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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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CONCLUSIONI<br />

351<br />

fosse sempre “contro”, baluardo a tutela <strong>del</strong>la natura sempre e comunque di fronte a qualsiasi cambiamento<br />

richiesto dal mondo “esterno”.<br />

Invece ritengo che il <strong>Parco</strong>, proprio per la ricchezza e la forza scientifica e morale dei principi a cui si ispira,<br />

debba vivere “dentro” i processi trasformativi <strong>del</strong> nostro tempo modificandoli, adattandoli, contaminandoli con<br />

le proprie idee ed obiettivi, possibilmente trasformandone profondamente i contenuti ed i risultati finali.<br />

Io credo in un’area protetta dove l’uomo risulti parte attiva di un processo di studio, ricerca, sperimentazione<br />

e persino di compromissione trasformativa <strong>del</strong>le risorse naturali, un <strong>Parco</strong> laboratorio a tutto campo, dove la<br />

pianificazione e la gestione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong>le risorse siano indirizzati in modo da raggiungere una convivenza<br />

reale ed equilibrata tra uomo e natura e un uso sostenibile <strong>del</strong>le risorse ambientali.<br />

Questa è la fase che ha visto il <strong>Parco</strong> <strong>Ticino</strong> sperimentare, spesso per la prima volta nel nostro Paese,<br />

norme ed azioni di tutela che oggi si stanno applicando su scala nazionale; basti pensare alla disciplina <strong>del</strong>la<br />

Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai metodi di studio,<br />

analisi, mitigazione e compensazione dei problemi ambientali e paesaggistici che si vengono a creare a seguito<br />

<strong>del</strong>l’attuazione di progetti di medio o grande impatto sull’ambiente (aeroporti, strade, ferrovie, ponti, ecc.), o<br />

ancora all’applicazione su vasta scala di indici sintetici che permettono di valutare e tener monitorati nel loro<br />

insieme l’ambiente naturale e le trasformazioni degli habitat e degli ecosistemi, soprattutto in ambiti fluviali e<br />

di pianura (e questo lavoro ne è un esempio).<br />

Accanto e contemporaneamente a questa seconda sfida ve n’è una terza che consiste nella “gestione attiva<br />

<strong>del</strong>le risorse ambientali”.<br />

Quando si hanno le idee chiare sui propri obiettivi, quando si conosce a fondo il proprio patrimonio, quando<br />

si sono stabilite le regole <strong>del</strong> gioco e si è condiviso con la società il nostro progetto, ecco che allora risulta<br />

indispensabile sperimentarsi, mettere in atto attività che producano beni e servizi per la collettività. Anche questa<br />

è una fase che non sarà mai a regime, ma sarà oggetto di continui aggiustamenti, ritocchi, innovazioni.<br />

Creare patti con i diversi attori <strong>del</strong> territorio, essere soggetti attivi nella propria comunità per favorirne la crescita<br />

culturale, diventare strumento sociale ed economico importante per il territorio: questa è la fase <strong>del</strong>la maturità<br />

<strong>del</strong>l’area protetta.<br />

Ecco che allora tutte le azioni di promozione turistica, di promozione dei prodotti <strong>del</strong> territorio sostenibili, nel<br />

settore agricolo, nel settore produttivo o in quello dei servizi, diventano concreti oggetti di trasformazione<br />

guidata <strong>del</strong>le risorse verso un percorso di sostenibilità condivisa, l’unico che allo stato attuale ci è dato di<br />

seguire sul nostro pianeta.<br />

Manca, in questo elenco, un’ultima sfida, nella quale, ne sono certo, il <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>, se lo vorrà, potrà<br />

giocare un ruolo fondamentale per raggiungere compiutamente gli obiettivi <strong>del</strong>la sostenibilità ambientale e<br />

<strong>del</strong>la protezione e difesa <strong>del</strong>la biodiversità, anche culturale, <strong>del</strong> suo territorio.<br />

Non ho ancora chiari strategie e metodi, ma credo di aver abbastanza bene enucleato gli obiettivi di questo<br />

percorso. Quello che segue sarà un discorso meno sicuro e chiaro dei precedenti, ma tutto è in divenire e<br />

anche le idee devono potersi confrontare per assestarsi e raggiungere maturità. Per meglio chiarire il concetto<br />

partirò da alcune considerazioni più generali.<br />

Nella storia <strong>del</strong> continente europeo, dove, per finalità economiche, sociali e religiose, si sono verificate grandi<br />

trasformazioni degli ambienti naturali, hanno anche avuto origine, più che altrove, dei veri e propri neoecosistemi<br />

plasmati dall’uomo, neoecosistemi e paesaggi spesso di grande significato, oltre che naturalistico, anche,<br />

estetico, culturale, artistico e religioso. Le aree protette europee che contengono questi neoecosistemi,<br />

rappresentano dunque dei prototipi di pianificazione e di gestione, non <strong>del</strong>le sole risorse ambientali, ma anche<br />

di risorse immateriali legate alla tradizione storica, artistica e religiosa. Se ciò è vero, allora è vero anche<br />

che l’azione di governo di un’area protetta non deve accontentarsi di risolvere problemi relativi alla tutela di<br />

patrimoni biologici, naturali e paesaggistici, ma deve coinvolgere profondamente la sfera economica e sociale<br />

<strong>del</strong>l’area affidatale e deve tendere soprattutto ad affermare un mo<strong>del</strong>lo di gestione ecocompatibile <strong>del</strong>le<br />

risorse naturali ed umane universalmente valido; ciò non può prescindere dalla messa in campo di tutti quei<br />

valori, anche e soprattutto immateriali, che la compongono.<br />

Esiste un luogo dove sperimentare un rinnovato patto con quei valori-forze immateriali che hanno<br />

contribuito a creare i neoecosistemi europei, tra i quali il <strong>Ticino</strong> emerge per bellezza, complessità territoriale e<br />

contraddizioni?<br />

E più in generale, possono le aree protette, più e meglio di altri luoghi amministrativi, sperimentare una nuova<br />

politica e una nuova etica che pongano nuove basi culturali allo sviluppo?<br />

I tempi non consentono di rimandare ulteriormente la risposta a questa domanda e tale risposta implica una<br />

radicale inversione di tendenza nei nostri comportamenti individuali e collettivi: nel 2025 saremo circa 10

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