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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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AGRICOLTURA<br />

160<br />

Per fornire un quadro di riferimento generale utilizzato come base per la valutazione degli andamenti dei<br />

vari indicatori nel tempo, si riportano alcune considerazioni di carattere generale tratte da “I caratteri socio -<br />

economici e demografici dei Comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”.<br />

L’area in esame si distingue ancora per la presenza di alcuni caratteri agricoli, ma una doverosa premessa<br />

da fare riguarda il ridotto peso di queste attività, tanto in termini occupazionali (0,9%), quanto relativamente<br />

alla capacità ed il contributo a generare ricchezza (valore aggiunto) per il sistema economico locale (1,0%).<br />

Considerando, infatti, la fisionomia produttiva <strong>del</strong> territorio, anche per quella porzione che sembrerebbe<br />

relativamente più vocata per i settori primari (i comuni <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> appartenenti alla provincia di Pavia) si tratta,<br />

comunque, di un’incidenza alquanto contenuta ed, in ogni caso, inferiore ai 2 punti percentuali.<br />

Sempre a livello macroscopico, per un corretto inquadramento di questo comparto è bene richiamare alcune<br />

tendenze verificatesi, a livello regionale, nel corso dei dieci anni a cavallo tra gli ultimi due Censimenti (1990-<br />

2000), che hanno interessato una serie di caratteri di natura strutturale e che, senza pretesa di esaustività,<br />

possono essere così sintetizzati:<br />

Consistente contrazione <strong>del</strong> numero di aziende agricole (-43,6%) e, anche se in misura minore, <strong>del</strong>la<br />

superficie totale <strong>del</strong>le stesse (-11,7%) e <strong>del</strong>la SAU 3 (-6,2%);<br />

Massiccia presenza di micro-aziende e mutamenti strutturali che sembrerebbero essere contraddistinti da<br />

una dinamica di espansione <strong>del</strong>le realtà imprenditoriali e produttive più rilevanti, collegate alle aziende di<br />

maggiori dimensioni, a fronte di una progressiva marginalizzazione di quelle minori;<br />

Ulteriore consolidamento di una serie di aspetti già emersi in passato, quali la netta prevalenza di aziende<br />

a conduzione diretta <strong>del</strong> coltivatore (89,3%), di realtà dotate di terreni di proprietà (60,7%), <strong>del</strong> ruolo<br />

<strong>del</strong>la manodopera familiare (85,0% <strong>del</strong>le giornate di lavoro) e di un elevato livello di meccanizzazione<br />

(89,3%);<br />

Abbandono <strong>del</strong>la pratica zootecnica da parte di un certo numero di aziende, specie nel caso di quelle al di<br />

sotto dei 20 ettari. Nel giro di un decennio, infatti, l’incidenza di questi soggetti è passata dal 50,7% (1990)<br />

al 47,8% (2000).<br />

Cenni normativi<br />

La Politica Agricola nell’Unione europea: origini e primi passi<br />

L’Unione europea ha varato nel 2003 (Regolamenti CE n. 1782/2003, n. 1783/2003 e n. 567/2004 <strong>del</strong><br />

Consiglio che hanno modificato il regolamento CE n. 1257/1999 e altre normative comunitarie recanti le modalità<br />

di applicazione dei Regolamenti stessi) una nuova Riforma <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune con la quale è stata<br />

impressa un’accelerazione alle modifiche progressivamente introdotte nel settore agricolo a partire <strong>del</strong> 1992.<br />

Dal 1950, infatti, anno in cui si diede origine al processo d’integrazione europea con la proclamazione <strong>del</strong>la<br />

famosa dichiarazione di unità, ad oggi, le priorità dei paesi che via via hanno costituito l’attuale Unione europea<br />

sono cambiate in modo radicale.<br />

Le origini <strong>del</strong>la Politica Agricola Comune risalgono alla Conferenza di Stresa tenutasi nel luglio 1958, quando<br />

ancora gli Stati membri erano sei: Francia, Germania, <strong>It</strong>alia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo. L’intervento a<br />

favore <strong>del</strong>l’agricoltura nacque dalla consapevolezza che questo settore, lasciato alle libere leggi <strong>del</strong> mercato,<br />

non sarebbe riuscito a sopravvivere e tenere il passo <strong>del</strong>l’espansione generale <strong>del</strong>l’economia. La PAC prese<br />

avvio a partire dal 1962.<br />

La PAC ha promosso sia la produzione sia la produttività <strong>del</strong> settore agricolo, ha stabilizzato i mercati (non si<br />

sono avuti deficit produttivi e i prezzi UE non hanno subito le fluttuazioni che si sono verificate sui mercati<br />

mondiali per alcuni prodotti), ha assicurato l’approvvigionamento dei prodotti e ha protetto gli agricoltori<br />

contro le fluttuazioni dei prezzi sui mercati mondiali (nel 1958 i sei Stati membri producevano l’85% <strong>del</strong> loro<br />

fabbisogno, nel 1998 i 12 Stati membri producevano il 120%).<br />

Nel 1992 l’Unione europea ha cercato di ridurre i prezzi agricoli per renderli più competitivi sul mercato interno<br />

e su quello mondiale, intervenendo anche con la riduzione nell’assegnazione di importi compensativi per le<br />

perdite di reddito subite dagli agricoltori.<br />

Scopo <strong>del</strong>la PAC dal 1992 è stato procedere nell’applicazione <strong>del</strong>la riforma sostituendo le misure a<br />

sostegno dei prezzi con aiuti diretti agli agricoltori accompagnando questo processo con una politica rurale<br />

coerente.<br />

Durante il Consiglio Europeo di Berlino <strong>del</strong> 25 Marzo 1999, nel quadro di Agenda 2000, si sono poste le basi<br />

per una revisione intermedia <strong>del</strong>la politica agraria europea affinché vi fosse una verifica a metà percorso <strong>del</strong>la<br />

Riforma <strong>del</strong>la Politica Agricola, attorno al 2003, con l’introduzione di misure correttive finalizzate a rispondere

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