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Antedipo - Rivista Interazioni

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Antiedipo<br />

A cura di Clara Monari e Simona Taccani<br />

Termine, concetto e nozione creato da P.C. Racamier nel 1975; negli anni ha visto un continuo<br />

sviluppo in parallelo all’approfondimento teorico-clinico dell’Autore. Designa “una costellazione<br />

psichica originale, che occupa un posto centrale in seno a conflitto delle origini, e che esercita<br />

nei confronti dell’Edipo una funzione tanto più complessa in quanto presenta due facce opposte:<br />

preludio, varco e contrappunto nei casi più favorevoli (i più discreti), ma invero antagonista<br />

poderoso nei casi avversi (che sono anche i più visibili)”.<br />

Alcuni collegamenti del concetto di Antiedipo con la teoria e la ricerca psicoanalitica<br />

• La nascita Rank<br />

• La psicoanalisi del bambino M. Klein, D. Winnicott, S. Lebovici<br />

• La psicoanalisi dei “confini” P. Federn, D. Anzieu (lo-pelle),<br />

(Limiti frontiere dell’Io) F. Pasche (interfaccia)<br />

• La psicosi e il narcisismo S. Ferenczi, B. Grunberger, H. Kohut<br />

• Il trattamento della famiglia J.P. Caillot, G. Decherf, S. Taccani<br />

• La creatività primaria M. Balint, I. Macalpine<br />

La parola Antiedipo condensa nella sua costruzione 2 significati:<br />

anti (dal greco) = contro<br />

ante (latino) = prima<br />

raccoglie in sé ciò che è contro l’Edipo (nel senso di ciò che sul piano psichico contrasta o non<br />

può rientrare nel registro edipico, inteso in un certo senso come normativo) e ciò che viene<br />

prima dell’Edipo, (comunemente descritto come pre-genitale o pre-edipico). Costituisce a un<br />

tempo un avvicinamento all’Edipo, in quanto uscita dal rapporto di fascinazione della seduzione<br />

narcisistica 1 , e al contempo una formidabile barriera difensiva. Antiedipo nega l’attrazione<br />

dell’oggetto, ne distrae, e in questo percorso arriva ben presto al diniego della differenza (dei<br />

sessi, delle generazioni, del Sé-Non Sé) giungendo nella sua più cruda e paradossale assolutezza<br />

a costituirsi, vivere, crescere, negando ogni coordinata vitale, in un assetto esclusivamente<br />

narcisistico e naggettuale. Sul versante clinico ci introduce nel territorio del funzionamento<br />

psicotico: dell’individuo (quando in modo artificiale lo si voglia considerare a sé stante), della/e<br />

famiglia/e, dei gruppi (piccoli e grandi), delle istituzioni.<br />

Tra le caratteristiche la sua più emblematica è l’ambiguità: “la costellazione antedipica si trova<br />

alla congiunzione dell’oggettuale e del narcisistico, dell’individuale e del famigliare, della vita e<br />

della non vita”.<br />

Vediamo ora come P.C. Racamier sviluppò il concetto, nelle sue linee fondamentali.<br />

All’Edipo – come si è visto – è intrinseca la triangolazione, per definizione, e solo nel registro<br />

edipico è possibile l’organizzarsi della conflittualità, là dove si esprimono le differenze, e prende<br />

forma l’attrazione dell’oggetto, configurato come altro, nella sua identità compiuta.<br />

Il cosiddetto male d’oggetto, invece, viene da P.C. Racamier definito come la sofferenza e<br />

l’incapacità di relazionarsi, di tollerare la tensione e il conflitto con l’oggetto.<br />

All’Antiedipo Racamier fa corrispondere un ordine di conflitto che denomina conflitto delle origini<br />

(e ci si riferisce alle origini dell’io, le origini dell’oggetto, le origini del mondo ovvero della realtà).<br />

Il conflitto delle origini “ha la funzione di organizzare tra loro le tendenze contrarie alla<br />

differenziazione e alla indifferenziazione”.<br />

La configurazione antedipica si specifica entro un regime di economia narcisistica, che possiamo<br />

caratterizzare come “appoggio”, e privilegia il contatto attraverso la superficie corporea<br />

(importanza della pelle, del contatto cutaneo), il respiro, lo sguardo.<br />

Il suo ambito e il suo modo di propagazione e polarizzazione sono nella famiglia. Infine<br />

all’Antiedipo è dovuto, come suo erede, il sentimento dell’Io; mentre a un Antiedipo patologico<br />

1 I termini in corsivo, come questo, rimandano a un concetto preciso della teoria di P.C. Racamier, vedasi la bibliografia e in<br />

particolare il testo Cortege.<br />

<strong>Interazioni</strong>, n. 1, 1994, pp. 179-183


corrisponde un’idea dell’io mostruosa (si pensi qui alle teorie dell’Ideale dell’Io).<br />

Ma veniamo al fantasma centrale che ho citato dianzi, il fantasma di auto-generazione.<br />

Fantasma è detta una produzione inconscia della vita psichica, produzione che evolve con<br />

l’evolvere della configurazione psichica. Autogenerazione: “essere a se stesso il proprio ed unico<br />

generante”. Ma attenzione, lo stesso concetto di fantasma suscita un problema in questo caso;<br />

Recamier ricorre di fatto al concetto di fantasma – non-fantasma. La particolarità di questo<br />

fantasma di autogenerazione è quella di essere nella sua essenza e nella sua pretesa negazione<br />

e uccisore di fantasmi, di agire cioè nel senso di un processo di desertificazione psichica.<br />

Quindi, il fantasma di essere a se stesso il proprio generante si basa su un diniego, il diniego<br />

delle origini e delle differenze, il diniego delle proprie origini (nega le premesse di base di ogni<br />

esistenza, quelle per cui la propria vita è dovuta ad altrui, e non è il risultato di una sola<br />

persona, ma dell’incontro di due persone).<br />

Si manifesta attraverso la degradazione della vita fantasmica, la desertificazione, la vacuità e<br />

l’assenza.<br />

Nell’ambito della famiglia, famiglia che presenta caratteristiche di blocco monolitico, invarianza,<br />

bozzolo chiuso, si regge sul segreto, e si incarna e si polarizza nel cosiddetto “figurante<br />

predestinato” (incarnazione del genio e dell’ideale di una famiglia autosufficiente, autogenerata).<br />

La patologia di tali famiglie si evidenzia nella confusione e nella intercambiabilità delle<br />

generazioni (o nella trasgressione delle differenze generazionali, di cui manifestazione estrema è<br />

l’incesto).<br />

Sul piano individuale il risultato evidente nella psicoterapia è la difesa del transfert, l’incapacità<br />

di vivere una reale relazione di transfert.<br />

P.C. Racamier descrive un processo tipico delle manifestazioni patologiche dell’Antiedipo, a cui<br />

aggancia le manifestazioni del delirio e del paradosso. Vediamolo.<br />

La vacuità fantasmatica, di cui si è detto, si autoconserva contemporaneamente aggravandosi,<br />

fino a quando un qualche processo interno o esterno (tipicamente una pressione biologica<br />

attraverso lo sviluppo adolescenziale) produce un’incrinatura del regime autarchico famigliare: la<br />

famiglia reagisce serrando i ranghi, e all’interno di essa il membro più debole, appunto il<br />

“predestinato”, ne subisce il contraccolpo attraversando le fasi della crisi psicotica, e finendo per<br />

essere travolto nella catastrofe psicotica. Qui l’autore riprende le sue precedenti riflessioni sulla<br />

psicosi e il delirio, che dal 1956 in poi ha continuato a modellare e a sviluppare. Ma arriva in<br />

questo Antiedipo a proporre la sua tesi nuova e conclusiva del delirio come oggetto le cui origini<br />

sono attivamente denegate.<br />

Al delirio egli si avvicina, come altra fondamentale manifestazione della patologia psicotica la<br />

paradossalità, o meglio le organizzazioni difensive e relazionali fondate sulla paradossalità,<br />

definita come “ciò che organizza circuiti psichici e relazionali le cui origini non sono ritrovabili”.<br />

(11 paradosso viene definito: “due proposizioni inconciliabili e inseparabili che rinviano<br />

indefinitivamente l’una all’altra senza mai scontrarsi”).<br />

E tuttavia l’Antiedipo non è solo legato alla patologia né solo legato alla catastrofe – questo è un<br />

punto fondamentale nella concezione attuale dell’autore, che piano piano è andato evolvendosi<br />

dagli inizi, quando la scoperta dell’Antiedipo era sostanzialmente legata alle situazioni<br />

patologiche.<br />

Sarebbe un assurdo equivoco pretendere di eliminare l’Antiedipo, (tanto quanto la pretesa di<br />

“risolvere” una volta per tutte l’Edipo). Anzi, l’Antiedipo cosiddetto “ben temperato”, è ciò che<br />

permette all’individuo umano di connettersi nella serie delle generazioni con il sentimento delle<br />

sue origini, cioè della sua unicità personale, ma con un senso di familiarità creatrice con il mondo<br />

che lo circonda, così che genitori e figli, uomini del presente e loro antenati si sentono “autori<br />

associati di una costruzione vivente e visibile”. E per tali ragioni l’Antiedipo è anche alle sorgenti<br />

della creazione artistica.<br />

Infine, quali le vie della terapia? La via della terapia passa attraverso la posizione del<br />

terapeuta come “terzo osservante”, come chi sa essere presente (talora assumendo solo la<br />

posizione di ascolto) senza essere assorbito e senza essere estraneo e impermeabile, ovvero che<br />

sa identificarsi senza confondersi. L’interpretazione ha un compito privilegiato: operare il<br />

passaggio dal non-fantasma al fantasma, ovvero reintrodurre il registro dell’immaginario là dove<br />

si era perso. E ciò vale non solo per l’individuo, ma anche per la famiglia. Tanto più che in molte<br />

situazioni, l’unica via di avvicinamento possibile, per quanto più sopra è stato detto, è proprio la<br />

<strong>Interazioni</strong>, n. 1, 1994, pp. 179-183


famiglia.<br />

È ancora evidente che la capacità di identificazione senza confusione cui Racamier fa riferimento<br />

quasi di passaggio (appunto nel suo testo l’Antiedipo), richiede la flessibilità e adattabilità dei<br />

nostri meccanismi difensivi di terapeuti, la capacità cioè di identificarci e di disidentificarci al<br />

tempo stesso e la capacità di non lasciarsi irretire nei meccanismi di iniezione e proiezione e<br />

nelle modalità di ingranamento patologiche del paziente.<br />

Tanto più quando il terzo osservante (ovvero il terapeuta) lavora con la famiglia, dove il gioco<br />

delle identificazioni proiettive si trasforma e si concretizza nella intricazione della paradossalità, e<br />

la conservazione della capacità di pensare, di mantenere la distanza sufficiente al proprio<br />

funzionamento mentale e a non essere trascinati a un ruolo e in un comportamento di collusione<br />

(perdendosi in coinvolgimenti e alleanze illecite secondo le richieste dell’una o dell’altra parte<br />

della famiglia) o al contrario di cedere al giudizio di esclusione e al distanziamento emotivo,<br />

costituiscono spesso la maggiore fatica ed esigono la più alta concentrazione di energie.<br />

Inverare di significato una realtà, meglio dei brandelli di realtà (talora soltanto questi<br />

rimangono) che ogni significato hanno perso e che eventualmente sono stati travisati e<br />

trasformati dal diniego del delirio, è questo il compito psicoterapeutico “impossibile” del clinico<br />

operante nell’area delle patologie non nevrotiche.<br />

Pretendere di dare una risposta adeguata attraverso il solo intervento psicoterapeutico diretto al<br />

soggetto sintomatico significa spesso rispondere alla megalomania del malato e al fantasma di<br />

autogenerazione della famiglia con una megalomania e un fantasma simmetrico nel curante. E<br />

spesso aprire la strada a un’ulteriore fallimento (o aggiungere un trofeo ai numerosi trofei di<br />

terapeuti già raccolti da certe famigerate famiglie la cui carriera è un glorioso e tragico itinerario<br />

da servizio a servizio a dimostrare la loro superiore inattaccabilità e inaccessibilità terapeutica).<br />

È molto importante, sottolinea Racamier, riuscire a riportare l’attenzione del paziente su quegli<br />

aspetti di vita e di quotidianità che nella sua ricerca esasperata della grandiosità hanno perso per<br />

lui valore e senso.<br />

Vengono elencati per es. l’interesse per i dettagli; il vissuto corporeo; il gusto per le favole e le<br />

allegorie; le cure istituzionali (per i pazienti ospedalizzati e ospiti di comunità).<br />

Occorre ancora poter sostenere il paziente nella sua dolorosa delusione allorché si trova<br />

confrontato con il ritrovato confronto con la sua limitatezza.<br />

Occorre poter compiere, alla fine, un vero e proprio lavoro di ri-generazione: ritrovare cioè i<br />

propri antenati, forse riaccostarsi alle figure dei nonni (le uniche che talora hanno avuto un<br />

autentico rilievo affettivo per il paziente), ritornare alle proprie origini.<br />

Bibliografia<br />

Ci si riferisce alla bibliografia nella scheda su Racamier, contenuta in questo stesso volume. Inoltre vedasi in<br />

specifico sull’Antiedipo le recensioni di G. Sacerdoti, sulla <strong>Rivista</strong> di Psicoanalisi, 1990, XXXVI, 3; e di G.<br />

Maffei sulla <strong>Rivista</strong> di Psicologia Analitica, 1990, 42. In questa sintesi si sono utilizzate parti dell’intervento di<br />

Clara Monari L’Antiedipo: un nuovo concetto psicoanalitico e le sue implicazioni operative (Convegno<br />

nazionale sugli psicologi italiani, S. Marino 1991).<br />

Nello sviluppo del concetto dell’Antiedipo si deve far riferimento per la sua nascita a una conferenza<br />

dell’autore alla Società Psicoanalitica di Parigi nel 1975 (Séduction narcissique, regrad objecytal et<br />

antœdipe), quindi in particolare al testo Gli schizofrenici per il suo significato nella patologia (p. 11-14, il<br />

mito; p. 38, prima definizione; p. 91-96, riferimenti teorico-clinici e bibliografici psicoanalitici: l’autore<br />

precisa che non esiste alcuna connessione all’Anti-Edipo di Deleuze-Guattari, e traccia connessioni con<br />

Donnet-Green, 1973 e Castoriadis-Aulagnier, 1975); quindi ad Artedipo per la sua specificazione nella teoria<br />

e nella clinica, e al Genio delle origini per una sua ripresa e applicazione clinica più recente in relazione alle<br />

problematiche psicotiche.<br />

Vedasi inoltre l’ultimo testo dell’autore, Cortège conceptual, ed. Apsygée, Paris 1993, breve libro denso di<br />

concetti esplicitati con chiarezza ed essenzialità. In corso la traduzione italiana presso il Cerp.<br />

Affascinante ed amplissima sarebbe la ricerca sulle connessioni e le diversificazioni con altre posizioni<br />

teoriche nella costellazione psicoanalitica (per es. le ultime tesi di J. Bergeret sulla violenza fondamentale),<br />

ma uscirebbe dai limiti di questa sintesi.<br />

<strong>Interazioni</strong>, n. 1, 1994, pp. 179-183

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