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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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CONCLUSIONI<br />

334<br />

concerie esistenti nel Magentino, particolarmente a Turbigo.<br />

Gli accertamenti sullo stato di inquinamento <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono stati eseguiti in quattro periodi<br />

successivi, cioè nel 1950-57, nel 1963 e nel 1969-1970.<br />

Lo stato di purezza <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> può anche ingenerare preoccupazioni, non tanto perché i reperti di laboratorio<br />

sono andati via via aggravandosi nel tempo, ma soprattutto a causa <strong>del</strong> forte peggioramento cui furono<br />

soggetti dal 1963 ad oggi. Infatti, se quest’ultimo fenomeno dovesse continuare con lo stesso ritmo nei prossimi<br />

sette anni, tutti o quasi tutti i valori potrebbero andare oltre i loro stessi limiti di tolleranza, soverchiando il<br />

potere di autodepurazione <strong>del</strong> fiume e rompendone, anche definitivamente, l’equilibrio idro-biologico”.<br />

Ed ancora, ci tornano utili da ricordare i dati riportati da Benedetto Fossati <strong>del</strong> cui impressionante elenco di<br />

scarichi afferenti al <strong>Ticino</strong> riportiamo solo alcuni passi significativi: ”…..precise rilevazioni effettuate dall’Istituto<br />

di ingegneria sanitaria <strong>del</strong> Politecnico di Milano hanno accertato che in un solo giorno vengono immessi in<br />

<strong>Ticino</strong> Kg 62,89 di cromo, Kg 309 di solfuri……..fra questi (scarichi) si infiltrano anche spore di carbonchio<br />

che poi finiscono nei terreni agricoli, quindi nelle erbe e attraverso esse negli animali e all’uomo. Nel periodo<br />

1958 –1967 si sono verificati 15 casi di carbonchio umano e 36 casi di carbonchio animale”.<br />

Con buona pace di quanti ricordano una “età <strong>del</strong>l’oro” sul <strong>Ticino</strong>, per quanto concerne le acque, occorre<br />

risalire a prima degli anni cinquanta per trovare una situazione di relativo inquinamento simile a quella dei<br />

giorni nostri. La tabella appositamente sovrariportata, se paragonata ai dati odierni, ci dice che il <strong>Ticino</strong>, già<br />

nell’immediato dopoguerra, non era in condizioni di balneabilità, ma soprattutto ci racconta di un inarrestabile<br />

degrado <strong>del</strong>le acque che, a partire dagli anni cinquanta, in solo un ventennio avevano trasformato il “fiume<br />

azzurro” in una “..…fogna a cielo aperto” (parole di B. Fossati, pag. 93 o.c.).<br />

Ma era la situazione generale in cui versava la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> italiano che preoccupava l’opinione pubblica<br />

più sensibile e attenta ai fenomeni sociali e ambientali di quegli anni: seguite le parole di G. Allevi, Assessore<br />

all’Igiene e Sanità <strong>del</strong> comune di Vigevano, tratte dall’opera già citata: “……….l’acqua, uscita dal <strong>Ticino</strong><br />

non ancora eccessivamente inquinata, rientra nel fiume quanto mai inquinata dagli scarichi di industrie di<br />

diversa entità e natura di lavorazione. Gli effluenti di talune industrie costituiscono una potenziale fonte di<br />

inquinamento tanto di natura organica che inorganica. Lo smaltimento incontrollato <strong>del</strong>le acque di rifiuto<br />

porta ad evidenti inconvenienti di ordine estetico ed ambientale ed a notevoli danni <strong>del</strong> patrimonio idrico ed<br />

ittico. L’inquinamento <strong>del</strong>l’acqua, <strong>del</strong>l’aria, <strong>del</strong> suolo aumenta con lo sviluppo crescente <strong>del</strong>l’urbanizzazione e<br />

<strong>del</strong>l’industrializzazione: è quindi un problema urbanistico oltre che igienico sanitario, giuridico, amministrativo<br />

ed economico……. Nella valle vera e propria <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che va da Sesto Calende a Pavia, si vanno localizzando<br />

alla chetichella, dato gli insufficienti vincoli paesistici ed idrogeologici, industrie nocive all’aria, all’acqua ed<br />

al suolo, che si avvertono per il puzzo, le schiume affioranti e le trasformazioni dei greti e <strong>del</strong>le sponde. Il<br />

lezzo <strong>del</strong>le raffinerie e degli allevamenti ittici, le schiume di scarichi industriali e <strong>del</strong>le fogne, le escavazioni<br />

indisciplinate <strong>del</strong>le cave e le opere clandestine di sbarramento <strong>del</strong>le acque, si sostituiscono all’atmosfera<br />

tersa, alla limpidezza <strong>del</strong> nostro fiume più puro, all’assetto secolare <strong>del</strong>la natura. Molte di queste localizzazioni<br />

sono entro riserve chiuse precluse alla vista da divieti di passo agli estranei: <strong>del</strong> nostro

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