anni di distanza, l’attività portata di <strong>del</strong> fiume<br />

Pressione<br />

Numero<br />

<br />

recupero cave, Dighe il contenimento e filarole dei cantieri e la messa 4 filarole in sicurezza dei siti consente di affermare, pur con alcune in modo così<br />

fisse<br />

incisivo che ne<br />

eccezioni, che la pressione ambientale esercitata dalle attività di escavazione è contenuta e sotto controllo. condizionano la<br />

Anche nel settore idrogeologico il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da alcuni anni ha iniziato una serie di azioni di riqualificazione vita.<br />

fluviale e di messa in sicurezza <strong>del</strong>le rive utilizzando metodi di ingegneria naturalistica. Molto resta da fare, Il <strong>Parco</strong> ma il <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> è riuscito<br />

percorso è ben avviato; ciò consente, pur in presenza di alcuni problemi insoluti (siti contaminati), di esprimere<br />

Riqualificazion<br />

nel tempo a<br />

un giudizio complessivamente e fluviale (fasce positivo sullo stato <strong>del</strong> suolo e sull’assetto idrogeologico.<br />

realizzare<br />

Risposta<br />

Numero 23 importanti<br />

tampone, etc.)<br />

interventi di<br />

riqualificazione<br />

Giudizio Sintetico<br />

<strong>del</strong>le rive e degli<br />

habitat fluviali.<br />

Giudizio sintetico<br />

Il controllo e l’indirizzo <strong>del</strong>l’attività estrattiva è stato uno dei primi argomenti affrontati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sin dalla<br />

redazione <strong>del</strong> primo Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> 1980. A quasi 30 anni di distanza, l’attività di recupero<br />

cave, il contenimento dei cantieri e la messa in sicurezza dei siti consente di affermare, pur con alcune eccezioni, che la<br />

pressione ambientale esercitata dalle attività di escavazione è contenuta e sotto controllo. Anche nel settore<br />

idrogeologico-fluviale il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da alcuni anni ha iniziato una serie di azioni di riqualificazione fluviale e di<br />

messa in sicurezza <strong>del</strong>le rive utilizzando metodi di ingegneria naturalistica. Molto resta da fare, ma il percorso è ben<br />

avviato; ciò consente, pur in presenza di alcuni problemi insoluti (siti contaminati), di esprimere un giudizio<br />

complessivamente positivo sullo stato <strong>del</strong> suolo e sull’assetto idrogeologico.<br />

28


ARIA<br />

137<br />

CAPITOLO 6<br />

ARIA


Inquadramento generale<br />

ARIA<br />

139<br />

CAPITOLO 6<br />

ARIA<br />

Secondo la legislazione italiana (art. 2 <strong>del</strong> DPR n. 203 <strong>del</strong> 24 maggio 1988) l’inquinamento atmosferico è<br />

definito come: “la modificazione <strong>del</strong>la normale composizione o stato fisico <strong>del</strong>l’aria atmosferica, dovuta alla<br />

presenza nella stessa di una o più sostanze provenienti da immissioni di qualsiasi natura in misura tale da<br />

alterare la salubrità <strong>del</strong>l’aria e da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto o indiretto per la salute <strong>del</strong>l’uomo,<br />

compromettere le attività ricreative e alterare le risorse biologiche gli ecosistemi e i beni materiali pubblici e<br />

privati”. Sono considerate pertanto fonti di inquinamento tutte le immissioni provenienti dalle combustioni<br />

incomplete, dai processi relativi alle pratiche industriali, agricole, dal traffico veicolare, nonché dalle diverse<br />

fonti di origine naturale.<br />

L’inquinamento è solitamente espresso in termini di concentrazioni di “sostanze che immesse direttamente o<br />

indirettamente nell’aria e nell’ambiente, possono avere effetti nocivi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo<br />

complesso” (Agenzia Europea per l’Ambiente). Molte di queste sostanze possono essere già presenti in natura<br />

a basse concentrazioni con origine da processi naturali, altre possono essere di sola origine antropica.<br />

Gli effetti nocivi nei confronti <strong>del</strong>la salute animale e vegetale non vengono però generati da profonde<br />

trasformazioni <strong>del</strong>la composizione <strong>del</strong>l’aria poiché non riguardano i principali gas, quali ossigeno ed azoto,<br />

le cui percentuali rimangono pressoché costanti, ma sono il risultato <strong>del</strong>l’alterazione <strong>del</strong>la quantità di quelle<br />

sostanze presenti naturalmente in quantità minori, nonché dall’immissione di sostanze estranee alla normale<br />

composizione <strong>del</strong>l’aria.<br />

Cenni normativi<br />

Il quadro legislativo relativo alle emissioni in atmosfera è in continua evoluzione e, se fino alla fine degli


ARIA<br />

140<br />

anni Ottanta <strong>del</strong> secolo scorso, l’attenzione era rivolta principalmente agli inquinanti inorganici (NO 2, SO 2, O 3 ,<br />

ecc.), nel corso degli ultimi anni il campo dei contaminanti soggetti a normativa si è notevolmente ampliato<br />

rivolgendo l’attenzione anche ad altri composti quali, ad esempio, gli idrocarburi aromatici (BTEX) ed il<br />

particolato atmosferico (PM10 e PM2,5).<br />

La cospicua quantità di norme e regolamenti riguardanti l’inquinamento atmosferico emanati sono finalizzati<br />

principalmente alla fissazione e al rispetto di limiti alle concentrazioni in aria degli inquinanti sotto forma di:<br />

Valori limite: concentrazioni atmosferiche fissate in base alle conoscenze scientifiche al fine di evitare,<br />

prevenire o ridurre gli effetti dannosi sulla salute umana e sull’ambiente;<br />

Valori guida: per la prevenzione a lungo termine in materia di salute e protezione <strong>del</strong>l’ambiente e come<br />

parametri di riferimento per l’istituzione di zone specifiche di protezione ambientale per le quali è necessaria<br />

una particolare tutela <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria;<br />

Livelli di attenzione e livelli di allarme: con specifico riferimento alla protezione <strong>del</strong>la salute da effetti acuti in<br />

aree urbane;<br />

Obiettivi di qualità: finalizzati alla protezione a lungo termine <strong>del</strong>la salute umana in aree urbane;<br />

Soglie di allarme: concentrazione atmosferica oltre la quale vi è un rischio per la salute umana in caso di<br />

esposizione di breve durata e raggiunto il quale si deve immediatamente intervenire;<br />

Margine di tolleranza: percentuale <strong>del</strong> valore limite nella cui misura tale valore può essere superato e le<br />

modalità secondo le quali tale margine deve essere ridotto nel tempo.<br />

La legislazione in materia di rilevamenti <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria può essere inquadrata in base a due fondamentali<br />

finalità. Da un lato quella di monitorare l’andamento <strong>del</strong>le concentrazioni degli inquinanti distribuite sul lungo<br />

periodo fissando i valori massimi tollerati e i relativi tempi di esposizione; dall’altro di contrastare gli episodi<br />

acuti che si manifestano nel breve periodo individuando adeguati provvedimenti da adottare con urgenza in<br />

caso di superamento dei livelli prestabiliti di attenzione e di allarme. In entrambi i casi, le legislazioni nazionale<br />

e regionale, hanno fatto sempre riferimento agli orientamenti <strong>del</strong>la Comunità Europea, adeguando il diritto<br />

interno alle diverse direttive che hanno regolato la materia.<br />

L’Organizzazione Mondiale <strong>del</strong>la Sanità (OMS) ha pubblicato diverse edizioni <strong>del</strong>le cosiddette “Linee-guida per<br />

la qualità <strong>del</strong>l’aria”. Dopo la prima edizione <strong>del</strong> 1987 e la seconda <strong>del</strong> 2000, nell’ottobre 2005 si è riunito<br />

a Bonn un gruppo di lavoro costituito da studiosi di varie discipline: epidemiologia, tossicologia, valutazione<br />

e gestione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria. Questi contributi hanno portato a una edizione aggiornata <strong>del</strong>le linee guida<br />

pubblicata nel 2006.<br />

L’analisi riguarda in particolare le conseguenze sulla salute dei quattro agenti inquinanti più diffusi: particolato,<br />

ozono, diossido di azoto, diossido di zolfo. Per ognuno dei quattro agenti sono stati riportati dati sui livelli di<br />

inquinamento a seconda <strong>del</strong>le aree geografiche, sull’esposizione <strong>del</strong>la popolazione, sui metodi per valutare<br />

l’impatto sanitario <strong>del</strong>l’inquinamento e sul caso particolare <strong>del</strong>l’inquinamento degli ambienti chiusi. Inoltre, il<br />

documento passa in rassegna i possibili usi <strong>del</strong>le linee guida nella valutazione <strong>del</strong> rischio e nello sviluppo di<br />

politiche specifiche. Le linee guida stabiliscono le soglie massime di emissione degli agenti inquinanti considerati<br />

ma, dal punto di vista epidemiologico, ci sono indizi che possono verificarsi effetti dannosi per la salute anche<br />

nel rispetto di questi parametri: per questo è prevista la possibilità che singoli Paesi possano poi decidere di<br />

stabilire soglie più basse. Per i Paesi con i tassi di inquinamento più alti, invece, il documento ha elaborato un<br />

percorso graduale di riduzione <strong>del</strong>le emissioni, in funzione anche <strong>del</strong> grado di sviluppo economico <strong>del</strong> Paese.<br />

Il D.P.C.M. n. 30 <strong>del</strong> 28.3.1983 rappresenta il primo testo normativo di un certo rilievo che, a livello nazionale,<br />

ha introdotto gli standard di qualità <strong>del</strong>l’aria concepiti come valori massimi di accettabilità <strong>del</strong>le concentrazioni<br />

degli inquinanti <strong>del</strong>l’aria in rapporto a specifici tempi di esposizione, superati i quali si realizza un concreto<br />

rischio per la salute <strong>del</strong>l’uomo. Tali standard di qualità hanno validità su tutto il territorio italiano. I valori limite di<br />

alcuni inquinanti, col successivo D.P.R. n. 203 <strong>del</strong> 24.5.1988, sono stati corretti e sono stati, inoltre, introdotti<br />

i valori guida che rappresentano obiettivi di contenimento <strong>del</strong>le concentrazioni cui tendere entro un dato<br />

termine.<br />

L’elenco degli inquinanti preso in considerazione dal D.P.R. n. 203 <strong>del</strong> 24.5.1988 è stato in seguito ampliato<br />

dal Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>del</strong> 25 novembre 1994 “Aggiornamento <strong>del</strong>le norme tecniche<br />

in materia di limiti di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinamenti atmosferici<br />

nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti di cui al Decreto Ministeriale 15 aprile<br />

1994” che, oltre ad avere aggiornato i valori limite di attenzione e di soglia di allarme, ha introdotto, per<br />

la prima volta, gli obiettivi di qualità per il PM10 ed il benzene (definiti come quei valori medi annuali di<br />

riferimento da raggiungere e rispettare a partire da una determinata data). Il punto focale di questo decreto


ARIA<br />

141<br />

è la standardizzazione <strong>del</strong> periodo e <strong>del</strong> tempo di campionamento che è stata introdotta per permettere un<br />

confronto omogeneo tra i dati rilevati su tutto il territorio nazionale. Inoltre, il decreto stabilisce che i siti di<br />

campionamento vengano suddivisi in quattro zone: una a basso traffico (parchi, isole pedonali, ecc.), dove<br />

viene studiata la concentrazione di fondo degli inquinanti, una ad alta densità di abitanti, una ad alto traffico<br />

veicolare, dove vengono misurate le concentrazioni di monossido di carbonio e di benzene e, infine, una zona<br />

rurale.<br />

La differenza fra i concetti di obiettivo di qualità e di valore limite è dovuta alla diversa natura degli inquinanti:<br />

a differenza degli inquinanti “tradizionali” (CO, NOx, SO2) per i quali è possibile fissare un livello massimo di<br />

accettabilità al di sotto <strong>del</strong> quale è garantita la salute pubblica, per gli inquinanti sicuramente cancerogeni (ad<br />

esempio il benzene) è impossibile fissare una concentrazione per la quale la popolazione esposta non sia<br />

soggetta a rischio. L’obiettivo di qualità può essere, quindi, inteso come una raccomandazione da seguire al<br />

fine di raggiungere, nel lungo periodo, l’eliminazione <strong>del</strong>la sostanza inquinante.<br />

Un’ulteriore norma vigente è rappresentata dal Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>del</strong> 16 maggio 1996<br />

“Attivazione di un sistema di sorveglianza di inquinamento da ozono” che recepisce le indicazioni <strong>del</strong>la Direttiva<br />

<strong>del</strong> Consiglio Europeo 92/72/CEE <strong>del</strong> 21 settembre 1992 e istituisce un sistema nazionale di sorveglianza<br />

per l’inquinamento da ozono (O3), fissando i valori guida relativi anche alla protezione <strong>del</strong>la vegetazione. Per<br />

questo inquinante restano vigenti i valori massimi ed i livelli di attenzione e di allarme stabiliti rispettivamente<br />

dai decreti <strong>del</strong>l’83 e <strong>del</strong> ’94 già citati.<br />

In generale il contesto normativo si è notevolmente evoluto con l’introduzione di limiti e standard di qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria sempre più restrittivi e con la definizione di un nuovo approccio, di tipo sistemico ed integrato, per il<br />

controllo, la gestione e il miglioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria. In particolare il D.lgs. 351/1999 “Attuazione <strong>del</strong>la<br />

direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria ambiente” e il D.M. 60/2002,<br />

(emanato in recepimento <strong>del</strong>la Direttiva 1999/30/CE) ampliano il concetto di tutela dall’inquinamento<br />

atmosferico, applicandolo non solo alla salute umana, ma anche all’ambiente nel suo complesso. Vengono,<br />

infatti, definiti, oltre ai limiti per la protezione <strong>del</strong>la salute umana, limiti per la protezione <strong>del</strong>la vegetazione<br />

e degli ecosistemi e vengono introdotti nuovi valori limite degli inquinanti che, a partire dal 2005 hanno<br />

cominciato ad entrare in vigore per essere tutti recepiti entro il 2010.<br />

L’emanazione <strong>del</strong> D.lgs. 351/1999 ha introdotto <strong>del</strong>le novità nell’elenco degli inquinanti atmosferici da<br />

considerare per la valutazione e gestione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria ambiente, suddividendoli in due categorie: nel<br />

primo sono incluse le sostanze che devono essere esaminati allo stadio iniziale, ivi compresi gli inquinanti<br />

disciplinati da direttive comunitarie esistenti in materia di qualità <strong>del</strong>l’aria (biossido di zolfo, biossido di azoto/<br />

ossidi di azoto, materiale particolato fine, incluso il PM10, particelle sospese totali, piombo ed ozono), nel<br />

secondo rientrano altri inquinanti (benzene, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici aromatici, cadmio,<br />

arsenico, nichel, mercurio). Il decreto prevede che per queste sostanze siano fissati valori limite e soglie<br />

d’allarme, la cui introduzione comporterà l’abrogazione dei limiti contenuti nella normativa precedente. Inoltre<br />

il decreto stabilisce la necessità di una valutazione <strong>del</strong>l’aria ambiente (piano d’azione regionale), le misure da<br />

applicare nelle zone in cui i livelli sono più alti <strong>del</strong> valore limite e quelle da adottare in caso di superamento<br />

dei valori d’allarme.<br />

L’emanazione <strong>del</strong> DM n. 60 <strong>del</strong> 2 aprile 2002, con il recepimento <strong>del</strong>le direttive comunitarie 1999/30/CE e<br />

2000/69/CE ha comportato l’introduzione dei nuovi valori limite per il biossido di zolfo, il biossido di azoto,<br />

gli ossidi di azoto, le particelle, il piombo, il benzene ed il monossido di carbonio e l’introduzione <strong>del</strong>le date<br />

entro cui tali valori devono essere raggiunti. Innovativa è inoltre l’introduzione di un margine di tolleranza,<br />

che si riduce progressivamente, e che fissa nel transitorio il percorso per un graduale raggiungimento <strong>del</strong><br />

valore limite. Le disposizioni relative al biossido di zolfo, al biossido di azoto, alle particelle sospese, al PM10,<br />

al piombo, al monossido di carbonio e al benzene contenute nelle normative citate sono state abrogate con<br />

l’entrata in vigore <strong>del</strong> D.M. n. 60/2002, ma, in fase transitoria, restano in vigore i limiti contenuti nel DPCM<br />

28/3/83, modificati dall’art. 20 <strong>del</strong> DPR 24/5/88.<br />

Per ciò che concerne l’ozono si fa riferimento D.lgs. n. 183 <strong>del</strong> 21/05/04 che, per tale inquinante,<br />

stabilisce:<br />

valori bersaglio, ovvero le concentrazioni fissate al fine di evitare a lungo termine effetti nocivi sulla salute<br />

umana e sull’ambiente nel suo complesso, da conseguirsi per quanto possibile entro un dato periodo di<br />

tempo;<br />

obiettivi a lungo termine, ossia la concentrazione di ozono nell’aria al di sotto <strong>del</strong>la quale si ritengono<br />

improbabili effetti nocivi diretti sulla salute umana e sull’ambiente. Tale obiettivo è conseguito nel lungo<br />

periodo, al fine di fornire un’efficace protezione <strong>del</strong>la salute umana e <strong>del</strong>l’ambiente;


ARIA<br />

142<br />

soglia di informazione cioè la concentrazione atmosferica oltre la quale, essendovi un rischio per la salute<br />

umana in caso di esposizione di breve durata, devono essere comunicate in modo dettagliato le informazioni<br />

relative ai superamenti registrati, le previsioni per i giorni seguenti, le informazioni circa i gruppi <strong>del</strong>la<br />

popolazione colpiti e sulle azioni da attuare per la riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento, con la massima tempestività<br />

alla popolazione ed alle strutture sanitarie competenti.<br />

Di seguito si fornisce un quadro riassuntivo dei valori di riferimento (Limiti e Obiettivi di qualità) stabiliti dalla<br />

normativa vigente.<br />

Tabella 7.1: Valori di riferimento (Limiti e Obiettivi di qualità) per i diversi inquinanti atmosferici<br />

stabiliti dalla normativa vigente.<br />

Valore limite orario per la<br />

protezione <strong>del</strong>la salute<br />

umana<br />

Valore limite di 24 ore per<br />

la protezione <strong>del</strong>la salute<br />

umana<br />

Valore limite per la<br />

protezione degli<br />

ecosistemi<br />

Valori limite e soglia di allarme per il Biossido di Zolfo<br />

Periodo di<br />

mediazione<br />

1 ora<br />

24 ore<br />

01.10<br />

-<br />

31.03<br />

Valore<br />

Limite<br />

350 µg/m3 SO2<br />

da non superare<br />

più di 24 volte all'anno<br />

125 µg/m3 SO2<br />

da non superare più di<br />

3 volte all'anno<br />

20 µg/m3 SO2<br />

Margine di<br />

tolleranza<br />

150 µg/m3. Tale valore<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

per raggiungere il limite<br />

al 01/01/2005<br />

nessuno<br />

nessuno<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

01/01/2005<br />

01/01/2005<br />

19/07/2001<br />

La soglia di allarme è pari a 500 µg/m³ misurati su tre ore consecutive in un sito rappresentativo <strong>del</strong>la qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria su un area di almeno 100 km 2.<br />

Valori Limite e soglia di allarme per il Biossido di Azoto e valore limite per gli Ossidi di Azoto<br />

Valore limite orario per la<br />

protezione <strong>del</strong>la salute<br />

umana<br />

Valore limite annuale per<br />

la protezione <strong>del</strong>la salute<br />

umana<br />

Valore limite per la<br />

protezione <strong>del</strong>la<br />

vegetazione<br />

Periodo di<br />

mediazione<br />

1 ora<br />

Anno civile<br />

Anno civile<br />

Valore<br />

Limite<br />

200 µg/m3 NO2 da non<br />

superare più di 18 volte<br />

per anno civile<br />

40 µg/m3 NO2<br />

30 µg/m3 NOx<br />

Margine di<br />

tolleranza<br />

100 µg/m3. Tale valore<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

per raggiungere il valore<br />

limite al 01/01/2010<br />

20 µg/m3. Tale valore<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

per raggiungere il valore<br />

limite al 01/01/2010<br />

nessuno<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

01/01/2010<br />

01/01/2010<br />

19/07/2001


ARIA<br />

143<br />

La soglia di allarme è pari a 400 µg/m³ misurati su tre ore consecutive in un sito rappresentativo <strong>del</strong>la qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria su un area di almeno 100 km 2.<br />

Valori Limite per il Materiale Particolato (PM 10)<br />

Il percorso per il raggiungimento Periodo <strong>del</strong> divalore<br />

limite Valore è distinto in due fasi: Margine di<br />

mediazione Limite<br />

tolleranza<br />

Fase 1<br />

Valore limite di 24 ore<br />

per la protezione <strong>del</strong>la 24 ore<br />

salute umana Periodo di<br />

mediazione<br />

50 µg/m3 PM10 da non<br />

superare più di 35 volte<br />

per Valore anno civile<br />

Limite<br />

25 µg/m3. Tale valore<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

per raggiungere Margine di il valore<br />

limite tolleranza al 01/01/2005<br />

Valore limite annuale per<br />

Valore<br />

la protezione<br />

limite di<br />

<strong>del</strong>la<br />

24 ore<br />

salute<br />

per la protezione<br />

umana<br />

<strong>del</strong>la<br />

salute umana<br />

Valore limite annuale per<br />

la protezione <strong>del</strong>la salute<br />

umana<br />

50 µg/m3 PM10 da non<br />

Anno civile 40 µg/m3 PM10<br />

24 ore superare più di 35 volte<br />

per anno civile<br />

Anno civile<br />

40 µg/m3 PM10<br />

8 µg/m3. Tale valore<br />

25 é µg/m3. ridotto ogni Tale 12 valore mesi,<br />

é per ridotto raggiungere ogni 12 mesi, il valore<br />

per limite raggiungere al 01/01/2005 il valore<br />

limite al 01/01/2005<br />

8 µg/m3. Tale valore<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

per raggiungere il valore<br />

limite al 01/01/2005<br />

01/01/2005<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

01/01/2005<br />

01/01/2005<br />

01/01/2005<br />

Fase 2 (I valori limite <strong>del</strong>la fase 2 sono da rivedere con successivo decreto sulla base <strong>del</strong>la futura normativa comunitaria)<br />

Valore limite di 24 ore<br />

per la protezione <strong>del</strong>la<br />

salute umana<br />

Valore limite annuale per<br />

Valore<br />

la protezione<br />

limite di<br />

<strong>del</strong>la<br />

24 ore<br />

salute<br />

per la protezione<br />

umana<br />

<strong>del</strong>la<br />

salute umana<br />

Periodo di<br />

mediazione<br />

24 ore<br />

Periodo di<br />

mediazione<br />

Valore<br />

Limite<br />

50 µg/m3 PM10 da non<br />

superare più di 7 volte<br />

per Valore anno civile<br />

Limite<br />

50 µg/m3 PM10 da non<br />

Anno civile 20 µg/m3 PM10<br />

24 ore superare più di 7 volte<br />

per anno civile<br />

Margine di<br />

tolleranza<br />

Da stabilire in base<br />

ai dati in modo che sia<br />

equivalente Margine alla di fase 1<br />

tolleranza<br />

10 µg/m3. Tale valore<br />

Da é ridotto stabilire ogni in base 12 mesi,<br />

ai per dati raggiungere in modo che il valore sia<br />

equivalente limite al 01/01/2010 alla fase 1<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

01/01/2010<br />

Data di raggiungimento<br />

<strong>del</strong> valore limite<br />

01/01/2010<br />

01/01/2010<br />

10 µg/m3. Tale valore<br />

Valore limite annuale per<br />

é ridotto ogni 12 mesi,<br />

la La protezione Regione <strong>del</strong>la Lombardia salute ha Anno recentemente civile 20 approvato µg/m3 PM10 la L. R. per n. raggiungere 24 <strong>del</strong>l’11 il valore dicembre 2006 01/01/2010 “Norme per la<br />

umana<br />

prevenzione e la riduzione <strong>del</strong>le emissioni in atmosfera a limite tutela al <strong>del</strong>la 01/01/2010 salute e <strong>del</strong>l’ambiente” che intende<br />

promuovere azioni che incidano positivamente sulla riduzione <strong>del</strong>le emissioni di inquinanti in atmosfera: dal<br />

monitoraggio e uso razionale <strong>del</strong>l’energia, al potenziamento <strong>del</strong> trasporto pubblico locale, alla riduzione <strong>del</strong>le<br />

emissioni dei gas a effetto serra. Si tratta di un atto di indirizzo che definisce linee guida e obiettivi generali, i<br />

cui effetti positivi saranno percepiti sul medio e lungo periodo.<br />

In Pianura padana è particolarmente urgente l’adozione di misure che migliorino la situazione attuale viste anche<br />

le condizioni climatiche particolarmente svantaggiose: le Alpi e gli Appennini costituiscono, infatti, <strong>del</strong>le barriere<br />

alla circolazione atmosferica determinando una spiccata continentalità <strong>del</strong> clima, con un debole regime <strong>del</strong><br />

vento e la persistenza di condizioni di stabilità. La presenza <strong>del</strong>la catena alpina influenza, inoltre, l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>le perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di ostruzione e un separazione<br />

tra le circolazioni nei diversi strati <strong>del</strong>l’atmosfera. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante le<br />

capacità dispersive <strong>del</strong>l’atmosfera, e quindi le condizioni di accumulo degli inquinanti, soprattutto in periodo<br />

invernale, ma anche in presenza di fenomeni fotochimici nel periodo estivo.<br />

Ad aggravare questa condizione climatica svantaggiata si aggiunga che, in Lombardia, oltre il 90% dei cittadini<br />

vive in aree urbane e il 46% <strong>del</strong> territorio ha una densità superiore a 150 abitanti per chilometro quadrato


ARIA<br />

144<br />

(dati di gran lunga più elevati <strong>del</strong>la media europea) con punte di 1.843 e 2.033 ab/Km² rispettivamente in<br />

Provincia di Milano e Monza, senza contare il contributo dei numerosi poli industriali e <strong>del</strong>l’elevato tasso di<br />

mobilità interna con il prevalere <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>l’auto privata lungo le strade di accesso alle aree urbane.<br />

Gli indicatori<br />

Qualità <strong>del</strong>l’aria<br />

L’inquinamento atmosferico è dato da un miscuglio complesso e dinamico di molteplici sostanze e per<br />

misurarlo si ricorre ad indicatori che sono singole sostanze che fungono da rivelatori <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>l’aria.<br />

Nei vari momenti storici, in relazione allo sviluppo tecnologico e sociale, la composizione <strong>del</strong>l’inquinamento<br />

atmosferico è mutata e con questo anche la scelta degli appropriati indicatori per la sua caratterizzazione.<br />

Negli anni ’70 erano considerati indicatori attendibili l’anidride solforosa (SO 2) e le polveri totali sospese (PTS)<br />

derivanti dal grande consumo di combustibili fossili come l’olio combustibile, il carbone, il petrolio, ecc. Negli<br />

anni più recenti, con l’intensificazione <strong>del</strong> traffico veicolare gli indicatori più adatti a descrivere l’inquinamento<br />

atmosferico sono divenuti il biossido di azoto (NO 2), il monossido di carbonio (CO), gli idrocarburi, tra cui<br />

il benzene, l’ozono (O 3), le sostanze acidificanti ed il particolato fine e ultrafine (PM10 e PM2,5). Si calcola<br />

che ad oggi il trasporto su strada, contribuisca per il 46% <strong>del</strong> totale <strong>del</strong>le emissioni di ossidi di azoto e di<br />

monossido di carbonio e per il 30% alle emissioni di PM10.<br />

Grazie al passaggio dall’olio combustibile al gasolio desolforato e, negli ultimi anni, al maggior impiego di<br />

gas naturale (metano), le concentrazioni di anidride solforosa si sono drasticamente ridotte. Per tutti gli anni<br />

ottanta <strong>del</strong> secolo scorso le polveri (PTS) sono invece rimaste costanti e, con l’aumento <strong>del</strong> numero di<br />

autovetture, è rapidamente aumentato il biossido di azoto (NO 2). L’introduzione <strong>del</strong>le benzine senza piombo<br />

ha poi accresciuto la presenza di composti aromatici tra cui il benzene. Nello stesso periodo, inoltre, ha<br />

cominciato a destare serie preoccupazioni l’aumento <strong>del</strong>la concentrazione <strong>del</strong>l’ozono nella troposfera. Questa<br />

molecola è estremamente reattiva, ma se in stratosfera interagisce con la luce solare, assorbe la radiazione<br />

UV-B ed UV-C e svolge una funzione fondamentale di schermo nei confronti <strong>del</strong>le radiazioni nocive per la<br />

pelle, nello strato più basso <strong>del</strong>l’atmosfera, la troposfera, una concentrazione eccessiva risulta tossica e irritante<br />

per molte piante e animali ed è in grado di danneggiare materiali plastici. L’ozono troposferico è di origine sia<br />

antropica che naturale ed è un inquinante cosiddetto secondario, cioè non viene emesso direttamente da<br />

una o più sorgenti, ma si produce per effetto <strong>del</strong>la radiazione solare in presenza di inquinanti primari quali gli<br />

ossidi d’azoto (NOX) e i composti organici volatili (VOC), prodotti in larga parte dai motori a combustione e<br />

dall’uso di solventi organici, al verificarsi di condizioni meteorologiche caratterizzate da intenso irraggiamento<br />

solare ed elevate temperature. Il complesso dei fenomeni che porta a elevate concentrazioni di ozono viene<br />

denominato smog fotochimico. Questo inquinante, diffuso anche nelle aree più remote dei paesi europei<br />

e presente in concentrazioni maggiori nelle zone rurali, ha iniziato ad essere studiato per i suoi effetti sugli<br />

organismi vegetali, ed in particolare quale agente coinvolto, insieme ad altri, nel determinare i danni di nuovo<br />

tipo alle foreste, più noti con il termine “moria <strong>del</strong> bosco”.


La tabella 7.2 riassume le principali sorgenti di emissione per ogni inquinante atmosferico considerato.<br />

ARIA<br />

Tabella 7.2: Principali sorgenti di emissione di ogni inquinante atmosferico considerato.<br />

145<br />

Inquinanti Caratteristiche principali e sorgenti di emissione<br />

Biossido di zolfo (SO2)<br />

Monossido di carbonio (CO)<br />

Ossidi di azoto (NOx)<br />

Ozono (O3)<br />

Polveri Totali Sospese (PTS)<br />

Particolato Fine (PM10 e PM2,5)<br />

Idrocarburi non Metanici<br />

(IPA, Benzene)<br />

Impianti di riscaldamento, centrali di potenza, combustione di<br />

prodotti organici di origine fossile contenente zolfo (gasolio, carbone,<br />

oli combustibili)<br />

Traffico autoveicolare (processi di combustione incompleta dei<br />

combustibili fossili)<br />

Impianti di riscaldamento, traffico autoveicolare, centrali di potenza,<br />

attività industriali (tutti i processi di combustione ad alta temperatura)<br />

Non ci sono significative sorgenti di emissione diretta. E’ un<br />

inquinante secondario. La sua formazione avviene in seguito a<br />

reazioni chimiche in atmosfera tra i suoi precursori (soprattutto<br />

ossidi di azoto e composti organici volatili), reazioni che avvengono<br />

in presenza di alte temperature e forte irraggiamento solare<br />

Particelle solide o liquide aerodisperse di origine sia naturale<br />

(erosione <strong>del</strong> suolo, etc.) sia antropica (processi di combustione)<br />

Insieme di particelle con diametro inferiore a 10 µm e 2,5 µm,<br />

provenienti principalmente da processi di combustione<br />

Traffico autoveicolare, evaporazione dei carburanti, alcuni processi<br />

industriali


ARIA<br />

146<br />

Le mappe sottostanti, tratte dal sito internet di ARPA Lombardia sulla base dei dati INEMAR, mostrano<br />

graficamente le emissioni di NOx e PM10 per ogni comune lombardo, riferiti all’anno 2005.<br />

Figura 7.1 Emissioni di PM10 (ton/km 2 ) nei comuni lombardi (dati INEMAR 2005).<br />

Figura 7.2 Emissioni di NOX (t/km 2 ) nei comuni lombardi (dati INEMAR 2005).


ARIA<br />

147<br />

Nelle tabelle seguenti sono invece riportate, per l’anidride solforosa (SO 2 ), il monossido di carbonio (CO), gli<br />

ossidi di azoto (NOx) e il PM10, le quantità prodotte annualmente suddivise per fonti emissive nelle differenti<br />

Province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (dati INEMAR - INventario EMissioni ARia, 2003).<br />

Tabella 7.3 Stima complessiva <strong>del</strong>le quantità totali annuali di 10 inquinanti riferite alla Provincia di<br />

Varese.<br />

Provincia di Varese<br />

Produzione energia e trasform. combustibili<br />

Combustione non industriale<br />

Combustione Provincia nell'industria di Varese<br />

Produzione Processi produttivi energia e trasform. combustibili<br />

Combustione Estrazione e distribuzione non industriale combustibili<br />

Combustione Uso di solventi nell'industria<br />

Processi Trasporto produttivi su strada<br />

Estrazione Altre sorgenti e distribuzione mobili e macchinari combustibili<br />

Uso Trattamento di solventi e smaltimento rifiuti<br />

Trasporto Agricolturasu<br />

strada<br />

Altre sorgenti mobili e assorbimenti e macchinari<br />

Trattamento Totale e smaltimento rifiuti<br />

Agricoltura<br />

Altre sorgenti e assorbimenti<br />

Totale<br />

SO2<br />

t/anno<br />

1<br />

280<br />

SO2<br />

909<br />

t/anno<br />

532 1<br />

280<br />

9090<br />

532 286<br />

NOx<br />

t/anno<br />

131<br />

CO<br />

t/anno<br />

47<br />

14.410<br />

CO<br />

1.848<br />

t/anno<br />

865 47<br />

14.410<br />

1.8480<br />

30.405 865<br />

1.417<br />

58 0<br />

30.4055<br />

1.024 1.417<br />

50.078 58<br />

5<br />

1.024<br />

50.078<br />

PM10<br />

t/anno<br />

1<br />

367<br />

PM10<br />

57<br />

t/anno<br />

101 1<br />

367<br />

57 13<br />

101 758<br />

25<br />

132<br />

7586<br />

25 93<br />

1.424 2<br />

6<br />

93<br />

1.424<br />

SO2 NOx CO PM10<br />

Tabella 7.4 Stima Provincia complessiva di Milano <strong>del</strong>le quantità totali annuali di 10 inquinanti riferite alla Provincia di<br />

t/anno t/anno t/anno t/anno<br />

Milano.<br />

Produzione energia e trasform. combustibili 3.363 5.317 1.776 47<br />

Combustione non industriale<br />

Combustione Provincia nell'industria di Milano<br />

2.221<br />

SO2<br />

1.633<br />

t/anno<br />

6.484<br />

NOx<br />

7.681<br />

t/anno<br />

17.195<br />

CO<br />

5.273<br />

t/anno<br />

508<br />

PM10<br />

397<br />

t/anno<br />

Produzione Processi produttivi energia e trasform. combustibili 3.3630<br />

5.317 60 1.776 257 58 47<br />

Combustione Estrazione e distribuzione non industriale combustibili<br />

2.221 6.484 17.195 508<br />

Combustione Uso di solventi nell'industria<br />

1.6330<br />

7.6810<br />

5.2731<br />

202 397<br />

Processi Trasporto produttivi su strada<br />

1.101 0 26.272 60 124.900 257 3.009 58<br />

Estrazione Altre sorgenti e distribuzione mobili e macchinari combustibili<br />

200 1.572 1.209 140<br />

Uso Trattamento di solventi e smaltimento rifiuti<br />

39 0 823 0 59 1 202 28<br />

Trasporto Agricolturasu<br />

strada<br />

1.101 26.272 210 124.900 3.312 3.009 192<br />

Altre sorgenti mobili e assorbimenti e macchinari<br />

2001<br />

1.5726<br />

1.209 517 206 140<br />

Trattamento Totale e smaltimento rifiuti<br />

8.558 39 48.425 823 154.499 59 4.786 28<br />

Agricoltura<br />

210 3.312 192<br />

Altre sorgenti e assorbimenti<br />

1<br />

6 517 206<br />

Totale<br />

8.558 48.425 154.499 4.786<br />

102<br />

22 0<br />

286<br />

1028<br />

2.140 22<br />

8<br />

2.140<br />

1.631<br />

NOx<br />

5.396<br />

t/anno<br />

131 98<br />

1.631<br />

5.3962<br />

6.668 98<br />

1.253<br />

163 2<br />

6.6687<br />

1.253 33<br />

15.383 163<br />

7<br />

33<br />

15.383


ARIA<br />

148<br />

Tabella 7.5 Stima complessiva <strong>del</strong>le quantità totali annuali di 10 inquinanti riferite alla Provincia di<br />

Pavia.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

In Tab. 7.6 è indicato in tonnellate e in percentuale il contributo dei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> rispetto alla totalità<br />

prodotta nelle diverse province.<br />

<br />

Tabella 7.6: Stima <strong>del</strong>la percentuale di produzione dei diversi inquinanti rispetto alla totalità prodotta<br />

nelle differenti Province.


ARIA<br />

149<br />

Monitoraggio con postazioni fisse<br />

Secondo la legislazione italiana, costruita sulla base <strong>del</strong>la direttiva europea 96/62/CE recepita col D.lgs.<br />

351/99, le Regioni devono provvedere alla suddivisione <strong>del</strong> territorio in zone e agglomerati sui quali valutare<br />

il rispetto dei valori obiettivo e dei valori limite.<br />

La Regione Lombardia ha, così, suddiviso il territorio in zone ed agglomerati secondo la figura seguente:<br />

Figura 7.3: Zonizzazione <strong>del</strong>la Regione Lombardia secondo gli obiettivi di risanamento.<br />

Agglomerato<br />

sovracomunale<br />

Agglomerato<br />

comunale<br />

Zona risanamento<br />

multi-inquinante<br />

Zona risanamento ozono<br />

Zona mantenimento<br />

Figura 7.3: Zonizzazione <strong>del</strong>la Regione Lombardia secondo gli obiettivi di risanamento.<br />

Nelle<br />

Nelle<br />

zone<br />

zone<br />

e<br />

e<br />

negli<br />

negli<br />

agglomerati<br />

agglomerati la<br />

la<br />

valutazione<br />

valutazione<br />

<strong>del</strong>la<br />

<strong>del</strong>la<br />

qualità<br />

qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria<br />

<strong>del</strong>l’aria<br />

deve essere<br />

deve<br />

condotta<br />

essere<br />

in<br />

condotta<br />

modo integrato<br />

in modo<br />

tramite:<br />

integrato tramite:<br />

stazioni fisse;<br />

stazioni mezzi mobili; fisse;<br />

mezzi campagne mobili; con campionatori passivi;<br />

campagne mo<strong>del</strong>li matematici con campionatori di dispersione passivi; le stime, quale l’inventario comunale <strong>del</strong>le emissioni INEMAR.<br />

Per mo<strong>del</strong>li il monitoraggio matematici <strong>del</strong>la di qualità dispersione <strong>del</strong>l’aria non le stime, serve un quale numero l’inventario molto elevato comunale di stazioni <strong>del</strong>le poiché emissioni l’inquinamento INEMAR.<br />

si diffonde nell’aria e la misura in un punto può essere ben rappresentativa anche di aree molto vaste.<br />

Per Il il Decreto monitoraggio Ministeriale <strong>del</strong>la n° 60 qualità <strong>del</strong> 02/04/2002 <strong>del</strong>l’aria definisce non serve il numero un numero di stazioni molto necessarie elevato per la di valutazione stazioni degli poiché<br />

l’inquinamento Ossidi di Azoto si e diffonde di Zolfo (NOX, nell’aria SO2), <strong>del</strong>le e la polveri misura sottili in un (PM10), punto Piombo può essere (Pb), Benzene ben rappresentativa (C6H6) e Monossido anche<br />

di aree di Carbonio molto vaste. (CO) ed il Decreto Legislativo n° 183 <strong>del</strong> 21/05/04 per l’Ozono (O3). Il rispetto di tali criteri<br />

Il Decreto assicura una Ministeriale valutazione n.° <strong>del</strong>la 60 qualità <strong>del</strong> <strong>del</strong>l’aria 02/04/2002 utile per definisce la protezione il numero <strong>del</strong>la salute di umana stazioni e degli necessarie ecosistemi. per la<br />

valutazione<br />

La stazione<br />

degli<br />

di rilevamento<br />

Ossidi di<br />

deve<br />

Azoto<br />

essere<br />

e di<br />

posizionata<br />

Zolfo (NOX<br />

in modo<br />

SO2),<br />

da<br />

<strong>del</strong>le<br />

essere<br />

polveri<br />

il più possibile<br />

sottili (PM10),<br />

rappresentativa<br />

Piombo<br />

<strong>del</strong>lo<br />

(Pb),<br />

stato <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria <strong>del</strong>l’agglomerato o <strong>del</strong>la zona in cui è posta.<br />

Benzene e Monossido di Carbonio (CO) ed il Decreto Legislativo n.° 183 <strong>del</strong> 21/05/04 per l’Ozono<br />

Nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono presenti 12 stazioni fisse posizionate secondo i criteri sopra esposti.<br />

(O3).<br />

Ogni<br />

Il<br />

centralina<br />

rispetto<br />

rileva<br />

di tali<br />

determinati<br />

criteri assicura<br />

parametri<br />

una<br />

utili<br />

valutazione<br />

a definire la<br />

<strong>del</strong>la<br />

situazione<br />

qualità<br />

di inquinamento<br />

<strong>del</strong>l’aria utile<br />

caratteristica<br />

per la protezione<br />

<strong>del</strong>la<br />

<strong>del</strong>la zona salute monitorata. umana e degli ecosistemi.<br />

La stazione di rilevamento deve essere posizionata in modo da essere il più possibile<br />

rappresentativa <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria <strong>del</strong>l’agglomerato o <strong>del</strong>la zona in cui è posta.<br />

Nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono presenti 12 stazioni fisse posizionate secondo i criteri sopra<br />

esposti. Ogni centralina rileva determinati parametri utili a definire la situazione di inquinamento<br />

caratteristica <strong>del</strong>la zona monitorata.


ARIA<br />

Tabella 7.7 Stazioni fisse presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

150<br />

Centralina Provincia Parametri rilevati<br />

Abbiategrasso<br />

MI<br />

NO2 e CO<br />

Castano<br />

MI<br />

SO2 e NO2<br />

Cuggiono<br />

MI<br />

SO2 e NO2<br />

Magenta<br />

MI<br />

SO2, PM10, NO2, CO e O3<br />

Robecchetto<br />

MI<br />

SO2 e NO2<br />

Turbigo<br />

MI<br />

SO2 e NO2<br />

Pavia Folperti<br />

PV<br />

SO2 - NO2 - CO - O3 - Benzene<br />

Pavia Minerva<br />

PV<br />

PM10 - NO2 - CO<br />

Vigevano<br />

PV<br />

PM10 - NO2 - CO<br />

Gallarate<br />

VA<br />

PM10 - NO2 - CO - O3<br />

Lonate Pozzolo<br />

VA<br />

NO2 - CO<br />

Somma Lombardo<br />

VA<br />

NO2 - CO - O3<br />

Data la complessità di analisi dei dati relativi alle singole centraline e vista l’ampia disponibilità di dati consultabili<br />

sul sito appositamente dedicato da ARPA Lombardia al tema <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria (www.arpalombardia.it/<br />

qaria) si riporta una tabella di sintesi che illustra le condizioni di grave criticità <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria in Lombardia<br />

sulla base dei superamenti<br />

Comune<br />

dei limiti di legge relativamente ad alcuni fra<br />

anno<br />

i principali<br />

monitoraggio<br />

inquinanti.<br />

Arsago Seprio (VA)<br />

Carbonara <strong>Ticino</strong><br />

<br />

Castrate (VA)<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

2003-2004<br />

<br />

2006 - 2007<br />

<br />

2004<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Cardano al Campo (VA)<br />

2003 <br />

<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

2002<br />

<br />

Golasecca (VA)<br />

2004<br />

<br />

Samarate (VA)<br />

2003<br />

<br />

Sesto Calende (VA)<br />

2005<br />

<br />

Vergiate (VA)<br />

2005<br />

Nosate (MI)<br />

2004<br />

Robecchetto con Induno (MI)<br />

<br />

Vanzaghello (MI)<br />

<br />

2003<br />

<br />

<br />

<br />

2004-2005 ; 2006-2007<br />

Cassolnovo (PV)<br />

2005<br />

Monitoraggio Cuggiono (PV) <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> 2004<br />

Nel 1999 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e l’ARPA Lombardia (allora P.M.I.P.) realizzarono una ricerca che si proponeva di<br />

Magenta – Pontenuovo<br />

2006<br />

fornire un quadro complessivo <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria attraverso lo studio dei licheni epifiti. Questa indagine<br />

evidenziò Garlasco nel (PV) <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> aree critiche, ad elevata alterazione, soprattutto 2003 nei territori <strong>del</strong>le province di<br />

Novara, Zerbolò di Milano (PV) e di Varese, in corrispondenza dei centri tecnologici. 2006<br />

L’obiettivo <strong>del</strong>l’indagine è stato quello di valutare gli effetti <strong>del</strong>l’inquinamento atmosferico nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

tramite la rilevazione <strong>del</strong>la biodiversità di licheni epifiti.<br />

La crescita e la distribuzione dei licheni sono, infatti, influenzate da una varietà di elementi e composti chimici<br />

che si trovano nell’atmosfera. Tra questi vi sono soprattutto gli inquinanti primari, come il biossido di zolfo<br />

(SO2), il biossido d’azoto (NO2) ed i fluoruri, che permangono nella medesima forma chimica dopo essere


ARIA<br />

151<br />

stati immessi in atmosfera.<br />

I licheni sono sensibili anche agli effetti degli<br />

inquinanti secondari, derivanti da reazioni<br />

chimiche che coinvolgono gli inquinanti primari e<br />

comprendono l’ozono (O 3), i perossiacetilnitrati<br />

(PAN) ed i componenti <strong>del</strong>le piogge acide,<br />

quali l’acido solforico (H 2SO 4) e l’acido nitrico<br />

(HNO 3).<br />

Lo studio è stato effettuato tra il febbraio e il luglio<br />

1999 su un territorio vasto oltre 120.000 ettari,<br />

corrispondente alla valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale,<br />

comprendente l’intero territorio amministrativo di<br />

58 comuni: 47 in Lombardia, in provincia di Varese,<br />

Milano, Pavia e 11 in Piemonte, in provincia di<br />

Novara.<br />

La campagna di monitoraggio si è concretizzata<br />

attraverso l’effettuazione di 2.353 rilievi su alberi<br />

idonei, per un totale di 627 stazioni, ciascuna composta da tre a cinque alberi di tiglio e/o quercia. I rilievi<br />

sistematici sono stati effettuati all’interno di quadranti di lato pari a 1,5 km, ma per la rappresentazione<br />

cartografica d’insieme si è stabilito di utilizzare il valore di Biodiversità Lichenica più elevato rinvenuto in VAa<br />

maglie di 3x3 km.<br />

Questa scelta è stata dettata dalla constatazione che l’estremo dettaglio, considerata l’ampiezza <strong>del</strong>la scala<br />

territoriale, non permetteva di avere una visione d’insieme soddisfacente, dal momento che assumevano<br />

eccessivo risalto i singoli impatti a livello locale.<br />

In base alle sette classi di naturalità/alterazione (Nimis, 1999), le 151 stazioni considerate risultarono distribuite<br />

come indicato nella tabella sottostante.<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le stazioni (circa i tre quarti <strong>del</strong> totale) presentavano un grado di alterazione medio e<br />

basso, con valori di Biodiversità Lichenica (BLs) compresi tra 11 e 30. Le situazioni più critiche (alterazione<br />

alta) riguardavano complessivamente circa il 16% <strong>del</strong>le stazioni indagate; una percentuale analoga si osservava<br />

anche considerando i singoli territori provinciali.<br />

All’estremo opposto, solo per un limitato numero di stazioni (circa l’8%) si rinvenne un grado di naturalità<br />

media o alta; il territorio di Novara fu l’unico a presentare stazioni con valori di BLs ad alta naturalità, ossia<br />

superiori a 40.<br />

Tabella 7.8: Distribuzione (%) <strong>del</strong>le 182 stazioni nelle classi di naturalità/alterazione (Nimis, 1999)<br />

Valori di<br />

BLs<br />

0<br />

1-10<br />

11-20<br />

21-30<br />

31-40<br />

41-50<br />

>50<br />

Naturalità/Alterazione<br />

Alterazione molto alta<br />

Alterazione alta<br />

Alterazione media<br />

Naturalità bassa/alterazione bassa<br />

Naturalità media<br />

Naturalità alta<br />

Naturalità molto alta<br />

Dati<br />

complessivi<br />

0,0<br />

15,9<br />

45,6<br />

30,2<br />

6,6<br />

1,6<br />

0,0<br />

Provincia<br />

di Varese<br />

0,0<br />

19,4<br />

45,2<br />

32,3<br />

3,2<br />

0,0<br />

0,0<br />

Provincia<br />

di Milano<br />

0,0<br />

13,2<br />

55,3<br />

26,3<br />

5,3<br />

0,0<br />

0,0<br />

Provincia<br />

di Pavia<br />

0,0<br />

14,5<br />

43,4<br />

34,2<br />

7,9<br />

0,0<br />

0,0<br />

Provincia<br />

di Novara<br />

0,0<br />

19,5<br />

36,6<br />

26,8<br />

9,8<br />

7,3<br />

0,0


ARIA<br />

152<br />

Fig. 7.4: Distribuzione (%) <strong>del</strong>le 182 stazioni nelle classi di naturalità/alterazione (Nimis, 1999).<br />

% classi BL<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

totale Provincia VA Provincia MI Provincia PV Provincia NO<br />

0 1-10 11-20 21-30 31-40 41-50 >50<br />

Questo grafico e la carta di qualità <strong>del</strong>l’aria mostrano chiaramente che in tutto il territorio <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

non esistono aree a naturalità molto alta (valori di BLs superiori a 50), dove non siano evidenti gli effetti degli<br />

inquinanti atmosferici. Solo nella parte nord-occidentale, in provincia di Novara, figurano aree ad alta naturalità,<br />

contraddistinte dal colore verde scuro. Particolarmente critico appare il quadro ambientale nella fascia che<br />

va da Cerano-Novara a Gallarate, dove si concentrano le più evidenti alterazioni (colore rosso tendente al<br />

cremisi).


ARIA<br />

153<br />

Figura 7.5: Carta <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.


L’elaborazione cartografica dei dati rilevati ha permesso di evidenziare le zone a diverso grado di deviazione<br />

da condizioni naturali, stimando gli effetti biologici degli inquinanti sulla comunità lichenica epifita. Con questo<br />

strumento è stato possibile individuare aree a rischio che necessitano interventi di risanamento e nelle quali<br />

può essere utile collocare centraline per la misura degli inquinanti atmosferici, essendovi in tali aree una più<br />

alta probabilità di raggiungimento dei loro limiti-soglia. I dati raccolti rappresentano la base su cui si potrà, in<br />

futuro, evidenziare l’efficacia <strong>del</strong>le misure per la riduzione <strong>del</strong>le emissioni od il peggioramento arrecato da<br />

nuove sorgenti inquinanti.<br />

<br />

ARIA<br />

154<br />

Approfondimento: Valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante campionatori<br />

passivi nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Nel 2002, alla luce dei risultati preoccupanti ottenuti con l’utilizzo dei licheni come biondicatori, i Parchi <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> promossero un ulteriore studio sulla qualità <strong>del</strong>l’aria tramite l’utilizzo di campionatori passivi. L’obiettivo<br />

<strong>del</strong> monitoraggio fu quello di cercare di valutare l’impatto <strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>l’aria sulla vegetazione; come<br />

parametri di riferimento furono considerati i livelli per la protezione degli ecosistemi contenuti all’interno <strong>del</strong>le<br />

norme nazionali oppure nelle Direttive europee. Il monitoraggio fu effettuato in 17 stazioni concentrandosi<br />

sui seguenti inquinanti: biossido di azoto (NO 2), biossido di zolfo (SO 2), ozono (O 3), idrocarburi aromatici<br />

(BTEX).<br />

I dati ottenuti furono poi elaborati e confrontati con i valori limite riferiti alla protezione degli ecosistemi. Come<br />

ulteriore riscontro dei risultati fu effettuato uno studio sullo stato di vitalità <strong>del</strong>le chiome degli alberi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

tramite una specifica ricerca denominata “Monitoraggio <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong>la vegetazione boschiva<br />

mediante tecniche di telerilevamento all’Infrarosso Falso Colore nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”.<br />

I risultati <strong>del</strong> monitoraggio consentirono di evidenziare la rilevante influenza <strong>del</strong>le attività umane sull’area<br />

protetta e di tracciare un quadro <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria. Pur non potendo fornire indicazioni<br />

sulle fonti di emissione direttamente responsabili <strong>del</strong>le concentrazioni di inquinanti atmosferici evidenziate,<br />

fu possibile affermare che la presenza dei composti potenzialmente tossici sia per gli organismi vegetali sia<br />

per l’uomo, scaturiva dalla sovrapposizione di fenomeni di inquinamento locale e di trasporto di inquinanti<br />

di area vasta.<br />

Per quanto concerne più direttamente gli aspetti legati alla protezione degli ecosistemi, lo studio promosso<br />

dal <strong>Parco</strong> fece emergere il seguente quadro:<br />

il valore di riferimento per la protezione <strong>del</strong>la vegetazione forestale e <strong>del</strong>le colture agrarie per l’ozono<br />

troposferico fu superato presso tutti i siti di misura;<br />

la concentrazione di biossido di azoto superò i valori di riferimento per la protezione <strong>del</strong>la vegetazione<br />

nelle stazioni di Castelletto <strong>Ticino</strong>, Sesto Calende, Samarate, Nosate, Castano Primo, Turbigo e Cuggiono;<br />

per i composti omologhi <strong>del</strong> benzene, in particolare toluene e xileni (per i quali non è disponibile un<br />

limite normativo di confronto), nella sponda lombarda <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si rilevarono in alcune postazioni<br />

concentrazioni maggiori rispetto a quelle <strong>del</strong> benzene;<br />

i valori di biossido di zolfo risultarono al di sotto <strong>del</strong> valore limite preso come riferimento dalla normativa,<br />

grazie all’utilizzo di combustibili a basso tenore di zolfo, alla maggiore diffusione <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong> metano<br />

per l’alimentazione degli impianti di riscaldamento e all’applicazione di migliori tecniche di abbattimento<br />

degli inquinanti;<br />

la distribuzione spaziale dei livelli di stress evidenziati dall’applicazione <strong>del</strong>le tecniche di telerilevamento<br />

all’Infrarosso Falso Colore rivelò una sorprendente sovrapposizione con quella dei principali inquinanti<br />

atmosferici fitotossici, primo fra tutti l’ozono, al quale potrebbe essere attribuito lo stato di stress diffuso. Gli<br />

stati di sofferenza più gravi mostrarono invece una correlazione alle situazioni nelle quali, a<br />

elevate concentrazioni di ozono, si sovrapponevano alti livelli di ossidi di azoto. Come già rilevato<br />

con la mappatura <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni, un modesto livello di danneggiamento <strong>del</strong>la<br />

vegetazione si riscontrò nelle porzioni occidentali e in quelle meridionali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, mentre una situazione<br />

di grave o gravissimo stress fu evidenziata su estese superfici nel resto <strong>del</strong> territorio. Il massimo <strong>del</strong>lo stress<br />

fu riscontrato nei quadranti settentrionali, orientali e occidentali attorno all’Aeroporto di Malpensa 2000 e<br />

nelle aree contigue ai grossi poli industriali <strong>del</strong>la zona centrale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Il quadro scaturito dall’indagine fu, quindi, complesso: non si registrò, infatti, il superamento di un unico valore<br />

soglia, condizione nella quale un eventuale monitoraggio degli effetti sarebbe risultato assai più agevole, ma


ARIA<br />

155<br />

piuttosto una pressione di più agenti nocivi che potevano incidere sia direttamente sugli organismi vegetali e<br />

sui loro processi vitali, sia indirettamente attraverso un’alterazione progressiva <strong>del</strong>le caratteristiche chimiche<br />

<strong>del</strong> suolo.<br />

A distanza di diversi anni dai risultati <strong>del</strong>le indagini sulla comunità lichenica, <strong>del</strong>lo studio realizzato con i<br />

campionatori passivi e dal rinvenimento dei primi segnali di allarme relativi a condizioni di sofferenza <strong>del</strong>le<br />

chiome degli alberi riscontrate in alcune aree ristrette oggi si sta assistendo a un generale deperimento<br />

dei boschi e in particolare, come già sottolineato nel Capitolo sulla Vegetazione, alla moria di numerosissimi<br />

esemplari di quercia, la specie simbolo dei boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Questi fenomeni sono certamente da imputarsi<br />

a una molteplicità di fattori, ma non va dimenticato che già la situazione riscontrata negli studi citati rilevava la<br />

necessità di un risanamento complessivo <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e che ogni opzione futura<br />

che avesse comportato un incremento <strong>del</strong>le concentrazioni di sostanze inquinanti avrebbe dovuto essere<br />

considerata negativamente.<br />

Questo a conferma <strong>del</strong>la fragilità degli ecosistemi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, costituita da un mosaico di ambienti<br />

naturali e di rilievo internazionale e aree fortemente urbanizzate ricche di insediamenti industriali ed<br />

infrastrutture.<br />

Sintesi degli indicatori<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

(*) prodotta nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> rispetto al totale <strong>del</strong>la pressione corrispondente


Pressione NOX %<br />

Pressione COV %<br />

Pressione CO %<br />

0,24<br />

0,37<br />

0,37<br />

0,08<br />

0,50<br />

0,39<br />

ARIA<br />

0,08<br />

0,43 156<br />

0,37<br />

0,11<br />

Pressione PM10 Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è costituito % da un territorio 0,35 inserito in un ambiente urbanizzato e ricco di insediamenti<br />

industriali ed infrastrutture che ovviamente determinano un forte impatto sulla qualità <strong>del</strong>l’aria; questo quadro<br />

è aggravato dalla collocazione geografica <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che è al centro <strong>del</strong>la Pianura padana, una <strong>del</strong>le<br />

aree più inquinate d’Europa.<br />

La situazione Monitoraggio attuale è quindi molto grave e la tendenza ad una progressiva e inarrestabile urbanizzazione di<br />

quest’area con non può che far ipotizzare un peggioramento di questo quadro.<br />

Risposta<br />

Numero 12 E’ da auspicare postazioni che negli anni a venire questo trend si inverta, o almeno si stabilizzi, <br />

e il ricorso all’utilizzo di<br />

energia fisse proveniente da fonti rinnovabili e l’uso di tecnologie meno inquinanti nel campo dei motori e dei<br />

trasporti possano determinare una diminuzione <strong>del</strong>la concentrazioni di inquinanti in atmosfera.<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

una realtà che<br />

soffre di seri<br />

problemi legati<br />

all’inquinamento<br />

<strong>del</strong>l’aria dati<br />

dall’intenso<br />

sfruttamento <strong>del</strong><br />

territorio stesso<br />

sotto ogni punto di<br />

vista. Le<br />

numerose<br />

infrastrutture che<br />

lo attraversano<br />

contribuiscono ad<br />

aggravare il<br />

problema.<br />

Il numero di<br />

centraline fisse<br />

consente un<br />

discreto<br />

monitoraggio in<br />

continuo <strong>del</strong>la<br />

qualità <strong>del</strong>l’aria<br />

<strong>del</strong> territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è costituito da un territorio inserito in un ambiente urbanizzato e ricco di insediamenti industriali ed<br />

infrastrutture che ovviamente determinano un forte impatto sulla qualità <strong>del</strong>l’aria, aggravato dalla collocazione<br />

geografica <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che è al centro <strong>del</strong>la Pianura padana, una <strong>del</strong>le aree più inquinate d’Europa. La<br />

situazione attuale è quindi molto grave e la tendenza ad una progressiva e inarrestabile urbanizzazione di quest’area non<br />

può che far ipotizzare un peggioramento di questo quadro. E’ da auspicare che negli anni a venire questo trend si<br />

inverta, o almeno si stabilizzi, e il ricorso all’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili e l’uso di tecnologie<br />

meno inquinanti nel campo dei motori e dei trasporti possano determinare una diminuzione <strong>del</strong>la concentrazioni di<br />

inquinanti in atmosfera.<br />

1


AGRICOLTURA<br />

157<br />

CAPITOLO 7<br />

AGRICOLTURA


Inquadramento generale<br />

AGRICOLTURA<br />

159<br />

CAPITOLO 7<br />

AGRICOLTURA<br />

Le aree rurali costituiscono nel <strong>Parco</strong> quella porzione di territorio che protegge le aree di maggior pregio<br />

naturalistico dall’espansione <strong>del</strong>le aree urbane e che consente il mantenimento e la conservazione <strong>del</strong> paesaggio<br />

rurale, ma le attività agricole possono allo stesso tempo rappresentare una significativa fonte di impatto.<br />

L’agricoltura praticata in modo intensivo, caratterizzata da vaste aree a monocoltura, incide negativamente sia<br />

sul paesaggio rurale rendendolo monotono, sia sui comparti ambientali (acque, aria e suolo) che risentono<br />

<strong>del</strong>l’immissione di grandi quantità di prodotti di sintesi (concimi e pesticidi). L’agricoltura meccanizzata, se<br />

nei decenni precedenti ha consentito lo sviluppo di una fiorente economia, oggi incide pesantemente sulla<br />

conservazione <strong>del</strong>la biodiversità e degli ecosistemi.<br />

Ciò è particolarmente vero nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> dove convivono aree di grande interesse naturalistico, zone<br />

urbane e larghe porzioni di territorio agricolo che, con i suoi 50.000 ettari, rappresenta oltre la metà <strong>del</strong>l’intera<br />

superficie <strong>del</strong>l’area protetta.<br />

Si tratta di una realtà dinamica, articolata e ben organizzata, con un’ottima struttura irrigua di supporto che,<br />

unita all’esperienza degli imprenditori locali, consente di ottenere buone produzioni sia per quanto riguarda i<br />

prodotti vegetali, sia per quanto concerne gli allevamenti.<br />

Negli ultimi anni l’Unione Europea, attraverso la Politica Agricola Comune, ha potenziato le opportunità di<br />

orientare la produzione in senso sostenibile. Moltissime aziende <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> hanno deciso di raccogliere questa<br />

sfida, lavorando con il supporto <strong>del</strong>le organizzazioni agricole ed in costante rapporto con i tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, per<br />

introdurre alcune misure di attenzione all’ambiente, quali il miglioramento <strong>del</strong> paesaggio agrario e <strong>del</strong>l’agroecosistema,<br />

mediante la creazione o il mantenimento di siepi o filari, la tutela di prati e marcite, la conservazione<br />

di zone umide e così via.


AGRICOLTURA<br />

160<br />

Per fornire un quadro di riferimento generale utilizzato come base per la valutazione degli andamenti dei<br />

vari indicatori nel tempo, si riportano alcune considerazioni di carattere generale tratte da “I caratteri socio -<br />

economici e demografici dei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”.<br />

L’area in esame si distingue ancora per la presenza di alcuni caratteri agricoli, ma una doverosa premessa<br />

da fare riguarda il ridotto peso di queste attività, tanto in termini occupazionali (0,9%), quanto relativamente<br />

alla capacità ed il contributo a generare ricchezza (valore aggiunto) per il sistema economico locale (1,0%).<br />

Considerando, infatti, la fisionomia produttiva <strong>del</strong> territorio, anche per quella porzione che sembrerebbe<br />

relativamente più vocata per i settori primari (i comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> appartenenti alla provincia di Pavia) si tratta,<br />

comunque, di un’incidenza alquanto contenuta ed, in ogni caso, inferiore ai 2 punti percentuali.<br />

Sempre a livello macroscopico, per un corretto inquadramento di questo comparto è bene richiamare alcune<br />

tendenze verificatesi, a livello regionale, nel corso dei dieci anni a cavallo tra gli ultimi due Censimenti (1990-<br />

2000), che hanno interessato una serie di caratteri di natura strutturale e che, senza pretesa di esaustività,<br />

possono essere così sintetizzati:<br />

Consistente contrazione <strong>del</strong> numero di aziende agricole (-43,6%) e, anche se in misura minore, <strong>del</strong>la<br />

superficie totale <strong>del</strong>le stesse (-11,7%) e <strong>del</strong>la SAU 3 (-6,2%);<br />

Massiccia presenza di micro-aziende e mutamenti strutturali che sembrerebbero essere contraddistinti da<br />

una dinamica di espansione <strong>del</strong>le realtà imprenditoriali e produttive più rilevanti, collegate alle aziende di<br />

maggiori dimensioni, a fronte di una progressiva marginalizzazione di quelle minori;<br />

Ulteriore consolidamento di una serie di aspetti già emersi in passato, quali la netta prevalenza di aziende<br />

a conduzione diretta <strong>del</strong> coltivatore (89,3%), di realtà dotate di terreni di proprietà (60,7%), <strong>del</strong> ruolo<br />

<strong>del</strong>la manodopera familiare (85,0% <strong>del</strong>le giornate di lavoro) e di un elevato livello di meccanizzazione<br />

(89,3%);<br />

Abbandono <strong>del</strong>la pratica zootecnica da parte di un certo numero di aziende, specie nel caso di quelle al di<br />

sotto dei 20 ettari. Nel giro di un decennio, infatti, l’incidenza di questi soggetti è passata dal 50,7% (1990)<br />

al 47,8% (2000).<br />

Cenni normativi<br />

La Politica Agricola nell’Unione europea: origini e primi passi<br />

L’Unione europea ha varato nel 2003 (Regolamenti CE n. 1782/2003, n. 1783/2003 e n. 567/2004 <strong>del</strong><br />

Consiglio che hanno modificato il regolamento CE n. 1257/1999 e altre normative comunitarie recanti le modalità<br />

di applicazione dei Regolamenti stessi) una nuova Riforma <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune con la quale è stata<br />

impressa un’accelerazione alle modifiche progressivamente introdotte nel settore agricolo a partire <strong>del</strong> 1992.<br />

Dal 1950, infatti, anno in cui si diede origine al processo d’integrazione europea con la proclamazione <strong>del</strong>la<br />

famosa dichiarazione di unità, ad oggi, le priorità dei paesi che via via hanno costituito l’attuale Unione europea<br />

sono cambiate in modo radicale.<br />

Le origini <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune risalgono alla Conferenza di Stresa tenutasi nel luglio 1958, quando<br />

ancora gli Stati membri erano sei: Francia, Germania, <strong>It</strong>alia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo. L’intervento a<br />

favore <strong>del</strong>l’agricoltura nacque dalla consapevolezza che questo settore, lasciato alle libere leggi <strong>del</strong> mercato,<br />

non sarebbe riuscito a sopravvivere e tenere il passo <strong>del</strong>l’espansione generale <strong>del</strong>l’economia. La PAC prese<br />

avvio a partire dal 1962.<br />

La PAC ha promosso sia la produzione sia la produttività <strong>del</strong> settore agricolo, ha stabilizzato i mercati (non si<br />

sono avuti deficit produttivi e i prezzi UE non hanno subito le fluttuazioni che si sono verificate sui mercati<br />

mondiali per alcuni prodotti), ha assicurato l’approvvigionamento dei prodotti e ha protetto gli agricoltori<br />

contro le fluttuazioni dei prezzi sui mercati mondiali (nel 1958 i sei Stati membri producevano l’85% <strong>del</strong> loro<br />

fabbisogno, nel 1998 i 12 Stati membri producevano il 120%).<br />

Nel 1992 l’Unione europea ha cercato di ridurre i prezzi agricoli per renderli più competitivi sul mercato interno<br />

e su quello mondiale, intervenendo anche con la riduzione nell’assegnazione di importi compensativi per le<br />

perdite di reddito subite dagli agricoltori.<br />

Scopo <strong>del</strong>la PAC dal 1992 è stato procedere nell’applicazione <strong>del</strong>la riforma sostituendo le misure a<br />

sostegno dei prezzi con aiuti diretti agli agricoltori accompagnando questo processo con una politica rurale<br />

coerente.<br />

Durante il Consiglio Europeo di Berlino <strong>del</strong> 25 Marzo 1999, nel quadro di Agenda 2000, si sono poste le basi<br />

per una revisione intermedia <strong>del</strong>la politica agraria europea affinché vi fosse una verifica a metà percorso <strong>del</strong>la<br />

Riforma <strong>del</strong>la Politica Agricola, attorno al 2003, con l’introduzione di misure correttive finalizzate a rispondere


AGRICOLTURA<br />

161<br />

alle aspettative dei cittadini europei verso l’agricoltura e le politiche di sviluppo rurale, anche a seguito <strong>del</strong>la<br />

crescente richiesta di maggior sicurezza alimentare proveniente dai consumatori europei.<br />

La Riforma <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune<br />

Secondo le intenzioni <strong>del</strong>la Commissione europea, gli obiettivi da raggiungere con la riforma riguardavano sia<br />

l’organizzazione interna <strong>del</strong> settore agricolo, sia i rapporti con i mercati internazionali.<br />

Gli Stati membri, per evitare l’abbandono <strong>del</strong>la produzione, hanno potuto scegliere di mantenere ancora una<br />

certa correlazione tra sovvenzioni e produzione, ma a condizioni precise ed entro limiti chiaramente definiti.<br />

La Riforma ha rappresentato una tappa fondamentale per aiutare gli agricoltori a orientarsi maggiormente al<br />

mercato e diventare competitivi ricevendo al contempo un sostegno ragionevole ai loro redditi. Sono stati messi<br />

nella condizione di produrre ciò che viene richiesto dal mercato ricevendo premi per l’adozione di pratiche<br />

agricole ecologicamente sostenibili. La Riforma ha inoltre favorito gli agricoltori che producono alimenti di alta<br />

qualità nei vari contesti regionali che caratterizzano l’agricoltura europea e che preservano il carattere specifico<br />

<strong>del</strong>le zone rurali. Non bisogna dimenticare infatti che l’80% <strong>del</strong>la superficie comunitaria è costituita da aree<br />

rurali e che in tale contesto gli agricoltori sono considerati il vero importante presidio di tutela e promozione<br />

<strong>del</strong>le zone rurali <strong>del</strong>l’Unione.<br />

Tra le novità introdotte nello Sviluppo Rurale vi sono alcuni aspetti che hanno coinvolto direttamente gli<br />

agricoltori nella tutela e valorizzazione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>l’ambiente. Infatti la Commissione ha previsto incentivi<br />

per gli agricoltori che partecipano volontariamente a programmi comunitari o nazionali volti a migliorare la<br />

qualità dei prodotti agricoli e dei processi produttivi nei seguenti settori: protezione <strong>del</strong>le indicazioni geografiche<br />

e denominazione di origine dei prodotti agricoli e alimentari, attestazione di specificità dei prodotti agricoli e<br />

alimentari, metodo di produzione biologico, vini di qualità prodotti in regioni determinate.<br />

Sono stati previsti inoltre incentivi per il rispetto <strong>del</strong>le norme di adeguamento alla legislazione nazionale e<br />

comunitaria in materia di ambiente, sanità pubblica, salute e benessere animale, nonché il sostegno ai giovani<br />

agricoltori attraverso un aiuto per i nuovi insediamenti, ed un aumento degli aiuti per gli investimenti effettuati<br />

dai giovani agricoltori.<br />

Un aspetto importante per il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è costituito dagli aiuti previsti per le aree soggette a vincoli<br />

ambientali specifici per la tutela degli habitat e <strong>del</strong>l’avifauna (facenti parte <strong>del</strong>la Rete Natura 2000). E’ infatti<br />

possibile aumentare gli aiuti agli agricoltori che realizzano interventi specifici di conservazione.<br />

Il Piano di Sviluppo Rurale <strong>del</strong>la Regione Lombardia<br />

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) è uno specifico strumento per una politica determinata <strong>del</strong>l’Unione<br />

Europea rivolta ai territori non urbanizzati e rappresenta un documento programmatorio che le regioni, in<br />

accordo con gli Enti <strong>del</strong>egati (Province e Comunità montane), elaborano seguendo le indicazioni <strong>del</strong> Programma<br />

regionale di sviluppo e il Regolamento comunitario sullo sviluppo rurale.<br />

La struttura <strong>del</strong> PSR è articolato in 4 assi di intervento:<br />

Asse 1 - Miglioramento <strong>del</strong>la competitività <strong>del</strong> settore agricolo e forestale<br />

Asse 2 - Miglioramento <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>lo spazio rurale<br />

Asse 3 - Qualità <strong>del</strong>la vita nelle zone rurali e diversificazione <strong>del</strong>l’economia rurale<br />

Asse 4 - Approccio Leader<br />

Le Regioni hanno il compito di predisporre i programmi ed inviarli alla Commissione Europea la quale approva<br />

ciascun singolo Programma di Sviluppo Rurale.<br />

In Lombardia le strategie <strong>del</strong> nuovo Piano di Sviluppo Rurale 2007-20013 mirano a incrementare la competitività<br />

<strong>del</strong> sistema produttivo agricolo e a dare un ruolo ed una identità alle aree rurali, promuovendone la tutela e<br />

la valorizzazione <strong>del</strong>l’ambiente attraverso una corretta gestione <strong>del</strong> territorio. I due principali settori produttivi<br />

<strong>del</strong>l’agricoltura lombarda sono costituiti dalla zootecnia e dai seminativi. Per il primo, risulta necessario procedere<br />

ad adattamenti e innovazioni nel processo produttivo, al fine di ridurre i costi, in particolare quelli fissi. Per<br />

quanto attiene al settore dei seminativi, si può affermare che il disaccoppiamento, ovvero il pagamento<br />

attribuito agli agricoltori <strong>del</strong>l’Unione europea indipendentemente dalla produzione tende sempre più a favorire<br />

le colture la cui redditività è meno dipendente dai contributi, o quelle che in precedenza non beneficiavano di<br />

aiuti, come le foraggiere, la cui convenienza è ulteriormente accentuata dalla loro trasformazione in foraggi/<br />

mangimi.<br />

Le priorità individuate dal PSR 2007-2013 predisposto dalla Regione Lombardia sono: l’integrazione di filiera,


AGRICOLTURA<br />

162<br />

l’ottimizzazione <strong>del</strong>le risorse idriche, i sistemi verdi territoriali, la multifunzionalità agricola, le bioenergie, l<br />

riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento da nitrati ed il sostegno alle aree deboli.<br />

Gli obiettivi generali e gli assi prioritari <strong>del</strong>la programmazione 2007-2013 che sono stati individuati sono<br />

collegati alla strategia attuata nel passato periodo di programmazione (2000-2006) che descriveva uno scenario<br />

evolutivo in cui il settore agricolo lombardo veniva sottoposto ad una forte pressione competitiva trasversale in<br />

grado di agire sulle dinamiche produttive, economiche e sociali. Lo scenario attuale ha accentuato ancor più<br />

questa pressione (allargamento <strong>del</strong> mercato, appesantimento degli oneri finanziari comunitari per il sostegno<br />

economico, totale disaccoppiamento <strong>del</strong> sostegno dalle produzioni) e di conseguenza nella predisposizione<br />

<strong>del</strong> Piano si è tenuto conto dei seguenti elementi:<br />

attivazione di misure in grado di garantire alle imprese un aiuto di base in grado di sostenerne il reddito e<br />

favorirne l’evoluzione a fronte <strong>del</strong>l’assunzione di comportamenti virtuosi<br />

ricerca di nuovi mo<strong>del</strong>li di impresa, privilegiando gli interventi che si presentano sottoforma di “pacchetti” di<br />

misure integrate<br />

promozione <strong>del</strong>le filiere territoriali<br />

partecipazione degli enti locali nella gestione <strong>del</strong>la spesa nei territori di competenza nonché nella definizione<br />

dei progetti di intervento.<br />

Gli indicatori<br />

40 27<br />

Le aziende agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Il numero di aziende censite nell’anno 2000 nei 47 comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, sono pari a 1.580 e sono<br />

distribuite in modo disomogeneo tra le tre Province: 215 si trovano in Provincia di Varese (14%), 593 in<br />

Provincia di Milano (38%) e 772 in Provincia di Pavia (49%).<br />

Esse possono essere suddivise per classe di superficie totale, come riportato nei grafici seguenti.<br />

Figura 6.1: Numero di aziende per classe di superficie totale nella Provincia di Varese (2000).<br />

136 57 286<br />

3<br />

27<br />

40<br />

30<br />

22<br />

Meno di 1 ha<br />

1-2 ha<br />

2-5 ha<br />

5-10 ha<br />

10-20 ha<br />

20-50 ha<br />

50-100 ha<br />

100 ha ed oltre<br />

Figura 6.2: Numero di aziende per classe di superficie totale nella Provincia di Milano (2000).<br />

136<br />

57<br />

93<br />

28<br />

2 60<br />

79<br />

52<br />

50<br />

35<br />

88<br />

Senza superficie<br />

Meno di 1 ha<br />

1-2 ha<br />

2-5 ha<br />

5-10 ha<br />

10-20 ha<br />

20-50 ha<br />

50-100 ha<br />

100 ha ed oltre


AGRICOLTURA<br />

163<br />

Figura 6.3: Numero di aziende per classe di superficie totale divise nella Provincia di Pavia (2000).<br />

96<br />

184<br />

92<br />

4 76<br />

107<br />

Senza superficie<br />

Meno di 1 ha<br />

1-2 ha<br />

2-5 ha<br />

5-10 ha<br />

10-20 ha<br />

20-50 ha<br />

50-100 ha<br />

100 ha ed oltre<br />

Dall’osservazione dei grafici emerge la massiccia presenza di micro-aziende, soprattutto in Provincia di Varese,<br />

dove poco meno <strong>del</strong> 65% di esse ricopre una superficie totale inferiore ai 10 ettari. Situazione differente<br />

si verifica in Provincia di Milano e Pavia, dove le micro-aziende rappresentano una percentuale inferiore<br />

rispettivamente 34% e 38%, anche se In Provincia di Milano sono state considerate micro-aziende quelle con<br />

differente una superficie si verifica inferiore in o uguale Provincia a 5 ha. di Milano e Pavia, dove le micro-aziende rappresentano una<br />

percentuale In Provincia inferiore di Pavia (rispettivamente esistono alcune differenze 34% rispetto alle altre Province, infatti si osserva una generale<br />

sovrarappresentazione dei settori primari, a fronte di una situazione che, nelle due restanti Province, privilegia<br />

altri comparti di attività economica, in primis, quelli legati alle attività industriali. In particolare, in Provincia di<br />

Varese, il comparto agricolo risulta in fase di declino (come dimostra anche la notevole presenza di microaziende)<br />

sia per la morfologia <strong>del</strong> territorio (più difficile da coltivare rispetto alla pianura milanese e pavese,<br />

ma soprattutto non irrigua) sia per l’avanzamento inesorabile <strong>del</strong>le aree urbanizzate e industriali. Nei comuni<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ricadenti nella Provincia di Varese, tuttavia, l’agricoltura potrebbe essere rilanciata attraverso una<br />

sensibilizzazione degli agricoltori che li orienti a convertire le tipologie colturali attualmente praticate in forme<br />

maggiormente redditizie a parità di superficie.<br />

Analoghe considerazioni possono essere espresse se si considera la SAU anziché la superficie agricola totale.<br />

Figura 6.4: Analisi <strong>del</strong> tipo di aziende presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (2000).<br />

4 e 38%).<br />

In Provincia di Pavia esistono alcune differenze rispetto alle altre Province, infatti si osserva una<br />

generale sovrarappresentazione dei settori primari, a fronte di una situazione che, nelle 2 restanti<br />

Province, privilegia altri comparti di attività economica, in primis, quelli legati alle attività industriali.<br />

In particolare, in Provincia di Varese, il comparto agricolo risulta in fase di declino (come dimostra<br />

anche la notevole presenza di micro-aziende) sia per la morfologia <strong>del</strong> territorio (più difficile da<br />

coltivare rispetto alla pianura milanese e pavese ma soprattutto non irrigua) sia per l’avanzamento<br />

inesorabile <strong>del</strong>le aree urbanizzate e industriali. Nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ricadenti nella Provincia di Varese,<br />

tuttavia, l’agricoltura potrebbe essere rilanciata attraverso una sensibilizzazione degli agricoltori che li<br />

orienti a convertire le tipologie colturali attualmente praticate in forme maggiormente redditizie a<br />

parità di superficie.<br />

Analoghe considerazioni possono essere espresse se si considera la SAU anziché la superficie agricola<br />

totale.<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

Numero di aziende Superficie totale (ha) Superficie agricola<br />

utilizzata (ha)<br />

Provincia di Varese Provincia di Milano Provincia di Pavia<br />

Le aziende agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> coprono una superficie agricola di oltre 52.000 ettari per una Superficie Agricola<br />

Le<br />

Utilizzata<br />

aziende<br />

(SAU)<br />

agricole<br />

di oltre<br />

<strong>del</strong><br />

40.000<br />

<strong>Parco</strong><br />

ettari.<br />

coprono<br />

Esse sono<br />

una<br />

ripartite<br />

superficie<br />

nelle<br />

agricola<br />

diverse province<br />

di oltre<br />

come<br />

52.000<br />

di seguito<br />

ettari<br />

riportato<br />

per una<br />

in tabella.<br />

Superficie<br />

Agricola Utilizzata (SAU) di oltre 40.000 ettari. Esse sono ripartite nelle diverse province come di<br />

seguito riportato in tabella.<br />

Superficie totale (ha)<br />

52<br />

77<br />

Superficie agricola<br />

utilizzata (ha)<br />

84<br />

Superficie totale<br />

media (ha)<br />

Superficie agricola<br />

utilizzata media (ha)


AGRICOLTURA<br />

Tabella 6.1: Superficie agricola suddivisa nelle diverse province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Provincia di Varese<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

Superficie totale<br />

(ha)<br />

2.735,40<br />

16.398,86<br />

33.083,36<br />

Superficie 52.217,62 totale<br />

(ha)<br />

164<br />

Superficie agricola<br />

utilizzata (ha)<br />

1.922,25<br />

12.165,13<br />

26.289,90<br />

Superficie 40.377,28 agricola<br />

utilizzata (ha)<br />

Superficie totale<br />

media (ha)<br />

12,72<br />

27,65<br />

42,85<br />

Superficie 83,23totale<br />

media (ha)<br />

Superficie agricola<br />

utilizzata media (ha)<br />

Le Provincia aziende di agricole Varesepresenti<br />

2.735,40 in Provincia di Pavia 1.922,25 coprono complessivamente 12,72 una superficie 8,94di<br />

territorio<br />

maggiore Provincia rispetto di Milano a quelle presenti 16.398,86 nelle altre Province 12.165,13 ed anche maggiore 27,65 risulta la loro superficie 20,51media.<br />

I 2.735 ha coperti dalle imprese agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> nella Provincia di Varese ricadono per la maggior parte (più<br />

Provincia di Pavia 33.083,36 26.289,90<br />

42,85<br />

34,05<br />

<strong>del</strong> 50%) in aziende di medie dimensioni; per la Provincia di Milano, invece, gli ettari di superficie totale sono<br />

coperti Totale per <strong>Parco</strong><br />

Meno di 1 1-2 2-5 5-10 10-20 20-50 50-100 100 ha<br />

la maggior parte 52.217,62 da aziende di grosse 40.377,28<br />

ha ha hadimensioni.<br />

ha In Provincia 83,23<br />

ha di Pavia, ha le sole ha aziende 63,51<br />

ed agricole oltre di<br />

oltre 100 ha ricoprono oltre il 50% <strong>del</strong>la superficie agricola totale.<br />

Provincia di Varese 0,37% 1,85% 6,16% 7,54% 20,64% 31,87% 14,11% 17,45%<br />

Provincia Tabella 6.2: di Milano Dimensione 0,20% <strong>del</strong>le 0,45% diverse aziende 1,70% agricole 3,46% nelle 7,84% tre Province 27,00% <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. 24,60% 34,74%<br />

Provincia di Pavia 0,12% 0,23% 0,84% 1,68% 4,80% 18,69% 21,29% 52,35%<br />

Provincia di Varese<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

Meno di 1<br />

ha<br />

1-2<br />

ha<br />

2-5<br />

ha<br />

Con modo Con modo<br />

La superficie PROVINCEagricola<br />

Con utilizzata solo modo (SAU) familiare extrafamiliare Conduzione<br />

Totale<br />

Dei circa 52.000 ettari che familiare compongono prevalente la superficie complessiva prevalente di competenza con salariati <strong>del</strong>le aziende agricole<br />

censite Provincia nei di comuni Varese<strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>, 1.98840.377<br />

(77,3%) 47 sono costituiti 304da<br />

SAU, cioè 397 sono effettivamente 2.735utilizzati<br />

nelle coltivazioni propriamente agricole. Seguono, in ordine di importanza le colture boschive (11,1% per un<br />

Provincia di Milano 9.425 2.665 766<br />

3.544 16.399<br />

totale di 5.816 ha), e l’arboricoltura Conduzione da legno diretta (6,5% <strong>del</strong> per coltivatore un totale di 3382 ha), mentre un ruolo decisamente<br />

di Provincia minore rilievo di Pavia è quello 16.236 <strong>del</strong>la superficie agraria 4.239 non utilizzata 3.322 (1,2%) nonché 9.284 di altre pozioni 33.080 di terreno,<br />

Con modo Con modo<br />

generalmente Totale <strong>Parco</strong> adibite per scopi differenti (3,9%).<br />

PROVINCE<br />

Con 27.649 solo modo familiare 6.950 extrafamiliare 4.391 Conduzione 13.224 52.214<br />

Totale<br />

L’analisi disaggregata per i familiare comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> prevalente appartenenti alle prevalente tre Province fanno con emergere salariati una serie di caratteri<br />

sui Provincia quali si richiama di Varesesinteticamente<br />

1.988 l’attenzione: 47<br />

304<br />

397<br />

2.735<br />

Provincia diverso utilizzo di Milano dei terreni 9.425 nei 47 comuni 2.665 <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Benché 766la<br />

SAU si confermi 3.544 come la 16.399 forma d’uso<br />

prevalente, si osserva come, per i comuni varesini, la stessa pesi in modo inferiore (70,3%) rispetto a<br />

Provincia di Pavia 16.236 4.239 3.322 9.284 33.080<br />

quanto, invece, non accade, per quelli milanesi (74,2%) e per quelli pavesi (79,5%). A fronte di questo<br />

Totale scarto, <strong>Parco</strong> l’area varesina si 27.649 caratterizza per un’elevata 6.950 superficie 4.391 destinata a colture 13.224 boschive (23,7%, 52.214contro<br />

il 13,3% e il 9% <strong>del</strong>le Province di Milano e Pavia), in parte compensata dall’assenza <strong>del</strong>l’arboricoltura da<br />

legno, che invece nei comuni <strong>del</strong>le altre Con Province modo raggiunge Con modo valori maggiori (rispettivamente il 7,4% ed i<br />

6,6% PROVINCE<br />

Con solo modo familiare extrafamiliare Conduzione<br />

nell’area milanese e in quelle pavese);<br />

Totale<br />

familiare prevalente prevalente con salariati<br />

più elevato sfruttamento dei terreni rispetto a quanto non accada, generalmente, a livello provinciale. La<br />

Provincia di Varese<br />

percentuale di superficie<br />

1.582<br />

inutilizzata, ma potenzialmente<br />

40<br />

suscettibile<br />

79<br />

di esserlo,<br />

222<br />

è l’1,2% contro<br />

1.922<br />

un valore<br />

Provincia complessivo di Milano pari al 1,7% 8.093 per le Province 2.255 di Varese, Milano 541 e Pavia. Sempre 1.276 comparando l’area 12.165 a <strong>Parco</strong> e<br />

Provincia quella complessiva di Pavia <strong>del</strong>le 14.120 tre Province si osserva, 3.961 inoltre, una 2.470 minore incidenza 5.739<strong>del</strong>la<br />

SAU (77,3% 26.290contro<br />

Totale<br />

l’84,2%)<br />

<strong>Parco</strong><br />

rispetto, invece,<br />

23.794<br />

alla presenza Con di<br />

6.256<br />

colture modoboschive<br />

Con<br />

3.090<br />

(11,1% modo contro il<br />

7.237<br />

6,1%) e <strong>del</strong>l’arboricoltura<br />

40.377<br />

da<br />

legno PROVINCE<br />

Con solo modo familiare extrafamiliare Conduzione<br />

(6,5% contro il 4,5%).<br />

Totale<br />

familiare prevalente prevalente con salariati<br />

La<br />

Provincia<br />

conduzione<br />

di Varese<br />

famigliare 1.582 <strong>del</strong>le aziende agricole 40<br />

79<br />

222 1.922<br />

L’analisi Provincia dei di dati Milano riferiti alle 8.093 forme di conduzione 2.255<strong>del</strong>le<br />

aziende 541 agricole, consolidano 1.276 una serie 12.165 di aspetti già<br />

emersi Provincia in passato, di Paviaquali<br />

la 14.120 netta prevalenza di 3.961 aziende a conduzione 2.470 diretta <strong>del</strong> 5.739 coltivatore (89,3%), 26.290 di realtà<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

23.794 6.256 3.090 7.237 40.377<br />

5-10<br />

ha<br />

10-20<br />

ha<br />

0,37% 1,85% 6,16% 7,54% 20,64%<br />

0,20% 0,45% 1,70% 3,46% 7,84%<br />

0,12% 0,23% 0,84% 1,68% 4,80%<br />

Conduzione diretta <strong>del</strong> coltivatore<br />

20-50<br />

ha<br />

31,87%<br />

27,00%<br />

18,69%<br />

8,94<br />

20,51<br />

34,05<br />

Superficie 63,51 agricola<br />

utilizzata media (ha)<br />

50-100<br />

ha<br />

14,11%<br />

24,60%<br />

21,29%<br />

100 ha<br />

ed oltre<br />

17,45%<br />

34,74%<br />

52,35%


AGRICOLTURA<br />

165<br />

dotate di terreni di proprietà (60,7%), <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>la manodopera familiare (85,0% <strong>del</strong>le giornate di lavoro)<br />

e di un elevato livello di meccanizzazione (89,3%) (vedi “Indagine socio economica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>”).<br />

193 7 4 11<br />

Anche 438 nei comuni <strong>del</strong> 31 <strong>Parco</strong>, in 12sintonia con 112quanto<br />

rilevato a livello regionale, la forma prevalente è la<br />

602 42 22 105<br />

conduzione diretta da parte <strong>del</strong> coltivatore stesso (87,5% <strong>del</strong>le aziende), che, in genere, tende ad avvalersi<br />

unicamente <strong>del</strong>la manodopera familiare (80,6%). La conduzione con salariati ricopre un ruolo minore (5,1%<br />

in Provincia di Varese), pur mantenendosi su percentuali importanti in Provincia di Milano (18,9%) e in<br />

Provincia di Pavia (13,6%). Superficie Ininfluente totale è il peso Superficie <strong>del</strong>la mezzadria agricola o di Superficie altre forme totale contrattuali. Superficie agricola<br />

Rapporti analoghi si osservano (ha) considerando le utilizzata superfici totali (ha) e la SAU. media (ha) utilizzata media (ha)<br />

Provincia di Varese 2.735,40 1.922,25<br />

12,72<br />

8,94<br />

Figura 6.5: Numero di Superficie aziende totale suddiviso Superficie per Provincia agricola e loro Superficie modalità totale di conduzione. Superficie agricola<br />

Provincia di Milano 16.398,86 12.165,13<br />

27,65<br />

20,51<br />

(ha)<br />

utilizzata (ha) media (ha) utilizzata media (ha)<br />

Provincia di Pavia 33.083,36 26.289,90<br />

42,85<br />

34,05<br />

Provincia di 700 Varese 2.735,40 1.922,25<br />

12,72<br />

8,94<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

52.217,62 40.377,28<br />

83,23<br />

63,51<br />

Provincia di Milano 16.398,86 602<br />

12.165,13<br />

27,65<br />

20,51<br />

600<br />

Provincia di Pavia<br />

Prov. VA<br />

33.083,36 26.289,90<br />

42,85<br />

34,05<br />

Prov. MI<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

52.217,62 40.377,28<br />

83,23<br />

63,51<br />

500<br />

Prov. PV<br />

Modo familiare Modo familiare Modo extrafam Cond. con salariati<br />

400<br />

0<br />

438<br />

Meno di 1<br />

ha<br />

Provincia di 300 Varese 0,37%<br />

Meno di 1<br />

Provincia di Milano 193 0,20% ha<br />

200<br />

Provincia di Pavia 0,12%<br />

Provincia di Varese 0,37%<br />

Provincia di 100 Milano 0,20%<br />

Provincia di Pavia 0,12%<br />

1,85%<br />

1-2<br />

0,45% ha<br />

0,23%<br />

1,85%<br />

0,45%<br />

0,23%<br />

Modo familiare Modo familiare<br />

prevalente<br />

7<br />

31 42<br />

6,16%<br />

2-5<br />

1,70% ha<br />

0,84%<br />

6,16%<br />

1,70%<br />

0,84%<br />

7,54%<br />

5-10<br />

3,46% ha<br />

1,68%<br />

7,54%<br />

3,46%<br />

1,68%<br />

20,64%<br />

10-20<br />

7,84% ha<br />

4,80%<br />

20,64%<br />

7,84%<br />

4,80%<br />

4 12 22<br />

Modo extrafamiliare<br />

prevalente<br />

31,87%<br />

20-50<br />

27,00% ha<br />

18,69%<br />

31,87%<br />

27,00%<br />

11 18,69%<br />

112 105<br />

Cond. con salariati<br />

14,11%<br />

50-100<br />

24,60% ha<br />

21,29%<br />

14,11%<br />

24,60%<br />

21,29%<br />

17,45%<br />

100 ha<br />

34,74% ed oltre<br />

52,35%<br />

17,45%<br />

34,74%<br />

52,35%<br />

Tabella 6.3: Superficie totale (ha) per Con forma modo di conduzione Con modo <strong>del</strong>le aziende e provincia (2000).<br />

PROVINCE<br />

Con solo modo familiare extrafamiliare Conduzione<br />

Totale<br />

familiare<br />

Conduzione prevalente diretta <strong>del</strong> coltivatore prevalente con salariati<br />

Provincia di Varese 1.988<br />

Provincia PROVINCE di Milano<br />

Con solo modo<br />

9.425<br />

familiare<br />

Provincia di Pavia 16.236<br />

Provincia di Varese 1.988<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

27.649<br />

Provincia di Milano 9.425<br />

Con 47 modo<br />

familiare 2.665<br />

prevalente<br />

4.239<br />

47<br />

6.950<br />

2.665<br />

Con 304 modo<br />

extrafamiliare 766<br />

prevalente<br />

3.322<br />

304<br />

4.391<br />

766<br />

397<br />

Conduzione<br />

3.544<br />

con salariati<br />

9.284<br />

397<br />

13.224<br />

3.544<br />

2.735<br />

16.399 Totale<br />

33.080<br />

2.735<br />

52.214<br />

16.399<br />

Provincia di Pavia 16.236 4.239 3.322 9.284 33.080<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

27.649 6.950 4.391 13.224 52.214<br />

Tabella 6.4: Superficie agricola utilizzata (SAU) in ettari per forma di conduzione <strong>del</strong>le aziende e<br />

provincia (2000).<br />

PROVINCE<br />

Con solo modo<br />

familiare<br />

Provincia di Varese 1.582<br />

Provincia PROVINCE di Milano<br />

Con solo modo<br />

8.093<br />

familiare<br />

Provincia di Pavia<br />

Provincia di Varese<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

Provincia di Milano<br />

14.120<br />

1.582<br />

23.794<br />

8.093<br />

Provincia di Pavia 14.120<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

23.794<br />

1-2<br />

ha<br />

2-5<br />

ha<br />

Con 40 modo<br />

familiare 2.255<br />

prevalente<br />

3.961<br />

40<br />

6.256<br />

2.255<br />

3.961<br />

6.256<br />

5-10<br />

ha<br />

Conduzione diretta <strong>del</strong> coltivatore<br />

Con modo<br />

familiare<br />

prevalente<br />

10-20<br />

ha<br />

Con modo<br />

extrafamiliare<br />

prevalente<br />

Con 79 modo<br />

extrafamiliare 541<br />

prevalente<br />

2.470<br />

79<br />

3.090<br />

541<br />

2.470<br />

3.090<br />

20-50<br />

ha<br />

Conduzione<br />

con salariati<br />

222<br />

Conduzione<br />

1.276<br />

con salariati<br />

5.739<br />

222<br />

7.237<br />

1.276<br />

5.739<br />

7.237<br />

50-100<br />

ha<br />

100 ha<br />

ed oltre<br />

Totale<br />

1.922<br />

12.165 Totale<br />

26.290<br />

1.922<br />

40.377<br />

12.165<br />

26.290<br />

40.377


AGRICOLTURA<br />

166<br />

Dai dati emergono alcune peculiarità riconducibili e correlabili alla differente vocazione agricola <strong>del</strong>le tre<br />

provincie, nonché ad altri caratteri, quali le dimensioni medie <strong>del</strong>le aziende. Come si è visto sopra, infatti, le<br />

imprese agricole sono decisamente più contenute nel territorio varesino in cui si assiste, pertanto, alla maggiore<br />

diffusione di realtà con un assetto organizzativo piuttosto semplice, imperniato sulla conduzione diretta e<br />

sul relativamente minore ricorso a forme di manodopera diverse da quella familiare, più tipiche di realtà<br />

maggiormente strutturate. Osservando i dati in un’ottica di conservazione e rispetto ambientale, la presenza<br />

di terreni di proprietà associata ad una conduzione di tipo familiare assicurano una gestione maggiormente<br />

lungimirante <strong>del</strong>le aree agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Numero di capi allevati<br />

Delle 1.580 aziende agricole censite al 2000, solo 642 (40,6%) praticano anche l’allevamento, con una<br />

distribuzione sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che privilegia i comuni <strong>del</strong>l’area milanese, che rappresentano circa la metà<br />

(50,6%) <strong>del</strong> totale. Le varie sub-aree si differenziano in quanto all’incidenza <strong>del</strong>la zootecnia sul numero totale<br />

3%<br />

<strong>del</strong>le aziende agricole; contenuta risulta nei comuni <strong>del</strong> pavese (23,7%), a fronte di valori doppi rilevati per i<br />

nuclei appartenenti alla provincia di Milano (54,8%) e ancora superiori, invece, per quelli varesini (62,3%).<br />

Tabella 6.5: Aziende che praticano l’allevamento.<br />

Valore assoluto<br />

Incidenza sul totale<br />

<strong>del</strong>le aziende<br />

Provincia di<br />

Varese<br />

134<br />

62,3%<br />

Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Provincia di<br />

Milano<br />

325<br />

54,8%<br />

Provincia di<br />

Pavia<br />

183<br />

23,7%<br />

Totale<br />

Figura 6.6: Tipologie di allevamento praticate dalle aziende <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Provincia di Varese.<br />

3%<br />

Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

10%<br />

Bovini Bufalini Suini<br />

34%<br />

Ovini Caprini<br />

Avicoli<br />

Bovini<br />

Equini<br />

Equini<br />

Avicoli<br />

in Provincia di Varese 1.716 322 154 53 43 Suini 286 4.194<br />

in Provincia di Milano 15% 16.862 0 28.523 84 123 Caprini 264 37.640<br />

in Provincia di Pavia 11.445 0 34.174 11 65 Ovini 137 7.211<br />

Totale <strong>Parco</strong> 30.023 322 62.851 148 231 Bufalini 687 49.045<br />

Figura 6.7: Tipologie di allevamento praticate dalle aziende <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Provincia di Milano.<br />

9%<br />

8%<br />

39%<br />

5%<br />

1% 3%<br />

0%<br />

1%<br />

32%<br />

3% Avicoli<br />

Bovini<br />

40%<br />

Suini<br />

Equini<br />

Caprini<br />

Ovini<br />

Bufalini<br />

642<br />

40,6%


AGRICOLTURA<br />

Figura 6.8: Tipologie di allevamento praticate dalle aziende <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Provincia di Pavia.<br />

10%<br />

10%<br />

32%<br />

4%<br />

167<br />

Bovini<br />

Avicoli<br />

Suini<br />

Equini<br />

Caprini<br />

Ovini<br />

Bufalini<br />

Bisogna osservare che nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Varese, la principale tipologia di allevamento è<br />

rappresentata dagli avicoli (dove il numero medio di capi per azienda è pari 47) e dai bovini (numero medio<br />

di capi pari a 22).<br />

Proporzioni analoghe si osservano nell’area milanese, dove tuttavia, il numero di aziende è decisamente<br />

maggiore come anche l’incidenza <strong>del</strong>l’allevamento Comuni bovino <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (con un numero medio di capi per azienda pari a<br />

83). Mediamente anche gli Provincia allevamenti di avicoli Provincia hanno dimensioni di maggiori Provincia rispetto di a quelli <strong>del</strong>l’area Totale varesina<br />

(numero medio di capi per azienda Varese pari a 176). Milano<br />

Pavia<br />

Anche Valore nell’area assolutopavese<br />

le proporzioni 134 circa le tipologie 325di<br />

allevamento sono 183analoghe<br />

a quelle <strong>del</strong>le 642 altre aree,<br />

ma<br />

Incidenza<br />

le aziende<br />

sul<br />

allevano<br />

totale<br />

mediamente un numero di capi bovini molto alto (118), mentre gli allevamenti avicoli<br />

sono di dimensioni intermedie 62,3% a quelle <strong>del</strong>le due 54,8% aree precedenti (99 capi 23,7% in media per azienda). 40,6%<br />

<strong>del</strong>le aziende<br />

L’allevamento dei suini nel <strong>Parco</strong> rappresenta una quota minore, in particolare nell’area varesina, dove i<br />

capi medi per azienda sono decisamente bassi (5 capi contro i 620 <strong>del</strong>l’area milanese e i 1.486 di quella<br />

pavese).<br />

Di marginale importanza sono, invece, le forme di allevamento di altre specie di bestiame (ovini, bufalini,<br />

caprini, equini ecc.).<br />

Tabella 6.6: Numero totale di capi allevati nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Censimento ISTAT 2000.<br />

1%<br />

0%<br />

Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Bovini Bufalini Suini Ovini Caprini Equini Avicoli<br />

in Provincia di Varese<br />

in Provincia di Milano<br />

in Provincia di Pavia<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

1.716<br />

16.862<br />

11.445<br />

30.023<br />

322<br />

0<br />

0<br />

322<br />

154<br />

28.523<br />

34.174<br />

62.851<br />

L’allevamento <strong>del</strong> bestiame produce diversificazione e rotazione <strong>del</strong>le colture associata ad una copertura<br />

<strong>del</strong> terreno per tutto l’anno; inoltre, la sostanza organica prodotta dagli animali ritorna al terreno rendendolo<br />

fertile e limitando l’utilizzo di concimi chimici di sintesi. Di contro, il rischio ambientale legato agli allevamenti<br />

deriva principalmente da una non corretta gestione dei reflui, che possono recapitare nelle acque superficiali,<br />

causando notevoli apporti inquinanti sotto forma di composti azotati.<br />

Nel corso <strong>del</strong>l’ultimo ventennio, nelle Province di Varese, Milano e Pavia, l’allevamento si è ridotto notevolmente,<br />

limitando gli effetti benefici collegati alla sua pratica. Per fornire un’idea di massima <strong>del</strong>l’entità di tale riduzione<br />

di seguito si riportano i dati ISTAT relativi agli ultimi tre censimenti effettuati per le Province di Varese, Milano<br />

e Pavia.<br />

53<br />

84<br />

11<br />

148<br />

43%<br />

43<br />

123<br />

65<br />

231<br />

286<br />

264<br />

137<br />

687<br />

4.194<br />

37.640<br />

7.211<br />

49.045


AGRICOLTURA<br />

168<br />

Tabella 6.7: Andamento nel tempo <strong>del</strong> numero di aziende e di capi allevati nella Provincia di<br />

Varese.<br />

Aziende con allevamenti<br />

Bovini e Bufalini<br />

Aziende con allevamenti<br />

Vacche da latte<br />

Bovini e Bufalini<br />

Ovini<br />

Vacche da latte<br />

Caprini<br />

Ovini<br />

Equini<br />

Caprini<br />

Suini<br />

Equini<br />

Conigli<br />

Suini<br />

Allevamenti avicoli<br />

Conigli<br />

2000<br />

Aziende Capi<br />

1.032 2000 -<br />

Aziende Capi<br />

617 18.990<br />

1.032 -<br />

222 6.553<br />

617 18.990<br />

133 3.673<br />

222 6.553<br />

177 3.053<br />

133 3.673<br />

292 2.198<br />

177 3.053<br />

148 1.308<br />

292 2.198<br />

333 21.610<br />

148 1.308<br />

589 438.873<br />

333 21.610<br />

1990 1982<br />

Aziende Capi Aziende Capi<br />

2.508 1990 -<br />

Aziende Capi<br />

1.193 27.073<br />

2.508 -<br />

539 9.700<br />

1.193 27.073<br />

220 5.050<br />

539 9.700<br />

302 3.297<br />

220 5.050<br />

409 5.870<br />

302 3.297<br />

278 2.221<br />

409 5.870<br />

1.235 67.016<br />

278 2.221<br />

1.873 497.064<br />

1.235 67.016<br />

5.540 1982 -<br />

Aziende Capi<br />

1.751 26.177<br />

5.540 -<br />

900 9.575<br />

1.751 26.177<br />

399 4.423<br />

900 9.575<br />

482 2.587<br />

399 4.423<br />

396 1.053<br />

482 2.587<br />

373 5.883<br />

396 1.053<br />

3.617 118.680<br />

373 5.883<br />

4.524 1.118.287<br />

3.617 118.680<br />

Allevamenti avicoli 589 438.873 1.873 497.064 4.524 1.118.287<br />

Tabella 6.8: Andamento nel tempo <strong>del</strong> numero di aziende e di capi allevati nella Provincia di<br />

2000<br />

1990 1982<br />

Milano.<br />

Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi<br />

Aziende con allevamenti<br />

Bovini e Bufalini<br />

Aziende con allevamenti<br />

Vacche da latte<br />

Bovini e Bufalini<br />

Ovini<br />

Vacche da latte<br />

Caprini<br />

Ovini<br />

Equini<br />

Caprini<br />

Suini<br />

Equini<br />

Conigli<br />

Suini<br />

Allevamenti avicoli<br />

Conigli<br />

1.798 2000 -<br />

Aziende Capi<br />

1.059 105.995<br />

1.798 -<br />

571 40.935<br />

1.059 105.995<br />

41 6.207<br />

571 40.935<br />

87 1.231<br />

41 6.207<br />

319 2.479<br />

87 1.231<br />

268 112.009<br />

319 2.479<br />

428 22.141<br />

268 112.009<br />

923 610.453<br />

428 22.141<br />

3.396 1990 -<br />

Aziende Capi<br />

1.817 141.924<br />

3.396 -<br />

1.067 55.843<br />

1.817 141.924<br />

84 4.004<br />

1.067 55.843<br />

182 1.204<br />

84 4.004<br />

429 1.979<br />

182 1.204<br />

447 104.528<br />

429 1.979<br />

1.276 44.599<br />

447 104.528<br />

2.256 862.798<br />

1.276 44.599<br />

6.075 1982 -<br />

Aziende Capi<br />

2.708 151.743<br />

6.075 -<br />

1.692 54.380<br />

2.708 151.743<br />

131 3.372<br />

1.692 54.380<br />

329 1.385<br />

131 3.372<br />

775 1.655<br />

329 1.385<br />

831 110.857<br />

775 1.655<br />

2.799 87.623<br />

831 110.857<br />

4.680 918.210<br />

2.799 87.623<br />

Allevamenti avicoli 923 610.453 2.256 862.798 4.680 918.210<br />

2000<br />

1990 1982<br />

Tabella 6.9: Andamento nel tempo <strong>del</strong> numero di aziende e di capi allevati nella Provincia di Pavia.<br />

Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi<br />

Aziende con allevamenti<br />

Bovini e Bufalini<br />

Aziende con allevamenti<br />

Vacche da latte<br />

Bovini e Bufalini<br />

Ovini<br />

Vacche da latte<br />

Caprini<br />

Ovini<br />

Equini<br />

Caprini<br />

Suini<br />

Equini<br />

Conigli<br />

Suini<br />

Allevamenti avicoli<br />

Conigli<br />

2.145 2000 -<br />

Aziende Capi<br />

737 48.074<br />

2.145 -<br />

200 15.663<br />

737 48.074<br />

29 2.966<br />

200 15.663<br />

89 691<br />

29 2.966<br />

198 963<br />

89 691<br />

341 246.064<br />

198 963<br />

575 18.395<br />

341 246.064<br />

1.348 415.308<br />

575 18.395<br />

5.865 1990 -<br />

Aziende Capi<br />

1.485 80.068<br />

5.865 -<br />

663 25.582<br />

1.485 80.068<br />

47 3.189<br />

663 25.582<br />

182 954<br />

47 3.189<br />

355 1.410<br />

182 954<br />

731 257.895<br />

355 1.410<br />

2.438 35.104<br />

731 257.895<br />

4.510 685.881<br />

2.438 35.104<br />

10.754 1982 -<br />

Aziende Capi<br />

3.081 115.072<br />

10.754 -<br />

1.699 31.233<br />

3.081 115.072<br />

90 1.577<br />

1.699 31.233<br />

366 1.385<br />

90 1.577<br />

489 1.291<br />

366 1.385<br />

1.717 280.585<br />

489 1.291<br />

4.734 75.169<br />

1.717 280.585<br />

9.057 973.858<br />

4.734 75.169<br />

Allevamenti avicoli 1.348 415.308 4.510 685.881 9.057 973.858


AGRICOLTURA<br />

169<br />

Dai dati emerge che il numero di aziende zootecniche nelle Province di Varese, Milano e Pavia nel 2000 si<br />

era ridotto notevolmente rispetto al 1982, <strong>del</strong> 30% nelle Province di Varese e Pavia, <strong>del</strong> 20% in Provincia di<br />

Milano.<br />

Si può notare inoltre come una riduzione drastica <strong>del</strong> numero di aziende sia stata accompagnata da una<br />

più contenuta riduzione <strong>del</strong> numero di capi allevati; ciò indica che le aziende attualmente presenti sono<br />

mediamente di dimensioni maggiori rispetto a quelle presenti nel 1982. A titolo di esempio è possibile<br />

osservare i dati relativi alle vacche da latte. Analogo discorso può essere fatto per i suini per i quali, a fronte di<br />

una riduzione <strong>del</strong> numero di aziende, il numero di capi allevati è rimasto pressoché costante (ad eccezione<br />

<strong>del</strong>la Provincia di Varese, dove l’allevamento dei suini non ha, e non ha avuto neanche in passato, grande<br />

rilevanza).<br />

Tabella 6.10: Andamento nel tempo <strong>del</strong> numero di capi di vacche da latte e suini allevati.<br />

Numero di vacche da<br />

latte per azienda<br />

Numero di suini<br />

per azienda<br />

Provincia di Varese<br />

1982 2000<br />

11<br />

16<br />

30<br />

9<br />

Provincia di Milano Provincia di Pavia<br />

1982 2000 1982 2000<br />

Aspetti qualitativi e quantitativi di pesticidi e concimi utilizzati<br />

Prima di illustrare i dati relativi all’argomento, si ritiene necessario evidenziare le principali caratteristiche dei<br />

termini utilizzati e i relativi problemi ambientali derivanti dall’utilizzo di concimi e pesticidi.<br />

Il termine “fertilizzante” comprende le sostanze che, per il loro contenuto in elementi nutritivi o per le loro<br />

caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche, Azoto contribuiscono al miglioramento Fosforo <strong>del</strong>la fertilità Potassio <strong>del</strong> terreno agrario<br />

e al nutrimento <strong>del</strong>le piante coltivate. I fertilizzanti si suddividono in concimi, ammendanti e correttivi. I primi<br />

forniscono Kg/ha alle colture gli elementi chimici 111 <strong>del</strong>la fertilità, necessari alle 11 piante per lo svolgimento 154<strong>del</strong><br />

loro ciclo<br />

vegetativo e produttivo. Le proprietà fertilizzanti dei concimi sono dovute alla presenza di uno o più elementi<br />

classificati, legati a diverse esigenze <strong>del</strong>le piante (azoto, fosforo, magnesio, rame, ecc.).<br />

Gli ammendanti sono materiali impiegati per migliorare le caratteristiche fisiche e microbiologiche <strong>del</strong> terreno;<br />

i principali sono gli ammendanti organici naturali, tra i quali, di uso comune, risultano i terricci e le torbe.<br />

I correttivi sono sostanze che vengono aggiunte Produzione<br />

al terreno per modificarne la reattività (pH); i principali sono<br />

i correttivi a base di calcio e magnesio. Aziende Integrata/biologica Prati/marcite Siepi/filari<br />

I pesticidi (o fitofarmaci) sono prodotti chimici che difendono la pianta dalle avversità di natura fungina<br />

Reg. CEE 2078/92<br />

(anticrittogamici), di natura animale (insetticidi e acaricidi) o dalla competizione idrica e nutritiva <strong>del</strong>le piante<br />

(1996-1997)<br />

63<br />

400 ha<br />

98 Km<br />

infestanti (diserbanti o erbicidi).<br />

Lo Misura scopo <strong>del</strong>la F (2001-2002) somministrazione di 68questi<br />

prodotti è 800 l’ottenimento ha <strong>del</strong>l’effetto 450 tossico ha a carico 78 degli Kmorganismi<br />

che causano danno alle colture. Tuttavia, dato che l’azione dei fitofarmaci non è mai <strong>del</strong> tutto selettiva, la loro<br />

Totale<br />

131<br />

800 ha<br />

950 ha<br />

176 Km<br />

applicazione comporta danni diretti e indiretti anche a carico di altre specie non nocive, determinando un<br />

generale impoverimento <strong>del</strong>la biodiversità nell’ambiente agricolo.<br />

I danni causati dai fitofarmaci sono legati anche alla loro persistenza nell’ambiente e alla capacità di accumularsi<br />

nei grassi con il conseguente trasferimento da un livello trofico al successivo <strong>del</strong>la catena alimentare.<br />

I problemi ambientali derivanti dalle attività agricole e dall’uso di concimi e pesticidi si ripercuotono principalmente<br />

sul comparto <strong>del</strong>le acque, sia superficiali sia sotterranee (senza escludere, tuttavia, il suolo e l’aria). E’ questa,<br />

infatti, una <strong>del</strong>le principali preoccupazioni in campo ambientale <strong>del</strong>l’Unione Europea, che ha emanato, tra le<br />

altre, anche la cosiddetta Direttiva “Nitrati” (CEE/91/676).<br />

La probabilità che concimi e pesticidi passino dal suolo alle acque dipende da numerosi fattori. Il principale<br />

riguarda le quantità applicate che determinano l’entità <strong>del</strong>le perdite; contribuiscono in modo importante anche<br />

le caratteristiche chimiche <strong>del</strong> prodotto (ad esempio la solubilità); infine, giocano un ruolo importante anche<br />

la natura <strong>del</strong> terreno, la topografia ed il clima <strong>del</strong>l’area.<br />

Per quanto riguarda i concimi, ad esempio, il passaggio di azoto dal terreno alle acque superficiali per lisciviazione<br />

e ruscellamento può essere molto importante e le perdite fortissime, anche se variabili in relazione alle colture<br />

praticate (ad es. un suolo coltivato può cedere da 30 a 90 Kg/ha per anno). Per quanto riguarda il fosforo, le<br />

32<br />

133<br />

72<br />

418<br />

18<br />

163<br />

78<br />

722


AGRICOLTURA<br />

170<br />

possibilità di lisciviazione sono di norma molto basse, poiché questo elemento viene fortemente trattenuto<br />

dalle particelle <strong>del</strong> suolo, mentre può essere più importante il fenomeno di trascinamento verso i corpi idrici<br />

adiacenti <strong>del</strong> particolato tramite le acque di ruscellamento derivanti dalle piogge o dall’irrigazione.<br />

Questi composti esercitano pressioni negative sulle comunità biologiche e sugli ecosistemi naturali. Senza<br />

pretesa di esaustività, che esula dalla presente pubblicazione, si citano le principali categorie di effetti nocivi<br />

che si verificano a carico <strong>del</strong>le acque:<br />

Effetti deossigenanti nelle acque correnti, causati principalmente dai fertilizzanti;<br />

Effetti eutrofizzanti negli ambienti lentici (laghi, stagni, ecc.), imputabili principalmente ai fertilizzanti;<br />

Effetti tossici, determinati principalmente dai pesticidi.<br />

I dati attualmente disponibili presso l’Ufficio Agricoltura <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, non consentono di quantificare correttamente<br />

gli apporti di pesticidi e concimi nei terreni agricoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, ma per la valutazione <strong>del</strong>le tendenze si ritiene<br />

che la nuova PAC inciderà positivamente attraverso il recente concetto di condizionalità che introduce una<br />

connessione tra gli impegni che l’agricoltore deve rispettare e i premi ricevuti. Per questo motivo, pur non<br />

essendo disponibili dati certi, a questo indicatore è stata attribuita una tendenza positiva.<br />

Si è tentato tuttavia di effettuare <strong>del</strong>le stime preliminari partendo da dati relativi ad alcune aziende a marchio<br />

<strong>Parco</strong>. Questi dati sono stati raccolti dai tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> attraverso i disciplinari di produzione compilati dalle<br />

aziende.<br />

I dati utilizzati si riferiscono a 5 aziende di caratteristiche diverse. Esse, infatti, presentano in media una superficie<br />

agricole utilizzata pari a 94 ettari, con un minimo di 36 ed un massimo di 190.<br />

Dai disciplinari forniti ai tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è possibile stimare un apporto medio di diserbanti pari a 6,0 Kg per<br />

ettaro. Bisogna ricordare, tuttavia, che l’apporto di diserbanti dipende sia dal prodotto utilizzato (le quantità di<br />

principio attivo variano molto da prodotto a prodotto) sia dalle coltivazioni praticate; alcune coltivazioni, infatti,<br />

richiedono notevoli apporti di diserbanti (riso), mentre altre ne richiedono minori quantità (mais).<br />

Analoghe considerazioni possono essere avanzate per i concimi di sintesi, che dipendono dai prodotti utilizzati<br />

(la percentuale in peso dei prodotti disponibili in commercio può variare notevolmente) e dalle esigenze <strong>del</strong>le<br />

diverse coltivazioni (minori, ad esempio per la soia). Dai dati ottenuti è tuttavia possibile effettuare <strong>del</strong>le stime<br />

di massima circa l’utilizzo di concimi nelle aziende agricole integrate a marchio <strong>Parco</strong>.<br />

Non essendo disponibili dati relativi alle quantità di prodotti utilizzati dalle aziende agricole che praticano<br />

agricoltura di tipo tradizionale, e non conoscendo in dettaglio la ripartizione <strong>del</strong>le colture agricole nel territorio<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, risulta attualmente impossibile effettuare dei confronti adeguati.<br />

A questo proposito si auspica l’attivazione di un programma specifico finalizzato alla valutazione <strong>del</strong> reale<br />

impatto prodotto dall’agricoltura sull’ambiente, attraverso la conoscenza dettagliata <strong>del</strong>le colture praticate e <strong>del</strong><br />

relativo utilizzo di pesticidi e concimi sia per le aziende agricole tradizionali sia per quelle integrate.<br />

L’obiettivo <strong>del</strong> Settore Agricoltura, infatti, è quello di sostenere gli agricoltori durante il processo di conversione<br />

dall’utilizzo di metodi tradizionali a quelli di tipo integrato o biologico. La disponibilità di dati, infatti, aiuterebbe<br />

i tecnici a sostenere la convinzione, maturata da anni di esperienza sul campo, che anche una pratica agricola<br />

maggiormente rispettosa <strong>del</strong>l’ambiente può far convivere una fiorente economia e un’area protetta.<br />

<br />

Approfondimento:<br />

LE TECNICHE DI BUONA PRATICA AGRICOLA<br />

Il Settore Agricoltura <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ha elaborato fino ad oggi 10 schede tecniche utili agli imprenditori agricoli per<br />

ottenere il miglior risultato gestionale in azienda nel rispetto <strong>del</strong>la sostenibilità economica e ambientale. In<br />

particolare le schede elaborate sono le seguenti:<br />

La conservazione dei foraggi in rotoballe fasciate;<br />

La fertilità <strong>del</strong> suolo e le analisi <strong>del</strong> terreno. Parte I – Campionamento e tessitura;<br />

La fertilità <strong>del</strong> suolo e le analisi <strong>del</strong> terreno. Parte II – Sostanza organica ed elementi nutritivi;<br />

Gestione dei concimi chimici;<br />

Gestione <strong>del</strong> diserbo chimico;<br />

Gestione utile degli spazi non coltivati;<br />

Le leguminose foraggere;<br />

Gestione degli insilati aziendali;<br />

Gestione dei reflui zootecnici;


Gestione dei prati e fienagione.<br />

AGRICOLTURA<br />

E’ tuttora in corso la realizzazione di altre schede tecniche.<br />

171<br />

Le aziende a produzione biologica e integrata<br />

Dalle elaborazioni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> effettuate sulla base <strong>del</strong>le graduatorie provinciali annuali <strong>del</strong>le cosiddette<br />

“Misure agroambientali” <strong>del</strong> PSR 2000-2006, le aziende a produzione biologica ricadenti nel territorio protetto<br />

sono stimate in un numero complessivo pari a 14 (pari allo 0,9% <strong>del</strong>le aziende totali), mentre quelle a<br />

produzione integrata risultano circa 97 (pari al 6,1%) (dato riferito al 2004).<br />

Per incentivarele produzioni a basso impatto ambientale il <strong>Parco</strong> ha creato un proprio marchio denominato<br />

“Marchio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> - Produzione controllata” che viene concesso ad aziende agricole che adottano specifici<br />

disciplinari.<br />

Le aziende a produzione biologica e integrata che utilizzano il marchio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> concorrono a:<br />

- Migliorare il paesaggio agrario Provincia con il mantenimento di Varese o la Provincia creazione di Milano siepi e filari; Provincia di Pavia<br />

- Applicare la rotazione <strong>del</strong>le colture 1982 su tutte 2000 le superfici coltivate, 1982 ad eccezione 2000 dei prati; 1982 2000<br />

- Non utilizzare o ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e diserbanti;<br />

Numero di vacche da<br />

- Adottare tecniche di buona prassi agricola (vedi Approfondimento).<br />

latte per azienda<br />

11 30 32 72 18 78<br />

Queste aziende, alle quali viene garantita assistenza tecnica qualificata da parte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, sottoscrivono<br />

appositi Numero disciplinari di suini di produzione aziendale attraverso i quali si impegnano a impiegare pratiche agricole<br />

16<br />

9 133 418 163 722<br />

agroambientali per azienda sugli appezzamenti coltivati.<br />

Le aziende che hanno richiesto e ottenuto il marchio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono complessivamente 22, di cui 3 biologiche,<br />

18 integrate e 1 azienda di trasformazione.<br />

La superficie agricola complessiva <strong>del</strong>le aziende a marchio è di 1.459 ettari, pari al 2,8% <strong>del</strong>la superficie<br />

agricola totale. Le aziende apistiche producono miele a marchio proveniente da 275 arnie. Indicativamente i<br />

prodotti a marchio sono stimabili annualmente in circa 400 quintali di salumi, 30 quintali di formaggio, mentre<br />

il resto <strong>del</strong>la produzione a marchio è composta da riso, mais, frumento ed altri prodotti minori.<br />

I dati relativi ai Progetti Comprensoriali Azoto <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> riguardanti Fosforo l’applicazione <strong>del</strong> Potassio regolamento CEE<br />

2078/92 e le misure agroambientali (Mis. F) <strong>del</strong> Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006, indicano che numerose<br />

aziende hanno<br />

Kg/ha<br />

aderito ai progetti mantenendo<br />

111<br />

numerosi prati e marcite<br />

11<br />

e creando siepi e filari<br />

154<br />

(Tab. 6.11).<br />

Tabella 6.11: Dati relativi ai Progetti Comprensoriali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (dati relativi alle aziende<br />

assistite dal Settore Agricoltura).<br />

Reg. CEE 2078/92<br />

(1996-1997)<br />

Misura F (2001-2002)<br />

Totale<br />

Aziende<br />

63<br />

68<br />

131<br />

Produzione<br />

Integrata/biologica Prati/marcite Siepi/filari<br />

800 ha<br />

800 ha<br />

400 ha<br />

450 ha<br />

950 ha<br />

98 Km<br />

78 Km<br />

176 Km<br />

Questa azione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> realizzata con i progetti comprensoriali ha agito da stimolo per tutte le aziende ricadenti<br />

nell’area protetta; infatti, negli anni seguenti molti coltivatori hanno aderito autonomamente, o con l’assistenza<br />

<strong>del</strong>le Organizzazioni Agricole Professionali, alle misure agroambientali elevando la quota percentuale di aziende<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che applicano forme diverse di agricoltura sostenibile.<br />

Di seguito si riepilogano i dati relativi alle adesioni alla Misura F <strong>del</strong> Piano <strong>del</strong> Sviluppo Rurale dal 2002 al 2004.<br />

Bisogna ricordare che ogni azienda può presentare, pur con dei vincoli specifici, più domande relative ad azioni<br />

diverse; per questo motivo il numero di domande è superiore al numero di aziende.


AGRICOLTURA<br />

172<br />

Tabella 6.12: Dati relativi al numero di domande per la Misura F <strong>del</strong> Piano <strong>del</strong> Sviluppo Rurale (dati<br />

relativi alle aziende assistite dal Settore Agricoltura).<br />

DOMANDE VA MI PV Totale<br />

Azione DOMANDE 1<br />

Produzione agricola<br />

integrata Azione 1<br />

Produzione agricola<br />

Azione integrata 2<br />

VA<br />

1<br />

1<br />

MI<br />

17<br />

17<br />

PV<br />

79<br />

79<br />

Totale<br />

97<br />

97<br />

Produzione agricola<br />

biologica Azione 2<br />

Produzione agricola<br />

Azione biologica 3<br />

Premio per prati<br />

e Azione pascoli 3<br />

Premio per prati<br />

Azione e pascoli 4<br />

Miglioramento ambientale<br />

<strong>del</strong> Azione territorio 4 rurale<br />

Miglioramento ambientale<br />

Totale <strong>del</strong> territorio rurale<br />

1<br />

1<br />

11<br />

11<br />

1<br />

1<br />

14<br />

1<br />

1<br />

103<br />

103<br />

45<br />

45<br />

166<br />

12<br />

12<br />

53<br />

53<br />

114<br />

114<br />

258<br />

14<br />

14<br />

167<br />

167<br />

160<br />

160<br />

438<br />

Totale<br />

14<br />

166<br />

258<br />

438<br />

Tabella 6.13: Dati relativi al numero di aziende che hanno aderito alla Misura F <strong>del</strong> Piano <strong>del</strong> Sviluppo<br />

Rurale (dati relativi alle aziende assistite dal Settore Agricoltura).<br />

DOMANDE VA MI PV Totale<br />

Azione DOMANDE 1<br />

Produzione agricola<br />

integrata Azione 1<br />

Produzione agricola<br />

Azione integrata 2<br />

VA<br />

1<br />

1<br />

MI<br />

17<br />

17<br />

PV<br />

79<br />

79<br />

Totale<br />

97<br />

97<br />

Produzione agricola<br />

biologica Azione 2<br />

Produzione agricola<br />

Azione biologica 3<br />

Premio per prati<br />

e Azione pascoli 3<br />

Premio per prati<br />

Azione e pascoli 4<br />

Miglioramento ambientale<br />

<strong>del</strong> Azione territorio 4 rurale<br />

Miglioramento ambientale<br />

Totale <strong>del</strong> territorio rurale<br />

1<br />

1<br />

11<br />

11<br />

0<br />

0<br />

13<br />

1<br />

1<br />

103<br />

103<br />

3<br />

3<br />

124<br />

12<br />

12<br />

53<br />

53<br />

36<br />

36<br />

180<br />

14<br />

14<br />

167<br />

167<br />

39<br />

39<br />

317<br />

Totale<br />

13<br />

124<br />

180<br />

317<br />

Nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> l’agriturismo è diventanto una realtà visibile, considerando che le aziende attive sono<br />

in aumento ogni anno. Prevale in queste l’offerta di ristoro, indirizzata ai visitatori provenienti dalla metropoli e<br />

dai grossi centri urbani che si trovano nel territorio, mentre si sta affermando anche la disponibilità di alloggi.<br />

E’ altresì vero che molte aziende offrono anche altri servizi di tipo culturale e ricreativo.<br />

Gli agricoltori aprono volentieri le proprie aziende alle scuole per illustrare le attività svolte al loro interno e per<br />

portare Numero a conoscenza, di aziende in in particolare convenzione modo (2003 ai bambini, - 2007) quale è la realtà di chi fa agricoltura oggi, come 64 si coltiva<br />

e come si alleva, confrontandola con ciò che si faceva in passato; spesso si trovano vecchie macchine e vecchi<br />

attrezzi, Ettari Numero in totali alcuni di a aziende casi marcita raccolti in convenzione in piccoli musei (2003 rurali. - 2007) 336,49 64<br />

Ettari a totali marcita a marcita nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Milano<br />

141,94 336,49<br />

Ettari a marcita nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Pavia Milano<br />

194,54 141,94<br />

Ettari di a marcita marcite nei adacquate comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Pavia<br />

247,42 194,54<br />

Ettari di marcite asciutte adacquate<br />

247,42 89,85<br />

Estensione, Ettari di marcite in metri, asciutte di filari creati<br />

1.901 89,85<br />

Ettari Estensione, di marcite in metri, ad alette di filari di 8-10 creatimetri<br />

49,25 1.901<br />

Numero Ettari di marcite di aziende ad alette che riducono di 8-10 metri l’utilizzo di concimi e diserbi<br />

49,25 5<br />

Numero di aziende che riducono l’utilizzo di concimi e diserbi<br />

5


AGRICOLTURA<br />

173<br />

Approfondimento<br />

IL PROGETTO SPECIALE AGRICOLTURA<br />

Dal 1999 in poi, la Regione Lombardia ha stanziato fondi per il sostegno all’agricoltura nei Parchi. Il <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che ha ricevuto in media circa 100.000 Euro all’anno di finanziamento, ha avviato progetti<br />

finalizzati all’attuazione di un’agricoltura maggiormente sostenibile per l’ambiente e per il mantenimento<br />

<strong>del</strong>la biodiversità.<br />

Dei fondi stanziati, il 70% è stato destinato alle aziende agricole, mentre il restante 30% è destinato ad<br />

attività propedeutiche. Questi contributi hanno concorso alla realizzazione di alcuni progetti avviati con le<br />

aziende agricole che hanno aderito ai bandi per l’assegnazione dei finanziamenti relativi a:<br />

Mantenimento <strong>del</strong>le marcite;<br />

Realizzazione di campi sperimentali di mais, per una produzione a basso impatto;<br />

Taratura <strong>del</strong>le botti per diserbo;<br />

Analisi dei terreni per la corretta pianificazione degli interventi di concimazione;<br />

Supporto ai produttori di fagiolo Borlotto di Gambolò (varietà antica di fagiolo);<br />

Co-finanziamento per l’acquisto di attrezzatura informatica per circa 30 aziende agricole e realizzazione<br />

di un corso di informatica per l’utilizzo di programmi specifici per la programmazione corretta <strong>del</strong>le<br />

concimazioni;<br />

Sfalcio piste ciclabili;<br />

Sperimentazione di tecniche di gestione agroambientale di siepi e filari;<br />

Realizzazione di filari con piante da frutta in 45 aziende agricole;<br />

Recupero di una selva castanile nel varesotto;<br />

Realizzazione e gestione di un percorso ciclo-turistico denominato “Sentiero <strong>del</strong>le 5 chiese”.<br />

Sono state finanziate anche altre attività propedeutiche, quali:<br />

Assistenza tecnica;<br />

Materiale per convegni, corsi e seminari;<br />

Attività di promozione <strong>del</strong> Marchio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>;<br />

Redazione di 10 schede tecniche di “buona prassi agricola”;<br />

Avviamento di una rete di fattorie didattiche nel <strong>Parco</strong>.<br />

Superfici mantenute a marcita<br />

L’abbondanza di acqua e la presenza di fontanili ha determinato lo sviluppo <strong>del</strong>le “marcite”, un tipo di<br />

prateria stabile irrigua che permette di incrementare il numero dei tagli d’erba fresca, rispetto a quelli dei prati<br />

tradizionali.<br />

Secondo alcuni storici la marcita fu “inventata” dai monaci Umiliati di Viboldone intorno al 1200 e messa<br />

a punto dai cistercensi di Chiaravalle e Morimondo un paio di secoli dopo. L’acqua di fontana, che ha una<br />

temperatura fra 9 e 12 gradi centigradi anche in inverno, viene fatta scorrere sulla coltre erbosa. In questo<br />

modo l’erba viene difesa dal gelo e dalla neve e continua a crescere permettendo tagli anche fuori stagione.<br />

Le specie vegetali principali sono il loglio durante la sommersione invernale, il trifoglio rosso, l’erba maggenga,<br />

ma anche il non ti scordar di me e il crescione nel periodo estivo.<br />

Il prato a marcita deve essere predisposto con particolare cura: un fosso in posizione sommitale lascia tracimare<br />

l’acqua, che scorre sul manto erboso in doppia pendenza e viene raccolta e smaltita da due canaletti, alla base<br />

dei pendii. Il movimento costante <strong>del</strong>l’acqua, oltre alla sua temperatura, non permette gelate anche nei mesi<br />

più rigidi.<br />

Le marcite sono anche un microambiente prezioso per la fauna. In inverno soprattutto gli uccelli vi trovano<br />

alimentazione comoda e abbondante.<br />

Questa coltura, una volta diffusissima, ora rischia di scomparire dalle nostre campagne a causa <strong>del</strong>le spese<br />

necessarie per il suo mantenimento e i cambiamenti intervenuti nell’alimentazione <strong>del</strong> bestiame bovino. Il<br />

<strong>Parco</strong> da anni sta attuando un programma di mantenimento <strong>del</strong>le marcite più significative dal punto di vista<br />

storico e paesistico, assegnando contributi ai coltivatori, in modo da conservare gli ultimi esempi di queste<br />

storiche coltivazioni preziose anche per la fauna.


Miglioramento ambientale<br />

<strong>del</strong> territorio rurale<br />

Totale<br />

AGRICOLTURA<br />

Tabella 6.14: Dati relativi alle azione di mantenimento <strong>del</strong>le marcite.<br />

Numero di aziende in convenzione (2003 - 2007) 64<br />

Ettari totali a marcita<br />

Ettari a marcita nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Milano<br />

Ettari a marcita nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in Provincia di Pavia<br />

Ettari di marcite adacquate<br />

Ettari di marcite asciutte<br />

Estensione, in metri, di filari creati<br />

Ettari di marcite ad alette di 8-10 metri<br />

Numero di aziende che riducono l’utilizzo di concimi e diserbi<br />

0<br />

13<br />

174<br />

336,49<br />

141,94<br />

194,54<br />

247,42<br />

89,85<br />

1.901<br />

49,25<br />

Indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica<br />

La disciplina e gli interventi di tutela realizzati in questi anni dal <strong>Parco</strong> hanno determinato una crescita <strong>del</strong>la<br />

popolazione faunistica tale da esercitare una rilevante “pressione” sulle produzioni agricole, sui pascoli e sugli<br />

allevamenti zootecnici. Una crescita tale da non rendere più procrastinabile la possibilità di indennizzare tali<br />

danni all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale, all’interno <strong>del</strong> quale vige il divieto di esercizio di attività venatoria allo scopo<br />

di far convivere le popolazioni di fauna selvatica con le attività agricole.<br />

Soltanto la presenza di cinghiali, secondo un recente rapporto Eurispes <strong>del</strong>l’ottobre <strong>del</strong> 2004, comporta una<br />

perdita economica per le strutture e colture agricole di 70 milioni di euro a livello nazionale.<br />

Nella Regione Lombardia sono più di duecento le specie schedate nel “Rapporto sullo stato di conservazione<br />

<strong>del</strong>la fauna selvatica in Lombardia”. La ricerca, condotta dall’Unità operativa Pianificazione faunistica e venatoria<br />

<strong>del</strong>la Direzione generale Agricoltura <strong>del</strong>la Regione Lombardia insieme con il dipartimento di Biologia animale<br />

<strong>del</strong>l’Università degli Studi di Pavia, il dipartimento di Scienze <strong>del</strong>l’Ambiente e <strong>del</strong> Territorio <strong>del</strong>l’Università degli<br />

studi Milano-Bicocca e il dipartimento di Biologia strutturale e funzionale <strong>del</strong>l’Università degli Studi <strong>del</strong>l’Insubria,<br />

mette in evidenza come non siano soltanto i cinghiali e i corvi a rappresentare una minaccia per le colture<br />

inserite nelle aree protette.<br />

Come si può osservare dai dati di seguito presentati, tuttavia, emerge come negli ultimi anni nel <strong>Parco</strong> siano<br />

i cinghiali a causare i maggiori danni alle colture agricole. Questo fa sì che all’indicatore proposto sia stato<br />

attribuito un giudizio negativo in quanto il cinghiale non è considerato una specie autoctona di pregio (vedi<br />

Capitolo 7 – Fauna e Biodiversità). Anche all’andamento è stato attribuito un giudizio negativo in quanto a<br />

partire dal 2001 i danni causati da cinghiale hanno subito un incremento notevole, a differenza di quanto<br />

registrato ad esempio per le anatre. Come disposto dall’art. 33 bis <strong>del</strong>la L.R. 6/2005, che ha modificato la<br />

L.R. 86/83, relativo agli indennizzi provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole, ai pascoli e agli<br />

allevamenti zootecnici nel territorio compreso nel <strong>Parco</strong> Naturale, l’Ente gestore <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è competente per<br />

la gestione dei contributi e definisce mediante apposito regolamento le modalità, i tempi e la procedura per la<br />

denuncia dei danni, le modalità per la verifica e la quantificazione dei danni, le condizioni per la concessione<br />

degli indennizzi, nonché le modalità per la prevenzione dei danni.<br />

Di seguito si riportano i dati elaborati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, nell’ambito <strong>del</strong>la gestione dei danni causati dalla<br />

fauna selvatica alle attività agricole. I tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stanno inoltre mettendo a punto, di concerto con gli<br />

agricoltori, dei sistemi per la prevenzione dei danni.<br />

3<br />

124<br />

36<br />

180<br />

39<br />

317<br />

5


AGRICOLTURA<br />

Figura 6.11: Totale liquidazioni per l’indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica alle attività<br />

agricole<br />

euro<br />

90.000<br />

80.000<br />

70.000<br />

60.000<br />

50.000<br />

40.000<br />

30.000<br />

10.000<br />

0<br />

44.368<br />

58.001<br />

45.219<br />

3,9<br />

20.000<br />

1,2 1,5<br />

Figura 6.12: Distribuzione <strong>del</strong>le liquidazioni in base alle specie di fauna selvatica.<br />

12,5<br />

175<br />

64.176 63.379<br />

59.296<br />

55.847<br />

75.011<br />

84.476<br />

78.333<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

5,4<br />

0,5<br />

3,9<br />

1,2<br />

41,3<br />

1,5<br />

4,1<br />

29,6<br />

anatra<br />

cinghiale<br />

corvo<br />

nutria<br />

lepre-coniglio<br />

fagiano<br />

gallinella<br />

passero<br />

altra avifauna


4033 3303 423 2418<br />

AGRICOLTURA<br />

Figura 6.13: Danni causati da fagiano (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

5890<br />

4033<br />

4000<br />

2004 2005<br />

3462<br />

2006 2007 3303<br />

248<br />

3000 2667<br />

1417<br />

Figura 6.14: Danni causati da lepre-coniglio (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

2000<br />

1000<br />

0<br />

Figura 6.15: Danni causati da nutria (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

7000<br />

6000<br />

5000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

176<br />

860<br />

334<br />

423<br />

2418<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

261<br />

1939<br />

2004 2005 2006 2007<br />

111 2244 2346 5915<br />

7000<br />

6000<br />

5000<br />

4000<br />

3000<br />

2000<br />

1000<br />

0<br />

620<br />

248<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

5511<br />

3740<br />

4712<br />

2351<br />

5213<br />

1882<br />

111<br />

2244 2346<br />

5915<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007


AGRICOLTURA<br />

Figura 6.16: Danni causati da corvo (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

1461 8719 6694 7848<br />

16000<br />

14000<br />

12000<br />

11760<br />

13775<br />

10000<br />

8719<br />

2004 2005 2006 2007<br />

8000<br />

7426 7255<br />

5722 19538 7188<br />

6686 23432 7062<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

0<br />

Figura 6.17: Danni causati da anatra (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

Figura 6.18: Danni causati da cinghiale (valori espressi in Euro).<br />

euro<br />

45000<br />

40000<br />

35000<br />

30000<br />

177<br />

1461<br />

6694<br />

7848<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

9465<br />

14492<br />

42573<br />

30182<br />

25000<br />

2004 2005 2006 2007<br />

23432<br />

41660<br />

20000<br />

40675 20258 43172 52658 19538<br />

15000<br />

10000<br />

5000<br />

0<br />

60000<br />

50000<br />

40000<br />

30000<br />

20000<br />

10000<br />

0<br />

13309<br />

5722<br />

7062<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

4649<br />

14732<br />

8267<br />

5579<br />

11990<br />

35867<br />

43172<br />

41660<br />

40675<br />

52658<br />

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007


AGRICOLTURA<br />

178<br />

Approfondimento<br />

IL REGOLAMENTO DEL PARCO DEL TICINO PER L’INDENNIZZO DEI DANNI DELLA<br />

FAUNA SELVATICA (Approvato con Delibera di Assemblea Consortile n. 22 <strong>del</strong><br />

7.10.2005)<br />

CHI PUÓ RICHIEDERE L’INDENNIZZO: i risarcimenti potranno essere richiesti esclusivamente dalle imprese<br />

agricole che operano nella zona di <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e che hanno subito direttamente il<br />

danno.<br />

DENUNCIA DEL DANNO: la denuncia <strong>del</strong> danno, effettuata su appositi moduli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, deve essere<br />

trasmessa dall’interessato agli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> entro 7 giorni nel caso di danni a coltivazioni ed<br />

entro le 24 ore successive nel caso di bestiame domestico.<br />

ACCERTAMENTO DEL DANNO: l’accertamento <strong>del</strong> danno sarà effettuato dai tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> entro 15<br />

giorni lavorativi dalla denuncia.<br />

VALUTAZIONE DEL DANNO: la determinazione <strong>del</strong> danno è eseguita sulla base di indagini di mercato<br />

comparative e sulla base dei valori fissati dai mercuriali <strong>del</strong>la Camera di Commercio territorialmente<br />

competente.<br />

DANNI AMMESSI ALL’INDENNIZZO: i danni che possono usufruire <strong>del</strong>l’indennizzo si riferiscono alle<br />

tipologie:<br />

- Danni da pastura e calpestio alle coltivazioni: prati e marcite; coltivazioni di ortaggi; alberi da frutto;<br />

cereali; coltivazioni intensive di piccoli frutti; pioppeti; altre specie erbacce caratteristiche <strong>del</strong>l’area.<br />

- Danni da predazione su animali domestici: bovini, ovini, caprini, equini, avicunicoli.<br />

- Danni ad altre tipologie di allevamento caratteristiche <strong>del</strong> parco.<br />

- Danni alla rete irrigua di pertinenza aziendale , normalmente usata per l’irrigazione, solo nel caso in cui<br />

sia dimostrabile che il mancato ripristino <strong>del</strong>la funzionalità irrigua provochi danno alle colture.<br />

La soglia minima al di sotto <strong>del</strong>la quale il danno viene considerato naturale e non indennizzabile è pari a<br />

150 Euro.<br />

LIQUIDAZIONE: il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> provvede alla liquidazione dei danni, sulla base <strong>del</strong>le somme assegnate<br />

dalla Regione Lombardia. La liquidazione sarà effettuata entro il primo semestre <strong>del</strong>l’anno successivo a<br />

quello in cui il danno si è manifestato, a condizione che la Regione Lombardia abbia trasferito il contributo<br />

dovuto.<br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> il rapporto tra superficie coltivata, popolazioni faunistiche presenti e l’ammontare dei<br />

danni, si è sempre mantenuto su livelli medio-bassi. Solo alcune situazioni eccezionali, come il recente<br />

ampliamento <strong>del</strong>l’areale di distribuzione <strong>del</strong> cinghiale a causa di migrazioni dall’alta provincia di Varese e da<br />

quella di Novara, hanno alterato le medie annuali.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato<br />

Stato/<br />

Pressione<br />

Stato<br />

Stato<br />

Indicatore<br />

Aziende<br />

agricole <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong><br />

Superficie<br />

agricola<br />

utilizzata<br />

SAU<br />

Conduzione<br />

familiare<br />

<strong>del</strong>le aziende<br />

agricole<br />

Capi allevati<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Numero<br />

Percentuale<br />

rispetto<br />

alla<br />

superficie<br />

agricola<br />

totale<br />

Percentuale<br />

rispetto<br />

alla<br />

SAU<br />

Numero<br />

Valore<br />

215<br />

(Provincia di<br />

Varese)<br />

593<br />

(Provincia di<br />

Milano)<br />

772<br />

(Provincia di<br />

Pavia)<br />

77%<br />

82%<br />

30.023<br />

Bovini<br />

322<br />

Bufalini<br />

148<br />

Ovini<br />

62.851<br />

Suini<br />

231<br />

Caprini<br />

687<br />

Equini<br />

49.045<br />

Avicoli<br />

AGRICOLTURA<br />

179<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

CONTINUA PAGINA DOPO<br />

Note<br />

Il comparto agricolo risulta in fase<br />

di declino, in particolare in<br />

Provincia di Varese dove esistono<br />

numerose micro-aziende, che se<br />

non adeguatamente valorizzate<br />

tenderanno a soccombere a<br />

favore di altri comparti produttivi.<br />

Comparando l’area a <strong>Parco</strong> e<br />

quella complessiva <strong>del</strong>le tre<br />

Province si osserva una minore<br />

incidenza <strong>del</strong>la SAU.<br />

La massiccia presenza di<br />

seminativi può risultare<br />

impattante sull’ambiente in<br />

termini di banalizzazione <strong>del</strong><br />

paesaggio, impoverimento dei<br />

suoli e riduzione <strong>del</strong>la fertilità,<br />

erosione ed utilizzo di concimi e<br />

pesticidi. Tali rischi, tuttavia,<br />

possono essere notevolmente<br />

ridotti da una corretta e<br />

consapevole gestione <strong>del</strong>l’attività<br />

agricola.<br />

Osservando i dati in un’ottica di<br />

conservazione e rispetto<br />

ambientale, la presenza di terreni<br />

di proprietà associata ad una<br />

conduzione di tipo familiare<br />

assicurano una gestione<br />

maggiormente lungimirante <strong>del</strong>le<br />

aree agricole <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

L’allevamento <strong>del</strong> bestiame<br />

produce diversificazione e<br />

rotazione <strong>del</strong>le colture associata<br />

ad una copertura <strong>del</strong> terreno per<br />

tutto l’anno; inoltre, la sostanza<br />

organica prodotta dagli animali<br />

ritorna al terreno rendendolo<br />

fertile e limitando l’utilizzo di<br />

concimi chimici di sintesi. Di<br />

contro, il rischio ambientale legato<br />

agli allevamenti deriva<br />

principalmente da una non<br />

corretta gestione dei reflui, che<br />

possono recapitare nelle acque<br />

superficiali, causando notevoli<br />

apporti inquinanti sotto forma di<br />

composti azotati.<br />

Nel corso <strong>del</strong>l’ultimo ventennio,<br />

nelle Province di Varese, Milano<br />

e Pavia, l’allevamento si è ridotto<br />

notevolmente, limitando gli effetti<br />

benefici collegati alla sua pratica.


Pressione<br />

Risposta<br />

Risposta<br />

Pressione/<br />

Risposta<br />

Quantità di<br />

pesticidi e<br />

concimi<br />

utilizzati<br />

Aziende a<br />

produzione<br />

biologica e<br />

integrata<br />

Superfici<br />

mantenute a<br />

marcita<br />

Indennizzi per<br />

danni causati<br />

dalla fauna<br />

selvatica<br />

Kg/ha<br />

Percentuale<br />

Ettari<br />

Euro<br />

d.n.d.<br />

7%<br />

336,49<br />

78.333<br />

(anno 2007)<br />

AGRICOLTURA<br />

180<br />

d.n.d. d.n.d.<br />

I dati attualmente disponibili<br />

presso gli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> non<br />

consentono di valutare<br />

correttamente gli apporti di<br />

pesticidi e concimi nei terreni<br />

agricoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Le aziende a produzione<br />

biologica e integrata sono ancora<br />

poco rappresentate nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, dove tuttavia, negli ultimi<br />

anni, anche grazie alle iniziative<br />

promosse dal <strong>Parco</strong>, sono<br />

aumentate notevolmente<br />

adottando pratiche agricole<br />

rispettose <strong>del</strong>l’ambiente.<br />

Le spese necessarie per il<br />

mantenimento <strong>del</strong>le marcite e i<br />

cambiamenti intervenuti<br />

nell’alimentazione <strong>del</strong> bestiame<br />

bovino, ne hanno minato il futuro.<br />

Il <strong>Parco</strong> da anni attua un<br />

programma di mantenimento<br />

<strong>del</strong>le marcite più significative dal<br />

punto di vista storico e paesistico,<br />

assegnando contributi ai<br />

coltivatori, in modo che questi<br />

ambienti preziosi rimangano<br />

intatti.<br />

Negli ultimi anni i danni più<br />

consistenti sono stati quelli<br />

provocati da cinghiale. Questo<br />

dato fa sì che all’indicatore sia<br />

stato attribuito un giudizio<br />

negativo in quanto il cinghiale<br />

non è considerato una specie<br />

autoctona di pregio. Anche<br />

all’andamento è stato attribuito<br />

un giudizio negativo in quanto a<br />

partire dal 2001 i danni causati<br />

da cinghiale hanno subito un<br />

incremento notevole, a differenza<br />

di quanto registrato ad esempio<br />

per anatre e corvi.


Risposta<br />

Superfici<br />

mantenute a<br />

marcita<br />

Ettari 336,49 <br />

AGRICOLTURA<br />

Il giudizio complessivo deriva dalla risultante di diverse componenti, alcune positive altre negative. Da una<br />

parte si osserva la contrazione <strong>del</strong> settore agricolo, con la diminuzione <strong>del</strong> numero di piccole aziende e<br />

Indennizzi per<br />

Pressione/Rispost<br />

<strong>del</strong>l’allevamento.<br />

danni causati<br />

Gli aspetti positivi riguardano<br />

78.333<br />

invece la presenza di molte aziende di tipo familiare che<br />

assicurano una gestione maggiormente Euro attenta <strong>del</strong>le aree agricole. Inoltre una maggiore <br />

a<br />

dalla fauna<br />

(anno 2007) attenzione viene<br />

rivolta all’ambiente selvatica dalle politiche agricole comunitarie e le aziende di tipo biologico e integrato dimostrano<br />

una tendenza all’aumento. Anche la politica adottata dal <strong>Parco</strong>, attraverso il marchio sui prodotti agricoli locali<br />

da agricoltura biologica e integrata, e la diffusione di una cultura più rispettosa <strong>del</strong>l’ambiente, hanno portato e<br />

porteranno le aziende agricole ad adottare tecniche maggiormente sostenibili.<br />

181<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

nell’alimentazione <strong>del</strong> bestiame<br />

bovino, ne hanno minato il<br />

futuro. Il <strong>Parco</strong> da anni attua un<br />

programma di mantenimento<br />

<strong>del</strong>le marcite più significative dal<br />

punto di vista storico e paesistico,<br />

assegnando contributi ai<br />

coltivatori, in modo che questi<br />

ambienti preziosi rimangano<br />

intatti.<br />

Negli ultimi anni i danni più<br />

consistenti sono stati quelli<br />

provocati da cinghiale. Questo<br />

dato fa sì che all’indicatore sia<br />

stato attribuito un giudizio<br />

negativo in quanto il cinghiale<br />

non è considerato una specie<br />

autoctona di pregio. Anche<br />

all’andamento è stato attribuito<br />

un giudizio negativo in quanto a<br />

partire dal 2001 i danni causati<br />

da cinghiale hanno subito un<br />

incremento notevole, a<br />

differenza di quanto registrato<br />

ad esempio per anatre e corvi.<br />

Il giudizio complessivo deriva dalla risultante di diverse componenti, alcune positive altre negative. Da una parte si<br />

osserva la tendenza negativa alla riduzione <strong>del</strong>le piccole aziende e <strong>del</strong>l’allevamento, anche se viene mantenuta una<br />

conduzione di tipo familiare. Per contro, una maggiore attenzione viene rivolta all’ambiente dalle politiche agricole<br />

comunitarie e le aziende di tipo biologico e integrato dimostrano una tendenza all’aumento. Anche la politica adottata<br />

dal <strong>Parco</strong>, attraverso il marchio sui prodotti agricoli locali da agricoltura biologica e integrata, e la diffusione di una<br />

cultura più rispettosa <strong>del</strong>l’ambiente, hanno portato e porteranno le aziende agricole ad adottare tecniche maggiormente<br />

sostenibili.<br />

24


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

183<br />

CAPITOLO 8<br />

PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

Inquadramento generale e cenni normativi<br />

185<br />

CAPITOLO 8<br />

PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

Secondo quanto previsto al comma 1 <strong>del</strong>l’art.17 <strong>del</strong>la Legge Regionale 30 novembre 1983 n° 86 “Piano<br />

regionale <strong>del</strong>le aree regionali protette” (attualmente in fase di revisione) l’Ente gestore di un <strong>Parco</strong> incluso nel<br />

piano generale <strong>del</strong>le riserve e dei parchi naturali di interesse regionale è tenuto a predisporre ed adottare un<br />

Piano Territoriale di Coordinamento – P.T.C. - finalizzato alla salvaguardia ambientale, alla pianificazione<br />

territoriale e alla gestione <strong>del</strong>l’area protetta, nelle aree di competenza. Ciò è altresì previsto dalla Legge istitutiva<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, la L.R. 9 gennaio 1974 n° 2.<br />

Il P.T.C. costituisce pertanto il principale strumento che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha a disposizione per esercitare le<br />

proprie funzioni di tutela e di governo <strong>del</strong> territorio e da questo trae i principi e gli indirizzi per normare le attività<br />

che hanno luogo e/o che potrebbero attuarsi nell’area protetta. In particolare il Piano intende tutelare nel<br />

loro complesso le componenti ambientali presenti nell’area protetta (diversità biologica e patrimoni genetici<br />

esistenti, acque, suolo, boschi e foreste, patrimonio faunistico, agricoltura, emergenze archeologiche, storiche<br />

ed architettoniche, qualità <strong>del</strong>l’aria, cultura e tradizioni popolari) che costituiscono l’ambiente naturale ed il<br />

paesaggio <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Per il raggiungimento dei propri obiettivi, il P.T.C. prevede altresì la stesura di strumenti di attuazione, quali Piani<br />

di Settore, Regolamenti, Convenzioni e Accordi di Programma.<br />

Ai sensi <strong>del</strong>la normativa vigente l’ente di gestione attua le previsioni <strong>del</strong> P.T.C. attraverso un Piano di gestione<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> con validità triennale ed articolato in programmi attuativi annuali (art. 7 comma 6 <strong>del</strong>la L.R. 86/83).<br />

Il piano di gestione definisce tra l’altro gli interventi per la tutela e la valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio naturale<br />

ed ambientale, gli interventi di carattere culturale, educativo, ricreativo e turistico-sportivo, le previsioni di<br />

spesa per l’attuazione <strong>del</strong> piano e le priorità degli interventi, nonché l’acquisto e la collocazione <strong>del</strong>le tabelle<br />

segnaletiche.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

186<br />

Accanto agli strumenti pianificatori derivanti dalla normativa in materia di aree protette, nel <strong>Parco</strong> trovano<br />

applicazione anche le norme di tutela e salvaguardia dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e <strong>del</strong>le Zone<br />

di Protezione Speciale (ZPS) presenti al suo interno. La recente normativa in materia di Rete Natura 2000, il<br />

D.P.R. 357/97 (e succ. mod.) e, in particolare, per la Lombardia la D.G.R. 14106 <strong>del</strong> 8 agosto 2003, prevede,<br />

infatti, che l’Ente gestore dei SIC e <strong>del</strong>le ZPS presenti interamente, o in parte, all’interno <strong>del</strong> proprio territorio<br />

predisponga per ciascuno di tali siti, laddove gli strumenti pianificatori già esistenti siano ritenuti non adeguati a<br />

garantire un buono stato di conservazione degli habitat e <strong>del</strong>le specie tutelate, un Piano di gestione <strong>del</strong> Sito<br />

Natura 2000 che individui le misure di tutela da adottarsi per garantire la coerenza globale <strong>del</strong>la Rete.<br />

Questi strumenti, di cui il <strong>Parco</strong> si è dotato a norma di legge, non costituiscono però gli unici atti pianificatori<br />

in vigore all’interno <strong>del</strong>l’area protetta, bensì questi si devono confrontare, integrare e a volte “scontrare” con le<br />

previsioni e le norme di altri piani validi ai diversi livelli (a scala di bacino, provinciale, regionale, sovraregionale).<br />

Si citano in particolare:<br />

Piano Territoriale d’Area Malpensa;<br />

Piano Territoriale Regionale;<br />

Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali;<br />

Piani Provinciali Cave;<br />

Piani Provinciali Faunistico-venatori;<br />

Piano di Assetto Idrogeologico <strong>del</strong> bacino idrografico <strong>del</strong> fiume Po.<br />

Accanto a questi piani sovraordinati, esistono poi atti pianificatori che si devono adeguare alle previsioni, alle<br />

norme e all’azzonamento <strong>del</strong> P.T.C., tra cui:<br />

i Piani Regolatori Comunali, ora Piani di Governo <strong>del</strong> Territorio, secondo quanto previsto all’art. 6 <strong>del</strong>la L.R.<br />

12 <strong>del</strong> 2005 “Legge per il governo <strong>del</strong> territorio”;<br />

i Piani di Assestamento forestale <strong>del</strong>le proprietà silvo-pastorali presenti nel territorio protetto, che, ai sensi<br />

<strong>del</strong>la L.R. 27 <strong>del</strong> 28 ottobre 2004 “Tutela e valorizzazione <strong>del</strong>le superfici, <strong>del</strong> paesaggio e <strong>del</strong>l’economia<br />

forestale”, devono essere approvati dagli enti gestori dei parchi.<br />

E’ evidente come un panorama pianificatorio all’interno di un <strong>Parco</strong> così vasto e diversificato determini<br />

innanzitutto il coinvolgimento di più soggetti operanti sul territorio e il loro confronto, presupponendo un<br />

dialogo costruttivo e collaborativo tra le parti a cui purtroppo spesso non si assiste.<br />

Accanto a quella che è la pianificazione territoriale, così come tradizionalmente considerata, il <strong>Parco</strong> ha inteso<br />

fornire (in linea con le tendenze in atto a livello provinciale e regionale) ulteriori indicazioni e strumenti per una<br />

pianificazione che possiamo definire “ecologica”: questo si traduce, in particolare modo, nell’individuazione e<br />

progettazione di un “disegno” di rete ecologica all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e nei collegamenti con le aree naturali<br />

esterne residue.<br />

Gli indicatori<br />

La tutela <strong>del</strong> territorio attraverso gli strumenti di pianificazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Il P.d.T. è dotato di un P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale approvato con Decreto di Giunta Regionale <strong>del</strong> 2 agosto<br />

2001 n. VII/5983 e di una Disciplina <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale approvata con Decreto di Consiglio Regionale <strong>del</strong><br />

26 novembre 2003 n. VII/919.<br />

Il Piano Territoriale di Coordinamento costituisce il principale strumento a disposizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e si pone<br />

come obiettivi principali la tutela ed il corretto utilizzo <strong>del</strong> territorio protetto per uno sviluppo ecocompatibile.<br />

Il Piano Territoriale di Coordinamento formula il quadro generale <strong>del</strong>l’assetto territoriale <strong>del</strong>l’area, indicando le priorità<br />

e gli obiettivi sia generali che di settore, e precisando mediante azzonamento, norme e parametri, i vincoli e le<br />

destinazioni da osservarsi sul territorio, in relazione ai diversi usi e funzioni previsti (art. 2 L.R. 9 gennaio 1974 n° 2).<br />

In particolare, stante l’obiettivo prioritario <strong>del</strong>la tutela <strong>del</strong>le caratteristiche storiche, ambientali, naturalistiche:<br />

a) definisce le zone territoriali individuate sulla base dei caratteri geomorfologici ed urbanistici ai fini <strong>del</strong>la<br />

tutela <strong>del</strong> patrimonio paesaggistico e naturale elencando i Comuni interessati;<br />

b) individua le aree in cui la destinazione agricola o boschiva deve essere mantenuta o recuperata;<br />

c) detta disposizioni intese alla salvaguardia dei valori storici ed ambientali <strong>del</strong>le aree edificate;<br />

d) stabilisce le direttive e i criteri metodologici da osservarsi nella redazione dei Piani urbanistici comunali<br />

ed intercomunali, per assicurare l’unità degli indirizzi e la coerenza dei contenuti di tali Piani, rispetto agli<br />

obiettivi prioritari più sopra enunciati;<br />

e) indica le principali aree da destinarsi ad uso pubblico e per attrezzature collegate al tempo libero sempre<br />

nel rispetto <strong>del</strong>l’obiettivo prioritario sopra enunciato.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

187<br />

Date le caratteristiche <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, denso di attività umane strettamente collegate fra<br />

loro, era impensabile, in fase di elaborazione di piano, l’applicazione di un regime di tutela esclusivamente<br />

conservativo, che non tenesse in considerazione le realtà economiche e sociali locali. Per permettere una<br />

convivenza equilibrata fra uomo e natura, si è optato pertanto per un sistema di “protezione attiva”<br />

incentrato sul concetto di azzonamento per fasce di tutela, dove i vincoli e le norme di tutela agiscono con<br />

intensità diversa, assecondando il diverso grado di naturalità degli ambienti che si incontrano.<br />

Il primo Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stato approvato dalla Regione Lombardia con la Legge<br />

Regionale 22 marzo 1980 n° 33, circa 6 anni dopo l’approvazione <strong>del</strong>la legge di istituzione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Da<br />

sottolineare come il gruppo di lavoro che predispose allora il Piano abbia dimostrato una notevole capacità di<br />

pianificare e di valutare in prospettiva il futuro <strong>del</strong> parco; ciò ha fatto sì che la maggior parte <strong>del</strong>le indagini allora<br />

svolte e le conseguenti previsioni di piano siano ancora oggi valide.<br />

Tale Piano è stato precursore di una politica di pianificazione territoriale che, nelle intenzioni dei promotori<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, doveva essere poi estesa a tutta la Regione Lombardia; il P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stato, infatti, il primo<br />

esempio di pianificazione a scala sovracomunale che, oltre alle aree di maggior pregio ambientale, normava<br />

lo sviluppo <strong>del</strong>le zone più esterne con l’obiettivo di creare un’“area cuscinetto” di protezione: era, infatti,<br />

impensabile preservare aree con un <strong>del</strong>icato equilibrio ambientale senza esercitare un controllo sui processi di<br />

sviluppo che si svolgono nelle zone contigue.<br />

Tenuto conto degli anni in cui è stato redatto, ma anche alla luce <strong>del</strong>la storia urbanistica più recente, il Piano<br />

Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha rappresentato, quindi, un’esperienza importantissima di<br />

pianificazione territoriale di livello sovracomunale, indispensabile, oggi più di ieri, per una corretta gestione <strong>del</strong><br />

territorio.<br />

Con l’approvazione <strong>del</strong> Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> si sono <strong>del</strong>ineati, infatti, alcuni principi<br />

fondamentali allora all’avanguardia:<br />

la pianificazione urbanistica diventa concretamente di livello territoriale, si ribalta il concetto per cui occorre<br />

programmare puntualmente solo lo sviluppo <strong>del</strong>le aree urbane;<br />

il territorio non urbanizzato non è più considerato una sorta di “riserva” per future edificazioni, ma le aree esterne<br />

ai centri urbani diventano, invece, risorse fondamentali per un equilibrato sviluppo <strong>del</strong>le popolazioni;<br />

una corretta pianificazione territoriale non può iniziare e finire all’interno dei confini comunali (ovvero solo<br />

mediante i P.R.G., ora P.G.T.), ma è indispensabile una pianificazione generale sovracomunale che coordini<br />

gli interventi e che guidi lo sviluppo complessivo;<br />

la difesa dei valori culturali espressi e contenuti nella forma urbana <strong>del</strong> territorio vanno salvaguardati<br />

dall’avanzata <strong>del</strong> “cemento” per evitare la perdita <strong>del</strong>l’identità storica <strong>del</strong> territorio.<br />

A questo primo lavoro di azzonamento e di attuazione ha fatto seguito una Variante Generale, in ottemperanza<br />

a quanto previsto all’art. 1 <strong>del</strong> P.T.C. stesso che prevede la sua revisione ogni dieci anni, e a seguito <strong>del</strong>la<br />

necessità di adeguarsi al corpus legislativo che negli anni è venuto a <strong>del</strong>inearsi in materia di tutela ambientale<br />

e paesaggistica (in particolare la Legge Regionale 86/83 - Piano generale <strong>del</strong>le aree regionali protette -, la<br />

Legge 431/85 - Disposizioni urgenti per la tutela <strong>del</strong>le zone di particolare interesse ambientale, la Legge<br />

394/91 - Legge quadro sulle aree protette).<br />

La variante al P.T.C. è stato altresì redatta tenendo conto <strong>del</strong>le previsioni di tutela e gestione espresse dal Piano<br />

<strong>del</strong>l’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> piemontese (approvato con D.C.R. <strong>del</strong>la Regione Piemonte n° 839-<br />

CR-2194 <strong>del</strong> 21 febbraio 1985) e <strong>del</strong>le intese raggiunte tra Piemonte e Lombardia (Protocollo di intesa stipulato nel<br />

1995) per la costituzione di un <strong>Parco</strong> naturale interregionale lombardo e piemontese <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La Variante al P.T.C. è stata quindi approvata con D.G.R. n° 7/5983 <strong>del</strong> 2 agosto 2001 e rettificata con D.G.R.<br />

n° 6/6090 <strong>del</strong> 14 settembre 2001. Con essa si è cercato di dare un impulso nuovo alla normativa <strong>del</strong> Piano,<br />

spostando l’attenzione dal vincolo al progetto; il presente piano non contiene solo norme urbanistiche e<br />

vincoli, ma vuole essere un contributo gestibile e concreto per dar forza e contenuti a quel “salto culturale”<br />

che consenta alla nostra Società di evolvere in modo equilibrato con un uso compatibile <strong>del</strong>le risorse naturali<br />

disponibili (dalla relazione di presentazione <strong>del</strong>la Variante Generale al Piano Territoriale di Coordinamento<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, approvata con <strong>del</strong>ibera di Assemblea Consortile <strong>del</strong><br />

11.05.1996).<br />

Questa Variante Generale ha affinato il grado di funzionamento <strong>del</strong> sistema di tutela e pianificazione <strong>del</strong>le zone<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, attraverso l’attuazione dei tre Titoli che la compongono:<br />

Titolo I “Disposizioni generali”<br />

Titolo II “Il territorio e il paesaggio” – Il regime di protezione e l’azzonamento<br />

Titolo III “L’attuazione <strong>del</strong> Piano”


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

188<br />

Il P.T.C. in vigore, unitamente al piano di settore principale (Piano di Settore Boschi) e ai vari regolamenti<br />

approvati esaurisce quasi completamente la pianificazione generale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. E’ importante sottolineare come<br />

il vigente P.T.C. ha effetti di Piano Paesistico coordinato con i contenuti paesistici <strong>del</strong> Piano Territoriale di<br />

Coordinamento Provinciale; al termine di ogni articolo <strong>del</strong> Titolo II trovano infatti spazio le norme specifiche<br />

per la tutela paesistica che integrano ed esplicitano quelle norme che, già nel resto <strong>del</strong>l’articolo, tengono come<br />

costante riferimento la tutela <strong>del</strong> paesaggio.<br />

La pianificazione così prevista assorbe ed esaurisce in sé:<br />

i piani di settore relativi alla gestione <strong>del</strong>le acque e <strong>del</strong>l’assetto idrogeologico <strong>del</strong> bacino fluviale;<br />

il piano per la determinazione e gestione dei Monumenti Naturali (ex geotopi e biotopi);<br />

il piano di settore per il tempo libero;<br />

la regolamentazione <strong>del</strong>l’attività di cava;<br />

il piano di settore agricolo.<br />

Con Legge Regionale n° 31/2002, è stato istituito il <strong>Parco</strong> Naturale lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, ai sensi<br />

<strong>del</strong>l’art. 16 ter <strong>del</strong>la L.R. 30 novembre 1983 n° 86; il <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> rientra, infatti, fra<br />

le aree <strong>del</strong>l’Allegato A <strong>del</strong>la legge regionale sulle aree protette, in cui istituire il <strong>Parco</strong> Naturale, inteso quale<br />

zona organizzata in modo unitario, con preminente riguardo alle esigenze di protezione <strong>del</strong>la natura e<br />

<strong>del</strong>l’ambiente e di uso culturale e ricreativo, nonché con riguardo allo sviluppo <strong>del</strong>le attività agricole, silvicole<br />

e pastorali e <strong>del</strong>le altre attività tradizionali atte a favorire la crescita economica, sociale e culturale <strong>del</strong>le<br />

comunità residenti (art. 1).<br />

Per tutelare il <strong>Parco</strong> Naturale è stato adottato un altro strumento urbanistico, oltre al Piano Territoriale di<br />

Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale: il Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong>la<br />

Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, adottato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio Regionale n° VII/919 <strong>del</strong> 26 novembre 2003 che<br />

descrive il quadro generale <strong>del</strong>l’assetto <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> naturale e che ha la funzione di tutelare la fragile<br />

area di territorio più vicina al fiume, di pregiato valore ecologico e ambientale i cui confini coincidono con quelli<br />

individuati nella stessa Legge Regionale.<br />

Con Delibera di Assemblea Consortile <strong>del</strong> 24 marzo 2005 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha adottato le varianti parziali<br />

al Piano Territoriale di Coordinamento che non entrano nel merito <strong>del</strong>le Norme di Attuazione di Piano, ma si<br />

sono rese necessarie al fine di:<br />

inserire nella cartografia di Piano, che costituisce variante al P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> regionale approvato con D.G.R.<br />

n. VII/5983 <strong>del</strong> 2 agosto 2001, l’azzonamento <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> Comune di Buscate (MI) a seguito <strong>del</strong>la<br />

Legge Regionale 6 marzo 2002 n. 4 che, all’articolo 14, ha modificato la Legge Regionale 9 gennaio 1974<br />

n. 2 includendo questo comune nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>;<br />

correggere alcuni errori materiali relativi alla individuazione <strong>del</strong>le aree “D” ed “R” riscontrati nella gestione <strong>del</strong><br />

P.T.C., per renderle coerenti con le relative schede allegate al P.T.C.;<br />

inserire nuove aree “D” ed “R”, di cui alcune amministrazioni comunali hanno richiesto l’individuazione, al<br />

fine di poter procedere o al recupero di aree degradate, o al miglioramento di aree già utilizzate a scopo<br />

socio-ricreativo o a scopo turistico-sportivo;<br />

correggere, su segnalazione <strong>del</strong>l’amministrazione comunale di Villanova d’Ardenghi, un errore <strong>del</strong> confine<br />

comunale, nella parte a sud <strong>del</strong> territorio comunale, che costituisce anche confine <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Con D.G.R. 21 febbraio 2007 n° VIII/4186 la Regione ha approvato tali modifiche come Variante parziale n.1<br />

al Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (ai sensi <strong>del</strong>l’art. 19, comma<br />

2, l.r. n. 86/1983 e ss.mm.)<br />

<br />

Approfondimento<br />

LA PROCEDURA DI ADOZIONE DEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO<br />

DEL PARCO<br />

Ai sensi <strong>del</strong>l’art. 19 <strong>del</strong>la L.R. 86/1983 il Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è approvato con legge<br />

regionale, su proposta <strong>del</strong>l’ente gestore.<br />

La proposta di piano è:<br />

pubblicata negli albi dei comuni e <strong>del</strong>le province interessate per trenta giorni consecutivi;<br />

soggetta ad osservazioni da parte di chiunque vi abbia interesse nei successivi trenta giorni;<br />

trasmessa alla Giunta Regionale, unitamente alle osservazioni presentate ed alle controdeduzioni <strong>del</strong>l’Ente<br />

proponente, entro gli ulteriori trenta giorni;


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

189<br />

verificata, in relazione alla coerenza con gli indirizzi di politica ambientale <strong>del</strong>la Regione, dalla Giunta<br />

regionale, la quale <strong>del</strong>ibera le modifiche necessarie, entro sessanta giorni dal ricevimento;<br />

trasmessa al Consiglio regionale – unitamente alle osservazioni pervenute, alle relative controdeduzioni<br />

<strong>del</strong>l’Ente proponente e alla modifiche apportate dalla Giunta – per l’esame e l’approvazione.<br />

L’azzonamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

All’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono individuate, a livello normativo e cartografico, zone caratterizzate da un<br />

diverso grado di naturalità e di antropizzazione a cui si applicano misure di tutela differenziate.<br />

Si distinguono:<br />

ambito posto nelle immediate adiacenze <strong>del</strong> fiume, definito ambito <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> e <strong>del</strong>le<br />

zone naturalistiche perifluviali:<br />

Zona T – zona <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> nelle sue articolazioni idrauliche principali e secondarie;<br />

Zone A – zone naturalistiche integrali nelle quali l’ambiente naturale viene conservato nella sua<br />

integrità;<br />

Zone B1 – zone naturalistiche orientate che individuano complessi ecosistemici di elevato valore<br />

naturalistico;<br />

Zone B2 – zone naturalistiche di interesse botanico-forestale che individuano complessi botanicoforestali<br />

di rilevante interesse;<br />

Zone B3 – zone di rispetto <strong>del</strong>le zone naturalistiche che per la loro posizione svolgono un ruolo di<br />

completamento rispetto a tali ecosistemi, alla fascia fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e di connessione funzionale tra queste<br />

e le aree di protezione;<br />

ambito identificato dalla linea <strong>del</strong> terrazzo principale <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, definito ambito di<br />

protezione <strong>del</strong>le zone naturalistiche perifluviali:<br />

Zone C1 - zone agricole e forestali a prevalente interesse faunistico;<br />

Zone C2 - zone agricole e forestali di protezione a prevalente interesse paesaggistico;<br />

ambito dove prevalgono le attività a conduzione agricola e forestale dei fondi, definito ambito<br />

agricolo e forestale:<br />

Zone G1 - zone di pianura asciutta a preminente vocazione forestale;<br />

Zone G2 - zone di pianura irrigua.<br />

Il territorio che comprende l’ambito <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> (T), l’area di divagazione fluviale F e le zone A, B1, B2 e<br />

B3 è a sua volta suddiviso in dieci grandi Zone naturalistiche perifluviali, così denominate:<br />

I. Costa di Golasecca<br />

II. Brughiera <strong>del</strong> Vigano<br />

III. Ansa di Castelnovate<br />

IV. Costa di Tornavento- Nosate- Turbigo<br />

V. Bosco Americano, <strong>del</strong>le Faggiole e Lanca di Bernate<br />

VI. La Fagiana<br />

VII. La Buccella e boschi di Abbiategrasso<br />

VIII. Boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> centrale<br />

IX. Boschi <strong>del</strong>la Venara, Negri e Mezzanone<br />

X. Foce <strong>Ticino</strong><br />

Le zone A-B1-B2-B3-C1 proteggono i siti di maggiore pregio ambientale e coincidono quasi interamente con<br />

l’alveo <strong>del</strong> fiume e <strong>del</strong>la sua valle: queste zone sono comprese nel <strong>Parco</strong> Naturale, istituito con L. R. 31/2002,<br />

che ne garantisce la più alta forma di tutela.<br />

Oltre alle zone sopra elencate, al fine di una maggiore definizione di dettaglio, il P.T.C. individua <strong>del</strong>le ulteriori<br />

zone ed aree, quali:<br />

Zone Naturalistiche Parziali (Z.N.P.): istituite allo scopo di salvaguardare particolari emergenze naturali<br />

aventi caratteristiche specifiche degne di tutela ed esterne alle zone naturalistiche perifluviali; le Z.N.P.<br />

vengono istituite per differenti finalità:<br />

botanico-forestale (BF): lo scopo è quello di tutelare e migliorare gli aspetti floristici e forestali <strong>del</strong>


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

190<br />

territorio;<br />

zoologico-biogenetica (ZB): lo scopo è tutelare specie rare autoctone e/o minacciate oppure aree<br />

particolarmente adatte alle esigenze <strong>del</strong>la fauna caratteristica <strong>del</strong> parco;<br />

geologico-idrogeologica (GI): lo scopo è tutelare aree che hanno conservato caratteri di naturalità dal<br />

punto di vista geologico, idrogeologico e conseguentemente biologico.<br />

Zone di Iniziativa Comunale Orientata (I.C.): comprendenti gli aggregati urbani dei singoli comuni;<br />

Aree di promozione economica e sociale (D): riconosciute quali aree già modificate da processi di<br />

antropizzazione dovuti ad un uso storicizzato <strong>del</strong>le stesse, da riqualificare ed integrare nel più generale<br />

contesto ambientale.<br />

Aree degradate da recuperare (R): aree nelle quali pregresse condizioni di degrado, compromissione<br />

o incompatibilità ambientale, vengono indirizzate ad un recupero compatibile con le esigenze di tutela<br />

naturalistica e paesaggistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>;<br />

Aree a tutela archeologica: costituite da porzioni di territorio dove si riscontrano significative testimonianze<br />

di valore storico-archeologico;<br />

Aree di divagazione <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> (F): costituite dall’insieme dei territori interessati dall’evoluzione <strong>del</strong><br />

fiume in cui si persegue l’obiettivo di consentire il naturale evolvere <strong>del</strong>la dinamica fluviale;<br />

Aree a tutela geologica ed idrogeologica: riconosciute quali aree potenzialmente a rischio idrogeologico;<br />

Beni di rilevante interesse naturalistico (B.N.): costituiti da singoli elementi (alberi, massi erratici,<br />

sorgenti, filari, ecc.), o piccole superfici (fontanili, zone umide, piccoli dossi) di eccezionale valore naturalistico,<br />

paesaggistico e scientifico;<br />

Zone di Protezione Speciale;<br />

Monumento Naturale “Preia Buia” istituito con D.G.R. 22 maggio 1984 n° 38952.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

191<br />

Nell’ambito di tale azzonamento meritano un cenno particolare le aree individuate ai fini <strong>del</strong> recupero, non<br />

tanto per il loro grado di naturalità, quanto piuttosto per il loro grado di antropizzazione; si tratta cioè di<br />

quelle aree, caratterizzate da una forte pressione antropica, per le quali il P.T.C. prevede, a fronte <strong>del</strong> contesto<br />

naturalistico di pregio in cui sono inserite, il miglioramento paesaggistico ed ambientale:<br />

Aree D1 e D2 – aree di promozione economica e sociale: si tratta di aree modificate da processi<br />

di antropizzazione, storicamente già utilizzate a scopo socio-ricreativo (aree D1) o turistico-sportivo (aree<br />

D2); in queste zone sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e finalizzate a<br />

miglioramento paesaggistico ed ambientale, nonché all’organizzazione e miglioramento degli aspetti legati<br />

alla vita socio-ricreativa <strong>del</strong>le collettività locali ed alla fruizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> da parte dei visitatori.<br />

Aree R - aree degradate da recuperare: si tratta di porzioni di territorio dove sussistono condizioni<br />

di degrado, compromissione o incompatibilità ambientale, per le quali si prevedono azioni di recupero<br />

finalizzate a destinazioni d’uso compatibili con gli obiettivi di tutela naturalistica e paesaggistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

A tale scopo sono state predisposte le “schede aree R” che individuano a quali destinazioni deve essere<br />

mirato il recupero di ciascuna area:<br />

naturalistica: con particolare riferimento alla forestazione naturalistica e alla ricostruzione di zone umide;<br />

agricolo-forestale: ricostituzione di siti agronomicamente produttivi, comprese piscicoltura e forestazione produttiva;<br />

ricreativa: aree destinate alla realizzazione di opere e servizi a basso impatto ambientale;<br />

turistica: aree destinate alla realizzazione di opere e servizi quali complessi ricettivi e/o campeggi.<br />

Le azioni di recupero possono consistere in:<br />

sistemazione geomorfologica e/o idrogeologica;<br />

bonifica siti contaminati, aree industriali dismesse;<br />

conversione di attività incompatibili in attività compatibili, con le prescrizioni <strong>del</strong> Piano, e sostenibili;<br />

recupero a verde di cave.<br />

Figura 8.1: Estensione <strong>del</strong>le classi di azzonamento <strong>del</strong> PTC nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

30,0%<br />

25,0%<br />

20,0%<br />

15,0%<br />

10,0%<br />

5,0%<br />

0,0%<br />

2,7% 0,6% 2,7%<br />

Fiume<br />

A<br />

B1<br />

B2<br />

7,0%<br />

B3<br />

Azzonamento <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Azzonamento <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

3,4%<br />

C1<br />

6,3%<br />

22,0%<br />

C2<br />

G1<br />

5,2%<br />

23,9%<br />

G2<br />

GI<br />

0,1% 0,7% 1,1%<br />

BF<br />

ZB<br />

22,9%<br />

IC<br />

SEDIME MALPENSA<br />

1,4%


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

192<br />

Tabella 8.1: Superfici (in ettari) <strong>del</strong>le classi di azzonamento <strong>del</strong> PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> suddivisi per<br />

Comune<br />

Comune Fiume A B1 B2 B3 C1 C2 G1 G2 GI BF ZB IC<br />

SEDIME<br />

MALPENSA<br />

ABBIATEGRASSO<br />

105,79 12,98 277,9 555,01 259,89 302,9 1272,9<br />

974,17<br />

915,01<br />

ARSAGO SEPRIO<br />

569,25<br />

0,07 218,91 249,85<br />

BEREGUARDO<br />

100,29 22,03 401,34 153,52 265,74 95,53 234,87<br />

326,73<br />

143,1<br />

BERNATE TICINO<br />

59,31<br />

42,57 213,16 30,05 233,65 97,86<br />

258,29<br />

277,77<br />

BESATE<br />

18,43 67,25<br />

141,83 151,18 100,39 326,91<br />

345,81<br />

108,85<br />

BESNATE<br />

329,13<br />

46,38<br />

47,94 346,65<br />

BOFFALORA S/T<br />

43,02<br />

44,77 6,55 33,77 61,98 201,26<br />

62,14<br />

291,1<br />

BORGO SAN SIRO<br />

0,02 35,87 47,25 138,08 79,35 26,68 496,22<br />

865,49<br />

80,14<br />

BUSCATE<br />

224,1 202,26 88,24<br />

263,42<br />

CARBONARA TICINO 30,17<br />

3,37 165,2 5,99 416,86 616,73<br />

217,16<br />

97,98<br />

CARDANO AL CAMPO<br />

331,77<br />

491,21 119,01<br />

CASORATE SEMPIONE<br />

CASSINETTA DI<br />

14,16 365,35<br />

263,33 53,88<br />

LUGAGNANO<br />

243,5<br />

90,6<br />

CASSOLNOVO<br />

112,44<br />

187,57 206,79 80,82 98,21 1322,72<br />

815,5<br />

377,23<br />

CASTANO PRIMO<br />

4,27<br />

30,64 11,42 52,89 10,46 53,63 599,46 556,6<br />

590,27<br />

CUGGIONO<br />

61,52<br />

2,58 132,52 35,58 182,46 75,83<br />

561,93<br />

433,84<br />

FERNO<br />

99,21<br />

296,85 478,14<br />

GALLARATE<br />

299,23 193,72<br />

32,69<br />

1570,38<br />

GAMBOLO'<br />

25,4 108,95 169,33 312,75 230,09 51,8 1063,98<br />

3000,47<br />

494,81<br />

GARLASCO<br />

792,22<br />

2060,91<br />

41,79 274,6 733,62<br />

GOLASECCA<br />

25,3<br />

83,3 16,33<br />

468,45<br />

156,26<br />

GROPELLO CAIROLI<br />

651,22<br />

1452,88 147,22 36,68 338,84<br />

LINAROLO<br />

220,77<br />

216,5 101,09 22,49 91,41<br />

502,83<br />

146,71<br />

LONATE POZZOLO<br />

62,35 10,44 173,04 76,32 91,47 96,08 100 1339,95<br />

693,46 238,64<br />

MAGENTA<br />

1,08<br />

219,05 0,79 1,45 161,31 515,81<br />

362,3<br />

921,81<br />

MEZZANINO<br />

92,69<br />

278,34<br />

103,89<br />

618,52<br />

159,16<br />

MORIMONDO<br />

5,97 46,78<br />

173,99 191,57 102,38 725,95<br />

1159,3 104,29<br />

85,85<br />

MOTTA VISCONTI<br />

42,76 46,69 1,18 224,57<br />

112,87 92,92<br />

216,12<br />

312,13<br />

NOSATE<br />

15,75<br />

157,1 27,42 17,58 34,87 93,59 100,66 1,14<br />

52,67<br />

OZZERO<br />

0,07 0,4 16,66 359,65 359,65<br />

359,72<br />

140,71<br />

PAVIA<br />

ROBECCHETTO<br />

178,41<br />

433,93 221,32 354,75 38,29<br />

2472,19<br />

189,79 2400,15<br />

CON INDUNO<br />

24,62<br />

69,29 228,62 32,57 182,96 358,85<br />

167,97<br />

331,56<br />

ROBECCO SUL NAVIGLIO 37<br />

227,86 33,72 53,81 27,55 636,9<br />

714,78<br />

310,44<br />

SAMARATE<br />

808,33<br />

733,45 43,51<br />

SAN MARTINO SICCOMARIO<br />

66,97<br />

147,21 442,95<br />

457,91<br />

254,02<br />

SESTO CALENDE<br />

299,76<br />

0,24<br />

1338,76<br />

135,33 727,71<br />

SOMMA LOMBARDO 78,59<br />

511,54 66,34 445,76 304,62 441,66<br />

61,2 854,01 280,16<br />

TORRE D'ISOLA<br />

85,1 1,12 57,32 117,49 308 214,16 248,2<br />

445,37<br />

161,09<br />

TRAVACO' SICCOMARIO 139,92<br />

310,36<br />

288,12 109,8<br />

550,01<br />

186,89<br />

TURBIGO<br />

28,44<br />

69,79 118,59 1,13 112,59 56,72<br />

0,63<br />

466,04<br />

VALLE SALIMBENE<br />

58,67<br />

56,64 48,95 12,5 136,47<br />

400,18<br />

78,87<br />

VANZAGHELLO<br />

268,76<br />

284,86<br />

VERGIATE<br />

1214,74<br />

269,66<br />

597,8<br />

VIGEVANO<br />

275,94 158,37 172,74 730,28 158,97 208,51 2646,15<br />

1222,14<br />

83,24 2253,08<br />

VILLANOVA D'ARDENGHI<br />

213,67<br />

279,35<br />

75,1<br />

VIZZOLA TICINO<br />

81,08<br />

267,19<br />

155,88 183,83<br />

70,88 22,93<br />

ZERBOLO'<br />

141,15 18,46 158,2 445,94 561,54 1111,18 1214,07<br />

4,57 1,01 90,65<br />

TOTALE<br />

2456,01 528,94 2512,96 6439,97 3114,13 5731,74 20113,81 4772,97 21874,3 79,14 655,77 1048,7 21000,21 1236,27


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

193<br />

Figura 8.2: Distribuzione % <strong>del</strong>le classi di azzonamento <strong>del</strong> PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> – suddivisione<br />

per Comune<br />

Fiume A B1 B2 B3 C1 C2 G1 G2 GI BF ZB IC SEDIME MALPENSA<br />

ABBIATEGRASSO<br />

ARSAGO SEPRIO<br />

BEREGUARDO<br />

BERNATE TICINO<br />

BERNATE TICINO<br />

BESATE<br />

BESNATE<br />

BOFFALORA S/T<br />

BORGO SAN SIRO<br />

BUSCATE<br />

CARBONARA TICINO<br />

CARDANO AL CAMPO<br />

CASORATE SEMPIONE<br />

BESATE<br />

BESNATE<br />

BOFFALORA S/T<br />

BORGO SAN SIRO<br />

BUSCATE<br />

CASORATE SEMPIONE<br />

CASSINETTA NETTA DI DI LUGAGNANO<br />

CASSOLNOVO<br />

CASTANO PRIMO<br />

CASTANO PRIMO<br />

CUGGIONO<br />

FERNO<br />

GALLARATE<br />

GAMBOLO’ GAMBOLO'<br />

GARLASCO<br />

GOLASECCA<br />

GROPELLO CAIROLI<br />

LINAROLO<br />

LONATE POZZOLO<br />

MAGENTA<br />

MEZZANINO<br />

FERNO<br />

GROPELLO CAIROLI<br />

MORIMONDO<br />

MOTTA VISCONTI<br />

NOSATE<br />

OZZERO<br />

PAVIA<br />

MOTTA VISCONTI<br />

OZZERO<br />

PAVIA<br />

CCHETTO CON INDUNO<br />

ROBECCHETTO CON INDUNO<br />

ROBECCO SUL NAVIGLIO<br />

SAMARATE<br />

ROBECCO SUL NAVIGLIO<br />

MARTINO SICCOMARIO<br />

SAN MARTINO SICCOMARIO<br />

SESTO CALENDE<br />

SOMMA LOMBARDO<br />

TORRE TORRE D'ISOLA D’ISOLA<br />

TRAVACO’ SICCOMARIO<br />

TURBIGO<br />

VALLE SALIMBENE<br />

VANZAGHELLO<br />

VERGIATE<br />

VIGEVANO VIGEVANO<br />

VILLANOVA D’ARDENGHI<br />

VIZZOLA TICINO<br />

ZERBOLO’<br />

SESTO CALENDE<br />

TRAVACO' SICCOMARIO<br />

VALLE SALIMBENE<br />

VANZAGHELLO<br />

VERGIATE<br />

VILLANOVA D'ARDENGHI<br />

ZERBOLO'<br />

0% 0 %<br />

20% 2 0 %<br />

40% 4 0 %<br />

60% 6 0 %<br />

80% 8 0 %<br />

100%


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

194<br />

Il P.T.C. individua specifiche norme e impone divieti al fine di regolamentare le attività antropiche nelle varie<br />

zone di tutela ed attuare azioni di salvaguardia a diversi livelli in relazione al grado di naturalità di ciascuna<br />

area. Di seguito si schematizzano i principali vincoli in atto nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in relazione alle classi di<br />

azzonamento dove questi si applicano.<br />

Tabella 8.2: Attività regolamentate nelle diverse zone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Attività regolamentate<br />

Svolgere attività pubblicitaria<br />

Accendere fuochi salvo autorizzazione o secondo quanto previsto<br />

dal Piano Settore Boschi<br />

Introdurre specie animali o vegetali alloctone o non previste dai<br />

piani di settore<br />

Transitare con qualsiasi veicolo motorizzato, fatta eccezione per<br />

i veicoli autorizzati<br />

Transitare con mezzi motorizzati al di fuori <strong>del</strong>le strade, fatta<br />

eccezione per i mezzi autorizzati<br />

Allestire complessi ricettivi all’aria aperta ovvero attendamenti<br />

o campeggi<br />

Esercitare il pascolo*<br />

Abbandonare e stoccare rifiuti e costituire depositi di materiale<br />

di qualsiasi genere ad eccezione <strong>del</strong> letame da impiegare in<br />

agricoltura<br />

Introdurre cani se non al guinzaglio (fatta eccezione per<br />

le aree D)<br />

Sorvolare con qualsiasi tipo di aeromobile ad una quota inferiore<br />

ai 100 m fatta eccezione per i mezzi utilizzati per le attività di<br />

vigilanza e soccorso<br />

Effettuare interventi di modificazione <strong>del</strong> suolo<br />

Effettuare escavazioni in alveo<br />

Esercitare attività di cava<br />

Effettuare sbancamenti<br />

Produrre suoni, rumori e luci fatti salvi quelli causati dall’esercizio<br />

<strong>del</strong>le attività ammesse<br />

Raccogliere o manomettere rocce, minerali, cristalli, fossili<br />

Danneggiare, disturbare, catturare o uccidere animali<br />

Esercitare l’allevamento*<br />

Asportare o danneggiare piante, frutti e fiori<br />

Asportare o danneggiare piante e fiori<br />

Asportare o danneggiare fiori<br />

Navigare con motori di potenza massima di esercizio superiore<br />

a 20 HP, con scooters acquatici, con howercraft<br />

Aprire nuove darsene<br />

Uscire dalle strade e dai sentieri ammessi<br />

Costruire gallerie, sbancamenti, strade, oleodotti e gasdotti,<br />

linee elettriche, telefoniche e tecnologiche<br />

Introdursi nei corpi idrici interclusi con imbarcazioni o in qualsiasi<br />

altro modo<br />

Zone<br />

T F A B1 B2 B3 C1 C2 G1 G2 Z.N.P.<br />

X X X X X X X X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

Organizzare manifestazioni folcloristiche, praticare lo sport<br />

agonistico<br />

Realizzare recinzioni di nuovo impianto<br />

Costruire nuovi edifici**<br />

Realizzare nuovi edifici adibiti ad attività produttive ad eccezione<br />

degli edifici rurali<br />

Esercitare l’attività agrituristica<br />

Parcheggiare nei campi e nei boschi<br />

Allestire campeggi ad eccezione dei campeggi temporanei<br />

Realizzare nuovi distributori carburante, e/o stazioni e/o aree<br />

di servizio<br />

Attuazione Piani di settore<br />

Art. 18 (D.G.R. n° 5983/2001)<br />

I piani di settore sono piani di attuazione per singoli settori funzionali, redatti ai sensi <strong>del</strong>la L.R. 86/1983 art.<br />

20, in cui sono specificate ed integrate le previsioni generali <strong>del</strong> P.T.C.<br />

I Piani di settore previsti dal P.T.C. sono:<br />

Piano di settore boschi<br />

Piano di settore per la fauna terrestre<br />

Piano di settore per la fauna ittica<br />

Piano di settore agricolo<br />

Piano di settore viabilità storica e sistema dei navigli<br />

Piano di settore <strong>del</strong>le zone naturalistiche (A, B1, B2, B3, ZNP)<br />

195<br />

I piani che il <strong>Parco</strong> ha ritenuto sinora necessario predisporre sono il Piano Settore Boschi, vigente dal 1990, e<br />

il Piano per la fauna ittica, in fase di approvazione.<br />

Un ulteriore piano che è stato predisposto e approvato nel 2007 dal <strong>Parco</strong>, pur non rientrando tra gli strumenti<br />

di pianificazione previsti dalla normativa, è il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, quale risultato finale di un<br />

progetto finanziato dall’Unione Europea (WISE-PLANS Co-operation between communities for Energy Action<br />

Plans) per il biennio 2006-2007 (per approfondimenti Cap. 13. Energia).<br />

Il Piano Settore Boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è stato predisposto dall’Istituto di Botanica <strong>del</strong>l’Università di<br />

Pavia su <strong>del</strong>ibera <strong>del</strong> Consiglio direttivo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> 27.10.1980 e approvato dal Consiglio Regionale <strong>del</strong>la<br />

Lombardia (<strong>del</strong>iberazione 20 marzo 1990, n° IV/1929). Ha previsto l’effettuazione di indagini sul clima, sulla<br />

geomorfologia, sulla pedologia e sulla vegetazione mediante rilievi nelle zone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> classificate dal Piano<br />

Territoriale di Coordinamento allora vigente come Riserva Integrale (Zone A), Riserva Orientata (Zone B) e<br />

nelle Zone di parco agricolo-forestale (Zone C).<br />

Il Piano Boschi specifica ed integra le previsioni <strong>del</strong> piano territoriale relative alla conservazione ed al recupero<br />

dei boschi e <strong>del</strong>le foreste nell’ambito <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e disciplina il trattamento e gli interventi nei boschi in<br />

conformità con le prescrizioni <strong>del</strong> P.T.C. circa le zone a diverso grado di tutela.<br />

La variante al P.T.C. (D.G.R. 5983/2001) prevede la revisione <strong>del</strong> PSB al fine di recepire le più recenti indicazioni<br />

normative e i criteri per le compensazioni. In realtà, con la nuova legge forestale (L.R. 27 <strong>del</strong> 28 ottobre 2004)<br />

“Tutela e valorizzazione <strong>del</strong>le superfici, <strong>del</strong> paesaggio e <strong>del</strong>l’economia forestale”, si prevede che nei parchi<br />

regionali il piano attuativo di settore boschi sia sostituito dal Piano di Indirizzo Forestale (PIF) una volta<br />

redatto; per cui la revisione <strong>del</strong> PSB andrà in realtà a sovrapporsi con la predisposizione dei piani di indirizzo<br />

forestale provinciali.<br />

I piani di indirizzo forestale, la cui stesura è affidata, per il territorio di competenza, alle Province, alle Comunità<br />

Montane e ai Parchi, costituiscono piani di settore <strong>del</strong> Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong>la Provincia a cui<br />

si riferiscono. Forniscono uno strumento di analisi e di indirizzo per la gestione <strong>del</strong>l’intero territorio forestale, di<br />

raccordo tra la pianificazione forestale e la pianificazione territoriale.<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X X X<br />

* vi sono alcune distinzioni in relazione alla zona di tutela<br />

** nelle zone A, B1, B2 e B3 sono consentiti solo interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro<br />

e risanamento conservativo, ristrutturazione<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X X X X<br />

X X X<br />

X X<br />

X<br />

X<br />

X<br />

X


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

196<br />

E’ in fase di approvazione anche il Piano di Settore per la Fauna <strong>It</strong>tica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, secondo<br />

quanto previsto dall’art. 21 comma 4 <strong>del</strong>la Variante <strong>del</strong> P.T.C. per la tutela <strong>del</strong>la fauna ittica. Tale documento<br />

racchiuderà le problematiche relative alla fauna ittica <strong>del</strong>l’area protetta e le numerose attività di gestione avviate<br />

dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> negli ultimi anni integrandole con gli aspetti più attinenti all’esercizio <strong>del</strong>la pesca; l’intento<br />

è quello di valorizzare ulteriormente il ruolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> quale proponente di attività innovative riferite ad una<br />

componente di primaria importanza <strong>del</strong> proprio ecosistema.<br />

Il Piano di settore avrà i seguenti contenuti:<br />

Indirizzi generali che definiscono la filosofia generale di gestione <strong>del</strong>la comunità ittica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e gli indirizzi<br />

generali <strong>del</strong> Piano di gestione<br />

Specie ittiche prioritarie sulle quali intervenire per gruppi di priorità al fine di favorirne la conservazione, il<br />

recupero e/o la reintroduzione.<br />

Miglioramenti ambientali di interesse ittico sulla base <strong>del</strong>lo stato morfologico degli ambienti acquatici e <strong>del</strong>le<br />

possibili alterazioni fisiche, ai fini <strong>del</strong>la predisposizione di possibili interventi di miglioramento ambientale e<br />

di incremento <strong>del</strong>l’habitat realizzabili per favorire la diversità e la consistenza <strong>del</strong>la comunità ittica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Interventi diretti in favore <strong>del</strong>la fauna ittica per le specie che necessitano di sostegno diretto alla consistenza<br />

<strong>del</strong>le rispettive popolazioni (ripopolamenti), anche in relazione all’utilizzo <strong>del</strong>le strutture di incubazione (La<br />

Fagiana) e di accrescimento/stabulazione (Cassolnovo) di cui il <strong>Parco</strong> è dotato. Inoltre, tra gli interventi diretti,<br />

saranno definite anche le attività di controllo <strong>del</strong>le specie ittiche invasive, primo fra tutti il siluro.<br />

Caratterizzazione <strong>del</strong>le attività di pesca sportiva, definendone anzitutto i criteri generali, ispirati alla compatibilità<br />

e alla sostenibilità <strong>del</strong> prelievo. Si affronteranno alcune questioni più specifiche relative all’esercizio <strong>del</strong>la<br />

pesca nel <strong>Parco</strong>, all’attività di pesca nel <strong>Parco</strong> Naturale e ai tratti fluviali di tutela ittica.<br />

Gestione dei Diritti Esclusivi di Pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> tramite la definizione di linee generali di attuazione.<br />

Attività di divulgazione e sensibilizzazione relative alla fauna ittica e alla pesca nel Piano saranno definite le<br />

linee operative per le attività di divulgazione e di sensibilizzazione inerenti la fauna ittica, la sua conservazione<br />

e l’attività di pesca sportiva. Particolare attenzione sarà i dedicata all’incubatoio <strong>del</strong>la Fagiana e all’area <strong>del</strong>la<br />

vasche di Cassolnovo.<br />

Definizione degli aspetti normativi inerenti il Piano di Settore, ai fini <strong>del</strong>la sua applicazione.<br />

Nell’ambito <strong>del</strong> Progetto WISE-PLANS (Cap. 13 Energia), il <strong>Parco</strong> si è posto come obiettivo principale, raggiunto<br />

nel 2007, la redazione di un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, che mirasse ad una pianificazione<br />

sostenibile <strong>del</strong>le attività direttamente coinvolte nei processi energetici, favorendo la diffusione ad ogni livello<br />

<strong>del</strong>le informazioni e <strong>del</strong>le buone pratiche per una vera sostenibilità energetica. Il Piano predisposto, contiene<br />

misure di indirizzo rivolte, in primo luogo, alle Amministrazioni dei Comuni consorziati, nonché indicazioni più<br />

o meno dettagliate in merito a determinati interventi e/o progetti realizzabili sul territorio.<br />

L’importanza e l’innovatività di tale strumento risiede nel fatto che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non ha mai avuto un<br />

Piano Energetico e le sue attività in questo campo si sono limitate essenzialmente ai controlli <strong>del</strong>le realtà<br />

maggiormente impattanti per la biodiversità e i <strong>del</strong>icati equilibri <strong>del</strong>l’area naturale e <strong>del</strong> Fiume (ad esempio la<br />

centrale Termoelettrica di Turbigo). Inoltre, da questo punto di vista, nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> mancava di un quadro<br />

conoscitivo <strong>del</strong>le diverse realtà energetiche esistenti e potenziali, sia per le forme energetiche più tradizionali<br />

sia per quelle a loro alternative, cioè le fonti rinnovabili. I risultati <strong>del</strong>lo studio e <strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong>le soluzioni<br />

efficienti (solare, mini-idroelettrico, biomasse, ecc.), che ben si adattano alle caratteristiche <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono<br />

confluite nel Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e costituiscono la base per la creazione di un mo<strong>del</strong>lo di<br />

comunità energeticamente sostenibile.<br />

La divulgazione <strong>del</strong> Piano di Azione per l’Energia sostenibile vuole accrescere la consapevolezza da parte<br />

<strong>del</strong>le singole Autorità locali <strong>del</strong> ruolo decisivo che esse possono svolgere in tema di risparmio energetico e<br />

di orientamento verso scelte oculate. Perché il tema energetico possa diventare strategico negli strumenti<br />

pianificatori e nella percezione quotidiana dei cittadini esso deve diventare parte di un consenso sociale e<br />

istituzionale condiviso per individuare soluzioni mirate e specifiche di ogni realtà territoriale.<br />

Attuazione Regolamenti<br />

Art. 18 (D.G.R. n° 5983/2001) - Art. 15 (D.C.R. n° 919/2003)<br />

I Regolamenti determinano ai sensi <strong>del</strong>l’art. 20 <strong>del</strong>la L.R. 86/1983 la localizzazione e la graduazione dei divieti<br />

e disciplinano le attività consentite dalle destinazioni d’uso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. I Regolamenti sono adottati<br />

dal Consiglio di Amministrazione, pubblicati all’Albo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> per quindici giorni consecutivi quindi divengono<br />

vincolanti.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

197<br />

In questi anni il <strong>Parco</strong> ha approvato, ai sensi <strong>del</strong>l’art. 18.3 <strong>del</strong> P.T.C., una serie di Regolamenti volti a disciplinare<br />

le attività antropiche aventi luogo nel suo territorio; di seguito si riportano i principali atti in vigore.<br />

Regolamento Abaco <strong>del</strong>le tipologie rurali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 129 <strong>del</strong> 29.10.2003<br />

Il regolamento individua i caratteri fondamentali <strong>del</strong>le architetture rurali all’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, al<br />

fine di definire alcune regole che indirizzino i possibili interventi progettuali. A tal fine si forniscono norme<br />

di carattere generale, un abaco degli elementi architettonici ricorrenti, regole di composizione e una tabella<br />

colori.<br />

Regolamento relativo alle modalità per l’individuazione ed il recupero degli insediamenti rurali<br />

dimessi<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 106 <strong>del</strong> 26.10.2005<br />

Con il regolamento in oggetto vengono individuati i criteri, le modalità di recupero e le procedure da seguire<br />

per la presentazione <strong>del</strong>le istanze relative al riuso <strong>del</strong> patrimonio edilizio esistente mediante il recupero degli<br />

insediamenti rurali dimessi.<br />

Si definisce “insediamento rurale dimesso” il complesso di edifici con annesse relative corti e pertinenze,<br />

non più destinato totalmente allo svolgimento <strong>del</strong>l’attività stessa.<br />

Al fine di procedere al recupero degli edifici rurali dismessi, gli stessi devono essere individuati nell’ambito<br />

<strong>del</strong>lo strumento urbanistico comunale e deve essere loro assegnata una o più destinazioni tra quelle<br />

ammesse dal P.T.C. ai sensi degli artt. 6.11 e 7.C.7 <strong>del</strong>la D.C.R. 26 novembre 2003 n. VII/919 e artt. 8.C.7 e<br />

9.G.7 <strong>del</strong>la D.G.R. 2 agosto 2001 n. VII/5983.<br />

Gli insediamenti rurali dismessi così individuati, dovranno essere classificati secondo le seguenti categorie:<br />

Categoria A cui appartengono i complessi di edifici di valore ambientale<br />

Categoria S cui appartengono i complessi di edifici di interesse storico-architettonico<br />

Regolamento per la realizzazione di nuovi impianti per la distribuzione di carburanti nel<br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 149 <strong>del</strong> 26.11.2003<br />

Il presente regolamento determina le zone per la localizzazione, le dimensioni, le tipologie, i materiali, i<br />

colori e gli interventi di mitigazione paesaggistica ai quali riferirsi nella progettazione dei nuovi impianti di<br />

distribuzione di carburanti.<br />

La localizzazione di nuovi impianti di distribuzione carburanti è possibile nelle zone “C2” (agricole e forestali<br />

a prevalente interesse paesaggistico), “G1” (di pianura asciutta a preminente vocazione forestale) e “G2” (di<br />

pianura irrigua a preminente vocazione agricola) <strong>del</strong> P.T.C. vigente.<br />

Regolamento per la posa in opera di cartelli e/o di strutture pubblicitarie in zona G (ambito<br />

agricolo e forestale) <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 104 <strong>del</strong> 02.09.2004<br />

Ai sensi <strong>del</strong>la D.G.R. n° 5983/2001, nelle zone T, A, B1, B2 e B3 e nell’area F è vietato svolgere attività<br />

pubblicitaria e nelle zone C <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è vietato posizionare cartelli e/o strutture analoghe finalizzate<br />

all’esercizio di attività pubblicitaria; nelle zone IC ogni determinazione in materia di attività pubblicitaria è<br />

demandata al Comune ed alle altre Autorità competenti, mentre per quanto concerne la messa in opera di<br />

cartelli e/o strutture pubblicitarie lungo strade statali e provinciali in zona G è prevista la redazione di apposito<br />

regolamento. Il regolamento vigente fissa la distanza minima tra un cartello e/o struttura pubblicitaria e<br />

l’altro, prevede che l’immagine pubblicitaria sia rappresentata solo sul lato rivolto in senso contrario al senso<br />

di marcia mentre il lato opposto deve essere mascherato con siepi di arbusti di essenze autoctone; vieta la<br />

messa in opera di cartelli o impianti luminosi, di cartelli temporanei nonché la posa di cartelli e/o strutture<br />

pubblicitarie all’interno dei coni panoramici visuali.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

198<br />

Regolamento degli accessi ai mezzi motorizzati nelle zone A, B, C, G, T nelle Zone Naturalistiche<br />

Parziali (ZNP) e sulle poste ciclabili comprese nel territorio di competenza <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong><br />

Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 58 <strong>del</strong> 22.04.2002 e integrato con<br />

Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 57 <strong>del</strong> 20.06.2006<br />

Il Regolamento disciplina il divieto di accesso, transito, sosta e parcheggio nelle zone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, tabellate<br />

e segnalate (in accordo con il Comune consorziato) ai mezzi motorizzati, fatta eccezione per i mezzi di<br />

servizio, per i mezzi utilizzati per l’esercizio <strong>del</strong>le attività ammesse, per i residenti di zona e per i portatori di<br />

handicap.<br />

Regolamento per la raccolta <strong>del</strong>la legna secca nell’alveo <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 43 <strong>del</strong> 14.04.2005<br />

Il Regolamento disciplina le modalità di raccolta <strong>del</strong>la legna secca nell’alveo <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>; in particolare pone<br />

divieto assoluto di rimuovere, asportare o manomettere tronchi e rami d’albero insistenti nell’alveo <strong>del</strong> fiume<br />

nei seguenti casi:<br />

in tutti i tratti sommersi dalle acque <strong>del</strong> fiume e di lanche e rami ad esso collegate;<br />

dal 1 marzo al 30 agosto;<br />

nei tratti di fiume compresi dal ponte di Boffalora sopra <strong>Ticino</strong> all’immissione <strong>del</strong> Ramo Delizia nel <strong>Ticino</strong><br />

e negli alvei adiacenti alle zone A;<br />

esemplari di dimensione superiore a un metro di diametro;<br />

esemplari fossili o in stato di fossilizzazione avanzata<br />

L’asportazione <strong>del</strong> legname deve essere autorizzata e deve avvenire con imbarcazioni o attraverso l’utilizzo<br />

di mezzi gommati, quali trattori e carri agricoli.<br />

Regolamento per la raccolta dei funghi epigei nel <strong>Parco</strong> Regionale lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong><br />

In fase di predisposizione<br />

E’ attualmente in fase di predisposizione il nuovo Regolamento che disciplina la raccolta di tutte le specie di<br />

funghi epigei che crescono nel territorio <strong>del</strong> parco. L’obiettivo di tale documento è quello di fornire indicazioni<br />

in merito alle quantità massime di funghi raccolti e limitazioni alla raccolta dei funghi, in termini di specie e/o<br />

aree e periodi di raccolta.<br />

Regolamento di pesca<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 41 <strong>del</strong> 14.04.2005<br />

L’esercizio <strong>del</strong>l’attività di pesca nelle aree di Diritto Esclusivo di pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (a Turbigo, Magenta e<br />

Vigevano) è normato attraverso uno specifico regolamento che pone divieto di pesca per alcune specie<br />

ittiche, di immissione o reimmissione di specie esotiche ed individua periodi di divieto di pesca, misure<br />

minime di cattura e limitazioni al numero di catture<br />

La pesca sportiva nei Diritti Esclusivi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è permessa ai titolari di licenza di pesca governativa e di<br />

permesso di pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, ad eccezione <strong>del</strong>le zone individuate e tabellate come “Zone di protezione<br />

ittica”, in cui la pesca è sempre vietata, e di seguito elencate:<br />

Ramo Morto per tutto il suo corso;<br />

Lanca di Turbigo, lungo l’intero corso sulla sola sponda orografica destra;<br />

Ramo Delizia, per l’intero tratto di competenza;<br />

Fiume <strong>Ticino</strong> da 100 metri a monte <strong>del</strong> ponte di Vigevano a 100 metri a valle <strong>del</strong>lo stesso ponte;<br />

Canale Nasino per l’intero tratto di competenza.


Tabella 8.3: Divieti di pesca<br />

Specie di cui è<br />

vietata la pesca<br />

Storione cobice<br />

Storione comune<br />

Storione ladano<br />

Temolo<br />

Trota marmorata<br />

Barbo canino<br />

Lasca<br />

Pigo<br />

Scazzone<br />

Lampreda padana<br />

Specie la cui pesca<br />

è regolamentata<br />

Anguilla<br />

Luccio<br />

Pesce persico<br />

Savetta<br />

Vairone<br />

Carpa<br />

Barbo<br />

Cavedano<br />

Tinca<br />

Alborella<br />

Triotto<br />

PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

199<br />

Misura minima<br />

40<br />

60<br />

20<br />

25<br />

-<br />

35<br />

25<br />

25<br />

25<br />

-<br />

-<br />

Tipologia di Divieto<br />

Periodo di divieto N° di esemplari<br />

Regolamento <strong>del</strong>la navigazione da diporto sul fiume <strong>Ticino</strong> e sulle acque ad esso collegate<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 59 <strong>del</strong> 22.04.2002.<br />

Il Regolamento vigente, attualmente in fase di revisione, concerne la navigazione e si applica sul fiume <strong>Ticino</strong><br />

e sui corpi idrici naturali ed artificiali, pubblici e privati ad esso collegati, o comunque ricadenti nel territorio<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (è escluso dal Regolamento il tratto di fiume <strong>Ticino</strong> posto a monte<br />

<strong>del</strong>la diga <strong>del</strong>la Miorina).<br />

E’ consentita la navigazione esclusivamente ai natanti da diporto o da pesca sportiva; alle tradizionali<br />

imbarcazioni da diporto (barcé), alle imbarcazioni da diporto mo<strong>del</strong>lo Castellini.<br />

E’ vietata ad acqua scooter, howercraft, unità monoposto sportive ed altre unità analoghe.<br />

E’ inoltre vietata, con qualsiasi mezzo, nei tratti di fiume nei quali siano previsti particolari progetti o<br />

sperimentazioni d’interesse faunistico o ambientale, nelle ore notturne da un’ora dopo il tramonto ed un’ora<br />

prima <strong>del</strong>l’alba, durante i periodi di piena <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> con portate d’acqua pari o superiori a 1200 mc/<br />

sec (900 mc/sec per la D.G.R. 5983/2001 art. 7.7) e durante i periodi di magra <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> con portate<br />

d’acqua pari o inferiori a 50 mc/sec.<br />

La navigazione, anche non a motore, è vietata durante il periodo riproduttivo <strong>del</strong>l’avifauna palustre (dal 1<br />

marzo al 30 giugno).<br />

Regolamento per bonifiche agrarie ed altri interventi minori<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione. n. 83 <strong>del</strong> 20.9.2006<br />

Il Regolamento riassume, esplicita e chiarisce quanto previsto dal P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in materia di modificazioni<br />

<strong>del</strong> paesaggio <strong>del</strong>le aree agricole alla luce <strong>del</strong>la normativa vigente. Il Regolamento fornisce inoltre<br />

un’interpretazione univoca <strong>del</strong>la terminologia utilizzata relativamente alle varie tipologie di intervento.<br />

Regolamento di mantenimento marcite<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 111 <strong>del</strong> 16.09.2002 e n. 153 <strong>del</strong><br />

03.12.03<br />

Le marcite <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono sottoposte a tutela quali emergenze di carattere ambientale, paesaggistico,<br />

storico-agronomico e faunistico nelle diverse zone di P.T.C..<br />

Il Regolamento identifica le marcite di cui è vietata la trasformazione in seminativo, garantendone così il<br />

mantenimento <strong>del</strong>la destinazione e <strong>del</strong>l’uso <strong>del</strong> suolo. Per il mantenimento, il <strong>Parco</strong> riconosce agli imprenditori<br />

-<br />

01.01 – 31.03<br />

01.04 – 31.05<br />

15.04 – 15.06<br />

15.04 – 15.06<br />

01.05 – 30.06<br />

15.05 – 15.06<br />

15.05 – 15.06<br />

15.05 – 15.06<br />

15.05 – 15.06<br />

15.05 – 15.06<br />

2 capi/giorno;<br />

10 capi/anno<br />

1capo/giorno;<br />

10 capi/anno<br />

1 kg/giorno<br />

3 capi/giorno<br />

5 capi/giorno<br />

3 capi/giorno<br />

1 kg/giorno<br />

1 kg/giorno<br />

Specie esotiche<br />

pescabili per<br />

cui è vietata la<br />

reimmissione<br />

Abramide<br />

Acerina o Pope<br />

Aspio<br />

Blicca<br />

Carassio<br />

Carassio dorato<br />

Cobice di stagno<br />

orient.<br />

Pesce gatto<br />

Pesce gatto<br />

americano<br />

Rodeo amaro<br />

Pseudorasbora<br />

Siluro


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

200<br />

agricoli un contributo, in misura proporzionale agli impegni di mantenimento assunti: pratiche agronomiche<br />

autunno-invernali e/o primaverili-estive, in particolare l’irrigazione iemale, la cura dei fossi e le operazioni<br />

di sfalcio, interventi di ripristino e di riqualificazione ambientale, compresa eventualmente la creazione di<br />

piccole zone umide.<br />

Regolamento d’uso applicativo per i prodotti agricoli e agro-alimentari<br />

Approvato con Deliberazione di Assemblea Consortile n. 23 <strong>del</strong> 11.03.1995<br />

Il Regolamento è indirizzato a tutte le aziende incluse nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ed è finalizzato ad ottenere la<br />

possibilità di utilizzo <strong>del</strong> marchio “<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>” in qualità di “Produzioni Controllate”.<br />

Il <strong>Parco</strong>, con la concessione in uso <strong>del</strong> marchio, garantisce il controllo sull’uso <strong>del</strong> suolo e l’impiego di<br />

tecniche a minor impatto al fine di assicurare la tutela paesaggistica e ambientale <strong>del</strong>l’area di provenienza<br />

<strong>del</strong> singolo prodotto.<br />

Il <strong>Parco</strong> si riserva di effettuare le necessarie forme di controllo sul processo (stato di manutenzione e<br />

sanitizzazione degli ambienti e <strong>del</strong>le attrezzature; esame <strong>del</strong> materiale scritto e dei documenti di vario genere<br />

nelle diverse fasi di approvvigionamento, produzione, conservazione e trasporto dei prodotti agricoli ed<br />

agroalimentari) e sull’ambiente e il paesaggio (il corretto utilizzo <strong>del</strong> suolo; il rispetto degli aspetti ambientali<br />

e paesaggistici).<br />

Regolamento risarcimento danni da fauna selvatica<br />

Approvato con Deliberazione di Assemblea Consortile n. 22 <strong>del</strong> 07.10.2005<br />

Il Regolamento disciplina le modalità per la richiesta, l’accertamento, la valutazione e la liquidazione<br />

<strong>del</strong>l’indennizzo (effettuato dal Consorzio di Gestione <strong>del</strong>l’Ente <strong>Parco</strong>) dei danni provocati dalla fauna selvatica<br />

protetta all’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale, nonché le modalità per la prevenzione degli stessi.<br />

I danni indennizzabili fanno riferimento alle seguenti tipologie:<br />

a. Danni da pastura e calpestio alle coltivazioni: prati e marcite, coltivazioni di ortaggi, alberi da frutto,<br />

cereali, coltivazioni intensive di piccoli frutti, pioppeti, altre specie erbacee caratteristiche <strong>del</strong>l’area.<br />

b. Danni da predazione su animali domestici: bovini, ovini, caprini, equini, avicunicoli.<br />

c. Danni ad altre tipologie di allevamento caratteristiche <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

d. Danni alla rete irrigua di pertinenza aziendale, normalmente utilizzata per l’irrigazione, solo nel caso in<br />

cui sia dimostrabile che il mancato ripristino <strong>del</strong>la funzionalità irrigua provochi danno alle culture.<br />

L’Ente <strong>Parco</strong> finanzia le spese per la realizzazione di azioni e misure di prevenzione, al fine di eliminare o<br />

ridurre il rischio di danneggiamento alle colture e al patrimonio zootecnico; la loro realizzazione è obbligatoria<br />

per l’interessato ad avvenuta approvazione <strong>del</strong> progetto di prevenzione e determinazione <strong>del</strong> contributo<br />

accordato.<br />

Regolamento per il rilascio <strong>del</strong> titolo ufficiale di guida naturalistica ed escursionistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 63 <strong>del</strong> 29.04.2002<br />

Il Regolamento definisce le condizioni per l’istituzione e l’organizzazione di specifici corsi di formazione per<br />

guide naturalistiche e le condizioni per il rilascio <strong>del</strong> titolo ufficiale ed esclusivo di “Guida naturalistica ed<br />

escursionistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”. Prevede altresì l’istituzione di un “Registro <strong>del</strong>le<br />

guide <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>” che costituisce l’elenco ufficiale <strong>del</strong>le persone abilitate a svolgere servizio di informazione e<br />

accompagnamento di gruppi all’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Regolamento Rete Ecologica<br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 129 <strong>del</strong> 29.10.2003<br />

Il Regolamento fornisce le linee guida per l’applicazione <strong>del</strong> progetto di “Rete Ecologica” elaborato dal <strong>Parco</strong><br />

come valido supporto alla pianificazione territoriale e alla gestione sostenibile <strong>del</strong> proprio territorio; si pone<br />

come obiettivi primari la salvaguardia <strong>del</strong>l’integrità ecosistemica e <strong>del</strong>la permeabilità ambientale all’interno<br />

<strong>del</strong>l’Area Protetta e nei collegamenti con le aree naturali adiacenti.<br />

Il Regolamento si rivolge a tutti i Settori <strong>del</strong> Consorzio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, ai Comuni e alle Province<br />

consorziati; questi devono introdurre tale strumento nell’ambito <strong>del</strong>l’espressione di pareri e valutazioni<br />

sulla realizzazione di progetti di trasformazione urbana e di potenziamento e/o ampliamento <strong>del</strong>l’assetto


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

201<br />

infrastrutturale <strong>del</strong> territorio, opere che hanno in sé caratteri di frammentazione <strong>del</strong> territorio e di impatto<br />

ambientale. Il fine è quello di evitare, laddove possibile, la realizzazione di opere che possano incidere<br />

negativamente sull’assetto ecosistemico <strong>del</strong> territorio, inteso in tutte le sue valenze: qualità di aria e acqua,<br />

ricchezza vegetazionale e faunistica, risorsa agricola, valore paesistico, fruizione turistica, qualità <strong>del</strong>la vita.<br />

Qualora non se ne possa evitare l’attuazione, tali opere devono essere realizzate adottando adeguate misure<br />

di mitigazione <strong>del</strong>l’opera e quindi, di compensazione e/o miglioramento ambientale, possibilmente <strong>del</strong>le<br />

aree adiacenti, ovvero in aree di pregio naturalistico, ovvero di zone degradate ricadenti nel territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

Regolamento <strong>del</strong>le Aree “R” e “D” ricomprese nel territorio di competenza <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong><br />

Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approvato con Deliberazione <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione n. 3 <strong>del</strong> 19.01.2005 e modificato con<br />

<strong>del</strong>iberazione di C.d.A. n. 40 <strong>del</strong> 26.04.2006<br />

Il Regolamento disciplina le integrazioni e gli aggiornamenti <strong>del</strong>le “Schede aree D - Aree di promozione<br />

economica e sociale” e <strong>del</strong>le “Schede aree R - Aree degradate da recuperare” individuate con D.G.R. n°<br />

5983/2001 e D.C.R. n° 919/2003.<br />

Sono ammesse modifiche <strong>del</strong> perimetro <strong>del</strong>le aree D e R in base alle rilevazioni cartografiche aggiornate<br />

relative all’effettiva situazione d’uso - fisica e morfologica - dei luoghi, <strong>del</strong>le risultanze catastali e dei confini,<br />

finalizzate a conseguire le previsioni <strong>del</strong>le schede.<br />

L’approvazione da parte <strong>del</strong> Consiglio di Amministrazione di progetti di recupero e/o di qualificazione<br />

ambientale <strong>del</strong>le aree “D” e “R” che presentino interventi significativi sotto l’aspetto paesistico-funzionale,<br />

costituiscono di fatto aggiornamento e integrazione <strong>del</strong>le relative schede.<br />

Piani di gestione di SIC e ZPS<br />

La Rete Natura 2000 si configura come una rete di aree protette che include al suo interno i siti più sensibili<br />

individuati sul territorio europeo per la conservazione <strong>del</strong>la natura, così distinti: Zone di Protezione Speciale<br />

(ZPS), secondo le indicazioni <strong>del</strong>la Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” (cosiddetta in quanto ha come obiettivo<br />

principale quello di conservare tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio<br />

<strong>del</strong>la comunità europea), e Siti di Importanza Comunitaria (SIC), in base alla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”;<br />

questi ultimi al termine <strong>del</strong>l’iter istitutivo saranno designati come Zone Speciali di Conservazione (ZSC).<br />

Obiettivo <strong>del</strong>la Rete Natura 2000 è garantire il mantenimento, ovvero il ripristino, in uno stato di conservazione<br />

soddisfacente, degli habitat naturali e degli habitat <strong>del</strong>le specie vegetali ed animali caratteristici <strong>del</strong>le diverse<br />

regioni biogeografiche, nonché degli equilibri ecologici di cui essi sono parte.<br />

<br />

Approfondimento<br />

LA RETE NATURA 2000<br />

La Direttiva 92/43/CEE, recepita in <strong>It</strong>alia con D.P.R. 357/97, successivamente modificato dal D.P.R. 120/2003,<br />

individua i criteri per la creazione di una rete ecologica, a scala europea, di Zone Speciali di Conservazione,<br />

denominata “Rete Natura 2000”. A tale scopo la direttiva individua un insieme di habitat e di specie animali<br />

e vegetali ritenuti prioritari per la conservazione (indicati negli allegati A, B, D).<br />

Un habitat è ritenuto di interesse prioritario per l’Unione Europea quando:<br />

rischia di scomparire nell’area di distribuzione naturale;<br />

ha un’area di distribuzione naturale ridotta, o per alterazione, o perché è intrinsecamente piccola;<br />

costituisce un esempio caratteristico di una o più <strong>del</strong>le regioni biogeografiche in cui è suddivisa l’Unione<br />

Europea.<br />

Le specie di interesse comunitario sono quelle specie che nell’Unione Europea:<br />

sono in pericolo o vulnerabili;<br />

sono rare, con popolazioni di piccole dimensioni, o rischiano di diventarlo;<br />

sono endemiche e richiedono particolare attenzione per la specificità <strong>del</strong> loro habitat.<br />

Le aree individuate sul territorio europeo tali da contribuire a mantenere o ripristinare un habitat o una specie<br />

di interesse comunitario, e su cui devono essere applicate le opportune misure di gestione e conservazione,<br />

sono appunto le Zone Speciali di Conservazione (ZSC).


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

202<br />

A queste aree si affiancano poi i siti individuati ai sensi <strong>del</strong>la Direttiva 79/409/CEE: le Zone di Protezione<br />

Speciale (ZPS). Tali aree sono a loro volta finalizzate alla tutela e alla salvaguardia di specie di uccelli ritenuti<br />

di interesse comunitario e dei loro habitat.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> rientra nella regione biogeografica continentale; al suo interno sono stati individuati 14<br />

Siti di Importanza Comunitaria (SIC), con D.G.R. n. VII/14106 <strong>del</strong> 8 agosto 2003, e 1 Zona di Protezione<br />

Speciale (ZPS), ai sensi <strong>del</strong>la D.G.R. n. VII/19018 <strong>del</strong> 15 ottobre 2004, di seguito elencati con i relativi codici<br />

di riferimento. Nell’elenco è stata inclusa anche la ZPS IT2010502, istituita con D.G.R. VII/21233 <strong>del</strong> 18 aprile<br />

2005, che ricade solo in minima parte all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e che, per questo, risulta in gestione alla<br />

Provincia di Varese.<br />

Tabella 8.4: Elenco dei SIC e <strong>del</strong>le ZPS nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Codice<br />

SIC/ZPS<br />

IT2010008<br />

IT2010009<br />

IT2010010<br />

IT2010011<br />

IT2010012<br />

IT2010013<br />

IT2010014<br />

IT2050005<br />

IT2080002<br />

IT2080013<br />

IT2080014<br />

IT2080016<br />

IT2080015<br />

IT2080019<br />

IT2080301<br />

IT2010502<br />

Denominazione<br />

Lago di Comabbio<br />

Sorgenti <strong>del</strong> Rio<br />

Capricciosa<br />

Brughiera <strong>del</strong> Vigano<br />

Paludi di Arsago<br />

Brughiera <strong>del</strong> Dosso<br />

Ansa di Castelnovate<br />

Turbigaccio, Boschi<br />

di Castelletto e<br />

Lanca di Bernate<br />

Boschi <strong>del</strong>la Fagiana<br />

Basso Corso e Sponde<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Garzaia <strong>del</strong>la Cascina<br />

Portalupa<br />

Boschi Siro Negri e<br />

Moriano<br />

Boschi <strong>del</strong> Vignolo<br />

San Massimo<br />

Boschi di Vaccarizza<br />

Sup. totale tutelata<br />

come SIC<br />

Boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Canneti <strong>del</strong> Lago<br />

Maggiore<br />

Estensione<br />

(in ettari)<br />

467<br />

76<br />

510<br />

543<br />

455<br />

311<br />

2.531<br />

1.044<br />

8.564<br />

5,4<br />

1.352<br />

462<br />

260<br />

465<br />

17.045,4<br />

20.566<br />

227<br />

Comuni interessati<br />

Comabbio, Mercallo, Ternate, Varano Borghi, Vergiate<br />

Sesto Calende<br />

Golasecca, Somma Lombardo, Vergiate<br />

Arsago Seprio, Besnate, Somma Lombardo, Vergiate<br />

Somma Lombardo, Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Somma Lombardo, Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Bernate <strong>Ticino</strong>, Boffalora sopra <strong>Ticino</strong>, Castano Primo,<br />

Cuggiono, Lonate Pozzolo, Nosate, Robecchetto con<br />

Induno, Turbigo<br />

Boffalora sopra <strong>Ticino</strong>, Magenta, Robecco sul Naviglio<br />

Abbiategrasso, Bereguardo, Besate, Borgo San Siro,<br />

Cassolnovo, Gambolò, Morimondo, Motta Visconti,<br />

Ozzero, Vigevano, Zerbolò<br />

Vigevano<br />

Bereguardo, Carbonara al <strong>Ticino</strong>, Torre d’Isola, Zerbolò<br />

Garlasco, Gropello Cairoli, Zerbolò<br />

Garlasco, Zerbolò<br />

Linarolo<br />

Solo parzialmente (9 ha) compresa nel territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong><br />

Tenuto conto che ZPS e SIC si sovrappongono in alcune aree localizzate lungo l’asta fluviale, la superficie<br />

tutelata facente parte di Rete Natura 2000 è attualmente pari a 23.736,2 ettari.<br />

Le <strong>del</strong>iberazioni sopraccitate assegnano al <strong>Parco</strong> la gestione dei siti SIC e ZPS presenti <strong>del</strong> tutto, o in parte, nel<br />

suo territorio e quindi il perseguimento degli obiettivi di tutela di tali siti per il mantenimento in uno stato di<br />

conservazione soddisfacente <strong>del</strong>le specie e degli habitat presenti. A tal proposito si cita l’art. 2 comma 1 <strong>del</strong><br />

D.P.R. 357/97 di recepimento <strong>del</strong>la Direttiva Habitat, laddove lo stato di conservazione di un habitat si ritiene<br />

soddisfacente se: l’area di distribuzione naturale <strong>del</strong>l’habitat e la superficie che comprende sono stabili o in


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

203<br />

estensione; la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine esistono<br />

e possono continuare ad esistere in un futuro prevedibile; lo stato di conservazione <strong>del</strong>le specie tipiche è<br />

soddisfacente.<br />

In considerazione <strong>del</strong> fatto che ogni sito di Rete Natura 2000 costituisce un’unità territoriale che assicura la<br />

conservazione di un specifico complesso di habitat, biotopi e valori naturalistici permettendo il mantenimento<br />

di un alto grado di biodiversità, è necessario che per ciascuno di questi siano individuate adeguati strumenti di<br />

salvaguardia che si inseriscano in maniera trasversale e coordinata alla pianificazione e gestione territoriale.<br />

La Direttiva 92/43/CEE e il D.P.R. 357/97 di recepimento, così come modificato con D.P.R. 120/2003,<br />

prevedono, a tal proposito, l’utilizzo di due strumenti principali:<br />

i piani di gestione;<br />

la valutazione di incidenza di piani e progetti suscettibili di produrre un’incidenza significativa sugli habitat e<br />

le specie tutelate.<br />

Affrontando in questa sede il tema “pianificazione” si porrà maggiore attenzione agli aspetti legati al primo<br />

strumento, senza per questo non riconoscere l’importanza <strong>del</strong>la procedura di valutazione di incidenza quale<br />

strumento autorizzativo da adottarsi preventivamente alla realizzazione di un piano o progetto al fine di evitare<br />

che questo produca effetti negativi sull’integrità <strong>del</strong> sito e sullo stato di conservazione di habitat e specie<br />

tutelate.<br />

Per quanto concerne i piani di gestione, questi vengono realizzati solo qualora gli strumenti di pianificazione<br />

già esistenti siano ritenuti non adeguati a garantire gli obiettivi di tutela <strong>del</strong> sito.<br />

L’eventuale piano di gestione di un sito è strettamente collegato alla funzionalità <strong>del</strong>l’habitat e alla presenza<br />

<strong>del</strong>la specie che ha dato origine al sito stesso. Ciò significa che se eventualmente l’attuale uso <strong>del</strong> suolo e<br />

la pianificazione ordinaria non compromettono tale funzionalità, il piano di gestione si identifica unicamente<br />

nella necessaria azione di monitoraggio. La peculiarità dei piani di gestione dei siti Natura 2000 è che “non<br />

sono sempre necessari, ma, se usati, devono tenere conto <strong>del</strong>le particolarità di ciascun sito e di tutte le<br />

attività previste. Essi possono essere documenti a sé stanti oppure essere incorporati in altri eventuali piani di<br />

sviluppo”.<br />

All’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> il principale strumento di pianificazione che si ritiene funzionale alla gestione dei siti<br />

Natura 2000 è il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.); l’istituzione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale che per gran parte<br />

<strong>del</strong>la sua estensione si sovrappone a SIC e ZPS (addirittura l’area a <strong>Parco</strong> Naturale e quella classificata come<br />

ZPS coincidono) fornisce ulteriori strumenti ritenuti adeguati per la salvaguardia degli habitat e <strong>del</strong>le specie<br />

presenti.<br />

Per quasi tutti i SIC, tranne due, interamente compresi nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono state riconosciute come<br />

Piano di gestione le norme già vigenti <strong>del</strong> P.T.C. (rif. D.G.R. 1774 <strong>del</strong> 25 gennaio 2006); per la ZPS valgono,<br />

allo stato, oltre al P.T.C., le norme transitorie di tutela previste dalla D.G.R. 1791 <strong>del</strong> 25 gennaio 2006.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha provveduto alla redazione ad hoc di un piano di gestione relativo all’unico Sito di<br />

Importanza Comunitaria solo parzialmente compreso nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, che interessa i Comuni di Vergiate<br />

(Comune <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>), Varano Borghi, Mercallo dei Sassi, Comabbio e Ternate: il SIC IT2010008 “Lago di<br />

Comabbio”. Tale piano è stato approvato con Deliberazione di Assemblea consortile n. 7 <strong>del</strong> 13 luglio 2007.<br />

Altri atti di pianificazione in vigore nel <strong>Parco</strong><br />

Piani Regolatori Comunali (ora Piani di Governo <strong>del</strong> Territorio ai sensi <strong>del</strong>la L.R. 12/2005)<br />

I rapporti tra il P.T.C. e gli altri strumenti di pianificazione territoriale sono disciplinati dall’articolo 18 <strong>del</strong>la<br />

L.R.86/1983 e succ. mod. e dall’articolo 3 comma 29 <strong>del</strong>la L.R. 5 gennaio 2000, n.1 i cui punti principali<br />

sono:<br />

adeguamento degli strumenti urbanistici - le previsioni contenute in Piani Territoriali di Coordinamento<br />

comprensoriale che riguardino aree comprese nei parchi naturali, debbono essere adeguate alle esigenze di<br />

rispetto <strong>del</strong>le finalità <strong>del</strong> parco, e demandano al piano territoriale <strong>del</strong> parco, nell’ambito degli indirizzi generali<br />

da essi definiti la disciplina <strong>del</strong> territorio che vi è compreso.<br />

acquisizione <strong>del</strong> parere <strong>del</strong>l’ente gestore <strong>del</strong> parco – sui P.T.C. comprensoriali e sulle relative modifiche, che<br />

interessino aree comprese nei parchi naturali di interesse regionale, deve essere acquisito, prima <strong>del</strong>la loro<br />

adozione, il parere <strong>del</strong>l’ente che gestisce il parco.<br />

coordinamento con gli altri strumenti urbanistici – il piano <strong>del</strong> parco può individuare <strong>del</strong>le zone riservate ad


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

204<br />

autonome scelte di pianificazione comunale per le quali il piano detta orientamenti e criteri generali per il<br />

coordinamento <strong>del</strong>le previsioni dei singoli strumenti urbanistici.<br />

vincolo – le previsioni urbanistiche <strong>del</strong> piano <strong>del</strong> parco sono immediatamente vincolanti per chiunque,<br />

sono recepite di diritto negli strumenti urbanistici generali dei comuni interessati e sostituiscono eventuali<br />

previsioni difformi.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Art. 12 (D.G.R. n° 5983/2001)<br />

Sono individuate quali zone di iniziativa comunale orientata (IC) quelle parti <strong>del</strong> territorio comprendenti<br />

gli aggregati urbani dei singoli comuni, le loro frazioni ed altre aree funzionali ad un equilibrato sviluppo<br />

urbanistico; in tali aree le decisioni in materia di pianificazione urbanistica sono demandate agli strumenti<br />

urbanistici comunali, mentre nel restante territorio comunale valgono l’azzonamento e le norme <strong>del</strong> PTC <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>. In fase di redazione di nuovo PRG o variante, i comuni possono prevedere la modifica <strong>del</strong> perimetro IC<br />

per una superficie complessiva non superiore al 5% <strong>del</strong>la zona IC interessante il capoluogo comunale o una<br />

frazione <strong>del</strong>lo stesso.<br />

I piani regolatori comunali e loro varianti sono sottoposti al parere di competenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che ne verifica ed<br />

accerta la conformità rispetto ai propri strumenti di pianificazione.<br />

Piani di Assestamento forestale<br />

L’art. 25 <strong>del</strong> Piano Settore Boschi (P.S.B.) <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> prevede che per le aree boscate di proprietà di enti pubblici<br />

e di diritto pubblico e di enti morali e locali sia obbligatoria la compilazione <strong>del</strong> Piano di assestamento e di<br />

utilizzazione dei beni silvo-pastorali. La D.G.R. n° 5983/2001, all’art. 20, precisa che il piano di assestamento<br />

è previsto solo nei casi di gestione forestale relativamente alle zone B, C, G e IC; limitatamente alle zone B, C<br />

e G i piani possono, su indicazione <strong>del</strong> parco o su richiesta dei proprietari prevedere norme e programmi per<br />

la tutela paesaggistica anche <strong>del</strong>le aree agricole limitrofe.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

I Piani di assestamento sono approvati dalla Giunta Regionale sentito il Consorzio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, costituiscono<br />

attuazione <strong>del</strong> Piano Settore Boschi, di cui assumono l’efficacia; il <strong>Parco</strong> cura e controlla la compilazione e<br />

l’esecuzione degli stessi, i quali devono tener conto nella loro formulazione <strong>del</strong>le indicazioni forestali generali<br />

contenute nel PSB nonché <strong>del</strong>le eventuali prescrizioni impartite dal Presidente <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Piano territoriale d’area Malpensa – Norme speciali per l’aerostazione intercontinentale<br />

Malpensa 2000<br />

Con L.R. 12 aprile 1999 n° 10 è stato approvato il Piano Territoriale d’Area Malpensa, attualmente in fase<br />

di revisione, che costituisce lo strumento di programmazione e di coordinamento <strong>del</strong>le strategie per lo<br />

sviluppo economico-sociale e la valorizzazione ambientale <strong>del</strong> territorio lombardo interessato dall’aeroporto<br />

intercontinentale Malpensa 2000.<br />

Il piano ha come compito quello di precisare obiettivi e strategie e, coerentemente agli stessi, definire il quadro<br />

di riferimento territoriale per un’azione coordinata ed efficace <strong>del</strong>la Regione e degli Enti locali, al fine di:<br />

a. garantire le condizioni affinché il nuovo aeroporto intercontinentale di Malpensa 2000 possa essere<br />

completato ed essere operativo nei tempi programmati, avendo affrontato e risolto le problematiche<br />

urbanistico- territoriali ed ambientali connesse con la realizzazione e l’esercizio <strong>del</strong>le strutture aeroportuali<br />

e <strong>del</strong>le reti di collegamento viabilistico e ferroviario;<br />

b. valutare e conseguentemente controllare gli effetti indotti dal potenziamento <strong>del</strong>l’aeroporto, nel contesto<br />

regionale e locale, con l’obiettivo, soprattutto in ambito locale, di valorizzare le opportunità ai fini <strong>del</strong>lo<br />

sviluppo economico-sociale e minimizzare i rischi connessi all’impatto ambientale <strong>del</strong>le opere e degli<br />

interventi.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Ai sensi <strong>del</strong>l’art. 2 <strong>del</strong>la L.R. 10/1999 le previsioni relative agli interventi previsti dal Piano Territoriale d’area<br />

Malpensa prevalgono sulle disposizioni eventualmente contrastanti contenute nel P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale<br />

<strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

205<br />

Piano Territoriale Paesistico Regionale<br />

Ai sensi <strong>del</strong>la Legge 431/1985 (normativa compresa nel D.Lgs. 490/1999) la Regione è tenuta, con riferimento<br />

ai beni e alle aree soggette al regime <strong>del</strong>la L. 1497/1939 in forza <strong>del</strong>la stessa legge Galasso (ora ricompresa nel<br />

D.Lgs. 490/1999) a sottoporre il proprio territorio a specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale.<br />

Tenuto conto <strong>del</strong>la distribuzione a macchia di leopardo di alcune “categorie di beni” e ritenuto inopportuno<br />

definire a priori l’ambito di applicazione <strong>del</strong>la pianificazione paesistica limitandolo alle sole zone sottoposte a<br />

vincolo, la pianificazione paesistica considera tutto il territorio regionale e stabilisce diversi gradi di tutela e di<br />

controllo applicati ai diversi ambiti territoriali appositamente individuati. Lo strumento a disposizione per fare<br />

ciò è il “piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici-ambientali”, previsto<br />

dal legislatore e tale da consentire l’estensione <strong>del</strong>le disposizioni paesistiche <strong>del</strong> piano all’esterno <strong>del</strong>le aree<br />

sottoposte a vincolo.<br />

L’azione pianificatoria e di indirizzo in materia paesistica si traduce in un quadro programmatico regionale<br />

che definisce gli obiettivi da perseguire per la tutela e la trasformazione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>l’ambiente e detta<br />

conseguenti indirizzi generali anche con riferimento a specifici ambiti territoriali.<br />

Il PTPR conserva la sua validità sino all’approvazione <strong>del</strong> PTR con valenza paesistica, ai sensi <strong>del</strong>l’art. 102 <strong>del</strong>la<br />

L.R. 12/2005<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

La potestà normativa <strong>del</strong> PTPR <strong>del</strong>la Regione Lombardia, approvato con D.C.R. 6 marzo 2001 – n. VII/197,<br />

è estesa all’intero territorio regionale; essa opera come disciplina <strong>del</strong> territorio laddove e fino a quando non<br />

intervengano atti a specifica valenza paesistica di maggior dettaglio. Si applica in questo caso “il principio di<br />

maggiore definizione” in base al quale, per ogni parte <strong>del</strong> territorio e in ogni momento, la disciplina paesistica<br />

da rispettare è quella, e solo quella, espressa dall’atto a specifica valenza paesistica più dettagliato in quel<br />

momento vigente.<br />

Piano Territoriale Regionale<br />

Il Piano Territoriale Regionale, già previsto dalla L.R. n. 51/1975 “Disciplina urbanistica <strong>del</strong> territorio regionale<br />

e misure di salvaguardia per la tutela <strong>del</strong> patrimonio naturale e paesistico”, ed attualmente in fase di<br />

predisposizione a cura <strong>del</strong>la Regione Lombardia, costituisce, ai sensi degli artt. 19 e 20 <strong>del</strong>la L.R. 12 <strong>del</strong> 2005,<br />

atto fondamentale di indirizzo <strong>del</strong>la programmazione di settore <strong>del</strong>la Regione nonché di orientamento <strong>del</strong>la<br />

programmazione e pianificazione territoriale dei comuni e <strong>del</strong>le province.<br />

Il PTR ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ed indica:<br />

gli obiettivi principali di sviluppo socio-economico;<br />

il quadro <strong>del</strong>le iniziative inerenti la realizzazione <strong>del</strong>le infrastrutture e <strong>del</strong>le opere pubbliche di interesse<br />

regionale e nazionale;<br />

i criteri operativi per la salvaguardia <strong>del</strong>l’ambiente, in relazione alle previsioni dei Piani Territoriali di<br />

Coordinamento dei Parchi Regionali, <strong>del</strong>la disciplina <strong>del</strong>le aree regionali protette e degli atti di regolamentazione<br />

e programmazione regionale e nazionale in materia di salvaguardia <strong>del</strong>le risorse idriche, geologiche,<br />

idrogeologiche, agro-forestali, ecologiche, <strong>del</strong>la riduzione <strong>del</strong>l’inquinamento acustico ed atmosferico, <strong>del</strong>lo<br />

smaltimento dei rifiuti;<br />

il quadro <strong>del</strong>le conoscenze <strong>del</strong>le caratteristiche fisiche <strong>del</strong> territorio.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Ai sensi <strong>del</strong>l’art. 76 <strong>del</strong>la L.R. 12/2005, le prescrizioni attinenti alla tutela <strong>del</strong> paesaggio contenute nel PTR<br />

sono cogenti per gli strumenti di pianificazione <strong>del</strong>le aree protette e sono immediatamente prevalenti sulle<br />

disposizioni difformi eventualmente contenute negli altri strumenti di pianificazione.<br />

Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali<br />

Ai sensi <strong>del</strong>l’art. 15 e succ. <strong>del</strong>la L.R. 12/2005 con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP),<br />

ciascuna Provincia definisce gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela <strong>del</strong> proprio territorio connessi<br />

ad interessi di rango provinciale o sovracomunale o costituenti attuazione <strong>del</strong>la pianificazione regionale. Il<br />

PTCP è atto di indirizzo <strong>del</strong>la programmazione socio-economica <strong>del</strong>la provincia ed ha efficacia paesaggisticoambientale.<br />

Per quanto concerne gli atti di pianificazione <strong>del</strong>le Province comprese nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>:<br />

il PTCP <strong>del</strong>la Provincia di Varese è stato approvato con Del. P.V. n. 27 <strong>del</strong>l’11/04/07;<br />

il PTCP <strong>del</strong>la Provincia di Milano è stato approvato con <strong>del</strong>iberazione <strong>del</strong> Consiglio Provinciale n° 55 <strong>del</strong> 14


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

206<br />

ottobre 2003 ai sensi <strong>del</strong>l’art. 3 <strong>del</strong>la L.R.1/2000;<br />

il PTCP <strong>del</strong>la Provincia di Pavia è stato approvato con <strong>del</strong>iberazione <strong>del</strong> Consiglio Provinciale n° 53/33382<br />

<strong>del</strong> 7 novembre 2003 ai sensi <strong>del</strong>l’art. 3 <strong>del</strong>la L.R.1/2000.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Relativamente alle aree comprese nel territorio di aree regionali protette, per le quali la gestione e le funzioni<br />

di natura paesaggistico-ambientale spettano ai competenti enti preposti, il PTCP recepisce gli strumenti di<br />

pianificazione approvati o adottati (in tal caso attenendosi alle misure di salvaguardia) (Art. 15 L.R. 12/2005).<br />

Le previsioni <strong>del</strong> PTCP concernenti la realizzazione, il potenziamento e l’adeguamento <strong>del</strong>le infrastrutture<br />

riguardanti il sistema <strong>del</strong>la mobilità, prevalgono sulle disposizioni dei piani territoriali di coordinamento dei<br />

parchi regionali di cui alla L.R. 86/1983, non costituenti parchi naturali o aree naturali protette, nei casi in cui<br />

tali previsioni costituiscano interventi prioritari ai sensi <strong>del</strong> PTR, o sussistano intesa, o altra forma di accordo,<br />

con l’ente gestore <strong>del</strong> parco regionale interessato e con la Regione.<br />

<br />

Approfondimento<br />

I CONTENUTI DEL PTCP<br />

Secondo quanto previsto dall’art. 15 e 77 <strong>del</strong>la L.R. 12/2005, il PTCP:<br />

definisce il quadro conoscitivo <strong>del</strong> territorio provinciale;<br />

indica gli obiettivi di sviluppo economico-sociale;<br />

indica elementi qualitativi a scala provinciale o sovracomunale per la pianificazione comunale;<br />

definisce e programma il sistema <strong>del</strong>la mobilità;<br />

individua corridoi tecnologici;<br />

prevede indicazioni perla realizzazione di insediamenti di portata sovracomunale, se definiti dai Piani di<br />

governo <strong>del</strong> territorio dei Comuni;<br />

definisce l’assetto idrogeologico;<br />

definisce gli ambiti destinati all’attività agricola;<br />

per la parte inerente la tutela paesaggistica, si conforma e si adegua alle prescrizioni e agli indirizzi di cui<br />

all’art. 143 <strong>del</strong> D.Lgs. 42/2004, contenute nel PTR, introducendo, ove necessario, previsioni conformative di<br />

maggiore definizione; individua le previsioni atte a raggiungere gli obiettivi <strong>del</strong> PTR e gli ambiti dove risulta<br />

opportuna l’istituzione di parchi locali di interesse sovracomunale.<br />

<br />

Piani Provinciali Cave<br />

In Lombardia la normativa di riferimento per le attività estrattive è la Legge regionale 8 agosto 1998, n. 14<br />

“Nuove norme per la disciplina <strong>del</strong>la coltivazione di sostanze minerali di cava” e le successive <strong>del</strong>ibere regionali<br />

che disciplinano la programmazione regionale in materia di ricerca e coltivazione <strong>del</strong>le sostanze minerali di<br />

cava e l’esercizio <strong>del</strong>la relativa attività. La programmazione di tali attività si attua attraverso piani provinciali,<br />

anche distinti per tipi di materiali estratti, proposti dalle Province e approvati dal Consiglio Regionale con<br />

<strong>del</strong>iberazione amministrativa. I suddetti piani stabiliscono la localizzazione, la qualità e la quantità <strong>del</strong>le risorse<br />

utilizzabili, individuate nel territorio, per tipologia di materiale.<br />

Ciascun piano individua sul territorio provinciale di competenza, comprendente anche le aree protette<br />

individuate ai sensi <strong>del</strong>la L.R. 86/83, i cosiddetti ambiti territoriali estrattivi, intesi come siti in cui può<br />

essere svolta l’attività estrattiva, comprensivi <strong>del</strong> giacimento e <strong>del</strong>le aree di servizio; per ogni ambito viene<br />

redatto un progetto di gestione produttiva <strong>del</strong>l’area nel contesto territoriale ambientale, anche con la previsione<br />

degli interventi di reinserimento ambientale.<br />

Contenuti <strong>del</strong> piano sono anche l’identificazione <strong>del</strong>le cave cessate da sottoporre a recupero ambientale e la<br />

definizione <strong>del</strong>la destinazione d’uso <strong>del</strong>le aree per la durata dei processi produttivi e <strong>del</strong>la loro destinazione<br />

finale al termine <strong>del</strong>l’attività estrattiva.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> vige il divieto di apertura e di coltivazione <strong>del</strong>le cave nelle aree individuate come: aree<br />

di divagazione fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (F); zona naturalistica integrale (A); zona naturalistica orientata (B1); zona<br />

naturalistica di interesse botanico-forestale naturalistica di interesse botanico-forestale (B2); zona di rispetto<br />

<strong>del</strong>le zone naturalistiche perifluviali e zone naturalistiche parziali (B3).<br />

E’ invece consentita l’attività estrattiva nelle restanti aree <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in conformità con quanto previsto dai piani<br />

cave provinciali.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

207<br />

Piani Provinciali Faunistico-venatori<br />

Il piano faunistico-venatorio è lo strumento per la pianificazione generale <strong>del</strong> territorio agro-silvo-pastorale,<br />

finalizzata a disciplinare e regolamentare l’attività venatoria ed è redatto ai sensi <strong>del</strong>la L. 157/92 “Norme<br />

per la protezione <strong>del</strong>la fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e <strong>del</strong>la L.R. 26/93 “Norme<br />

per la protezione <strong>del</strong>la fauna selvatica e per la tutela <strong>del</strong>l’equilibrio ambientale e disciplina <strong>del</strong>l’attività<br />

venatoria”<br />

Per quanto riguarda in modo specifico la pianificazione a livello provinciale, l’art. 14 <strong>del</strong>la L.R. 26/93 definisce<br />

in modo dettagliato i contenuti previsti per i Piani Faunistico-Venatori, che definiscono in particolare: Oasi di<br />

protezione e zone di protezione <strong>del</strong>l’avifauna; Zone di ripopolamento e cattura; Aziende faunistico-venatorie<br />

e Aziende agrituristico-venatorie; Centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale; Zone e<br />

periodi per l’addestramento, l’allenamento e le gare di cani; Ambiti Territoriali e Comprensori Alpini di Caccia.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Il <strong>Parco</strong> individua, in collaborazione con le Province ed in ottemperanza alle previsioni dei Piani Faunistici Venatori<br />

adottati dalle stesse, modalità di gestione e tutela <strong>del</strong> patrimonio faunistico considerando lo stesso anche in<br />

riferimento al corretto svolgimento di attività sperimentali didattiche, produttive, sportive e <strong>del</strong> tempo libero.<br />

Ai sensi <strong>del</strong> PTC, la caccia è consentita secondo la normativa vigente nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale; nell’area<br />

a <strong>Parco</strong> Naturale l’attività venatoria è vietata e la gestione faunistica è regolamentata ai sensi <strong>del</strong>l’art. 17 comma<br />

4 <strong>del</strong>la L.R. 86/83.<br />

Piani <strong>It</strong>tici Provinciali<br />

La Legge Regionale n. 12 <strong>del</strong> 30 luglio 2001, prevede, all’articolo 8, che le Province predispongano il “Piano<br />

<strong>It</strong>tico Provinciale“ e che lo stesso contenga in particolare, secondo le indicazioni e i dati <strong>del</strong>la carta <strong>del</strong>le<br />

Vocazioni <strong>It</strong>tiche, l’indicazione <strong>del</strong>le acque interessate da diritti esclusivi di pesca, da diritti demaniali esclusivi di<br />

pesca, da usi civici, ovvero da altri vincoli di riserve di pesca di qualsiasi natura; le zone destinate alla protezione,<br />

al ripopolamento ed alla tutela ittica, i tratti di acque nei quali si possono svolgere gare e manifestazioni di<br />

pesca; le particolari regolamentazioni di tratti di corpi d’acqua che permettono il miglioramento, incremento<br />

o difesa <strong>del</strong>la fauna ittica, nonché di un coordinato svolgimento <strong>del</strong>la pesca professionale e <strong>del</strong> controllo <strong>del</strong><br />

prelievo; l’organizzazione <strong>del</strong>la vigilanza e la previsione su base triennale dei mezzi necessari per la gestione.<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Ai sensi <strong>del</strong> PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> l’esercizio <strong>del</strong>la pesca è vietato nelle acque ricomprese nelle zone A e B.<br />

La gestione e tutela <strong>del</strong>la fauna ittica è conseguito attraverso la redazione di un “Piano di settore per la<br />

tutela <strong>del</strong>la fauna ittica” in accordo con le Province. Tale Piano è redatto ai sensi e con i contenuti prescritti<br />

dalla normativa regionale vigente ed è strutturato in forma unitaria rispetto alla suddivisione amministrativa<br />

<strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Fino all’approvazione dei piani di settore vigono i rispettivi piani provinciali per la<br />

destinazione e l’uso <strong>del</strong>le acque pubbliche di competenza.<br />

Piano per l’assetto idrogeologico <strong>del</strong> bacino idrografico <strong>del</strong> fiume Po<br />

Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico <strong>del</strong> bacino idrografico <strong>del</strong> fiume Po (PAI), adottato, ai sensi <strong>del</strong>la L.<br />

18 maggio 1989 n° 183, con Deliberazione <strong>del</strong> Comitato Istituzionale <strong>del</strong>l’autorità di bacino <strong>del</strong> fiume Po n. 18<br />

<strong>del</strong> 26 aprile 2001 e approvato con D.P.C.M. 24 maggio 2001, persegue l’obiettivo di garantire al territorio <strong>del</strong><br />

bacino <strong>del</strong> fiume Po un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico<br />

attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>le<br />

acque, la programmazione degli usi <strong>del</strong> suolo ai fini <strong>del</strong>la difesa, <strong>del</strong>la stabilizzazione e <strong>del</strong> consolidamento dei<br />

terreni, il recupero <strong>del</strong>le aree fluviali ad utilizzi ricreativi.<br />

Classificazione <strong>del</strong>le fasce fluviali<br />

Il PAI individua all’interno <strong>del</strong> bacino idrografico di riferimento le seguenti fasce fluviali:<br />

Fascia di deflusso <strong>del</strong>la piena (Fascia A) costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente <strong>del</strong> deflusso<br />

<strong>del</strong>la corrente per la piena di riferimento;<br />

Fascia di esondazione (Fascia B) costituita dalla porzione interessata da inondazione al verificarsi <strong>del</strong>la piena<br />

di riferimento;<br />

Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C) costituita dalla porzione di territorio esterna alla<br />

precedente che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di<br />

riferimento.


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

208<br />

Rapporti con il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Art. 7.F.3 (D.G.R. n° 5983/2001) - Art. 6.F.3 (D.C.R. n° 919/2003)<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è interessato dal Piano Stralcio <strong>del</strong>le Fasce Fluviali approvato con D.P.C.M. <strong>del</strong> 28 luglio<br />

1998 e dal Piano stralcio di Assetto Idrogeologico. I vincoli e le prescrizioni dettati dai suddetti Piani Stralcio<br />

integrano le norme <strong>del</strong> P.T.C. e prevalgono su di esse.<br />

In merito a tali strumenti, l’Ente <strong>Parco</strong>:<br />

si attiene alle disposizioni immediatamente vincolanti dei Piani Stralcio e alle relative misure di<br />

salvaguardia;<br />

concorre, nell’ambito <strong>del</strong>le proprie competenze, di concerto con l’Autorità idraulica competente, alla<br />

determinazione <strong>del</strong> ciglio <strong>del</strong>la sponda;<br />

esercita il diritto di prelazione relativo alla concessione <strong>del</strong>le aree <strong>del</strong> demanio fluviale;<br />

concorre, nell’ambito <strong>del</strong>le proprie competenze, alla definizione dei programmi di intervento in attuazione<br />

alla pianificazione di bacino;<br />

esprime parere, nell’ambito <strong>del</strong>le proprie competenze, circa gli interventi previsti dalla programmazione di<br />

cui sopra;<br />

partecipa, nell’ambito <strong>del</strong>le proprie competenze, agli accordi di programma, contratti, intese per l’attuazione<br />

<strong>del</strong>la pianificazione di bacino.<br />

La Rete Ecologica<br />

Negli ultimi anni si è affermata in Europa e in <strong>It</strong>alia la consapevolezza che la teoria conservazionistica fondata<br />

sull’individuazione di aree protette istituzionalmente riconosciute non sia più sufficiente a garantire la tutela<br />

e la salvaguardia <strong>del</strong>le aree naturali residue che rischiano così di ridursi ad “isole” immerse in una matrice<br />

fortemente antropizzata e banalizzata. E’ invece necessario costruire una rete costituita da aree naturali e<br />

seminaturali (la cosiddetta Rete Ecologica) in grado di svolgere non solo una funzione biologica, ma<br />

tale da configurarsi come una vera e propria infrastruttura ambientale che assicuri su tutto il territorio le<br />

condizioni di uno sviluppo ambientalmente sostenibile. Obiettivo prioritario è contrastare le tendenze in atto<br />

di frammentazione, disgregazione e lacerazione <strong>del</strong> territorio, sotto la spinta di fenomeni quali la diffusione<br />

insediativa, la proliferazione <strong>del</strong>le maglie infrastrutturali, l’industrializzazione <strong>del</strong>l’agricoltura, l’espansione <strong>del</strong><br />

turismo negli “spazi naturali”. Il raggiungimento di tale obiettivo richiede l’integrazione negli strumenti ordinari<br />

<strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>le opzioni di tutela per una pianificazione che potremmo definire “ecologica”, in cui agli interessi<br />

ambientali viene assegnato lo stesso valore dei tradizionali interessi che i piani devono comporre.<br />

Gli elementi chiave di una rete ecologica sono così riassumibili:<br />

Core area (Aree centrali dette anche nuclei, gangli o nodi): sono aree naturali di grande dimensione, di alto<br />

valore funzionale e qualitativo ai fini <strong>del</strong> mantenimento <strong>del</strong>la vitalità <strong>del</strong>le popolazioni target; costituiscono<br />

l’ossatura <strong>del</strong>la rete ecologica<br />

Buffer zone (Zone cuscinetto): sono settori territoriali limitrofi alle core area. Hanno funzione protettiva nei<br />

confronti di queste ultime riguardo agli effetti <strong>del</strong>eteri <strong>del</strong>la matrice antropica (frammentazione ed “effetto<br />

margine”) sulle specie più sensibili.<br />

Wildlife (ecological) corridor (Corridoi ecologici): sono fasce continue ad elevata naturalità che costituiscono<br />

collegamenti lineari e diffusi fra le core area e fra queste e le altre componenti <strong>del</strong>la rete.<br />

Stepping stone (“Pietre da guado”): non sempre i corridoi ecologici hanno una continuità completa; spesso<br />

il collegamento può avvenire anche attraverso aree naturali minori poste lungo linee ideali di passaggio, che<br />

funzionino come punto di appoggio e rifugio per gli organismi mobili<br />

Restoration area (Aree di restauro ambientale): non necessariamente gli elementi precedenti <strong>del</strong> sistema di<br />

rete sono esistenti al momento <strong>del</strong> progetto. Si possono quindi prevedere, attraverso interventi di rinaturazione<br />

e di deframmentazione specifici, nuove unità para-naturali in grado di completare lacune strutturali capaci di<br />

compromettere la funzionalità <strong>del</strong>la rete.<br />

<br />

Approfondimento<br />

LA RETE ECOLOGICA DEL PARCO DEL TICINO<br />

La posizione geografica <strong>del</strong>l’area parco, strategica nel contesto geoeconomico <strong>del</strong>l’alta Pianura Padana, la<br />

conseguente presenza di grandi, medie e piccole infrastrutture, reti e corridoi tecnologici, paesi e città, anche<br />

di grandi dimensioni, e tra questi anche la presenza di opere di rilevante impatto ambientale, quali l’aeroporto<br />

di Malpensa, fanno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> un laboratorio unico, per complessità e difficoltà di intervento, per


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

209<br />

sperimentare mo<strong>del</strong>li di gestione ecosostenibili <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />

In questo contesto una <strong>del</strong>le principali problematiche che il <strong>Parco</strong> si trova ad affrontare è legato proprio<br />

alla progressiva frammentazione e riduzione degli ambienti naturali presenti, con conseguente rischio di<br />

isolamento <strong>del</strong>le popolazioni di fauna e flora selvatica e di degrado ambientale. Per evitare tutto questo,<br />

o perlomeno per arginare tale fenomeno, il <strong>Parco</strong> ha individuato al suo interno un disegno, un “piano”, di<br />

Rete Ecologica sulla cui base fornire importanti indicazioni di carattere ecologico-ambientale a livello di<br />

pianificazione territoriale. E’ chiaro che il mo<strong>del</strong>lo di Rete Ecologica proposto, al di fuori <strong>del</strong>la matrice naturale<br />

primaria <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, si inserisce in una realtà urbanisticamente ed ambientalmente già determinata e in<br />

alcuni casi pregiudicata. Ma proprio per questo il ruolo <strong>del</strong>la pianificazione ecologica diventa preponderante<br />

e richiede una stretta collaborazione e integrazione con gli strumenti pianificatori tradizionali.<br />

In particolare il lavoro di definizione <strong>del</strong>la rete ecologica ha permesso di:<br />

individuare le aree e le fasce a naturalità residua, le principali barriere infrastrutturali e le situazioni di<br />

maggior criticità;<br />

valutare i vari livelli di permeabilità ambientale sia all’interno <strong>del</strong>l’Area Protetta sia nell’ottica di una<br />

connessione ecologica con le aree naturali esterne ad essa (in particolare Parchi e Riserve adiacenti);<br />

fornire indicazioni utili ad azioni di pianificazione e progettazione al fine di garantire il rispetto<br />

<strong>del</strong>l’ambiente in tutte le sue componenti, il riequilibrio <strong>del</strong>l’assetto ecosistemico <strong>del</strong> territorio, la tutela<br />

<strong>del</strong>le aree naturali residue.<br />

I principali elementi <strong>del</strong>la Rete sono:<br />

la matrice principale <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong><br />

Aree a naturalità significativa (core area)<br />

Fasce per consolidare o promuovere corridoi ecologici principali<br />

Fasce per consolidare o promuovere corridoi ecologici secondari<br />

Corridoi fluviali<br />

Zone agricole<br />

Varchi di permeabilità ecologica<br />

Punti critici di conflitto<br />

Barriere infrastrutturali significative<br />

Tratti di barriere infrastrutturali particolarmente significative<br />

Aree urbanizzate o sottoposte a particolare pressione antropica<br />

Nel suo piano di rete ecologica il <strong>Parco</strong> intende altresì uscire dai propri confini amministrativi, proponendo e<br />

sviluppando iniziative che, attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione e valorizzazione ambientale<br />

consentano di ricollegarsi alle aree naturali vicine: a nord verso le Alpi, il <strong>Parco</strong> Naturale <strong>del</strong> Campo dei Fiori e<br />

i laghi varesini; a sud verso gli Appennini, a est con i Parchi <strong>del</strong>la Pineta di Appiano Gentile e Tradate e il <strong>Parco</strong><br />

Agricolo Sud Milano e a ovest verso il Sesia lungo il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> Po Alessandrino. L’obiettivo è quello di evitare<br />

che Parchi e Riserve costituiscano “isole assediate” all’interno di una matrice fortemente antropizzata, e per<br />

questo è fondamentale individuare le direttrici principali lungo cui poter mantenere e, se il caso, ricostituire<br />

una connessione ecologica e quindi ricongiungere tra loro, fisicamente ed ecologicamente, gli spazi naturali<br />

residui.<br />

Tra i progetti che il <strong>Parco</strong> sta sviluppando in questi anni se ne citano due tra i più rappresentativi:<br />

- il progetto “LAGORÁ IL LAGO IN PIAZZA - centralità di un piccolo lago prealpino nella rete ecologica<br />

naturale” prevede i seguenti interventi: lo studio <strong>del</strong>le possibilità di ripristino <strong>del</strong>la rete ecologica naturale<br />

che sfrutti la centralità <strong>del</strong> Lago di Comabbio nella realizzazione <strong>del</strong>la connessione fisica ed ecologica tra il<br />

<strong>Ticino</strong> e le aree naturali a nord verso le Alpi; la riqualificazione <strong>del</strong> primo tratto <strong>del</strong> Canale Brabbia dall’uscita<br />

dal lago fino al punto in cui il corso d’acqua viene tombinato; una serie di interventi di riqualificazione volti<br />

ad incrementare la biodiversità <strong>del</strong>l’ecosistema lacustre (contenimento <strong>del</strong> fior di loto, riqualificazione ed<br />

espansione <strong>del</strong>la fascia di vegetazione sublitorale, contenimento <strong>del</strong> siluro, monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le<br />

acque e dei sedimenti <strong>del</strong> lago, applicazione di mo<strong>del</strong>li predittivi <strong>del</strong> fenomeno di interrimento <strong>del</strong> bacino,<br />

valutazione <strong>del</strong> carico inquinante puntiforme e diffuso).<br />

- la ricostituzione <strong>del</strong>le connessioni ecologiche con il sistema appenninico, attualmente non funzionale,<br />

attraverso la rinaturalizzazione <strong>del</strong> torrente Scuropasso e la stipula di un Protocollo di Intesa tra gli Enti<br />

territorialmente interessati (Regione, Provincia, Comuni, Autorità di Bacino). Lungo il corso <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale<br />

sino al suo ingresso nel Po, l’istituzione dei due Parchi regionali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha permesso di salvaguardare la<br />

fascia perifluviale e mantenere un ambito naturale in grado di garantire la sopravvivenza e gli spostamenti


PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

210<br />

di un gran numero di specie; lo stesso non si può dire <strong>del</strong>la zona oltre il Po dove, a causa di presenze lineari<br />

impattanti (autostrada Torino-Piacenza) e di un’agricoltura fortemente meccanizzata, si interrompe l’ideale<br />

corridoio ecologico <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> tra le Alpi e gli Appennini. Qui la prevalente attività agricola ha fatto sì che il<br />

territorio sia caratterizzato oggi da pioppeti e da campi coltivati; sebbene siano ancora presenti testimonianze<br />

<strong>del</strong>l’antico paesaggio agrario ed elementi di interessante valore culturale ed ambientale, l’area si presenta in<br />

parte banalizzata e povera di biodiversità. In questo contesto il <strong>Parco</strong> ha individuato nel torrente Scuropasso<br />

una direttrice di permeabilità lungo cui ricostituire una continuità ecologica che connetta l’area protetta alle<br />

aree naturali esterne. L’intervento, in parte già progettato, prevede la rinaturalizzazione <strong>del</strong> tratto finale <strong>del</strong><br />

torrente prima <strong>del</strong> suo ingresso in Po, dove l’intensa attività agricola e una serie di lavori di sistemazione<br />

idraulico- ambientale (consistenti nella pulizia e nell’allargamento <strong>del</strong>l’alveo per la regimazione <strong>del</strong>le acque<br />

e nell’innalzamento degli argini) hanno determinato la riduzione <strong>del</strong>la fascia perifluviale pregiudicando<br />

l’esistenza <strong>del</strong> corridoio stesso. Tale primo intervento potrebbe trovar seguito in altri progetti, condotti in aree<br />

esterne all’ambito di competenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, anch’essi finalizzati al recupero <strong>del</strong>la funzionalità <strong>del</strong> torrente<br />

ed alla ricostituzione di una fascia perifluviale continua lungo cui individuare una direttrice di permeabilità<br />

ecologica preferenziale per i collegamenti tra l’ambito <strong>del</strong> Po (e quindi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>) e gli Appennini.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato<br />

Stato<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Indicatore<br />

La tutela <strong>del</strong><br />

territorio<br />

attraverso gli<br />

strumenti di<br />

pianificazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

L’azzonamento<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Attuazione<br />

Piani di<br />

settore<br />

Attuazione<br />

Regolamenti<br />

Piani di<br />

gestione di<br />

SIC e ZPS<br />

Altri atti di<br />

pianificazione<br />

in vigore nel<br />

<strong>Parco</strong><br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

n. di Piani<br />

Territoriali di<br />

coordinamento<br />

vigenti<br />

Superficie<br />

territorio<br />

azzonato<br />

(escluse zone<br />

IC e sedime<br />

aeroportuale)<br />

n. Piani vigenti<br />

n. Piani in<br />

fase di<br />

predisposizione<br />

n.<br />

Regolamenti<br />

approvati<br />

n. SIC con<br />

piano di<br />

gestione sul<br />

totale<br />

n. ZPS con<br />

piano di<br />

gestione sul<br />

totale<br />

n. di Piani con<br />

norme<br />

prevalenti sul<br />

PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO<br />

211<br />

Valore Giudizio<br />

sintetico<br />

2<br />

75,7%<br />

1<br />

2<br />

14<br />

11/14<br />

0/1<br />

Piano<br />

d’Area<br />

Malpensa,<br />

Piani Cave,<br />

Piani<br />

faunisticovenatori,<br />

PTR<br />

Il <strong>Parco</strong>, nel corso <strong>del</strong>la sua attività trentennale, si è dotato di una pluralità di strumenti pianificatori che<br />

forniscono agli uffici tecnici indirizzi e norme per assolvere alle proprie competenze in materia di salvaguardia<br />

e tutela <strong>del</strong>le componenti ambientali protette. La tendenza positiva sta ad indicare una progressiva evoluzione<br />

<strong>del</strong>la pianificazione, alla base <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>l’area protetta, attraverso l’approvazione e adozione di nuovi<br />

strumenti e l’integrazione e affinamento di quelli esistenti che, fatte salve politiche di diverso indirizzo,<br />

permetteranno al <strong>Parco</strong> di consolidare il proprio ruolo istituzionale.<br />

Giudizio sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Giudizio positivo tenuto conto<br />

che sia per il <strong>Parco</strong> Naturale<br />

che per il <strong>Parco</strong> Regionale<br />

sono vigenti i relativi<br />

strumenti pianificatori<br />

Giudizio positivo in quanto la<br />

maggior parte <strong>del</strong> territorio a<br />

<strong>Parco</strong> è sottoposto alle norme di<br />

tutela <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> secondo quanto<br />

previsto dal PTC che ha valenza<br />

molto limitata nelle zone IC e<br />

nell’area <strong>del</strong> sedime aeroportuale<br />

Nel complesso il giudizio è<br />

positivo, alla luce <strong>del</strong>le attività in<br />

corso per la predisposizione e<br />

attuazione di nuovi piani di<br />

settore<br />

Il giudizio è positivo in quanto il<br />

<strong>Parco</strong> negli anni si è dotato e si<br />

sta dotando di nuovi strumenti<br />

di regolamentazione per<br />

affrontare singole tematiche e<br />

approfondire quanto già definito<br />

nel PTC<br />

Il giudizio è positivo in quanto la<br />

maggior parte dei siti è dotata di<br />

un piano di gestione riconosciuto<br />

a livello regionale e per i siti senza<br />

piano la tutela è comunque<br />

garantita dall’applicazione <strong>del</strong><br />

PTC<br />

Nel <strong>Parco</strong> sono vigenti le norme<br />

di piani sovraordinati che spesso<br />

prevalgono sulle norme e<br />

previsioni <strong>del</strong> PTC nonostante<br />

siano in contrasto con gli obiettivi<br />

<strong>del</strong>lo stesso (ad. es. Piano d’Area<br />

Malpensa)


PAESAGGIO<br />

213<br />

CAPITOLO 9<br />

PAESAGGIO


Inquadramento generale<br />

PAESAGGIO<br />

215<br />

CAPITOLO 9<br />

PAESAGGIO<br />

Il termine Paesaggio, nella definizione data dalla Convenzione <strong>del</strong> Paesaggio, designa una determinata parte<br />

di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali (clima,<br />

condizioni geologiche, vegetazione, fauna) e/o umani e dalle loro interrelazioni. Le attività umane sono<br />

importanti agenti di trasformazione <strong>del</strong> paesaggio che ne possono migliorare la vitalità, agendo positivamente<br />

sulle sue capacità di rigenerazione, oppure tendere alla sua sterilizzazione, limitandone le sorgenti di vita e<br />

le possibilità di evolversi. Se il paesaggio ha un aspetto sano, vitale, magari bello, ciò significa che quanto è<br />

successo nei secoli ha portato ad un’evoluzione positiva, se il paesaggio appare frammentato, connotato da<br />

alto contrasto, difficile da vivere, percepire ed attraversare da parte di uomini ed animali, probabilmente significa<br />

che è in atto un processo di degrado. In qualche modo il paesaggio può considerarsi la “cartina tornasole” che<br />

evidenzia la bontà, o meno, <strong>del</strong>le molteplici attività che si svolgono nel territorio (Gibelli, 2005).<br />

All’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si è assistito negli ultimi anni ad una trasformazione <strong>del</strong> paesaggio in linea con<br />

le tendenze evolutive che si sono registrate in Lombardia e che trovano come principale determinante l’uomo<br />

e le sue azioni.<br />

Le principali modificazioni a cui si è assistito e a cui si assiste tutt’oggi sono dovute in particolare a:<br />

evoluzione <strong>del</strong>le pratiche colturali e <strong>del</strong>l’organizzazione complessiva <strong>del</strong> settore agrario;<br />

attività edilizia: stretta contiguità <strong>del</strong>le nuove edificazioni rispetto ai centri già esistenti;<br />

infrastrutturazione: sviluppo di infrastrutture ferroviarie, stradali ed autostradali.<br />

L’espansione periferica dei centri urbani è evidente nelle aree a matrice agricola, nell’area ad altissima densità<br />

territoriale <strong>del</strong> Nord Milano i livelli di conurbazione e saturazione già raggiunti danno luogo a configurazioni<br />

più complesse e confuse, con frequenti episodi di infill, ovvero di saturazione degli spazi interstiziali. Alla


PAESAGGIO<br />

216<br />

scala locale, l’attività edilizia tende a concentrarsi lungo gli assi stradali maggiori e particolarmente nei tratti in<br />

prossimità dei centri esistenti.<br />

Il <strong>Parco</strong> svolge un ruolo attivo nella tutela <strong>del</strong> paesaggio che caratterizza il proprio territorio attraverso i principali<br />

strumenti che ha a sua disposizione - il P.T.C. e i suoi strumenti attuativi – per fissare indirizzi e norme<br />

sulla compatibilità paesaggistico-ambientale degli interventi. L’obiettivo è quello di conservare e valorizzare le<br />

emergenze naturalistiche oggetto di tutela e nel contempo migliorare la qualità complessiva <strong>del</strong> territorio su cui<br />

queste insistono, qualità complessiva che determina non solo le condizioni di vivibilità <strong>del</strong>le popolazioni locali,<br />

ma anche le possibilità di attivare processi di autentica valorizzazione territoriale e quindi di sviluppo durevole<br />

e sostenibile (Gambino).<br />

In termini di competenze burocratico-amministrative, la L.R. 12/2005 “Legge sul governo <strong>del</strong> territorio”<br />

assegna ai Parchi regionali il rilascio <strong>del</strong>le autorizzazioni paesaggistiche nel proprio territorio di competenza, ad<br />

esclusione <strong>del</strong>le Zone di Iniziativa Comunale Orientata.<br />

A fronte di questa nuova attribuzione, (prima <strong>del</strong>la L.R. 12/2005 il <strong>Parco</strong> si limitava ad esprimere un parere di<br />

conformità <strong>del</strong>le opere in relazione ai contenuti <strong>del</strong> P.T.C., ora ha a suo carico l’intera procedura di autorizzazione<br />

paesaggistica), se da un lato ciò ha costituito un aggravio per l’Ente, dall’altro permette al <strong>Parco</strong> di esercitare<br />

con maggior efficacia la propria azione di tutela e controllo sul territorio.<br />

Cenni normativi<br />

Riferimenti comunitari<br />

Il principale riferimento normativo in materia di paesaggio a livello comunitario è la Convenzione Europea<br />

<strong>del</strong> Paesaggio, documento adottato dal Comitato dei Ministri <strong>del</strong>la Cultura e <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>del</strong> Consiglio<br />

d’Europa il 19 luglio 2000.<br />

La Convenzione, firmata da ventisette Stati <strong>del</strong>la Comunità Europea e ratificata da dieci Stati, si applica all’intero<br />

territorio degli Stati firmatari con l’obiettivo di promuovere presso le autorità pubbliche l’adozione di politiche<br />

di salvaguardia, di gestione e di pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea nelle<br />

politiche di settore.<br />

L’innovazione principale <strong>del</strong>la Convenzione è stata quella di considerare il paesaggio come un “bene” <strong>del</strong>la<br />

collettività, indipendentemente dal valore concretamente attribuitogli; da questo deriva che l’intero territorio<br />

europeo ha e deve avere una rilevanza paesaggistica da salvaguardare, gestire e progettare (Priore, 2005)<br />

con una particolare attenzione per gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani, senza distinzione tra paesaggi<br />

“eccezionali” e paesaggi <strong>del</strong>la vita quotidiana o degradati.<br />

Riferimenti nazionali<br />

Per Bene Paesaggistico si intende un area che è parte integrante <strong>del</strong> patrimonio culturale <strong>del</strong>la nazione, da<br />

tutelare in quanto costituente l’espressione dei valori storici, naturali, morfologici ed estetici <strong>del</strong> territorio, ai<br />

sensi <strong>del</strong>l’articolo n° 9 <strong>del</strong>la Costituzione italiana laddove si dice “La Repubblica promuove lo sviluppo <strong>del</strong>la<br />

cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico <strong>del</strong>la Nazione”.<br />

La prima legge a tutela <strong>del</strong> paesaggio italiano è stata la Legge n. 1497 <strong>del</strong> 29 giugno 1939, “Protezione<br />

<strong>del</strong>le bellezze naturali” a cui è seguita la Legge n. 431 <strong>del</strong> 8 agosto 1985, nota come Legge Galasso che<br />

ha superato la concezione puramente estetica <strong>del</strong> paesaggio e identificato i beni protetti per categorie, non<br />

perché aventi dei particolari pregi, ma perché rispondenti ai requisiti individuati per la tutela <strong>del</strong> paesaggio e<br />

riportati all’art. 82 <strong>del</strong> D.P.R. 616/1977.<br />

<br />

Approfondimento<br />

BENI SOTTOPOSTI A VINCOLO PAESAGGISTICO<br />

Art. 1 Legge 8 agosto 1985, n. 431 nota come Legge Galasso<br />

Sono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi <strong>del</strong>la L. 29 giugno 1939, n. 1497:<br />

a) i territori costieri compresi in una fascia <strong>del</strong>la profondità di 300 m dalla linea di battigia, anche per i<br />

terreni elevati sul mare;<br />

b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia,anche<br />

per i territori elevati sui laghi;<br />

c) i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua iscritti negli elenchi di cui al testo unico <strong>del</strong>le disposizioni di legge sulle<br />

acque ed impianti elettrici e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;<br />

d) le montagne per la parte eccedente 1.600 m s.l.m. per la catena alpina e 1.200 m s.l.m. per la catena


PAESAGGIO<br />

217<br />

appenninica;<br />

e) i ghiacciai e i circhi glaciali;<br />

f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi;<br />

g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a<br />

vincolo di rimboschimento;<br />

h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;<br />

i) le zone umide incluse nell’elenco di cui al D.P.R. 13 marzo 1976, n. 448;<br />

j) i vulcani;<br />

k) le zone di interesse archeologico.<br />

La normativa generale che in <strong>It</strong>alia presiede alla tutela <strong>del</strong> paesaggio è il Decreto legislativo n° 42 <strong>del</strong> 22<br />

gennaio 2004, “Codice dei beni culturali e <strong>del</strong> paesaggio, ai sensi <strong>del</strong>l’art. 10 <strong>del</strong>la L. 6 luglio 2002, n. 137”,<br />

che costituisce oggi lo strumento legislativo più significativo elaborato a seguito <strong>del</strong>la sottoscrizione <strong>del</strong>la<br />

Convenzione <strong>del</strong> Paesaggio. Nei principi <strong>del</strong> Codice è affermato che il patrimonio culturale è costituito non<br />

solo dai beni che tradizionalmente e usualmente vengono definiti “culturali”, cioè le cose che hanno valore<br />

archeologico, storico-artistico, architettonico, ecc., ma anche dai beni paesaggistici che costituiscono, appunto<br />

il paesaggio.<br />

Il concetto di valore riferito al bene paesaggio è stato ampliato dalla Convenzione europea sul paesaggio di cui<br />

il Codice ha ripreso la definizione e lo ha indicato come “parte omogenea <strong>del</strong> territorio i cui caratteri derivano<br />

dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.<br />

Per paesaggio si intende quindi un contesto territoriale dove le componenti ambientali e naturali si connettono<br />

in maniera indissolubile a quelle antropiche e culturali, formando un insieme territoriale senza soluzione di<br />

continuità per quanto riguarda l’attenzione che si deve porre per garantire la gestione <strong>del</strong> territorio attraverso<br />

le azioni di tutela, conservazione e valorizzazione non solamente su aree di eccellenza, ma bensì sull’intero<br />

territorio nazionale. Il Codice ha, infatti, stabilito che le amministrazioni pubbliche devono agire non solo per<br />

la tutela, la conservazione e la valorizzazione dei beni paesaggistici, e quindi <strong>del</strong> paesaggio, ma anche per<br />

recuperare e riqualificare le aree <strong>del</strong> nostro paese che sono state degradate da fattori sia naturali, quali ad<br />

esempio gli eventi sismici, sia derivanti dalle azioni <strong>del</strong>l’uomo, come la realizzazione di manufatti abusivi.<br />

Ai sensi <strong>del</strong>la nuova normativa di tutela rappresentata dal D.lgs. n°42/2004, gli strumenti che permettono di<br />

individuare e tutelare i beni paesaggistici sono:<br />

la dichiarazione di notevole interesse pubblico su determinati contesti paesaggistici, effettuata con apposito<br />

decreto ministeriale ai sensi degli articoli 138-141 <strong>del</strong> D.lgs. n°42/2004 (Codice dei beni culturali e<br />

paesaggistici);<br />

le aree tutelate per legge elencate nell’art. 142 <strong>del</strong> D.lgs. n°42/2004 (Codice dei beni culturali e paesaggistici)<br />

che ripete l’individuazione operata dall’ex legge “Galasso” (legge numero 431 <strong>del</strong>l’8 agosto 1985);<br />

i Piani Paesaggistici i cui contenuti, individuati dagli articoli 143 <strong>del</strong> D.lgs. n°42/2004 (Codice dei beni<br />

culturali e paesaggistici), stabiliscono le norme di uso <strong>del</strong>l’intero territorio.<br />

Su scala nazionale sono tutelati 141.358 ettari ovvero il 46,9% <strong>del</strong>l’intero territorio italiano, in Lombardia la<br />

percentuale sale al 49,3% per un totale di 11.798 Ha.<br />

Riferimenti normativi in Regione Lombardia<br />

Di seguito si riportano i principali riferimenti normativi per la Regione Lombardia:<br />

L.R. 27 maggio 1985 n. 57 “Esercizio <strong>del</strong>le funzioni regionali in materia di protezione <strong>del</strong>le bellezze naturali<br />

e sub<strong>del</strong>ega ai Comuni” e succ. modifiche ed integrazioni;<br />

D.G.R. n. 4/3859 <strong>del</strong> 10 dicembre 1985 “Individuazione <strong>del</strong>le aree di particolare interesse ambientale a<br />

norma <strong>del</strong>la legge 8 agosto 1985, n. 431”;<br />

D.G.R. n. 4/199674 <strong>del</strong> 25 ottobre 1996 “Determinazioni in ordine al completamento <strong>del</strong> Piano Paesistico<br />

Regionale, a seguito <strong>del</strong> provvedimento <strong>del</strong> Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Attivazione <strong>del</strong><br />

procedimento ai sensi <strong>del</strong>la l. 241/90”;<br />

L.R. 9 giugno 1997, n. 18 “Riordino <strong>del</strong>le competenze e semplificazione <strong>del</strong>le procedure in materia di tutela<br />

dei beni ambientali e dei piani paesistici. Sub<strong>del</strong>eghe agli Enti locali”.<br />

La L.R. 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo <strong>del</strong> territorio” completa questo quadro di sintesi e


PAESAGGIO<br />

218<br />

costituisce la normativa più recente che detta le norme di governo <strong>del</strong> territorio lombardo e a cui si deve<br />

ispirare l’attività di pianificazione regionale.<br />

Tale atto è stato successivamente modificato e integrato dalle LL.RR 27 dicembre 2005, n. 20, 3 marzo 2006,<br />

n. 6, 14 luglio 2006, n. 12.<br />

<br />

Approfondimento<br />

IL PIANO DEL PAESAGGIO LOMBARDO<br />

Il Piano <strong>del</strong> Paesaggio Lombardo è definito come il corpus degli atti a specifica valenza paesistica; ne fanno<br />

parte: il Piano Territoriale Paesistico Regionale, i Piani Territoriali di Coordinamento Regionali, i Piani territoriali<br />

di Coordinamento Provinciali con contenuti paesistici, i Piani di <strong>Parco</strong> regionali o nazionali e gli atti inerenti le<br />

riserve naturali, i Piani attuativi di interesse sovracomunale, i Piani intercomunali, i Piani di settore dei parchi,<br />

i provvedimenti di vincolo ai sensi <strong>del</strong> D.lgs. 490/1999, i criteri per l’esercizio <strong>del</strong>le sub<strong>del</strong>eghe <strong>del</strong>le funzioni<br />

amministrative in materia di tutela dei beni ambientali, i criteri per la formazione <strong>del</strong> piano territoriale di<br />

coordinamento provinciale.<br />

Il Piano <strong>del</strong> Paesaggio Lombardo, attraverso i vari atti e documenti di cui si compone:<br />

a) riconosce i valori e i beni paesistici, intesi sia come fenomeni singoli sia come sistemi di relazioni tra<br />

fenomeni e come contesti o orizzonti paesistici;<br />

b) assume i suddetti valori e beni come fattori qualificanti <strong>del</strong>la disciplina <strong>del</strong>l’uso e <strong>del</strong>le trasformazioni <strong>del</strong><br />

territorio e definisce conseguentemente tale disciplina;<br />

c) dispone le ulteriori azioni utili e opportune per mantenere e migliorare nel tempo la qualità <strong>del</strong> paesaggio<br />

lombardo e la possibilità per i cittadini di apprezzarlo e di goderne, anche attraverso la progettazione di<br />

nuovi paesaggi nelle aree fortemente deteriorate (periferie, zone industriali).<br />

L’efficacia normativa <strong>del</strong> Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) è estesa all’intero territorio regionale.<br />

Esso opera come disciplina <strong>del</strong> territorio ed è integrato dagli atti a specifica valenza paesistica di maggiore<br />

definizione quando essi divengono vigenti.<br />

Nei parchi e nelle riserve naturali, l’atto a specifica valenza paesistica è costituito dai Piani di <strong>Parco</strong> e dagli<br />

atti inerenti le riserve.<br />

Nelle zone vincolate con specifico provvedimento amministrativo assunto con le procedure di cui alla L.<br />

1497/1939, successivamente ricompresa nel Titolo II <strong>del</strong> D.lgs. 490/1999, i criteri di gestione o revisione <strong>del</strong><br />

vincolo, di cui rispettivamente agli articoli 2 e 7 <strong>del</strong>la L.R. 57/1985, costituiscono atto di maggiore definizione<br />

rispetto al P.T.P.R., con il quale comunque devono essere coerenti.<br />

Il Paesaggio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

L’elemento caratteristico <strong>del</strong> paesaggio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è sicuramente rappresentato dal fiume <strong>Ticino</strong> e<br />

dalla sua valle.<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong><br />

Il <strong>Ticino</strong> ha una lunghezza complessiva di 248 km, dal passo di Novena in Svizzera, fino alla confluenza con il<br />

Po nei pressi Pavia, con un dislivello pari a 2.809 km.<br />

Il paesaggio <strong>del</strong>la valle fluviale si presenta fortemente diversificato. I tratti a più alta naturalità presentano una<br />

fascia boschiva integra e ben conservata; la vegetazione perifluviale si riduce ad una fascia di limitata ampiezza<br />

e con frequenti interruzioni, laddove le pratiche agricole si sono spinte fin sulle rive, dove troviamo prati, arativi,<br />

pioppeti e incolti, e si riduce ulteriormente in prossimità dei centri urbani che si affacciano sul fiume <strong>Ticino</strong><br />

(Sesto Calende, Vigevano, Pavia).<br />

In termini percentuali il <strong>Ticino</strong> scorre in un territorio prevalentemente boscato (72%); discretamente<br />

rappresentati sono i tratti in cui gli alberi si alternano a sporadici coltivi o incolti (15%), mentre le coltivazioni<br />

intensive (6%) nonché le zone urbanizzate (7%) risultano poco frequenti.<br />

Le fasce perifluviali sono molto estese, il 78% <strong>del</strong> totale presenta ampiezza superiore di 30 m e il 13% ampiezza<br />

compresa tra 5 e 30 m; globalmente la fascia perifluviale superiore a 5 m copre il 91% <strong>del</strong> totale. I tratti alberati<br />

con limitato sviluppo (6%) e quelli privi di vegetazione arborea o arbustiva (3%) sono poco rappresentati<br />

(fonte “Applicazione <strong>del</strong>l’Indice di Funzionalità Fluviale al sistema idrografico <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong>, 2002).


PAESAGGIO<br />

219<br />

Le derivazioni<br />

Il paesaggio <strong>del</strong>la valle fluviale è altresì caratterizzato dalla presenza di una serie di derivazioni che prelevano<br />

acqua dal <strong>Ticino</strong>; partendo da nord, in Comune di Somma Lombardo e in corrispondenza degli sbarramenti<br />

di Porto <strong>del</strong>la Torre e <strong>del</strong> Panperduto, vengono derivati il Canale Regina Elena, il Canale Villoresi e il Canale<br />

Industriale.<br />

Quest’ultimo alimenta le centrali elettriche di Vizzola <strong>Ticino</strong>, Tornavento e Turbigo superiore e inferiore. Più a<br />

valle si osserva, in sponda sinistra orografica, la captazione <strong>del</strong> Naviglio Grande, mentre in destra si notano<br />

prelievi minori: la Roggia Oleggio, la Roggia Molinara di Castano, le Rogge Clerici e Simonetta.<br />

A sud di Turbigo origina il Canale Langosco, mentre in Comune di Cuggiono viene derivato il Naviglio Sforzesco.<br />

Sempre in sponda destra, all’altezza di Vigevano, avviene l’ultimo prelievo con la Roggia Castellana-Magna.<br />

Il reticolo idrografico e i principali affluenti<br />

Il reticolo idrografico <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> comprende un sistema di corsi minori che direttamente o indirettamente<br />

confluiscono nel fiume <strong>Ticino</strong>, oltre che lanche, colature e corsi d’acqua che non confluiscono nel <strong>Ticino</strong>, ma<br />

si perdono nella complessa rete irrigua che caratterizza il paesaggio agrario.<br />

Fra i principali affluenti si ricorda il torrente Strona, che ha origine presso Casale Litta (VA) e si immette in<br />

<strong>Ticino</strong> all’altezza <strong>del</strong> Comune di Somma Lombardo, tra la diga di Porto <strong>del</strong>la Torre e la diga <strong>del</strong> Panperduto,<br />

dopo aver percorso più di 12 km. La valle <strong>del</strong> torrente Strona risulta essere un importante corridoio ecologico<br />

sussidiario <strong>del</strong>la valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in quanto elemento sorgente e connettivo tra l’Area Protetta e l’intera porzione<br />

nord- ovest <strong>del</strong>la Lombardia.<br />

Il torrente Arno nasce nel Comune di Gazzada (VA) e scende in direzione Nord-Sud lungo l’omonima valle<br />

che costituisce un corridoio ecologico in grado di garantire una continuità ecologica <strong>del</strong> territorio, in direzione<br />

nord- sud parallelamente alla Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>; pur sottoposto a pressione antropica e caratterizzato da un forte<br />

inquinamento <strong>del</strong>le acque, il corridoio fluviale mantiene una permeabilità ecologica potenziale con i boschi <strong>del</strong><br />

ciglione di Malpensa, a ovest, e con i boschi di Samarate, a est.<br />

La roggia Vernavola origina dalla confluenza <strong>del</strong>la Roggia Carona con il Cavo Laghetto all’interno <strong>del</strong>l’abitato<br />

di San Genesio (PV) e dopo aver percorso quasi 15 km si getta nel fiume <strong>Ticino</strong> a valle di Cascina Scaglione<br />

in Comune di Pavia, costituendo il più meridionale degli affluenti “naturali” di sinistra <strong>del</strong> fiume. La roggia,<br />

alimentata per lo più da acque di risorgiva, da una testa di fontanile e da rogge minori, scorre per lo più in<br />

prossimità di campi coltivati, prati e pioppeti, fiancheggiata da una stretta e non continua fascia di vegetazione<br />

riparia. La valle <strong>del</strong>la roggia Vernavola, classificata nel 1985 dalla Regione Lombardia “Oasi di Protezione<br />

Faunistica”, possiede un patrimonio di biodiversità locale da tutelare e costituisce potenzialmente un importante<br />

tassello di collegamento <strong>del</strong>la Rete Ecologica tra il <strong>Ticino</strong> e la parte più interna <strong>del</strong>la pianura a est di Pavia.<br />

I laghi<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> comprende al suo interno, anche se solo parzialmente, due laghi d’estensione considerevole,<br />

il Lago Maggiore (il più vasto <strong>del</strong>la Provincia di Varese raggiungendo una profondità di 193 m per un’estensione<br />

di 212 km 2 ) e il Lago di Comabbio (profondità 7,7 m ed estensione 4 km 2 ).<br />

L’area <strong>del</strong>le risorgive<br />

Procedendo da nord a sud, nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, la composizione geologica<br />

<strong>del</strong> territorio diventa sempre meno permeabile e questo determina una diminuzione progressiva <strong>del</strong>la velocità<br />

di movimento <strong>del</strong>le acque sotterranee che sono costrette a subire un fenomeno di rigurgito. Si assiste alla<br />

presenza <strong>del</strong>le risorgive di pianura, particolarmente intense nella fascia tra il Magentino e l’Abbiatense in riva<br />

sinistra e in riva destra fra Trecate e Cassolnovo. Entro questa fascia affiorano le falde freatiche alimentate dai<br />

rilievi alpini e prealpini. Lungo i punti di risorgenza è stata costruita dall’uomo una fitta rete di canali atti a irrigare<br />

una vasta superficie coltivata. I punti di affioramento <strong>del</strong>la falda, le cosiddette teste dei fontanili, sono i punti più<br />

caratteristici, dove l’acqua sgorga a una temperatura di 12-13 °C, con fluttuazioni di 2-3 °C durante l’anno. A<br />

valle <strong>del</strong>la linea dei fontanili si riscontra una diminuzione di permeabilità dei terreni da cui deriva l’intensificarsi<br />

<strong>del</strong> reticolo idrografico superficiale.<br />

L’ambito di pianura<br />

Accanto alla valle fluviale il paesaggio <strong>del</strong>la pianura irrigua testimonia le rapide trasformazioni che l’uomo<br />

ha praticato su questi territori, soprattutto nell’ultimo secolo: la presenza di abbondanti acque di risorgiva e<br />

fontanili, di grandi opere idrauliche (navigli e canali di irrigazione) e di antichi sistemi di coltivazioni agrarie


PAESAGGIO<br />

220<br />

(marcite), unitamente al complesso <strong>del</strong>le risaie, dei pioppeti e dei campi coltivati a prato stabile o a cereali,<br />

costituiscono un riferimento costante nel paesaggio ticinese.<br />

La pianura si estende nella regione centro-meridionale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> mentre verso Nord, dove maggiore è il livello<br />

di urbanizzazione, si estendono l’altopiano asciutto, le brughiere, le pinete e le prime colline moreniche.<br />

Le strutture storiche <strong>del</strong> paesaggio<br />

Art. 17 (D.G.R. n° 5983/2001) Art. 14 (D.C.R. n° 919/2003)<br />

Il Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> individua gli elementi fondamentali costitutivi <strong>del</strong>la struttura<br />

<strong>del</strong> paesaggio storico e fornisce le indicazioni per la loro tutela e valorizzazione. Sono considerati elementi<br />

fondamentali costitutivi <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> paesaggio e come tali oggetto di tutela: la rete stradale fondamentale;<br />

il sistema dei navigli e dei canali; i segni <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong> paesaggio agrario: tracce <strong>del</strong>le bonifiche<br />

storiche, schemi arborei e il sistema irriguo ad essi correlati e il sistema degli insediamenti di valore storico,<br />

paesaggistico, ambientale.<br />

L’architettura rurale<br />

L’architettura rurale rappresenta, all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, uno dei fattori fondamentali di costruzione<br />

<strong>del</strong> territorio, dove per costruzione si intende la reciprocità e l’interdipendenza tra gli elementi naturali ed<br />

architettonici, tra natura ed artificio, tra i caratteri fisici <strong>del</strong> territorio e le trasformazioni operate dall’uomo.<br />

La costruzione agraria e i caratteri <strong>del</strong> territorio disegnano un paesaggio costituito da una fitta rete di borghi<br />

rurali, di cascinali sparsi, in stretta relazione con canali, rogge, alberature, campi coltivati legati al diverso uso<br />

<strong>del</strong> suolo. Questo carattere di ruralità è riconoscibile all’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> anche se con alcune<br />

differenze tra la zona alta (caratterizzata da un ambiente più arido e da un terreno ciottoloso e permeabile)<br />

e quella <strong>del</strong>la bassa pianura (irrigua ed argillosa). Per salvaguardare i connotati tradizionali <strong>del</strong> paesaggio<br />

rurale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stato elaborato un Abaco <strong>del</strong>le tipologie rurali che individua criteri ed indirizzi per la<br />

realizzazione degli edifici produttivi agricoli in conformità con le architetture tipiche <strong>del</strong> territorio.<br />

<br />

Approfondimento<br />

LA TUTELA DEL PAESAGGIO RURALE<br />

Il paesaggio rurale, attualmente protetto dall’applicazione <strong>del</strong>le prescrizioni presenti nel Piano Territoriale<br />

di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e dalle numerose attività svolte dal Settore Agricoltura, trova oggi ulteriore<br />

protezione grazie all’approvazione di un nuovo regolamento attuativo volto a disciplinare l’individuazione<br />

ed il recupero degli insediamenti rurali dismessi. La necessità di adottare tale regolamento deriva dal<br />

censimento degli insediamenti rurali che nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> risultano circa 1.000, molti dei<br />

quali risultano non più utilizzati per l’attività agricola. Molti edifici sono abbandonati da anni e l’impossibilità<br />

di poterli riconvertire ad altre destinazioni fa si che questo immenso patrimonio immobiliare diventerà nel<br />

tempo fatiscente. Il recupero di questi insediamenti è fondamentale perchè impedisce ulteriore consumo <strong>del</strong><br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e favorisce la tutela e la valorizzazione <strong>del</strong> paesaggio, sviluppando nel contempo nuove<br />

forme di socialità che si fondono su sistemi di vita tipici dei cortili <strong>del</strong>la nostra pianura. Queste strutture,<br />

inoltre, rappresentano un patrimonio culturale e storico unico <strong>del</strong>la tradizione regionale, dei beni preziosi che<br />

meritano un’attenzione ed una cura particolare. A tutela e valorizzazione di questo patrimonio, quindi, il <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha ritenuto opportuno specificare e chiarire maggiormente le modalità d’azione compatibili con<br />

il territorio. In particolare il regolamento attuativo approvato si concentra sull’esplicazione di alcuni dettagli<br />

specifici come la definizione di dismissione, le modalità di individuazione ed accertamento degli insediamenti<br />

dismessi, la definizione degli interventi e degli usi ammessi, la loro modalità di progettazione ed infine la<br />

documentazione necessaria per l’individuazione, sempre nell’ambito <strong>del</strong>le regole contenute nel P.T.C. Grazie<br />

all’utilizzo di materiali locali e al divieto di sostanziali alterazioni gli insediamenti possono, infatti, conservare<br />

intatta la loro semplice e naturale bellezza che si inserisce alla perfezione nei colori e nella morfologia <strong>del</strong><br />

territorio.<br />

Norme per gli edifici produttivi agricoli<br />

L’abaco <strong>del</strong>le tipologie rurali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> fornisce i principali indirizzi costruttivi per la realizzazione<br />

degli edifici produttivi agricoli; ad esempio le coperture devono essere in coppi, oppure in materiali diversi<br />

che richiamino forme e colori dei materiali tradizionali; è vietato l’utilizzo di materiali in plastica; vanno<br />

mantenuti i materiali tradizionali nei pilastri dei rustici, nei marcapiano, nelle cornici di finestre, negli archi


PAESAGGIO<br />

221<br />

oltre che per davanzali, pedate di scale, solette di ballatoi, spalle di porte e portoni; le pareti degli edifici<br />

devono fare riferimento a specifici colori reperiti tra le terre naturali (terra di Siena, giallo lombardo, terra<br />

dorata, nocciola, rosso ossido, ecc).<br />

Il Paesaggio nel Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Art. 2 (D.G.R. n° 5983/2001) - Art. 2 (D.C.R. n° 919/2003)<br />

I P.T.C. <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Regionale e <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale hanno effetti di Piano paesistico e di Piano Urbanistico-<br />

Territoriale avente finalità di salvaguardia dei valori paesistici ed ambientali ai sensi <strong>del</strong>l’articolo 149, comma 1,<br />

<strong>del</strong> D.lgs. 490/1999. I Comuni adeguano i rispettivi strumenti urbanistici generali alle previsioni <strong>del</strong> P.T.C. <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> nei termini e con le modalità previste dall’art. 18, comma 5, <strong>del</strong>la L.R. 86/1983.<br />

Istituti di tutela ambientale, paesaggistica e storica<br />

L’art. 16 <strong>del</strong>la D.G.R. n° 5983/2001 e l’art. 13 <strong>del</strong>la D.C.R. n° 919/2003 individuano porzioni di territorio in cui<br />

si riscontrano significative testimonianze archeologiche, sia per l’esistenza di documenti comprovanti il valore,<br />

quali strutture conservate “in situ”, sia per la presenza di materiale archeologico, sia per il fatto che scavi e/o<br />

studi effettuati hanno accertato il notevole interesse <strong>del</strong> sito.<br />

Tali aree sono così suddivise:<br />

aree a tutela archeologica: comprendono al loro interno zone di estremo interesse archeologico in cui<br />

è documentata una continuità insediativa dalla Preistoria al Medioevo.<br />

aree a rischio archeologico: riguardano invece zone di notevole interesse archeologico sia per l’esistenza<br />

di documenti quali strutture conservate in situ, sia per la sicura presenza di materiale archeologico accertato da<br />

scavi e/o studi effettuati, fatti che determinano condizioni di rischio archeologico potenziale o manifesto.


PAESAGGIO<br />

222<br />

Figura 9.1: Carte di distribuzione dei principali rinvenimenti archeologici (nell’ordine, da sinistra a destra,<br />

golasecchiani, celti, romani, longobardi)


PAESAGGIO<br />

223


PAESAGGIO<br />

224<br />

Gli indicatori<br />

Uso <strong>del</strong> suolo<br />

Le trasformazioni avvenute negli ultimi secoli all’interno <strong>del</strong> territorio protetto, indotte principalmente dalle<br />

attività umane, hanno fatto sì che il paesaggio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sia oggi caratterizzato dall’alternarsi di<br />

molteplici unità ambientali e da un ecomosaico variegato e differenziato all’interno <strong>del</strong> quale si individuano<br />

aree a elevato grado di naturalità, legate principalmente all’ambito fluviale, un’estesa matrice agricola e, accanto<br />

a queste, un’urbanizzazione diffusa.<br />

Dalla Carta d’Uso <strong>del</strong> Suolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> (anno 2000), redatta sulla base <strong>del</strong>le fotografie a infrarosso falsocolore<br />

interpolate con i dati/immagini <strong>del</strong> foto-ortopiano, si individuano 4 categorie principali di uso <strong>del</strong> suolo,<br />

di seguito elencate, la cui copertura caratterizza il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>:<br />

aree boscate: comprendono tutti i boschi e gli ambienti naturali, (boschi di latifoglie, boschi di conifere,<br />

boschi misti, ambienti con vegetazione arbustiva, spiagge, dune, sabbie e ghiaioni, brughiere, cespuglieti e<br />

aree con vegetazione rada).<br />

aree urbanizzate: (o artificiali) comprendono aree urbanizzate ed estrattive, discariche e spazi verdi artificiali<br />

non agricoli (parchi, giardini, ecc.).<br />

aree agricole: comprendono terre arabili, pioppeti, prati stabili e zone agricole eterogenee (orti urbani e/o<br />

colture varie, quali serre florovivaistiche).<br />

aree idriche: comprendono tutti i corsi d’acqua principali e secondari, i canali e le idrovie.<br />

Tabella 9.1: Superfici in ettari di copertura <strong>del</strong> suolo<br />

Provincia di Varese<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Superficie in ettari<br />

urbanizzato agricolo boschi acqua totale<br />

6.273 4.435 8.690 730 20.128<br />

4.180 14.923 4.944 636 24.683<br />

8.289 30.802 5.912 1.733 46.736<br />

18.742 50.160 19.546 3.099 91.547<br />

Figura 9.2: Percentuali di copertura <strong>del</strong> suolo suddivisi per Provincia e riferiti nel complesso al <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Provincia di Varese Provincia di Milano<br />

43%<br />

4%<br />

22%<br />

31%<br />

Urbanizzato Agricolo Boschi Acqua<br />

Urbanizzato Agricolo Boschi Acqua<br />

20%<br />

3%<br />

60%<br />

17%


PAESAGGIO<br />

Provincia di Pavia <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

13%<br />

4%<br />

65%<br />

18%<br />

225<br />

Urbanizzato Agricolo Boschi Acqua<br />

Urbanizzato Agricolo Boschi Acqua<br />

Beni di rilevante interesse naturalistico<br />

Art. 16.4 (D.G.R. n° 5983/2001) - Art. 13.4 (D.C.R. n° 919/2003)<br />

Sono definiti beni di rilevante interesse naturalistico singoli elementi (alberi, massi erratici, sorgenti, filari, ecc.)<br />

e piccole superfici (fontanili, zone umide, piccoli dossi, ecc.) di eccezionale valore naturalistico e scientifico che<br />

devono essere conservati nella loro integrità. E’ vietato distruggere, arrecare danno o comunque compromettere<br />

l’assetto dei Beni di rilevante interesse naturalistico; ogni intervento sugli stessi, anche ai fini <strong>del</strong>la conservazione<br />

e miglioramento, è concordato con l’Ente <strong>Parco</strong>.<br />

21%<br />

3%<br />

56%<br />

20%


PAESAGGIO<br />

Tabella 9.2: Elenco dei 16 beni di rilevante interesse naturalistico<br />

Bene di rilevante<br />

interesse naturalistico<br />

Castagno di Mombello<br />

Sass de biss<br />

Quercia <strong>del</strong>la Cascina<br />

Platano <strong>del</strong> Motta<br />

Garzaia Bosco Morto<br />

Garzaia di C.na Graziella<br />

Fontanile Fagiolo<br />

Fontanile Tre Fontane<br />

Platano Villa Belgioioso<br />

Cavo Visconti<br />

Fontanile Malandra<br />

Fontana Costa<br />

Platano <strong>del</strong>la Sforzesca<br />

Anse <strong>del</strong> Torrente Terdoppio<br />

Fratelli <strong>del</strong>la Venara<br />

Cerro <strong>del</strong> Pezzoni<br />

226<br />

Tipologia Comune Prov.<br />

Esemplare di castagno di età (supposta)<br />

superiore ai 150 anni. Circonferenza 5,50 m<br />

Monolito preistorico<br />

Esemplare di farnia, supera sicuramente i 80-90<br />

anni di età. Circonferenza 2,40 m<br />

Esemplare di Platano di circonferenza pari a 3 m<br />

Garzaia di Ardeidi<br />

Garzaia di Airone cenerino; sito tradizionale per<br />

la nidificazione <strong>del</strong>la specie dal 1986-88<br />

Fontanile<br />

Si compone di tre teste di fontanile a diverso grado di<br />

naturalità (presenza di vegetazione acquatica)<br />

Esemplare di Platano di oltre 200 anni di età<br />

e circonferenza pari a m. 6.10<br />

Cavo originato da un fontanile alimentato da acque<br />

di infiltrazione<br />

Fontanile con testa ampia e profonda, circondata<br />

da campi coltivati<br />

Fontanile, la cui testa, di discrete dimensioni, è caratterizzata<br />

da una notevole quantità d’acqua, che alimenta un solo cavo<br />

Esemplare di Platano di circonferenza pari a m. 4.85<br />

Ultimo tratto <strong>del</strong> torrente Terdoppio rimasto in condizioni<br />

di discreta naturalità<br />

E’ costituito da due esemplari di alberi ad alto fusto<br />

(una Farnia e un Pioppo bianco)<br />

Esemplare di Cerro di circonferenza pari a 3.82 m<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

Castano<br />

Primo<br />

Robecchetto<br />

con Induno<br />

Robecchetto<br />

con Induno<br />

Magenta<br />

Robecco<br />

sul Naviglio<br />

Cassinetta di<br />

Lugagnano<br />

Abbiategrasso<br />

Cassolnovo<br />

Vigevano<br />

Vigevano<br />

Gambolò<br />

Zerbolò<br />

Borgo S. Siro<br />

Monumenti naturali<br />

Esiste un regolamento per l’individuazione, riconoscimento, affidamento e gestione dei monumenti naturali nel<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> – approvato con <strong>del</strong>ibera di C.d.A. n. 29 <strong>del</strong> 11.05.1996 – che costituisce strumento attuativo<br />

<strong>del</strong>le Norme tecniche di Attuazione <strong>del</strong> P.T.C. Dell’elenco individuato dal <strong>Parco</strong>, in sede di approvazione di P.T.C.,<br />

è stato considerato come monumento naturale unicamente il Sass de Preia Buia, mentre gli altri elementi<br />

individuati sono stati classificati come beni di rilevante interesse naturalistico (sopra elencati).<br />

Il “Sass de Preja Buia”, è stato istituito con D.G.R. <strong>del</strong> 22 maggio 1984, n. 38952, è un masso erratico di<br />

serpentino (roccia verde e luminosa) arricchito di numerosi petroglifi a carattere simbolico o culturale eseguiti<br />

in età preistorica.<br />

Autorizzazioni e sanzioni paesaggistiche<br />

Ai sensi <strong>del</strong>l’Art.80, comma 5 <strong>del</strong>la L.R. 12/2005 le funzioni amministrative per il rilascio <strong>del</strong>l’autorizzazione<br />

paesaggistica e l’irrogazione <strong>del</strong>le sanzioni, di cui agli artt. 146, 159 e 167 <strong>del</strong> D.L. 42/2004, di competenza dei<br />

Comuni ai sensi dei commi 1 e 4 sono esercitate dagli enti gestori dei parchi nei territori compresi all’interno<br />

dei perimetri dei parchi regionali, ad eccezione dei territori assoggettati all’esclusiva disciplina comunale dai<br />

P.T.C. dei parchi (zone IC). Questa ulteriore competenza, assegnatagli solo nel 2005, consente al <strong>Parco</strong> di<br />

esercitare un maggior controllo sul suo territorio e fornire indicazioni e prescrizioni precise sulle tipologie<br />

costruttive ammesse ai sensi <strong>del</strong>le norme e degli indirizzi <strong>del</strong> Piano Territoriale di Coordinamento.<br />

Nel 2005 il numero di autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dagli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stato pari a circa 210;<br />

VA<br />

VA<br />

VA<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

PV<br />

PV<br />

PV<br />

PV<br />

PV<br />

PV


Risposta<br />

Risposta<br />

l’anno successivo 330, nel 2007 circa 460. Nel periodo 2005-2007 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,sempre ai sensi <strong>del</strong>l’art.<br />

80, comma 5 <strong>del</strong>la L.R. 12/2005, ha erogato 189 sanzioni paesaggistiche.<br />

Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Indicatore<br />

Uso <strong>del</strong> suolo<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Beni di<br />

rilevante<br />

interesse<br />

naturalistico<br />

Monumenti<br />

naturali<br />

Risposta<br />

Autorizzazione<br />

Autorizzazione<br />

paesaggistica<br />

paesaggistica<br />

Sanzioni<br />

paesistiche<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

% urbanizzato<br />

% agricolo<br />

% boschi<br />

% acqua<br />

Numero<br />

Numero<br />

Valore Giudizio<br />

sintetico<br />

Numero di<br />

Numero pratichedi<br />

pratiche rilasciate 1000<br />

352 (16<br />

(2005rilasciate<br />

2008)<br />

(aprile<br />

05-marzo 06)<br />

Numero di<br />

procedimenti<br />

(2005-2007)<br />

20<br />

56<br />

21<br />

3<br />

16<br />

1<br />

PAESAGGIO<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Il giudizio può considerarsi, nel<br />

complesso, negativo, alla luce<br />

<strong>del</strong>la tendenza in atto di<br />

diminuzione degli ambiti<br />

naturalistici - boschi - e<br />

paranaturali - zone agricole -, a<br />

favore <strong>del</strong>l’urbanizzato<br />

Il giudizio positivo è legato al<br />

riconoscimento all’interno <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> di un numero significativo<br />

di beni di rilevante interesse<br />

naturalistico<br />

dinieghi) <br />

Giudizio sintetico<br />

Il giudizio è negativo in quanto,<br />

nonostante il riconoscimento a<br />

monumento naturale permette<br />

la tutela di un elemento<br />

geomorfologico di grande valore<br />

paesaggistico, sarebbe opportuno Il giudizio è<br />

individuarne un numerocomplessivame<br />

maggiore all’interno <strong>del</strong> nte <strong>Parco</strong>. positivo in<br />

quanto avendo<br />

Il giudizio è complessivamente ottenuto, con la<br />

positivo in quanto avendo L.R. 12/2005,<br />

ottenuto, con la L.R. 12/2005,<br />

competenze in<br />

competenze in materia di<br />

materia di<br />

autorizzazione paesaggistica, il<br />

autorizzazione<br />

<strong>Parco</strong> può esercitare un maggior<br />

coordinamento e tutela in paesaggistica, materia il<br />

paesistica.<br />

<strong>Parco</strong> può<br />

esercitare un<br />

maggior<br />

coordinamento<br />

I controlli sul rispetto <strong>del</strong>le e tutela in<br />

autorizzazioni paesaggistiche materia<br />

hanno avuto inizio nel 2006. paesistica.<br />

Non si hanno pertanto dati<br />

Risposta<br />

189<br />

81 (di cui<br />

relativi al 2005.<br />

12<br />

I controlli sul<br />

ordinanze<br />

rispetto <strong>del</strong>le<br />

di<br />

autorizzazioni<br />

Numero di ripristino,<br />

paesaggistiche<br />

Il <strong>Parco</strong>, avendo Sanzioni ottenuto nuove 16<br />

procedimenti competenze in materia di autorizzazione paesaggistica ai sensi <strong>del</strong>la<br />

paesistiche<br />

ripristini hanno L.R. avuto<br />

12/2005, può avvalersi di (2005-2006) ulteriori strumenti (autorizzazioni paesaggistiche, sanzioni), per il controllo inizio <strong>del</strong> nel 2006.<br />

volontari<br />

territorio, da un punto di vista paesaggistico. Se Non si hanno<br />

e 20 tali competenze verranno confermate anche per gli anni<br />

futuri, il <strong>Parco</strong> potrà contare su una maggiore autonomia pertanto dati<br />

sanzioni decisionale, ai sensi dei propri strumenti pianificatori,<br />

relativi al 2005.<br />

e su una migliore regolamentazione degli interventi pecuniari ricadenti nel suo territorio al fine di conciliare in modo<br />

più efficace l’espansione urbanistica in continua e) ascesa con la salvaguardia <strong>del</strong>le componenti paesistiche e<br />

ambientali <strong>del</strong> suo territorio.<br />

Giudizio sintetico<br />

Il <strong>Parco</strong>, avendo ottenuto nuove competenze in materia di autorizzazione paesaggistica ai sensi <strong>del</strong>la L.R.<br />

12/2005, può avvalersi di ulteriori strumenti (autorizzazioni paesaggistiche, sanzioni), per il controllo <strong>del</strong><br />

territorio, da un punto di vista paesaggistico. Se tali competenze verranno confermate anche per gli anni<br />

227


TURISMO E FRUIZIONE<br />

229<br />

CAPITOLO 10<br />

TURISMO E FRUIZIONE


Inquadramento generale<br />

TURISMO E FRUIZIONE<br />

231<br />

CAPITOLO 10<br />

TURISMO E FRUIZIONE<br />

Il <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> nasce ufficialmente il 9 gennaio 1974 e fa parte <strong>del</strong> sistema di aree<br />

protette lombarde, che occupano il 18,7% <strong>del</strong> territorio (il doppio <strong>del</strong>la media nazionale); sommando a<br />

questo dato anche i Parchi Nazionali si arriva al 21,2% (contro il 9,9% nazionale).<br />

Di seguito si riportano i dati più significativi atti a descrivere gli aspetti generali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, indicatori<br />

<strong>del</strong>lo stato di fatto e <strong>del</strong>le pressioni esercitate a livello generale sull’area protetta, con particolare riferimento alla<br />

popolazione, alle attività economiche esercitate sul territorio e ai flussi turistici che interessano l’area protetta.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è un consorzio di 47 Comuni, localizzati sul versante occidentale <strong>del</strong>la Regione Lombardia.<br />

Questo territorio, dal punto di vista amministrativo, comprende 3 Province (Varese, Milano e Pavia) in cui sono<br />

dislocati, rispettivamente, 13 nuclei abitati per la parte varesina, 17 per quella milanese e altri 17 per quella<br />

pavese. Questi, complessivamente considerati, si estendono su una superficie pari a circa 913 km 2 (in territorio<br />

varesino ricade il 22,% <strong>del</strong>la superficie, nel milanese il 27,%, in Provincia di Pavia il 51,%).<br />

I numerosi comuni e la popolosità <strong>del</strong>l’area generano pressioni dirette e indirette sull’area protetta. Tra gli<br />

impatti diretti generati dalle aree urbanizzate può essere annoverato il flusso turistico (disturbo sonoro, rifiuti,<br />

ecc.), che tuttavia, se ben indirizzato e controllato, può diventare fonte di sostegno di attività economiche e<br />

oggetto di sensibilizzazione ed educazione ambientale.<br />

In questo contesto i flussi turistici vengono considerati agenti di stato di fatto e di pressione e sono illustrate le<br />

risposte fornite dal <strong>Parco</strong> per far sì che queste pressioni assumano una connotazione positiva sull’area protetta,<br />

come si verifica nel caso in cui una gita in bicicletta, a piedi o a cavallo, permette ai fruitori anche di avvicinarsi<br />

alla conoscenza <strong>del</strong>la storia locale e <strong>del</strong>la natura.


TURISMO E FRUIZIONE<br />

232<br />

Gli indicatori<br />

Popolazione residente e densità<br />

La popolazione residente, costituita da 436.337 abitanti (Censimento 2001) è distribuita in modo disomogeneo<br />

sul territorio, secondo una configurazione che vede la parte pavese la sub-area più popolata. Un altro terzo dei<br />

residenti vive nella porzione varesina, mentre la zona milanese ricopre un ruolo più limitato.<br />

Figura 10.1. Distribuzione <strong>del</strong>la popolazione residente nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> suddivisi per province<br />

di appartenenza.<br />

41%<br />

Nella maggior parte dei casi, i Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono di piccole dimensioni. Solo 2 su 47 (4,3%), infatti,<br />

superano la soglia dei 50.000 abitanti: è il caso di Pavia (71.660 ab.) e di Vigevano (59.561 ab.). Più<br />

frequentemente, invece, i comuni rientrano nella classe 1.001-5.000 ab. (46,8%) o in quella immediatamente<br />

successiva (5.001-20.000 ab.), come riscontrato in 17 dei 47 casi osservati (36,2%).<br />

Limitato è il ruolo dei nuclei di più grosse dimensioni (3 comuni appartengono alla classe 20.001-50.000 ab.<br />

e solo 2 a quella con oltre 50.000 residenti), benché questi, in termini di popolazione contino il 51,8% (con<br />

un peso pari, rispettivamente, al 22,5% per i primi e al 29,3% per i secondi).<br />

Tre, infine, sono i comuni al di sotto <strong>del</strong>la soglia dei 1.000 abitanti: Vizzola <strong>Ticino</strong>, che con 421 persone è il più<br />

piccolo, Nosate (640 ab.) e Villanova d’Ardenghi (709 ab.).<br />

Tabella 10.1. Distribuzione <strong>del</strong>le diverse classi dimensionali dei Comuni nelle tre aree provinciali <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

Classi dimensionali<br />

Fino a 1.000<br />

1.001 – 5.000<br />

5.001 – 20.000<br />

20.001 – 50.000<br />

50.001 e più<br />

Totale<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Varese)<br />

7,7%<br />

23,1%<br />

61,5%<br />

7,7%<br />

0,0%<br />

100,0%<br />

26%<br />

Area<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Milano)<br />

5,9%<br />

52,9%<br />

29,4%<br />

11,8%<br />

0,0%<br />

100,0%<br />

33%<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Pavia)<br />

5,9%<br />

58,8%<br />

23,5%<br />

0,0%<br />

11,8%<br />

100,0%<br />

Varese<br />

Milano<br />

Totale<br />

6,4%<br />

46,8%<br />

36,2%<br />

6,4%<br />

4,3%<br />

100,0%<br />

Quali sono secondo Lei i valori che contribuiscono a creare l'identità <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>?<br />

Pavia


TURISMO E FRUIZIONE<br />

233<br />

Disaggregando i dati per ciascuna <strong>del</strong>le sub-aree considerate si nota che, in media, la zona con le cittadine<br />

relativamente più popolate è il territorio varesino (11.359 abitanti per comune), seguito dal pavese e dal<br />

milanese che si distinguono dallo stesso sia per livelli inferiori <strong>del</strong>l’indicatore, rispettivamente pari a 10.706 ab/<br />

comune e 6.939 ab/comune (il dato è aumentato artificialmente dall’effetto esercitato da Pavia e Vigevano,<br />

senza questi comuni, infatti, il valore sarebbe pari a 3.387 abitanti per comune), sia per una quota decisamente<br />

superiore di situazioni, circa il doppio per ordine di grandezza (il 58,8% e il 64,7% contro il 30,8%), in cui non<br />

si oltrepassa la soglia dei 5.000 abitanti.<br />

I 47 comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si caratterizzano per una densità media di popolazione pari a 490 ab/km 2 .<br />

Si tratta di un valore piuttosto basso che è indice di una distribuzione <strong>del</strong>la popolazione in modo diffuso sul<br />

territorio e che, salvo alcuni casi isolati, sembrerebbe essere un aspetto che accomuna la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

cittadine considerate. Sono, infatti, solo 4 i casi in cui si superano i 1.000 ab/km 2 : Gallarate (2.311 ab/km 2 ) e<br />

Cardano al Campo (1.522 ab/km 2 ) in Provincia di Varese, Magenta (1.061 ab/km 2 ) in quella di Milano e, da<br />

ultimo, Pavia (1.140 ab/km 2 ).<br />

Offerta turistica e comunicazione<br />

I dati a seguire, tratti da una ricerca effettuata per il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> da SWG, hanno avuto l’obiettivo di identificare<br />

entità e caratteristiche (chi sono, motivazioni, modalità, soddisfazione) su tre segmenti di popolazione:<br />

popolazione <strong>del</strong> Nord <strong>It</strong>alia che conosce e ha già scelto il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>;<br />

popolazione che non conosce il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (motivazioni, disposizione alla scelta);<br />

popolazione residente.<br />

La ricerca è stata realizzata attraverso una indagine quantitativa telefonica su un campione complessivo di<br />

1.000 soggetti residenti nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto di età compresa tra i<br />

16 e i 70 anni.<br />

In sintesi, dalle risposte emerge che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è conosciuto da meno <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong>la popolazione<br />

<strong>del</strong>le aree <strong>del</strong> Nord <strong>It</strong>alia non limitrofe al <strong>Parco</strong> e meno di un quinto è andato a visitarlo.<br />

In particolare, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è noto a circa i due quinti <strong>del</strong> campione (40,2%). Risulta più noto agli uomini<br />

(45,6% contro il 36,1% <strong>del</strong>le donne), alle fasce di età centrali (sopra il 40% - ma mai oltre il 45% - fra i 35 e<br />

i 65 anni, decrescendo fra giovani e anziani), a chi ha un più elevato livello di istruzione (fra il 48% e il 53%<br />

presso chi ha diploma, università in corso o laurea, sotto il 36% fra chi ha titoli di studio inferiori al diploma).<br />

E’ nettamente più noto in Lombardia (58,0%) e Piemonte (47,6%) rispetto all’Emilia-Romagna (29,6%) e<br />

Veneto (28,4%).<br />

Fra chi conosce il <strong>Parco</strong>, solo il 2,4% dichiara di esserci andato “molto spesso” o “spesso”, mentre il 15,6% di<br />

esserci andato “raramente”. Oltre i quattro quinti di chi sa <strong>del</strong>l’esistenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> dichiara invece di<br />

non esserci andato “mai”.<br />

L’identità<br />

Altro obiettivo <strong>del</strong>la ricerca era quello di descrivere la percezione e l’identità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> da parte dei cittadini <strong>del</strong>le<br />

province di Varese, Milano e Pavia, il quadro <strong>del</strong>le attese e le forme di sviluppo e trasformazione auspicate per<br />

il <strong>Parco</strong>, nonché la posizione <strong>del</strong>l’opinione pubblica sulle prospettive <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

La ricerca è stata realizzata attraverso un’indagine quantitativa telefonica su un campione rappresentativo<br />

costituito da 1.400 soggetti residenti nelle province di Pavia, Milano e Varese di età compresa tra i 16 e i 70<br />

anni. Il campione include un minimo di 400 soggetti residenti nei comuni che compongono l’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Nei dati a seguire, quando non specificato diversamente, il numero <strong>del</strong>le interviste è pari a tutti i 1.400<br />

intervistati. Nella parte relativa alla “fruizione” una parte <strong>del</strong>le domande è stata rivolta solo ai 1.063 intervistati<br />

che hanno dichiarato di essersi recati “molto spesso”, “spesso” e “più raramente” nel <strong>Parco</strong>, escludendo coloro<br />

che non vi si sono recati “mai”.<br />

Dal punto di vista <strong>del</strong>l’identità, dalle risposte emerge che:<br />

il <strong>Ticino</strong> (47,4%) e in generale la natura (43,2%) costituiscono un elemento centrale nella percezione<br />

degli abitanti <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (un po’ meno fra i pavesi, la cui fonte di identificazione deriva anche da<br />

università e ospedale);<br />

rispetto a questo punto, la presenza di fiume e natura è un elemento più centrale di quanto non siano le<br />

specifiche attività svolte, le città o i monumenti.


TURISMO E FRUIZIONE<br />

234<br />

Conoscenza e valutazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

All’elevata conoscenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (92,9% degli intervistati) si accompagna una valutazione complessiva<br />

decisamente positiva (80,5%), legata alla capacità di tutelare la natura, attirare turismo e limitare l’inquinamento<br />

ambientale e l’espansione edilizia.<br />

Una successiva domanda era volta a cogliere la valutazione complessiva <strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> in termini di<br />

funzioni svolte sul piano economico. Poco più <strong>del</strong>la metà <strong>del</strong> campione (il 51,1%) indica come prima risposta<br />

una funzione positiva, quella di “attirare i turisti”. Altre risposte mettono invece in evidenza alcuni effetti limitativi<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> rispetto all’economia <strong>del</strong> territorio: “ha frenato le attività industriali” (21,2%) e “ha frenato le attività<br />

agricole” (6,9%). L’effetto propulsivo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> per l’economia <strong>del</strong> territorio è però sottolineato dall’11,7% dei<br />

rispondenti Secondo che ha detto Lei l'area che “offre <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> opportunità <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> di lavoro”. necessita principalmente di interventi:<br />

E’ stata inoltre sondata la sensibilità circa i punti di criticità <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, dalla quale emerge<br />

ambientali<br />

59,8%<br />

che nonostante la creazione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e i suoi trent’anni di vita, quasi i tre quinti (59,8%) dei rispondenti<br />

considera economici prioritari gli interventi ambientali, mentre tanto gli interventi economici, quanto 9,5% la costruzione di<br />

opere<br />

costruzione<br />

pubbliche<br />

e<br />

e<br />

allestimento<br />

gli interventi<br />

di<br />

sociali<br />

opere<br />

ed<br />

pubbliche<br />

abitativi non sono mai indicati come prioritari. Questo<br />

8,3%<br />

dato conferma<br />

il consenso per gli aspetti di tutela ambientale, nettamente più cospicuo rispetto all’insoddisfazione per gli<br />

eventuali socialiaspetti<br />

di “freno” alle attività economiche.<br />

6,6%<br />

Questo abitativi dato è confermato dalla consapevolezza dei rispondenti (81,6%) <strong>del</strong>la elevata importanza 2,2% dal punto<br />

di vista naturalistico <strong>del</strong>l’area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La percezione<br />

non risponde<br />

<strong>del</strong>la rilevanza <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in termini di tutela ambientale<br />

13,7%<br />

è confermata dalle<br />

risposte totalea<br />

una domanda che chiedeva di scegliere fra alcune affermazioni che, facendo 100,0% riferimento al lungo<br />

periodo, descrivono una valutazione complessiva <strong>del</strong>l’effetto <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. I risultati mostrano che circa il 37% degli<br />

interessati ritiene che “senza il <strong>Parco</strong> sulle rive <strong>del</strong> fiume ci sarebbe uno scempio edilizio”, mentre il 32% circa<br />

afferma che “grazie al <strong>Parco</strong> è una <strong>del</strong>le poche zone <strong>del</strong>la Pianura Padana che si è salvata dall’inquinamento”.<br />

L’8,7% sostiene invece che le acque non sono balneabili, quindi il <strong>Parco</strong> ha sostanzialmente fallito.<br />

Quale <strong>del</strong>le seguenti affermazioni condivide di più a proposito <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>?<br />

senza il <strong>Parco</strong>, sulle rive <strong>del</strong> fiume ci sarebbe uno scempio edilizio<br />

grazie al <strong>Parco</strong> questa è una <strong>del</strong>la poche zone <strong>del</strong>la pianura padana che si è salvata dall'inquinamento<br />

senza il <strong>Parco</strong> le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sarebbero ancora peggiori<br />

le acque non sono balneabili, quindi il <strong>Parco</strong> ha sostanzialmente fallito<br />

a parte qualche bosco protetto non mi sembra proprio che si possa parlare di un vero e proprio parco<br />

non sa<br />

non risponde<br />

totale<br />

37,4%<br />

31,8%<br />

11,2%<br />

8,7%<br />

6,2%<br />

3,2%<br />

1,4%<br />

100,0%<br />

Da altri quesiti sottoposti al campione indagato, di cui non si riportano i dettagli per ragioni di spazio, emerge<br />

che la stragrande maggioranza dei rispondenti (il 94,1%) è favorevole all’esistenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, solo<br />

l’1,3% contrario e il rimanente 4,5% incerto.<br />

Altri aspetti legati alla conoscenza Solitamente e alla valutazione con che <strong>del</strong> mezzo <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> va al <strong>Ticino</strong>, <strong>Parco</strong>? si possono approfondire consultando<br />

lo studio (il totale citato. <strong>del</strong>le percentuali è maggiore di 100 dato che era possibile indicare più di una risposta)<br />

Fruizione auto<br />

78,7%<br />

Nonostante bici la prossimità geografica, oltre metà dei rispondenti (53,1%) dichiara di essersi recato 22,0% “raramente”<br />

nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. I rimanenti si ripartiscono pressoché equamente fra chi vi si è recato (“molto spesso” o<br />

a piedi<br />

10,3%<br />

“spesso” (in tutto il 22,7%) e chi non vi si è recato “mai” (24,1%).<br />

La moto/motocicli<br />

frequenza nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (soprattutto la più assidua espressa dalla risposta “molto spesso”) 4,4% è più<br />

diffusa<br />

altro<br />

fra<br />

mezzo<br />

le fasce di età più elevate (dai 35 anni in su).<br />

4,1%<br />

Fra coloro che vi si sono recati almeno “raramente”, la motivazione nettamente prevalente è “ama l’ambiente, la natura,<br />

il fiume”, non sa/non che viene risponde scelta da oltre la metà (il 57,0%) dei rispondenti, seguita dalla vicinanza geografica 0,2% (16,4%).<br />

Oltre totale i tre quarti dei rispondenti al questionario (75,5%) si sono recati al <strong>Parco</strong> in automobile, mentre 151,5% il 15,7%<br />

N<br />

1.063%


TURISMO E FRUIZIONE<br />

235<br />

vi si è recato in bici e il 3,9% a piedi (due modalità che sono spesso indicate come seconda opzione anche<br />

da chi solitamente vi si reca in auto), l’1,9% in moto. Il 2,7% si è recato al parco con “altri mezzi”.<br />

L’attività praticata al <strong>Parco</strong> da oltre i due terzi (71,5%) dei rispondenti è “passeggiare”. Seguita, con un notevole<br />

distacco, da “andare in bicicletta”, “prendere il sole”, “osservare gli animali e la natura” e “mangiare, fare picnic”,<br />

indicate da una quota di rispondenti che va da poco meno <strong>del</strong> 15% a poco più <strong>del</strong> 7%. Altre attività (“pescare”,<br />

“correre”, “giocare con i bambini”, “chiacchierare”, “giocare a pallone”, ecc.) sono indicate da quote minori di<br />

rispondenti.<br />

Anche fare il bagno nel <strong>Ticino</strong> è un’attività decisamente minoritaria (non vanno dimenticati a questo proposito<br />

i divieti di balneazione che, negli ultimi anni, hanno riguardato l’intera asta <strong>del</strong> fiume). Oltre i due terzi dei<br />

rispondenti (67,6%) non lo ha fatto “mai”, e a fronte <strong>del</strong>l’11,3% che lo ha fatto “raramente”, poco più di un<br />

quinto <strong>del</strong> campione (20,7%) lo ha fatto “spesso” o “molto spesso”.<br />

Gli interventi da parte <strong>del</strong>l’Ente <strong>Parco</strong> che sono maggiormente auspicati dagli intervistati sono soprattutto quelli<br />

di depurazione <strong>del</strong>le acque e di pulizia dei boschi, seguiti anche da una più precisa tutela <strong>del</strong> territorio e, più<br />

raramente, dallo sviluppo di servizi e infrastrutture.<br />

E’ interessante osservare che le motivazioni “in negativo” che potrebbero tenere gli intervistati lontani dal <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non sono <strong>del</strong> tutto speculari con gli interventi richiesti. In questo caso “la sporcizia, i rifiuti” è indicata<br />

più spesso (quasi la metà dei rispondenti, il 49,0%) <strong>del</strong>l’“inquinamento <strong>del</strong>le acque” (32,0%), nonostante in<br />

materia di tutela <strong>del</strong>le acque gli intervistati auspicassero prioritariamente un intervento.<br />

Limitando la domanda ai soli servizi che agli intervistati piacerebbe trovare nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, i più indicati<br />

sono sei servizi di natura diversa e si caratterizzano per la loro varietà fra i principali: piste ciclabili, aree<br />

attrezzate per i bambini o per osservare la natura, visite guidate e zone attrezzate per lo sport.<br />

Relativamente alle strutture che gli intervistati gradirebbero trovare nel <strong>Parco</strong>, le più indicate sono “centrivisite”<br />

e “chioschi di ristoro” (indicati rispettivamente dal 30,7% e dal 26,8% degli intervistati). Vengono<br />

frequentemente indicati anche parcheggi (18,4%) e campeggi (16,1%). Seguono, indicati più raramente,<br />

piscine, ristoranti, campi da golf, alberghi e posti letto.<br />

Centri <strong>Parco</strong>, Riserve attrezzate e Centri Didattico-Ricreativi<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> offre ai suoi fruitori una ricca disponibilità di luoghi di incontro e di informazione, i Centri<br />

<strong>Parco</strong>, che sono <strong>del</strong>le strutture (edifici ed aree attrezzate) per lo più di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, caratterizzati<br />

ciascuno per le qualità naturali e per le attività che vi si svolgono; alcuni di essi ospitano sedi decentrate di<br />

uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Attualmente sono operativi sul territorio 8 Centri <strong>Parco</strong>, attrezzati per la visita <strong>del</strong> pubblico e per il sostegno<br />

ad attività didattiche e scientifiche, disposti lungo la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, in modo da enfatizzare le particolarità<br />

ambientali, storiche e paesaggistiche, 8 Riserve attrezzate con percorsi autoguidati e 4 Centri Didattico-<br />

Ricreativi.<br />

Le attività di promozione e gestione coordinata di tali strutture, sono state spesso affidate a cooperative<br />

sociali, piccole società private, gruppi locali ed associazioni ambientaliste. Questa scelta rivela l’attenzione <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> per la promozione di un’economia locale, che sostenga l’occupazione senza danneggiare l’ambiente, in<br />

coerenza con gli impegni di sostenibilità economica, sociale e ambientale sostenuti dal <strong>Parco</strong>.


TURISMO E FRUIZIONE<br />

Tabella 10.2. Le Riserve attrezzate e i Centri Didattico-Ricreativi<br />

236<br />

TIPOLOGIA LOCALITÀ GESTIONE<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Riserva<br />

Centro Didattico - Ricreativo<br />

Centro Didattico - Ricreativo<br />

Centro Didattico - Ricreativo<br />

Centro Didattico - Ricreativo<br />

Monte san Giacomo<br />

Cuirone di Vergiate (VA)<br />

<strong>Parco</strong> dei Fontanili<br />

Cavaria con Premezzo (VA)<br />

Ansa di Castelnovate<br />

Castelnovate (VA)<br />

Boschi di Oriano<br />

Oriano (VA)<br />

Ex Cava Ricotti<br />

Carbonara <strong>Ticino</strong> (PV) - Pavia<br />

Boschi <strong>del</strong> Vignolo<br />

Garlasco (PV)<br />

San Massimo<br />

Gropello Cairoli (PV)<br />

Bosco Grande<br />

Pavia<br />

Cascina Caremma<br />

Besate (MI)<br />

Cascina Bullona<br />

Pontevecchio di Magenta (MI)<br />

Cascina Baracca<br />

Gambolò (PV)<br />

Centro Recupero Fauna Selvatica<br />

Riserva “La Fagiana” di Pontevecchio<br />

di Magenta (MI)<br />

Legambiente<br />

WWF<br />

Naturcoop<br />

Colibrì<br />

WWF<br />

E’ importante, inoltre, ricordare che a partire dalla sua costituzione il <strong>Parco</strong> ha sviluppato una significativa<br />

politica immobiliare, acquisendo e recuperando ad uso pubblico alcuni edifici di pregio storico, che possiamo<br />

considerare come facenti parte di un patrimonio comune di tutti gli enti consorziati e, di conseguenza, di tutti<br />

i cittadini (vedi Approfondimento: I Centri <strong>Parco</strong>).<br />

Al fine di ampliare e promuovere la conoscenza dei suoi ambienti naturali, l’Ente <strong>Parco</strong> ha avviato rapporti di<br />

collaborazione con esercizi ed associazioni private per favorire la distribuzione capillare e la vendita di materiale<br />

divulgativo e cartografico <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Presso i 22 centri informazione ed i 18 book-shop dislocati sul territorio si possono trovare informazioni<br />

e materiale divulgativo volti ad offrire un valido supporto logistico ed informativo a tutti gli utenti che ne<br />

fanno richiesta. Queste strutture si possono distinguere in Centri che offrono un servizio di vendita di gadgets<br />

e pubblicazioni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (book-shop), e quelli che, oltre alla divulgazione di materiale, promuovono la<br />

diffusione di interventi turistico-ricreativi ed incentivano, nel territorio, le attività per il tempo libero (Centri<br />

Informazione).<br />

Nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono presenti 32 ProLoco: 12 in provincia di Varese, 11 nel milanese e 9 nell’area<br />

pavese. Nel <strong>Parco</strong> si trovano inoltre 2 I.A.T. - Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica in Provincia di Varese<br />

ed uno in Provincia di Milano.<br />

Dall’analisi dei punti informativi emerge tuttavia che 28 comuni <strong>del</strong> parco ne sono privi (9 nel varesotto, 8 nel<br />

milanese e 11 nell’area pavese).<br />

Il <strong>Parco</strong> dispone inoltre di una biblioteca, gestita dall’Ufficio Educazione Ambientale, Turismo e Relazioni Esterne<br />

presso la sede di Villa Castiglioni a Pontevecchio di Magenta (Mi), che conta un migliaio di volumi catalogati e<br />

disponibili al pubblico per la consultazione, su appuntamento, negli orari di ufficio.<br />

LIPU<br />

Azienda Privata<br />

LIPU<br />

Azienda Privata<br />

Azienda Privata<br />

Azienda Privata<br />

LIPU


Approfondimento<br />

I CENTRI PARCO<br />

TURISMO E FRUIZIONE<br />

237<br />

CENTRO PARCO “ORIANO” - Oriano di Sesto Calende (VA)<br />

Il Centro <strong>Parco</strong> è situato nella zona setterntronale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, nell’area <strong>del</strong>le colline moreniche. Ad una prima<br />

struttura che già da anni ospitava la sede <strong>del</strong>l’Agenzia turistica e giornalistica Il Colibrì, che lo gestisce<br />

proficuamente, il Centro si è ulteriormente ampliato andando ad occupare l’ex scuola materna di Oriano a<br />

seguito di una convenzione, con validità ventennale, tra il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e il Comune di Sesto Calende.<br />

A poche centinaia di metri dal paese è attivo un centro di riproduzione in cattività e rilascio sperimentale in<br />

natura di esemplari di Cicogna nera (con voliera didattica).<br />

CENTRO PARCO “DOGANA AUSTROUNGARICA” - Tornavento di Lonate Pozzolo (VA)<br />

La Dogana, che sorge a due chilometri dall’aeroporto internazionale di Malpensa, venne costruita nel 1737;<br />

nella seconda metà <strong>del</strong>l’ottocento, venuto meno il ruolo di casello daziario per le modifiche <strong>del</strong> confine<br />

conseguenti alle guerre di indipendenza, l’edificio venne trasformato in cascina bracciantile al servizio <strong>del</strong>la<br />

famiglia Parravicino. Acquistata nel 1997 dall’Ente <strong>Parco</strong>, la cascina è stata ristrutturata completamente ed<br />

è composta da tre stabili e.<br />

Attualmente è adibita a centro polifunzionale ed ospite anche di alcuni uffici decentrati <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

CENTRO PARCO “LA FAGIANA” - Pontevecchio di Magenta (MI)<br />

La Fagiana ha una lunga storia legata prevalentemente all’attività venatoria. Nel 1974, con l’istituzione <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e la definitiva abolizione <strong>del</strong>la caccia in questo territorio, cessò totalmente questa attività.<br />

La rinascita <strong>del</strong>la tenuta avvenne nel 1984 quando il <strong>Parco</strong> acquistò gran parte <strong>del</strong>l’antica riserva per<br />

trasformarla in Centro <strong>Parco</strong>, realizzato con lo scopo di diffondere la cultura naturalistica finalizzata alla tutela<br />

e all’incremento <strong>del</strong>la biodiversità.<br />

Il Centro <strong>Parco</strong>, situato all’interno <strong>del</strong>la omonima Riserva Naturale Orientata che ha un’estensione di circa<br />

600 ettari ed è interamente compresa nella depressione fluviale creata dalle esondazioni <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, è<br />

dotato anche di una sala conferenze, due musei, un incubatoio ittico e un centro di recupero per la fauna<br />

selvatica.<br />

CENTRO PARCO E CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE “COLONIA ENRICHETTA” - Abbiategrasso (MI)<br />

Il Centro Permanente di Educazione Ambientale Colonia Enrichetta è localizzato in un ex colonia elioterapica<br />

di proprietà <strong>del</strong> Comune di Abbiategrasso situata in un’area naturalistica di grande pregio immersa in una<br />

zona boschiva di vaste dimensioni a poca distanza dal fiume. La struttura è stata gestita per diversi anni<br />

direttamente dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e dal Comune come punto di riferimento per programmi didattici e per<br />

accogliere colonie e oratori nei periodi estivi. È lambita dal sentiero internazionale E1 e come tale può essere<br />

utilizzata come punto di appoggio per gli escursionisti.<br />

CENTRO PARCO “LA VENARA” - Località Zerbolò (PV)<br />

Collocato all’interno di una zona fortemente tutelata e di grande pregio naturalistico, il Centro <strong>Parco</strong> ha sede<br />

in una caratteristica cascina a poca distanza da Zerbolò. Il Centro, gestito per molti anni da OLDUVAI o.n.l.u.s.<br />

per conto <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e stato recentemente affidato a Legambiente Lombardia. La Cascina Venara è<br />

anche sede <strong>del</strong> Centro Cicogna Bianca per la reintroduzione di questo migratore in pianura padana e svolge<br />

ogni anno un’intensa attività di educazione ambientale con scuole materne, elementari e medie.<br />

CENTRO PARCO “GERACI” - Località Guado <strong>del</strong>la Signora, Lido di Motta Visconti (MI)<br />

Il fondo denominato “Geraci” (acquistato dal <strong>Parco</strong> nel 2003 e inaugurato nell’autunno <strong>del</strong> 2004), comprende<br />

una ex casa padronale e un rustico adiacente i quali, non appena il centro funzionerà a pieno regime,<br />

saranno adibiti rispettivamente a centro informazioni e book-shop ed allo svolgimento di attività didattiche<br />

e ricreative con servizio di foresteria annesso. La presenza di estese aree boscate e la vicinanza al fiume<br />

attribuiscono a questo fondo un elevato valore naturalistico: l’area si estende su circa 100 ettari, di cui 44<br />

adibiti a bosco e i restanti a coltivazioni di pioppo che saranno progressivamente riqualificati e trasformati in<br />

boschi di specie autoctone.


TURISMO E FRUIZIONE<br />

238<br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono inoltre presenti, o in fase di realizzazione altre strutture, di cui di seguito si riporta<br />

un breve descrizione.<br />

CENTRO PARCO MONTE DIVISO – Gallarate (VA)<br />

Si tratta di un Centro <strong>Parco</strong> che deve essere ancora realizzato. E’ stato recentemente approvata la bozza<br />

di convenzione tra il Comune di Gallarate e il <strong>Parco</strong> per il recupero e l’utilizzo <strong>del</strong> fabbricato agricolo di<br />

“Monte Diviso” da destinare ad attività didattiche e ricreative. La proprietà è costituita da abitazioni, rustici<br />

e terreni che verranno consegnati al <strong>Parco</strong> in comodato d’uso per 99 anni. Il <strong>Parco</strong> provvederà a redigere i<br />

progetti e ad eseguire le opere necessarie ad adeguare lo stabile per lo svolgimento <strong>del</strong>le attività previste.<br />

Il Monte Diviso è la prima collina morenica che si trova risalendo la pianura gallaratese ed è situato nelle<br />

immediate vicinanze <strong>del</strong> “<strong>Parco</strong> dei Fontanili”, un’area di 40 ettari già sottoposta a recupero naturalistico e<br />

gestita per conto <strong>del</strong> parco dal WWF Alto <strong>Ticino</strong> Varese. L’area recuperata è dotata di piste ciclopedonali, di<br />

un osservatorio naturalistico e di aree di sosta fruibili al pubblico.<br />

EX CASA DI CACCIA - Madonna <strong>del</strong>lo Zerbo, Besate (MI)<br />

Nel 2004 il <strong>Parco</strong> ha acquisito un piccolo immobile sito in località Madonna <strong>del</strong>lo Zerbo di Besate e nel 2006<br />

i terreni annessi, costituiti da boschi e da uno stagno per un’estensione complessiva di 14 ettari.<br />

E’ in corso di definizione un percorso didattico nell’area adiacente all’edificio che dovrà essere dotato di<br />

pannelli esplicativi.<br />

CENTRO PARCO “CASE BASSE” - Località Vernavola Pavia<br />

Posto all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Vernavola, è situato nella zona nord <strong>del</strong>la città di Pavia. Presso la struttura,<br />

oltre allo sportello informativo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, sono presenti gli uffici <strong>del</strong> Centro di Riferimento per l’Educazione<br />

Ambientale (CREA) e lo sportello Agenda 21 <strong>del</strong> Comune di Pavia. Il Centro offre un book shop per informazioni<br />

sul <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, sulla sentieristica e sui punti di interesse storico e culturale, un’area pic-nic e alcune sale<br />

per convegni e riunioni.<br />

CENTRO PARCO “LA SFORZESCA” - Località Sforzesca, Vigevano (PV)<br />

Il centro abitato <strong>del</strong>la “Sforzesca” è il punto di partenza per escursioni a piedi o in bicicletta lungo i percorsi<br />

che si snodano all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Il Centro <strong>Parco</strong> è dotato di una sala conferenze e una sala proiezioni,<br />

un’area di sosta attrezzata ed è gestito dallo Studio Associato naturalistico SELVA, che qui svolge attività di<br />

educazione ambientale.<br />

CENTRO PARCO “EX POLVERIERA” - Vigevano (PV)<br />

Si tratta di un Centro <strong>Parco</strong> che dovrà essere realizzato in futuro, situato in posizione strategica in prossimità<br />

<strong>del</strong> fiume. Recentemente è stata approvata la bozza di convenzione per il recupero e l’utilizzo <strong>del</strong>l’immobile<br />

e <strong>del</strong>le sue pertinenze da destinare ad attività didattiche e ricreative. Con tale atto il Comune di Vigevano<br />

concederà in comodato d’uso per 99 anni l’immobile costituito da rustici da ristrutturare e da un appezzamento<br />

di terreno di 13.000 mq. Il Comune di Vigevano, tuttavia, deve ancora riscattare l’immobile di proprietà <strong>del</strong><br />

Demanio Militare.<br />

Le spiagge e i percorsi attrezzati<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong>, dal Passo <strong>del</strong>la Novena, in Svizzera, fino alla confluenza con il Po ha una lunghezza totale di<br />

248 Km, ma il tratto di fiume tutelato dal <strong>Parco</strong> è quello sublacuale da Sesto Calende (VA) al Ponte <strong>del</strong>la Becca<br />

(PV), di lunghezza pari a 110 Km. Lungo il corso <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sublacuale, si trovano 23 spiagge liberamente<br />

fruibili, fra le più frequentate i Lidi di Sesto Calende e Pavia, il Fogador a Somma Lombardo, la Gabana di<br />

Abbiategrasso e il Ponte di Barche di Bereguardo.<br />

La gestione <strong>del</strong>la fruizione da parte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> prevede anche la realizzazione e la gestione di piste ciclabili<br />

e sentieri, che consentono un accesso “controllato” alle aree naturali (le attività in dettaglio e gli impegni<br />

economici sostenuti sono consultabili nel Bilancio Sociale, 2006).<br />

Il Piano di manutenzione dei percorsi (sentieri e piste ciclabili) nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è stato approvato<br />

dall’Assemblea Consortile nel mese di giugno 2006. I dati riportati nel progetto approvato indicano che sono<br />

presenti 107 schede relative a diversi percorsi per un totale di 653,3 Km.<br />

In particolare è possibile evidenziare la presenza di sentieri per la pratica <strong>del</strong> trekking, tra le quali le “Vie<br />

Verdi”, una rete di sentieri percorribili a piedi o in bicicletta che dapprima è stato sviluppato nella parte centrosettentrionale<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ma che, successivamente, è stato esteso anche al settore pavese. Lungo le Vie Verdi


TURISMO E FRUIZIONE<br />

239<br />

sono state censite 134 bacheche informative e 900 tra cartelli e segnavie. Attualmente appartengono alle<br />

Vie Verdi 28 itinerari per una lunghezza complessiva di oltre 400 Km. Nel <strong>Parco</strong> sono segnalati tre sentieri a<br />

lunga percorrenza: uno unisce Sesto Calende con Milano (73 Km), il secondo costituisce un tratto <strong>del</strong> Sentiero<br />

Europeo E1 (71 Km) e il terzo collega Sesto Calende (VA) con Morimondo (MI) (59 km). Nel resto <strong>del</strong>l’area<br />

protetta sono presenti altri 18 percorsi per una lunghezza complessiva di circa 200 km.<br />

Le piste ciclabili esistenti all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> hanno una lunghezza complessiva di 117 Km (alcune si<br />

sovrappongono ai percorsi <strong>del</strong>le Vie Verdi) e si sviluppano soprattutto lungo il Naviglio Grande, il Canale<br />

Industriale, il Naviglio di Bereguardo e l’anello di Malpensa. Obiettivo <strong>del</strong> parco è quello di collegare tutto<br />

il proprio territorio attraverso piste ciclabili, in modo da poter proporre a residenti e visitatori una forma di<br />

mobilità lenta e sostenibile. Per facilitare le escursioni in bicicletta sono presenti 4 organizzazioni convenzionate<br />

che propongono escursioni e sono attivi 6 punti di noleggio biciclette convenzionati con il <strong>Parco</strong>.<br />

Il sito internet <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Per soddisfare la crescente domanda di fruizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, è attivo e costantemente aggiornato il sito internet<br />

www.parcoticino.it. Inoltre è attivo un sito internet interattivo appositamente dedicato alle Vie Verdi, www.<br />

vieverditicino.it, che permette di costruirsi itinerari personalizzati.<br />

Dal sito internet <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è possibile ottenere informazioni sul <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e sulle altre Aree<br />

Protette tramite il link al sito di Parks in <strong>It</strong>aly, sito ufficiale di Federparchi, la Federazione <strong>It</strong>aliana Parchi e Riserve<br />

Naturali che opera un coordinamento <strong>del</strong>le Aree Protette italiane.<br />

A chi desidera tenersi informato sul <strong>Parco</strong> e ne fa richiesta, viene inviata in formato elettronico la newsletter<br />

“Amici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>”.<br />

Oltre al sito internet, per favorire la conoscenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong>le sue attività istituzionali e scientifiche, viene<br />

redatta una rivista trimestrale che conta attualmente circa 600 abbonati e viene stampata in 20.000 copie.<br />

Il turismo organizzato nel <strong>Parco</strong><br />

La fruizione dei luoghi e <strong>del</strong>la rete escursionistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> può avvenire autonomamente, grazie ai pannelli<br />

informativi dislocati su tutto il territorio e grazie allo sviluppo di percorsi tematici che hanno l’obiettivo principale<br />

di valorizzare, oltre che gli aspetti naturalistici, anche quelli storici e culturali.<br />

I fruitori <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> possono anche avvalersi di strutture e di personale presente su tutto il territorio.<br />

I visitatori <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> possono usufruire liberamente <strong>del</strong>la sentieristica e <strong>del</strong>le piste ciclabili: la fruizione libera<br />

di un <strong>Parco</strong> completamente “aperto”, dove non si incontrano recinzioni ma solo limiti all’accesso motorizzato,<br />

non consente di rilevare agevolmente il totale <strong>del</strong>le persone che lo frequentano. I dati accertati e riportati<br />

di seguito, dunque, non si riferiscono al totale dei fruitori, ma solo ai soggetti che hanno usufruito di un<br />

servizio di accompagnamento a pagamento, contattando le associazioni convenzionate con il <strong>Parco</strong> (21 di<br />

cui 3 associazioni ambientaliste, 6 associazioni culturali, 2 cooperative sociali, 1 o.n.l.u.s., 2 tour operator, 7<br />

associazioni sportive) o persone che si sono recate in visita presso una <strong>del</strong>le struttura gestite (Centri <strong>Parco</strong>,<br />

Riserve o Centri Didattico Ricreativi).<br />

Tabella 10.3. Riepilogo dei dati ottenuti dai soggetti convenzionati con il <strong>Parco</strong> per la gestione <strong>del</strong>le<br />

diverse strutture <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Anno 2005<br />

DISTRIBUZIONE<br />

TERRITORIALE<br />

Visitatori <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

accompagnati da guide<br />

naturalistiche<br />

Visitatori presso le Riserve e i<br />

Centri didattico-ricreativi<br />

Visitatori presso i Centri <strong>Parco</strong><br />

Associazioni sportive<br />

Aziende agricole<br />

TOTALE<br />

NORD<br />

(Provincia VA)<br />

2.002<br />

1.820<br />

9.204<br />

-<br />

-<br />

13.026<br />

CENTRO<br />

(Provincia MI)<br />

3.634<br />

1.040<br />

17.686<br />

624<br />

770<br />

23.754<br />

SUD<br />

(Provincia PV)<br />

978<br />

6.980<br />

7.569<br />

624<br />

4.800<br />

20.951<br />

TOTALE<br />

6.614<br />

9.840<br />

34.459<br />

1.248<br />

5.570<br />

57.731


TURISMO E FRUIZIONE<br />

240<br />

I visitatori che più fruiscono <strong>del</strong>le visite guidate sono i ragazzi <strong>del</strong>le scuole elementari (35%), seguiti da quelli<br />

scuole medie (34%), <strong>del</strong>le materne (11%) e superiori (7%). Gli adulti rappresentano il 12% <strong>del</strong> totale, gruppi<br />

misti 1%.<br />

Per quanto riguarda la provenienza, l’82% dei visitatori proviene dalla Lombardia, l’11% da altre regioni italiane<br />

e solo l’1% dall’estero (per il 6% dei visitatori il dato relativo alla provenienza non è disponibile).<br />

I visitatori lombardi provengono per il 51% dalla provincia di Milano, per il 32% da quella di Varese e per il 9%<br />

dalla provincia di Pavia (3% da Bergamo e Como e 1% da Brescia e Cremona).<br />

Nel complesso i dati evidenziano come il turismo nel parco sia prevalentemente di natura scolastica e di<br />

prossimità, coerentemente con quanto emerge dall’analisi dei fenomeni turistici nei Parchi e nelle aree<br />

protette.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Risposta<br />

Risposta<br />

Indicatore<br />

Popolazione<br />

residente<br />

Densità<br />

Offerta<br />

turistica e<br />

comunicazione<br />

L’identità<br />

Conoscenza e<br />

valutazione<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong><br />

Fruizione<br />

Le<br />

infrastrutture<br />

turistiche,<br />

ricettive e<br />

informative<br />

Il turismo<br />

organizzato<br />

nel <strong>Parco</strong><br />

(2005)<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Numero di<br />

abitanti<br />

(2001)<br />

abitanti/<br />

km 2<br />

Percentuale<br />

Percentuale<br />

Percentuale<br />

Percentuale<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero<br />

Valore<br />

436.337<br />

490<br />

40,2%<br />

47,4%<br />

94,1%<br />

22,7%<br />

8 Centri<br />

<strong>Parco</strong>,<br />

8 Riserve<br />

attrezzate,<br />

4 Centri<br />

Didattico-<br />

Ricreativi,<br />

22 centri<br />

informazione<br />

18 book<br />

shop<br />

23 spiagge<br />

libere e<br />

653,3 Km di<br />

sentieri e<br />

piste ciclabili<br />

Oltre 5<br />

milioni di<br />

utenti hanno<br />

avuto<br />

accesso al<br />

sito internet;<br />

20.000<br />

copie <strong>del</strong>la<br />

rivista<br />

trimestrale<br />

57.731<br />

persone<br />

TURISMO E FRUIZIONE<br />

241<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Valore abbastanza elevato in<br />

un’Area Naturale Protetta. In<br />

aumento rispetto al 2001.<br />

Valore piuttosto basso indice di<br />

una distribuzione diffusa sul<br />

territorio<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è noto a circa<br />

i due quinti <strong>del</strong> campione<br />

(40,2%).<br />

Il <strong>Ticino</strong> e in generale la natura<br />

costituiscono un elemento<br />

centrale nella percezione degli<br />

abitanti <strong>del</strong>la valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

(47,4%)<br />

La maggioranza <strong>del</strong>la<br />

popolazione residente è<br />

favorevole all’esistenza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (94,1%).<br />

La percentuale si riferisce a che<br />

si è recato al parco “molto<br />

spesso” o “spesso” (22,7%);<br />

anche se non elevata la<br />

percentuale è abbastanza<br />

positiva.<br />

Giudizio complessivo positivo,<br />

derivante dai numerosi centri<br />

attivati e gestiti da cooperative<br />

sociali, che forniscono<br />

informazioni ai cittadini in modo<br />

capillare e ben distribuito sul<br />

territorio. In aumento rispetto agli<br />

anni passati.<br />

Numerosi percorsi e spiagge<br />

consentono un accesso ben<br />

regolamentato e strutturato. In<br />

netto aumento rispetto agli anni<br />

passati.<br />

Sito internet e rivista garantiscono<br />

una migliore visibilità sia ai<br />

cittadini <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sia ai potenziali<br />

fruitori.<br />

Il turismo organizzato è molto<br />

rappresentato e consente una<br />

fruizione corretta e guidata.


TURISMO E FRUIZIONE<br />

242<br />

Nonostante la popolazione residente nell’area protetta sia numerosa e causi pressioni antropiche di varia<br />

natura, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sta riuscendo a gestire in modo sostenibile il turismo e la fruizione, tanto da ottenere<br />

in generale il consenso <strong>del</strong>la popolazione e il raggiungimento di un elevato livello di soddisfazione <strong>del</strong>le<br />

persone che lo frequentano. Il <strong>Parco</strong> è riuscito a coniugare l’esigenza di tutela degli ambienti naturali e fruizione<br />

da parte <strong>del</strong>l’uomo grazie all’attivazione sul territorio di numerosi Centri <strong>Parco</strong>, punti di informazione, sentieri,<br />

piste ciclabili, che consentono una corretta e ben indirizzata fruizione <strong>del</strong> territorio. Il giudizio sintetico positivo<br />

deriva dal fatto che negli ultimi anni molto è stato fatto e i progetti in atto e in previsione portano a ritenere<br />

che la gestione sostenibile <strong>del</strong> turismo e <strong>del</strong>la fruizione proseguirà anche negli anni a venire con lo stesso<br />

impegno e la stessa efficacia.<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Nonostante la popolazione residente nell’area protetta sia numerosa e causi pressioni antropiche di varia natura, il <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sta riuscendo a gestire in modo sostenibile il turismo e la fruizione, tanto da ottenere in generale il consenso<br />

<strong>del</strong>la popolazione e il raggiungimento di un elevato livello di soddisfazione <strong>del</strong>le persone che lo frequentano. Il <strong>Parco</strong> è<br />

riuscito a coniugare l’esigenza di tutela degli ambienti naturali e fruizione da parte <strong>del</strong>l’uomo grazie all’attivazione sul<br />

territorio di numerosi Centri <strong>Parco</strong>, punti di informazione, sentieri, piste ciclabili, ecc., che consentono una corretta e<br />

ben indirizzata fruizione <strong>del</strong> territorio. Il giudizio sintetico positivo deriva dal fatto che negli ultimi anni molto è stato<br />

fatto e i progetti in atto e in previsione portano a ritenere che il miglioramento <strong>del</strong> turismo e <strong>del</strong>la fruizione proseguirà<br />

anche negli anni a venire.


RIFIUTI<br />

243<br />

CAPITOLO 11<br />

RIFIUTI


Inquadramento generale<br />

RIFIUTI<br />

245<br />

CAPITOLO 11<br />

RIFIUTI<br />

“La quantità dei rifiuti che produciamo sono il risultato <strong>del</strong> nostro stile di vita insostenibile”. Questa frase,<br />

tratta da un documento <strong>del</strong>l’Unione Europea <strong>del</strong> 2000 (L’UE e la gestione dei rifiuti), descrive efficacemente<br />

l’attuale situazione <strong>del</strong>le società più industrializzate in cui i rifiuti sono diventati lo specchio, la risultante di un<br />

mo<strong>del</strong>lo di vita non più perseguibile. Produrre e gettare grandi quantità di rifiuti oggi è considerata una pratica<br />

non discutibile <strong>del</strong>la nostra quotidianità o, meglio, <strong>del</strong>la nostra società orientata sempre più al consumismo,<br />

divoratrice di risorse naturali e produttrice di inquinamento e scarti. A conferma di questa tendenza è l’aumento<br />

sconsiderato <strong>del</strong>la produzione di rifiuti in questi ultimi trent’anni; in <strong>It</strong>alia il trend attuale segnala una crescita pari<br />

allo 0,6%, con circa mezza tonnellata di rifiuti annui per abitante, in controtendenza con quanto sottolineato<br />

dal V Programma di azione ambientale <strong>del</strong>l’Unione Europea che indicava l’obiettivo di ridurne la produzione a<br />

circa 300 Kg pro capite entro il 2000. La produzione di rifiuti, considerando non solo la quantità prodotta, ma gli<br />

inquinanti emessi in sede di smaltimento, l’energia e le risorse prime utilizzate, rappresentano un’emergenza<br />

ambientale, ma anche una minaccia per la salute umana.<br />

Il problema e la “soluzione” <strong>del</strong>la questione rifiuti non sta tuttavia nell’individuare il metodo migliore di<br />

smaltimento, ma nell’adottare misure che da un lato prevengano la produzione di rifiuti, dall’altro spingano<br />

al massimo la raccolta differenziata. In Canada e Australia grazie a efficaci politiche di riciclaggio si è riusciti a<br />

ridurre il quantitativo di rifiuti da conferire in discarica fino al 70%; in Danimarca il riutilizzo <strong>del</strong>le bottiglie di<br />

plastica è ormai arrivato al 98%. In Argentina 7000 cartoneros hanno dato vita a numerose cooperative di<br />

riciclo e recupero di rifiuti.<br />

In <strong>It</strong>alia, sebbene entro marzo 2003 si dovesse raggiungere il limite minimo di raccolta differenziata <strong>del</strong> 35%,<br />

ad oggi la situazione si presenta disomogenea: la Lombardia ha il primato <strong>del</strong>la raccolta differenziata, con una<br />

media regionale pari al 36 per cento, incalzata a breve distanza dal Veneto, che la supera dal punto di vista <strong>del</strong>la


RIFIUTI<br />

246<br />

capacità impiantistica per il trattamento dei rifiuti organici. Risultati incoraggianti anche per Emilia Romagna e<br />

Toscana, mentre la situazione resta critica nel centro-sud, dove tuttavia si registra qualche progresso a macchia<br />

di leopardo, in particolare nelle Marche, in Umbria, in Abruzzo e in Campania.<br />

Le linee guida individuate a livello normativo si pongono come obiettivo primario la gestione integrata <strong>del</strong> ciclo<br />

dei rifiuti attraverso alcuni punti cardine:<br />

prevenzione <strong>del</strong>la produzione e pericolosità dei rifiuti, nonché riduzione <strong>del</strong>la quantità degli stessi alla<br />

fonte;<br />

riduzione <strong>del</strong>lo smaltimento finale dei rifiuti attraverso il riutilizzo, il riciclaggio, altre forme di recupero di<br />

materia (per esempio il compostaggio domestico) ed il recupero energetico;<br />

definizione di precise responsabilità <strong>del</strong> produttore di rifiuti;<br />

miglioramento <strong>del</strong>le condizioni di smaltimento dei rifiuti in discarica;<br />

raggiungimento <strong>del</strong>l’autosufficienza locale nella gestione dei rifiuti, ottimizzando il principio di prossimità<br />

(predilezione di impianti di trattamento dei rifiuti vicini al luogo di produzione).<br />

Cenni normativi<br />

Prima <strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong> D.lgs. 152/06 “Testo Unico in materia ambientale”, la gestione dei rifiuti<br />

era disciplinata in <strong>It</strong>alia dal D. lgs. n. 22 <strong>del</strong> 5 febbraio 1997 “Attuazione <strong>del</strong>le direttive 91/156/CEE<br />

sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/36/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio”,<br />

il cosiddetto Decreto Ronchi, che, abrogando la legislazione precedente, introduceva una serie di principi,<br />

finalità e disposizioni che innovavano completamente l’intero settore in sintonia con le direttive europee.<br />

Il Testo Unico ha recepito nella sostanza la filosofia <strong>del</strong>l’abrogato Decreto 22/97 e ne ha mantenuto gran<br />

parte dei contenuti.<br />

Il D.Lgs. 22/97 recepiva nella sua totalità il principio <strong>del</strong>la gerarchia dei rifiuti adottato a livello europeo<br />

per cui la prevenzione <strong>del</strong>la produzione dei rifiuti deve essere privilegiata rispetto alle forme di gestione. In<br />

particolare il Decreto si soffermava sulla descrizione di una ricca serie di strumenti di supporto per attuare<br />

la prevenzione: dallo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale, alla promozione di strumenti<br />

economici, ad azioni di informazione e comunicazione, ad accordi di programma.<br />

Si sottolineava, inoltre, il dovere da parte di comuni ed enti di attenersi ad alcuni principi di base come<br />

l’efficacia nel perseguire gli obiettivi prefissati, l’efficienza nell’utilizzo <strong>del</strong>le risorse disponibili e l’economicità,<br />

per far gravare il meno possibile i costi sull’utente <strong>del</strong> servizio.<br />

Era previsto anche che ogni regione predisponesse un Piano regionale di gestione dei rifiuti per gli Ambiti<br />

territoriali ottimali (ATO).<br />

Gli Enti Locali e le Istituzioni competenti nella gestione dei rifiuti sono:<br />

la Regione, che ha compiti di programmazione, supervisione dei Piani Provinciali per la gestione<br />

dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) e competenza autorizzativa sugli impianti di rifiuti di particolare rilievo<br />

(termovalorizzatori, discariche, impianti soggetti a valutazione d’impatto ambientale nazionale);<br />

le Province, che predispongono i Piani Provinciali di smaltimento dei rifiuti urbani, hanno competenza<br />

autorizzativa sugli impianti previsti dai piani medesimi ed alcuni impianti di smaltimento di rifiuti speciali;<br />

svolgono inoltre compiti di controllo e vigilanza;<br />

i Comuni, che hanno la responsabilità <strong>del</strong> servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani;<br />

le Agenzie Regionali di Protezione <strong>del</strong>l’Ambiente (ARPA) che svolgono un ruolo di vigilanza e controllo<br />

sugli impianti, in particolare per i campionamenti ed i controlli analitici; svolgono attività di istruttoria<br />

tecnica relativa ai procedimenti autorizzativi di competenza regionale e predispongono, in accordo con la<br />

Regione, linee guida tecniche sulle modalità di valutazione degli impianti di trattamento/smaltimento.<br />

In Lombardia la gestione rifiuti è normata dalla L. R. n. 23 <strong>del</strong> 23 marzo 2001 “Disciplina dei servizi di<br />

interesse economico generale - Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo<br />

<strong>del</strong> sottosuolo e di risorse idriche”. Questa legge contiene le disposizioni regionali per orientare le<br />

attività di recupero e smaltimento verso un sistema integrato di gestione dei rifiuti. Oltre a proteggere<br />

la salute e l’ambiente, con queste disposizioni la Regione Lombardia ha inteso ridurre la quantità e<br />

pericolosità dei rifiuti e ottimizzare le operazioni di riutilizzo, recupero e riciclaggio. Per raggiungere tali<br />

obiettivi le disposizioni chiariscono le funzioni di comuni, province e regione. Inoltre regolano le funzioni<br />

<strong>del</strong>l’Osservatorio regionale sui rifiuti ed indicano i criteri per la pianificazione regionale e provinciale in<br />

materia. Inoltre sono evidenziate le attività di bonifica e le azioni per lo sviluppo <strong>del</strong> recupero, attraverso<br />

il ripristino ambientale dei siti inquinati e l’individuazione degli obiettivi di riciclo e recupero.


RIFIUTI<br />

247<br />

Gli indicatori<br />

Discariche e Inceneritori<br />

Nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono presenti diverse strutture destinate al conferimento e alla eliminazione<br />

dei rifiuti (Tab. 11.1).<br />

Tabella 11.1: Discariche e inceneritori presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Comune Struttura Stato Condizione normativa<br />

Vergiate - Somma<br />

Lombardo (VA)<br />

Gambolò (PV)<br />

Turbigo (MI)<br />

Vigevano (PV)<br />

Bernate (MI)<br />

Pavia<br />

Abbiategrasso (MI)<br />

Discarica<br />

controllata RSU<br />

Discarica<br />

Discarica<br />

Discarica<br />

Discarica<br />

Discarica<br />

Inceneritore<br />

Chiusa e in fase di gestione<br />

post operativa<br />

Chiusa<br />

E’ oggetto di richiesta di ampliamento<br />

Bonificata<br />

Tipo A per conferimento materiale di<br />

demolizione<br />

In fase di bonifica<br />

In fase di bonifica<br />

L’impianto non è in esercizio dal 2005<br />

Autorizzata<br />

Autorizzata<br />

Abusiva<br />

Autorizzata<br />

Abusiva<br />

Abusiva<br />

Fermo per diffida <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Milano<br />

Attualmente nel territorio de <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non sono presenti inceneritori in esercizio e discariche autorizzate<br />

allo smaltimento dei rifiuti e quelle presenti sono tutte chiuse e in procinto, o avviate, alla fase di bonifica. Le<br />

discariche indicate in tabella come abusive sono vecchie discariche comunali così denominate perché aperte<br />

e utilizzate in anni non coperti da specifica normativa riguardante la gestione dei rifiuti.<br />

Le principali problematiche connesse con la presenza di una discarica riguardano le modalità di gestione <strong>del</strong>le<br />

sostanze prodotte dalla degradazione dei rifiuti messi a dimora.<br />

All’interno di una discarica di RSU, la sostanza organica presente va incontro a processi di degradazione che<br />

portano alla produzione di percolato e biogas: il percolato è un liquido di composizione variabile, caratterizzato<br />

da alte concentrazioni di carico organico, forme azotate e metalli, che si accumula sul fondo <strong>del</strong>la discarica;<br />

il biogas è invece la frazione aeriforme prodotta dai processi di degradazione <strong>del</strong>la sostanza organica ed<br />

è costituito da una miscela di metano (la percentuale maggiore), anidride carbonica, composti <strong>del</strong>lo zolfo<br />

e <strong>del</strong>l’azoto e altre sostanze organiche, responsabili <strong>del</strong> caratteristico odore associato alla presenza di una<br />

discarica. Queste sostanze prodotte nella discarica vengono intercettate ed eliminate; il percolato viene raccolto<br />

e trattato, mentre il biogas viene captato e combusto.<br />

Alla luce di queste problematiche risulta importante sottolineare che i primi lotti <strong>del</strong>la discarica di Vergiate-<br />

Somma Lombardo (aperta nel 1980 e chiusa nel 1994), che contiene circa 4 milioni di metri cubi di rifiuti, sono<br />

stati coltivati (cioè sono stati utilizzati per il conferimento dei rifiuti) in assenza di opere di impermeabilizzazione<br />

<strong>del</strong> fondo; ciò ha reso impossibile provvedere alla gestione <strong>del</strong> biogas e <strong>del</strong> percolato prodotto in quest’area<br />

che può aver contaminato la falda o i corsi d’acqua intercettati (in questo caso il torrente Strona).<br />

L’unico inceneritore presente nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è l’inceneritore di Mendosio nel comune di<br />

Abbiategrasso, costruito negli anni Settanta. L’impianto è fermo dal gennaio 2005 a seguito di una diffida <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Milano, dovuta al ritardo nell’installazione di una strumentazione per l’analisi in continuo degli<br />

ossidi di azoto prodotti.<br />

Rifiuti prodotti dai comuni consorziati<br />

Secondo la normativa vigente si definiscono rifiuti urbani i rifiuti di origine domestica e quelli non pericolosi<br />

di altra origine che siano assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, quelli provenienti da spazzamento di<br />

strade, i rifiuti di qualunque natura giacenti sulle strade ed aree pubbliche, i rifiuti vegetali provenienti da aree<br />

verdi, i rifiuti da esumazioni ed estumulazioni.<br />

Poiché la legislazione nazionale e comunitaria ha come primo obiettivo la riduzione <strong>del</strong>la quantità di rifiuti,


Golasecca Lonate P.<br />

RIFIUTI<br />

Samarate 248 Sesto C. Vergiate Vizzola T.<br />

1,23 1,53 1,17 1,6 1,51 1,93<br />

è importante esaminarne la produzione totale. Sono stati presi in considerazione i dati relativi ai rifiuti urbani<br />

prodotti dai comuni che compongono il Consorzio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> Lombardo, utilizzando i dati forniti dagli<br />

Osservatori Provinciali dei Rifiuti di Varese, Milano e Pavia, riferiti principalmente agli anni che vanno dal 2001<br />

al 2006.<br />

Di seguito vengono presentate le quantità di rifiuti prodotti pro capite da tutti i Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>;<br />

per avere un valore di confronto sono state riportate anche le quantità medie di rifiuti prodotti a livello <strong>del</strong>le<br />

singole province lombarde e <strong>del</strong>l’intera Regione Lombardia.<br />

Figura 11.1: Produzione di rifiuti urbani pro capite (Kg per abitante al giorno) nei comuni <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Varese <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

kg/ab*gg.<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

1,4<br />

Arsago Seprio<br />

1,2<br />

Besnate<br />

1,3 1,4<br />

Cardano al C.<br />

Casorate S.<br />

1,2<br />

Ferno<br />

1,4<br />

Gallarate<br />

Mettendo a confronto la produzione pro capite giornaliera di rifiuti dei comuni <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ricadenti<br />

nella Provincia di Varese, con la produzione pro capite media regionale e provinciale si nota che tali valori si<br />

allineano con le medie considerate. Dal grafico comparativo salta all’occhio come il comune con il minore<br />

numero di residenti (Vizzola <strong>Ticino</strong>) ha la maggiore produzione di rifiuti per abitante al giorno.<br />

1,2<br />

Golasecca<br />

1,5<br />

Lonate P.<br />

1,2<br />

Samarate<br />

1,6 1,5<br />

Sesto C.<br />

Vergiate<br />

1,9<br />

Vizzola T.<br />

1,4 1,4<br />

Provincia Varese<br />

Regione Lombardia 2005


RIFIUTI<br />

249<br />

Figura 11.2: Produzione di rifiuti urbani pro capite (Kg per abitante al giorno) nei comuni <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Milano <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

kg/ab*gg.<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

1,4<br />

1,3 1,4<br />

1,5 1,5<br />

1,4<br />

1,2 1,3 1,3 1,3<br />

Abbiategrasso<br />

Bernate<br />

Besate<br />

Boffalora<br />

Buscate<br />

Cassinetta di L.<br />

Castano P.<br />

Cuggiono<br />

I comuni <strong>del</strong>la Provincia di Milano che ricadono nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> hanno fatto registrare nel 2006 una<br />

produzione di rifiuti urbani pro capite che si assesta sostanzialmente su valori tra loro simili e comunque<br />

nettamente inferiori alle medie pro capite regionali e provinciali. I comuni milanesi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che hanno<br />

prodotto più rifiuti sono stati Magenta e Robecchetto con Induno; due comuni con un numero molto differente<br />

di abitanti (rispettivamente 23.161 e 4.574).<br />

Figura 11.3: Produzione di rifiuti urbani pro capite (Kg per abitante al giorno) nei comuni <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Pavia <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

Il commento alla produzione dei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Provincia di Pavia, risulta simile a quello fatto per i<br />

comuni <strong>del</strong>la Provincia di Varese, poiché si nota un allineamento dei valori con le medie provinciali e regionali.<br />

Si discosta dall’andamento generale il valore di rifiuti pro capite <strong>del</strong> comune di San Martino Siccomario,<br />

nettamente superiore a quello degli altri comuni e <strong>del</strong>le medie considerate come riferimento.<br />

Magenta<br />

Morimondo<br />

1,0<br />

Motta V.<br />

1,5<br />

Nosate<br />

1,2<br />

Ozzero<br />

1,5<br />

Robecchetto c/I<br />

0,9<br />

Robecco s/N<br />

1,4 1,4 1,4 1,4<br />

Gropello C. Linarolo Mezzanino Pavia S. Martino S. Torre d/I<br />

1,25 1,15 1,63 1,79 2,19 1,6<br />

kg/ab*gg.<br />

2,5<br />

2<br />

1,5<br />

1<br />

0,5<br />

0<br />

1,4 1,3<br />

Bereguardo<br />

Borgo S.S.<br />

1,0<br />

Carbonara T.<br />

Cassolnovo<br />

1,6<br />

1,5<br />

Gambolò<br />

Garlasco<br />

1,3 1,2<br />

Gropello C.<br />

Linarolo<br />

1,6<br />

Mezzanino<br />

1,8<br />

Pavia<br />

2,2<br />

S. Martino S.<br />

1,6<br />

Torre d/I<br />

1,4<br />

1,3<br />

Travacò S.<br />

Valle S.<br />

1,6<br />

Vigevano<br />

Turbigo<br />

Vanzaghello<br />

1,3 1,3<br />

Villanova d/A<br />

Zerbolò<br />

Provincia Milano<br />

1,6<br />

Provincia Pavia<br />

Regione Lombardia 2005<br />

1,4<br />

Regione Lombardia 2005


RIFIUTI<br />

Tabella 11.2: Classifica per produzione di rifiuti pro capite dei 46 comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Comune<br />

Robecco sul Naviglio (MI)<br />

Carbonara al <strong>Ticino</strong> (PV)<br />

Motta Visconti (MI)<br />

Linarolo (PV)<br />

Samarate (VA)<br />

Besnate (VA)<br />

Boffalora sopra <strong>Ticino</strong> (MI)<br />

Golasecca (VA)<br />

Ozzero (MI)<br />

Ferno (VA)<br />

Buscate (MI)<br />

Gropello Cairoli (PV)<br />

Castano Primo (MI)<br />

Cassinetta di Lugagnano (MI)<br />

Bernate <strong>Ticino</strong> (MI)<br />

Cardano al Campo (VA)<br />

Villanova d’Ardenghi (PV)<br />

Travacò Siccomario (PV)<br />

Borgo San Siro (PV)<br />

Zerbolò (PV)<br />

Casorate Sempione (VA)<br />

Gallarate (VA)<br />

Turbigo (MI)<br />

Vanzaghello (MI)<br />

Arsago Seprio (VA)<br />

Somma Lombardo (VA)<br />

Besate (MI)<br />

Abbiategrasso (MI)<br />

Bereguardo (PV)<br />

Magenta (MI)<br />

Valle Salimbene (PV)<br />

Gambolò (PV)<br />

Cuggiono (MI)<br />

Robecchetto con Induno (MI)<br />

Vergiate (VA)<br />

Morimondo (MI)<br />

Nosate (MI)<br />

Lonate Pozzolo (VA)<br />

Garlasco (PV)<br />

Sesto Calende (VA)<br />

Torre d’Isola (PV)<br />

Vigevano (PV)<br />

Mezzanino (PV)<br />

Pavia<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong> (VA)<br />

San Martino Siccomario (PV)<br />

Cassolnovo (PV)<br />

250<br />

RU totali<br />

(ton)<br />

2.179,00<br />

549<br />

2.737,00<br />

962<br />

6.889,00<br />

2.260,00<br />

1.927,00<br />

1.122,00<br />

605<br />

3.056,00<br />

2.101,00<br />

2.023,00<br />

460,00<br />

818<br />

1.422,00<br />

6.357,00<br />

346<br />

1.848,00<br />

514<br />

687<br />

2.723,00<br />

24.550,00<br />

3.721,00<br />

2.608,00<br />

2.396,00<br />

8.363,00<br />

982<br />

15.424<br />

1.381,00<br />

12.258,00<br />

741<br />

5.124,00<br />

4.278,00<br />

2.596,00<br />

4.871,00<br />

658<br />

353<br />

6.619,00<br />

5.390,00<br />

6.115,00<br />

1.296,00<br />

34.995,00<br />

870<br />

46.135,00<br />

325<br />

4.246,00<br />

n.d.<br />

Kg/ab*gg<br />

0,92<br />

1,03<br />

1,04<br />

1,15<br />

1,17<br />

1,21<br />

1,23<br />

1,23<br />

1,23<br />

1,24<br />

1,25<br />

1,25<br />

1,26<br />

1,27<br />

1,29<br />

1,31<br />

1,31<br />

1,33<br />

1,34<br />

1,34<br />

1,35<br />

1,35<br />

1,37<br />

1,37<br />

1,38<br />

1,38<br />

1,39<br />

1,4<br />

1,4<br />

1,44<br />

1,44<br />

1,46<br />

1,48<br />

1,49<br />

1,51<br />

1,52<br />

1,52<br />

1,53<br />

1,57<br />

1,6<br />

1,6<br />

1,61<br />

1,63<br />

1,79<br />

1,93<br />

2,19<br />

n.d.


RIFIUTI<br />

251<br />

I dati aggregati riportati nella Tabella 11.2 mostrano la quantità di rifiuti prodotti pro capite nel 2006, secondo<br />

i dati forniti dagli Osservatori. Il comune più virtuoso è Robecco sul Naviglio (Provincia di Milano), mentre<br />

quello che produce più rifiuti è San Martino Siccomario (PV). Questi dati nascondono comunque profonde<br />

differenze tra le diverse realtà comunali; nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, infatti, sono presenti comuni densamente<br />

abitati (Gallarate, Pavia e Vigevano), piccoli paesi con meno di mille residenti (Vizzola <strong>Ticino</strong>, Nosate, Villanova<br />

d’A.), comuni a vocazione turistica (come Sesto Calende) e realtà a forte presenza di aziende produttive (come<br />

Lonate Pozzolo).<br />

La raccolta differenziata<br />

L’indicatore più importante per stabilire le performance ambientali nell’ambito <strong>del</strong>la gestione integrata dei rifiuti,<br />

considerato anche a livello normativo, è la percentuale di raccolta differenziata raggiunta da un determinato<br />

comune. Questo parametro assume particolare rilevanza in quanto è la diretta conseguenza <strong>del</strong>la capacità di<br />

differenziare i tipi di rifiuti, permettendo in tal modo di avviarli separatamente a specifici impianti di trattamento<br />

che riciclano il materiale di scarto in entrata, trasformandolo in nuova materia prima.<br />

La normativa vigente ha fissato dei precisi obiettivi con relative scadenze temporali; in particolare il Decreto<br />

Ronchi aveva fissato il raggiungimento <strong>del</strong>l’obiettivo <strong>del</strong> 35% di Raccolta Differenziata entro il 2003 (art. 24,<br />

comma 1, D.lgs 22/97) e questo ha favorito una rapida risposta da parte <strong>del</strong>le amministrazioni comunali.<br />

Riferendosi ai dati dei diversi comuni ricadenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, associati per Province, si può vedere che,<br />

da questi dati aggregati si nota che l’obiettivo <strong>del</strong> 35% di raccolta differenziata è stato superato dai comuni<br />

<strong>del</strong>la provincia di Varese e Milano, mentre quelli <strong>del</strong>la provincia di Pavia si trovano ancora ben lontani dal<br />

raggiungimento <strong>del</strong> target normativo (Fig. 11.4).<br />

Di seguito sono state confrontate le percentuali di raccolta differenziata raggiunta dai differenti comuni <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> con la media regionale e le differenti medie provinciali.<br />

Figura 11.4: Percentuale di raccolta differenziata nei comuni <strong>del</strong>le diverse province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>. A titolo di raffronto si riportano i dati disponibili riferiti alla Regione Lombardia e la media<br />

nazionale (dati 2006).<br />

% raccolta differenziata<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

48<br />

46<br />

23<br />

41<br />

21<br />

48 49<br />

24<br />

42<br />

23<br />

51 51<br />

25<br />

43<br />

24<br />

54 52<br />

2003 2004 2005 2006<br />

24<br />

Milano<br />

Varese<br />

Pavia<br />

Regione Lombardia<br />

<strong>It</strong>alia


RIFIUTI<br />

252<br />

Figura 11.5: Percentuale di Raccolta Differenziata nei comuni <strong>del</strong>la Provincia di Varese <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

% raccolta differenziata<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

40,8<br />

Somma Lombardo<br />

50,7<br />

Arsago Seprio<br />

56,1 56,4 57,2<br />

Cardano al Campo<br />

Lonate Pozzolo<br />

Vergiate<br />

60,0 61,9 62,2 63,9 64,9 65,4 67,3<br />

Ozzero 30Boffalora<br />

25,0 sopraVanzaghello Robecco sul NaMorimondo Cuggiono<br />

56,01 56,3 56,68 57,16 58,31 62,11<br />

Figura 11.6 Percentuale di Raccolta Differenziata nei comuni <strong>del</strong>la Provincia di Milano <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

% raccolta differenziata<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

20,6<br />

Abbiategrasso<br />

37,1<br />

Magenta<br />

48,2<br />

Castano Primo<br />

Besnate<br />

Ferno<br />

Gallarate<br />

62,1 62,5<br />

53,6 54,0<br />

55,7 56,0 56,3 56,7 57,2 58,3<br />

64,8<br />

71,6 72,6<br />

69,0<br />

52,3<br />

Nosate<br />

Turbigo<br />

Buscate<br />

Ozzero<br />

Boffalora sopra <strong>Ticino</strong><br />

Vanzaghello<br />

Robecco sul Naviglio<br />

Morimondo<br />

Cuggiono<br />

Samarate<br />

Motta Visconti<br />

Robecchetto con Induno<br />

Sesto Calende<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Casorate Sempione<br />

Besate<br />

Golasecca<br />

Cassinetta di Lugagnano<br />

Provincia Milano<br />

53,8<br />

Provincia Varese


RIFIUTI<br />

253<br />

Figura 11.7: Percentuale di Raccolta Differenziata nei comuni <strong>del</strong>la Provincia di Pavia <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> (dati 2006).<br />

% raccolta differenziata<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

18,2 19,1 21,1 21,4 21,6 23,5 24,0 26,9 35,5<br />

31,4<br />

27,6 28,3 28,4 29,5<br />

Villanova d'Ardenghi<br />

San Martino Siccomario<br />

Cassolnovo<br />

Travacò Siccomario<br />

Gambolò<br />

Vigevano<br />

Borgo San Siro<br />

Garlasco<br />

Pavia<br />

Linarolo<br />

Mezzanino<br />

Bereguardo<br />

Zerbolò<br />

Carbonara al <strong>Ticino</strong><br />

46,8<br />

41,7<br />

48,0<br />

Torre d'Isola<br />

Valle Salimbene<br />

Gropello Cairoli<br />

23,6<br />

Provincia Pavia


RIFIUTI<br />

254<br />

Tabella 11.4: Classifica per percentuale di Raccolta Differenziata raggiunta nel 2006 dai 46 Comuni<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Comune<br />

Cassinetta di Lugagnano<br />

Besate<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Golasecca<br />

Casorate Sempione<br />

Sesto Calende<br />

Robecchetto con Induno<br />

Samarate<br />

Motta Visconti<br />

Gallarate<br />

Cuggiono<br />

Ferno<br />

Besnate<br />

Morimondo<br />

Vergiate<br />

Robecco sul Naviglio<br />

Vanzaghello<br />

Lonate Pozzolo<br />

Boffalora sopra <strong>Ticino</strong><br />

Cardano al Campo<br />

Ozzero<br />

Buscate<br />

Turbigo<br />

Nosate<br />

Arsago Seprio<br />

Castano Primo<br />

Gropello Cairoli<br />

Valle Salimbene<br />

Torre d’Isola<br />

Somma Lombardo<br />

Magenta<br />

Carbonara al <strong>Ticino</strong><br />

Zerbolò<br />

Bereguardo<br />

Mezzanino<br />

Linarolo<br />

Pavia<br />

Garlasco<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Borgo San Siro<br />

Vigevano<br />

Gambolò<br />

Travacò Siccomario<br />

Cassolnovo<br />

Abbiategrasso<br />

San Martino Siccomario<br />

Villanova d’Ardenghi<br />

Provincia<br />

RSU<br />

(ton)<br />

Kg/ab*gg<br />

% RD<br />

MI<br />

818<br />

1,27<br />

73<br />

MI<br />

982<br />

1,39<br />

72<br />

MI<br />

1.422<br />

1,29<br />

69<br />

VA<br />

1.122<br />

1,23<br />

67<br />

VA<br />

2.723<br />

1,35<br />

65<br />

VA<br />

6.115<br />

1,6<br />

65<br />

MI<br />

2.596<br />

1,49<br />

65<br />

VA<br />

6.889<br />

1,17<br />

64<br />

MI<br />

2.737<br />

1,04<br />

62<br />

VA<br />

24.550<br />

1,35<br />

62<br />

MI<br />

4.278<br />

1,48<br />

62<br />

VA<br />

3.056<br />

1,24<br />

62<br />

VA<br />

2.260<br />

1,21<br />

60<br />

MI<br />

658<br />

1,52<br />

58<br />

VA<br />

4.871<br />

1,51<br />

57<br />

MI<br />

2.179<br />

0,92<br />

57<br />

MI<br />

2.608<br />

1,37<br />

57<br />

VA<br />

6.619<br />

1,53<br />

56<br />

MI<br />

1.927<br />

1,23<br />

56<br />

VA<br />

6.357<br />

1,31<br />

56<br />

MI<br />

605<br />

1,23<br />

56<br />

MI<br />

2.101<br />

1,25<br />

56<br />

MI<br />

3.721<br />

1,37<br />

54<br />

MI<br />

353<br />

1,52<br />

54<br />

VA<br />

2.396<br />

1,38<br />

51<br />

MI<br />

460<br />

1,26<br />

48<br />

PV<br />

2.023<br />

1,25<br />

48<br />

PV<br />

741<br />

1,44<br />

47<br />

PV<br />

1.296<br />

1,6<br />

42<br />

VA<br />

8.363<br />

1,38<br />

41<br />

MI<br />

12.258<br />

1,44<br />

37<br />

PV<br />

549<br />

1,03<br />

36<br />

PV<br />

687<br />

1,34<br />

31<br />

PV<br />

1.381<br />

1,4<br />

30<br />

PV<br />

870<br />

1,63<br />

28<br />

PV<br />

962<br />

1,15<br />

28<br />

PV<br />

46.135<br />

1,79<br />

28<br />

PV<br />

5.390<br />

1,57<br />

27<br />

VA<br />

325<br />

1,93<br />

25<br />

PV<br />

514<br />

1,34<br />

24<br />

PV<br />

34.995<br />

1,61<br />

23<br />

PV<br />

5.124<br />

1,46<br />

22<br />

PV<br />

1.848<br />

1,33<br />

21<br />

PV<br />

3.443<br />

1,43<br />

21<br />

MI<br />

15.424<br />

1,4<br />

21<br />

PV<br />

4.246<br />

2,19<br />

19<br />

PV<br />

346<br />

1,31<br />

18


RIFIUTI<br />

255<br />

Approfondimento<br />

IL RUOLO DEL PARCO IN MATERIA DI RIFIUTI<br />

Numerose attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> hanno riguardato la materia rifiuti, in particolare, oltre ad attività di<br />

educazione ambientale di sensibilizzazione al problema dei rifiuti svolte a vari livelli, sono stati attivati progetti<br />

di pulizia e bonifica di microdiscariche abusive e attività di supporto alla gestione e raccolta dei rifiuti tramite<br />

la distribuzione di sacchi per la raccolta dei rifiuti nelle aree di maggior fruizione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha realizzato, a partire dal 1997, diversi progetti di intervento di pulizia <strong>del</strong>le microdiscariche<br />

abusive in collaborazione con i Comuni, utilizzando finanziamenti <strong>del</strong>la Provincia di Milano, <strong>del</strong>la Regione<br />

Lombardia e <strong>del</strong>lo Stato.<br />

Lo schema di intervento ha previsto l’utilizzo di manodopera fornita da cooperative sociali che, utilizzando<br />

i mezzi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, è intervenuta nelle aree segnalate, raccogliendo i rifiuti (quando è stato possibile anche<br />

in modo differenziato) e portandoli nei punti indicati dai Comuni interessati che hanno provveduto allo<br />

smaltimento.<br />

Di seguito è riportata la tabella riassuntiva con indicata la quantità di rifiuti raccolti e smaltiti e le ore lavorative<br />

che sono state richieste per effettuare la pulizia <strong>del</strong>le microdiscariche abusive.<br />

Tabella 11.5: Quantità di rifiuti raccolti e smaltiti e le ore lavorative che sono state richieste per<br />

effettuare la pulizia <strong>del</strong>le microdiscariche.<br />

Comune Quantità di rifiuti raccolti (m 2) Ore lavorative impiegate<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002<br />

2003<br />

Totale<br />

176<br />

2.086<br />

197<br />

236<br />

1.622<br />

779<br />

102<br />

5.198<br />

133<br />

4.397<br />

730<br />

991<br />

4.887<br />

3.559<br />

651<br />

15.344


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Pressione<br />

Pressione<br />

Pressione<br />

Indicatore<br />

Discariche e<br />

inceneritori<br />

Rifiuti urbani<br />

totali prodotti<br />

pro capite<br />

Raccolta<br />

differenziata<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Numero<br />

Kg/ab*gg<br />

(2006)<br />

% sul totale<br />

RSU (2006)<br />

RIFIUTI<br />

256<br />

Valore Giudizio<br />

sintetico<br />

8<br />

1,39<br />

46<br />

La quantità di rifiuti prodotti e l’intero ciclo riguardante la loro gestione e il relativo smaltimento risulta essere<br />

un importante fattore di pressione per il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Non mancano però realtà comunali che si stanno<br />

impegnando per il contenimento <strong>del</strong> problema e che hanno raggiunto importanti traguardi di percentuale di<br />

raccolta differenziata, ampiamente superiori alle medie nazionali e regionali.<br />

Giudizio sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Sono presenti sul territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> poche discariche che<br />

necessitano di controllate gestioni<br />

e monitoraggi nonché opere di<br />

bonifica realizzate o in corso. Non<br />

sono presenti inceneritori attivi.<br />

Il trend di produzione dei rifiuti<br />

pro capite, in media con i valori<br />

riscontrati nell’intera Regione<br />

Lombardia, continua ad<br />

aumentare nel tempo.<br />

Si sta sempre più diffondendo e<br />

radicalizzando la cultura <strong>del</strong>la<br />

separazione dei rifiuti; la<br />

percentuale di raccolta<br />

differenziata sul totale di rifiuti<br />

prodotti aumenta di anno in<br />

anno. Sono ancora presenti<br />

comuni che devono migliorare<br />

la loro percentuale, soprattutto<br />

in Provincia di Pavia.


RUMORE<br />

257<br />

CAPITOLO 12<br />

RUMORE


Inquadramento generale<br />

RUMORE<br />

259<br />

CAPITOLO 12<br />

RUMORE<br />

Il rumore oggi è fra le principali cause <strong>del</strong> peggioramento <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita nelle città. Infatti, sebbene la<br />

tendenza in ambito comunitario negli ultimi 15 anni mostri una diminuzione dei livelli di rumore più alti nelle<br />

zone maggiormente a rischio (definite zone nere), si è verificato contestualmente un ampliamento <strong>del</strong>le zone<br />

con livelli definiti di attenzione (chiamate zone grigie) che ha comportato un aumento <strong>del</strong>la popolazione<br />

esposta ed ha annullato le conseguenze benefiche <strong>del</strong> primo fenomeno.<br />

Il rumore viene comunemente identificato come un “suono non desiderato” o come “una sensazione uditiva<br />

sgradevole e fastidiosa”; il rumore infatti, dal punto di vista fisico, ha caratteristiche che si sovrappongono e<br />

spesso si identificano con quelle <strong>del</strong> suono, al punto che un suono gradevole per alcuni può essere percepito<br />

da altri come fastidioso. Il suono è definito come una variazione di pressione all’interno di un mezzo che<br />

l’orecchio umano riesce a rilevare. Il numero <strong>del</strong>le variazioni di pressione al secondo viene chiamata frequenza<br />

<strong>del</strong> suono ed è misurata in Hertz (Hz). L’intensità <strong>del</strong> suono percepito nel punto di misura, corrispondente<br />

fisicamente con l’ampiezza <strong>del</strong>l’onda di pressione, viene espressa in decibel con il livello di pressione sonora<br />

(Lp). I suoni che l’orecchio umano è in grado di percepire sono quelli che si trovano all’interno <strong>del</strong>la cosiddetta<br />

banda udibile, caratterizzata da frequenze comprese tra 16 Hz e 16.000 Hz e da livelli di pressione sonora di<br />

circa 130 dB.<br />

Per fornire un quadro generale dei livelli sonori che un individuo è in grado di percepire, nella Tabella 12.1 si<br />

riportano i livelli sonori (in dBA) associati ad alcune sorgenti.


RUMORE<br />

Tabella 12.1: Livelli sonori associati ad alcune sorgenti (fonte Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente).<br />

Decibel Sorgente di rumore<br />

10/20<br />

30/40<br />

50<br />

60<br />

70<br />

80<br />

90<br />

100<br />

110<br />

120<br />

130<br />

260<br />

Fruscio di foglie, bisbiglio<br />

Notte agreste<br />

Teatro, ambiente domestico<br />

Voce alta, ufficio rumoroso<br />

Telefono, stampante, Tv e radio ad alto volume<br />

Sveglia, strada con traffico medio<br />

Strada a forte traffico, fabbrica rumorosa<br />

Autotreno, treno merci, cantiere edile<br />

Concerto rock<br />

Sirena, martello pneumatico<br />

Decollo di un aereo jet<br />

In relazione alle sue specifiche modalità di emissione, un rumore può essere definito come continuo o<br />

discontinuo (se intervallato da pause di durata apprezzabile), stazionario o fluttuante (se caratterizzato da<br />

oscillazioni rapide <strong>del</strong> suo livello di pressione sonora superiori a ± 1 dB), costante o casuale (se presenta una<br />

completa irregolarità dei tempi e dei livelli di emissione), impulsivo (se il fenomeno sonoro determina un<br />

innalzamento <strong>del</strong> livello di pressione in tempi rapidissimi, ossia meno di 0,5 secondi). Il rumore, specialmente<br />

quello esistente in ambito urbano, viene considerato di tipo complesso in quanto è dovuto alla presenza di<br />

numerose sorgenti, quali le infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie, aeroporti, porti) e le attività rumorose<br />

che si svolgono nelle aree considerate (ad esempio attività industriali e artigianali, discoteche, ecc.). L’esame<br />

<strong>del</strong>le diverse sorgenti di rumore può essere utile a fornire indicazioni sulla comprensione <strong>del</strong> fenomeno<br />

“rumore” presente sul territorio, nonché per trovare le giuste modalità per contenerlo.<br />

La lotta contro il rumore può essere attuata agendo sulle sorgenti di rumore, ad esempio riducendo le<br />

emissioni alla fonte; sulla propagazione <strong>del</strong> rumore (allontanando il più possibile le aree residenziali dalle aree<br />

di maggiore emissione acustica) o adottando dei sistemi di protezione passiva (barriere antirumore) agli edifici<br />

maggiormente esposti alle immissioni di rumore.<br />

L’impatto <strong>del</strong> rumore sui soggetti esposti, è determinato da vari fattori: l’intensità <strong>del</strong> rumore, il tempo di<br />

esposizione, la frequenza <strong>del</strong> rumore. Altri fattori, ritenuti accessori, ma influenzano gli effetti <strong>del</strong> rumore sono:<br />

la sensibilità individuale, il timbro <strong>del</strong> rumore, la possibilità di controllo <strong>del</strong>l’emissione sonora, l’atteggiamento<br />

motivazionale <strong>del</strong> soggetto esposto, il numero e la distribuzione spaziale <strong>del</strong>le sorgenti, l’identificabilità <strong>del</strong>la<br />

natura <strong>del</strong> rumore e <strong>del</strong>la localizzazione <strong>del</strong>la sorgente, l’età, l’acuità uditiva e, secondo alcuni studi, anche il<br />

sesso dei soggetti esposti (Cosa et al., 1990).<br />

L’impatto può manifestarsi attraverso: danno, fastidio, disturbo. Per danno si deve intendere ogni alterazioni<br />

anche parzialmente non reversibile <strong>del</strong>l’apparato uditivo. Il disturbo è definito come un’alterazione reversibile<br />

<strong>del</strong>le condizioni psicofisiche dei soggetti esposti al rumore. Il fastidio è un impatto causato sia dal rumore sia<br />

dalla combinazione di fattori di natura psicologica e sociologica.<br />

Si distinguono due tipi di effetti:<br />

Effetti uditivi. Causati dall’esposizione al rumore, tali effetti si registrano a carico <strong>del</strong>l’apparato uditivo. Essi<br />

possono essere di tipo acuto, se si realizzano in un tempo brevissimo, in seguito ad una stimolazione acustica<br />

particolarmente intensa, oppure di tipo cronico quando evolvono lentamente a seguito <strong>del</strong>l’esposizione<br />

protratta nel tempo. Le conseguente cliniche si registrano a carico <strong>del</strong>la membrana timpanica o <strong>del</strong>le cellule<br />

nervose che costituiscono l’apparato uditivo, provocando col tempo effetti nocivi sul buon funzionamento<br />

<strong>del</strong>l’udito.<br />

Effetti extrauditivi. Causati dal rumore ambientale, interagiscono con il benessere fisico e mentale. Si<br />

ritiene che il rumore agisca come un generico elemento di stress e che come tale possa attivare diversi<br />

sistemi fisiologici, provocando modificazioni quali aumento <strong>del</strong>la pressione sanguigna e <strong>del</strong> ritmo cardiaco


RUMORE<br />

261<br />

e vasocostrizione. L’entità e la durata di questi effetti sono determinate in parte dalla sensibilità individuale,<br />

dallo stile di vita e dalle condizioni ambientali. Individui più invulnerabili, in seguito ad esposizioni prolungate<br />

ad elevati livelli di rumore possono sviluppare effetti permanenti, quali ipertensione e patologie cardiache,<br />

nonché sulla salute mentale.<br />

<br />

Approfondimento<br />

I PAESAGGI SONORI (mod. Gianni Pavan, 2006)<br />

Gli ambienti naturali si caratterizzano non solo per ciò che percepiamo visivamente, il “paesaggio” come lo<br />

intendiamo correntemente, ma anche per i silenzi e i suoni caratteristici, quali ad esempio il rumore <strong>del</strong> mare<br />

o lo scorrere <strong>del</strong>le acque, i rumori di un bosco nel vento e le voci degli animali che vi abitano.<br />

La percezione che abbiamo degli ambienti naturali non deve limitarsi al “paesaggio visivo”, non dobbiamo<br />

cioè fermarci all’aspetto esteriore, ma dobbiamo comprenderne e apprezzarne la struttura, la complessità, la<br />

biodiversità, le funzioni, e anche i suoni e i rumori.<br />

Pesci, insetti, anfibi, uccelli e mammiferi emettono suoni caratteristici, per comunicare o per ecolocalizzare, e<br />

quindi ciascun ecosistema è anche caratterizzabile acusticamente dall’insieme <strong>del</strong>le voci dei suoi componenti.<br />

Sappiamo come sia piacevole ascoltare il cinguettio degli uccelli, il gracidare <strong>del</strong>le rane, o il gorgoglio <strong>del</strong>le<br />

acque di un torrente di montagna. Ma al di là degli aspetti estetici, dobbiamo considerare che questi suoni<br />

rappresentano la “biodiversità sonora” di ciascun ecosistema.<br />

La tutela degli ambienti naturali deve considerare i sistemi di comunicazione degli animali, con anche i silenzi<br />

e i rumori naturali, come componente essenziale. Come alteriamo o conserviamo i paesaggi visivi, possiamo<br />

alterare o conservare anche i paesaggi sonori. E alterando i paesaggi, di qualunque tipo essi siano, ne<br />

alteriamo anche la qualità e le funzioni.<br />

Il silenzio è, infatti, il presupposto necessario per la comunicazione fra gli organismi viventi che popolano un<br />

ambiente ed e’ anche una componente essenziale per il loro benessere, come lo e’ per l’uomo.<br />

Conosciamo l’impatto che il rumore ha sull’uomo e sul suo benessere psicofisico. Dobbiamo ammettere<br />

che anche per gli animali sia necessario un certo livello di comfort acustico che non solo consenta ad essi<br />

di comunicare sulle distanze più appropriate per le loro esigenze ma che anche ne consenta il benessere<br />

psicofisico.<br />

Molti studi e osservazioni indicano che gli animali reagiscono con il rumore, ad esempio intensificando le<br />

loro emissioni sonore per mantenere un adeguato rapporto segnale/disturbo, e mantenere, quindi, una<br />

distanza costante alla quale i segnali possano essere uditi, oppure aumentando la ripetizione dei segnali<br />

per aumentarne la probabilità di detezione, ma in altri casi, soprattutto nel caso di rumori temporanei,<br />

sospendono le proprie emissioni in attesa <strong>del</strong> ritorno a condizioni ottimali. Tutto questo indica chiaramente<br />

che reagiscono al rumore con comportamenti immediati, facilmente osservabili, ma non sono ancora chiari<br />

gli effetti a lungo termine, con conseguenze ad esempio sul successo riproduttivo e sul successo adattativo.<br />

Nel <strong>del</strong>ineare e descrivere, e possibilmente preservare, le caratteristiche di un ambiente naturale non si<br />

possono trascurare gli aspetti acustici, nell’interesse degli animali, ma anche nell’interesse <strong>del</strong>l’uomo che da<br />

tali ambienti aspira ad ottenere momenti di pace, di relax, di silenzio. L’idea di wilderness non può prescindere<br />

dalla mancanza di contaminazione dal rumore di origine umana.<br />

In definitiva, conservare l’ambiente naturale significa anche apprezzarne e conservarne i “paesaggi sonori”,<br />

con i propri suoni, rumori e silenzi.<br />

Cenni normativi<br />

Normativa comunitaria<br />

Nel 1993 la Comunità europea annunciò che avrebbe modificato le politiche comunitarie in materia di<br />

inquinamento acustico in linea con il grande rinnovamento <strong>del</strong>le politiche ambientali previste dal V Programma<br />

Quadro a favore <strong>del</strong>l’ambiente. Questo programma fissava gli obiettivi da conseguire entro l’anno 2000 al fine<br />

di ridurre i livelli di esposizione al rumore <strong>del</strong>la popolazione <strong>del</strong>l’Unione europea.<br />

Da questa iniziativa prese spunto la creazione <strong>del</strong> Libro Verde <strong>del</strong>la Commissione europea “Politiche future<br />

in materia di inquinamento acustico” (1996), che riassunse la situazione nella CE e individuò i settori in<br />

cui un’azione comune poteva contribuire alla riduzione dei livelli di inquinamento da rumore. Nel 1998 la<br />

Commissione europea sviluppò, sempre in materia di “inquinamento acustico”, un nuovo testo basato sulla<br />

responsabilità condivisa tra l’Unione, gli Stati membri e le diverse autorità locali al fine di standardizzare e rendere


RUMORE<br />

262<br />

maggiormente uniformi le diverse azioni da svolgere.<br />

Questo documento, in particolare, prevede che le autorità competenti degli stati membri producano mappe<br />

strategiche <strong>del</strong> rumore al fine di pianificare le azioni da attuare per ridurre il rumore e per informare la popolazione<br />

sugli effetti derivanti dall’esposizione al rumore; favoriscano l’emanazione <strong>del</strong>la direttiva sulle “apparecchiature”<br />

usate all’aperto, con il fine di semplificare la legislazione sul rumore emesso in tali circostanze e tengano<br />

aggiornata la legislazione esistente nella UE al fine di dare supporto agli investimenti economici nella ricerca<br />

in materia di fonti di emissione di rumore (ad esempio il traffico stradale, gli aeromobili, le ferrovie, ecc.). Il<br />

Parlamento e il Consiglio europeo hanno adottato, inoltre, la Direttiva 2002/49/CE <strong>del</strong> 25 giugno 2002, relativa<br />

alla determinazione e alla gestione <strong>del</strong> rumore ambientale.<br />

Normativa nazionale<br />

I principali riferimenti legislativi, predisposti con lo scopo di ridurre l’inquinamento acustico, sono rappresentati<br />

dalle seguenti normative:<br />

Legge quadro sull’inquinamento acustico n. 447 <strong>del</strong> 26/10/1995, che stabilisce i principi<br />

fondamentali in materia di tutela <strong>del</strong>l’ambiente esterno e <strong>del</strong>l’ambiente abitativo dal rumore, ai sensi e per<br />

gli effetti <strong>del</strong>l’articolo 117 <strong>del</strong>la Costituzione. La legge individua le competenze <strong>del</strong>lo Stato, <strong>del</strong>le regioni, <strong>del</strong>le<br />

province, le funzioni e i compiti dei comuni. Allo Stato competono principalmente le funzioni di indirizzo,<br />

coordinamento o regolamentazione <strong>del</strong>la normativa tecnica e l’emanazione di atti legislativi su argomenti<br />

specifici. Le Regioni promulgano apposite leggi che definiscono, tra le altre cose, i criteri per la suddivisione<br />

in zone <strong>del</strong> territorio comunale (zonizzazione acustica). Alle Regioni spetta inoltre la definizione di criteri da<br />

seguire per la redazione <strong>del</strong>la documentazione di impatto acustico, <strong>del</strong>le modalità di controllo da parte dei<br />

Comuni e l’organizzazione <strong>del</strong>la rete dei controlli. La Legge Quadro riserva ai Comuni un ruolo centrale con<br />

competenze di carattere programmatico e decisionale. La normativa vigente impone alle amministrazioni<br />

comunali di provvedere alla caratterizzazione acustica <strong>del</strong> proprio territorio in vista <strong>del</strong>l’adozione di piani di<br />

risanamento in ambito urbano. Le azioni di pianificazione e di bonifica richiedono lo studio dei fenomeni<br />

di inquinamento, considerando le relazioni di causa-effetto tra le sorgenti di emissione e i livelli di<br />

inquinamento registrati. L’attuazione di tali azioni viene sviluppata integrando i piani di zonizzazione acustica<br />

con gli strumenti urbanistici esistenti, caratterizzando gli scenari di inquinamento acustico con opportuni<br />

mo<strong>del</strong>li previsionali. In particolare gli interventi di pianificazione devono tenere in conto il ruolo primario<br />

assunto dal traffico autoveicolare, sorgente principale <strong>del</strong>l’inquinamento sia acustico, sia atmosferico. Oltre<br />

alla classificazione acustica <strong>del</strong> territorio, spettano ai Comuni la verifica <strong>del</strong> rispetto <strong>del</strong>la normativa per la<br />

tutela dall’inquinamento acustico all’atto <strong>del</strong> rilascio <strong>del</strong>le concessioni edilizie, la regolamentazione <strong>del</strong>lo<br />

svolgimento di attività temporanee e manifestazioni e l’adeguamento dei regolamenti locali con norme per<br />

il contenimento <strong>del</strong>l’inquinamento acustico. Inoltre, i Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti<br />

sono tenuti a predisporre una relazione biennale sullo stato acustico <strong>del</strong> territorio comunale.<br />

DPCM <strong>del</strong> 14/11/1997 – “Determinazione dei valori limite <strong>del</strong>le sorgenti sonore”. I diversi valori<br />

limite sono riportati nelle tabelle A, B e C. Per comprendere meglio i valori riportati, si definiscono i seguenti<br />

termini:<br />

Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora,<br />

misurato in prossimità <strong>del</strong>la sorgente stessa;<br />

Valori limite assoluti di immissione: il valore massimo di rumore immesso nell’ambiente esterno dall’insieme<br />

di tutte le sorgenti;<br />

Valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie<br />

e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge Quadro.<br />

Tabella 12.2: Valori limite di emissione - Leq in dB(A)<br />

Classi di destinazione d'uso <strong>del</strong> territorio<br />

I aree particolarmente protette<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

III aree di tipo misto<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

Tempi di riferimento<br />

Diurno<br />

(06.00 - 22.00)<br />

45<br />

50<br />

55<br />

60<br />

65<br />

65<br />

Notturno<br />

(22.00 - 06.00)<br />

35<br />

40<br />

45<br />

50<br />

55<br />

65


III aree di tipo misto<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

III aree di tipo misto<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

RUMORE<br />

Tabella 12.3: Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A)<br />

Classi di destinazione d'uso <strong>del</strong> territorio<br />

I aree particolarmente protette<br />

Classi di destinazione d'uso <strong>del</strong> territorio<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

I aree particolarmente protette<br />

III aree di tipo misto<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

III aree di tipo misto<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

Tabella 12.4: Valori di qualità - Leq in dB(A)<br />

Classi di destinazione d'uso <strong>del</strong> territorio<br />

263<br />

Diurno Notturno<br />

(06.00 Tempi - 22.00) di riferimento (22.00 - 06.00)<br />

I aree particolarmente protette<br />

Diurno 47<br />

Notturno 37<br />

Classi di destinazione d'uso <strong>del</strong> territorio<br />

(06.00 - 22.00) (22.00 - 06.00)<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

52<br />

42<br />

I aree particolarmente protette<br />

47<br />

37<br />

III aree di tipo misto<br />

57<br />

47<br />

II aree prevalentemente residenziali<br />

52<br />

42<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

62<br />

52<br />

III aree di tipo misto<br />

57<br />

47<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

67<br />

57<br />

IV aree di intensa attività umana<br />

62<br />

52<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

70<br />

70<br />

V aree prevalentemente industriali<br />

67<br />

57<br />

La tutela dei cittadini dall’esposizione al rumore è garantita da diverse norme emanate nell’ultimo decennio,<br />

VI aree esclusivamente industriali<br />

70<br />

70<br />

alcune <strong>del</strong>le quali di recente pubblicazione. Ogni tipologia di infrastruttura è regolamentata da uno specifico<br />

decreto: in particolare, la rumorosità degli aeroporti è regolamentata dal DM 31/10/1997, quella ferroviaria dal<br />

DPR 459/1998 e quella stradale dal DPR 142/2004. Tali norme definiscono le “zone di attenzione acustica”<br />

attorno alle infrastrutture, definendone dimensioni e limiti di rumorosità da rispettare. Il fine comune è quello<br />

di tutelare il “ricettore”, colui il quale percepisce il rumore e quindi ne viene disturbato. Si definiscono diverse<br />

tipologie di ricettore: fra quelli più sensibili - che devono quindi essere maggiormente tutelati - possono essere<br />

citati gli ospedali e le scuole, i luoghi abitativi o di lavoro e quelli destinati ad uso ricreativo.<br />

Il già ampio corpus legislativo italiano in materia di rumore si è arricchito di un nuovo tassello con la pubblicazione <strong>del</strong><br />

decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 194, che ha recepito la già citata Direttiva 2002/49/CE sulla “Determinazione<br />

e gestione <strong>del</strong> rumore ambientale” che rivolge l’attenzione in particolare ai centri urbani e ai gestori infrastrutture.<br />

Normativa regionale<br />

Come per le “zone di attenzione” <strong>del</strong>le infrastrutture, anche la definizione di zonizzazione acustica territoriale<br />

suddivide il territorio di ogni comune in aree acustiche, all’interno <strong>del</strong>le quali devono essere rispettati limiti di<br />

rumorosità determinati in funzione <strong>del</strong>le attività e <strong>del</strong>la tipologia di urbanizzato <strong>del</strong>l’area stessa (commerciale,<br />

industriale, residenziale) e che ne vincoleranno in futuro lo sviluppo edilizio (in un’area residenziale, ad esempio,<br />

non sarà possibile avere sorgenti rumorose che violino i limiti acustici <strong>del</strong>l’area stessa). Nella Legge Regionale<br />

10 agosto 2001, n. 13 “Norme in materia di inquinamento acustico” sono definiti i riferimenti principali per<br />

la zonizzazione che impongono, inoltre, variazioni graduali di “classe acustica” sul territorio impedendo, ad<br />

esempio, che una zona residenziale possa confinare con una zona industriale. Le zone di attenzione acustica<br />

afferenti alle infrastrutture devono essere integrate armonicamente nelle zonizzazioni acustiche territoriali: il<br />

fine ultimo di tale definizione è quello di garantire al cittadino la massima tutela in termini di inquinamento<br />

acustico - minimizzando il fastidio derivante da questo tipo di inquinante - e di permettere uno sviluppo<br />

sostenibile sia per le infrastrutture nascenti che per le diverse attività antropiche.<br />

Gli indicatori<br />

Numero di superamenti dei limiti di legge<br />

Di seguito si riportano le informazioni ottenute nell’ambito <strong>del</strong>l’attività istituzionale <strong>del</strong>le ARPA dei Dipartimenti<br />

55<br />

50<br />

60<br />

55<br />

65<br />

60<br />

65<br />

65<br />

65<br />

45<br />

40<br />

50<br />

45<br />

55<br />

50<br />

65<br />

55<br />

65<br />

Tempi di riferimento<br />

Diurno Notturno<br />

(06.00 Tempi - 22.00) di riferimento (22.00 - 06.00)<br />

Diurno 50<br />

Notturno 40<br />

(06.00 - 22.00)<br />

55<br />

(22.00 - 06.00)<br />

45<br />

50<br />

60<br />

40<br />

50<br />

55<br />

65<br />

45<br />

55<br />

60<br />

70<br />

50<br />

60<br />

65<br />

70<br />

55<br />

70<br />

70<br />

60<br />

70<br />

70<br />

Tempi di riferimento


RUMORE<br />

264<br />

di Varese, Milano e Pavia durante. In particolare, in riferimento ai Comuni che rientrano nel territorio <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, vengono evidenziati alcuni aspetti, indicativi <strong>del</strong>le tipologie di sorgenti<br />

disturbanti.<br />

Tabella 12.5. Informazioni relative ad alcuni aspetti indicativi <strong>del</strong>le tipologie di sorgenti disturbanti<br />

(ARPA, 2004).<br />

Provincia<br />

Milano<br />

Varese<br />

Pavia<br />

Comune<br />

Abbiategrasso<br />

Bernate<br />

Besate<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong><br />

Buscate<br />

Cassinetta di Lugagnano<br />

Castano<br />

Cuggiono<br />

Magenta<br />

Morimondo<br />

Motta Visconti<br />

Nosate<br />

Ozzero<br />

Robecchetto con Induno<br />

Robecco sul Naviglio<br />

Turbigo<br />

Vanzaghello<br />

Besnate<br />

Casorate Sempione<br />

Ferno<br />

Gallarate<br />

Lonate Pozzolo<br />

Samarate<br />

Sesto Calende<br />

Somma Lombardo<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Bereguardo<br />

Borgo San Siro<br />

Carbonara <strong>Ticino</strong><br />

Cassolnovo<br />

Gambolò<br />

Garlasco<br />

Groppello Cairoli<br />

Linarolo<br />

Mezzanino<br />

Pavia<br />

S. Martino Siccomario<br />

Torre d'Isola<br />

Travacò Siccomario<br />

Valle Salimbene<br />

Vigevano<br />

Villanova d'Ardenghi<br />

Zerbolò<br />

Numero<br />

esposti<br />

14<br />

0<br />

1<br />

1<br />

1<br />

0<br />

2<br />

1<br />

12<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

3<br />

0<br />

1<br />

0<br />

1<br />

2<br />

1<br />

12<br />

2<br />

5<br />

4<br />

6<br />

1<br />

0<br />

0<br />

0<br />

2<br />

1<br />

2<br />

2<br />

1<br />

0<br />

7<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

6<br />

0<br />

0<br />

Numero<br />

interventi<br />

svolti<br />

12<br />

0<br />

0<br />

0<br />

1<br />

0<br />

2<br />

0<br />

11<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

0<br />

1<br />

2<br />

0<br />

11<br />

1<br />

3<br />

4<br />

5<br />

1<br />

0<br />

0<br />

0<br />

2<br />

0<br />

2<br />

2<br />

1<br />

0<br />

7<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

6<br />

0<br />

0<br />

Tipologia sorgenti disturbanti<br />

Pubblici esercizi, industria, esercizi commerciali<br />

Condizionatore privato<br />

Industria<br />

Industria<br />

Infrastrutture/trasporti, industria<br />

Servizi<br />

Pubblici esercizi, industria, infrastrutture/trasporti<br />

Pubblici esercizi, esercizi commerciali<br />

Industria<br />

Infrastrutture/trasporti<br />

Attività produttive<br />

Pubblici esercizi e Altro*<br />

Altro*<br />

Pubblici esercizi, attività produttive, Altro*<br />

Attività produttive, Altro*<br />

Attività produttive<br />

Pubblici esercizi, Attività produttive<br />

Attività produttive, Altro*<br />

Altro*<br />

Industria<br />

Discoteca<br />

Industria<br />

Discoteca<br />

Industria, Supermercati, Bar<br />

Industria, Bar<br />

Numero<br />

superamenti<br />

dei limiti di<br />

legge<br />

3<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

1<br />

0<br />

0<br />

0<br />

1<br />

1<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

1<br />

2<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

1<br />

0<br />

1<br />

1<br />

1<br />

0<br />

7<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

4<br />

0<br />

0


RUMORE<br />

265<br />

Complessivamente le province di Milano e Varese risultano caratterizzate, più <strong>del</strong>la Provincia di Pavia, da un<br />

numero elevato di esposti. Tuttavia, il superamento dei limiti di legge è stato più frequente nella Provincia di<br />

Pavia. Questo dato è interpretabile osservando il territorio <strong>del</strong>le tre province, che nei casi di Milano e Varese<br />

risulta molto più densamente urbanizzato rispetto a Pavia e con fonti di disturbo più numerose.<br />

Comuni dotati di piano di zonizzazione acustica<br />

Come già sottolineato la Legge Quadro sull’inquinamento acustico e la Legge Regionale 13/2001 stabiliscono<br />

che i Comuni provvedano a suddividere il territorio in classi di rumorosità da I a VI (Piano di Zonizzazione<br />

Acustica).<br />

Come già anticipato il Piano di Zonizzazione Acustica è uno strumento di pianificazione <strong>del</strong> territorio comunale,<br />

che ne disciplina l’uso e vincola le modalità di sviluppo <strong>del</strong>le attività su di esso svolte, al fine di armonizzare<br />

le esigenze di protezione dal rumore e gli aspetti riguardanti la pianificazione territoriale e il governo <strong>del</strong>la<br />

mobilità.<br />

Nella tabella seguente sono riportati i dati riguardanti lo stato di attuazione <strong>del</strong>la classificazione acustica nei<br />

Comuni <strong>del</strong>la Regione Lombardia risultanti dalla documentazione in possesso <strong>del</strong>la Struttura “Prevenzione<br />

degli inquinanti di natura fisica” <strong>del</strong>la Direzione Generale Qualità <strong>del</strong>l’Ambiente e pubblicati sul sito <strong>del</strong>la<br />

Regione Lombardia (aggiornata al 31.12.2007). Come si può osservare dalla Tabella 12.6, i 19 comuni dotati<br />

di Piano di zonizzazione acustica rappresentano il 40% <strong>del</strong> totale dei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Tabella 12.6: Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che hanno approvato/adottato la classificazione acustica<br />

(2007).<br />

Comune Provincia Stato di attuazione<br />

ABBIATEGRASSO<br />

ARSAGO SEPRIO<br />

BERNATE<br />

BESNATE<br />

BOFFALORA T.<br />

CASSINETTA DI LUGAGNANO<br />

CUGGIONO<br />

FERNO<br />

GALLARATE<br />

GARLASCO<br />

GROPELLO CAIROLI<br />

MAGENTA<br />

NOSATE<br />

PAVIA<br />

ROBECCO SUL NAVIGLIO<br />

SESTO CALENDE<br />

TURBIGO<br />

VIGEVANO<br />

VIZZOLA TICINO<br />

MI<br />

VA<br />

MI<br />

VA<br />

MI<br />

MI<br />

MI<br />

VA<br />

VA<br />

PV<br />

PV<br />

MI<br />

MI<br />

PV<br />

MI<br />

VA<br />

MI<br />

PV<br />

VA<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Adottata<br />

Approvata<br />

Adottata<br />

Adottata<br />

Approvata<br />

Adottata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Adottata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Approvata<br />

Le centraline per il monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale<br />

Dal 2001 SEA Aeroporti di Milano si occupa <strong>del</strong> monitoraggio <strong>del</strong> rumore di origine aeronautica negli aeroporti<br />

di Linate e Malpensa in ottemperanza alla vigente normativa nazionale.<br />

L’attuale sistema di monitoraggio nasce dall’espansione e dall’evoluzione tecnica <strong>del</strong> nucleo originario <strong>del</strong>le


RUMORE<br />

266<br />

reti costituite nell’ambito <strong>del</strong> progetto “DISIA” varata dal Ministero <strong>del</strong>l’ambiente e che SEA ha preso in carico<br />

dalle Province di Milano e Varese.<br />

In particolare, per quanto riguarda l’aeroporto di Malpensa, ubicato nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, è stato<br />

incrementato il numero di sensori posizionando le nuove centraline principalmente sotto le rotte percorse dagli<br />

aerei o, in accordo con i Comuni interessati, in zone definite come “recettori sensibili” all’inquinamento acustico<br />

(ospedali, scuole, case di riposo, nuclei densamente abitati). Conseguentemente ai lavori <strong>del</strong>le “commissioni<br />

aeroportuali” sono in corso studi per ottimizzare la distribuzione e il piano <strong>del</strong>le centraline. SEA opera in<br />

collaborazione e sotto il controllo <strong>del</strong>l’ARPA Lombardia.<br />

Le 18 centraline per il monitoraggio <strong>del</strong> rumore <strong>del</strong>l’aerostazione di Malpensa sono distribuite sugli 8 Comuni<br />

limitrofi il sedime aeroportuale, come riportato in Figura 12.1.<br />

Figura 12.1: Ubicazione <strong>del</strong>le stazioni di monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale.<br />

Malpensa


RUMORE<br />

267<br />

Le postazioni microfoniche per il monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale sono fondamentalmente costituite da<br />

un microfono direzionale ad elevata sensibilità, da un fonometro che misura <strong>del</strong>l’intensità <strong>del</strong> rumore) e da un<br />

monitor per l’analisi <strong>del</strong>le componenti spettrali <strong>del</strong>l’evento rumore.<br />

Il livello di soglia impostata, espresso in dB(A), indica quel limite al di sotto <strong>del</strong> quale la centralina di monitoraggio<br />

non classifica come di “origine aeronautica” gli eventi rumore.<br />

La durata minima <strong>del</strong>l’evento, espressa in secondi, indica il tempo minimo per il quale l’evento rumore, per<br />

poter essere classificato come “rumore di origine aeronautica”, deve essere captabile.<br />

Per maggiori informazioni circa l’ubicazione e le caratteristiche <strong>del</strong>le stazioni di rilevamento si veda il sito <strong>del</strong>la<br />

società SEA.<br />

Le centraline di rilevamento hanno fornito i dati presentati nelle tabelle seguenti (consultabili sul sito <strong>del</strong>la<br />

61 60,3 61,5 56,5 50,6 61,1<br />

SEA www.sea-aeroportimilano.it/Ambiente/ambiente). In base a quanto prescritto dal D.M. 31 Ottobre 1997,<br />

l’indice di valutazione <strong>del</strong> rumore aeroportuale deve essere espresso come LVA, che rappresenta il livello di<br />

valutazione <strong>del</strong> rumore aeroportuale. I valori di LVA sono espressi in Decibel dB(A).<br />

Figura 12.2: Dati relativi al monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale <strong>del</strong>l’aerostazione di Malpensa<br />

2000 – 1° trimestre 2007 (da SEA - www.sea-aeroportimilano.it).<br />

LIVELLO DI VALUTAZIONE DEL RUMORE AEROPORTUALE GIORNALIERO<br />

media logaritmica <strong>del</strong> periodo 1 gennaio - 31 marzo 2007<br />

dB(A)<br />

76,0<br />

74,0<br />

72,0<br />

70,0<br />

68,0<br />

66,0<br />

64,0<br />

62,0<br />

60,0<br />

58,0<br />

56,0<br />

54,0<br />

52,0<br />

50,0<br />

48,0<br />

46,0<br />

61,9<br />

59,6<br />

49,3<br />

57,7<br />

63,5 64,4<br />

61,0<br />

61,5<br />

60,3<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

Arsago Seprio<br />

Arsago Cimitero<br />

Arsago Seprio<br />

Moro<br />

Cardano al Campo<br />

Campo sportivo<br />

Casorate Sempione<br />

Casorate Cimitero<br />

Casorate Sempione<br />

Monte Rosa<br />

Ferno<br />

Moncucco<br />

Ferno<br />

Piave<br />

Lonate Pozzolo<br />

Lonate Cimitero<br />

Lonate Pozzolo<br />

S. Savina<br />

56,5<br />

Samarate<br />

Brodolini<br />

50,6<br />

Sesto Calende<br />

Matteotti<br />

61,1<br />

Somma Lombardo<br />

Ca’ Bagaggio<br />

62,9<br />

Somma Lombardo<br />

Case Nuove<br />

53,7<br />

Somma Lombardo<br />

Coarezza<br />

Somma Lombardo<br />

Da Vinci<br />

58,9<br />

Somma Lombardo<br />

Maddalena<br />

62,2<br />

Somma Lombardo<br />

Magazzino<br />

59,3<br />

Somma Lombardo<br />

Rodari


60,5 61,6 54,7 51,9 62<br />

RUMORE<br />

268<br />

Figura 12.3: Dati relativi al monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale <strong>del</strong>l’aerostazione di Malpensa<br />

2000 – 2° trimestre 2007 (da SEA - www.sea-aeroportimilano.it).<br />

LIVELLO DI VALUTAZIONE DEL RUMORE AEROPORTUALE GIORNALIERO<br />

media logaritmica <strong>del</strong> periodo 1 aprile - 30 giugno 2007<br />

dB(A)<br />

76,0<br />

74,0<br />

72,0<br />

70,0<br />

68,0<br />

66,0<br />

64,0<br />

62,0<br />

60,0<br />

58,0<br />

56,0<br />

54,0<br />

52,0<br />

50,0<br />

48,0<br />

46,0<br />

62,7<br />

59,8<br />

48,8<br />

57,7<br />

64,5 64,1<br />

61,6<br />

60,5<br />

Figura 12.4: Dati relativi al monitoraggio <strong>del</strong> rumore aeroportuale <strong>del</strong>l’aerostazione di Malpensa<br />

2000 – 3° trimestre 2007 (da SEA - www.sea-aeroportimilano.it).<br />

76,0<br />

74,0<br />

72,0<br />

70,0<br />

68,0<br />

66,0<br />

64,0<br />

62,0<br />

60,0<br />

58,0<br />

56,0<br />

54,0<br />

52,0<br />

50,0<br />

48,0<br />

46,0<br />

Il trimestre ottobre-dicembre 2007 non è disponibile.<br />

54,7<br />

51,9<br />

63,2<br />

62,0<br />

1<br />

60<br />

2 3 4<br />

60,9<br />

5 6 7<br />

61,4<br />

8 9 10 11<br />

53,5<br />

12 13 14 15<br />

51,5<br />

16 17 18<br />

61,1<br />

Arsago Seprio<br />

Arsago Cimitero<br />

Arsago Seprio<br />

Moro<br />

Cardano al Campo<br />

Campo sportivo<br />

Casorate Sempione<br />

Casorate Cimitero<br />

Casorate Sempione<br />

Monte Rosa<br />

Ferno<br />

Moncucco<br />

Ferno<br />

Piave<br />

Lonate Pozzolo<br />

Lonate Cimitero<br />

Lonate Pozzolo<br />

S. Savina<br />

LIVELLO DI VALUTAZIONE DEL RUMORE AEROPORTUALE GIORNALIERO<br />

media logaritmica <strong>del</strong> periodo 1 luglio - 30 settembre 2007<br />

dB(A)<br />

61,3<br />

58,7<br />

47,1<br />

56,4<br />

63,4 62,9<br />

61,4<br />

60,9<br />

60,0<br />

Samarate<br />

Brodolini<br />

53,5<br />

Sesto Calende<br />

Matteotti<br />

51,5<br />

Somma Lombardo<br />

Ca’ Bagaggio<br />

61,1<br />

Somma Lombardo<br />

Case Nuove<br />

63,7<br />

53,9<br />

Somma Lombardo<br />

Coarezza<br />

53,5<br />

Somma Lombardo<br />

Da Vinci<br />

59,2<br />

Somma Lombardo<br />

Maddalena<br />

59,1 59,1<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18<br />

Arsago Seprio<br />

Arsago Cimitero<br />

Arsago Seprio<br />

Moro<br />

Cardano al Campo<br />

Campo sportivo<br />

Casorate Sempione<br />

Casorate Cimitero<br />

Casorate Sempione<br />

Monte Rosa<br />

Ferno<br />

Moncucco<br />

Ferno<br />

Piave<br />

Lonate Pozzolo<br />

Lonate Cimitero<br />

Lonate Pozzolo<br />

S. Savina<br />

Samarate<br />

Brodolini<br />

Sesto Calende<br />

Matteotti<br />

Somma Lombardo<br />

Ca’ Bagaggio<br />

Somma Lombardo<br />

Case Nuove<br />

Somma Lombardo<br />

Coarezza<br />

Somma Lombardo<br />

Da Vinci<br />

Somma Lombardo<br />

Maddalena<br />

63,8<br />

Somma Lombardo<br />

Magazzino<br />

62,2<br />

Somma Lombardo<br />

Magazzino<br />

59,7<br />

Somma Lombardo<br />

Rodari<br />

60,1<br />

Somma Lombardo<br />

Rodari


LUG AGO<br />

20.748<br />

SETT<br />

18.840<br />

OTT<br />

20.036 RUMORE<br />

NOV<br />

18.665<br />

DIC<br />

17.014 18.022<br />

23.349<br />

24.701<br />

23.618<br />

24.867<br />

22.116269 23.060<br />

21.352<br />

21.857<br />

Di seguito si riporta il numero di movimenti aerei (atterraggi e decolli) riferiti al periodo 2005-2007, messi a<br />

disposizione on-line da SEA.<br />

Figura 12.3: Numero di movimenti aerei.<br />

16.256<br />

17.874<br />

21.018<br />

16.290<br />

17.258<br />

19.580<br />

15.928<br />

20.020<br />

19.118<br />

Nell’ambito <strong>del</strong>la raccolta dei dati per la stesura <strong>del</strong> presente rapporto, è stata inoltrata ad ANAS una richiesta<br />

di informazioni relativa al monitoraggio <strong>del</strong> rumore generato dalle infrastrutture stradali. Tali informazioni non<br />

sono ad oggi pervenute in quanto il progetto denominato “Piano di Individuazione <strong>del</strong>le aree acusticamente<br />

critiche” non risulta ancora ufficialmente pubblicato. Il <strong>Parco</strong> rimane in attesa di ricevere questi dati non appena<br />

disponibili, in modo tale da ottenere un quadro più completo <strong>del</strong>le fonti di rumore presenti nel territorio<br />

protetto.<br />

<br />

2005 2006 2007<br />

30.000<br />

25.000<br />

20.000<br />

15.000<br />

10.000<br />

5.000<br />

0<br />

16.999<br />

17.095<br />

21.372<br />

18.357<br />

20.287<br />

22.271<br />

20.431<br />

22.253<br />

22.987<br />

Approfondimento<br />

IL RUMORE AMBIENTALE NELLE ACQUE DEL TICINO<br />

Nell’anno 2006 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha commissionato al Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche<br />

Ambientali <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Pavia uno studio che aveva per oggetto la valutazione <strong>del</strong> rumore<br />

ambientale nelle acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> in relazione alle specie <strong>It</strong>tiche presenti e all’inquinamento acustico<br />

antropico al fine di valutare gli impatti di origine acustica sugli ambienti naturali. Di seguito si riporta un<br />

estratto <strong>del</strong> lavoro, in fase di pubblicazione. Tale lavoro, innovativo dal punto di vista metodologico e scientifico<br />

risulta di grande importanza per il <strong>Parco</strong> in quanto rappresenta un campo d’indagine mai analizzato.<br />

La tutela degli ambienti naturali, infatti, deve considerare i sistemi di comunicazione degli animali, con anche<br />

i silenzi e i rumori naturali come componente essenziale.<br />

Il silenzio è il presupposto necessario per la comunicazione fra gli organismi viventi che popolano un ambiente<br />

ed è anche una componente essenziale per il loro benessere, come lo è per l’uomo.<br />

Lo studio ha inteso allargare l’orizzonte alla valutazione <strong>del</strong> rumore negli ambienti di acqua dolce con un<br />

approccio in primis descrittivo con l’obiettivo di iniziare a <strong>del</strong>ineare i livelli di rumore riscontrabili in un sistema<br />

complesso come le acque <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Si tratta di un lavoro innovativo, con pochissimi<br />

riscontri in letteratura, che ha inteso fornire una prospettiva nuova negli studi ambientali e nello sviluppo di<br />

strategie di tutela e gestione.<br />

Lo studio si è proposto di rilevare e descrivere il rumore naturale proprio <strong>del</strong>l’ambiente subacqueo <strong>del</strong> fiume<br />

<strong>Ticino</strong>, l’eventuale rumore generato dai manufatti presenti lungo il suo corso e dalle attività umane che lo<br />

interessano, e valutare infine a livello preliminare le possibili interferenze con il comportamento acustico<br />

dei pesci presenti. Nello studio state monitorate 16 stazioni di rilevamento che presentavano caratteristiche<br />

ambientali diversificate, da rami laterali <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> caratterizzati dall’assenza quasi totale di fonti di disturbo a<br />

20.748<br />

23.349<br />

24.701<br />

18.840<br />

23.618<br />

24.867<br />

20.036<br />

22.116<br />

23.060<br />

18.665<br />

21.352<br />

21.857<br />

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SETT OTT NOV DIC<br />

17.014<br />

18.022


RUMORE<br />

270<br />

tratti <strong>del</strong> fiume ove sono presenti ponti stradali e ferroviari.<br />

Il profilo acustico proprio degli ambienti “naturali” <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> ha evidenziato un’ampia variabilità in<br />

relazione alla categoria idraulico-morfologica campionata. Tanto minore è la profondità <strong>del</strong>l’acqua e maggiore<br />

la velocità <strong>del</strong>la corrente, tanto più elevato risulta il rumore di fondo. L’analisi dei minimi per bande di<br />

frequenza, però, mette in risalto una fondamentale caratteristica che accomuna ognuno di questi ambienti:<br />

una zona di relativo silenzio compresa fra i 125Hz e 1kHz. In tale banda di frequenza si concentra la totalità<br />

<strong>del</strong>le emissioni acustiche fondamentali proprie dei pesci d’acqua dolce, che in tal modo massimizzano le<br />

possibilità di essere uditi da partners o competitori.<br />

L’analisi <strong>del</strong>le gamme di frequenza <strong>del</strong> rumore prodotto dalle attività umane evidenzia altresì proprio come<br />

questa banda subisca l’effetto <strong>del</strong>l’apporto acustico esterno, incrementando il suo livello minimo e quindi<br />

cancellando il favorevole rapporto segnale/rumore utilizzato dai pesci.<br />

Lo studio mette dunque chiaramente in evidenza quanto le attività umane rilevate che interessano il fiume<br />

<strong>Ticino</strong> lungo il corso principale, i rami laterali e le lanche, siano acusticamente importanti in termini di<br />

degrado <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’ambiente acustico subacqueo. La valutazione <strong>del</strong> tipo di impatto e le conseguenze<br />

che questo inquinamento apporta, apre le porte a una serie di considerazioni. Fondamentalmente esistono<br />

due diversi tipi di aumento <strong>del</strong> rumore naturale, ben caratterizzati dai differenti parametri di analisi di volta in<br />

volta utilizzati. Uno con andamento costante o comunque ripetitivo, e uno puntiforme o a “evento”. Nel primo<br />

caso rientrano i ponti, da quelli autostradali, che generano un apporto pressoché continuo, a quelli cittadini<br />

o ferroviari che invece determinano degli apporti più discontinui. Nel secondo caso si collocano gli “eventi”,<br />

cioè i passaggi di barche o aerei.<br />

Le conseguenze a lungo termine di un inquinamento continuo sono intuitive, ma comunque da verificare:<br />

esteso mascheramento <strong>del</strong>le vocalizzazioni dei pesci sia nella fase di difesa <strong>del</strong> territorio che in quella<br />

riproduttiva, con il possibile risultato di abbandono <strong>del</strong>l’area disturbata o di scarso successo riproduttivo.<br />

D’altro canto è necessario considerare che le aree sottoposte ad inquinamento acustico continuo sono<br />

relativamente poche e generalmente ben distanziate, con ampi tratti <strong>del</strong> fiume e dei rami laterali con<br />

condizioni acustiche molto vicine ai livelli naturali, ma comunque esposte ad eventi puntiformi occasionali.<br />

Per quanto riguarda la navigazione, i dati raccolti sembrano suggerire un apporto di rumore crescente per i<br />

seguenti sistemi di propulsione: fuoribordo dotati di chiocciola, idrogetti entrobordo, fuoribordo a elica.<br />

La EEC Recreational Craft Directive 2003/44/EC richiede che le imbarcazioni rispettino specifici livelli di<br />

emissione acustica in aria; sulla base <strong>del</strong>le conoscenze che si stanno sviluppando riguardo all’inquinamento<br />

acustico subacqueo, in modo più sviluppato ed esteso per l’ambiente marino e più in embrione per le acque<br />

interne, sarebbe importante poter estendere tali normative anche al rumore emesso in acqua in modo da<br />

limitare la produzione di livelli acustici che possano essere dannosi.<br />

Un’altra fonte di rumore, per certi versi inaspettata negli ambienti acquatici, è rappresentata dall’aeroporto<br />

internazionale di Malpensa. Il traffico aereo, infatti, costituisce una notevole fonte di rumore in ambiente<br />

terrestre, in particolare in prossimità dei corridoi di avvicinamento e uscita. Per quanto molto “invadente”<br />

in ambiente terrestre, questo rumore si trasmette sott’acqua in modo poco efficace, ma certamente<br />

rilevabile, a causa <strong>del</strong>la differente densità dei due mezzi, aria e acqua. L’energia acustica che colpisce la<br />

superficie <strong>del</strong>l’acqua viene, infatti, perlopiù riflessa e scarsamente assorbita, ma il rumore subacqueo rimane<br />

misurabile ed esercita una decisa influenza nelle aree a maggior densità di traffico. Questo aspetto merita un<br />

approfondimento al fine di costituire una base di conoscenza da tenere come riferimento nella valutazione<br />

<strong>del</strong>le politiche di riduzione <strong>del</strong> rumore da traffico aereo che si attua, perlopiù in considerazione <strong>del</strong>la densità<br />

abitativa, sia variando la frequenza spazio-temporale <strong>del</strong>le rotte, sia variando la rumorosità <strong>del</strong>le singole<br />

sorgenti.<br />

Lo studio commissionato dal <strong>Parco</strong> ha fornito un primo inedito quadro dei livelli di rumore presenti nelle<br />

acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> fornendo indicazioni di massima sia sui livelli minimi (inferiori a 90 dB globalmente e<br />

inferiori a 50 dB nella banda di comunicazione), riscontrati nelle aree più silenziose e che si possono<br />

considerare vicini ai livelli di comfort acustico per le popolazioni ittiche, sia sui livelli massimi (superiori a<br />

140-150 dB sia temporanei sia pressoché continui) che viceversa possono porre problemi alla fauna ittica,<br />

o a sue specifiche componenti. Nel fornire questi dati il rapporto introduce nuovi concetti per la valutazione<br />

e la gestione <strong>del</strong>la qualità ambientale che meritano ulteriori approfondimenti e sviluppi. In particolare,<br />

l’individuazione e la classificazione di tutte le fonti di inquinamento acustico subacqueo, congiuntamente<br />

alla caratterizzazione dei tempi e modi di attività acustica <strong>del</strong>la fauna ittica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, potrebbero evidenziare<br />

situazioni di conflitto particolarmente dannose, fornendo così un’importante strumento gestionale aggiuntivo<br />

a quelli già operativi.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato/<br />

Pressione<br />

Indicatore<br />

Superamento<br />

dei limiti<br />

di emissione<br />

Sintesi degli indicatori<br />

Comuni <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> dotati di<br />

Risposta piano di<br />

Stato<br />

zonizzazione<br />

acustica<br />

<strong>del</strong>l’indica Indicatore<br />

tore<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Numero<br />

Percentuale<br />

Unità di<br />

Misura<br />

RUMORE<br />

Il giudizio complessivo neutro deriva dal fatto che il disturbo acustico che insiste nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>,<br />

derivante principalmente dalle infrastrutture di trasporto, sarà destinato ad aumentare a seguito dei numerosi<br />

progetti di realizzazione o ampliamento <strong>del</strong>le infrastrutture per la mobilità che insistono sull’area adeguate protetta e correttamente e che,<br />

purtroppo, in molti casi interessano aree naturalistiche di pregio.<br />

centraline<br />

Per contro nelle zone urbane è auspicabile che si verifichino dei miglioramenti determinati dalla progressiva<br />

monitoraggio<br />

Risposta adozione dei piani di zonizzazione Numero acustica 18<br />

<strong>del</strong> rumore<br />

da parte dei comuni, con la conseguenza di una migliore<br />

pianificazione aeroportuale <strong>del</strong> territorio comunale al fine di armonizzare le esigenze di tutela dei cittadini con gli aspetti<br />

riguardanti la pianificazione territoriale e il governo <strong>del</strong>la mobilità.<br />

271<br />

Valore Giudizio<br />

sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Numero di<br />

Stato/<br />

superamenti Centraline Numero<br />

Pressione<br />

Risposta dei monitoraggio<br />

limiti Numero<br />

<strong>del</strong> rumore<br />

aeroportuale<br />

28<br />

18<br />

<br />

Risposta<br />

Comuni <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> dotati<br />

di piano di<br />

zonizzazione<br />

acustica<br />

28<br />

40%<br />

Valore<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Tendenza<br />

Percentuale 40% <br />

Giudizio sintetico<br />

Note<br />

Nonostante il superamento dei<br />

limiti di legge sia stato più<br />

frequente nella Provincia di Pavia,<br />

nelle province di Milano e Varese,<br />

molto più urbanizzate, le fonti di<br />

disturbo sono più frequenti anche<br />

se spesso i rumori non superano<br />

i limiti previsti dalla legge.<br />

I Comuni dotati di Piano di<br />

Zonizzazione acustica sono circa<br />

la metà. Tuttavia, dato che la<br />

nuova normativa impone la<br />

redazione di tale Piano, tutti i<br />

Qualità Comuni <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> dovranno a<br />

breve esserne dotati. Note<br />

dato<br />

Le centraline per il rilevamento<br />

<strong>del</strong> rumore Nonostante aeroportuale il superamento risultano dei limiti<br />

adeguate di e correttamente<br />

legge sia stato più frequente nella<br />

posizionate Provincia nel territorio di Pavia, nelle province di<br />

interessato Milano dall’aeroporto e Varese, molto di più<br />

Malpensa. urbanizzate, I continui controlli le fonti di e disturbo la sono<br />

pubblicazione più frequenti dei dati anche prodotti se spesso i<br />

consentono rumori a tutti non i sono cittadini superano una i limiti<br />

verifica sull’operatività previsti dalla legge. degli Enti<br />

preposti al I Comuni controllo. dotati di Piano di<br />

Il rumore aeroportuale Zonizzazione costituisce acustica sono circa la<br />

comunque metà. l’aspetto Tuttavia, più dato negativo che la nuova<br />

per estensione normativa e intensità impone la redazione di<br />

nell’intera tale area Piano, <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. tutti i Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

dovranno a breve essere dotati di<br />

tale Piano.<br />

Le centraline per il rilevamento <strong>del</strong><br />

rumore aeroportuale risultano<br />

posizionate nel territorio interessato<br />

dall’aeroporto di Malpensa. I<br />

continui controlli e la pubblicazione<br />

dei dati prodotti consentono a tutti i<br />

cittadini una verifica sull’operatività<br />

degli Enti preposti al controllo.<br />

Il rumore aeroportuale costituisce<br />

comunque l’aspetto più negativo per<br />

estensione e intensità nell’intera<br />

area <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Il giudizio complessivo neutro deriva dal fatto che il disturbo acustico che insiste nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, derivante<br />

principalmente dalle infrastrutture di trasporto, sarà destinato ad aumentare a seguito dei numerosi progetti di<br />

realizzazione o ampliamento <strong>del</strong>le infrastrutture per la mobilità che insistono sull’area protetta e che, purtroppo, in<br />

molti casi interessano aree naturalistiche di pregio.<br />

Per contro nelle zone urbane è auspicabile che si verifichino dei miglioramenti determinati dalla progressiva adozione<br />

dei piani di zonizzazione acustica da parte dei comuni, con la conseguenza di una migliore pianificazione <strong>del</strong> territorio<br />

comunale al fine di armonizzare le esigenze di tutela dei cittadini con gli aspetti riguardanti la pianificazione territoriale<br />

e il governo <strong>del</strong>la mobilità.


ENERGIA<br />

273<br />

CAPITOLO 13<br />

ENERGIA


Inquadramento generale<br />

ENERGIA<br />

275<br />

CAPITOLO 13<br />

ENERGIA<br />

Lo standard di vita attuale e le attività che l’uomo svolge necessitano un apporto energetico dall’esterno<br />

notevolmente elevato. L’utilizzo di combustibili fossili e la scoperta di adeguate tecnologie per sfruttarli per la<br />

produzione energetica hanno favorito e sostenuto così lo sviluppo di una società “energivora”.<br />

E’ ormai concetto compreso ed accettato quello secondo il quale il sistema, così come si presenta attualmente,<br />

non sia sostenibile per almeno due motivi: i combustibili fossili, che non possono considerarsi rinnovabili,<br />

sono scorte che nei tempi umani si esauriranno o comunque diventeranno sempre più difficilmente estraibili,<br />

l’utilizzo dei combustibili fossili determina carichi di inquinanti ambientali notevoli, tra cui i gas a effetto serra<br />

che si ritengono connessi a fenomeni di cambiamento climatico.<br />

Già dal 1992, alla Conferenza di Rio, la maggior parte <strong>del</strong>le nazioni <strong>del</strong> pianeta si sono trovate d’accordo sulla<br />

necessità di prendere <strong>del</strong>le misure di tutela <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong> clima. Queste misure si sono tradotte nel<br />

1997 nel Protocollo di Kyoto, che è poi diventato operativo in tutti i paesi che l’hanno sottoscritto, a partire dal<br />

2002. Il Protocollo ha come obiettivo di diminuire <strong>del</strong> 5% entro il 2012 le emissioni globali di gas a effetto<br />

serra rispetto al 1990.<br />

Questo impegno, insieme al recente aumento dei prezzi dei combustibili fossili (aumenti che saranno sempre<br />

più probabili man mano che i combustibili andranno esaurendosi), stanno conducendo le amministrazioni<br />

pubbliche e private a elaborare <strong>del</strong>le politiche e <strong>del</strong>le strategie di riduzione dei consumi energetici e di<br />

rinnovamento <strong>del</strong>le tecnologie di produzione di energia, in particolare cercando di sviluppare l’utilizzo <strong>del</strong>le<br />

risorse rinnovabili, che hanno un impatto ambientale molto basso o quasi nullo.<br />

Anche il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si ritrova ad affrontare le problematiche <strong>del</strong> consumo di energia, <strong>del</strong>le<br />

possibilità di risparmio energetico, <strong>del</strong>le capacità di produzione di energia tramite tecnologie che non implicano<br />

l’importazione di combustibili fossili e <strong>del</strong>le capacità presenti e potenziali di produzione di energia pulita e “in


ENERGIA<br />

276<br />

loco” da fonti rinnovabili non importate.<br />

In questo campo, attraverso provvedimenti seri che possono riguardare lo studio <strong>del</strong> territorio, studi di fattibilità,<br />

vincoli architettonici, incentivi alle installazioni e alle sostituzioni di tecnologie, un territorio può scoprire le<br />

proprie potenzialità di produttore ed anche esportatore di energia.<br />

Cenni normativi<br />

Protocollo di Kyoto<br />

Questo documento, sottoscritto tra il 1997 e il 2002 dalla maggioranza dei paesi membri <strong>del</strong>le Nazioni Unite,<br />

è il primo accordo internazionale in cui si riconosce l’importanza <strong>del</strong>l’abbattimento <strong>del</strong>l’emissione dei gas a<br />

effetto serra che determinano i cambiamenti climatici a livello globale. In <strong>It</strong>alia, la Legge n. 120/02 impegna<br />

il paese a ridurre <strong>del</strong> 6,5%, rispetto ai livelli <strong>del</strong> 1990, le emissioni di questi gas (93 Mt di CO2). In <strong>It</strong>alia,<br />

nel 2000 l’83% <strong>del</strong>le tonnellate di CO2 emesse, provenivano da usi energetici (compresi trasporti, che si<br />

attestavano al 23%).<br />

Normativa Europea<br />

L’Unione Europea ha cercato di mettere in risalto la dipendenza da fonti di energia di importazione, proponendo<br />

piani per una migliore distribuzione a prezzi inferiori per gli utenti, per la loro diminuzione e per la sostituzione<br />

con energie rinnovabili.<br />

A riguardo, sono da segnalare:<br />

Com (2006) 105 def. <strong>del</strong> 8 marzo 2006 - Libro Verde: Una strategia europea per un’energia sostenibile,<br />

competitiva, sicura.<br />

COM (2006) 34 def. <strong>del</strong> 8 febbraio 2006 - “Strategia <strong>del</strong>l’UE per i biocarburanti”<br />

Comunicazione 628/2005 - “Comunicazione <strong>del</strong> 7 dicembre 2005: Piano d’Azione per la Biomassa”<br />

“Decisione <strong>del</strong> 25 aprile 2002 riguardante l’approvazione <strong>del</strong> Protocollo di Kyoto allegato alla convenzione<br />

quadro <strong>del</strong>le Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’adempimento congiunto dei relativi impegni”<br />

Decisione 280/2004/CE - “Decisione <strong>del</strong> 11 febbraio 2004 relativa ad un meccanismo per monitorare le<br />

emissioni di gas a effetto serra nella Comunità e per attuare il Protocollo di Kyoto”<br />

Decisione 646/2000/CE - “Decisione <strong>del</strong> Parlamento Europeo e <strong>del</strong> Consiglio che adotta un programma<br />

pluriennale per promuovere le fonti energetiche rinnovabili <strong>del</strong>la Comunità”<br />

Dir. 2003/87/CE - “Emission Trading”<br />

Direttiva 2001/77/CE - “Direttiva <strong>del</strong> 27 settembre 2001 sulla promozione <strong>del</strong>l’energia elettrica prodotta<br />

da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno <strong>del</strong>l’elettricità”<br />

Direttiva 2002/91/CE - “Direttiva <strong>del</strong> 16 dicembre 2002 sul rendimento energetico in edilizia”<br />

Direttiva 2003/30/CE - “Direttiva <strong>del</strong> 8 maggio 2003 sulla promozione <strong>del</strong>l’uso dei biocarburanti o di altri<br />

carburanti rinnovabili nel settore dei trasporti”<br />

Direttiva 2003/96/CE - “Direttiva che fissa le aliquote minime d’imposta applicabili a petrolio, carbone,<br />

gas naturale ed elettricità, quando questi prodotti sono utilizzati come carburante o combustibile per<br />

riscaldamento”<br />

Direttiva 96/92/CE - “Norme comuni per il mercato interno <strong>del</strong>l’energia elettrica”<br />

Libro Bianco - “Libro Bianco <strong>del</strong>la Commissione Europea sulle Fonti Rinnovabili <strong>del</strong> 26 novembre 1997”<br />

Regolamento CE 1782/2003 - “Regolamento che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno<br />

diretto nell’ambito <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune e istituisce aiuti agli agricoltori per la produzione di<br />

colture energetiche”<br />

Normativa nazionale<br />

L’<strong>It</strong>alia si è dotata di leggi che regolamentano e incoraggiano lo sfruttamento a fini energetici <strong>del</strong>le fonti<br />

rinnovabili, il risparmio energetico e l’autoproduzione di energia.<br />

Si ricordano, fra i principali:<br />

Libro verde e libro bianco<br />

Legge n. 308/82 “Norme sul contenimento dei consumi energetici, lo sviluppo <strong>del</strong>le fonti rinnovabili di<br />

energia e l’esercizio di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”<br />

Legge n. 9/91 “Norme per l’attuazione <strong>del</strong> Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali<br />

idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione ed aspetti fiscali”


ENERGIA<br />

277<br />

Legge n. 10/91 “Norme per l’attuazione <strong>del</strong> Piano Energetico Nazionale in materia d’uso razionale<br />

<strong>del</strong>l’energia, di risparmio energetico e di sviluppo <strong>del</strong>le fonti rinnovabili d’energia”<br />

DPR 412/93 e DPR 551/99 che modifica il precedente “Regolamento recante norme per la progettazione,<br />

l’installazione, l’esercizio, e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini <strong>del</strong> contenimento dei<br />

consumi di energia”<br />

Legge n. 488/98 “Carbon Tax”<br />

Decreto Legge n. 112/98 in applicazione <strong>del</strong>la Legge 59/97 (“Bassanini”): conferimento di funzioni alle<br />

Regioni e agli Enti Locali<br />

Decreto Legge n. 79/99 (“Decreto Bersani”) in applicazione <strong>del</strong>la direttiva 96/92/CE recante norme<br />

comuni per il mercato interno <strong>del</strong>l’energia elettrica<br />

Decreto Legislativo 23 maggio 2000, n. 164 Attuazione <strong>del</strong>la direttiva 98/30/CE recante norme comuni<br />

per il mercato interno <strong>del</strong> gas naturale, a norma <strong>del</strong>l’art. 41 <strong>del</strong>la Legge 17 maggio 1999, n. 144, detto anche<br />

“Decreto Letta”<br />

- Legge 9 aprile 2002, n. 55 “Misure urgenti per garantire la sicurezza <strong>del</strong> sistema elettrico nazionale”, più<br />

noto come “Decreto sblocca centrali”<br />

Legge n° 290 <strong>del</strong> 27 ottobre 2003 Legge anti Black Out<br />

Decreto Legislativo n° 387 <strong>del</strong> 29 Dicembre 2003 Recepimento <strong>del</strong>la Direttiva 2001/77/CE <strong>del</strong><br />

Parlamento europeo e <strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong> 27 Settembre 2001 sulla promozione <strong>del</strong>l’energia elettrica prodotta<br />

da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno <strong>del</strong>l’elettricità<br />

DM 20 luglio 2004 – Decreti efficienza energetica (energia elettrica e gas)<br />

Decreto Legislativo 30 maggio 2005, n.128 Decreto di attuazione <strong>del</strong>la direttiva 2003/30/CE relativa<br />

alla promozione <strong>del</strong>l’uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti. (GU n. 160 <strong>del</strong> 12-7-<br />

2005)<br />

Legge n. 239 <strong>del</strong> 23 agosto 2004 Riordino <strong>del</strong> settore energetico, nonché <strong>del</strong>ega al Governo per il<br />

riassetto <strong>del</strong>le disposizioni vigenti in materia di energia pubblicato sulla G.U. n. 215, 13.9.2004, p.3<br />

Conto Energia - Decreto Ministeriale <strong>del</strong> 28.07.05; DM 19.02.07<br />

Testo coordinato <strong>del</strong> D.lgs 192/05 con il D.lgs 311/2006 Certificazione energetica negli edifici<br />

Normativa Regionale <strong>del</strong>la Regione Lombardia<br />

Legge Regionale n. 36/96 “Norme per l’incentivazione, la promozione e la diffusione <strong>del</strong>l’uso razionale<br />

<strong>del</strong>l’energia, <strong>del</strong> risparmio energetico e lo sviluppo <strong>del</strong>le fonti rinnovabili di energia ed il contenimento dei<br />

consumi energetici”<br />

Legge Regionale n. 1/00 “Riordino <strong>del</strong> sistema <strong>del</strong>le autonomie in Lombardia. Attuazione <strong>del</strong> decreto<br />

legislativo n. 112/98”<br />

Regione Lombardia. Legge Regionale n. 17 <strong>del</strong> 2000. ”Misure urgenti in tema di risparmio energetico<br />

ad uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso”<br />

Regione Lombardia. Legge Regionale n. 1 <strong>del</strong> 2004. Contenimento dei consumi energetici negli edifici<br />

attraverso la contabilizzazione <strong>del</strong> calore<br />

Regione Lombardia. Legge Regionale n. 38 <strong>del</strong> 2004. Modifiche ed integrazioni alla L.R. n. 17 <strong>del</strong><br />

2000<br />

Regione Lombardia. Legge Regionale n. 39 <strong>del</strong> 2004. L.R. 21 dicembre 2004 n. 39 “Norme per il<br />

risparmio energetico negli edifici e per la riduzione <strong>del</strong>le emissioni inquinanti e climalteranti”<br />

Regione Lombardia. Legge Regionale n. 12 <strong>del</strong> 2005 “Legge per il governo <strong>del</strong> territorio”<br />

Legge Regionale <strong>del</strong>la Lombardia n° 24 <strong>del</strong> 2006 Norme per la prevenzione e la riduzione <strong>del</strong>le<br />

emissioni in atmosfera a tutela <strong>del</strong>la salute e <strong>del</strong>l’ambiente


ENERGIA<br />

278<br />

Gli indicatori<br />

Energia prodotta nel <strong>Parco</strong> da fonti non rinnovabili<br />

Gli impianti di produzione di energia elettrica presenti nei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono elencati nella Tabella 13.1.<br />

Tabella 13.1: Impianti di produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili nei Comuni <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> (Fonte: Elaborazioni CTI; Elaborazioni di Punti Energia s.c.ar.l. per conto di Regione Lombardia).<br />

Gli indicatori<br />

Provincia Impianto Tipologia Gestore Comune Potenza Energia<br />

Energia prodotta nel <strong>Parco</strong> da fonti non rinnovabili<br />

prodotta<br />

Note<br />

Gli impianti di produzione di energia elettrica presenti nei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono elencati nella Tabella<br />

seguente.<br />

Fonti convenzionali e rifiuti MW MWh/y<br />

MI Provincia Termica Impianto Termoelettrico Tipologia TermicaGestore<br />

BoffaloraComune<br />

82<br />

Boffalora srl metano Boffalora sopra<br />

FONTI CONVENZIONALI e RIFIUTI<br />

S.r.l. <strong>Ticino</strong><br />

Energia<br />

Potenza 650.000 Utilizzo vapore Note in cartiera<br />

prodotta<br />

(60 t/h a 80 bar;<br />

MW MWh/y<br />

400.000 MWh/anno).<br />

MI Termica Boffalora Termoelettrico (Edison) - Termica (MI) Boffalora sopra 82 650.000 Utilizzo vapore in<br />

MI<br />

MI<br />

srl<br />

metano Boffalora S.r.l. <strong>Ticino</strong> (MI)<br />

Centrale Termoelettrico Edipower (Edison) Turbigo 1.865<br />

termoelettrica metano S.p.A. (MI)<br />

TurbigoCentrale<br />

Termoelettrico - Edipower Turbigo (MI)<br />

cartiera (60 t/h a 80<br />

14.920.000 Valori bar; previsti 400.000 al termine<br />

<strong>del</strong>la MWh/anno). riconversione<br />

1.865 14.920.000 (inizio Valori 2008). previsti al<br />

VA<br />

VA<br />

termoelettrica metano S.p.A.<br />

Centrale Turbigo Termoelettrico Malpensa Ferno<br />

cogen. metano Energia (VA)<br />

Aeroporto Centrale cogen. Termoelettrico S.r.l. - Malpensa Ferno (VA)<br />

Malpensa Aeroporto metano Energia S.r.l.<br />

62<br />

termine <strong>del</strong>la<br />

496.000 Potenza riconversione termica 44 MWt<br />

(+24 (inizio MWt 2008). ausiliari);<br />

62 496.000 200.000 Potenza MWht. termica 44<br />

MWt (+24 MWt<br />

MI<br />

MI<br />

Malpensa<br />

Inceneritore Combustione AMAGA Abbiate- -<br />

Inceneritore rifiuti Combustione - AMAGA grassoAbbiategrasso<br />

rifiuti<br />

(MI) (MI)<br />

-<br />

-<br />

ausiliari); 200.000<br />

Vecchio MWht. impianto 60 t /<br />

- giorno Vecchio (senza impianto recupero<br />

energetico). 60 t / giorno (senza<br />

TOT. 1.958 16.066.000<br />

recupero<br />

energetico).<br />

TOT. 1.958 16.066.000<br />

Tabella 13.1: Impianti di produzione di energia elettrica da fonti non rinnovabili nei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (Fonte:<br />

Elaborazioni CTI; Elaborazioni di Punti Energia s.c.ar.l. per conto di Regione Lombardia).<br />

Figura 13.1: Impianti di produzione energia elettrica nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

10<br />

0 10 kilometers<br />

BIOGAS<br />

BIOMASSA<br />

FOSSILI O RIFIUTI<br />

IDROELETTRICO<br />

Figura 13.1: Impianti di produzione energia elettrica nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

4


ENERGIA<br />

279<br />

Comune Agricoltura Domestico Industria<br />

Consumo di energia elettrica e consumo di gas naturale<br />

Terziario Totale<br />

Indice di<br />

consumo<br />

per abitante<br />

Il consumo di energia, nelle Tep sue diverse forme, Tep all’interno Tep<strong>del</strong> territorio Tep<strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> si Tep può riassumere Tep/ab. attraverso<br />

l’analisi<br />

TOT <strong>Parco</strong><br />

per le classiche<br />

2.018,91<br />

destinazioni<br />

27.242,62<br />

d’uso: civile (residenziale,<br />

92.283,39 27.363,78<br />

pubblico e terziario),<br />

148.910,65<br />

industriale, agricoltura,<br />

trasporti.<br />

Provincia Milano<br />

1,30<br />

I consumi di energia elettrica 1,4% si attestano 18,3% a livelli differenti 62,0% a seconda 18,4% <strong>del</strong>la conformazione <strong>del</strong> territorio e<br />

<strong>del</strong>le<br />

TOT<br />

attività<br />

<strong>Parco</strong><br />

economiche 2.892,72 prevalenti. Pertanto 47.072,36 un territorio 41.797,54 come 66.910,75 quello <strong>del</strong>la Provincia 158.676,28 di Pavia, dove l’utilizzo<br />

agricolo Provincia è prevalente, Pavia presenta consumi di energia elettrica più bassi di un territorio più popolato come 0,89le<br />

aree<br />

poste più a Nord nel <strong>Parco</strong>.<br />

1,8% 29,7% 26,3% 42,2%<br />

Il peso<br />

TOT <strong>Parco</strong><br />

maggiore è dato 182,32 dagli impianti 35.310,07 termoelettrici 88.750,09 di Turbigo (principalmente) 43.888,53 168.133,17 e Boffalora.<br />

1,17<br />

Provincia Varese 0,1% 21,0% 52,8% 26,1%<br />

Tabella 13.2: Consumo di energia elettrica nei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, per categoria di<br />

utilizzazioni, anno 2005 5.094 (dati in tonnellate 109.625equivalenti<br />

222.831 di petrolio 138.163 – Tep). Fonte: 475.720 Enel Distribuzione.<br />

TOTALE <strong>Parco</strong><br />

1,09<br />

1,1% 23,0% 46,8% 29,0%<br />

Indice di<br />

Comune Agricoltura Domestico Industria Terziario Totale consumo<br />

per abitante<br />

Tep Tep Tep Tep Tep Tep/ab.<br />

TOT <strong>Parco</strong><br />

Provincia Milano<br />

2.018,91<br />

1,4%<br />

27.242,62<br />

18,3%<br />

92.283,39<br />

62,0%<br />

27.363,78<br />

18,4%<br />

148.910,65<br />

1,30<br />

TOT <strong>Parco</strong><br />

Provincia Pavia<br />

2.892,72<br />

1,8%<br />

47.072,36<br />

29,7%<br />

41.797,54<br />

26,3%<br />

66.910,75<br />

42,2%<br />

158.676,28<br />

0,89<br />

TOT <strong>Parco</strong><br />

Provincia Varese<br />

TOTALE <strong>Parco</strong><br />

Tabella 13.3: Consumo di gas naturale nei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, per categoria di utilizzazioni<br />

(dati in milioni di metri cubi). Fonte: Elaborazioni di Punti Energia s.c.ar.l. per conto di Regione Lombardia<br />

su dati di SNAM Rete Gas.<br />

Provincia<br />

TOT MI<br />

TOT PV<br />

TOT VA<br />

TOT PARCO<br />

Provincia<br />

TOT MI<br />

TOT PV<br />

TOT VA<br />

TOT PARCO<br />

Riconsegna reti cittadine e terziario (anno 2004)<br />

TOTALE<br />

167,49<br />

233,39<br />

181<br />

581<br />

182,32<br />

0,1%<br />

5.094<br />

1,1%<br />

di cui<br />

residenz.<br />

117,71<br />

171,80<br />

133<br />

422<br />

35.310,07<br />

21,0%<br />

109.625<br />

23,0%<br />

di cui<br />

terziario<br />

di cui PA<br />

e servizi<br />

88.750,09<br />

52,8%<br />

222.831<br />

46,8%<br />

Riconsegna reti cittadine e terziario (anno 2004)<br />

TOTALE<br />

167,49<br />

233,39<br />

181<br />

581<br />

di cui<br />

residenz.<br />

117,71<br />

171,80<br />

133<br />

422<br />

di cui<br />

terziario<br />

di cui<br />

commercio<br />

e piccola<br />

industria<br />

43.888,53<br />

26,1%<br />

138.163<br />

29,0%<br />

Industria<br />

(anno<br />

2004)<br />

[Milioni di Sm3 /anno a PCS 38,1 MJ/m3 ]<br />

4,03 2,15 43,59 53,11<br />

8,62<br />

5<br />

17<br />

di cui PA<br />

e servizi<br />

4,67<br />

5<br />

9<br />

di cui<br />

commercio<br />

e piccola<br />

industria<br />

48,31<br />

41<br />

133<br />

Industria<br />

(anno<br />

2004)<br />

[Milioni di Sm3 /anno a PCS 38,1 MJ/m3 ]<br />

4,03 2,15 43,59 53,11<br />

8,62<br />

5<br />

17<br />

4,67<br />

5<br />

9<br />

48,31<br />

41<br />

133<br />

4,69<br />

41<br />

98<br />

4,69<br />

41<br />

98<br />

168.133,17<br />

475.720<br />

Termoelettrico<br />

(anno<br />

2005)<br />

1096,08<br />

0,00<br />

71<br />

1167<br />

Termoelettrico<br />

(anno<br />

2005)<br />

1096,08<br />

0,00<br />

71<br />

1167<br />

Autotrazione<br />

(anno<br />

2006)<br />

0<br />

0,43<br />

0,36<br />

0,79<br />

Autotrazione<br />

(anno<br />

2006)<br />

0<br />

0,43<br />

0,36<br />

0,79<br />

1,17<br />

1,09<br />

Consumo<br />

specifico<br />

(metri<br />

cubi per<br />

abitante)<br />

10978,73*<br />

1303,34<br />

1953,45<br />

4081,27<br />

Consumo<br />

specifico<br />

(metri<br />

cubi per<br />

abitante)<br />

10978,73*<br />

1303,34<br />

1953,45<br />

4081,27


TOT <strong>Parco</strong><br />

VARESE<br />

Totale <strong>Parco</strong><br />

Regione<br />

Lombardia<br />

ENERGIA<br />

280<br />

Tabella 13.4: Consumi di legno per i Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (Fonte: Elaborazioni di Punti Energia s.c.ar.l.<br />

per conto di Regione Lombardia).<br />

Provincia<br />

TOT MI<br />

TOT PV<br />

TOT VA<br />

TOT PARCO<br />

Disponibili solo<br />

per alcuni comuni<br />

5.718.000,00<br />

(2003)<br />

consumi<br />

energetici<br />

Legno 2000<br />

(tep)<br />

5.215,70<br />

6.516,02<br />

10.168<br />

21.900<br />

84.292,52<br />

256.472,70<br />

5.230.924,8<br />

consumi<br />

energetici<br />

Legno 2001<br />

(tep)<br />

5.474,04<br />

6.838,77<br />

10.672<br />

22.985<br />

Produzione di energia da fonti rinnovabili<br />

86.091,22<br />

259.174,88<br />

5.361.093,3<br />

consumi<br />

energetici<br />

Legno 2002<br />

(tep)<br />

5.365,99<br />

6.703,77<br />

10.461<br />

22.531<br />

35.310,07<br />

109.625,05<br />

consumi<br />

energetici<br />

Legno 2003<br />

(tep)<br />

5.724,59<br />

7.151,78<br />

11.160<br />

24.037<br />

Tabella 13.6: Impianti esistenti che producono energia da fonti rinnovabili.<br />

121.401,29<br />

368.799,93<br />

consumi<br />

energetici<br />

Legno 2004<br />

(tep)<br />

5.915,56<br />

7.390,35<br />

11.533<br />

24.839<br />

Prov. Impianto Tipologia Gestore Comune Potenza Energia<br />

prodotta<br />

FONTI RINNOVABILI<br />

PV<br />

PV<br />

PV<br />

VA<br />

VA<br />

VA<br />

MI<br />

MI<br />

PV<br />

PV<br />

TOT.<br />

Centrale elettrica<br />

Riso Scotti<br />

Biomasse<br />

Vigevano<br />

Biogas Gambolò<br />

Porto <strong>del</strong>la Torre<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Tornavento<br />

Turbigo superiore<br />

Turbigo inferiore<br />

Vigevano<br />

Pavia<br />

Termoelettrico<br />

- Biomassa<br />

Termoelettrico<br />

- Biogas da<br />

discarica<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Idroelettrico<br />

Riso Scotti<br />

Energia SpA<br />

Asja<br />

ENEL<br />

ENEL<br />

ENEL<br />

ENEL<br />

ENEL<br />

ENEL<br />

Est Sesia<br />

Pavia<br />

Gambolò<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong><br />

Tornavento<br />

Turbigo<br />

Turbigo<br />

Vigevano<br />

Cassolnovo<br />

MW MWh/y<br />

7,6<br />

2,322<br />

11,8<br />

31,5<br />

7,5<br />

10,55<br />

1<br />

6,5<br />

0,513<br />

77,163<br />

46.300<br />

(2005)<br />

11.731<br />

(2004)<br />

67.000<br />

256.000<br />

60.000<br />

79.000<br />

7.000<br />

34.000<br />

1.200<br />

563.489<br />

0,84647<br />

0,84514<br />

consumo di<br />

legno per<br />

abitante 2004<br />

(Kg equivalenti<br />

petrolio)<br />

49,33<br />

40,38<br />

76,96<br />

54,86<br />

Note<br />

Potenza<br />

termica 22,7;<br />

circa 180.000<br />

MWht prodotti<br />

circa 8-9 milioni<br />

di m 3 di biogas<br />

per anno<br />

<strong>Ticino</strong><br />

Canale industriale<br />

Canale industriale<br />

Canale industriale<br />

Canale industriale<br />

Naviglio Sforzesco<br />

Naviglio Langosco


ENERGIA<br />

281<br />

<br />

Approfondimento<br />

IL PROGETTO “WISE-PLANS - COOPERATION BETWEEN COMMUNITIES FOR<br />

ENERGY ACTION PLANS”<br />

Oltre ad attivarsi con proprie iniziative ai fini <strong>del</strong>la tutela <strong>del</strong> proprio territorio, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, in qualità di<br />

Ente sovraordinato, può altresì contribuire ad indirizzare gli Enti locali e le realtà produttive presenti nel suo<br />

territorio, verso un comportamento ambientalmente responsabile.<br />

In materia di energia, le azioni condotte dal <strong>Parco</strong> in questi anni si sono orientate essenzialmente verso i<br />

controlli <strong>del</strong>le realtà maggiormente impattanti per la biodiversità e i <strong>del</strong>icati equilibri <strong>del</strong>l’area naturale e <strong>del</strong><br />

Fiume (ad esempio il <strong>Parco</strong> ha commissionato uno studio di fattibilità per l’introduzione <strong>del</strong>la cogenerazione<br />

presso la Centrale Termoelettrica di Turbigo; al gestore <strong>del</strong>la Centrale è stato inoltre chiesto di contribuire con<br />

una quota annuale alle attività di miglioramento e manutenzione forestale <strong>del</strong>le aree boschive circostanti,<br />

che risentono in primis <strong>del</strong>le emissioni inquinanti <strong>del</strong>la centrale stessa). Dal punto di vista energetico il<br />

<strong>Parco</strong> manca di un quadro conoscitivo <strong>del</strong>le differenti realtà energetiche esistenti e potenziali sia per le<br />

forme energetiche più tradizionali, sia per l’individuazione di potenziali innovativi nell’estrema eterogeneità<br />

<strong>del</strong> proprio territorio: acqua, foreste, zone urbane, aree rurali, ecc. Alcune iniziative puntiformi che hanno<br />

affrontato il tema energetico sul piano locale (il Comune di Pavia ha realizzato uno studio di prefattibilità per<br />

un Piano Locale per la sostenibilità degli usi energetici) hanno mostrato come il <strong>Parco</strong> deve assumere un<br />

maggiore ruolo programmatorio complessivo concordemente partecipato e condiviso da parte dei diversi<br />

attori locali, siano essi istituzionali o sociali che consenta di rispondere agli obiettivi di sostenibilità che il <strong>Parco</strong><br />

si è dato.<br />

A tal proposito, nel 2006 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha attivato e coordinato il Progetto WISE-PLANS, finanziato<br />

dalla Comunità Europea, che ha avuto lo scopo di diffondere la conoscenza e le informazioni in merito alle<br />

tecnologie oggi a disposizione per ridurre le emissioni di gas serra, avviando dei progetti pilota che potessero<br />

costituire degli esempi validi per le comunità locali nonché implementare e sviluppare un Piano di Azione per<br />

la sostenibilità energetica per il territorio protetto.<br />

Il progetto WISE-PLANS ha coinvolto quattro Stati membri con il fine di promuovere l’utilizzo intelligente<br />

<strong>del</strong>le risorse energetiche. Quattro comunità locali in Europa (<strong>It</strong>alia, Spagna, Gran Bretagna e Svezia) hanno<br />

cooperato per affrontare i problemi energetici <strong>del</strong> loro territorio, diventare “Comunità Energeticamente<br />

Sostenibili” e favorire il raggiungimento di primari obiettivi di sviluppo sostenibile e di politica energetica.<br />

Attraverso il WISE-PLANS, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha voluto:<br />

1. Realizzare un “Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile”, strumento di pianificazione <strong>del</strong> risparmio, <strong>del</strong>l’uso<br />

e <strong>del</strong>la produzione di energia;<br />

2. Implementare progetti pilota dimostrativi <strong>del</strong>la fattibilità nella produzione e uso di fonti energetiche<br />

alternative e <strong>del</strong> ruolo decisivo che il risparmio energetico svolge nei comportamenti dei singoli e <strong>del</strong>le<br />

collettività;<br />

3. Sostenere e supportare enti pubblici e privati nella pianificazione <strong>del</strong>le loro attività di risparmio, produzione<br />

e distribuzione di energia (amministratori, artigiani, imprese, agricoltori, industriali e singoli cittadini);<br />

4. Contribuire a modificare i comportamenti e gli atteggiamenti di tutti i cittadini nei confronti <strong>del</strong> risparmio,<br />

consumo e produzione di energia affinché partecipino attivamente al successo degli obiettivi previsti da<br />

un Piano Energetico Partecipato.<br />

Per raggiungere tale scopo all’interno <strong>del</strong>l’Ente sono stati istituiti dei tavoli di lavoro su tematiche specifiche:<br />

bioedilizia, mobilità sostenibile, agricoltura e foreste, produttori di energia, disseminazione e prototipi. Tali<br />

tavoli si sono riuniti periodicamente nel corso <strong>del</strong> progetto per elaborare, ciascuno per le proprie competenze<br />

il Piano Energetico <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Nelle prime fasi <strong>del</strong> Progetto è stata condotta un’analisi generale sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (in particolare per<br />

quanto concerne le attività agricole, l’edilizia ed il contesto urbano e la mobilità) e un approfondimento sui<br />

consumi di energia e sugli altri dati riferiti al Settore <strong>del</strong>l’Energia, che hanno permesso l’individuazione dei<br />

punti di forza, di debolezza e <strong>del</strong>le opportunità da perseguire all’interno <strong>del</strong> territorio al fine di ottenere una<br />

maggiore efficienza nei consumi di energia (risparmio) e un maggiore utilizzo <strong>del</strong>le fonti rinnovabili.<br />

Sulla base <strong>del</strong>le suddette analisi, sono stati così individuati e concordati gli obiettivi principali di una opportuna<br />

pianificazione per la sostenibilità energetica all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>:<br />

1. Risparmio energetico negli edifici;<br />

2. Recupero e utilizzo (in siti civili) <strong>del</strong> calore di scarto derivante dagli impianti termo-elettrici;


ENERGIA<br />

282<br />

3. Valorizzazione <strong>del</strong>le energie rinnovabili, e in particolare rurali, quali le biomasse, l’idraulico, il geotermico,<br />

il solare;<br />

4. Disseminazione <strong>del</strong>le iniziative che hanno avuto successo nel settore dei trasporti e nell’utilizzo di fonti<br />

rinnovabili, in particolare bio-combustibili.<br />

Il Piano Energetico ha permesso di fissare i suddetti obiettivi attraverso la definizione di due tipologie di<br />

azioni:<br />

a) azioni di pianificazione interessanti tutto il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>;<br />

b) azioni specifiche: di supporto a iniziative esistenti e/o azioni dimostrative.<br />

Le azioni di pianificazione possono essere così riassunte:<br />

una più rapida e ampia applicazione <strong>del</strong>le procedure di certificazione energetica degli edifici e di<br />

regolamenti complementari (al fine di contenere i consumi, con possibile coinvolgimento prioritario degli<br />

edifici pubblici);<br />

proposta alla Regione Lombardia di classificare alcune zone <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> come aree in cui impianti di<br />

produzione elettrica e industriali (nuovi ed esistenti) devono tentare di recuperare e utilizzare il calore di<br />

scarto;<br />

iniziative (inter-) comunali per la mitigazione <strong>del</strong> traffico;<br />

programmazione di nuove installazioni mini-idroelettriche;<br />

pianificazione <strong>del</strong>la produzione e <strong>del</strong>l’utilizzo di biomasse ad uso energetico compatibili con le peculiarità<br />

ambientali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>;<br />

programmazione di nuove attività istituzionali <strong>del</strong> Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>:<br />

istituzione di una Riunione Assembleare sulla sostenibilità energetica per il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Individuazione di possibili iniziative comuni e di strumenti di incentivazione<br />

Le azioni specifiche individuate sono:<br />

Avvio analisi di dettaglio <strong>del</strong> potenziale di recupero di calore di scarto da impianti industriali (e termoelettrici)<br />

entro il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, con identificazione dei “bacini energetici” serviti (bacini<br />

connessi all’impianto di Turbigo e Boffalora <strong>Ticino</strong>)<br />

Centro <strong>Parco</strong>/Azienda agricola a energia sostenibile<br />

Progetto per la produzione e utilizzazione energetica di BIOGAS prodotto a partire da letame e coltivazioni<br />

dedicate<br />

Progetto di coltivazione di colture a fini di produzione e utilizzo di biocarburanti<br />

Realizzazione sportello che offra supporto tecnico ad imprenditori agricoli su energie rinnovabili/risparmio<br />

energetico (caldaie aziendali, biogas, pelletizzazione, ecc.)<br />

Avvio di iniziative pilota per sfruttare il materiale legnoso di scarto a fini energetici.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Indicatore<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Valore<br />

ENERGIA<br />

283<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Energia<br />

prodotta nel<br />

Stato <strong>Parco</strong> da fonti MWh/anno<br />

non rinnovabili<br />

La produzione di energia elettrica<br />

nel <strong>Parco</strong> è notevole, e in grande<br />

quantità viene esportata<br />

all’esterno. Il giudizio è positivo<br />

nell’ottica <strong>del</strong>l’autosufficienza<br />

energetica <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Consumo di<br />

Pressione energia<br />

elettrica<br />

Tep/ab<br />

I consumi di energia elettrica si<br />

considerano piuttosto elevati, pur<br />

attestandosi nel complesso sui<br />

livelli <strong>del</strong>la Regione Lombardia.<br />

Ci si aspetta un aumento <strong>del</strong>la<br />

domanda per cui si auspicano<br />

nuove politiche e nuovi mo<strong>del</strong>li<br />

di sviluppo.<br />

Consumo di<br />

Pressione gas naturale<br />

(escluso<br />

termoelettrico)<br />

Produzione di<br />

Risposta energia da<br />

fonti rinnovabili<br />

m<br />

I consumi di gas naturale,<br />

nonostante i costi crescenti, sono<br />

destinati ad aumentare, in seguito<br />

alla politica nazionale di<br />

espansione <strong>del</strong>le forniture<br />

La produzione di energia da fonti<br />

rinnovabili è bassa, ma si prevede<br />

una crescita, anche grazie anche<br />

al sostegno <strong>del</strong>le politiche<br />

comunitarie.<br />

I consumi energetici nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> variano in funzione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>l’indirizzo produttivo prevalente<br />

<strong>del</strong>la zona considerata. Nella media, si attestano sui livelli regionali. La produzione energetica nel <strong>Parco</strong> non<br />

solo è in grado di soddisfare le richieste di energia elettrica <strong>del</strong> territorio, ma viene esportato per oltre i 4/5<br />

facendo quindi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> un “polo energetico” strategico in ambito regionale.<br />

Le politiche europee, pur indirizzandosi verso una forte diminuzione dei consumi, non sono ancora riuscite<br />

a raggiungere i propri obiettivi, anche in relazione allo sviluppo <strong>del</strong>le energie rinnovabili (da fotovoltaico,<br />

biomasse, idroelettrico). Il giudizio complessivo è tendenzialmente positivo perché si ritiene che vi sia un<br />

corretto impegno per un miglioramento e per il contenimento dei consumi e poiché il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ha<br />

significative potenzialità per costruire mo<strong>del</strong>li di utilizzo energetico esemplari, basati sulle fonti rinnovabili e sul<br />

risparmio energetico.<br />

3 Selezione degli indicatori<br />

Stato<br />

Unità di<br />

<strong>del</strong>l’indicato<br />

16.066.000<br />

Indicatore Misura Valore<br />

re<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Qualità<br />

Tendenza<br />

Note<br />

<strong>del</strong> dato<br />

La produzione di<br />

Energia<br />

prodotta nel<br />

Stato<br />

<strong>Parco</strong> da fonti<br />

non rinnovabili<br />

1,09 (<strong>Parco</strong>)<br />

MWh/anno 1,17 (VA) 16.066.000<br />

1,30 (MI)<br />

<br />

energia elettrica nel<br />

<strong>Parco</strong> è notevole, e in<br />

grande quantità viene<br />

esportata all’esterno.<br />

Il giudizio è positivo<br />

nell’ottica<br />

<strong>del</strong>l’autosufficienza<br />

energetica <strong>del</strong><br />

0,89 (PV)<br />

territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

I consumi di energia<br />

Consumo di<br />

Pressione<br />

energia elettrica<br />

/ab<br />

Tep/ab<br />

MWh/anno<br />

1,09 (<strong>Parco</strong>)<br />

4081,27<br />

1,17 (VA)<br />

1,30 (MI)<br />

563.489<br />

0,89 (PV)<br />

<br />

elettrica si<br />

considerano piuttosto<br />

elevati, pur<br />

attestandosi nel<br />

complesso sui livelli<br />

<strong>del</strong>la Regione<br />

<br />

Lombardia. Ci si<br />

aspetta un aumento<br />

<strong>del</strong>la domanda per<br />

cui si auspicano<br />

nuove politiche e<br />

nuovi mo<strong>del</strong>li di<br />

sviluppo.<br />

Consumo di<br />

gas naturale<br />

Pressione<br />

m<br />

(escluso<br />

termoelettrico)<br />

3 I consumi di gas<br />

naturale, nonostante i<br />

costi crescenti, sono<br />

destinati ad<br />

/ab 4081,27 aumentare, in seguito<br />

alla politica<br />

nazionale di<br />

espansione <strong>del</strong>le<br />

forniture<br />

La produzione di<br />

energia da fonti<br />

Produzione di<br />

rinnovabili è bassa,<br />

ma si prevede una<br />

Risposta energia da fonti MWh/anno 563.489 crescita, anche<br />

rinnovabili<br />

grazie anche al<br />

sostegno <strong>del</strong>le<br />

politiche comunitarie.<br />

Giudizio sintetico<br />

I consumi energetici nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> variano in funzione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>l’indirizzo produttivo prevalente <strong>del</strong>la<br />

zona considerata. Nella media, si attestano sui livelli regionali. La produzione energetica nel <strong>Parco</strong> non solo è in grado<br />

di soddisfare le richieste di energia elettrica <strong>del</strong> territorio, ma viene esportato per oltre i 4/5 facendo quindi <strong>del</strong>la Valle<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> un “polo energetico” strategico in ambito regionale.<br />

Le politiche europee, pur indirizzandosi verso una forte diminuzione dei consumi, non sono ancora riuscite a<br />

raggiungere i propri obiettivi, anche in relazione allo sviluppo <strong>del</strong>le energie rinnovabili (da fotovoltaico, biomasse,<br />

idroelettrico). Il giudizio complessivo è tendenzialmente positivo perché si ritiene che vi sia un corretto impegno per<br />

un miglioramento e per il contenimento dei consumi e poiché il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ha significative potenzialità per<br />

costruire mo<strong>del</strong>li di utilizzo energetico esemplari.<br />

Note


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

285<br />

CAPITOLO 14<br />

TRASPORTI E MOBILITA’


Inquadramento generale<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

287<br />

CAPITOLO 14<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

Il <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, collocato al centro <strong>del</strong> vasto ambito macroregionale densamente<br />

urbanizzato che fa capo alle aree di Milano, Torino e Genova, è oggi direttamente interessato da numerose<br />

infrastrutture di trasporto, fra cui cinque linee ferroviarie, tre autostrade, non meno di una decina di direttrici<br />

stradali ordinarie di rilievo sovralocale e, non ultimo, l’aeroporto intercontinentale <strong>del</strong>la Malpensa. Considerata<br />

anche la sua estensione territoriale, esso rappresenta forse il caso di area protetta maggiormente interferita dal<br />

sistema di trasporto a scala nazionale.<br />

Per di più, il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è interessato anche da numerosi progetti, programmi o ipotesi di potenziamento<br />

<strong>del</strong>la rete di trasporto, che includono, in primo luogo, la realizzazione, in atto, <strong>del</strong>la nuova linea ferroviaria ad<br />

alta velocità/capacità Torino-Milano ed il potenziamento <strong>del</strong>le autostrade A4 MI-TO e A7 MI-GE, così come<br />

la vasta serie di infrastrutture ferroviarie e stradali programmate nel quadro di rafforzamento <strong>del</strong>l’accessibilità<br />

all’aeroporto <strong>del</strong>la Malpensa.<br />

Lungi dal contenere riferimenti alle sole reti di livello nazionale, i diversi programmi in atto contengono anche<br />

numerosi interventi di scala regionale, che si estendono, in particolare, a supporto <strong>del</strong>le aree urbane localizzate<br />

all’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, come Pavia, Vigevano, Abbiategrasso, Magenta, o Gallarate; o anche ad<br />

agglomerazioni collocate nelle immediate vicinanze, come Novara, Busto Arsizio-Legnano e ovviamente Milano<br />

con il suo ampio hinterland.<br />

Né vanno trascurate le implicazioni di progetti di rilievo nazionale che, pur non interessando direttamente l’area<br />

protetta, sono destinati ad alterarne in modo significativo i livelli di pressione antropica, attraverso una modifica<br />

dei volumi di traffico destinati ad insistere sulle infrastrutture esistenti o previste al suo interno: a questo<br />

proposito, è sufficiente ricordare la realizzazione <strong>del</strong> Sistema Viabilistico Pedemontano (destinato a collegare<br />

l’area di Gallarate a quella di Bergamo), <strong>del</strong>la nuova Tangenziale ovest esterna di Milano (che interesserà<br />

l’ambito compreso tra Magenta, Abbiategrasso ed il capoluogo regionale), o anche <strong>del</strong>le opere ferroviarie di


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

288<br />

raccordo con la Nuova Trasversale Ferroviaria Alpina elvetica (che modificheranno profondamente l’assetto<br />

<strong>del</strong>le direttrici di accesso ai valichi <strong>del</strong> Sempione e <strong>del</strong> San Gottardo).<br />

Alla luce di tale contesto, presente e futuro, il proliferare di infrastrutture ferroviarie e stradali, oltre che la presenza<br />

di quelle già esistenti, costituiscono un problema di estrema importanza che il <strong>Parco</strong> non può non affrontare<br />

alla luce dei suoi obiettivi di tutela e salvaguardia <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le sue popolazioni,<br />

tenuto conto dei numerosi effetti diretti (consumo ed impermeabilizzazione <strong>del</strong> suolo, frammentazione <strong>del</strong><br />

territorio, emissioni in atmosfera di gas serra, ecc.) ed indiretti (fenomeni di urbanizzazione non pianificata)<br />

che tale processo provoca.<br />

In questa logica l’obiettivo principale che ci si pone è l’affermarsi di una nuova cultura pianificatoria e progettuale,<br />

sostenuta da adeguati strumenti normativi ed azioni di concertazione, che integrino la pianificazione settoriale<br />

con gli obiettivi di conservazione e protezione <strong>del</strong>la natura e, laddove possibile, propongano mo<strong>del</strong>li alternativi<br />

di mobilità.<br />

Cenni normativi<br />

Le strategie di integrazione settoriale di cui sopra trovano specifici riferimenti nei documenti generali di<br />

programmazione ambientale, comunitari e nazionali.<br />

In particolare si ricorda il 6° Programma comunitario di azioni in materia ambientale, approvato con Decisione<br />

n. 1600/2002/CE <strong>del</strong> Parlamento Europeo e <strong>del</strong> Consiglio, <strong>del</strong> 22 luglio 2002 che promuove la totale<br />

integrazione <strong>del</strong>le disposizioni in materia di protezione <strong>del</strong>l’ambiente in tutte le politiche ed azioni comunitarie<br />

e include tra gli obiettivi prioritari per l’ambiente naturale e la diversità biologica, la conservazione <strong>del</strong>le specie<br />

e degli habitat, prevenendone, in particolare, la frammentazione.<br />

Anche la strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile in <strong>It</strong>alia, approvata dal Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente in data<br />

15 luglio 2002, prefigura il riassetto ecologico <strong>del</strong>l’intero sistema <strong>del</strong>le infrastrutture di trasporto, affermando<br />

che per limitare la frammentazione degli habitat, è necessario trattenere la crescita <strong>del</strong>le infrastrutture lineari,<br />

cercando invece di pianificare e progettare la naturalità <strong>del</strong>la vegetazione, ricucendo le ferite e ripristinando<br />

al meglio le fruizioni <strong>del</strong> territorio.<br />

Le competenze amministrative in <strong>It</strong>alia<br />

In <strong>It</strong>alia le competenze amministrative nel settore <strong>del</strong>la viabilità sono state riordinate dal D.Lgs. 112/1998 (artt.<br />

98,99,101) secondo cui:<br />

Lo Stato mantiene le funzioni relative alla programmazione, progettazione e realizzazione <strong>del</strong>la rete<br />

autostradale e stradale di interesse nazionale, costituita dalle grandi direttrici <strong>del</strong> traffico nazionale e da quelle<br />

che congiungono la rete principale <strong>del</strong>lo Stato con le reti degli Stati limitrofi.<br />

Alle Regioni ed agli enti locali sono conferite le analoghe funzioni relative alle infrastrutture stradali che non<br />

rientrano nella rete nazionale, inclusa una parte <strong>del</strong>le strade già gestite dall’ANAS.<br />

In Lombardia, ai sensi <strong>del</strong>la L.R. 1/2000, art. 3, comma 115,117,118,119,120,121: la Regione esercita<br />

le funzioni di programmazione e coordinamento <strong>del</strong>la rete viaria di interesse regionale (incluse le strade<br />

provinciali e comunali); si riserva altresì la realizzazione <strong>del</strong>le nuove tratte autostradali d’interesse regionale.<br />

Sono trasferite al demanio provinciale le strade già appartenenti al demanio statale, non comprese nella rete<br />

nazionale.<br />

Il D.Lgs. 112/1998 non ha apportato significative modifiche al regime <strong>del</strong>le ferrovie, che continuano ad essere<br />

ripartite nelle precedenti reti di interesse nazionale e regionale.<br />

Ai sensi <strong>del</strong>la precitata normativa, le funzioni in materia di infrastrutture lineari di trasporto sono complessivamente<br />

così distribuite:<br />

Le funzioni di programmazione generale, inclusa la definizione <strong>del</strong>le strategie per l’integrazione <strong>del</strong>la<br />

difesa ambientale, sono esercitate dallo Stato e dalle Regioni, attraverso il Ministero e le Direzioni generali<br />

competenti;<br />

Le funzioni di progettazione, costruzione, manutenzione e gestione <strong>del</strong>le reti infrastrutturali spettano:<br />

- ad istituzioni e società statali e regionali, ovvero a società private in regime di concessione (ferrovie,<br />

autostrade, strade statali);<br />

- alle Province (strade provinciali);<br />

- ai Comuni (strade comunali e vicinali).<br />

Con riferimento ai contenuti <strong>del</strong>la progettazione e gestione <strong>del</strong>le infrastrutture, la problematica <strong>del</strong>la protezione<br />

<strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong> paesaggio di fatto non è ancora stata affrontata dalla normativa di settore, anche se inizia ad


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

289<br />

affacciarsi a titolo sperimentale.<br />

Significativa al riguardo è la Legge 1 agosto 2002 n. 166 “Disposizioni in materia di infrastrutture e trasporti”, la<br />

quale all’art. 16 istituisce un fondo di rotazione per la progettazione di interventi di compensazione ambientale<br />

sul sistema stradale, destinato a migliorare la qualità ambientale <strong>del</strong>le reti stradali nazionali e regionali esistenti.<br />

In Regione Lombardia<br />

In Lombardia i progetti <strong>del</strong>le infrastrutture di trasporto d’interesse regionale, a prescindere dalle procedure<br />

di controllo ambientale (VAS, VIA, valutazione di incidenza, autorizzazione paesaggistica, autorizzazione<br />

forestale) sono soggetti ad una procedura di controllo tecnico-amministrativo ai sensi <strong>del</strong>la L.R. 7 giugno<br />

1980, n. 84 “Progettazione, realizzazione e salvaguardia <strong>del</strong>la viabilità d’interesse regionale”; i progetti <strong>del</strong>le<br />

strade provinciali e comunali sono approvati dalla Giunta regionale, previa acquisizione dei pareri dei Comuni<br />

interessati. Il <strong>Parco</strong> si esprime in merito alla compatibilità ambientale dei progetti infrastrutturali ricadenti nel<br />

suo territorio.<br />

La L.R. 4 maggio 2001 n. 9 “Programmazione e sviluppo <strong>del</strong>la rete viaria di interesse regionale” all’art. 5<br />

prevede che con regolamento <strong>del</strong>la Giunta Regionale siano indicate le norme che definiscono le caratteristiche<br />

funzionali e geometriche per la costruzione di nuovi tronchi viari e per l’adeguamento di tronchi viari esistenti,<br />

secondo quanto previsto dal D.M. 22.4.2004 di “Modifica <strong>del</strong> decreto 5 novembre 2001, n. 6792, recante<br />

norme funzionali e geometriche per la costruzione <strong>del</strong>le strade”.<br />

<br />

Approfondimento<br />

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO DEL<br />

SISTEMA DI TRASPORTO NEL PARCO DEL TICINO<br />

La Valutazione Ambientale Strategica, procedura entrata nell’ordinamento europeo con la Direttiva 2001/42/<br />

CE (Consiglio <strong>del</strong> 27 giugno 2001), non ancora recepita a livello italiano, consiste nella valutazione di piani<br />

e programmi capaci di produrre effetti significativi sull’ambiente in cui vengono introdotti.<br />

Nel corso <strong>del</strong> 2004 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha attivato la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) <strong>del</strong>le numerose<br />

e nuove proposte infrastrutturali previste nel prossimo futuro sul suo territorio: in particolare strade e ferrovie,<br />

la maggior parte <strong>del</strong>le quali si propongono come supporto, diretto o indiretto, all’aeroporto intercontinentale<br />

di Malpensa.<br />

Non avendo strumenti normativi propri per definire e regolamentare l’assetto infrastrutturale all’interno <strong>del</strong><br />

proprio territorio, con la VAS il <strong>Parco</strong> ha inteso fornire ai soggetti amministrativi e sociali interessati un quadro<br />

di riferimento per poter precisare le opzioni ed i possibili criteri di valutazione (ambientali, economici e sociali)<br />

degli interventi progettati, programmati, o anche soltanto ipotizzati dai diversi attori territoriali. L’elemento<br />

chiave che giustifica questa operazione risiede nel fatto che le opere prese in analisi sono state sviluppate e<br />

si sviluppano sostanzialmente al di fuori di un qualunque quadro programmatico unitario, atto a garantire<br />

una adeguata valutazione non soltanto degli effetti indotti sui territori attraversati, ma anche <strong>del</strong> livello di<br />

coerenza reciproca dei suoi singoli elementi.<br />

La VAS, così come concepita dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e dagli Enti Consorziati, è stata voluta e sostenuta<br />

(anche economicamente) dalle amministrazioni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>. Da sottolineare a questo proposito la<br />

peculiarità <strong>del</strong>l’iniziativa che, contrariamente a quanto si verifica per questo genere di valutazioni, ha come<br />

amministrazione committente non il redattore <strong>del</strong> programma di intervento in esame, ma un soggetto terzo.<br />

La VAS si configura inoltre come un procedimento sperimentale, un progetto di particolare importanza che<br />

anticipa il recepimento <strong>del</strong>la Direttiva Europea nella normativa italiana, andando a configurarsi come casopilota<br />

nazionale di applicazione <strong>del</strong>la procedura al settore dei trasporti, di potenziale interesse anche in sede<br />

comunitaria per le sue implicazioni di carattere programmatico, in un’area che si distingue per un elevato<br />

livello di competizione tra usi antropici e naturali <strong>del</strong> territorio.<br />

Il suo punto di forza consiste nel presentare, per la prima volta, un’analisi dettagliata degli scenari che<br />

si <strong>del</strong>ineano con l’introduzione <strong>del</strong>la rete infrastrutturale stradale e ferroviaria in progetto, componendo<br />

un quadro generale di ciò che andrà ad insistere sul <strong>Parco</strong> e sulle sue sensibilità ambientali e territoriali,<br />

stimando gli effetti attesi dagli scenari progettuali individuati (compreso quello di congelamento <strong>del</strong>la<br />

situazione attuale) e verificandone la compatibilità e sostenibilità nel medio periodo.<br />

L’obiettivo che ci si prefigge è quello di fornire gli indirizzi (o proporre eventuali contro-proposte agli scenari<br />

prospettati) per garantire un elevato livello di protezione <strong>del</strong>l’ambiente e di contribuire all’integrazione di<br />

considerazioni ambientali all’atto <strong>del</strong>l’elaborazione e <strong>del</strong>l’adozione di piani e programmi, al fine di promuovere


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

290<br />

uno sviluppo sostenibile.<br />

I 47 Comuni e i rappresentanti <strong>del</strong>le tre Province <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, nel corso <strong>del</strong>la seduta di Assemblea consortile<br />

<strong>del</strong> 30 settembre 2006, all’unanimità hanno approvato i contenuti tecnici <strong>del</strong>la Valutazione Ambientale<br />

Strategica dei programmi di sviluppo <strong>del</strong> sistema di trasporto.<br />

8 Abbiategrasso 0,0 9,1 28,7 37,8 7,7% 7,7 6%<br />

8 Abbiategrasso 0,0 9,1 28,7 37,8 7,7% 7,7 6%<br />

Gli indicatori<br />

PROVINCIA<br />

PROVINCIA<br />

5,1 21,0 90,5 116,6 23,8% 27,6 22%<br />

MILANO<br />

Estensione <strong>del</strong>la rete infrastrutturale 5,1 21,0 nel <strong>Parco</strong> 90,5 <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> 116,6 23,8% 27,6 22%<br />

MILANO<br />

9 Vigevano 0,0 21,8 27,4 49,2 10,0% 9,8 8%<br />

Per 9 comodità Vigevano espositiva, i dati 0,0 vengono 21,8 riferiti a 13 27,4 subaree in cui 49,2 è stato 10,0% suddiviso il territorio 9,8 <strong>del</strong> 8% <strong>Parco</strong> (prese<br />

10 Garlasco 0,0 3,9 33,3 37,2 7,6% 6,0 5%<br />

come 10 Garlasco riferimento in sede di 0,0 Valutazione 3,9 Ambientale 33,3 Strategica) 37,2 e di seguito 7,6% elencate, ciascuna 6,0 corrispondente<br />

5%<br />

ad una 11 aggregazione Bereguardo di Comuni 6,7 gravitanti su 1,9 un polo urbano 16,7 locale 25,3 (centroide). 5,2% 0,0 0%<br />

11 Bereguardo 6,7 1,9 16,7 25,3 5,2% 0,0 0%<br />

Per ciascuna 12 Pavia di Sud queste aree si 12,9 riporta l’estensione 1,9 <strong>del</strong>la 30,0 rete stradale 44,8 e ferroviaria. 9,1% 16,0 13%<br />

12 Pavia Sud 12,9 1,9 30,0 44,8 9,1% 16,0 13%<br />

Nella determinazione 13 Pavia <strong>del</strong>la rete 7,8 stradale si 19,2 sono considerate 35,3 le autostrade, 62,3 la 12,7% rete stradale 17,5 primaria 14% costituita<br />

dalle 13 Pavia strade extraurbane di 7,8 collegamento 19,2<br />

PROVINCIA PAVIA 27,4 48,7 e la rete 35,3 stradale 142,7 secondaria 62,3 12,7%<br />

218,8 rappresentata 17,5<br />

44,6% dalle 49,3 principali 14%<br />

40% strade<br />

urbane. PROVINCIA<br />

PARCO E’ da PAVIA precisare che 27,4 la zonizzazione 48,7 adottata 142,7 non tiene 218,8 conto degli 44,6% spostamenti 49,3 interni ai 40% Comuni, ed<br />

51,0 101,5 338,3 490,8 100,0% 123,9 100%<br />

anche PARCO LOMBARDO di quelli fra Comuni 51,0 contermini, 101,5 appartenenti 338,3 ad una medesima 490,8 zona 100,0% di traffico. 123,9 100%<br />

LOMBARDO Tabella 14.2: Estensione <strong>del</strong>la rete stradale e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Tabella 14.2: Estensione <strong>del</strong>la rete stradale e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Figura 14.1: Estensione <strong>del</strong>la rete stradale e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

Autostrade<br />

Autostrade<br />

st. extraurbane<br />

st. extraurbane<br />

strade urbane<br />

strade urbane<br />

rete ferroviaria<br />

rete ferroviaria<br />

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0<br />

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0<br />

k m<br />

Figura 14.2: Estensione <strong>del</strong>la rete k mstradale<br />

e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Figura 14.2: Estensione <strong>del</strong>la rete stradale e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Figura 14.2: Estensione <strong>del</strong>la rete stradale e ferroviaria nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> – suddivisione per<br />

Province.<br />

km<br />

400,0<br />

400,0<br />

300,0<br />

300,0<br />

km<br />

200,0<br />

200,0<br />

100,0<br />

100,0<br />

Estensione reti infrastrutturali<br />

Estensione reti infrastrutturali<br />

suddivisione per province<br />

0,0<br />

0,0 PROV. VA<br />

PROV. VA<br />

PROV. MI<br />

PROV. MI<br />

PROV. PV<br />

PROV. PV<br />

PARCO<br />

PARCO LOMBARDO<br />

LOMBARDO<br />

Autostrade<br />

Autostrade st. extraurbane<br />

st. extraurbane<br />

st. strade extraurbane urbane<br />

strade<br />

rete<br />

urbane<br />

ferroviaria<br />

rete strade ferroviaria urbane<br />

rete ferroviaria


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

291<br />

Domanda di mobilità<br />

Soltanto una piccola parte degli spostamenti che avvengono all’interno <strong>del</strong>l’area protetta hanno origine o<br />

destinazione nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stesso. Di fatto, da una simulazione <strong>del</strong>la domanda di mobilità effettuata<br />

sulla base dei dati disponibili per il periodo 2001/2002, si osserva che:<br />

gli spostamenti interni al <strong>Parco</strong> (scambi fra le sub-zone) sono poco più di 90 mila, ovvero meno <strong>del</strong>lo 0,5%<br />

<strong>del</strong>la domanda di mobilità complessivamente simulata;<br />

gli spostamenti di scambio, con origine nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, sono oltre 320 mila, e corrispondono a circa<br />

l’1,3% <strong>del</strong>la domanda di mobilità totale;<br />

gli spostamenti di scambio, con destinazione nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, rivestono un’importanza analoga;<br />

gli spostamenti con origine e destinazione esterna al <strong>Parco</strong> – oltre 23,5 milioni – costituiscono il 97% <strong>del</strong>la<br />

domanda di mobilità simulata dal mo<strong>del</strong>lo.<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> appare quindi interessato, in prevalenza, da spostamenti di scambio, ovvero da spostamenti<br />

di attraversamento con origine o destinazione nell’area milanese. In tal senso, si può affermare che la domanda<br />

di mobilità gravante sul <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> si associa soprattutto alla presenza <strong>del</strong>le aree urbane contermini, ed in<br />

particolare <strong>del</strong>l’importante “vicino” rappresentato dal capoluogo regionale lombardo, che rappresenta il recapito<br />

di una consistente quota degli spostamenti, sia di scambio che di attraversamento, che riguardano il <strong>Parco</strong>.<br />

In termini di ripartizione modale, si può osservare (Tab. 14.1) che la quota di spostamenti serviti dal trasporto<br />

pubblico è pari, in media, al 22%. Essa risulta tuttavia leggermente differenziata a seconda <strong>del</strong>la componente<br />

di domanda in esame, con il valore minimo (19%) raggiunto nel caso degli spostamenti interni al <strong>Parco</strong>, e<br />

quello massimo (22,1%) nel caso degli spostamenti con origine e destinazione esterna (quest’ultimo valore<br />

appare fortemente influenzato dalle buone prestazioni <strong>del</strong> trasporto pubblico all’interno <strong>del</strong>l’area urbana di<br />

Milano, che compensano quote modali più ridotte, caratteristiche di altri ambiti).<br />

Tabella 14.1: Ripartizione modale <strong>del</strong>la domanda di traffico attuale.<br />

Ripartizione modale per componente di domanda<br />

Componente privato pubblico Totale % pubblico<br />

Spostamenti interni 75.213 17.618 92.832 19,0%<br />

Uscite dal territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> 261.447 64.116 325.563 19,7%<br />

Entrate nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> 261.447 67.683 329.131 20,6%<br />

Spostamenti esterni 18.495.042 5.249.553 23.744.595 22,1%<br />

TOTALE 19.093.150 5.398.971 24.492.121 22,0%<br />

Volumi di traffico<br />

Per quanto concerne i flussi di traffico assegnati alla rete, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> risente <strong>del</strong>la sua localizzazione<br />

nell’ambito di un’urbanizzazione diffusa che include, oltre a Milano, l’intera area pedemontana lombarda da<br />

Varese a Brescia; la “nebulosa” <strong>del</strong> traffico stradale (ma anche ferroviario) che insiste in quest’area rappresenta<br />

il recapito fondamentale dei corridoi interregionali che attraversano il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, ed in particolare <strong>del</strong>le<br />

direttrici seguenti: Arona-Gallarate-Milano, Novara-Gallarate-Varese, Novara-Milano, Vigevano-Milano, Pavia-<br />

Milano.<br />

Le aree a più elevata densità di traffico si individuano laddove tali direttrici oltrepassano l’asta fluviale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,<br />

interessando i territori posti alla sua destra orografica. Tali “pennacchi” tendono ad addensarsi ulteriormente<br />

in corrispondenza <strong>del</strong>le principali città, quali Vigevano e soprattutto Pavia, che rappresenta l’unica area urbana<br />

collocata direttamente sull’asta fluviale.<br />

Le zone centrali appaiono invece – soprattutto in destra orografica – relativamente libere dalla pressione <strong>del</strong><br />

traffico stradale e ferroviario, in particolare nella fascia di 4-5 km dal fiume.<br />

In termini aggregati, il volume di traffico complessivamente gravante sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> può<br />

Determinante<br />

essere stimato in circa 5,5 milioni di veicoli-km/giorno (vkm/giorno); il traffico si concentra soprattutto nelle<br />

sub-zone Effetti corrispondenti all’area COSTRUZIONE urbana di Pavia (22%) INFRASTRUTTURA ed a quella di Gallarate (19%), TRAFFICO seguite, nell’ordine,<br />

da Somma Lombardo, Abbiategrasso, Lonate Pozzolo, Castano Primo, ecc. Le sub-zone interessate invece dai<br />

flussi minori sono quelle di Bereguardo (2,1%) Consumo e Garlasco diretto (2,9%). di ambiente Consumi energetici ed emissioni<br />

In termini DIRETTI di intensità di traffico Impatti (TGM potenziali<br />

Frammentazione ecologica e di gas serra.<br />

medio sulla territoriale rete, ottenuto dividendo il volume Emissione di traffico di inquinanti per l’estensione<br />

INDIRETTI<br />

dei cantieri<br />

Intrusioni critiche in contesti<br />

paesistici sensibili<br />

Induzione di sprawl e<br />

generazione di nuovo traffico<br />

atmosferici.<br />

Generazione di rumore<br />

Induzione di flussi in altre parti<br />

<strong>del</strong>la rete<br />

Aumento dei rischi connessi alla<br />

diffusione di organismi patogeni


6 Cuggiono 189.710 30.912 4.874 225.496 4,1% 17,8 12.672 2.099,5 107,4<br />

7 Magenta 0 264.925 77.587 342.512 6,2% 27,1 12.651 6.666,6 51,4<br />

8 Abbiategrasso 0 337.068 101.401 438.469 8,0% 37,7 11.620 10.407,0 42,1<br />

PROVINCIA MILANO 189.710,0 935.349,0 276.227,0 1.401.286,0 25,5%<br />

9 Vigevano<br />

10 Garlasco<br />

0<br />

0<br />

168.485<br />

136.861<br />

130.961 299.446<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

22.703 159.564<br />

5,5%<br />

2,9%<br />

49,2<br />

37,2<br />

6.084<br />

4.289<br />

7.052,7<br />

2.398,9<br />

42,5<br />

66,5<br />

11 Bereguardo 81.963 26.496 4.496<br />

292<br />

112.955 2,1% 25,3 4.471 1.183,5 95,4<br />

12 Pavia Sud 305.642 234.670 6.742 547.054 10,0% 44,8 12.220 5.850,9 93,5<br />

13 Pavia 88.724 338.332 238.730 665.786 12,1% 62,3 10.683 16.605,0 40,1<br />

complessiva <strong>del</strong>la rete in ciascuna sub-zona), i valori si mantengono quasi sempre intorno a 10-12.000 vkm/<br />

giorno per km di rete. Fanno eccezione, da un lato, Gallarate (oltre 20.000 vkm/km) e, dall’altro, Bereguardo,<br />

Garlasco e Vigevano (4-6.000 vkm/km).<br />

PROVINCIA PAVIA 476.329,0 904.844,0 403.632,0 1.784.805,0 32,5%<br />

PARCO LOMBARDO 1.227.131 3.185.916 1.076.607 5.489.654 100,0% 490,7 142.992 104.244,6 52,7<br />

Tabella 14.5: Flussi di traffico stradale nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Figura 14.3: Intensità di traffico (ottenuto dividendo il volume di traffico per l’estensione complessiva<br />

120,0<br />

<strong>del</strong>la rete in ciascuna sub-zona)<br />

km/h<br />

vh/giorno<br />

100,0 25.000,0<br />

80,0 20.000,0<br />

60,0<br />

15.000,0<br />

40,0<br />

10.000,0<br />

20,0<br />

5.000,0<br />

0,0<br />

0,0<br />

1 Sesto<br />

Calende<br />

1 Sesto Calende<br />

2 Somma<br />

2<br />

Lombardo<br />

Somma<br />

Lombardo<br />

3 Gallarate<br />

3 Gallarate<br />

4 Lonate<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

Pozzolo<br />

5 Castano Primo<br />

5 Castano Primo<br />

6 Cuggiono<br />

6 Cuggiono<br />

7 Magenta<br />

7 Magenta<br />

8 Abbiategrasso<br />

8 Abbiategrasso<br />

Figura 14.5: Velocità media di percorrenza.<br />

Figura 14.4: Intensità di traffico (ottenuto dividendo il volume di traffico per l’estensione complessiva <strong>del</strong>la rete in<br />

Figura 14.4: Volumi di traffico stradale nel ciascuna <strong>Parco</strong> sub-zona) <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, suddivisi per zone.<br />

13 Pavia<br />

12 12 Pavia Sud<br />

11 11 Bereguardo<br />

10 10 Garlasco<br />

9 9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 5 Castano Primo<br />

4 Lonate 4 Lonate Pozzolo<br />

3 3 Gallarate<br />

2 2 Somma Lombardo<br />

1 1 Sesto Calende<br />

9 Vigevano<br />

9 Vigevano<br />

10 Garlasco<br />

10 Garlasco<br />

11<br />

11<br />

Bereguardo<br />

Bereguardo<br />

0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000 1.200.000<br />

vkm/giorno<br />

Figura 14.7: Volumi di traffico stradale nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, suddivisi per zone.<br />

12 12 Pavia Pavia Sud Sud<br />

13 13 Pavia Pavia<br />

Autostrade<br />

st. extraurbane<br />

strade urbane<br />

8<br />

9


Ripartizione modale per componente di domanda<br />

Componente privato pubblico Totale % pubblico<br />

Spostamenti interni 75.213 17.618 92.832 19,0%<br />

Uscite dal territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> 261.447 64.116 325.563 19,7%<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

Entrate nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> 261.447 67.683 329.131 20,6%<br />

293<br />

Spostamenti esterni 18.495.042 5.249.553 23.744.595 22,1%<br />

TOTALE 19.093.150 5.398.971 24.492.121 22,0%<br />

Approfondimento<br />

PRINCIPALI IMPATTI AMBIENTALI DEI SISTEMI DI TRASPORTO<br />

I sistemi di trasporto esercitano sull’ambiente naturale e costruito ad essi circostanti un insieme di impatti<br />

assai articolato al suo interno.<br />

Una generica check-list di tali impatti può essere differenziata, innanzi tutto, a seconda <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong><br />

fattore di pressione in esame. In particolare, di norma è possibile tracciare una distinzione generale fra:<br />

gli effetti associati alla costruzione <strong>del</strong>l’infrastruttura;<br />

gli effetti associati alla semplice esistenza <strong>del</strong>l’infrastruttura di trasporto;<br />

gli effetti direttamente correlati ai suoi livelli di utilizzo (cioè ai livelli di traffico).<br />

Tali impatti possono poi essere ulteriormente suddivisi in diretti ed indiretti, reversibili ed irreversibili.<br />

Determinante<br />

Effetti COSTRUZIONE INFRASTRUTTURA TRAFFICO<br />

DIRETTI<br />

INDIRETTI<br />

Impatti potenziali<br />

dei cantieri<br />

Consumo diretto di ambiente<br />

Frammentazione ecologica e<br />

territoriale<br />

Intrusioni critiche in contesti<br />

paesistici sensibili<br />

Induzione di sprawl e<br />

generazione di nuovo traffico<br />

Consumi energetici ed emissioni<br />

di gas serra.<br />

Emissione di inquinanti<br />

atmosferici.<br />

Generazione di rumore<br />

Induzione di flussi in altre parti<br />

<strong>del</strong>la rete<br />

Aumento dei rischi connessi alla<br />

diffusione di organismi patogeni<br />

IMPATTI POTENZIALI DEI CANTIERI<br />

Tra gli impatti ed i rischi potenziali è necessario ricordare quelli connessi ai cantieri per la realizzazione <strong>del</strong>le<br />

opere infrastrutturali. I cantieri infatti producono in sé una serie di impatti indesiderati quali la compattazione<br />

e modifica <strong>del</strong> suolo, la realizzazione di cave di prestito e discariche, il rumore, il traffico aggiuntivo sulla<br />

viabilità locale. La maggior parte di questi impatti sono mitigabili con l’adozione di opportuni provvedimenti,<br />

altri sono inevitabili.<br />

La sussistenza e l’entità di tali impatti è innanzitutto connessa alla tipologia <strong>del</strong>l’intervento (realizzazione<br />

di una nuova costruzione, ristrutturazione di un’infrastruttura esistente o modifiche locali) e alla tipologia<br />

<strong>del</strong>l’infrastruttura (in termini di dimensione e scelte progettuali).<br />

Vanno inoltre considerati i potenziali rischi connessi alla realizzazione <strong>del</strong>l’infrastruttura, quali ad esempio:<br />

le possibili sinergie negative degli effetti di cantieri diversi tra loro contemporanei e vicini;<br />

la possibilità che i lavori di un cantiere si interrompano a metà, ad esempio per la mancata copertura <strong>del</strong>le<br />

risorse economiche necessarie al completamento <strong>del</strong>l’opera, prolungando indebitamente nel tempo gli<br />

impatti negativi; la dimensione degli impatti da cantiere è infatti, per definizione, temporanea e dipendente<br />

dalla durata <strong>del</strong> cantiere stesso.<br />

IMPATTI LEGATI ALLA PRESENZA DELLE INFRASTRUTTURE<br />

Il consumo diretto di ambiente<br />

Le opere infrastrutturali realizzate in un dato territorio si traducono, a vario titolo, in consumi diretti <strong>del</strong>le unità<br />

ambientali preesistenti. Tale impatto è riscontrabile, per definizione, in qualsiasi tipologia di infrastruttura che<br />

richiede la realizzazione di opere sul terreno.<br />

Il consumo è evidentemente in relazione con la categoria dimensionale <strong>del</strong>l’opera (es. il numero di corsie di<br />

una strada) e con la sua tipologia strutturale (es. tratti in rilevato, o in galleria, o in viadotto).<br />

A tale riguardo è anche necessario considerare, oltre all’opera primaria, anche quelle collegate che in<br />

qualche caso possono essere particolarmente significative, ad esempio svincoli o allacciamenti alla viabilità<br />

esistente.<br />

In termini generali il parametro che consente una stima di tali impatti è la superficie occupata (ad esempio


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

294<br />

espressa in ettari), e la sua importanza è da valutare anche, oltre che nelle dimensioni assolute, anche in<br />

ragione <strong>del</strong>la qualità relativa <strong>del</strong>le unità ambientali consumate.<br />

La frammentazione ecologica e territoriale<br />

Un problema di carattere generale, che investe l’intera rete <strong>del</strong>le infrastrutture lineari di trasporto, è la<br />

frammentazione degli ecosistemi, ritenuta dalla scienza e, più recentemente, anche dalle politiche ambientali,<br />

una <strong>del</strong>le cause più importanti di progressiva riduzione e scomparsa <strong>del</strong>le specie animali e vegetali. Tali<br />

sistemi fungono infatti da barriera, a volte invalicabile, per molte specie selvatiche determinando, oltre alla<br />

scomparsa degli habitat naturali, anche il progressivo isolamento <strong>del</strong>le specie animali ivi presenti.<br />

Il livello di problematicità è legato alla tipologia strutturale (tratti in rilevato sono più critici rispetto a tratti<br />

in viadotto o in galleria) ed alle dimensioni. Qualora l’ampiezza <strong>del</strong>le opere sia rilevante (come nel caso di<br />

strade a quattro o più corsie), può prodursi una frammentazione degli ecosistemi naturali presenti, ma anche<br />

<strong>del</strong> territorio fruito dalle popolazioni. Il problema può essere particolarmente grave in un territorio quale<br />

quello <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ove le esigenze di tipo ecologico sono elevate (ma tale requisito non dovrebbe<br />

essere richiesto solo ad un territorio a <strong>Parco</strong>) e dove esiste un disegno di rete ecologica che rischia di essere<br />

in molti punti frammentato e interrotto.<br />

Induzione di sprawl<br />

Oltre agli effetti diretti legati alla realizzazione e alla presenza di infrastrutture di trasporto vanno considerati<br />

anche quelli indiretti. A tale riguardo assume senza dubbio rilevanza il tema <strong>del</strong>le infrastrutture (in particolare<br />

quelle stradali) come generatrici prioritarie di sprawl, ovvero di una incremento di nuovi insediamenti con<br />

conseguente consumo di suolo e produzione di effetti negativi: perdita di valori ambientali preesistenti,<br />

impermeabilizzazioni <strong>del</strong> suolo ed alterazione dei flussi idrici ordinari, frammentazione ecologica, ecc.<br />

Consumi energetici<br />

Per quanto concerne i consumi energetici, essi sono risultati pari, nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, a circa 325 tonnellate<br />

equivalenti di petrolio al giorno (tep/giorno), che diventano circa 410 tep/giorno includendo le aree incluse nel<br />

<strong>Parco</strong> Piemontese in Provincia di Novara. Rapportato ad un orizzonte annuo, questo valore corrisponde a circa<br />

130-140 mila tep/anno: un valore che può ritenersi <strong>del</strong> tutto coerente con i dati statistici relativi alle vendite di<br />

benzina e gasolio autotrazione a livello provinciale (Secondo il Bollettino Petrolifero nel 2001, l’insieme <strong>del</strong>le<br />

Province di Milano, Varese, Pavia e Novara, ha consumato circa 1,5 milioni di t di benzina e circa 1,9 milioni di<br />

t di gasolio autotrazione, per un totale di circa 3,5 Mtep/anno. Rapportato a tale valore, il consumo energetico<br />

all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è pari al 4% circa).<br />

Tabella 14.2: Consumi ed emissioni attuali nell’area di studio<br />

Zona<br />

1 Sesto Calende<br />

2 Somma Lombardo<br />

3 Gallarate<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

5 Castano Primo<br />

6 Cuggiono<br />

7 Magenta<br />

8 Abbiategrasso<br />

9 Vigevano<br />

10 Garlasco<br />

11 Bereguardo<br />

12 Pavia Sud<br />

13 Pavia<br />

PARCO LOMBARDO<br />

Benzina<br />

t/giorno<br />

10,78<br />

21,73<br />

47,28<br />

14,41<br />

15,07<br />

9,64<br />

12,39<br />

17,17<br />

11,75<br />

5,27<br />

5,08<br />

22,52<br />

28,48<br />

221,57<br />

Consumi Emissioni<br />

Gasolio<br />

t/giorno<br />

4,11<br />

8,21<br />

17,49<br />

5,41<br />

5,60<br />

3,69<br />

4,65<br />

6,27<br />

4,37<br />

2,00<br />

1,94<br />

8,59<br />

10,18<br />

82,50<br />

TOT<br />

tep/giorno<br />

15,94<br />

32,00<br />

69,19<br />

21,18<br />

22,07<br />

14,26<br />

18,20<br />

25,03<br />

17,20<br />

7,79<br />

7,51<br />

33,29<br />

40,71<br />

324,37<br />

CO2<br />

kg/giorno<br />

47,2<br />

92,5<br />

198,6<br />

60,8<br />

62,8<br />

42,2<br />

52,0<br />

70,8<br />

48,6<br />

22,6<br />

22,1<br />

98,1<br />

114,8<br />

933,0<br />

CO<br />

kg/giorno<br />

949,5<br />

2455,6<br />

6151,3<br />

1573,8<br />

1844,1<br />

991,1<br />

1367,9<br />

2191,2<br />

1531,1<br />

484,5<br />

552,9<br />

2286,4<br />

3827,8<br />

26207,2<br />

COV<br />

kg/giorno<br />

89,4<br />

217,5<br />

496,7<br />

173,9<br />

199,7<br />

60,3<br />

153,0<br />

234,6<br />

161,3<br />

52,6<br />

34,7<br />

156,1<br />

369,0<br />

2398,8<br />

NOx<br />

kg/giorno<br />

279,3<br />

514,5<br />

1100,3<br />

313,4<br />

303,0<br />

270,9<br />

264,8<br />

336,2<br />

233,0<br />

133<br />

136,5<br />

615,3<br />

561,7<br />

5062,1<br />

PM<br />

kg/giorno<br />

6,5<br />

14,5<br />

34,3<br />

7,4<br />

7,9<br />

7,9<br />

6,3<br />

9,0<br />

6,5<br />

2,6<br />

4,3<br />

17,4<br />

16,9<br />

141,5


9 Vigevano 11,75 4,37 17,20 48,6 1531,1 161,3 233,0 6,5<br />

10 Garlasco 5,27 2,00 7,79 22,6 484,5 52,6 133, 2,6<br />

11 Bereguardo 5,08 1,94 7,51 22,1 552,9 34,7 136,5 4,3<br />

12 Pavia Sud 22,52 8,59 33,29 TRASPORTI E MOBILITA’ 98,1 2286,4 156,1 615,3 17,4<br />

13 Pavia 28,48 10,18 40,71 295114,8<br />

3827,8 369,0 561,7 16,9<br />

PARCO LOMBARDO 221,57 82,50 324,37 933,0 26207,2 2398,8 5062,1 141,5<br />

Tabella 14.11: Consumi ed emissioni attuali nell’area di studio<br />

In termini relativi, la distribuzione dei consumi energetici segue abbastanza fe<strong>del</strong>mente quella dei flussi di<br />

In termini traffico relativi, stradale la distribuzione (Fig. 14.5): le massime dei consumi concentrazioni energetici si manifestano segue abbastanza nelle due aree fe<strong>del</strong>mente urbane di Pavia quella (74 tep/ dei flussi di<br />

traffico stradale: giorno) e le Gallarate massime (69 concentrazioni tep/giorno), seguite si dalle manifestano zone di Somma nelle Lombardo, due aree urbane Abbiategrasso, di Pavia Castano (74 Primo, tep/giorno) e<br />

Gallarate (69 Lonate tep/giorno), Pozzolo, ecc. I seguite valori minimi dalle – zone <strong>del</strong>l’ordine di Somma dei 7-8 tep/giorno Lombardo, – si rilevano, Abbiategrasso, invece, nelle Castano zone di Garlasco Primo, Lonate<br />

Pozzolo, ecc e Bereguardo. I valori minimi – <strong>del</strong>l’ordine dei 7-8 tep/giorno – si rilevano, invece, nelle zone di Garlasco e<br />

Bereguardo.<br />

Figura 14.5: Andamento dei consumi energetici attuali nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

0 20 40<br />

tep/giorno<br />

60 80<br />

Figura 14.9: Andamento dei consumi energetici attuali nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Emissioni di inquinanti atmosferici<br />

Emissioni Considerazioni di inquinanti abbastanza atmosferici simili valgono anche per le emissioni dei singoli inquinanti, anche se in alcuni<br />

Considerazioni casi (quali abbastanza per la CO simili ed i valgono COV) è possibile anche per osservare le emissioni una certa dei penalizzazione singoli inquinanti, <strong>del</strong>le zone anche a più se elevata in alcuni casi<br />

(quali per concentrazione la CO ed i di COV) traffico è urbano possibile (Pavia, osservare Gallarate), mentre una certa in altri penalizzazione (in particolare per <strong>del</strong>le la NOx) zone ad a essere più elevata<br />

concentrazione penalizzate di traffico sono piuttosto urbano le zone (Pavia, che Gallarate), si caratterizzano mentre per una in forte altri incidenza (in particolare di traffico autostradale, per la NOx) con ad essere<br />

penalizzate velocità sono medie piuttosto elevate le (Cuggiono, zone che Bereguardo). si caratterizzano per una forte incidenza di traffico autostradale, con<br />

velocità medie Una conseguenza elevate (Cuggiono, non secondaria Bereguardo). di questa situazione è che le aree a più intenso traffico urbano e/o<br />

Una conseguenza autostradale, non ad esempio secondaria Gallarate, di questa rappresentano situazione una quota è che di consumi le aree ed emissioni a più intenso atmosferiche traffico rispetto urbano al e/o<br />

autostradale, totale ad <strong>del</strong> esempio <strong>Parco</strong> sistematicamente Gallarate, rappresentano più elevata di quella una che quota contraddistingue di consumi i ed corrispondenti emissioni volumi atmosferiche di traffico. rispetto<br />

al totale <strong>del</strong> La condizione <strong>Parco</strong> sistematicamente opposta si verifica invece più elevata per le zone di che quella presentano che contraddistingue una più elevata incidenza i corrispondenti di condizioni di volumi di<br />

traffico. La marce condizione extraurbane opposta fluide, quali si verifica in particolare invece Garlasco per e le Lonate zone Pozzolo. che presentano una più elevata incidenza di<br />

condizioni di marce extraurbane fluide, quali in particolare Garlasco e Lonate Pozzolo.<br />

<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

Consumi energetici<br />

Approfondimento<br />

LE EMISSIONI Approfondimento: DI GAS SERRA LE EMISSIONI E I TRASPORTI DI GAS SERRA E I TRASPORTI<br />

Le emissioni di gas serra sono responsabili di cambiamenti climatici su scala planetaria; le deposizioni di<br />

inquinanti ad azione acidificante invece hanno effetti nocivi sulla vegetazione, sulle acque superficiali, sui<br />

terreni ed hanno un’azione corrosiva su edifici e monumenti.<br />

Ossidi di azoto (NOX), composti organici volatili non metanici (COVNM) e monossido di carbonio (CO) - a<br />

seguito di reazioni fotochimiche favorite nei mesi estivi, caratterizzati da intenso irraggiamento solare ed<br />

elevate temperature - portano alla formazione di ozono troposferico, forte ossidante responsabile di problemi<br />

all’apparato respiratorio umano e all’apparato fotosintetico <strong>del</strong>le piante.<br />

Nonostante nell’ultimo decennio si sia assistito alla diminuzione <strong>del</strong>le emissioni per unità di veicolo, grazie<br />

ai progressi tecnologici <strong>del</strong>l’industria automobilistica, le emissioni totali dovute ai trasporti sono state<br />

maggiormente influenzate dall’incremento <strong>del</strong> parco veicolare e <strong>del</strong>la domanda di mobilità. Oggi a livello<br />

europeo, il settore dei trasporti produce il 28% <strong>del</strong>le emissioni di CO2; l’84% di questa quantità è generata<br />

dai veicoli stradali e il 13% dagli aerei.Attualmente la problematica più rilevante legata ai trasporti riguarda<br />

la produzione di particolato fine (PM10): la principale fonte di particolato è infatti costituita dal traffico stradale,<br />

che in Lombardia genera emissioni pari a circa il 40% <strong>del</strong>le emissioni totali di PM10 in atmosfera. Il settore<br />

trasporti è inoltre secondo solo al settore industriale in quanto ad incidenza sul consumo energetico regionale,<br />

e mostra una quasi totale dipendenza dai prodotti petroliferi (benzina e gasolio) nel trasporto su gomma.<br />

Le emissioni di gas serra sono responsabili di cambiamenti climatici su scala planetaria; le deposizioni di inquinanti ad<br />

azione acidificante invece hanno effetti nocivi sulla vegetazione, sulle acque superficiali, sui terreni ed hanno un’azione<br />

corrosiva su edifici e monumenti.<br />

Ossidi di azoto (NOX), composti organici volatili non metanici (COVNM) e monossido di carbonio (CO) - a seguito di<br />

reazioni fotochimiche favorite nei mesi estivi, caratterizzati da intenso irraggiamento solare ed elevate temperature - portano<br />

alla formazione di ozono troposferico, forte ossidante responsabile di problemi all’apparato respiratorio umano e all’apparato<br />

fotosintetico <strong>del</strong>le piante.<br />

Nonostante nell’ultimo decennio si sia assistito alla diminuzione <strong>del</strong>le emissioni per unità di veicolo, grazie ai progressi<br />

tecnologici <strong>del</strong>l’industria automobilistica, le emissioni totali dovute ai trasporti sono state maggiormente influenzate<br />

<br />

14


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

Figura 14.6: Andamento Figura <strong>del</strong>le emissioni 14.10: Emissioni attuali nel di CO2 <strong>Parco</strong> a <strong>del</strong> livello <strong>Ticino</strong>europeo<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

296<br />

Emissioni di CO2<br />

0 50 100 150 200 250<br />

t/giorno<br />

Emissioni di CO<br />

0 2000 4000 6000 8000<br />

0 2000 4000 6000 8000<br />

kg/giorno<br />

0 2000 4000 6000 8000<br />

Emissioni di COV<br />

0 100 200 300 400 500 600<br />

0 100 200 300 400 500 600<br />

kg/giorno<br />

15


13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

297<br />

0 100 200 300 400 500 600<br />

13 Pavia<br />

12 Pavia Sud<br />

11 Bereguardo<br />

10 Garlasco<br />

9 Vigevano<br />

8 Abbiategrasso<br />

7 Magenta<br />

6 Cuggiono<br />

5 Castano Primo<br />

4 Lonate Pozzolo<br />

3 Gallarate<br />

2 Somma Lombardo<br />

1 Sesto Calende<br />

Emissioni di NOX<br />

0 500 1000 1500<br />

kg/giorno<br />

Emissioni di PM10<br />

0 10 20 30 40<br />

kg/giorno<br />

Figura 14.11: Andamento <strong>del</strong>le emissioni attuali nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Approfondimento: LE MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE<br />

Approfondimento<br />

LE MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE AMBIENTALE<br />

A fronte <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>lo scenario trasportistico a cui si assiste all’interno <strong>del</strong>l’area protetta, la risposta<br />

che il <strong>Parco</strong> può dare richiede innanzitutto la valutazione <strong>del</strong> loro significato sociale e <strong>del</strong>la conseguente<br />

opportunità di realizzazione (non sempre tale opportunità appare chiara ed indiscutibile). A tal proposito la<br />

normativa fornisce oggi una serie di strumenti, quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (Direttiva 85/337/<br />

CE) e la Valutazione Ambientale Strategica (Direttiva 2001/42/CE), che possono realmente dare indicazioni<br />

utili per “garantire un elevato livello di protezione <strong>del</strong>l’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni<br />

ambientali all’atto di progettazione degli interventi e di elaborazione e adozione di piani e programmi al<br />

fine di promuovere un mo<strong>del</strong>lo di sviluppo sostenibile”. L’intento di tali valutazioni è quello di considerare<br />

congiuntamente l’ambiente, quale oggetto primario, le componenti economiche e quelle sociali nella<br />

consapevolezza che tali elementi, alla base di qualsiasi mo<strong>del</strong>lo di sviluppo, interagiscono tra loro attraverso<br />

conflitti, da risolvere, e sinergie, da valorizzare.<br />

Una volta appurata o subita l’ineluttabilità <strong>del</strong>l’opera, il primo passo nell’iter di analisi riguarda la localizzazione<br />

<strong>del</strong>l’opera stessa. Questa necessaria ed approfondita analisi riguarda tutti gli aspetti coinvolti nell’impatto<br />

<strong>del</strong>l’opera sull’ambiente: foreste e fauna, paesaggio, territorio agricolo, centri abitati, aspetti sociali portando<br />

a definire per ciascun elemento una serie di parametri che aiutino ad individuare il percorso o il sito dove la<br />

A fronte <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>lo scenario trasportistico a cui si assiste all’interno <strong>del</strong>l’area protetta, la risposta che il <strong>Parco</strong><br />

può dare richiede innanzitutto la valutazione <strong>del</strong> loro significato sociale e <strong>del</strong>la conseguente opportunità di realizzazione<br />

(non sempre tale opportunità appare chiara ed indiscutibile). A tal proposito la normativa fornisce oggi una serie di<br />

strumenti, quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (Direttiva 85/337/CE) e la Valutazione Ambientale Strategica<br />

(Direttiva 2001/42/CE), che possono realmente dare indicazioni utili per “garantire un elevato livello di protezione<br />

<strong>del</strong>l’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto di progettazione degli interventi e di<br />

elaborazione e adozione di piani e programmi al fine di promuovere un mo<strong>del</strong>lo di sviluppo sostenibile”. L’intento di tali<br />

valutazioni è quello di considerare congiuntamente l’ambiente, quale oggetto primario, le componenti economiche e quelle<br />

sociali nella consapevolezza che tali elementi, alla base di qualsiasi mo<strong>del</strong>lo di sviluppo, interagiscono tra loro attraverso<br />

conflitti, da risolvere, e sinergie, da valorizzare.<br />

Una volta appurata o subita l’ineluttabilità <strong>del</strong>l’opera, il primo passo nell’iter di analisi riguarda la localizzazione<br />

<strong>del</strong>l’opera stessa. Questa necessaria ed approfondita analisi riguarda tutti gli aspetti coinvolti nell’impatto <strong>del</strong>l’opera<br />

sull’ambiente: foreste e fauna, paesaggio, territorio agricolo, centri abitati, aspetti sociali portando a definire per ciascun<br />

elemento una serie di parametri che aiutino ad individuare il percorso o il sito dove la realizzazione <strong>del</strong>l’opera risulti il<br />

meno impattante possibile. Qui si riapre la negoziazione: infatti non è detto, anzi spesso avviene il contrario, che il <strong>Parco</strong>,<br />

pur subendo l’intervento riesca ad imporre agli altri interlocutori istituzionali ed ai proponenti la soluzione meno<br />

impattante. Spesso interessi economici e spinte locali finalizzate ad ulteriori “sviluppi economici e territoriali” inficiano<br />

l’operato <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e impongono le loro logiche anche nella localizzazione dei manufatti.<br />

Una volta approvato il tracciato o il sito dove realizzare l’opera, il lavoro prosegue nella definizione di dettaglio <strong>del</strong>le<br />

mitigazioni ambientali che riducano e/o limitino gli impatti legati alla realizzazione dei progetti infrastrutturali.<br />

Queste misure sono caratterizzate dalla necessità di applicare le migliori e meno impattanti tecniche costruttive, nonché tutti<br />

quegli accorgimenti utili a “mitigare” l’impatto <strong>del</strong>l’opera nei confronti <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong> paesaggio. Rientrano in questa<br />

categoria di analisi, ad esempio, l’individuazione <strong>del</strong>l’uso di colori e materiali particolari, <strong>del</strong>le mascherature attraverso<br />

cortine di vegetazione, la messa in opera di barriere artificiali o naturali contro rumori, polveri, ecc.<br />

16


TRASPORTI E MOBILITA’<br />

298<br />

realizzazione <strong>del</strong>l’opera risulti il meno impattante possibile. Qui si riapre la negoziazione: infatti non è detto,<br />

anzi spesso avviene il contrario, che il <strong>Parco</strong>, pur subendo l’intervento riesca ad imporre agli altri interlocutori<br />

istituzionali ed ai proponenti la soluzione meno impattante. Spesso interessi economici e spinte locali<br />

finalizzate ad ulteriori “sviluppi economici e territoriali” inficiano l’operato <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e impongono<br />

le loro logiche anche nella localizzazione dei manufatti.<br />

Una volta approvato il tracciato o il sito dove realizzare l’opera, il lavoro prosegue nella definizione di<br />

dettaglio <strong>del</strong>le mitigazioni ambientali che riducano e/o limitino gli impatti legati alla realizzazione dei progetti<br />

infrastrutturali.<br />

Queste misure sono caratterizzate dalla necessità di applicare le migliori e meno impattanti tecniche<br />

costruttive, nonché tutti quegli accorgimenti utili a “mitigare” l’impatto <strong>del</strong>l’opera nei confronti <strong>del</strong> territorio<br />

e <strong>del</strong> paesaggio. Rientrano in questa categoria di analisi, ad esempio, l’individuazione <strong>del</strong>l’uso di colori e<br />

materiali particolari, <strong>del</strong>le mascherature attraverso cortine di vegetazione, la messa in opera di barriere<br />

artificiali o naturali contro rumori, polveri, ecc.<br />

Un cenno particolare meritano le cosiddette opere di deframmentazione (ponti verdi, sottopassi faunistici)<br />

previste e, in alcuni casi realizzate, per ricostituire la continuità ambientale tra aree che rischierebbero<br />

altrimenti di rimanere isolate e ripristinare la permeabilità ecologica per le specie animali e vegetali che le<br />

popolano.<br />

Il passo successivo consiste nella valutazione <strong>del</strong> danno comunque arrecato agli ecosistemi, al paesaggio,<br />

all’ambiente ed ai valori sociali <strong>del</strong>le collettività locali e dunque nella previsione, oltre alle mitigazioni<br />

ambientali, di adeguate compensazioni ambientali.<br />

Con il termine “compensazione ambientale” si devono intendere tutti quegli interventi e realizzazioni, <strong>del</strong><br />

tutto od in parte svincolati dall’opera in progetto, che devono essere realizzati, possibilmente, ma non<br />

necessariamente, in siti vicini all’opera, affinché il valore complessivo <strong>del</strong>l’ambiente naturale e sociale e<br />

<strong>del</strong> paesaggio intaccati non venga nel complesso sminuito ed anzi, se possibile, ne tragga vantaggio o<br />

addirittura aumenti (risolvendo magari situazioni di degrado preesistenti).<br />

Certamente questa procedura costituisce un palliativo laddove non sia possibile contrastare efficacemente<br />

e frenare lo sviluppo infrastrutturale di un’area; non si pretende che la procedura individuata sia la migliore<br />

possibile e sia tale da annullare gli impatti legati allo sviluppo territoriale interno al <strong>Parco</strong>, ma sicuramente è<br />

testimonianza <strong>del</strong>la volontà di instaurare un dialogo e sviluppare una sensibilità negli enti pianificatori rispetto<br />

alle problematiche ambientali. Perché la pianificazione territoriale sia davvero sostenibile è però necessario<br />

che lo sviluppo infrastrutturale di un territorio racchiuda già in sé i concetti di salvaguardia degli ambienti<br />

naturali, di mantenimento <strong>del</strong>la permeabilità ambientale, di conservazione <strong>del</strong>la biodiversità ecc., e non che<br />

questi obiettivi siano perseguibili solo attraverso le opere di mitigazione, compensazione e deframmentazione<br />

eventualmente proposte.<br />

Le attività sostenute e compiute dal <strong>Parco</strong> per la costituzione <strong>del</strong>la propria Rete Ecologica possono essere<br />

funzionalmente ed ecologicamente significative solo se i fondamenti che vi stanno alla base sono condivisi<br />

a tutti i livelli e da tutti i soggetti attivi sul territorio. Viene da sé che, una volta raggiunto tale traguardo, la<br />

razionalizzazione e la corretta pianificazione urbana possono contribuire a salvaguardare i corridoi ecologici<br />

e le aree naturali residue che permangono nel territorio e non costituire invece una minaccia, come purtroppo<br />

spesso ancora avviene.<br />

Trasporto pubblico<br />

Gli elevati flussi di traffico stradale che gravitano sul territorio protetto, legati principalmente al trasporto privato,<br />

rendono necessario un approfondimento sulle linee di trasporto pubblico che attraversano il <strong>Parco</strong> e che<br />

possono costituire, mediante il loro rafforzamento e la loro affermazione, il mezzo privilegiato da utilizzarsi per<br />

raggiungere le località e i punti di interesse presenti al suo interno.<br />

In merito al trasporto ferroviario, si forniscono come indicatori, il numero di collegamenti giornalieri con e senza<br />

stazione di cambio e i tempi di viaggio minimi e massimi; le stazioni di partenza e di arrivo fuori dal territorio<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono state selezionate in ragione <strong>del</strong> loro essere collegate con i Comuni interni all’ambito territoriale<br />

in oggetto (elaborazione a cura <strong>del</strong> Touring Club <strong>It</strong>aliano nell’ambito <strong>del</strong>l’Analisi <strong>del</strong> contesto territoriale e<br />

socioeconomico e <strong>del</strong> potenziale turistico <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> – anno 2006).<br />

Nel complesso, molti dei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> risultano ben collegati con i principali<br />

centri cittadini che lo circondano, in particolare i centri meglio serviti dalle reti ferroviarie sono Gallarate in<br />

provincia di Varese, Abbiategrasso e Magenta in Provincia di Milano.


11 Bereguardo<br />

12 Pavia Sud<br />

13 Pavia<br />

PARCO LOMBARDO<br />

5,08<br />

22,52<br />

28,48<br />

221,57<br />

1,94<br />

8,59<br />

10,18<br />

82,50<br />

7,51<br />

33,29<br />

40,71<br />

324,37 933,0 26207,2<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

Tabella 14.3: Collegamenti ferroviari che danno accesso al <strong>Parco</strong> Lombardo Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

PROV./DEST.<br />

PROVINCIA VARESE<br />

299<br />

22,1<br />

98,1<br />

114,8<br />

552,9<br />

2286,4<br />

3827,8<br />

n° collegamenti<br />

giornalieri diretti<br />

34,7<br />

156,1<br />

369,0<br />

2398,8<br />

136,5<br />

615,3<br />

561,7<br />

5062,1<br />

4,3<br />

17,4<br />

16,9<br />

141,5<br />

n° collegamenti<br />

giornalieri con cambio<br />

feriali festivi feriali festivi<br />

478 410 46 15<br />

PROVINCIA MILANO 545 509 33 22<br />

PROVINCIA PAVIA 275 207 158 133<br />

TOTALE 1298 1126 237 170<br />

L’analisi <strong>del</strong>le autolinee <strong>del</strong> trasporto pubblico che attraversano l’area evidenzia che la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

autolinee utili a raggiungere il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> concentrano il servizio nei giorni feriali e presentano una<br />

frequenza buona o scarsa, con 1.228 corse interurbane nei giorni feriali e 241 corse nei festivi. Trattasi, quindi,<br />

di corse prevalentemente destinate ai lavoratori, in alcuni casi scolastiche, che non offrono collegamenti nei<br />

giorni festivi e che, allo stato, si ritengono poco utili ai fine <strong>del</strong>la fruizione turistica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

La mobilità sostenibile<br />

Il tema <strong>del</strong>la mobilità sostenibile costituisce oggi un argomento strategico, che da anni vede il <strong>Parco</strong> impegnato,<br />

anche tecnicamente, nella promozione e nel supporto alle amministrazioni locali per la realizzazione di percorsi<br />

ciclo-pedonali di collegamento all’interno <strong>del</strong> suo territorio con particolare attenzione ai collegamenti fra<br />

urbanizzato e aree naturali. A questo si aggiunge la volontà di creare collegamenti ciclopedonali verso l’esterno,<br />

ed in particolare con le aree protette contigue così da costituire tracciati preferenziali per la “mobilità lenta” e<br />

per una valorizzazione <strong>del</strong>le risorse ambientali-naturalistiche, oltre che socio-culturali, di un intero territorio (si<br />

citano come esempio il percorso di collegamento ciclopedonale tra il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e il <strong>Parco</strong> Alto Milanese<br />

che investe le Province di Varese e Milano e il progetto di Greenway in Provincia di Pavia). La realizzazione<br />

di un percorso, o meglio ancora, di una rete di percorsi ciclopedonali è polivalente: oltre ad assolvere a scopi<br />

di promozione turistica <strong>del</strong> territorio contribuisce infatti alla valorizzazione paesistica e ambientale <strong>del</strong>l’area<br />

qualora alla realizzazione <strong>del</strong> percorso si associ la riqualificazione e/o la rinaturalizzazione, laddove necessario,<br />

<strong>del</strong>le aree contermini.<br />

A tal fine il <strong>Parco</strong> ha avviato negli ultimi anni il progetto “Vie Verdi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Un bene di tutti” con l’obiettivo<br />

di creare un circuito per la fruizione da parte <strong>del</strong>la popolazione locale e dei visitatori provenienti dalla Regione<br />

Lombardia o da altre zone italiane ed estere, <strong>del</strong> patrimonio naturale (rete sentieristica), integrato con iniziative<br />

a carattere naturalistico, enogastronomico, educativo e promozionale. Il progetto, che nella sua prima fase ha<br />

interessato la zona nord <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è successivamente stata estesa a tutto il territorio <strong>del</strong>l’area protetta (per<br />

maggiori informazioni: www.vieverditicino.it.<br />

Il <strong>Parco</strong> sta inoltre collaborando attivamente con i Comuni per implementare un raccordo tra la propria rete<br />

ciclo-pedonale con le piste ciclabili e i percorsi pedonali comunali. Ad oggi il <strong>Parco</strong> gestisce una rete di percorsi<br />

ciclopedonali che ammonta a circa 660 Km.<br />

Un’altra forma di mobilità sostenibile che il <strong>Parco</strong> sostiene, pur comunque regolamentandola, è la navigazione<br />

lungo i suoi corsi d’acqua (fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi canali). L’attività canoistica e <strong>del</strong>le imbarcazioni tradizionali<br />

condotte a remi (barcé) è sostenuta dal <strong>Parco</strong> in quanto attività turistica ritenuta compatibile con l’ambiente<br />

naturale, con le tradizioni socio-culturali locali e con un equilibrato sviluppo turistico <strong>del</strong> fiume. Secondo quanto<br />

previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in zona T (fiume <strong>Ticino</strong>) e in area F (zona di<br />

divagazione <strong>del</strong> fiume) non è invece consentito navigare con motori di potenza massima di esercizio superiore<br />

a 20 HP, con scooters acquatici, con howercraft. E’ comunque vietata la navigazione con qualsiasi mezzo<br />

motorizzato da un’ora dopo il tramonto a un’ora prima <strong>del</strong> sorgere <strong>del</strong> sole, nonché durante i periodi di piena<br />

ordinaria (900 mc/sec) o superiore. E’ inoltre fatto divieto, anche alle imbarcazioni non a motore, di introdursi<br />

in lanche e mortizze durante il periodo riproduttivo <strong>del</strong>l’avifauna palustre e più precisamente dal 1 marzo al<br />

30 giugno. Sui Navigli è vietata la navigazione privata con natanti aventi potenza superiore a 10 HP effettivi; la<br />

navigazione pubblica è consentita, anche con motori di potenza superiore, previa specifica autorizzazione <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>. Attualmente è in fase di predisposizione uno specifico regolamento per la navigazione nei Parchi <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, un’azione congiunta <strong>del</strong>le aree protette lombarda e piemontese.


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Stato,<br />

Pressione<br />

Pressione<br />

Pressione<br />

Stato,<br />

Risposta<br />

Indicatore<br />

Estensione<br />

<strong>del</strong>la rete<br />

infrastrutturale<br />

Domanda<br />

di<br />

mobilità<br />

Volumi<br />

di<br />

traffico<br />

Consumi<br />

energetici<br />

Emissioni di<br />

inquinanti<br />

atmosferici<br />

Trasporto<br />

pubblico<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Km rete<br />

stradale<br />

Km rete<br />

ferroviaria<br />

Valore<br />

218,8<br />

49,3<br />

n°<br />

spostamenti 24.492.121<br />

Veicoli-km/g 5.489.654<br />

tep/giorno 324,4<br />

Kg/giorno CO2<br />

Kg/giorno CO<br />

Kg/giorno COV<br />

Kg/giorno NOX<br />

Kg/giorno PM<br />

n.<br />

collegamenti<br />

ferroviari<br />

diretti per<br />

l’accesso<br />

al parco<br />

n. corse<br />

giornaliere<br />

linee<br />

interurbane<br />

933,0<br />

26207,2<br />

2398,8<br />

5062,1<br />

141,5<br />

Feriali<br />

1298<br />

Festivi<br />

1126<br />

Feriali<br />

1228<br />

Festivi<br />

241<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

300<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Il giudizio negativo è legato<br />

all’elevato grado di<br />

infrastrutturazione <strong>del</strong> territorio<br />

protetto ed al conseguente<br />

impatto sul territorio<br />

Il giudizio negativo è legato al<br />

fatto che all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> si<br />

registra un numero molto elevato<br />

di spostamenti soprattutto su<br />

mezzi privati<br />

Il giudizio negativo è legato al<br />

fatto che all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> si<br />

registrano volumi di traffico<br />

considerevoli che mal si<br />

conciliano con gli obiettivi di tutela<br />

<strong>del</strong>l’area protetta<br />

I trasporti nel <strong>Parco</strong> richiedono<br />

un consumo di risorse non<br />

rinnovabili non trascurabile, che<br />

giustifica il giudizio negativo<br />

I valori <strong>del</strong>le emissioni inquinanti<br />

legate al traffico nel territorio<br />

protetto raggiungono oggi valori<br />

considerevoli. Le nuove<br />

tecnologie che si stanno<br />

sviluppando nel campo dei<br />

trasporti fanno presumere una<br />

molto parziale diminuzione nel<br />

prossimo futuro <strong>del</strong>le emissioni<br />

veicolari<br />

Il giudizio è, nel complesso,<br />

negativo in quanto il trasporto<br />

pubblico, come servizio offerto<br />

e copertura <strong>del</strong> territorio risulta<br />

ancora carente e da potenziare


Risposta<br />

La mobilità<br />

sostenibile<br />

Km piste<br />

ciclabili e<br />

sentieri<br />

660 circa<br />

TRASPORTI E MOBILITA’<br />

301<br />

Alla luce <strong>del</strong>la pesante e inarrestabile infrastrutturazione <strong>del</strong> territorio protetto, il giudizio complessivo in merito<br />

alla tematica trasporti è da considerarsi fortemente negativo; un’attenuazione di tale giudizio è legata alle<br />

molteplici iniziative in atto a sostegno <strong>del</strong>la mobilità sostenibile e al grado di saturazione già esistente maggior sul<br />

territorio che potrebbe costituire un deterrente per un ulteriore sviluppo e un incentivo per la razionalizzazione<br />

<strong>del</strong>l’esistente.<br />

Tenuto conto dei tempi lunghi che si presume saranno necessari per l’affermazione di politiche di trasporto<br />

“sostenibile” e per l’inversione <strong>del</strong>le tendenze in atto, si assume, allo stato, un andamento peggiorativo Comuni<br />

<strong>del</strong>l’indicatore.<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Il giudizio è mediamente positivo<br />

data che in questi anni il <strong>Parco</strong><br />

ed alcuni Enti locali si sono molto<br />

adoperati per la realizzazione di<br />

piste ciclabili e sentieri. Occorre<br />

però ora un maggior<br />

coinvolgimento e coordinamento<br />

con le azioni sostenute da<br />

Province e Comuni<br />

realizzazione di<br />

piste ciclabili e<br />

sentieri. Occorre<br />

però ora un<br />

coinvolgimento e<br />

coordinamento con<br />

le azioni sostenute<br />

da Province e<br />

Alla luce <strong>del</strong>la pesante e inarrestabile infrastrutturazione <strong>del</strong> territorio protetto, il giudizio complessivo in merito alla<br />

tematica trasporti è da considerarsi fortemente negativo; un’attenuazione di tale giudizio è legata alle molteplici iniziative in<br />

atto a sostegno <strong>del</strong>la mobilità sostenibile e al grado di saturazione già esistente sul territorio che potrebbe costituire un<br />

deterrente per un ulteriore sviluppo e un incentivo per la razionalizzazione <strong>del</strong>l’esistente.<br />

Tenuto conto dei tempi lunghi che si presume saranno necessari per l’affermazione di politiche di trasporto “sostenibile” e<br />

per l’inversione <strong>del</strong>le tendenze in atto, si assume, allo stato, un andamento peggiorativo <strong>del</strong>l’indicatore.


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

303<br />

CAPITOLO 15<br />

RISCHIO INDUSTRIALE


Inquadramento generale<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

305<br />

CAPITOLO 15<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

L’alta concentrazione di siti produttivi è una <strong>del</strong>le caratteristiche che fanno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> una <strong>del</strong>le aree<br />

protette più complesse fra quelle istituite in <strong>It</strong>alia ed in Europa, dovendo garantire da un lato la tutela degli<br />

ambienti naturali e, dall’altro, lo sviluppo sostenibile <strong>del</strong>le attività di produzione industriale, agricola, artigianale,<br />

turistica e commerciale.<br />

La presenza di industrie e siti produttivi, se da un lato produce ricchezza economica per le popolazioni presenti<br />

sul territorio, dall’altro mette a rischio un’altra serie di condizioni irrinunciabili quali la salute e la sicurezza fisica,<br />

il benessere psicologico e la conservazione degli ecosistemi per le generazioni future.<br />

Le attività umane legate alla produzione sono dei fattori che generano <strong>del</strong>le pressioni ambientali dannose su<br />

vari comparti naturali quali aria, acque, suolo, paesaggio, prodotte da sostanze o situazioni che entrano nel<br />

ciclo di produzione.<br />

Il tipo di pressione esercitato porta con sé un pericolo, che si declina nella probabilità di verificarsi di un evento<br />

dannoso, costituendo un rischio.<br />

Si definisce in questo modo il rischio antropogenico, insito nella realizzazione di tutte le attività umane che<br />

comportano una quota di pericolosità, nel cui ambito si può circoscrivere il rischio industriale, ovvero quello<br />

legato alle attività produttive.<br />

Per valutare l’entità di un rischio si considerano due variabili: la probabilità che l’incidente accada e l’intensità<br />

dei danni che questo evento genera.<br />

L’azione di risposta al rischio, e in particolare a quello industriale, poggia su due fattori: la prevenzione e la<br />

mitigazione, la prima interviene nel limitare la probabilità che un evento accada, l’altra mira a mitigare gli effetti<br />

che un evento produce dopo il suo verificarsi.


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

306<br />

Queste due azioni di risposta sono oggetto <strong>del</strong>la disciplina normativa e dei controlli sulla sua applicazione, che<br />

chiamano in causa il ruolo <strong>del</strong> Legislatore e <strong>del</strong>la Pubblica Amministrazione, che devono anche impegnarsi in<br />

una ulteriore azione di risposta che consiste nella promozione di soluzioni tecnologiche che diminuiscano le<br />

pressioni ambientali legate ai cicli di produzione.<br />

Questo approccio che agisce su tre aspetti di gestione <strong>del</strong> rischio (normazione, controllo, promozione) si<br />

definisce “integrato”, nel momento in cui la sua azione viene estesa al controllo di tutti gli agenti o situazioni<br />

potenzialmente inquinanti e non solo alle sostanze o situazioni pericolose.<br />

Da parte <strong>del</strong>le imprese, la risposta per contrastare inquinamento e rischi di incidenti rilevanti (RIR), è di due<br />

tipi: una obbligatoria in ottemperanza a disposizioni di legge o regolamenti di enti preposti per competenza<br />

(Istituzioni nazionali e comunitarie, Comuni, ASL, Vigili <strong>del</strong> Fuoco, Enti gestori di aree protette) ed una volontaria<br />

basata su schemi di certificazione e gestione internazionali o comunitari, quali, principalmente, le norme UNI<br />

EN ISO 14000, la registrazione EMAS II ed i protocolli ECOLABEL.<br />

Gli indicatori<br />

Addetti per settore di attività economica<br />

Nel 2001, nei comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, sono stati censiti 191.777 addetti e 40.731 unità locali, la cui ripartizione sul<br />

territorio è risultata così distribuita:<br />

Tabella 15.1: Distribuzione degli addetti e <strong>del</strong>le unità locali per provincia di appartenenza (elab. dati<br />

ISTAT, 2001).<br />

Addetti<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Varese)<br />

37,6%<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Milano)<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Pavia)<br />

Totale<br />

23,2% 39,2% 100,0%<br />

Unità locali 35,0% 22,4% 42,6% 100,0%<br />

A livello complessivo, l’area presenta una fisionomia produttiva che, in termini occupazionali, si contraddistingue<br />

per un peso ricoperto dalla attività industriali pari al 39,4%, a fronte <strong>del</strong> ruolo preponderante <strong>del</strong> terziario (il<br />

restante 60,6%), articolato per il 14,7% nel commercio e per il 45,9% negli altri servizi.<br />

Questa caratterizzazione appare sostanzialmente in linea con la media regionale che, rispetto alla situazione<br />

appena descritta, presenta alcune lievi differenze (<strong>del</strong>l’ordine di un punto percentuale) proprio relativamente<br />

a questi due comparti, con una piccola sovrarappresentazione nel primo caso e una altrettanto modesta<br />

sottorappresentazione nel secondo. Pressoché simile è l’incidenza dei settori secondari.<br />

Più accentuato è, invece, lo scostamento dall’immagine che, sempre al Censimento, si <strong>del</strong>inea per le province<br />

di Varese, Milano e Pavia per via di un differenziale di quasi 6 punti percentuali nel caso <strong>del</strong>l’industria (39,4%<br />

con una media <strong>del</strong> 33,6%) che, comunque, ADDETTI fa emergere una vocazione relativamente UNITA’ LOCALI meno legata ai servizi,<br />

specie per quanto riguarda quelli più avanzati, come abbastanza diffuso tra le aree sub-metropolitane, che,<br />

in questo, appaiono caratterizzate da una<br />

Settori Settori<br />

sorta di dipendenza gerarchica rispetto a quelle metropolitane e, in<br />

questo specifico caso, a Industria metropoli Commercio <strong>del</strong> calibro di Altri Milano città Totale o a centri Industria quali Pavia. Commercio<br />

Altri<br />

Analizzando il territorio in modo più approfondito servizi emerge un quadro interno piuttosto eterogeneo, servizi Totale<br />

i cui caratteri<br />

principali Comuni possono <strong>Parco</strong> essere così sintetizzati:<br />

(Provincia Varese) 29.748 10.257 32.116 72.121 4.356 3.301 6.613 14.270<br />

Forte dominanza <strong>del</strong>l’industria nei comuni milanesi (50,2%), il cui tessuto produttivo vede questi nuclei<br />

Comuni ancora saldamente <strong>Parco</strong> legati a tali settori, benché, nel corso <strong>del</strong> tempo, vi siano state una evoluzione che ne<br />

(Provincia<br />

ha ridotto<br />

Milano) 22.378 5.887 16.270 44.535 2.810 2.324 3.956 9.090<br />

in maniera, a volte anche piuttosto drastica il peso, con una serie di conseguenze sia in termini<br />

Comuni di competitività, <strong>Parco</strong> sia di emergenze occupazionali. Questi comparti sono importanti anche nella sub-area<br />

(Provincia<br />

varesina (41,2%),<br />

Pavia) 23.423 12.026 39.672 75.121 3.885 4.608 8.878 17.371<br />

mentre, il territorio pavese mostra i valori più contenuti (31,2%).<br />

Comuni Sensibile <strong>Parco</strong> variabilità <strong>del</strong> ruolo 75.549 <strong>del</strong> terziario 28.170 che, se 88.058 non si presenta 191.777 in modo 11.051particolarmente 10.233 19.447 vistoso per 40.731 quanto<br />

riguarda il commercio, si manifesta, invece, passando all’esame gli altri servizi la cui quota è pari al 44,5%<br />

Provincia Varese 149.064 47.770 130.606 327.440 21.463 16.688 33.569 71.720<br />

per la sub-area varesina, al 36,5% per quella milanese e al 52,8% per quella pavese. Il tutto è indice, come<br />

Provincia si accennava Milano di un rapporto 556.680 complesso 302.668 e ancora 930.694 subordinato 1.790.042alle aree 82.084 metropolitane. 87.812 203.665 373.561<br />

Provincia Pavia 61.775 27.452 74.819 164.046 12.325 11.351 19.820 43.496<br />

Provincia VA - Mi - Pv 767.519 377.890 1.136.119 2.281.528 115.872 115.851 257.054 488.777<br />

Lombardia 1.538.064 612.186 1.748.086 3.898.336 230.864 205.325 422.679 858.868


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

307<br />

Distinzione, di alcuni centri per il loro ruolo nell’economia locale, nei quali si osserva una forte concentrazione<br />

<strong>del</strong>l’occupazione <strong>del</strong>l’area, probabilmente in virtù di una serie di funzioni sviluppate dagli stessi nel corso<br />

<strong>del</strong> tempo. Tra questi vanno citati Gallarate e Somma Lombardo in provincia di Varese che contano,<br />

rispettivamente, il 36,6% e il 18,1% degli addetti <strong>del</strong>la sub-area varesina. Relativamente a quella milanese<br />

emerge il ruolo di Abbiategrasso (24,5%) e di Magenta (26,5%) e, infine, di Pavia (49,1%) e Vigevano<br />

(31,2%) in quella pavese.<br />

Addetti e unità locali di produzione per settore di attività economica<br />

Il dato è rilevato da Istat ogni dieci anni, l’ultima rilevazione consiste nell’8° Censimento <strong>del</strong>l’Industria e dei<br />

Sevizi, in attuazione <strong>del</strong>la Legge n. 144 <strong>del</strong> 1999 e <strong>del</strong> Regolamento di esecuzione emanato con il DPR n.<br />

276 <strong>del</strong> 2001.<br />

I dati contenuti nelle varie tavole sono tratti da fonti statistiche di nota affidabilità, scelte in modo tale da<br />

garantire la disponibilità di dati disaggregati a livello comunale (NUTS 5) e omogenei, al fine di consentire<br />

successivi raffronti con qualunque area <strong>del</strong> territorio nazionale.<br />

L’unità di rilevazione <strong>del</strong> censimento 2001 è l’unità locale, ossia il luogo fisico in cui le unità giuridico-economiche<br />

esercitano una o più attività economiche.<br />

Nei dieci anni tra il 1991 ed il 2001 l’economia <strong>del</strong>l’area registra una crescita tanto in termini di addetti, quanto<br />

relativamente alle unità locali. I primi si incrementano di 13.455 occupati (+0,7% annuo), passando da<br />

178.322 a 191.777, le seconde, a partire da un numero pari a 31.728 rilevato nel 1991, aumentano di 9.003<br />

unità (+2,5% annuo), portandosi, così, alle attuali 40.731 (2001).<br />

A fronte di questo risultato complessivo, in cui, si assiste anche ad andamenti discordanti a livello settoriale<br />

(tipico è il caso <strong>del</strong>la contrazione <strong>del</strong>l’occupazione industriale in un contesto che vede crescere, in modo<br />

più o meno accentuato, gli altri comparti), le dinamiche <strong>del</strong> territorio si muovono in linea con i fenomeni di<br />

natura strutturale verificatisi sia a livello regionale sia nelle tre province a cui appartengono i comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>,<br />

sebbene sia possibile osservare, in prima battuta, un grado di trasformazione <strong>del</strong> sistema relativamente più<br />

accentuato rispetto alle due aree sopra citate. Mentre nelle stesse, infatti l’industria perde, rispettivamente,<br />

7,2 e 9,3 punti percentuali a fronte di un incremento di 8,8 e 11,0 punti per gli altri servizi, nel caso dei 47<br />

comuni in esame il ridimensionamento è quantificabile in 11,5 punti percentuali per i settori secondari e di un<br />

incremento di quasi 12 punti per il terziario.<br />

Queste trasformazioni si pongono su di un piano che abbraccia una dimensione di lungo periodo e i cui tratti<br />

salienti possono essere così sintetizzati:<br />

Progressiva terziarizzazione <strong>del</strong>l’economia. Come già anticipato, in questo decennio si è osservata una<br />

vistosa contrazione, in termini di addetti, <strong>del</strong>le attività industriali (-15.236 addetti, cioè un decremento annuo<br />

pari all’1,8% annuo) a fronte di un quadro sostanzialmente stabile nel caso <strong>del</strong> commercio (+1.183 addetti,<br />

pari al +0,4%) e che, invece, si contraddistingue per una marcata crescita degli altri servizi (+ 27.508 addetti,<br />

pari al +3,8%). Quello che si osserva è, pertanto come il saldo positivo complessivamente rilevato sia, di<br />

fatto, la risultante di una serie di tendenze piuttosto diversificate che, compensandosi, hanno portato ad<br />

un risultato positivo che, tuttavia, sottende una serie di implicazioni forti per il tessuto economico locale.<br />

Anche la crescita <strong>del</strong>le unità locali, per quanto comune a tutte e tre le macro-branche di attività economica,<br />

evidenzia un’evoluzione orientata principalmente al terziario. Sebbene queste tendenze siano comuni per<br />

ciascuna <strong>del</strong>le sub-aree esaminate, il territorio varesino vive tale evoluzione in maniera relativamente più<br />

accentuata.<br />

Crescita <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>la piccola e media impresa a fronte di una dinamica nella quale si assiste ad una<br />

riduzione <strong>del</strong>le dimensioni medie <strong>del</strong>le unità locali passate dai 5,6 addetti <strong>del</strong> 1991 ai 4,7 <strong>del</strong> 2001. A livello<br />

settoriale questo fatto è relativamente più evidente nell’industria (che vive un decremento da 8,6 addetti per<br />

unità locale a 6,8) rispetto a quanto, invece, non si possa notare per il commercio, ambito piuttosto stabile<br />

(sale dai 2,7 addetti per unità locale <strong>del</strong> 1991 ai 2,8 <strong>del</strong> 2001), e per gli altri servizi, in cui le dimensioni<br />

medie scendono da 5,4 (1991) a 4,5 addetti per unità locale (2001).<br />

La rilevazione dei dati strutturali <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> permette di dare una misura <strong>del</strong>la concentrazione<br />

produttiva presente sul territorio.


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

Tabella 15.2: Concentrazione produttiva presente sul territorio.<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Varese)<br />

Industria Commercio<br />

308<br />

ADDETTI UNITA’ LOCALI<br />

Settori Settori<br />

Altri<br />

servizi<br />

Totale<br />

Industria Commercio<br />

Altri<br />

servizi<br />

Totale<br />

29.748 10.257 32.116 72.121 4.356 3.301 6.613 14.270<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Milano) 22.378 5.887 16.270 44.535 2.810 2.324 3.956 9.090<br />

Comuni <strong>Parco</strong><br />

(Provincia Pavia) 23.423 12.026 39.672 75.121 3.885 4.608 8.878 17.371<br />

Comuni <strong>Parco</strong> 75.549 28.170 88.058 191.777 11.051 10.233 19.447 40.731<br />

Provincia Varese 149.064 47.770 130.606 327.440 21.463 16.688 33.569 71.720<br />

Provincia Milano 556.680 302.668 930.694 1.790.042 82.084 87.812 203.665 373.561<br />

Provincia Pavia 61.775 27.452 74.819 164.046 12.325 11.351 19.820 43.496<br />

Provincia VA - Mi - Pv 767.519 377.890 1.136.119 2.281.528 115.872 115.851 257.054 488.777<br />

Lombardia 1.538.064 612.186 1.748.086 3.898.336 230.864 205.325 422.679 858.868<br />

Dichiarazioni e attività IPPC dichiarate<br />

La Direttiva europea di riferimento è la 96/61/CE, comunemente nota come Direttiva IPPC, acronimo di<br />

Integrated Pollution Prevention and Control. A livello nazionale, la direttiva è stata recepita dal D.Lgs. 372/99 (cui<br />

hanno fatto seguito successive integrazioni: D.M. 23.11.2001, D.P.C.M. 24.12.2002, D.P.C.M. 24.02.2003).<br />

Le attività produttive oggetto <strong>del</strong>la Direttiva sono raggruppate in sei grandi categorie:<br />

attività energetiche<br />

produzione e trasformazione dei metalli<br />

industria dei prodotti minerali (cemento, amianto, vetro, fibre minerali, prodotti ceramici)<br />

industria chimica<br />

gestione dei rifiuti<br />

altre attività: categoria mista in cui rientrano branche <strong>del</strong>l’industria <strong>del</strong>la carta, <strong>del</strong>l’industria tessile e conciaria,<br />

<strong>del</strong>l’industria alimentare e <strong>del</strong>l’agricoltura (allevamenti suini e di pollame); la dimensione <strong>del</strong>le attività<br />

produttive e la consistenza <strong>del</strong>le emissioni deve essere tale da renderle significative sotto il profilo <strong>del</strong>l’impatto<br />

ambientale.<br />

La normativa prevede, tramite la Dichiarazione sul registro nazionale INES (Inventario Nazionale <strong>del</strong>le Emissioni<br />

e <strong>del</strong>le loro Sorgenti), la raccolta annuale per via telematica di informazioni che permettono l’identificazione<br />

degli impianti che hanno le più elevate emissioni in aria e acqua.<br />

La normativa regola, inoltre, l’aggiornamento annuale <strong>del</strong> registro INES, l’accesso <strong>del</strong> pubblico al registro stesso<br />

e la comunicazione <strong>del</strong>le informazioni a livello europeo per il registro EPER (Registro europeo <strong>del</strong>le emissioni<br />

inquinanti).<br />

La normativa IPPC ha introdotto un sistema innovativo di comunicazione finalizzato alla prevenzione ed al<br />

controllo <strong>del</strong>le problematiche ambientali tipiche <strong>del</strong>l’industria.<br />

L’approccio innovativo si esplicita, da un lato, coinvolgendo attivamente il gestore <strong>del</strong>l’impianto, stimolandolo<br />

ad adottare le migliori tecniche disponibili, anche nelle fasi di progettazione, gestione, manutenzione e<br />

dismissione; dall’altro, tramite il regime autorizzativo integrato Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA),<br />

disciplinata dal decreto legislativo 59/05, di attuazione <strong>del</strong>la direttiva 96/61/CE (parzialmente abrogato dal<br />

D.Lgs 59/05 che ha esteso il campo di applicazione <strong>del</strong>l’AIA agli impianti nuovi ed alle modifiche sostanziali<br />

apportate agli impianti esistenti.<br />

Parziali modifiche al D.Lgs 59/05 sono state introdotte dal D.Lgs. 152/06, in particolare per la parte relativa alle<br />

procedure di Valutazione Ambientale Strategica (VAS); la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) su impianti


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

309<br />

IPPC, entrata in vigore il 31/01/2007) ha contribuito a stimolare le imprese al rafforzamento <strong>del</strong>la ricerca e<br />

degli investimenti tesi al miglioramento <strong>del</strong>le prestazioni ambientali, garantendo, tramite il registro INES la<br />

trasparenza <strong>del</strong> procedimento amministrativo e il coinvolgimento <strong>del</strong> pubblico e di tutti i portatori di interessi.<br />

L’unità di rilevazione dato è l’unità locale, ossia il luogo fisico in cui le unità giuridico-economiche esercitano<br />

una o più attività economiche.<br />

Nel 2001 - anno in cui erano tenute alla dichiarazione tutte le imprese con attività produttive IPPC, a prescindere<br />

dalle quantità emesse - la banca dati nazionale INES comprendeva un numero relativamente alto di insediamenti<br />

(definiti dalla normativa “complessi IPPC”): per la Lombardia essi risultavano 591, corrispondenti al 28% <strong>del</strong><br />

dato nazionale. Nel 2002, con l’assestamento <strong>del</strong>la normativa, l’obbligo <strong>del</strong>la dichiarazione annuale è stato<br />

limitato ai complessi produttivi IPPC che superano determinate soglie emissive: il totale regionale assomma a<br />

149 complessi, pari al 22% <strong>del</strong> dato italiano.<br />

All’interno <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> insistono 6 complessi IPPC, qui di seguito riportati:<br />

Tabella 15.3: Numero di complessi IPCC all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> (fonte: banca dati nazionale<br />

INES <strong>del</strong>l’APAT, anno 2004)<br />

1<br />

2<br />

3<br />

Complesso produttivo Descrizione di attività Prov. Comune<br />

HOLCIM ITALIA SpA Unità<br />

Produttiva di Ternate<br />

(in prossimità <strong>del</strong> SIC “Lago di<br />

Comabbio” in gestione all’Ente<br />

<strong>Parco</strong>)<br />

Centrale di Cogenerazione<br />

Malpensa Energia S.r.l.<br />

Termica Boffalora S.r.l.<br />

Centrale Termoelettrica<br />

4 Reno de Medici – Magenta<br />

Stabilimento di Magenta<br />

5<br />

6<br />

Tessitura di Robecchetto<br />

Candiani S.p.A.<br />

Centrale Termoelettrica di Turbigo<br />

EDIPOWER<br />

Impianti destinati alla produzione di: - clinker (cemento)<br />

in forni rotativi > 500 tonnellate/giorno - calce viva in<br />

forni rotativi ed altri tipi di forno > 50 t/giorno<br />

Impianti di combustione con potenza calorifica di<br />

combustione > 50 MW<br />

Impianti di combustione con potenza calorifica di<br />

combustione > 50 MW<br />

Impianti destinati alla fabbricazione di: (a) Pasta per carta<br />

a partire dal legno o da altre materie fibrose (b) Carta e<br />

cartoni > 20 t/giorno<br />

Impianti per il pretrattamento o tintura di fibre o tessili<br />

> 10 t/giorno<br />

Impianti di combustione con potenza calorifica di<br />

combustione > 50 MW<br />

VA Ternate<br />

VA Ferno<br />

Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR)<br />

A livello comunitario, la normativa di riferimento risale alle direttive comunitarie 501/1982 “Seveso”, 96/82/CE<br />

“Seveso II” e 2003/105/CE, recepite a livello nazionale dal DPR 175/88 cui hanno fatto seguito il D.Lgs. 344/99<br />

ed il Decreto Ministeriale ll.pp. 9 maggio 2001. Questi Decreti hanno trasferito, per ragioni di sussidiarietà, a<br />

Regioni, Province e Comuni il compito di disciplinare <strong>del</strong>la materia con specifiche normative, garantendo un<br />

adeguato inserimento <strong>del</strong>le attività industriali nel contesto urbanistico ed ambientale, e facilitando il raccordo<br />

tra i soggetti incaricati <strong>del</strong>l’istruttoria tecnica e quelli deputati a garantire la sicurezza <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>la<br />

popolazione.<br />

In Regione Lombardia il riferimento normativo è costituito dalla LR 19/2001 “Norme in materia di attività a<br />

rischio di incidente rilevante” e dalle successive “Linee Guida Regionali per la predisposizione <strong>del</strong>l’Elaborato<br />

tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti (ERIR) nei Comuni con stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti”, pubblicate<br />

sul BURL 6° S.S. n. 52 <strong>del</strong> 24 dicembre 2004.<br />

MI<br />

Boffalora<br />

sopra<br />

<strong>Ticino</strong><br />

MI Magenta<br />

MI<br />

MI<br />

Robecchetto<br />

con<br />

Induno<br />

Turbigo


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

310<br />

Tabella 15.4: Numero di stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) (fonte: inventario<br />

nazionale degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti ai sensi <strong>del</strong>l’art. 5, comma 4 <strong>del</strong><br />

decreto legislativo <strong>del</strong> 17 agosto 1999 , n. 334, redatto in collaborazione con APAT – Servizio Rischio<br />

Industriale (Aprile 2008)<br />

1<br />

Complesso produttivo Descrizione di attività Prov. Comune<br />

Dow poliuretani <strong>It</strong>alia s.r.l. Stabilimento chimico e petrolchimico VA<br />

2 DISMA s.r.l. Deposito di oli minerali VA<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

Cardano al<br />

Campo<br />

Casorate<br />

Sempione<br />

AGUSTA SpA Galvanotecnica VA Samarate<br />

AGUSTA SpA Galvanotecnica VA Vergiate<br />

CRS Galvanotecnica VA Gallarate<br />

RESCOL Stabilimento chimico e petrolchimico MI Abbiategrasso<br />

<strong>Ticino</strong>gas s.p.a. Deposito di gas liquefatti MI Ozzero<br />

Pannelli plastici s.c.r.l. Stabilimento chimico e petrolchimico PV Gambolò<br />

FARMABIOS s.p.a.<br />

L.D.L.L. Logistica Distribuzione<br />

Lombarda s.r.l.<br />

Prodotti farmaceutici di base mediante procedimento<br />

chimico o biologico<br />

PV<br />

Gropello<br />

Cairoli<br />

Deposito di oli minerali PV Pavia


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

311<br />

Imprese certificate UNI EN ISO 14001:1996 e 14001:2004 ed EMAS<br />

Le norme di riferimento non hanno carattere cogente, bensì la loro applicazione è un atto volontario<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione.<br />

La “normazione”, nel senso corrente in cui sono intese le norme applicabili alle certificazioni, indica la creazione<br />

di norme, regole, trascritte in documenti tecnici che definiscono le caratteristiche (dimensionali, prestazionali,<br />

ambientali, di sicurezza, di organizzazione) di un prodotto, processo o servizio. Queste norme, elaborate<br />

attraverso la partecipazione volontaria, la consensualità e procedure di trasparenza da decine di migliaia di<br />

esperti in <strong>It</strong>alia e nel mondo, pur essendo di applicazione volontaria, forniscono riferimenti certi agli operatori<br />

e possano pertanto avere una chiara rilevanza contrattuale.<br />

Il livello di riconoscimento <strong>del</strong>le norme<br />

ISO: individua le norme elaborate dall’ISO (International Organization for Standardization). Queste norme<br />

sono un riferimento applicabile in tutto il mondo. Ogni Paese può decidere se rafforzarne ulteriormente il<br />

ruolo adottandole come proprie norme nazionali, nel qual caso in <strong>It</strong>alia la sigla diventa UNI ISO (o UNI EN<br />

ISO se la norma è stata adottata anche a livello europeo).<br />

EN: identifica le norme elaborate dal CEN (Comité Européen de Normalisation). Le norme EN devono<br />

essere obbligatoriamente recepite dai Paesi membri CEN e la loro sigla di riferimento diventa, nel caso<br />

<strong>del</strong>l’<strong>It</strong>alia, UNI EN. Queste norme servono ad uniformare la normativa tecnica in tutta Europa, quindi non è<br />

consentita l’esistenza a livello nazionale di norme che non siano in armonia con il loro contenuto.<br />

UNI: contraddistingue tutte le norme nazionali italiane e nel caso sia l’unica sigla presente significa che la<br />

norma è stata elaborata direttamente dalle Commissioni UNI o dagli Enti Federati.<br />

EMAS: A livello europeo, sono stati approvati due regolamenti che definiscono i riferimenti <strong>del</strong> “Environmental<br />

management and audit scheme – EMAS”: Regolamento CE 1836/93 EMAS I, Regolamento CE n° 761/2001<br />

EMAS II, che ne estende l’applicazione dai siti industriali a tutte le forme di organizzazione produttiva di beni<br />

o servizi.<br />

Nel Regolamento EMAS II viene completamente integrata la norma UNI EN ISO 14001.


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

312<br />

Tabella 15.5: Organizzazioni/aziende localizzate all’interno <strong>del</strong>l’area protetta con sistema di gestione<br />

certificato (ISO 14001:1996 E ISO 14001:2004)<br />

EA<br />

Descrizione Numero<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE<br />

03<br />

Industrie alimentari, <strong>del</strong>le bevande e<br />

<strong>del</strong> tabacco<br />

ISO 14001:1996<br />

Captazione, imbottigliamento e<br />

commercializzazione di acque minerali. Tutela<br />

e gestione <strong>del</strong>le relative sorgenti naturali<br />

e <strong>del</strong>le linee di adduzione.<br />

ACQUE MINERALI SRL Abbiategrasso (Mi)<br />

1<br />

34<br />

24<br />

Studi di consulenza tecnica, ingegneria<br />

Recupero, riciclo<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, costruzione e conduzione di<br />

impianti per la produzione di energia elettrica<br />

da fonti rinnovabili<br />

Gambolò (PV)<br />

ASJA AMBIENTE<br />

ITALIA S.p.A.<br />

2<br />

34<br />

Studi di consulenza tecnica, ingegneria<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, costruzione e conduzione di<br />

impianti per la produzione di energia elettrica<br />

da fonti rinnovabili<br />

Gambolò (PV)<br />

ASJA AMBIENTE<br />

ITALIA S.p.A.<br />

3<br />

25<br />

34<br />

Studi di consulenza tecnica, ingegneria<br />

Imprese di costruzione, installatori di<br />

impianti e servizi<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, costruzione e conduzione di<br />

impianti per la produzione di energia elettrica<br />

da fonti rinnovabili<br />

Gambolò (PV)<br />

ASJA AMBIENTE<br />

ITALIA S.p.A.<br />

4<br />

28<br />

ISO 14001:2004 Servizi pubblici 39<br />

Gestione ed erogazione dei pubblici servizi di:<br />

raccolta, trasporto e deposito rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili e rifiuti speciali non pericolosi, raccolta<br />

differenziata, spazzamento stradale, manutenzione<br />

<strong>del</strong> verde pubblico, depurazione acque reflue<br />

Pavia (PV)<br />

Via Montebellino<br />

5 A.S.M. PAVIA S.p.A.<br />

ISO 14001:2004 Servizi pubblici 39<br />

Approvvigionamento e distribuzione acqua potabile<br />

e gas metano; erogazione dei servizi pubblici di<br />

raccolta, trasporto e deposito rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili, spazzamento stradale, sgombero<br />

neve e trasporto, nel Comune di Gallarate.<br />

Gallarate<br />

Via per Besnate<br />

(Va)<br />

6 AMSC S.p.A.<br />

ISO 14001:2004 Servizi pubblici 39<br />

Approvvigionamento e distribuzione acqua potabile<br />

e gas metano; erogazione dei servizi pubblici di<br />

raccolta, trasporto e deposito rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili, spazzamento stradale, sgombero<br />

neve e trasporto, nel Comune di Gallarate.<br />

Gallarate<br />

Via A. Aleardi<br />

(Va)<br />

7 AMSC S.p.A.<br />

ISO 14001:2004 Servizi pubblici 39<br />

Gestione ed erogazione dei pubblici servizi di:<br />

raccolta, trasporto e deposito rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili e rifiuti speciali non pericolosi, raccolta<br />

differenziata, spazzamento stradale, manutenzione<br />

<strong>del</strong> verde pubblico, depurazione acque reflue<br />

Pavia (PV)<br />

Via Donegani<br />

8 A.S.M. PAVIA S.p.A.


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

ISO 14001:2004 Servizi pubblici 39<br />

Gestione ed erogazione dei pubblici servizi di:<br />

raccolta, trasporto e deposito rifiuti solidi urbani<br />

e assimilabili e rifiuti speciali non pericolosi, raccolta<br />

differenziata, spazzamento stradale, manutenzione<br />

<strong>del</strong> verde pubblico, depurazione acque reflue<br />

Pavia (PV)<br />

Via Montefiascone<br />

9 A.S.M. PAVIA S.p.A.<br />

31a<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Trasporto di persone: servizi regolari,<br />

servizi regolari specializzati,<br />

servizi occasionali.<br />

Manutenzione mezzi ed infrastrutture<br />

10 Atinom S.p.A. Magenta (Mi)<br />

31a<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, sviluppo ed erogazione di servizi<br />

di trasporto pubblico interurbano su gomma.<br />

Manutenzione di autobus<br />

Abbiategrasso (Mi)<br />

AZIENDA TRASPORTI<br />

MILANESI SPA CAMPUS<br />

ATM - CENTRO DI<br />

FORMAZIONE<br />

11<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

313<br />

31a<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, sviluppo ed erogazione di servizi<br />

di trasporto pubblico interurbano su gomma.<br />

Manutenzione di autobus.<br />

Cuggiono (Mi)<br />

Azienda Trasporti Milanesi<br />

S.p.A. CAMPUS ATM -<br />

centro di formazione<br />

12<br />

31a<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione, sviluppo ed erogazione di servizi<br />

di trasporto pubblico interurbano su gomma.<br />

Manutenzione di autobus.<br />

Magenta (Mi)<br />

Azienda Trasporti Milanesi<br />

S.p.A. CAMPUS ATM -<br />

centro di formazione<br />

13<br />

12<br />

Chimica di base, prodotti chimici e<br />

fibre chimiche<br />

ISO 14001:1996<br />

Produzione e lavorazione di filo continuo di acetato<br />

di cellulosa<br />

14 BEMBERGCELL S.p.A. Magenta (Mi)<br />

18<br />

Macchine, apparecchi ed impianti<br />

meccanici<br />

ISO 14001:2004<br />

Progettazione di impianti tecnologici industriali e<br />

civili: termici, di condizionamento, idrico-sanitari,<br />

antincendio, distribuzione dei gas, elettrici e<br />

trasmissione dati.<br />

15 BRUNO ROMEO S.p.A. Magenta (Mi)<br />

18<br />

Macchine, apparecchi ed impianti<br />

meccanici<br />

Servizi professionali d’impresa<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione e fornitura di impianti industriali.<br />

Progettazione ed erogazione di servizi di<br />

avviamento, esercizio, manutenzione e gestione<br />

di impianti industriali.<br />

Gallarate (Va)<br />

COMMISSIONING ITALIA<br />

S.p.A.<br />

16<br />

35<br />

ISO 14001:2004 Prodotti in gomma e materie plastiche 14<br />

Produzione di prodotti decorativi, funzionali<br />

autoadesivi e non, biadesivi ed altri supporti<br />

plastici destinati alle industrie Automotive, ottenuti<br />

tramite processi serigrafici...<br />

17 DIWS SRL Azzero (Mi)


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

ISO 14001:1996 Servizi pubblici 39<br />

Esercizio di un impianto di depurazione reflui<br />

fognari di origine industriale. Trattamento e<br />

smaltimento di rifiuti liquidi speciali pericolosi e<br />

non pericolosi. Intermediazione per le attività di<br />

raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali<br />

pericolosi e non pericolosi<br />

Robecchetto con<br />

Induno (Mi)<br />

18 Ecologica Naviglio S.p.A.<br />

39<br />

25<br />

Servizi pubblici<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

Imprese di costruzione, installatori di<br />

impianti e servizi<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:2004<br />

Servizi di raccolta e trasporto per conto terzi di<br />

rifiuti solidi urbani, speciali, pericolosi e non, non<br />

soggetti a normativa ADR. - Raccolta differenziata<br />

a mezzo di veicoli industriali attrezzati. Servizi di<br />

spazzamento strade. - Trattamento, recupero.<br />

19 ECONORD S.p.A. Sesto Calende (Va)<br />

28<br />

31a<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

39<br />

25<br />

ISO 14001:2004<br />

314<br />

Servizi pubblici<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

Imprese di costruzione, installatori di<br />

impianti e servizi<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

Servizi di raccolta e trasporto per conto terzi di<br />

rifiuti solidi urbani, speciali, pericolosi e non, non<br />

soggetti a normativa ADR. - Raccolta differenziata<br />

a mezzo di veicoli industriali attrezzati. Servizi di<br />

spazzamento strade. - Trattamento, recupero.<br />

20 ECONORD S.p.A. Vergiate (Va)<br />

28<br />

31a<br />

ISO 14001:1996 Servizi pubblici 39<br />

Erogazione di servizi di recupero rifiuti speciali<br />

non pericolosi.<br />

21 ECOSERVICE S.r.l. Villanova Dardenghi (Pv)<br />

25<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

ISO 14001:1996<br />

Produzione di energia elettrica mediante impianti<br />

a ciclo di vapore e turbogas alimentati ad olio e<br />

gas naturale<br />

22 EDIPOWER SPA Turbigo (Mi)<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio<br />

e intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti ed<br />

olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Gallarate (Va)<br />

Via Magenta<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

23<br />

10


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Gallarate (Va)<br />

Via Torino<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

24<br />

10<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

315<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

25<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Cuggiono<br />

(MI)<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

26<br />

10<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Pavia<br />

(MI)<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

27<br />

10


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Vergiate (VA)<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

28<br />

10<br />

29a<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Vigevano (PV)<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

29<br />

10<br />

316<br />

29a<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Fabbricazione di coke e di prodotti<br />

petroliferi raffinati<br />

ISO 14001:2004<br />

Ricezione, stoccaggio, erogazione di carburanti<br />

ed olii minerali e di servizi di lavaggio automezzi<br />

attraverso gestori terzi presso 125 punti vendita<br />

di proprietà ENI S.p.A. situati nell’ambito geografico<br />

<strong>del</strong>la Regione Lombardia. Sono escluse le attività<br />

di officina, ristorazione e somministrazione di<br />

alimenti. Coordinamento e controllo <strong>del</strong>la gestione<br />

<strong>del</strong>le attività sopra indicate presso la sede <strong>del</strong>l’ACR<br />

di Milano<br />

Somma Lombardo<br />

(VA)<br />

Eni S.p.A. Divisione<br />

Refining & Marketing -<br />

Area Commerciale di<br />

Milano<br />

30<br />

10<br />

16<br />

Calce, gesso, calcestruzzo, cemento<br />

e relativi prodotti<br />

ISO 14001:1996<br />

produzione di cemento e malte cementizie tramite<br />

le fasi di ricevimento e frantumazione materie<br />

prime ed equivalenti, produzione farina cruda<br />

con essiccazione e macinazione, cottura,<br />

macinazione clinker ed eventuali altri componenti,<br />

stoccaggio cementi, i<br />

31 HOLCIM (ITALIA) S.p.A. Comabbio (Va)


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

12<br />

Chimica di base, prodotti chimici e<br />

fibre chimiche<br />

ISO 14001:1996<br />

Ricerca e sviluppo, produzione e vendita a marchi<br />

propri e conto terzi di detergenti, detersivi,<br />

disinfettanti, emulsioni e cere. Commercializzazione<br />

di prodotti, macchine e attrezzature per la pulizia<br />

e l’igiene industriale.<br />

32 I.C.E. FOR SPA Magenta (Mi)<br />

12<br />

Chimica di base, prodotti chimici e<br />

fibre chimiche<br />

ISO 14001:2004<br />

R i c e r c a e s v i l u p p o , p r o d u z i o n e e<br />

commercializzazione di prodotti chimici per<br />

a u t o a d e s i v i , a d e s i v i , t e s s i l i , c u o i o .<br />

Commercializzazione ed assistenza tecnica di<br />

macchine da laboratorio e di prodotti chimici per<br />

gomma e plastica.<br />

33 ICHEMCO SRL Cuggiono (MI)<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

317<br />

12<br />

Chimica di base, prodotti chimici e<br />

fibre chimiche<br />

ISO 14001:1996<br />

Produzione di preparati pigmentari e additivi per<br />

l’industria attraverso la miscelazione <strong>del</strong>le materie<br />

prime e confezionamento<br />

34 IRIDE COLOR S.r.l. Garlasco (PV)<br />

12<br />

Chimica di base, prodotti chimici e<br />

fibre chimiche<br />

ISO 14001:2004<br />

Rigenerazione solventi da industria chimica e<br />

farmaceutica mediante distillazione.<br />

35 LA VICHIMICA SPA VIGEVANO (PV)<br />

31a<br />

Logistica: trasporti, magazzinaggio e<br />

spedizioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Erogazione di servizi di handling merci, documenti<br />

e posta<br />

Malpensa 2000 (Va)<br />

MALPENSA LOGISTICA<br />

EUROPA S.p.A.<br />

36<br />

37 MONTICELLI SRL MGI Mezzanino (Pv) Messa in riserva di olio usato. ISO 14001:1996 Servizi pubblici 39a<br />

ISO 14001:1996 Servizi professionali d’impresa 35<br />

Campo prove pneumatici finalizzato all’attività di<br />

testing soggettivo e strumentato.<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong> (Va)<br />

PIRELLI PNEUMATICI<br />

S.p.A. Campo Prove<br />

Pneumatici<br />

38


EA<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA CERTIFICAZIONE Descrizione Numero<br />

29a<br />

ISO 14001:2004<br />

39 SICURAUTO SRL MAGENTA (MI)<br />

29b<br />

Commercio all’ingrosso, al dettaglio e<br />

intermediari <strong>del</strong> commercio<br />

Riparazione di cicli, motocicli e<br />

autoveicoli<br />

Vendita autoveicoli nuovi e <strong>del</strong>le relative parti di<br />

ricambio; vendita di autovetture usate plurimarche;<br />

servizio assistenza per autoveicoli.<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

18<br />

Macchine, apparecchi ed impianti<br />

meccanici<br />

ISO 14001:2004<br />

Progettazione e produzione di cilindri oleodinamici,<br />

pneumatici, rotanti, telescopici e capsule idrauliche<br />

mediante processi di lavorazione meccanica,<br />

saldatura, montaggio e collaudo finale.<br />

40 SILVIO FOSSA S.p.A. Gallarate (Va)<br />

318<br />

31<br />

Tr a s p o r t i , m a g a z z i n a g g i e<br />

comunicazioni<br />

ISO 14001:1996<br />

Progettazione ed erogazione di servizi di trasporto<br />

pubblico e privato di persone. Attività di officina<br />

(carrozzeria, meccanica, elettrauto, gommista) e<br />

gestione <strong>del</strong>le attività di lavaggio e rifornimento<br />

dei mezzi di proprietà<br />

41 STIE S.p.A. Gallarate (Va)<br />

17<br />

Metalli e loro leghe, fabbricazione di<br />

prodotti in metallo<br />

ISO 14001:1996<br />

Produzione di coperture metalliche profilate e<br />

stampate a forma di coppo<br />

Robecco Sul Naviglio<br />

(Mi)<br />

42 TEGOSTIL SRL<br />

25<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

ISO 14001:1996<br />

Produzione di energia elettrica e vapore. Ciclo<br />

combinato con cogenerazione<br />

Boffalora Sopra<br />

<strong>Ticino</strong> (Mi)<br />

43 Termica Boffalora S.r.l.


RISCHIO INDUSTRIALE<br />

Tabella 15.8: Organizzazioni localizzate all’interno <strong>del</strong>l’area protetta registrate EMAS<br />

CODICE NACE<br />

Descrizione Numero<br />

REGISTRAZIONE<br />

EMAS<br />

AZIENDA UBICAZIONE CATEGORIA MERCEOLOGICA<br />

24.51<br />

Fabbricazione di saponi, detersivi e<br />

detergenti, di prodotti per la pulizia e<br />

la lucidatura<br />

EMAS II<br />

INDUSTRIA CHIMICA ECOLOGICA<br />

Detergenza per uso professionale specializzandosi<br />

nella produzione di detergenti, detersivi, cere e<br />

disinfettanti per la pulizia e l'igiene di ambienti<br />

industriali e pubblici destinati alla collettività.<br />

ICEFOR Magenta (Mi)<br />

40.1<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica, di gas e acqua<br />

EMAS II<br />

Produzione di energia elettrica mediante impianti<br />

a ciclo di vapore e turbogas alimentati ad olio e<br />

gas naturale<br />

Edipower S.p.A. Turbigo (Mi)<br />

319<br />

Produzione e distribuzione di energia<br />

elettrica<br />

Produzione di energia elettricada fonti rinnovabili EMAS<br />

Gambolò (Pv)<br />

Asja Ambiente <strong>It</strong>alia<br />

S.p.A.<br />

24.14<br />

Fabbricazione di altri prodotti chimici<br />

di base organica<br />

Produzione di asfalti EMAS<br />

Boffalora<br />

sopra<br />

<strong>Ticino</strong><br />

Eco Asfalti SrL<br />

40.1<br />

40.3<br />

Produzione energia elettrica e vapore<br />

tecnologico<br />

Produzione di energia elettrica EMAS<br />

Boffalora<br />

sopra<br />

<strong>Ticino</strong><br />

Edison<br />

37.0<br />

90.0<br />

Recupero e preparazione per il<br />

riciclaggio<br />

Smaltimento rifiuti solidie acque di<br />

scarico<br />

EMAS<br />

Pavia<br />

Azienda Agricola<br />

Allevi srl


Sintesi degli indicatori<br />

Stato<br />

indicatore<br />

Stato/<br />

Pressione<br />

Stato/<br />

Pressione<br />

Risposta<br />

Pressione<br />

Indicatore<br />

Addetti per<br />

settore di<br />

attività<br />

economica<br />

Addetti nel<br />

settore<br />

industriale<br />

Addetti nel<br />

settore <strong>del</strong><br />

commercio<br />

Addetti nel<br />

settore<br />

terziario<br />

Unità locali di<br />

produzione<br />

per settore di<br />

attività<br />

economica<br />

Dichiarazioni<br />

e attività IPPC<br />

dichiarate<br />

Stabilimenti a<br />

Rischio di<br />

Incidente<br />

Rilevante<br />

(RIR)<br />

Unità<br />

di<br />

misura<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero<br />

Numero di<br />

unità locali<br />

Valore<br />

191.777<br />

(+0,7%<br />

incremento<br />

annuo dal<br />

1991 al<br />

2001)<br />

-15.236<br />

(-1,8%<br />

decremento<br />

annuo dal<br />

1991 al<br />

2001)<br />

+1.183<br />

(+0,4%<br />

incremento<br />

annuo dal<br />

1991 al<br />

2001)<br />

+ 27.508<br />

(+3,8%<br />

incremento<br />

annuo dal<br />

1991 al<br />

2001)<br />

40.731<br />

(+2,5%<br />

incremento<br />

annuo dal<br />

1991 al<br />

2001)<br />

6<br />

Numero 10<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

320<br />

Giudizio<br />

sintetico<br />

Tendenza Qualità<br />

<strong>del</strong><br />

dato<br />

Note<br />

Positivo dal punto di vista<br />

economico e sociale, ma<br />

tendenzialmente negativo dal<br />

punto di vista <strong>del</strong>la possibile<br />

ulteriore pressione ambientale<br />

Negativo dal punto di vista<br />

economico e sociale, ma<br />

tendenzialmente positivo dal<br />

punto di vista <strong>del</strong>la possibile<br />

ulteriore pressione ambientale<br />

Positivo dal punto di vista<br />

economico e sociale, ma<br />

tendenzialmente negativo dal<br />

punto di vista <strong>del</strong>la possibile<br />

ulteriore pressione ambientale<br />

Positivo dal punto di vista<br />

economico e sociale, ma<br />

tendenzialmente negativo dal<br />

punto di vista <strong>del</strong>la possibile<br />

ulteriore pressione ambientale<br />

Positivo dal punto di vista<br />

economico e sociale, ma<br />

tendenzialmente negativo dal<br />

punto di vista <strong>del</strong>la possibile<br />

ulteriore pressione ambientale<br />

Elevato numero di attività potenz.<br />

inquinanti rispetto al riferimento<br />

nazionale<br />

Anche una sola impresa a rischio<br />

rilevante può causare un danno<br />

elevato per l’ambiente


Risposta<br />

Risposta<br />

Imprese<br />

certificate<br />

UNI-EN-ISO<br />

14001<br />

Imprese<br />

registrate<br />

EMAS o<br />

EMAS II<br />

Numero 43<br />

Numero 6<br />

RISCHIO INDUSTRIALE<br />

321<br />

L’elevato numero di unità produttive che insistono sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> può incidere negativamente sulla<br />

qualità dei diversi comparti ambientali. Peraltro si assiste, da parte di un sempre maggior numero di imprese,<br />

all’adozione di sistemi di gestione ambientali (EMAS, ISO 14001), che fanno emergere una tendenza a<br />

considerare con maggiore attenzione le risorse e le componenti naturali.<br />

Il <strong>Parco</strong> ha già avviato un’attività di sensibilizzazione all’adozione di tali strumenti, con il proposito di rendere le<br />

certificazioni ambientali sempre più organiche e strutturate ottenendo, peraltro, sensibile attenzione e risposte<br />

adeguate da parte di molti imprenditori. Ciò giustifica un’aspettativa orientata verso una tendenza positiva.<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Numero limitato rispetto al<br />

numero totale di imprese<br />

presenti sul territorio<br />

Numero limitato rispetto al<br />

numero totale di imprese<br />

presenti sul territorio<br />

L’elevato numero di unità produttive che insistono sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> può incidere negativamente sulla qualità dei<br />

diversi comparti ambientali. Peraltro si assiste all’adozione, da parte di un sempre maggior numero di unità locali, di<br />

sistemi di gestione ambientali (EMAS, ISO 14001), che fanno emergere una tendenza a considerare con maggiore<br />

attenzione le risorse e le componenti naturali.<br />

Il <strong>Parco</strong> ha già avviato un’attività di sensibilizzazione all’adozione di tali strumenti, con il proposito di rendere le<br />

certificazioni ambientali sempre più organiche e strutturate ottenendo, peraltro, sensibile attenzione e risposte adeguate<br />

da parte di molti imprenditori. Ciò giustifica un’aspettativa orientata verso un aumento positivo di tendenza.


ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

323<br />

CAPITOLO 16<br />

ILLECITI E REATI AMBIENTALI


Inquadramento generale<br />

ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

325<br />

CAPITOLO 16<br />

ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

La necessità di proteggere l’ambiente dall’inquinamento è una questione di grande rilevanza, in particolare<br />

per la Lombardia dove il tema dei controlli ambientali è da sempre al centro <strong>del</strong>le politiche regionali di<br />

prevenzione a causa <strong>del</strong>la rilevanza degli impatti sul territorio e sull’ecosistema dovuta alla diffusa presenza<br />

degli insediamenti produttivi.<br />

In regione Lombardia il ruolo centrale di prevenzione, vigilanza e controllo sul territorio è affidato ad ARPA,<br />

ma altre istituzioni hanno competenze in materia di controlli ambientali; fra queste si possono citare il CCTA<br />

(Comando Carabinieri Tutela Ambiente), l’Autorità di Bacino <strong>del</strong> Po, il Corpo Forestale <strong>del</strong>lo Stato, l’ASL (Azienda<br />

Sanitaria Locale) e le Guardie Ecologiche Volontarie.<br />

L’azione di vigilanza comprende tutte quelle attività di monitoraggio destinate a verificare - nello spazio e nel<br />

tempo - lo stato <strong>del</strong>l’ambiente e quindi l’efficacia <strong>del</strong>le misure di tutela e di risanamento ambientale prescritte<br />

dalla normativa vigente; l’azione di controllo, invece, comprende tutte quelle attività tese ad accertare il rispetto<br />

- da parte di un soggetto giuridico - <strong>del</strong>le prescrizioni e degli adempimenti richiesti dalla normativa vigente.<br />

L’attività di controllo e vigilanza all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è effettuata dai Guardiaparco in forza all’Ente, dal<br />

Corpo Forestale <strong>del</strong>lo Stato, e dalle Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), che con il loro lavoro permettono il<br />

rispetto <strong>del</strong>le vigenti leggi in materia di tutela ambientale. In particolare essi svolgono attività di indagine in tale<br />

materia in campo penale ed amministrativo, sia di iniziativa <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, sia su ordine <strong>del</strong>l’Autorità Giudiziaria.<br />

Cenni normativi<br />

La principale legge che regola l’attività di vigilanza nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è la Legge Regionale 86/83 “Piano<br />

regionale <strong>del</strong>le aree regionali protette. Norme per l’istituzione e la gestione <strong>del</strong>le riserve, dei parchi e dei


ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

326<br />

monumenti naturali nonché <strong>del</strong>le aree di particolare rilevanza naturale e ambientale”, che è attualmente in<br />

fase di revisione da parte <strong>del</strong>la Regione Lombardia.<br />

L’articolo 26 <strong>del</strong> Titolo III <strong>del</strong>la legge (titolo che si riferisce alle Sanzioni Amministrative) prende in considerazione<br />

proprio la Vigilanza, affermando che: “La vigilanza sull’osservanza dei divieti e <strong>del</strong>le prescrizioni in materia di<br />

tutela <strong>del</strong>l’ambiente nei parchi, nelle riserve e nei monumenti naturali, è esercitata dagli enti che gestiscono<br />

le rispettive aree protette, tramite il proprio personale a ciò preposto”. Inoltre definisce che: “La vigilanza<br />

sull’osservanza degli obblighi e dei divieti posti dalle disposizioni <strong>del</strong>la presente legge è affidata oltre che al<br />

personale espressamente autorizzato dagli enti gestori <strong>del</strong>le aree protette, al personale <strong>del</strong> Corpo forestale<br />

impiegato dalla Regione, alle guardie di caccia e pesca, agli agenti di polizia locale urbana e rurale e alle guardie<br />

giurate appartenenti al servizio di vigilanza ecologica di cui alla legge regionale 29 dicembre 1980, n. 105”.<br />

Secondo l’articolo 27 <strong>del</strong>la medesima legge “Sono perseguite con le sanzioni amministrative le violazioni ai<br />

divieti ed alle prescrizioni obbligatorie stabiliti:<br />

a) dai provvedimenti istitutivi <strong>del</strong>le singole aree protette e dai relativi provvedimenti di attuazione;<br />

b) dal regolamento di cui all’articolo 4, comma 6 (relativo alla gestione dei boschi);<br />

c) su tutto il territorio <strong>del</strong>la Regione Lombardia, dalle disposizioni di cui ai titoli III, IV e V <strong>del</strong>la Legge<br />

Regionale 27 luglio 1977, n. 33 “Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica” e successive<br />

modificazioni ed integrazioni.<br />

Le suddette sanzioni sono fissate entro le misure e secondo i criteri previsti dall’art. 11 legge 24 novembre<br />

1981, n. 689, nonché dagli articoli 28, 29 e 30 <strong>del</strong>la presente Legge, avendo riguardo, in particolare, all’opera<br />

svolta dall’agente per l’eliminazione o attenuazione <strong>del</strong>le conseguenze <strong>del</strong>la violazione, in ottemperanza agli<br />

obblighi di ripristino o recupero ambientale”.<br />

Gli indicatori<br />

Verbali di accertamento di trasgressione<br />

I reati più spesso rilevati nel parco sono: il bracconaggio, la pesca di frodo, l’abusivismo edilizio, l’abbandono<br />

di rifiuti, i tagli abusivi e i movimenti terra non autorizzati; inoltre molte sono le sanzioni amministrative che<br />

riguardano la raccolta dei funghi o dei prodotti <strong>del</strong> sottobosco, il disturbo alla fauna o il danneggiamento di<br />

specie vegetali protette, la guida fuoristrada e il pascolo abusivo o il semplice danneggiamento di strutture <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>.<br />

Nel corso <strong>del</strong> 2006 sono stati elevati:<br />

172 processi verbali di accertamento di trasgressione per violazioni ambientali, anche di rilevante gravità,<br />

in particolare in materia di rifiuti, pubblicità stradale, edilizia, disboscamenti e scempi paesaggistici, incendi,<br />

sorvolo aereo non autorizzato, caccia e pesca, pascolo, navigazione, inquinamento <strong>del</strong>le acque, cave,<br />

agricoltura, raccolta di flora e funghi;<br />

797 processi verbali di accertamento di trasgressione per violazione ai divieti di accesso ai mezzi<br />

motorizzati.<br />

Lo stato in cui si trovano i 969 processi verbali elevati nel corso <strong>del</strong>l’anno 2006 è di seguito riportato:<br />

5,99% impugnati;<br />

62,13% definiti con pagamento <strong>del</strong> dovuto;<br />

31,89% ancora da pagare.<br />

Di seguito vengono riportati i processi verbali, distribuiti per tipologie, rilevati dall’anno 2001 al 2007.


Tipologia reato<br />

ACQUE<br />

AGRICOLTURA<br />

BOSCHI<br />

CACCIA<br />

CANI<br />

CAVE<br />

CIRCOLAZIONE<br />

EDILIZIA<br />

FAUNA<br />

FLORA<br />

FUNGHI<br />

INCENDI<br />

INQUINAMENTO<br />

NAVIGAZIONE<br />

PASCOLO<br />

PESCA<br />

PUBBLICITA’<br />

RIFIUTI<br />

SORVOLO<br />

URBANISTICA<br />

VARIE<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2001<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2002<br />

ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

Tabella 16.1: Processi verbali suddivisi per anno e per tipologia di reato.<br />

327<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2003<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2004<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2005<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2006<br />

0 2 3 0 8 11<br />

2 1 0 0 2 1<br />

32 29 25 35 32 20<br />

4 3 2 11 4 5<br />

1 3 1 5 1 4<br />

2 1 2 2 2 3<br />

1.133 1.190 1.119 976 1.131 797<br />

0 4 1 0 17 22<br />

0 0 2 0 0 0<br />

3 4 2 5 3 1<br />

10 5 11 7 10 16<br />

3 6 2 0 0 0<br />

8 1 0 4 0 0<br />

1 1 11 0 1 2<br />

1 4 3 5 1 6<br />

13 7 2 7 13 17<br />

54 0 33 38 54 32<br />

31 5 14 24 31 31<br />

4 2 1 1 4 1<br />

17 2 4 9 0 0<br />

0 3 3 9 3 0<br />

Processi<br />

Verbali<br />

2007<br />

9<br />

2<br />

24<br />

3<br />

1<br />

1<br />

843<br />

12<br />

-<br />

5<br />

9<br />

1<br />

-<br />

2<br />

6<br />

6<br />

16<br />

11<br />

3<br />

-<br />

-<br />

TOTALE 1.319 1.273 1.241 1.138 1.317 969 954<br />

L’attività di controllo e vigilanza effettuata dal personale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha portato nel corso degli anni<br />

all’accertamento di più di 1.000 illeciti amministrativi all’anno; tale numero nel corso degli ultimi 7 anni è rimasto<br />

sostanzialmente costante come si può vedere dalla Tabella 16.1, con una leggera flessione nell’ultimo anno,<br />

anche imputabile alla progressiva riduzione <strong>del</strong> personale di sorveglianza attivo nel presidio <strong>del</strong> territorio.


ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

Grafico 16.1: Numero complessivo di illeciti amministrativi nei diversi anni.<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

1.315 1.273 1.241<br />

328<br />

1.138<br />

1.317<br />

969 954<br />

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

I processi verbali cui non segue pagamento <strong>del</strong>l’ammenda, o che vengono contestati dal trasgressore,<br />

vengono trasmessi dal Settore Vigilanza al Settore Legale che provvede a verificare le motivazioni espresse dai<br />

trasgressori che non hanno effettuato il pagamento; di seguito tale settore emette ordinanza di archiviazione,<br />

oppure conferma <strong>del</strong>la sanzione amministrativa. Qualora anche l’ordinanza non venga pagata dal trasgressore,<br />

si procede richiedendo all’Esatri di emettere la cartella esattoriale per l’esecuzione forzata.<br />

Personale di vigilanza<br />

L’attività di controllo e vigilanza all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è effettuato attualmente da 19 Guardiaparco e<br />

da 99 Guardie Ecologiche Volontarie (GEV).<br />

Il loro lavoro sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> risulta vastissimo e consiste in particolare, nella realizzazione di<br />

interventi per il rispetto <strong>del</strong>le vigenti leggi in materia di tutela ambientale, oltre ad interventi tecnici riguardanti<br />

le seguenti materie:<br />

Gestione faunistico-venatoria: operazioni di gestione, censimento e abbattimento <strong>del</strong>la popolazione di<br />

cinghiale, monitoraggio <strong>del</strong>lo scoiattolo grigio, eradicazione <strong>del</strong>la nutria e contenimento <strong>del</strong> siluro, attività<br />

collegate alla reintroduzione <strong>del</strong>la Trota marmorata, <strong>del</strong> Pigo e <strong>del</strong>la Lontra, censimento <strong>del</strong> capriolo, <strong>del</strong>le<br />

garzaie e degli anatidi, monitoraggio <strong>del</strong>l’avifauna inanellata.<br />

Tutela <strong>del</strong> patrimonio boschivo: azioni di verifica <strong>del</strong>le denunce di taglio, martellatura degli esemplari di alberi<br />

di alto fusto da abbattere e contrassegnatura <strong>del</strong>le matricine da riservare (con rilascio diretto di autorizzazione<br />

al taglio nei casi meno impattanti), rilevamento <strong>del</strong>le ovature di Processionaria <strong>del</strong>la quercia su tutto il<br />

territorio consorziato, sopralluoghi istruttori inerenti le richieste di autorizzazione per il cambio di destinazione<br />

d’uso <strong>del</strong>le aree boscate e dei terreni sottoposti a vincolo idrogeologico.<br />

Attività di Polizia Giudiziaria: attività di indagine in campo penale ed amministrativo, sia di iniziativa <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong> che su ordine <strong>del</strong>l’Autorità Giudiziaria, in materia di tutela ambientale, in ordine all’attività probatoria<br />

ed all’applicazione di misure cautelari reali volte all’interruzione <strong>del</strong>le conseguenze dannose derivanti dal<br />

reato.<br />

Monitoraggio Ambiente, Acque e Assetto Idrogeologico: supporto ad attività di prelievo dei campioni di<br />

acqua <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in collaborazione con le ARPA e le altre Autorità competenti, nonché con i consulenti<br />

<strong>del</strong> Consorzio, al fine di collaborare attivamente al continuo ed effettivo monitoraggio <strong>del</strong>le qualità <strong>del</strong>le<br />

acque <strong>del</strong> fiume; verifiche tecniche sugli interventi di difesa spondale, rilievi sul territorio relativi alle aree di<br />

esondazione <strong>del</strong> fiume, censimento <strong>del</strong>le micro-discariche, verifiche tecniche e di controllo sulle domande<br />

di attivazione dei pozzi e di rilascio <strong>del</strong>le concessioni demaniali.<br />

Attività di videosorveglianza: attività di videosorveglianza di tutto il territorio consortile, attraverso l’utilizzo sia<br />

di postazioni fisse sia mobili, al fine di prevenire e reprimere ogni forma di violazione ambientale accertabile<br />

tramite l’utilizzo <strong>del</strong>la suddetta tecnologia; vigilanza anche notturna <strong>del</strong>le proprietà immobiliari <strong>del</strong>l’Ente.


ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

329<br />

Educazione Ambientale e Turismo: Attività di supporto alle iniziative promozionali <strong>del</strong> Consorzio (fiere,<br />

manifestazioni, sagre, ecc.), attività didattica in occasione dei corsi micologici, accompagnamento di gruppi<br />

e scolaresche per visite guidate, attività di rappresentanza in occasione di visite da parte di Autorità.<br />

Supporto al Settore Legale e Contenzioso: verifiche sull’ottemperanza agli obblighi di ripristino/recupero<br />

<strong>del</strong>lo stato dei luoghi a seguito <strong>del</strong>la commissione di abusi, attività di messo notificatore, effettuazione di<br />

sopralluoghi istruttori in ordine al rilascio dei pass per l’accesso, in deroga al divieto, di mezzi motorizzati,<br />

attività di vigilanza, controllo e repressione degli abusi di natura paesaggistico-ambientale, a seguito <strong>del</strong>le<br />

nuove competenze attribuite all’Ente <strong>Parco</strong> in tale materia ai sensi <strong>del</strong>la Legge Regionale 12/05 (Legge per<br />

il governo <strong>del</strong> territorio).<br />

Supporto al Settore Agricoltura: verifiche tecniche sugli interventi di sbancamento, livellamento, bonifica<br />

agricola, sul programma di mantenimento <strong>del</strong>le marcite e sull’utilizzo dei reflui zootecnici in agricoltura.<br />

Supporto al Settore Tecnico-Urbanistico: verifiche tecniche e di controllo sulle richieste tendenti ad ottenere<br />

l’autorizzazione paesaggistica, il certificato di conformità al PTC, ivi comprese le attività relative alla demolizione<br />

forzata degli immobili edilizi abusivi.<br />

I 19 Guardiaparco operano su un territorio di circa 91.410 ettari di superficie, quindi ognuno di loro deve<br />

presidiare un’area di oltre 5.000 ettari, considerando anche che parte <strong>del</strong> personale svolge attività di ufficio o<br />

è coinvolta prevalentemente nelle gestione faunistico-venatoria.<br />

A titolo di raffronto vengono di seguito indicate le dotazioni di personale di vigilanza previste in altre Regioni<br />

o presso altri Enti. La Regione Autonoma Valle d’Aosta ha fissato, con Legge Regionale 30/91, un minimo di<br />

una unità ogni 1.000 ettari di area protetta, elevabili fino ad una unità ogni 200 ha in funzione di particolari<br />

difficoltà operative; la Regione Piemonte ha previsto per il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> Piemontese 11 agenti su una superficie<br />

di 6.500 ettari, pari ad un agente ogni 600 ha. Secondo la IUCN ci dovrebbe essere almeno un Guardiaparco<br />

ogni 1.500 ettari. Secondo tali raffronti la dotazione di personale di vigilanza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> risulta essere<br />

deficitaria e andrebbe incrementata al fine di garantire un efficace presidio <strong>del</strong> territorio protetto.


Sintesi degli indicatori<br />

Sintesi degli indicatori<br />

ILLECITI E REATI AMBIENTALI<br />

330<br />

Stato<br />

Indicatore<br />

<strong>del</strong>l’indicatore<br />

Unità di<br />

misura<br />

Le tipologie e il numero di trasgressioni non sono cambiati negli anni, per cui si può a ragione ritenere che<br />

negli anni a venire non interverranno sostanziali cambiamenti. Il giudizio tendente al neutro deriva anche<br />

dalla considerazione che il controllo <strong>del</strong> territorio non risulta completamente efficiente per la mancanza di un<br />

adeguato numero di Guardiaparco; tuttavia il loro lavoro viene supportato da un numero consistente di guardie<br />

ecologiche volontarie.<br />

Valore<br />

Stato Indicatore<br />

indicatore<br />

Unità<br />

di Valore<br />

misura<br />

Giudizio Qualità<br />

Giudizio Tendenza<br />

sintetico<br />

Tendenza <strong>del</strong><br />

sintetico<br />

dato<br />

Qualità <strong>del</strong><br />

dato<br />

Note Note<br />

Il numero di<br />

Verbali di<br />

Il numero di trasgressioni trasgressioni risulta risulta<br />

notevole e la tendenza notevole è più e la o tendenza<br />

meno costante, con è più un o leggero meno costante,<br />

decremento negli ultimi con un anni leggero da<br />

imputarsi anche alla decremento dotazionenegli<br />

accertamento<br />

deficitaria di personale ultimi dianni<br />

da<br />

Pressione di Numero 969<br />

sorveglianza. imputarsi anche alla<br />

Pressione<br />

Verbali trasgressione di<br />

accertamento (anno 2006)<br />

Numero<br />

di trasgressione<br />

(anno 2006)<br />

969 <br />

Positivo dal punto di dotazione vista di una deficitaria di<br />

buona riuscita degli personale accertamenti, di<br />

negativo dal punto sorveglianza. di vista<br />

ambientale in quanto Positivo denota dal punto di<br />

scarsa attenzione alle vista criticità di una buona<br />

ambientali da parte riuscita di molti degli<br />

cittadini. accertamenti, negativo<br />

dal punto di vista<br />

Risposta<br />

19<br />

Guardiaparco<br />

Risposta<br />

Personale di<br />

Numero<br />

vigilanza<br />

19 Guardiaparco<br />

99<br />

GEV<br />

Personale di<br />

Numero<br />

vigilanza<br />

<br />

La dotazione di personale ambientale di in quanto<br />

vigilanza risulta deficitario denota rispetto scarsa<br />

alla vastità <strong>del</strong> territorio<br />

attenzione<br />

e alla<br />

alle criticità<br />

ambientali da parte di<br />

situazione <strong>del</strong>le altre Aree<br />

molti cittadini.<br />

Protette<br />

La dotazione di<br />

La dotazione di personale<br />

di vigilanza<br />

volontario è abbondante, risulta deficitario in<br />

costante aumento rispetto e supporta a quello<br />

efficacemente il lavoro disponibile di vigilanza in altre<br />

e controllo. Aree Protette<br />

La dotazione di<br />

personale volontario è<br />

abbondante, in<br />

99 GEV <br />

costante aumento e<br />

supporta<br />

efficacemente il lavoro<br />

di vigilanza e controllo.<br />

Giudizio sintetico<br />

Giudizio sintetico<br />

Le tipologie e il numero di trasgressioni non sono cambiati negli anni, per cui si può a ragione ritenere che<br />

negli anni a venire non interverranno sostanziali cambiamenti. Il giudizio tendente al neutro deriva anche<br />

dalla considerazione che il controllo <strong>del</strong> territorio non risulta completamente efficiente per la mancanza di un<br />

adeguato numero di Guardiaparco; tuttavia il loro lavoro viene supportato da un numero consistente di<br />

guardie ecologiche volontarie.<br />

5


CONCLUSIONI<br />

331<br />

CAPITOLO 17<br />

CONCLUSIONI


CONCLUSIONI<br />

333<br />

CAPITOLO 17<br />

CONCLUSIONI<br />

Il <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> nacque ufficialmente il 9 gennaio 1974.<br />

Un <strong>Parco</strong> nato per “volontà popolare” e tutt’ora fortemente voluto dalle popolazioni locali, tant’è che nel 2007<br />

cinquanta associazioni ticinesi (lombarde e piemontesi) hanno raccolto oltre 20.000 firme per riaffermare il<br />

loro sostegno ai parchi (quello piemontese venne istituito nel 1978 dalla Regione Piemonte) e per chiederne<br />

il rafforzamento e l’unificazione in un unico Istituto. Analoga raccolta di firme, che costituirono le basi fondative<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> lombardo, avvenne nel 1972 stimolando la Regione Lombardia a legiferare dando vita al primo <strong>Parco</strong><br />

regionale italiano.<br />

Questo documento nasce anche come risposta a tutti coloro che hanno voluto e sostenuto l’azione dei Parchi<br />

ed anche a coloro che li hanno osteggiati e tutt’ora li osteggiano (spesso con argomenti pretestuosi, qualche<br />

volta con argomenti veri), come documento di analisi tecnica e scientifica necessario per capire cosa e quanto<br />

è stato fatto, cosa non si è riusciti a fare, cosa sta cambiando e come affrontare il futuro, contribuendo a dare<br />

sostegno alle scelte politiche che dovranno essere assunte nei prossimi anni.<br />

Da quali condizioni ecologiche e ambientali è partita l’avventura dei parchi ticinesi<br />

Trattando in queste pagine di dati tecnici e scientifici, per meglio capire da dove si è partiti, più di ogni commento<br />

vale la pena riportare alcuni passi tratti da un importante documento ovvero, “Convegno sull’Ecologia <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>” (Abbiategrasso, 4-5 Aprile 1970) pubblicato nella collana <strong>del</strong>la Antologia medica monographica<br />

Santoriana, 1970.<br />

E’ nelle parole <strong>del</strong> Dr. Comaschi, Ufficiale Sanitario capo <strong>del</strong> Comune di Vigevano, riportate nel capitolo intitolato<br />

“Prospetto dinamico di alcune caratteristiche fisiche e batteriologiche <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> dal 1950 ad oggi”, che si<br />

avvertono le tensioni socioeconomiche, e di conseguenza ambientali, di quegli anni: queste le sue parole.<br />

“Per quanto concerne il <strong>Ticino</strong> massima importanza assume il cromo e ciò in considerazione <strong>del</strong>le numerose


CONCLUSIONI<br />

334<br />

concerie esistenti nel Magentino, particolarmente a Turbigo.<br />

Gli accertamenti sullo stato di inquinamento <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono stati eseguiti in quattro periodi<br />

successivi, cioè nel 1950-57, nel 1963 e nel 1969-1970.<br />

Lo stato di purezza <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> può anche ingenerare preoccupazioni, non tanto perché i reperti di laboratorio<br />

sono andati via via aggravandosi nel tempo, ma soprattutto a causa <strong>del</strong> forte peggioramento cui furono<br />

soggetti dal 1963 ad oggi. Infatti, se quest’ultimo fenomeno dovesse continuare con lo stesso ritmo nei prossimi<br />

sette anni, tutti o quasi tutti i valori potrebbero andare oltre i loro stessi limiti di tolleranza, soverchiando il<br />

potere di autodepurazione <strong>del</strong> fiume e rompendone, anche definitivamente, l’equilibrio idro-biologico”.<br />

Ed ancora, ci tornano utili da ricordare i dati riportati da Benedetto Fossati <strong>del</strong> cui impressionante elenco di<br />

scarichi afferenti al <strong>Ticino</strong> riportiamo solo alcuni passi significativi: ”…..precise rilevazioni effettuate dall’Istituto<br />

di ingegneria sanitaria <strong>del</strong> Politecnico di Milano hanno accertato che in un solo giorno vengono immessi in<br />

<strong>Ticino</strong> Kg 62,89 di cromo, Kg 309 di solfuri……..fra questi (scarichi) si infiltrano anche spore di carbonchio<br />

che poi finiscono nei terreni agricoli, quindi nelle erbe e attraverso esse negli animali e all’uomo. Nel periodo<br />

1958 –1967 si sono verificati 15 casi di carbonchio umano e 36 casi di carbonchio animale”.<br />

Con buona pace di quanti ricordano una “età <strong>del</strong>l’oro” sul <strong>Ticino</strong>, per quanto concerne le acque, occorre<br />

risalire a prima degli anni cinquanta per trovare una situazione di relativo inquinamento simile a quella dei<br />

giorni nostri. La tabella appositamente sovrariportata, se paragonata ai dati odierni, ci dice che il <strong>Ticino</strong>, già<br />

nell’immediato dopoguerra, non era in condizioni di balneabilità, ma soprattutto ci racconta di un inarrestabile<br />

degrado <strong>del</strong>le acque che, a partire dagli anni cinquanta, in solo un ventennio avevano trasformato il “fiume<br />

azzurro” in una “..…fogna a cielo aperto” (parole di B. Fossati, pag. 93 o.c.).<br />

Ma era la situazione generale in cui versava la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> italiano che preoccupava l’opinione pubblica<br />

più sensibile e attenta ai fenomeni sociali e ambientali di quegli anni: seguite le parole di G. Allevi, Assessore<br />

all’Igiene e Sanità <strong>del</strong> comune di Vigevano, tratte dall’opera già citata: “……….l’acqua, uscita dal <strong>Ticino</strong><br />

non ancora eccessivamente inquinata, rientra nel fiume quanto mai inquinata dagli scarichi di industrie di<br />

diversa entità e natura di lavorazione. Gli effluenti di talune industrie costituiscono una potenziale fonte di<br />

inquinamento tanto di natura organica che inorganica. Lo smaltimento incontrollato <strong>del</strong>le acque di rifiuto<br />

porta ad evidenti inconvenienti di ordine estetico ed ambientale ed a notevoli danni <strong>del</strong> patrimonio idrico ed<br />

ittico. L’inquinamento <strong>del</strong>l’acqua, <strong>del</strong>l’aria, <strong>del</strong> suolo aumenta con lo sviluppo crescente <strong>del</strong>l’urbanizzazione e<br />

<strong>del</strong>l’industrializzazione: è quindi un problema urbanistico oltre che igienico sanitario, giuridico, amministrativo<br />

ed economico……. Nella valle vera e propria <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che va da Sesto Calende a Pavia, si vanno localizzando<br />

alla chetichella, dato gli insufficienti vincoli paesistici ed idrogeologici, industrie nocive all’aria, all’acqua ed<br />

al suolo, che si avvertono per il puzzo, le schiume affioranti e le trasformazioni dei greti e <strong>del</strong>le sponde. Il<br />

lezzo <strong>del</strong>le raffinerie e degli allevamenti ittici, le schiume di scarichi industriali e <strong>del</strong>le fogne, le escavazioni<br />

indisciplinate <strong>del</strong>le cave e le opere clandestine di sbarramento <strong>del</strong>le acque, si sostituiscono all’atmosfera<br />

tersa, alla limpidezza <strong>del</strong> nostro fiume più puro, all’assetto secolare <strong>del</strong>la natura. Molte di queste localizzazioni<br />

sono entro riserve chiuse precluse alla vista da divieti di passo agli estranei: <strong>del</strong> nostro


CONCLUSIONI<br />

335<br />

tempo. Occorre quindi affrontare soluzioni organiche di pianificazione che si estendano ad entità più vaste<br />

di quelle fino ad oggi considerate. Occorre adottare la politica <strong>del</strong> verde intesa, fra l’altro, a proteggere<br />

l’ecosistema naturale esistente, il patrimonio idrogeologico e le fasce costiere dei fiumi le cui acque fanno<br />

parte di complessi ed insostituibili equilibri biologici.<br />

Occorrono soluzioni che prevedano la salvaguardia di altri patrimoni degradabili quali il paesaggio ed i beni<br />

naturalistici e storico-artistici spesso sacrificati da un irrazionale criterio economico. Occorre infine sviluppare<br />

la coscienza <strong>del</strong> problema nella opinione pubblica, per affrontare un’esplorazione sistematica <strong>del</strong>le risorse<br />

da difendere. Occorre cioè fare un inventario preciso per difendere il valore e la singolarità geologica, florofaunistica<br />

ed ecologica <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. S’impone perciò una legislazione aggiornata che definisca correttamente i<br />

rapporti tra pianificazione urbanistica e programmazione economica, che tenga conto dei valori ambientali,<br />

dei caratteri paesistici, <strong>del</strong>le esigenze economiche, <strong>del</strong> costume e <strong>del</strong>le tradizioni dei gruppi sociali”.<br />

Alla lucida analisi a suo tempo espressa dall’assessore Fossati ed alla conseguente richiesta di azioni coerenti<br />

sul piano istituzionale, culturale, scientifico e tecnico, questo testo, oggi, quasi quarant’anni dopo, dà alcune<br />

risposte.<br />

Soprattutto ci dice che il <strong>Parco</strong>, fortemente voluto dalle popolazioni locali proprio per porre rimedio ai guasti<br />

perpetrati dal caotico sviluppo economico <strong>del</strong> dopoguerra, ha saputo rispondere in modo coerente a molte<br />

<strong>del</strong>le richieste per le quali è stato istituito, senza peraltro sottacere sul fatto che su alcuni fronti ha subito<br />

pesantemente le azioni provenienti dal mondo economico e culturale che lo circonda.<br />

Nulla comunque si è voluto omettere: così apparirà chiaro che su molto si può e si deve ancora fare per<br />

raggiungere i traguardi coerenti alla missione di cui il <strong>Parco</strong> oggi si fregia: “Sviluppo sostenibile, tutela <strong>del</strong>la<br />

biodiversità e <strong>del</strong>l’ambiente, qualità <strong>del</strong>la vita”.


CONCLUSIONI<br />

336<br />

La missione “storica” affidata al <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> lombardo: tutelare acque, foreste e territori<br />

agricoli<br />

Urbanizzazione senza regole, attività edilizia selvaggia, deterioramento <strong>del</strong>le acque, danni provocati dalle<br />

cave di ghiaia e sabbia, boschi “chiusi al pubblico” e utilizzati come esclusive riserve di caccia o, peggio,<br />

per nascondere attività poco lecite ad occhi indiscreti: questi erano i problemi più evidenti contro i quali si<br />

batteva un movimento popolare che ebbe origine a Pavia fin dal 1967. Sulla spinta <strong>del</strong>le preoccupazioni <strong>del</strong>le<br />

popolazioni <strong>del</strong> pavese e <strong>del</strong> milanese, nel 1972 il periodico “Il Giornale <strong>del</strong>la Lombardia” raccolse tali istanze,<br />

se ne fece portavoce e presentò una proposta di legge che, sottoscritta da oltre 20.000 elettori lombardi venne<br />

recepita dalla neo insediata Regione Lombardia la quale approvò con Legge Regionale n. 2 <strong>del</strong> 9 gennaio<br />

1974, il primo <strong>Parco</strong> Regionale istituito in <strong>It</strong>alia. Pochi anni dopo, nel 1978, su analoghe spinte popolari la<br />

Regione Piemonte istituirà il contermine <strong>Parco</strong> piemontese.<br />

Ai problemi già evidenziati i Parchi vennero chiamati a dare risposte coerenti, così come recitano le Leggi<br />

istitutive di quegli anni, gli Statuti e il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) lombardo, datato 1980.<br />

Nella Legge che approvava il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> lombardo e che dava concretamente il via alla azione di governo <strong>del</strong>lo<br />

stesso, quattro erano gli articoli-obiettivo sui quali l’Ente neo costituito era chiamato ad agire: la strumentazione<br />

urbanistica generale e il controllo degli insediamenti (artt.2 e 4), la tutela <strong>del</strong> patrimonio boschivo e forestale<br />

(art. 3), il controllo <strong>del</strong>le attività di cava (art.5).<br />

Anche se nel PTC <strong>del</strong> 1980 la prima finalità di tutela in ordine all’articolo 1 appariva essere quella relativa alle<br />

“…..acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, sia per quanto concerne il loro regime che la tutela dagli inquinamenti…..” la mancanza<br />

ad un richiamo di esplicite competenze nella norma istitutiva era premonitrice <strong>del</strong>le grandi difficoltà che il <strong>Parco</strong><br />

avrebbe dovuto affrontare su quel fronte che, mentre appariva logicamente il più importante (per un parco<br />

fluviale!) su cui concentrarsi, risultava da subito privo di reali strumenti con cui operare, ma soprattutto, privo<br />

di quel sostegno e volontà politica che ancora oggi, quasi trent’anni dopo, negano su tale fronte all’Ente pieno<br />

riconoscimento, essendo la materia “acque” forse uno degli argomenti normativamente più contraddittori e<br />

disorganici <strong>del</strong> nostro ordinamento, sia statale che regionale.<br />

Così, mentre sugli altri fronti sui quali il <strong>Parco</strong> era stato chiamato a rispondere: urbanistica, boschi e cave, i<br />

risultati non si erano fatti attendere, occorrerà arrivare alla “Variante generale al PTC” (nella pratica, un nuovo<br />

piano territoriale!) per affermare con forza la centralità <strong>del</strong> fiume e <strong>del</strong>le sue acque per le politiche <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>, centralità che, come già accennato, stenta ancora oggi ad essere normativamente e istituzionalmente<br />

riconosciuta.<br />

Per tentare di porre rimedio a tale vuoto, il <strong>Parco</strong> lombardo, stringendo un accordo di programma con quello<br />

piemontese, ha iniziato a partire dall’anno 2001 una propria azione di monitoraggio e di coordinamento tra i<br />

vari enti deputati al controllo e alla gestione <strong>del</strong>le acque (ASL, ARPA), nonché con le Amministrazioni Pubbliche<br />

(Comuni, Province, ATO) e private che hanno in gestione il ciclo <strong>del</strong>l’acqua ed, in particolare, la gestione dei<br />

depuratori, allo scopo di coinvolgere in modo sempre più forte i numerosi attori che si occupano a vari livelli<br />

<strong>del</strong>la qualità idrica e per sensibilizzare il maggior numero di enti e istituzioni possibile alla ricerca di un comune<br />

obiettivo: rendere il <strong>Ticino</strong> balneabile entro pochi anni, tornando così ad una situazione ambientale che, come<br />

si è anzi dimostrato, risultava ormai alterata da oltre mezzo secolo.<br />

Nonostante il grande sforzo profuso dai Parchi e da molti enti ed amministrazioni pubbliche e private, il giudizio<br />

sintetico che tecnicamente si esprime su questo testo nella chiusura <strong>del</strong> capitolo dedicato alle acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,<br />

presenta un indicatore ancora rivolto al rosso: ferraginosità <strong>del</strong>le norme, frammentazione <strong>del</strong>le competenze,<br />

i cambiamenti climatici in corso e la continua richiesta di acque (spesso male utilizzate e sprecate) per usi<br />

agricoli ed industriali non lasciano presagire nulla di buono. Occorrerà un grande sforzo e abilità politiche e<br />

culturali per mantenere costante l’attenzione <strong>del</strong>l’opinione pubblica sul tema e per far ottenere ai Parchi quel<br />

riconoscimento istituzionale necessario per adempiere appieno alla loro missione.<br />

Le foreste <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, come tutti i sistemi dei viventi, sono da sempre in evoluzione e trasformazione. Non<br />

possiamo, quindi, descriverne uno stadio preciso e puntuale sul quale determinare le caratteristiche <strong>del</strong>le<br />

“nostre” foreste senza tenere conto dei numerosi aspetti che hanno portato a tale stadio e che continuano a<br />

modificarlo costantemente.<br />

Questa è una premessa fondamentale che mi preme evidenziare anche perché, ovviamente, accanto a fattori<br />

geomorfologici, climatici e biologici, che hanno dato origine e tutt’ora agiscono rimo<strong>del</strong>lando i nostri boschi, si<br />

associano e si sovrappongono le azioni <strong>del</strong>l’uomo, dirette ed indirette che, a loro volta, sono il risultato di una<br />

o più visioni e modi di intendere il bosco stesso, dipendenti da fattori economici e sociali che influenzano il<br />

momento storico a cui si riferiscono.<br />

Ovviamente, il <strong>Parco</strong> ha una sua “visione” dei boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, frutto di oltre trent’anni di lavoro e di esperienze


CONCLUSIONI<br />

337<br />

condotte per tutelare ed incrementare il<br />

patrimonio forestale ticinese che oggi ammonta<br />

a quasi 20.000 ettari di superficie e che<br />

rappresenta, nel suo complesso, l’ultima e la più<br />

importante area boscata <strong>del</strong>la pianura padana.<br />

Proprio questa “visione” forestale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

cercherò di descrivere, tratteggiando, per quanto<br />

possibile, una serie di scenari futuri possibili.<br />

Il boom industriale post bellico, la<br />

meccanizzazione agricola spinta agli estremi<br />

e il massiccio espandersi <strong>del</strong>la pioppicoltura<br />

contribuirono, fino a pochi anni fa, a distruggere<br />

pressoché totalmente il patrimonio boschivo<br />

<strong>del</strong>la pianura padana.<br />

Solo con l’avvento <strong>del</strong>le Regioni (1971) e con<br />

la conseguente emanazione <strong>del</strong>le leggi forestali<br />

regionali (in Regione Lombardia la prima legge<br />

forestale data 1976) è iniziata una fase di<br />

attenzione, anche al ruolo e al significato, dei<br />

boschi di pianura.<br />

Inoltre, con l’istituzione dei grandi parchi fluviali<br />

(<strong>Ticino</strong>, Adda, Oglio, Mincio, ecc.) e con la<br />

successiva rivalutazione e valorizzazione <strong>del</strong>le<br />

aree boscate residue, sta lentamente prendendo<br />

piede una coscienza forestale collettiva che forse<br />

consentirà, nell’arco di alcuni decenni, di porre<br />

parzialmente rimedio agli scempi <strong>del</strong> passato.<br />

In alcuni Parchi (<strong>Ticino</strong>, Groane, Nord Milano)<br />

sono già state rimboschite parecchie decine di<br />

ettari con specie vegetali tipiche <strong>del</strong>la pianura o<br />

<strong>del</strong> pianalto padano.<br />

Inoltre, tra i programmi strategici <strong>del</strong>la Regione<br />

Lombardia vi è la realizzazione <strong>del</strong>le cosiddette<br />

“Dieci Grandi Foreste di pianura”, una <strong>del</strong>le<br />

quali (<strong>del</strong>la superficie di oltre 50 ettari) è stata<br />

piantata proprio nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, a Travacò<br />

Siccomario.<br />

Tornando alla valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, analogamente a quanto anzi scritto per le acque, occorre ricordare brevemente<br />

cosa il <strong>Parco</strong> ereditò in materia all’inizio degli anni ’70 quando venne istituito.<br />

L’eredità consisteva in boschi che avevano subito un pressoché totale taglio alla fine degli anni ’40 a causa <strong>del</strong>la<br />

guerra e <strong>del</strong>la carenza di combustibile, già comunque pesantemente alterati nella loro composizione floristica<br />

dalla invasione di specie esotiche, quali la robinia prima e il prugnolo tardivo poi (introdotto per favorire<br />

l’attività venatoria nell’area di brughiera e rivelatosi una <strong>del</strong>le specie più invasive dei nostri boschi), foreste<br />

impoverite nella loro struttura e nella loro popolazione faunistica da oltre un secolo di uso dei fuochi radenti<br />

e dall’abbattimento persecutorio <strong>del</strong>le specie animali non ritenute interessanti da un punto di vista venatorio,<br />

o addirittura ritenute “nocive”, tagli e dissodamenti, effettuati spesso a macchia di leopardo all’interno <strong>del</strong>la<br />

foresta sui suoli migliori per far posto a pioppeti industriali e a nuovi coltivi e, per finire, nuove strade, cave e<br />

insediamenti abitativi, più o meno abusivi, resi economicamente interessanti dalle necessità ricostruttive post<br />

belliche e dai nuovi interessi speculativi che le sostenevano.<br />

Cosa fare, allora, dei residui boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>? La prima cosa che fece il <strong>Parco</strong> fu quella di censire il patrimonio<br />

forestale sopravvissuto e di indirizzarne il governo e la gestione: fece un “Piano di settore dei boschi”.<br />

Con il suo piano il <strong>Parco</strong> ha cercato di dare degli indirizzi di lavoro per ricostruire, per quanto possibile, la<br />

foresta planiziale ticinese, non più e non solo finalizzandola a produrre legname, ma soprattutto finalizzandola<br />

a produrre nuove forme di ricchezza per i singoli proprietari, ma anche per l’intera collettività ticinese.<br />

Qual è allora la situazione attuale dei boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e quali compiti devono e dovranno assolvere per


CONCLUSIONI<br />

338<br />

il futuro questi ecosistemi forestali? Qual è la “visione” che ha il <strong>Parco</strong> dei futuri boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e in che<br />

modo sta lavorando per raggiungere gli obiettivi di tutela e sviluppo che gli sono stati affidati dalla collettività<br />

regionale?<br />

Il primo obiettivo che si pose il <strong>Parco</strong> fu quello di mantenere e laddove possibile potenziare ed arricchire il<br />

proprio patrimonio forestale. Per fare ciò il <strong>Parco</strong> ha fin’ora svolto e continua a svolgere una imponente opera<br />

di riforestazione iniziando soprattutto dalle aree più degradate. Sono decine le aree di ex cave o di ex pioppeti<br />

acquistate o convenzionate con enti pubblici e con privati, recuperate a bosco: oltre un milione di alberi sono<br />

stati piantati nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in questi anni!<br />

Anche per i boschi esistenti l’obiettivo è stato quello di seguirne l’evoluzione indirizzandola per migliorarne la<br />

struttura e la composizione: sono circa 6.000 gli ettari di bosco sottoposti a “Piano di assestamento forestale”<br />

(una sorta di piano regolatore <strong>del</strong> bosco) e di questi oltre 1.000 sono stati acquistati dal <strong>Parco</strong> e quasi<br />

altrettanti sono gestiti per conto di altri enti pubblici e di privati.<br />

Governare un bosco significa, innanzitutto, lotta alle specie invasive e continuo controllo e monitoraggio <strong>del</strong>le<br />

specie infestanti sia animali sia vegetali, soprattutto se di origine esotica, come purtroppo sempre più spesso<br />

accade in un mondo dove la “globalizzazione” dei trasporti e <strong>del</strong>le merci sta pesantemente rimescolando le<br />

carte dei patrimoni biologici locali.<br />

Questa azione ha per corollario altri due elementi che ne indirizzano la strategia e le relative scelte: confermare e<br />

rafforzare il corridoio ecologico che fa <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> l’unico grande fiume in grado ancora di collegare biologicamente<br />

attraverso la pianura padana Alpi ed Appennini, cioè l’Europa Continentale con il bacino <strong>del</strong> Mediterraneo e<br />

l’Africa, e garantire la sicurezza idraulica <strong>del</strong> fiume, soprattutto a difesa <strong>del</strong>l’insediamento <strong>del</strong>la città di Pavia e<br />

dei suoi sobborghi.<br />

La scelta di privilegiare l’acquisto e la riforestazione <strong>del</strong>le aree a pioppeto poste a ridosso <strong>del</strong> fiume risponde a<br />

questi due obiettivi, così come agli stessi obiettivi rispondono le scelte di sostenere e potenziare la riforestazione<br />

<strong>del</strong> Siccomario a Pavia e <strong>del</strong> Torrente Scuropasso in Oltrepò, o quella di realizzare la rinaturazione <strong>del</strong> corridoio<br />

ecologico di Vita Mayer - Boschi <strong>del</strong>le Faggiole - Lanca di Bernate nel milanese. Perseguono le stesse finalità<br />

l’imponente lavoro di restauro paesaggistico e naturalistico <strong>del</strong>la ex cava Pietrisco in Comune di Somma<br />

Lombardo (oltre 25.000 alberi piantati in tre anni) e il recupero, ancora in corso, di altre due cave poste nella<br />

valle fluviale: Fossa Bustese a Lonate Pozzolo (Va) e Altea a Nosate (Mi); altre decine di interventi “minori”<br />

sullo stesso genere sono stati attuati o sono in corso di realizzazione.<br />

Preme qui evidenziare tre elementi che accompagnano costantemente la strategia di intervento forestale <strong>del</strong><br />

<strong>Parco</strong>: primo, la tutela <strong>del</strong>le fasce perifluviali affinché possano svolgere al meglio il ruolo di “fascia tampone”<br />

nei confronti <strong>del</strong>le attività agricole contermini e comunque per la tutela <strong>del</strong> suolo dal dilavamento superficiale<br />

e <strong>del</strong>le acque e dal loro conseguente inquinamento; secondo, la messa a disposizione <strong>del</strong>la collettività ticinese<br />

e <strong>del</strong> pubblico in generale di aree forestali risanate o acquisite attraverso la realizzazione di sentieri, aree di<br />

sosta, spazi attrezzati per la visita e la didattica; terzo, attenzione e modulazione <strong>del</strong>le attività forestali (taglio<br />

selettivo o colturale, diradamento, rinfoltimento, riforestazione, ecc.) in modo da favorire e arricchire presenze<br />

floristiche e faunistiche sempre più varie e ricche in specie e in qualità.<br />

Questo immane lavoro necessita di strumenti, economie e intelligenze adeguate. Da anni il <strong>Parco</strong> e le persone<br />

che a vario titolo vi lavorano, si stanno aggiornando, stanno sperimentando nuovi metodi di intervento, di<br />

ricerca, di monitoraggio pur fra mille difficoltà economiche e tra reticenze e indifferenze varie. A tale proposito<br />

occorre qui ricordare, proprio in ragione di quanto detto sinora, che in <strong>It</strong>alia non è mai esistita una “scuola<br />

forestale di pianura” e proprio al <strong>Ticino</strong> si è sviluppata, ed è tuttora in corso, una esperienza scientifica e<br />

formativa unica nel nostro Paese, che viene seguita con rispetto e attenzione in molte altre Regioni. Di ciò<br />

siamo orgogliosi.<br />

La foresta ticinese tra un secolo potrebbe essere caratterizzata da un unico grande bosco che attraversa la<br />

pianura padana dal lago Maggiore all’oltrepo pavese, così da rafforzare lo strategico anello posto fra le Alpi e<br />

gli Appennini <strong>del</strong> più importante corridoio ecologico transeuropeo. Questa foresta, però, non dovrebbe essere<br />

costituita semplicemente da un unico e omogeneo bosco paragonabile alle foreste intertropicali con una<br />

forte complessità e stratificazione <strong>del</strong>la vegetazione (così come pure dovrà essere in alcune <strong>del</strong>icate zone<br />

di riserva naturale), ma dovrebbe risultare diversa a seconda <strong>del</strong>le peculiarità che ne contraddistinguono i<br />

suoli, la maggiore o minore ricchezza di acque, il regime di proprietà e quant’altro la possa positivamente<br />

condizionare.<br />

Quindi, non un solo mo<strong>del</strong>lo di bosco, ma piuttosto un bosco multifunzionale che si differenzi ed integri in<br />

tante soluzioni gestionali a seconda <strong>del</strong>la prevalenza dei diversi obiettivi da raggiungere: sicurezza idraulica,<br />

protezione e autodepurazione <strong>del</strong>le acque, tutela <strong>del</strong>la biodiversità faunistica e floristica, tutela <strong>del</strong> paesaggio,


CONCLUSIONI<br />

339<br />

produzione di legname d’opera, da ardere e a scopo bioenergetico, sviluppo agricolo, biofiltro nei confronti di<br />

inquinanti <strong>del</strong> suolo, atmosferici e da rumore, riequilibrio territoriale nei confronti <strong>del</strong>le aree urbane attraverso<br />

la creazione di adeguati spazi per turismo, didattica, sport, meditazione.<br />

Una visione complessa: forse un sogno!<br />

Un sogno che però da anni contribuiamo giorno per giorno a costruire e che avrà tanta più possibilità di vedersi<br />

realizzato quanto più sarà condiviso e sostenuto dai cittadini e dalle Istituzioni. Un sogno, o meglio come già<br />

anticipato, una “visione” che ha di fronte molti ostacoli: l’apatia di alcune istituzioni che vedono il <strong>Parco</strong> in<br />

modo “tiepido”, spesso più come un ostacolo ai loro disegni che un alleato nella gestione dei beni collettivi,<br />

la costante mancanza di fondi ed economie adeguate, l’incedere di nuove e sempre problematiche “grandi<br />

opere e infrastrutture”, i cambiamenti climatici in corso, l’invasione di specie alloctone, l’inquinamento nelle<br />

sue varie forme ed espressioni.<br />

Ecco perché, nonostante il diritto di sognare, occorre mantenere i piedi per terra e quindi anche il capitolo<br />

relativo alla qualità dei boschi termina con un indicatore di sintesi che pende verso una visione tutto sommato<br />

“in rosso” <strong>del</strong> futuro. Troppe nubi si addensano sul futuro dei boschi: la qualità <strong>del</strong>l’aria e le piogge acide, le<br />

specie invasive, le nuove “grandi opere” (pedemontana, Broni-Mortara, nuova SS 341, etc.) sono tutti elementi<br />

che non ci lasciano sereni. Occorrerà attrezzare sempre di più il <strong>Parco</strong> affinché sappia far fronte con forza e<br />

intelligenza ai continui cambiamenti in atto.<br />

L’agricoltura ha disegnato, sino all’imporsi <strong>del</strong>l’industrializzazione, il paesaggio <strong>del</strong>la Pianura Padana. Paludi<br />

ed acquitrini sono stati bonificati e le acque sono state raccolte e canalizzate in modo da poter costituire un<br />

prezioso elemento per l’irrigazione <strong>del</strong>le coltivazioni che venivano impiantate. Sui campi, arati e divenuti fertili,<br />

sono state seminate colture in modo sempre più intensivo e meccanizzato: grano e farro sono stati sostituiti<br />

da mais e riso (da sole queste specie coprono oggi più <strong>del</strong>l’80% <strong>del</strong>la superficie coltivata <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>). Gli<br />

appezzamenti, prima di piccole dimensioni e contornati da siepi e filari, sono stati progressivamente ampliati per<br />

meglio razionalizzare le operazioni agricole: per far questo spesso anche alberi e siepi sono stati sacrificati.<br />

Un paesaggio agricolo in continua evoluzione che il <strong>Parco</strong> cerca di curare e proteggere incentivando una<br />

migliore armonia tra coltivato e natura. Minor uso di pesticidi e concimi, contributi per il ripristino di alberature<br />

con piante autoctone, azioni volte a rendere meno intensive e specialistiche le colture con programmi di


CONCLUSIONI<br />

340<br />

rotazione non depauperanti. Questi aspetti, sommati ad una particolare attenzione per il patrimonio edilizio<br />

- di cui la cascina lombarda rappresenta l’elemento di maggior pregio - e la diffusione di una nuova cultura<br />

che possa portare l’imprenditore agricolo a diversificare coltivazioni e redditi, anche attraverso una produzione<br />

più sostenibile, sono gli obiettivi su cui il <strong>Parco</strong> pone il proprio maggiore impegno, considerato che il territorio<br />

agricolo si estende su una superficie di circa 50.000 ettari, pari a oltre la metà <strong>del</strong>l’intera Area Protetta.<br />

Per tutelare e favorire la corretta gestione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>le risorse agricole, si è lavorato soprattutto attraverso<br />

il dialogo, il confronto e la collaborazione con tutti gli attori che, a diverso titolo, si occupano di agricoltura e di<br />

territorio. Ad esempio, il <strong>Parco</strong> ha promosso la costituzione di un Comitato Tecnico Agricolo attraverso il quale<br />

mettere a punto i programmi di lavoro annuali <strong>del</strong> settore agricolo e definire le strategie per trovare soluzioni<br />

condivise alle numerose problematiche <strong>del</strong> settore.<br />

Ciò ha permesso di impostare, su basi di reciproca fiducia e sostegno, la tutela <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> sistema<br />

agricolo, ad esempio salvaguardando le antiche pratiche di coltivo a marcita ancora presenti in 65 aziende<br />

sottoscrivendo altrettanti protocolli bilaterali tra <strong>Parco</strong> e aziende agricole; oppure, attraverso la promozione e<br />

l’attivazione di misure agroambientali (previste dal Piano di Sviluppo Rurale regionale) finalizzate alla creazione<br />

o alla valorizzazione di elementi caratterizzanti il paesaggio agrario; ancora, attivando la sottoscrizione e la<br />

realizzazione <strong>del</strong>la “Carta <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> riso”, o attraverso la tutela e promozione di tipiche coltivazioni<br />

e prodotti locali quali il “Fagiolo Borlotto di Gambolò”, i castagneti da frutto <strong>del</strong> varesotto, le vacche di razza<br />

padana varzese, o il ripristino dei vigneti storici di Villa Annoni di Cuggiono con le varietà di uve antiche<br />

ivi coltivate e tipiche dei nostri territori. Questi sono solo alcuni dei numerosi progetti e azioni attuati di<br />

concerto tra <strong>Parco</strong> e agricoltori per raggiungere l’obiettivo di un equilibrato sviluppo agricolo e per la tutela<br />

<strong>del</strong>l’agrobiodiversità e, attraverso essi, <strong>del</strong> paesaggio, <strong>del</strong>la storia e <strong>del</strong>le tradizioni <strong>del</strong> territorio. Nel nostro<br />

mondo agricolo penetrano ancora ben salde le radici <strong>del</strong>la nostra identità culturale! E’ tutelando e arricchendo<br />

questo mondo che tuteliamo e arricchiamo il nostro sistema sociale; impoverendolo, demotivandolo o<br />

marginalizzandolo si perdono irrimediabilmente le nostre radici culturali e con esse la qualità e, spesso, anche<br />

il senso <strong>del</strong>la nostra esistenza.<br />

Uno degli strumenti fondamentali <strong>del</strong> dialogo con gli imprenditori agricoli è consistito nella attuazione <strong>del</strong><br />

cosiddetto “Progetto Speciale Agricoltura”: una serie di misure di sostegno diretto ed indiretto per le imprese<br />

agricole. Oltre alle già citate attività di sperimentazione e di mantenimento di colture storiche, i principali filoni di<br />

intervento sono consistiti nell’assistenza tecnica alle imprese, nella promozione dei prodotti e nell’affidamento<br />

ad aziende agricole di servizi diversi (manutenzioni dei beni e proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, gestione <strong>del</strong>la sentieristica,<br />

di aree forestali, ecc.).<br />

Particolare successo ha avuto, e continua ad avere, la promozione di un “marchio di qualità” <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> attribuito<br />

a prodotti ottenuti da agricoltura ecocompatibile. In sintesi, le aziende che decidono di sottoscrivere degli<br />

appositi disciplinari di esercizio ed arrivano a produrre alimenti di qualità conservando un sistema agricolo di<br />

qualità paesistica ed ecosistemica elevata, possono beneficiare <strong>del</strong> Marchio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>: ad oggi risultano quasi<br />

trenta le aziende aderenti a tale iniziativa.<br />

Proprio la maggiore attenzione posta dal mondo agricolo ai valori ambientali, la dinamicità dimostrata da molti<br />

giovani imprenditori nell’affrontare le sfide <strong>del</strong> biologico, <strong>del</strong>l’agriturismo, <strong>del</strong>la lavorazione e vendita diretta<br />

in azienda dei prodotti, peraltro sempre di grande qualità, unitamente alle politiche <strong>del</strong>l’Unione Europea che<br />

fanno <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’ambiente e dei prodotti agroalimentari gli elementi trainanti <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong>l’agricoltura,<br />

(politiche quasi sempre coincidenti con quelle adottate dal <strong>Parco</strong>), tutti questi fattori fanno ben sperare e<br />

quindi, l’indice sintetico relativo al capitolo dedicato all’agricoltura tende al positivo.<br />

Ciò nonostante, il rischio continuo di vedere il prezioso territorio a coltivo trasformato in aree urbane o<br />

assoggettato a devastanti opere infrastrutturali permane, e anzi, come avrò modo oltre di illustrare, rappresenta<br />

l’elemento di maggiore preoccupazione che emerge da questo lavoro. Proprio per questo occorrerà il coraggio<br />

di affrontare, ancora una volta per primi, anche se si spera non da soli, un nuovo capitolo ed una nuova sfida:<br />

non più un metro di suolo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sottratto all’agricoltura! Per fare ciò occorrerà condividere un nuovo patto<br />

sociale con tutte la forze in grado di raggiungere questo risultato: agricoltori innanzitutto, ma non solo! Servirà<br />

l’appoggio convinto e sincero <strong>del</strong>le forze culturali e sociali, dagli ambientalisti ai consumatori, affinché ad ogni<br />

nuova espansione edilizia e ad ogni nuova costruzione di strade facciano da contraltare la deinfrastrutturazione<br />

e la <strong>del</strong>ocalizzazione di strutture che frammentano e mortificano l’attività agricola e con essa tutti quei valori<br />

immateriali, oltre che economici e sociali, di cui essa è portatrice.<br />

La realizzazione di questo lavoro ha messo in evidenza anche alcune lacune. Due in particolare vanno<br />

evidenziate perché riguardano entrambe, direttamente e indirettamente, il mondo agricolo.<br />

Il primo dato da colmare riguarderà l’uso e il tipo di presidi sanitari (fitofarmaci) e di prodotti chimici (concimi e


CONCLUSIONI<br />

341<br />

ammendanti) nel settore agricolo. I dati riportati nel presente lavoro sono largamente insufficienti e desunti da<br />

informazioni pervenuteci da poche aziende. Sarà compito prioritario <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> colmare tale lacuna che inficia<br />

anche la possibilità di mettere a punto adeguate risposte nel settore che vadano oltre la pur meritoria azione<br />

di sostegno alla agricoltura biologica e integrata che il <strong>Parco</strong> va svolgendo da tempo. D’altra parte la mancanza<br />

di dati disaggregabili anche su scala regionale evidenzia una sorta di “omertà” generalizzata ad affrontare<br />

compiutamente il tema. Occorrerà quindi agire su più fronti per raccogliere dati che non siano di parte, ma<br />

condivisi con la pluralità di soggetti con i quali va affrontato il problema.<br />

I dati ISTAT al riguardo sono preoccupanti e denunciano un uso, in Pianura padana, di quasi 60.000 tonnellate<br />

di fitofarmaci nel 2005 con un incremento medio complessivo <strong>del</strong>l’1,3% rispetto al 2004.<br />

L’altro dato mancante, sia in modo aggregato sia disaggregato, riguarda il consumo di suolo, per la maggior<br />

parte terreno agricolo fertile, dal momento di istituzione <strong>del</strong>l’Area Protetta ad oggi. Avremo modo oltre di<br />

trattare compiutamente il problema. Preme qui evidenziare la necessità di affrontare con forza un tema di<br />

grande attualità che dovrebbe costituire una <strong>del</strong>le priorità, forse LA priorità, <strong>del</strong>le agende politiche regionali e<br />

nazionali.<br />

Il Piano Territoriale di Coordinamento <strong>del</strong> 2001, nuove frontiere culturali e nuove missioni per il<br />

<strong>Parco</strong>: la tutela <strong>del</strong>la biodiversità, degli habitat e <strong>del</strong> paesaggio<br />

Con l’approvazione <strong>del</strong>la variante generale al PTC avvenuta con DGR <strong>del</strong> 2 agosto 2001 si sono aperte nuove<br />

frontiere e nuove sfide per l’attività <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>: all’articolo uno, al comma 1.2 laddove si elencano gli obiettivi sia<br />

generali sia di settore ai quali dovrà ispirarsi l’attività amministrativa <strong>del</strong> “nuovo” ente, si legge che il <strong>Parco</strong> ha<br />

come “….primaria esigenza quella di tutelare e conservare gli ecosistemi, il territorio e il paesaggio…”.<br />

Al comma 1.3 dove si elencano gli elementi di tale tutela, al punto a) si legge:<br />

“…..la diversità biologica e i patrimoni genetici esistenti….;<br />

Al <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è dunque stato affidato quale compito primario, la tutela <strong>del</strong>la biodiversità intesa in tutte<br />

le sue accezioni, compresa la cosiddetta “biodiversità culturale”: per fare ciò diventava dunque indispensabile,<br />

innanzi tutto, conoscere il proprio “patrimonio biologico”.<br />

Solo attraverso questa conoscenza era possibile rendersi veramente conto <strong>del</strong>la complessità e articolazione<br />

<strong>del</strong>le specie viventi presenti e quindi mettere in atto progetti di tutela e gestione di flora e fauna coerenti e<br />

scientificamente corretti.<br />

Ecco perché nel 1999 è stato pubblicato il primo “Atlante <strong>del</strong>la Biodiversità nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”, ricerca che ha<br />

riservato non poche sorprese agli stessi tecnici che hanno partecipato agli studi che, di fronte alla mole di dati<br />

raccolti e alla consapevolezza di possedere solo una piccola parte <strong>del</strong>le informazioni riguardanti la biodiversità<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, si sono anche resi conto, per la prima volta, <strong>del</strong>l’enorme patrimonio biologico e genetico che<br />

avevamo da tutelare e da gestire.<br />

Secondo i dati oggi in nostro possesso e qui pubblicati, risultano presenti e conosciuti nel <strong>Parco</strong> 1.585 specie<br />

di vegetali (comprese le Pteridofite e le Briofite), numero certamente destinato ad aumentare a seguito di più<br />

approfondite ricerche, ma che già è pari a oltre 1/6 <strong>del</strong>la flora italiana. Sono state poi censite, 1.252 specie<br />

di Funghi e 134 specie di Licheni; sono state catalogate ben 361 specie di animali Vertebrati, così suddivisi:<br />

53 Mammiferi, 105 Uccelli nidificanti (ma sono ben 127 le specie di passo), 14 Rettili, 10 Anfibi e 52 Pesci.<br />

Quanto all’immenso regno degli animali invertebrati ancora poco sappiamo anche se sono state catalogate<br />

ben 2.809 specie e siamo in grado di affermare che, soprattutto in questo campo, potremo ancora ricevere<br />

numerose sorprese.<br />

I numeri a volte possono essere aridi ma, in questo caso, illustrano uno stato di biodiversità che non ha eguali<br />

in tutta la Pianura Padana; inoltre questi numeri giustificano ampiamente tutti gli forzi compiuti dal <strong>Parco</strong>, sin<br />

dalla sua nascita, nella tutela <strong>del</strong>l’ambiente forestale, fluviale, umido e degli agroecosistemi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La maggior parte <strong>del</strong>le azioni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> possono dirsi mirate al più generale obiettivo di tutelare e incrementare<br />

la diversità biologica affidatagli: quando si cerca, attraverso l’applicazione di una corretta pianificazione, di<br />

evitare conurbazioni con conseguente perdita di territori agricoli, boscati e interruzione di corridoi ecologici;<br />

quando si cerca di sostituire tecniche obsolete di difesa spondale utilizzando invece tecniche di bioingegneria;<br />

quando si istruiscono i volontari <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> o si organizzano corsi di educazione ambientale per le scuole, o<br />

di formazione per gli agricoltori, i forestali, le guide naturalistiche, ogni qualvolta si esercita una di queste<br />

azioni il <strong>Parco</strong> persegue l’obiettivo più generale di una difesa e gestione <strong>del</strong> proprio patrimonio biologico e<br />

ambientale.<br />

Vi sono però progetti e interventi che più di altri, per specificità e caratteristiche proprie, sono mirati essenzialmente<br />

alla tutela <strong>del</strong>la biodiversità. Tra loro alcuni meritano particolare attenzione e vanno qui richiamati.


CONCLUSIONI<br />

342<br />

Una prima azione fondamentale per la tutela <strong>del</strong>la biodiversità consiste nella salvaguardia e nel potenziamento<br />

dei corridoi ecologici, che in alcuni casi è stata perseguita ricostituendo ex novo la matrice naturale per ricucire<br />

antiche interruzioni.<br />

I corridoi ecologici sono spazi occupati dagli elementi più vari: siepi, boschi, filari di alberi, fontanili, piccole<br />

zone umide, campi, ecc., che consentono agli ambienti naturali di correlarsi tra loro mantenendo così continuità<br />

e capacità di scambio.<br />

Guai, infatti, a quelle popolazioni che rimangono isolate dal contesto nelle quali sono vissute ed evolute, ne<br />

potrebbero derivare gravi elementi di scompenso fino a causarne la scomparsa! Anche se ciò può avvenire in<br />

natura (pensate alla deriva dei continenti) ed essere, in molti casi, la causa <strong>del</strong>la comparsa di nuove specie e<br />

perciò di arricchimenti biologici complessivi, la velocità e la drammaticità con cui l’uomo sta interferendo con i<br />

ritmi naturali, sottraendo alle altre specie sempre più territori e habitat, sta portando a situazioni disperate.<br />

Per restare vicino a noi basti pensare che la conurbazione <strong>del</strong> Sempione ha creato un “unicum” urbano da<br />

Milano a Sesto Calende che ha lasciato libero un solo piccolo spazio, ampio poche centinaia di metri lineari,<br />

costituito da una miscellanea di boschi, campi coltivati o abbandonati, ex discariche, che consente ancora di<br />

collegare il sud-ovest <strong>del</strong>la Pianura Padana con le Prealpi attraverso la Valle <strong>del</strong>l’Olona e la Pineta di Appiano<br />

Gentile e Tradate.<br />

Mantenere e salvaguardare questo corridoio ecologico principale, così come molti altri secondari, diventa un<br />

imperativo per realizzare la salvaguardia <strong>del</strong>l’ambiente naturale e <strong>del</strong>la vita biologica <strong>del</strong>l’intera Lombardia<br />

occidentale. Su questo fronte il <strong>Parco</strong> è fortemente impegnato e ne fanno fede le numerose pubblicazioni e i<br />

progetti realizzati richiamati nel capitolo apposito di questo lavoro.<br />

Ma spesso salvaguardare e migliorare i corridoi ecologici esistenti non basta, occorre agire su pregresse<br />

situazioni di interruzione “deframmentando”, cioè ripristinando l’originaria permeabilità biologica, consentendo<br />

così a specie animali e vegetali di tornare a comunicare tra loro in senso riproduttivo, di ricerca <strong>del</strong> cibo, di<br />

spostamenti.<br />

Su tale fronte una <strong>del</strong>le azioni di maggiore importanza messe in atto dal <strong>Parco</strong> riguarda la deframmentazione<br />

intrapresa per ridare continuità biologica all’asta principale <strong>del</strong> fiume. Le dighe di Porto <strong>del</strong>la Torre e <strong>del</strong><br />

Panperduto, costruite all’inizio <strong>del</strong> secolo scorso e che avevano interrotto i flussi migratori di molte specie<br />

animali, pesci soprattutto, quali storioni, anguille e lamprede, verranno rese “permeabili” attraverso la costruzione


CONCLUSIONI<br />

343<br />

di scale di risalita per pesci. Sarà così possibile, una volta eliminato l’ostacolo <strong>del</strong>la diga di Isola Serafini sul<br />

Po, rivedere nelle acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> svizzero risalire gli storioni e tutte le altre specie anadrome (specie ittiche<br />

migratrici) nel periodo riproduttivo, ridando così nuova vita all’intero bacino fluviale.<br />

Un altro aspetto direttamente attinente alla conservazione <strong>del</strong>la biodiversità è quello relativo alle reintroduzioni:<br />

in questo campo il <strong>Parco</strong> è impegnato ormai da diversi anni e ha conseguito risultati positivi, ampiamente<br />

descritti nel capitolo di questo lavoro dedicato alla fauna.<br />

Conclusa con successo la reintroduzione <strong>del</strong> capriolo, sono in corso le operazioni relative alle reintroduzioni<br />

<strong>del</strong>la lontra, <strong>del</strong>la cicogna bianca e <strong>del</strong>la cicogna nera e sono in avanzata fase di attuazione una serie di<br />

programmi di studio e ricerca finalizzati alla migliore conoscenza e al sostegno, attraverso ripopolamenti, di<br />

alcune altre specie fra le quali spiccano il pelobate fosco (un rospo tipico e unico degli ambienti padani),<br />

la testuggine palustre, il gambero d’acqua dolce, il pigo, la trota mormorata, lo storione cobice, il temolo e<br />

numerosi altri esemplari <strong>del</strong>la fauna ittica.<br />

Anche nel settore <strong>del</strong>la conservazione <strong>del</strong>le specie vegetali<br />

il <strong>Parco</strong> ha messo in atto analoghe strategie di gestione, ad<br />

esempio, con la realizzazione <strong>del</strong> “Giardino dei frutti antichi”<br />

situato presso la “Cascina Madonnina” di Boffalora dove si<br />

sono raccolte decine di piante da frutto, una volta ampiamente<br />

diffuse nel nostro territorio agrario ed oramai in disuso o<br />

abbandonate.<br />

Basti pensare ai meli, i cui frutti oggi sul mercato si contano<br />

in 4 o 5 varietà, mentre il <strong>Parco</strong> ne ha già raccolto e piantato<br />

30: piccola cosa in confronto alle oltre 200 razze descritte in<br />

pianura padana all’inizio <strong>del</strong> ‘900 nei diversi trattati di agraria,<br />

ma comunque molto significativa perché rappresenta una<br />

speranza di riscatto per un territorio che si è andato impoverendo<br />

in agrobiodiversità. In tal senso, di grande soddisfazione per<br />

il <strong>Parco</strong>, è stata la positiva accoglienza da parte di numerose<br />

aziende agricole <strong>del</strong>la opportunità offerta dall’Ente, dapprima<br />

attraverso un bando inserito in un Progetto Interreg III A <strong>It</strong>alia-<br />

Svizzera, poi con bandi autonomi emessi nell’ambito <strong>del</strong><br />

“Progetto Speciale Agricoltura”, di incrementare la presenza di<br />

piante da frutto nei terreni agricoli, arricchendoli così di valore<br />

aggiunto, non solo nel settore produttivo, ma anche biologico<br />

(sostegno alle popolazioni di insetti e uccelli, soprattutto ai<br />

migratori) e paesaggistico. Quaranta aziende agricole hanno aderito alle proposte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> realizzando più di<br />

4.000 m di filari con 1.500 piante da frutto, in alcuni casi anche utilizzando specie “antiche”, dando così corpo<br />

e sostanza alla difesa e incremento <strong>del</strong>la agrobiodiversità. Infatti, anche attraverso la raccolta e valorizzazione<br />

<strong>del</strong>le forme viventi selezionate dall’uomo e adattatesi con esso alla grande variabilità di ambienti, climi, suoli,<br />

tradizioni culturali si tutela la biodiversità culturale e colturale: una ricchezza per l’intera umanità quindi, un<br />

bene prezioso da conservare e valorizzare per le presenti e future generazioni.<br />

Per i motivi sin qui richiamati il giudizio sintetico assegnato al capitolo dedicato alla fauna ed alla biodiversità<br />

di questo lavoro è tendenzialmente positivo.<br />

Solo continuando a reintrodurre specie estinte, tutelando le specie in via di estinzione, mantenendo e<br />

ricostruendo la connettività biologica tra habitat ed ecosistemi interni ed esterni ai propri confini amministrativi,<br />

continuando nel monitoraggio e nella lotta alle specie esotiche, conservando ed arricchendo in varietà e specie<br />

l’agroecosistema, costruendo e ricostruendo neoecosistemi, il <strong>Parco</strong> manterrà fede alla propria missione.<br />

Fra i nuovi obiettivi affidati al <strong>Parco</strong> con l’approvazione <strong>del</strong>la Variante Generale al PTC <strong>del</strong> 2001 vi fu quello di<br />

tutelare e possibilmente migliorare il paesaggio naturale e antropico.<br />

Da tale data il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> svolge quindi le funzioni anche di Piano Paesistico. Per meglio assolvere a ciò è<br />

stato redatto, innanzitutto, un “Abaco <strong>del</strong>le tipologie rurali” a cui sono seguiti una serie di regolamenti finalizzati<br />

a contenere alcuni dei più pesanti impatti perpetrati al territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> negli ultimi anni (regolamento sulle<br />

attività pubblicitarie, sulle modalità costruttive dei distributori di carburanti, sul recupero <strong>del</strong>le aree degradate<br />

da preesistenti attività industriali o da preesistenti attività turistiche e ricreative).<br />

Con la collaborazione <strong>del</strong> Dipartimento di Architettura e Pianificazione <strong>del</strong> Politecnico di Milano si è recentemente<br />

dato corso ad una riedizione <strong>del</strong>l’abaco <strong>del</strong>le tipologie edilizie, riferito a tutte le diverse categorie di edifici


CONCLUSIONI<br />

344<br />

(residenziali, produttivi, impianti tecnologici, ecc.), che dovrà consentire una gestione <strong>del</strong> Piano Paesistico<br />

univoca e maggiormente aderente alle diverse realtà territoriali e paesistiche presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Particolare attenzione è stata data allo studio dei margini urbani ed al miglioramento paesaggistico di quella<br />

parte di territorio di connessione tra la città e la campagna.<br />

Questo studio ha comportato una indagine preliminare di livello territoriale, l’individuazione <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

peculiari <strong>del</strong>le diverse unità di paesaggio, la definizione di tipologie, colori e materiali che meglio si inseriscono<br />

nel contesto paesaggistico e gli elementi di caratterizzazione <strong>del</strong> paesaggio stesso. Tutto è stato poi codificato in<br />

un regolamento ed in linee di indirizzo per la progettazione, che possano costituire, da un lato, un documento<br />

utile a chi si appresta ad elaborare un progetto all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e dall’altro, uno strumento di lavoro per i<br />

tecnici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e dei Comuni per il mantenimento ed il miglioramento <strong>del</strong> paesaggio.<br />

Il giudizio sintetico riportato nel presente lavoro è positivo in quanto prende atto degli sforzi e <strong>del</strong>le risposte<br />

tecnico-culturali messi in atto dal <strong>Parco</strong> per rispondere adeguatamente alla nuova sfida. Personalmente,<br />

credo però che ci sia necessità di un salto culturale generalizzato per ottenere davvero risultati positivi nella<br />

ricostruzione <strong>del</strong> paesaggio naturale, ma soprattutto antropico, <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. La tendenza a costruire<br />

“di tutto e di più” e spesso anche con pessima qualità estetico-compositiva è ancora molto diffusa e non ci<br />

sono molti segnali di inversione di tale tendenza; anzi, le prospettive, soprattutto se lette in rapporto alle nuove<br />

infrastrutture viabilistiche e trasportistiche previste e in fase di realizzazione, fanno presagire una nuova e<br />

incombente fase di periferizzazione di molti nostri territori. Centri commerciali, capannoni industriali, soprattutto<br />

legati alla logistica, villette a schiera ad uso e consumo di cittadini scappati dalle città incombono sul vicino<br />

orizzonte.<br />

Trasporti e mobilità: le infrastrutture e il territorio protetto, una sempre più difficile convivenza<br />

La valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è interessata dall’attraversamento di due grandi corridoi infrastrutturali europei: il “Corridoio<br />

5” (Lisbona - Kiev) e il “Corridoio dei due Mari” (Genova – Rotterdam). In queste condizioni il rischio è che<br />

senza una forte coesione sociale <strong>del</strong>la Comunità <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e il sostegno <strong>del</strong>la stessa a coerenti obiettivi<br />

di tutela <strong>del</strong> proprio territorio e <strong>del</strong>la propria identità, l’intera area possa essere utilizzata come una sorta<br />

di grande piattaforma logistica a servizio <strong>del</strong>le oramai caotiche e ingestibili aree metropolitane contermini.<br />

Ciò costituirebbe un impatto devastante sul corridoio ecologico <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> con il conseguente<br />

smantellamento degli agroecosistemi e <strong>del</strong> loro paesaggio, con conseguente devastazione degli spazi rurali e<br />

con essi <strong>del</strong>l’identità territoriale e culturale. Occorrerà una grande capacità e tenacia politica ed una solida base<br />

scientifica e culturale per resistere alle sirene degli “sviluppisti” ad ogni costo, che, si badi bene, si annidano<br />

ad ogni livello amministrativo e in ogni compagine politica e sociale. Il <strong>Parco</strong> avrà il compito di non rassegnarsi<br />

ad un ruolo subalterno a queste logiche ma dovrà difendere con forza i propri valori fondativi, fornendo una<br />

interlocuzione trasparente e scientificamente corretta, anche se qualche volta scomoda, sia ai decisori regionali<br />

che agli Enti Consorziati, affinché ogni scelta riguardante il territorio protetto possa essere ben ponderata in<br />

tutte le sue implicazioni ambientali, economiche e sociali.<br />

D’altra parte sin dal momento <strong>del</strong>la sua istituzione il <strong>Parco</strong> ha dovuto gestire, in un confronto difficile e<br />

impegnativo, la previsione di costruzione di nuove infrastrutture di importanza nazionale e sovranazionale<br />

quali, ad esempio, le opere inerenti l’aeroporto Intercontinentale di Malpensa, l’Alta Capacità nei tratti Milano-<br />

Torino e Milano-Genova ed altri numerosi progetti che hanno costretto l’Ente a impegnare notevoli risorse<br />

umane ed economiche per studiare, proporre, risolvere i vari problemi ambientali che tali opere causavano.<br />

Per cercare di tutelare il proprio territorio nel modo migliore dalle numerose infrastrutture a vario titolo ipotizzate<br />

e per tentare di contenerne ed eventualmente compensarne i danni, il <strong>Parco</strong> ha sempre stimolato i soggetti<br />

responsabili <strong>del</strong>la pianificazione e <strong>del</strong>la realizzazione di questi progetti, innanzitutto, a valutare a fondo la<br />

reale necessità di realizzare nuove infrastrutture e comunque a studiare ed intervenire sul territorio nel modo<br />

tecnologicamente più corretto, meno impattante e scientificamente avanzato al fine di limitarne gli scompensi<br />

e le ricadute negativi.<br />

Per quanto attiene ai grandi progetti infrastrutturali la cui realizzazione è stata imposta dalle ragioni di Stato o<br />

dalla Regione Lombardia, questi, oltre ad essere stati analizzati e indirizzati rispetto alla loro meno impattante<br />

scelta localizzativa, sono stati corredati anche dalla definizione di adeguate mitigazioni e compensazioni<br />

ambientali che ne diminuissero l’impatto complessivo. Le compensazioni sono state finalizzate alla realizzazione<br />

di interventi di inserimento paesaggistico <strong>del</strong>le strutture in armonia con l’ambiente tipico <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

ed al miglioramento ambientale di aree, possibilmente in prossimità <strong>del</strong>l’opera in progetto, che hanno portato,<br />

quantomeno, a pareggiare e possibilmente a favorire il bilancio ambientale complessivo.<br />

A questo riguardo, una azione di grande valore tecnico e politico gestita e coordinata dal <strong>Parco</strong> è consistita nello


CONCLUSIONI<br />

345<br />

studio, volontario e partecipato dalla Società Civile, dalle Associazioni e guidato e finanziato dalle Amministrazioni<br />

Locali, di una Valutazione Ambientale Strategica dei programmi di sviluppo dei sistemi di trasporto (aereo,<br />

stradale, ferroviario) inerenti il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Tale studio è nato dalla consapevolezza ben<br />

presente tra le forze sociali <strong>del</strong> territorio che l’insieme degli interventi progettati, programmati, od anche<br />

soltanto ipotizzati gravitanti attorno e/o all’interno <strong>del</strong>l’area protetta, si erano sviluppati, come spesso avviene<br />

nel nostro Paese, sostanzialmente al di fuori di un qualunque quadro programmatico unitario che garantisse<br />

perlomeno una adeguata valutazione, non soltanto degli effetti indotti sui territori attraversati, ma anche <strong>del</strong><br />

livello di coerenza reciproca dei suoi singoli elementi. Inoltre, e ciò per il <strong>Parco</strong> risultava di estrema gravità, era<br />

mancato ogni approfondimento relativo agli impatti ambientali indotti, con particolare riguardo per gli effetti<br />

sinergici derivanti dalla realizzazione congiunta di interventi programmati e/o progettati separatamente.<br />

Come detto, per colmare tale vuoto venne individuato come strumento tecnico scientifico più idoneo la<br />

Valutazione Ambientale Strategica (VAS), così come codificata dalla direttiva 2001/42/CE.<br />

Lo scopo era quello di fornire ai soggetti amministrativi e sociali interessati, un quadro di riferimento per poter<br />

precisare le opzioni ed i possibili criteri di valutazione dei diversi progetti, singolarmente o complessivamente<br />

intesi, in un’ottica ponderata degli scenari, letti in una cornice organica dove i temi sociali ed economici fossero<br />

valutati pariteticamente ed in modo equilibrato con i temi ambientali. Nel complesso, questo lavoro si è rivelato<br />

una esperienza unica e di grande valore, soprattutto per quanto ha riguardato la crescita e la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la complessità e fragilità ambientale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e <strong>del</strong>la sua valle, affrontata in modo fortemente partecipato<br />

dalle comunità locali.<br />

Ciò nonostante, il capitolo che si occupa di trasporti e mobilità appare quello maggiormente preoccupante di<br />

tutto il presente lavoro (unitamente al capitolo riguardante la pessima qualità <strong>del</strong>l’aria, che peraltro dipende in<br />

buona parte proprio dal sistema trasportistico su gomma) e il relativo indice sintetico volge drammaticamente


CONCLUSIONI<br />

346<br />

verso il rosso.<br />

Non solo ciò è in linea con i risultati <strong>del</strong>la VAS sovracitata, ma anche con l’incrocio dei dati relativi alla qualità<br />

<strong>del</strong>l’aria e a quello, infine, con i dati generali riferiti al consumo di suolo in pianura padana (ben otto ettari<br />

al giorno sacrificati negli ultimi anni allo sviluppo urbano e industriale, trasporti e logistica compresi – cifre<br />

presentate recentemente al IV Congresso Nazionale <strong>del</strong> Po), dati che devono far molto riflettere.<br />

Migliorare la qualità <strong>del</strong>l’aria anche attraverso forme sostenibili di produzione e gestione<br />

<strong>del</strong>l’energia<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> ricade in una <strong>del</strong>le aree più popolose e industrializzate <strong>del</strong>la Pianura Padana ed entro i<br />

confini <strong>del</strong>l’area protetta sono presenti un gran numero di attività produttive, anche di grosse dimensioni e di<br />

notevole impatto: si pensi ad esempio alla Centrale termoelettrica di Turbigo, all’aerostazione di Malpensa o<br />

alle numerosissime industrie, situate prevalentemente nella parte centro-settentrionale <strong>del</strong>l’area protetta.<br />

Questa presenza deriva dalla scelta storica di includere nel <strong>Parco</strong> non solo le aree di pregio naturalistico, ma<br />

anche le zone cuscinetto esterne, sebbene caratterizzate da insediamenti residenziali e produttivi. Ciò ha<br />

rappresentato e rappresenta, una vera e propria sfida per il <strong>Parco</strong>, nata da un preciso indirizzo politico che<br />

voleva far sì che la nostra Area Protetta potesse avere la possibilità di indirizzare le imprese, almeno entro certi<br />

limiti, verso modalità di produzione più sostenibili. Ma tra il dire e il fare……per anni il rapporto <strong>Parco</strong> - imprese<br />

industriali o artigianali o dei servizi si è limitato alla reciproca diffidenza o tutt’al più a sporadici conflitti dovuti<br />

a temi legati a problemi di carattere edificatorio o ad inquinamenti.<br />

Ma i tempi cambiano, cambiano i modi di pensare e di produrre, cambiano i mercati e le coscienze dei<br />

cittadini-consumatori che richiedono sempre maggiore attenzione all’ambiente e quindi ai modi di produrre e<br />

commercializzare.<br />

Il <strong>Parco</strong> si è quindi fatto promotore, in partenariato con alcune imprese locali, di un progetto pilota, sostenuto<br />

dalla Regione Lombardia, per la Certificazione Ambientale ISO 14001 ed EMAS II <strong>del</strong>le imprese operanti sul<br />

suo territorio con l’obiettivo di coniugare qualità ambientale e qualità <strong>del</strong> fare impresa. Il <strong>Parco</strong> ha così messo<br />

in campo un ulteriore strumento per realizzare l’impegno preso con la propria Comunità, teso a coniugare la<br />

tutela e la salvaguardia ambientale con interventi innovativi di sviluppo che avessero <strong>del</strong>le ricadute positive<br />

sugli operatori industriali oltre che sull’ambiente. Ciò origina dalla convinzione, oramai ampliamente diffusa nel<br />

consesso internazionale, che lo sviluppo sostenibile sia un percorso vantaggioso anche per le imprese e che<br />

non sia un vincolo al loro sviluppo; per questo il <strong>Parco</strong> ha messo in campo, con il sostegno <strong>del</strong>le Associazioni<br />

Industriali di categoria, un sistema di supporto tecnico e di promozione per le imprese, in grado di trasferire<br />

parte <strong>del</strong>la sua eccellenza ambientale a beneficio <strong>del</strong>le aziende.<br />

Date l’estensione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e la sua enorme densità produttiva, la scelta propositiva adottata dal <strong>Parco</strong> ha<br />

privilegiato la promozione di sistemi volontari di certificazione ambientale per le imprese localizzate nel suo<br />

territorio, nella consapevolezza che risulta possibile puntare sulla compatibilità tra attività produttive e finalità di<br />

valorizzazione e di tutela <strong>del</strong>l’ambiente naturale.<br />

Il progetto ha previsto la sottoscrizione di un accordo volontario di cooperazione fra impresa e <strong>Parco</strong> (fino ad ora<br />

hanno aderito 7 imprese), il quale ha messo a disposizione <strong>del</strong>le aziende dati per l’Analisi Ambientale iniziale<br />

dei loro processi produttivi e suggerimenti utili per predisporre dei piani di miglioramento per modificare gli<br />

impatti negativi registrati. In sostanza è stato applicato lo stesso processo attuato a suo tempo con le imprese<br />

agricole: sostegno e promozione a chi è ambientalmente virtuoso o vuole imparare a diventarlo.<br />

Anche sul <strong>del</strong>icato e strategico tema <strong>del</strong>l’energia il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sta contribuendo ad indirizzare gli Enti Locali<br />

e le realtà produttive presenti nel suo territorio verso un comportamento ambientalmente responsabile. Con il<br />

sostegno finanziario <strong>del</strong>la UE e <strong>del</strong>la Regione Lombardia si è partiti dalla definizione di un quadro conoscitivo<br />

<strong>del</strong>le differenti realtà energetiche esistenti e potenziali, sia per quanto riguardava le forme energetiche più<br />

tradizionali, sia per ciò che concerneva l’individuazione di processi energetici innovativi. A seguire, attraverso la<br />

redazione di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, l’azione <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è stata finalizzata alla applicazione<br />

<strong>del</strong>le tecnologie oggi a disposizione per ridurre le emissioni di gas serra. In tal modo, con l’approvazione<br />

unanime <strong>del</strong> Piano avvenuta recentemente da parte <strong>del</strong>l’Assemblea Generale, il <strong>Parco</strong> si è proposto come<br />

punto di riferimento per avviare progetti pilota che possano costituire degli esempi validi per le comunità<br />

locali.<br />

Il progetto, che ha visto come capofila il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, ha coinvolto quattro Stati membri <strong>del</strong>la UE; quattro<br />

comunità locali in Europa (<strong>It</strong>alia, Spagna, Gran Bretagna e Svezia) hanno cooperato per affrontare i problemi<br />

energetici dei loro territori e diventare “Comunità Energeticamente Sostenibili”, per favorire il raggiungimento<br />

di primari obiettivi di sviluppo sostenibile e di politica energetica (riduzione <strong>del</strong>le emissioni di CO2, sicurezza


CONCLUSIONI<br />

347<br />

<strong>del</strong>l’approvvigionamento energetico, riduzione <strong>del</strong>la dipendenza da risorse esterne, incremento <strong>del</strong>le fonti<br />

energetiche rinnovabili e mitigazione degli impatti derivanti dalla produzione e dall’approvvigionamento di fonti<br />

energetiche, miglioramento dei parametri ambientali a livello locale nelle aree residenziali e rurali altamente<br />

inquinate).<br />

L’obiettivo finale si è potuto raggiungere attraverso uno studio critico, attento e partecipato, per ogni comunità<br />

coinvolta degli esistenti Piani di sviluppo ridiscussi e mediati attraverso una forte azione di sensibilizzazione e<br />

di coinvolgimento <strong>del</strong>le Autorità Locali, dei decisori politici, dei cittadini, <strong>del</strong> mondo rurale e di tutti gli attori <strong>del</strong><br />

mercato energetico locale.<br />

Al centro <strong>del</strong> Piano di sostenibilità energetica vi è l’attività di cogenerazione. Infatti, una serie di studi<br />

realizzati dal <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> nel corso degli anni e qui riassunti nel capitolo relativo alla qualità <strong>del</strong>l’aria,<br />

avevano consentito di definire con preoccupante precisione il livello di degrado <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria stessa<br />

e il conseguente stato di stress fisiologico subito dalla vegetazione forestale. Secondo tali dati quasi il 10%<br />

dei boschi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> stavano subendo un grave danno, ma in Provincia di Varese tali superfici<br />

ammontavano a circa il 15%. Di fronte a questa situazione occorreva mettere a punto una serie di soluzioni<br />

tecniche che consentissero di superare, o perlomeno di contenere, l’elevato livello di stress ambientale che<br />

era il risultato di cause diverse legate soprattutto alla presenza di numerose infrastrutture di trasporto (strade e<br />

aeroporto di Malpensa), aree industriali, centrali termoelettriche e dei numerosissimi impianti di riscaldamento<br />

presenti, sia privati che pubblici.<br />

Una risposta positiva in grado di invertire la tendenza in atto, e prevista con dovizia di dettagli nel Piano<br />

d’Azione in materia di Energia recentemente approvato dalla Comunità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, consiste nell’utilizzo <strong>del</strong><br />

calore attualmente disperso sotto forma di raffreddamento dalle turbine dalla centrale termoelettrica di<br />

Turbigo; interventi simili potranno essere realizzati creando reti di teleriscaldamento che interessino la centrale<br />

a cogenerazione, già esistente e fortemente sotto utilizzata, di Boffalora e l’inceneritore di Busto Arsizio,<br />

opportunamente ristrutturato ed adattato a cogenerare energia e calore provenienti dall’incenerimento dei<br />

rifiuti. Il processo tecnologico di recupero <strong>del</strong> calore consentirebbe di ottenere quattro vantaggiosi risultati:<br />

spegnere migliaia di punti di riscaldamento di ambienti pubblici e privati con conseguente notevole abbattimento<br />

<strong>del</strong>l’inquinamento atmosferico, innalzare il rendimento energetico complessivo <strong>del</strong>le centrali termoelettriche,<br />

abbattere l’inquinamento termico causato dalle acque di raffreddamento che attualmente sono utilizzate<br />

per disperdere nell’ambiente il calore prodotto in eccesso, indurre nuova occupazione e nuove economie.<br />

Infine, ci si troverebbe a gestire una tecnologia d’avanguardia che investirebbe un territorio vastissimo (sono<br />

stati calcolati 450.000 abitanti equivalenti), un tessuto produttivo di prim’ordine, con ricadute positive su<br />

innovazione, competitività, occupazione e ambiente, con costi complessivi tutto sommato modesti e ricadute<br />

positive per l’intera Comunità Lombarda.<br />

Ovviamente la realizzazione di questo progetto investirà sfere tecnico-politiche che esulano dai ruoli e<br />

professionalità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e che coinvolgeranno settori e competenze ben più vaste, necessitando di un<br />

consenso culturale e politico di grande respiro che il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> potrà contribuire a costruire.<br />

Gli indici sintetici posti alla fine dei capitoli che trattano di “Energia” e “Rischio industriale” volgono dunque al<br />

positivo: una presa di coscienza generalizzata già in atto nel settore industriale, le conseguenti certificazioni<br />

ambientali volontarie e lo sviluppo di nuove tecnologie potranno dare risultati incoraggianti per realizzare<br />

scenari produttivi ed energetici sostenibili. In questi ambiti il <strong>Parco</strong> potrà assumere un ruolo di sempre maggiore<br />

stimolo e sostegno se saprà porsi come interlocutore privilegiato e credibile, così come già da qualche anno sta<br />

facendo con grande soddisfazione, attenzione e positivi ritorni da parte degli operatori <strong>del</strong> settore produttivo.<br />

Invece, l’indice sintetico relativo al capitolo “Aria” volge drammaticamente la sua lancetta verso il rosso. La<br />

costruzione di nuove infrastrutture di trasporto su gomma già in atto o previste, che presto si affiancheranno<br />

a quelle esistenti e una pressoché totale assenza di un piano <strong>del</strong> trasporto su ferro coerente con un’area che<br />

presenta oramai indici di abitanti/mq in alcuni centri <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> (Gallarate e Samarate) addirittura superiori a<br />

quelli <strong>del</strong>la stessa Milano, necessitano di una assunzione di responsabilità forte da parte dei decisori regionali<br />

e nazionali. L’asse <strong>del</strong> Sempione e la enorme conurbazione che vi gravita intorno rappresentano, di fatto, una<br />

unica grande città (quella che chiamerei la “Città di Malpensa”) che, come tale, va gestita e servita. Servono<br />

metropolitane di profondità e di superficie, nuove ferrovie e centri di scambio intermodali per il trasporto <strong>del</strong>le<br />

merci su ferro, sistemi di trasporto pubblico coordinati su scala regionale e non lasciati alla buona volontà e<br />

alla improvvisazione locali, serve soprattutto una presa di coscienza collettiva che i problemi <strong>del</strong>l’inquinamento<br />

<strong>del</strong>l’aria e il conseguente detrimento sanitario ed ambientale di questa parte <strong>del</strong>la Regione Lombardia non<br />

si risolveranno senza una sostenibile politica dei trasporti pubblici, letta con coerenza e abbandonando,<br />

innanzitutto, la monocultura <strong>del</strong> trasporto su gomma.


CONCLUSIONI<br />

348<br />

Un capitolo che da solo vale una intera politica territoriale: il turismo<br />

Il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> presenta una buona vitalità turistica motivata non tanto dalla presenza <strong>del</strong>l’area protetta,<br />

che gli operatori <strong>del</strong> settore considerano comunque una risorsa tutt’altro che disprezzabile, quanto dall’esistenza<br />

di un tessuto imprenditoriale ben sviluppato, dalla vicinanza a Milano e ad altri importanti centri urbani e dalla<br />

presenza <strong>del</strong>l’aeroporto di Malpensa, tutti fattori che generano flussi legati al turismo d’affari o comunque<br />

presenza di persone in transito.<br />

Nella maggior parte dei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> non si può ancora parlare di turismo propriamente detto,, ma<br />

piuttosto di soggiorni legati a ragioni di lavoro o al transito. Ciò però non rappresenta un limite per lo sviluppo<br />

di nuove motivazioni di vacanza, ma semmai può costituire un importante vantaggio. Il <strong>Parco</strong> può infatti già<br />

contare sulla presenza di un consistente numero di ospiti che, se soddisfatti <strong>del</strong>l’offerta e adeguatamente<br />

informati sulle potenzialità <strong>del</strong> territorio, possono essere incentivati a programmare permanenze più lunghe<br />

o accompagnate da amici e famigliari, prevedere successivi soggiorni o dar vita a forme di “passaparola” con<br />

amici e conoscenti.<br />

Un ulteriore punto di forza <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Lombardo Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> consiste nella presenza di un’elevata quota<br />

di turisti stranieri in visita al Lago Maggiore e alle città d’arte, solitamente molto sensibili e attenti anche alle<br />

proposte di “vacanze natura”.<br />

Queste considerazioni traggono conferma da alcuni dati relativi alla presenze turistiche rilevate da un recente<br />

studio commissionato dal <strong>Parco</strong> stesso al TCI e rendono ragione <strong>del</strong>la necessità di “mettere a sistema” tutte<br />

le potenzialità offerte dal territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> al fine di consentire agli ospiti attuali e potenziali la possibilità<br />

di trascorrere una vacanza e di diventare finalmente “turisti” e non più solo “fruitori” occasionali <strong>del</strong>l’area<br />

protetta.<br />

Il <strong>Parco</strong> genera già un suo discreto flusso di visitatori, ma le potenzialità offerte dalla ricchezza naturalistica,<br />

paesaggistica, storica e culturale (comprendendo in ciò la varietà gastronomica) sono lungi dall’essere<br />

sfruttate appieno, cosa che si ripercuoterebbe con grandi ricadute positive sulle economie locali e sulla tutela<br />

paesaggistica e ambientale in senso lato.


CONCLUSIONI<br />

349<br />

Infatti, se è vero che il turismo necessita di un forte indirizzo e controllo per risultare compatibile con la tutela<br />

dei valori ambientali, è altrettanto vero che il <strong>Parco</strong> offre, data la sua peculiarità di essere contenitore di vasti<br />

territori e financo di città, una potenzialità di espansione tale da non compromettere i valori fondamentali che<br />

lo caratterizzano ed anzi, di contribuire alla loro difesa.<br />

Abbiamo già accennato al fatto che gli elementi di maggiore preoccupazione per la sostenibilità ambientale<br />

futura <strong>del</strong>l’Area Protetta sono rappresentati dallo sviluppo urbano, che parrebbe inarrestabile e dalle conseguenti<br />

ricadute negative sul consumo di suolo pregiato, soprattutto agricolo, con conseguente alterazione <strong>del</strong><br />

paesaggio.<br />

Risulta chiaro che tali forme di sfruttamento sono assolutamente incompatibili con uno sviluppo che assuma<br />

come perno <strong>del</strong>la sua politica la qualità <strong>del</strong> territorio, in special modo di quello agricolo, e che la qualità <strong>del</strong><br />

paesaggio risulti a sua volta incompatibile con una visione “sviluppistica” urbana e infrastrutturale.<br />

La “capacità di carico” di nuovi insediamenti e infrastrutture nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è già stata raggiunta (sono<br />

sempre le conclusioni <strong>del</strong>lo studio VAS commissionato dagli Enti Locali al <strong>Parco</strong> che giungono a stilare tale<br />

verdetto) e dunque, se si vuole dar corpo ad una concreta politica turistica di questo territorio, occorrerà<br />

rivedere e ripensare a fondo quantità e qualità <strong>del</strong>le nuove infrastrutture e dei nuovi insediamenti urbani.<br />

Un paesaggio, sebbene ancora caratterizzato da un buon territorio agricolo, ma continuamente frammentato<br />

da capannoni industriali, casette a schiera, rotonde stradali e autostradali, spesso male o nulla inseriti nel<br />

contesto, non risulterà certamente appetibile a nessun turista e non basteranno le aree a naturalità residua<br />

<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale o le Aziende Agricole di qualità ritagliate nella caotica maglia urbana ad essere sufficienti<br />

per sostenere la qualità turistica <strong>del</strong> territorio. Insomma, siamo ad una svolta cruciale: il giudizio sintetico<br />

espresso dagli indicatori territoriali positivi relativi al capitolo dedicato al turismo rischia di essere solo un buon<br />

auspicio difficile da concretizzare se da parte <strong>del</strong>l’intera Comunità <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non vi sarà una assunzione piena<br />

di responsabilità nell’indicare tra gli obiettivi di governo <strong>del</strong>la stessa una coerente politica turistica che sappia<br />

sfruttare le enormi potenzialità territoriali senza compromettere oltre territori agricoli e paesaggi.<br />

Se vi sarà la volontà, a fondamento di questo nuovo “Patto Territoriale” dovranno essere posti i principi <strong>del</strong>la<br />

Convenzione Europea <strong>del</strong> Paesaggio, che riconosce il ruolo <strong>del</strong>lo stesso come irrinunciabile, non solo in termini<br />

ecologici o estetici, ma anche e soprattutto come “fondamento <strong>del</strong>le identità locali”.<br />

Occorrerà, in altre parole, decidere prioritariamente se vi è la volontà o meno di porre fine alle persistenti<br />

debolezze di assecondamento o rassegnazione nei confronti dei processi degenerativi che hanno caratterizzato<br />

gli scenari territoriali degli ultimi decenni: l’infrastrutturazione spinta, il forte sprawl urbano e industriale,<br />

l’estendersi <strong>del</strong>le conurbazioni e il conseguente progressivo smantellamento <strong>del</strong> paesaggio agricolo.<br />

Per attuare ciò, un futuro e auspicabile “Piano di settore Turistico” <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> dovrà introdurre come pratica<br />

procedimentale, a monte di ogni intervento consistente sul territorio, l’analisi economica <strong>del</strong> processo decisionale<br />

al fine di consentire quegli interventi che portino maggiori vantaggi all’insieme <strong>del</strong>le collettività, piuttosto che<br />

favorire la redditività immediata dei singoli. Occorrerà promuovere l’uso <strong>del</strong>le risorse e dei prodotti locali<br />

riducendo l’impatto <strong>del</strong>la logistica e <strong>del</strong>la distribuzione, promuovere la partecipazione <strong>del</strong> pubblico ai processi<br />

decisionali potenziando l’informazione e l’educazione ambientale, promuovere l’identità <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

e dei suoi parchi intesi come patrimonio territoriale comune ai fini di una riappropriazione identitaria culturale<br />

e sociale. Occorrerà, in poche parole che un eventuale “Piano di settore <strong>del</strong> Turismo” sia adottato innanzi<br />

tutto come progetto “politico” capace di guidare lo sviluppo futuro <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> superando conflitti e<br />

contraddizioni e valorizzando le grandi potenzialità che ancora caratterizzano questo territorio.<br />

Nuovi scenari e nuove sfide per il futuro<br />

Come abbiamo evidenziato con questo lavoro, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, avendo ormai più di trent’anni di vita, ha<br />

saputo dotarsi di strumenti tecnici e scientifici e di donne e uomini in grado di gestirlo; può cioè dirsi un parco<br />

“maturo”, che ha vissuto una sorta di evoluzione che l’ha trasformato, passando attraverso diverse fasi e sfide.<br />

Prima di trarre alcune conclusioni sul lavoro svolto e di proporre alcune riflessioni sul lavoro futuro che rimane<br />

da svolgere, cercherò di riassumere le varie fasi e sfide che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, in chiave tecnica, ha attraversato<br />

e che sta attraversando.<br />

La prima fase è stata quella <strong>del</strong> “<strong>Parco</strong> protezionista” cioè <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che si analizza e si interroga sul<br />

proprio patrimonio naturalistico, biologico, paesaggistico, culturale e che di conseguenza studia, ricerca e stila<br />

piani e strategie di protezione e di corretta gestione dei patrimoni affidatigli. E’ una fase <strong>del</strong>icata, necessaria e<br />

propedeutica per qualsiasi area protetta che voglia affrontare seriamente il proprio ruolo e che deve portare<br />

a stilare le “regole <strong>del</strong> gioco”. Queste regole vanno supportate da adeguate conoscenze scientifiche, vanno<br />

continuamente aggiornate per poter affrontare i cambiamenti ambientali e socio economici e vanno fortemente


CONCLUSIONI<br />

350<br />

condivise con tutti gli attori che concorrono alla gestione <strong>del</strong> territorio, senza però mai venire meno al proprio<br />

ruolo o perdere di vista le finalità per le quali l’area protetta è stata istituita: proteggere i patrimoni naturali e<br />

culturali affidatigli.<br />

Di conseguenza la vera sfida per il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è stata, ed è, quella <strong>del</strong>la “sperimentazione e<br />

contaminazione trasformativa”. Se non si vuole accettare di veder ridurre l’area protetta a bran<strong>del</strong>li di<br />

natura annegati in una matrice di cemento e asfalto, occorre affrontare e indirizzare i processi trasformativi che<br />

si verificano nel territorio. Sviluppo urbano, movimento di uomini e merci, trasporti, energia sono temi difficili<br />

da affrontare, ma che un’area protetta non può lasciare ad “altri” che vivono in luoghi “altri”. Se, per pigrizia,<br />

comodità o paura, si lascia che “altri” facciano questi mestieri perché non si tratta di “cose da parchi”, allora<br />

si rischia l’accerchiamento, l’isolamento e in definitiva il progressivo deterioramento dei beni naturali che si<br />

vorrebbero tutelare fino alla loro definitiva espugnazione.<br />

Sono talmente convinto di quanto sopra affermato che ho impegnato gran parte <strong>del</strong>le mie energie fisiche<br />

e intellettuali di questi anni a mettere a punto, con i miei collaboratori, modi e idee per affrontare le grandi<br />

trasformazioni territoriali in atto, sperimentando, man mano che se ne presentava l’occasione, nuove forme<br />

e metodi per affrontare, di volta in volta, la costruzione di strade, di ferrovie, di canali, di linee tecnologiche,<br />

sempre tenendo ben presenti e cercando in ogni modo di non venire meno ai nostri obiettivi strategici: tutela<br />

ed incremento <strong>del</strong>la biodiversità, restauro paesaggistico e naturalistico, mantenimento dei processi biologici e<br />

naturali, in sintesi, qualità <strong>del</strong>la vita per tutti i viventi.<br />

E’ stato ed è il lavoro più difficile e complesso e anche il meno riconosciuto, sia dall’opinione pubblica<br />

comunemente intesa sia dagli “addetti ai lavori”. Molti di quelli che gravitano attorno al mondo <strong>del</strong>le aree<br />

protette e <strong>del</strong>l’ambientalismo vorrebbero, in una visione romantica che io giudico perdente, che il <strong>Parco</strong>


CONCLUSIONI<br />

351<br />

fosse sempre “contro”, baluardo a tutela <strong>del</strong>la natura sempre e comunque di fronte a qualsiasi cambiamento<br />

richiesto dal mondo “esterno”.<br />

Invece ritengo che il <strong>Parco</strong>, proprio per la ricchezza e la forza scientifica e morale dei principi a cui si ispira,<br />

debba vivere “dentro” i processi trasformativi <strong>del</strong> nostro tempo modificandoli, adattandoli, contaminandoli con<br />

le proprie idee ed obiettivi, possibilmente trasformandone profondamente i contenuti ed i risultati finali.<br />

Io credo in un’area protetta dove l’uomo risulti parte attiva di un processo di studio, ricerca, sperimentazione<br />

e persino di compromissione trasformativa <strong>del</strong>le risorse naturali, un <strong>Parco</strong> laboratorio a tutto campo, dove la<br />

pianificazione e la gestione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>le risorse siano indirizzati in modo da raggiungere una convivenza<br />

reale ed equilibrata tra uomo e natura e un uso sostenibile <strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />

Questa è la fase che ha visto il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> sperimentare, spesso per la prima volta nel nostro Paese,<br />

norme ed azioni di tutela che oggi si stanno applicando su scala nazionale; basti pensare alla disciplina <strong>del</strong>la<br />

Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai metodi di studio,<br />

analisi, mitigazione e compensazione dei problemi ambientali e paesaggistici che si vengono a creare a seguito<br />

<strong>del</strong>l’attuazione di progetti di medio o grande impatto sull’ambiente (aeroporti, strade, ferrovie, ponti, ecc.), o<br />

ancora all’applicazione su vasta scala di indici sintetici che permettono di valutare e tener monitorati nel loro<br />

insieme l’ambiente naturale e le trasformazioni degli habitat e degli ecosistemi, soprattutto in ambiti fluviali e<br />

di pianura (e questo lavoro ne è un esempio).<br />

Accanto e contemporaneamente a questa seconda sfida ve n’è una terza che consiste nella “gestione attiva<br />

<strong>del</strong>le risorse ambientali”.<br />

Quando si hanno le idee chiare sui propri obiettivi, quando si conosce a fondo il proprio patrimonio, quando<br />

si sono stabilite le regole <strong>del</strong> gioco e si è condiviso con la società il nostro progetto, ecco che allora risulta<br />

indispensabile sperimentarsi, mettere in atto attività che producano beni e servizi per la collettività. Anche questa<br />

è una fase che non sarà mai a regime, ma sarà oggetto di continui aggiustamenti, ritocchi, innovazioni.<br />

Creare patti con i diversi attori <strong>del</strong> territorio, essere soggetti attivi nella propria comunità per favorirne la crescita<br />

culturale, diventare strumento sociale ed economico importante per il territorio: questa è la fase <strong>del</strong>la maturità<br />

<strong>del</strong>l’area protetta.<br />

Ecco che allora tutte le azioni di promozione turistica, di promozione dei prodotti <strong>del</strong> territorio sostenibili, nel<br />

settore agricolo, nel settore produttivo o in quello dei servizi, diventano concreti oggetti di trasformazione<br />

guidata <strong>del</strong>le risorse verso un percorso di sostenibilità condivisa, l’unico che allo stato attuale ci è dato di<br />

seguire sul nostro pianeta.<br />

Manca, in questo elenco, un’ultima sfida, nella quale, ne sono certo, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, se lo vorrà, potrà<br />

giocare un ruolo fondamentale per raggiungere compiutamente gli obiettivi <strong>del</strong>la sostenibilità ambientale e<br />

<strong>del</strong>la protezione e difesa <strong>del</strong>la biodiversità, anche culturale, <strong>del</strong> suo territorio.<br />

Non ho ancora chiari strategie e metodi, ma credo di aver abbastanza bene enucleato gli obiettivi di questo<br />

percorso. Quello che segue sarà un discorso meno sicuro e chiaro dei precedenti, ma tutto è in divenire e<br />

anche le idee devono potersi confrontare per assestarsi e raggiungere maturità. Per meglio chiarire il concetto<br />

partirò da alcune considerazioni più generali.<br />

Nella storia <strong>del</strong> continente europeo, dove, per finalità economiche, sociali e religiose, si sono verificate grandi<br />

trasformazioni degli ambienti naturali, hanno anche avuto origine, più che altrove, dei veri e propri neoecosistemi<br />

plasmati dall’uomo, neoecosistemi e paesaggi spesso di grande significato, oltre che naturalistico, anche,<br />

estetico, culturale, artistico e religioso. Le aree protette europee che contengono questi neoecosistemi,<br />

rappresentano dunque dei prototipi di pianificazione e di gestione, non <strong>del</strong>le sole risorse ambientali, ma anche<br />

di risorse immateriali legate alla tradizione storica, artistica e religiosa. Se ciò è vero, allora è vero anche<br />

che l’azione di governo di un’area protetta non deve accontentarsi di risolvere problemi relativi alla tutela di<br />

patrimoni biologici, naturali e paesaggistici, ma deve coinvolgere profondamente la sfera economica e sociale<br />

<strong>del</strong>l’area affidatale e deve tendere soprattutto ad affermare un mo<strong>del</strong>lo di gestione ecocompatibile <strong>del</strong>le<br />

risorse naturali ed umane universalmente valido; ciò non può prescindere dalla messa in campo di tutti quei<br />

valori, anche e soprattutto immateriali, che la compongono.<br />

Esiste un luogo dove sperimentare un rinnovato patto con quei valori-forze immateriali che hanno<br />

contribuito a creare i neoecosistemi europei, tra i quali il <strong>Ticino</strong> emerge per bellezza, complessità territoriale e<br />

contraddizioni?<br />

E più in generale, possono le aree protette, più e meglio di altri luoghi amministrativi, sperimentare una nuova<br />

politica e una nuova etica che pongano nuove basi culturali allo sviluppo?<br />

I tempi non consentono di rimandare ulteriormente la risposta a questa domanda e tale risposta implica una<br />

radicale inversione di tendenza nei nostri comportamenti individuali e collettivi: nel 2025 saremo circa 10


CONCLUSIONI<br />

352<br />

miliardi di persone; se a tutti, come sarebbe giusto, saranno estesi i benefici e le condizioni di vita <strong>del</strong>l’attuale<br />

umanità occidentale, sarà la catastrofe ecologica. In un momento in cui il mondo è assillato da crisi economiche,<br />

di identità culturale e di valori morali, diventa sempre più urgente acquisire coscienza di questa nuova fase <strong>del</strong>la<br />

vita <strong>del</strong>la nostra specie. Stiamo sbagliando i conti con la Natura. Ma si sbagliano i conti con la Natura perché<br />

l’ordine politico attuale non è in grado di produrre cittadini consapevoli e governanti eticamente orientati e<br />

l’economia è ancora troppo miope e indifferente riguardo ai suoi effetti sull’ambiente. Le relazioni fra l’Uomo<br />

e le cose <strong>del</strong>la Natura sono ancora troppo strettamente economiche. La Terra è ancora considerata solo sotto<br />

l’aspetto di proprietà e tutte le norme che regolano i rapporti fra l’Uomo e la Terra sono sbilanciati a favore<br />

<strong>del</strong> primo. In questa ottica, l’estensione <strong>del</strong>l’etica (intesa come nuovi patti, nuove regole e nuova giustizia)<br />

all’ambiente utilizzato dall’uomo è una progressione evolutiva indispensabile alla nostra specie prima ancora<br />

che una necessità ecologica.<br />

E’ questa la nuova sfida che il nostro <strong>Parco</strong> deve saper raccogliere, forte <strong>del</strong> fatto che, per dovere istituzionale,<br />

ha sempre dovuto conciliare la tutela ambientale con le esigenze economiche e sociali <strong>del</strong> proprio contesto.<br />

Le forti contraddizioni territoriali che contraddistinguono il nostro territorio, la nostra storia, la nostra missione<br />

ci impongono di dover far riconoscere che la qualità <strong>del</strong>la vita non può prescindere dalla qualità <strong>del</strong>l’ambiente<br />

e che un territorio ben conservato è la vera forza trainante <strong>del</strong>l’economia locale e al contempo rappresenta<br />

dignità e cultura dei luoghi. Arte, bellezza, buona politica, spiritualità dei luoghi, rispetto dei viventi che li<br />

animano, <strong>del</strong>le tradizioni e <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>le genti, tutto ciò va perseguito senza voltarsi indietro a rimpiangere<br />

tempi antichi in cui dolori e miserie non erano da meno di oggi, ma guardando avanti, sperimentando,<br />

innovando, ritrovando ogni giorno il gusto <strong>del</strong>la sfida e <strong>del</strong>la ricerca: ecco i valori su cui si dovrà<br />

fondare il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> futuro.<br />

DARIO FURLANETTO<br />

Direttore <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>


MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

353<br />

ALLEGATO 1<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO


Nel 2005 il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> ha condotto la seconda campagna di monitoraggio sullo stato di avanzamento<br />

<strong>del</strong>le iniziative di AGENDA 21 Locale nel suo territorio, con l’intento di conoscere il grado di informazione,<br />

sensibilizzazione e realizzazione <strong>del</strong> processo. L’iniziativa, avviata nel novembre 2005 e conclusa in febbraio<br />

2006, è stata effettuata, come per il 2004, con la predisposizione di un questionario che è stato inviato<br />

all’attenzione di tutti i Sindaci e degli Uffici tecnici di tutti gli Enti consorziati <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Del Consorzio <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> fanno parte 3 Province e 47 Comuni, così suddivisi:<br />

Provincia di Milano: 17 Comuni;<br />

Provincia di Pavia: 17 Comuni;<br />

Provincia di Varese: 13 Comuni.<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

ALLEGATO 1<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

Il questionario era costituito da 11 domande chiuse a risposta multipla e da 3 domande aperte (vedi Allegato<br />

A).<br />

Dei 50 questionari inviati nel 2005 sono state ricevute 14 risposte spontanee e 36 su sollecitazione.<br />

355


Agende 21 dichiarate, con sottoscrizione <strong>del</strong>la Carta di Aalborg<br />

Gli Enti consorziati che alla data <strong>del</strong> monitoraggio hanno attivato un processo di Agenda 21, attraverso la<br />

sottoscrizione <strong>del</strong>la Carta di Aalborg sono 32 su 50 così distribuiti:<br />

Provincia di Varese:<br />

Provincia di Varese.<br />

Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Gallarate, Golasecca, Lonate Pozzolo, Samarate,<br />

Sesto Calende, Somma Lombardo, Vergiate, Vizzola <strong>Ticino</strong>.<br />

Provincia di Milano:<br />

Provincia di Milano.<br />

Abbiategrasso, Bernate <strong>Ticino</strong>, Boffalora <strong>Ticino</strong>, Buscate, Cassinetta di Lugagnano, Castano Primo, Cuggiono,<br />

Magenta, Morimondo, Nosate, Robecchetto con Induno, Robecco sul Naviglio, Turbigo, Vanzaghello.<br />

Provincia di Pavia:<br />

Provincia di Pavia.<br />

Garlasco, Pavia, Vigevano.<br />

Di questi 32 Enti, alcuni partecipano a forme aggregate di Agenda 21, di cui possono far parte anche dei<br />

Comuni esterni al <strong>Parco</strong>. Le iniziative di Agenda 21 presenti sul territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> intraprese da parte Enti<br />

singoli e da parte di aggregazioni di diversi Comuni, sono le seguenti (l'asterisco indica i comuni esterni al<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>):<br />

Provincia di Varese:<br />

2 come Enti singoli: Gallarate e Provincia di Varese.<br />

11 Enti che fanno parte di 2 aggregazioni di Comuni già attivi:<br />

Agenda 21 <strong>del</strong> CUV - Consorzio Urbanistico Volontario - composto da 9 Comuni tutti ricadenti nel <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Golasecca, Lonate Pozzolo,<br />

Samarate, Somma Lombardo (capofila), Vizzola <strong>Ticino</strong>;<br />

Agenda 21 Laghi; composto da 17 Comuni di cui 2 <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: Angera*, Biandronno*, Bregano*,<br />

Cadrezzate*, Comabbio*, Ispra*, Malgesso*, Mercallo*, Monvalle*, Osmate*, Ranco*, Sesto Calende,<br />

Taino*, Ternate*, Travedona Monate* (capofila), Varano Borghi*, Vergiate.<br />

Provincia di Milano:<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

1314<br />

Provincia<br />

Varese<br />

15<br />

356<br />

Enti che hanno in corso un processo di A21 per Provincia<br />

18<br />

Provincia<br />

Milano Provincia<br />

Pavia<br />

Enti che hanno in corso un processo di Agenda 21 Enti totali per Provincia<br />

1 come Ente singolo: Provincia di Milano.<br />

2 aggregazioni di Comuni:<br />

- Agenda 21 Est <strong>Ticino</strong> composto da 14 Comuni di cui 3 ricadenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: Albairate*, Arluno*,<br />

Bareggio*, Boffalora <strong>Ticino</strong>, Casorezzo*, Cassinetta di Lugagnano, Cisliano*, Corbetta* (capofila), Marcallo<br />

4<br />

18


MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

con Casone*, Mesero*, Ossona*, Robecco sul Naviglio, Sedriano*, S. Stefano <strong>Ticino</strong>*.<br />

- Comuni <strong>del</strong> Magentino composto da 4 Comuni di cui 3 ricadenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: Abbiategrasso,<br />

(capofila), Cusago*, Magenta e Morimondo.<br />

- Comuni <strong>del</strong> Castanese composto da 10 Comuni, di cui 8 ricadenti nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>: Arconate*, Bernate<br />

<strong>Ticino</strong> (capofila), Buscate, Castano Primo, Cuggiono, Inveruno*, Magnago*, Nosate, Robecchetto c/I,<br />

Turbigo e Vanzaghello.<br />

Provincia di Pavia:<br />

4 come enti singoli: Provincia di Pavia, Comune di Pavia, Garlasco, Vigevano.<br />

357<br />

Agende 21 attivate e Agende 21 avviate<br />

Il lavoro di una Agenda 21 Locale può seguire percorsi diversi nel suo svolgimento, anche se a livello<br />

internazionale esistono <strong>del</strong>le metodologie condivise che ne tracciano i passaggi fondamentali.<br />

Nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, lo stato di realizzazione <strong>del</strong>le Agende 21 è piuttosto vario. Si trovano, infatti, alcune<br />

Agende 21 che faticano ad avviare i lavori e si limitano alla sottoscrizione <strong>del</strong>la Carta di Aalborg, mentre altre<br />

riescono a trovare i mezzi organizzativi e finanziari per sviluppare <strong>del</strong>le attività concrete. Pertanto, il monitoraggio<br />

costituisce un importante strumento per fotografare lo stato di attuazione <strong>del</strong> processo <strong>del</strong>le singole iniziative<br />

di Agenda 21 Locale.<br />

L’attivazione <strong>del</strong> processo consiste, generalmente, nello svolgimento di attività di sensibilizzazione <strong>del</strong>la<br />

cittadinanza alle tematiche <strong>del</strong>la sostenibilità ambientale e promuove una prima conoscenza degli strumenti<br />

propri di una Agenda21 Locale (il Forum, la Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente – RSA- ed il Piano di Azione<br />

ambientale).<br />

L’avviamento <strong>del</strong> processo, che prende le mosse dall’attuazione degli impegni derivanti dall’adesione alla<br />

Carta di Aalborg; consiste nelle fasi di lavoro operativo dei partecipanti, sotto forma di riunioni e incontri dei<br />

Tavoli o Gruppi tematici, la raccolta dei dati per l’RSA, la predisposizione amministrativa degli impegni, anche<br />

finanziari, che devono rendere realizzabile il Piano d’Azione locale per l’ambiente.<br />

Dei 32 Enti che hanno attivato il processo, sono 21 quelli che hanno una Agenda 21 Locale effettivamente<br />

avviata e operativa.<br />

Nell’elaborazione dei dati raccolti dai questionari, quindi, è stata presa come riferimento questa distinzione<br />

tra:<br />

Enti che hanno attivato un processo di Agenda 21 sottoscrivendo la Carta di Aalborg.<br />

Enti che hanno avviato un processo di Agenda 21 che, secondo la metodologia standard, prevede la<br />

realizzazione <strong>del</strong>le seguenti fasi:<br />

- Attività di sensibilizzazione: individuazione e coinvolgimento dei portatori di interesse (cittadini, imprese,<br />

associazioni di categoria, scuole, università, enti e agenzie pubbliche, ecc.).<br />

- Attività di monitoraggio ambientale.<br />

- Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente: documento che descrive lo stato <strong>del</strong> territorio per diversi settori<br />

tematici e che si basa sulla raccolta dati <strong>del</strong> monitoraggio ambientale.<br />

- Attivazione <strong>del</strong> Forum locale: consultazione organizzata e permanente di tutti i portatori di interesse<br />

legittimi a livello locale.<br />

- Costruzione <strong>del</strong> Piano d’Azione Ambientale: definizione di obiettivi generali di sostenibilità locale a medio<br />

e lungo termine e individuazione <strong>del</strong>le priorità di perseguimento degli obiettivi prefissi.<br />

▼<br />

SOLO<br />

ATTIVATA<br />

ENTI CON AGENDA<br />

21 DICHIARATA:<br />

32<br />

ANCHE<br />

AVVIATA<br />

▼ ▼<br />

11 21<br />


L’analisi dei dati <strong>del</strong>la rilevazione 2005 ha evidenziato, come già emerso nel precedente monitoraggio <strong>del</strong><br />

2004, una buona conoscenza <strong>del</strong> processo di Agenda 21 da parte degli Enti locali, in particolar modo quelli<br />

Anno Enti con A21 attivata<br />

<strong>del</strong>le Province di Varese e di Milano, che risultano mediamente più informati rispetto ai Comuni <strong>del</strong> Pavese.<br />

Rispetto al 2004, altri 3 Comuni hanno attivato un processo di A21 sottoscrivendo la Carta di Aalborg:<br />

2004 29<br />

Comuni in Provincia di Milano: Boffalora <strong>Ticino</strong>, Robecco sul Naviglio.<br />

2005 32<br />

Comuni in Provincia di Pavia: Garlasco.<br />

Anno Enti con A21 attivata<br />

2004 29<br />

2005 32<br />

Secondo Documento la metodologia sottoscritto di rilevazione Provincia <strong>del</strong> 2005, Varese più Provincia approfondita Milano rispetto a Provincia quella utilizzata Pavianel 2004, TOTALE si può<br />

segnalare che i Comuni <strong>del</strong> Castanese avevano sottoscritto una Convezione per partecipare in modo aggregato<br />

al Bando Carta Ministeriale di Aalborg <strong>del</strong> 2002, ma non avendo 13 ottenuto il finanziamento, 15 le iniziative 4 connesse al processo 32 di<br />

Agenda Aalborg 21 si Commitments sono temporaneamente interrotte<br />

6<br />

allo scadere <strong>del</strong>la<br />

3<br />

Convenzione nel<br />

4<br />

dicembre 2004,<br />

13<br />

in attesa<br />

di deciderne un eventuale rinnovo.<br />

Tra gli Enti che hanno sottoscritto la Carta di Aalborg, quelli che hanno anche aderito agli Aalborg Commitments<br />

sono Documento 13: sottoscritto Provincia Varese Provincia Milano Provincia Pavia TOTALE<br />

Provincia di Varese: Cardano al Campo, Ferno, Lonate Pozzolo, Provincia di Varese, Sesto Calende, Vergiate.<br />

Provincia Carta di Milano: Aalborg Boffalora <strong>Ticino</strong>, Robecco 13 sul Naviglio, Provincia 15 di Milano. 4 32<br />

Provincia Aalborg di Pavia: Commitments Garlasco, Pavia, Provincia<br />

6<br />

di Pavia, Vigevano.<br />

3 4 13<br />

Agenda 21<br />

Agenda 21 <strong>del</strong> CUV<br />

Somma Lombardo<br />

Agenda 21 Est <strong>Ticino</strong> Corbetta (Comune esterno al <strong>Parco</strong>)<br />

Comuni <strong>del</strong> Magentino Abbiategrasso<br />

Ente promotore<br />

Comuni <strong>del</strong> Castanese<br />

Agenda 21<br />

Agenda 21 Laghi<br />

Bernate <strong>Ticino</strong><br />

Ente promotore<br />

Travedona Monate (Comune esterno al <strong>Parco</strong>)<br />

Agenda 21 <strong>del</strong> CUV Somma Lombardo<br />

Tra i Comuni Agenda 21 che Est non <strong>Ticino</strong> hanno attivato Corbetta nessuna (Comune iniziativa esterno di al A21, <strong>Parco</strong>) i Comuni di San Martino Siccomario e Linarolo<br />

in Provincia Comuni di <strong>del</strong> Pavia Magentino hanno manifestato Abbiategrasso interesse a ricevere maggiori informazioni sulle tematiche connesse al<br />

processo di Agenda 21.<br />

Comuni <strong>del</strong> Castanese Bernate <strong>Ticino</strong><br />

<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

Agenda 21 Laghi Travedona Monate (Comune esterno al <strong>Parco</strong>)<br />

358<br />

Approfondimento<br />

AALBORG COMMITMENTS<br />

Nel corso <strong>del</strong>la quarta Conferenza europea sulle Città sostenibili, organizzata nell’ambito <strong>del</strong>la Campagna<br />

<strong>del</strong>le città europee (Aalborg+10 Ispirare il futuro, 9-11 giugno 2004) sono emerse considerazioni<br />

sull’opportunità di proseguire il processo di sostenibilità avviato con la redazione <strong>del</strong>la Carta di Aalborg<br />

nel 1994 (documento nel quale sono stati definiti i principi base per uno sviluppo sostenibile <strong>del</strong>le città e gli<br />

indirizzi per i piani d’azione locali). Nel corso di tale Conferenza si è consolidata la volontà di voler attuare e<br />

rendere operativi i processi di sostenibilità <strong>del</strong>ineati nella Carta di Aalborg.<br />

Nel corso di tale conferenza è dunque emersa la necessità di passare da una fase programmatica ad una<br />

fase pragmatica e strategica nel percorso di sostenibilità, attraverso l’adozione di una nuova serie di impegni<br />

(commitments) denominati “Aalborg Commitments”, relativi ai seguenti ambiti di competenza dei governi<br />

locali:<br />

01. GOVERNANCE<br />

02. GESTIONE URBANA PER LA SOSTENIBILITÀ


03. RISORSE NATURALI COMUNI<br />

04. CONSUMO RESPONSABILE E STILI DI VITA<br />

05. PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANA<br />

06. MIGLIORE MOBILITÀ, MENO TRAFFICO<br />

07. AZIONE LOCALE PER LA SALUTE<br />

08. ECONOMIA LOCALE SOSTENIBILE<br />

Anno Enti con A21 attivata<br />

09. EQUITÀ E GIUSTIZIA SOCIALE<br />

10. DA LOCALE A GLOBALE<br />

2004 29<br />

2005 32<br />

Ente Promotore<br />

(Domande n. 1 e n. 2 <strong>del</strong> questionario)<br />

Dei 32 Enti che hanno avviato un processo di Agenda 21, 4 Comuni (Gallarate, Garlasco, Comune di Pavia<br />

e Vigevano) e le 3 Province lo hanno fatto in forma singola, promuovendo autonomamente le attività di<br />

Agenda21, mentre tutti gli altri Enti che fanno parte di aggregazioni di comuni, come descritte in precedenza,<br />

si riuniscono intorno a dei Comuni promotori, che svolgono il ruolo di capofila, coordinando le attività fra i vari<br />

soggetti aderenti.<br />

Documento sottoscritto<br />

Carta di Aalborg<br />

Provincia Varese<br />

13<br />

Provincia Milano Provincia Pavia TOTALE<br />

15 4 32<br />

Aalborg Commitments 6 3 4 13<br />

Le tipologie di accordi fra Enti che sono state segnalate riguardano principalmente la sottoscrizione di lettere<br />

d’intenti, protocolli d’intesa e Delibere comunali, sia di Giunta che di Consiglio.<br />

Attività di sensibilizzazione<br />

(Domanda n. 5 <strong>del</strong> questionario)<br />

Gli Enti locali sono riconosciuti a livello comunitario ed internazionale quale livello ottimale per la costruzione e la<br />

condivisione Agenda di 21decisioni<br />

relative alla collettività locale (principio Ente di promotore sussidiarietà), anche in campo ambientale.<br />

Il processo di sensibilizzazione è funzionale al coinvolgimento <strong>del</strong>l’intera comunità nella gestione <strong>del</strong>l’ambiente<br />

locale. Agenda Attraverso 21 <strong>del</strong> un CUVprocesso<br />

di Somma formazione Lombardo <strong>del</strong> consenso è possibile acquisire una maggiore conoscenza dei<br />

bisogni Agenda <strong>del</strong>la 21 popolazione Est <strong>Ticino</strong> e mobilitare Corbetta considerevoli (Comune esterno risorse al <strong>Parco</strong>) umane e finanziarie. Nel contempo è richiesta una<br />

sistematizzazione di queste attività per definire ruoli e responsabilità dei partecipanti, per informare ed educare<br />

Comuni <strong>del</strong> Magentino Abbiategrasso<br />

la comunità e per rendere democratico e trasparente il processo decisionale. In genere, il processo inizia con<br />

alcune Comuni attività <strong>del</strong> di Castanese presentazione Bernate <strong>del</strong>lo strumento <strong>Ticino</strong> di A21, come riunioni, seminari tematici e convegni.<br />

Le attività Agenda di 21 sensibilizzazione Laghi che Travedona ci sono Monate state trasmesse (Comune esterno sono le al seguenti: <strong>Parco</strong>)<br />

55%<br />

RIUNIONI PUBBLICHE<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

359<br />

Attività di sensibilizzazione<br />

45%<br />

CONTATTO CON PORTATORI DI INTERESSE


MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

360<br />

Gli Enti che hanno avviato riunioni pubbliche sono 18, di cui 3 si sono organizzati singolarmente, mentre gli<br />

altri 15 fanno parte di 3 differenti aggregazioni di comuni:<br />

Provincia di Varese: A21 Laghi (2 Comuni), Agenda 21 <strong>del</strong> CUV (9 Comuni), Gallarate, Provincia di Varese.<br />

Provincia di Milano: A21 Est <strong>Ticino</strong> (3 Comuni)<br />

Provincia di Pavia: Pavia, Provincia di Pavia.<br />

Analogamente, gli Enti che hanno preso i primi contatti direttamente con portatori di interesse (associazioni,<br />

imprese, altri enti) sono 15, di cui 4 hanno preso l’iniziativa in modo singolo, mentre i rimanenti 11 fanno parte<br />

di 2 differenti aggregazioni di comuni.<br />

Provincia di Varese: A21 Laghi (2 Comuni), Agenda 21 <strong>del</strong> CUV (9 Comuni), Gallarate, Provincia di Varese.<br />

Provincia di Pavia: Pavia, Provincia di Pavia.<br />

Di seguito vengono riportate ulteriori iniziative che sono state segnalate e che comprendono tipologie di azioni<br />

che possono essere ricondotte ad attività di sensibilizzazione:<br />

Provincia di Varese<br />

Comune di Gallarate: pubblicazione “Quaderno 1”, prodotto editoriale di informazione sullo strumento di<br />

A21 e sui temi <strong>del</strong>la sostenibilità, distribuito alla cittadinanza.<br />

A21 Laghi: Convegno “Verso il Forum di Agenda 21 Laghi” (ottobre 2004), presentazione <strong>del</strong> progetto<br />

relativo alla realizzazione di uno “sportello ambiente” (dicembre 2004); inchiesta con questionari ed interviste<br />

nell’ambito <strong>del</strong>le indagini fatte nei comuni di Agenda 21Laghi sulle problematiche ambientali (2003 – non<br />

rilevato nel precedente monitoraggio); attivazione <strong>del</strong> Forum (2 sessioni: novembre e marzo 2005) e avvio<br />

dei gruppi di lavoro;<br />

A21 Cuv: sono stati realizzati due incontri pubblici nei quali sono stati presentati i risultati <strong>del</strong> questionario<br />

sulla percezione <strong>del</strong>l’Ambiente e sulla mobilità sostenibile nel territorio di interesse. Parallelamente, in cinque<br />

Comuni sono stati organizzati dei Consigli comunali aperti per la presentazione <strong>del</strong> processo di Agenda 21<br />

Locale e per la presentazione <strong>del</strong> Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente.<br />

Provincia Varese: Seminario europeo EASW di simulazione partecipativa (giugno 2004), serate di Ecologia<br />

domestica, realizzazione di diversi materiali informativi su: turismo sostenibile, Agenda21, Sistemi di gestione<br />

ambientale.<br />

Provincia Milano:<br />

Aggregazioni di Comuni <strong>del</strong> Magentino: sono stati organizzati incontri con i Comuni <strong>del</strong> Magentino e<br />

<strong>del</strong>l’Abbiatense per verificare quali comuni fossero interessati ad attivare il processo di Agenda 21 a livello<br />

sovracomunale.<br />

Provincia Milano: convegni sui temi relativi alla sostenibilità:“Acquisti verdi <strong>del</strong>la Provincia di Milano, (febbraio<br />

2006), Presentazione <strong>del</strong> volume “Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente 2005” terza edizione, (dicembre 2005),<br />

Seminario tecnico “Aalborg Commitments e Strategia Tematica Urbana”, (aprile 2005), Convegno “Agenda<br />

21 e stili di vita”, (marzo 2005), Convegno “Agenda 21: esperienze in rete”, (marzo 2005), Presentazione<br />

<strong>del</strong> Bando Regionale per la promozione di Agenda 21 locale e strumenti di sostenibilità ambientale (gennaio<br />

2005), Convegno “Il calcolo <strong>del</strong>l’impronta ecologica a scala locale”, (novembre 2004).<br />

Attività di monitoraggio ambientale - Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

(Domanda n. 7 <strong>del</strong> questionario)<br />

Una <strong>del</strong>le attività centrali di A21 è la redazione <strong>del</strong>la Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente, che consiste nel<br />

realizzare uno studio approfondito sullo “stato di salute” <strong>del</strong> proprio territorio di riferimento, nei vari comparti<br />

ambientali: aria, acqua, suolo, rifiuti, ecc.<br />

Fra i Comuni consultati, 21 Enti hanno già effettuato dei monitoraggi ambientali (attività che può essere<br />

preliminare alla redazione <strong>del</strong>la RSA), 7 come iniziative di singoli comuni, gli altri 14 fanno parte di 3 differenti<br />

aggregazione di comuni:<br />

Provincia di Varese: A21 Laghi (2 Comuni), Agenda 21 <strong>del</strong> CUV (9 Comuni), Gallarate, Provincia di Varese.<br />

Provincia di Milano: Comuni <strong>del</strong>l’Abbiatense (3 Comuni), Provincia di Milano.<br />

Provincia di Pavia: Garlasco, Pavia, Provincia di Pavia, Vigevano.<br />

Altri 17 Comuni hanno redatto una Relazione sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente, 6 come iniziative di singoli Comuni, gli<br />

altri 11 fanno parte di 2 differenti aggregazioni di comuni:<br />

Provincia di Varese: A21 Laghi (2 Comuni), Agenda 21 <strong>del</strong> CUV (9 Comuni), Gallarate, Provincia di Varese.


Provincia di Milano: Provincia di Milano.<br />

Provincia di Pavia: Pavia, Vigevano, Provincia di<br />

Pavia.<br />

Alcuni Comuni facenti parte <strong>del</strong>l’Agenda<br />

21 <strong>del</strong> CUV hanno avviato campagne di<br />

monitoraggio ambientale specifiche; a titolo di<br />

esempio si segnalano Somma Lombardo con<br />

un monitoraggio sugli inquinanti atmosferici e<br />

Cardano al Campo con un monitoraggio sui<br />

flussi di traffico veicolare.<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

361<br />

Attivazione <strong>del</strong> Forum locale<br />

(Domanda n. 8 <strong>del</strong> questionario)<br />

Il Forum di Agenda 21 è uno strumento di<br />

partecipazione per la definizione di politiche di<br />

sviluppo sostenibile a livello locale. Coinvolge<br />

tutte le organizzazioni e i soggetti portatori di<br />

interessi rappresentativi <strong>del</strong>la realtà sociale, culturale, ambientale ed economica <strong>del</strong> territorio in cui si svolge il<br />

processo di Agenda 21 Locale.<br />

Le attività <strong>del</strong> Forum si svolgono solitamente attraverso i Tavoli tematici o Gruppi di Lavoro, formati da<br />

rappresentanti di categorie professionali, associazioni, tecnici di Enti, imprese e (raramente) da singoli cittadini<br />

interessati, svolgendo un lavoro di approfondimento e di analisi dei problemi esistenti di carattere sociale,<br />

culturale, ambientale, economico.<br />

La finalità <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong> Forum è la definizione di un Piano di Azione contenente le priorità ambientali individuate,<br />

gli obiettivi strategici e le azioni da realizzare, i target da raggiungere, gli indicatori, gli attori coinvolti e le risorse<br />

finanziarie ed organizzative assegnate. Il Piano di Azione è generalmente compilato per aree tematiche, che<br />

corrispondono, appunto, agli esiti dei Gruppi di lavoro, riunite in un unico documento.<br />

Il Forum si riunisce periodicamente in sessione plenaria per discutere obiettivi e orientamenti generali, per<br />

valutare i lavori in corso e i risultati finali <strong>del</strong>le attività dei gruppi di lavoro.


MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

362<br />

Il Forum è quindi l’organo partecipativo centrale <strong>del</strong>l’Agenda21 e svolge funzioni di consultazione, di decisione,<br />

secondo le regole adottate nel Regolamento <strong>del</strong> Forum, nonché di validazione dei Piani di Azione e <strong>del</strong>le<br />

proposte elaborate dai Gruppi di Lavoro o da singoli stakeholders e partecipanti.<br />

Gli Enti che hanno attivato un Forum locale sono 7 elecati nella seguente tabella:<br />

Ente<br />

Provincia di Milano<br />

Provincia di Pavia<br />

Provincia di Varese<br />

A21 Laghi<br />

A21 <strong>del</strong> CUV<br />

Comune di Gallarate<br />

Comune di Lonate Pozzolo<br />

Comune di Pavia<br />

Gruppi tematici<br />

Proposte e progetti relativi al Piano d'Area in corso di definizione<br />

6 gruppi di lavoro:<br />

1. Territorio;<br />

2. Educazione Ambientale;<br />

3. Aria ed Energia;<br />

4. Ambiente e Salute;<br />

5. Agricoltura ed Aree Protette.<br />

4 gruppi di lavoro:<br />

1. Sostenibilità energetica;<br />

2. Turismo sostenibile;<br />

3. Stili di vita sostenibili;<br />

4. Riduzione <strong>del</strong>la produzione di rifiuti.<br />

3 gruppi di lavoro:<br />

1. Acqua<br />

2. Aria<br />

3. Territorio<br />

4 gruppi di lavoro:<br />

1. Stili di vita<br />

2. Mobilità sostenibile<br />

3. Energia sostenibile<br />

4. Turismo sostenibile e tutela <strong>del</strong> Territorio e <strong>del</strong> Paesaggio<br />

(Il primo Forum ambientale intercomunale si è svolto l’11/03/2006)<br />

3 gruppi di lavoro:<br />

1. Qualità <strong>del</strong>la vita;<br />

2. Attività economiche e sostenibilità;<br />

3. Cultura e ambiente.<br />

3 gruppi di lavoro (sospesi nel 2005):<br />

1. Attività produttive, economia e sviluppo sostenibile <strong>del</strong> territorio.<br />

2. Gestione <strong>del</strong>le risorse ambientali e Servizi.<br />

3. Tutela <strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong> paesaggio, educazione ambientale."<br />

6 gruppi di lavoro:<br />

1. Energia;<br />

2. Comunicazione, Informazione e Formazione;<br />

3. Turismo Sostenibile e Biodiversità;<br />

4. Mobilità e Trasporti;<br />

5. Strumenti volontari per la qualità ambientale di imprese, enti ed organizzazioni;<br />

6. Salute, qualità ambientale e stili di vita.


MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

363<br />

Come si evince dagli argomenti trattati dai Gruppi tematici attivi nel <strong>Parco</strong>, alcune problematiche sono ricorrenti,<br />

quali ad esempio la mobilità o l’uso razionale <strong>del</strong>l’energia. Uno degli obiettivi <strong>del</strong> monitoraggio è quello di<br />

favorire il raccordo <strong>del</strong>le progettualità che emergono dai tavoli di lavoro <strong>del</strong>le varie Agenda 21 locale attive<br />

nel <strong>Parco</strong>, contribuendo in questo modo a diffondere le buone pratiche ed i mo<strong>del</strong>li di azione applicati in<br />

tutto il territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, facilitando il contatto fra i responsabili di Agenda 21 locale nell’ottica di favorire la<br />

costituzione di partenariati forti per la realizzazione di progetti di interesse comune.<br />

Costruzione <strong>del</strong> Piano d’Azione Ambientale<br />

(Domanda n. 9 <strong>del</strong> questionario)<br />

Si tratta <strong>del</strong>la fase cui i soggetti impegnati giungono dopo il lavoro svolto dai Gruppi tematici.<br />

Questi gruppi, generalmente, basano il proprio lavoro sull’analisi dei dati raccolti nell’RSA e svolgono dei<br />

percorsi partecipativi per individuare e dare <strong>del</strong>le priorità ai progetti che confluiscono nel Piano d’Azione<br />

Ambientale.<br />

Dei 32 Enti che nel 2005 hanno attiva una Agenda 21, 2 Enti hanno predisposto un Piano d’Azione: il Comune<br />

di Pavia, e la Provincia di Varese.<br />

Il Comune di Lonate Pozzolo, che ha approvato il suo Piano d’Azione nel 2003, dopo una temporanea<br />

sospensione <strong>del</strong>le attività legata all’insediamento <strong>del</strong>la nuova Giunta comunale, sta procedendo con la<br />

realizzazione dei progetti in esso contenuti.<br />

Utilizzo di criteri ecologici per la scelta dei capitolati <strong>del</strong>le forniture pubbliche (Appalti Verdi –<br />

Green Public Procurement o GPP)<br />

(Domanda n. 10 <strong>del</strong> questionario)<br />

Nel questionario <strong>del</strong> 2005, rispetto al 2004, sono state monitorate anche le iniziative relative agli Appalti Verdi<br />

degli Enti consorziati.<br />

L’introduzione di queste pratiche è legata in parte alla necessità <strong>del</strong>le amministrazioni pubbliche di adeguarsi<br />

alle più recenti normative in materia (Direttiva Europea 2004/18/CE e DM 203/2003), che traducono in<br />

indicazioni procedurali la politica ambientale <strong>del</strong>la Commissione Europea, orientata verso un sempre maggiore<br />

utilizzo <strong>del</strong>lo strumento degli Appalti Verdi, ovvero l’introduzione di criteri ecologici nei bandi di gara per<br />

prodotti e servizi nella Pubblica Amministrazione.<br />

Gli Enti <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che hanno già predisposto dei Bandi Verdi sono:<br />

Ente<br />

Abbiategrasso<br />

Carta riciclata<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong> Forniture per arredi ufficio e carta riciclata<br />

Bene o servizio oggetto <strong>del</strong>l’appalto<br />

Samarate Pulizia stabili comunali; in corso di predisposizione anche bandi verdi inerenti la<br />

ristorazione nelle mense scolastiche, la gestione <strong>del</strong> verde pubblico, e il rinnovo <strong>del</strong><br />

parco veicoli<br />

Provincia di Pavia Servizi di catering<br />

Provincia di Varese Carta per stampanti e per servizi igienici<br />

Alcuni Enti, pur non avendo ancora predisposto Bandi Verdi hanno intenzione di introdurre a breve questa<br />

pratica (9 Enti singoli e l’Agenda 21 <strong>del</strong> CUV, con i 9 Comuni che ne fanno parte), o hanno in corso un<br />

processo di sensibilizzazione sul tema (7 enti singoli e l’Agenda 21 <strong>del</strong> CUV).<br />

Certificazione ambientale<br />

(Domanda n. 11 <strong>del</strong> questionario)<br />

Un altro strumento di sostenibilità ambientale volontario di cui si è voluto tener conto nel questionario <strong>del</strong><br />

2005 Ente rispetto a quello <strong>del</strong> 2004, è quello <strong>del</strong>la certificazione Certificazione ambientale. ambientale<br />

Le certificazioni ambientali sono nate con l’intento di definire standard ambientali applicabili ai sistemi di<br />

gestione Provincia complessivi di Milano <strong>del</strong>le (in area organizzazioni extra-<strong>Parco</strong>) (aziende EMAS <strong>Parco</strong> o Enti). Agricolo Sud Milano<br />

Lo scopo Abbiategrasso <strong>del</strong>l’organizzazione deve essere E' quello in fase di di migliorare attivazione le il processo proprie prestazioni EMAS II perseguendo da un lato<br />

Magenta - Mi E' in fase di attivazione il processo EMAS II<br />

Torre d’Isola - Pv UNI EN ISO 14001:2004<br />

Lonate Pozzolo - Mi La Certificazione ambientale <strong>del</strong> Comune è un progetto <strong>del</strong> Piano di<br />

Azione.


Abbiategrasso Carta riciclata<br />

Boffalora <strong>Ticino</strong> Forniture per arredi ufficio e carta riciclata<br />

Samarate Pulizia stabili comunali; in corso di predisposizione anche bandi verdi inerenti la<br />

ristorazione nelle mense scolastiche, la gestione <strong>del</strong> verde pubblico, e il rinnovo <strong>del</strong><br />

parco veicoli<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

Provincia di Pavia Servizi di catering<br />

364<br />

Provincia di Varese Carta per stampanti e per servizi igienici<br />

la tutela <strong>del</strong>l’ambiente e dall’altro una ottimizzazione dei sistemi produttivi o di fornitura di servizio ed un<br />

abbattimento dei costi esterni.<br />

I sistemi di gestione così pensati possono portare alcuni vantaggi tra cui una migliore efficienza interna, una<br />

crescita di competitività, un miglioramento di immagine ed una riduzione <strong>del</strong> rischio di incidenti.<br />

Gli Enti che hanno attivato il percorso che li porterà ad una certificazione ambientale (UNI EN ISO: 14001 o<br />

EMAS II) sono i seguenti:<br />

Ente<br />

Provincia di Milano (in area extra-<strong>Parco</strong>)<br />

EMAS <strong>Parco</strong> Agricolo Sud Milano<br />

Certificazione ambientale<br />

Abbiategrasso E' in fase di attivazione il processo EMAS II<br />

Magenta - Mi E' in fase di attivazione il processo EMAS II<br />

Torre d’Isola - Pv UNI EN ISO 14001:2004<br />

Lonate Pozzolo - Mi La Certificazione ambientale <strong>del</strong> Comune è un progetto <strong>del</strong> Piano di<br />

Azione.<br />

Disponibilità di risorse tecniche (figure professionali che intervengono nel processo)<br />

(Domanda n. 4 e 13 <strong>del</strong> questionario)<br />

La conduzione <strong>del</strong> processo richiede agli Enti di razionalizzare le attività normalmente svolte dai funzionari<br />

alla luce dei principi di A21, e a volte di dedicare <strong>del</strong>le apposite risorse tecniche, come avvenuto nei seguenti<br />

casi:<br />

A21 CUV: Ogni comune ha messo a disposizione una risorsa per formare il Gruppo di Lavoro Tecnico di Q21.<br />

Inoltre si avvale di una Società di consulenza esterna.<br />

A21 Laghi: (Sesto Calende e Vergiate): Incarichi a consulenti, partner scientifici, tesisti e stagisti.<br />

A21 Est <strong>Ticino</strong>: una Società di consulenza.<br />

Comuni <strong>del</strong> “Magentino”: un consulente.<br />

Gallarate: Gruppo di lavoro intersettoriale 5 persone di cui: 1 coordinatore Settore Risorse-Tributi, 1 funzionario<br />

Settore Urbanistica; 1 funzionario Settore Istruzione, Cultura, Sport; 1 funzionario Settore Affari Generali; 1<br />

geometra Settore Tecnico-Ufficio Ecologia.<br />

Garlasco: Il coordinamento <strong>del</strong>le attività verrà svolto dalla responsabile <strong>del</strong>l’Ufficio Ecologia con il coinvolgimento<br />

e la supervisione <strong>del</strong>l’Assessore al Personale.<br />

Comune di Pavia: Risorse interne parzialmente dedicate: 1 responsabile di servizio, 1 istruttore<br />

amministrativo.<br />

Provincia di Milano: Collaborazione da parte <strong>del</strong> personale <strong>del</strong> Servizio S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale)<br />

<strong>del</strong>la Provincia, integrazione con le altre professionalità interne alla Direzione Centrale Pianificazione e assetto<br />

<strong>del</strong> territorio, 2 consulenti.<br />

Provincia di Pavia: Dirigente di Settore, 1 funzionario esperto ambientale, 1 funzionario collaboratore<br />

amministrativo terminalista, 1 Collaboratore, 1 borsista. Intervengono, inoltre, funzionari di altri settori quali<br />

membri <strong>del</strong>la segreteria tecnica di A21 e coordinatori dei tavoli tematici. Nell’ambito <strong>del</strong>la Divisione Ambiente,<br />

alcuni dirigenti e funzionari partecipano alla realizzazione di documenti per A21 (ad esempio RSA). La Provincia<br />

si avvale inoltre <strong>del</strong>la consulenza di un Istituto Universitario e di una Società di consulenza.<br />

Provincia di Varese: Due collaboratori tecnici che svolgono tutte le attività <strong>del</strong>l’Ufficio Agenda 21 e Sviluppo<br />

Sostenibile e 4 Società di consulenza esterne. Inoltre è stato istituito un Gruppo Intersettoriale fra i diversi<br />

assessorati provinciali, che nasce nell’ambito <strong>del</strong> processo di Agenda 21 <strong>del</strong>la Provincia di Varese, che prevede<br />

lo sviluppo di un “dialogo intersettoriale” per diffondere i temi <strong>del</strong>lo sviluppo sostenibile all’interno <strong>del</strong>l’Ente.<br />

Robecco sul Naviglio: 1 tecnico comunale e 1 consigliere comunale.<br />

Samarate: 1 tecnico, 1 amministrativo (vedi anche A21 <strong>del</strong> CUV).


Allegato A<br />

Monitoraggio sullo stato di avanzamento <strong>del</strong>le iniziative di AGENDA 21 nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

1. Ente promotore (se si tratta di un’aggregazione di comuni, indicare il Comune capofila):<br />

ENTE INDIRIZZO TELEFONO FAX E-MAIL SITO INTERNET<br />

2. Altri soggetti che partecipano formalmente (aggiungere righe se necessario):<br />

Partner Referente per A21 (Nome,<br />

Cognome, tel+fax+email+ufficio<br />

di appartenenza)<br />

3. Referenti interni<br />

Tipo di accordo (Lettera d’intenti,<br />

convenzione, ecc)<br />

Cognome Nome Telefono Fax Email Ufficio di<br />

appartenenza<br />

4. Consulenti<br />

Società/Professionista Indirizzo Telefono Fax Email/sito<br />

5. Attività di sensibilizzazione<br />

Riunioni pubbliche Avviato Non Avviato <br />

Contatto con portatori di interesse Avviato Non Avviato <br />

Altro/Note<br />

6. Attivazione <strong>del</strong> processo<br />

Adesione Carta di Aalborg Sì No <br />

Adesione agli Aalborg Commitments Sì No <br />

Altro/Note<br />

7. Attività di monitoraggio ambientale – Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente<br />

Sono stati eseguiti dei monitoraggi<br />

ambientali?<br />

Avviato Non Avviato <br />

E’ stato redatto un RSA<br />

Altro/Note<br />

Avviato Non Avviato <br />

8. Attivazione <strong>del</strong> Forum locale<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

E’ stato attivato il Forum? Avviato Non Avviato <br />

Quali sono i principali attori e Associazioni<br />

Associazioni di categoria<br />

settori coinvolti?<br />

Scuole<br />

Privati cittadini<br />

Altri enti pubblici<br />

Imprese<br />

Altro (specificare)<br />

365


Esistono<br />

definiti?<br />

dei gruppi tematici Sì No <br />

Di cosa si occupano?<br />

9. Costruzione <strong>del</strong> Piano d’Azione<br />

E’ stato elaborato un Piano di<br />

Azione?<br />

Sono stati identificati dei settori<br />

prioritari<br />

Sono stati individuati obiettivi e<br />

target<br />

Altro/Note<br />

Avviato Non Avviato <br />

Sì No <br />

Sì No <br />

Altri strumenti di sostenibilità ambientale<br />

10. Utilizzo di criteri ecologici per la scelta dei capitolati <strong>del</strong>le forniture pubbliche (appalti verdi)<br />

E’ in corso un processo di<br />

sensibilizzazione?<br />

Avviato Non Avviato <br />

Avete intenzione di adottare il<br />

Green Public Procurement (appalto<br />

pubblico verde)?<br />

Sì No <br />

L’ente locale ha già predisposto<br />

Bandi Verdi?<br />

Se sì, per quali prodotti?<br />

Sì No <br />

11. Certificazione ambientale<br />

Avete già attivato presso il vostro<br />

Comune uno strumento di<br />

certificazione ambientale?<br />

Se sì quale?<br />

Nel vostro comune ci sono aziende<br />

certificate EMAS o ISO 14000?<br />

Se sì, in che percentuale rispetto<br />

la globalità?<br />

MONITORAGGIO AGENDA 21 NEL PARCO DEL TICINO<br />

Attivato Non Attivato <br />

Sì No <br />

12. Altri progetti o iniziative correlati ad A21L (bandi di finanziamento, altre iniziative)<br />

13. Disponibilità di risorse tecniche (figure professionali che intervengono nel processo)<br />

366<br />

14. Indicazioni sul contributo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> nella propria Agenda 21 locale<br />

Per qualsiasi chiarimento sulla compilazione, contattate la Dott.ssa Silvia Pozzi c/o Centro <strong>Parco</strong> Dogana<br />

Austroungarica di Lonate Pozzolo allo 0331.66.29.42-44<br />

Rispedite compilato al n. di fax: Fax: 0331.66.29.46 o per e-mail a: agenda21@parcoticino.it<br />

Per tutti gli approfondimenti non trattati nel presente questionario, il <strong>Parco</strong> ricontatterà direttamente i referenti<br />

interni.


IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

367<br />

ALLEGATO 2<br />

IL PATRIMONIO DEL PARCO


IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

369<br />

ALLEGATO 2<br />

IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

Il patrimonio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

Il Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, al fine di conseguire la migliore gestione possibile <strong>del</strong> proprio territorio, e<br />

compatibilmente con le proprie risorse finanziarie ha cercato di acquisire un cospicuo numero di aree, per lo<br />

più boschive. A tutt’oggi la superficie di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> è superiore a 1.000 ettari.<br />

Le attività di acquisizione dei beni sono di norma espletate dal Servizio Patrimonio che predispone le pratiche<br />

necessarie al fine di giungere alla formalizzazione <strong>del</strong>l’acquisto e verifica la sussistenza <strong>del</strong> diritto di prelazione<br />

che deriva al <strong>Parco</strong> dalla Legge 394/91. Di rilievo il supporto dato agli altri uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che concorrono alla<br />

gestione <strong>del</strong>le proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> stesso.<br />

Nella logica seguita per la scelta <strong>del</strong>le aree, un ruolo primario assumono quelle che conservano ancora<br />

caratteristiche di alta naturalità, ad esempio le sedi di garzaie o quelle ricadenti all’interno dei 13 Siti di<br />

Importanza Comunitaria (S.I.C.) presenti nel <strong>Parco</strong> e nella ZPS, corrispondente ai confini <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale.<br />

Particolare attenzione è stata però posta anche nell’individuazione di quelle aree che, seppur presentando<br />

una minore valenza ambientale, possano fungere da nodo e, attraverso la costituzione di corridoi biologici,<br />

collegarsi con gli altri nodi costituendo così una rete ecologica.<br />

A questo riguardo, il <strong>Parco</strong> è da tempo impegnato nella realizzazione di un articolato lavoro di individuazione,<br />

creazione e tutela di questi corridoi in grado di assicurare la continuità ecologica sia all’interno <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che tra<br />

le Aree Protette contermini per consentire quindi il flusso di individui e di geni tra popolazioni. L’insieme <strong>del</strong>le<br />

acquisizioni, ma soprattutto le attività di gestione poste in essere dal <strong>Parco</strong> nei confronti di queste aree, ha<br />

rafforzato la convinzione sulla necessità e sulla opportunità di acquisire aree di significativo valore naturalistico<br />

al fine di sottrarle a eventuali usi privati di carattere produttivo diretto.<br />

Il <strong>Parco</strong> è così diventato promotore di progetti di manutenzione e gestione naturalistica con fini multidisciplinari<br />

in cui gli aspetti ricreativi, di ricerca e sperimentazione scientifica, didattica e di protezione naturalistica sono


azioni strategiche per la tutela <strong>del</strong>la biodiversità.<br />

Aree acquisite o gestite direttamente dal <strong>Parco</strong>.<br />

Prov.<br />

Provincia Varese<br />

Provincia Milano<br />

Provincia Pavia<br />

Provincia Pavia<br />

Comuni interessati Area Ettari<br />

Somma Lombardo<br />

IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

370<br />

Boschi - Fogatore - Molino di Risera 96,10<br />

Sesto Calende Lisanza 1,12<br />

Arsago Seprio Palude Pollini e boschi 2,46<br />

Golasecca Boschi 0,04<br />

Vizzola <strong>Ticino</strong> Ansa di Castelnovate 23,24<br />

Lonate Pozzolo/Nosate Castellana - Dogana di Tornavento - Turbigaccio - ex Fossa<br />

Bustese - Strada comunale <strong>del</strong>la Costa<br />

29,61<br />

Ferno via M. Polo 52,10<br />

Robecchetto con Induno Bosco Americano - Bosco <strong>del</strong> Fagiolo 78,01<br />

Cuggiono Lanca di Bernate - Isolone/Bosco Diana 67,24<br />

Bernate <strong>Ticino</strong> Lanca di Bernate 45,40<br />

Magenta Fagiana 185,49<br />

Morimondo Vigaggiolo (ex cava Platti) 1,51<br />

Motta Visconti Geraci 100,12<br />

Besate Località Zerbo 14,45<br />

Nosate Ponte dei ladri - ex cava Altea 9,85<br />

Robecco sul Naviglio Bosco Orfanotrofio - Isolone - Bosco Delizia 87,48<br />

Turbigo Boschi e adiacenti al complesso ex Vita Meyer 6,36<br />

Vigevano Portalupa in Faenza - Bosco La Guardia Prina<br />

Nibbino - Ramo <strong>del</strong>le Streghe - Ayala Portalupa<br />

73,49<br />

Cassolnovo Isola <strong>del</strong> Man<strong>del</strong>li - Villa Reale 91,22<br />

Garlasco Boschi <strong>del</strong> Vignolo - Bassa dei Castellani - Case <strong>del</strong> Lova 17,76<br />

Zerbolò Bosco Siro Negri - Villa Zucchetti 28,22<br />

Villanova d’Ardenghi Campo Gabbione - Podere <strong>del</strong> Verro 13,59<br />

Carbonara <strong>Ticino</strong> Lido di Pavia (ex Cava Ricotti) - Vicinali<br />

<strong>del</strong>le Caselle e <strong>del</strong>la Crocetta - Canarazzo<br />

12,25<br />

Linarolo Vaccarizza 37,84<br />

Gropello Cairoli Riserva naturale Francesco Barbieri 16,41<br />

Mezzanino Alberelle 2,18<br />

Pavia Lido di Pavia (ex Cava Ricotti) 18,00<br />

Cerano La Fagiana 56,77<br />

Galliate Bosco Bruciato - Isolone/Bosco Diana - Ponte <strong>del</strong>la Binda 12,70<br />

Trecate La Fagiana 17,78<br />

TOTALE 1.060,88


IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

Complessivamente le superfici di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, divise per Province possono essere così riassunte:<br />

Superfici complessive di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Provincia<br />

Varese<br />

371<br />

Superficie di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

(Ettari)<br />

Nelle aree di proprietà vengono individuati i fabbricati, distinguendoli tra fabbricati urbani e fabbricati rurali.<br />

Alcuni fabbricati rurali, generalmente di dimensioni ridotte e con vecchia funzione di ricovero di attrezzi agricoli,<br />

sono attualmente ridotti a ruderi ed inutilizzabili dal <strong>Parco</strong>. Altri, invece, sono attualmente utilizzati dal <strong>Parco</strong><br />

per diverse funzioni (uffici, centri <strong>Parco</strong>, ecc.). Di seguito si riportano le informazioni relative ai fabbricati di<br />

dimensione ed attuale utilizzo significativo.<br />

Fabbricati Ex doganadi<br />

proprietà Lonate <strong>del</strong> Pozzolo <strong>Parco</strong> e loro dirette Centro <strong>Parco</strong>; pertinenze sede <strong>del</strong> di Servizio significativo GIS <strong>del</strong> interesse <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>; funzionale. sede <strong>del</strong><br />

Austroungarica<br />

Carrefour Lombardia; call center; museo; sala convegni<br />

Nel tempo, la diffusione degli uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sul territorio è andata aumentando, per rispondere meglio alla<br />

sua crescente complessità ed alla necessità di essere più vicino ai cittadini.<br />

Nel 2007, le sedi operative di uffici <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> sono 4:<br />

1 sede Area principale – VIlla Castiglioni Comune a Pontevecchio di Magenta Funzione (MI); <strong>del</strong> fabbricato<br />

3 sedi distaccate – Ex Dogana Austroungarica di Tornavento a Lonate Pozzolo (VA), Cascina Madonnina a<br />

Boffalora Ex dogana (MI), Centro Lonate <strong>Parco</strong> Pozzolo “La Fagiana” a Centro Pontevecchio <strong>Parco</strong>; sede di Magenta <strong>del</strong> Servizio (MI). GIS <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>; sede <strong>del</strong><br />

Austroungarica<br />

Carrefour Lombardia; call center; museo; sala convegni<br />

Lo strumento che permette ai diversi settori <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> e alle diverse sedi di comunicare fra loro e con l’esterno<br />

è la rete informatica, implementata dall’Ufficio Cascina GIS <strong>del</strong> Madonnina <strong>Parco</strong>, che (Sede ne assicura <strong>del</strong> Servizio lo Agricoltura sviluppo e <strong>del</strong> la manutenzione.<br />

<strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>)<br />

Centro <strong>Parco</strong>; museo didattico; laboratori di monitoraggio ambientale<br />

60.94<br />

Milano 626.71<br />

Pavia 285.97<br />

Novara 87.26<br />

totale 1060.88<br />

Area Comune<br />

Funzione <strong>del</strong> fabbricato<br />

Provincia<br />

Cascina Superficie Madonnina di (Sede proprietà <strong>del</strong> Servizio <strong>del</strong> Agricoltura <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>)<br />

(Ettari)<br />

Varese<br />

Centro <strong>Parco</strong>; museo didattico; laboratori di monitoraggio ambientale<br />

60.94<br />

Milano La Fagiana Magenta<br />

Sala controllo; incubatoio ittico; servizi igienici; portico; officina; 626.71 aula<br />

Pavia<br />

magna.<br />

285.97<br />

Novara<br />

Centro recupero fauna selvatica (Cascina Paradiso)<br />

87.26<br />

totale Museo <strong>del</strong> bracconaggio<br />

1060.88<br />

Proprietà Geraci Motta Visconti Centro <strong>Parco</strong><br />

La Fagiana Magenta<br />

Sala controllo; incubatoio ittico; servizi igienici; portico; officina; aula<br />

magna.<br />

Centro recupero fauna selvatica (Cascina Paradiso)<br />

Museo <strong>del</strong> bracconaggio<br />

Proprietà Geraci Motta Visconti Centro <strong>Parco</strong>


IL PATRIMONIO DEL PARCO<br />

372<br />

Oltre agli immobili, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> possiede 3 Diritti Esclusivi di Pesca situati sul fiume <strong>Ticino</strong> e sui rami<br />

laterali ad esso (Cap. 4 Fauna e Biodiversità).<br />

Tabella 4: Diritti esclusivi di pesca <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Comune<br />

Turbigo/Robecchetto<br />

con Induno<br />

Boffalora/Magenta/<br />

Cerano<br />

Vigevano/Abbiategrasso/<br />

Morimondo/Cassolnovo<br />

Estensione Note<br />

- Porzione <strong>del</strong> ramo <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> detto “Ramo Morto”, dall’entrata <strong>del</strong>lo scaricatore<br />

<strong>del</strong>la Centrale di Turbino fino a 100 metri a monte <strong>del</strong> guado che porta alla proprietà<br />

Santagostino.<br />

- Fiume <strong>Ticino</strong> in sponda sinistra, dallo sbarramento <strong>del</strong> Naviglio Langosco sino al ponte<br />

di Turbigo, compresi canali vivi e morte, lanche e mortizze.<br />

- Fiume <strong>Ticino</strong> in sponda sinistra, dal ponte di Turbigo al confine nord <strong>del</strong> comune di<br />

Cuggiono con quello di Robecchetto.<br />

- Porzione <strong>del</strong> ramo <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong> detto “Ramo Morto”, continuazione <strong>del</strong> tratto più a<br />

monte già di proprietà <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

In provincia di Milano: sia sul ramo principale <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, sia nelle diramazioni, rami<br />

vivi o morti, ramo Delizia e in sponda sinistra lungo la tratta di Magenta compresa a nord<br />

con il diritto di pesca FIPSAS per il corso principale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e con il confine con la riserva<br />

di pesca Conte Citterio per il ramo Delizia, a levante con la Roggia Donda-Cavo Calderaia,<br />

a ponente con il confine <strong>del</strong>la Provincia di Novara.<br />

In provincia di Novara: sia sul ramo principale <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> che nelle sue diramazioni, rami<br />

vivi o morti, lanche in sponda destra lungo la tratta in Cerano, compresa fra il confine<br />

territoriale di Trecate – Cerano a nord, il confine <strong>del</strong> diritto di pesca spettante alla FIPSAS<br />

a sud, la roggia Sforzesca a ponente ed il confine con la provincia di Milano a levante.<br />

Diritto esclusivo di pesca per tutto l’antico territorio di Vigevano, come venduto dal Demanio<br />

mediante asta pubblica in data 24/5/1879 avanti la Pretura di Vigevano e nominativamente:<br />

Diritto di pesca nel fiume <strong>Ticino</strong>, rami, seni e rogge adiacenti compresi i rami don Antonio<br />

e altri minori posti al di là <strong>del</strong> canale principale in comune di Abbiategrasso e Morimondo.<br />

Diritto esclusivo di pesca a monte <strong>del</strong> territorio di Vigevano in territorio di Cassolnovo<br />

limitatamente alla tratta a valle <strong>del</strong>la confluenza <strong>del</strong>la Roggia Molinara con il ramo dei Prati<br />

sulla sponda destra <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e fino alla metà <strong>del</strong> fiume (ramo principale).<br />

Diritto riconosciuto con Decreto prefettizio 13.8 1917, n. 8708/10506 confermato dal<br />

DM 23/7/1935 registrato alla corte dei conti il 1 settembre successivo. Il diritto in questione<br />

è gravato nella parte compresa nel Comune di Vigevano da uso civico in favore dei<br />

residenti <strong>del</strong>lo stesso comune da esercitarsi con una sola canna e da riva.<br />

Acquisizione<br />

effettuata<br />

nell’ambito <strong>del</strong><br />

progetto LIFE<br />

Natura 2000<br />

“Conservazione<br />

di Salmo<br />

marmoratus e<br />

Rutilus pigus<br />

nel fiume<br />

<strong>Ticino</strong>”<br />

Acquisizione<br />

effettuata<br />

nell’ambito <strong>del</strong><br />

progetto LIFE<br />

Natura 2000<br />

“Conservazione<br />

di Acipenser<br />

naccarii nel<br />

fiume <strong>Ticino</strong>”


BIBLIOGRAFIA<br />

373<br />

BIBLIOGRAFIA


BIBLIOGRAFIA<br />

375<br />

Accordo Programma quadro Ambiente ed Energia tra Regione Lombardia e Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente. DGR n.<br />

VII/3389 <strong>del</strong> 9.2.2001. Intervento C003/W “Progetti per la tutela e la reintroduzione di specie animali”.<br />

Agenzia europea <strong>del</strong>l’ambiente. L’ambiente nell’Unione Europea alle soglie <strong>del</strong> 2000. L’ambiente in cifre.<br />

Lussemburgo: Ufficio <strong>del</strong>le pubblicazioni ufficiali <strong>del</strong>le Comunità europee.<br />

Analisi <strong>del</strong> contesto territoriale e socio economico e <strong>del</strong> potenziale turistico <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> lombardo <strong>del</strong>la Valle<br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Touring Club <strong>It</strong>aliano, AA.VV. Report finale. Ottobre 2006<br />

Analisi <strong>del</strong>la salute degli animali domestici nei comuni <strong>del</strong>l’intorno di Malpensa, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

ANPA. Relazione sullo stato <strong>del</strong>l’ambiente, 2001. Ministero <strong>del</strong>l’Ambiente.<br />

Applicazione <strong>del</strong>l’Indice di Funzionalità fluviale al sistema idrografico <strong>del</strong> Fiume <strong>Ticino</strong>. Fondazione Lombardia<br />

per l’Ambiente, 2002<br />

Archeologia nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1995. <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Aree demaniali dei fiumi e dei laghi: dall’abbandono alla gestione conservativa, 1999. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, Carrefour Lombardia, Commissione Europea, Regione Lombardia.<br />

ARPAV. Rapporto sugli indicatori <strong>del</strong> Veneto.<br />

Atlante <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Atlante <strong>del</strong>la biodiversità nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1999. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

B.U.R.L. 5 giugno 2001. Anno XXXI – N. 136. 1° Supplemento straordinario al n. 23. D.G.R. 20 aprile 2001<br />

– n. 7/4345 “Approvazione <strong>del</strong> Programma Regionale per gli interventi di conservazione <strong>del</strong>la fauna selvatica<br />

nelle Aree protette e <strong>del</strong> protocollo dia attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle<br />

aree protette <strong>del</strong>la Regione Lombardia”<br />

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Boschi di Lombardia, 2004. Regione Lombardia.<br />

Catasto Cave<br />

Catasto siti contaminati<br />

Censimento Annuale degli Uccelli Acquatici Svernanti in Lombardia. Resoconto 2004. Rubolini D., Vigorita<br />

V., Cucè L., Fasola M., 2004. Regione Lombardia, Milano.<br />

Censimento degli impianti di depurazione presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2001. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Comune di Bologna. Rapporto sullo stato <strong>del</strong>l’ ambiente<br />

Dati <strong>del</strong>l’Ufficio AGENDA 21 <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore AGRICOLTURA <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore AMBIENTE, ACQUE, ASSETTO IDROGEOLOGICO E RECUPERO AMBIENTALE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore VEGETAZIONE E BOSCHI <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong>l’Ufficio EDUCAZIONE AMBIENTALE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore FAUNA <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong>l’Ufficio GIS <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore LEGALE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

BIBLIOGRAFIA


Dati <strong>del</strong> Settore PERSONALE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

BIBLIOGRAFIA<br />

376<br />

Dati <strong>del</strong>l’Ufficio PROGETTAZIONE, GESTIONE E TUTELA DEI SITI DI INTERESSE INTERNAZIONALE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong>l’Ufficio TURISMO <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore URBANISTICA <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore VIGILANZA <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Dati <strong>del</strong> Settore VOLONTARIATO E PROTEZIONE CIVILE <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

EEA Environmental Signals 2000, EEA regular indicator report<br />

EEA The DOBRIS Assessment<br />

European Local Agenda 21 Planning Guide,1995, (ed.italiana: Guida europea all’Agenda 21 Locale, 1999)<br />

- ICLEI (The International Council for Local Environmental Initiatives).<br />

Gli insediamenti rurali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1998, Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il Bilancio sociale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2004. Furlanetto D., Pozzi S., Manfredi M. 2005. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti. Indagine sulla qualità <strong>del</strong>le acque, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti. Indagine sulla qualità <strong>del</strong>le acque e sull’individuazione degli impatti<br />

antropici, anno 2004. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il <strong>Ticino</strong>: studi e proposte sull’assetto idrogeologico e sull’uso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la valle fluviale, 1994. Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> – Autorità Bacino <strong>del</strong> Po.<br />

Il <strong>Ticino</strong>: studi e proposte sull’assetto idrogeologico e sull’uso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la valle fluviale, 1998. Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> – Autorità Bacino <strong>del</strong> Po.<br />

Indagine idrogeologica, 1997. HPC e <strong>Parco</strong> Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

I caratteri socio - economici e demografici dei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Istat, 14° Censimento Generale <strong>del</strong>la Popolazione e <strong>del</strong>le Abitazioni, 21 ottobre 2001<br />

Istat, 14° Censimento Generale <strong>del</strong>la Popolazione e <strong>del</strong>le Abitazioni, 21 ottobre 2001 (dati provvisori)<br />

Istat, 5° Censimento Generale <strong>del</strong>l’Agricoltura (2000)<br />

Istat, 5° Censimento Generale <strong>del</strong>l’Agricoltura (2000). Presentazione dei dati definitivi. Lombardia, 2003<br />

Istat, 8° Censimento Generale <strong>del</strong>l’Industria e dei Servizi (2001)<br />

Istat, Classificazione <strong>del</strong>le attività economiche, Metodi e norme, serie C<br />

Istat, Demo – Demografia in cifre<br />

Istat, Occupati interni e valore aggiunto per Sistema Locale <strong>del</strong> Lavoro, 2002<br />

Istat, Occupazione e valore aggiunto nelle province, 2003<br />

La depurazione <strong>del</strong>le acque reflue nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Censimento degli impianti di depurazione civili ed<br />

industriali, 2004. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La migrazione degli uccelli nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e l ’impatto di Malpensa, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La qualità <strong>del</strong>l’aria nel <strong>Parco</strong> Regionale Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Monitoraggio <strong>del</strong>l’aria effettuato<br />

mediante analisi dei licheni, 1995, Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, 2001, Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, 2002, Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La reintroduzione <strong>del</strong> capriolo nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La rete ecologica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2005. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La riqualificazione fluviale in <strong>It</strong>alia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d'acqua e il<br />

territorio, 2006. CIRF - Centro <strong>It</strong>aliano per la Riqualificazione Fluviale.<br />

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Monitoraggio <strong>del</strong>la componente ecosistemi nell’area di Malpensa, 2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2000. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong>la vegetazione boschiva mediante tecniche di telerilevamento<br />

all’Infrarosso Falso Colore nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2001. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

OECD/GD(93)179 Environment Monographs n°83, Paris 1993: OECD core set of indicators for environmental<br />

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Parchi e paesaggio: l’applicazione <strong>del</strong>la Convenzione Europea <strong>del</strong> paesaggio nelle politiche dei Parchi.<br />

Gambino.<br />

Piano Cave Provincia di Milano.<br />

Piano Cave Provincia di Varese.<br />

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Progetto “Carta pedologica”: I suoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>. L’Abbiatense, 1991. ERSAL – Regione Lombardia e<br />

Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Progetto “Carta pedologica”: I suoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>. Settore Meridionale, 1996. ERSAL – Regione Lombardia<br />

e Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Progetto “Carta pedologica”: I suoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>. Settore Settentrionale, 1992. ERSAL – Regione Lombardia<br />

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Specie esotiche introdotte attraverso gli aeroporti. Analisi dei rischi e <strong>del</strong>le misure di controllo, 2001.<br />

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Strumenti per lo sviluppo <strong>del</strong>l’agricoltura sostenibile. Esempio di applicazione <strong>del</strong> Regolamento CEE 2078/92,<br />

1996, Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, Carrefour.<br />

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Revisione 28 agosto 2006.<br />

Studio interdisciplinare sui rapporti tra protezione <strong>del</strong>la natura e infrastrutture di trasporto, predisposto dalla<br />

Regione Lombardia – D.G. Qualità <strong>del</strong>l'Ambiente. Regione Lombardia. 2005<br />

"Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> offerta turistica e comunicazione - La fruizione nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> - Il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e<br />

il fiume", 2004. SWG e Dedalo<br />

Un paesaggio che scompare. L’area <strong>del</strong> corridoio ecologico di Cascina Tangitt: la storia e i nuovi scenari,<br />

2005. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei programmi di sviluppo <strong>del</strong> sistema di trasporto all’interno <strong>del</strong><br />

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Valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria attraverso l’uso di campionatori puntiformi passivi nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,


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379<br />

PUBBLICAZIONI TECNICHE E SCIENTIFICHE<br />

DEL PARCO DEL TICINO


PUBBLICAZIONI TECNICHE E SCIENTIFICHE DEL PARCO DEL TICINO<br />

381<br />

PUBBLICAZIONI TECNICHE E SCIENTIFICHE<br />

DEL PARCO DEL TICINO<br />

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Il <strong>Ticino</strong>: studi e proposte sull’assetto idrogeologico e sull’uso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la valle fluviale, 1994. Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> – Autorità Bacino <strong>del</strong> Po.<br />

La qualità <strong>del</strong>l’aria nel <strong>Parco</strong> Regionale Lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Monitoraggio <strong>del</strong>l’aria effettuato<br />

mediante analisi dei licheni, 1995. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Progetto “Carta pedologica”: I suoli <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>. Settore Meridionale, 1996. Ersal – Regione Lombardia<br />

e Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Strumenti per lo sviluppo <strong>del</strong>l’agricoltura sostenibile. Esempio di applicazione <strong>del</strong> Regolamento CEE 2078/92,<br />

1996. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, Carrefour.<br />

Gli insediamenti rurali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1998. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Le marcite, 1998. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il <strong>Ticino</strong>: studi e proposte sull’assetto idrogeologico e sull’uso <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la valle fluviale, 1998. Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> – Autorità Bacino <strong>del</strong> Po.<br />

Aree demaniali dei fiumi e dei laghi: dall’abbandono alla gestione conservativa, 1999. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>, Carrefour Lombardia, Commissione Europea, Regione Lombardia.<br />

Atlante <strong>del</strong>la biodiversità nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 1999. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Ricerca sulla fauna ittica <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, 1999. G.R.A.I.A. e Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2000. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, 2001. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Censimento degli impianti di depurazione presenti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2001. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong>la vegetazione boschiva mediante tecniche di telerilevamento<br />

all’Infrarosso Falso Colore nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2001. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Specie esotiche introdotte attraverso gli aeroporti. Analisi dei rischi e <strong>del</strong>le misure di controllo, 2001, Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La qualità <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> fiume <strong>Ticino</strong>, 2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Monitoraggio <strong>del</strong>la componente ecosistemi nell’area di Malpensa, 2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria attraverso l’uso di campionatori puntiformi passivi nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,<br />

2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Atlante <strong>del</strong>la biodiversità <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2002. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Analisi <strong>del</strong>la salute degli animali domestici nei comuni <strong>del</strong>l’intorno di Malpensa, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

La migrazione degli uccelli nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e l ’impatto di Malpensa, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Biodiversità animale degli ambienti terrestri nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti. Indagine sulla qualità <strong>del</strong>le acque, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.


PUBBLICAZIONI TECNICHE E SCIENTIFICHE DEL PARCO DEL TICINO<br />

La reintroduzione <strong>del</strong> capriolo nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2003. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

382<br />

Il fiume <strong>Ticino</strong> e i suoi principali affluenti. Indagine sulla qualità <strong>del</strong>le acque e sull’individuazione degli impatti<br />

antropici, anno 2003, 2004. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La depurazione <strong>del</strong>le acque reflue nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>. Censimento degli impianti di depurazione civili ed<br />

industriali, 2004. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Un paesaggio che scompare. L’area <strong>del</strong> corridoio ecologico di Cascina Tangitt: la storia e i nuovi scenari,<br />

2005. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

La rete ecologica <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2005. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Mappatura <strong>del</strong>le specie arboree <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> mediante Telerilevamento iperspettrale, 2005. Consorzio<br />

<strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Bilancio Sociale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>, esercizio 2004 - redazione 2005, 2006. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Valutazione Ambientale Strategica dei programmi di sviluppo dei sistemi di trasporto, 2007. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Conservazione di Acipenser naccarii nel Fiume <strong>Ticino</strong> e nel medio corso <strong>del</strong> Po, Anno 2006. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Action plan di gestione Acipenser naccarii, dei siti riproduttivi e <strong>del</strong>la pesca, Anno 2006. Consorzio <strong>Parco</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Il turismo <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, 2006. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

PROGETTO DEPFAR – indagini diagnostiche sul deperimento <strong>del</strong>la farnia nei boschi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>,<br />

2007. Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.<br />

Azioni Coordinate e congiunte lungo il fiume <strong>Ticino</strong> per il controllo a lungo termine <strong>del</strong>la biodiversità, 2007.<br />

Consorzio <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong>.


Si raccomanda per la citazione bibliografica di questo volume la seguente dizione:<br />

D. Furlanetto, L. Hildebrand, M. Lanticina, M. Manfredi, V. <strong>Parco</strong>, S. Pozzi, F. Trotti, A. M. Vailati “TICINO 21 - Primo<br />

Rapporto sullo Stato <strong>del</strong>l’Ambiente <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”, 2008. Consorzio <strong>Parco</strong> lombardo <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong>.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Il contenuto anche parziale <strong>del</strong>la presente pubblicazione può essere riprodotto solo<br />

riportando la suddetta citazione.


Stampato su carta certificata FSC dall'Ente certificatore internazionale Woodmark Soil Association.<br />

Il logo FSC identifica i prodotti che contengono legno proveniente da foreste correttamente gestite<br />

in conformità alle norme <strong>del</strong> Forest Stewardship Council.

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