17 gennaio 2010 II Domenica del Tempo Ordinario (C) - Aggancio

SIMPOSIO PRO SANCTITATE
Formazione
La santità del Dio di Israele (I)
PROF. MARIO PANGALLO (II)
Dal punto di vista terminologico la voce aggettivale “santo” e il
sostantivo “santità” nelle lingue bibliche non suggeriscono immediatamente
l’idea del dono, anzi, sembrano piuttosto esprimere l’idea
della separazione e della assoluta trascendenza. Basti consultare un
buon dizionario di concetti biblici per rendersene conto facilmente: in
ebraico la radice qdsh (qadosh) ha il significato originario di “tagliare”,
“separare”, da intendersi in senso positivo, come un “dedicare a”,
“riservare per”. La lingua greca conosce tre gruppi di parole per indicare
il sacro: “hieròs”, che denota il santo in sé stesso, la potenza divina;
hàghios” (il più attestato nel Nuovo Testamento), che denota la
santità divina da adorare e a cui sottomettersi; “hòsios”, che denota
la legge e la provvidenza divina e il dovere morale dell’uomo di adeguarvisi.
La religiosità veterotestamentaria certamente conosce e
condivide questa concezione della santità diffusa nelle altre culture,
ma esprime anche aspetti della santità propri del rapporto tra il Signore
Dio e Israele, Suo popolo.
I L'intero testo della relazione su ALLEANZA, CHIAMATA, SANTITÀ per una antropologia ottimista,
Atti del IV Convegno di Studi su Guglielmo Giaquinta, ed. Pro Sanctitate, Roma 2009
II Docente Pontificia Università Gregoriana e Lateranense
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Simposio Pro Sanctitate