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Lobo temporale memoria Lobo temporale memoria - Neurofisiologia ...

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<strong>Lobo</strong> <strong>temporale</strong><br />

<strong>memoria</strong><br />

Guido Guido Rodriguez<br />

Andrea Brugnolo<br />

Nicola Girtler<br />

<strong>Neurofisiologia</strong> Clinica (DiNOG)<br />

Università di di Genova


• E.P. era stato un abile tecnico di laboratorio per 28 anni quando, nel<br />

1982, andò in pensione per godersi la famiglia e coltivare i propri<br />

hobby. Dieci anni più tardi, a 70 anni, E.P. contrasse un’infezione<br />

acuta di tipo virale (un’encefalite da herper simplex) e fu ricoverato<br />

in ospedale. Una volta dimesso, i suoi amici e familiari, vedevano lo<br />

stesso uomo raggiante, gentile e in buona salute che dialogava in<br />

modo appropriato con gli altri. Tutti i suoi processi mentali erano<br />

rimasti intatti, ma qualcosa non andava con la <strong>memoria</strong>, E.P.<br />

continuava a ripetere gli stessi commenti e a porre le stesse<br />

domande e non era in grado di riconoscere nuovi ospiti neppure dopo<br />

100 visite. A causa del virus che aveva distrutto alcune porzioni<br />

dell’encefalo, l’uomo aveva perso la capacità di memorizzare nuovi<br />

eventi. E.P. poteva trattenere il ricordo di nuovi episodi o incontri<br />

soltanto per pochi secondi. Rispetto al passato aveva dubbi circa la<br />

casa in cui aveva vissuto per 20 anni, o sul fatto che uno dei suoi<br />

figli, ormai adulto, vivesse nella casa accanto e che aveva due nipoti.<br />

La malattia gli aveva impedito di trasportare i propri pensieri e le<br />

proprie impressioni nel futuro e aveva interrotto il collegamento col<br />

passato. Adesso E.P. era confinato nel presente.


• Il caso di E.P. dimostra in maniera drammatica che<br />

l’apprendimento e la <strong>memoria</strong> costituiscono fenomeni<br />

fondamentali dell’esperienza umana. Siamo in grado di<br />

acquisire nuove conoscenze sul mondo che ci circonda<br />

perché le esperienze che facciamo modificano il nostro<br />

cervello e spesso, queste conoscenze, vengono<br />

trattenute nella <strong>memoria</strong> per lungo tempo (modificazioni<br />

durature).<br />

• Le nozioni acquisite dipendono dall’esperienza e sono<br />

trattenute grazie alla <strong>memoria</strong> (volti, nomi, conoscenze,<br />

canzoni, ecc.).<br />

• Noi siamo ciò che siamo in gran parte grazie a ciò che<br />

impariamo e ricordiamo.<br />

• Lo studio dell’apprendimento e dell’immagazzinamento<br />

della <strong>memoria</strong> ha costituito uno dei pilastri di tre diverse<br />

discipline intellettuali: prima la filosofia, poi la psicologia<br />

e ora la biologia.


Convergenze tra psicologia e biologia<br />

• All’inizio di questo millennio i quesiti<br />

posti da psicologi e biologi hanno<br />

cominciato a convergere su un terreno<br />

comune.<br />

1) Dove sono localizzati i ricordi nel<br />

cervello?<br />

2) Come si formano in termini<br />

neurobiologici?


Convergenze tra psicologia e biologia<br />

• Rispetto alla questione del dove è oggi opinione<br />

comune che le tracce di <strong>memoria</strong> siano conservate<br />

principalmente nelle regioni cerebrali<br />

originariamente coinvolte nell’elaborazione di<br />

ciascun tipo di informazione.<br />

• Alcuni ricercatori credono che gli engrammi (tracce<br />

mnestiche di origine organica) siano distribuiti sulla<br />

base dei “domini di conoscenza” (danni cerebrali con<br />

deficit selettivi – es categorie semantiche - animali)<br />

• Alcune forme di apprendimento sono state associate<br />

a meccanismi di <strong>memoria</strong> in regioni cerebrali<br />

circoscritte (condizionamento alla paura – amigdala)


Convergenze tra psicologia e biologia<br />

• Questa risposta generale sul dove ha suggerito<br />

una risposta su come si formano i ricordi<br />

• Se un engramma (tracce mnestiche di origine organica)<br />

è mediato da una rete di neuroni, allora la<br />

sua creazione sarebbe il processo per il<br />

quale neuroni che una volta funzionavano<br />

indipendentemente cominciano a lavorare<br />

assieme come una rete.<br />

• Daniel Hebb fu il primo nel 1949 ad ipotizzare<br />

che le memorie siano conservate nel cervello<br />

sotto forma di reti di neuroni che chiamò<br />

“assemblee cellulari”.<br />

• La sua idea è che, attraverso l’esperienza,<br />

queste assemblee gradualmente vengono a<br />

rappresentare specifici oggetti o concetti.<br />

• L’apprendimento hebbiano sostiene che quando<br />

i neuroni presinaptici e postsinaptici sparano<br />

assieme dei potenziali d’azione aumenta la<br />

forza delle loro connessioni sinaptiche


L’idea che le connessioni tra i neuroni siano rafforzate<br />

dalla loro comunicazione, rendendo così più facile la<br />

comunicazione successiva, fornisce la base neurologica<br />

della <strong>memoria</strong><br />

• Molto di quello che sappiamo sulla<br />

<strong>memoria</strong> deriva dagli studi su una piccola<br />

lumaca marina (gasteropode), l’Aplysia<br />

californica.<br />

• L’Aplysia ha un sistema nervoso di<br />

appena 20.000 mila neuroni contri i 100<br />

miliardi presenti nel nostro sistema<br />

nervoso


Branchia<br />

Sifone


Assuefazione e sensibilizzazione<br />

• Quando uno sperimentatore sfiora il sifone il<br />

piccolo animale ritira la branchia.<br />

• Questo semplice riflesso dimostra le due<br />

forme di apprendimento che si verificano in<br />

molti animali (essere umano compreso)<br />

l’assuefazione e la sensibilizzazione<br />

• L’assuefazione si riferisce a una riduzione<br />

della risposta quando lo stesso stimolo è<br />

riproposto ripetutamente<br />

• La sensibilizzazione si riferisce a un<br />

incremento della risposta allo stimolo<br />

assuefatto quando questo venga abbinato a<br />

uno stimolo nocivo


La stimolazione tattile del sifone dell’animale provoca la ritrazione della branchia.<br />

Quando il sifone è toccato ripetutamente, questa risposta diminuisce<br />

progressivamente (assuefazione). Al contrario, uno shock alla coda accresce il<br />

riflesso assuefatto di ritrazione della branchia (sensibilizzazione)


Decremento rilascio<br />

neurotrasmettitore tra<br />

neurone sensoriale e<br />

motoneurone<br />

Incremento rilascio<br />

neurotrasmettitore tra neurone<br />

sensoriale e motoneurone a causa<br />

dell’intervento degli interneuroni<br />

modulatori<br />

Il contatto con la pelle del sifone stimola i neuroni sensoriali, i<br />

quali a loro volta eccitano gli interneuroni e i motoneuroni che<br />

inducono la ritrazione della branchia.<br />

Registrazioni elettriche mostrano che l’assuefazione comporta<br />

un decremento del rilascio di neurotrasmettitore.<br />

La sensibilizzazione comporta un aumento del rilascio del<br />

neurotrasmettitore, ma dipende dall’attività di altri neuroni.


• Quando uno sperimentatore stimola la<br />

coda dell’aplysia con una scossa elettrica<br />

il piccolo animale ritira la branchia.<br />

• Se si ripete la scossa la ritira ancora più<br />

velocemente<br />

• Un ora dopo, se si ripete la scossa,<br />

l’aplysia ritira la branchia come se fosse<br />

la prima volta, come se “non ricordasse”.<br />

• Ma se si continuano a somministrare<br />

scosse l’aplysia svilupperà una <strong>memoria</strong><br />

persistente che può durare giorni e<br />

settimane.


• Un modello di MBT e di MLT<br />

• il riflesso di retroazione esercitato<br />

dalla scossa, ha una durata di pochi<br />

minuti (MBT)<br />

• Se si continuano a somministrare scosse<br />

l’aplysia svilupperà una <strong>memoria</strong><br />

persistente (MLT) dovuta a l’innesco<br />

dell’espressione genica, la sintesi di<br />

nuove proteine e la formazione di nuove<br />

connessioni sinaptiche.


• L’immagazzinamento a<br />

lungo termine implica la<br />

formazione di nuove<br />

connessioni sinaptiche<br />

(Kandel 1999).<br />

• L’apprendimento<br />

dell’Aplysia si basa su<br />

cambiamenti che<br />

coinvolgono le sinapsi sia<br />

per la <strong>memoria</strong> a breve<br />

termine (maggior rilascio<br />

di neurotrasmettitore)<br />

che per la <strong>memoria</strong> a lungo<br />

termine (formazione di<br />

nuove sinapsi)<br />

• Qualsiasi esperienza che si<br />

traduce in ricordo produce<br />

dei cambiamenti fisici nel<br />

nostro SN<br />

ERIC KANDEL<br />

(1929 –


• Un processo simile ma molto più potente si verifica nel<br />

nostro ippocampo (ma non solo) che è un’area<br />

fondamentale per l’immagazzinamento a lungo termine<br />

dei nuovi ricordi.<br />

• Bills e Lomo (1973) studiando l’ippocampo del<br />

coniglio scoprirono che somministrando un<br />

treno di stimoli elettrici ad alta frequenza<br />

aumentavano i potenziali d’azione prodotti da<br />

stimoli successivi ma solo in quella via neurale<br />

(la corrente elettrica rinforzava le<br />

connessioni sinaptiche lungo quella via per ore<br />

o settimane).<br />

• Si tratta del Potenziamento a lungo Termine<br />

LTP che è un aumento della forza della<br />

trasmissione neurale che deriva dal<br />

rafforzamento delle connessioni sinaptiche.


• La scoperta del LPT ha fornito un altro buon<br />

candidato per il tipo di meccanismo cellulare che<br />

potrebbe essere alla base dell’immagazzinamento<br />

delle memorie.<br />

• L’LPT ha due ulteriori proprietà:<br />

• La specificità, solo le sinapsi attivate durante la<br />

stimolazione verranno potenziate<br />

• L’associatività, se una via nervosa viene<br />

debolmente attivata nello stesso momento in cui<br />

un’altra via verso lo stesso neurone viene<br />

fortemente attivata, allora entrambe le vie<br />

mostreranno LPT


• Come suggerito dal fenomeno<br />

dell’assuefazione, l’indebolimento<br />

sinaptico fa parte dell’apprendimento e<br />

della <strong>memoria</strong>. Se le sinapsi continuano<br />

ad aumentare la loro forza attraverso il<br />

LPT raggiungeranno il livello massimo<br />

che andrà controbilanciato dal<br />

meccanismo di inibizione sinaptica detto<br />

Depressione a Lungo Termine (LTD)<br />

• Il LTD, al contrario del LTP, si verifica<br />

con stimolazioni a bassa frequenza per<br />

un lungo periodo.


• Il LPT coinvolge il neurotrasmettitore<br />

glutammato e due suoi recettori (AMPA,<br />

NMDA). I rec AMPA mediano la normale<br />

trasmissione sinaptica nell’ippocampo.<br />

L’operazione dei rec NMDA dipende invece dallo<br />

stato della cellula postsinaptica.<br />

Se è a riposo i rec NMDA<br />

sono bloccati dagli ioni<br />

Mg, ma quando si<br />

depolarizza il magnesio<br />

viene espulso dai rec<br />

NMDA consentendo agli<br />

ioni Ca di passare.<br />

L’entrata di Ca all’interno<br />

della cellula postsinaptica<br />

genera LPT<br />

α-amino-3-idrossi-5-metil-4-isosazolo propionato<br />

N-metil-D-aspartato


Solo quando il glutammato si lega a questi rec e la cellula<br />

postsinaptica si depolarizza, il Ca può fluire all’interno<br />

della cellula postsinaptica per dare inizio all’LPT.<br />

LPT è limitato alle sinapsi attive dove è stato rilasciato<br />

glutammato (specificità)<br />

L’LPT può aver luogo<br />

nelle sinapsi dove<br />

uno stimolo debole<br />

non è sufficiente a<br />

depolarizzare la<br />

cellula postsinaptica,<br />

qualora la membrana<br />

venga depolarizzata<br />

da uno stimolo forte<br />

che sopraggiunge<br />

simultaneamente<br />

nelle sinapsi vicine<br />

(associatività)


• I meccanismi di mantenimento dell’LPT sono<br />

compresi meno chiaramente. Sembra che il Ca<br />

attivi le proteine chinasi che a loro volta<br />

possono attivare i recettori AMPA già<br />

presenti o aggiungerne di nuovi, avendo come<br />

risultato un aumento durevole della<br />

trasmissione sinaptica.<br />

Il mantenimento<br />

dell’LPT dipende<br />

anche da variazioni<br />

nell’espressione genica<br />

e nella sintesi<br />

proteica e da<br />

cambiamenti<br />

morfologici nella<br />

sinapsi


Relazione tra LPT e prestazione<br />

mnemonica<br />

• Sebbene l’LPT abbia molte proprietà<br />

richieste dall’immagazzinamento in<br />

<strong>memoria</strong> si tratta di un fenomeno per<br />

ora ricavato solo in vitro.<br />

• Ultimamente è stato dedicato grande<br />

sforzo alla ricerca di un collegamento<br />

diretto tra LPT e memorizzazione


• Si sono cercate prove dell’ LPT<br />

comportamentale; ad es un gruppo di<br />

ratti allevati in ambiente arricchito<br />

mostrano un aumento dei potenziali<br />

postsinaptici (simile all’LPT) rispetto a<br />

ratti allevati in ambiente impoverito.<br />

• L’incremento scompare entro un paio di<br />

settimane se i ratti “arricchiti” vengono<br />

posti in un ambiente impoverito


• Un altro metodo per provare la relazione<br />

tra LPT e <strong>memoria</strong> è stato quello di<br />

prevenire l’LPT e determinare se la<br />

<strong>memoria</strong> risulta compromessa.<br />

• Sono stati utilizzati dei topi “knockout”<br />

nei quali è stato eliminato il gene per una<br />

proteina cruciale per la biochimica<br />

dell’LPT


• Tonegawa et al hanno prodotto topi che<br />

difettavano per i recettori NMDA nella<br />

CA1 dell’ippocampo (cruciale per<br />

l’apprendimento spaziale dei roditori)<br />

• Mentre i topi “sani” cercavano una<br />

piattaforma nascosta in una vasca<br />

d’acqua torbida solo vicino alla posizione<br />

in cui si trovava nelle prove precedenti, i<br />

topi geneticamente modificati la<br />

cercavano in lungo e in largo


Cambiamenti nella morfologia sinaptica legati all’apprendimento<br />

• Come già detto il mantenimento a lungo temine dell’LPT richiede<br />

l’espressione genica e la sintesi di nuove proteine<br />

• Questi cambiamenti possono condurre ad alterazioni strutturali di<br />

lunga durata nelle sinapsi (consolidamento sinaptico)<br />

• Sono stati descritti 4 tipi di cambiamento morfologici nella spina<br />

dendritica in risposta all’LPT<br />

a) incremento<br />

grandezza<br />

spina<br />

b) sinapsi perforate<br />

c) divisione in due<br />

spine distinte<br />

d) accrescimento<br />

numero delle<br />

spine


La <strong>memoria</strong> a livello<br />

di sistemi cerebrali


La <strong>memoria</strong> a livello di sistemi cerebrali<br />

• I dati provenienti da numerosi casi clinici<br />

hanno dimostrato che differenti regioni<br />

cerebrali giocano ruoli diversi nei diversi tipi<br />

di <strong>memoria</strong><br />

• I lobi temporali mediali giocano un ruolo<br />

fondamentale nella codifica e nel<br />

consolidamento del tipo di ricordi che sono<br />

accessibili alla coscienza, ma queste regioni<br />

non conservano permanentemente i ricordi<br />

né sono necessarie per la codifica o il<br />

consolidamento di altri tipi di <strong>memoria</strong>.


Brenda Milner e il Caso H.M.<br />

H.M. brain (Scoville<br />

& Milner, 1957)<br />

H.M. : Rimozione bilaterale della porzione centrale dei lobi temporali<br />

(ippocampo e corteccia circostante risultano assenti)


Il cervello di H.M.


NATURE REVIEWS |<br />

NEUROSCIENCE VOLUME 3 |<br />

FEBRUARY 2002 | 153-160


LA MEMORIA<br />

Il caso di H.M.<br />

Grave amnesia retrograda ed anterograda<br />

Ne emerse un grave quadro di amnesia In H.M. i vecchi<br />

ricordi (es. l’infanzia) erano rimasti quasi intatti, ma aveva<br />

difficoltà nel recupero di memorie acquisite nei 3 anni<br />

precedenti l’operazione, soprattutto per gli eventi personali<br />

(amnesia retrograda)<br />

Soprattutto, mostrava una grave incapacità nel ritenere<br />

informazioni nuove (amnesia anterograda)


LA MEMORIA<br />

Il caso di H.M.<br />

Memoria a breve termine preservata<br />

Ma la <strong>memoria</strong> a breve termine era normale<br />

Utilizzando normali strategie di reiterazione del materiale<br />

H.M. era in grado di mantenere in <strong>memoria</strong> delle informazioni<br />

(es. una breve lista di numeri)<br />

Una qualsiasi interruzione comprometteva però il ricordo


Il caso di H.M.<br />

MEMORIA E APPRENDIMENTO<br />

Memoria procedurale preservata<br />

Anche la <strong>memoria</strong><br />

procedurale era intatta<br />

Il paziente H.M. mostrava di<br />

apprendere compiti motori<br />

complessi (ad esempio copiare un<br />

disegno allo specchio), benché<br />

non ricordasse nulla delle sessioni<br />

precedenti!


• I lobi temporali mediali sono necessari per<br />

certi tipi di funzioni di <strong>memoria</strong>, ma non lo<br />

sono per le funzioni percettive, intellettive ed<br />

esecutive<br />

• Queste regioni sono necessarie al ricordo di<br />

eventi recenti, ma non sono necessarie al<br />

ricordo di eventi remoti<br />

• Sono necessarie per trasferire eventi e fatti<br />

nel MLT, ma non per la ritenzione in “diretta”<br />

dell’informazione<br />

• Non sono necessarie alla <strong>memoria</strong> che si<br />

manifesta attraverso la prestazione, come le<br />

abilità motorie o altri tipi di destrezza


TASSONOMIA DEI SITEMI DI MEMORIA<br />

I casi di H.M. ed altri pazienti con amnesia da lobo <strong>temporale</strong> mediale<br />

implicano l’esistenza di differenti tipi di <strong>memoria</strong>


Memoria di Lavoro e Memoria a Lungo Termine<br />

Evidenze a favore della separazione tra i due<br />

magazzini si riscontrano nel paradigma di<br />

rievocazione libera immediata di liste di parole (di<br />

ampiezza superiore allo span), in cui è comune<br />

osservare i seguenti fenomeni:<br />

recency effect: rievocazione corretta e accurata<br />

degli ultimi elementi della lista (sostenuta dal<br />

sistema di MBT),<br />

primacy effect: discreta rievocazione dei primi<br />

elementi (sostenuta dal sistema di MLT).


• Vi sono casi in cui invece i pazienti a fronte di<br />

una <strong>memoria</strong> a lungo termine conservata<br />

mostrano deficit della <strong>memoria</strong> di lavoro<br />

• Ad esempio K.F. (Warrington e Shallice) aveva<br />

difficoltà a rievocare immediatamente liste di<br />

4 parole ma era anche più rapido e bravo dei<br />

soggetti normali ad apprendere liste lunghe di<br />

parole<br />

• In questi casi il danno è localizzato nelle<br />

regioni temporo-parietali sinistre (area<br />

perisilviana)


Memoria Dichiarativa e Memoria Non Dichiarativa<br />

Sebbene H.M. sia gravemente<br />

compromesso a livello di <strong>memoria</strong><br />

dichiarativa, la sua prestazione in molti<br />

compiti di <strong>memoria</strong> non dichiarativa è<br />

normale.<br />

Si può sostenere che alcune, o tutte, le<br />

strutture del lobo <strong>temporale</strong> mediale sono<br />

necessarie per la <strong>memoria</strong> dichiarativa ma<br />

non per la <strong>memoria</strong> non dichiarativa


Memoria Dichiarativa e Memoria Non Dichiarativa<br />

Il primo incontro di uno stimolo (detto prime)<br />

aumenta l’abilita’ di analizzare quello stesso stimolo ad<br />

una successiva presentazione<br />

Esempio: Compito di completamento di radici di<br />

parole. Al soggetto viene data una lista di parole e,<br />

dopo un intervallo di tempo, gli vengono dati dei<br />

frammenti di parole da completare con le parole<br />

apprese precedentemente (esplicito) o con la prima<br />

parola che viene in mente (implicito)


Priming di ripetizione preservato (<strong>memoria</strong> non dichiarativa)<br />

I pazienti amnesici con lesione delle strutture del lobo<br />

<strong>temporale</strong> mediale svolgono correttamente il compito di<br />

completamento implicito ma non quello di completamento<br />

esplicito


Memoria Dichiarativa e Memoria Non Dichiarativa<br />

Priming percettivo visivo<br />

Importante la<br />

corteccia occipitale


In sintesi<br />

La distinzione tra sistemi di <strong>memoria</strong> di lavoro e a lungo termine e<br />

quella tra sistemi di <strong>memoria</strong> dichiarativa e non dichiarativa sono<br />

state finora sostenute da una grande quantità di prove.<br />

Mentre un danno al lobo <strong>temporale</strong> mediale compromette la <strong>memoria</strong><br />

a lungo termine, ma non quella di lavoro, una lesione perisilviana<br />

sinistra danneggia la <strong>memoria</strong> di lavoro, ma non quella a lungo<br />

termine.<br />

Nel dominio della <strong>memoria</strong> a lungo termine un danno al lobo<br />

<strong>temporale</strong> mediale compromette la <strong>memoria</strong> dichiarativa (rievocazione<br />

e riconoscimento) ma non le funzioni della <strong>memoria</strong> non dichiarativa<br />

come il priming.<br />

Un danno al lobo occipitale compromette alcune forme di priming<br />

senza alterare le prestazioni della <strong>memoria</strong> dichiarativa


Il consolidamento sistemico della<br />

<strong>memoria</strong> dichiarativa<br />

L’ippocampo (e le zone adiacenti) non sono la sede in cui<br />

sono depositati i ricordi e le memorie passate, ma svolge un<br />

ruolo cruciale nel formare nuovi ricordi<br />

Nel 1971 David Marr ha ipotizzato che l’ippocampo sia un sistema a<br />

capacità limitata che acquisisce informazioni rapidamente ed<br />

automaticamente, senza però mantenerle a lungo.<br />

Col tempo, l’informazione originariamente disponibile nell’ippocampo<br />

diviene permanente in altre strutture del cervello (in corteccia), in<br />

maniera indipendente dall’attività dell’ippocampo stesso.<br />

Il meccanismo cruciale di questo trasferimento è la riattivazione<br />

(‘replay’) delle configurazioni di attivita’ neurale – forse svolta durante<br />

il ricordo conscio e il sonno


(A) L’ippocampo è necessario durante lo stadio iniziale del<br />

consolidamento perché le tracce mnestiche sono distribuite in varie regioni<br />

(festa).


(B) L’ippocampo e le strutture temporali mediali a esso collegate sono<br />

cruciali per ritenere un evento nella sua globalità in quanto le tracce<br />

mnestiche sono distribuite. Si può accedere ai ricordi dichiarativi non<br />

consolidati solo tramite l’ippocampo


(C) Il consolidamento avviene quando un ricordo viene ripetutamente<br />

riattivato (ricordo cosciente, sonno). La riattivazione conduce alla<br />

creazione di connessioni dirette tra le tracce corticali e quindi alla<br />

formazione di una rappresentazione integrata nella neocorteccia


MODELLO TRACCIA MULTIPLA<br />

Alcuni pazienti con amnesia <strong>temporale</strong> mediale hanno un<br />

disturbo della <strong>memoria</strong> retrograda autobiografica (episodica) che<br />

copre anche l’intero arco di vita.<br />

Ma allora il processo di consolidamento può impiegare anche più<br />

di 40 anni?<br />

Nadel e Moscovitch propongono la teoria della traccia multipla:<br />

I ricordi episodici più o meno consolidati sono sempre dipendenti<br />

dall’ippocampo; il gradiente <strong>temporale</strong> non è dovuto al<br />

trasferimento in corteccia ma al numero di tracce archiviate<br />

nell’ippocampo.<br />

Ogni volta che un ricordo è riattivato si archivia nell’ippocampo<br />

una nuova traccia di <strong>memoria</strong>. I ricordi remoti sono codificati da<br />

tracce multiple e diventano più resistenti a danni ippocampali.


LA MEMORIA DICHIARATIVA<br />

Sensazione di aver vissuto<br />

un episodio a un certo<br />

punto nel passato<br />

Ricordi di un evento<br />

passato che includono<br />

associazioni specifiche e<br />

dettagli del contesto


I modelli della MEMORIA DICHIARATIVA<br />

Considerando gli effetti drammatici provocati da una lesione dei Lobi<br />

Temporali Mediali non c’è dubbio che giocano un ruolo fondamentale<br />

nella <strong>memoria</strong> dichiarativa.<br />

Tuttavia i processi di <strong>memoria</strong> in questa regione e i contributi di altre<br />

parti del <strong>Lobo</strong> Temporale Mediale non sono stati ancora compresi<br />

appieno.<br />

Vi sono diversi modelli circa il suo funzionamento<br />

La teoria della mappa cognitiva (‘OKeefe):<br />

L’ippocampo media la <strong>memoria</strong> per le relazioni spaziali attraverso gli<br />

oggetti presenti nell’ambiente.<br />

Una prova è data dalle cellule per i luoghi nei roditori. Questi neuroni<br />

scaricano quando il ratto è in una posizione particolare della gabbia<br />

aperta.


Attivazione di otto differenti cellule per i luoghi


1. NELL’UOMO<br />

L’IPPOCAMPO SI<br />

ATTIVA IN COMPITI DI<br />

MEMORIA SPAZIALE<br />

(VEDI IMMAGINE<br />

OTTENUTA CON LA<br />

PET DEL CERVELLO DI<br />

UN TASSISTA<br />

LONDINESE MENTRE<br />

STA IMMAGINANDO DI<br />

PERCORRERE UN<br />

CERTO ITINERARIO)


UNA PARTE DELL’IPPOCAMPO<br />

DI TASSISTI ESPERTI (LA PARTE<br />

POSTERIORE) RISULTA ESSERE<br />

PIU’ ESTESA DI QUELLA DI UN<br />

GRUPPO DI CONTROLLO DI<br />

NON-TASSISTI = IL VOLUME<br />

IPPOCAMPALE CORRELA CON<br />

L’AMMONTARE DI ESPERIENZA<br />

DI NAVIGAZIONE SPAZIALE.


Il modello della <strong>memoria</strong> relazionale (Eichenbaum, Cohen)<br />

Teoria più generale, include la <strong>memoria</strong> spaziale ma cerca<br />

di spiegare altri aspetti della <strong>memoria</strong> dichiarativa.<br />

L’ippocampo non fornisce una rappresentazione dello<br />

spazio in quanto tale ma uno spazio di <strong>memoria</strong>. Ad es<br />

le cellule per i luoghi dei roditori non rappresentano una<br />

topologia globale dell’ambiente, ma le relazioni spaziali tra<br />

sottosistemi e segnali.<br />

L’attivazione di queste cellule è influenzata anche da<br />

variabili non spaziali, come la velocità con cui il ratto si<br />

muove, la presenza di particolari stimoli, ricompense<br />

nell’ambiente.


Teoria della mappa cognitiva<br />

Teoria della <strong>memoria</strong> relazionale


Il modello della <strong>memoria</strong> episodica<br />

L’ippocampo negli esseri umani contribuisce in egual modo alla<br />

<strong>memoria</strong> episodica e alla <strong>memoria</strong> semantica?<br />

Secondo Tulving, Moscovitch et al l’ippocampo è fondamentale per la<br />

<strong>memoria</strong> episodica ma non per quella semantica.<br />

Il paziente KC (Tulving) a seguito di un incidente in moto si procurò<br />

lesioni in diverse aree cerebrali compreso l’ippocampo.<br />

Le abilità intellettive risultavano preservate (leggere, scrivere, giocare<br />

a scacchi) ma mostrava un grave deficit della <strong>memoria</strong> anterograda e<br />

retrogada (tutto l’arco della vita!).


Le sue conoscenze semantiche erano tuttavia intatte (lessico,<br />

matematica, storia, geografia).<br />

Una lesione al lobo <strong>temporale</strong> mediale può danneggiare la <strong>memoria</strong><br />

retrograda episodica lasciando intatta la <strong>memoria</strong> retrograda<br />

semantica (tali pazienti, con fatica possono apprendere nuovi vocaboli<br />

o informazioni).


Un’ulteriore prova è data dal fatto che pazienti con lesioni alla<br />

corteccia <strong>temporale</strong> anteriore di sinistra hanno maggiori danni alla<br />

<strong>memoria</strong> semantica rispetto alla <strong>memoria</strong> episodica.<br />

Ad esempio la demenza semantica


IPPOCAMPO E CORTECCIA PERIRINALE<br />

Come sono collegate le funzioni dell’ippocampo alle<br />

funzioni delle altre strutture del lobo <strong>temporale</strong>?<br />

La teoria ippocampale–peririnale (Brown, Aggleton)<br />

L’ippocampo elabora informazioni in modo lento e sarebbe<br />

associativo e relazionale. I neuroni dell’ippocampo<br />

elaborano informazioni sulle posizioni spaziali e sulle<br />

associazioni fra gli elementi (tipo reminiscenza)<br />

La corteccia peririnale elabora<br />

informazioni più velocemente<br />

basate sugli elementi. I neuroni<br />

della corteccia peririnale<br />

segnalano informazioni riguardanti<br />

la novità dei singoli elementi<br />

(tipo familiarità)


(A) la registrazione di singole cellule negli animali ha<br />

mostrato che i neuroni periferici scaricano di più quando<br />

un oggetto è mostrato per la prima volta rispetto a quando<br />

è mostrato successivamente


(B) Studi di Fmri dimostrano il diverso contributo di<br />

ippocampo e corteccia peririnale nella reminiscenza.<br />

Ippocampo più attivo quando si è certi di aver già<br />

incontrato un dato oggetto<br />

Corteccia peririnale più attiva con oggetti nuovi


La Memoria Non Dichiarativa<br />

Le principali forme di ricordi non dichiarativi (impliciti)<br />

ricadono all’interno di tre grandi categorie:<br />

Priming<br />

Apprendimento di abilità<br />

Condizionamento<br />

Queste tre forme di <strong>memoria</strong> non dichiarativa dipendono<br />

da diverse regioni cerebrali e sono tutte indipendenti dal<br />

lobo <strong>temporale</strong> mediale


Priming<br />

Il priming rappresenta quell’alterazione della<br />

prestazione che risulta da un’esperienza<br />

precedente (prime)


Il priming può essere diretto quando il prime e il target (stimolo successivo<br />

per verificare l’effetto) sono identici, o indiretto quando gli stimoli sono<br />

diversi<br />

Il priming diretto può essere percettivo o concettuale


Percettivo<br />

Concettuale<br />

Semantico


Il priming percettivo è relativamente stabile durante il ciclo<br />

di vita, ed è sensibile a lesioni della corteccia sensoriale,<br />

ma non a lesioni dei lobi temporali mediali<br />

I soggetti dovevano completare<br />

radici di parole che si<br />

accoppiavano (prime) o che non<br />

si accoppiavano con le parole<br />

lette in precedenza<br />

(A) Il completamento di radici di parole attiva diverse aree tra cui la corteccia<br />

prefrontale ventrolaterale sx (a sx) e la corteccia occipito<strong>temporale</strong> ventrale (a dx).<br />

(B) Il priming ha ridotto l’attività in entrambe le regioni (soppressione da ripetizione)


Il priming concettuale non dipende dalla consapevolezza (è<br />

preservato in pazienti amnesici con danno ai lobi temporali mediali).<br />

Sono coinvolte la corteccia frontale, parietale e <strong>temporale</strong>.<br />

Nell’ambito della corteccia prefrontale è associato alla<br />

porzione anteriore del giro prefrontale inferiore sinistro


Il priming semantico ha una durata molto più breve<br />

(secondi) rispetto al priming percettivo (mesi) e<br />

concettuale (giorni). E’ sensibile a lesioni della corteccia<br />

<strong>temporale</strong> anteriore sinistra<br />

granaio<br />

capanno


Apprendimento di abilità<br />

Al contrario del priming dipendono da attività più vasta<br />

(apprendimento di una lingua, suonare uno strumento<br />

musicale, sciare).<br />

Necessitano di addestramento e pratica<br />

Dipendono da strutture come i gangli della base ed il<br />

cervelletto


Apprendimento di abilità motorie<br />

Sequenze ripetitiva di tasti da schiacciare all’insaputa del<br />

soggetto mostra l’apprendimento implicito, i tempi di<br />

reazione diminuiscono. Se si introduce un blocco con<br />

sequenza casuale i tempi di reazione aumentano<br />

nuovamente.


Apprendimento di abilità motorie<br />

Questo tipo di apprendimento di<br />

abilità è preservato nei pazienti<br />

con danno al lobo <strong>temporale</strong><br />

mediale, ma sono compromessi<br />

in quelli con disturbi ai gangli<br />

della base (M. di Parkinson, Corea<br />

di Huntington)<br />

La visualizzazione neurofunzionale<br />

mostra, in particolare, l’attivazione<br />

dello striato.<br />

Lo striato è la porzione dei gangli<br />

della base che include i nuclei<br />

caudato e putamen


Apprendimento di abilità motorie<br />

Durante l’apprendimento di attività motorie è evidente<br />

anche l’attivazione di altre aree:<br />

La corteccia parietale posteriore per i processi spaziali<br />

L’area motoria supplementare per la preparazione motoria<br />

La corteccia cingolata per la previsione della sequenza<br />

Il cervelletto per la coordinazione motoria


Apprendimento di abilità percettive<br />

L’apprendimento di attività percettive si riferisce ai<br />

miglioramenti di elaborazione degli stimoli percettivi<br />

pienamente familiari, familiari ma con qualche<br />

trasformazione o interamente nuovi.<br />

E’ essenziale in attività di vita quotidiana come<br />

comprendere il linguaggio parlato e scritto (significato e<br />

regole grammaticali implicite)<br />

Sono coinvolte, oltre ai gangli della base le cortecce<br />

sensoriali e associative<br />

Apprendimento di abilità cognitive<br />

L’apprendimento di attività cognitive si riferisce alla<br />

risoluzione di problemi (problem-solving). Coinvolge<br />

inizialmente i lobi temporali mediali quando si apprendono<br />

le regole esplicite del compito che si disattivano durante<br />

l’apprendimento implicito


Il condizionamento<br />

Il delay conditioning è prototipicamente<br />

procedurale (quando un soggetto<br />

impara la risposta di eyeblink ad un<br />

lieve soffio d’aria sull’arcata<br />

sopraccigliare questo soggetto è<br />

inconsapevole del condizionamento)<br />

infatti soggetti con lesioni ippocampali e<br />

dei lobi temporali mediali possono<br />

essere condizionati come i soggetti sani.


Una piccola variazione del paradigma (trace<br />

conditioning) converte il condizionamento implicito<br />

nella <strong>memoria</strong> esplicita.<br />

Richard Thompson et al (49, 50) trovano che il trace<br />

conditioning dipende dall’ippocampo infatti nei loro<br />

esperimenti gli animali con lesioni ippocampali non<br />

riescono ad essere condizionati con questa metodica.<br />

Clark e Squire (48) estendono l’esperimento agli esseri<br />

umani e scoprono che il trace conditioning richiede il<br />

ricordo consapevole. I soggetti diventano<br />

consapevoli del gap <strong>temporale</strong> tra lo stimolo<br />

condizionato e quello incondizionato; i soggetti che<br />

non raggiungono la consapevolezza non acquisiscono<br />

il trace conditioning. Infatti i soggetti con lesioni al<br />

lobo <strong>temporale</strong> mediale e che quindi soffrono di un<br />

deficit di <strong>memoria</strong> dichiarativa<br />

non imparano.


LA MEMORIA DI LAVORO<br />

Non trovo le chiavi dell’auto!<br />

Le cerco mettendo in azione la <strong>memoria</strong><br />

di lavoro, definita come:<br />

Ritenzione temporanea e manipolazione<br />

di informazioni necessarie per<br />

raggiungere gli obiettivi<br />

comportamentali a breve termine.


Memoria di lavoro - working memory)<br />

E’ vista come una sorta di magazzino temporaneo<br />

necessario per svolgere un’ampia gamma di<br />

compiti cognitivi.<br />

Essa consente di ritenere una quantità limitata di<br />

informazione per un periodo breve di tempo<br />

(nell’ordine di secondi).<br />

E’ la <strong>memoria</strong> che usiamo costantemente, quella che<br />

è sempre “in linea” quando dobbiamo<br />

comprendere qualcosa o risolvere un problema o<br />

fare un ragionamento.<br />

Il concetto emerge negli anni intorno al 1960<br />

discutendo su casi di pazienti con amnesie ma che<br />

presentavano una capacità intatta a ricordare<br />

immediatamente serie di numeri.


Ad esempio una sequenza di stimoli verbali non eccedenti lo<br />

span di <strong>memoria</strong> viene quasi del tutto dimenticata se al<br />

soggetto viene impedito di ripassare l’informazione (ripeterla<br />

tra sé e sé) impegnandolo in un altro compito.<br />

Lo span di <strong>memoria</strong> è il numero di stimoli (ad es. numeri,<br />

lettere o parole) che una persona è in grado di ripetere<br />

nell’ordine di presentazione; lo span di <strong>memoria</strong> è di 7 + 2<br />

stimoli (il magico numero di Miller, 1956).


La <strong>memoria</strong> di lavoro: il modello di Baddeley<br />

Consiste in tre magazzini intermedi (o buffer) di<br />

<strong>memoria</strong> a capacità limitata e un sistema di<br />

controllo.<br />

Ogni buffer di <strong>memoria</strong> trattiene un tipo diverso<br />

di rappresentazione.<br />

Il circuito (o loop) fonologico<br />

ritiene rappresentazioni<br />

fonologiche basate sul suono<br />

Il taccuino visuospaziale ritiene<br />

le rappresentazioni<br />

visuospaziali<br />

Il buffer episodico ritiene<br />

rappresentazioni integrate e<br />

multimodali


La <strong>memoria</strong> di lavoro: il modello di Baddeley<br />

Ogni buffer interagisce strettamente con diverse<br />

rappresentazioni della <strong>memoria</strong> a lungo termine.<br />

Il loop fonologico con conoscenze linguistiche<br />

Il taccuino visuospaziale con la <strong>memoria</strong> semantica<br />

visiva<br />

Il buffer episodico con la <strong>memoria</strong> episodica.<br />

Il circuito (o loop) fonologico<br />

ritiene rappresentazioni<br />

fonologiche basate sul suono<br />

Il taccuino visuospaziale ritiene<br />

le rappresentazioni<br />

visuospaziali<br />

Il buffer episodico ritiene<br />

rappresentazioni integrate e<br />

multimodali


La <strong>memoria</strong> di lavoro: il modello di Baddeley<br />

Ogni buffer di <strong>memoria</strong> ha due componenti: un magazzino che<br />

trattiene le informazioni per pochi istanti e un meccanismo di<br />

ripasso che riattiva queste informazioni prima che si dissipino.<br />

Loop fonologico – magazzino fonologico – ripasso articolatorio<br />

Taccuino visuospaziale – deposito visivo – scrivano interno


La <strong>memoria</strong> di lavoro: il modello di Baddeley<br />

Il sistema di controllo chiamato esecutivo<br />

centrale avrebbe il compito di distribuire le<br />

risorse attentive ai buffer di <strong>memoria</strong> ed<br />

esegue le manipolazioni delle informazioni


La <strong>memoria</strong> di lavoro verbale<br />

E’ essenziale per la comprensione e la produzione del<br />

linguaggio sia parlato che scritto.<br />

Le aree cerebrali deputate agli aspetti fonologici della <strong>memoria</strong><br />

di lavoro verbale sono la corteccia parietale inferiore<br />

sinistra per il magazzino fonologico e l’area di Broca per<br />

il ripasso articolatorio.<br />

The neural correlates of the verbal component of<br />

working memory (Paulesu et al, 1993)


La <strong>memoria</strong> di lavoro verbale<br />

La <strong>memoria</strong> di lavoro verbale semantica è controllata dalla<br />

porzione anteriore del giro frontale inferiore sinistro (area<br />

45/47 Brodmann) e dalla corteccia <strong>temporale</strong> laterale<br />

sinistra<br />

Condizione<br />

semantica


La <strong>memoria</strong> di lavoro visiva<br />

Può essere suddivisa nella <strong>memoria</strong> di lavoro per le<br />

posizioni spaziali e in quella per le caratteristiche degli<br />

oggetti. Studi di fRMI evidenziano l’importanza dell’area<br />

frontale dorsale (campi oculari, area 8 di Brodmann),<br />

importante per ritenere l’informazione oculomotoria, e<br />

del solco intraparietale deputato a ritenere le posizioni<br />

spaziali.<br />

La ritenzione dell’informazione per gli oggetti è<br />

associata principalmente con le cortecce temporali e<br />

occipitali.<br />

Per quanto riguarda la corteccia <strong>temporale</strong> sembra che<br />

la sua attività sia specifica per categoria.


La <strong>memoria</strong> di lavoro visiva<br />

Courtney S in un lavoro di fMRI ha trovato che il giro fusiforme mediale del<br />

lobo <strong>temporale</strong> mostrava maggiore attività nei soggetti che guardavano case<br />

rispetto a quelli che guardavano volti, mentre il giro fusiforme laterale<br />

mostrava l’effetto opposto.


Il ruolo della corteccia prefrontale nella <strong>memoria</strong> di lavoro<br />

Vi sono evidenze del coinvolgimento della corteccia prefrontale nella<br />

<strong>memoria</strong> di lavoro.<br />

Il modello basato sul contenuto (Goldman-Rakic; Courtney) postula che le<br />

regioni della corteccia prefrontale ventrolaterale (area 45/47 di<br />

Brodmann) sono coinvolte nella <strong>memoria</strong> per gli oggetti e le regioni<br />

dorsolaterali (aree 9 e 46) nella <strong>memoria</strong> di lavoro spaziale


Il ruolo della corteccia prefrontale nella <strong>memoria</strong> di lavoro<br />

Il modello basato sul processo (Petrides) postula che le regioni<br />

ventromediali sono coinvolte in operazioni di ritenzione semplici, mentre<br />

le regioni dorsolaterali sono coinvolte in processi complessi (monitoraggio,<br />

manipolazione dell’informazione)


Il ruolo della corteccia prefrontale nella <strong>memoria</strong> di lavoro<br />

In sintesi pur essendo ancora del tutto aperta la questione della corteccia<br />

prefrontale e <strong>memoria</strong> di lavoro, si presume che tali regioni medino il<br />

controllo generale sulle operazioni della <strong>memoria</strong> di lavoro in<br />

tutte le modalità


VALUTAZIONE DELLA MEMORIA<br />

la <strong>memoria</strong> non costituisce una singola entità ma è suddivisa in più<br />

sistemi:<br />

<strong>memoria</strong> di lavoro<br />

<strong>memoria</strong> a lungo termine<br />

<strong>memoria</strong> esplicita (consente la rievocazione cosciente)<br />

<strong>memoria</strong> implicita o procedurale, (si acquisisce con la pratica; è<br />

esaminabile in un unico modo, facendo svolgere al soggetto un<br />

compito che consenta di dimostrare che l’informazione è stata<br />

acquisita)<br />

La <strong>memoria</strong> esplicita viene ulteriormente suddivisa in:<br />

<strong>memoria</strong> episodica<br />

verbale (si studia con esercizi di ripetizione o<br />

riconoscimento)<br />

non verbale (si studia con il riconoscimento di oggetti)<br />

Memoria semantica (si studia attraverso esercizi di categorizzazione)


VALUTAZIONE DELLA MEMORIA<br />

Per valutare le funzioni mnesiche si può<br />

utilizzare materiale<br />

- verbale (es. liste di parole)<br />

- visivo (figure, oggetti)<br />

- spaziale (mappe)<br />

Ad esempio ai soggetti viene letta una lista di<br />

parole che devono rievocare immediatamente<br />

(<strong>memoria</strong> a breve termine) e dopo un<br />

intervallo di tempo occupato da un compito<br />

distraente (<strong>memoria</strong> a lungo termine)


VALUTAZIONE DELLA MEMORIA<br />

Memoria di lavoro<br />

PASAT Paced Auditory Serial Addition Test<br />

Memoria verbale a breve termine:<br />

Digit span<br />

Memoria verbale a breve e a lungo termine:<br />

Selective Reminding Test (Buschke-Fuld)<br />

Breve Racconto<br />

Memoria visiva<br />

Figura di Rey<br />

Memoria spaziale<br />

Corsi span<br />

Memoria semantica<br />

Giudizi categoriali<br />

Memoria procedurale<br />

Procedure


PASAT Paced Auditory Serial Addition Test<br />

Data una serie di numeri il soggetto deve<br />

sommare il primo con il secondo e dire il<br />

risultato, il secondo con il terzo e dire il<br />

risultato e così via.<br />

5, 3, 7, 4, 2<br />

5+3=8; 3+7=10; 7+4=11; 4+2=6


DIGIT SPAN<br />

Vengono lette al soggetto delle sequenze di numeri di<br />

lunghezza crescente al ritmo di un numero al secondo<br />

Il compito è quello di ripetere gli stessi numeri della<br />

sequenza nello stesso ordine<br />

Lo span di <strong>memoria</strong> è dato dal numero di cifre che<br />

compongono la sequenza più lunga che il soggetto è<br />

riuscito a ripetere correttamente


SELECTIVE REMINDING TEST (SRT)<br />

Tecnica di Buschke-Fuld (Masur et al., J Clin Exp<br />

Neuropsychol 1989; 11: 615-630)<br />

normale<br />

MA


BREVE RACCONTO<br />

Anna / Pesenti / di Bergamo /che lavora<br />

/come donna delle pulizie / in una ditta di<br />

costruzioni / riferì /al maresciallo / dei<br />

carabinieri / che la sera / precedente /<br />

mentre rincasava/ era stata aggredita / e<br />

derubata / di 50.000 lire/. La poveretta /<br />

aveva 4 / bambini piccoli / che non<br />

mangiavano/ da 2 giorni / e doveva pagare<br />

l’affitto/. I militari / commossi / fecero una<br />

colletta/.


MEMORIA VISIVA<br />

Figura di Rey


MEMORIA VISUO- SPAZIALE<br />

TestdiCorsi


VALUTAZIONE DELLA MEMORIA SEMANTICA<br />

Si utilizzano i giudizi di associazione semantica.<br />

Si fornisce al soggetto una parola target relativa<br />

ad una categoria semantica più altre due parole;<br />

il soggetto deve decidere quale, tra queste<br />

ultime, può rientrare nella categoria semantica<br />

della parola target.<br />

Ad esempio: parola target: “agnello”; parole tra<br />

cui scegliere per l’associazione semantica:<br />

“capra”, “pecora”.


VALUTAZIONE DELLA MEMORIA PROCEDURALE<br />

LA TORRE DI LONDRA<br />

Il test della Torre di Londra è un problema a<br />

difficoltà graduale che richiede al soggetto di<br />

muovere delle palline forate, poste in una<br />

certa configurazione su una particolare<br />

struttura fino a raggiungere una nuova<br />

configurazione con un numero minimo di<br />

mosse. A tale scopo è necessario adottare<br />

opportune strategie.


LA TORRE DI LONDRA<br />

A B C


In particolare sono richieste tre<br />

operazioni:<br />

formulare un piano generale<br />

identificare sottomete ed organizzarle<br />

entro una sequenza di movimenti<br />

conservare le sottomete e il piano<br />

generale nella <strong>memoria</strong> di lavoro<br />

(Morris et al., 1988; Owen et al.,<br />

1990; Shallice, 1982).


SISTEMI DI MEMORIA


Udito<br />

Il sitema uditivo trasforma l’energia meccanica prodotta dal movimento delle<br />

molecole d’aria in attività neurale che dà origine alle qualità percettive dei suoni<br />

che sentiamo<br />

Un vero capolavoro d’ingegneria: risponde a vibrazioni del diametro di un atomo in<br />

uno spazio ristrettissimo eseguendo una trasduzione del segnale in un tempo mille<br />

volte superiore a quello dei trasduttori visivi; è un sistema essenziale non solo per la<br />

comunicazione linguistica ma anche per la fruizione della musica una delle forme di<br />

espressione umana più raffinate dal punto di vista estetico.<br />

Suono: onde sonore caratterizzate da una forma d’onda, una fase, una frequenza<br />

(Hz per gli umani il tono) ed un’ampiezza (db per gli umani l’intensità del suono)<br />

Si sente tra 20Hz e 20.000 Hz; in<br />

alcune specie il range è diverso: i<br />

pipistrelli arrivano a 200kHz


Orecchio esterno e medio<br />

Il primo stadio di<br />

trasformazione della<br />

variazione della pressione<br />

locale in segnale neurale è<br />

prodotta dall’orecchio esterno<br />

e dall’orecchio medio che<br />

amplificano la pressione<br />

locale.<br />

I tre ossicini dell’orecchio medio collegano la<br />

membrana timpanica e l’orecchio interno e<br />

aumentano l’energia dello stimolo che viene<br />

trasmessa alla finestra ovale


Orecchio interno<br />

La finestra ovale segna l’ingresso nella coclea che<br />

ospita l’apparato dei recettori neurali dell’orecchio<br />

interno.


Orecchio interno<br />

Le caratteristiche più importanti sono la<br />

membrana basilare e le sue cellule recettrici<br />

(cellule ciliate)


La risposta della coclea<br />

George von Bekesy (1960) dimostra che la membrana basilare vibra in punti<br />

diversi in risposta a suoni di frequenza diversi; alla base la risposta alle alte<br />

frequenze all’apice quella alle basse.<br />

Questo modello di risonatori esclusivamente passivo è oggi sostituito da uno<br />

che prevede anche un processo biomeccanico attivo dovuto alle cellule ciliate<br />

esterne ed interne; il nuovo modello serve a rendere conto della estrema<br />

precisione dei fenomeni acustici di sintonizzazione ma non è ancora del tutto<br />

chiarito.


La risposta della coclea<br />

In risposta all’onda sonora avvengono spostamenti delle<br />

cellule ciliate (che poggiano sulla membrana basilare)<br />

rispetto alla membrana tettoria; si determinano<br />

spostamenti delle stereociglia che a loro volta causano<br />

modificazioni del potenziale di membrana delle cellule<br />

ciliate.


Stereociglia e trasduzione<br />

Sono un mirabile complesso<br />

evolutivo che trasforma<br />

l’energia delle vibrazioni in<br />

segnale elettrico.<br />

Sono in grado di rilevare<br />

movimenti piccoli come un<br />

atomo (più o meno 0.3 nm<br />

pari al diametro di un atomo<br />

d’oro) e dare risposte in<br />

microsecondi (circa 10µs !!!)<br />

Ogni cellula ha un fascio di<br />

ciglia ed un chinociglio più<br />

lungo; strutture filamentose<br />

uniscono le punte delle ciglia<br />

determinando allo<br />

spostamento l’apertura di<br />

canali ionici per il K +


La trasduzione del segnale<br />

La cellula è ad un<br />

potenziale di riposo<br />

tra -45 e -60 mV;<br />

quando entra il K + si<br />

la cellula si<br />

depolarizza<br />

permettendo<br />

l’ingresso del Ca++<br />

che porta alla<br />

fuoriuscita di<br />

neurotrasmettitore


Dalla coclea all’encefalo<br />

1 la posizione del suono<br />

Il primo stadio dell’elaborazione<br />

uditiva centrale ha luogo nel nucleo<br />

cocleare dove gli assoni del nervo<br />

uditivo portano le informazioni<br />

generate dalla membrana basilare.<br />

Da qui l’informazione uditiva<br />

periferica diverge in un certo<br />

numero di vie parallele<br />

Il complesso olivare superiore:<br />

l’informazione proveniente dalle due<br />

orecchie interagisce (prima fase<br />

localizzazione suoni nello spazio)


Dalla coclea all’encefalo<br />

1 la posizione del suono<br />

Gli assoni dei neuroni del nucleo<br />

cocleare proiettano al collicolo<br />

inferiore del mesencefalo che<br />

rappresenta un importante centro di<br />

integrazione. Inoltre l’informazione<br />

uditiva interagisce con il sistema<br />

motorio (ad es. ruotare la testa)<br />

Gli assoni dei neuroni del nucleo<br />

cocleare proiettano anche al nucleo del<br />

lemnisco laterale del mesencefalo i cui<br />

neuroni elaborano gli attributi temporali<br />

degli stimoli sonori fondamentali per la<br />

localizzazione


Dalla coclea all’encefalo<br />

Il nucleo genicolato mediale del<br />

talamo elabora ulteriormente<br />

l’informazione e la proietta alla<br />

corteccia uditiva primaria<br />

L’informazione viene inviata al nucleo<br />

genicolato mediale del talamo


La corteccia uditiva<br />

Nella corteccia uditiva primaria è presente una mappa<br />

tonotopica; elabora la sequenza <strong>temporale</strong> delle singole<br />

componenti del suono<br />

La corteccia uditiva secondaria<br />

elabora suoni complessi come<br />

quelli verbali e quelli musicali<br />

(l’area di Wernicke è in questa<br />

corteccia)


Il sistema vestibolare<br />

Serve per mantenere l’equilibrio, la coordinazione dei<br />

movimenti del capo e del corpo e far conservare agli occhi la<br />

fissazione di un punto anche durante il movimento<br />

Le strutture costituenti sono: sacculo, utricolo e i canali<br />

semicircolari (anteriore, posteriore e orizzontale) che<br />

contengono le cellule ciliate


Il sistema vestibolare<br />

l’utricolo contiene una zona chiamata macula (regione<br />

recettrice) ricoperta da una sostanza gelatinosa contenente<br />

gli otoliti.<br />

La regione recettrice dei canali semicircolari è situata in una<br />

dilatazione chiamata ampolla.


Il sistema vestibolare<br />

Se il capo viene sottoposto ad<br />

accelerazione lineare gli otoliti<br />

deformano la massa gelatinosa<br />

che a sua volta piega le ciglia<br />

delle cellule recettrici.<br />

Il piegamento delle ciglia in una<br />

direzione determina<br />

depolarizzazione delle cellule e<br />

aumento di scarica delle fibre<br />

afferenti; il piegamento in<br />

direzione opposta provoca<br />

iperpolarizzazione della cellula e<br />

diminuzione frequenza di scarica<br />

A riposo le fibre del nervo<br />

vestibolare scaricano<br />

spontaneamente ad una freq di<br />

100Hz


I canali<br />

semicircolari<br />

Forniscono<br />

informazioni circa<br />

accelerazioni<br />

rotatorie della testa


Le vie centrali per stabilizzare sguardo, testa e postura<br />

•Ganglio di Scarpa<br />

contiene 20.000 cellule<br />

bipolari, il ramo<br />

periferico innerva le<br />

cellule ciliate, il ramo<br />

centrale decorre nell’<br />

ambito dell’VIII paio di<br />

nervi cranici e termina<br />

nel tronco dell’ encefalo<br />

a livello del bulbo<br />

(nuclei vestibolari) e al<br />

cervelletto

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