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::: PROMORAMA ::: PRESS :::<br />

BAND: JoyCut TITLE: GHOST TREES WHERE TO<br />

DISAPPEAR<br />

LABEL: PILLOWCASE<br />

PAG. 24<br />

LOST HIGHWAYS<br />

http://www.losthighways.it/2011/02/23/ghost-trees-where-to-disappear-joycut/#more-13485<br />

Giunti al secondo album, dopo un brillante esordio ed un ep che anticipava questa nuova uscita, i JoyCut<br />

festeggiano la propria decade di attivismo musicale con un disco che come pochi altri album nostrani riuscirà<br />

a far parlare di sé (ma soprattutto riflettere) in terra natia e all’estero.<br />

La passione dei JoyCut è qualcosa di palpabile e facilmente riconoscibile; nella sua storia la band ha sempre<br />

veicolato la propria espressione artistica verso tematiche come mai così attuali. Unici in questa coerenza di<br />

arte e pensiero, i JoyCut continuano a ricordare a tutti quanto questo mondo sia un dono da accudire e<br />

rispettare. Se in The very strange tale of Mr.Man un piccolo e spaesato alieno ci raccontava di ciò che<br />

vedeva sul pianeta terra con occhi simili ai nostri, ma molto più disincantati, ora in Ghost trees where to<br />

disappear è l’immagine simbolica dell’albero fantasma ad unire le trame di un progetto che vede l’appoggio<br />

di molte realtà d’eccellenza, tutte italiane e molto attente alla tematica ambientale (dall’ass. Comuni Virtuosi<br />

alla rivista Altraeconomia, sino al colosso Coop).Tanta bellezza di intenti e purezza di pensiero non sarebbero<br />

sufficienti, però, se non sostenute dall’altrettanto solida e dinamica architettura sonora. I JoyCut non hanno<br />

mai fatto nulla per nascondere i propri riferimenti musicali ben saldi nel rock wave britannico (per intenderci:<br />

tutto il mondo che ruota attorno a Cure e Joy Division) ma in questo nuovo album c’è qualcosa che rende il<br />

suono assolutamente personale.Si percepisce subito, dall’introduttiva 1oPence e dalla successiva Clean<br />

Planet, che questo è un disco capace di puntare in alto: basso e batteria che alimentano i crescendo<br />

musicali, chitarre ed elettronica che colorano, strutturano e riempono gli spazi siderali che i JoyCut amano<br />

dipingere. La melodia è ricercata ed orecchiabile, però mai sfacciata ed artefatta, perchè quello dei JoyCut è<br />

un rock che vuole far riflettere i corpi e ballare le menti. GardenGrey e la sua “danza dei perdenti” ne è la<br />

più solare rappresentazione, mentre TTG appare come un inno alla consapevolezza delle nostre azioni.<br />

Semplici note di piano si alternano a raffiche di chitarra mentre la profonda voce di Pasquale Pezzillo canta<br />

“In her eyes there’s a peaceful tree where I climb at night”: l’albero inteso non solo come risorsa naturale da<br />

salvare, ma come luogo di rifugio che, in fondo, è capace di salvare noi tutti. Il clima diventa cupo e l’aria<br />

irrespirabile nella brutale e splendida Deus: digressioni sonore si fanno liquide ed al contempo taglienti in<br />

una lunga apertura strumentale fino al rabbioso sfogo vocale. La lenta e rarefatta GTRC anticipa i quattro<br />

intensi e luminosi brani The fall, Apple, Liquid e L@M_S con il loro sound ricco, saturo e variopinto anche<br />

grazie all’uso dei cori. Accostamenti sonori vagamente orientaleggianti disegnano nuovi paesaggi in<br />

FakeModesty: un inferno di mondo che è caos, inquinamento ambientale e delle coscienze, bugie e<br />

l’incapacità di volare. Con W4U, notturna e delicata poesia sonora, si chiude il cerchio tornando da dove si<br />

era partiti, sognando alberi fantasma.<br />

Quello dei JoyCut è un progetto unico: la ricerca della modernità musicale si affianca a quella tecnologica<br />

rendendo il disco un tramite tra le persone e il mondo che vivono. Il disco non è più un semplice oggetto,<br />

non si limita a cantare canzonette, bensì narra da dove viene, com’è fatto, di cosa è fatto… la sua vita,<br />

quindi la nostra. Tutto il packaging è realizzato in materiali eco-compatibili, riciclati e riciclabili, inchiostri<br />

naturali, colle vegetali; il disco è stato registrato a Londra presso The Premises, il primo studio di<br />

registrazione interamente alimentato da energia solare. I JoyCut sono forse la prima band che non cerca la<br />

verità nella propria estetica musicale, ma bensì nell’azione collettiva, pungolando e stimolando gli ascoltatori<br />

in sane ed ormai indispensabili pratiche ecologiste.<br />

L’uscita digitale del disco ha avuto concomitanza con l’evento di sensibilizzazione verso il risparmio<br />

energetico M’illumino di meno, ma anche purtroppo con i più tristi e tragici eventi di ribellione dei popoli del<br />

Nord Africa. E’ una strana sensazione ascoltare i versi “C’mon kids, you are the future of our towns” mentre<br />

impazzano i video della potenza petrolifera di Gheddafi andare a fuoco per mano di una popolazione libica il<br />

cui 50% è di età inferiore ai 15 anni. Fa pensare. Fa rabbrividire. Ed è anche grazie alla musica dei JoyCut<br />

che possiamo capire che altre strade ora sono pronte per essere percorse.

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