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Sommario - Distretto 2120

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22<br />

DOSSIER: MARZO MESE DELLA DONNA<br />

Quando il Rotary aprì le porte alle donne<br />

Vinicio Coppola<br />

Past Presidente RC Bari Castello<br />

Gli antropologi non hanno<br />

mai avuto dubbi, e la loro tesi è<br />

suffragata dalla storia, sin dai<br />

tempi più remoti. Sostengono<br />

che la parità uomo-donna, in<br />

auge ai tempi della caccia venne<br />

meno con l’abbandono della<br />

vita nomade e il progressivo<br />

diffondersi del lavoro dei campi.<br />

In parole semplici , l’agricoltura<br />

agli albori era maschilista.<br />

Quando vigeva l’arte venatoria<br />

– ribadiscono sempre gli<br />

antropologi - Eva era stata indubbiamente<br />

una valida e assidua<br />

collaboratrice in campo<br />

economico, non meno importante<br />

di Adamo. Anche perché<br />

non poteva essere relegata al<br />

ruolo di casalinga perché la<br />

casa non era ancora venuta<br />

alla luce. Dunque, i guai veri<br />

e propri cominciarono per lei<br />

quando i primi clan si stabilirono<br />

su un determinato territorio<br />

-spesso, se non sovente -<br />

di loro proprietà. Ragion per<br />

cui l’agricoltore cambiò mentalità<br />

rispetto all’antenato cacciatore,<br />

considerando anche la<br />

compagna di sua mera proprietà.<br />

E il Rotary? In origine<br />

- come si sa - era precluso alle<br />

donne. Ne facevano fede lo statuto<br />

e il regolamento del Rotary<br />

International; sancivano espressamente<br />

che solo gli uomini<br />

ne potessero far parte. Ma nel<br />

1978 il Rotary Club di Duarte,<br />

in California, contravvenendo<br />

a tutte le regole, ammise tre<br />

donne. Apriti cielo! Ci fu un’autentica<br />

levata di scudi subito<br />

recepita dal Consiglio centrale<br />

che inoltrò immediatamente un<br />

ricorso per contestare quella<br />

ribelle decisione. Ma la corte<br />

d’appello, in prima istanza, e,<br />

successivamente, la Corte suprema<br />

della California diedero<br />

ragione al Club di Duarte. E<br />

così, un decennio dopo, esattamente<br />

nel 1989, il Consiglio<br />

di legislazione del Rotary International<br />

modificò il testo<br />

dello statuto e del regolamento,<br />

abrogando quell’iniqua discriminante.<br />

Da quella data, dunque,<br />

via libera all’altra metà<br />

del cielo. Che comportò un impegno,<br />

a dir poco rivoluzionario,<br />

dal primo all’ultimo socio, di<br />

accogliere, senza riserva alcuna<br />

e in piena collaborazione, coloro<br />

che fino ad allora erano state<br />

discriminate e relegate in un<br />

cantuccio. Ad onor del vero, il<br />

prendersi cura dell’altro è stato<br />

sempre il codice simbolico alla<br />

base del nostro sodalizio: un<br />

codice che può esprimersi, senza<br />

mai esaurirsi, nel reciproco<br />

soccorso, non solo in caso di<br />

pericolo. Insomma, prendersi<br />

cura dell’altro, avere a cuore i<br />

bisogni dell’amico in difficoltà<br />

– e dal 1989, ricordiamolo,<br />

anche dell’amica - vuol dire<br />

innanzitutto garantire la sopravvivenza<br />

e il rafforzamento<br />

di un legame, grazie al quale è<br />

possibile far fronte alle sfide,<br />

sempre più numerose, dei nostri<br />

giorni. Nei quali, purtroppo,<br />

si assiste ad una disgregazione,<br />

lenta e inesorabile, proprio di<br />

quei valori cui si deve uniformare<br />

la ruota dentata. Dobbiamo<br />

adoperarci tutti per cambiare<br />

in meglio l'intera comunità,<br />

non solo quella in cui viviamo.<br />

E in tale alveo s’inserisce<br />

l’apertura ad Eva. Donne non<br />

solo da cooptare, ma da inserire<br />

a pieno titolo nei nostri gangli,<br />

e da favorire perché possano<br />

crescere sempre di più nei nostri<br />

Club. Quello delle donne – riconosciamolo<br />

una volta per tutte<br />

- è un patrimonio irrinunciabile,<br />

verso il quale dovremmo<br />

assumere posizioni di maggiore<br />

disponibilità; un patrimonio<br />

che è necessario far lievitare<br />

grazie anche alla nostra dedizione.<br />

In che modo? Anche attraverso<br />

una ricerca oculata,<br />

una cooptazione mirata, una<br />

formazione diretta a far conoscere<br />

l'essenzialità dei principi<br />

rotariani.<br />

è un programma utopico?<br />

Nient'affatto. Ma sarà possibile<br />

ROTARY INTERNATIONAL <strong>Distretto</strong> <strong>2120</strong> Puglia - Basilicata I MARZO 2012<br />

solo se guarderemo con crescente<br />

attenzione e rispetto al<br />

sesso cosiddetto debole. Che<br />

poi, guardando i risultati del<br />

loro apporto, tanto debole non<br />

è! Va anche detto che non pochi<br />

rotariani – forse i più coraggiosi<br />

e aperti al nuovo – hanno riconosciuto<br />

che le neo-socie hanno<br />

portato una ventata di efficienza,<br />

quasi una scossa salutare<br />

nel nostro organismo. Evidentemente<br />

si riferivano agli "sleeping<br />

members", cioè ai soci<br />

dormienti. Ai quali, per destarli<br />

dal letargo, spesso non bastano<br />

neppure riunioni interessanti<br />

imperniate su argomenti frizzanti<br />

o d'attualità. Ma le neosocie<br />

hanno detto a chiare lettere<br />

che non bisogna tirare i remi<br />

in barca: sarebbe una resa davvero<br />

ingloriosa. Di qui il suggerimento<br />

di scuotere in ogni<br />

modo queste coscienze prima<br />

di arrivare a drastiche decisioni.<br />

Sveglia per tutti, dunque. Perché<br />

il Rotary avrà un futuro<br />

se non vivrà chiuso nella sua<br />

monade, se saprà adeguarsi al<br />

bioritmo del mondo, se sarà in<br />

grado di prendere atto dei bisogni<br />

dell’umanità. Certo, per<br />

attuare i programmi, specie<br />

quelli di ampio respiro, occorre<br />

l'impegno di tutti. Ciascuno<br />

di noi, pur nel suo piccolo, può<br />

fare la sua parte per onorare<br />

quanto raccomandava Arch<br />

Klumph: "Fare un po' di bene<br />

nel mondo". Un piccolo sacrificio<br />

può contribuire a ridare<br />

la salute ad un infermo, il sorriso<br />

a un bambino, la speranza<br />

ad una famiglia in panne.

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