Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino
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CONCLUSIONI<br />
349<br />
Infatti, se è vero che il turismo necessita di un forte indirizzo e controllo per risultare compatibile con la tutela<br />
dei valori ambientali, è altrettanto vero che il <strong>Parco</strong> offre, data la sua peculiarità di essere contenitore di vasti<br />
territori e financo di città, una potenzialità di espansione tale da non compromettere i valori fondamentali che<br />
lo caratterizzano ed anzi, di contribuire alla loro difesa.<br />
Abbiamo già accennato al fatto che gli elementi di maggiore preoccupazione per la sostenibilità ambientale<br />
futura <strong>del</strong>l’Area Protetta sono rappresentati dallo sviluppo urbano, che parrebbe inarrestabile e dalle conseguenti<br />
ricadute negative sul consumo di suolo pregiato, soprattutto agricolo, con conseguente alterazione <strong>del</strong><br />
paesaggio.<br />
Risulta chiaro che tali forme di sfruttamento sono assolutamente incompatibili con uno sviluppo che assuma<br />
come perno <strong>del</strong>la sua politica la qualità <strong>del</strong> territorio, in special modo di quello agricolo, e che la qualità <strong>del</strong><br />
paesaggio risulti a sua volta incompatibile con una visione “sviluppistica” urbana e infrastrutturale.<br />
La “capacità di carico” di nuovi insediamenti e infrastrutture nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> è già stata raggiunta (sono<br />
sempre le conclusioni <strong>del</strong>lo studio VAS commissionato dagli Enti Locali al <strong>Parco</strong> che giungono a stilare tale<br />
verdetto) e dunque, se si vuole dar corpo ad una concreta politica turistica di questo territorio, occorrerà<br />
rivedere e ripensare a fondo quantità e qualità <strong>del</strong>le nuove infrastrutture e dei nuovi insediamenti urbani.<br />
Un paesaggio, sebbene ancora caratterizzato da un buon territorio agricolo, ma continuamente frammentato<br />
da capannoni industriali, casette a schiera, rotonde stradali e autostradali, spesso male o nulla inseriti nel<br />
contesto, non risulterà certamente appetibile a nessun turista e non basteranno le aree a naturalità residua<br />
<strong>del</strong> <strong>Parco</strong> Naturale o le Aziende Agricole di qualità ritagliate nella caotica maglia urbana ad essere sufficienti<br />
per sostenere la qualità turistica <strong>del</strong> territorio. Insomma, siamo ad una svolta cruciale: il giudizio sintetico<br />
espresso dagli indicatori territoriali positivi relativi al capitolo dedicato al turismo rischia di essere solo un buon<br />
auspicio difficile da concretizzare se da parte <strong>del</strong>l’intera Comunità <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> non vi sarà una assunzione piena<br />
di responsabilità nell’indicare tra gli obiettivi di governo <strong>del</strong>la stessa una coerente politica turistica che sappia<br />
sfruttare le enormi potenzialità territoriali senza compromettere oltre territori agricoli e paesaggi.<br />
Se vi sarà la volontà, a fondamento di questo nuovo “Patto Territoriale” dovranno essere posti i principi <strong>del</strong>la<br />
Convenzione Europea <strong>del</strong> Paesaggio, che riconosce il ruolo <strong>del</strong>lo stesso come irrinunciabile, non solo in termini<br />
ecologici o estetici, ma anche e soprattutto come “fondamento <strong>del</strong>le identità locali”.<br />
Occorrerà, in altre parole, decidere prioritariamente se vi è la volontà o meno di porre fine alle persistenti<br />
debolezze di assecondamento o rassegnazione nei confronti dei processi degenerativi che hanno caratterizzato<br />
gli scenari territoriali degli ultimi decenni: l’infrastrutturazione spinta, il forte sprawl urbano e industriale,<br />
l’estendersi <strong>del</strong>le conurbazioni e il conseguente progressivo smantellamento <strong>del</strong> paesaggio agricolo.<br />
Per attuare ciò, un futuro e auspicabile “Piano di settore Turistico” <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> dovrà introdurre come pratica<br />
procedimentale, a monte di ogni intervento consistente sul territorio, l’analisi economica <strong>del</strong> processo decisionale<br />
al fine di consentire quegli interventi che portino maggiori vantaggi all’insieme <strong>del</strong>le collettività, piuttosto che<br />
favorire la redditività immediata dei singoli. Occorrerà promuovere l’uso <strong>del</strong>le risorse e dei prodotti locali<br />
riducendo l’impatto <strong>del</strong>la logistica e <strong>del</strong>la distribuzione, promuovere la partecipazione <strong>del</strong> pubblico ai processi<br />
decisionali potenziando l’informazione e l’educazione ambientale, promuovere l’identità <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />
e dei suoi parchi intesi come patrimonio territoriale comune ai fini di una riappropriazione identitaria culturale<br />
e sociale. Occorrerà, in poche parole che un eventuale “Piano di settore <strong>del</strong> Turismo” sia adottato innanzi<br />
tutto come progetto “politico” capace di guidare lo sviluppo futuro <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> superando conflitti e<br />
contraddizioni e valorizzando le grandi potenzialità che ancora caratterizzano questo territorio.<br />
Nuovi scenari e nuove sfide per il futuro<br />
Come abbiamo evidenziato con questo lavoro, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, avendo ormai più di trent’anni di vita, ha<br />
saputo dotarsi di strumenti tecnici e scientifici e di donne e uomini in grado di gestirlo; può cioè dirsi un parco<br />
“maturo”, che ha vissuto una sorta di evoluzione che l’ha trasformato, passando attraverso diverse fasi e sfide.<br />
Prima di trarre alcune conclusioni sul lavoro svolto e di proporre alcune riflessioni sul lavoro futuro che rimane<br />
da svolgere, cercherò di riassumere le varie fasi e sfide che il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, in chiave tecnica, ha attraversato<br />
e che sta attraversando.<br />
La prima fase è stata quella <strong>del</strong> “<strong>Parco</strong> protezionista” cioè <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> che si analizza e si interroga sul<br />
proprio patrimonio naturalistico, biologico, paesaggistico, culturale e che di conseguenza studia, ricerca e stila<br />
piani e strategie di protezione e di corretta gestione dei patrimoni affidatigli. E’ una fase <strong>del</strong>icata, necessaria e<br />
propedeutica per qualsiasi area protetta che voglia affrontare seriamente il proprio ruolo e che deve portare<br />
a stilare le “regole <strong>del</strong> gioco”. Queste regole vanno supportate da adeguate conoscenze scientifiche, vanno<br />
continuamente aggiornate per poter affrontare i cambiamenti ambientali e socio economici e vanno fortemente