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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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CONCLUSIONI<br />

339<br />

produzione di legname d’opera, da ardere e a scopo bioenergetico, sviluppo agricolo, biofiltro nei confronti di<br />

inquinanti <strong>del</strong> suolo, atmosferici e da rumore, riequilibrio territoriale nei confronti <strong>del</strong>le aree urbane attraverso<br />

la creazione di adeguati spazi per turismo, didattica, sport, meditazione.<br />

Una visione complessa: forse un sogno!<br />

Un sogno che però da anni contribuiamo giorno per giorno a costruire e che avrà tanta più possibilità di vedersi<br />

realizzato quanto più sarà condiviso e sostenuto dai cittadini e dalle Istituzioni. Un sogno, o meglio come già<br />

anticipato, una “visione” che ha di fronte molti ostacoli: l’apatia di alcune istituzioni che vedono il <strong>Parco</strong> in<br />

modo “tiepido”, spesso più come un ostacolo ai loro disegni che un alleato nella gestione dei beni collettivi,<br />

la costante mancanza di fondi ed economie adeguate, l’incedere di nuove e sempre problematiche “grandi<br />

opere e infrastrutture”, i cambiamenti climatici in corso, l’invasione di specie alloctone, l’inquinamento nelle<br />

sue varie forme ed espressioni.<br />

Ecco perché, nonostante il diritto di sognare, occorre mantenere i piedi per terra e quindi anche il capitolo<br />

relativo alla qualità dei boschi termina con un indicatore di sintesi che pende verso una visione tutto sommato<br />

“in rosso” <strong>del</strong> futuro. Troppe nubi si addensano sul futuro dei boschi: la qualità <strong>del</strong>l’aria e le piogge acide, le<br />

specie invasive, le nuove “grandi opere” (pedemontana, Broni-Mortara, nuova SS 341, etc.) sono tutti elementi<br />

che non ci lasciano sereni. Occorrerà attrezzare sempre di più il <strong>Parco</strong> affinché sappia far fronte con forza e<br />

intelligenza ai continui cambiamenti in atto.<br />

L’agricoltura ha disegnato, sino all’imporsi <strong>del</strong>l’industrializzazione, il paesaggio <strong>del</strong>la Pianura Padana. Paludi<br />

ed acquitrini sono stati bonificati e le acque sono state raccolte e canalizzate in modo da poter costituire un<br />

prezioso elemento per l’irrigazione <strong>del</strong>le coltivazioni che venivano impiantate. Sui campi, arati e divenuti fertili,<br />

sono state seminate colture in modo sempre più intensivo e meccanizzato: grano e farro sono stati sostituiti<br />

da mais e riso (da sole queste specie coprono oggi più <strong>del</strong>l’80% <strong>del</strong>la superficie coltivata <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>). Gli<br />

appezzamenti, prima di piccole dimensioni e contornati da siepi e filari, sono stati progressivamente ampliati per<br />

meglio razionalizzare le operazioni agricole: per far questo spesso anche alberi e siepi sono stati sacrificati.<br />

Un paesaggio agricolo in continua evoluzione che il <strong>Parco</strong> cerca di curare e proteggere incentivando una<br />

migliore armonia tra coltivato e natura. Minor uso di pesticidi e concimi, contributi per il ripristino di alberature<br />

con piante autoctone, azioni volte a rendere meno intensive e specialistiche le colture con programmi di

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