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il pontano - Istituto Pontano

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<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

napoli anno 64° n. 1-2 gennaio/giugno 2010<br />

EDITORIALE<br />

2 L’avventura educativa al <strong>pontano</strong> P. Fabrizio Valletti S.J.<br />

FOCUS<br />

5 Testimonianze coraggiose Prof. Mar<strong>il</strong>ena D’Angiolella<br />

9 Il bar dalla targa d’oro Ilaria Avallone<br />

11 L’alba di un mondo nuovo Fabio Catalano<br />

SPECIALE MATTEO RICCI<br />

13 Matteo Ricci, modello di dialogo Benedetto XVI<br />

15 Matteo Ricci, ponte di civ<strong>il</strong>tà P. Nicolàs Adolfo S.J.<br />

CULTURA<br />

20 La meditazione esistenziale in Pirandello Prof. Giovanni Ranavolo<br />

24 L’Iran a fumetti Gabriele Calvanese<br />

SCUOLA DOMANI<br />

25 Le nuove classi superiori La Redazione<br />

SCUOLA “EXTRA MOENIA”<br />

27 Settimana bianca 2010 Manuela Capparella<br />

29 Il <strong>Pontano</strong> a Ponte di Legno Vittoria Salvi<br />

31 Imparare divertendosi Laura Archivolti e Giulia Leone<br />

33 L'arte al <strong>Pontano</strong> Prof. Annunziata Andreano<br />

35 I giornali e la verità: quale rapporto? Lucio Maria M<strong>il</strong>anese<br />

ESPERIENZE<br />

37 La cena solidale a Napoli Pasquale Salvio<br />

43 Il Diamante Simone D’Alterio<br />

44 Nave delle legalità Daniele Pellone<br />

48 Cantare alleluia vuol dire … P. Geppo Tranchini S.J.<br />

49 Contesto e continuità Salvo Collura novizio S.J.<br />

51 Radici e Ali Maria Rita M<strong>il</strong>anese<br />

52 Campi estivi 2010 * * *<br />

53 Lo scaffale CeNAG<br />

SPORT<br />

54 Le Pontaniadi Laura Archivolti, Francesca Lombardi<br />

56 Tennistavolo Lorenzo de Cesare


2<br />

e d i t o r i a l e<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

L’avventura educativa aL <strong>Pontano</strong><br />

La SCuoLa NoN Può rIMaNere eStraNea<br />

aI CaMbIaMeNtI Che La SoCIetà ProPoNe<br />

Quando abbiamo avviato l’anno scolastico<br />

ci eravamo fissati degli obiettivi<br />

che potremmo definire ordinari, nel<br />

senso di un’esperienza che poneva al centro<br />

la formazione dei ragazzi, a partire<br />

dal loro apprendimento per le varie discipline<br />

e dalla crescita della loro personalità.<br />

Per me, che ero nuovo dell’ambiente<br />

ma non del mondo della scuola, è stato<br />

un progressivo riconoscere <strong>il</strong> valore di<br />

un’azione educativa che si articolava<br />

nell’incontro fra le famiglie, i docenti e<br />

gli allievi, distribuiti nelle varie fasce di<br />

età. Insieme all’essere vicino a persone<br />

vive e piene di interrogativi, si poteva<br />

verificare una serie di difficoltà che, se<br />

non studiate ed affrontate per un cambiamento,<br />

potevano rappresentare un<br />

blocco nel processo formativo.<br />

Può essere ut<strong>il</strong>e esprimere un punto<br />

di vista che, proprio perché personale, è<br />

discutib<strong>il</strong>e, anzi richiede una disamina ed<br />

un dibattito costruttivo. Scegliere la rivista<br />

periodica dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong> per<br />

una sim<strong>il</strong>e discussione ha <strong>il</strong> senso di invitare<br />

al confronto un pubblico più ampio<br />

che supera <strong>il</strong> confine delle aule e della<br />

scuola. Mi vengono in mente tanti ex<br />

alunni che via via si incontrano nei vari<br />

luoghi della città, di tutte le età e di diversa<br />

espressione professionale, molti di<br />

grande responsab<strong>il</strong>ità e prestigio. È diffuso<br />

un sentimento di nostalgica appartenenza,<br />

quasi un “blasone” di cui ancora<br />

gloriarsi, con l’implicita domanda se <strong>il</strong><br />

<strong>Pontano</strong> possa godere ancora oggi di tale<br />

fama. La riflessione, anche meditata, mi<br />

porta a dire che non è più possib<strong>il</strong>e, per<br />

la società che viviamo, riproporre un sim<strong>il</strong>e<br />

modello, sia di ambiente sia di prof<strong>il</strong>o<br />

educativo. Gli obiettivi di formazione<br />

intellettuale e culturale si delineano più<br />

che mai su parametri di pluralismo, di<br />

interdisciplinarietà, di competenze che<br />

richiedono flessib<strong>il</strong>ità di confronto e di<br />

riferimenti.<br />

La società è in veloce cambiamento e<br />

la città di Napoli vive trasformazioni incontrollab<strong>il</strong>i<br />

che a tutti i livelli propongono<br />

un metodo di impresa, di ricerca e<br />

di vivere civ<strong>il</strong>e che non può restare vincolato<br />

a quanto negli ultimi anni ha prodotto<br />

crisi ed un aggravamento del sistema<br />

di corruzione e di <strong>il</strong>legalità. La<br />

scuola non può rimanere estranea ad una<br />

sim<strong>il</strong>e problematica e gli strumenti di<br />

formazione del sapere devono essere elaborati<br />

tenendo conto di un sim<strong>il</strong>e ambiente<br />

umano, sociale e culturale.<br />

Conforta r<strong>il</strong>evare che una sim<strong>il</strong>e volontà<br />

di impegno educativo sia presente<br />

nella stessa città con fermenti validi e<br />

preziosi di valore spirituale, etico e culturale<br />

che, se pure spesso nascosti, sono<br />

esempio che si può crescere nella positività.<br />

Così è per alcune comunità cristiane,<br />

per molte associazioni dedite alla<br />

riscossa sociale ed al servizio degli ultimi,


come per centri di produzione scientifica<br />

e culturale di livello superiore, riconosciuti<br />

anche all’estero. a confrontarsi con<br />

questo clima civ<strong>il</strong>e e ad un sostegno reale<br />

per quello che <strong>il</strong> <strong>Pontano</strong> si propone,<br />

sono per primi invitati proprio gli ex<br />

alunni!<br />

La prospettiva in cui le famiglie, i docenti<br />

e gli alunni più <strong>il</strong>luminati si stanno<br />

muovendo, è quella non di ripercorrere<br />

strade ormai inattuali, ma di adeguare<br />

metodi e strumenti al conseguimento di<br />

prof<strong>il</strong>i di personalità capaci di rispondere<br />

alle esigenze di un attuale contesto di<br />

cultura e di vivere civ<strong>il</strong>e. L’impresa non è<br />

fac<strong>il</strong>e e ciò che si manifesta faticoso è<br />

mantenere, nella continuità di ispirazione<br />

e di esperienza, un’efficace animazione<br />

spirituale e culturale, che dia la<br />

possib<strong>il</strong>ità ai giovani di maturare scelte<br />

vissute nella energia e nella sapienza che<br />

viene dalla fede e da una responsab<strong>il</strong>e<br />

coscienza morale.<br />

L’esigua presenza di gesuiti comporta<br />

e d i t o r i a l e<br />

che siano gli stessi docenti laici a proporre,<br />

insieme ad una professionalità<br />

competente e aggiornata, una ricca esperienza<br />

di spiritualità, propria di chi ha<br />

maturato a contatto del lavoro, della<br />

città, nella vita di famiglia e nelle responsab<strong>il</strong>ità<br />

civ<strong>il</strong>i, un senso di appartenenza<br />

ecclesiale che sia per i giovani invito a<br />

scelte positive e profonde.<br />

Molti dei docenti sentono questa responsab<strong>il</strong>ità<br />

ed è decisivo pensare che<br />

per una scuola paritaria sia questo l’indispensab<strong>il</strong>e<br />

orizzonte in cui muoversi. La<br />

più ricca pluralità di contesto culturale e<br />

sociale che può proporre la scuola pubblica<br />

non può essere vissuta in confronto<br />

concorrenziale, ma di fatto <strong>il</strong> più contenuto<br />

ambito di lavoro che la scuola paritaria<br />

offre, può favorire un’esperienza<br />

che si potrebbe dire laboratoriale e sperimentale.<br />

Il ritorno che una efficace<br />

esperienza educativa può dare alla società<br />

non va considerata in termini di<br />

“privato” ma può avere un buon effetto<br />

“pubblico”.<br />

Di ricerca scientifica e sperimentale<br />

l’ambiente educativo ha bisogno per gli<br />

interrogativi che i giovani presentano e<br />

per i loro atteggiamenti spesso non comprensib<strong>il</strong>i<br />

agli stessi educatori, con st<strong>il</strong>i e<br />

modelli di vita che sono estranei agli<br />

stessi fam<strong>il</strong>iari.<br />

Se le strutture scolastiche e gli ambienti<br />

educativi, fra cui la chiesa, priv<strong>il</strong>egiano<br />

criteri di continuità, sono gli stessi<br />

giovani a porsi nel segno di una discontinuità<br />

di cui non sono coscienti ma che si<br />

presenta con la pretesa di autonomia e di<br />

libertà.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

3


4<br />

e d i t o r i a l e<br />

Lodevole è stata la partecipazione al<br />

<strong>Pontano</strong> di docenti e genitori ai momenti<br />

formativi che gli appuntamenti sotto <strong>il</strong><br />

titolo di “radici e ali” hanno proposto. È<br />

in questo spirito che anche nelle aule<br />

deve potersi riflettere un interesse alla<br />

cura dello sv<strong>il</strong>uppo personale che non<br />

tenga solo presente <strong>il</strong> successo degli apprendimenti,<br />

ma anche l’armonica maturazione<br />

della persona .<br />

Per molti docenti è chiaro che <strong>il</strong> cattivo<br />

rendimento di alcuni alunni sia dovuto<br />

a sofferenze che nascono in famiglia<br />

o nella non serena accettazione della propria<br />

persona. Certe forme di indifferenza<br />

e di mancanza di interessi sono <strong>il</strong> motivo<br />

di una chiusura alla curiosità intellettuale<br />

e all’applicazione delle risorse intellettuali<br />

per lo studio ben organizzato. Gli<br />

strumenti di cui dispone la scuola, per far<br />

nascere e far crescere la passione al sapere,<br />

non sono spesso adeguati per contrastare<br />

quel mondo della comunicazione<br />

virtuale ed invasivo che fa volare i giovani<br />

verso un immaginario irreale e di pura<br />

passività. ai rischi di una deriva consumistica<br />

per i nuovi mezzi che sono in<br />

mano ai giovani, fin dai primi anni di<br />

scuola, non corrispondono efficaci esperienze<br />

che, basate sull’essenzialità e la<br />

sobrietà, possano arricchirli con esperienze<br />

di reale soddisfazione affettiva e<br />

morale.<br />

È in questo senso che la “scuola – laboratorio”<br />

è chiamata ad elaborare progetti<br />

che, con la metodologia della ricerca<br />

e con <strong>il</strong> contatto con condizioni di<br />

vita reale e vissuta, possano modificare<br />

l’immaginario simbolico evasivo e fuor-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

viante, di cui sono vittima molti giovani,<br />

verso un arricchimento di dati e di documentazione,<br />

base per una “azione di inventiva<br />

culturale”, preludio di personali<br />

scelte professionali.<br />

Sono già diverse le esperienze elaborate<br />

e vissute da alcuni docenti in efficace<br />

collaborazione fra di loro ed in sintonia<br />

con gli alunni che attestano la validità di<br />

una ipotesi di ricerca-azione, come praticab<strong>il</strong>e<br />

modello educativo.<br />

Non mancheranno i momenti di presentazione<br />

di quelle sperimentazioni che<br />

hanno sorpreso per l’interesse suscitato.<br />

Così come sono state preziose le occasioni<br />

di scambio con altre scuole, di<br />

viaggi di istruzione, di appuntamenti<br />

sportivi che hanno fatto godere <strong>il</strong> contatto<br />

con la natura, come la “settimana<br />

bianca”, o la gioia di un sano agonismo.<br />

Molto di più i giovani richiedono una<br />

attività sportiva che li faccia essere non<br />

spettatori passivi nello stadio o alla televisione,<br />

ma protagonisti appassionati di<br />

una esperienza di gioco di squadra o di<br />

prestazione individuale che chiama al<br />

confronto con le proprie energie e con la<br />

ab<strong>il</strong>ità di altri amici.<br />

L’avventura educativa continua e non<br />

ci possiamo arrendere di fronte alle difficoltà<br />

o alle incomprensioni. La missione<br />

a cui siamo chiamati supera anche i nostri<br />

limiti.<br />

Il Rettore<br />

P. Fabrizio Valletti s.j.


testimonianze coraggiose<br />

19 Marzo, FeSta DI DoN PePPINo DIaNa<br />

“Per amore del mio popolo non tacerò”<br />

Il calendario scolastico varato dalla<br />

regione Campania prevede quest’anno<br />

una ricorrenza speciale: la memoria del<br />

sacerdote di Casal di Principe ucciso dalla<br />

camorra. La regione Campania ha deciso<br />

infatti di dedicare a don Peppino diana <strong>il</strong><br />

19 marzo come giornata di memoria.<br />

Don Peppino Diana è una vittima innocente<br />

della camorra, massacrato perché<br />

amava la sua gente e in nome di quell’amore<br />

non ha mai taciuto, denunciando le malefatte<br />

che a Casal di Principe venivano<br />

compiute. Il coraggioso sacerdote visse<br />

negli anni del dominio<br />

assoluto della camorra<br />

casalese (1989-1994),<br />

legata principalmente al<br />

boss Francesco Schiavone<br />

detto Sandokan.<br />

Gli uomini del clan<br />

controllavano non solo i<br />

traffici <strong>il</strong>leciti, ma si<br />

erano inf<strong>il</strong>trati negli enti<br />

locali e gestivano fette<br />

r<strong>il</strong>evanti di economia legale,<br />

tanto da diventare<br />

“camorra imprenditrice”.<br />

Il barbaro omicidio,<br />

dicono gli atti processuali,<br />

maturò in un momento di crisi<br />

della camorra casalese. In questo periodo,<br />

una fazione del clan ordinò l’omicidio di<br />

don Peppino Diana, personaggio molto<br />

esposto sul fronte antimafia, per far inter-<br />

f o c u s<br />

venire la repressione dello Stato contro la<br />

banda che ormai aveva vinto la guerra per<br />

<strong>il</strong> controllo del territorio.<br />

«Don Peppino non voleva fare <strong>il</strong> prete<br />

che accompagna le bare dei ragazzi-soldato<br />

massacrati dicendo “fatevi coraggio”<br />

alle madri in nero. a condannarlo fu<br />

ciò che aveva scritto e predicato. In<br />

chiesa, la domenica, tra le persone, in<br />

piazza, tra gli scout, durante i matrimoni.<br />

e soprattutto <strong>il</strong> documento scritto assieme<br />

ad altri sacerdoti: “Per amore del<br />

mio popolo non tacerò”. Distribuì quel<br />

documento <strong>il</strong> giorno di Natale del 1991.<br />

bisognava riformare le<br />

anime della terra in cui<br />

gli era toccato nascere,<br />

cercare di aprire una<br />

strada trasversale ai poteri,<br />

l’unica in grado di<br />

mettere in crisi l’autorità<br />

economica e criminale<br />

delle famiglie di<br />

camorra» (roberto Saviano).<br />

alle 7.30 del 19<br />

marzo 1994, giorno del<br />

suo onomastico, don<br />

Giuseppe Diana viene<br />

assassinato nella sacrestia<br />

della chiesa di San Nicola di bari a<br />

Casal di Principe, mentre si accingeva a<br />

celebrare la Santa Messa. Due k<strong>il</strong>ler lo<br />

affrontano con una pistola calibro 7.65. I<br />

quattro proiett<strong>il</strong>i vanno tutti a segno, due<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

5


6<br />

f o c u s<br />

alla testa, uno in faccia e uno alla mano:<br />

don Peppe muore all’istante. L’omicidio,<br />

di puro stampo camorristico, fece scalpore<br />

in tutta Italia e un messaggio di<br />

cordoglio venne pronunciato anche da<br />

Giovanni Paolo II durante l’angelus.<br />

Ma a Casale, dopo la sua morte si tentò<br />

in ogni modo di infangarlo: accuse assurde,<br />

per non farne un martire, per non<br />

diffondere i suoi scritti; un’operazione per<br />

distruggerne l’immagine alla quale partecipò<br />

anche un giornale locale, <strong>il</strong> Corriere<br />

di Caserta con<br />

articoli infamanti:<br />

«Don<br />

Peppino era un<br />

t e r r o r i s t a » ;<br />

«Don Peppino<br />

a letto con due<br />

donne».<br />

ecco perché<br />

la decisione<br />

della regione<br />

Campania è importantissima: sancisce la<br />

fine di questa opera persecutoria, indica<br />

questo sacerdote come esempio da imitare<br />

e lancia un segnale concreto a quanti pensano<br />

che la camorra sia invincib<strong>il</strong>e.<br />

Io ho vissuto in prima persona questi<br />

avvenimenti, in quanto amica e collega di<br />

don Peppe Diana e come cittadina di<br />

quel territorio, schierata dalla sua stessa<br />

parte. all’emozione di sempre, ai sentimenti<br />

di affetto e di gratitudine nei confronti<br />

di don Peppe, all’impegno sempre<br />

rinnovato di continuare a dare voce al<br />

suo messaggio, quest’anno si aggiunge un<br />

senso di orgoglio e di rinnovata speranza.<br />

Il seme caduto in terra, germoglia.<br />

Mar<strong>il</strong>ena D’Angiolella<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Per amore del mio popolo<br />

Il documento diffuso a Natale del 1991<br />

in tutte le chiese di Casal di Principe e della<br />

zona aversana da don Peppino Diana e dai<br />

parroci della forania di Casal di Principe<br />

siamo preoccupati<br />

assistiamo impotenti al dolore di<br />

tante famiglie che vedono i loro figli finire<br />

miseramente vittime o mandanti<br />

delle organizzazioni della camorra.<br />

Come battezzati in Cristo, come pastori<br />

della Forania di Casal di Principe ci<br />

sentiamo investiti in pieno della nostra<br />

responsab<strong>il</strong>ità di essere "segno di contraddizione".<br />

Coscienti che come chiesa "dobbiamo<br />

educare con la parola e la testimonianza<br />

di vita alla prima beatitudine del Vangelo<br />

che é la povertà, come distacco dalla ricerca<br />

del superfluo, da ogni ambiguo<br />

compromesso o ingiusto priv<strong>il</strong>egio, come<br />

servizio sino al dono di sé, come esperienza<br />

generosamente vissuta di solidarietà".<br />

la camorra<br />

La Camorra oggi é una forma di terrorismo<br />

che incute paura, impone le sue<br />

leggi e tenta di diventare componente<br />

endemica nella società campana.<br />

I camorristi impongono con la violenza,<br />

armi in pugno, regole inaccettab<strong>il</strong>i:<br />

estorsioni che hanno visto le nostre zone<br />

diventare sempre più aree sussidiate, assistite<br />

senza alcuna autonoma capacità di<br />

sv<strong>il</strong>uppo; tangenti al venti per cento e<br />

oltre sui lavori ed<strong>il</strong>i, che scoraggerebbero<br />

l'imprenditore più temerario; traffici <strong>il</strong>le


citi per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze<br />

stupefacenti <strong>il</strong> cui uso produce a<br />

schiere di giovani emarginati, e manovalanza<br />

a disposizione delle organizzazioni<br />

criminali; scontri tra diverse fazioni che<br />

si abbattono come veri flagelli devastatori<br />

sulle famiglie delle nostre zone;<br />

esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale<br />

della popolazione, veri e propri<br />

laboratori di violenza e del crimine organizzato.<br />

Precise responsab<strong>il</strong>ità politiche<br />

È oramai chiaro che <strong>il</strong> disfacimento<br />

delle istituzioni civ<strong>il</strong>i ha consentito l'inf<strong>il</strong>trazione<br />

del potere camorristico a tutti i<br />

livelli. La Camorra riempie un vuoto di<br />

potere dello Stato che nelle amministrazioni<br />

periferiche é caratterizzato da corruzione,<br />

lungaggini e favoritismi.<br />

La Camorra rappresenta uno Stato<br />

deviante parallelo rispetto a quello ufficiale,<br />

privo però di burocrazia e d'intermediari<br />

che sono la piaga dello Stato legale.<br />

L'inefficienza delle politiche occupazionali,<br />

della sanità, ecc; non possono<br />

che creare sfiducia negli abitanti dei nostri<br />

paesi; un preoccupato senso di rischio<br />

che si va facendo più forte ogni<br />

giorno che passa, l'inadeguata tutela dei<br />

legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini;<br />

le carenze anche della nostra azione<br />

pastorale ci devono convincere che<br />

l'azione di tutta la Chiesa deve farsi più<br />

tagliente e meno neutrale per permettere<br />

alle parrocchie di riscoprire quegli spazi<br />

per una "ministerialità" di liberazione, di<br />

promozione umana e di servizio.<br />

Forse le nostre comunità avranno bisogno<br />

di nuovi modelli di comporta-<br />

f o c u s<br />

mento: certamente di realtà, di testimonianze,<br />

di esempi, per essere credib<strong>il</strong>i.<br />

impegno dei cristiani<br />

Il nostro impegno profetico di denuncia<br />

non deve e non può venire meno.<br />

Dio ci chiama ad essere profeti.<br />

- Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia,<br />

la denuncia e richiama <strong>il</strong><br />

progetto originario di Dio (ezechiele<br />

3,16-18);<br />

- Il Profeta ricorda <strong>il</strong> passato e se ne<br />

serve per cogliere nel presente <strong>il</strong><br />

nuovo (Isaia 43);<br />

- Il Profeta invita a vivere e lui stesso<br />

vive, la Solidarietà nella sofferenza<br />

(Genesi 8,18-23);<br />

- Il Profeta indica come prioritaria la via<br />

della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)<br />

Coscienti che "<strong>il</strong> nostro aiuto é nel<br />

nome del Signore" come credenti in<br />

Gesù Cristo, <strong>il</strong> quale "al finir della notte<br />

si ritirava sul monte a pregare" riaffermiamo<br />

<strong>il</strong> valore anticipatorio della Preghiera<br />

che é la fonte della nostra Speranza.<br />

NoN uNa coNclusioNe<br />

Ma uN iNiZio<br />

Appello<br />

Le nostre "Chiese hanno, oggi, urgente<br />

bisogno di indicazioni articolate<br />

per impostare coraggiosi piani pastorali,<br />

aderenti alla nuova realtà; in particolare<br />

dovranno farsi promotrici di serie analisi<br />

sul piano culturale, politico ed economico<br />

coinvolgendo in ciò gli intellettuali<br />

finora troppo assenti da queste piaghe".<br />

ai preti nostri pastori e confratelli<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

7


8<br />

f o c u s<br />

chiediamo di parlare chiaro nelle omelie<br />

ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede<br />

una testimonianza coraggiosa.<br />

alla Chiesa che non rinunci al suo<br />

ruolo "profetico" affinché gli strumenti<br />

della denuncia e dell'annuncio si concretizzino<br />

nella capacità di produrre nuova<br />

coscienza nel segno della giustizia, della<br />

solidarietà, dei valori etici e civ<strong>il</strong>i (Lam.<br />

3,17-26).<br />

tra qualche anno, non vorremmo batterci<br />

<strong>il</strong> petto colpevoli e dire con Geremia<br />

“Siamo rimasti lontani dalla pace…<br />

abbiamo dimenticato <strong>il</strong> benessere… La<br />

¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢ ¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢ ¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢¢<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Ricevi, o Signore<br />

continua esperienza del nostro incerto<br />

vagare, in alto ed in basso,… dal nostro<br />

penoso disorientamento circa quello che<br />

bisogna decidere e fare… sono come assenzio<br />

e veleno”.<br />

Forania di Casal di Principe (Parrocchie:<br />

san Nicola di Bari, s.s. salvatore,<br />

spirito santo - Casal di Principe; santa<br />

Croce e M.s.s. Annunziata - san Cipriano<br />

d’Aversa; santa Croce – Casapesenna; M.<br />

s.s. Assunta - V<strong>il</strong>la Literno; M.s.s. Assunta<br />

- V<strong>il</strong>la di Briano; santuario di M.ss.<br />

di Briano )<br />

Ricevi, o Signore, le nostre paure e trasformale in fiducia.<br />

Ricevi la nostra sofferenza e trasformala in crescita.<br />

Ricevi <strong>il</strong> nostro s<strong>il</strong>enzio e trasformalo in adorazione.<br />

Ricevi le nostre crisi e trasformale in maturità.<br />

Ricevi le nostre lacrime e trasformale in preghiera.<br />

Ricevi la nostra rabbia e trasformala in intimità.<br />

Ricevi <strong>il</strong> nostro scoraggiamento e trasformalo in fede.<br />

Ricevi la nostra solitudine e trasformala in contemplazione.<br />

Ricevi le nostre amarezze e trasformale in calma interiore.<br />

Ricevi le nostre attese e trasformale in speranze.


La legalità servirebbe ad evitare ingiustizie<br />

e violazioni della legge, ma purtroppo<br />

non è così fac<strong>il</strong>e far rispettare<br />

questo principio. Di conseguenza, chi<br />

infrange le leggi provoca molte ingiustizie,<br />

con problemi maggiori o minori in<br />

base all’infrazionecommessa.<br />

Peraltro, la<br />

giustizia dovrebbeassegnare<br />

a ciascuno<br />

ciò che<br />

gli spetta, su<br />

una base di<br />

equità per<br />

ogni cittadino,<br />

ma a<br />

causa di tutte<br />

le trasgressioni<br />

della<br />

legge è diffic<strong>il</strong>emantenere<br />

stab<strong>il</strong>e questo equ<strong>il</strong>ibrio.<br />

alla base di tutto ciò propongo un<br />

racconto che ha come tema appunto la<br />

giustizia.<br />

In un quartiere di M<strong>il</strong>ano, c’era un<br />

piccolo bar, che si distingueva per la<br />

targa d'oro posta poco prima dell’entrata,<br />

in onore del proprietario.<br />

Quest’ultimo, un giorno, assunse un<br />

ragazzo di colore, Josef Wond, affinché<br />

potesse aiutarlo a mantenere sempre in<br />

iL bar daLLa targa d’oro<br />

QuaNDo Le IStItuzIoNI eSIStoNo<br />

f o c u s<br />

buone condizioni <strong>il</strong> suo bar.<br />

Dopo molti anni che i due lavoravano<br />

insieme, fu assunto un altro dipendente:<br />

si trattava di un ragazzo della zona in<br />

cerca di lavoro.<br />

Per ignote ragioni egli era pagato più<br />

di Josef, e ciò<br />

provocò <strong>il</strong> suo<br />

risentimento.<br />

Fino ad allora<br />

aveva lavoratobenissimo<br />

per <strong>il</strong><br />

suo capo, nonostantealcuni<br />

disagi<br />

per <strong>il</strong> suo colore<br />

della<br />

pelle, poiché<br />

spesso i clienti<br />

lo guardavano<br />

in maniera diversa.<br />

Così iniziò una discussione tra i due,<br />

ma all’inizio non sembrava che fosse<br />

grave.<br />

Di sera, più tardi, però, alla fine del<br />

turno di lavoro, <strong>il</strong> ragazzo “nuovo” aggredì<br />

Josef, semplicemente per sentirsi<br />

superiore a lui.<br />

Questa lite portò entrambi in ospedale.<br />

Dopo l’avvenimento tutti davano per<br />

scontato che <strong>il</strong> ragazzo nero avesse iniziato<br />

<strong>il</strong> litigio.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

9


10<br />

f o c u s<br />

Così partirono denunce, discussioni e<br />

indagini. Intanto, per fortuna, i due furono<br />

dimessi dall’ospedale dopo qualche<br />

giorno, ma non si affrontò la questione in<br />

atto, perché subito si persero le tracce di<br />

Josef Wond.<br />

era come sparito.<br />

Interrogarono molte persone, ma nessuno<br />

sapeva niente di lui, tranne <strong>il</strong> fatto<br />

che era un uomo che voleva giustizia.<br />

una mattina, però, arrivarono al distretto<br />

di polizia due ragazze: erano due<br />

testimoni dell’accaduto.<br />

Dissero che soltanto in quel momento<br />

avevano trovato <strong>il</strong> coraggio di parlare.<br />

Così si scoprì come era davvero andata<br />

la situazione, ovvero <strong>il</strong> contrario rispetto<br />

a quello che tutti pensavano.<br />

avvertirono subito i genitori del po-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

vero ragazzo, che evidentemente avevano<br />

ristab<strong>il</strong>ito i contatti con lui, poiché prevedevano<br />

<strong>il</strong> suo ritorno.<br />

Il giorno del suo arrivo tutti lo aspettavano<br />

al bar.<br />

Il vero colpevole non era più in circolazione<br />

e quando Josef si voltò a guardare<br />

la gente intorno a lui, vide la targa più<br />

luccicante del solito.<br />

Così la guardò meglio e lesse:<br />

A Josef Wond<br />

che hA reso dAvvero speciAle<br />

questo luogo.<br />

qui c’è lA suA giustiziA<br />

era una targa nuova.<br />

Spero veramente che lo Stato si faccia<br />

valere per rispettare meglio ciò che impone<br />

e soprattutto che vengano rispettati<br />

i diritti dei cittadini, spesso penalizzati a<br />

causa di altri.<br />

Ilaria Avallone<br />

IV Ginnasio A


L’aLba di un mondo nuovo<br />

GIoVaNNI IN Lotta CoNtro La MaFIa<br />

La giustizia è una virtù morale che dà<br />

a ciascuno ciò che gli spetta, nel rispetto<br />

della legalità.<br />

In genere la giustizia viene raffigurata<br />

con la b<strong>il</strong>ancia per indicare l’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

nelle cause e con la spada per la durezza<br />

nelle punizioni assegnate. Il compito amministrativo<br />

delle leggi spetta alla Magistratura<br />

e le loro cause vengono divise in<br />

tre gruppi: giustizia penale, civ<strong>il</strong>e e amministrativa.<br />

Ci sono purtroppo numerosi reati<br />

compiuti da adulti, ma anche da ragazzi<br />

che, pur essendo meno gravi, devono essere<br />

fermati: infatti, se non si educa a essere<br />

giusti e a non trasgredire le leggi da<br />

ragazzo, da adulto finirà per rubare, per<br />

rapinare o per uccidere.<br />

È per questo che, secondo me, <strong>il</strong> compito<br />

educativo deve essere affidato soprattutto<br />

alla scuola, poiché è lì che avvengono<br />

più frequentemente atti di bullismo<br />

e la formazione di baby-gang.<br />

ovviamente oltre a queste organizzazioni<br />

ci sono molti gruppi malavitosi che<br />

compiono reati molto più gravi; a causa<br />

loro, molti negozi vivono sotto l'incubo<br />

del pizzo e nella paura. In Italia purtroppo<br />

troviamo la mafia sic<strong>il</strong>iana e la<br />

camorra napoletana, mentre tra importanti<br />

tenaci oppositori i magistrati ricordo<br />

Giovanni Falcone e Paolo borsellino.<br />

È proprio sulla scia di questi due<br />

f o c u s<br />

personaggi che si fonda la mia storia: <strong>il</strong><br />

nostro protagonista sarà Giovanni, in<br />

lotta contro la mafia.<br />

Giovanni era un ragazzo sic<strong>il</strong>iano<br />

come tanti, suo padre era un magistrato e<br />

sua madre casalinga, ma era con <strong>il</strong> padre<br />

che amava trascorrere <strong>il</strong> tempo, gli piaceva<br />

anche assistere alle sue cause: <strong>il</strong> suo<br />

idolo che dall’alto del bancone difendeva<br />

le cause e giudicava le persone. tutto ciò<br />

gli piaceva e sognava di diventare un<br />

giorno come suo padre. In quei giorni,<br />

però, suo padre sembrava essere più frettoloso<br />

del solito, più ansioso, quasi agitato,<br />

ma Giovanni non capiva perché; <strong>il</strong><br />

padre non era mai a casa e non gli permetteva<br />

di assistere alle sue cause, giustificandosi<br />

con un “non sono cose per te”.<br />

Giovanni era preoccupato, non sapeva<br />

perché, ma avvertiva qualcosa di<br />

brutto. Giovanni aveva undici anni<br />

quando suo padre morì. Nessuno gli<br />

disse come e perché, neanche sua madre.<br />

Giovanni in lacrime sentiva tutti bisbigliare<br />

spaventati al funerale di suo padre<br />

e li sentiva parlare di mafia e di come sia<br />

brutale. Chinato sulla tomba, Giovanni<br />

ripeteva: “non è giusto, non è giusto”.<br />

erano passati ventidue anni dalla<br />

morte del padre, ma la ferita non si era<br />

rimarginata e Giovanni ormai sospettava<br />

che <strong>il</strong> papà era stato vittima di omicidio e<br />

forse sapeva anche da chi era stato ucciso.<br />

ormai era laureato: magistrato<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

11


12<br />

f o c u s<br />

come <strong>il</strong> padre, nei suoi studi aveva<br />

spesso sentito parlare di coraggiosi e<br />

famosi magistrati e <strong>il</strong> suo idolo era diventato<br />

Falcone. Sognava di diventare<br />

come lui, certo non alla sua altezza, ma<br />

almeno un piccolo “falchetto”.<br />

aveva iniziato a fare carriera ed era<br />

spesso anche in contatto con la mafia.<br />

Quando la sentiva nominare, provava<br />

un misto di rabbia e paura: temeva<br />

di fare la fine del padre, ma aveva anche<br />

<strong>il</strong> desiderio di vendicarlo. Sì, quello<br />

era ormai <strong>il</strong> suo desiderio e cresceva<br />

diventando sempre più forte e audace:<br />

aveva imparato a fidarsi di tutti e di<br />

nessuno, aveva capito di rendersi tutti<br />

amici, ma non troppo. Si faceva breccia<br />

nella mafia e veniva a contatto con affari<br />

loschi e <strong>il</strong>legali, ma non aveva<br />

paura, anzi aspettava <strong>il</strong> giorno della sua<br />

rivincita.<br />

e quel giorno arrivò, ma appena<br />

sentì le accuse, si accorse che non era<br />

più arrabbiato per la morte del padre:<br />

egli era arrabbiato per tutti i soprusi<br />

inflitti ai poveri cittadini da quegli<br />

spregevoli senza cuore e quel giorno<br />

aveva occasione di fargliela pagare,<br />

perché tra quelle marionette c’era anche<br />

<strong>il</strong> loro comandante, <strong>il</strong> boss, un<br />

mandante. e, infatti, di nascosto, un<br />

mafioso arrivò nel suo ufficio con un<br />

sorriso beffardo e una valigetta. La<br />

aprì, era piena di soldi: lo volevano<br />

comprare, ma Giovanni non era diventato<br />

magistrato per arricchirsi, ma per<br />

vendicarsi e, dunque, gli urlò: “vai via<br />

ignob<strong>il</strong>e, non puoi comprare ciò che<br />

non si può comprare”.<br />

Si preparò ed entrò nella sala. ap-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

pena vide gli accusati avrebbe voluto<br />

ucciderli, ma era assurdo e non lo fece<br />

in quel modo, ma li punì con la b<strong>il</strong>ancia<br />

e la spada.<br />

Intuì che anche l’avvocato della difesa<br />

era un mafioso, certo non aveva<br />

ucciso, ma era comunque complice,<br />

mentre chi accusava era un povero cittadino<br />

che accusava i mafiosi di aver<br />

ucciso <strong>il</strong> fratello e incendiato <strong>il</strong> negozio,<br />

quando non poteva più pagare.<br />

Giovanni era davvero arrabbiato:<br />

quella non era più la causa del negoziante,<br />

gli sembrava la causa di suo padre<br />

con Giovanni all’accusa. Il processo<br />

stava per finire, ora toccava a lui,<br />

sapeva che in seguito avrebbe avuto<br />

problemi, forse avrebbe rischiato anche<br />

la vita, ma prese coraggio e pensò<br />

che avrebbe vendicato <strong>il</strong> padre e questo<br />

gli diede forza: trenta anni di carcere.<br />

Pensò: “beccati questo, mafia!”.<br />

Dopo quella causa ce ne furono<br />

molte altre contro i mafiosi, tutte vinte.<br />

era, però, costretto ad essere scortato<br />

da guardie del corpo: era iniziata la<br />

sua vita da grande magistrato, ma viveva<br />

felice perché sapeva di riportare <strong>il</strong><br />

sole in Sic<strong>il</strong>ia.<br />

era l’alba di un mondo nuovo.<br />

Fabio Catalano<br />

IV Ginnasio A


s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

matteo ricci, modeLLo di diaLogo<br />

MeSSaGGIo DeL PaPa beNeDetto XVI<br />

al Venerato Fratello Claudio Giuliodori<br />

Vescovo di Macerata, tolentino,<br />

recanati, Cingoli e treia<br />

ho appreso con gioia che in codesta<br />

Diocesi sono programmate diverse inizia-<br />

tive per commemorare, in ambito ecclesiale<br />

e civ<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> IV Centenario della morte<br />

di P. Matteo ricci della Compagnia di<br />

Gesù, avvenuta a Pechino l’11 maggio<br />

del 1610. In occasione dell’apertura di<br />

questo speciale anno giub<strong>il</strong>are, mi è gradito<br />

inviare a Lei e all’intera comunità<br />

diocesana <strong>il</strong> mio cordiale saluto.<br />

Nato a Macerata <strong>il</strong> 6 ottobre del 1552,<br />

<strong>il</strong> gesuita Matteo ricci, dotato di profonda<br />

fede e di straordinario ingegno<br />

culturale e scientifico, dedicò lunghi anni<br />

della sua esistenza a tessere un proficuo<br />

dialogo tra l’occidente e l’oriente, conducendo<br />

contemporaneamente una incisiva<br />

azione di radicamento del Vangelo<br />

nella cultura del grande Popolo della<br />

Cina. Il suo esempio resta anche oggi<br />

come modello di proficuo incontro tra la<br />

civ<strong>il</strong>tà europea e quella cinese.<br />

Mi associo pertanto volentieri a quanti<br />

ricordano questo generoso figlio della<br />

vostra terra, obbediente ministro della<br />

Chiesa e intrepido ed intelligente messaggero<br />

del Vangelo di Cristo. Considerando<br />

la sua intensa attività scientifica e<br />

spirituale, non si può non rimanere favorevolmente<br />

colpiti dall’innovativa e peculiare<br />

capacità che egli ebbe di accostare,<br />

con pieno rispetto, le tradizioni culturali<br />

e spirituali cinesi nel loro insieme. È stato<br />

in effetti tale atteggiamento a contraddistinguere<br />

la sua missione tesa a ricercare<br />

la possib<strong>il</strong>e armonia fra la nob<strong>il</strong>e e m<strong>il</strong>lenaria<br />

civ<strong>il</strong>tà cinese e la novità cristiana,<br />

che è fermento di liberazione e di autentico<br />

rinnovamento all’interno di ogni società,<br />

essendo <strong>il</strong> Vangelo, universale messaggio<br />

di salvezza, destinato a tutti gli<br />

uomini, a qualsiasi contesto culturale e<br />

religioso appartengano.<br />

Quel che inoltre ha reso originale e,<br />

potremmo dire, profetico <strong>il</strong> suo apostolato,<br />

è stato sicuramente la profonda<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

13


14<br />

s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

simpatia che nutriva per i cinesi, per la<br />

loro storia, per le loro culture e tradizioni<br />

religiose. basti ricordare <strong>il</strong> suo trattato<br />

sull’amicizia (De amicitia - Jiaoyoulun),<br />

che incontrò un vasto successo sin dalla<br />

prima edizione a Nanchino nel 1595.<br />

Modello di dialogo e di rispetto per le<br />

altrui credenze, questo vostro Conterraneo<br />

fece dell’amicizia lo st<strong>il</strong>e del suo<br />

apostolato durante i 28 anni di permanenza<br />

in Cina. L’amicizia che egli offriva<br />

era ricambiata dalle popolazioni locali<br />

grazie proprio al clima di rispetto e di<br />

stima che egli cercava di coltivare, preoccupandosi<br />

di conoscere sempre meglio le<br />

tradizioni della Cina di quel tempo. Nonostante<br />

le difficoltà e le incomprensioni<br />

che incontrò, Padre ricci, volle mantenersi<br />

fedele, sino alla morte, a questo st<strong>il</strong>e<br />

di evangelizzazione, attuando, si potrebbe<br />

dire, una metodologia scientifica e<br />

una strategia pastorale basate, da una<br />

parte, sul rispetto delle sane usanze del<br />

luogo che i neofiti cinesi non dovevano<br />

abbandonare quando abbracciavano la<br />

fede cristiana, e, dall’altra, sulla consape-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

volezza che la rivelazione poteva ancor<br />

più valorizzarle e completarle. e fu proprio<br />

a partire da queste convinzioni che<br />

egli, come già avevano fatto i Padri della<br />

Chiesa nell’incontro del Vangelo con la<br />

cultura greco-romana, impostò <strong>il</strong> suo<br />

lungimirante lavoro di inculturazione del<br />

Cristianesimo in Cina, ricercando un’intesa<br />

costante con i dotti di quel Paese.<br />

auspico vivamente che le manifestazioni<br />

giub<strong>il</strong>ari in suo onore - incontri,<br />

pubblicazioni, mostre, convegni ed altri<br />

eventi culturali in Italia e in Cina - offrano<br />

l’opportunità di approfondire la<br />

conoscenza della sua personalità e della<br />

sua attività. Seguendone l’esempio, possano<br />

le nostre comunità, all’interno delle<br />

quali convivono persone di diverse<br />

culture e religioni, crescere<br />

nello spirito di accoglienza e di<br />

rispetto reciproco. Il ricordo di<br />

questo nob<strong>il</strong>e figlio di Macerata<br />

sia anche motivo per i fedeli di<br />

codesta Comunità diocesana di<br />

rinsaldare alla sua scuola<br />

quell’anelito missionario che deve<br />

animare la vita di ogni autentico<br />

discepolo di Cristo.<br />

Venerato Fratello, nel formulare<br />

fervidi voti per una piena riuscita<br />

delle celebrazioni giub<strong>il</strong>ari<br />

previste a partire dall’11 maggio prossimo,<br />

assicuro <strong>il</strong> mio ricordo nella preghiera<br />

e, mentre invoco la materna intercessione<br />

di Maria, regina della Cina, invio<br />

di cuore la mia benedizione a Lei ed<br />

a quanti sono affidati alle sue cure pastorali.<br />

Benedetto XVI<br />

Dal Vaticano, 6 maggio 2009


s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

matteo ricci, Ponte di civiLtà<br />

uN MoDeLLo aNCora VaLIDo NeLLe SFIDe<br />

Matteo ricci fu certamente <strong>il</strong> primo<br />

ponte culturale tra oriente e occidente,<br />

un’esperienza di annuncio e di incontro,<br />

che è giunta al cuore della Cina e ne ha<br />

segnato la storia.<br />

Ma dove stanno l’originalità e l’ attualità<br />

di questa esperienza? e come continuarla<br />

con intelligenza e coraggio?<br />

Se è ormai evidente che l’attuale contesto<br />

multietnico e multiculturale impone<br />

<strong>il</strong> dialogo tra le religioni e le culture<br />

quale esigenza prioritaria, non del tutto<br />

scontate sono le vie attraverso le quali<br />

questo obiettivo è realizzab<strong>il</strong>e.<br />

La città di Sciaochin o Shiuhing.<br />

Dagli Annali della Prefettura di Shiuhing<br />

Matteo ricci rappresenta tuttora un<br />

paradigma adeguato a rispondere alle<br />

istanze odierne. Primo fra tutti, egli interpretò<br />

con intelligenza e um<strong>il</strong>tà la via<br />

dell’inculturazione. Imparò e insegnò a<br />

riconoscere le potenzialità intrinseche in<br />

ogni civ<strong>il</strong>tà umana, e a valorizzare così<br />

DI uN MoNDo MuLtICuLturaLe<br />

ogni elemento di<br />

bene che vi si trova;<br />

senza perdere nulla<br />

ma, al contrario,<br />

portando tutto a<br />

compimento. tale<br />

atteggiamento fu subito<br />

apprezzato dai<br />

cinesi stessi, con i Matteo Ricci<br />

quali <strong>il</strong> missionario<br />

gesuita entrò in profondissima<br />

comunione, al punto da divenire<br />

una figura di occidentale, peraltro<br />

tra le pochissime, degna di venerazione e<br />

rispetto sempre elevatissimo. ricci non<br />

teorizzò questo suo modo di fare, ma<br />

quello che fece costituisce una pietra m<strong>il</strong>iare<br />

nel processo di inculturazione del<br />

Vangelo. apprese la lingua cinese, non<br />

solo per poterla parlare, ma principalmente<br />

per poter ascoltare l’universo cinese.<br />

Questo è forse l’aspetto più originale<br />

e innovativo: si pose in ascolto di una<br />

cultura m<strong>il</strong>lenaria, acquisendo tutti gli<br />

strumenti per poterlo fare.<br />

Dopo essere entrato in Cina come religioso<br />

occidentale, egli si rese conto che<br />

occorreva passare dall’essere rispettato<br />

per quello che era, al rispettare, all’accogliere<br />

la cultura e <strong>il</strong> popolo dove si trovava.<br />

egli non voleva solo farsi ascoltare,<br />

ma farsi accogliere. La sua capacità di<br />

adattamento, la sua attenzione per la cul-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

15


16<br />

s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

tura e per le<br />

persone, ne<br />

costituiscono<br />

gli ingredienti.<br />

Si lasciò istruire<br />

dalla cultura<br />

cinese entrandovi<br />

in<br />

profondità,<br />

c o m p r e n -<br />

dendo che <strong>il</strong><br />

confucianesimo<br />

era la via<br />

più feconda, <strong>il</strong><br />

suolo più propizio,<br />

per far<br />

germogliare i<br />

semi del Vangelo.<br />

tuttavia<br />

egli non fu<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Autografo della professione religiosa<br />

del P. Matteo Ricci (1° gennaio 1596)<br />

preoccupato principalmente di predicare,<br />

ma di incarnare <strong>il</strong> Vangelo, entrando in<br />

relazione con <strong>il</strong> popolo cinese perché, da<br />

questa relazione amicale, potesse germogliare<br />

<strong>il</strong> seme dell’annuncio. (...) Come figlio<br />

del suo tempo, Matteo ricci era un<br />

umanista, venuto dall’occidente.<br />

Le scienze umane e le scienze della<br />

natura hanno costituito <strong>il</strong> luogo di incontro<br />

con la cultura cinese e <strong>il</strong> luogo di annuncio.<br />

Ma questo non avvenne mai in<br />

modo funzionale o tattico, seducendo un<br />

popolo per annunziare <strong>il</strong> Vangelo. Il<br />

mondo era, ed è, <strong>il</strong> luogo della presenza<br />

di Dio. Le scienze umane, le scienze della<br />

natura e la tecnica, sono vie attraverso le<br />

quali è possib<strong>il</strong>e comprendere l’azione di<br />

Dio nel mondo e nella storia. Lo studio<br />

delle arti e delle scienze è già teologia,<br />

perché è contemplazione e presa di con-<br />

sapevolezza della presenza di Dio. Ciò,<br />

del resto, è la caratteristica dello st<strong>il</strong>e missionario<br />

dei gesuiti: aiutare gli uomini a<br />

cercare e trovare Dio in tutte le cose. ricci<br />

fece arrivare <strong>il</strong> messaggio cristiano al<br />

cuore della cultura cinese, mostrando<br />

l’universalità di tale messaggio: esso non<br />

è prerogativa di nessuna cultura, tanto<br />

meno di quella occidentale. (...) L’inculturazione<br />

conduce al perfezionamento<br />

dell’immagine di Dio nell’uomo. essa<br />

offre a tutti i valori culturali la stessa possib<strong>il</strong>ità<br />

di mettersi al servizio del Vangelo.<br />

Consente <strong>il</strong> dialogo continuo fra la Parola<br />

di Dio e gli innumerevoli modi di cui<br />

l’uomo dispone per esprimersi.<br />

In effetti, Cristo e i cristiani sono i veri<br />

rinnovatori della cultura attraverso la carità.<br />

È nella carità che l’uomo si realizza<br />

nella sua autenticità: l’essere fatto a immagine<br />

di Dio. Il modello dell’inculturazione<br />

consente di declinare la missione<br />

della Chiesa nella realtà attuale della<br />

multiculturalità. Diventa necessario<br />

uscire da sé per coinvolgersi nell’incontro<br />

con l’altro. Non è attraverso un proselitismo<br />

espansionista di matrice coloniale<br />

ma, app<br />

u n t o ,<br />

prendendo le<br />

vie della cultura<br />

e del dialogo,<br />

che <strong>il</strong><br />

m e s s a g g i o<br />

e v a n g e l i c o<br />

può essere<br />

proposto.<br />

La consa-<br />

pevolezza di<br />

avere degli<br />

Frontespizi onorifici per la chiesa e la residenza<br />

dei missionari donati da Uamppan<br />

prefetto di Sciaochin.


La prima traduzione cinese del Decalogo (1583-1584)<br />

interlocutori riconosciuti nella loro specifica<br />

dignità rimuove l’arroganza etnocentrica,<br />

che considera l’altro un sottosv<strong>il</strong>uppato,<br />

da far evolvere e da «civ<strong>il</strong>izzare».<br />

Studiare, conoscere, amare la cultura altrui,<br />

per valorizzarla e salvaguardarla, è<br />

un indispensab<strong>il</strong>e impegno quotidiano.<br />

È la modalità dell’inculturazione che<br />

modella l’atteggiamento del missionario.<br />

L’esempio è quello del Verbo, che si è<br />

«svuotato» (la kenosi) nel suo incarnarsi<br />

come uomo. (...) Il “Dell’amicizia” (Nanchang,<br />

1595) è una delle primissime opere<br />

in cinese composte da Matteo ricci. Per<br />

mezzo di essa, presentando in cento sentenze,<br />

tratte dai classici europei antichi, <strong>il</strong><br />

pensiero dell’occidente sull’amicizia,<br />

ricci intendeva mostrare che la civ<strong>il</strong>tà cinese<br />

e quella europea coincidevano su<br />

temi fondamentali. L’opera stupì la Cina<br />

ed ebbe un grande successo: ricci aveva<br />

compreso che la sua missione, e <strong>il</strong> tentativo<br />

di accendere <strong>il</strong> dialogo tra oriente e<br />

occidente, potevano costruirsi unicamente<br />

sul saldo fondamento della cono-<br />

s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

scenza reciproca<br />

e<br />

dell’umana<br />

a m i c i z i a .<br />

L’amicizia è<br />

dunque lo<br />

st<strong>il</strong>e, la maniera<br />

di guardare<br />

e abitare<br />

<strong>il</strong> mondo, che<br />

m o d e l l a ,<br />

cambia, rinnova<br />

<strong>il</strong><br />

m o n d o<br />

stesso. Matteo<br />

ricci<br />

comprende che è al confucianesimo più<br />

antico che deve fare riferimento, se vuole<br />

riuscire a comunicare <strong>il</strong> Vangelo in un<br />

contesto così lontano nello spazio e nello<br />

st<strong>il</strong>e, quale quello del «Paese di Mezzo».<br />

Divenendo innanzitutto amico, egli<br />

stesso cambia, cresce, diventa in maniera<br />

più consapevole servitore di quel Cristo,<br />

che è l’amico di ogni uomo, l’amico che<br />

si è incarnato nella vita di ogni uomo.<br />

anche Matteo ricci è stato modellato<br />

dall’incontro con i cinesi. (...) È interessante<br />

chiarire in che modo ricci abbia<br />

aperto la strada (ma molto in questo<br />

senso deve essere ancora fatto!) alla r<strong>il</strong>ettura<br />

del Vangelo in cinese. Non si è trattato<br />

semplicemente di tradurre un testo,<br />

ma di riesprimere <strong>il</strong> Vangelo attraverso le<br />

categorie simboliche di questa m<strong>il</strong>lenaria<br />

cultura. ora, la scoperta fatta dal padre<br />

Matteo e dai suoi successori è stata appunto<br />

la capacità di fare una diversa teologia,<br />

ovvero di poter esprimere la propria<br />

esperienza di fede e di comprensione<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

17


18<br />

s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong>


delle narrazioni bibliche, individuando<br />

dei sensi e dei significati che un occidentale<br />

non può «leggere e scrivere», proprio<br />

perché si esprime in maniera differente.<br />

attraverso lo sguardo di chi scrive<br />

con gli ideogrammi, si cominciano a vedere<br />

cose ulteriori, si sottolineano sfumature<br />

e significati complementari a quelli<br />

intuiti dalle altre culture «alfabetiche»,<br />

come quelle occidentali. Questo è <strong>il</strong> compimento,<br />

ancora atteso, dell’inculturazione:<br />

una cultura che riceve <strong>il</strong> Vangelo,<br />

lo comprende e lo comunica in maniera<br />

differente rispetto a un’altra, ma allo<br />

stesso tempo altrettanto vera. ancor di<br />

più se queste culture hanno modalità<br />

espressive così differenti come quella visivo-iconografica<br />

della Cina, o invece alfabetica<br />

dell’occidente.<br />

Grazie a Matteo ricci, si iniziò a intravvedere<br />

l’era dei credenti cinesi: ossia<br />

cristiani che, leggendo <strong>il</strong> Vangelo con i<br />

«loro» occhi<br />

e dentro la<br />

loro cultura,<br />

comunicano<br />

a noi quello<br />

che con i<br />

« n o s t r i »<br />

non potremmointuire.<br />

La<br />

c o m p r e n -<br />

sione sempre<br />

più approfondita<br />

del messaggioevange-<br />

La Madonna di S. Maria Maggiore<br />

in cinese<br />

lico è, certamente,<br />

un<br />

s P e c i a l e M at t e o r i c c i<br />

La prima riproduzione della Madonna di S. Maria Maggiore in<br />

Roma fatta eseguire da S Francesco Borgia nel 1569. Si conserva<br />

in Roma nell'antico noviziato dei gesuiti presso la chiesa di S.<br />

Andrea al Quirinale.<br />

arricchimento per tutti, ma lo è anzitutto<br />

per lo stesso missionario, che viene a sua<br />

volta evangelizzato. Nell’ ideogramma<br />

cinese che indica la parola «amicizia» ci<br />

sono due mani che si incontrano: un<br />

uomo tende la mano destra, l’altro la copre<br />

con la propria. Stringere amicizia è<br />

coniugare le proprie capacità di operare<br />

nel mondo. Si collabora così nella comune<br />

impresa di essere servitori della<br />

Creazione.<br />

P. Nicolás Adolfo s.j.<br />

Corriere della sera<br />

(23 gennaio 2010, p. 46)<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

19


20<br />

c u lt u r a<br />

La meditazione esistenziaLe in PirandeLLo<br />

Le ILLuSIoNI NeCeSSarIe<br />

Negli scritti di Pirandello si rivelano<br />

altre <strong>il</strong>lusioni necessarie, altri valori umani.<br />

Si pensi al valore ricostruttivo e rigenerativo<br />

dell’arte, che emerge dalla novella<br />

“La tragedia di un personaggio” o ancora<br />

dal lavoro teatrale incompiuto “I giganti<br />

della montagna”.<br />

I giganti, cioè gli uomini del potere,<br />

schiacciano volgarmente i valori umani e<br />

l’arte. Con la tecnica del “teatro nel teatro”,<br />

in questa opera<br />

incompiuta, viene inserito<br />

un dramma<br />

precedente: “La favola<br />

del figlio cambiato”.<br />

Questo dramma<br />

umano in cui <strong>il</strong> protagonista<br />

rinuncia al<br />

potere, pur di ritornare<br />

dalla madre e<br />

alle gioie semplici ed<br />

autentiche dell’amore materno, viene riproposto<br />

ai giganti, cioè ai possessori del<br />

potere politico. Purtroppo costoro, ingabbiati<br />

nella logica del potere e degli affari,<br />

non comprendono né la delicatezza<br />

umana, né la raffinatezza artistica e catartica<br />

del dramma, anzi percepiscono la pericolosa<br />

denuncia delle loro trame disumane;<br />

perciò comprano l’opera, la ritirano<br />

dal giro delle rappresentazioni e per disprezzo<br />

la fanno rappresentare solo ai loro<br />

servi.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

(Parte SeCoNDa)<br />

Si staglia deciso, nelle opere dell’agrigentino,<br />

<strong>il</strong> tema dell’onestà reale contro le<br />

convinzioni e le apparenze sceniche di<br />

un’onestà inesistente, che caratterizza <strong>il</strong><br />

mondo borghese: si presentano alla nostra<br />

mente baldovino, de “Il piacere dell’ onestà”<br />

l5 e soprattutto <strong>il</strong> Signor Ciampa de<br />

“Il berretto a sonagli”.<br />

Il primo in opposizione al marchese<br />

Fabio Colli, decide di essere e di agire<br />

come vero marito di agata,<br />

smascherando le losche trame<br />

del marchese che mirava a godersi<br />

agata come amante,<br />

senza che ciò trapelasse alla<br />

gente. Per <strong>il</strong> marchese Colli,<br />

baldovino doveva essere un<br />

semplice paravento ai suoi<br />

amori <strong>il</strong>leciti, davanti all’opinione<br />

del mondo perbene.<br />

Senza dubbio emerge in baldovino<br />

un’onestà sostanziata<br />

di fredda logica, con poco calore umano,<br />

forse di stampo kantiano; però si ammira<br />

anche la volontà di capovolgere la posizione<br />

immorale del marchese, stroncandola<br />

alla radice, sino a radicare in se stesso<br />

onestà reale e disonestà apparente, in opposizione<br />

all’ onestà apparente e disonestà<br />

reale del Colli.<br />

Ne “Il berretto a sonagli”, Ciampa riprende<br />

<strong>il</strong> tema dell’onestà obiettiva ma<br />

con un calore umano che appassiona e<br />

coinvolge lo spettatore; si ricordi <strong>il</strong> mono-


logo che, attraverso un climax sofferto,<br />

giunge al grido drammatico: «Non voglio<br />

l’onestà secondo <strong>il</strong> documento burocratico,<br />

ma l’onestà della coscienza».<br />

una pagina questa che ha avuto la fortuna<br />

di due espressive e storiche interpretazioni:<br />

Salvo randone e Paolo Stoppa.<br />

al tema della maternità de “La vita che<br />

ti diedi”, si intreccia la coerente difesa pirandelliana<br />

della vita del bambino: qualunque<br />

ne sia la provenienza, la vita del nascituro<br />

va difesa e custodita; una volta innestato<br />

<strong>il</strong> seme vitale nel seno materno, non lo<br />

si può rigettare, così come non si può distruggere<br />

la forza vitale dell’innesto.<br />

alludiamo al vivace dramma “L’innesto”:<br />

un dramma che andrebbe ripreso ai<br />

nostri giorni, in cui la vita dei bambini è<br />

v<strong>il</strong>ipesa e misconosciuta.<br />

ecco le battute umane e poetiche sulla<br />

sacralità della vita che intercorrono tra<br />

Laura, la donna violentata e <strong>il</strong> giardiniere<br />

F<strong>il</strong>ippo:<br />

F<strong>il</strong>ippo: - Qua c’è una pianta. tu la<br />

guardi: è bella, si; te la godi, ma per vista<br />

soltanto: frutto non te ne dà! Vengo io,<br />

v<strong>il</strong>lano, con le mie minacce: ora taglio,<br />

ecco; taglio – taglio – e ora incido e senza<br />

che tu ne sappia niente, ti faccio dare <strong>il</strong><br />

frutto – Che ho fatto? ho preso una<br />

gemma da un’altra pianta e l’ho innestata<br />

qua.- È agosto’? a primavera ventura tu<br />

avrai <strong>il</strong> frutto. - e sai come si chiama questo<br />

innesto?<br />

Laura: Non so.<br />

F<strong>il</strong>ippo: a occhio chiuso.<br />

Laura: Ma la pianta?<br />

F<strong>il</strong>ippo: ah, la pianta, per sé, bisogna<br />

che sia in succhio, signora! Questo sempre.<br />

Che se non è in succhio, l’innesto non<br />

c u lt u r a<br />

lega! ... eh, si, in succhio. VuoI dire ... in<br />

amore, ecco! Che voglia, che voglia <strong>il</strong><br />

frutto che per sé non può dare!<br />

Laura: Del suo amore, del suo amore!<br />

Senza saper più nulla, senza più nessun<br />

ricordo donde quella gemma le sia venuta,<br />

la fa sua, la fa del suo amore?<br />

F<strong>il</strong>ippo: ecco, così!<br />

Come logica conseguenza dell’ amore<br />

materno rappresentato dalle opere precedenti,<br />

si pone l’esaltazione del rapporto<br />

profondo ed affascinante, intercorrente<br />

tra la madre ed <strong>il</strong> figlio; e questo tema sostanzia<br />

uno dei drammi meno noti, ma più<br />

appassionanti che Pirandello abbia scritto:<br />

“La favola del figlio cambiato”.<br />

È un dramma in versi scritto nel 1934,<br />

musicato da Gian Francesco Malipiero e<br />

rapresentato al teatro dell’ opera di<br />

roma.<br />

Il governo nazista e quello fascista censurarono<br />

quest’opera, perché vi intravidero<br />

una pericolosa denuncia del potere<br />

dittatoriale; anzi a roma, Mussolini, fu<br />

personalmente presente alla rappresentazione;<br />

rimase deluso, disgustato dal testo,<br />

che non comprese, come la maggior parte<br />

del pubblico e ne proibì le repliche.<br />

Questa, in breve, la trama: un figlio<br />

bello ed intelligente viene sottratto ad<br />

un’um<strong>il</strong>e donna e sostituito con una creatura<br />

brutta, disumana, prepotente. Il figlio<br />

bello è condotto ed educato a corte: ma<br />

nel corso dell’azione <strong>il</strong> Principe si ammala<br />

e nell’intimo sente <strong>il</strong> richiamo della madre<br />

a cui è stato strappato.<br />

appena gli è possib<strong>il</strong>e abbandona <strong>il</strong><br />

potere e la vita di corte e corre dalla madre<br />

ritrovata: qui l’amore materno e la<br />

natura gli ridonano la sanità fisica, psi-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

21


22<br />

c u lt u r a<br />

chica e morale che <strong>il</strong> potere e l’ambiente<br />

di corte gli avevano sottratto.<br />

toccanti e poetiche le parole che concludono<br />

l’opera; la “Favola del figlio<br />

cambiato” finisce col principe che vuole<br />

«tuffare le mani in quella fontana! Vuole<br />

che la vita si rifaccia in lui nuova, come<br />

l’erba ad apr<strong>il</strong>e» e poco dopo esclama:<br />

«ho perduto l’amore che avevo della mia<br />

sconsolata tristezza! ora sono pieno di<br />

questa ebrezza di sole, d’azzurro, di<br />

verde, di mare».<br />

Il fluido vitale della madre e della natura<br />

e la rinuncia al potere ricreano nel<br />

giovane una vita nuova e forse la pace.<br />

In contrapposizione al giovane che<br />

rinuncia, <strong>il</strong> ragazzo storpio, brutto e cattivo,<br />

posto accanto alla donna, in sostituzione<br />

del figlio bello e umano agogna <strong>il</strong><br />

potere, trama per averlo e si placa solo<br />

quando l’ottiene.<br />

È evidente l’allegoria: i sani, belli e<br />

buoni rinunciano al potere; invece gli<br />

storpi, brutti e malvagi lo agognano e<br />

spesso lo raggiungono; ma per rovinare<br />

gli altri.<br />

Chiudiamo questa visione panoramica<br />

con alcuni rapidi cenni, data la vastità e<br />

complessità dell’opera, al dramma - mito<br />

“Lazzaro”. anche qui emergono nostalgie<br />

ed aspirazioni care a Pirandello: senso<br />

del mistero, Dio, fede, ald<strong>il</strong>à, amore.<br />

Il Dio pirandelliano però è <strong>il</strong> tutto di<br />

questo mondo del quale mai si potrà conoscere<br />

<strong>il</strong> mistero. È un quid arcano che<br />

spunta da un panteismo dinamico, da un<br />

idealismo assoluto e da un naturalismo<br />

biologico. È l’eterno presente della vita.<br />

e Cristo chi è secondo Pirandello ?<br />

La risposta la si può evincere dalla<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

novella “Il sogno di Natale” dove <strong>il</strong> narratore<br />

protagonista, identificab<strong>il</strong>e con lo<br />

stesso Pirandello, ci descrive un sogno<br />

fatto durante le festività natalizie: mentre<br />

egli passeggia solo per le strade deserte di<br />

una città, inaspettatamente, incontra<br />

Gesù. Con quest’ultimo egli viaggia per<br />

diversi luoghi e Gesù ben presto capisce<br />

di essere stato ancora una volta tradito,<br />

comprende che <strong>il</strong> suo messaggio d’amore<br />

e di altruismo è stato dimenticato così<br />

come <strong>il</strong> suo sacrificio. all’oltraggio, si<br />

aggiunge l’ipocrisia: la gente ha ancora <strong>il</strong><br />

coraggio di festeggiare la sua nascita e lo<br />

fa solo perché essa è un pretesto per gozzovigliare.<br />

Persino nelle case dei poveri, i<br />

suoi eredi, ci sono parole di odio; e se essi<br />

non festeggiano è solo perché non ne<br />

hanno la possib<strong>il</strong>ità. Pirandello esprime<br />

qui, come già nella novella “Canta l’epistola”<br />

una sua religiosità meno formale e<br />

più intima; invita <strong>il</strong> suo Gesù a tornare al<br />

mondo, mettendolo di fronte a ciò che gli<br />

uomini hanno fatto del suo insegnamento,<br />

stravolgendolo del tutto.<br />

Gesù è un uomo sublime perché si è<br />

immolato per dare agli infelici la fede in<br />

ciò che maggiormente bramano: l’ ald<strong>il</strong>à.<br />

Che importa se questa fede è un’<strong>il</strong>lusione?<br />

tutto è <strong>il</strong>lusione. Comunque che<br />

sia essa è l’unico conforto alle miserie<br />

della vita.<br />

riportiamo qui alcune espressioni icastiche<br />

da comprendere secondo <strong>il</strong><br />

“credo” panteistico – immanentistico -<br />

naturalistico:<br />

‘ora intendo e sento veramente la<br />

parola di Cristo: Carità” (Lucio)<br />

“Così è vero che anche in terra ci sono<br />

i santi” (Sara)


“Per riaccendere nei buio della notte<br />

<strong>il</strong> divino lume della Fede, che è Carità<br />

per tutti quelli a cui fu negato ogni bene<br />

nella vita” (Mons LelIi)<br />

“L’anima nostra è Dio in noi” (Lucio)<br />

“Che debbo fare ora?” (Diego)<br />

“Vivere, padre: in Dio, nelle opere<br />

che farai. alzati e cammina, cammina<br />

nella vita” (Lucio).<br />

Pirandello non aderisce alla religione<br />

cristiana come “a realtà”; la vede ancora<br />

come uno splendido mito: però questo<br />

mito, quest’<strong>il</strong>lusione è ritenuta indispensab<strong>il</strong>e<br />

alla vita presente. Il vero testamento<br />

spirituale, lasciato da Pirandello<br />

all’uomo d’oggi è riposto negli ultimi<br />

drammi: “La nuova colonia”, “Lazzaro”,<br />

“I giganti della montagna” 1 .<br />

Qui <strong>il</strong> drammaturgo prospetta<br />

all’uomo, come uniche ancore di salvezza:<br />

la maternità, la religiosità identificab<strong>il</strong>e<br />

con la sacralità della vita e, infine,<br />

l’arte.<br />

1 Nell’intervista r<strong>il</strong>asciata a Giovanni<br />

Cavicchioli, L. Pirandello afferma: «teatro serio, <strong>il</strong><br />

mio vuole tutta la partecipazione dell’entità<br />

morale… Certo è un teatro antiborghese e nello<br />

stesso tempo <strong>il</strong> più adatto al borghese, per venirci<br />

a fare i suoi esercizi spirituali… sono anche lieto<br />

che nessuna autorità religiosa abbia trovato nulla<br />

da condannare. Della mia opera nulla è all’Indice.<br />

L’intervista che costituisce <strong>il</strong> testamento spirituale<br />

dello scrittore trova conferma in due documenti<br />

epistolari: una lettera del critico letterario S<strong>il</strong>vio<br />

D’amico a Mons. Montini, futuro Paolo VI; e la<br />

relativa risposta inviata nel 1934, due anni prima<br />

della morte di Pirandello. Questi due documenti<br />

manifestano la comprensione e <strong>il</strong> rispetto della<br />

Chiesa verso l’opera pirandelliana, anche se<br />

qualcuno premeva per una sua condanna<br />

all’Indice.<br />

c u lt u r a<br />

Questa trinità di valori potrà salvare<br />

l’uomo dai suoi mali travolgenti e dissolventi.<br />

In conclusione Pirandello opera<br />

un’acuta diagnosi delle malattie psicomorali<br />

dell’uomo moderno ed in questo<br />

senso egli è <strong>il</strong> profeta del “Vuoto”, infatti<br />

nei suoi scritti non appare un’autentica<br />

adesione alla legge morale rivelata né alla<br />

religione come realtà obiettiva, però è<br />

andata maturando in lui una limpida adesione<br />

ai grandi valori che devono caratterizzare<br />

l’uomo, quei miti che rappresentano<br />

le verità essenziali e incontrovertib<strong>il</strong>i,<br />

rintracciate in fondo alla Storia degli<br />

uomini, sempre più giù, fino a raggiungere<br />

le strutture originarie, patrimonio di<br />

tutta l’umanità di ogni tempo e di ogni<br />

luogo.<br />

Diversissimi da quelli eroici di d’annunzio,<br />

alimentati dal desiderio di trasfigurazione<br />

della realtà e di esorcizzazione<br />

dei limiti dell’esistenza e, in ultima analisi,<br />

della morte, questi miti pirandelliani<br />

sono, invece, molto vicini agli archetipi<br />

Junghiani, sono ciò che rimane dopo la<br />

frantumazione dei falsi involucri e dei<br />

baluardi protettivi, sono le verità profonde<br />

ed inalienab<strong>il</strong>i ritrovate alle radici<br />

della vita.<br />

Pirandello certamente non ha raggiunto<br />

la “terra promessa”, ma molto<br />

probab<strong>il</strong>mente l’ha sognata e desiderata.<br />

Giovanni Ranavolo<br />

Docente<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

23


24<br />

c u lt u r a<br />

Persepolis è un romanzo autobiografico<br />

a fumetti scritto dall’autrice<br />

iraniana Marjane<br />

Satrapi, pubblicato in<br />

Italia dalla casa editrice<br />

Sperling&Kupfer.<br />

La scelta del fumetto<br />

non è casuale, infatti l’alternanza<br />

tra bianco e<br />

nero, due colori forti e<br />

contrastanti, rappresenta<br />

la purezza, la timidezza e<br />

l’insicurezza di una bambina,<br />

ma più in generale di<br />

tutti i bambini costretti<br />

troppo spesso ad affrontare<br />

<strong>il</strong> buio e l’oscurità di sanguinose<br />

guerre alla base<br />

delle quali non vi sono altro<br />

che interessi politici ed economici.<br />

Persepolis è la storia<br />

dell’Iran dei suoi cambiamenti<br />

e dell’evoluzione che tale paese<br />

ha subito in seguito alla rivoluzione<br />

islamica, ma è anche la<br />

storia di Marjane, una bambina che per<br />

sopravvivere è costretta ad allontanarsi<br />

dalla propria patria e a crescere ed integrarsi<br />

nel diffic<strong>il</strong>e mondo occidentale<br />

ricco di pregiudizi e di corruzione. Per<br />

tale motivo Persepolis non è solo un romanzo<br />

storico, ma anche un romanzo di<br />

formazione, B<strong>il</strong>dunsgroman nel senso eti-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

L’iran a fumetti<br />

La reCeNSIoNe DI PeRsePoLIs<br />

mologico del termine, perché<br />

la protagonista blidet<br />

sie sich, cioè attraverso la<br />

sua esperienza e soprattutto<br />

i suoi errori si<br />

forma, cresce e matura.<br />

Infine l’opera della<br />

Satrapi può senza dubbio<br />

essere definita romanzoautobiografico,<br />

giacché è proprio<br />

narrando la sua<br />

vita che l’autrice fotografa<br />

e denuncia<br />

la situazione,<br />

troppo<br />

spesso ignorata,<br />

del suo paese,<br />

d e s c r i v e n d o l a<br />

però da un punto<br />

di vista differente<br />

dai libri di storia o<br />

dalle cronache di<br />

giornale, un punto di<br />

vista interno, tanto vicino nel<br />

tempo e nello spazio a fatti ed avvenimenti<br />

da permettere al lettore di comprendere<br />

ciò che è accaduto realmente in<br />

Iran e di formarsi un proprio giudizio su<br />

questo paese, che alla fine della lettura<br />

non appare più così diverso e lontano.<br />

Gabriele Calvanese<br />

II scientifico


Alla fine della “scuola media” ogni<br />

studente si trova di fronte a una scelta<br />

importante: come collegare le proprie<br />

aspirazioni, inclinazioni e aspettative con<br />

i percorsi di studio disponib<strong>il</strong>i dopo la riforma?<br />

La scuola secondaria superiore, con la<br />

riforma appena approvata, offre oggi un<br />

panorama più chiaro e definito di possib<strong>il</strong>ità<br />

e un’offerta formativa rinnovata e coerente,<br />

pensata per rispondere con efficacia<br />

alle scelte di ogni studente.<br />

La nuova scuola secondaria superiore<br />

punta prima di tutto allo sv<strong>il</strong>uppo delle<br />

competenze di base (italiano, matematica,<br />

scienze e le lingue straniere) per mettere<br />

la nostra scuola al passo con gli altri Paesi<br />

dell’Unione Europea.<br />

Nuovi quadri orario più sostenib<strong>il</strong>i per<br />

gli studenti.<br />

Tutti i percorsi delle scuole superiori<br />

permettono di proseguire gli studi all’Università<br />

o presso gli Istituti Tecnici Superiori<br />

(ITS) o d’inserirsi nel mondo del lavoro.<br />

Materie nuove e un ampliamento<br />

della quota di flessib<strong>il</strong>ità permettono alla<br />

scuola di adattare l’offerta formativa ai<br />

bisogni dello studente, in collegamento<br />

con <strong>il</strong> territorio e <strong>il</strong> mercato del lavoro.<br />

Il nuovo impianto organizzativo della<br />

Scuola Secondaria Superiore<br />

– 6 Nuovi licei:<br />

1. Liceo Artistico<br />

2. Liceo Classico<br />

3. Liceo Linguistico<br />

Le nuove cLassi suPeriori<br />

Da oGGI È PIù FaCILe SCeGLIere<br />

s c u o l a d o M a N i<br />

4. Liceo Musicale e Coreutico<br />

5. Liceo Scientifico<br />

6. Liceo delle Scienze Umane<br />

– Nuovi Tecnici - 2 settori - 11 indirizzi<br />

1. SETTORE ECONOMICO<br />

• Amministrazione, Finanza e Marketing<br />

• Turismo<br />

2. SETTORE TECNOLOGICO<br />

• Meccanica, Meccatronica ed Energia<br />

• Trasporti e logistica<br />

• Elettronica ed Elettrotecnica<br />

• Informatica e Telecomunicazioni<br />

• Grafica e Comunicazioni<br />

• Chimica, Materiali e Biotecnologie<br />

• Sistema Moda<br />

• Agraria, Agroalimentare e Agroindustria<br />

• Costruzioni, Ambiente e Territorio<br />

– Nuovi Professionali - 2 settori - 6 Indirizzi<br />

1. SETTORE DEI SERVIZI<br />

• Servizi per l’agricoltura e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

rurale<br />

• Servizi socio-sanitari<br />

• Servizi per l’enogastronomia e<br />

l’ospitalità alberghiera<br />

• Servizi commerciali<br />

2. SETTORE INDUSTRIA E ATRI-<br />

GIANATO<br />

• Produzioni artigianali e industriali<br />

• Manutenzione e assistenza tecnica<br />

Cosa offre <strong>il</strong> liceo?<br />

Una formazione di base ampia, ut<strong>il</strong>e ad<br />

acquisire le conoscenze, le ab<strong>il</strong>ità e le<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

25


26<br />

s c u o l a d o M a N i<br />

competenze adeguate a leggere e interpretare<br />

la realtà con atteggiamento critico,<br />

razionale, ma anche creativo e progettuale.<br />

Il liceo dura 5 anni ed è suddiviso in<br />

due bienni e in un quinto anno, al termine<br />

del quale gli studenti sostengono l’esame<br />

di Stato e conseguono <strong>il</strong> diploma di Istruzione<br />

Liceale.<br />

Sono previste 27 ore settimanali nel<br />

primo biennio (ad eccezione dei licei Artistico<br />

34 ore e Musicale Coreutico 32 ore);<br />

le ore aumentano a seconda degli indirizzi<br />

negli anni successivi.<br />

Le materie comuni a tutti i Licei sono:<br />

italiano, storia e geografia, f<strong>il</strong>osofia (dal<br />

terzo anno), storia dell’arte, scienze naturali,<br />

matematica, fisica, scienze motorie e sportive,<br />

religione o attività alternative. La lingua<br />

straniera è studiata per tutti e 5 gli anni.<br />

All’ultimo anno, si introduce l’insegnamento<br />

in una lingua straniera di una<br />

materia non linguistica.<br />

Gli studenti possono scegliere tra 6<br />

percorsi liceali:<br />

1. Artistico<br />

Sono previste, oltre alle materie comuni:<br />

chimica, discipline grafico-pittoriche,<br />

geometriche e plastiche, laboratoriali<br />

artistiche<br />

A partire dal secondo biennio, gli studenti<br />

potranno scegliere tra sei indirizzi:<br />

Arti figurative, Architettura e ambiente,<br />

Design, Audiovisivo e multimediale, Grafica,<br />

Scenografia<br />

2. Classico<br />

Sono previste, oltre alle materie comuni:<br />

latino e greco.<br />

3. Linguistico<br />

Sono previste, oltre alle materie co-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

muni: latino (solo al primo biennio) e tre<br />

lingue straniere.<br />

4. Musicale e Coreutico<br />

Sono previste, oltre alle materie comuni:<br />

• nel MUSICALE: esecuzione e interpretazione,<br />

teoria, analisi e composizione,<br />

storia della musica, laboratorio<br />

di musica d’insieme, tecnologie musicali.<br />

• nel COREUTICO: storia della danza,<br />

storia della musica, tecniche della<br />

danza, laboratorio coreutico, laboratorio<br />

coreografico, teoria e pratica<br />

musicale per la danza.<br />

5. Scientifico<br />

È <strong>il</strong> percorso di studio liceale con <strong>il</strong> più<br />

alto numero di ore di matematica e prevede<br />

lo studio del latino.<br />

È prevista una opzione scienze applicate:<br />

questa opzione - che non prevede <strong>il</strong><br />

latino - è caratterizzata da un più alto numero<br />

di ore dedicate a biologia, chimica e<br />

scienze della terra, e prevede inoltre lo<br />

studio dell’informatica.<br />

6. Scienze Umane<br />

Sono previste, oltre alle materie comuni:<br />

antropologia, pedagogia, psicologia<br />

e sociologia, latino, diritto ed economia. È<br />

possib<strong>il</strong>e optare per un percorso economico-sociale,<br />

per <strong>il</strong> quale si prevede antropologia,<br />

metodologia della ricerca, psicologia<br />

e sociologia, una seconda lingua<br />

straniera in sostituzione del latino, diritto<br />

ed economia politica.<br />

La Redazione


s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

settimana bianca 2010<br />

IL VaNtaGGIo DI Fare CoMuNItà: eSSere LIberI INSIeMe<br />

Quando ha inizio un viaggio non sappiamo<br />

mai veramente dove ci porterà e<br />

soprattutto cosa, al rientro di questo, ci<br />

porteremo dietro.<br />

alcuni viaggi ci riservano delle sorprese<br />

che, seppur non sempre piacevoli,<br />

ci aiutano a crescere o ancora ad imparare,<br />

proprio come è stato per questa settimana<br />

bianca.<br />

al momento della partenza eravamo<br />

tutti convinti che si trattasse unicamente<br />

di una vacanza all’insegna del relax,<br />

un’esperienza che avremmo<br />

ricordato per le ore di svago<br />

e libertà.<br />

ben presto ci siamo<br />

resi conto, però, di<br />

quanto condividere i<br />

propri spazi, oltre<br />

che i principali mo-<br />

menti della giornata, non sia poi così<br />

semplice...<br />

Difatti <strong>il</strong> rispetto di alcune regole è<br />

stato motivo di tensioni varie, risoltesi sì<br />

durante <strong>il</strong> corso della settimana, ma comunque<br />

significative ai fini della conoscenza<br />

di se stessi. ognuno ha avuto in<br />

tal modo, appunto, la possib<strong>il</strong>ità di confrontarsi,<br />

mettere alla prova la propria<br />

tolleranza, capacità di adattamento, apertura<br />

al dialogo, scoprendo così che erano<br />

molte le persone che avevamoerroneam<br />

e n t e<br />

giudicato<br />

con<br />

superficialità.<br />

abbiamo imparato<br />

che vi sono circostanze<br />

in cui è bene saper ascoltare<br />

e che sono infiniti i<br />

mezzi ed i modi con i<br />

quali poter comunicare.<br />

abbiamo avuto la dimostrazione di<br />

quanto fare gruppo significhi stare insieme<br />

non alterando la propria personalità,<br />

bensì rispettando gli altri.<br />

Ci siamo accorti di quanto la nostra<br />

quotidianità ci porti ad ignorare <strong>il</strong> miracolo<br />

di una natura, a cui troppo spesso<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

27


28<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

riserviamo indifferenza perché tra i frastuoni<br />

della città spesso non udiamo più<br />

neanche <strong>il</strong> canto dei merli e dimentichiamo<br />

di fermarci ad ammirare un raggio<br />

di sole che batte sulle cime dei<br />

monti.<br />

Sembra paradossale, eppure alla<br />

vista di un paesaggio con un non so<br />

che di paradisiaco ci fa spesso quasi<br />

paura contemplarne <strong>il</strong> sacrale, armonico<br />

s<strong>il</strong>enzio, di cui invece abbiamo<br />

riscoperto <strong>il</strong> valore.<br />

Così come abbiamo rivalutato<br />

<strong>il</strong> piacere di passeggiare vedendo<br />

scorrere lento <strong>il</strong> fiume, al<br />

di sotto dei caratteristici ponti di legno.<br />

Siamo stati fortunati, inoltre, perché<br />

accompagnati dal bel tempo, che ci ha<br />

concesso di sciare<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

quasi l’intera settimana<br />

e chi di noi non aveva<br />

mai visto neanche un<br />

paio di sci alla fine ha<br />

potuto dire d’aver almeno<br />

appreso la tecnica<br />

dello spazzaneve.<br />

C’è chi rammenta<br />

ancora i cori canticchiati<br />

ovunque non<br />

appena ve ne era l’occasione<br />

e divenuti<br />

quasi “patriottici”; i raduni<br />

serali tra una partita<br />

a b<strong>il</strong>iardino e burraco ed i barattoli di<br />

nutella che giravano tra i tavoli a colazione.<br />

era come far parte di una famiglia allargata,<br />

con sveglia comune, orari e regole<br />

da rispettare, eppure non mancavano<br />

tempi entro i quali sorridere. Siamo riusciti<br />

cioè a convivere, comprendendo che<br />

imporre le proprie esigenze o abitudini è<br />

ignorare <strong>il</strong> benessere collettivo per quello<br />

personale, mentre <strong>il</strong> vantaggio del fare<br />

comunità è che s’impara ad essere liberi<br />

insieme.<br />

Manuela Capparella<br />

I Classico A


s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

iL <strong>Pontano</strong> a Ponte di Legno<br />

Quest’anno per me studentessa del<br />

terzo anno del liceo classico dell’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Pontano</strong> si è posto un piccolo d<strong>il</strong>emma:<br />

partecipare al viaggio organizzato per<br />

“l’ultimo anno” a Parigi o alla “Settimana<br />

bianca” stab<strong>il</strong>ita per tutte le restanti classi?<br />

Non ho avuto dubbi; la mia passione<br />

per lo sci e per lo sport in<br />

generale mi hanno<br />

spinto ad aggregarmi,<br />

come<br />

unica allieva<br />

dell’ultimo<br />

anno, al<br />

gruppo in<br />

p a r t e n z a<br />

per la località<br />

sciistica<br />

Ponte di Legno.<br />

ero sicura<br />

che i miei<br />

compagni di<br />

classe avrebbero<br />

capito la<br />

mia scelta.<br />

Siamo partiti in pulman la sera del sabato<br />

13 febbraio da Napoli, accompagnati<br />

dal rettore P. Fabrizio Valletti, dal professore<br />

Carmine De Leo e altri docenti (Clemente<br />

allocca, Cattaneo bitti, annarita<br />

Lama, Pietro Sarcinelli, erminia Schiavone),<br />

dal sig. Mario trapanese e da un ex<br />

alunno Federico Fabbricatore, per giungere<br />

alla meta la mattina di domenica,<br />

dove siamo stati accolti ed ospitati calorosamente<br />

a “V<strong>il</strong>la Luzzago”.<br />

Il pomeriggio è trascorso nella faticosa<br />

scelta delle attrezzature da sci, essendo in<br />

tanti, circa novanta ragazzi, e con esigenze<br />

diverse.<br />

G r a z i e<br />

all’aiuto degli<br />

accompagnatori,disponib<strong>il</strong>i<br />

e pazienti,<br />

tutti<br />

noi <strong>il</strong> mattino<br />

dopo<br />

e r a v a m o<br />

pronti ad<br />

affrontare<br />

le piste del<br />

Passo del<br />

tonale, dove<br />

ci attendevano<br />

i nostri<br />

maestri della scuola<br />

di sci.<br />

La maestosità dei luoghi immersi in<br />

una natura incontaminata e la particolare<br />

bellezza delle piste mi hanno colpita tanto<br />

da spingermi a sciare sempre più in alto<br />

fino ad affrontare la meravigliosa pista<br />

“Paradiso” a circa 2585 metri di altezza,<br />

provando nel discenderla un’ebbrezza veramente<br />

unica.<br />

Fortunatamente per noi sciatori alle<br />

13.15 circa aveva inizio la pausa pranzo al<br />

rifugio “rododendro” situato a circa 1884<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

29


30<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

metri, occasione di allegria e di confronto<br />

sulle nostre “prodezze” sciistiche e su<br />

quelle dei professori, per poi riprendere le<br />

lezioni dalle 15.00 alle 17.00.<br />

La sera, stremati dall’intensa giornata<br />

di sport, ci riunivamo nelle sale di intratte-<br />

nimento della V<strong>il</strong>la organizzando tornei di<br />

giochi da tavolo o serate cinematografiche.<br />

Non è mancato <strong>il</strong> momento di confronto<br />

e riflessione spirituale per noi tutti<br />

in occasione della Santa Messa, presieduta<br />

dal Padre rettore per la celebrazione delle<br />

Ceneri, <strong>il</strong> giorno 17 febbraio.<br />

Velocemente è giunto l’ultimo giorno<br />

di lezione in cui erano programmate le<br />

gare finali per noi allievi della scuola di sci,<br />

ma poiché le condizioni metereologiche<br />

non erano particolarmente favorevoli, non<br />

tutti hanno partecipato. La sera stessa si<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

sono svolte le premiazioni in presenza dei<br />

maestri di sci che hanno elogiato la nostra<br />

partecipazione e le nostre qualità, consegnando<br />

a ciascuno la tessera di Classifica-<br />

zione: per me argento III Classe. evviva!<br />

Il giorno dopo, 20 febbraio, siamo partiti<br />

con la nostalgia di queste meravigliose<br />

giornate, ma in particolare io ho scoperto<br />

di avere tanti ricordi delle bellissime opportunità<br />

che mi ha offerto l’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong><br />

in tutti questi anni e di essere consapevole<br />

che purtroppo questo è per me<br />

veramente l’ultimo anno di un ciclo della<br />

mia vita che non dimenticherò mai.<br />

Grazie professori!<br />

Grazie <strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong>!<br />

Vittoria salvi<br />

III Classico B


s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

imParare divertendosi<br />

La FaNtaSIa NeLLe attIVItà DIDattIChe<br />

Noi ragazzi siamo molto creativi ed<br />

esprimiamo la nostra fantasia anche attraverso<br />

le attività scolastiche: mettiamo<br />

le nostre idee sulla carta e le adattiamo al<br />

tema che dobbiamo affrontare.<br />

Come alunni della III Media sez. a<br />

del <strong>Pontano</strong>, abbiamo realizzato un progetto<br />

sulla conoscenza della nostra città,<br />

Napoli, e abbiamo presentato i risultati<br />

agli alunni di una scuola di Palermo in<br />

visita al nostro istituto.<br />

abbiamo avuto l’idea di trasformare i<br />

nostri gruppi di lavoro in tre “agenzie di<br />

viaggio”, formate da quattro alunni ciascuna<br />

(aLGetur – anna I., Lara a.,<br />

Giulia L., emanuele M. – GSFP tra-<br />

VeLS – Giulia S., Giuseppe S., Francesca<br />

P., Fabio P., - PoNtaNo VIaGGI<br />

– Pietro C., Giuseppe C., Davive C.,<br />

Luca r.). con l’aiuto della nostra professoressa<br />

di educazione artistica, annunziata<br />

andreano, ogni gruppo si è occupato<br />

di mostrare ai nostri compagni sic<strong>il</strong>iani<br />

la nostra città e la sua storia, i suoi<br />

dintorni ed <strong>il</strong> suo assetto urbanistico, le<br />

sue bellezze e le sue ricchezze, le sue attrazioni<br />

e i suoi magnifici paesaggi. abbiamo<br />

parlato di Napoli appena fondata<br />

e delle sue strade a scacchiera, quindi dei<br />

decumani maggiore, superiore ed inferiore.<br />

abbiamo ovviamente parlato di<br />

Pompei, del Vesuvio ed anche della cappella<br />

di San Severo. ogni gruppo ha<br />

esposto <strong>il</strong> proprio itinerario in maniera<br />

diversa, come un libro scritto a mano e<br />

r<strong>il</strong>egato, come un cartellone più schematico<br />

e semplice, come un libro stampato,<br />

arricchito di immagini.<br />

abbiamo poi continuato <strong>il</strong> progetto<br />

con delle ricerche su Ischia, Capri, San<br />

Gregorio armeno, <strong>il</strong> Duomo ed altre<br />

chiese di Napoli. Grazie all’uso della lavagna<br />

interattiva che quest’anno abbiamo<br />

imparato ad usare meglio, i nostri<br />

lavori diventano sempre più ricchi ed<br />

interessanti e la nostra capacità di esposizione<br />

migliora. Le idee cambiano, speriamo,<br />

sempre in meglio. ognuno di noi<br />

si dedica piacevolmente a queste attività:<br />

sono anche un pretesto per incontrarci<br />

più spesso con gli amici ed un modo più<br />

divertente per “guadagnarsi” bei voti.<br />

La nostra classe adora cimentarsi in<br />

questi lavori perché sono stimolanti e<br />

tutti pensiamo che essi ci aiuteranno a<br />

sostenere l’esame di terza Media: mostrarli<br />

alla commissione ci permetterà di<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

31


32<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

dar prova dell’impegno che abbiamo<br />

avuto durante l’anno scolastico e ci agevolerà<br />

nella prova orale.<br />

abbiamo imparato molto da queste<br />

attività: che Pompei è una città famosa<br />

per le sue rovine<br />

rinvenute intorno<br />

al 1600, una città<br />

distrutta dall’eruzione<br />

del Vesuvio,<br />

<strong>il</strong> vulcano in stato<br />

di quiescenza di<br />

Napoli, del 79 d.<br />

C. Dalla città<br />

sommersa gli archeologi<br />

hanno<br />

ricavato i calchi di<br />

alcune vittime<br />

dell’eruzione rimaste<br />

imprigionate sotto metri di cenere.<br />

Queste “statue” sono oggi delle attrazioni<br />

per i turisti, molto affascinati ed<br />

entusiasti. Ci ha molto colpito <strong>il</strong> calco di<br />

una donna incinta; ci ha fatto rendere<br />

conto dell’umanità di questi pezzi di<br />

gesso e della strage che ha causato l’eruzione.<br />

Queste ricerche collegano l’arte ad<br />

altre materie come la geografia, nel caso<br />

dello studio sulle isole di Ischia e Capri.<br />

Conosciamo ora dove si trovano, le loro<br />

caratteristiche morfologiche, ma anche le<br />

chiese bianche o i musei che ospitano.<br />

ora sappiamo, per esempio, come si<br />

costruisce un tipico pastore napoletano e<br />

dove si trova l’antica strada di San Gregorio<br />

armeno, l’unica di Napoli che<br />

conserva ancora <strong>il</strong> fascino romano, medioevale<br />

e barocco, senza dimenticare <strong>il</strong><br />

suo convento e <strong>il</strong> suo magnifico chiostro.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Siamo ora in grado di descrivere <strong>il</strong><br />

Duomo, la sua facciata gotica, le cappelle<br />

che ospita e <strong>il</strong> tesoro del Santo martire.<br />

Napoli è speciale e con i nostri lavori<br />

cerchiamo di mettere in luce la sua bellezza!<br />

ultimamente abbiamo<br />

iniziato un progetto<br />

sull’acqua, un<br />

tema che riguarda non<br />

solo l’arte ma tutte le<br />

materie. anche in questo<br />

lavoro ci stiamo impegnando<br />

molto. C’è<br />

chi è stato incaricato di<br />

dipingere o riprodurre<br />

un quadro “acquatico”,<br />

chi di inventare<br />

un fumetto sull’importanza<br />

di questa risorsa<br />

che in alcuni Paesi scarseggia, chi di comporre<br />

alcuni versi con didascalie, chi di<br />

fare un plastico e chi di fare l’analisi di<br />

un’opera riguardante l’acqua.<br />

ecco un elemento che arricchisce la<br />

nostra ricerca: l’analisi di un’opera. essa<br />

consiste nello scegliere un’opera, pittorica,<br />

scultorea o architettonica; individuarne<br />

ed evidenziarne con colori diversi<br />

le linee di forza, contorno e prospettiva;<br />

analizzarla dal punto di vista storico e<br />

studiarne l’autore.<br />

Insomma siamo proprio orgogliosi di<br />

ciò che stiamo realizzando e non vediamo<br />

l’ora di mostrare i nostri progetti, impegnandoci<br />

con cura a renderli ancora migliori<br />

e più ricchi.<br />

Laura Archivolti e Giulia Leone<br />

III Media A


Da circa due anni lavoro all’<strong>Istituto</strong><br />

come docente-educatrice delle discipline<br />

arte e immagine, Disegno tecnico e Storia<br />

dell’arte.<br />

Durante <strong>il</strong> primo anno scolastico, un<br />

giorno la preside mi ha comunicato che<br />

un padre gesuita voleva<br />

incontrarmi. È<br />

nata così con P. Clemente<br />

russo una collaborazione<br />

per analizzare<br />

e confrontare insieme<br />

le opere presenti<br />

nello storico palazzo<br />

Cariati.<br />

aiutati da un inventario<br />

del 1997 eseguito<br />

dalla Sovraintendenza<br />

di Napoli, abbiamo<br />

iniziato questa<br />

affascinante esperienza.<br />

Passo dopo<br />

passo, parete dopo parete,<br />

quadro dopo<br />

quadro, analizzando e<br />

conoscendo queste<br />

meravigliose opere,<br />

l’emozione e l’entusiasmo<br />

hanno fatto nascere<br />

in me <strong>il</strong> desiderio<br />

di coinvolgere i miei<br />

alunni. Mi sono chiesta:<br />

chissà quante volte<br />

passeggiando, percorrendo<br />

ed anche cor-<br />

L’arte aL <strong>Pontano</strong><br />

IMParare a LeGGere uN’oPera<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

rendo per queste bellissime sale hanno<br />

prestato attenzione a questi capolavori?<br />

ho proposto quindi agli alunni di III<br />

Media di affiancarmi in questa attività<br />

perché ho pensato di offrire loro, che<br />

sono in procinto di lasciare o continuare<br />

Estasi di San Francesco D'Assisi, Luca Giordano, seconda metà del XVII sec.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

33


34<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

Madonna delle Grazie con S. Anna e S. Gioacchino, Luca<br />

Giordano, seconda metà del XVII sec.<br />

<strong>il</strong> loro cammino di crescita nell’istituto,<br />

l’opportunità di conoscere e prestare<br />

maggiore attenzione ad opere presenti in<br />

aule, corridoi, presidenze, che da sempre<br />

accompagnano le loro attività scolastiche.<br />

Gli artisti Luca Giordano, Domenico<br />

Gargiulo detto Mimmo Spadaro e Francesco<br />

De Mura, fanno parte di una produzione<br />

storico-artistica culturale della<br />

città di Napoli: non c’è chiesa dove non<br />

ci si volti per ammirarli.<br />

Gli alunni sono stati divisi in tre<br />

gruppi, apparentemente in modo casuale,<br />

ma da me scelti con cura per stimolare<br />

nuove amicizie e far uscire i ragazzi<br />

dai soliti gruppetti presenti in classe.<br />

ad ogni gruppo è stato affidato un<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

artista, lo studio della biografia, le opere<br />

presenti nei musei, nelle chiese di Napoli.<br />

I ragazzi sono stati posti a contatto diretto<br />

con l’opera da analizzare, creando<br />

così un’empatia tra gli alunni e <strong>il</strong> quadro,<br />

suscitando emozioni, sensazioni e facendo<br />

comprendere l’importanza della<br />

produzione artistica.<br />

I ragazzi hanno partecipato con attenzione<br />

ed entusiasmo e hanno avuto l’opportunità<br />

di presentare <strong>il</strong> loro lavoro in<br />

occasione dell’open Day dell’istituto;<br />

come veri critici d’arte hanno descritto le<br />

opere ai futuri genitori ed alunni. L’operazione<br />

ripetuta per <strong>il</strong> “Maggio dei Monumenti”<br />

ha riscosso <strong>il</strong> consenso di tutti<br />

i visitatori.<br />

Durante questa esperienza ho potuto<br />

osservare e soprattutto conoscere meglio<br />

i miei giovani allievi. Divertendosi tra<br />

loro, collaborando, organizzandosi, assegnandosi<br />

i vari compiti, sono cresciuti<br />

nell’amicizia ma anche nell’interesse per<br />

l’arte. hanno compreso che un quadro,<br />

un’opera, nasconde infinite risposte e<br />

continui messaggi che bisogna imparare<br />

ad ascoltare.<br />

Questa esperienza è cominciata quasi<br />

per gioco, come un compito che mi era<br />

stato assegnato, ma in più momenti mi ha<br />

arricchito professionalmente. oggi <strong>il</strong> mio<br />

cuore è pieno di gioia perché penso di<br />

aver aiutato i miei alunni ad avere degli<br />

strumenti per comprendere <strong>il</strong> messaggio<br />

profondo che ogni opera artistica offre.<br />

Annunziata Andreano<br />

docente


s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

i giornaLi e La verità: quaLe raPPorto?<br />

Il primo febbraio si è svolto al centro<br />

hurtado, presso Scampia, la prima lezione<br />

del corso di giornalismo tenuto in<br />

collaborazione con <strong>il</strong> Mattino. Il corso<br />

era articolato come una serie di seminari<br />

che si sarebbero conclusi con l’incontro<br />

con <strong>il</strong> direttore Virman Cusenza. F<strong>il</strong><br />

rouge di queste lezioni tenute da titti<br />

Marrone, che ci ha introdotti nel mondo<br />

dei quotidiani <strong>il</strong>lustrandoci in particolare<br />

quali sono i criteri con cui viene giudicata,<br />

in redazione, l'importanza<br />

di una notizia e<br />

quali sono i vari<br />

tipi di linguaggi<br />

che vengono quotidianamenteut<strong>il</strong>izzati<br />

nello scrivere un<br />

giornale. Sicuramente<br />

tutti concordano<br />

che i “mattoni”<br />

di un giornale sono le<br />

notizie, ma meno oggettiva<br />

diventa la valutazione<br />

della diversa<br />

importanza che<br />

queste hanno e quindi <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo da attribuire<br />

a ciascuna nella stesura delquotidiano<br />

stesso. Punti di riferimento sono i<br />

News Values (Valori Notizia) che possono<br />

in qualche modo fungere da bussola<br />

quando si tratta di stab<strong>il</strong>ire la portanza di<br />

tutte le informazioni che arrivano in redazione.<br />

Gli elementi da prendere in conside-<br />

razione sono tanti: si va dalla novità di<br />

ciò che è accaduto al pathos che la notizia<br />

porta con sé, dalla drammaticità e dalle<br />

dimensioni dell’evento in questione alla<br />

sua vicinanza in relazione al target dei<br />

lettori del giornale. Dibattito interessante<br />

è sorto in relazione al ruolo che i giornalisti<br />

hanno o dovrebbero avere nello<br />

scoprire e nel divulgare al meglio la<br />

verità. Sicuramente<br />

è diffic<strong>il</strong>e<br />

coniugare<br />

tutte le forze<br />

e le pressioni<br />

che vengono<br />

esercitate su questa<br />

figura professionale<br />

con un’etica<br />

e una deontologia<br />

così severe e rigorose.<br />

Le pressioni politiche,<br />

le pressioni<br />

da parte della criminalità<br />

organizzata e<br />

la necessità di realizzare<br />

un prodotto - <strong>il</strong><br />

giornale - che possa essere sostenib<strong>il</strong>e dal<br />

punto di vista economico rendono sicuramente<br />

complesso, per chiunque, voler<br />

essere sempre corretti verso tutti e nel<br />

contempo assolvere a quel diritto-dovere<br />

costituzionale che è l’informare la gente<br />

su ciò che sta avvenendo senza comode<br />

omissioni. Ci siamo posti, ad esempio, <strong>il</strong><br />

problema di come realizzare dei titoli che<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

35


36<br />

s c u o l a e x t r a M o e N i a<br />

fossero <strong>il</strong> più equ<strong>il</strong>ibrati possib<strong>il</strong>i e abbiamo<br />

scoperto che non è fac<strong>il</strong>e coniugare<br />

questo, anche con la semplice mancanza<br />

di spazio fisico sulle pagine. Si è arrivati a<br />

proporre l’abolizione dei titoli<br />

per evitare interpretazioni<br />

troppo soggettive del<br />

fatto, però si è sottolineato<br />

che non sempre è possib<strong>il</strong>e<br />

leggere <strong>il</strong> giornale in un<br />

clima ideale, considerando<br />

anche la funzione spesso di<br />

svago e di relax che <strong>il</strong> giornale<br />

ha, che permetta una<br />

lettura approfondita di tutto l’articolo e,<br />

quindi, una riflessione critica e per questo<br />

nasce la necessità di mettere in evidenza le<br />

parti salienti degli avvenimenti così da<br />

permettere un’informazione “mordi e<br />

fuggi” che alcuni ritengono possa essere<br />

meglio di niente.<br />

Secondo me quest'ultima riflessione è<br />

opinab<strong>il</strong>e poiché è preferib<strong>il</strong>e non conoscere<br />

proprio un qualsiasi fatto che non sia ogget-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

tivo piuttosto che farsene un’opinione superficiale<br />

e quindi molto spesso sbagliata<br />

anche perché, dato <strong>il</strong> numero delle informazioni<br />

che ci arrivano ogni giorno, non credo<br />

che spesso si cerchi di approfondire<br />

ciò di cui si è letto<br />

poco e male. a mio parere,<br />

comunque, anche se, come<br />

obiettano molti, la perfezione<br />

non è raggiungib<strong>il</strong>e, è<br />

necessario cercare sempre di<br />

seguire quel percorso di avvicinamento<br />

alla verità che<br />

dovrebbe portare a rendere <strong>il</strong><br />

giornale un prodotto sempre più equ<strong>il</strong>ibrato<br />

e che stimoli nella giusta maniera i cittadini<br />

ad una lettura critica degli avvenimenti, evitando<br />

al contempo le numerosissime querelles<br />

che nascono da titoli o articoli troppo di<br />

parte i quali arrivano quasi a modificare la<br />

notizia stessa o comunque troppo profondamente<br />

come questa viene percepita.<br />

Lucio Maria M<strong>il</strong>anese<br />

I Classico A<br />

«I genitori, gli insegnanti e la comunità ecclesiale sono chiamati a collaborare<br />

per educare i bambini e i ragazzi ad essere selettivi e a maturare un atteggiamento<br />

critico, coltivando <strong>il</strong> gusto per ciò che è esteticamente e moralmente valido». Anche<br />

i media tuttavia «devono recare <strong>il</strong> loro contributo a questo impegno educativo, promuovendo<br />

la dignità della persona umana, <strong>il</strong> matrimonio e la famiglia, le conquiste e i traguardi<br />

della civ<strong>il</strong>tà». Infatti «i programmi che inculcano violenza e comportamenti anti-sociali o<br />

volgarizzano la sessualità umana sono inaccettab<strong>il</strong>i, tanto più se proposti ai minori». Per<br />

questo dunque «rinnovo l’appello ai responsab<strong>il</strong>i dell’industria dei media e agli operatori<br />

della comunicazione sociale, affinché salvaguardino <strong>il</strong> bene comune, rispettino la verità e<br />

proteggano la dignità della persona e della famiglia».<br />

Benedetto XVI<br />

Regina Caeli nella Giornata delle comunicazioni sociali


e s P e r i e N Z e<br />

La cena soLidaLe a naPoLi<br />

uN “SeGNo” DI VIta NeLLa MISSIoNe<br />

Ci sono giovani che ogni anno spendono<br />

un pezzo della loro estate per un<br />

esperienza di missione. esperienza di vita,<br />

di amore, donato e – soprattutto – ricevuto.<br />

Dai campi di lavoro del Progetto<br />

Speranza, promosso dalla Lega Missionaria<br />

studenti, non si torna mai come<br />

prima… In romania come in bosnia, in<br />

Perù come a Cuba e, dallo scorso anno,<br />

in Cina, l’incontro col volto dell’altro,<br />

sofferente e inchiodato su vecchie e<br />

nuove croci, si fa esperienza di umanità e<br />

di senso esistenziale, palestra di solidarietà<br />

concreta, laboratorio di un mondo<br />

migliore, cammino di fede e di vita,<br />

nuova e rinnovante.<br />

Centinaia di giovani (e non solo), ormai<br />

di più generazioni, hanno vissuto e<br />

continuano a vivere la scelta del camminare<br />

insieme nel farsi prossimo nel nome<br />

del Vangelo. hanno sentito <strong>il</strong> calore della<br />

mano di un bambino di strada, hanno<br />

visto <strong>il</strong> colore di una lacrima o di un sor-<br />

riso sul volto avvizzito di un anziano solo<br />

o ammalato, hanno toccato la pelle purulenta<br />

e ferita dell’ingiustizia e dell’impoverimento.<br />

Fede, vita, studio, politica,<br />

economia, sociale s’incarnano in volti,<br />

relazioni, desideri, scelte, impegni, vocazioni.<br />

Scoppia nel tempo di missione<br />

qualcosa “dentro”, che sconvolge schemi<br />

e appartenenze, rimette in discussione <strong>il</strong><br />

proprio rapporto con sé stessi, con Dio,<br />

con l’umanità, con <strong>il</strong> Creato. Pone nuovi<br />

interrogativi, che spesso cadono nel terreno<br />

della disponib<strong>il</strong>ità a cambiare punto<br />

di vista, a guardare le cose in un altro<br />

modo, ad essere fruitori della lezione di<br />

vita che solo i poveri sanno dare. Quel<br />

terreno di missione si fa coltura di nuovi<br />

orizzonti, personali, comunitari, sociali e<br />

“luogo” e “tempo” per trovare anche la<br />

forza di fare scelte forti, coraggio di scandire<br />

quei pochi “si” e “no” che ritmano<br />

un’esistenza, e rendono capaci anche, ad<br />

esempio, di cambiare facoltà, università o<br />

lavoro per essere meglio costruttori di un<br />

mondo migliore e al servizio di Cristo “povero<br />

e um<strong>il</strong>iato”. Perché quei giovani<br />

sono nel “cuore” delle ferite della Storia,<br />

a partire dalle quali è possib<strong>il</strong>e edificare<br />

la “città” dell’uomo. ed abitarla, insieme,<br />

pacificandola, nel rispetto delle<br />

culture, delle differenze etniche, religiose,<br />

di genere.<br />

Questi giovani sono riusciti ad intrecciare<br />

amicizie, rapporti, iniziative che<br />

vanno oltre le esperienze dei campi. In-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

37


38<br />

e s P e r i e N Z e<br />

ternet si fa spazio e strumento per accoglierne<br />

la ragnatela di f<strong>il</strong>i di amicizia e di<br />

interessi che li legano, e che hanno costruito<br />

anche piccole “comunità” che<br />

vanno oltre i confini angusti e insufficienti<br />

delle appartenenze e delle etichette.<br />

Spesso scatta anche <strong>il</strong> tam-tam, <strong>il</strong> passaparola,<br />

l’appello su ema<strong>il</strong>, blog, social<br />

network per incontrarsi ovunque nella<br />

Penisola e sentire la forza di dare corpo<br />

ai desideri, ai sogni, alle idee; insieme.<br />

Magari per sostenere i “nostri” bimbi di<br />

truijllo o di Sighet, e donare Speranza;<br />

ma anche una certezza: Dio è amore e<br />

noi siamo figli del Padre Nostro, da vivere<br />

e da donare. Come fratelli. anche con chi<br />

è in dubbio di fede e in ricerca di senso<br />

esistenziale, compagno di cammino: accoglienti,<br />

senza pregiudizi. Proprio per<br />

fargli fare esperienza di Dio amore ed<br />

annunciare la gioia di essere figli dello<br />

stesso Padre, andando verso chi aspetta<br />

pane, casa, lavoro, dignità, affetto, sbattuto<br />

a terra e crocifisso dall’egoismo e dal<br />

potere di turno. Lì la Missione, l’annuncio<br />

del Vangelo si fa volto dell’altro e<br />

copre, come rugiada, <strong>il</strong> campo della vita<br />

devastato dal dolore. Segno e sogno di<br />

primavera di Vita.<br />

la cena solidale a Napoli<br />

“Dobbiamo preparare 250 sarmale<br />

per la Cena solidale della Lega…!”. Il<br />

nostro inesaurib<strong>il</strong>e Luigi lancia a Gabriella<br />

e in famiglia la richiesta di questo<br />

piatto rumeno, conosciutissimo dai volontari<br />

che fanno i campi a Sighet. Ci<br />

torna alla mente quando, dieci anni fa<br />

circa, tornò dal suo primo campo in ro-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

mania, con un’altra determinazione di<br />

vita. Negli anni successivi invitò anche<br />

noi genitori e Francesco ad andarci. e fu<br />

bellissimo quell’anno in cui tutti e quattro<br />

eravamo lì… Quei volti, la LMS sono<br />

entrati definitivamente “nella” nostra Famiglia,<br />

ne fanno parte; noi da decenni<br />

della CVX e della “Famiglia Ignaziana”.<br />

Il tam-tam tra i giovani campani che<br />

hanno partecipato ai campi ha cominciato<br />

a lanciare i suoi segnali a gennaio di<br />

quest’anno. Da qualche anno la LMS a<br />

Napoli, come gruppo, non c’è più. Ma ci<br />

sono loro, i “volontari”. ragazzi (alcuni<br />

ormai giovani-adulti) della prima ora e<br />

chi solo lo scorso anno ha fatto la sua<br />

prima esperienza. La cena è ormai una<br />

tradizione: in alcune città italiane viene<br />

organizzata per favorire l’incontro, per<br />

promuovere la conoscenza dei campi e i<br />

loro obiettivi (quindi anche la partecipazione)<br />

e, infine, per raccogliere fondi a<br />

sostegno dei progetti (“una mano sul<br />

cuore l’altra sul portafoglio”, ripete da<br />

sempre P. Massimo Nevola, l’Assistente<br />

nazionale della LMS da circa quindici<br />

anni, napoletano). Si cerca di sostenere,<br />

in particolare, <strong>il</strong> Progetto Quadrifoglio<br />

(tre case-famiglia a Sighet) e l’orfanado a<br />

truijllo in Perù. Ma <strong>il</strong> “mondo Lega”<br />

sv<strong>il</strong>uppa azioni concrete anche in bosnia<br />

(in collegamento con i Medici e gli ed<strong>il</strong>i<br />

per la Bosnia, a Padova). I campi a Cuba<br />

e in Cina, pur prevedendo attività di intervento<br />

concreto sul territorio, sono calibrati<br />

in modo differente. Sono nate associazioni<br />

onlus a roma (Popica) e a torino<br />

(Compagnia del Perù) proprio per<br />

sostenere i progetti in corso, tutti autofi


nanziati o aiutati da benefattori. È dal<br />

manipolo di volontari napoletani che nasce<br />

l’idea di organizzare a Napoli la Cena<br />

solidale. Scattano la fantasia, tutta partenopea,<br />

e la necessaria organizzazione:<br />

poco più di due mesi separano dalla data<br />

scelta, <strong>il</strong> 6 marzo. La sede viene individuata<br />

nell’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong> di Napoli.<br />

Parte così l’organizzazione che, come<br />

sempre, avrà i connotati del coinvolgimento<br />

di tante realtà. Incontri, contatti,<br />

inviti, valutazioni, scelte: tutto entra nel<br />

“crogiolo” di un grande lavoro che sembra<br />

dare forma ad una delle caratteristiche<br />

della LMS, ben spiegato nel suo Manifesto:<br />

creare “legame”, fraternità. In un<br />

mondo che sottolinea dei giovani solo<br />

frag<strong>il</strong>ità e paure, vedere e “toccare” l’entusiasmo,<br />

la passione, la fatica che sostiene<br />

questi ragazzi è qualcosa che dà<br />

corpo alla speranza. Sono loro che innervano<br />

di Vita i tessuti della convivenza civ<strong>il</strong>e<br />

e della comunità ecclesiale. Forse, in<br />

certi settori della comunità ecclesiale e<br />

e s P e r i e N Z e<br />

civ<strong>il</strong>e dovrebbe essere posta l’inderogab<strong>il</strong>e<br />

necessità di fare un passo indietro da<br />

parte di certe sclerosi adulte nell’occupazione<br />

degli spazi di decisione e di gestione,<br />

di finirla di parlare dei giovani,<br />

ma di parlare con essi perché siano soggetti<br />

dell’oggi e del futuro, e non solo<br />

obiettivi di mercato. Per poi avere la capacità<br />

concreta di accompagnarli con<br />

amore.<br />

Credo che questo la LMS lo ha fatto,<br />

almeno nell’ultimo quindicennio, come<br />

segno di questo tempo: <strong>il</strong> coraggio<br />

della responsab<strong>il</strong>izzazione<br />

dei giovani. Se oggi <strong>il</strong><br />

cammino della convergenza<br />

verso la CVX procede, molto<br />

lo si deve anche alla maturità<br />

di queste generazioni, che portano<br />

in dote <strong>il</strong> paradigma formativo<br />

della Lega, incarnato in<br />

quell’azione-preghiera-studio,<br />

che li ha messi, in giovane età e<br />

pur con i loro limiti, nel cuore<br />

delle questioni centrali del nostro<br />

tempo e in condivisione e<br />

confronto reali con nuove culture,<br />

con vecchie e nuove sofferenze.<br />

La LMS è una palestra di “magis”,<br />

ignaziana, senza etichette e grandi<br />

“ragionamenti”, che spesso approdano<br />

sulle sponde asfittiche dell’esercizio teorico.<br />

e allontanano i giovani, piuttosto<br />

che avvicinarli alla bellezza della scelta<br />

del Dio di Gesù Cristo. L’incontro tra <strong>il</strong><br />

patrimonio spirituale dell’esperienza<br />

CVX, secondo i suoi Principi Generali e<br />

la Parola, e l’esperienza umana e missionaria<br />

della LMS può essere un valore<br />

forte per la Chiesa e per <strong>il</strong> Mondo, pur-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

39


40<br />

e s P e r i e N Z e<br />

chè – credo – si liberi quanto lo Spirito<br />

ha indicato ai cuori, alle menti e alle volontà<br />

di queste giovani donne e di questi<br />

giovani uomini, che hanno vissuto e cercano<br />

di vivere l’opzione preferenziale per<br />

i poveri, sottolineata – tra l’altro – dagli<br />

stessi Principi della CVX.<br />

Due mesi di lavoro intenso. La disponib<strong>il</strong>ità<br />

di p. Fabrizio Valletti, rettore<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong>, e del suo gruppo<br />

scout a collaborare nell’ospitalità e nella<br />

gestione della “cena”, <strong>il</strong> coinvolgimento<br />

delle famiglie dei giovani di Napoli e dei<br />

territori vicini nella preparazione del<br />

ricco menù italo-rumeno, l’aiuto di benefattori<br />

e del Comune di Napoli nell’organizzazione,<br />

gli inviti che hanno raggiunto<br />

tanti in Italia, alcune difficoltà (che mai<br />

mancano quando si lavora): sono stati <strong>il</strong><br />

condimento della preparazione. arriva <strong>il</strong><br />

5 marzo, con i primi drappelli di ragazzi.<br />

Vengono da M<strong>il</strong>ano, da torino, da Firenze,<br />

da roma. una buona pizza li<br />

mette insieme ai campani. Quattro passi<br />

nel centro storico della Città e poi al <strong>Pontano</strong>,<br />

a rifinire l’organizzazione, a dormire<br />

in palestra in sacco a pelo, a lavorare<br />

ancora, pronti ad accogliere…<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

6 marzo 2010: signori, si cena…<br />

arriva p. Massimo Nevola da roma<br />

ed è lì nell’androne del <strong>Pontano</strong>, con i<br />

volontari, per l’accoglienza. C’è anche <strong>il</strong><br />

rettore, p. Valletti, con p. Domenico<br />

Pizzuti e tanti altri. I ragazzi si sono<br />

superati: con loro c’è anche <strong>il</strong> Gruppo<br />

scout “Napoli2” del <strong>Pontano</strong>. Man<br />

mano arrivano in tanti, anzi tantissimi…<br />

Le 250 coccardine rosse che<br />

vengono offerte ai partecipanti cominciano<br />

ad esaurirsi. Cartelli di benvenuto<br />

s’intrecciano con i saluti. Vengono<br />

offerte ai partecipanti copie<br />

della rivista “Il <strong>Pontano</strong>”, pubblicata<br />

dall’<strong>Istituto</strong>. ha confermato la sua<br />

partecipazione <strong>il</strong> sindaco di Napoli,<br />

Rosa Russo Iervolino, che arriva, saluta<br />

tutti e con semplicità attacca la sua coccarda<br />

rossa. Poi si va giù tutti, dove ragazzi<br />

e scout hanno già predisposto un<br />

primo buffet di accoglienza. L’atmosfera<br />

è di grande cordialità e freschezza, di<br />

gioia e di colori. tutto è stato fatto con<br />

grande amore e cura, anche nei più piccoli<br />

particolari. Con <strong>il</strong> Sindaco ci portiamo<br />

nel salone per i saluti e per la presentazione<br />

della serata. e la sala si riempie<br />

subito per vivere questo momento al<br />

di fuori di ogni formalità.<br />

P. Fabrizio saluta gli intervenuti, sottolineando<br />

la gioia di aver aperto <strong>il</strong> suo<br />

<strong>Istituto</strong> ai giovani, lui che con i giovani ci<br />

lavora da sempre, prima con gli scout e<br />

ora anche come rettore della scuola. P.<br />

Massimo riprende <strong>il</strong> valore di questa serata,<br />

anche con riferimento al luogo che<br />

l’accoglie. tratteggia l’impegno missionario<br />

della Lega che ha generato formazione<br />

dei giovani partecipanti e la realizzazione


di opere che oggi sono una realtà significativa<br />

nei paesi in cui si opera: Romania,<br />

Perù, Bosnia, Cuba, Cina. Vede anche<br />

come segno di speranza la nascita di realtà<br />

collaterali, fondate dai laici volontari,<br />

che non solo sostengono i progetti in<br />

romania e Perù, ma si occupano in Italia<br />

di settori apostolici e sociali di r<strong>il</strong>ievo<br />

come l’immigrazione, i senza fissa dimora,<br />

<strong>il</strong> problema abitativo. ricorda ancora<br />

<strong>il</strong> Padre Massimo che “<strong>il</strong> Comune di<br />

Napoli ha sostenuto <strong>il</strong> Progetto Quadrifoglio<br />

con l’amministrazione Iervolino che<br />

sottoscrisse un protocollo di collaborazione<br />

tra la Città di Napoli e la Città di<br />

Sighet, promosso anche da Luigi e Pasquale<br />

Salvio, allora Presidente Nazionale<br />

della LMS”. Il protocollo, firmato a<br />

Napoli dal Sindaco di Sighet, prof.ssa<br />

eugenia Godja e dall’assessore alle relazioni<br />

Internazionali, prof. raffaele Porta,<br />

prevedeva aiuti e scambi possib<strong>il</strong>i, in piccola<br />

parte realizzati. Prendono poi la parola<br />

due giovani (Paolo Traviano e Lorenzo<br />

Mattioli) che raccontano la loro<br />

esperienza missionaria. Le loro parole<br />

sono una conferma di quanto la LMS<br />

abbia inciso nella loro vita e come, nel<br />

caso di Lorenzo, abbia portato anche ad<br />

una “conversione” sia in termini di fede<br />

(ritrovata) che di studio-lavoro (ha deciso<br />

di laurearsi anche in medicina per aiutare<br />

in quel settore). Il Sindaco Iervolino manifesta<br />

la sua felicità nello stare con tanti<br />

giovani e nell’ascoltare la loro narrazione.<br />

Sottolinea l’importanza formativa delle<br />

giovani generazioni a contatto con la sofferenza.<br />

In tal senso, ricorda anche <strong>il</strong> lavoro<br />

che con p. Fabrizio Valletti si sta facendo<br />

nel realizzare un “ponte” tra l’<strong>Istituto</strong><br />

e s P e r i e N Z e<br />

<strong>Pontano</strong> e Scampia. riprende la questione<br />

sul protocollo di collaborazione<br />

sottoscritto tra Napoli e Sighet e si assume<br />

l’impegno di verificare la possib<strong>il</strong>ità<br />

di riprendere quanto ipotizzato da quel<br />

documento, pur in assenza di condizioni<br />

amministrative allora esistenti.<br />

I presenti passano alla visione di un<br />

video realizzato da p. Giuseppe Zito a Sighet,<br />

in cui rivediamo p. Vitangelo Denora<br />

che non ha potuto essere dei nostri.<br />

Ma con noi ci sono p. eraldo Cacchione e<br />

don Bartolo Puca, guide preziose di<br />

gruppi LMS e presenze coinvolgenti nei<br />

campi di lavoro e nei territori italiani<br />

dove la Lega opera, nella formazione<br />

umana e cristiana e nell’apostolato. Dopo<br />

<strong>il</strong> commiato del Sindaco, inizia la Cena.<br />

Colpisce <strong>il</strong> colpo d’occhio. Corridoi,<br />

sale, percorsi: è tutto un brulichio di persone.<br />

alla fine ci contiamo: siamo circa<br />

250. Molti sono quelli che si aggiungono<br />

man mano. I nostri ragazzi e gli scout faticano<br />

nell’andirivieni con le cucine e<br />

sfornano i piatti preparati nelle nostre<br />

case o donati. P. Gianluca Lentini e la sua<br />

equipe ha organizzato l’impianto acustico<br />

e audiovisivo. Musiche, napoletane<br />

e non, e video dei campi accompagnano<br />

<strong>il</strong> nostro stare insieme.<br />

Giro con la mia macchina fotografica<br />

e colgo volti, espressioni, felicità d’incontro.<br />

Colgo anche la ricchezza dei “mondi”<br />

che compongono quella realtà: ci sono i<br />

giovani, certamente, ma tantissimi sono<br />

gli adulti, amici e parenti; c’è la LMS, ma<br />

anche la CVX, <strong>il</strong> <strong>Pontano</strong> con i Padri<br />

della Comunità e gli scout, ci sono i giovani<br />

e i seminaristi di Giugliano, c’è una<br />

folta rappresentanza del Centro Hurtado<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

41


42<br />

e s P e r i e N Z e<br />

di scampia, c’è qualcuno dell’Associazione<br />

Laici e Gesuiti per Napoli onlus, e i<br />

volontari dell’Associazione s<strong>il</strong>oe che lavorano<br />

con i senza fissa dimora e i tossicodipendenti,<br />

c’è Città della Gioia onlus<br />

che lavora sull’inclusione scolastica e<br />

l’immigrazione, e tanti tantissimi di realtà<br />

associative e parrocchiali che incrociano<br />

<strong>il</strong> cammino dei campi della Lega.<br />

Nel guardare e fotografare questa realtà<br />

vedo, come grazia di Dio, la trasversalità<br />

dell’appartenenza di molti dei presenti.<br />

Cerco di cogliere cosa mette insieme<br />

queste persone in questa serata<br />

così particolare. Mi sembra di capire che<br />

è la centralità della persona nelle relazioni,<br />

è <strong>il</strong> costruire “comunità” e comunione,<br />

pace e giustizia, a partire da ciò che<br />

è piccolo, um<strong>il</strong>e, ma centrale: la persona<br />

umana, da amare, nell’armonia del creato<br />

da rispettare.<br />

Partire o ripartire da lì è costruire la<br />

“città”, la nuova Gerusalemme, con lo<br />

sguardo degli ultimi. essere “Famiglia<br />

Ignaziana”, forse, diventa così sempre<br />

più realtà incarnata. e ci si sente “a<br />

casa”...<br />

La mattina dopo, nella Cappellina del<br />

<strong>Pontano</strong>, Massimo celebra la messa con<br />

chi era rimasto. a fianco a lui salvo, <strong>il</strong><br />

novizio gesuita che presta servizio a<br />

Scampia e che tanto ha contribuito nel<br />

lavoro di preparazione e di gestione. Gli<br />

altri erano tornati nelle loro case e nelle<br />

loro città con <strong>il</strong> dono di una serata speciale.<br />

Le letture, nel cammino quaresimale,<br />

sottolineano l’importanza della<br />

conversione. e’ questa conversione possib<strong>il</strong>e,<br />

dice l’assistente della LMS, che ha<br />

permesso a lui e a tanti, negli anni, di as-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

sistere letteralmente a dei miracoli. Di cui<br />

dobbiamo ringraziare Dio. anche la cena<br />

solidale, in questa prospettiva, è frutto di<br />

un miracolo d’amore. tutti hanno la percezione<br />

che non sono solo i 2.000 euro<br />

raccolti <strong>il</strong> “risultato” di quell’impegno,<br />

ma soprattutto <strong>il</strong> ritrovarsi come fratelli<br />

capaci di lavorare insieme, di fare comunità<br />

apostolica, di spezzare <strong>il</strong> pane<br />

dell’eucaristia e di andare, per “in tutto<br />

amare e servire”.<br />

La cena è stata un “segno”. tale rimane<br />

oggi; non solo un ricordo. I segni, di solito,<br />

si manifestano, testimoniano, danno<br />

forza e speranza. oggi, qui ed ora; dove<br />

si costruisce <strong>il</strong> futuro, nell’esodo<br />

dell’umanità in cammino verso l’eterno.<br />

e senti che l’um<strong>il</strong>tà di Maria è la chiave<br />

che ci aiuta a dire “si” a questa chiamata<br />

alla missione.<br />

Nel salutare P. Clemente Russo, Superiore<br />

della Comunità del <strong>Pontano</strong>, Massimo<br />

mi chiede di scrivere qualcosa sulla<br />

serata, per la Rivista “Il <strong>Pontano</strong>” e per<br />

“Gentes”, e di corredarlo con qualche<br />

foto. L’ho fatto, sentendo tutta l’insufficienza<br />

delle parole e delle immagini. Non<br />

riesco a trasmettere la bellezza, la profondità,<br />

la dolcezza, la forza del volersi bene<br />

nel nome di Gesù e con Lui, per Lui e in<br />

Lui essere, per quanto possib<strong>il</strong>e e insieme,<br />

testimoni dell’Amore. e non posso<br />

non portare “dentro”, insieme a tutto<br />

ciò, lo sguardo dei “copii” di Sighet, dei<br />

“ninos” peruani, dei bimbi bosniaci da<br />

cui ho ricevuto <strong>il</strong> dono dell’abbraccio e<br />

del sorriso, nonostante…<br />

Pasquale salvio<br />

Associazione LMs


È un sospiro accennato nel vento,<br />

rompe le nuvole di carta di giorni uggiosi<br />

e fa splendere l’anima come fosse non<br />

più distante da quella felicità che sa di<br />

pioggia antica e pura. Kantianamente<br />

pura: prima di qualsiasi esperienza, satura<br />

di semplice essenza, che semplice<br />

non è mai; sì non è mai semplice nè è<br />

sempre possib<strong>il</strong>e capirsi... Ma ecco che<br />

arriva nelle mie stesse parole un’intuizione<br />

istantanea, <strong>il</strong>luminante: come la<br />

voglia di volare guardando <strong>il</strong> cielo, di<br />

scorrere via come un ruscello, via da b<strong>il</strong>icanti<br />

sensazioni che si perdono nel buio<br />

di una notte; e allora sembra scontato: La<br />

felicità è radicata in ognuno di noi come<br />

la tristezza, è vero, gli altri la stimolano,<br />

ma che senso ha se poi questa<br />

rimane una goccia di pioggia<br />

nel mare?<br />

Sì, è qualcosa di estremamente<br />

potente capire di<br />

essere un terreno fert<strong>il</strong>e su cui la<br />

felicità può crescere.<br />

e’ così che si diventa un po’ più forti e<br />

un po’ più frag<strong>il</strong>i, che si annulla <strong>il</strong> rischio<br />

di difendersi così tanto dal mondo, da non<br />

rendersi più conto di essere parte di questo<br />

mondo, ciò porta a difendersi da se<br />

stessi, a perdere <strong>il</strong> senso della profondità,<br />

di quell’essenza di sé, che seppur irragiungib<strong>il</strong>e,<br />

va cercata fino a perdere <strong>il</strong> fiato, la<br />

voce, la terra sotto i piedi... È <strong>il</strong> senso di<br />

un divenire arcano, unica, spesso equivoca,<br />

alternativa alla demolizione totale.<br />

iL diamante<br />

uN’eSPerIeNza DI FeLICItà<br />

e s P e r i e N Z e<br />

respiro ancora un po’, stavolta più<br />

piano, per assaporare la delicatezza del<br />

confine sott<strong>il</strong>e che c’è tra essere e sembrare,<br />

e sa di mare... Mi sembra di sentire<br />

la sabbia sotto i piedi, morbida; la raccolgo:<br />

è un diamante che br<strong>il</strong>la tra le mie<br />

mani, di colori nuovi che non conoscevo,<br />

perché abituato a non vedere più le sfumature<br />

che ogni singola cosa possiede... e<br />

di questo diamante amo le impurità, che<br />

lo rendono vero.<br />

allora ho chiesto alla mia anima-diamante:<br />

«Dimmi, cosa c’è? Sì sono qui, in<br />

questo posto senza tempo per ascoltarti<br />

quanto più mi sarà concesso, ma ho<br />

paura di non riuscire più a tornarci: presto,<br />

prima che <strong>il</strong> tempo torni a scandire<br />

infiniti istanti di interminab<strong>il</strong>i apparenze!!!»<br />

Ma lei, la mia anima, non mi ha<br />

risposto: è rimasta in s<strong>il</strong>enzio tra le<br />

mie mani... allora ho chiuso gli occhi,<br />

per ascoltare le onde del mare; è stato<br />

come perdere <strong>il</strong> tempo in una dimensione<br />

già atemporale e poi ho aperto gli<br />

occhi: <strong>il</strong> diamante era ancora lì e mi ha<br />

mostrato <strong>il</strong> mio volto: sorridevo... «ho<br />

capito!» gli ho detto «Posso tornare qui<br />

ogni volta che ne ho bisogno!!!» ... tutto<br />

questo è un attimo.<br />

Poi alzo lo sguardo e riprendo a cercarmi.<br />

simone D’Alterio<br />

III classico B<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

43


44<br />

e s P e r i e N Z e<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

nave deLLa LegaLità<br />

18° aNNIVerSarIo DeLLa StraGe DI CaPaCI<br />

Il viaggio è cominciato a piazza Municipio,<br />

ore 13:00, quando noi della delegazione<br />

dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong> (Ferrara,<br />

Pellone, Privitera, Scognomiglio, Marinelli,<br />

raja, Capparella) ci siamo raggruppati<br />

attorno ai professori Prof.ssa<br />

Isabella Caiafa e <strong>il</strong> professor Carmine<br />

De Leo che ci hanno dato le indicazioni<br />

e hanno distribuito i badge, indispensab<strong>il</strong>i<br />

per l’identificazione.<br />

Salutati gli ultimi genitori rimasti,<br />

siamo andati al molo n°11, dove ci<br />

aspettava la “nave della legalità”; all’ingresso,<br />

ci hanno dato le magliette e i<br />

cappellini ufficiali dell’evento, i laccetti<br />

portatessera, i buoni pasto e le chiavi<br />

delle cabine.<br />

abbiamo sistemato le borse nelle<br />

cabine e, dopo poco, siamo tornati sul<br />

molo, per assistere al saluto della nave<br />

da parte di don Luigi Ciotti, presidente<br />

di “Libera”.<br />

terminata la commovente cerimonia,<br />

siamo tornati sulla nave e abbiamo<br />

deciso di andare a cenare; purtroppo<br />

molti altri passeggeri hanno avuto la<br />

nostra stessa idea, così che, quando la<br />

nave è partita, noi eravamo ancora in f<strong>il</strong>a<br />

per la cena!<br />

Dopo aver mangiato, siamo saliti<br />

sul ponte di poppa per ammirare<br />

lo splendido paesaggio che<br />

offrivano Capri e Punta Campanella;<br />

poi siamo scesi al bar, dove<br />

abbiamo giocato a carte con Noël<br />

angrisani un ex alunno del <strong>Pontano</strong>.<br />

Prima di andare a dormire,<br />

abbiamo assistito ad una conferenza<br />

presieduta da don Ciotti e dal<br />

Prefetto di Palermo, Giancarlo<br />

trevisone.


La mattina seguente, la sveglia è<br />

suonata alle 5:30; fatta la colazione,<br />

ancora assonnati, abbiamo preso visione<br />

del piano giornaliero: tutti quelli che<br />

avevano <strong>il</strong> laccetto portatessera rosso<br />

avrebbero assistito alla conferenza<br />

all’interno dell’aula bunker, mentre chi<br />

lo aveva verde sarebbe andato al<br />

“V<strong>il</strong>laggio della Legalità” allestito<br />

all’esterno del carcere “ucciardone”.<br />

allo sbarco della nave, la folla sulle<br />

banchine ha liberato migliaia di palloncini<br />

colorati per salutare <strong>il</strong> nostro arrivo;<br />

quindi, ci siamo uniti al corteo che dirigeva<br />

verso <strong>il</strong> carcere.<br />

arrivati lì, abbiamo subito notato<br />

l’incredib<strong>il</strong>e dispiegamento di forze<br />

e s P e r i e N Z e<br />

messo a disposizione per la sicurezza;<br />

dopo aver salutato i nostri compagni,<br />

abbiamo preso posto all’interno<br />

dell’aula.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

45


46<br />

e s P e r i e N Z e<br />

Qualche minuto più tardi, sono saliti<br />

sul palco tutti gli ospiti della manifestazione:<br />

la prof.ssa Maria Falcone, i ministri<br />

Gelmini, Maroni e alfano e <strong>il</strong> procuratore<br />

nazionale antimafia Piero Grasso.<br />

La conferenza è cominciata con la<br />

proiezione di un f<strong>il</strong>mato nel quale scorrevano<br />

le frasi famose di molti esponenti<br />

della lotta alla mafia, come: “La mafia è<br />

un problema di tutti coloro che vogliono<br />

un cambiamento”; “Gli uomini passano,<br />

le idee restano”.<br />

La frase più bella è stata del giudice<br />

Falcone che, a un mafioso che gli diceva<br />

“Il suo impegno attivo sarà pagato con la<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

vita, sicuro di voler continuare?”, rispose:<br />

“Dopo di me, altri magistrati continueranno<br />

<strong>il</strong> mio lavoro”.<br />

Il primo intervento è stato della sorella<br />

di Falcone, che ha chiarito che<br />

“l’opinione non basta, solo una partecipazione<br />

attiva distruggerà la mafia”.<br />

Dopo di lei, è intervenuta la Gelmini,<br />

che ha chiarito l’importanza dell'istruzione<br />

nella lotta alla mafia, sostenendo<br />

che “la mafia si nutre di indifferenza e<br />

ignoranza”.<br />

Il ministro della giustizia alfano ha<br />

invece sottolineato che “la mafia sottrae<br />

alle parole <strong>il</strong> loro vero significato. […] È<br />

quindi necessario che <strong>il</strong> linguaggio riassuma<br />

la sua valenza originaria”.<br />

L’intervento più incisivo, però, è stato<br />

quello del procuratore nazionale antimafia,<br />

Grasso, che ha affermato che l’omicidio<br />

di Falcone probab<strong>il</strong>mente non fu<br />

voluto solo dalla mafia, e quindi occorre<br />

chiarire tutte le responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Finita la conferenza, abbiamo raggiunto<br />

l’area ristorazione, poi ci siamo<br />

riuniti agli altri nostri compagni, che stavano<br />

dando gli ultimi ritocchi ai due<br />

cartelloni che avevano dipinto nella mattinata:<br />

sul primo era scritta la frase “Chi<br />

ha paura, muore ogni giorno; chi non ha<br />

paura muore una sola volta”; sul secondo<br />

era disegnato <strong>il</strong> logo dell’iniziativa.<br />

Dopo esserci riposati per un’ora, abbiamo<br />

preceduto <strong>il</strong> corteo all’albero di<br />

Falcone, in Via Notarbartolo.<br />

alle 17:00 è cominciata la seconda<br />

manifestazione, che è terminata con <strong>il</strong>s<strong>il</strong>enzio<br />

suonato alle 17:58 dalla polizia, in


memoria della strage di Capaci.<br />

Finito <strong>il</strong> corteo, mentre<br />

tutte le altre scuole tornavano<br />

alle navi, noi siamo<br />

andati a partecipare, con<br />

una scuola di ancona, alla<br />

messa celebrata al Centro<br />

educativo Ignaziano<br />

(come a dire <strong>il</strong> <strong>Pontano</strong> di<br />

Palermo) da don Luigi<br />

Ciotti; lì abbiamo anche incontrato <strong>il</strong><br />

nostro ex rettore, padre Francesco beneduce<br />

S.J.<br />

tornati sulla nave, abbiamo cenato e<br />

siamo andati nelle cabine per cambiarci;<br />

e s P e r i e N Z e<br />

poi, fino a tarda notte,<br />

ci siamo divertiti, felici<br />

dell’esperienza.<br />

La mattina successiva,<br />

la nave ha attraccato<br />

al porto di Napoli<br />

alle 6:00; stanchi ma<br />

soddisfatti, siamo sbarcati,<br />

contenti di aver accettato<br />

di partecipare a<br />

questa bellissima manifestazione<br />

e di aver passato un magnifico<br />

fine settimana insieme con i nostri compagni.<br />

Daniele Pellone<br />

III scientifico A<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

47


48<br />

e s PP e rr i e N Z e<br />

caNtare alleluia vuol dire…<br />

Per più di quaranta giorni non lo abbiamo<br />

cantato “alleluia”.<br />

a Pasqua esso<br />

risuona di nuovo<br />

festoso e pieno di<br />

forza.<br />

Il modo con cui<br />

lo accogliamo è <strong>il</strong><br />

segno della nostra<br />

situazione spirituale.<br />

reagire con indifferenza e con<br />

scetticismo, vuol dire non credere alla<br />

forza del bene, vuol dire essere<br />

sostanzialmente disperati, essere<br />

convinti che non è possib<strong>il</strong>e cambiare la<br />

situazione in cui viviamo;<br />

non è possib<strong>il</strong>e vincere <strong>il</strong><br />

male, estirpare l’egoismo<br />

dal cuore dell’uomo;<br />

vuol dire che la lotta è<br />

inut<strong>il</strong>e, la fraternità un<br />

sogno ingannevole,<br />

la pace una fandonia,<br />

la giustizia <strong>il</strong> ghigno dei<br />

disonesti…<br />

restare perplessi e quasi contrariati,<br />

vuol dire preferire <strong>il</strong> dubbio alla certezza,<br />

vuol dire continuare a rotolarsi nei<br />

propri problemi e non volerli affrontare,<br />

vuol dire preferire la tristezza del<br />

Venerdì santo alla luce del giorno di<br />

Pasqua, non tanto per essere solidali<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

con Gesù, quanto piuttosto per piangere<br />

sui propri mali e<br />

sulle proprie<br />

disgrazie.<br />

C a n t a r e<br />

“alleluia” con<br />

semplicità e<br />

apertura di<br />

cuore, vuol dire<br />

accogliere con<br />

pieno consenso l’annuncio pasquale:<br />

“Il Signore è risorto, la morte è stata<br />

vinta, le potenze del male sottomesse,<br />

Gesù ha ragione”.<br />

Cantare “alleluia” vuol dire sapere e<br />

credere che la vita è più forte della<br />

morte, vuol dire essere certi che ogni<br />

gesto di bene non è mai inut<strong>il</strong>e, vuol dire<br />

ricominciare con tenacia ogni giorno a<br />

compiere <strong>il</strong> proprio servizio nel<br />

mondo, anche quando i<br />

risultati tardano a<br />

vedersi.<br />

Cantare “alleluia” vuol<br />

dire saper andare oltre i veli<br />

delle apparenze, credere nella<br />

sostanziale bontà dell’uomo e affiancarsi<br />

a lui, provando a camminare insieme<br />

sulle strade del mondo, verso l’approdo<br />

definitivo.<br />

P. Geppo Tranchini s.j.


e s P e r i e N Z e<br />

contesto e continuità<br />

rIFLeSSIoNI SuLL’eSPerIeNza VISSuta aL PoNtaNo<br />

ho imparato molto dall’esperienza<br />

vissuta al <strong>Pontano</strong> durante la Quaresima,<br />

rispondendo a quanto mi veniva richiesto<br />

di fare, con gli strumenti che possiedo e<br />

senza negare i miei limiti.<br />

I ragazzi hanno sete d’esperienze autentiche<br />

che spesso soddisfano in modo<br />

parziale e nocivo, specie se <strong>il</strong> progetto<br />

loro proposto, seppure chiaro, lineare e<br />

contestualizzato, manca di continuità.<br />

ecco: contesto e continuità. I nostri ragazzi<br />

mi hanno aiutato a capire meglio cosa<br />

voglia dire “contesto”, osservazione della<br />

situazione iniziale, secondo quanto le caratteristiche<br />

dell’azione pedagogica ignaziana<br />

intendono: si tratta di un momento fondamentale,<br />

che impedisce a idee e percorsi<br />

preconcetti di gravare su una realtà senza<br />

averne, da subito e primariamente, ascoltato<br />

<strong>il</strong> respiro, sentito <strong>il</strong> battito.<br />

tanto spesso, <strong>il</strong> nostro modo di procedere,<br />

seppure ispirato da una lodevole<br />

tradizione, non interseca gli interessi<br />

della gente perché, appunto, non ascoltiamo,<br />

non osserviamo, con adeguata attenzione,<br />

la realtà, sempre mutevole e<br />

mutata, in cui viviamo.<br />

Questo primo livello di comprensione<br />

mi ha aiutato, con um<strong>il</strong>tà, rispetto a progetti<br />

e attività che portavo nel mio bagaglio,<br />

a fare spazio a qualcosa di nuovo, ai<br />

bisogni delle persone che hanno camminato<br />

insieme con me, i ragazzi innanzitutto,<br />

semplicemente provando a rispondere.<br />

ascoltare non è una cosa scontata. e<br />

ritrovarsi a sentire nel medesimo modo i<br />

bisogni della realtà intorno è operazione<br />

ancora più complessa, perché nella percezione<br />

dell’altro subentrano anche le<br />

caratteristiche situazionali dell’ “io”<br />

coinvolto nel processo relazionale.<br />

altro livello è quello della continuità<br />

di azione. Su questo punto ho imparato<br />

che l’azione sporadica, seppure congeniale,<br />

resta infruttuosa se non accompagnata<br />

con costanza. all’esperienza bisogna<br />

tornare con la riflessione e la verifica.<br />

e la continuità d’esercizio…<br />

ulteriore lezione appresa è quella sul<br />

senso della collaborazione. La pluralità<br />

di elementi in ballo in una relazione di<br />

collaborazione è tale da condizionare<br />

l’intera capacità progettuale e operativa.<br />

Dal canto mio, in questo tempo, ciò che<br />

ho provato a mettere in atto è stato un<br />

continuo tentativo – quantomeno una<br />

continua ricerca – di sintesi e mediazioni.<br />

Le esigenze dei ragazzi, le legittime necessità<br />

di una comunità religiosa, le realtà<br />

progettuali in atto, <strong>il</strong> senso di una tradizione<br />

antica, le sensib<strong>il</strong>ità dei miei superiori<br />

e delle persone con cui ho collaborato,<br />

le mie stesse caratteristiche… Potrei<br />

continuare, ma è tra queste polarità che,<br />

nel breve tempo trascorso qui, ho cercato<br />

di individuare, di volta in volta, quella via<br />

media, che è, poi, una delle concretizzazioni<br />

migliori della riflessione ignaziana<br />

intorno alla carità e al discernimento.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

49


50<br />

e s P e r i e N Z e<br />

e nel far questo, mi sono reso conto<br />

che l’equ<strong>il</strong>ibrio è una cosa ben diversa<br />

dal compromesso…<br />

torno a Genova con tanti nomi, tanti<br />

visi per la testa. tanti sorrisi e tante domande…<br />

Condivisione di vita è anche rivisitazione<br />

ulteriore della propria memoria e<br />

riconsiderazione delle scelte e del futuro.<br />

e frutto di questa esperienza è, dunque,<br />

una rinnovata energia nel proseguire<br />

<strong>il</strong> cammino intrapreso, sempre più certo<br />

che unica certezza nostra è porre fede in<br />

Dio. La Sua Volontà va colta, letta,<br />

giorno dopo giorno, nella realtà circostante.<br />

e, alle domande che si impon-<br />

Tota pulchra es Maria,<br />

tota pulchra es Maria<br />

et macula originalis non est in te.<br />

Et macula originalis non est in te.<br />

Tu gloria Jerusalem<br />

Tu laetitia Israel,<br />

Tu honorificentia populi nostri,<br />

tu advocata peccatorum.<br />

O Maria, O Maria,<br />

Virgo prudentissima,<br />

Mater clementissima.<br />

Ora pro nobis, intercede pro nobis<br />

ad Dominum Jesum Christum.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Omaggio alla Madonna<br />

(Dalla Liturgia)<br />

gono, dare risposta non è mai scontato o<br />

immediato: resta davvero un “fare” preceduto,<br />

sostenuto e condotto a buon fine<br />

per Grazia. al di là di ogni nostra buona<br />

intenzione e di ogni nostra efficienza.<br />

L’efficacia resta un “altrove”…<br />

Infine, ringrazio P. Clemente russo<br />

per ogni disponib<strong>il</strong>ità, per ogni delicatezza<br />

ricevuta in questo tempo, per ogni<br />

attenzione e cura. Il superiore che si alza<br />

a servire, aiuta chi gli sta intorno a scorgere<br />

Cristo Servo, la cui Volontà è ciò che<br />

io ho scelto di servire…<br />

salvo Collura s.j.<br />

Si' bella assai, oi Marì, si' proprio bella.<br />

Tu si' ‘nu suonno pe’ nuie,<br />

tu si' ‘a Maronna ‘Mmaculata.<br />

Tu ce fai fa’ ‘na bella figura<br />

‘nnanze a tutto ‘o munno.<br />

Tu si' ‘ a nosta avvocata,<br />

tu piglie sempe ‘e parte noste<br />

‘nnanze a Giesù Cristo.<br />

Oi Marì,<br />

femmena onesta, mamma carnale,<br />

“ora pro nobis”, prega pe’ nuie,<br />

miéttete sempe mmieze<br />

tra Giesù Cristo e nuie.<br />

Ammen.<br />

(traduzione napoletana)<br />

P. Geppo S.J.


Il secondo incontro di radici&ali si è<br />

tenuto mercoledì 25 Novembre 2009<br />

presso l’istituto <strong>Pontano</strong>. P. Mario Danieli,<br />

gesuita esperto di psicopedagogia e<br />

relatore, ha voluto subito chiarire che<br />

non si trattava di una conferenza, bensì<br />

di una sorta di “laboratorio” per educare<br />

al meglio genitori ed insegnanti al vivere<br />

insieme con gli adolescenti e a chiarire le<br />

diverse visioni che si creano tra scuola e<br />

famiglia a proposito degli stessi ragazzi.<br />

Nello scorso incontro hanno chiamato i<br />

giovani “adulescenti”, una sorta di mix<br />

tra adulti e adolescenti, proprio a sottolineare<br />

<strong>il</strong> fatto che noi giovani molto<br />

spesso abbiamo sempre più precocemente<br />

relazioni come degli adulti.<br />

Questa volta invece, l’argomento si è<br />

spostato su un esempio pratico: una ragazza<br />

di 16 anni inizia ad estraniarsi dalla<br />

famiglia con la quale non ha più dialogo;<br />

ma la scint<strong>il</strong>la scatta quando in un video<br />

di sorveglianza di un negozio si riconosce<br />

la ragazza che prende un cellulare da uno<br />

scaffale, ma comunque non si era certi<br />

che lo avesse portato fuori dal negozio.<br />

Lo scopo di questo esempio era far dare<br />

un consiglio ai genitori della ragazza su<br />

come comportarsi. Genitori e docenti<br />

dapprima si sono riuniti in gruppi per<br />

discutere, poi si sono confrontati anche<br />

radici&aLi<br />

uNa MaNo Per CaPIre<br />

e s P e r i e N Z e<br />

con P. Danieli. Sono emersi vari consigli.<br />

Poi si è passati alla fatidica domanda:<br />

“Che vuol dire Perdonare?”. Perdonare<br />

nel senso di mettere una pietra sopra e<br />

far finta che niente sia successo? Perdonare<br />

però cercando sempre di punire la<br />

persona che ha sbagliato per come si è<br />

comportata? Perdonare ma da lontano,<br />

con distaccamento? oppure semplicemente<br />

Perdonare con la P maiuscola<br />

senza chiudere la persona che ha sbagliato<br />

nel fallimento del suo gesto perché<br />

comunque non è <strong>il</strong> Fallimento di una<br />

vita. Insomma <strong>il</strong> Perdono non sette volte<br />

ma 70 volte 7.<br />

L’argomento poi è scivolato velocemente<br />

sul s<strong>il</strong>enzio e su alcune citazioni di<br />

Carl Gustav Jung tratte da un suo articolo<br />

sul rumore. Quando lo scrisse l’angoscia<br />

era molto diffusa (lo è tuttora) e<br />

disse: “Si ama <strong>il</strong> rumore perché impedisce<br />

all’angoscia di espandersi”. Da questo<br />

punto in poi lascio riflettere i lettori<br />

sul significato che loro danno al “perdonare”<br />

e sul “s<strong>il</strong>enzio”. assistere a questo<br />

incontro di radici&ali è stato molto entusiasmante<br />

e credo che dovrebbe essere<br />

aperto anche a noi ragazzi, proprio per<br />

avere la completa visione del quadro, <strong>il</strong><br />

punto di vista giovan<strong>il</strong>e e quello dei nostri<br />

“compagni” ovvero genitori ed insegnanti.<br />

Maria Rita M<strong>il</strong>anese<br />

V Ginnasio A<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

51


52<br />

e s P e r i e N Z e<br />

Nell’ambito delle attività di promozione<br />

umana e spirituale, che <strong>il</strong> nostro<br />

<strong>Istituto</strong> scolastico vuole portare avanti<br />

anche al di fuori del tempo propriamente<br />

scolastico, e, memori del grande entusiasmo<br />

che ha suscitato l’esperienza del<br />

Campo estivo anche lo scorso anno, proponiamo<br />

per gli alunni di 2ª e 3ª media e<br />

di 1° anno delle classi superiori un Campo<br />

Scuola estivo dal titolo:<br />

« C a r o v a -<br />

nando insieme<br />

verso <strong>il</strong> regno<br />

Promesso», per<br />

vivere la dimensione<br />

personale e<br />

comunitaria del<br />

Pellegrinaggio che<br />

ci fa crescere come persone, come cristiani<br />

e come Popolo di Dio.<br />

Il Campo Scuola si terrà dal 28 giugno<br />

al 05 luglio, presso la casa estiva “Casa<br />

della Fonte” sita a Vitulano (bN), al confine<br />

tra Campania e Molise.<br />

responsab<strong>il</strong>i di questa iniziativa sono<br />

<strong>il</strong> P. Gesuita P. Ciro Puzzovio SJ (padre<br />

spirituale dell’<strong>Istituto</strong> <strong>Pontano</strong>) e sr. L<strong>il</strong>ian<br />

rolin aSCV. Con essi collaboreranno<br />

– nella conduzione del Campo –<br />

altre suore e laici.<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

¢ †<br />

Proponiamo, inoltre un campo di<br />

condivisione «Vivi la tua favola...» aperto<br />

camPi estivi 2010<br />

a ragazzi e ragazze dai 15 e 18 anni (del<br />

2°, 3° e 4° anno delle superiori) (credenti<br />

e non) che desiderano migliorare la qualità<br />

e lo st<strong>il</strong>e della propria vita.<br />

attraverso varie attività e con l’aiuto<br />

di esperti e di animatori, verrà offerta a<br />

ciascun partecipante la possib<strong>il</strong>ità di<br />

una più vera scoperta<br />

di se stesso,<br />

degli altri e di Dio,<br />

così da orientare<br />

sempre meglio la<br />

propria vita verso<br />

scelte mature e costruttive.<br />

In un contesto di<br />

gruppo verranno ut<strong>il</strong>izzate<br />

tecniche attive e figurative<br />

(disegno, mimo,<br />

teatro spontaneo, musica)<br />

al fine di fac<strong>il</strong>itare la comunicazione<br />

interpersonale.<br />

Caratteristiche principali del nostro<br />

stare insieme: fiducia reciproca, generosità,<br />

senso della vita comune, servizio e<br />

corresponsab<strong>il</strong>ità.<br />

In ogni giornata si prevedono: un momento<br />

di preghiera (o di riflessione personale),<br />

vari incontri di gruppo; alcuni<br />

lavori domestici per <strong>il</strong> buon funzionamento<br />

della casa; iniziative di festa e di<br />

creatività per allietare le serate. alcune<br />

giornate, poi, saranno dedicate ad escursioni<br />

e gite.


Gesuiti e santi, introduzione<br />

enrico Padoan S.I., sant'Ignazio di Loyola e la Compagnia de Gesù,<br />

roma, aDP, 2006<br />

andré ravier S.I., Dieci compagni. Quando dieci studenti<br />

parigini decisero di seguire insieme Gesù Cristo sul cammino<br />

degli uomini…, roma, aDP, 2004<br />

e s P e r i e N Z e<br />

Giorgio Schurhammer S.I., san Francesco saverio. Apostolo delle Indie,<br />

roma, aDP, 2005<br />

introduzione alla spiritualità<br />

aa.VV., Amici nel signore. Con Ignazio di Loyola, Francesco saverio<br />

e Pietro Favre, roma, aDP, 2006<br />

Jean-Claude Dhôtel S.I., La spiritualità Ignaziana. Punti di<br />

riferimento, roma, aDP, 2004<br />

storia<br />

Lo scaffaLe<br />

bangert V. W<strong>il</strong>liam, storia della compagnia di Gesù,<br />

2009, Genova, Marietti, 1990<br />

ricardo Garcia V<strong>il</strong>loslada, sant'Ignazio di Loyola,<br />

Cinisello balsamo ed. Paoline, 1990<br />

John W. o'Malley, I primi gesuiti, M<strong>il</strong>ano, Vita e<br />

pensiero, 1999<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

53


54<br />

s P o rt<br />

Il 12 Maggio 2010 tutte le classi<br />

della scuola media si sono recate a svolgere<br />

le finali delle “Pontaniadi” allo<br />

stadio San Paolo. Gli anni precedenti le<br />

gare si sono svolte al Parco Virg<strong>il</strong>iano a<br />

Pos<strong>il</strong>lipo; quest’anno, per la gioia dei<br />

ragazzi tifosi del Napoli, la sede delle<br />

competizioni è stato <strong>il</strong> famoso stadio<br />

napoletano di Fuorigrotta.<br />

Vedere lo stadio vuoto ha fatto uno<br />

strano effetto a tutti gli alunni abituati<br />

invece a vederlo pieno di gente e stri-<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

Pontaniadi 2010<br />

scioni. appena arrivati, tutti hanno notato<br />

l’ ampiezza dello stadio.<br />

Le “Pontaniadi” sono delle gare, delle<br />

“olimpiadi”, tra le classi medie del nostro<br />

istituto. Le specialità sono: <strong>il</strong> lancio del<br />

vortex, <strong>il</strong> salto in lungo e la corsa di velocità<br />

dei 60 m.<br />

Quest’anno ragazzi e ragazze hanno<br />

gareggiato separatamente e i primi tre<br />

classificati di ogni categoria riceveranno<br />

una medaglia.


Gli studenti sono stati accompagnati<br />

dai professori che, con dedizione e pazienza,<br />

li hanno as- sistiti durante le<br />

gare, con la presenza<br />

della Preside<br />

prof.ssa<br />

Marisa Gramegna<br />

e del Padre<br />

rettore Padre<br />

Fabrizio Valletti<br />

e soprattutto<br />

da un<br />

nutrito gruppo<br />

di genitori intervenuti per<br />

far <strong>il</strong> tifo per i giovani<br />

atleti.<br />

I docenti avevano<br />

anche <strong>il</strong> compito di<br />

determinare <strong>il</strong> vincitore<br />

di ogni settore,<br />

misurando e appuntando<br />

<strong>il</strong> punteggio ottenuto<br />

da ogni partecipante.<br />

Gli accompagnatori<br />

che più ci hanno seguito sono<br />

stati: la professoressa Cattaneo, <strong>il</strong> profes-<br />

s P o rt<br />

sor allocca, la professoressa Lama e <strong>il</strong><br />

fantastico professor De Leo.<br />

oltre a gareggiare, tutti noi abbiamo<br />

goduto della meravigliosa giornata di<br />

sole ridendo, scherzando<br />

e prendendoci<br />

in giro. Inoltre<br />

le ragazze<br />

hanno approfittato<br />

del bel tempo per<br />

stendersi tutte insieme<br />

su degli<br />

enormi materassini<br />

mentre i ragazzi cercavano<br />

di intrufolarsi<br />

furtivamente negli spogliatoi della loro<br />

squadra del cuore.<br />

Pensiamo sia stata davvero una giornata<br />

piacevole e un’ esperienza che tutti<br />

ripeterebbero volentieri.<br />

Laura Archivolti<br />

III media A<br />

Francesca Lombardi<br />

III media B<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

55


56<br />

s P o rt<br />

Dopo la pausa natalizia, su richiesta<br />

degli alunni e con <strong>il</strong> consenso del P. rettore,<br />

è stato effettuato un torneo di tennistavolo<br />

durante l’orario scolastico.<br />

L’<strong>Istituto</strong> sta cercando di attuare un<br />

programma per promuovere <strong>il</strong> coinvolgimento<br />

dei giovani nella pratica sportiva.<br />

L’idea di una organizzazione<br />

che ha coinvolto sia la<br />

scuola media sia <strong>il</strong> liceo<br />

ha suscitato un caloroso<br />

entusiasmo nei ragazzi e<br />

qualche perplessità in quelli<br />

che ritengono dannosa una<br />

perdita di ore di lezione destinate a ben<br />

altro genere di attività scolastiche.<br />

<br />

<strong>il</strong> <strong>pontano</strong><br />

tennistavoLo<br />

Scagli la prima pietra…<br />

Il torneo della<br />

scuola media ha<br />

visto Spiezia superare<br />

in finale<br />

Cassanitti, e classificarsi<br />

terza archivolti.<br />

tanti elogi a Maccarone, de Cesare,<br />

Marrucco rispettivamente 1°, 2° e 3°<br />

classificati al torneo del liceo. Infine non<br />

si può non ringraziare i professori, in<br />

particolare <strong>il</strong> Prof. zanni, per aver pazientemente<br />

concesso <strong>il</strong> normale svolgimento<br />

del torneo.<br />

Lorenzo de Cesare<br />

IV scientifico<br />

<br />

Chi non è mai stato raccomandato<br />

Chi non ha mai fatto un f<strong>il</strong>one.<br />

Il professore che non ha mai dettato appunti.<br />

Il bidello che a Natale e a Pasqua non ha mai detto: “Io vi ho sempre voluto bene!”.<br />

Chi non ha mai detto di aver capito la f<strong>il</strong>osofia; invece…<br />

Chi non è mai uscito, a mezzogiorno, col permesso falso.<br />

Chi non si è mai sentito dire dai professori: Non ti preoccupare del punto, pensa a<br />

studiare!<br />

Chi per obbedire ai professori, per otto anni consecutivi non ha mai parlato in<br />

classe.<br />

Chi non è mai arrivato nell'ora di latino, un quarto d’ora dopo, per non farsi<br />

interrogare per primo.<br />

Chi non è mai stato fregato cinque minuti prima che suonasse <strong>il</strong> campanello.

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