Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino
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ACQUA<br />
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Il <strong>Ticino</strong>, dopo aver alimentato il lago Maggiore, vi fuoriesce all’altezza <strong>del</strong> comune di Sesto Calende (VA) e,<br />
con un percorso di circa 110 km, confluisce nel Po all’altezza <strong>del</strong> Ponte <strong>del</strong>la Becca nel comune di Linarolo<br />
Po (PV). Dopo l’uscita dal lago, il <strong>Ticino</strong> scorre in una valle d’ampiezza crescente da nord a sud che costituisce<br />
la più estesa area naturale <strong>del</strong>la Pianura Padana, il suo territorio è tutelato da due Parchi Regionali: il <strong>Parco</strong><br />
Lombardo ed il <strong>Parco</strong> Piemontese.<br />
Nei primi 30 km il fiume ha un andamento unicursale e scorre formando meandri incassati in gole profonde<br />
incise da depositi morenici, seguendo un percorso quasi obbligato determinato dalla morfologia dei rilievi<br />
circostanti. Nei successivi 50 km il <strong>Ticino</strong> ha un letto largo con isole sabbiose e ghiaiose e assume un andamento<br />
pluricursale, cioè alimenta diversi canali che si diramano e si riuniscono, formando così una intricata rete di<br />
corsi d’acqua minori. Negli ultimi 20 km il fiume presenta, ad esclusione <strong>del</strong>le zone canalizzate, un tracciato<br />
meandriforme, anche in questo caso in continua evoluzione.<br />
Cenni normativi<br />
Nel 2000 è stata varata dall’Unione Europea la Direttiva 2000/60/CE che rappresenta un quadro di riferimento<br />
in materia di acque per tutti gli Stati Membri. La Direttiva impone la protezione <strong>del</strong>le acque superficiali interne,<br />
<strong>del</strong> reticolo idrografico sotterraneo, <strong>del</strong>le acque di transizione e <strong>del</strong>le acque costiere, ponendo una particolare<br />
enfasi sull’ottimizzazione degli usi e sulla necessità di gestire la risorsa acqua attraverso una pianificazione che<br />
rispetti i bacini idrografici e non i confini amministrativi.<br />
Un capitolo importante è quello relativo alla qualità <strong>del</strong>l’acqua: nella Direttiva si mira ad ottenere la graduale<br />
riduzione <strong>del</strong>le emissioni di sostanze pericolose nelle acque per raggiungere l’obiettivo finale di eliminare<br />
quelle ritenute più inquinanti al fine di risolvere radicalmente situazioni di rischio potenziale e contribuire a<br />
raggiungere valori vicini a quelli <strong>del</strong> fondo naturale.<br />
Fra i concetti fondamentali su cui si basa la Direttiva ricordiamo i principi di precauzione e di azione<br />
preventiva, quello di riduzione dei danni causati all’ambiente ed infine il principio “chi inquina<br />
paga”, che presuppone quindi un adeguato sistema di controllo e di sanzioni che ne permettano la concreta<br />
attuazione. La Direttiva propone, in sintesi, un utilizzo sostenibile <strong>del</strong>l’acqua e degli ecosistemi “fondato sulla<br />
protezione a lungo termine <strong>del</strong>le risorse idriche disponibili”. L’innovatività <strong>del</strong>la Direttiva europea è dunque<br />
l’approccio complessivo, poiché non rivolge l’attenzione solo sullo stato qualitativo <strong>del</strong>l’acqua, ma anche sulla<br />
funzionalità ecologica dei corpi idrici.<br />
Per attuare i programmi di misure indicate dalla nuova Direttiva e specificate nei Piani di gestione in relazione<br />
alle acque superficiali, alle acque sotterranee e alle aree protette, gli Stati membri devono prevenire il<br />
deterioramento di tutti i corpi idrici, devono tutelarli, migliorarli e ripristinarne l’integrità, al fine di raggiungere<br />
entro il 2015 un buono stato <strong>del</strong>le acque superficiali e sotterranee.<br />
Nel panorama italiano la fonte giuridica primaria in materia di acque è costituita dal Decreto Legislativo<br />
152/06 “Norme in materia ambientale”. Questa legge è frutto sia <strong>del</strong> recepimento di alcune Direttive<br />
Comunitarie (la Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento <strong>del</strong>le acque reflue urbane e la Direttiva<br />
91/676/CEE relativa alla protezione <strong>del</strong>le acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti dall’attività<br />
agricola), sia <strong>del</strong>la necessità di riordinare e migliorare la legislazione riguardante la protezione, il risanamento<br />
e l’uso corretto e razionale <strong>del</strong>la risorsa idrica. La normativa si propone di definire la disciplina generale per la<br />
tutela <strong>del</strong>le acque superficiali, marine e sotterranee perseguendo i seguenti obiettivi:<br />
Prevenire e ridurre l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;<br />
Conseguire il miglioramento <strong>del</strong>lo stato <strong>del</strong>le acque e fornire adeguate protezioni per quelle destinate a<br />
particolari usi;<br />
Perseguire usi sostenibili e durevoli <strong>del</strong>le risorse idriche, con priorità per quelle potabili;<br />
Perseguire obiettivi di qualità dei corpi idrici che garantiscano il mantenimento <strong>del</strong>la capacità naturale di<br />
autodepurazione dei corpi idrici, nonché <strong>del</strong>la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben<br />
diversificate;<br />
Definire criteri, vincoli e parametri per il collettamento ed il trattamento <strong>del</strong>le acque reflue urbane, nonché<br />
<strong>del</strong>le modalità per il loro riutilizzo.<br />
Per raggiungere tali obiettivi il decreto richiede: l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per<br />
specifica destinazione dei corpi idrici; la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di<br />
ciascun bacino idrografico e un adeguato sistema di controlli e di sanzioni; il rispetto dei valori limite agli scarichi<br />
fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità <strong>del</strong> corpo recettore.<br />
Viene inoltre previsto l’adeguamento dei sistemi di fognatura, il collettamento e la depurazione degli scarichi