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La sala di controllo della Centrale nazionale d'allarme (CENAL)

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Improvvisazione<br />

Rivista per i clienti Sanitas Troesch<br />

Anno 16. N. 23/Novembre 2011 www.sanitastroesch.ch


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sanitas troesch Novembre 2011 casanova 03<br />

All’improvviso<br />

Cosa si intende esattamente per improvvisazione? È una vera e propria arte, una dote che<br />

possiedono soltanto attori, ballerini e musicisti? Oppure significa semplicemente sapersi<br />

«trarre d’impaccio» nelle situazioni <strong>di</strong>fficili <strong>della</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana? E cosa hanno a che fare con<br />

l’improvvisazione creatività, intuito o innovazione? Una risposta parziale alla domanda la si<br />

ottiene consultando il <strong>di</strong>zionario: «all’improvviso» è sinonimo <strong>di</strong> «in modo imprevisto, <strong>di</strong> colpo,<br />

repentinamente».<br />

Ma davvero c’è ancora qualcosa <strong>di</strong> inatteso e improvvisato in un mondo in cui quasi nulla, ormai, è<br />

lasciato al caso? Se si pensa a tutti gli orari predefiniti, ai piani annuali e ai programmi <strong>di</strong> vita, alla<br />

sempre più perfetta pianificazione del tempo libero, <strong>della</strong> carriera e <strong>della</strong> famiglia, sembrerebbe<br />

restare davvero poco spazio alla spontaneità e all’improvvisazione.<br />

Forse l’improvvisazione è solo un relitto dei tempi andati? A tutta prima la nostra ricerca<br />

<strong>di</strong> maestri dell’improvvisazione è sembrata confermare questo sospetto. Man mano che<br />

siamo riusciti a superare i preconcetti, invece, è iniziato per noi un emozionante viaggio in<br />

un’area inesplorata.<br />

Nelle prossime pagine potrete scoprire quanti volti può assumere l’improvvisazione<br />

nell’economia, nell’arte e nella cultura, tra le mura domestiche, nella professione o nella<br />

comunicazione. Buona lettura!<br />

Michael Schumacher, Presidente <strong>della</strong> Direzione del Gruppo


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sanitas troesch Novembre 2011 casanova 05<br />

Il business <strong>della</strong> toilette<br />

Tutti conoscono le cabine Toi-Toi. Nei cantieri o nei concerti<br />

all’aperto, all’inizio si improvvisava: oggi è tutto standard. 6<br />

Quando la montagna chiama, nessuno ferma Dani<br />

Arnold, uno dei più noti alpinisti estremi <strong>della</strong> Svizzera.<br />

Dani racconta che cosa lo affascina del suo sport ad alta quota,<br />

senza tacerne i lati oscuri. 9<br />

Giocare senza giocattoli<br />

Lo sperimentano quoti<strong>di</strong>anamente sempre più asili nido e scuole<br />

materne. Come affrontano la cosa i bambini? E come se la cavano<br />

i genitori con un ambiente del tutto privo <strong>di</strong> giocattoli? 12<br />

<strong>La</strong> spontaneità è il segreto del successo dell’impren<strong>di</strong>tore<br />

Ernst Thomke e lo ha accompagnato fin dai tempi in cui lavorava<br />

alla Swatch. Leggete come l’orologio Swatch praticamente è nato<br />

in un pomeriggio e perché anche sulla barca a vela una mente<br />

pronta vale oro. 18<br />

Improvvisazione antiemergenza: su questo argomento Alain<br />

Vuitel, <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> <strong>Centrale</strong> <strong>nazionale</strong> d’allarme, potrebbe<br />

scrivere interi trattati. Lo abbiamo incontrato nella <strong>sala</strong> <strong>di</strong> <strong>controllo</strong><br />

sotterranea in cui, in una situazione come Fukushima, si gestiscono<br />

tutti gli interventi per affrontare la crisi. 26<br />

Eva Gräf dà letteralmente il «tono giusto» alla Sanitas Troesch<br />

<strong>di</strong> Basilea, sia nella filiale come assistente <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione, sia in<br />

privato come cantante <strong>di</strong> una band femminile. Dove appare<br />

Eva Gräf c’è sempre vita! 30<br />

sanitas troesch bagni<br />

In Asia oltre il 60 per cento dei WC sono provvisti <strong>di</strong> doccetta.<br />

In Svizzera ce ne sono molto meno, ma i tempi cambiano.<br />

I più recenti WC high-tech <strong>di</strong> Toto e Geberit si possono ora<br />

ammirare nelle nostre esposizioni. <strong>La</strong> marca <strong>di</strong> sanitari in<br />

ceramica Catalano, che Sanitas Troesch propone nel<br />

proprio assortimento, è un simbolo del miglior design italiano.<br />

I prodotti con questo marchio sono ora affiancati dalle linee<br />

arredobagno Berloni Bagno ed INOVA. 32<br />

Sommario<br />

Improvvisazione nella stalla<br />

Chi l’ha inventato? Alla ricerca delle origini<br />

dello sgabello da mungitura, un umile<br />

simbolo dell’improvvisazione. 16<br />

L’orticello come area d’improvvisazione<br />

È sorprendente quante ingegnose<br />

costruzioni si scoprono negli «Schrebergärten».<br />

Ve le mostriamo a pagina 20<br />

Ricette <strong>di</strong> cucina nate dall’emergenza<br />

Vi attirano i sapori antichi? Il successo del<br />

pain perdu e <strong>di</strong> altre ricette fatte con gli<br />

avanzi, che si credevano perdute. 24<br />

sanitas troesch cucine<br />

In cucina la tendenza alla sostenibilità sta<br />

passando dal FSC al PEFC, un marchio che<br />

riunisce finalità ecologiche, sociali ed economiche.<br />

Sanitas Troesch tratta già prodotti<br />

con certificazione PEFC. Per fissare i bor<strong>di</strong><br />

dei frontali in resina sintetica Sanitas Troesch<br />

si affida alla tecnologia a laser, saldando i<br />

bor<strong>di</strong> e i pannelli. Così i pannelli resistono<br />

ancora meglio al calore e all’umi<strong>di</strong>tà. 38<br />

sanitas troesch notizie<br />

Nuovi showroom per la Svizzera. A fine<br />

2011 Sanitas Troesch apre a Cortaillod<br />

una nuova esposizione bagni. Nella<br />

primavera 2012 la nuova sede <strong>di</strong> Rothrist<br />

sostituirà quella attuale <strong>di</strong> Olten e nel<br />

2013 sarà Winterthur ad ospitare una<br />

nuova esposizione. 42<br />

Tipi urbani originali<br />

Stravaganti, impertinenti, ricchi<br />

d’inventiva — i nostri «originali urbani»<br />

si staccano dal consueto, <strong>di</strong>mostrano<br />

coraggio e fanno riflettere. 44


06 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Quando si <strong>di</strong>mentica quel posticino<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 07<br />

Sono presenti ad ogni evento all’aperto e in ogni<br />

cantiere: le toilette mobili. Perché i loro costruttori<br />

devono essere maestri d’improvvisazione.<br />

Norbert Inauen, CEO <strong>di</strong> Toi Toi Svizzera, <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> tasso <strong>di</strong> crescita annua del 20 per cento. Sono cifre<br />

uno specialista per ogni caso: Miguel, l’impavido, per le che altri settori in Svizzera non osano neppure sognare.<br />

gallerie, Bürki, il gigante da due metri, contro gli Inauen, un uomo giovale e affabile, è seduto nel suo<br />

scalmanati. Sono tra gli eroi straor<strong>di</strong>nari operanti nel ufficio luminoso nella sede principale a Buchs ZH ed è<br />

business più comune al mondo: le toilette. Tuttavia, decisamente sod<strong>di</strong>sfatto: «È il miglior lavoro che abbia<br />

occupandosi dei servizi igienici mobili, questi eroi sono mai avuto». Non c’è un giorno uguale all’altro: «Improvviso<br />

contemporaneamente gran<strong>di</strong> improvvisatori. Così<br />

anche Robert Gsell, <strong>di</strong>pendente del settore sanitari <strong>di</strong><br />

continuamente», afferma.<br />

Toi Toi, e in servizio a St. Moritz in occasione <strong>della</strong> <strong>La</strong> marcia trionfale delle toilette mobili è evidente.<br />

tra<strong>di</strong>zionale corsa <strong>di</strong> cavalli Withe Turf. Ha il compito <strong>di</strong> Le si incontra passeggiando ai bor<strong>di</strong> del sentiero,<br />

far funzionare le pregiate toilette VIP rivestite in legno, praticamente in qualsiasi evento all’aperto e nei<br />

ovviamente dotate <strong>di</strong> acqua corrente che proviene cantieri. Si vedono gli autisti <strong>di</strong> servizio trasportare i<br />

dal lago gelato. Un compito tutt’altro che semplice, a loro piccoli carichi attraverso terreni impervi e su stretti<br />

temperature <strong>di</strong> meno 30 gra<strong>di</strong>.<br />

ponti <strong>di</strong> pietra. Può capitare <strong>di</strong> vedere Miguel portare<br />

il suo carico in retromarcia per molti chilometri nella<br />

Il business delle toilette mobili è un’attività molto galleria <strong>di</strong> base del San Gottardo (a meno che non sia<br />

recente. Fu importata 40 anni fa dagli USA in Europa troppo buio), e si può incontrare Bürki all’Open Air <strong>di</strong><br />

e 20 anni fa nel nostro Paese. Oggi Toi Toi Svizzera ha Frauenfeld, a proteggere i colleghi mentre puliscono le<br />

otto filiali, 6000 toilette mobili, 75 <strong>di</strong>pendenti e un cabine, in modo che nessuno li possa malmenare. «Da


Toi Toi in servizio...<br />

Team Toi Toi...<br />

Segnaletica Toi Toi...<br />

quando sono qui, il mio rispetto per la gioventù è calato»,<br />

racconta Inauen. L’anno scorso, su 300 cabine installate<br />

a Frauenfeld, 250 sono state demolite o imbrattate. Il<br />

problema è che con il caldo aumentano anche il consumo<br />

<strong>di</strong> birra e il vandalismo. Inoltre, in genere le donne lasciano<br />

la toilette meno pulita.<br />

L’improvvisazione è il pane quoti<strong>di</strong>ano <strong>della</strong> Toi Toi.<br />

Capita che la gru venga asportata prima che la cabina<br />

sia installata in cantiere, che la Toi Toi rimanga imprigionata<br />

all’interno <strong>di</strong> una casa ultimata e non passi attraverso<br />

una porta troppo stretta oppure che resti sul grattacielo<br />

08 casanova Novembre 2011 sanitas troesch sanitas troesch Novembre 2011 casanova 09<br />

perché il montacarichi è stato smontato troppo presto.<br />

In questi casi bisogna andare per tentativi, armeggiare<br />

e avvitare, utilizzare paranchi e trucchi per risparmiarsi<br />

la costosa spesa dell’elicottero. Nella maggior parte<br />

dei casi con successo. Non si improvvisa però solo sul<br />

campo, ma anche nella produzione. Il <strong>di</strong>rettore Inauen è<br />

particolarmente fiero <strong>della</strong> sua toilette per invali<strong>di</strong>,<br />

progettata in collaborazione con la fondazione Cerebral,<br />

una novità assoluta sul mercato mon<strong>di</strong>ale. «Tipicamente<br />

svizzero», sostiene. «Perché a noi svizzeri piace improvvisare».<br />

Improvvisazione ad alta quota<br />

Di persone che portano il<br />

cognome Arnold, a Bürglen<br />

presso Altdorf nel Canton<br />

Uri ce ne sono molte.<br />

Solo poche, però, scalano<br />

regolarmente montagne<br />

<strong>di</strong> 4000 metri ed oltre. Il<br />

27enne Daniel Arnold, guida<br />

alpina e scalatore, dopo Ueli<br />

Steck e Stephan Siegrist è<br />

uno degli svizzeri più famosi<br />

in questo campo.<br />

È seduto nella sua cucina, con un camicia da<br />

trekking a quadretti bianchi e blu e una tazza <strong>di</strong><br />

caffè fumante davanti a sé. Le mani robuste, dalle<br />

unghie cortissime, sono appoggiate sulle cosce,<br />

quando non scattano veloci per afferrare un<br />

biscotto sul tavolo. Daniel «Dani» Arnold, scalatore<br />

e guida alpina, con il viso cotto dal sole, gli occhi<br />

azzurri e la parlata <strong>di</strong>alettale del cantone, a prima<br />

vista incarna perfettamente il classico cliché del<br />

montanaro. Poi, conversando con lui, si capisce<br />

che <strong>di</strong>etro a quella facciata c’è molto <strong>di</strong> più.


Da meccanico ad alpinista estremo<br />

Dani Arnold viene considerato un professionista soltanto da<br />

quando, il 20 aprile 2011, sulla leggendaria via Heckmair <strong>della</strong><br />

parete nord dell’Eiger ha conquistato il record <strong>di</strong> velocità prima<br />

appartenuto a Ueli Steck. Dani ridacchia come un ragazzino e<br />

corruga la fronte: «In precedenza avevo compiuto la prima ascensione<br />

invernale <strong>della</strong> "Torre Egger" in Patagonia», spiega, «e per questo<br />

alcuni me<strong>di</strong>a avevano già parlato <strong>di</strong> me. Naturalmente avevo fatto<br />

buone cose anche prima, soltanto che all’epoca non interessava<br />

a nessuno!» Questo accade a molti alpinisti tra hobby e mestiere:<br />

se i me<strong>di</strong>a non ne parlano, quello che fai non esiste.<br />

Nonostante i successi, Dani Arnold tiene i pie<strong>di</strong> per terra e continua<br />

a lavorare come guida alpina. «Quando accompagno le persone<br />

è come quando un altro va al cantiere», afferma. Fare la guida è il<br />

suo lavoro, arrampicare la sua passione. All’occorrenza potrebbe<br />

anche rimettersi a fare il meccanico, <strong>di</strong>ce Dani Arnold. «Basta<br />

un incidente, anche banale, e con l’arrampicata hai chiuso, lo so<br />

perfettamente». Ma per il momento non deve occuparsi tanto <strong>di</strong><br />

cinghie trapezoidali e batterie quanto <strong>di</strong> conferenze e incontri con<br />

i me<strong>di</strong>a: per i suoi sponsor principali Mammut e Victorinox ha<br />

partecipato da poco a una fiera dell’outdoor a Friedrichshafen.<br />

In garage ha appese funi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse lunghezze, colori e <strong>di</strong>ametri.<br />

E anche in ufficio sono accatastati pezzi <strong>di</strong> attrezzatura come<br />

scarpe, piccozze da ghiaccio e ramponi. Tra questi ci sono dei<br />

10 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

«Basta un incidente, anche banale, e con<br />

l’arrampicata hai chiuso, lo so perfettamente».<br />

prototipi che sta testando per i suoi sponsor. <strong>La</strong> sua esperienza<br />

e le sue competenze possono contribuire a rendere sempre<br />

migliori e più sicuri i materiali da arrampicata.<br />

Modelli e obiettivi<br />

Ha dei modelli ispiratori in montagna? <strong>La</strong> risposta è imme<strong>di</strong>ata:<br />

«No, non ce ne sono. Prima lo erano sicuramente Ueli Steck e<br />

Stephan Siegrist. In qualche modo sono ancora dei modelli, ma<br />

non più per ciò che riguarda l’alpinismo, semmai per i suoi aspetti<br />

commerciali», afferma Dani Arnold. Non lo <strong>di</strong>ce in tono arrogante,<br />

ma pacato e sicuro. Ecco un uomo che conosce le sue potenzialità. <strong>La</strong><br />

preparazione delle conferenze evidentemente gli procura ancora<br />

qualche grattacapo, benché gli piaccia. In compenso la prospettiva<br />

dei prossimi tour sembra mettergli le ali. <strong>La</strong> forza <strong>di</strong> uno scalatore<br />

è nella sua testa, lo sottolinea continuamente. Non bisogna avere<br />

paura delle sconfitte. E poi «bisogna anche osare cose che nessuno<br />

ha mai fatto prima». Se vuoi andare sempre sul sicuro, non vai<br />

lontano come scalatore.<br />

Arrampicare: pianificazione o improvvisazione?<br />

Usciamo dall’appartamento e attraversiamo un fiume dalle acque<br />

cristalline. Passando davanti a villette unifamiliari ci inoltriamo<br />

nel vicino boschetto per il servizio fotografico. Dani Arnold ci<br />

precede, non cammina quasi mai accanto a noi. Forza<br />

«Quando hai una giornata buona devi essere in<br />

grado <strong>di</strong> riconoscerla. Perché in quella giornata<br />

quasi tutto è possibile».<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 11<br />

dell’abitu<strong>di</strong>ne, essendo una guida alpina? Socchiude gli occhi al<br />

sole con aria sod<strong>di</strong>sfatta, guardando verso le montagne, mentre<br />

la fotografa gli dà nuove in<strong>di</strong>cazioni. Vogliamo sapere se arrampicare<br />

è più pianificazione o improvvisazione. Lui ride: «È quasi soltanto<br />

improvvisazione! Ovviamente si cerca <strong>di</strong> evitare gli imprevisti con<br />

una pianificazione accurata. Quando però, ad esempio, siamo<br />

stati sei giorni in giro per la Patagonia l’idea iniziale era <strong>di</strong><br />

muoverci sugli sci, ma c’era troppo poca neve per farlo», ricorda.<br />

Alla fine il gruppo ha dovuto spostarsi a pie<strong>di</strong> mettendoci molto<br />

più tempo. Cose così ne succedono spesso, afferma lo scalatore<br />

urano. Ci si pone un obiettivo giornaliero e, a seconda <strong>della</strong><br />

meteo e delle proprie con<strong>di</strong>zioni fisiche, la sera il risultato è<br />

tutt’altro. In certi giorni non sei proprio in grado <strong>di</strong> realizzare<br />

gran<strong>di</strong> prestazioni. Per questo è importantissimo essere<br />

assolutamente sinceri e obiettivi. «Quando hai una giornata<br />

buona devi essere in grado <strong>di</strong> riconoscerla. Perché in quella<br />

giornata quasi tutto è possibile». Personalmente Dani crede poco<br />

al training mentale. È solo una moda, taglia corto.<br />

Il rapporto con il rischio<br />

Ci raggiunge la sua ragazza. Anche lei è scalatrice e capisce molto<br />

bene quello che fa Dani. Il suo collega scalatore Stephan Siegrist<br />

ha già dei bambini. È una cosa a cui pensa anche Dani? In altre<br />

parole, uno scalatore dovrebbe avere figli? «Ma sì, senz’altro.<br />

Vista la mia età, ancora per qualche anno la questione non si<br />

pone, ma più avanti sicuramente», risponde. Il problema principale<br />

è che l’alpinismo lo tiene spesso lontano da casa. Ma altri padri<br />

con lavori impegnativi sono altrettanto spesso assenti. Nessun<br />

suo amico ha mai perduto la vita in montagna, ma altri scalatori<br />

che conosceva sì, ammette in risposta alla nostra domanda. Una<br />

cosa del genere lo allontanerebbe dalle arrampicate? «Non ne<br />

sono sicuro, ma forse se la cosa mi toccasse molto da vicino<br />

smetterei. O magari gli aspetti positivi <strong>di</strong> questo sport avrebbero<br />

nuovamente la meglio, nonostante tutto», afferma pensieroso.<br />

Ma gli occhi cominciano <strong>di</strong> nuovo a brillargli quando descrive la sua<br />

prossima avventura. Sempre quest’autunno Dani ha in programma<br />

una spe<strong>di</strong>zione sull’Himalaya. «A 7200 metri sopra il livello del<br />

mare», <strong>di</strong>ce. E aggiunge: «Una quota me<strong>di</strong>o-alta, insomma».<br />

Per i non alpinisti, a <strong>di</strong>re il vero, una quota estremamente alta.<br />

«Nella primavera 2012 vorrei cimentarmi con un 8000. Visto<br />

che non sono mai salito a quote simili, la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quest’anno<br />

è anche un test per vedere se ce la faccio con l’altitu<strong>di</strong>ne.<br />

Non vorrei dover improvvisare più del necessario», precisa Dani<br />

Arnold. E come a sottolineare le sue parole rivolge nuovamente lo<br />

sguardo alle montagne.


sanitas troesch Novembre 2011 casanova 13<br />

Giocare senza giocattoli<br />

In Svizzera sempre più scuole materne e centri <strong>di</strong>urni propongono<br />

«perio<strong>di</strong> senza giocattoli» per bambini, durante i quali i balocchi restano<br />

nell’arma<strong>di</strong>o anche per svariati mesi. Ma perché poi? Ridurre le<br />

opportunità <strong>di</strong> gioco sembra che stimoli non soltanto la creatività dei<br />

bambini, ma anche il loro sviluppo cognitivo e sociale. Quello che fino<br />

a poco tempo fa veniva testato in alcuni progetti pilota ora fa scuola da<br />

molte parti. casanova ha visitato per voi uno dei centri infantili <strong>di</strong>urni che<br />

attuano questi progetti, quello dell’ospedale universitario <strong>di</strong> Zurigo.<br />

Tutto un po’ <strong>di</strong>verso<br />

«Vieni in carrozza! Al cavallo abbiamo già dato da mangiare!»<br />

esclama una bambina. <strong>La</strong> sua compagna si arrampica su<br />

una delle se<strong>di</strong>e in fila sotto alla porta, dove già attendono<br />

impazienti tre maschietti. Una terza bambina inizia a tirare<br />

con forza i lembi <strong>della</strong> tenda ai lati <strong>della</strong> porta. «Hüah!» E<br />

la carrozza si mette in movimento. Ecco una scena che si<br />

potrebbe osservare in qualunque asilo nido o scuola<br />

materna in Svizzera. Soltanto guardando meglio si nota<br />

che qui, nel centro <strong>di</strong>urno per bambini dell’ospedale<br />

universitario <strong>di</strong> Zurigo, è tutto un po’ <strong>di</strong>verso. Non c’è<br />

traccia <strong>di</strong> bambole <strong>di</strong> pezza, puzzle o trattori <strong>di</strong> plastica.<br />

Motivo: i sette bambini sono nella fase finale del progetto<br />

«Giocare senza giocattoli». Da quasi tre mesi il gruppo<br />

«Häxebäse» (scopa <strong>della</strong> strega) vive una quoti<strong>di</strong>anità<br />

completamente priva <strong>di</strong> giocattoli. Invece che con giocattoli<br />

preconfezionati i bambini qui si <strong>di</strong>vertono con oggetti <strong>della</strong><br />

quoti<strong>di</strong>anità: cuscini, fazzoletti, funi, scatole e se<strong>di</strong>e.<br />

Da improvvisazione a modello<br />

Giocare senza giocattoli, che senso ha? Susann Fischer,<br />

<strong>di</strong>rettrice del KiTa (asilo nido) USZ, spiega: «Secondo la<br />

nostra esperienza, i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> gioco senza giocattoli<br />

stimolano la creatività. In questo periodo i nostri<br />

otto gruppi, composti da varie fasce <strong>di</strong> età,<br />

acquisiscono svariate competenze: imparano<br />

ad esempio ad essere autonomi o a gestire le<br />

frustrazioni, tutte cose che serviranno loro anche<br />

più avanti nella vita». Secondo Susann Fischer<br />

questo è anche il motivo per cui progetti simili<br />

vengono spesso realizzati in collaborazione con<br />

centri cantonali <strong>di</strong> prevenzione <strong>della</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza.<br />

L’obbligo <strong>di</strong> rinunciare ai giocattoli<br />

per i bambini non rappresenta una privazione<br />

dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico? Susann scuote la<br />

testa: «Siamo arrivati ai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> gioco senza<br />

giocattoli non sulla scorta <strong>di</strong> aride teorie, ma da<br />

una situazione <strong>di</strong> emergenza. Dopo l’ultimo<br />

trasloco i locali non avevano ancora i necessari<br />

requisiti <strong>di</strong> sicurezza, per cui abbiamo pensato<br />

<strong>di</strong> non portarci i giocattoli e per un po’ <strong>di</strong> rinunciarvi<br />

del tutto». Più tar<strong>di</strong> questo progetto pilota<br />

improvvisato è stato inserito nel programma<br />

annuale e nel frattempo la struttura ha ricevuto<br />

richieste da altre scuole materne e asili nido che<br />

volevano farsi un’idea in loco.


14 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Pragmatismo per il futuro<br />

Per Susann Fischer e il suo team il progetto è complessivamente<br />

un grande successo. Il comprensibile<br />

scetticismo dei genitori viene rapidamente superato<br />

durante il colloquio. Una famiglia ha ad<strong>di</strong>rittura deciso<br />

<strong>di</strong> introdurre perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> gioco senza giocattoli anche a<br />

casa. Per l’assistente Marianne Ess del gruppo «Häxebäse»<br />

anche gli eventuali sviluppi in controtendenza<br />

non sono un problema: «Qui da noi regna il pragmatismo»,<br />

afferma. «Mentre un gruppo, anche verso la fine del<br />

progetto, continua magari a preferire i giochi delle<br />

parti, l’altro torna con piacere ai suoi vecchi giocattoli.<br />

Gli spazi <strong>di</strong> libertà sono una buona cosa, ma non<br />

coprono tutte le esigenze dei bambini». Proprio per i<br />

più piccini è particolarmente importante avere giornate<br />

ben strutturate, come sottolinea Marianne Ess. Come<br />

un commento fuori campo alle sue parole risuona dalla<br />

stanza accanto il tintinnare delle posate. È quasi<br />

mezzogiorno, e allontanandosi dalla villa immersa tra<br />

gli alberi si sentono riecheggiare le voci dei bambini.<br />

Anche questa è una scena che si potrebbe osservare<br />

in qualunque altro asilo nido <strong>della</strong> città, o qui tutto è<br />

veramente un po’ <strong>di</strong>verso? Forse è questa combinazione<br />

tra impegno pluriennale e buon senso che fa del<br />

progetto «giocare senza giocattoli nel KiTa USZ» un<br />

vero e proprio modello <strong>di</strong> successo per il futuro.<br />

Tratti del progetto «Spielzeugfreie Zeit»<br />

(giocare senza giocattoli)<br />

• L’idea <strong>di</strong> fondo viene prima approfon<strong>di</strong>ta con i genitori.<br />

• Dopo una fase preparatoria i giocattoli vengono<br />

rimossi nell’arco <strong>di</strong> 2 settimane.<br />

• Il periodo <strong>di</strong> gioco senza giocattoli dura 2-3 mesi;<br />

verso la fine del progetto ai bambini vengono restituiti<br />

progressivamente i giocattoli.<br />

• Gli educatori si tengono volutamente da parte nella<br />

gestione del quoti<strong>di</strong>ano.<br />

• Ogni progetto viene documentato (foto, riprese video)<br />

e valutato.<br />

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Un pirata nelle Alpi<br />

Nelle stalle <strong>di</strong> un tempo non poteva mancare, è ricorrente nel teatro<br />

popolare e fa bella mostra <strong>di</strong> sé nell’«Heimatfilm», il genere cinemato-<br />

grafico «rurale» del dopoguerra tedesco: lo sgabello da mungitura. Più<br />

precisamente, quello sgabellino con una gamba sola, generalmente<br />

rotondo e con una cinghia <strong>di</strong> pelle da allacciare alla vita. Un oggetto<br />

che ricorda la gamba <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> un pirata e che come nessun altro<br />

rappresenta un caso <strong>di</strong> improvvisazione ben riuscita.<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 17<br />

Esistono sgabelli artistici <strong>di</strong> legno intagliato,<br />

come quelli che si vedono negli «Heimatfilm».<br />

Oppure sgabelli da mungitura con seduta in<br />

plastica e gamba <strong>di</strong> metallo <strong>della</strong> <strong>La</strong>n<strong>di</strong>. Ma<br />

a <strong>di</strong>re il vero entrambe le varianti sono vestigia<br />

del passato, <strong>di</strong> rado presenti nelle stalle <strong>di</strong><br />

oggi. Perché anche in agricoltura ci si tiene al<br />

passo con i tempi: oggi si utilizzano sistemi <strong>di</strong><br />

mungitura automatizzati e robot da mungitura,<br />

e il conta<strong>di</strong>no è seduto più spesso davanti al<br />

PC che accanto alla mucca.<br />

Quanto segue non va interpretato come<br />

un’ode ai bei tempi andati ma come un<br />

omaggio a uno strumento <strong>di</strong> lavoro semplice<br />

ma geniale che caratterizzava i Paesi alpini<br />

come la Svizzera. Uno strumento che, al tempo<br />

stesso, simboleggia la perfetta improvvisazione.<br />

Ma quando è nato «il pirata delle Alpi» con la gamba <strong>di</strong> legno? È solo<br />

la prima domanda e già suscita più interrogativi che risposte.<br />

Interpelliamo <strong>di</strong>versi musei che si occupano <strong>di</strong> storia alpina.<br />

Neppure l’organizzazione dei produttori svizzeri <strong>di</strong> latte Swissmilk<br />

è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rci nulla <strong>di</strong> preciso sullo sgabello da mungitura: e<br />

<strong>di</strong>re che i produttori <strong>di</strong> latte devono la loro agiatezza alle mucche e<br />

agli sgabelli! Come è possibile che un simbolo così profondamente<br />

svizzero abbia lasciato così poche tracce nella nostra storia?<br />

Soltanto Peter Bretscher, curatore del Museo Storico <strong>della</strong> Turgovia,<br />

riesce a fare un po’ <strong>di</strong> luce. Secondo lui «nelle raffigurazioni del<br />

primo Me<strong>di</strong>oevo lo sgabello da mungitura non era ancora presente».<br />

Attorno al 1300 la mungitrice si inginocchiava o si accovacciava sul<br />

pavimento. Verso il 1480 si cominciano a trovare citati gli sgabelli<br />

da mungitura in contesti riferiti alla transumanza. Nei progetti <strong>di</strong><br />

vetrate per chiese, i pittori svizzeri su vetro attorno al 1600<br />

mostrano poi per la prima volta malgari con la tipica seggiolina<br />

legata con una fibbia. Secondo lo Schweizerisches I<strong>di</strong>otikon, Volume<br />

XI, gli sgabelli da mungitura non servivano soltanto per mungere: la<br />

sera i malgari li usavano per sedersi tutti insieme attorno al fuoco<br />

a mangiare e conversare. Interessante notare come sulle Alpi, tra<br />

il 1250 e il 1500, il compito <strong>della</strong> mungitura sia passato dalle donne<br />

agli uomini (in pianura è avvenuto soltanto nel XIX secolo): l’attività<br />

casearia era <strong>di</strong>ventata la principale fonte <strong>di</strong> sostentamento e<br />

atelier-oi ®<br />

quin<strong>di</strong> prevalentemente maschile. I buoni<br />

mungitori erano molto richiesti: non è un caso<br />

che i mungitori venissero chiamati anche<br />

«svizzeri». Secondo gli esperti i mungitori<br />

professionisti hanno molto contribuito alla<br />

<strong>di</strong>ffusione dello sgabello a una gamba sola. Che<br />

lo sgabello da mungitura fosse un oggetto d’uso<br />

comune lo <strong>di</strong>mostra anche il proverbio svizzerotedesco<br />

«Wem s Glück will, dem chalberet<br />

dr Mälchstuel», che si potrebbe tradurre<br />

«proverbialmente» con «Al fortunello, lo<br />

sgabello per mungere gli fa il vitello».<br />

Ma come ci è arrivato in malga lo sgabello da<br />

mungitura? Benché non sia documentato, si<br />

ritiene che i mungitori volessero semplicemente<br />

lavorare più como<strong>di</strong>. Un bel giorno, press’a poco<br />

tra il 1300 e il 1480, in Italia, in Austria o in Svizzera<br />

un malgaro ingegnoso (o forse una malgara?) ebbe il lampo <strong>di</strong> genio.<br />

Mise insieme un ramo robusto e un’asse <strong>di</strong> legno ed ecco<br />

improvvisato il primo sgabello da mungitura! <strong>La</strong> maggior parte dei<br />

malgari costruiva da sé il proprio sgabello; soltanto i più facoltosi lo<br />

facevano fare dal falegname. Lo sgabello con una gamba sola veniva<br />

utilizzato soprattutto nelle Alpi, su terreni ripi<strong>di</strong>; in pianura erano<br />

più <strong>di</strong>ffuse le seggioline a tre o quattro gambe. Nel 1962 Leopold<br />

Schmidt, facendo ricerche in Carinzia sullo sgabello per mungere<br />

a una gamba sola, ha scoperto che il «pirata delle Alpi» era arrivato<br />

fino là dalla Svizzera Romanda passando per il Tirolo e l’Alto A<strong>di</strong>ge.<br />

Oltre che per la sua maneggevolezza aveva successo anche per la<br />

cura dei dettagli: la maggior parte degli sgabelli aveva un foro o una<br />

scanalatura attorno alla gamba per tenervi il grasso che si applicava<br />

sulle mammelle delle mucche per evitare lacerazioni.<br />

I nostri antenati sapevano d’istinto cosa fosse il buon design: un<br />

oggetto in primo luogo funzionale, con una forma tanto essenziale<br />

da risultare proprio per questo anche bella. Non c’è da stupirsi che<br />

gli sgabelli da mungitura venissero usati anche per «addobbare»<br />

le mucche durante la transumanza: «Si legava uno sgabello da<br />

mungitura tra le corna e vi si collocava un grosso mazzo dei tulipani<br />

più belli che si riuscivano a trovare», si legge in una descrizione<br />

attorno al 1480. E ancora oggi le mucche indossano con orgoglio<br />

questo copricapo quando salgono all’alpeggio...


18 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Sulla cresta dell’onda<br />

Intervista a Ernst Thomke<br />

È possibile conciliare improvvisazione ed eco-<br />

nomia? «Eccome»: lo <strong>di</strong>ce un uomo che con il<br />

suo talento per l’improvvisazione contribuisce<br />

a forgiare il panorama dell’impren<strong>di</strong>toria svizzera<br />

e che, nonostante la sua notevole fama <strong>di</strong><br />

esperto in situazioni <strong>di</strong> emergenza, non ha mai<br />

perso il contatto con la realtà. Durante una<br />

pausa nella sua circumnavigazione del globo in<br />

barca a vela, abbiamo fatto visita al dottor Ernst<br />

Thomke, 72 anni, nella sua residenza svizzera. In<br />

un’intervista esclusiva al pioniere <strong>della</strong> Swatch e<br />

alla moglie abbiamo scoperto quale ruolo abbiano<br />

il caso, l’autonomia del pensiero e il coraggio<br />

nel successo <strong>di</strong> quest’uomo fuori dal comune.<br />

Dottor Thomke, che cos’è per lei<br />

l’improvvisazione?<br />

«Improvvisazione significa per me creare liberamente<br />

in base a una determinata situazione. Per<br />

esempio, quando è necessario licenziare il personale,<br />

si è costretti ad agire in modo piuttosto rapido.<br />

L’importante è osare un passo coraggioso in base alle<br />

proprie conoscenze e secondo coscienza, come un<br />

chirurgo in <strong>sala</strong> operatoria».<br />

Nella sua carriera è passato dalla meccanica alla<br />

me<strong>di</strong>cina fino al top management. Nella vita ha<br />

vissuto momenti in cui l’improvvisazione ha<br />

assunto un ruolo determinante?<br />

«<strong>La</strong> mia vita è stata ricca <strong>di</strong> eventi casuali. Da questo<br />

punto <strong>di</strong> vista tutta la mia storia è contrassegnata da<br />

continui momenti <strong>di</strong> improvvisazione (sorride e<br />

guarda sua moglie che si è seduta con una tazza <strong>di</strong><br />

caffè sulla panca accanto al camino). Terminato<br />

l’appren<strong>di</strong>stato in orologeria, non ne ho più voluto<br />

sapere <strong>di</strong> questo settore. Mi de<strong>di</strong>cai quin<strong>di</strong> allo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> chimica e fisica, completato il quale iniziai<br />

abbastanza casualmente a lavorare come biochimico<br />

al centro tumori <strong>di</strong> Berna. Ancora giovane, <strong>di</strong>venni<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 19<br />

responsabile <strong>della</strong> filiale svizzera del gruppo farmaceutico<br />

Beecham, ancora una volta per caso. Un altro passo importante<br />

<strong>della</strong> mia vita lo debbo ad un episo<strong>di</strong>o quasi assurdo: dopo aver<br />

perso da 20 anni ogni contatto con il settore dell’orologeria, il mio<br />

vecchio maestro orologiaio mi propose <strong>di</strong> ritornare alla Manufacture<br />

Horlogère Suisse ETA. Dopo una certa titubanza accettai e <strong>di</strong>venni<br />

<strong>di</strong>rettore generale dell’azienda in cui un tempo avevo iniziato il mio<br />

appren<strong>di</strong>stato».<br />

Aveva dei modelli professionali?<br />

«Sì, <strong>di</strong>versi. Il mio <strong>di</strong>rettore alla Beecham e, nel settore orologeria,<br />

il dottor Scholl, che mi colpì per il suo incre<strong>di</strong>bile talento <strong>di</strong><br />

improvvisatore».<br />

Nella nostra economia mancano personalità con queste<br />

capacità?<br />

«Un’impresa che funziona bene non ha bisogno <strong>di</strong> improvvisatori.<br />

Solo nella crisi è necessario saper improvvisare».<br />

Con la Swatch <strong>di</strong>mostrò all’industria dell’orologeria svizzera<br />

una via d’uscita dalla crisi. Il progetto aveva a che fare con<br />

l’improvvisazione?<br />

«Sì, certo», risponde subito Ernst Thomke: «L’industria orologiera<br />

viveva allora un momento infernale: in opposizione all’enorme<br />

potenza del marketing giapponese, le nostre ven<strong>di</strong>te in continuo<br />

calo venivano compensate da prezzi sempre più alti. Per un certo<br />

periodo la strategia funzionò, perché l’immagine degli orologi<br />

svizzeri era ancora intatta. Come produttori <strong>di</strong> componenti per<br />

movimenti <strong>di</strong> orologi osservavamo gli sviluppi con preoccupazione.<br />

Il nostro responsabile <strong>della</strong> ricerca Urs Giger insisteva da tempo<br />

per progettare un nostro orologio, invece <strong>di</strong> fornire componenti<br />

ad un mercato sempre più fiacco. In una memorabile riunione<br />

abbiamo definito tutte le caratteristiche che doveva avere il<br />

nuovo orologio concorrenziale. Il nucleo dell’idea Swatch nacque<br />

così, praticamente in un pomeriggio».<br />

A cosa è dovuto il suo grande successo?<br />

«Un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> montaggio geniale con un ridotto numero <strong>di</strong><br />

componenti generò un prodotto ra<strong>di</strong>calmente nuovo ad un prezzo<br />

senza pari. Successivamente iniziammo a <strong>di</strong>namizzare gli Swatch:<br />

abbiamo richiesto la consulenza <strong>di</strong> artisti e <strong>di</strong> interi laboratori <strong>di</strong><br />

design, lanciando contemporaneamente campagne <strong>di</strong> street<br />

painting a Basilea, Londra e New York ed eventi come la Breakdance<br />

World Championship − tutte cose che per me significano improvvisazione<br />

pura. Dopo i primi flop dei test sul mercato statunitense,<br />

siamo riusciti a conquistare <strong>di</strong> volata il mercato europeo».<br />

Che cosa fa Ernst Thomke, quando non è in viaggio o<br />

impegnato in un’intervista?<br />

«Di tanto in tanto fornisco la mia consulenza ad imprese giovani<br />

e innovative in <strong>di</strong>versi settori industriali».<br />

Signora Thomke, tutta la famiglia ha il talento<br />

dell’improvvisazione?<br />

«Facciamo semplicemente quello<br />

che occorre. Anche i nostri figli<br />

improvvisano ogni giorno: nostro figlio<br />

che gestisce un famosissimo ristorante<br />

sul lago <strong>di</strong> Bienne, o nostra figlia che,<br />

come me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> pronto soccorso e<br />

madre, deve riuscire a conciliare<br />

compiti molto <strong>di</strong>versi».<br />

Dottor Thomke, la vela in mare<br />

aperto è una delle attività che<br />

pratica nel tempo libero. Va sempre<br />

tutto secondo i piani?<br />

«Al contrario! Anche qui non sono solo le<br />

onde alte a crearci sorprese. Ad esempio<br />

ho dovuto costruire un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong><br />

seduta sospeso per un collega ferito,<br />

in modo che potesse continuare a<br />

viaggiare a bordo senza dolori».<br />

Sul tavolo è aperto un album <strong>di</strong><br />

fotografie che documenta le<br />

avventure <strong>di</strong> Ernst Thomke in alto<br />

mare. Congedandoci dalla famiglia<br />

ci ren<strong>di</strong>amo conto che presto<br />

questo ideatore anticonformista<br />

sarà nuovamente in viaggio<br />

verso i mari del sud, dove<br />

l’improvvisazione farà parte <strong>della</strong><br />

sua vita quoti<strong>di</strong>ana come il pesce<br />

appena pescato e le vele issate.


20 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

L’orticello come area d’improvvisazione<br />

Spesso l’improvvisazione<br />

esplode dove meno te lo<br />

aspetti. Ad esempio negli<br />

«Schrebergärten», gli orticelli o<br />

giar<strong>di</strong>netti familiari in cui tra<br />

file ben or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> piante<br />

bulbose, lucenti nani da giar<strong>di</strong>no<br />

e verande tirate a lucido<br />

abbiamo scoperto un mondo<br />

capace <strong>di</strong> mettere in ombra −<br />

quanto a creatività − tante<br />

altre «zone speciali» elvetiche.<br />

I soggetti che trasformano<br />

questi piccoli para<strong>di</strong>si ver<strong>di</strong> in<br />

innovativi laboratori<br />

d’improvvisazione in miniatura,<br />

sono però per lo più <strong>di</strong> natura<br />

assolutamente terrena: oltre al<br />

piacere <strong>della</strong> novità sono la<br />

mancanza <strong>di</strong> spazio, l’orgoglio<br />

del coltivatore e le <strong>di</strong>fferenze<br />

culturali a ravvivare il tran tran<br />

quoti<strong>di</strong>ano degli appassionati<br />

floricultori e degli entusiasti<br />

<strong>della</strong> grigliata...<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 21


22 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

IMO by Dornbracht<br />

WELCOME<br />

tO yOur<br />

bathrOOM<br />

IMO si inserisce in quasi ogni ambiente perché questa nuova serie <strong>di</strong> rubinetterie unisce i due linguaggi formali predominanti –<br />

essa combina elementi roton<strong>di</strong> e rettangolari <strong>di</strong>ventando una presenza moderna nella vita <strong>di</strong> ogni giorno. IMO è opera <strong>di</strong><br />

Sieger Design. Aloys F. Dornbracht GmbH & Co. KG, Köbbingser Mühle 6, D-58640 Iserlohn. <strong>La</strong> brochure IMO può essere<br />

richiesta a: Sadorex Handels AG, Postfach, CH-4616 Kappel SO, Telefono +41 (0) 62 787 20 30, Fax +41 (0) 62 787 20 40,<br />

Showroom: Letziweg 9, CH-4663 Aarburg, E-Mail sadorex@sadorex.ch, www.sadorex.ch, www.dornbracht.com<br />

MeiréundMeir é


L’avanzata degli avanzi<br />

24 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Crostoni al formaggio, pain perdu, rösti <strong>di</strong> mele e pancotto hanno tutti qualcosa in comune: si<br />

fanno con gli avanzi. Alcuni <strong>di</strong> questi piatti sono tornati nuovamente in auge, ma si mangiano<br />

soprattutto al ristorante. Infatti chi ha meno <strong>di</strong> 50 anni sarebbe forse in grado <strong>di</strong> preparare i<br />

rösti <strong>di</strong> mele? Il mondo va al contrario: i ristoranti ci vendono a caro prezzo gli avanzi e noi la<br />

troviamo una cosa esotica, in qualche modo originale. Eppure noi non sappiamo né cucinarli<br />

né che cosa c’è dentro.<br />

Una ricetta<br />

semplice ma<br />

squisita.<br />

Sì, <strong>di</strong> strada ne abbiamo fatta tanta: con<br />

l’in<strong>sala</strong>ta dal sacchetto <strong>di</strong> plastica, la fondue<br />

dalla scatola <strong>di</strong> cartone e i rösti dal contenitore<br />

<strong>di</strong> alluminio abbiamo ridotto la <strong>di</strong>stanza tra noi<br />

e il cibo, per <strong>di</strong>rla in modo garbato. E naturalmente<br />

conosciamo tutti i programmi <strong>di</strong> cucina,<br />

anche se poi ci mettiamo sempre più <strong>di</strong> rado ai<br />

fornelli. A prima vista non sembrerebbe un<br />

problema: nella grande <strong>di</strong>stribuzione troviamo<br />

maccheroni dell’alpigiano con purè <strong>di</strong> mele,<br />

polpettone e zuppa <strong>di</strong> patate pronti per il<br />

microonde. Ma chi potrebbe affermare <strong>di</strong><br />

essere in grado <strong>di</strong> preparare da zero un piatto<br />

<strong>di</strong> maccheroni dell’alpigiano con purè <strong>di</strong> mele?<br />

E chi saprebbe ancora cucinare il pain perdu?<br />

Pochi, sicuramente. Tanto meglio per i ristoranti,<br />

che possono così continuare ad offrire specia-<br />

lità «come le faceva la nonna» che non <strong>di</strong> rado sono un’offesa<br />

per le papille gustative. Se il cameriere nella città vecchia<br />

<strong>di</strong> Zurigo servisse le sue pseudocreazioni a una conta<strong>di</strong>na<br />

autoctona non si sentirebbe sicuramente <strong>di</strong>re «s’ isch fein<br />

gsi». Per fortuna i bancari stressati e i turisti giapponesi<br />

sono più facili da accontentare.<br />

Quello del pain perdu è un esempio lampante <strong>della</strong> contrad<strong>di</strong>zione<br />

apparente tra l’entusiasmo teorico per la cucina e la<br />

sua messa in pratica. Oggigiorno è praticamente impossibile<br />

fare in casa il pain perdu, perché il suo principale ingre<strong>di</strong>ente<br />

è il pane raffermo. E il pane raffermo finisce <strong>di</strong> solito nella<br />

pattumiera o nel migliore dei casi in una scuderia. Peccato<br />

però, perché anche per i bipe<strong>di</strong> il pane potrebbe trasformarsi<br />

da alimento base in un’autentica leccornia. Bastano, oltre al<br />

pane raffermo, uovo sbattuto, un po’ <strong>di</strong> latte o panna,<br />

zucchero e cannella! Una ricetta semplice ma squisita. Non<br />

dobbiamo però <strong>di</strong>menticare che i nostri avi non cucinavano<br />

questi piatti perché li trovassero particolarmente originali,<br />

ma per sfruttare al meglio gli ingre<strong>di</strong>enti che avevano a<br />

<strong>di</strong>sposizione. E perché erano costretti giocoforza a<br />

improvvisare. Lo stesso vale per i rösti <strong>di</strong> mele: pane<br />

raffermo e mele, panna, zucchero e burro. Tutti ingre<strong>di</strong>enti<br />

che nella Svizzera rurale erano sempre a portata <strong>di</strong> mano e<br />

non si dovevano comprare (a parte la cannella). Il senso e lo<br />

scopo <strong>di</strong> questi piatti era proprio questo: utilizzavano<br />

ingre<strong>di</strong>enti facilmente reperibili che costavano poco. Anche<br />

i rösti in fondo sono un piatto composto <strong>di</strong> avanzi: con le<br />

patate del giorno prima, a cui si aggiungono eventualmente<br />

formaggio, uova e speck, in men che non si <strong>di</strong>ca si realizza un<br />

piatto sostanzioso. Semplice, no?<br />

Se avete voglia <strong>di</strong> un piatto genuino e fatto in casa, preparare<br />

il pain perdu è veramente un gioco da ragazzi. Osate!<br />

Pain perdu<br />

(per 4 persone)<br />

• Tagliare a fette del pane raffermo (2-3 fette a<br />

persona)<br />

• Sbattere 6 uova con poco latte o panna. Chi<br />

lo desidera può aggiungere un pizzico <strong>di</strong> sale.<br />

• Immergere bene le fette <strong>di</strong> pane nell’uovo<br />

rigirandole con una forchetta e appoggiarle<br />

su un piatto.<br />

• Far sciogliere a fuoco vivo abbondante burro<br />

in una pa<strong>della</strong> antiaderente. Abbassare la<br />

fiamma e rosolare le fette da 3 a 5 minuti<br />

finché sono dorate.<br />

• Passare il pain perdu ancora caldo nello<br />

zucchero alla cannella e servire subito.<br />

<strong>La</strong> miscela <strong>di</strong> zucchero e cannella si può<br />

regolare secondo il gusto personale. Naturalmente<br />

il pain perdu si sposa benissimo anche<br />

alla conserva <strong>di</strong> rabarbaro o <strong>di</strong> albicocche<br />

o alla mousse <strong>di</strong> mele. Buon appetito!


26 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Pronti per l’imponderabile<br />

<strong>La</strong> <strong>sala</strong> <strong>di</strong> <strong>controllo</strong> <strong>della</strong> <strong>Centrale</strong> <strong>nazionale</strong> d’allarme (<strong>CENAL</strong>) a<br />

Zurigo ricorda il servizio militare e forse anche la Guerra fredda.<br />

Non c’è da stupirsi, perché l’impianto sotterraneo è stato costruito<br />

nel 1984. L’attuale quadro dei rischi è <strong>di</strong> natura civile: terremoti,<br />

incidenti atomici o chimici e inondazioni. Di queste calamità si occupa<br />

la <strong>Centrale</strong> <strong>nazionale</strong> d’allarme, l’organo <strong>della</strong> Confederazione per<br />

gli eventi straor<strong>di</strong>nari. Alain Vuitel, <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> <strong>CENAL</strong>, e Christian<br />

Fuchs, responsabile delle comunicazioni, ci guidano nella visita<br />

dell’impianto.<br />

Fukushima è onnipresente: ovunque cartine, appunti e schizzi<br />

su terremoto e tsunami. Al centro <strong>della</strong> <strong>sala</strong> <strong>di</strong> <strong>controllo</strong><br />

una scatola <strong>di</strong> cartone piena <strong>di</strong> cioccolata. «Cioccolata e<br />

caffè sono importantissimi durante il servizio», racconta il<br />

responsabile delle comunicazioni Christian Fuchs. Non lo <strong>di</strong>ce<br />

solo per scherzo, perché in caso <strong>di</strong> emergenza i 30 impiegati<br />

<strong>della</strong> <strong>Centrale</strong> <strong>nazionale</strong> d’allarme e i circa 200 militari <strong>di</strong><br />

rinforzo sono in servizio giorno e notte, 24 ore su 24.<br />

Il locale successivo è la <strong>sala</strong> ra<strong>di</strong>o. Qui i responsabili me<strong>di</strong>a<br />

<strong>della</strong> <strong>CENAL</strong> registrano e trasmettono interviste a tutti gli<br />

stu<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o svizzeri. «L’informazione <strong>della</strong> popolazione non è<br />

una scienza esatta, varia da un caso all’altro», afferma Alain<br />

Vuitel. Il principio <strong>della</strong> <strong>CENAL</strong> è «informare in modo aperto,<br />

onesto e regolare e rendere noto se le informazioni vengono<br />

<strong>di</strong>ffuse ogni ora od ogni mezza giornata. In questo modo<br />

cerchiamo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la grande esigenza d’informazione<br />

dei nostri clienti, ovvero <strong>della</strong> popolazione e dei cantoni,<br />

comunicando solo quanto è stato controllato o pubblicato<br />

dalle autorità interne ed esterne».<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 27<br />

«Abbiamo lavorato <strong>di</strong>eci giorni senza sosta».<br />

Intervento <strong>della</strong> <strong>CENAL</strong>: l’esempio <strong>di</strong> Fukushima<br />

Intorno al 18 luglio 2011, la <strong>CENAL</strong> ricorda gli eventi <strong>di</strong> Fukushima.<br />

«Abbiamo lavorato <strong>di</strong>eci giorni senza sosta», racconta Alain Vuitel. Cosa<br />

comporta un intervento del genere? <strong>La</strong> <strong>CENAL</strong> è sempre pronta ad agire<br />

in base ai <strong>di</strong>versi livelli degli eventi. MeteoSvizzera, il servizio meteorologico<br />

<strong>della</strong> Confederazione, riceve le informazioni e le chiamate in arrivo per la<br />

<strong>CENAL</strong>. Questa collaborazione è essenziale, perché spesso il clima è<br />

decisivo in caso <strong>di</strong> catastrofi. Le informazioni in arrivo sono quin<strong>di</strong><br />

analizzate dal collaboratore in servizio <strong>di</strong> picchetto <strong>della</strong> <strong>CENAL</strong>, che<br />

deve poter raggiungere in qualsiasi istante il proprio posto <strong>di</strong> lavoro entro<br />

30 minuti. Decide lui quali altre misure debbano essere adottate e quali<br />

organizzazioni partner vadano informate. È stato un picchetto <strong>di</strong> questo<br />

tipo che l’11 marzo 2011 osservò gli eventi <strong>della</strong> centrale nucleare <strong>di</strong><br />

Fukushima Daiichi e «il 12 marzo premette il pulsante», come <strong>di</strong>chiara<br />

Alain Vuitel. Che cosa ha significato per gli addetti <strong>della</strong> <strong>CENAL</strong>? «Era<br />

sabato e un gruppo <strong>di</strong> operatori <strong>CENAL</strong> stava già seguendo gli eventi.<br />

Gran parte <strong>di</strong> noi però ha dovuto abbandonare qualsiasi attività in corso<br />

e precipitarsi qui in sede», racconta. Normalmente la <strong>CENAL</strong> lavora<br />

sopra il livello del suolo, in un moderno e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> vetro nelle vicinanze.


Tuttavia in caso <strong>di</strong> emergenza si va sotto terra, ed è stato così<br />

anche durante la catastrofe <strong>di</strong> Fukushima: la situazione veniva<br />

analizzata costantemente, per misurarne gli effetti sulla<br />

Svizzera. <strong>La</strong> <strong>CENAL</strong> per esempio era in continuo contatto con la<br />

SwissAir. In caso <strong>di</strong> pericolo il volo SwissAir Zurigo-Tokyo sarebbe<br />

stato cancellato o <strong>di</strong>rottato su Hong Kong. Durante l’evento <strong>di</strong><br />

Fukushima gli svizzeri in Giappone costituirono un importante<br />

gruppo target <strong>di</strong> intervento. Sulla parete è appeso un biglietto<br />

con la scritta «Successo». Qui Christian Fuchs segnala le mail <strong>di</strong><br />

ringraziamento, come quella dell’ambasciata svizzera in Giappone.<br />

«Chi è in servizio 24 ore al giorno deve vedere a cosa serve il suo<br />

lavoro», sottolinea.<br />

Cre<strong>di</strong>bilità, pianificazione e improvvisazione<br />

Un altro locale con una parete piena <strong>di</strong> schermi TV: qui si osserva<br />

come i me<strong>di</strong>a raccontano una crisi. È importante, perché la <strong>CENAL</strong><br />

raccoglie, struttura e valuta continuamente le informazioni su una<br />

crisi e le mette a <strong>di</strong>sposizione delle autorità. «In caso <strong>di</strong> crisi tutti i<br />

mezzi d’informazione ci possono raggiungere costantemente»,<br />

spiega Alain Vuitel. Comunque è importante anche il filo <strong>di</strong>retto con<br />

la popolazione. «Dobbiamo reagire rapidamente alle domande poste<br />

dalla gente», Christian Fuchs ne è consapevole. Ma cosa fa<br />

concretamente la <strong>CENAL</strong> nei momenti <strong>di</strong> emergenza, per esempio<br />

28 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

in caso si verificasse un incidente atomico nell’Altipiano Svizzero?<br />

«Il nostro compito è proteggere la popolazione. Ne derivano<br />

quattro attività principali che dobbiamo svolgere nelle prime ore <strong>di</strong><br />

una crisi», inizia Alain Vuitel. «Il primo compito è attivare l’intera<br />

organizzazione d’emergenza e informare tutte le autorità coinvolte.<br />

In secondo luogo allertiamo e informiamo la popolazione. In terzo<br />

«Solo nel tentativo <strong>di</strong> reagire efficacemente alle<br />

possibili catastrofi si riesce a in<strong>di</strong>viduare i punti<br />

deboli <strong>di</strong> un piano».<br />

luogo forniamo in<strong>di</strong>cazioni comportamentali e <strong>di</strong> sicurezza e<br />

spieghiamo perché sono necessarie queste misure. Come quarta<br />

attività creiamo un quadro <strong>della</strong> situazione: Che cosa è successo?<br />

Quali conseguenze si prevedono? Quali potrebbero essere gli<br />

effetti successivi? Questo flash <strong>della</strong> situazione è decisivo per tutte<br />

le autorità che possono affrontare in modo coor<strong>di</strong>nato i rispettivi<br />

compiti in base al quadro d’insieme». <strong>La</strong> <strong>CENAL</strong> deve anche improvvisare,<br />

afferma il suo <strong>di</strong>rettore. <strong>La</strong> base però è sempre costituita<br />

dalla preparazione a reagire nel modo giusto a determinate situazioni<br />

d’emergenza e dall’addestramento alle contromisure. «Solo su<br />

queste basi è possibile improvvisare», precisa. L’importante, nelle<br />

esercitazioni, non è tanto il fine a cui mirano, ma il semplice fatto <strong>di</strong><br />

esercitarsi. «Soltanto nel tentativo <strong>di</strong> reagire efficacemente alle possibili<br />

catastrofi si riesce a in<strong>di</strong>viduare i punti deboli <strong>di</strong> un piano».<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 29<br />

Da profani si pensa che in caso <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te ra<strong>di</strong>oattive <strong>di</strong> una centrale<br />

atomica la popolazione verrebbe evacuata. È vero? Dipende dal<br />

tempo, spiega Christian Fuchs. «In caso <strong>di</strong> fuga ra<strong>di</strong>oattiva, la<br />

consideriamo una nuvola passeggera. Spesso non è però possibile<br />

<strong>di</strong>re con esattezza quando la ra<strong>di</strong>oattività si <strong>di</strong>ffonde. Dunque la<br />

regola è la seguente: chiudere porte e finestre e restare in casa, in<br />

«Solo su queste basi è possibile improvvisare».<br />

cantina o in un locale protetto. Pareti e terreno proteggono dalle<br />

ra<strong>di</strong>azioni passeggere». L’attuale pianificazione prevede l’evacuazione<br />

solo quando la finestra temporale è sufficientemente ampia da<br />

mettere al sicuro la popolazione prima che si <strong>di</strong>ffonda la nuvola<br />

ra<strong>di</strong>oattiva. «A Fukushima le autorità giapponesi non conoscevano<br />

questa finestra. In un caso del genere l’evacuazione è un argomento<br />

<strong>di</strong>fficile», precisa Christian Fuchs.<br />

Bombe sporche e anime buone<br />

In caso <strong>di</strong> attacco terroristico con materiale ra<strong>di</strong>oattivo o chimico, la<br />

<strong>CENAL</strong> aiuterebbe il cantone colpito con know-how e con i mezzi<br />

<strong>della</strong> Confederazione. Nel 2010 i tecnici <strong>CENAL</strong> svolsero, insieme<br />

a numerosi partner, un’esercitazione con simulazione <strong>di</strong> una «bomba<br />

sporca». Christian Fuchs <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver imparato molto in<br />

quell’occasione: «Se in una delle nostre città esplodesse una<br />

bomba», spiega, «tutte le ambulanze convergerebbero nel luogo<br />

dell’evento. Cosa accadrebbe però se il sito fosse inquinato<br />

ra<strong>di</strong>oattivamente?» <strong>La</strong> domanda resta in sospeso e il responsabile<br />

<strong>della</strong> comunicazione si appoggia allo schienale. «In caso <strong>di</strong><br />

esplosione con causa non chiara le autorità interessate hanno<br />

ora nuove istruzioni: devono misurare il più rapidamente<br />

possibile la ra<strong>di</strong>oattività. Grazie a questa misura semplicissima<br />

guadagniamo molto tempo!»<br />

Nel frattempo siamo arrivati al secondo piano sotto terra. Una <strong>sala</strong><br />

da pranzo, una cucina e <strong>di</strong>verse stanze da letto sono pronte per<br />

l’intervento successivo. Il portiere Fre<strong>di</strong> Huggenberger, l’anima<br />

buona dell’impianto, sta eseguendo alcuni lavori <strong>di</strong> manutenzione.<br />

«L’impianto è ben strutturato, ma sono sempre necessari piccoli<br />

lavoretti». Anche Alain Vuitel guida la <strong>Centrale</strong> <strong>nazionale</strong><br />

d’allarme secondo questo motto: sempre all’erta, sempre pronti<br />

ad applicare in modo creativo le conoscenze e le esperienze<br />

acquisite nelle esercitazioni e nelle crisi superate.


Nata per il palcoscenico<br />

Per Eva Gräf stare sul palco è la cosa più naturale del mondo.<br />

Quando le luci <strong>della</strong> ribalta si spengono lavora come assistente<br />

alla <strong>di</strong>rezione presso Sanitas Troesch a Basilea. Ma quando sbriga<br />

la corrispondenza o la contabilità od organizza eventi per i<br />

clienti sprizza energia da tutti i pori. Energia che Eva, <strong>di</strong>plomata<br />

alla scuola alberghiera, attinge soprattutto dalla musica.<br />

«Da qualche parte in casa<br />

c’era sempre uno strumento<br />

che suonava», ricorda.<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 31<br />

«Life is Life», canta a pieni polmoni. <strong>La</strong> sua voce riempie senza<br />

<strong>di</strong>fficoltà la <strong>sala</strong> riunioni. Dopo qualche nota si interrompe e<br />

sorride sod<strong>di</strong>sfatta. Chi ancora non lo sapeva ora non ha dubbi:<br />

Eva Gräf è una cantante nell’anima e nel corpo. Il brano «Life is<br />

Life» ha un significato speciale: Eva canta in una band tutta al<br />

femminile composta da quattro elementi, le «Resonanz». E se<br />

sono un po’ carenti sulla sezione ritmica, ci pensa la voce solista<br />

a creare la giusta atmosfera. «Abbiamo chitarra e basso, ma né<br />

batteria né tastiere. <strong>La</strong> sezione ritmica viene dai cosiddetti Mi<strong>di</strong><br />

file», spiega la minuta artista. Quando uno <strong>di</strong> questi Mi<strong>di</strong> file non<br />

funziona, Eva riempie le pause con qualche battuta in scioltezza<br />

o perfino improvvisando un pezzo a cappella.<br />

Eva Gräf canta dall’infanzia. Il padre era pianista in una big<br />

band. I fratelli suonavano il piano, ma lei non amava esercitarsi<br />

sui brani classici. Il padre, tuttavia, era molto contento che lei<br />

cantasse. Nella loro casa c’era un continuo an<strong>di</strong>rivieni <strong>di</strong><br />

musicisti: «Da qualche parte in casa c’era sempre uno<br />

strumento che suonava», ricorda. Ama le vecchie canzoni in<br />

generale, oltre al jazz e allo swing. Come spesso accade in una<br />

band, però, non a tutti piace la stessa musica. E così Eva a<br />

volte deve esercitarsi anche su canzoni che non sono nelle sue<br />

corde. Ma da vera professionista si impegna ugualmente, forte<br />

del fatto che il pubblico apprezzi molto il mix <strong>di</strong> ol<strong>di</strong>es, country,<br />

canzonette e pop proposto dalla sua band femminile. Il<br />

quartetto è attivo soprattutto nella regione tedesca <strong>di</strong> Friburgo,<br />

il cosiddetto Markgräflerland. In Svizzera le «Resonanz» si<br />

esibiscono prevalentemente per le celebrazioni del 1. agosto. E<br />

a Basilea no? «È buffo, ma lì non suoniamo quasi mai», <strong>di</strong>ce.<br />

Nella regione <strong>di</strong> Basilea, però, Eva ha sfoderato il suo talento<br />

canoro in occasione del pensionamento del suo <strong>di</strong>rettore<br />

Richard Möschlin.<br />

Si capisce subito che a Eva Gräf<br />

piace cambiare. Come è arrivata<br />

dal settore alberghiero a Sanitas<br />

Troesch? Questa vivace signora<br />

ha fatto il suo appren<strong>di</strong>stato in un<br />

hotel <strong>della</strong> Foresta Nera. Dopo un<br />

anno <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> lingue a Lörrach<br />

si è trasferita a Lucerna per lavorare<br />

come receptionist professionista.<br />

Per un lungo periodo ha lavorato<br />

in <strong>di</strong>versi alberghi svizzeri, in<br />

particolare a Disentis. «Quel posto<br />

è ancora oggi la mia seconda<br />

casa», <strong>di</strong>ce illuminandosi. «Proprio<br />

poco tempo fa me ne sono andata<br />

qualche giorno a Disentis e ho<br />

rivisto tanti miei conoscenti <strong>di</strong><br />

allora», racconta Eva entusiasta. Dopo il periodo trascorso<br />

come receptionist <strong>di</strong> hotel si è ritrovata a Basilea presso la<br />

<strong>di</strong>tta Gastrag ad occuparsi <strong>di</strong> ristorazione collettiva. Nel<br />

corso <strong>di</strong> questa attività le capitava <strong>di</strong> passare davanti<br />

all’esposizione <strong>di</strong> Sanitas Troesch. È stato amore a prima<br />

vista: «Sono rimasta affascinata dai mobili bellissimi che<br />

c’erano», ricorda. Un collega che all’epoca lavorava già da<br />

Sanitas Troesch le ha segnalato che <strong>di</strong> lì a poco si sarebbe<br />

liberato un posto <strong>di</strong> assistente. Fece così un colloquio<br />

d’assunzione e, a sei anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, Eva Gräf lavora ancora<br />

nel mondo delle cucine e dei bagni, facendolo sempre con<br />

grande entusiasmo.<br />

Oltre al suo lavoro da Sanitas Troesch e al canto, Eva ha una terza<br />

passione. Dallo scorso novembre frequenta un corso <strong>di</strong><br />

formazione in terapia creativa per bambini e ragazzi. «Mi piacerebbe<br />

lavorare con i bambini, per me è una grande passione», spiega<br />

con trasporto. Con i bambini ballerà, eseguirà lavoretti manuali<br />

e farà anche musica. Ma non si sogna neppure <strong>di</strong> abbandonare<br />

il suo lavoro da Sanitas Troesch. Una cosa è certa: nei prossimi<br />

anni Eva Gräf non avrà tempo d’annoiarsi.


32 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Il mobile perfetto per il lavabo<br />

Proiezioni:<br />

sanitari in ceramica Catalano,<br />

mobili INOVA.<br />

Per i mobili made in Italy il bagno è un palcoscenico<br />

<strong>di</strong> armoniosi progetti d’arredo.<br />

Sono ormai bestseller che, grazie alla forma moderna e alla grande funzionalità, hanno<br />

riscosso il vivo entusiasmo e il riconoscimento <strong>di</strong> architetti e progettisti, sorprendendo<br />

inoltre regolarmente i committenti per l’interessante rapporto qualità/prezzo. Sono<br />

i sanitari in ceramica del marchio Catalano, che Sanitas Troesch ha scoperto oltre<br />

<strong>di</strong>eci anni fa e ha inserito nel proprio assortimento. I lavabi dalle forme puristiche<br />

trovano ora l’abbinamento ideale nella collezione <strong>di</strong> mobili del marchio italiano INOVA,<br />

sviluppati appositamente per queste linee <strong>di</strong> sanitari. Mobili perfetti per il lavabo,<br />

creati con lo stesso stile e con la tipica sensibilità per la raffinatezza e le soluzioni<br />

curate in ogni dettaglio. Ancora una volta convincono il design, la qualità e le proporzioni<br />

delle collezioni <strong>di</strong> mobili INOVA, che da fine <strong>di</strong>cembre saranno presenti nelle esposizioni<br />

Sanitas Troesch. Completeranno le linee <strong>di</strong> sanitari Catalano − come Proiezioni,<br />

Zero o Velis − creando incantevoli programmi <strong>di</strong> arredobagno e nuovi spazi per<br />

l’allestimento in<strong>di</strong>viduale.


Memphis: gamma <strong>di</strong> mobili<br />

Berloni Bagno<br />

Moon: gamma <strong>di</strong> mobili<br />

Berloni Bagno<br />

Zero: sanitari in ceramica Catalano,<br />

mobili INOVA.<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 35<br />

Design italiano<br />

Da fine anno, una nuova linea <strong>di</strong> mobili «arrotonderà» nel vero<br />

senso del termine la gamma Sanitas Troesch, arricchendola con<br />

un design italiano <strong>di</strong> alta gamma: Berloni Bagno. Il marchio <strong>di</strong><br />

fama inter<strong>nazionale</strong> si è creato un nome soprattutto nel segmento<br />

delle cucine <strong>di</strong> qualità, <strong>di</strong>ventando il numero 1 del settore in Italia.<br />

Anche nel settore arredobagno Berloni Bagno è all’avanguar<strong>di</strong>a<br />

con prodotti <strong>di</strong> grande pregio estetico e qualitativo, come <strong>di</strong>mostrato<br />

anche al salone Cersaie <strong>di</strong> Bologna. Sanitas Troesch inizia con<br />

le due serie Moon e Memphis, che con le loro linee morbide e<br />

tondeggianti donano uno slancio originale ai moderni progetti<br />

<strong>di</strong> arredobagno. Sod<strong>di</strong>sfano il desiderio <strong>di</strong> un ambiente da bagno<br />

accogliente, per cui sono consigliabili anche come interessante<br />

mobilio per spazi aperti verso la zona notte. Le attrezzature<br />

interne sono mirate alle esigenze specifiche del bagno e anche<br />

i dettagli tecnici sono orientati alle particolari necessità<br />

Memphis: gamma <strong>di</strong> mobili<br />

Berloni Bagno.<br />

Velis: sanitari in ceramica Catalano,<br />

mobili INOVA.<br />

ergonomiche e funzionali. <strong>La</strong> stessa attenzione è<br />

de<strong>di</strong>cata ai materiali e alle superfici facili da pulire.<br />

Concezione cromatica coerente<br />

Le due nuove linee <strong>di</strong> mobili <strong>di</strong> INOVA e Berloni Bagno<br />

sono basate su una collezione cromatica unitaria:<br />

sono <strong>di</strong>sponibili in quattro colori, in versione opaca<br />

o lucida. Questa concezione cromatica organica,<br />

abbinata alla varietà del design, offre una scelta<br />

straor<strong>di</strong>naria. Piani <strong>di</strong> appoggio in vetro, astone e<br />

ceramica costituiscono un mix <strong>di</strong> materiali seducenti<br />

in forme stupende. Le architette d’interni responsabili<br />

degli showroom Sanitas Troesch stanno attualmente<br />

pianificando le esposizioni e sono assolutamente<br />

entusiaste dei nuovi prodotti.


36 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 37<br />

Non c’è posto per l’improvvisazione<br />

Nuovo standard d’igiene:<br />

AquaClean 8000<br />

<strong>di</strong> Geberit.<br />

A sinistra:<br />

i washlet Toto convincono<br />

per design e funzionalità.<br />

In materia d’igiene è meglio non<br />

improvvisare...<br />

È la cosa più naturale del mondo, e in<br />

questo campo i giapponesi hanno qualcosa<br />

da insegnarci. Nel Paese del Sol Levante,<br />

infatti, l’igiene è strettamente legata al<br />

benessere: forse è per questo che qui, da<br />

tempo e fin dall’inizio, si è imposto il WC<br />

con doccetta, o washlet, come si suole<br />

chiamarlo. In Asia ormai più del 60% dei<br />

vasi presenta questa raffinata combinazione<br />

<strong>di</strong> WC e bidet. Ma quello che in un’altra<br />

cultura convince ed entusiasma <strong>di</strong> primo<br />

acchito, da noi ha bisogno <strong>di</strong> più tempo e<br />

suscita spesso interrogativi. Ce n’è proprio<br />

bisogno? Si chiede. <strong>La</strong> risposta è sempre<br />

la stessa: chi ha provato la <strong>di</strong>fferenza non<br />

vuole più farne a meno. In fondo è logico:<br />

niente pulisce meglio dell’acqua, perché<br />

dunque rinunciarvi proprio in un ambito<br />

dove l’igiene è essenziale? I WC a doccetta<br />

impongono un livello <strong>di</strong> igiene decisamente<br />

superiore in... quel posticino. Ragione<br />

sufficiente, per Sanitas Troesch, per<br />

fare un nuovo passo avanti nelle proprie<br />

esposizioni: a Zurigo è già partito un<br />

progetto pilota che crea il primo «mondo<br />

del WC a doccetta» nello showroom; altri<br />

sono in preparazione.<br />

Ecco come funziona<br />

Per i nuovi WC high-tech <strong>di</strong> Toto e Geberit<br />

è stato riservato un apposito settore<br />

dell’esposizione: intorno ad un corpo base<br />

fisso si allineano quattro <strong>di</strong>fferenti modelli,<br />

tutti con allacciamento idraulico per<br />

permettere la <strong>di</strong>mostrazione del funzionamento<br />

e la relativa spiegazione. Su un grande<br />

schermo scorre inoltre un eccellente film informativo che<br />

presenta in modo simpatico il principio del washlet: già soltanto<br />

questo incuriosisce il visitatore e lo convince rapidamente<br />

dei vantaggi del sistema. Per chi desidera affrontare più a<br />

fondo l’argomento sono a <strong>di</strong>sposizione consulenti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta<br />

ben preparati che illustrano loro le <strong>di</strong>verse funzionalità:<br />

doccetta ed asciugatura, risciacquo automatico e aspirazione<br />

dell’odore, telecomando e funzionamento automatico.<br />

L’uso dell’impianto è semplicissimo: premendo un pulsante<br />

fuoriesce un braccio con doccetta dal quale sgorga acqua<br />

calda in <strong>di</strong>rezione mirata, nel giusto dosaggio e alla giusta<br />

pressione. Quin<strong>di</strong> un getto <strong>di</strong> aria calda asciuga il vaso.<br />

Sono in offerta <strong>di</strong>verse varianti, che propongono WC a doccetta<br />

completi oppure gruppi per postmontaggio installabili nei<br />

normali WC e in grado <strong>di</strong> fornire le stesse prestazioni.<br />

Il nuovo settore dell’esposizione Sanitas<br />

Troesch a Zurigo.


38 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Acquisti responsabili<br />

Linea <strong>di</strong> prodotti Veriset<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 39<br />

PEFC è il nuovo metro <strong>di</strong> riferimento nel<br />

settore cucine.<br />

<strong>La</strong> sostenibilità è un tema sulla bocca <strong>di</strong> tutti, è quasi <strong>di</strong>ventata<br />

un marchio <strong>di</strong> fabbrica del quale le imprese spesso si vantano.<br />

Non sempre però questa affermazione comporta attività fondate<br />

su basi concrete e misure tangibili. Che cosa significa realmente<br />

sostenibilità? Qualcosa che si sostiene a lungo? In un certo qual<br />

senso, sì: ciò che è orientato verso la sostenibilità non è<br />

sicuramente pensato a breve termine. Sono invece prioritari<br />

il futuro e la sicurezza, il senso <strong>di</strong> responsabilità e un uso<br />

scrupoloso delle risorse. Anche se la sostenibilità è ormai<br />

sfruttata per qualsiasi cosa, il concetto deriva dal settore<br />

forestale e si riferisce allo sfruttamento <strong>della</strong> risorsa rigenerabile<br />

del legno, che può essere attuato solo nella misura in cui il<br />

patrimonio boschivo ricresce naturalmente. Il bosco è origine,<br />

natura, capitale; è un bene che deve essere conservato per le<br />

future generazioni. Poiché il legno ha un ruolo importante nelle<br />

nostre cucine, riteniamo essenziale conoscerne l’origine, tanto<br />

più che l’acquisto responsabile dei prodotti è un aspetto<br />

essenziale <strong>della</strong> mission del gruppo Saint-Gobain.<br />

Da FSC a PEFC<br />

Diverse istituzioni riconosciute a livello <strong>nazionale</strong> e inter<strong>nazionale</strong><br />

documentano con certificati la sostenibilità e l’origine del legno.<br />

Sono note le certificazioni FSC (Forest Stewardship Council) e<br />

la norma inter<strong>nazionale</strong> sulla gestione ambientale 14001, oggi<br />

considerati requisiti minimi. Il PEFC <strong>La</strong>bel (Programme for the<br />

Endorsement of Forest Certification Schemes) fa un altro passo<br />

avanti: le imprese certificate <strong>di</strong>mostrano in tal modo l’impegno<br />

per l’ambiente e la loro responsabilità nell’uso del legno come<br />

materia prima e come materiale industriale. PEFC è un<br />

progetto unitario integrato, che unisce aspetti ecologici, sociali<br />

ed economici e garantisce una catena <strong>di</strong> lavorazione controllata.<br />

Nell’assortimento delle proprie cucine, Sanitas Troesch si<br />

orienta a questi valori.


Linea <strong>di</strong> prodotti Veriset<br />

I marchi <strong>di</strong> cucine Nobilia, Schüller (nextline)<br />

e Leicht sod<strong>di</strong>sfano già i requisiti PEFC e<br />

<strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> certificazione. Nel 2009 Nobilia<br />

fu il primo produttore <strong>di</strong> cucine al mondo ad<br />

essere certificato PEFC.<br />

In Svizzera nessun produttore <strong>di</strong> cucine è ancora<br />

in possesso <strong>della</strong> certificazione PEFC. <strong>La</strong> <strong>di</strong>tta<br />

Veriset prevede <strong>di</strong> introdurre in un prossimo<br />

futuro i sistemi <strong>di</strong> gestione ambientale. Per<br />

le linee <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>stribuite da Sanitas<br />

Troesch, Veriset utilizza esclusivamente<br />

pannelli in legno <strong>di</strong> fornitori certificati. <strong>La</strong><br />

manifattura Röthlisberger è già un passo più<br />

avanti: questa primavera ha superato con<br />

successo le prove per la certificazione FSC, lo<br />

standard minimo richiesto da Sanitas Troesch<br />

nel periodo <strong>di</strong> transizione.<br />

Nel campo <strong>della</strong> produzione sostenibile, Sanitas<br />

Troesch <strong>di</strong>mostra così uno standard adeguato<br />

al futuro: «Molte aziende ed enti si <strong>di</strong>chiarano<br />

espressamente a favore del PEFC nelle loro<br />

<strong>di</strong>rettive per l’acquisto <strong>di</strong> legno e prodotti in<br />

legno, perché fornisce una prova cre<strong>di</strong>bile sulla<br />

provenienza del materiale da boschi gestiti in<br />

modo sostenibile».<br />

(Fonte: PEFC, www.pefc.ch)<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 41<br />

1. 2. 3.<br />

Bor<strong>di</strong> a laser: tenuta senza compromessi<br />

Un nuovo proce<strong>di</strong>mento congiunge i bor<strong>di</strong> senza cordoni <strong>di</strong> saldatura.<br />

I bor<strong>di</strong> dei frontali in resina sintetica, in particolare quelli<br />

con finitura lucida, hanno sempre dato a<strong>di</strong>to a <strong>di</strong>scussioni.<br />

I frontali luci<strong>di</strong> in resina sintetica offrono una vera alternativa<br />

alla finitura laccata: presentano infatti numerosi vantaggi<br />

non solo dal punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> resistenza, ma anche nel<br />

processo <strong>di</strong> produzione, che è decisamente più economico<br />

e si riflette positivamente sul prezzo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. Alla ricerca<br />

<strong>di</strong> una soluzione senza compromessi, ora è stata trovata<br />

l’alternativa. <strong>La</strong> parola magica è saldatura. Alcune aziende<br />

puntano su un proce<strong>di</strong>mento al plasma per unire senza<br />

cordone <strong>di</strong> saldatura i bor<strong>di</strong> al materiale del frontale. Noi <strong>di</strong><br />

Sanitas Troesch Cucine, invece, abbiamo scelto la tecnologia<br />

laser: the best of the best.<br />

Bordo a laser high-tech<br />

Attualmente la saldatura a laser dei materiali per bor<strong>di</strong> è un<br />

argomento <strong>di</strong> punta nell’industria del mobile. In particolare<br />

la società tedesca REHAU ha rivoluzionato il settore con<br />

questa tecnologia chiave. <strong>La</strong> nuova generazione <strong>di</strong> materiali<br />

polimerici per bor<strong>di</strong>, stu<strong>di</strong>ata specificamente per la<br />

1. <strong>La</strong> <strong>di</strong>tta REHAU ha rivoluzionato il settore con la tecnologia<br />

chiave <strong>della</strong> saldatura a laser dei bor<strong>di</strong> in materiale<br />

sintetico. www.rehau.ch<br />

2. <strong>La</strong> saldatura senza cordone aumenta la stabilità termica e<br />

la resistenza all’umi<strong>di</strong>tà del pannello finito.<br />

3. Finitura brillante dei bor<strong>di</strong> grazie al laser.<br />

lavorazione a laser, rappresenta un sistema intelligente per tutte le<br />

tecnologie meccaniche <strong>di</strong>sponibili sul mercato. Viene così eliminato<br />

completamente il collante utilizzato per la lavorazione dei bor<strong>di</strong>,<br />

che è sostituito da un collegamento duraturo e assolutamente<br />

privo <strong>di</strong> giunti tra bordo e pannello.<br />

Strato funzionale polimerico<br />

Uno strato funzionale polimerico (composto chimico) sulla parte<br />

posteriore del bordo, colorato nella stessa tonalità <strong>della</strong> fascia a<br />

vista del bordo, viene fuso durante il processo <strong>di</strong> lavorazione e<br />

saldato al pannello portante tramite un efficientissimo sistema<br />

laser. Si forma così una giunzione invisibile, duratura e funzionale,<br />

senza imperfezioni visibili. <strong>La</strong> saldatura <strong>di</strong> bordo e pannello aumenta<br />

sia la stabilità termica sia la resistenza all’umi<strong>di</strong>tà dei pannelli finiti.<br />

Utilizzo in Sanitas Troesch<br />

Questo proce<strong>di</strong>mento esclusivo <strong>di</strong> alta qualità per la saldatura dei<br />

bor<strong>di</strong> viene già utilizzato da Sanitas Troesch nel settore cucine per i<br />

frontali a specchio in resina sintetica <strong>della</strong> serie Brillant.


42 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Nuovi showroom e se<strong>di</strong> attrattive<br />

Il mondo delle esposizioni<br />

Sanitas Troesch è in<br />

continua evoluzione.<br />

Chi si ferma... è perduto, e insistere solo su realtà<br />

collaudate non è sempre l’ideale per il futuro. In<br />

Sanitas Troesch queste affermazioni si riferiscono<br />

sempre ad un tema centrale: gli showroom. Come<br />

azienda leader nel settore cucine e bagni, dobbiamo<br />

sod<strong>di</strong>sfare il severo standard che noi stessi ci siamo<br />

imposti: quello <strong>di</strong> offrire a committenti, investitori,<br />

progettisti, architetti e negozi <strong>di</strong> sanitari una varietà<br />

selezionata delle offerte migliori e più attuali del<br />

mercato, presentandole in modo moderno, innovativo<br />

e ispiratore. Le esposizioni Sanitas Troesch in tutta<br />

la Svizzera rispecchiano la nostra performance sul<br />

mercato e costituiscono un parametro <strong>di</strong> riferimento.<br />

Altrettanto ambiziosi sono i nostri obiettivi. Dato che<br />

la qualità degli showroom è strettamente connessa<br />

all’attrattiva <strong>della</strong> sede, sono previsti <strong>di</strong>versi interventi<br />

in questa <strong>di</strong>rezione.<br />

Dicembre 2011 — nuova apertura a Cortaillod<br />

Nella nuova sede <strong>di</strong> HGC, il nostro partner per<br />

l’esposizione <strong>di</strong> pareti e rivestimenti per pavimento,<br />

Sanitas Troesch aprirà a fine anno un nuovo showroom<br />

de<strong>di</strong>cato al bagno. Nella nuova sede saranno<br />

<strong>di</strong>sponibili consulenza e servizio assistenza, mentre<br />

l’amministrazione resterà nella sede attuale <strong>di</strong> Bienne.<br />

Primavera 2012 — nuova apertura a Rothrist<br />

Nella prossima primavera, chi lascerà l’autostrada<br />

A1 all’uscita 46, non raggiungerà solo il mobilificio<br />

Hubacher, ma anche il nuovo showroom <strong>di</strong> Sanitas<br />

Troesch, esattamente <strong>di</strong> fronte. Da questo momento<br />

Sanitas Troesch AG non sarà più a Olten, ma a<br />

1<br />

Rothrist: al centro del mondo dei mobili e dell’e<strong>di</strong>lizia.<br />

Anche a Rothrist punteremo sulla partnership <strong>di</strong><br />

successo con HGC per il settore pareti e rivestimenti<br />

da pavimento e presenteremo bagni e cucine <strong>della</strong><br />

migliore qualità su una superficie <strong>di</strong> 700 m2 .<br />

Inizio 2013 — nuova apertura a Winterthur<br />

Anche la sede <strong>di</strong> Winterthur è in fase <strong>di</strong> lancio e si<br />

troverà a partire dal 2013 in un nuovo bellissimo<br />

centro commerciale nella Rudolf-Diesel-Strasse 3.<br />

Il complesso, situato nel cuore del quartiere industriale<br />

<strong>di</strong> Grüze, è attualmente in costruzione. Sanitas<br />

Troesch sarà il locatario principale insieme alla<br />

HG Commerciale ed occuperà sia il piano terra che<br />

il 1. e il 2. piano.<br />

I nostri showroom sono in continua evoluzione<br />

per aggiornarsi e perfezionarsi. A questo scopo<br />

attingiamo ad un know-how stabile e non scen<strong>di</strong>amo<br />

a compromessi — anche se a volte, per l’apertura <strong>di</strong><br />

nuove gran<strong>di</strong> esposizioni, è necessario improvvisare.<br />

2<br />

1. Sanitas Troesch Cortaillod: esposizione bagni<br />

2. Sanitas Troesch Rothrist: cucine e bagni<br />

3. Sanitas Troesch Winterthur: cucine e bagni<br />

3<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 43


44 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

Improvvisazione come regola <strong>di</strong> vita<br />

Ritratti <strong>di</strong> tipi urbani originali.<br />

In ogni città ci si imbatte in<br />

persone che si <strong>di</strong>stinguono<br />

dalla massa. A volte è<br />

soltanto l’abbigliamento,<br />

altre è un particolare modo<br />

<strong>di</strong> fare a segnalare uno stile<br />

<strong>di</strong> vita un po’ fuori dagli<br />

schemi. Queste persone<br />

arricchiscono, non soltanto<br />

visivamente, strade<br />

e quartieri, e con il loro<br />

carisma ci <strong>di</strong>mostrano<br />

come può essere<br />

sorprendentemente <strong>di</strong>versa<br />

la vita. Nei ritratti che vi<br />

proponiamo <strong>di</strong>amo la parola<br />

a cinque personaggi<br />

caratteristici <strong>di</strong> Basilea,<br />

Bienne, Mastrils, Lucerna e<br />

Zurigo. È un invito ad avere<br />

il coraggio <strong>di</strong> improvvisare,<br />

<strong>di</strong> liberarsi dei paraocchi<br />

<strong>della</strong> normalità attraverso<br />

cui abbiamo imparato a<br />

guardare il mondo.<br />

Angy Burri <strong>di</strong> Lucerna<br />

musicista ed esperto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ani<br />

Quando si tratta del suo particolare stile <strong>di</strong> vita,<br />

questo musicista cult proveniente dalla Svizzera<br />

interna non scende a compromessi.<br />

Cosa significa per lei improvvisazione?<br />

«Io sono uno sgobbone, uno a cui piace intraprendere<br />

<strong>di</strong>verse cose in parallelo e seguirle tutte fino alla fine.<br />

Per questo spesso devo improvvisare. Ad esempio nel<br />

mio ultimo progetto <strong>di</strong> esposizione, o in una <strong>di</strong>ligenza<br />

postale americana che ho ricostruito fedelmente in<br />

scala 1:1. L’unica eccezione è la musica. Lì non c’è<br />

posto per gli esperimenti».<br />

Kuke <strong>di</strong> Bienne<br />

decoratrice ed esperta <strong>di</strong> moda<br />

Con le sue creazioni d’abbigliamento Christiane<br />

Steinmann riscopre continuamente se stessa<br />

e il mondo.<br />

Cosa significa per lei improvvisazione?<br />

«Avere idee lampo, questa per me è improvvisazione.<br />

Nel mio lavoro è quasi un obbligo: la<br />

vetrina è vuota, improvvisamente non si può<br />

più aspettare. Mi succede tutti i giorni, per<br />

questo non credo che perderò molto presto<br />

la capacità <strong>di</strong> improvvisare».<br />

Bäumli <strong>di</strong> Zurigo<br />

artista arboreo e bonvivant<br />

Gli alberi <strong>di</strong> fil <strong>di</strong> ferro <strong>di</strong> Peter Kunz mandano<br />

un messaggio chiaro: «Penso che in generale<br />

servano più alberi».<br />

Cosa significa per lei improvvisazione?<br />

«L’arte dell’improvvisazione secondo me<br />

consiste nel saper usare qualche abile trucco<br />

al momento giusto. Così anche dalle situazioni<br />

<strong>di</strong>fficili si può ricavare qualcosa <strong>di</strong> nuovo».<br />

sanitas troesch Novembre 2011 casanova 45<br />

Socka Hitsch <strong>di</strong> Mastrils<br />

ambulante e ex ufficiale<br />

Il mondo cambia. Ciò che resta è l’originalità. C’è<br />

dunque coerenza nel motto <strong>di</strong> Christian Zwicky,<br />

alias Socka Hitsch: «Io sono sempre uguale».<br />

Cosa significa per lei improvvisazione?<br />

«<strong>La</strong> mia bancarella, dove vendo tra l’altro calzini<br />

e bretelle, per me è improvvisazione. Qui non<br />

deve essere tutto perfettamente or<strong>di</strong>nato, al<br />

contrario: più si improvvisa, meglio è! Alla gente<br />

che viene da me piace curiosare liberamente tra<br />

la merce e farsi sorprendere da una nuova gag».<br />

Jacques Thurneysen <strong>di</strong> Basilea<br />

traghettatore e cosmopolita<br />

Il traghettatore vive scalzo e vorrebbe<br />

esercitare la sua professione fino a<br />

settant’anni.<br />

Cosa significa per lei improvvisazione?<br />

«Può esserci improvvisazione soltanto se non<br />

si programma la propria vita. D’altronde la<br />

vita ti svela la sua essenza più profonda<br />

soltanto se le lasci sufficiente spazio<br />

<strong>di</strong> manovra».


03<br />

06<br />

Il Credo <strong>di</strong> Sanitas Troesch<br />

Cucina e bagno sono il centro e il «polo <strong>di</strong>stensivo» <strong>della</strong> casa. Chi<br />

come noi, Numero uno in Svizzera, vuole progettare ed allestire<br />

cucine e sale da bagno stilisticamente <strong>di</strong> alto livello, deve però<br />

avere una visione panoramica dell’insieme. Perciò anche casanova<br />

non si ferma all’abitazione moderna, ma affronta un ampio viaggio<br />

nel mondo multiforme <strong>della</strong> cucina e del bagno. Dallo strambo al<br />

tra<strong>di</strong>zionale, dal cattivo gusto al raffinato, dal mai visto al déjà<br />

vu — casanova oltrepassa i confini, <strong>di</strong>verte, provoca, ispira...<br />

Due volte all’anno e sempre con temi sorprendenti. A proposito,<br />

per noi sono particolarmente importanti il vostro giu<strong>di</strong>zio, i vostri<br />

suggerimenti e le vostre critiche: comunicateli a<br />

m.brusa@sanitastroesch.ch<br />

Dati e<strong>di</strong>toriali<br />

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09<br />

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46 casanova Novembre 2011 sanitas troesch<br />

12<br />

Esposizione cucine e bagni<br />

Esposizione bagni<br />

E<strong>di</strong>to da: Sanitas Troesch Tiratura: 19 800 copie in tedesco, francese e italiano<br />

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Basilea<br />

Bienne<br />

Carouge<br />

Coira<br />

Contone<br />

Crissier<br />

Develier<br />

Direzione progetto Sanitas Troesch: Bernhard Rinderli, Peter Hausheer, Margot Brusa Concezione, grafica e redazione: Integral MC, Bienne<br />

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Jona<br />

Köniz<br />

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Kriens<br />

Lugano<br />

Olten<br />

Sierre<br />

San Gallo<br />

Thun<br />

Winterthur<br />

Collaboratori redazionali esterni: Brigitte Kesselring, Zurigo Foto: Susanne Dubs, Magglingen BE Traduzione francese: Marie-Antoinette de Contes, D-94542 Haarbach<br />

Traduzione italiana: Silvano Broussard, Diepoldsau SG Stampa e spe<strong>di</strong>zione: W. Gassmann AG, Bienne In<strong>di</strong>rizzo per contatto: Sanitas Troesch AG, Margot Brusa,<br />

Comunicazione aziendale, 3018 Berna, tel. 031 998 81 59, fax 031 998 81 04, m.brusa@sanitastroesch.ch<br />

Zurigo<br />

Il sistema Piccolo Step-in è la soluzione<br />

compatta per un bagno <strong>di</strong> piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni e <strong>di</strong> grande comfort:<br />

pratico e soprattutto molto flessibile.<br />

Può essere impiegato come doccia<br />

o vasca, sia da persone sole che<br />

da tutta la famiglia: la parte mobile<br />

<strong>della</strong> porta <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un meccanismo<br />

semplice, <strong>di</strong> uso facile e sicuro!<br />

Un bagno piccolo?<br />

Ecco la mia soluzione!<br />

Duscholux AG<br />

C.F.L.-Lohnerstrasse 30<br />

Casella postale<br />

CH-3604 Thun 4<br />

Telefono +41 33 33 44 111<br />

Telefax +41 33 33 44 335<br />

www.duscholux.ch


Ruf <strong>La</strong>nz<br />

Chiarezza fin dalla prima ora: cucine e bagni Sanitas Troesch.<br />

Esposizioni a Basel, Biel/Bienne, Carouge, Chur, Contone, Crissier, Develier, Jona, Köniz, Kriens, Lugano, Olten, Sierre, St. Gallen, Thun, Winterthur e Zürich. www.sanitastroesch.ch

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