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Dott. Salvatore Micalef Il Mistero della Civiltà Egizia - Inedito.it

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<strong>Dott</strong>. <strong>Salvatore</strong> <strong>Micalef</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>Mistero</strong> <strong>della</strong> <strong>Civiltà</strong> <strong>Egizia</strong><br />

Veduta <strong>della</strong> Piramide di Cheope (foto Dr.<strong>Salvatore</strong> <strong>Micalef</strong>, Eg<strong>it</strong>to 1999).


2<br />

Alla Mia Dolce<br />

e Amata Maria,<br />

l’Amore più bello<br />

<strong>della</strong> v<strong>it</strong>a mia..<br />

Tuo Mar<strong>it</strong>o…<br />

<strong>Salvatore</strong>…


SOMMARIO<br />

Introduzione 4<br />

Cap<strong>it</strong>olo I L’Eg<strong>it</strong>to, il mistico dono del Nilo, la ricchezza <strong>della</strong> terra e la<br />

nasc<strong>it</strong>a del Commercio Internazionale. 6<br />

Cap<strong>it</strong>olo II <strong>Il</strong> Faraone, il dio – Re in terra d’Eg<strong>it</strong>to. 14<br />

Cap<strong>it</strong>olo III <strong>Il</strong> Culto dei Morti. 21<br />

Cap<strong>it</strong>olo IV L’Arch<strong>it</strong>ettura nell’Eg<strong>it</strong>to Antico: Piramidi, Templi e Sepolture. 29<br />

Cap<strong>it</strong>olo V <strong>Il</strong> <strong>Mistero</strong> <strong>della</strong> Lingua, <strong>della</strong> Scr<strong>it</strong>tura e <strong>della</strong> Letteratura. 41<br />

Conclusione 50<br />

Tavola Fotografica 51<br />

3


INTRODUZIONE<br />

La Cultura <strong>Egizia</strong> come ogni cultura, ha una specifica compless<strong>it</strong>à che si basa principalmente<br />

sul misticismo che racchiude in se stessa. Ma a differenza delle altre Culture Antiche, esse<br />

tendono a separare i vari domini dello scibile. Nell’Antico Eg<strong>it</strong>to ogni cosa veniva creata dal<br />

dio – creatore ed era legata tram<strong>it</strong>e una creazione originaria ad un tutt’uno armonico. Questo<br />

concetto qui espresso in termini in ogni modo occidentali e semplificativi, era molto profondo<br />

e radicato nella mental<strong>it</strong>à del popolo egizio, e permeava ogni dettaglio <strong>della</strong> Cultura<br />

Faraonica, creando alla fine un complicatissimo reticolo di connessioni tra una cosa e migliaia<br />

di tante altre; nella simbologia, nella magia, nelle credenze funerarie, nell’arch<strong>it</strong>ettura, nello<br />

studio approfond<strong>it</strong>o delle parti del corpo umano in medicina, nel segreto <strong>della</strong> loro lingua e<br />

scr<strong>it</strong>tura, che incuriosì il mondo intero, ed ogni altro modo si possa immaginare questo<br />

straordinario popolo antico. Paradossalmente nella cultura moderna si è arrivati alle stesse<br />

conclusioni, ma per un’altra strada: lo svilupparsi delle scienze naturali ha dimostrato come,<br />

in effetti, dal livello subatomico all’estremamente grande, ogni cosa è collegata da quel<br />

“tutt’uno armonico”. E’ ovvio che qualsiasi pubblicazione sulla storia e usanze dell’Antico<br />

Eg<strong>it</strong>to dovendosi lim<strong>it</strong>are ad un solo volume, ove ne sarebbero necessari centinaia per<br />

spiegare in modo approfond<strong>it</strong>o questo mondo misterioso, debba per forza di cose piegarsi ad<br />

una scelta, eliminare talune cose a favore di altre, così in modo da non stancare il lettore.<br />

Questa terra di profondo mistero da secoli è stata meta e oggetto di grande interesse da parte<br />

di numerosi personaggi (compreso me stesso), appartenuti alla storia, passata, e presente, che<br />

riappaiono nell’ombra per svelarci i loro segreti. Si avventurarono, infatti: studiosi,<br />

archeologi, scr<strong>it</strong>tori, artisti e semplici curiosi. Lo stesso Napoleone Buonaparte, si recò in<br />

terra d’Eg<strong>it</strong>to alla testa del suo potente eserc<strong>it</strong>o portando con se molti studiosi, di cui uno in<br />

modo molto particolare, Fracois Champolion (1822), che riuscì a tradurre la famosa Stele di<br />

Rosetta, (scr<strong>it</strong>ta in geroglifico, demotico e greco), scrisse e pubblicò la famosa e celebre opera<br />

“Decripton de Egypte” che lo rese molto famoso in tutto il mondo. Fin dall’antich<strong>it</strong>à l’Eg<strong>it</strong>to<br />

è stata una terra di scavi, da quelli profani attuati dagli antichi tombaroli che saccheggiavano<br />

le tombe regali per il loro traffico nero di opere d’arte, alle grandi scoperte archeologiche<br />

moderne, di cui la più importante in assoluto fu effettuata dall’eg<strong>it</strong>tologo inglese Howar<br />

Carter il 22 Novembre 1922 che scoprì la Tomba inviolata del re fanciullo Tutankamon <strong>della</strong><br />

XVIII dinastia. Le ricchezze r<strong>it</strong>rovate fecero diventare questo faraone molto importante e allo<br />

stesso tempo misterioso, in fondo, in antich<strong>it</strong>à era considerato di poco conto, perché, ebbe un<br />

breve periodo di reggenza, comparso dalle tenebre di un periodo turbolento, avvolto nel<br />

mistero in tutta la storia dell’archeologia. <strong>Il</strong> giovane viso assorto e scolp<strong>it</strong>o nella maschera<br />

funeraria in oro massiccio e intagliato di pietre preziose, attirò l’attenzione di tutto il mondo<br />

sulla terra d’Eg<strong>it</strong>to e sulle sue meraviglie. Come si è anticipato fin dall’inizio, il popolo<br />

4


egiziano viveva appartato dal resto del mondo antico che confinava con esso; il mare e il<br />

deserto ai lati del fiume Nilo separavano l’Asia dalla famosa Valle, dove sono custod<strong>it</strong>e le più<br />

belle tombe faraoniche di tutta la storia dei tempi. I m<strong>it</strong>i e simboli d’altri popoli, come per<br />

esempio: quello Babilonese, Siriano ed Ebreo, passarono da una civiltà all’altra per diventare<br />

retaggio dell’Occidente, mentre quello degli antichi egizi rimase chiuso in se stesso, avvolto<br />

nel proprio mistero. La scr<strong>it</strong>tura cuneiforme, l’ebraica e, altra forma di scr<strong>it</strong>tura antica divenne<br />

mezzo di comunicazione essenziale, che si diffuse fra i popoli del Vicino Oriente, ma i<br />

geroglifici non furono mai popolari al di fuori dei confini del Regno Egizio, perché erano<br />

contr<strong>it</strong>i di mistero e di grandiosi segreti. Si venne a determinare un’opinione, che gli egizi<br />

fossero diversi da tutti gli altri popoli e dal resto del genere umano, ed i valori principali <strong>della</strong><br />

loro esistenza dovevano essere impenetrabili. Gli <strong>Egizia</strong>ni vissero quando la filosofia non era<br />

ancora nata come forma di pensiero individuale; essi, infatti, si servivano di m<strong>it</strong>i e di leggende<br />

per esprimere la propria visione dei fenomeni <strong>della</strong> natura e le realtà in defin<strong>it</strong>iva<br />

indescrivibile dell’anima: ecco perché non è possibile capire le loro leggende senza un<br />

costante riferimento alla Sacra Teologia che li appoggia.<br />

Ma durante i cinque secoli susseguenti furono compiuti dei rapidi progressi all’interno <strong>della</strong><br />

civiltà, sia nell’organizzazione sociale sia nel governo, accompagnati di pari passo da<br />

un’attiv<strong>it</strong>à ugualmente intesa nel campo <strong>della</strong> letteratura e in modo specifico nella religione; si<br />

che alla fine del cosiddetto Antico Regno il modello <strong>della</strong> v<strong>it</strong>a egiziana era ben organizzato su<br />

tutti i fronti. Molte cose avvennero nei due millenni seguenti, la famosa eresia d’Akenaton<br />

nella XVIII dinastia ma, dopo il lasciarsi il posto del regno di Tutankamon non vi fu nessun<br />

cambiamento fondamentale fino all’arrivo dei romani, in segu<strong>it</strong>o alla conversione dal<br />

paganesimo al Cristianesimo che va dal IV al V secolo d. C.<br />

Per concludere bisogna capire che la notevole visibil<strong>it</strong>à dell’Antico Eg<strong>it</strong>to nell’immaginario<br />

collettivo non deve tuttavia adombrare il lavoro, forse meno spettacolare, ma certo più<br />

concreto ed importante per noi studiosi. Antropologi 1 , noi eg<strong>it</strong>tologi, storici dell’arte, storici<br />

delle idee, storici delle religioni universali e altri accademici ci impegniamo in uno sforzo<br />

investigativo concentrato sullo studio e l’approfondimento dei misteri che circonda questo<br />

popolo. Adesso, dopo tanti tentativi sono in grado di ricostruire buona parte di questo<br />

mosaico, intrinseco di misteri e di segreti, che negli ultimi dieci anni studiosi in altri campi si<br />

sono un<strong>it</strong>i in un unico gruppo per portare avanti questa ricerca. Forse alcuni degli enigmi<br />

rimarranno insoluti in eterno, ma ogni giornata dedicata allo studio e alla ricerca, ci avvicina<br />

sempre di più alla comprensione di una delle civiltà più straordinarie e assolute del Mondo<br />

Antico, l’Antico Eg<strong>it</strong>to………………<br />

1 Antropologo: Colui che studia e analizza la Scienza che si basa sugli aspetti umani dell’uomo.<br />

5


CAPITOLO I<br />

L’Eg<strong>it</strong>to, il mistico dono del Nilo, la ricchezza <strong>della</strong> sua<br />

terra, e la nasc<strong>it</strong>a del Commercio Internazionale.<br />

L’Eg<strong>it</strong>to è il dono del Nilo, queste testuali ed espressive parole furono scr<strong>it</strong>te e c<strong>it</strong>ate circa<br />

2300 anni fa dal grande storico greco Erodoto nella sua celebre “Opera Letteraria e Storica”<br />

dedicata interamente all’Eg<strong>it</strong>to. Quest’immenso terr<strong>it</strong>orio è s<strong>it</strong>uato all’estrem<strong>it</strong>à settentrionale<br />

del fiume più lungo ed importante del mondo. <strong>Il</strong> Nilo che nasce nella regione del Burundi da<br />

purissime sorgenti s<strong>it</strong>uate sugli altipiani dell’Africa Orientale sfocia nel Mare Med<strong>it</strong>erraneo<br />

dopo aver percorso più di 6500 Km. La popolazione che ab<strong>it</strong>ava fin dall’inizio dei tempi<br />

quest’immenso terr<strong>it</strong>orio, era cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a per lo più da contadini, la quale, restavano inattivi nel<br />

lavorare i campi coltivati durante l’inondazione del fiume, eccetto che non fossero chiamati con<br />

estrema e delicata urgenza dai regnanti a lavorare con le mansioni d’operai nell’edificazione<br />

dei monumenti pubblici, come ad esempio: la costruzione di una tomba, di un tempio o di un<br />

santuario dedicato agli dei. Questo fiume ha riservato fin la sua antich<strong>it</strong>à, una straordinaria<br />

qual<strong>it</strong>à e potenza, infatti, quando si r<strong>it</strong>iravano le acque dopo un’inondazione, depos<strong>it</strong>ava nel<br />

terreno una gran quant<strong>it</strong>à di una sostanza terrosa chiamata Limo, considerato un ottimo<br />

concime naturale che, dava, è continua a dare al terreno una gran fertil<strong>it</strong>à per una cresc<strong>it</strong>a<br />

rigogliosa <strong>della</strong> vegetazione. Lo stesso fiume era una ricca fonte di pesci come i tilapia, gatto,<br />

che i pescatori pescavano nelle acque fangose in prossim<strong>it</strong>à delle sponde, fra i canneti e le varie<br />

piantagioni di papiro. La portata d’acqua delle piene del Nilo variava moltissimo da un anno<br />

all’altro. Quando le piene erano insufficienti, causavano gravi problemi di sicc<strong>it</strong>à ma piene<br />

troppo cariche potevano causare una vera e propria catastrofe naturale, che avrebbero distrutto<br />

campi ed interi villaggi. Le piene talvolta arrivavano troppo presto oppure troppo tardi,<br />

addir<strong>it</strong>tura alcune delle volte le acque non si r<strong>it</strong>iravano prima <strong>della</strong> data calcolata dal contadino<br />

per la semina del grano, o di qualunque altra cosa che avrebbe serv<strong>it</strong>o per il loro sostentamento<br />

v<strong>it</strong>ale. Se si prospettava una breve inondazione, le acque, si r<strong>it</strong>iravano in fretta impedendo ai<br />

campi di agevolare del ricco limo benefico e <strong>della</strong> fertil<strong>it</strong>à. In alcuni testi antichi risalenti al<br />

Primo Periodo Intermedio, per sfruttare concretamente in maniera più efficace l’acqua delle<br />

piene, gli egizi scavavano dei lunghissimi canali, costruendo dei grandi bacini idrici delim<strong>it</strong>ati<br />

da terrapieni, dove era raccolta e convogliata tutta l’acqua. A mano a mano che la piena si<br />

r<strong>it</strong>irava anche i suddetti bacini, erano aperti uno dopo l’altro. <strong>Il</strong> monarca preposto sorvegliava le<br />

manovre d’irrigazione che erano esegu<strong>it</strong>e in base alle misurazioni rilevate sugli idrometri del<br />

Nilo. Grazie all’ingegno di questo tipo di sistema nacquero nuove aree coltivabili, favorivano<br />

l’incremento <strong>della</strong> produzione agricola del terr<strong>it</strong>orio rubando terreno al deserto. L’umid<strong>it</strong>à che<br />

rimaneva nel terreno era sufficiente a nutrire le piante per tutto il periodo <strong>della</strong> cresc<strong>it</strong>a. Nel<br />

6


corso del Medio Regno gli egizi scavarono secondi canali profondissimi, ma questa volta per<br />

oltrepassare la prima cataratta realizzando delle vie di collegamento tra la valle del Nilo e il<br />

Mar Rosso. Si affaticarono per bonificare l’acqu<strong>it</strong>rino di Faiyum che tramutarono in un’oasi<br />

coltivabile per mezzo di grandi dighe e grossi canali di scolo. In epoca Tolemaica edificarono e<br />

sperimentarono delle nuove macchine per sollevare l’acqua dai bacini idrici, esse, furono in<br />

grado di irrigare abbondantemente vaste estensioni di terreno coltivato. Sempre nella stessa<br />

epoca Tolemaica nel terr<strong>it</strong>orio d’el – Mala ’a fu trasformata una palude in un grosso depos<strong>it</strong>o<br />

d’acqua potabile, e gli fu dato il nome di lago Moeris, possedeva la capac<strong>it</strong>à di contenere 275<br />

milioni di metri cubici d’acqua, ed occupava una superficie di 114 Km quadrati. Ovviamente il<br />

Nilo fu la colonna portante di tutto l’Eg<strong>it</strong>to Faraonico; le sue acque rigogliose trasformarono il<br />

deserto in un paradiso agricolo; il suo corso fluviale era ed è, ancor oggi, la via navigabile per<br />

eccellenza, per molteplici spostamenti, compreso il trasporto delle merci. Considerata via di<br />

comunicazione interna più importante, per parte d’uomini e animali, le merci di cambio e<br />

scambio provenivano da tutto il paese e, tuttora giungono per via acqua. A tale scopo furono<br />

edificati dei grossissimi complessi portuali, dove battelli e navi da trasporto approdavano<br />

tranquillamente sulle rive per scaricare e caricare tonnellate di merce giornalmente. Soltanto il<br />

faraone Amenofi III, sì fece costruire un porto per il suo palazzo di Malqata, aveva<br />

un’estensione di un chilometro per 2.4. Questo fiume dalle molteplici facoltà denominato fin<br />

dall’antich<strong>it</strong>à la grand’arteria, non era solamente una ricca fonte di nutrimento per l’Eg<strong>it</strong>to, ma<br />

una gran via di divulgazione. <strong>Il</strong> fiume scendeva da sud verso nord ad una veloc<strong>it</strong>à media di<br />

quattro nodi (7,4 Km/h) nella stagione delle inondazioni, ciò va a significare che per andare da<br />

Tebe a Melfi, copre una distanza di 885 Km, e s’impiegavano due settimane di viaggio. La<br />

navigazione era più rapida durante l’inondazione perché il livello dell’acqua variava mediante i<br />

7,5 e i 10 metri. In tarda Età Predinastica nota come Naqada II , datazione storica – cronologica<br />

che va dal 3500 – 3100 a. C., gli egizi che fino allora avevano usato semplici barche di canne<br />

legate, iniziarono a costruire grandi navi con grossi tronchi di legno. Dalle prime testimonianze<br />

venute alla luce appartenenti alla categoria dell’arte rupestre, sembrerebbe che alcune delle<br />

imbarcazioni usate superassero i 15 metri di lunghezza e potessero osp<strong>it</strong>are un intero<br />

equipaggio composto di 32 marinai. Le barche esistevano già dagli inizi del IV millennio a. C.<br />

Da alcuni rinvenimenti archeologici vari modelli di barca in argilla furono r<strong>it</strong>rovati nella<br />

local<strong>it</strong>à di Marimba Beni Salama nella regione del Delta, risalgono addir<strong>it</strong>tura al V millennio a.<br />

C. In Età Protodinastica la costruzione navale aveva già raggiunto un livello elevatissimo.<br />

Nell’antica c<strong>it</strong>tà d’Abido furono scoperte delle fosse, dove contenevano delle navi sacre un<strong>it</strong>e<br />

da un complesso funerario, risalente alla I dinastia del 3000 a. C., hanno rivelato l’esistenza di<br />

una gigantesca flotta navale composta di dodici navi <strong>della</strong> lunghezza da 15 ai 18 metri. La<br />

principale scoperta rifer<strong>it</strong>a a tale periodo storico riguarda un grosso veliero appartenente al<br />

7


Faraone Cheope, ideatore e costruttore <strong>della</strong> Grande Piramide, fu r<strong>it</strong>rovato smontato e sepolto<br />

accanto alla sua sepoltura, fu ricostru<strong>it</strong>o da recente e raggiunge l’impressionante lunghezza di<br />

43,8 metri. Sin dai tempi antichi durante le inondazioni, le barche si appressavano per<br />

trasportare gli ab<strong>it</strong>anti come viaggiatori da un villaggio all’altro, per portare il bestiame,<br />

granaglie ed altre mercanzie. Erano per di più impiegate nelle missioni mil<strong>it</strong>ari. Da indizi<br />

storici che furono scoperte nelle molteplici campagne archeologiche, vi sono dei documenti che<br />

attestano che dalla V dinastia in poi i carpentieri navali costruirono dei velieri in grado di<br />

navigare nell’oceano. Per esempio: l’asino era ugualmente adoperato per i trasporti per via terra<br />

come il cavallo e il cammello. Ma, in fin dei conti, furono proprio le barche a rendere possibile<br />

al cento per cento l’integrazione economica e pol<strong>it</strong>ica dell’intero paese, le cap<strong>it</strong>ali, come le<br />

province, erano sempre più raggiungibili con le barche o le chiatte, trasportando i prodotti<br />

locali ai magazzini reali sparsi in tutto l’Eg<strong>it</strong>to. Si suppone che la nasc<strong>it</strong>a di un vero stato<br />

monarchico nel pieno dell’Era faraonica, si mostrerà legata all’organizzazione <strong>della</strong> raccolta del<br />

grano e d’altri prodotti di primaria necess<strong>it</strong>à, andando a svilupparsi delle nuove strategie ben<br />

preparate in grado di fronteggiare un’inattesa scars<strong>it</strong>à del raccolto (le carestie che affiggevano il<br />

paese nei periodi di sicc<strong>it</strong>à), in più dipartimenti del terr<strong>it</strong>orio. Lungo le sponde del Nilo, gli<br />

egizi si mostrarono in grado di costruire dei magnifici porti artificiali capaci di osp<strong>it</strong>are grandi<br />

navi da carico, considerati una vera caratteristica essenziale del paesaggio fluviale. Per allestire<br />

i porti lungo il corso del fiume, le c<strong>it</strong>tà sfruttavano la parte più profonda del letto del Nilo<br />

vicino alla riva, inoltre costruivano moli di roccia, che si allungavano nel corso d'acqua per un<br />

breve tratto, per non causare l’insabbiamento delle navi, adattando il corso del fiume, ad un<br />

notevole cambiamento. <strong>Il</strong> s<strong>it</strong>o dell’enorme porto di Medinet Habu a Tebe ovest, costru<strong>it</strong>o<br />

durante il regno d’Amenhotep III ca 1390 – 1353 a. C., è caratterizzato, da immensi cumuli di<br />

terra di forma allungata, formatisi in segu<strong>it</strong>o allo scavo di fondazione per la costruzione del<br />

porto. Tra i grandi porti venutesi alla luce dalle varie campagne di scavo archeologico si<br />

ricordano anche quelli delle antiche c<strong>it</strong>tà di Melfi e Tanis s<strong>it</strong>uate nel Delta. <strong>Il</strong> porto <strong>della</strong> c<strong>it</strong>tà di<br />

Tanis, era adoperato da un faraone <strong>della</strong> XVIII dinastia ca 1479 – 1425 per collegare la<br />

metropoli di Melfi al Delta orientale. Si presuppone che verso la fine dell’ultima grande era<br />

glaciale verificatasi intorno al 11000 – 8000 a. C., la principale fonte di sopravvivenza per gli<br />

ab<strong>it</strong>anti <strong>della</strong> Valle del Nilo era quasi certamente il pesce, poiché l’aumento delle precip<strong>it</strong>azioni<br />

provocato dal surriscaldamento post – glaciale aveva portato a vigorose alluvioni e alla<br />

comparsa di laghi effimeri, chiamati in lingua locale (playas) nella regione del Deserto del<br />

Sahara. I periodi più umidi, erano spesso interrotti da intervalli più brevi, freschi o aridi, nel<br />

momento in cui la selvaggina cominciò a scarseggiare e a diventare irreperibile. Intorno al 5000<br />

a. C., i popoli <strong>della</strong> regione raccoglievano “sorgo selvatico” 1 per cibarsene, come dimostrano<br />

1 Sorgo selvatico: Genere di piante Graminacee, a fusto eretto, con internodi pieni e con foglie alterne, inguainanti ,<br />

8


alcuni r<strong>it</strong>rovamenti archeologici nella Playa di Nabta e nell’oasi d’el – Farafra. Gli ab<strong>it</strong>anti<br />

<strong>della</strong> Valle per sopravvivere cacciavano e si procuravano la carne nelle aree basse del deserto<br />

attigue alla pianura alluvionale. In Eg<strong>it</strong>to le tracce più tangibili <strong>della</strong> più antica comun<strong>it</strong>à<br />

d’agricoltori sono state scoperte a Marimba Beni Salama, sulla striscia occidentale del Delta<br />

che risale all’incirca al 4750 a. C. Quindi, in questo caso l’ipotesi dell’esistenza d’insediamenti<br />

agricoli più antichi lungo il Nilo si basa sul coinvolgimento dell’arte <strong>della</strong> ceramica come nelle<br />

altre attiv<strong>it</strong>à “urbane”, non avrebbe avuto la forza di nascere prima che si stabilissero le prime<br />

comun<strong>it</strong>à insediatile, legata al r<strong>it</strong>rovamento di terraglie 2 . Da s<strong>it</strong>i archeologici sono state<br />

rinvenute ceramiche risalenti al 5500 a.C. nel Faiyum, dove le terraglie e gli utensili di pietra<br />

presentano somiglianze stilistiche con quelle rinvenute a Merimda, il che suggerisce una certa<br />

affin<strong>it</strong>à culturale tra gli ab<strong>it</strong>anti dei due s<strong>it</strong>i interessati. Ceramiche risalenti al 5200 a.C. sono<br />

venute alla luce anche A el – Trarif nei pressi dell’Antica c<strong>it</strong>tà di Luxor, geograficamente si<br />

trova nell’Alto Eg<strong>it</strong>to, però non sono accompagnate da ipotizzabili prove certe di produzione di<br />

cibo. Oggi è noto secondo alcuni punti di vista, che lo sviluppo delle tecniche ceramiche<br />

potrebbe in qualche modo preceduto la nasc<strong>it</strong>a dell’agricoltura. Alcuni degli ab<strong>it</strong>anti che<br />

vivevano nello sterminato deserto del Sahara immigrarono, dirigendosi verso Sud risalendo la<br />

Valle del Nilo quindi si insediarono formando piccole comun<strong>it</strong>à vicino alla casta del Mar<br />

Med<strong>it</strong>erraneo, cominciarono ad allevare del bestiame, tuttavia, la nozione di grande interesse è<br />

che coltivavano i cereali. Intorno al 4000 a. C. le rive del fiume erano costeggiate da villaggi di<br />

agricoltori, la pesca e l’attiv<strong>it</strong>à di uccellagione continuarono il loro corso, ma la caccia veniva<br />

apprezzata come mezzo primario per procurarsi la carne, che pian piano fu sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a<br />

dall’allevamento di pecore, capre, bovini e maiali. Per dire la ver<strong>it</strong>à ancor oggi il tema<br />

dell’arrivo dell’agricoltura in Eg<strong>it</strong>to è in parte piena di controversie, alcuni autori tendono a<br />

datarla al 4° millennio a. C., ossia dopo la sua apparizione nel Vicino Oriente, mentre altri<br />

autori ne hanno posto le origini autonome all’inizio del Neol<strong>it</strong>ico, esattamente nel Deserto<br />

Occidentale all’epoca molto verdeggiante. Tuttavia di là delle discussioni accademiche, la<br />

questione dello sviluppo graduale e <strong>della</strong> scoperta dell’agricoltura benché compressa, ha una<br />

sua linear<strong>it</strong>à: in Eg<strong>it</strong>to e nei deserti lim<strong>it</strong>rofi il clima tra il Paleol<strong>it</strong>ico terminale e il Neol<strong>it</strong>ico<br />

era tale da permettere lo sviluppo spontaneo e regolare di cereali selvatici, che l’uomo iniziò a<br />

sfruttare come dicevamo prima sin dal Paleol<strong>it</strong>ico terminale (14.000 – 6.000 a. C.), ciò è<br />

provato da s<strong>it</strong>i già rinvenuti appartenenti a questo periodo storico. Tali s<strong>it</strong>i possiedono<br />

paleosuoli ricchissimi d’utensili l<strong>it</strong>ici fra cui; manufatti tipicamente del Paleol<strong>it</strong>ico terminale,<br />

figurano a centinaia le macine e a migliaia le lame microl<strong>it</strong>iche da montare sui falcette; tali<br />

fiori in spighette, frutti a cariosside, diversi per colore, forma e grandezza; ne fanno parte alla stessa famiglia: la<br />

cannarecchia, la dura, la saggina. [Dal latino Syrìcum granum “ Grano di Siria”]<br />

2 Terraglie: Ceramica a corpo bianco, prodotta con un impasto di argilla, quarzo e felpato, ricoperto con una vernice<br />

trasparente; è impegnata per articoli domestici o san<strong>it</strong>ari, come surrogato economico <strong>della</strong> porcellana. Vasellame di<br />

particolare pregio artistico.<br />

9


manufatti erano sinora considerati, prerogativa esclusiva nel Neol<strong>it</strong>ico o di rari s<strong>it</strong>i mesol<strong>it</strong>ici. <strong>Il</strong><br />

Mesol<strong>it</strong>ico (6.000 – 5.000) segna il passaggio alla società in cui la sussistenza era dominata<br />

dallo sfruttamento dei cereali, in segu<strong>it</strong>o nasce la vera e propria agricoltura. Certamente<br />

l’inondazione facil<strong>it</strong>ava il lavoro dei contadini egizi e, assicurava la fertil<strong>it</strong>à <strong>della</strong> terra, su<br />

questo, Erodoto costruì l’immagine di un Eg<strong>it</strong>to, in cui frutto <strong>della</strong> superficie non ebbe<br />

implicato alcuno sforzo, tanto da suggerirgli la celebre frase secondo cui “l’Eg<strong>it</strong>to è un dono<br />

del Nilo”. Questa prosper<strong>it</strong>à agricola faceva affidamento al Nilo riguardo ad una buona<br />

gestione <strong>della</strong> terra, ma particolarmente su un duro lavoro che portavano a compimento i<br />

contadini. <strong>Il</strong> ricco fermento del Limo depos<strong>it</strong>andosi sul terreno rinnovava regolarmente la<br />

produttiv<strong>it</strong>à dei campi e si lavorava pienamente per far nascere in grosse quant<strong>it</strong>à di prodotti<br />

vari da riempire i granai fino a farli scoppiare. L’acqua che serviva ad irrigare la terra veniva<br />

convogliata ogni volta da una macchina chiamata “Nilometro 3 ”, disposta in vari punti lungo il<br />

fiume. Per l’irrigazione frequente dei campi procedevano adoperando alcuni strumenti più<br />

esecutivi, soltanto durante il Nuovo Regno quando fu inventata una macchina particolare che<br />

aveva la funzione di attingere l’acqua da alcune cisterne particolari che, in arabo è chiamata<br />

shaduf. Un palo fungeva da perno che era attaccato ad una traversa, questa era in grado di<br />

oscillare in ogni direzione di cui alle parti estreme erano agganciati reciprocamente un<br />

conten<strong>it</strong>ore e un contrappeso. Dopo l’inondazione, le acque si r<strong>it</strong>iravano riveniva segnato e<br />

misurato il terreno di proprietà di ogni singolo contadino con la massima precisione per mezzo<br />

di ceppi, quindi si passava alla semina. Nel tempo in cui le messi maturavano, erano raccolte<br />

prima dell’inondazione susseguente, e tra i contadini c’era grande appagamento. Sopraggiunto<br />

il momento <strong>della</strong> miet<strong>it</strong>ura, il ricavato ormai maturo veniva raccolto dai contadini in festa<br />

adoperando delle falci di legno dai denti di silice, quindi il tutto era ben pul<strong>it</strong>o, quindi, veniva<br />

sistemato in adeguati edifici ben custod<strong>it</strong>i. Gli agricoltori si servivano di grossi forconi allo<br />

stato rudimentale, per mettere sossopra le cataste di fieno sull’aia, in un secondo tempo, per la<br />

macinatura si percorreva la seconda fase, servendosi d’asini o buoi per girare le macine del<br />

mulino, per trasformare il grano in farina. Per la schedatura di tutto il fatturato ci pensava uno<br />

scriba coscienzioso. Gli egizi producevano pane e dolciumi, tuttavia la birra non cost<strong>it</strong>uiva una<br />

semplice bib<strong>it</strong>a dissetante, ma era accred<strong>it</strong>ata come un cibo nutriente, è ottenuta da pane d’orzo<br />

fermentato conservato in particolari conten<strong>it</strong>ori, spesso veniva addolc<strong>it</strong>o con il miele, datteri o<br />

spezie, perché lo zucchero non esisteva. Gli agricoltori vangavano dei grossi pezzi di terreno<br />

che destinavano per la coltivazione in vigneti, l’uva era raccolta a mano ed, schiacciata a piedi<br />

nudi in giganteschi tini di legno che, possedevano la spazios<strong>it</strong>à di contenere fino a sette uomini.<br />

3 Nilometro: Indicatore per misurare le piene del fiume durante le inondazioni. Si tratta in genere di pozzi con scale<br />

che arrivavano direttamente sul Nilo o alla sua falda; le sue pareti hanno dei segni di misurazione che permettono di<br />

valutare la piena. Tale valutazione serviva ai calcoli statali che permettevano di prevedere il rendimento agricolo<br />

dell’annata, basando su ciò sia le tassazioni che gli eventuali sostegni <strong>della</strong> popolazione, in casi in cui vi fosse stata<br />

una carestia.<br />

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<strong>Il</strong> mosto si abbandonava alla fermentazione in grossi raccogl<strong>it</strong>ori di ceramica sigillati<br />

ermeticamente, era incollata la propria etichetta d’identificazione con il nome del v<strong>it</strong>icoltore e<br />

l’anno che la produceva. Si appressavano a raccogliere turberi e semi di giunco di palude e una<br />

quant<strong>it</strong>à superiore alla media d’altri semenze che, macinati si otteneva farina. Sulle sponde del<br />

fiume c’era una quant<strong>it</strong>à ragguardevole di piantagioni di papiro per fare la carta per scrivere, si<br />

trovavano differenti esemplari di piante vegetali germogliati allo stato selvatico come: la<br />

stancia, la mazzasorda e la canna comune, cui, rizomi amidacei pervenivano a tavola, cotti al<br />

forno o fatti addir<strong>it</strong>tura al vapore. Si alimentavano in maggior misura di germogli di foglie e di<br />

frutti non domestici come: noci di palma, fichi e meloni. Nel Libro dei Morti si colloca un<br />

atteggiamento tutto spir<strong>it</strong>uale, mo<strong>della</strong>to attraverso un passaggio d’esibizioni sulle scene di v<strong>it</strong>a<br />

che gli egizi concretizzavano durante la loro v<strong>it</strong>a nei campi, qui si percepisce riepilogata la<br />

speranza di un’imminente v<strong>it</strong>a nell’Aldilà; il cap<strong>it</strong>olo 110 descrive Hotep personificazione <strong>della</strong><br />

campagna e <strong>della</strong> giocond<strong>it</strong>à, colei che si presenterà come la prossima dimora del defunto<br />

benedetto. Di là dell’agricoltura, fonte di v<strong>it</strong>a principale, mettevano in pratica caccia e pesca<br />

sulle sponde acqu<strong>it</strong>rinose del fiume. L’Eg<strong>it</strong>to come terr<strong>it</strong>orio in molteplici luoghi è roccioso,<br />

possedeva la fortuna di controllare nel sottosuolo abbondanti giacimenti di differenti tipi di<br />

pietra e di metallo che, con il percorrere del tempo sopraggiungevano sfruttati a grande raggio.<br />

Nella realizzazione di grossi manufatti, l’Eg<strong>it</strong>to è considerato un’avanzatissima civiltà <strong>della</strong><br />

pietra lavorata con stupefacente preparazione, tutto questo stabil<strong>it</strong>i si stabilisce su una<br />

determinata base, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da antichissimi metodi, che oggi giorno, non sono del tutto non<br />

chiar<strong>it</strong>i. Alcuni minerali, tra cui l’oro, il rame,la malach<strong>it</strong>e 4 e l’alabastro 5 , erano considerati di<br />

grande pregio e ricchezza e altrettanto lo erano il calcare, il gran<strong>it</strong>o e differenti rocce dure che<br />

venivano continuamente usati dagli artigiani specializzati per la costruzione di templi, tombe e<br />

edifici monumentali, che giungevano ad essere adoperati per consacrare qualche cosa di<br />

religioso o emblematico. <strong>Il</strong> popolo artigiano estraeva l’oro e il rame da grandi miniere esistenti<br />

su tutto il terr<strong>it</strong>orio, che adoperavano per la costruzione di spade lance e oggetti preziosi sin dai<br />

tempi più antichi e remoti; il nome Nut era assegnato ad uno degli staterelli dell’Eg<strong>it</strong>to<br />

Predinastico soprannominato “C<strong>it</strong>tà dell’Oro”, tutto questo, lascia a pensare, che tutta la sua<br />

grandiosa ricchezza, si edificasse se non altro sullo sfruttamento di questo metallo di così gran<br />

valore. Le operazioni per l’estrazione del metallo erano grandemente organizzate: le miniere<br />

possedevano i loro pozzi d’ingresso e il lavoro all’interno era supervisionato scrupolosamente<br />

dai mil<strong>it</strong>ari, per ev<strong>it</strong>are che vi fossero furti. Durante il Nuovo Regno l’oro che era estratto dalle<br />

4 Malach<strong>it</strong>e: Minerale, carbonato basico di rame, per lo più in masse e concrezioni di un bel colore verde con<br />

venature scure, usata come pietra dura per spille e collane.<br />

5 Alabastro: Nome con il quale si identificano due differenti tipi di roccie sedimentarie, una gessosa e l’altra calcarea,<br />

ma aventi in comune solo alcuni caratteri fisici e strutturali: L’alabastro. gessoso, varietà compatta r stralucida di<br />

gesso, di colore bianco o roseo. L’alabastro calcareo, calcare compatto con struttura fibrosa o concentrica, in genere<br />

zonata, di colore giallo, bianco e bruno, stralucido: ambedue facilmente lavorabili, sono usati per fare vasi, statuine<br />

decorazioni, e in lastre sottili vetrate, utilizzato specialmente nelle absidi delle chiese.<br />

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miniere nel Deserto Occidentale e in terra di Nubia era usato per creare gli arredi funerari e i<br />

gioielli più belli che erano indossati dalle famiglie reali <strong>Il</strong> rame sempre estratto nel Deserto<br />

Occidentale e nell’altopiano del Sinai, fu adoperato per la prima volta agli inizi del Periodo<br />

Baradiano che va dal 5000 – 4000 a. C., per fabbricare aghi e ami da pesca. In Età Predinastica<br />

gli egizi, impararono a servirsene per realizzare oggetti ben più grandi, come: arpioni, pugnali,e<br />

oggetti ornamentali, tra cui: collane anelli e perline. Nell’intero paese vi sono altre risorse di<br />

grande interesse come: i filoni di ferro nel terr<strong>it</strong>orio d’Assuan e dell’oasi di Baharia, che da<br />

alcune recenti scoperte si presuppone che siano state sfruttate, solo dalla XXVI Dinastia. Da<br />

alcuni giacimenti proveniva estrazione <strong>della</strong> malach<strong>it</strong>e, minerale colore verderame usato come<br />

pigmento per cosmetici in Età Predinastica, che rappresentava la vegetazione e la v<strong>it</strong>a. Gli egizi<br />

si decoravano di perline e amuleti sacri che, usavano contro ogni forma di maledizione, creati<br />

con pietre semi preziose che ricuperavano nei depos<strong>it</strong>i di ghiaia dell’Alto Eg<strong>it</strong>to, di cui:<br />

ametista, granato rosso, diaspro, galena, feldspato purpureo e corniola. Per dimostrazione, la<br />

galena era adoperata come ombretto per gli occhi. <strong>Il</strong> Natron consiste in un agente disseccante<br />

naturale, era estratto nella local<strong>it</strong>à di Wadi el – Natrum e lo impiegavano nel processo di<br />

mummificazione. In ver<strong>it</strong>à nessuno sa il sistema preciso e il tempo in cui risalgono<br />

ufficialmente i primi accostamenti commerciali tra il Regno d’Eg<strong>it</strong>to, e il Regno dell’Egeo,<br />

benché in Eg<strong>it</strong>to non esistesse ancora la moneta, il Commercio era basato sugli scambi di beni<br />

commerciali, chiamato “Baratto” com’era uso comune in tutto il mondo. Questo sistema<br />

adottato fu ininterrottamente fiorente sia all’interno del paese sia con gli stati esteri. Ma, alcuni<br />

fra i più antichi testi egizi rinvenuti nelle tombe, fanno riferimento agli Hau–nebu, termine<br />

antico che potrebbe indicare la famigliabil<strong>it</strong>à con il popolo greco. Indubbiamente a quell’epoca,<br />

il commercio era visto come una potenza che s’ingrandiva su vasta scala, inoltre, chiedeva<br />

nuovamente costose spedizioni, solo l’organizzazione statale poteva permettersi di pagare tutte<br />

le spese necessarie. Nacque in poco tempo il monopolio reale che giunse a impiegare impegni<br />

notevoli per fare durare tale privilegio; una delle responsabil<strong>it</strong>à fondamentali affidate alle<br />

fortezze egiziane era quella di controllare i traffici commerciali e di metterli in serbo alle mani<br />

del faraone. L’economia commerciale stabil<strong>it</strong>a su una base dello scambio di beni vari, è per noi<br />

archeologi sono una fortuna, giacché, gli scavi archeologici hanno la facoltà di fornire ottime<br />

indicazioni di vario genere, grazie allo studio delle merci r<strong>it</strong>rovate, in special modo quando si<br />

tratta di materiale di provenienza ceramico. Nonostante tutto, dalla XVIII dinastia possediamo<br />

delle prove inequivocabili sull’esistenza dei rapporti commerciali con il mondo Egeo, che<br />

s’intensificavano e al contempo divengono più specifici e forti. Nel suo ruolo di grande potenza<br />

priva di preoccupati rivali per il paese, l’Eg<strong>it</strong>to avvicinava a sé diplomatici e ambasciatori<br />

stranieri pur essendo indipendenti dai faraoni; erano considerati in uno stato di vassallaggio<br />

pol<strong>it</strong>ico e commerciale. In diverse tombe risalenti al XV secolo a. C., che furono rivenuti nella<br />

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local<strong>it</strong>à di Tebe nell’Alto Eg<strong>it</strong>to, fanno vedere raffigurazioni di forestieri che recano al<br />

“Signore dell’Eg<strong>it</strong>to”, dei doni relativi alla diplomazia, e indossano dei costumi consimili a<br />

quelli raffigurati in alcune scene di Closso in Grecia. Le navi mercantili, provenienti dall’Egeo<br />

percorrevano un triangolo di rotte mar<strong>it</strong>time, composto dall’isola di Creta, la Grecia, la Siria e<br />

il Delta del Nilo; oltre a tutto, possediamo un’antica iscrizione geroglifica risalente al Regno<br />

d’Amenhotep III <strong>della</strong> XVIII dinastia 1405 – 1367, che da piena conferma a tutto ciò che si è<br />

spiegato; valere a dire, che i mercanti egizi erano pratici naviganti del Mare Egeo. Fino ai tempi<br />

ben conosciuti dalla storia, l’Eg<strong>it</strong>to era considerato un voluminoso conten<strong>it</strong>ore pieno di<br />

ricchezze e di beni pressoché inesauribile per l’intero Med<strong>it</strong>erraneo, le popolazioni dell’Egeo<br />

erano costrette accontentarsi di una produzione agricola esigua, avevano estremo bisogno come<br />

materia prima, del farro e orzo provenienti dall’Eg<strong>it</strong>to, quindi, il popolo dell’Egeo, in cambio di<br />

queste merci, offriva spezie, unguenti, olio, oppio e antichissimi manufatti di paesi lontani. Nel<br />

corso del Nuovo Regno le enclavi 6 libiche dell’Eg<strong>it</strong>to settentrionale, coltivavano in forma<br />

stretta e riservata; dei nuovi rapporti inerenti al commercio con i navigatori dell’Anatolia<br />

Settentrionale e di Cipro, subentravano quasi certamente dei porti d’appoggio che si<br />

costruivano lungo tutta la costa del Med<strong>it</strong>erraneo, ciò nonostante, vi era in agguato un forte<br />

pericolo per le navi, la pirateria. Nel corso del regno del faraone Mernephat e, in un secondo<br />

tempo quello di Ramesse III 1213 – 1156, le scorrerie dei pirati assunsero l’aspetto di<br />

spostamenti ben organizzati, defin<strong>it</strong>i dalla storia come, “Popoli del Mare” e si differenziavano<br />

tra loro formando dei grossi raggruppamenti di predoni ben equipaggiati, per ogni evenienza o<br />

fatal<strong>it</strong>à. A parte tutte le scorrerie piratesche che i popoli del mare con la loro cattiveria<br />

invadevano il Med<strong>it</strong>erraneo causando devastazioni, morti e terribili scorribande, l’Eg<strong>it</strong>to,<br />

nonostante tutto questo, acquistava e vendeva beni indispensabili dai vari paesi stranieri, e<br />

stringeva una stretta alleanza, con molti popoli ben lontani tra di loro, anche svariati chilometri,<br />

permettendo di commercializzare all’interno del terr<strong>it</strong>orio Egizio, sia per via terra adoperando<br />

le lunghissime carovane dei beduini che navigavano con i cammelli nell’enorme deserto del<br />

Sahara, e sia per via mare. In conclusione, l’Eg<strong>it</strong>to è la dimostrazione plurimillenaria, che<br />

anche una società consumistica può solo sopravvivere, ma prosperare sino a creare un grande<br />

impero.<br />

6 Enclavi: Terr<strong>it</strong>orio completamente chiuso entro i confini di uno stato diverso da quello cui pol<strong>it</strong>icamente o<br />

linguisticamente appartieni.<br />

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