Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino
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CONCLUSIONI<br />
338<br />
il futuro questi ecosistemi forestali? Qual è la “visione” che ha il <strong>Parco</strong> dei futuri boschi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> e in che<br />
modo sta lavorando per raggiungere gli obiettivi di tutela e sviluppo che gli sono stati affidati dalla collettività<br />
regionale?<br />
Il primo obiettivo che si pose il <strong>Parco</strong> fu quello di mantenere e laddove possibile potenziare ed arricchire il<br />
proprio patrimonio forestale. Per fare ciò il <strong>Parco</strong> ha fin’ora svolto e continua a svolgere una imponente opera<br />
di riforestazione iniziando soprattutto dalle aree più degradate. Sono decine le aree di ex cave o di ex pioppeti<br />
acquistate o convenzionate con enti pubblici e con privati, recuperate a bosco: oltre un milione di alberi sono<br />
stati piantati nel <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> in questi anni!<br />
Anche per i boschi esistenti l’obiettivo è stato quello di seguirne l’evoluzione indirizzandola per migliorarne la<br />
struttura e la composizione: sono circa 6.000 gli ettari di bosco sottoposti a “Piano di assestamento forestale”<br />
(una sorta di piano regolatore <strong>del</strong> bosco) e di questi oltre 1.000 sono stati acquistati dal <strong>Parco</strong> e quasi<br />
altrettanti sono gestiti per conto di altri enti pubblici e di privati.<br />
Governare un bosco significa, innanzitutto, lotta alle specie invasive e continuo controllo e monitoraggio <strong>del</strong>le<br />
specie infestanti sia animali sia vegetali, soprattutto se di origine esotica, come purtroppo sempre più spesso<br />
accade in un mondo dove la “globalizzazione” dei trasporti e <strong>del</strong>le merci sta pesantemente rimescolando le<br />
carte dei patrimoni biologici locali.<br />
Questa azione ha per corollario altri due elementi che ne indirizzano la strategia e le relative scelte: confermare e<br />
rafforzare il corridoio ecologico che fa <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> l’unico grande fiume in grado ancora di collegare biologicamente<br />
attraverso la pianura padana Alpi ed Appennini, cioè l’Europa Continentale con il bacino <strong>del</strong> Mediterraneo e<br />
l’Africa, e garantire la sicurezza idraulica <strong>del</strong> fiume, soprattutto a difesa <strong>del</strong>l’insediamento <strong>del</strong>la città di Pavia e<br />
dei suoi sobborghi.<br />
La scelta di privilegiare l’acquisto e la riforestazione <strong>del</strong>le aree a pioppeto poste a ridosso <strong>del</strong> fiume risponde a<br />
questi due obiettivi, così come agli stessi obiettivi rispondono le scelte di sostenere e potenziare la riforestazione<br />
<strong>del</strong> Siccomario a Pavia e <strong>del</strong> Torrente Scuropasso in Oltrepò, o quella di realizzare la rinaturazione <strong>del</strong> corridoio<br />
ecologico di Vita Mayer - Boschi <strong>del</strong>le Faggiole - Lanca di Bernate nel milanese. Perseguono le stesse finalità<br />
l’imponente lavoro di restauro paesaggistico e naturalistico <strong>del</strong>la ex cava Pietrisco in Comune di Somma<br />
Lombardo (oltre 25.000 alberi piantati in tre anni) e il recupero, ancora in corso, di altre due cave poste nella<br />
valle fluviale: Fossa Bustese a Lonate Pozzolo (Va) e Altea a Nosate (Mi); altre decine di interventi “minori”<br />
sullo stesso genere sono stati attuati o sono in corso di realizzazione.<br />
Preme qui evidenziare tre elementi che accompagnano costantemente la strategia di intervento forestale <strong>del</strong><br />
<strong>Parco</strong>: primo, la tutela <strong>del</strong>le fasce perifluviali affinché possano svolgere al meglio il ruolo di “fascia tampone”<br />
nei confronti <strong>del</strong>le attività agricole contermini e comunque per la tutela <strong>del</strong> suolo dal dilavamento superficiale<br />
e <strong>del</strong>le acque e dal loro conseguente inquinamento; secondo, la messa a disposizione <strong>del</strong>la collettività ticinese<br />
e <strong>del</strong> pubblico in generale di aree forestali risanate o acquisite attraverso la realizzazione di sentieri, aree di<br />
sosta, spazi attrezzati per la visita e la didattica; terzo, attenzione e modulazione <strong>del</strong>le attività forestali (taglio<br />
selettivo o colturale, diradamento, rinfoltimento, riforestazione, ecc.) in modo da favorire e arricchire presenze<br />
floristiche e faunistiche sempre più varie e ricche in specie e in qualità.<br />
Questo immane lavoro necessita di strumenti, economie e intelligenze adeguate. Da anni il <strong>Parco</strong> e le persone<br />
che a vario titolo vi lavorano, si stanno aggiornando, stanno sperimentando nuovi metodi di intervento, di<br />
ricerca, di monitoraggio pur fra mille difficoltà economiche e tra reticenze e indifferenze varie. A tale proposito<br />
occorre qui ricordare, proprio in ragione di quanto detto sinora, che in <strong>It</strong>alia non è mai esistita una “scuola<br />
forestale di pianura” e proprio al <strong>Ticino</strong> si è sviluppata, ed è tuttora in corso, una esperienza scientifica e<br />
formativa unica nel nostro Paese, che viene seguita con rispetto e attenzione in molte altre Regioni. Di ciò<br />
siamo orgogliosi.<br />
La foresta ticinese tra un secolo potrebbe essere caratterizzata da un unico grande bosco che attraversa la<br />
pianura padana dal lago Maggiore all’oltrepo pavese, così da rafforzare lo strategico anello posto fra le Alpi e<br />
gli Appennini <strong>del</strong> più importante corridoio ecologico transeuropeo. Questa foresta, però, non dovrebbe essere<br />
costituita semplicemente da un unico e omogeneo bosco paragonabile alle foreste intertropicali con una<br />
forte complessità e stratificazione <strong>del</strong>la vegetazione (così come pure dovrà essere in alcune <strong>del</strong>icate zone<br />
di riserva naturale), ma dovrebbe risultare diversa a seconda <strong>del</strong>le peculiarità che ne contraddistinguono i<br />
suoli, la maggiore o minore ricchezza di acque, il regime di proprietà e quant’altro la possa positivamente<br />
condizionare.<br />
Quindi, non un solo mo<strong>del</strong>lo di bosco, ma piuttosto un bosco multifunzionale che si differenzi ed integri in<br />
tante soluzioni gestionali a seconda <strong>del</strong>la prevalenza dei diversi obiettivi da raggiungere: sicurezza idraulica,<br />
protezione e autodepurazione <strong>del</strong>le acque, tutela <strong>del</strong>la biodiversità faunistica e floristica, tutela <strong>del</strong> paesaggio,