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La relazione medico-paziente (PDF 163 KB)

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Atti del Primo Convegno Nazionale A.M.O.I.C.<br />

come allievo Asclepio, divinizzato come<br />

figlio di Apollo e dio della medicina.<br />

Accanto alla medicina sacerdotale realizzata<br />

nei templi, anche uomini liberi<br />

cominciarono a praticare l’arte, istruiti in<br />

scuole spesso poste nelle vicinanze dei<br />

templi, allo scopo di poter osservare i<br />

malati che vi affluivano (scuole di<br />

Crotone, Cirene, Rodi, Cnido e Coo).<br />

Prima del V sec. a.C. gli associati<br />

all’arte, decisero di darsi regole etiche al<br />

di là delle leggi e delle ideologie vigenti<br />

nei vari Paesi, con l’intento di poter<br />

effettuare le terapie con indicazioni<br />

comuni.<br />

<strong>La</strong> medicina iniziò allora a perdere le<br />

caratteristiche legate alla sacralità ed alla<br />

religione e cominciò ad essere interpretata<br />

come arte, téchne: si operava, cioè,<br />

secondo una causa ed un fine.<br />

Il <strong>medico</strong> doveva essere un uomo perfetto,<br />

nel quale l’amore per l’arte era<br />

accompagnato dalla moralità e dall’onestà.<br />

Il <strong>medico</strong>, non tenendo più in considerazione<br />

gli dei, cominciò ad avere l’esigenza<br />

di razionalizzare il suo operato.<br />

Alcmeone di Crotone ed Ippocrate ai loro<br />

allievi insegnarono che le Conoscenze del<br />

<strong>medico</strong> dovevano riguardare:<br />

- la malattia<br />

- il rimedio per la cura<br />

- il meccanismo attraverso cui il rimedio<br />

agiva specificamente in quella<br />

malattia e non in un’altra.<br />

Il Giuramento d’Ippocrate, documento<br />

pubblicato in un periodo non precisato,<br />

ma compreso tra il 458 a.C. ed il 351<br />

a.C., contiene un ideale che può essere<br />

tradotto in norme etiche applicabili<br />

ancora oggi, per avere una buona medicina.<br />

Gli aspetti metodologici inerenti alla<br />

<strong>relazione</strong> del <strong>medico</strong> con il <strong>paziente</strong> e<br />

con la società sono quanto mai attuali.<br />

Accanto alle figure dell’empirista, del<br />

mago purificatore e del sacerdote di<br />

Asclepio, compare l’asclepiade tecnico e<br />

la medicina diventa l’arte di curare<br />

secondo le regole del Corpus<br />

Hippocraticum.<br />

L’asclepiade ippocratico aveva come<br />

caratteristica l’essere amico del malato,<br />

il quale era riconosciuto semplicemente<br />

come un membro della comunità umana,<br />

la polis.<br />

L’amicizia (philia) per i greci era sempre<br />

amore per la natura (physiophilia)<br />

mentre la tecnica (tékhné) un saper fare<br />

razionalmente quanto la natura consente<br />

di fare.<br />

L’astensione terapeutica era considerata<br />

giustificata di fronte alla “necessità<br />

della natura”, che non poteva essere<br />

superata: ciò ad indicare che i malati non<br />

guaribili, non erano più seguiti dal <strong>medico</strong>,<br />

il quale si riteneva al servizio della<br />

sua arte e contemporaneamente servitore<br />

della natura.<br />

Esisteva anche una valutazione economica<br />

del malato: solo i malati che potevano<br />

pagare le cure erano seguiti, mentre<br />

gli schiavi erano curati da medici che<br />

si occupavano esclusivamente di loro.<br />

Nel pensiero ippocratico, il <strong>medico</strong><br />

doveva essere preoccupato sia del corpo,<br />

sia dell’anima:<br />

il <strong>medico</strong> si considerava coautore della<br />

vita umana.<br />

<strong>La</strong> corretta cooperazione tecnica tra la<br />

propria libertà e quella del malato era ciò<br />

che permetteva l’atto terapeutico: <strong>medico</strong><br />

e <strong>paziente</strong> esercitavano, insieme e<br />

Documento: “Il Giuramento di Ippocrate”<br />

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