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SUOLO E ASSETTO IDROGEOLOGICO<br />
128<br />
Assetto idraulico<br />
La morfologia di molti corsi d’acqua italiani è stata spesso stravolta da pesanti modificazioni indotte dall’uomo,<br />
sia dirette (rettificazioni, arginatura) sia indirette tramite l’alterazione dei bilanci sedimientologici (dovuti alle<br />
attività di escavazione) o la variazione dei regimi idrologici (prelievi, derivazioni, ecc).<br />
Questi interventi, generalmente indicati con il termine sistemazioni idrauliche, hanno portato ad un’evoluzione<br />
dei fiumi verso una morfologia a canale singolo con una forte incisione e l’assenza <strong>del</strong> rapporto con la piana<br />
inondabile.<br />
Le “sistemazioni idrauliche” sono tutte le pratiche (anche quelle di manutenzione) e tutti gli interventi che<br />
vengono realizzati nei corsi d’acqua essenzialmente per:<br />
Migliorare l’“efficienza idraulica”: un fiume è efficiente idraulicamente se è in grado di contenere all’interno<br />
<strong>del</strong>l’alveo determinati eventi di piena;<br />
Impedire al fiume di compiere variazioni in altezza e in ampiezza tali da destabilizzare l’assetto <strong>del</strong><br />
territorio.<br />
Sulla base <strong>del</strong> tipo di problema da risolvere esiste un’ampia gamma di interventi strutturali e di manutenzione,<br />
in alveo e sulle sponde, a cui è possibile ricorrere: dalle opere longitudinali o trasversali realizzate in cementi<br />
o materiali naturali, alla rimozione <strong>del</strong>la vegetazione, ad interventi di riprofilatura o rettificazione <strong>del</strong>l’alveo, ad<br />
estrazioni di sedimento per rimozione di sovralluvionamenti.<br />
Sono tre i motivi principali per cui si realizzano tali opere:<br />
Difesa dal “pericolo acqua”: si velocizza la corrente per far defluire maggiori portate a valle e si contiene<br />
l’acqua in alveo per evitare le inondazioni di parti di territorio;<br />
Conquista di nuovi spazi: si riduce l’ampiezza <strong>del</strong>l’alveo o si modifica il percorso <strong>del</strong>le acque per lo sfruttamento<br />
di nuovi spazi, precedentemente occupati dal fiume;<br />
Sfruttamento <strong>del</strong>la risorsa acqua: si velocizza il deflusso e si modificano i percorsi per raggiungere i siti di<br />
utilizzo; si contiene l’acqua in alveo per ridurne le perdite.<br />
A differenza di quel che si pensa comunemente, la maggior parte degli interventi fluviali non è motivata da<br />
esigenze prioritarie di salvaguardia degli abitati, ma da scopi economici di protezione di aree prevalentemente<br />
private. L’approccio classico alla gestione dei corsi d’acqua si basa su alcuni principi radicati nella cultura <strong>del</strong>lo<br />
sfruttamento <strong>del</strong>la risorsa acqua e <strong>del</strong>la difesa dal rischio idraulico, mentre la complessità e le dinamiche<br />
naturali <strong>del</strong>l’ecosistema fluviale non sono considerate come componenti di interesse per il raggiungimento di<br />
questi obiettivi ritenuti prioritari.<br />
La gestione <strong>del</strong> rischio idraulico<br />
I principali soggetti che hanno competenza sui fiumi in<br />
materia di gestione <strong>del</strong> rischio idraulico sono Autorità di<br />
bacino, ex genî civili, consorzi di bonifica, AIPO, protezione<br />
civile (per le emergenze), ecc.<br />
Lo strumento principale secondo il quale vengono<br />
pianificati gli interventi è, al momento, il Piano di Assetto<br />
Idrogeologico (PAI), stralcio <strong>del</strong> Piano di Bacino, nato dalla<br />
Legge 183/89, che prevede:<br />
La definizione di “fasce di pertinenza fluviale” distinte<br />
convenzionalmente in fascia A (fascia di deflusso <strong>del</strong>la<br />
piena), fascia B (fascia di esondazione) e fascia C (area<br />
di esondazione per piena catastrofica). Si tratta di aree<br />
parallele al fiume a diversa probabilità di inondazione a<br />
cui corrisponde una specifica regolamentazione <strong>del</strong>l’uso<br />
<strong>del</strong> suolo. Più la fascia è a rischio (fascia A) e più le<br />
indicazioni per il suo utilizzo saranno restrittive da un<br />
lato (es. impedire ulteriore urbanizzazione, incentivare la<br />
<strong>del</strong>ocalizzazione, ecc.) e conservative <strong>del</strong>lo stato naturale<br />
<strong>del</strong> fiume dall’altro (es. mantenimento <strong>del</strong>la vegetazione,<br />
incentivazione di coltivazioni a basso impatto, ecc.).<br />
La realizzazione di una serie di interventi di protezione<br />
Figura 5.2: Esempio di individuazione <strong>del</strong>le<br />
fasce di pertinenza fluviale.