Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino
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CONCLUSIONI<br />
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concerie esistenti nel Magentino, particolarmente a Turbigo.<br />
Gli accertamenti sullo stato di inquinamento <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> sono stati eseguiti in quattro periodi<br />
successivi, cioè nel 1950-57, nel 1963 e nel 1969-1970.<br />
Lo stato di purezza <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> può anche ingenerare preoccupazioni, non tanto perché i reperti di laboratorio<br />
sono andati via via aggravandosi nel tempo, ma soprattutto a causa <strong>del</strong> forte peggioramento cui furono<br />
soggetti dal 1963 ad oggi. Infatti, se quest’ultimo fenomeno dovesse continuare con lo stesso ritmo nei prossimi<br />
sette anni, tutti o quasi tutti i valori potrebbero andare oltre i loro stessi limiti di tolleranza, soverchiando il<br />
potere di autodepurazione <strong>del</strong> fiume e rompendone, anche definitivamente, l’equilibrio idro-biologico”.<br />
Ed ancora, ci tornano utili da ricordare i dati riportati da Benedetto Fossati <strong>del</strong> cui impressionante elenco di<br />
scarichi afferenti al <strong>Ticino</strong> riportiamo solo alcuni passi significativi: ”…..precise rilevazioni effettuate dall’Istituto<br />
di ingegneria sanitaria <strong>del</strong> Politecnico di Milano hanno accertato che in un solo giorno vengono immessi in<br />
<strong>Ticino</strong> Kg 62,89 di cromo, Kg 309 di solfuri……..fra questi (scarichi) si infiltrano anche spore di carbonchio<br />
che poi finiscono nei terreni agricoli, quindi nelle erbe e attraverso esse negli animali e all’uomo. Nel periodo<br />
1958 –1967 si sono verificati 15 casi di carbonchio umano e 36 casi di carbonchio animale”.<br />
Con buona pace di quanti ricordano una “età <strong>del</strong>l’oro” sul <strong>Ticino</strong>, per quanto concerne le acque, occorre<br />
risalire a prima degli anni cinquanta per trovare una situazione di relativo inquinamento simile a quella dei<br />
giorni nostri. La tabella appositamente sovrariportata, se paragonata ai dati odierni, ci dice che il <strong>Ticino</strong>, già<br />
nell’immediato dopoguerra, non era in condizioni di balneabilità, ma soprattutto ci racconta di un inarrestabile<br />
degrado <strong>del</strong>le acque che, a partire dagli anni cinquanta, in solo un ventennio avevano trasformato il “fiume<br />
azzurro” in una “..…fogna a cielo aperto” (parole di B. Fossati, pag. 93 o.c.).<br />
Ma era la situazione generale in cui versava la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> italiano che preoccupava l’opinione pubblica<br />
più sensibile e attenta ai fenomeni sociali e ambientali di quegli anni: seguite le parole di G. Allevi, Assessore<br />
all’Igiene e Sanità <strong>del</strong> comune di Vigevano, tratte dall’opera già citata: “……….l’acqua, uscita dal <strong>Ticino</strong><br />
non ancora eccessivamente inquinata, rientra nel fiume quanto mai inquinata dagli scarichi di industrie di<br />
diversa entità e natura di lavorazione. Gli effluenti di talune industrie costituiscono una potenziale fonte di<br />
inquinamento tanto di natura organica che inorganica. Lo smaltimento incontrollato <strong>del</strong>le acque di rifiuto<br />
porta ad evidenti inconvenienti di ordine estetico ed ambientale ed a notevoli danni <strong>del</strong> patrimonio idrico ed<br />
ittico. L’inquinamento <strong>del</strong>l’acqua, <strong>del</strong>l’aria, <strong>del</strong> suolo aumenta con lo sviluppo crescente <strong>del</strong>l’urbanizzazione e<br />
<strong>del</strong>l’industrializzazione: è quindi un problema urbanistico oltre che igienico sanitario, giuridico, amministrativo<br />
ed economico……. Nella valle vera e propria <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, che va da Sesto Calende a Pavia, si vanno localizzando<br />
alla chetichella, dato gli insufficienti vincoli paesistici ed idrogeologici, industrie nocive all’aria, all’acqua ed<br />
al suolo, che si avvertono per il puzzo, le schiume affioranti e le trasformazioni dei greti e <strong>del</strong>le sponde. Il<br />
lezzo <strong>del</strong>le raffinerie e degli allevamenti ittici, le schiume di scarichi industriali e <strong>del</strong>le fogne, le escavazioni<br />
indisciplinate <strong>del</strong>le cave e le opere clandestine di sbarramento <strong>del</strong>le acque, si sostituiscono all’atmosfera<br />
tersa, alla limpidezza <strong>del</strong> nostro fiume più puro, all’assetto secolare <strong>del</strong>la natura. Molte di queste localizzazioni<br />
sono entro riserve chiuse precluse alla vista da divieti di passo agli estranei: <strong>del</strong> nostro