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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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CONCLUSIONI<br />

343<br />

di scale di risalita per pesci. Sarà così possibile, una volta eliminato l’ostacolo <strong>del</strong>la diga di Isola Serafini sul<br />

Po, rivedere nelle acque <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> svizzero risalire gli storioni e tutte le altre specie anadrome (specie ittiche<br />

migratrici) nel periodo riproduttivo, ridando così nuova vita all’intero bacino fluviale.<br />

Un altro aspetto direttamente attinente alla conservazione <strong>del</strong>la biodiversità è quello relativo alle reintroduzioni:<br />

in questo campo il <strong>Parco</strong> è impegnato ormai da diversi anni e ha conseguito risultati positivi, ampiamente<br />

descritti nel capitolo di questo lavoro dedicato alla fauna.<br />

Conclusa con successo la reintroduzione <strong>del</strong> capriolo, sono in corso le operazioni relative alle reintroduzioni<br />

<strong>del</strong>la lontra, <strong>del</strong>la cicogna bianca e <strong>del</strong>la cicogna nera e sono in avanzata fase di attuazione una serie di<br />

programmi di studio e ricerca finalizzati alla migliore conoscenza e al sostegno, attraverso ripopolamenti, di<br />

alcune altre specie fra le quali spiccano il pelobate fosco (un rospo tipico e unico degli ambienti padani),<br />

la testuggine palustre, il gambero d’acqua dolce, il pigo, la trota mormorata, lo storione cobice, il temolo e<br />

numerosi altri esemplari <strong>del</strong>la fauna ittica.<br />

Anche nel settore <strong>del</strong>la conservazione <strong>del</strong>le specie vegetali<br />

il <strong>Parco</strong> ha messo in atto analoghe strategie di gestione, ad<br />

esempio, con la realizzazione <strong>del</strong> “Giardino dei frutti antichi”<br />

situato presso la “Cascina Madonnina” di Boffalora dove si<br />

sono raccolte decine di piante da frutto, una volta ampiamente<br />

diffuse nel nostro territorio agrario ed oramai in disuso o<br />

abbandonate.<br />

Basti pensare ai meli, i cui frutti oggi sul mercato si contano<br />

in 4 o 5 varietà, mentre il <strong>Parco</strong> ne ha già raccolto e piantato<br />

30: piccola cosa in confronto alle oltre 200 razze descritte in<br />

pianura padana all’inizio <strong>del</strong> ‘900 nei diversi trattati di agraria,<br />

ma comunque molto significativa perché rappresenta una<br />

speranza di riscatto per un territorio che si è andato impoverendo<br />

in agrobiodiversità. In tal senso, di grande soddisfazione per<br />

il <strong>Parco</strong>, è stata la positiva accoglienza da parte di numerose<br />

aziende agricole <strong>del</strong>la opportunità offerta dall’Ente, dapprima<br />

attraverso un bando inserito in un Progetto Interreg III A <strong>It</strong>alia-<br />

Svizzera, poi con bandi autonomi emessi nell’ambito <strong>del</strong><br />

“Progetto Speciale Agricoltura”, di incrementare la presenza di<br />

piante da frutto nei terreni agricoli, arricchendoli così di valore<br />

aggiunto, non solo nel settore produttivo, ma anche biologico<br />

(sostegno alle popolazioni di insetti e uccelli, soprattutto ai<br />

migratori) e paesaggistico. Quaranta aziende agricole hanno aderito alle proposte <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> realizzando più di<br />

4.000 m di filari con 1.500 piante da frutto, in alcuni casi anche utilizzando specie “antiche”, dando così corpo<br />

e sostanza alla difesa e incremento <strong>del</strong>la agrobiodiversità. Infatti, anche attraverso la raccolta e valorizzazione<br />

<strong>del</strong>le forme viventi selezionate dall’uomo e adattatesi con esso alla grande variabilità di ambienti, climi, suoli,<br />

tradizioni culturali si tutela la biodiversità culturale e colturale: una ricchezza per l’intera umanità quindi, un<br />

bene prezioso da conservare e valorizzare per le presenti e future generazioni.<br />

Per i motivi sin qui richiamati il giudizio sintetico assegnato al capitolo dedicato alla fauna ed alla biodiversità<br />

di questo lavoro è tendenzialmente positivo.<br />

Solo continuando a reintrodurre specie estinte, tutelando le specie in via di estinzione, mantenendo e<br />

ricostruendo la connettività biologica tra habitat ed ecosistemi interni ed esterni ai propri confini amministrativi,<br />

continuando nel monitoraggio e nella lotta alle specie esotiche, conservando ed arricchendo in varietà e specie<br />

l’agroecosistema, costruendo e ricostruendo neoecosistemi, il <strong>Parco</strong> manterrà fede alla propria missione.<br />

Fra i nuovi obiettivi affidati al <strong>Parco</strong> con l’approvazione <strong>del</strong>la Variante Generale al PTC <strong>del</strong> 2001 vi fu quello di<br />

tutelare e possibilmente migliorare il paesaggio naturale e antropico.<br />

Da tale data il PTC <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> svolge quindi le funzioni anche di Piano Paesistico. Per meglio assolvere a ciò è<br />

stato redatto, innanzitutto, un “Abaco <strong>del</strong>le tipologie rurali” a cui sono seguiti una serie di regolamenti finalizzati<br />

a contenere alcuni dei più pesanti impatti perpetrati al territorio <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> negli ultimi anni (regolamento sulle<br />

attività pubblicitarie, sulle modalità costruttive dei distributori di carburanti, sul recupero <strong>del</strong>le aree degradate<br />

da preesistenti attività industriali o da preesistenti attività turistiche e ricreative).<br />

Con la collaborazione <strong>del</strong> Dipartimento di Architettura e Pianificazione <strong>del</strong> Politecnico di Milano si è recentemente<br />

dato corso ad una riedizione <strong>del</strong>l’abaco <strong>del</strong>le tipologie edilizie, riferito a tutte le diverse categorie di edifici

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