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I MIEI RACCONTI EROTICI IL FOULARD ROSSO - Inedito.it

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I <strong>MIEI</strong> <strong>RACCONTI</strong> <strong>EROTICI</strong><br />

<strong>IL</strong> <strong>FOULARD</strong> <strong>ROSSO</strong><br />

Vedo un uomo...un uomo normale come ce ne sono tanti in giro.Vedo un uomo che come tanti ha una<br />

v<strong>it</strong>a normale, un lavoro normale, una famiglia normale. Vedo un uomo tifoso di calcio come tanti, un<br />

uomo che passa le feste in famiglia come tanti, un uomo che ha 2 macchine e un televisore in ogni<br />

stanza della sua casa come tanti, un uomo a cui piace viaggiare come tanti.<br />

Vedo un uomo che come tanti si nasconde, nasconde il suo essere perchè vive in una società che si<br />

professa emancipata ma che in realtà non si rende conto di quanti tabù siano ancora presenti.<br />

Vedo un uomo che cerca di evadere dalla routine del quotidiano, che cerca avventura, che cerca<br />

mistero, che cerca di conoscere una dimensione parallela alla sua, perchè, ne è sicuro, deve<br />

esistere qualcuno in grado di scavargli nell'Io, qualcuno libero da condizionamenti, o almeno, libero<br />

più di lui, qualcuno con cui sperimentare, qualcuno con cui tornare a vivere.<br />

E poi vedo lei, una ragazza normale come ce ne sono tante.Una ragazza che adora la musica, una<br />

ragazza a cui piace scrivere, disegnare e passare ore davanti ad un cruciverba sperando di<br />

finirlo.Una ragazza con una casa normale, una famiglia normale, con un cane e tre gatti.<br />

Una ragazza che però non si nasconde, una ragazza che ha fatto partecipe del mondo intero di<br />

adorare il sesso in tutte le sue forme, una ragazza che ha scelto di esibirsi in cam davanti a<br />

qualcuno perchè adora essere guardata, adora sentirsi dire che il solo vederla provoca a chi è<br />

seduto dall'altra parte del mon<strong>it</strong>or, un ecc<strong>it</strong>amento improvviso e forte, una ragazza che sa che il<br />

sesso è uno dei motori del mondo, una ragazza che spesso ha provato esperienze forti, una ragazza<br />

che cerca di trovare se stessa anche attraverso l'arte antica dell'erotismo.<br />

Dal primo momento in cui lui la vide, capì che non poteva essere come le altre.Il suo viso pul<strong>it</strong>o e,<br />

all'apparenza, puro, nascondevano, ne era sicuro, una passione irrefrenabile, un animo ardente e<br />

una voglia senza confini.<br />

Forse erano i suoi capelli ricci che la facevano somigliare ad un diavoletto scatenato.<br />

Forse erano i suoi stivali in pelle con il tacco a spillo che la rendevano aggressiva.<br />

Forse era il suo sorriso magnetico a farti cadere nella sua trappola di lussuria.<br />

Lui non lo sapeva. L'unica cosa certa era che quella giovane ragazza aveva tanto da dare e tanto da<br />

insegnare.<br />

Il loro incontro avvenne su internet, in una chat.<br />

Si scambiavano opinioni, esperienze di v<strong>it</strong>a. Lui la leggeva affascinato dalle sue parole e dal modo<br />

di essere delineato alla perfezione da ciò che scriveva e da come lo scriveva. Affrontava la v<strong>it</strong>a con<br />

entusiasmo, in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi modi, nell s<strong>it</strong>uazione serene o in quelle<br />

dolorose. Era sicura...sicura che presto o tardi le cose cambiano, sicura che in un mondo fatto troppo<br />

spesso di dolore e sofferenza, di egoismo e cinismo, lei ne sarebbe usc<strong>it</strong>a vinc<strong>it</strong>rice, a testa alta.<br />

Era sicura di poter dominare il mondo.<br />

La sua sicurezza a volte lo intimoriva. Non sapeva se la ragazza fosse in grado davvero di poter<br />

dominare il mondo, ma sapeva con certezza che poteva dominare lui e lo stava già facendo anche<br />

se non ne era consapevole...o forse si?<br />

Lui si accorgeva che ogni giorno di più, la ragazza gli parlava in tono autoriario, ogni giorno di più il<br />

carattere predominava sul suo, ogni giorno di più aveva la certezza che le avrebbe donato tutto,<br />

anche la sua libertà.<br />

Ma lei non ebbe bisogno di chiedergliela. Lei non aveva bisogno di chiedere nulla...ciò che voleva lo<br />

prendeva, e in quel momento, voleva lui e la sua adorazione.<br />

Quando si incontrarono per la prima volta, lo fecero in un bar al centro della c<strong>it</strong>tà.<br />

Arrivò puntualissimo, lui, anche in anticipo, mostrandosi al massimo dell'eleganza.<br />

La aspettò nel locale, ordinando un bicchiere di vino bianco.<br />

La vide entrare. Riconosceva nello sguardo della ragazza che era appena entrata la sicurezza che<br />

aveva letto nei confronti del mondo.<br />

Era vest<strong>it</strong>a di nero: camicetta nera, minigonna nera, giacca nera e stivali alti, neri anch'essi, e con il<br />

tacco a spillo, di pelle.Un foulard rosso legato al collo.<br />

Anche lei lo riconobbe. La stava guardando, forse imbarazzato, forse intimor<strong>it</strong>o.<br />

Il dubbio divenne certezza quando, una volta giunta con passo felino verso il suo tavolo, notò un<br />

lieve rossore sulle guance dell'uomo che aveva cominciato a balbettare.<br />

Era questo il suo potere. Era quella la fonte della sua forza. L'imbarazzo, la paura, il timore degli altri,


accrescevano il suo dominio, la sua sicurezza, la sua sfrontataggine.<br />

Mentre parlavano, si presentavano, si conoscevano, la ragazza sentiva crescere in lei il desiderio di<br />

punire quell'uomo, punirlo per la sua dimostrazione di sottomissione, punirlo per la sua incapac<strong>it</strong>à di<br />

affrontare una conversazione con una semisconosciuta senza mantenere la calma, punirlo per i<br />

discorsi inarticolati che pronunciava.<br />

Il tempo di finire la consumazione, poi avrebbe fatto ciò che doveva.<br />

Senza girarci troppo intorno, gli chiese di condurla nel suo appartamento.<br />

Non le importava se era troppo diretta o se poteva essere scambiata per maleducata o per<br />

invadente. Voleva mettere in chiaro ciò che lui aveva già cap<strong>it</strong>o da un pezzo: era lei che<br />

comandava, era lei che decideva il gioco, come e quando farlo, era lei il burattinaio che muoveva i<br />

fili della sua marionetta, era lei che aveva il controllo e le bastava un semplice sguardo fugace per<br />

ottenerlo.<br />

Una volta a casa, la ragazza, guardandolo negli occhi, gli chiese di procurare spago, mollette,<br />

candele e una cinta.<br />

L'uomo non si chiese perchè, non chiese nulla...l'unica sua risposta fu di abbassare lo sguardo e<br />

andare a recuperare l'occorrente richiesto.<br />

5 minuti più tardi fece di nuovo la comparsa trovandola con indosso solo un corpetto nero ricamato,<br />

un perizoma nero e gli stivali di pelle.<br />

Non poteva resistere...gettò tutto per terra e si inginocchiò ai suoi piedi, baciandole le scarpe.<br />

Che misera prova di sottomissione, pensò lei nel vederlo già così vinto.<br />

"Mia signora, farei qualunque cosa per lei...tutto per il suo piacere."<br />

Parole...semplici parole...musica per le orecchie di lei.<br />

Alzò la gamba e posizionò il piede sulla sua spalla, spingendolo e facendolo cadere a terra.<br />

"Spogliati, avanti. Non ho voglia di perdere tempo con te."<br />

Si spogliò...altra scena pietosa mentre lui, togliendosi i vest<strong>it</strong>i, li piegava ordinatamente per av<strong>it</strong>are<br />

che si stropicciassero.<br />

Cominciava a darle fastidio, cominciava a non sopportare le sue manie di perfezione. Lo facava<br />

apposta per essere pun<strong>it</strong>o?<br />

In ogni caso lo sarebbe stato.<br />

Quando fu nudo gli ordinò di rimettersi in ginocchio e leccarle le scarpe, dalla pelle alla suola, al<br />

tacco. Tutto doveva brillare.<br />

Notando il disgusto di lui mentre puliva la suola, gli spinse il tacco sulla spalla, non sopportando più<br />

quell'espressione di schifo, facendolo gemere dal dolore.<br />

"Non deve farti schifo leccare i stivali della tua padrona, devi essere onorato che ti permetta di farlo,<br />

o forse, vuoi essere pun<strong>it</strong>o più severamente?!"<br />

L'Uomo si accorse di aver finalmente trovato ciò che cercava.<br />

Quella ragazza si ergeva sopra di lui, guardandolo con durezza e soddisfazione nel vederlo ai suoi<br />

piedi, nel sentire l'abbandono al suo volere.<br />

Aveva trovato la padrona più severa, più intransigente e più bella che potesse desiderare e, forse,<br />

aveva già cominciato a pensarlo inconsapevolmente, quando nei giorni precedenti all'incontro<br />

accendeva il computer con l'unica speranza che lei fosse collegata, con la speranza che lei gli<br />

parlasse di nuovo, con la speranza che prima o poi avrebbe potuto servirla, ancora e ancora e<br />

ancora.<br />

Si gettò come una furia sugli stivali della padrona, leccandoli, adorandoli, adorando lei e il suo<br />

essere sottomesso.<br />

L'espressione compiaciuta della ragazza gli riempiva il cuore di gioia...voleva dimostrarle di essere<br />

degno di essere suo servo, degno di subire, degno di essere trattato come un oggetto.<br />

Lo fece alzare e lo fece disporre con la schiena contro il muro.Gli fece allargare le cosce e legò le<br />

caviglie con lo spago, alle gambe dei mobile che aveva accantoLe braccia in alto, aperte anch'esse,<br />

i polsi legati e lo spago che li teneva incastrato nei chiodi che reggevano i quadri appesi.<br />

Quando fu pronto e si rese conto di non potersi più muovere, la sua sottomissione divenne chiara e<br />

un velo di paura gli offuscò la mente, facendolo sudare ed ecc<strong>it</strong>are improv visamente.<br />

La padrona se ne accorse, prese la cinta e sferrò il primò colpo, in pieno torace.<br />

Un colpo secco, un dolore acuto e lancinante. Gli mancò il fiato e cercò di piegarsi e di piegare le<br />

braccia per difendersi. Tutto inutile, nn poteva muoversi, non aveva difese, era nudo di fronte a lei.<br />

Gli legò gli occhi con il suo foulard."Così potrai godere anche del mio profumo servo." Gli disse<br />

prima di sferrare un altro colpo.<br />

Sempre nello stesso punto, sempre un dolore forte confuso dal suo odore, dal suo sapore di donna,


di femmina dominante, di femmina cacciatrice.<br />

Un altro colpo e un altro ancora...la pelle bruciava, la voce strozzata in gola...un erezione sempre più<br />

accesa.<br />

Sentì le mani della padrona sul corpo...un tocco delicato, leggero, vellutato...desiderava quelle mani,<br />

le desiderava su tutto il corpo, ma sapeva che doveva dimostrare di mer<strong>it</strong>arle.<br />

Sentì che qualcosa gli stringeva i capezzoli e realizzò sub<strong>it</strong>o che si trattava di mollette.<br />

Quante ne stava mettendo? Forse 5 su ogni capezzolo, altre 4 sui fianchi, 2 per parte, e altre ancora<br />

sui testicoli, 3 in tutto.<br />

Poi il silenzio...nessun tocco...nessun rumore...nessuna percezione di ciò che stava succedendo<br />

intorno a lui...nessuno spostamento.<br />

Solo dopo qualche secondo si accorse di qualcosa che fendeva l'aria ma, prima che potesse<br />

realizzare cosa fosse, sentì il pizzico dilaniante della mollette scosse dal colpo violento della cinta<br />

che aveva tentato, inutilemente, di staccarle.<br />

"Queste biricchine non vogliono venir via...dovrò colpirle più forte."<br />

"La prego, no...mi fa male"<br />

Ancora parole sublimi e richieste di aiuto, suppliche, preghiere...come godeva lei della sua potenza.<br />

Invece di essere clemente, sferrò un altro colpo, più forte del primo, più preciso, che fece saltare<br />

tutte e 5 le mollette lasciando scoperta la carne.Probabilmente, causa il colpo, i capillari si erano<br />

rotti e la pelle dove erano attaccate stava diventando di una colore violaceo e livido.<br />

Anche all'altre parte fù riservato lo stesso trattamento. Un colpo secco e saltarono anche le altre, e<br />

quelle sui fianchi.<br />

Il dolore aumentava come la sua paura e la sua ecc<strong>it</strong>azione, ecc<strong>it</strong>azione che non poteva più<br />

controllare, ecc<strong>it</strong>azione che impediva alla padrona di staccare le mollette dai testicoli.<br />

"Guarda quanto sei verme", gli disse "Io ti punisco, io ti faccio male e tu non sai fare altro che<br />

lamentarti come una cagnetta ed ecc<strong>it</strong>arti"<br />

Gli sputò addosso..."Mi fai schifo".<br />

Inutile cercare di resistere, inutile provare a calmare la voglia che aveva di lei. La sua voce<br />

autor<strong>it</strong>aria, la sua saliva che gli colava addosso, i suoi discorsi di disprezzo...tutto lo faceva<br />

ecc<strong>it</strong>are, tutto lo portava in uno stato confusionale. La testa gli girava, le braccia e le gambe<br />

cominciavano a soffrire di quella posizione forzata ma sapeva che non era fin<strong>it</strong>a, che non era ancora<br />

il momento di essere libero, e forse, non voleva essere libero.<br />

Altra serie di frustate con la cinta, altro dolore, poi di nuovo il silenzio.<br />

Un piccolo rumore...un click...il click dell'accendino...il fuoco per accendere la candela.<br />

Sentiva che si avvicinava...sentiva il suo profumo sempre più vicino, finchè nn gli fu accanto e gli<br />

fece scorrere la fiamma della candela davanti alla benda che copriva gli occhi.<br />

La fece scorrere accanto al suo corpo e si accorse che l'uomo cercava di contraere la pelle per<br />

allontanarla dalla fiamma.<br />

Cominciò a sciogliersi la cera e lei la fece colare sul corpo di lui facendolo gridare dal dolore.<br />

Una goccia di cera bollente che ti cade addosso da un pizzico acuto all'inizio, non appena si ferma<br />

sulla pelle, ma poi si fredda sub<strong>it</strong>o e non si sente più nulla.<br />

Le gocce che bagnavano il suo corpo però cadevano continuamente come la pioggia...una goccia<br />

dopo l'altra, incessantemete, inesorabilmente, e pizzicavano, bruciavano, ustionavano il colore<br />

candido della pelle.<br />

Se avesse potuto vederla...se avesse potuto vedere l'espressione soddisfatta e appagata da quella<br />

scena sublime che aveva di fronte agli occhi, se avesse potuto rendersi conto che lui, il suo<br />

schiavo, la stava rendendo felice, sarebbe stato orgoglioso di essere servo, si sarebbe sent<strong>it</strong>o ultile,<br />

utile alla sua padrona e utile anche a se stesso che come obiettivo principale in quel momento<br />

aveva quello di servirla e riverirla.<br />

Sentiva di avere il corpo coperto di cera. Le braccia e le gambe erano stanche, il respiro affannoso,<br />

la testa pulsava e la sua ecc<strong>it</strong>azione, almeno quella fisica, stava diminuendo.<br />

La ragazza ne approf<strong>it</strong>tò per staccare le ultime mollette rimaste sui testicoli e l'uomo urlò di nuovo.<br />

Ogni volta che sentiva la sua voce gridare e invocare pietà, si bagnava e non poteva fare a meno di<br />

toccarsi in mezzo alle gambe.<br />

Vederlo cosi vinto, cosi sottomesso ai suoi capricci era uno spettacolo senza confronti, sublime,<br />

erotico, appagante.<br />

Di più...voleva che urlasse di più.<br />

Lo sciolse, sciolse caviglie e polsi e, non appena fu libero, cadde per terra sentendosi le<br />

articolazioni deboli.


"Alzati, avanti".<br />

Aveva ancora la benda sugli occhi, ma, non riuscendo ad alzarsi come gli era stato ordinato, scelse<br />

di strisciare per terra trascinandosi per i gom<strong>it</strong>i.Quando fu al centro della stanaza, la padrona lo legò<br />

di nuovo, questa volta a quattro zampe come i cani.Legò prima i polsi, poi le caviglie e, con un<br />

ulteriore pezzo di spago, unìì i due fili: se avesse provato a cambiare posizione nn ci sarebbe<br />

riusc<strong>it</strong>o e sarebbe rimasto in quel modo.Salì sulla sua schiena a cavalcioni e gli ordinò di portarla in<br />

giro per la stanza mentre lei, da dietro, gli tirava i capelli come se fossero le redini di un cavallo e lei<br />

fosse un Amazzone.<br />

L'uomo si accorse solo nel momento in cui cominciò a muoversi che aveva sistemato tutte le<br />

mollette sul pavimento, mollette a cui lui andava incontro, che schiacciava con le ginocchia e che<br />

gli facevano male.<br />

Ogni volta che ne incontrava una, perdeva l'equilibrio rischiando di far cadere la sua passeggera<br />

che prontamente, gli rifilava un sonoro ceffone sulle natiche.<br />

Schiaffi, schiaffi, e ancra schiaffi...la pelle martoriata, lui trattato come una puttana...la sua<br />

ecc<strong>it</strong>azione non aveva fine...in un attimo gli divenne di nuovo duro e ancora una volta non poteva<br />

toccarsi.<br />

Lo fece fermare e scese dalla sua schiena.<br />

Una buona metà della candela era rimasta intatta e lei decise di usarla per sodomizzare il suo<br />

schiavo.<br />

Voleva sentirlo gemere come una puttanella mentre se lo inculava. Si posizionò dietro di lui e, senza<br />

umidificare nè la candela nè tantomento il buco, la infilò in un solo colpo facendogli emettere un grido<br />

più forte dei precedenti. Continuò a spingerla dentro senza muoverla e si accorse che, finalmente,<br />

grosse lacrime rigavano il volto del servo. Lacrime di dolore, lacrime di umiliazine, lacrime...lacrime<br />

di gioia per essere trattato così, lacrime di consapevolezza, la consapevolezza di essere servo<br />

vinto, cagnetta docile.<br />

Poi la mosse...avanti e indietro...dentro e fuori, con movimenti circolari che ispezionavano le pareti<br />

del suo ano...sempre più velocemente, sempre più dolorosamente, finchè il dolore si attenuò e si<br />

trasformò in un piacere immenso, un piacere che non aveva mai conosciuto, un piacere senza<br />

confini, un piacere che sapeva nn avrebbe più abbandonato.<br />

La candela nel suo corpo era come una lama che gli tagliava la carne, che penetrava nella sua<br />

anima, che lo distruggeva.<br />

Attraverso quel semplice oggetto sentiva lei, sentiva la sua padrona e la sua immensa potenza, la<br />

sua forza e la sua dominazione. Era nulla al confronto. L'avrebbe serv<strong>it</strong>a per tutta la v<strong>it</strong>a, ne era<br />

sicuro.<br />

La sua ecc<strong>it</strong>azione crebbe ancora quando lei lasciò la candela dentro, si tolse il perizoma e si<br />

avvicinò sol suo sesso alla bocca di lui.<br />

Sentiva l'odore reale di femmina, sentiva i peli pubici che gli sfioravano il naso e le labbra, sentiva<br />

di volerla onorare con la lingua e lei glielo permise.<br />

La leccò avidamente, introducendo più che poteva la lingua in lei, assaporando i suoi umori,<br />

godendo dei suoi gem<strong>it</strong>i di piacere.<br />

La candela era ancora dietro ma voleva che si muovesse e lei lo capì. Capì che se anche gli avesse<br />

scioltò le manette non si sarebbe ribellato, capì di averlo nelle sue mani e, con un paio di forbici,<br />

tagliò lo spago, liberando una mano che lui utilizzò per impugnare la candela e fottersi da solo mentre<br />

la leccava.<br />

Spingeva con tutta la forza che possedeva la candela nel sedere, velocemente, con lo stesso r<strong>it</strong>mo<br />

con cui la lingua adorava il fiore della sua padrona, un fiore sempre più ecc<strong>it</strong>ato.<br />

L'ecc<strong>it</strong>azione arrivò anche per lui, senza bisogno che si toccasse.<br />

Le vene dei suo membro pulsavano, i testicoli si indurivano e la mano continuava a spingere il fallo<br />

dentro.<br />

Sentiva l'orgasmo avvicinarsi, sentiva lo sperma salire e raggiungere la cappella, ma non doveva<br />

venire, voleva aspettare lei, doveva aspettare la sua padrona.<br />

Lei gemeva, ansimava, urlava di piacere.<br />

"Sto venendo...continua servo...continua a leccare, sto venendo."<br />

E solo quando si accorse che la padrona ebbe raggiunto l'orgasmo esplose anche lui, solo quando<br />

sentì i suoi umori sciogliersi in bocca si abbandonò al piacere.<br />

Un piacere che aveva raggiuntò senza toccarsi, un piacere che aveva raggiunto sodomizzandosi, un<br />

piacere che aveva raggiunto leccandola.<br />

Turbamento, brividi, caos nel suo corpo e nella sua mente.


La padrona si allontanò. Lui rimase lì, a quattro zampe, in attesa.<br />

Dopo pochi minuti il silenzio fu interrotto.<br />

"Hai le mani libere, pensa tu a liberare tutto il resto e rivest<strong>it</strong>i. Non ho più bisogno di te."<br />

L'uomo cercò di fare più in fretta che poteva per togliere lo spago dalle caviglie e la benda dagli<br />

occhi, ma quando tornò a vedere, lei era già scomparsa.<br />

La stanza era vuota, si era rivest<strong>it</strong>a ed era usc<strong>it</strong>a.C'era ancora il suo profumo, e il suo foulard rosso,<br />

utilizzato come benda. Quello lo aveva lasciato, forse come ricordo.<br />

L'uomo lo legò al polso e giurò a se stesso che mai lo avrebbe tolto, che mai sarebbe usc<strong>it</strong>o senza.<br />

Sapeva che nn l'avrebbe più rivista...sapeva che non la avrebbe più incontarta in internet e quel<br />

piccolo pezzo di stoffa era l'unica cosa che gli rimaneva, un segno distintivo per indicare al mondo<br />

che ovunque si trovasse, in qualunque s<strong>it</strong>uazione potesse cap<strong>it</strong>are, lei sarebbe rimasta sempre la<br />

sua unica padrona, la sua unica donna, la persona alla quale dare tutto.<br />

Gli aveva rap<strong>it</strong>o l'animo, gli era penetrata nelle vene e nel sangue e ci sarebbe rimasta finche lui<br />

avesse avuto aria nei polmoni per vivere.<br />

<strong>IL</strong> TEMPIO DI DUE ANIME<br />

Noioso e senza fine il convegno al quale ero costretta a partecipare.<br />

"Come vedi il mondo fra 10 anni", era il t<strong>it</strong>olo. Ma che ne so di come sarà il mondo tra 10 anni...non<br />

so nemmeno se ci sarà ancora un mondo o se verremo spazzati via tutti quanti da qualche guerra<br />

chimica.<br />

Meglio uscire a fumare una sigaretta. L'aria calda di quel pomeriggio di fine maggio era un vero<br />

toccasana per la mia mente stanca.<br />

Ero lì fuori a quella villa dove si teneva il convegno e guardavo l'imponente giardino che si<br />

stendeva davanti a me.<br />

Una strana sensazine...due occhi che mi fissavano. Facendo finta di nulla, mi voltai e vidi un ragazzo<br />

che mi guardava. Era alto, un bel fisico atletico dentro un elegantissimo completo grigio, cravatta e<br />

camicia celeste che esaltava il più profondo azzurro dei suoi occhi.<br />

Molto carino, pensai, ma forse il mio sguardo si era soffermato un pò troppo su di lui perchè lo vidi<br />

avvicinarsi.<br />

-"Salve...un pò noioso il covegno non trova?"-<br />

-"Salve...direi di si...ma ormai ci siamo."-<br />

-"Scusa l'invedenza ma possiamo darci del tu? Dovremmo essere coetanei. Io sono Filippo, ho 23<br />

anni."-<br />

-"Io Alessia, anche io 23 anni."-<br />

Il ragazzo sorrise mentre continuava a fissarmi. Notavo nei suoi occhi qualcosa di pericoloso, ma<br />

nello stesso tempo attraente ed ecc<strong>it</strong>ante.Un lungo brivido mi percorse la schiena mentre gli porgevo<br />

la mano.<br />

-"Ti va di fare una passeggiata, che ne dici?-<br />

Certo, non si poteva dire che perdeva tempo..<br />

."Alessia sei una persona razionale...non andare con lui, non sai chi sia".<br />

-"Volentieri, grazie."-<br />

Mi porse il braccio, sorridendo di felice ingenu<strong>it</strong>à.<br />

Forse mi stavo oltremodo preoccupando troppo...sembrava così tranquillo, un bravo ragazzo.<br />

Camminammo per un pò nel giardino, fra alte siepi, alberi e imponenti statue, in silenzio, finche lui mi<br />

disse:-"Secondo me, dopo la costruzione, fu r<strong>it</strong>rovo di innamorati e di amanti, cosi discreto com'è,<br />

non trovi?"-<br />

-"Potrebbe essere. Forse nella villa vagano ancora le anime di due amanti..."-<br />

-"No...scusami ma non credo alle storie di fantasmi."-<br />

-"Non parlavo di fantasmi...parlavo di anime."- precisai fissandolo e meravigliandomi del mio<br />

comportamento forse un pò troppo sfrontato.<br />

Lui ricambiava sempre le mie occhiate, senza abbassare mai lo sguardo, sfidandomi, senza sapere<br />

se continuare a fare il bravo ragazzo o scatenare l'animale latente in lui.<br />

-"E se queste due anime decidessero di impossessarsi dei corpi di due comuni mortali e consumare<br />

la loro passione?"-<br />

-"Bhe...forse sarebbe il caso di vis<strong>it</strong>are le stanze della villa, nella speranza di sentire qualche<br />

rumore sospetto."-


-"Magari invece sono qui nel giardino."-<br />

-"Dici che hanno deciso di prendere un pò di sole?"-dissi cercando di smorzare l'imbarazzo che si<br />

era impadron<strong>it</strong>o di me.<br />

-"Vista la bella giornata...Forse sono li, in quel tempietto neoclassico in cima a quella<br />

collinetta...andiamo?"-<br />

Lo seguii senza proferir parola, senza ribellarmi anche se una parte di me, quella ancora razionale,<br />

avrebbe voluto fuggire via.<br />

Mentre raggiungevamo il luogo, Filippo mi cingeva con il braccio la v<strong>it</strong>a. Forse lo faceva per ev<strong>it</strong>are<br />

di farmi cadere lungo il sentiero scosceso, ma poi mi fu tutto molto chiaro quando sentii la sua mano<br />

scivolare verso la mia anca.<br />

Mi allontanai da lui, divincolandomi dalla sua presa, e continuai a camminare, sorpassandolo.<br />

Ero davanti al tempio e lui, dietro di me, mi aveva raggiunto.<br />

Le sue mani poggiavano ora sul mio sedere sodo e pieno. Lo stringevano, facendomi avanzare<br />

verso il muro.<br />

Appoggiai le mani sul marmo freddo e sentì il suo corpo addosso, spingere contro il mio.<br />

Altri brividi mi percorsero...avrei voluto fermarlo, avrei voluto andarmene, fuggire via da lui e da<br />

quel luogo esoterico, ma, in realtà, non lo volevo davvero.<br />

Mi alzò la minigonna nera che indossavo, fin sopra le natiche, e accarezzò la mia pelle nuda, coperta<br />

solo da un perizoma nero.<br />

Con una mano mi scostò i capelli e prese a baciarmi il collo lungo tutta la sua lunghezza.<br />

Sentivo il suo al<strong>it</strong>o, sentivo il suo sesso ecc<strong>it</strong>ato che spingeva verso me, e lo<br />

desideravo,trasportata da mille emozioni contrastanti.<br />

-"Forse sto sbagliando"- mi disse-"Forse sto correndo troppo...ma lo voglio, ti voglio...e tu che cosa<br />

vuoi?"-<br />

-"Voglio te."- fu la mia semplice risposta.<br />

Inutile continuare a lottare su qualcosa che volevo anche io, inutile resistere, mi voleva, lo volevo e<br />

ci saremmo appartenuti.<br />

Mi baciò...un bacio lungo e intenso nel quale fece sciogliere la sua lingua nella mia bocca,<br />

mischiando la sua saliva con la mia.<br />

Un bacio appassionato che si consumava mentre con la mano si slacciava i pantaloni, tirandoli giù<br />

con gli slip.<br />

Lo sentii duro, eretto, appoggiato nel solco fra le mie natiche. Sentivo che spingeva e si faceva<br />

spazio. La capella lucida e turgida di umori, lubrificò il mio stretto orifizio e Filippo cominciò a<br />

spingere per possedermi.<br />

Dolore f<strong>it</strong>to provavo in quel momento,mentre tentava di violarmi.<br />

Spinse ancora di più, allargando il sedere con le mani.<br />

Ancora schiacciata contro il marmo umido del tempio, sentivo la sua cappella farsi strada e allargare<br />

le pareti. Ancora un'altra spinta ed entrò defin<strong>it</strong>ivamente, facendomi sobbalzare dal bruciore.<br />

Senza smettere di baciarmi, lo infilò tutto dentro, spingendo più forte e, alla fine, entrò in me<br />

completamente.<br />

Sentivo le pareti del mio ano in fiamme ma, ben presto, quel dolore massacrante si trasformò in folle<br />

piacere.<br />

Le sue mani continuavano ad allargarmi,ma la carne si stava già ammorbidendo e rilassando.<br />

Il suo membro sferrava colpi incessanti dentro me, e lo sentivo crescere ed ecc<strong>it</strong>arsi ancora.<br />

Si fermò di colpo, mi allargò di più le gambe e mi fece piegare ad angolo retto.<br />

-"Vai giù che voglio scoparti per davvero adesso."- mi disse.<br />

Mi piegai a fatica col suo membro ancora dentro, ma quando finalmente gli donai la vista del mio<br />

sedere tondo, lo sentii scatenarsi come una furia sul mio corpo.Avrei voluto gridare di piacere ma<br />

Filippo, adagiandosi sopra di me, mi tappò la bocca con la mano. Nessuno doveva sentirci, nessuno<br />

doveva accorgersi che eravamo li.Cercai di soffocare il mio piacere ma era troppo difficile non<br />

esternare tutta la voglia ardente che avevo dentro.<br />

Rallentò i colpi...scivolava dentro e fuori lentamente, accorgendosi che adesso la mia carne era<br />

divenatata burro.<br />

Ansimavo, gemevo e lui con me, mentre mi accarezzava.<br />

Di nuovo la sua asta crudele mi trafiggeva, di nuovo accellerava il r<strong>it</strong>mo, di nuovo mi resi conto di<br />

essere in preda ad uno sconvolgimento totale.<br />

Le gambe mi tremavano...mi aggrappavo con le unghie al marmo freddo, al muro del tempio.<br />

Sentivo che l'orgasmo si avvicinava, un demone si stava impossessando di me e io, affamata, non


vedevo l'ora di saziarlo.<br />

Mentre Filippo accellerava i colpi, il mio corpo si irrigidì e venni, preda di mille scosse, preda di<br />

mille tumulti.<br />

Si muoveva ancora e ancora e ancora, mentre, piegata al suo volere, grondavo di piacere. Sentii<br />

che anche il corpo di lui era diventato rigido e, dopo pochi istanti, inondò il mio sedere di sperma.<br />

Sentivo la sua asta ancora terribilmente ecc<strong>it</strong>ata, pompare dentro i miei reni, il suo nettare arrivare<br />

fino alle mie viscere, per colare poi fuori, come un fiume straripante.<br />

Con un urlo liberatorio, si accasciò su di me, sudato. Ero drogata da lui e da ciò che era successo.<br />

Mi inginocchiai ai suoi piedi e glielo presi in bocca, pulendolo, succhiandolo dalla base alla<br />

cappella, facendo scorrere la mia lingua su di lui, assaporando i suoi e i miei umori mescolati.<br />

Lui mi accarezzava i capelli ancora ansimante e, quando mi rialzai, vidi la sua fronte sudata e<br />

piccole goccie imperlavano il viso.<br />

Eravamo lì in silenzio a fissarci. Non esisteva più nulla intorno a noi...esistevamo solo noi e la<br />

nostra passione consumata velocemente come il batt<strong>it</strong>o d'ala di una farfalla.<br />

Quello sguardo...quell'intenso sguardo,lo sapevamo entrambi, era un addio.<br />

Come le anime dei due amanti che dimoravano in quel giardino, non potevamo possederci per<br />

sempre.<br />

Dovevamo tornare alla realtà,renderci conto che eravamo solo due persone, due sconosciuti.<br />

Come le anime forse ci saremmo cercati per l'etern<strong>it</strong>à...<br />

L'unica cosa certa era che avremmo portato per sempre il ricordo di quei fugaci momenti in cui lo<br />

spazio sembrava aver cessato di esistere e a cui avremmo ripensato quando i nostri cuori<br />

avrebbero cominciato a vagare, cercandosi.

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