Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto Tu, Re vittorioso ... - Mivedi
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Bisog<strong>ne</strong>rà dunque accompagnare le celebrazioni di questa<br />
Settimana, che emerge dalle altre per la sua «santità», con un animo<br />
contemplativo e interiormente silenzioso; bisog<strong>ne</strong>rà conservare e<br />
ripassare <strong>ne</strong>l cuore questo abisso dell’umiliazio<strong>ne</strong> del Signore, che <strong>è</strong><br />
impressionante. La contemplazio<strong>ne</strong> ci deve portare ad associarci <strong>ne</strong>l<br />
suo compianto che ha la forza di confortarci e rasserenarci. Diceva<br />
San Bernardo: «Noi dobbiamo adorare <strong>Cristo</strong> amorosamente,<br />
imitarlo devotamente, soffrire con la sua Passio<strong>ne</strong>, essere crocifissi<br />
con Lui crocifisso, morire con Lui morto, se vogliamo regnare con Lui<br />
e renderci degni della sua gloria. Attraverso il calice del pentimento<br />
si giunge alla gloria divina».<br />
Incontreremmo in questi giorni alcu<strong>ne</strong> figure da imitare: la donna<br />
che versa l’olio di nardo sul capo del Signore, per dire la sua<br />
te<strong>ne</strong>rezza; il centurio<strong>ne</strong>, che vede spirare Gesù dopo un forte grido e<br />
lo confessa vero Figlio di Dio; Giuseppe di Arimat<strong>è</strong>a, che chiede<br />
coraggiosamente il corpo di Gesù: ma incontriamo anche figure da<br />
non imitare: quella inquietante e tragica di Giuda, il traditore che<br />
non riesce più a credere ad un suo perdono; quella dei sommi<br />
sacerdoti, che si sono chiusi alla grazia. E ancora: la figura di Pilato,<br />
con la sua viltà e incoerenza; i soldati che scherniscono e<br />
oltraggiano. Poi ci troviamo con gli Apostoli, sinceri <strong>ne</strong>ll’affetto ma<br />
pieni di paura; ci imbattiamo in Pietro, del quale condividiamo la<br />
fragilità e il pianto. Ma sopra tutti incontriamo la figura di Gesù, che<br />
anche a noi ha lasciato il suo Corpo e il suo Sangue, <strong>ne</strong>lla Cena, e che<br />
anche per noi ha sopportato l’abbandono. Ognuno deve dire: per<br />
me.