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Ticino21 - Eventi.Parcoticino.It - Parco del Ticino

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L’elaborazione cartografica dei dati rilevati ha permesso di evidenziare le zone a diverso grado di deviazione<br />

da condizioni naturali, stimando gli effetti biologici degli inquinanti sulla comunità lichenica epifita. Con questo<br />

strumento è stato possibile individuare aree a rischio che necessitano interventi di risanamento e nelle quali<br />

può essere utile collocare centraline per la misura degli inquinanti atmosferici, essendovi in tali aree una più<br />

alta probabilità di raggiungimento dei loro limiti-soglia. I dati raccolti rappresentano la base su cui si potrà, in<br />

futuro, evidenziare l’efficacia <strong>del</strong>le misure per la riduzione <strong>del</strong>le emissioni od il peggioramento arrecato da<br />

nuove sorgenti inquinanti.<br />

<br />

ARIA<br />

154<br />

Approfondimento: Valutazione <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante campionatori<br />

passivi nei Parchi <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong><br />

Nel 2002, alla luce dei risultati preoccupanti ottenuti con l’utilizzo dei licheni come biondicatori, i Parchi <strong>del</strong><br />

<strong>Ticino</strong> promossero un ulteriore studio sulla qualità <strong>del</strong>l’aria tramite l’utilizzo di campionatori passivi. L’obiettivo<br />

<strong>del</strong> monitoraggio fu quello di cercare di valutare l’impatto <strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>l’aria sulla vegetazione; come<br />

parametri di riferimento furono considerati i livelli per la protezione degli ecosistemi contenuti all’interno <strong>del</strong>le<br />

norme nazionali oppure nelle Direttive europee. Il monitoraggio fu effettuato in 17 stazioni concentrandosi<br />

sui seguenti inquinanti: biossido di azoto (NO 2), biossido di zolfo (SO 2), ozono (O 3), idrocarburi aromatici<br />

(BTEX).<br />

I dati ottenuti furono poi elaborati e confrontati con i valori limite riferiti alla protezione degli ecosistemi. Come<br />

ulteriore riscontro dei risultati fu effettuato uno studio sullo stato di vitalità <strong>del</strong>le chiome degli alberi <strong>del</strong> <strong>Parco</strong><br />

tramite una specifica ricerca denominata “Monitoraggio <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong>la vegetazione boschiva<br />

mediante tecniche di telerilevamento all’Infrarosso Falso Colore nella Valle <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong>”.<br />

I risultati <strong>del</strong> monitoraggio consentirono di evidenziare la rilevante influenza <strong>del</strong>le attività umane sull’area<br />

protetta e di tracciare un quadro <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria. Pur non potendo fornire indicazioni<br />

sulle fonti di emissione direttamente responsabili <strong>del</strong>le concentrazioni di inquinanti atmosferici evidenziate,<br />

fu possibile affermare che la presenza dei composti potenzialmente tossici sia per gli organismi vegetali sia<br />

per l’uomo, scaturiva dalla sovrapposizione di fenomeni di inquinamento locale e di trasporto di inquinanti<br />

di area vasta.<br />

Per quanto concerne più direttamente gli aspetti legati alla protezione degli ecosistemi, lo studio promosso<br />

dal <strong>Parco</strong> fece emergere il seguente quadro:<br />

il valore di riferimento per la protezione <strong>del</strong>la vegetazione forestale e <strong>del</strong>le colture agrarie per l’ozono<br />

troposferico fu superato presso tutti i siti di misura;<br />

la concentrazione di biossido di azoto superò i valori di riferimento per la protezione <strong>del</strong>la vegetazione<br />

nelle stazioni di Castelletto <strong>Ticino</strong>, Sesto Calende, Samarate, Nosate, Castano Primo, Turbigo e Cuggiono;<br />

per i composti omologhi <strong>del</strong> benzene, in particolare toluene e xileni (per i quali non è disponibile un<br />

limite normativo di confronto), nella sponda lombarda <strong>del</strong> <strong>Parco</strong> <strong>del</strong> <strong>Ticino</strong> si rilevarono in alcune postazioni<br />

concentrazioni maggiori rispetto a quelle <strong>del</strong> benzene;<br />

i valori di biossido di zolfo risultarono al di sotto <strong>del</strong> valore limite preso come riferimento dalla normativa,<br />

grazie all’utilizzo di combustibili a basso tenore di zolfo, alla maggiore diffusione <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong> metano<br />

per l’alimentazione degli impianti di riscaldamento e all’applicazione di migliori tecniche di abbattimento<br />

degli inquinanti;<br />

la distribuzione spaziale dei livelli di stress evidenziati dall’applicazione <strong>del</strong>le tecniche di telerilevamento<br />

all’Infrarosso Falso Colore rivelò una sorprendente sovrapposizione con quella dei principali inquinanti<br />

atmosferici fitotossici, primo fra tutti l’ozono, al quale potrebbe essere attribuito lo stato di stress diffuso. Gli<br />

stati di sofferenza più gravi mostrarono invece una correlazione alle situazioni nelle quali, a<br />

elevate concentrazioni di ozono, si sovrapponevano alti livelli di ossidi di azoto. Come già rilevato<br />

con la mappatura <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>l’aria mediante licheni, un modesto livello di danneggiamento <strong>del</strong>la<br />

vegetazione si riscontrò nelle porzioni occidentali e in quelle meridionali <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>, mentre una situazione<br />

di grave o gravissimo stress fu evidenziata su estese superfici nel resto <strong>del</strong> territorio. Il massimo <strong>del</strong>lo stress<br />

fu riscontrato nei quadranti settentrionali, orientali e occidentali attorno all’Aeroporto di Malpensa 2000 e<br />

nelle aree contigue ai grossi poli industriali <strong>del</strong>la zona centrale <strong>del</strong> <strong>Parco</strong>.<br />

Il quadro scaturito dall’indagine fu, quindi, complesso: non si registrò, infatti, il superamento di un unico valore<br />

soglia, condizione nella quale un eventuale monitoraggio degli effetti sarebbe risultato assai più agevole, ma

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