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B. BIONDI - Sulla dottrina romana dell' actio arbitraria.pdf

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t<br />

IIr.<br />

SUI,LA DOTTRINA ROMANA<br />

DEI.I,"AC1TIO ARBITRARIA'<br />

IN'TROI)UZIONE.<br />

SOMMAITI(, : r. I)imcoltò drc prcscnta I'lstituto <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'. Secourkr<br />

I tcstl rlclkr cotupllozlorrc giustinlanea 1' 'actlo <strong>arbitraria</strong>' pernetteva<br />

In stlmt <strong>dell'</strong>ftrtcrcssc locl del convenuto e <strong>dell'</strong>attore; quest'ultimo sarebbe<br />

strrtn irrttodotto da latreone e da Giuliano, Opinioni degli scrittori srr tale<br />

svolgimento. - 2. Questa evoluzione a nostro awiso awenne solo per opera<br />

di Giustinlano. - 3. Piano e scopo del presente scritto.<br />

I. - Su vari elementi dell" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>', chiamata dagli<br />

interpreti '<strong>actio</strong> de eo quod ceîto loco', regnatuttoragrave<br />

incertezza ed oscudtà. Non del tutto chiara ed omogenea<br />

appare la struttura e la funzione <strong>dell'</strong>istituto, nè ci è dato d'intendere<br />

appieno ed in maniera non dubbia la nattra e la costruzione<br />

delf interesse loci <strong>dell'</strong>attor-e e del convenuto che<br />

in detta azione veniva valutato. L'evoluzione poi <strong>dell'</strong>istituto<br />

nel diritto classico, la ricostruzione della formula, il<br />

significato di 'arbitrium iudicis' e <strong>dell'</strong>appellativo di ' <strong>actio</strong><br />

arbilraria ', rappresentano nella abbondante lettetatura antica<br />

e moderna sull'argomento 1) dei problerìli non ancora ri-<br />

r) ConN, Die sogenannte <strong>actio</strong> de co quod cerlo loco, r.877; ntlla<br />

di interessante reca la d.isseitazione di poco anteriore di Tnrprow,<br />

Zur Lehre aon dey <strong>actio</strong> d,e eoquod certo loao, 1875; LpNEr,, Beitrriga<br />

d,es sogenannte ac-<br />

rur Kunde des prdtorisohen Edihls. Die formel<br />

tio de eo quod certo loco und, d,as Wesen dev <strong>arbitraria</strong>e acl'ienes, pagg. 55roo;<br />

Das Ed'ictum Pelpeluurn, II Aufl., pagg. 23+-240 ; LEoIvr, nella


2(' BIONDO IJIONDI slll,t,A t)(yl'l'l{tNA R()MANA t)lir.I,'' Ac't'I() AI{ItI',tRARIA<br />

soluti in nroclo sicuro e definitivo. Tutt'altro che facili e piani<br />

sorro infirrc i testi della materia : si consideri che nel breve<br />

titolo clclle Pandette 'de eo quod certo loco dari oportet ',<br />

XIII, 4, si contengono leggi annoverate sempre ciagli interpreti<br />

fra le più astruse e contradittorie; specialmente poi<br />

la 1. B costituì per essi addirittura una 'lex damnata '.<br />

Ira ragione di tutto ciò, a mio parere, va ricercata nel fatto<br />

che tutto i'istituto <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' subì nelle sue linee<br />

fonclamentali an'alterazione profonda ed essenziale per opefa<br />

dei commissari giustinianei, e credo quindi che ad essi debbano<br />

attribuirsi buona parte delle lamentate contradizioni<br />

ecl incoerenze.<br />

I.a nuova <strong>dottrina</strong> giustinianea <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

si fonda su di un elernento sostanziale di cui rnai si è dubitato.<br />

Si assume infatti concordemente, sulla base dei testi della compilazione,<br />

che nell' ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' dovesse valutarsi ugualmentc<br />

l'interesse del debitore o del creditore ad eseguire od<br />

ottenere il pagamento nel luogo fissato anzichè nel luogo del-<br />

I'azione r). Si ritiene zrnzi che in proposito f istituto in esame<br />

abbia subito uno svolgimento nel diritto classico : fino a Giuliano<br />

1' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' avrebbe compreso solo la valutazione<br />

<strong>dell'</strong>interesse del debitore, a cui, più tardi, per opera di<br />

I,abeone e di Giuliano, si sarebbe aggiunto il nuovo elemento<br />

<strong>dell'</strong>interesse del creditore. Un passo delle Panclette dìt notizia<br />

cli tale svolgimento :<br />

fr. z $ B D. c1e eo quod certo loco, 13, 4: '... Iulianus I,abconis<br />

opinioncm secutus ctiam actoris habuit rationem,<br />

traduz. ctel lib. XIII, tit. 4 tlal Couttnentario all.e I'a.ndette del Gr,uÉcx,<br />

Ap.pendice prima., pagg. 71y96; NlnEn, Obsevuatiu.ncwlae de iwre<br />

rotir,ano. Ad formulam <strong>actio</strong>nis arbitraúae, nella Mnemosyne, trova<br />

series, vol. XXX, pagg. 3tg-3zz; GneoEsrwî2, Aelterc und, neuere<br />

formula avbitraria, nella-Zeitschrift der Sauign-v Stiftung, Bd. XXIV,<br />

rom. Abth., pagg. 2.38-z5r; BEstir,ER, Das Edictunt. de co qttod certo<br />

loco, rgoT; Riccbeowo, nella recensione all'editto perpetuo dci I,I.:NEI,,<br />

iel Bullettino <strong>dell'</strong>Istitttto d,i, dívitlo roinano, vol. XX, pztfl. ror e segg.<br />

I)t'r lau lcl.tcratura anteriore vedi le inclicazioni clel (ìl.urtcr. Contmenlurirt<br />

cif ., t' rlc'l l,tr;peudiac cit.<br />

r) l,rr lor-rrrulaziorrc è clel PaccrtroNI, (-ioz.so di dirilto rorn.drto,<br />

vol. ll, l):ut. .l()1.<br />

I<br />

il<br />

cuius interdum potuit interesse Ephesi recipere : itaclue<br />

utilitas quoque actoris veniet.... '.<br />

Questa evoluzione è però raffigurata t'ariamente dagii scrittori.<br />

Il Lenel 1), cui aderisce il Gradenwitz 2), opinir che Giuliano<br />

nella sua qualità di redattore <strong>dell'</strong>editto perpetuo, tenuta<br />

presente una conforme osservazione cli Labeone, abbia nrodificato<br />

la formula <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'in modo che l'interesse<br />

del creditore potesse pure venire valutato; la ' condemnatio'<br />

giulianea, secondo la ricostruzione clel Lenel, era concepita<br />

ne1 modo seguente : ( fr{n f\u Ao Ao decem aut si quicl alterutrius<br />

interfuit eanr peculliani Ephesi potius quam Rornae solvi,<br />

tanto pluris minorisve condemna, s. n. p. a.' 3).<br />

Di diverso avviso è il Naber a) il quale contro la ricostruzione<br />

leneliana obbietta che difficilmente la formula avrebbe<br />

contenuto l'espressa menzione 'cluanti alterutrius', c1al rnonrento<br />

che, come appare dal fr. z $ B h. t., i giuristi trattavano<br />

e cliscutevano ampiamente sull"officium iudicis' in ordine<br />

alla valutazione delf interesse delle parti 5); ciò fa supporre al<br />

Naber che la 'condemnatio' dorreva essere concepita in urodcr<br />

r) Das Edictttttt, pag. 23r).<br />

'!) Op. cit., pag. :21j ; in questo senso vecli zrnclte I(IPI', Geschichlc<br />

dev Quellen-de:s vóm. Rechts,III Aufl., pag. 68.<br />

$) Analoga è la formula proposta da LrxTEnnor,zNER, Oucllenntcissisc<br />

Zusamnu:nslelluns der Lelne dcs ròrtt. Rechls ton dev Scltttlduerhciítnissen,<br />

Bcl. l, pag.ls5. Nello stesso orrline di idee il BESIiI,ER,<br />

op. cit., pag. 90, suliè òrme clel Ruoonrr, De juris dicliont ed'iclunt,<br />

pàe. ro6, p-ropone la ' condemnatio' : 'quanti altetntrius iuterfuit<br />

l..irr rr."ttrri"rri Euhesi uotius cruarrr Ronra'e solti. tarrto pluris núno-<br />

,isv.,'c. '. I,'equiioco però di qiresta red.aziolte, osservato giustanteute<br />


lrIoNIX) llTONI)I<br />

generico : 'quanti id nomen Romae esse arbitraturus eris,<br />

eius iudex condemnato '. Secondo il Naber, adunque, quello<br />

svolgimento di cui si fa cenno nel fr. z $ B h. t., si sarebbe compiuto,<br />

seÍrpre per opera di Labeone e di Giuliano, per via di<br />

interpretazione dei giuristi in ordine all"officium iuclicis',<br />

senza alcuna particolare modificazione della formula primitiva.<br />

z. - Or a rnc sembra che la cansa c'volutiva <strong>dell'</strong>istituto,<br />

su cui turrto si è discusso, vada ricercata in altra direzione, e<br />

chc clui non si tratti cli una lenta evoluzione iniziatasi con Labt'onc<br />

e ruaturata con Giuliano, ma invece di una profonda<br />

alf,erazione operata dai compilatori nella costruzione classica<br />

<strong>dell'</strong>' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'.<br />

fl rnotivo di questa riforma giustinianea, a mio awiso, va<br />

ricercato nelle mutate condizioni del nuovo diritto, le quali<br />

non avrebbero comportato afiatto la recezione integrale <strong>dell'</strong>istituto,<br />

cosi corne era stato plasmato dall'attività del Pretore<br />

e dei giureconsulti classici. Come si vedrà appresso, infatti, nel<br />

diritto classico l' '<strong>actio</strong> arbttraúa ', in quanto permetteva la<br />

valutazione delf interesse del debitore, aveva una funzione<br />

speciale, in peifetta armonia ed intima connessione colr tutto<br />

il sistema giuridico del tempo. Con Giustiniano, invece, mutate<br />

le condizioni del diritto, e quindi venuti meno quei presupposti<br />

necessari per la sua esistenza,l" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

dcrvette sembrare una soprawívenza inutile, e perciò i compilatori,<br />

per accogliere l'istituto nella codificazione, credettero<br />

opportuno cli ampliarlo, e snatutare quella particolare funzioue<br />

classica clella stirrra clell'interesse del debitore, ponendovi<br />

accanto il nuovo elemento delf interesse del creditore.<br />

3. - Pertanto urr riesame critico cli tutto l'istituto, ricostruendone<br />

la struttura e la funzione che aveva nel diritto<br />

classico, studiando il cadere di questa funzione nel nuovo diritto<br />

e la causa della riforma giustinianea, non sarà del tutto<br />

lrrivo cl'importarza.<br />

l,'iltlagine clte iutenclo intraprenclcrc, come si vetle, è rnolto<br />

coull)lessr ccl irta cli varie clifficoltà ; nra oso sperare che racco-<br />

J-<br />

strt,l^ Ito'l"r'|RlN^ RoMANA 3tCI.r.'' Ac:l'Io ARBI_I'R:c.RIA_' :]<br />

glicnrlo tutto il materiale che ci forniscono le fonti in proposito<br />

c sottoponendolo ad un rigoroso esame critico, si potrà<br />

lrervenire ad un risultato plausibile su questo vessatissimo<br />

istituto <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' e sulle ardue questioni ad esso<br />

attinenti che hanno sempre tormentato gli scrittori.<br />

Iiine del presente lavoro è quello di restituire alla originaria<br />

perfezione ed armonia 1o stato d.el diritto classico su questo<br />

punto, sceverandolo.dalle torbide ed afirettate sovrapposizioni<br />

cli Giustiniano. Dopo questi risultati sostanziali potrà allora<br />

con maggiore facilità afirontarsi il problema della ricostruzione<br />

della formula classica.<br />

Ecco ora il piano del mio esame.<br />

Nel primo capitolo cercherò di determinare qual fosse la<br />

funzione <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' e della stima clell'interesse del<br />


24 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

I.<br />

SOMùI.q.RIO : 4. I,' '<strong>actio</strong> rrrbitraria' nel diritto c'lassico fu intrtxlotta per far evitare<br />

all'attore La 'pluspetitioloco'.-.5.Concetto formale della'pluspetitioloco'<br />

e necessità che l"intentio'


zb tlroNDo llIoNt)I<br />

sunl est utilem <strong>actio</strong>nem in eam rent<br />

comparafe'.<br />

Che questa 'utilis <strong>actio</strong>' nulla sia di diverso dall,,<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>', chiarisce un passo delle Istituzioni giustinianee,<br />

che di sicuro deve ricondursi allo stesso Gaio 1) :<br />

$ S: c. IV,6'...ideo autem plus petere intellegitur...<br />

propter quam causam alio loco pe_<br />

tenti <strong>arbitraria</strong> <strong>actio</strong> proponitur...l<br />

la nredesirrra fuuzionc <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' trovasi inoltre<br />

clelineatzr rrclla parafrasi greca clelle Istituzioni :<br />

IV, 6, 33 '...èrer,Ai ouvéBar,vé oe &nq.r.reio0ar,, oúce èv<br />

tfr'flgéoor òlà tò pl eúpioxeoìuL oe év aùcfr, oúàè èxcò<<br />

ri6 'Egéoou òrà clv plus petitiona, roúrou 7.úpr,v ó praétcor<br />

ènevó1oe .totuitvp èva.yay.fiv. ùóòcoze yàp por è{ouolav<br />

ei xaí èxròq 6vrt tril1'Egéoou xweiv xurú. oou... xry.ì,<br />

òr,*gúyco riv 1>lus petitiona...' 2)<br />

5. - Accertato come 1' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' sia stata introclotta<br />

per far evitare all'attore il pericolo della ,plus petitio<br />

loco ', bisogna da questa prendere le mosse per vedere<br />

in che rnodo cletta azione abbia potuto conseguire lo scopo<br />

voluto,<br />

Nel concetto dei giureconsulti classici 'plus petere, equivale<br />

in ogni caso a 'plus intendere 'B). La causa aclunque per<br />

_ .) Ctr. Irrnnrxr, Stille fonti delle [stíh.r,zioni di G.i,ustinictno, lel<br />

Bttlleltirto <strong>dell'</strong>Isti,hr,to di diritto roilta.no, vol. XIII, pag. r95 ; BnsÉr,nn,<br />

o1r. cit., Pag 5.3; lf.q.Nc:rLEoxr, Cotttyiútdo alto sttutio clcilc iu,terbola-<br />

zitnt.i .<br />

"'...1'te ttniu' -ul. fltrntlc, ncl l;ilan.girrr, r'ol. X-\VJ, y>irt. tìt_r, d. ro.<br />

11 'l'rrrrl. lrr.r'rirri : ' . . . st'r[ crrrn ilzr. ficrt.t, utt,qo a te ìrriiaouamne_<br />

tetc Ptrsstrrr, ('lutr ullll(lniurr. liplrc-si (.ssr.s (lrt:(luc erriur tiphÉsi petère<br />

potcralr_r, crrrrr-ibi lulrr(lr.riun irrvi.rrit.rrrtrrs (.sscs,^nc(flle extrà Ephàsum.<br />

ne iu.plusp,t.titiorrerrr.i'rrcirltr-crrr), itlco Pr.aetor haric i'tentiori";;;"1<br />

posuit, Iacnltatcrrr errirrr rrrihi tlctlit extra Elthesunr (luoque a te^petendi.<br />

. . ut ita plus petitionern titenr. . . '<br />

3) Cfr. KELr.En-\VacH, Dey yòtnisclteCit'ilbyozess. \rl .4.ufl.. r)as.2ro<br />

Annr..5or, e di reccnte BESÉLER, op. cit., paàg:-ó. A lorto ii Òr,nr-,<br />

Bettrdge zuv Bearb"iltntg de s ròtn. RecJtts, iteii. "r, IJeber t,tttsl>etilioti.<br />

pag. 44 e segg., Iiurita


28 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

m gr.rt"l,A rxvr"tRiNA RoMANA I)DLI.' ARU:'I-RAR:IA'<br />

.lcr-to ?2<br />

Questo risultato è però combattuto dal Cohn 1) il quale<br />

sostiene invece esser 1' 'intentio ' della formula ' in lokaler<br />

Beziehung ganz indiffeîent' e nega quindi che nell' '<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>' sia stata necessaria I'inserzione del 'locus solutionis'<br />

nell' 'intentio '.<br />

Ma, a parte la fragilità degli argomenti addotti dal Cohn 2),<br />

i testi che qui riporto costituiscono la più splendida riprova<br />

delle induzioni fatte :<br />

$ E3 c. Inst. IV, 6 : 'Loco plus petitur, veluti cum quis<br />

icl, quocl certo loco sibi stipulatus est, alio loco petit sine<br />

comrncmoratione illius 1oci, in quo<br />

sibi dari stipulatus fuerit: verbi gratia<br />

BEKKER, D'ie Ahtionen des vòmischen Priuatvechts, Bil. II, pag. r33<br />

Anm. 8. Ma contro l' ' iatentio in factum', decisive sono le osservazioni<br />

del f.ENEr., Bei,trcige cit., pag. 65 e segg. ; Das Ed,'ictum, p^9. 234;<br />

per l" intentio in ius' vedi anchel(aRr,owA, Ròrn. Reclttsgesahichte,<br />

II, pag. 1366.<br />

r) Op. cit., pag. z6 e segg. ; Bei,trtige zwr Bearbe'ítttng des rònr..<br />

Rechts, Bd. l, Heft L, Uebev Pluspctilion, pag. 55 e segg.<br />

2) Vedi per una minuta confntazione BESF;LER, op. cit., loc. cit.<br />

Su d'uno clei principali argornenti conviene ancora irrsistere. Il Conw<br />

obbietta che se f intentio : ' s. p. Ntt Nn Ao Ao d.ecem clare oportere '<br />

fosse uguale a ' s. p. Nn N" Ao Ao decem hoc loco (Romae) oportere ',<br />

quest'ultima ' intentio ' non potrebbe consurirare l'obbligazione lrasèente<br />

dalla 'stipulatio' : 'ilecem Ephesi mihi date épondes ? ',<br />

e quindi il cred.itore avrebbe potuto ripropoÍre l'azione. Ma è stato<br />

ossèrvato giustamerrte clal BBsÈrBn, op. "i1., pag. 2,.23., she la corsumazione<br />

si avverava, appunto perche ' Ephesi dare' e 'Romae dare'<br />

sono 'eadern res '. }I. l(nunCnn però (recensione al Beselet, nella<br />

Zcilschrift der Sauigny StiJhLng, rom. Abth., Bcl. XXIX, pag. igz e<br />

seg.) osserva in contrario, che ' Ephesi dare' e 'Romae d.ate' non<br />

soiro ' caclcnr rcs ', tzurto vero, che se il creditore per il sodisfacirnento<br />

tli rura obbligaziorre di rlare ccl .Efeso agisce a Iìorna, viene respinto<br />

pt.r ' lllrrs lx,titio '. I.'olrhieziorre parrrri ch


:ìo<br />

I]IONDO IJIONDI<br />

nese'l), dalle prime parole con cui s'inizia il foglio zo7 che<br />

chiudono la trattazione sulla 'plus petitio loco ' : 'id est non<br />

adiecto loco'.<br />

6. - Ma la ragione sostanziale per cui il creditore, agendo<br />

in un luogo diverso da quello stabilito, incorreva nella 'plus<br />

petitio loco', consisteva in ciò, che coll'azione ordinaria proposta'alibi',<br />

si veniva a togliere al debitore quel particolare<br />

vantaggio, quella speciale 'utilitas ', come si dice nelle fonti,<br />

che egli si riprometteva di conseguire paganclo la sommadovuta<br />

nel luogo stabilito.<br />

Ciò è cletto esplicitamentc nel citato passo delle Istituzioni<br />

giustinianee :<br />

$ Sg c. IV, 6 ' . . . ideo autem plus petere intellegitur,<br />

quia utilitatem, quam habuit promissor,<br />

si Éphesi solveret, adimit ei<br />

pura intentione...'.<br />

Conforme troviamo altresl la Parafrasi:<br />

'...ei '8è puros,... eio&yera.r. plus petìticon.


,<br />

i<br />

32<br />

BIONI)O AIONDI<br />

incompetenza del magistrato avente giurisdizione in un luogo<br />

diverso da quello stabilito dalle parti 1), ed il Cohn 2) credè di<br />

aver trovato il fondamento della 'plus petitio loco' nella<br />

limitazione <strong>dell'</strong> 'officium iudicis' la quale avrebbe vietato che<br />

il giudice potesse conoscere d.i una obbligazione da eseguirsi in<br />

un luogo diverso da quello <strong>dell'</strong>azione.<br />

I testi sopra riportati e le consiclerazioni fatte ci dispensano<br />

da una critica particolare cli queste opinioni.<br />

Z. - Se il fondarnento della ' plus petitio loco ' stava adunque<br />

in ciò, che il creditore agenclo 'alibi' veniva a togliere al debitore<br />

il vantaggio ('utilitas ') di pagare nel luogo stabilito,<br />

è intuitivo che 1' '<strong>actio</strong> arbittaria', destinata appunto a far<br />

evitare la 'plus petitio loco ', doveva essere costruita in modo<br />

che il debitore non venisse a perdere quella 'utilitas '. Ed in<br />

realtà la formula <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> 'proposta dal Pretore<br />

permise che venisse stimata giudizialmente questa 'utilitas '<br />

del debitore e dedotta dalla somnra contrattuale s).<br />

Ciò trovasi enunciato nel modo più chiaro nel $ pitì volte<br />

citato delle Istituzioni giustinianee e nella parafrasi :<br />

'... id.eo autem plus petere intellegitur, quia utilitatem,<br />

quam habuit promissor, si Ephesi solveret, adimit ei pura<br />

intentione : propter quam causam alio loco petenti a r b itraria<br />

<strong>actio</strong> proponitur, in qua scilicet<br />

ratio habetur utilitatis, quae<br />

promissori competitura fuisset, si<br />

illo loco solveret...'<br />

con maggiore determinatezza il parafraste riferisce :<br />

_ 1) Cf_r. Sevrcxv, Sistema di diyilto lolna.no attotale, trad.. Scialoja,<br />

vol. VIII, pag. 216; BEîHMANN-HoLr.wEc, Verswahe ùber einzelnen<br />

The,íle dey fkeorie der Ciuil,prozcssds, pag. 46; recentemente<br />

anche _LEoNntno, Erfii,llungsort wid, Schuldoit,,"pa!. ú.<br />

,) Qp. cit., pag. z1j e segg.<br />

3) E un mero equivoco quello <strong>dell'</strong>Acc,lnres (précis dc d,roit<br />

rotnain, tom. II, n. 86.3 n. r) il quale, a proposito di ouei eiuristi che<br />

avversavallo la considerazione àell'inte^resie <strong>dell'</strong>attòre, "scrive che<br />

essi: 'aboutissaient à un résultat bizarte; c'est que l,<strong>actio</strong> de eo<br />

q. c. l. aurait protégé le débiteur bien mieux que le créàncier e t tr o u r _<br />

tant c'cst en f aveur de ce d.ernier c1 u',elle<br />

avait été introduite'!!<br />

il<br />

I<br />

I<br />

I<br />

Iilrt,t,A txfl"ltUNA l{()MAN^ l)lil,l,' ' Act'ro Al{IlI'l'l{Àt{I^ .)J<br />

' ,.. xal où Eei xucuSm&(ea0ocl ei6 tù p vopíoptocta aútòv<br />

èxr6q rìÉ'Egéoou. 8ei yùp è(ocr,pe0!var, t6v p vopr,opr,cÍcov<br />

tooocùca, 6oa (1plloùron èxrè,< t!6 'Egéoou xacapotì,óv.<br />

ru1òv yàp èv tfr 'Pópr,1 cò Xpéo6 xoccaBctleiv uvuyxa.(6prevo(,<br />

Socruav{ x volt"iop.ata ei6 cò zcepr,zcor,iooct éocutQ clv<br />

xooótntu, iv èXpiv pr,or So0ivar xai Arù coùto oú xotraStx&(eru<br />

èu< cù. p, d).ì.' ei< rù.7E...")<br />

Dopo queste esplicite attestazioni, non metterebbe conto insistere<br />

sulla funzione della stima <strong>dell'</strong>interesse del debitore e<br />

sulla sua esclusiva connessione colla 'plus petitio loco ', se<br />

ciò non fosse stato disconosciuto di recente dal Beseler. Questo<br />

scrittore, come si è visto sopra, riconosce giustamente la necessità<br />

che 1' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' menzionasse nell' ' intentio '<br />

il luogo di pagamento frssato dalle parti, ma prende uno strano<br />

abbaglio quanclo ritiene che ad evitare la ' plus petitio loco'<br />

bastasse solo 1' ' adiectio loci ' rrell' 'intentio', e concepisce<br />

la stima delf interesse nell' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' come qualche<br />

cosa di inclipendente ed autonomo dalla 'plus petitio loco' ').<br />

Come si può infatti disconoscere la vera funzione della stima<br />

delf interesse del debitore, quando essa trovasi scolpita nettamente<br />

nel pensiero dei giuristi classici, ed è sempre viva ed<br />

operante nelle loro decisioni ?<br />

Gaio da cui fu estratto il S S: c. Inst, IV, 6, un testo inso-<br />

t; îracl. Ferrini : '. . . ncqrle oportet eurn extra ììphesunr in C<br />

arreos condemnare : a C ergo aureis tantura est deducerrdum, quanti<br />

eius interest Ephesi solr'ere. forte enim coactus Rontae debitum solvere<br />

XX aureoS impend-it ad summarn comparandam, (pram mihi dare<br />

oportebat; et ideo non in C aureos conclemnabitut, sed in LXXX. . . .<br />

^ t) Op. cit., pag. 68 e seg. Il pensiero del Beseler su ciò si deduce<br />

chiaralrente, oltre che dalla ricostruzione <strong>dell'</strong>editto (pag. 67) da<br />

ouanto scrive a oae. 68 : 'Dnrch z.rvei llomente unterscheidet sich<br />

d.ìe <strong>actio</strong> arbitraiia" von der cond.ictio certae pecuniae, tlurch die<br />

loci in intentione adiectio un


34<br />

BroNr)o I]roNI)r<br />

spettabile sotto tutti i punti di vista, e ritenuto quindi a torto<br />

interpolato dal Beseler 1), ci delinea nettamente il concetto<br />

della ' plus petitio loco ' in questi termini:<br />

'...plus petere intellegitur, qui a utilitatem,<br />

!Iuam habuit promissor, si Ephesi<br />

solveret, adimit ei pura intentione';<br />

ed in stretta connessione, come di causa ad effetto, continua<br />

immediatamente glopo :<br />

'propter quam causarn... <strong>arbitraria</strong> <strong>actio</strong> proponitur,<br />

in qua scilicet ratio habetur utilitatis,<br />

quae promissori competitura<br />

fuisset, si illo loco solveret'.<br />

Inoltre i giuristi, anche posteriori a Gaio, riguardo all'applicazione<br />

<strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' sono sempre guidati unicamente<br />

dal criterio della esisteîza o meno <strong>dell'</strong>interesse del<br />

debitore e de1la possibilità che esso venga valutato.<br />

Cosi nel fr. z $ z h. t., Ulpiano, lib. XXVII ad ed., in<br />

caso di stipulazione alternativa, decide che il creditore :<br />

'...non debet detracto altero loco experiri, n e a u f erat<br />

loci utilitatem reo.<br />

E Paolo, lib. XXVUI ad ed., nel fr. z7 D. tz,6 nega l'applicabilità<br />

<strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' alla 'indebiti solutio' con<br />

questa motivazione :<br />

non enimexi sti mati onem solventi s eadem<br />

species repetitionis sequitur .'<br />

Lo stesso ci attesta Ulpiano, lib. XXVIII ad ed., nel fr. g,<br />

pr. D. 13, 6 in orcline ai giudizi di buona fede per la ragione che<br />

'offi.cioiudicisinest, u t r at i o n e m I o c i h a b e a t'.<br />

1) Op. cit., pag. .53 e seg. Non è possibile ammettete, come vorrebbe<br />

if Bnsnr,En, che Gaiò abbia scritto 'ea intentio proponitur<br />

in qua loci mentio fit...': a parte la strana singolarità della proposizione<br />

di una 'intentio ', Gaiocertamentenon potèavere scritto:<br />

î ea 'intent'ío proponiturin qua. . .inquatatio habdturutilitatis. . .'<br />

La parafrasi, a cui si richiama il Beseler, a mio avviso, conferma<br />

pienamente la classicità clel passo; è strano però corne il Fnnnrrcr,<br />

traduca la frase ènevó1oe ror,arltr;v Évayorl{v per ' hanc inten tionem<br />

proposuít'. 'Evory


36<br />

lroNIX) llroNt)r<br />

debatur agendi facultas competere... ideo visum est<br />

utilem <strong>actio</strong>nem in eam rem comparare'.<br />

fr. 3 h. t. Gaius, lib. IX ad ed. prov. : 'Ideo in arbitrium<br />

iudicis refertur haec <strong>actio</strong>, quia scimus,<br />

quam varia sint pretia r e r u m per singulas civitates...'<br />

fr. 5 h. t. Paulus, lib. XXVIII ad ed. : 'Si heres a testatore<br />

iussussitcerto loco quid d a re, a r b i tr aria<br />

<strong>actio</strong> competit'.<br />

îr. 7 h. t. Paulus, lib. XXVIII ad ed. : ' In bonae frdei<br />

iudiciis, etiamsi itr contrahendo convenit, ut certo loco<br />

qui d p raestetur, ex empto vel vendito veldepositi<br />

<strong>actio</strong> competit, non <strong>arbitraria</strong> <strong>actio</strong>'.<br />

S r: 'Si'tamen certo loco traditurum se quis<br />

stipulatussit, hac <strong>actio</strong>ne utendum erit'1).<br />

Or nulla prova che questi frammenti siano stati alterati<br />

dai compilatori a fi.ne di ricomprendere nell'ambito <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong> ' anche I'azione'de certa re', e che i giuristi abbiano<br />

scritto invece, come vuole il Beseler, 'ea intentio proponitur<br />

in qua loci mentio fit ', oppure 'adiecto loco in intentione<br />

agendum' e simili.<br />

Non 1o provano affatto quei due testi su cui il Beseler costruisce<br />

la sua congettura 2), e che qui bisogna prendere brevemente<br />

in esame :<br />

fr. 4 D. 13, 3, Gaius lib. IX ad ed., prov. : ' Si merx aliqua<br />

quae certo die dari debebat, petitasit, veluti vinum oleum<br />

frumentum, tarfti litem aestimanclam Cassius ait, quanti<br />

fuisset eo die, quo dari debuit : si cle die nihil convenit,<br />

quanti tunc, cum iucliciun acciperetur. idemque iuris in<br />

loco esse, ut primum aestimatio sumatur eius loci, quo<br />

dari debuit, si de loco nihil convenit, is locus spectetur,<br />

quo peteretur. [quod et de ceteris rebus iuris est Tribi 21.<br />

1) <strong>Sulla</strong> genuinità o rleno di questo frammento ved.i però oltre.<br />

- 2) Nou è.serio I'argomento.che il BBsnr,DR, op. cit., pag. 53, vuol<br />

ricavarc ,"lolla c. un. C. 3, 18.<br />

3) Cfr. I{rccr)BoNo, nello scritto citato alla nota seguente.<br />

ri<br />

suì.f,^ txtt'fltlNA I{oMANA tlr':1,r," lcîro ARlllTRARra JI<br />

fr. zz D. rz, t, J:ulianus lib. IV ex Minicio : ' Vinum,<br />

quod mutuum datum erat, per iudicem petitum est : quae'<br />

situm est, cuius temporis aestimatio fieret, utrum cum da'<br />

tum esset an cum litem contestatus fuisset an cum res<br />

iudicaretur. Sabinus respondit, si dictum esset quo tempore<br />

redderetur, quanti tunc fuisset, cum petitum esset. interrogavi,<br />

cuius loci pretium sequi oporteat' respondit, si<br />

convenisset ut certo loco redderetur, quanti eo loco esset,<br />

si dictum non esset, quanti ubi esset petitum' 1).<br />

Questi frammenti distinguono due ipotesi : una in cui è<br />

stato determinato dalle parti il ' locus solutionis ', l'altra in cui<br />

nulla su ciò si sia stabilito. Riguardo alla prima, i1 Beseler<br />

sostiene che l'azione intentata 'alibi', che in quei testi si<br />

plesuppone, non poteva essere l"<strong>actio</strong> arbitratia ', mainvece<br />

la comune'condictio 'coll' 'adiectio loci 'nell' 'intentio '.<br />

Or questa alternativa presentata da1 Beseler importa che<br />

duplice o con diversa caratteristica dovesse essefe 7'azione pte'<br />

supposta nelle due ipotesi fatte da quei testi: l" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

o la ' condictio certae rei ' coll' 'adiectio loci'<br />

qualora fosse stato determinato il 'locus solutionis', e<br />

la semplice 'condictio' nel caso inverso. Ma l'identitàr as'<br />

soluta <strong>dell'</strong>azione risulta eviclente. Nel fr. 22, cotne pure nel<br />

fr. 4, si ammette come premessa generale : 'Vinum, quod mutuum<br />

d.atum erat, per iudicem petitum est...' ; e solo in ordine<br />

alla questione ' cuius temporis aestimatio fieret ' e ' cuius loci<br />

pretium sequi oporteat', Minicio riferisce il responso di Sabino<br />

che distingueva le due ipotesi 'si dictum esset' e 'si<br />

dictum non esset'. Se questo era ad.unque l'ordine di idee<br />

clel giurista, vuol dire che assolutamente identica doveva essere<br />

l'azione nelle due ipotesi 'si convenisset ut certo loco<br />

rcclderetur', 'si dictum non esset', e che quindi questa distinzione,<br />

come la precedente sulla determinazione o meno<br />

rl A torto uuesto frammento è stato collocato a capolista delle<br />

Irrrrr,',sr' 'lt'gcs dàmrratae': cfr. RrccoBoNo. Studi cvitici -sulle fonti del<br />

liritto rorn'rhto, :nel Bulleltino delt'Ist. di dir.rcm., vol. VIII, pag,232.


38 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

del 'tempus quo redderetur', rifletteva unicamente l,interpretazione<br />

della 'condemnatio ' nella . condictio certae rei ,<br />

in ordine alla 'aestimatio ' della cosa dovuta ). Nè il .locus<br />

solutionis ' fi.ssato delle parti avrebbe potuto avere efficacia<br />

per la determinazione del luogo <strong>dell'</strong>azione, dapoichènel caso<br />

esaminato dai giuristi in quei frammenti, come ci attestano<br />

le espressioni c1i indubbio significato da essi adoperate 2), il<br />

luogo di pagarnento anzichè forrnare parte integrante del con_<br />

ttatto , era stato fissato mediante ' conventio , priva d i forma B) ,<br />

la quale se poteva avere efficacia, secondo la d.ecisione<br />

di Sabino e di Cassio, in ordine alla stima della cosa d.ovuta,<br />

certarnente no' sarebbe stata di ostacolo a che il creditore<br />

agisse in un luogo diverso.<br />

9. - Riguardo alla natura della stima dell,interesse nell, , <strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>', il Beseler opi'a che il giuclice dovesse cond.annare<br />

in una somma avente 1o stesso valore obbiettivo di quella<br />

dor,'uta nel luogo stabilito a).<br />

Questa costruzione è però campata in aria e prescinde dai<br />

dati più sicuri che noi abbiamo <strong>dell'</strong>istìtuto 6).<br />

Se, come si è cercato sopra di mettere in evidenza, l,,<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong> ' fu introdotta per evitare il pericòlo della'plus petitio<br />

loco', e con questa particolare funzioneconnettevasiesclu_<br />

sivamente, fino agli ultimi giuristi classici, la stirna dello inte-<br />

- t) gò non era irrfrequerrte rrei giuristi: vedi fr. sq D. ai. r :<br />

fr. óo D. eod. ; fr. 3 D.13,3 (su di e"sso cfr. peròftancúí. ""ntl':Sia;<br />

1.n onorc di Vittorio Scialoja, vol. I, pag. r j3) ; per la,"cndita védi<br />

anche fr. 3 D. 19. r.<br />

.. .r.) Fr. r.3 cit. : . . . si de die nihil convc nit. . . si de loco<br />

ntl_rl_Icoltvcnit; ir. z: ci1.:'... si ùictrrur csset ouotemtore<br />

redderetur... si clicturn rron esset... si co"uèrìl .r;;T;<br />

certo loco redderetur... si d.ictur' nonesset'. ni r.àul" a à"iste<br />

espressioni si comPrend.ono affatto<br />

'on<br />

i dubbi t.<br />

I-(quocUn, recensione cilatq, pag. 496 ; certanrente, " cred.o, ".itu"7Jààr ;";1;;<br />

di$coltà nel fr. 13 tluel 'daii deuujt ;, it cui ;È;i"-;H".i;;<br />

dalle parole seguenti 'si de die nihil convenit, ";i";;<br />

. t) ln q_uesto senso ve


40<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

presso rnutilato dai compilatori, inizia una speciale trattazione<br />

sull' 'officium iudicis' nell" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>', la quale<br />

doveva essere molto particolareggiata ecl estesa, come lasciano<br />

supporre le prime parole introduttive : 'Nunc de officio iudicis<br />

huius <strong>actio</strong>nis loquendum est... '.<br />

ro. - Dalf indagine fatta sin qui si può concludere che<br />

l' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' fu introdotta nel diritto classico perfare<br />

evitare all'attore il pericolo della 'plus petitio loco' e che a<br />

tal fine constava di due elementi caratteristici : l'' adiectio '<br />

del 'locus solutionis ' nell" intentio' e la deduzione dalta<br />

somma clovuta dcll'interesse del debitore ad eseguire la prestazione<br />

nel luogo stabilito anzichè in quello <strong>dell'</strong>azione. I-,a<br />

stima delf interesse del debitore, aclunque, in tanto giustificavasi<br />

in quanto aveva la funzione essenziale di far evitare<br />

la 'plus petitio loco '.<br />

II.<br />

SOIII{^.\RIO : rr. Iivoluzir:ne tlclf istituto. Scorruessione e clisarnronia in cui viene<br />

a ttovarsi f interessc tlcl crccìitore col precerlentc stato tli tliritto. - r:. Nel diritto<br />

giustinianeo cleve suplnrsi rura rnorlificazionc nei priucipi clell' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

a cansa (Ìel lenir nreno tlel cotrcetto r: degli effetti dcller 'pltts petitio ' classica.<br />

,A.rgonrento che si ricara rìal $ 33 Inst. IV, 6. - r3. I'interesse del creclitore<br />

non fu introdotto da l,abeone. !ìsame (lel fr. 15 I). 16, z. - 14. Difficilmente<br />

potè essere introdotto tla Giuliano: I'aolo (fr, z7 D. ra, (r) ecl tl$iano (tr. z $ z<br />

D. h. t.) mostrano cf iqnorarlo completamente.- 15. I frarnrnenti r e 3 D. h. t.<br />

ed il 33 c. Inst. I\r, 6, airpartenenti a Gaio attestauo che 1a formola <strong>dell'</strong>editto<br />

"s perpetuo anlnettcva la stima clel solo interesse del debitole. --- ró. Conclusione<br />

su questi testi.- 17. 11 îr.8 h. t. e la sua iltelpolazione. Valore rÌi essa.<br />

18. Il fr. z -<br />

1rr. h. t. non è che una fonmtlazione generale ilei compilatori.-<br />

r9. IlsaÌrc del fr. : S 1l h. t. Ricostruzione rlella prirna parte. -<br />

zo. I.,-satne della<br />

secorrdn partt'. I'irrtervento r'lei conrlriliìtori. -- 2r. hr.dizi rli fonuir. -- 22.Iilemerrti<br />

ricaviLti dalla sostrurza. .\rgonrclto rÌecisivo conlro le classicità rlelf interesse<br />

rìcl crcrìitorc. l,rr citazionc rli lalrconc e rii (iiuliauo ù unar courplcta falsi6caziorre<br />

dci cornpilirtori. * 23. I.u riprovir rlclla eszìtta ricostrnziole della prima<br />

parte clel fr. z g E e dcllzr intcqrolazione tli tutto il resto siiha nel sunto dei Basilici.-24.<br />

Interpolazionerlcllac.un.C.3,18.-25.In tretestidellePandette<br />

si pre-supporre come ligcnte nell"<strong>actio</strong> atbitraria' I'iuteresse del creclitore.<br />

Si pone lir tesi che essi siano stati adattati a ciò clai compilatori. - zC). Esame<br />

clel fr. ro Lt. t. - 27. Del fr. .z "s 7 h. t. - 28. Del Ir. 4 1,r. h. t.<br />

rr. <strong>Sulla</strong> base clei testi della cornpilaziorre cli Giustiniano,<br />

-<br />

si assume clagli sclittori che ia <strong>dottrina</strong> deil' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>',<br />

l)cr ol)cra di I,abeone e cii Giuliano, dovette subire un anrplia-<br />

!i(Il,t,^ I)()'l"l'tìtNA fìolfÀNA I)ÉLI,, . ACTIO ARBITRARIA<br />

ur('nl(t ttotc'vtllc tìcterminato dalla introduzione del nuovo<br />

t'lt'utt'ttt


42<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

tore 1), e corlle mai il Pretore, secondo la formula proposta<br />

dal l,enel (' cluanti alterutrius interfuit'), ed i giuristi nei<br />

loro scritti abbiano potuto accomunare sotto unico concetto<br />

ed unica espressione (' alterutrius ' 'utriusque ') elementi sì<br />

disparati.<br />

Si aggiunga inoltre, che mentre la concezione originaria<br />

delf istituto balza limpida e ben netta dai testi riportati nel capitolo<br />

precedente, e s'incardina perfettamente con i principi<br />

processuali vigenti nel diritto classico, invece la concezione<br />

<strong>dell'</strong>istituto clopo Ia presunta iturovazione giulianea appare torbida<br />

ed incoercibile per una ricostruzioncorganicaccl unitaria.<br />

Ecl invero, quclla clisparità. cli prcsupposti c c1i nornre regolatrici<br />

dei due interessi, testè messa in evidenza, rende un tal<br />

compito poco agevole, e pertanto i vari tentativi fatti in<br />

proposito devono riputarsi falliti. Così il sommo Cuiacioz),<br />

volendo unifi.care tutto f istituto sotto il concetto della mora,<br />

ammise che I'interesse del creditore dovesse essere valutato<br />

in caso di 'rnora solvcndi ', e c1uello del clebitore nel caso di<br />

' mora accipierr


44<br />

rlIoNl)() IrIoNl)I<br />

niano appurto nel $ 33 Inst. IV, 6, copiando sostanzialmente<br />

c1a Gaio, tratta clegli efietti della ' plus petitio' classica come<br />

cli norme non più vigenti a1 suo tempo :<br />

'Si qui agens in intentione sua plus complexus fuerit,<br />

quam adeum pertinet, causa cadebat id est rem<br />

amittebat, nec facile in integrum a praetore<br />

restituebatur...<br />

Nello stesso $ si parla della ' plus petitio loco ' e clelf introduzione<br />

c1ell" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>':<br />

' ... proptcr qrlallt causanr alio loco pctcnti <strong>arbitraria</strong><br />

<strong>actio</strong> proponitur, irr rlua scilicet ratio habctur utilitatis,<br />

quae prom,issora compctitura fuissct si illo loc


,lr ) IIIONIX) JII()NI)I<br />

I,a lezionc ' Titii ' al posto di 'tua ', che si trova nella<br />

Vulgata r) certaruente va respinta ; anzittttto, perchè il testo<br />

in tal rnodo verrebbe a comprendere nella 'causa crediti '<br />

per una obbligazione di dare in un luogo stabilito solo l'interesse<br />

del creditore, in secondo luogo, è avversata dal passo<br />

corrispondente dei Basilici, il quale ci attesta come ladecisione<br />

di Giavoleno riferivasi solo all'interesse del debitore 2).<br />

Che nel testo non sia tutto in ordine, è provato da quell'assoluta<br />

non corrispondenza del 'quoque' : nessun giurista a<br />

cui fosse stato richiesto'an hoc quoque pensandum sit<br />

quanti nlea interf uit', avrcbbc supinamente risposto'earn<br />

quoque l)ccuniant, clua"nl ccrto<br />

loco promisit in cornpensationem clcduci oportet':<br />

ed inelegante riesce poi la frase'an hoc...!truanti mea<br />

interfuit'.<br />

Ora il responso di Giavoleno, la cui indiscutibile integrità<br />

ci è confermata dai Basilici, dimostra come ben diversa doveva<br />

essere la questione sottoposta al giurista. Nel responso<br />

la valutazione delf interesse ha un'importanza del tutto<br />

accessoria, dipendente dalla decisioneprincipale :' eam quoque<br />

pecuniam... in compensationem deduci oportet' ; il giurista<br />

decide che anche quel credito può compensarsi, ma, tenendo<br />

presente i principi dell" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>', si affretta asoggiungere<br />

che il credito deve essere compensato ' cum sua causa',<br />

cioè tenendo conto delf interesse del debitore 'certo loco '.<br />

Quindi probabilmente il clubbio del richiedente verteva<br />

appunto su ciò, se ancheilcredito' certoloco' potessecompen-<br />

sarsi e la 'quaestio' presso a poco doveva essere formulata<br />

così : ' an hoc quoque peusanclum sit [quanti mea inter-<br />

fuit certo loco dari 'l 3).<br />

1) Ved.i anch.e Scnur,TrNG, Nolde ad Digesta, ad h. l.<br />

2) Bas. XXIV. ro, 5 ; Eleimb. III, 46.<br />

s) Cfr. anche Busr:rBn, op. cit., pag. 92. Il prononre ' ltoc ' si riferiva,<br />

comè risulta senza alcuna ambiguità dal cbntesto, al credito ccrto<br />

loco da oppotsi in compensazióne. Il periodo chiuso itr parcntesi<br />

rluadra "i,frre manifeétamente insiti'cio ; f intrusione ^proviene<br />

lirol;abilmèite cla clualche studioso che avesse poco o nulla ctrmpreso<br />

rrel tcsto di Giavoleno.<br />

illll.l,A<br />

lrlrl I l


46<br />

IJIONI)O I}IONI)I<br />

è vero non si parla direttamente della valutazione d'interesse<br />

nell" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ', ma è chiaro che se al tempo di Paolo<br />

detta azione avesse compreso anche la stima <strong>dell'</strong>interesse del<br />

creditore, sicuramente il giurista, comentando I'edittol), non<br />

avrebbe datounaragione così unilaterale (' non enim existimationem<br />

solaentis eadem species repetitionis sequitur ') per negare<br />

l'applicazione <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' alla 'indebiti solutio'.<br />

Nello stesso ordine di idee troviamo altresì Ulpiano il<br />

quale nel fr. z $ 2 h. t., estratto dal lib. XXVII ad ed., a proposito<br />

di stipulazione alternativa 'Dphesi decern aut Capuae<br />

honrinem clari ', clecide chc il creclitore :<br />

'nonclebetdetracto altero lclco cxperiri, ne auf e -<br />

rat loci utilitatem reo'2).<br />

Di fronte a questi frammenti rispecchianti ancora nella fi.ne<br />

del periodo classico quella concezione delf istituto che sopra<br />

ho cercato d.i ricostruire, riesce ben difficile ammettere che<br />

essa si sia potuta mutare ed ampliare al tempo di Giuliano ;<br />

e pertanto, sorge grave il sospetto che non ai classici debba<br />

ricoirdursi quella lluova figura <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> arl>itraria ', che si<br />

affaccia ora nei testi de1la compilazione giustinianca.<br />

1) Nel lib. XXVIII Paolo comentava l'editto 'de eo quod certo<br />

loco dari oportet' : cfr. LENEL, Palingencsia, vol I, col. rozr. Ed<br />

il fu. z7 faieva parte di una rnirruta Irattazione intorno ai singoli<br />

casi di applicazione dell"<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>', come ci attestano iJr.i<br />

5 D. 13, 4 e 7 pr.,g r D. eod..<br />

':)<br />

11 principio contenuto in questo g lungi dall'essere annientato<br />

dal successivo S:, court. si ò preteso, (cfr. Gr,unt'x, op. cit.,846,<br />

tra.J. it., l)lrgg. r zz-rz5) ricevr: rla csso solo rrna rlLgiortwolc limitazione<br />

lcl seuso chc la facoltà


5o<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

Il silenzio assoluto di Gaio sulla innovazione di Giuliano è<br />

spiegato dal I,enel 1) ritenendo che ivi I'istituto dell" <strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>' sia considerato, non nel suo insieme, ma solo come<br />

il mezzo per evitare la 'plus petitio loco', e perciò ilgiurista<br />

s'intrattiene solo sulf interesse del clebitorc trascurando del<br />

tutto la innovazione giu.lianea.<br />

Or se ben si guardi, questo rilicvo


jj.?<br />

ÙIONDO IJIONDI<br />

qualc iruportanza poteva, i'fatti, avere per il creditore la cli_<br />

versità clel tasso delle . usurae , nei vari iuoghi ? fnvéce ciò<br />

riguarclava esclusivamente il debitore: suppongasi che questi,<br />

convenuto a Roma, mentre erasi obbligato a pagare acl Efeso,<br />

è costretto a prendere a prestito nel luogo ilelr'azione ra somma<br />

cla pagare ; ora, se nel luogo clell,azione il tasso clelle . usurae ,<br />

è uraggiore che ar1 Efeso, si comprencle bene corne questa differenza<br />

possa costituire<br />

' suo int"r".se loci da dedursi clatel<br />

solnnìa dovuta 1).<br />

E lc stessc parore cri Gaio; . pecu'iarur,... .riis locis faci_<br />

lius et levibus usuris invcriorrtur, alìis rliflìcilius et<br />

gravibus usuris ', lireserrta'o lr|1lu'to alla noslra nrcltc l,idea<br />

di un debitore che, convenuto in un luogo cliverso cla quelio<br />

stabilito, va a farsi prestare la somma clovuta ed è costretto<br />

acl impegnarsi per .usurae , maggiori di quelle consuete nel<br />

luogo in cui erasi obbligato u pug-".<br />

Adunclue Gaio tanto nelle , res cottidianae , quanto nel<br />

comento all'edittoprovinciale conosce come vigente nell, .ac_<br />

tio <strong>arbitraria</strong>' solo la stinra clell,interesse del debitore; e ciò<br />

rnentre fa cadere la spiegazione clel Lenel sul ,if"rrrio ìfi<br />

Gaio nel $ SS c intorno all,interesse del creclitore, esclude al_<br />

tresì che tale silenzio possa spiegarsi ammettencì.o che quel<br />

giurista anche qui, come spesso 2), si mostri ignaro del rnovi_<br />

mento giuridico del suo tempo perchè segue un antico mo_<br />

clello s).<br />

_ - t) Questo caso trovasi configurato, come<br />

i:t$,ffi :i?drit1=r;a-.'i,'i'''i*-itii**i#<br />

F^:r_,: &;;:ft;{ù';;? eaur


17. - Qualsiasi<br />

lIIONI)O I}IONL)I<br />

clubbio intorno all'origine giustinianea dello<br />

intercsse clel creclitore dovrà svanire di fronte al fr. B h. t.<br />

chc, opportullamente sceverato dalle alterazicni tribonianee,<br />

inostrlr c1uali siauo state le norme vigenti nel diritto classico<br />

in ordine alla stirna delf interesse nell' ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'.<br />

Africanus, lib. III quaestionurn: ' Centum Capuae dari<br />

stipuiatusfideiusscrem accepisti: ea pecunia ab eo sinriiiter<br />

ut ab ipso promissore peti ciebebit, id est ut, si alibi<br />

cluam Capuae petantur', <strong>arbitraria</strong> agi clebeat lisclue tanti<br />

aestiructtrr, cluariti cius ucl actoris interftierit cam summaru<br />

Capuac potius tluam rrlibi solvi. nec oportcbit,


5r)<br />

DIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

clire: ' lisque tanti aestimetur quanti e'ius et debitoris interfuerit...'<br />

Riguardo alla seconda parte clel testo, nessun aiuto ci fornisce<br />

il passo dei Basilici. Però come ho rilevato nel citato<br />

lavoro, è impossibile che Africano, come fa il testo delle Pandette<br />

avesse menzionato solo l'interessc cleli'attore :<br />

'offi.cium iudicis tale esse clebcat, nt aestimet quanti<br />

actoris intersit...'.<br />

Infatti, se f interesse dcl debitorc, tlala Lt sua funzionespeciale,<br />

doveva sernprc valutarsi ncll" <strong>actio</strong> urbitraria ', è<br />

chiaro che tzrle intercssc clovcva sictrnnrcntc csscre nrenzionato<br />

da Africano; clcve amntettcrsi,


5li IltoNl)o rrloNl)I<br />

Quiu


III()NJX) IìI()NUI<br />

lstrruírcf at lacl excedere ael] minuere quantitatem [in_<br />

tcrrtionis Ulp.'l debeat, ut si interfuisset rei Ephesi po_<br />

tius solvere quam co loci quo conveniebatur, iatio e]us<br />

haberetur'.<br />

Questa ricostruzione concorda già pienamente con l,intona_<br />

zione cli tutto il frammento, quale risulta clai $$ 2 e 3 t),<br />

con l'ordine di idee da'cui muovono paolo (fr. z7n.,r, Oj,<br />

Gaio (g 33 c fnst., IV, 6 ; fr. r e 3, h. t.) cc1 Africano (ir. 'B<br />

h. r) nei testi sopra esaminati, c, colnc si vedrà più oltre,<br />

trova sicura confcrnra 'er str't. grcco corrscrvato rei Basilici.<br />

20' - ulpiano 'el conrcrrt' arllr 'co'cler''atio ,


(t.t<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

per fortuna 11or1 lnancano gli elementi sicuri ed abbonclanti che<br />

svelano la 'bellissima machinatio ' dei cornpilatori.<br />

Già una circostanza, da nessuno rilevata, sernbrami che<br />

traclisca in modo evidente le preoccupazioni c l'intervento dei<br />

cornmissari giustinianei nel fr. z $ 8.<br />

Sarebbe strano che Ulpiano, dovcnrlo courentare in quel<br />

testo la 'condemnatio ' della formrrla, fossc stato così minuzioso,<br />

anzi prolisso, riguarclo all'intt'rcssc del creditore, e<br />

avesse tol.lrhucnte diurcnticato cli tr:rttarc clclf interesse clel<br />

ciebitore ; cir) srrrcblrc stato vclrrucirlt' irrtpcr-


(,.1 ttoNl)o BIONI)t st,l,t,A t)()'l"lt{lNr\ N()MANA r)tir,t,'' AC',t'I() ARI}l'fl{All.tA' 65<br />

tcrpolazioue nel fr. z $ B in esame. Riporto qui in due colonne<br />

i cluc tcsti perchè il lettore giudichi a vista:<br />

îr. 3 D. rz, 3<br />

' Nummis depositis judicem<br />

non oportet in litem iusiurandum<br />

deferre, utiuret quisque<br />

quocl sua interfuit, curn certa<br />

sit numrnorum aestinratio [nisi<br />

forte cle eo quis juret, tpod sua<br />

interfuit nulnrnos sibi sua clic<br />

redditos esse: quicl enint., si<br />

sub poena pecuniant, debuit ?<br />

aut sub pignore, quod, quia<br />

deposita ei pecunia adnegata<br />

est, d,istracturn est ?f '.<br />

fr.zgBht.<br />

' ...quid utiur, si traiccticiam<br />

pecuniam dederit Iiphesi recepturus,<br />

ubi szró poena debebat<br />

pecuniam ael sub p,ignoribus,<br />

et d'istracta pignora sL4nt...'<br />

L'interpolazioue del fr. 3 nella parte segnata in parentesi,<br />

già avvertita dal Iìabro t), pu,) ritcnersi come sicura z) ; il<br />

giurista nella prina parte è così rcciso contro la clcferibilità<br />

del giuramento e la motivazione così assoluta, che il seguito del<br />

testo cucito con uno dei soliti 'nisi forte' 3) appare una evidente<br />

intrusione.<br />

Adunque, anche il î.r, z $ B non può non avere la stessa<br />

origine del corrispondente ft. 3 ; e data la vicinanza della<br />

sede, non è improbabile che i compilatori abbiano riportato<br />

.-7) Coniecturac, lib.-XVI c. r3 (Lugduni 166r), pag. 587; Deenoribus.pragmaticorwm,<br />

dcc. r7 err. q (I,ugduni ró58j, -pag.'z3r e seguenti.<br />

2) Ne dubita il BEntor,rNr, Il giwramento nel d,it'itto friuato ro-<br />

,nano, pagg. 237-240. Ma l'interpolazione avvertita dall'àcutissimo<br />

Fesno è troppo conforme allo -stile ed. alle tendenze tli Giustiniano<br />

per potersi respingere; sulla terrdenza del nuovo diritto ad<br />

esterrdere l'applicabililà -dcl giuramento, vedi ora Sor.tzzr, Deil,iusiurandum<br />

in litem, neTl'Archiuio giurid,ico, vol. LXV, pag. r53 e<br />

seguenti.<br />

. 3) Cfr. .-ErsEr,n, Bgitydge, nw Eyhenntniss der Digesteninterpolat_r91ten,<br />

nella Zeitschrift der-Sau. Stift., Bd.. X, pag. 3ó3 e segg.i fd.<br />

XI, pag.- z6; Bd. XIiI, pagg. r5z-í54; Sncxni, ÍIeiynanns"frandteticon,<br />

ad h. v.<br />

I<br />

h<br />

cou rlnirlche ampliazioue a proposito delf interesse <strong>dell'</strong>attore<br />

nt.ll''<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' quanto sopra avevano scritto in matcria<br />

rli giurarrrento<br />

Assai siugolare infine appare la citazione di Giuliano nel<br />

uostro fr. z $ B. Il l,ene1 1) ammette che qui Giuliano sia<br />

citato non come sernplice autorità, ma conle redattore <strong>dell'</strong>eclitto<br />

perpetuo, in quanto in tal qualità avrebbe modifi.cato<br />

la fornrula primitiva c1e11' ' <strong>actio</strong> arbitraia ' ; ed invero quella<br />

frase ben determinata: 'Julianus... etiam actoris habuit ratioriem',<br />

non ammette interpretazione cliversa. Ora si può constatare<br />

che le innovazioni apportate nell'editto perpetuo sono sempre<br />

riferite dai giuristi senza ruai citare il nome di Giuliano2).<br />

Raccolgo qui qualche esempio:<br />

Fr. r $ r D. 49, 14, Callistratus lib. I cle iure fisci :<br />

'... Labeo scribit... secl contra sententiam<br />

eius edictutn pcrl)ctuurn scriptum est...'<br />

I,'r. r S r l). 13,6, IJlpianus lib. XXVIII as ed. '... unuÍr<br />

solummondonotandum,quod qui ec1 ictum conc<br />

e p i t commodati fecit mentionem, culn Paconius<br />

utencli fecit mentionenl...'<br />

Fr. r D. 4,z,Ulpianuslib. XI ad ec1.: ' Ait Praetor:<br />

Quocl netus causa gesturn erit,.. o 1i m ita edicebatur<br />

1) Das lldiclutit, pag. zt6.<br />

2) I.'unica eccezione, che io sapltia, trovasi nel fr. 3 D.Zz,8, ltarcellus<br />

lib. IX dig., in cui a proposito del nuovo eclitto ' de coniungendis<br />

curn emancipato liberis èiuS ' si d.ice : ' . . . sinrul cum eo boiorun<br />

possessionem accipere posset propter id caput edicti q u o d. a Iuliano<br />

introcluctum est, id est ex nova clausola<br />

In cpresta stessa materia pero Ulpiano nel comento ali'eclitto (lib,<br />

XLI) scive: fr. r g 13 D. D. 37, gt'. . . namque natus solet patri ex<br />

novo edicto iungi...'; 10 stesso Ulpianonessuna indicazione<br />

aggiunge iniziando il suo comento al nuovo editto nel fr. r { r D. r7,<br />

B :' Hoc edictum aecprissinmm est. . .' ; analogaruentc ltónrporiiò,<br />

lib. IV ad Sab.:fr. 5 pr. D. .18, 6. Il corrfrolto ora corr rluesti-passi,<br />

l'uso costante dei giuristi rlocrrrncutrrlo rrcl tc.sto, la fórma stessa<br />

del riportato fr.3 D.37,8, in cui tluclla citazione interrompe malamerrte<br />

e senza alcun motivo la claborata tlecisione di l\Iarcello, fanno<br />

fortemente sospettare che quella inopportuna citazione di Giuliano<br />

che ivi si legge sia dovuta a qrralche glóssa, mentre il giurista probabilnrente<br />

doveva esprimersi in maniera analoga a quella di Ulpiano<br />

ncl cltato lr. I S t3 -D. 3;, 9.<br />

5


nI()Nl)o rìIoNt)l<br />

quod vi lnetusvecausa... sed postea detracta<br />

est vis mentio..'t).<br />

Qucsto rilievo deve perlomeno persuadere il lettore a<br />

diffidare della relazione dei Digesti sulla innovazione apportata<br />

da Giuliano alla <strong>dottrina</strong> <strong>dell'</strong> ' a.ctio <strong>arbitraria</strong>' .<br />

22. - Questo quanto alla forma ; l'esame poi sostanziale<br />

del testo ci porterà ad attaccare nella sua essenza tutta la<br />

<strong>dottrina</strong> <strong>dell'</strong>interesse del creditore.<br />

Questo int.eresse viene raffigurato come il pieno inclennizzo<br />

dei danni e dci iucri in dipenclcnza rirlkL nrora dcl


(rlr ttl()NIX) ltt()Nl.)f<br />

Itr. .i.l l). 19, 5, Africanuslib. XIII quaestionum: '...resporrdit<br />

l)ccLluiiìe quidem cretlitae usuras nisi in stipulaliotrc'ur<br />


7o<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

redclendo moram adhibuit... usuras quoque eum praestare<br />

clebere Labeo ait, sed non quasi usuras sed<br />

quòc1 socii intersit moram eum non adhibuisse... '<br />

Nel concetto di l,abeone la equivalenza doveva essere perfetta<br />

fra le 'usurae ' e il ' quod socii intersit motam eum non<br />

adhibuisse ', giacchè tutto f interesse del creditore è valutato<br />

solamente alla stregua delle 'usurae ' 1).<br />

Quali siano invece le idee di Giustiniano in ordine agli effetti<br />

della mora mostra il fr. 3 D. r.z, 3, la cui interpolazione<br />

feci rilevare sopra ($ zr in fine) :<br />

' Nummis depositis iudicem non oportet in liteur iusiurandum<br />

deferre... [nisi forte de eo quis iuret, quod sua<br />

interfuit nummos sibi sua die redditos esse : quicl enim,<br />

si sub poena pecuniam debuit ? aut sub pignore, quod,<br />

quia deposita ei pecunia adnegata est, distractum est ?]'<br />

Come risolvere ora la patente antinomia fra questi testi,<br />

cioè tra ilfr. z $ B ecl il fr. 3 D. T2,3 da un parte, ec1 i fr. zo<br />

(rg) D. rB, 6'e zr, 3D. 19, r dall'altra, su cui c1a tempo si è<br />

rivolta la pazienza e I'ingegno degli ihterpreti 2) ? Come spiegare<br />

che Paolo nel fr. zr $ 3 nega recisarnente quelf iudennizzo<br />

dei lucri che poi il suo contemporaneo Ulpiauo arnmette<br />

sic et simpliciter nel fr. z $ B ?<br />

Il principio generale del diritto classico secondo cui la<br />

mora per le obbligazioni di cose fungibili aveva per effetto<br />

nei ' iu


7z<br />

I'IOND() I]IONI)I<br />

ria ' solo lir ' stipulatio ' pel capitale ' circa cuius exsecutionenr<br />

aestirnatiorris ratio arbitrio iudicis committitur'.<br />

Il


74 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

È stato dimostrato mirabilmente dal Riccobono che i<br />

coevi cli Giustiniano, adattando per le loro raccolte di diritto,<br />

antichi sunti fatti in oriente nel periodo pregiustinianeo dai<br />

maestri greci sui iesti genuini dei giuristi, per ridurre gli efementi<br />

classici in armonia coi nuovi detta.mi di Giustiniano ripetevano<br />

sui testi greci quanto i commissari giustinianei avevano<br />

operato per la compilazione ufficiale. I sunti greci cosl<br />

rimaneggiati presentano ad.unque clue strati : uno derivante<br />

direttamente dal diritto classico, l,altro rtffazzonato in conformita<br />

ale modificazioni apportate cla ,lriboniano nei testi<br />

genuini r).<br />

Questi due strati appunto, il classico ecl il giustinianeo,<br />

sono ben distinti nella summa clell,Anonirno sul fr. z $ B<br />

(Bas. XXIV, Q, 2, B; Heim.IV,45). Riporto qui in clue colonne<br />

il testo greco e quello latino clelle pandette :<br />

'Eùv òr,agépet có èvayogr,évco<br />

xdrdBu)'eív évOa ouvéòole xai<br />

pf évOa èvd..yerut pleroùrar, rò<br />

èzrepot{Oev rócov.2)<br />

iKai fuèp còvvóp.rpov .cóxov,<br />

où ycùp Vóvr1q (r)pla


76<br />

BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

niam obligat, si solutioni satis non fecerit, arbitraúa<br />

. <strong>actio</strong>ne et in alio loco potest conveniri: in qua venit<br />

aestimatio, qru.od al,terufu,íus L) interfuit suo loco potius<br />

quam in eo in quo petitur solvi'.<br />

La costituzione genuina, riferentesi certo alla ' plus petitio<br />

loco' 2) a mio parere sicuramente doveva dire : 'in qua venit<br />

aestimatio qrod sua interfuit...<br />

25. - In tre testi delle Pandette, cioè nei fr, . z S Z ,4 pr. , ro, h.<br />

t.,si accenna indirettamente all'interesse del creditore secondo<br />

l' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ', odinvario modo si presuppone come vigente<br />

3). Ma dopo aver cercato di climostrare come la clottrina<br />

delf interesse del creditore è tutta creazione di Giustiniano,<br />

si presenta ora sommamente probabile f ipotesi che i compilatori<br />

con opportuni ritocchi abbiano adattato quei testi<br />

alla materia delf interesse del creditore. L'esame da istituire<br />

adunque su questi frammenti, la cui interpetrazione ha presentato<br />

agli scrittori serie difficoltà, consisterà nel cercare cli<br />

mettere in chiaro questo lavorio di adattamento e di ricostruire,<br />

almeno approssimativamente, il contenuto genuino<br />

dei testi medesimi.<br />

26. - t'esempio più cospicuo di simili adattamenti, a mio<br />

awiso, è fornito dal fr. ro h. t. :<br />

Paulus, lib. IV quaestionum : 'Si post motam factam,<br />

1) La ,sola volta che incontriamo 'altetutrius ' è in" questa costitnzione,<br />

da cui il LENDL, Das Ediclunt, pag. 236, l'assime per la<br />

ricostruzione della 'condemnatio '. Altrè volte nei testi si -trova<br />

'utriusque' (Ír. z pr. h. t.), 'eiu5 1'e1 actoris' (fr. 8 h. t.). Se la formula<br />

diceva, comc perrsa il I.nur.)L, ' alterutrius', come si spiega<br />

tale diversità di espiessiorri ? ' Alterutrius ', poi, è sostanz.ialmente<br />

d.iverso cla 'utriusque' ; sul valorc di quest'irltirno vedi ora Wr.essar,<br />

Vi,nd,ihation und, Vind,ihationslegat, nella Zeitschrift d,er Saa. Stift.,<br />

rom. Abt., Bd. XXXI, pag. 3o2 e seg.<br />

,) Notisilafrase: '... <strong>arbitraria</strong> <strong>actio</strong>ne etinalioloco potest<br />

coú'tteniri...'<br />

' 3) Credo superffno far notare che Papiniano nel fr. 43 D s, r colle<br />

parole: . . .' quocumque loco agere possè i n i d. q u o d. in t e re s t<br />

constat ' non allu.d.e afiatto all'interesse d.el crecLitore; I'azione, infatti,<br />

che ivi si ptesuppone non è 1' ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ', ma la comune<br />

' l,ctio ex stipulatu 'è quind,i quell' ' id quod interest ' si riferisce<br />

setrtpliccmctrtc ai


76 I}IONDO <strong>BIONDI</strong> sULLA DorrRrNA RoMANA DÉr,L' 'acrro ansrTnAnre' 79<br />

scnte'tia iudicis accedere potest 'e tutta la questione giuridica<br />

cher su cli essa si poggia, sarebbe un non senso, dato che l,azi''e<br />

che si voleva pfoporre fosse stata l' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ,.<br />

L' 'inscriptio del frammento, a mio avviso, ci indica la via<br />

per risolvere questa difficoltà : 1a ' quaestio ' cli paolo fuestratta<br />

dal lib. rv che nell'opera genuina costituiva la secle materiae<br />

dei 'iudicia bonae fidei ' r), mentre il giurista clorreva<br />

trattare <strong>dell'</strong>'<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' 'el lib. rrr a proposito cleli'editto'<br />

de rebus creditis'2). Dopo questo rilievo, si presenta<br />

come sonulranrentc probabile f ipotesi che il testo genuiilo<br />

no' si riferisse, conrc ora fn credere la lcggc clelle pa,dette,<br />

all' ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ', r'a invece acl u' 'iuclici'm bonae fidei '<br />

in cui appunto era possibile che al capitale acceclessero . usu_<br />

rae<br />

" vari inclizi confermano questa ipotesi. r termini , accedere<br />

pecunia' t), 'poena' n), , esse in obligationem , solro<br />

tecnici per le ' usurae '. Come c1,altra parte i rimaneggiame'ti<br />

che il testo subì per essere adattato arla materia <strong>dell'</strong> . <strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>' si tradiscono facilmente.<br />

Il frammento, così come si trova nelle pandette, appare<br />

staccatoclalla sua originaria connessione: quella .rrror" qoo<br />

rninus Capuae solveretur ' presuppone, specie in una ..1u""stio<br />

', elementi di fatto di cui non si ha traccia nel testo crei<br />

Digesti ; io reputo assai probabile che i dati di fatto premessi<br />

da Paolo siano stati eliminati dai compilatori, i quali cre_<br />

clettero cli rabberciare alla meglio il testo, trasportanclo c1i peso<br />

la frase 'quominus Capuae solvatur , clal vicinissino fr. E.<br />

.. t-). si te'ga prese*tc chc r)aolo ribri 'quaestiorrurn,<br />

l'ordine.<br />

sesue<br />

rtetlèditto : cfr. l,Ex-*r,, t,r t 'ci lì,irilrii,.,'ói. i, ;;i. "iisr' iÌi<br />

aat ifi*i,-' "È,,'<br />

t ii gi i rì ;, rài] ì,'?;Ì:<br />

^'z) Ciò è. stato bene rr89 n. r, il qualc<br />

.rilevato<br />

credé- necessario di-.il"ttaur""t; ì"J"iióìió" JÉi<br />

te,sto per cottócarlo ".t. tuogo -ópp;rt,il-a;iì;-b;udift:;5:'i,, i;:<br />

scriptio' a mio avvi'so è esatta èiiceve conferma dalle osser'azioni<br />

fatte nel testo.<br />

3) Dello stesso paolo.vedi acl esempio : îr. 4o D. rz, t,lib. III<br />

r;rrir,t,st. ; lr. tz D. ?.s. ll! 14 acl ed. ;'vedi anòhe fr.-óà"ú.- ir,^ì,<br />

,1.'ornlxrnirrs, lib. IIi éx ptauiio; -fr.ii bB)'i<br />

rir, .i. ji"ììj :';. ";l:' 4, 32, Diocletial,us et il"j#;,ffJ.phoniirus,<br />

d) Vt.rti fr.. so. q D,:i,-r, .pautus, iiu.-iv i;;p.li;'r4, 14 D.<br />

;r', ,, I tlf i:urrrs,'iili. V na"iiómriris.-""i<br />

I<br />

.L<br />

I<br />

i<br />

I<br />

L'incisò ' cum <strong>arbitraria</strong> vellet agere ', che costituisce ola<br />

la pietra angolare del testo delle Panclette, è sicuramente insiticio<br />

: il 'vellet' è senza soggetto.<br />

Anche l'altro inciso 'vel si Capuae petatur ' è una sciatta<br />

intrusione dei compilatori : esso, inîatti, stona con tutto l'ordine<br />

di idee del giurista e col seguito del testo in cui non si<br />

contempla affatto questa ipotesi.<br />

Quella inelegante proposizione, poi, 'arbitrium iudicis cesset'<br />

difficilmente può essere stata scritta da Paolo per clire<br />

che-non possa domandarsi quella solxrna che poteva accedere<br />

'ex arbitrio iudicis ' ; evidentemente questa proposizione<br />

era indispeusabile ai compilatori per adattare il testo genuino<br />

ali' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' ed al relativo interesse del creditore.<br />

In conclusioue, credo che il testo c,li Paolo vacla ricostruito<br />

presso a poco r.rcl mo


8o BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

che, dato il carattere'bonae fidei'del giudizio, si sarebbero<br />

potute aggiudicare al. creditore se l'azione si fosse proposta.<br />

Ire parole di Paolo : 'videamus, ne ea pecunia, quae ex<br />

sententia iudicis accedere potest, non debeatur nec sit in obligatione',<br />

alludono sia al debitore che al ficleiussore ; ma le<br />

due ipotesi nel concetto del giurista sono per cosl dire concentriche.<br />

I-re ' usurae ' le quali potevano essere aggiudicate se l'azione<br />

si fosse proposta, pagato il capitale, non sono dovute dal debitore<br />

1). Esse infatti nòu sono 'in obbligatiorre', non costituiscono<br />

un obbligo per sè stante e cou azione separata, rna derivano<br />

solo 'ex officio iuclicis' ; ed essenclo quincli matcrialmente<br />

e formalmente dipendenti dall'obbligo principale, estinto<br />

questo per la 'solutio', nessun diritto si ha più di domandarele<br />

' usurae ' 2). Paolo però previene un'obbiezione (' nisi si quis dicat<br />

') : dato che il creditore, se si fosse proposta l'azione, avrebbe<br />

potuto conseguire rzo (cioè roo pel capitale e zoperinteressi),<br />

il pagamento di roo potrebbe considerarsi come fatto per una<br />

quota di capitale più gl'interessi corrispondenti, in modo che<br />

resterebbe ancora la 'petitio' <strong>dell'</strong>altra parte di capitale con<br />

gf interessi relativi. Questo ragionamento in quanto tende ad<br />

ammettere la sussistenza <strong>dell'</strong>azione per una quota del capitale,<br />

viene a rimuovere quella difficottà per la prestazione<br />

delle 'usurae ' derivante clalla estinzione <strong>dell'</strong>obbligo principale<br />

; ma Paolo 1o combatte ('quod non puto admittendurn ')<br />

scrrKE, loc. cit., vorrebbe introdurre nelle Panclette: ii é6 pr,óvov ró<br />

xegd.).r,ov 'o èvocyópr,evo( xa,ta8t,xao0fr [vel si in sortem tantum<br />

reus cond.emnatus sit]; a parte la banalità del coutenuto, esso costituisce<br />

una stonatura nel tèsto in cui si suppone sempre che L'azione<br />

non si fosse proposta.<br />

r) Su questa questione vedi il îr.49, r D. 19, r, Hermogenianus,<br />

lib. II iuris epit. La frase di Paolo nel testo che abbiamo in esame:<br />

'vid.eamus nè . . . ' contiene in sè la clecisione; con questa forma e<br />

dello stesso giurista vedi acl esempio: fr. 98, 6 D. a6,.3; frag. Vat.<br />

S 5r, lib. f-manualiqm. Che la décisione doveva essere negàtiva è<br />

provato poi dai Basilici.<br />

- -,') So Questo principio ved.i quanto scrive egregiamente ii Faooe,<br />

nella Riuisla italianaper le scienze giuridiche, vol. III, pag. 16 e segg.;<br />

cfr. pure Pn*ozzr, nella traduz. d.el Gr.uncx, lib. XXII , nota o,<br />

pag. 38o e seg.; BoNrLNIa, Istituzioni, IY ed., pag. 384.<br />

(<br />

SULLA DOTTRTNA ROMANA DEI,L, . ACTIO ARBITRARIA I 8r<br />

adducendo la presunzione di rinunzia da parte del creditore<br />

che ha accettato il pagamento di roo, qioè del capitale.<br />

Ora tutto. ciò costituisce la base per escludere alttesl che<br />

quelle ' usurae ' che potevano aggiudicarsi qualora il giudizio<br />

si fosse proposto, siano dovute dal fi.deiussore : di nessun rilievo<br />

è il fatto che il fideiussore è intervenuto ' eius <strong>actio</strong>nis nomine ',<br />

la qual cosa farebbe supporre una obbligazione incerta del<br />

f.d.eiussore, comprendente cioè tutto quello che poteva aggiudicarsi<br />

in quel giudizio se I'azione si fosse proposta; Paolo,<br />

escludendo la responsabilità anche del fideiussore per le 'usurae<br />

', opera evidentemente con un altro principio fondamentale<br />

di diritto : cioè, che il fid.eiussore non può essere tenuto in<br />

'duriorem causam', vale a dire in più di quanto il debitore<br />

sia tenuto r). Come si vede, adunque, le ipotesi clel debitore e<br />

del fideiussore sono interdipendenti, giacchè la decisione della<br />

priura costituiscc la. base della seconda.<br />

Questa a me pare che sia stata la vera portata della questione<br />

esposta d.a Paolo, e l'ordine di idee da cui muoveva il<br />

giureconsulto nella sua decisione.<br />

I1 testo delle Pandette, come si è visto, fu adattato dai compilatori<br />

alla materia <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' ; e pertanto,<br />

per d.iritto giustinianeo bisogna riferire tutto quanto abbiamo<br />

esposto alf interesse del creditore secondo 1' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'.<br />

zZ. - Un altro testo ritoccato dai compilatori in relazione<br />

alf interesse del creditore, è il fr. 2 S Z h. t., estratto da Ulpiano,<br />

lib. XVII ad ed. :<br />

' Idem Iulianus tractat, an is, qui Ephesi sibi aut Titio<br />

daii stipulatus est, si alibi Titio solvatur, nihilo minus<br />

possit intend.ere sibi dari oportere. et Iulianus scribit<br />

liberationem non contigisse latque ideo />osse petó quod<br />

'interest]. Marcellus autem et alias tractat et apud lulia-<br />

1) Questo principio richiamò, già, sebbene molto vagamente, il<br />

Curecro, Opera, loc. cit.; cfr. anche IVIecNvs, Rat. et different. iuris<br />

aiail,is, in Nouus Thesaurus di MnÉnruax, tom. III, pag. zS e segg.<br />

6


8z BIONDO SIONDI<br />

nunt notat posse dici et si mihi alibi solvatur, liberationem<br />

contigisse, quamvis invitus accipere non cogaf i plane<br />

si non contingit liberatio, dicendum ait superesse petitionem<br />

integrae summae, quemadmodum si quis insulam<br />

alibi fecisset quam ubi promiserat, in nihilum liberaretur.<br />

lsed, miki udd,etur surnrnae sol,utio d,istare a labrica ínsulae<br />

et ideo quod, 'interest sol,urn petendum)' .<br />

Le due proposizioni segnate in parentesi quadre, a mio av'<br />

viSo, appartengono ai compilatori e sono tali da intorbidare<br />

tutto il testo rendendolo non poco arduo e difficile.<br />

Quell' 'atque ideo ' che si ripete in maniera stereotipata 1)<br />

non depone certo per la loro classicità ,). Ec1 inoltre un giurista<br />

che scriveva sotto l'impero del processo formulare non<br />

avrebbe certo mancato di indicare quello che praticamente più<br />

interessava il cittadino romano, cioè quale formula doveva<br />

richiedersi a1 Pretore per ottenere questo 'id quod interest'.<br />

Nè i giuristi in proposito potevano senz'altro riferirsi all" <strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>', come si ritiene generalmente 3), giacchè, anche<br />

volendo ammettere per classico l'interesse dell;attore, è certamente<br />

esatta I'osservazione del Beseler a), che cioè coll' '<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong>' potesse domandarsi la somma dovuta aamentata<br />

dalf interesse <strong>dell'</strong>attore, ma non solo questo interesse. Ma è<br />

insostenibile d'altra parte f ipotesi del Beseler che nella prima<br />

1) Come è risaputo, i compilatori non furono alieni dall'usate<br />

spesso delle particelle ' atque id,eo ', ' et ideo ', ' id.eorlue ' per condurre<br />

a conseguenze sversate le decisioni dei giuristi : cfi. Dr Menzo,.<br />

in Studi in onore di. V. Scialoja, vol. II, pag. 58 ; ; Sfcrfy, Heurnanns<br />

Handelexicon, ad. h. v.<br />

2) Ad. ammettere l'emblema non osta che la decisione è resa,<br />

con un 'mihi vicletur' ; i compilatori, infatti, non rifuggirono dall'usare<br />

nelle loro decisioni formè di opinamento perfettàù.ente clasclassiche<br />

: esempio evidente si ha neÎ 'puto' : ófr. Rrccosowo, in.<br />

Stud,i in onoye A,,i V. Scialoja, vol. I, pa!. 5g7 rr. r; ecl in generale<br />

Pertpar,oNr, nell'Arch'iaio Àituidico, vól LV, pag. so4 n. rs ; e sulle<br />

forme classiche adoperate"dai compilatori'vèdi lé èsatte" ósser.razioni<br />

clello Scra1o;ejnel Bultettino àelt'Ist. di dir. yom., vol. XI, pagtDa<br />

66 n. 7.<br />

:r). C{r. I,BNBr,, Das Edictun, pag. 234; Beitrdge, pag.69; Conw,<br />


84 tsIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

l'aziorre pet l'intero credito, cioè <strong>dell'</strong>azione comune se il creditorc<br />

agissc nel luogo stabilito, dell, ,<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>, se<br />

altrove.<br />

Inaspettata, quindi, arriva la proposizione che segue:<br />

' atque ,ideo posse peti quod interest '.<br />

Questa proposizione può comprendere l,esercizio dell,azione<br />

o cumulativamente per f intera somma e per l,interesse, oppure<br />

solo per quest'ultimo. I.a prima interpretazione non può<br />

sostenersi perchè non si saprebbe giustificare questo risarcimento<br />

di danni : giacchè, se il debitore non è liberato, il creditore<br />

ha certo facoltà di domandare l'intera somma, e se mai, qualora<br />

avesse proposto l"<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>,, stand.o alla <strong>dottrina</strong><br />

comune su questa azione, sarebbe stato possibile questo risarcimento<br />

di danni, ma allora il giurista non avrebbe trascurato<br />

questa circostanza e non avrebbe scrittto semplicemente<br />

quell" atque,id.eo...'. Si potrebbe intendere quella proposizione<br />

conformemente all'altra della chiusa del testo, nel senso di domanda<br />

del solo risarcimento di danni; ma ciò non si accorda<br />

con quell'assoluto 'liberationem non contigisse ,: dappoichè,<br />

se il creditore non può agire per l'intera somma, è chiaro che<br />

il debitore resta liberato, sebbene sussidiariamente responsabile<br />

per 1' 'id quod interest '.<br />

In ogni senso, adunque, quella proposizione consequenziale<br />

' atque ideo .,.' appare una sversata intrusione.<br />

La prova poi che essa era completamente estranea a Giu_<br />

liano si ha nella nota di Marcello il quale, come consegu enza naturale<br />

ed indiscussa della non liberazione del debitore che<br />

ha pagato in un luogo diverso, ammette semplicemente la<br />

facoltà di domandare I'intera somma d.ovuta :<br />

' ... plane si non contingit liberatio dicendum ait<br />

superesse petitionem integrae sum_<br />

mae...'.<br />

Marcello avrebbe mai avuto tanta sicure zza se preced.entetucrrtc<br />

ncl testo da lui annotato difiorme fosse stata la decisione<br />

girrlirrru'ir ? Acl un dissenso in proposito fra i due giuristi è<br />

itrrl'ssilril. l)c'sarc, poichè Marcello, come sempre, lo avrebbe<br />

suLI.A Dorrr{IN^ RoMANA DDr,L' 'Acrlo aRnTTRARTA' 85<br />

fatto rilevaré chiaramente. Aggiungasi che in maniera del<br />

tutto conforme a Marcello, e senza alcuna ombra di dubbio<br />

decide aicora Scevola, lib. XXVII dig., nel fr. tzz pt. D.<br />

45, f: 'Qui Romae mutuam pecuniam acceperat solvendam<br />

in longinqua provincia per menses tres eamque ibi dari<br />

stipulanti spopondisset, post paucos dies Romae testato<br />

creditori dixit paratum se esse Romae eam numeîare detracta<br />

ea summa, quam creditori suo usurarum nomine<br />

dederat. quaesitum est, cum in integrum 1) summam, qua<br />

stipulatione obbligatus est,optulerit, an eo loco, in quo<br />

solvenda promissa est, sua die integra petit posset. respondit<br />

posse stipulatorem sua die ibi ubi, solvendam sti'<br />

pulatus est, petere' 2).<br />

Possibile adunque che quella singolare decisione di Giuliano<br />

del nostro fr. z $ 7 non abbia lasciato alcuna traccia nella<br />

gigrispruclenza posteriore, tanto che Marcello, annotando la<br />

medesima decisione di Giuliano, e Scevola riproducono ancora<br />

tranquillamente la <strong>dottrina</strong> comune ? 8).<br />

Dopo tutto ciò non è azzardato concludere che quella<br />

singolare decisione 'atque ideo posse peti quod interest'<br />

non proviene da Giuliano ma dai compilatori.<br />

Identica decisione i compilatori attribuirono poi ad IIIpiano<br />

nella chiusa del testo in esame:<br />

'sed mihi videtur summae solutio distare a fabrica<br />

insulae et ideo quod interest solum petendum'.<br />

Bisogna riprendere per poco la nota di Marcello a cui questo<br />

brano mostra di essere in opposizione.<br />

r) 'Nec integram'MouIrrsEN, ad h. l.<br />

z) Inesatta è a mio awiso l'esegesi di questo testo fatta clal ConN,<br />

op. 'cit., pagg. 96-99. Accettando-anche ia riferita emendazione d.ei<br />

Mourr,rsEw, uno deeli elementi, se non il più importante, per la d.ecisione<br />

d.el giurista -di sicuro era costituitd clal fàtto che I'ofierta era<br />

awenuta ln un luogo diverso da'quello stabilito: cfr. per tutti WrNpscEED,<br />

Pandette, g z8z, trad.. it., vol. II, p. I, pag. ro8 e seg. n. 3;<br />

SlvrcNv, Le d.voit des obli,gations, trad. Gèrard.in, tom. II, pag. t27<br />

nota i.<br />

r) Ved.i anche la c. 9 C. 8, $ ($).


86 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

Marcello, annotando Giuliano, presentava un'altra ipotesi<br />

(' et alias tractat ') ; cioè, se il debitorè paga in un luogo di-<br />

verso al creditore (' et si mihi alibi solvatur ') col suo consenso<br />

('quamvis invitus accipere non cogar') ), il debitore è liberato<br />

in base al principio secondo cui il pagamento fatto 'alibi '<br />

ha efiicacia liberatoria qualora vi consenta il creditore 2).<br />

Al caso inverso riferivasi poi il giurista in seguito :<br />

'plane si non contingit liberatio, dicendum ait superesse<br />

petitionem integrae sunmae, quemadmod.um si<br />

quis insulam alibi fecisset quam ubi promiserat, in nihilum<br />

liberaretur'.<br />

L'ipotesi posta dal 'si non contingit liberatio ' doveva logicamente<br />

essere rappresentata dal1a maîcaÍLz& di quell'elemento<br />

per cui il giurista più avanti aveva ammesso la'liberatio',<br />

cioè il consenso del cred.itore a che la somma dovuta<br />

fosse pagata 'alibi '. In tal caso, secondo l'opinione di Marcello,<br />

il debitore non resta liberato nello stesso modo ('quemadmodum')<br />

che non sarebbe liberato se, trattandosi di<br />

promessa di fabbricare un" insula' in un dato luogo, il promittente<br />

l'avesse fabbricato 'alibi' ; l'analogia è abbastanza<br />

forte, poichè, come scrive Paolo in un caso simile, ' nemo enim<br />

dixit facto pro facto soluto liberationem contingere' 3).<br />

A questo argomento analogico si sarebbe riferita la presunta<br />

critica di Ulpiano:<br />

'sed mihi vid.etur summae solutio distare a fabrica<br />

insulae et ideo quod interest solum petend"um'.<br />

Ora io comprenderei che Ulpiano confutando l'analogia invocata<br />

da Marcello pervenga logicamente ad una decisione<br />

opposta a quella di quest'uftimo giurista che si era servito<br />

1) Atorto sembrami che il NesBn, op. cit., pag. 32r, abbia ritenuto<br />

interpolate queste due proposizioni; esse, infatti, presentano<br />

I'clcnrento di fatto la prima, la ratio decid.endi I'altra, le quali apprurto<br />

facevano d.iversíficate l'ipotesi e la decisione di l\{aicello da<br />

rlrrr:llt di Giuliano.<br />

r) Cfr. fr. rfi g r D.46, r,Iulianus, lib. LIII dig.; fr. r22pt. D.45, r,<br />

Scnt,volir, lilr. XXVIII dig.; fr. 9 D. h. t. Ulpianus, lib. XLXIII ad Sab.<br />

It) ltr. t1t3, tt D. 46,3, Paulus, lib. XV quaestionum<br />

SULLA I).,'.1.RINA ROMANÀ DELL'' ecîro ARBITRARIA'<br />

di quella analógia, cioè alla liberazione del debitore 1), ma<br />

non si comprende come mai il giurista pervenga, si noti come<br />

conseguenza diretta e necessaria, alla inopinata conclusione<br />

' et ódeo quod, interest solum petendum<br />

"<br />

Quindi non ad Ulpiano ma ai compilatori deve ascriversi<br />

questa decisione ; ed invero, avendo Giustiniano sancito il<br />

principio che il creditore possa richiedere il risarcimento dei<br />

darrrri in seguito al mancato pagamento nel luogo stabilito,<br />

nulla di strano se il legislat ore bizantino decida che ove il pagamento<br />

sia fatto'alibi' senza volontìr clel creditore, questi, anzichè<br />

l,intera somma, debba domandare so10 il suo interesse 2).<br />

28. _IJn accenno ind.iretto all'interesse del creditore si trova<br />

infine nel fr. 4 pr. D. h' t', estratto da Ulpiano, lib' XXVII<br />

aded:<br />

'Quod si Ephesi petetur, ipsa sola summa petetur,<br />

nec amplius quid', nis'i si, quid' esset st'ípul'atus uel' s'i tem'<br />

pori,s uti,litas interaen'it<br />

Questo brano, infatti, quand,o dice che nell'azione istituita<br />

nel luogo stabilito non si può d-omandare di póu della somma<br />

pattuita, lascia evidentemente supporle che, agendo in un<br />

luogo diverso coll'<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' ,il creditore avrebbe diritto a<br />

domand.are qualche cosa d,i più, vale a dire il suo interesse loci.<br />

Se non che questo accenno indiretto all'interesse del creditore<br />

appartieme a Giustiniano, poichè laproposizione 'nec<br />

amplius... intervenit' deveritenersi interpolata come giìr avvertl<br />

vagamente il Naber 3).<br />

Riguardo a1la forma, è degno d'i nota l'uso inesatto ed irregolare<br />

dei modi e d'ei tempi: ' nisi si... asseú stipul'atus, vel<br />

rì Dico losicamente perchè a ciò in realtà non potev,a per-venire<br />

il siirista: ví sarebbe slato tli ostacolo il principio assoluto formuiat?<br />

in teimini generali dallo stesso Ulpiano (fr'^ t h-' t') secondo cur<br />

il oasamento fa{to ' alibi ' ha efficacia liberatoria sol quanclo vr conseàtí<br />

it cred.itore.<br />

zì In ouesto senso credo che debba interpretarsi la_ precedente<br />

aeciéione àello stesso frammento: 'atque ideo posse peti quod rnterest'<br />

.<br />

'*"il bp cit., pag. 3zr. Anche. il Brser,rn, .oP. cit', pag'98' sospetta<br />

di ciuèsio brório,"seúza però dirne le ragioni'<br />

87


fJtÌ 1IIONDO I]IONDI<br />

si... intcructr.it' , addirittura insopportabile specie in una brevissinra<br />

proposizione ; ed il verbo 'esset stipulatus ' dovrebbe<br />

averc per soggetto un ipotetico stipulatore che si trovava solo<br />

nella nreqte dei compilatori.<br />

Sostanzialmente, poi, quelbrano non può appartenere ad Ulpiano.<br />

Sarebbe stato invero troppo banale scrivere che non si<br />

può domandare di più della somma pattuita, a meno che non<br />

si sia stipulato qualcosa di più. E la proposizone' vel si temporis<br />

utilitas intervenit ' t; in bocca ad un giurista classico sarebbe<br />

una vera eresia, dappoichè, come è noto (vedisopra$zz),<br />

in uno 'iudicium strictum', a cui evidentemente si riferisce<br />

il testo in esame, non potevano essere aggiudicate 'usurae'<br />

senza un'apposita stipulazione.<br />

Il giureconsulto nel testo genuino, malamente troncato dai<br />

compilatori, colle parole 'ipsa sola summa petetur' senza dubbio<br />

intendeva solo dire che per agire nel luogo stabilito non<br />

occorreva 1''<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> '. fn sostanza sarebbe lo stesso<br />

concetto che esprime Gaio, cui appartiene il $ 33 c. Inst.<br />

IV, 6 : ' si quis tamen Ephesi petat, id est eo loco petat quo<br />

ut sibi detur stipulatus est, pura <strong>actio</strong>ne recte agit' 21.<br />

1)<br />

Questa innocente proposizione di îriboniano fomì la base<br />

al Curecro, Obera,tom. l, c1ol. rz8o, per sostenere che l" adiectio<br />

temooris ' così tome l' ' adiectio loci ' trasformasse l'azione d.a ' stricta'<br />

in 'àrbitraria ', ammettenclo in tal modo la possibilità di un' ' <strong>actio</strong><br />

de eo quod. certo tempore' accanto all' '<strong>actio</strong> de eo quod certo loco '.<br />

La corrgettura, credo, non ha bisogno di confutazíone; nessuna necessità,<br />

infatti, avrebbe potuto giustificare l'esercizio clell'azione prima<br />

del tem' o fissato; per la letteratura 'in proposito vedi Gr,uEcr,<br />

op. cit., pagg.<br />

- t26-t27.<br />

zi Di Îrolte a questa patente testinronianza di Gaio, non si comprende<br />

come il CouN, o1i. cit., pagg. 159-162, ammetta la possibi-<br />

Iità di esercitare l'' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' nel 'locus solutionis' ; evidentemente<br />

sarebbe stato un non senso l'esercizio d.ell' ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

nel luogo fissato.<br />

4>.<br />

I<br />

sur,r,A r)()'l"l'r{INA R()lvIANl ur)r.r,' ' .tctro anuTRAlua' B9<br />

III.<br />

SO flfARIo : zq, Cause tleterminanti nel diritto giustinianeo l'ampliazione della<br />

struttura e clella funzione classica <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'. - 3o. I,'assetto conceto<br />

dato da Giustiniano alf interesse del creditore e la ulteriore elaborazione<br />

deifistitutonelclirittoconlune.-1r.!'interpolazionedelfr.4$rD.h.t. deve<br />

nettersi in rapporto colla innovazione di Giustiniano, Esame di rltlesto teito.<br />

29. - La causa della innovazione giustinianea relativa<br />

alla stima delf interesse <strong>dell'</strong>attore, dopo quanto si è cercato<br />

di dimostrare precedentemente, appare ben chiara e precisa :<br />

fu infatti la scomparsa nel nuovo diritto della funzione classica<br />

<strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' che non permise ai compilatori<br />

di accogliere integralmente questo istituto così come era stato<br />

elaborato dall'attivitèr del Pretore e della giurisprudenza.<br />

La furrzionc unica ecl essenziale <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> arbtttaria' ,<br />

come si è visto, nel diritto classico consisteva nel far evitare<br />

all'attore il pericolo della 'plus petitio loco' mediante la<br />

stima e la deduzione delf interesse del debitore dalla somma<br />

dovuta 1).<br />

Ora questi principi dovevano necessariamente esser travolti<br />

a causa del nuovo ordinamento vigente al tempo di Giustiniano<br />

in materia di 'plus petitio' : infatti, se il rimedio generale<br />

fissato dal legislatore bizantino per owiare alla 'p1us<br />

petitio' fu quello di tenere responsabile l'attore del triplo<br />

delle maggiori spese giudiziali 2), si comprende assai agevolmente<br />

come la funzione speciale <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' ed<br />

i principi di diritto ad essa relativi dovessero venir meno.<br />

Tuttavia Giustiniano credè che quei rapporti sostanziali determinati<br />

nel diritto classico dall' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' potevano<br />

ancora essere uLtilizzati per un nuovo assetto da dare<br />

alf istituto. Ma è facile comprendere come quei rapporti consistenti<br />

ne1 diritto classico nella stima e cleduzione delf inte-<br />

t1 Verlisopra$6eseg.<br />

z1 Vedi sopra g re.


9o<br />

I]IONDO I}IONDI<br />

rcssc (lcl


1l.!<br />

I'IONt)O J}IONDI<br />

lnoriÌ (lcl


9.{<br />

BIONDO tsIONDI srrI,I.A ì)()'r'îl{rNn ROMÀNA DELL' ' actro AngrrnAnla' 95<br />

cotrfusitxre per la esatta ricostruzione della formula <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong><br />

lrrllit,rariir ,, è il fr. + S r h' t., attribuito nelle Parrdette acl<br />

Ulpiano:<br />

' Interdum iudex, qui e1 hac <strong>actio</strong>ne cognoscit, cum sit<br />

arbitra:':ia, absolvere reum debet cautione ab eo exacta<br />

de pecunia ibi solvenda ubi pronissa est' quid enim si ibi<br />

vel oblata pecunia actori dicatur vel deposita vel ex<br />

facilisolvenda?nonnedebebitinterdumabsolvere?<br />

in summa aequitatem quoquc atrte oculos habere debet<br />

iudex, qui huic <strong>actio</strong>ni acldictus est ' t)'<br />

VocabolielocuzionipropriecliTribonianocluitrorrmancano.<br />

' Interd.um'che si ripete ben due volte, corne è risaputo' è<br />

assai spesso di origiue giustinianea z;' Queil'ablativo assoluto<br />

'cautione ab eo exacta' posto in fine del periodo'<br />

come si sa, è una particolaritàr dello stile tribonianeo 3)'<br />

Ira forma interrogativa ' quid enim si"' ' è molto sospetta a)'<br />

I1 verbo 'debebit' è senza soggetto' Le due locuzioni<br />

'iudex clui ex hac <strong>actio</strong>ne cognoscit ' e 'iudex qui huic<br />

<strong>actio</strong>ni aclclictus est', richiamano troppo da vicino quel<br />

famigerato 'competens iudex' 5), perchè si possano attribuire<br />

ad Ulpiano; si noti inoltre che nel linguaggio dei giuristi<br />

classici il . cognoscere ' da parte del giudice è riferito sempfe<br />

1l L'interpolazione rla ' vel ex facili solvenda ' in poi è stata già<br />

.ntrdttltu it"i sesnrrn, Das Edictttm cit',-.P1cg 76-.77',qa senza<br />

sufEciente d.imostrazione, specie dal punto d1 vlsta sostanzlale' e cer-<br />

;ffiilii;i"".t"i"-it" ii testó in motlo assai infelice'^ora p"tÈ,qt::19<br />

r"iittot" ritiene interamente interpolato tutto tl $ senza del resto<br />

;ìi;;;.s;;iii,<br />

atitragt zur h.ri.tik d.cs votn; Rechtsquel.lert: l'"8; -6{;<br />

i,lì"ìi".ii dei 6.ubbi sulÉ genrrinità di qualch,e_proposlzlone anche,rl<br />

DE RucclDrìo, Nole sul cosidello deposilo pubb.ltco o.gtt.rdt?xat'e lnra7'<br />

iiiio ,orr., negli Sftrdi economico-giuríd.ici-.puhltlicatt Òer cu/& detta<br />

t"ióu,i'ii'iiiiirpi,,ar,,rài"[."u"iiài'iìà-cli'casliari, i\nno l' P"8s'<br />

t"il'3ir. Sncxrr,, Heunranns Handlexicon, ad h' v'<br />

.i òi;: É;úi; 7ii nios"oyih tlev Interpolatiortnt in den-Dig-e-sta'<br />

,,,,,t' i,i' òolli,"iíil 2t iliií ift der sau. sti/t., Roma Abth " Bil' vrr,<br />

l)irl1. 2.1 ('segg.<br />

' {) ('ir. Ilt.:sEr,h;R, Beitvrjee cit., pagg. 6r-69: Loxco, Vocabolario'<br />

ìn tirtlltilitt,,, I'ol. X, atl v. 'enim ''<br />

r) ('lt. (ìt


9l;<br />

BIONDO I}IONDI<br />

Qualc rrcccssità. giustifica l'assoluzione del convenuto, se<br />

egli 1>ronrctte di pagare nel luogo stabilito ? Se il debitore<br />

avcssc avuto un interesse a prestare nel luogo fissato, egli,<br />

secondo i principi <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> arbifraria ', avrebbe potuto dedurre<br />

dalla somma dovuta tale interesse, ma è assurd.o pensare<br />

che l'esistenza di tale interesse avrebbe potuto legittimare<br />

una d.ilazione nel pagamento ; tanto più che questo<br />

sistema di assoluzione dietro promessa di pagamento potrebbe<br />

continuare un numero indefinito di volte e sarebbe, come<br />

scrive argutamente il Cohn, 'eine Schraube ohne Ende'1).<br />

Già il Fabro 2) aveva attribuito ai compilatori quella parte<br />

del testo che si riferisce a1la 'cautio ' osservando : ' cluid magis<br />

contrarium est quam absolvi reum et condemnari ut caveat<br />

? ' L'osservazione, a dire il vero, 11011 convince troppo e<br />

porge i1fi.anco a1la giusta critica del Glùck 3) il quale obbietta<br />

che la prestazione del1a 'cautio' è necessaria appunto per<br />

mantenere in vita tn'azione da esercitarsi dal creditore dopo<br />

che l'azione principale coll'assoluzione del convenuto si è<br />

consumata.<br />

In tutto ciò parmi chc i termini della questione siano spostati.<br />

fl difetto della decisione in esame consiste non già. nella<br />

necessità. o meno della 'cautio' qualora i1 convenuto venga<br />

assolto, ma nella assoluta ingiustificabilità di tale assoluzione.<br />

Con ciò credo che venga meno altresì quell'argomento<br />

che il Glùck trae da molti testi delle fonti per concludere non<br />

essere insolita nel diritto romano la prestazione di una ' cautio '<br />

ove il convenuto sia assolto. In questi frammenti citati, infatti,<br />

fra cui anzi qualcuno proviene dai cornpilatori a), si afferma<br />

r) Op. cit., pag. 136<br />

2) Rationali.a ìn Paid,ectas, ad h. 7. ; Coniecturae iuris oiuilis, llb,<br />

XV c. .r, T,uےduni 166r, pag. 495.<br />

3) Op. cit., S BtZ n.16, trad. it., pag. r5-1.<br />

a) Così ad. esempio fu . 5, z D. rz, 4 e éu di èsso cfr. Gn.loEwwrtz, Die<br />

Interfolalionen, pag. 146; anche nel fr. zr D. 5, r, a cui si richiama<br />

per analogia F. IloilrnrsEN, Be,îtrrige cit., Die Lehre uon d,er Mora,<br />

pag. 4rl Anrn. B, I'inciso 'cum cornpetenti cautela' è clei.conrpilatori:<br />

cfr. ()trrrorllvwrîz, nella Zeitschift'der Sau. Sll1., Rom. Abth., Btl.<br />

Vll, lratu. (14-65. Ed in generale sulla frequenza ili Giustiniano ad<br />

inrlxrrrr '


-T<br />

(ls NIONDO I]IONDI SI]I.T,A I)O'I'1'IìINA ROMANA DI.:I,L, . ACTIO ARBI'I'RARIA' 99<br />

ttrrz.a in clucl modo tauto superficiale ed assiomatico : ' quid<br />

crrinr si ?... rronne debebit interdumabsolvere?'. Sostanzialrrrcnl.cr<br />

poi questa decisione si appalesa del tutto difiorme dai<br />

priucipi vigenti nel diritto classico.<br />

Se I'offerta ed il deposito di cui tatta il nostro testo fossero<br />

stati compiuti prima della 'litis contestatio', non si<br />

comprende come mai il giurista possa richiamarsi vivamente<br />

all'equità del giudice, quando invece vigeva assoluto il principio<br />

che I'offerta validamente fatta produceva la liberazione<br />

del debitore o 'ipso iure ' 1) od 'ope exceptionis ' 2).<br />

Si dovrebbe ritenere, e l'intonazione del testo 1o fasupporre,<br />

che I'ofierta ed il deposito fossero stati fatti dopo la 'litis<br />

contestatio '. Ma allora questa decisione urta eviclentemente<br />

col principio assoluto del diritto classico, secondo cui l'ofierta<br />

ed il deposito in tanto avevano efficacia liberatoria in quanto<br />

1a prestazione fosse stata offerta o depositata prima che la<br />

'litis contestatio' avesse estinto il contenuto della originaria<br />

obbligazione 3). Questo principio ci viene attestato in termini<br />

recisi da Paolo in clue notissitrri framnrenti :<br />

fr. 84 D. 54, r (lib. I,XXIV ad ed.) : 'Si insulam fi.eri<br />

stipulatus sim et transierit tempus, cluo potueris facere,<br />

quamdiu litem contestatus non sim, posse te facientem<br />

lib. X quaest.; f imperatore Caracalla in un caso simile ammetteva<br />

l'intervento del Preside: c. ó. C. -1, 32.<br />

1) Fr. ro5 D. 45, r, favolenus, lib. II cp.; îr. 7z pr. D. 4ó, 3<br />

I\'Iarcellus lib. XX dig. ; fr. 9 $ r D. 46, 3, Ulpianus, lib. XXIV ad.<br />

Sab.; fr. 3o D. eod., Ulpianus.lib. LI ad ed.; per il deposito, vedi<br />

cli recente DE RuccrEno, op. cit., pag. r45 e sgg.<br />

2) Fr. 84 S : D. So, Iulianus lib. XXI(III dig.; fr. 6D. ++,4, Gaius<br />

lib. XXX ad ecl. prov. ; k. 73, $ z, D. 45, r, Paulus lib. XXIV ad ccl.<br />

3) Cfr. per tutti MADAT, D'íe Lehre uond,ey Mora,pag.492 e segg.;<br />

FEnnrNr, Obbligaziotrc,nella Encicloped,ia giwr. italiana, pag. 6zr e<br />

sgg. Non si cornprende I'opposizione del Wrxpscuerr, Pandette,<br />

g z8r n. z, e degli Scrittori ivi citati, alla <strong>dottrina</strong> che scaturisce limniclameute<br />

dai testi rioortati e che risoonde in maniera oerfetta al<br />

i'trattere della ' litis còntestatio ' nel diritto classico. Nè può rrrenorrr:urrcnte<br />

invocarsi ouella <strong>dottrina</strong> Sabiniana che ' omnia iirdicia esse<br />

rrbsolrrtotia', giacchè questa, se fu accolta da Giustiniano (g z Inst,<br />

lV, r.:), cortre risulta dai testi riportati, non ebbe certo la prcvalenza<br />

rrcl 1x,ri


I (X) IìfONDO T]IONDI<br />

offrerxlo o rlcpositando la somma anche dopo la 'litis conte'<br />

stutio ' sarc'bbe mancata di qualsiasi giustificazione.<br />

Lrvece, se si tien presente che fu appunto Giustiniano a<br />

sancire il principio che il debitore debba indennizzare l'avversario<br />

dei danni e dei lucri clipendenti clal rnancato pagarnento<br />

nel luogo stabilito, non sembrerà strano che i compilatori<br />

deciclano che la responsabilità clel clebitore venga meno<br />

ove egli presti una ' cautio ' c1i pagare nel luogo stabilito, o dichiari<br />

in ogni caso che la somma ir.i trovasi offerta o depositata.<br />

A Giustiniano dovctte seurbrarc irrirluo che in certi<br />

casi il debitore dovessc subire tllla grave c


oz BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

zione come provenienti tutti clal periodo classico. Oltre a ciò,<br />

l'appellativo di ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' ha traviato gran parte degli<br />

scrittori portancloli a conclusioni spesso assurde e per giunta<br />

cozzanti colle più chiare ed esplicite attestazioni delle fonti :<br />

infatti, gli scrittori si sono sforzati cli ricostruire la formula<br />

clell' '<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' sul tipo clelle ' <strong>actio</strong>nes <strong>arbitraria</strong>e '<br />

e di dare all' 'arbitrium iudicis ' nell' '<strong>actio</strong> de eo q. c. l. '<br />

un contenuto ed un significato identico a quello delle 'acticlnes<br />

<strong>arbitraria</strong>e '.<br />

Ora io creclo fermamente che questo metoclo aprioristico<br />

nel ricostruire la 'condeurnatio'


)1,ì"L"'<br />

l()4 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

speciale <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> de eo q. c. 1. ', delineando la natura e la<br />

funzione <strong>dell'</strong> 'arbitrium iudicis ' in questi termini :<br />

' ... hic autem qpa pecuniae creditae est, ci rca cuius<br />

exseòutionem aesti mationis ratio arbitrio<br />

iudicis committitur...'<br />

Identica concezione troviamo infinc anche in Ulpiano nel<br />

fr. z $ 8 in cui ilgiurista, trattando ampiamente dell" officium<br />

iudicis'nell"<strong>actio</strong> de eo q. c. l.', attesta comelaformuladia<br />

potere al giudice di diminuire l'ammontare della somma dovuta<br />

in modo che ' si interfuisset rei Ephesi potius solvere quam<br />

eo loci quo converliebatur ratio eius haberetur' 1).<br />

Il concetto che l' ' arbitriunr iudicis ' denoti una ampliazione<br />

dei poteri del giudice in ordine alla stima ecl alla deduzione<br />

<strong>dell'</strong>interesse del debitore, come si vede, è nettamente scolpito<br />

nei testi riportati e trova inoltre una splendida riconferma sol<br />

che si tenga presente la sfera di applicazione <strong>dell'</strong>'<strong>actio</strong> de<br />

eo q. c. 1.'. Questa, infatti, applicavasi per quei crediti generanti<br />

uno 'iudicium strictum ' ,), itr cui la limitazione rigorosa<br />

dei poteri del giudice non avrebbe permesso affatto la<br />

stima e la decluzioue <strong>dell'</strong>interesse del debitore. Invece era<br />

del tutto superfluo applicare l" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong> ' a quei crediti<br />

generanti un giudizio in cui il giudice avesse i poteri<br />

sufrcienti per stimare e dedurre tale interesse.<br />

Così per le azioni 'in factum', la 'condemnatio' 'quanti<br />

ea res erit' bastava per escludere l'applicazione <strong>dell'</strong>'<strong>actio</strong><br />

<strong>arbitraria</strong> ' a) ; nel fr. 5 pr. D. 13, 6, che si riferiva certo al<br />

1) Per la ricostruzione di questo testo vedi sopra $ r9.<br />

z; 'Stipulatio : ît. =, r D. h. t., Ulpianus, Ub. XXVII ad ed.. ;<br />

fr. r'D. filt;, Gaius, lib. IX acl ed. prov. ; fr. 7, r D. h. t., Paulus,<br />

lib. XXVIII ad. ecl.; quest'ultimo testo però è corrotto dai compila-<br />

tori: cft.fBÈTnrvrexrv-Hor,r,wÉc,Vevsuche i,ibev e'inz. Thei.le der Theovie<br />

des Ciuilirozessas, pag. 43 Anm. 97, 9d. ota BÉ^sEr,ER, op. cit., pag. 67 .<br />

- MUjrio: fr. 6 D. h. t., Pomponius, lib. XXII ad Sab. - I.egaÍo<br />

per fd-arnnationem ': fr. '5 D. É. t., Paulus, lib. XXVII ad ed. -<br />

- s1 l,'tipplicabilità al ' constitutum ' è molto d.iscussa : cfr. Gr.uDcr,<br />

op. cit., póg. 136 e l'Appendice del LEoNr, pag. 90; ConN, op. ci,t.,<br />

.tsEslir,ER, op. cit., pag. ro4 e segg. Il solo testo che tratta tlella<br />


06 BIONDO <strong>BIONDI</strong><br />

Questo canpo di applicazione <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' chiarisce<br />

meglio e conferma stupendamente le prececlenti considerazioni<br />

intorno al carattere <strong>dell'</strong>' arbitrium iudicis' nell'' <strong>actio</strong><br />

cle eo q. c. l. '.<br />

34. - Una ulteriore determinazione del concetto cli 'arbitrium<br />

iudicis' è ora necessaria, nel senso di precisare nettamente<br />

i limiti e la estensione di quei poteri speciali che la<br />

formula <strong>dell'</strong> '<strong>actio</strong> de eo q. c. l. ' attribuiva al giudice.<br />

fl concetto tradizionale che ci proviene clagli antichi interpreti<br />

e che si ripete anche da recenti scrittori r), costruisce in<br />

modo latissimo l' 'arbitrium iudicis ' nell' r <strong>actio</strong> de eo q. c. l. ',<br />

raffigurando questa azione come essenzialmente regolata clall'equità<br />

ed in cui il giudice avesse i pitì ampi poteri.<br />

Questo concetto, a mio avviso, se rispecchia lo stato del<br />

diritto giustinianeo, è però ben lungi dall'esser vero per il<br />

diritto classico. Infatti, tatt'alfua è la conclusione che deve ricavarsi<br />

dai testi immuni da alterazioni tribonianee. Io credo<br />

che per diritto classico nella semplice stima e deduzione <strong>dell'</strong>interesse<br />

del debitore si esaurisse tutto l' ' officiurq iudicis '<br />

nell' '<strong>actio</strong> de eo q. c. 1. '.<br />

Nel fr. 3 h. t. e nel fr. B h. t. Gaio ed Africano, come si è<br />

visto nel paragrafo precedente, niente altro comprendono nell'<br />

' arbitrium iudicis ' se non la stima e la deduzione <strong>dell'</strong>interesse<br />

del debitore. Di peculiare importanza dal nostro<br />

punto di vista è poi il fr. z $ B h. t., in cui Ulpiano, comentando<br />

la ' condemnatio ' della formula, inizia una lunga ttattazione<br />

empto vel ...vel ...'non possono provenire dal giurista, Manon<br />

posso consentire col LOucochequi il siufista abbíanarlato <strong>dell'</strong>.ac-<br />

[io depositi in factum' e che siaio staii i conrpilatoria generaTizzare.<br />

Inlatti, nulla d.i strano che Paolo occupand.oii nel sud comento dei<br />

vari casi d.i applicazione <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> ar6itraria ' (fr. s h. t.: lesato:<br />

Ir. 7,r h. t. : stìpulaziote; tu. z7 D. rz, 6: 'indebiti solútio ') abbia negato<br />

in generale l'applicazione <strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' aí giudizi di<br />

buona fed.e. A mio avviso l'interyento dei comoilatori in ouel testo<br />

dovctte essere puramente formale, o come spesio, ditucidajtivo. IvIa<br />

la classicità def contenuto, in quanto s'inquadra perfettamente con<br />

I'orrlirrc cli idee che espongo nel-testo, per rire è indiscutibile.<br />

r) ( )rr^DrtNtvrî2, nella Zeilschrìft dey Sau. Stift., Bd. XXIV. Das. 2 io :<br />

Wr,.rssrx, in Paulys Real-Encyclopridic, ad r..-'<strong>actio</strong>' pag 3ò91<br />

r<br />

J<br />


tolj I]IONI)O I]IONDI<br />

chiusa clel fr. 4 $ r h. t., si può concludere che la forrnula<br />

<strong>dell'</strong> ' <strong>actio</strong> cle eo q. c. 1. ' ampliò i poteri del giudice solo lim,itatamente<br />

alla stima <strong>dell'</strong>interesse del debitore. Ma non<br />

basta ; clevesi ancora aggiungere che 1" <strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>' per<br />

tutto il resto ebbe il carattere di uno 'iudicium strictum',<br />

e per conseguenza tutti quei principi peculiari dei' iudicia<br />

stricta ' trovavano in essa la loro integrale applicazione.<br />

Ecco un assunto che a qualcuno il quale concepisca le<br />

'<strong>actio</strong>nes <strong>arbitraria</strong>e' come qualche cosa di antitetico ai<br />

'iudicia sctricta ' r), potrà sentbrare una contraclizione in ter.<br />

nrini ocl una irrsana eresia. Ma I'crcsia, se così vuol chiamarsi,<br />

riguardo all' ' <strong>actio</strong> de eo q. c. l. ', ci vienc attestata proprio<br />

dagli stessi giuristi classici.<br />

Nel fr. B h. t., estratto da Africano lib. III quaest., si trova<br />

applicato dal giurista con tutta naturalezza quel principio<br />

caratteristico dei 'iudicia stricta ', secondo cui affinchè vengano<br />

in giudizio 'usurae ' anche moratorie, è necessaria una<br />

apposita stipulazione :<br />

' ... l1ec oportebit, quod forte per reum steterit, quo mi:<br />

nus tota centum Capuae solverentur, obligationem fideiussoris<br />

augeri : neque enim haec causa recte comparabitur<br />

obligzrtioni usurarum: ibi enim duae stipulationessunt,<br />

hic autem una pecuniae creditae est, circa cuius exsecutionem<br />

aestimationis ratio arbitrio iudicis cornmittitur... '<br />

t) Cfr. Narntt, Obseyt'atittncu,lae dc iute romano, tella Xt[neutosyne,<br />

rrova scries, vol. XXIV, pagg. 55-.58, al quale aderisce ora il Pnpózzt,<br />

Lslitttziotti, vol. II, pag. 68. Urra conrplèta parifr.cazione delle '<strong>actio</strong>nes<br />

<strong>arbitraria</strong>e'ai'iu


I l{) IIIONIX) IJIONDI<br />

lio ràlorischen Ediltls, pag. .58, il rluale non esita a<br />

..1ualificarla come 'eirre unbegreifflicher lritlium' ;-cd il Cons, Die<br />

sogenatcmte <strong>actio</strong> ecc., pag. r35 e se.q., osserva eiustamente cl-re il sistenra<br />

ploposto dal Savigny uelle sue attuazioni pratiche sarebbe<br />

stato 'eine Schraube ohne Enùe' .<br />

_ 1) VoIGî, Das jus maturale ae(lxturi.L et bonum u,nd, jws genti.mz,<br />

Bd. III, pag. 9r9: WAECHI'ER, ErórtertLngen.,Helt II,pag. 60; vAN<br />

WETTER, Le s obligations ed dyoit yotmain, tom. I, pag. 34; PuNrscHART,<br />

recensione al CosN, rrella Griinhuts Zeìtschl7ft, Bc1. VII,<br />

pag. 6zo; LEoNgenp, Instíl.utionen des ronz. Rechts, pag. 48o.<br />

5) Ròm. Rechtsgesclrichte, Bd. II, pag. r3ó9.<br />

6) Anche su questa opinione vedi I,Éxr,)L, op. cit., pag. 59 e seg. ;<br />

I)as Edicltntt, pag. 238 ; ConN, op. cit., pag. {^-.19 cì segg.<br />

7) ZTNIMTIRN, Gesclt'ichÍe des ròm. I'rit'atrtchl;, Ikl. lIl, l)Ír.i


tl2 I}IoNI)O ÙIONI)I<br />

Si consirlcri, difatti, che se nella formula dell" <strong>actio</strong> de eo<br />

11. c. l. ' fossc contenuta una clausola del tipo 'neque arbitrio<br />

tuo... ', c se c1a ciò derivasse l'appellativo tecnico di 'arbitrtria<br />

', necessariamente noi dovremmo trovare riferito nei<br />

testi della materia l' 'arbitrium iudicis ' e I'appellativo di<br />

' <strong>arbitraria</strong> ' allo 'iussus ' del giuclicc, appunto come si riscontra<br />

sempre per 1' '<strong>actio</strong>nes <strong>arbitraria</strong>e ' 1).<br />

Ora è faciie constatare che 'arbitriunr iudicis' nei testi<br />

relativi all' ' <strong>actio</strong> cle co q. c. l. ' si riferisce, come ho rilevato<br />

sopra ($ z3 e seg.), ad ulra ampliaziorrc dei poteri del giudice;<br />

tale da rendere possibilc' la stinra c la


.l<br />

BIONI)O ]IIONDI<br />

I,ir


d,ell'attore, costituisce tale assurdítà che uon può afiatto attríbuirsi<br />

a nessnn legislatore o giurista del mondo. - impossibile è la redazione<br />

della-'condemhàtio' 'quanti ea îes est'i se I'<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

fu introtlotta col pteci3o scopo di penrrettere la valutaa.ione<br />

<strong>dell'</strong>interesse tlel debitore] come nfai il Pretore avrebbe prooosto<br />

tale 'condemnatio " cosl ind.eterminata ed. incolore ? -'tnàstenibile<br />

è La conge*tua del D. (paeg. 66t-66s1 la buale anmetterebbs<br />

che fino al ll;ec. I'interesse àef-crediiore-ilovedse valutarsi in ma-.<br />

niera pura^mente obbiettiva, mentte che nel III sec. avrebbe compreso<br />

ogni risarcimento di danni e di lutti : infatti, ilessun siutista<br />

romano awebbe potuto mettere avanti l'eresia che danni é lucri<br />

dovessero iudennízzarsi in sezuito alla àora nell,'<strong>actio</strong> <strong>arbitraria</strong>'<br />

il cui earattere tli 'iudiciùn strictrrm ' è a,fferu.ato tra I'altro<br />

sic et simpliciter ttallo stesso D. (p. 66s). - Per non dilunsar.mi<br />

troppo, rilevo un'ultima inesattezza'i. tl l, (p.s. 66q n. r) -crede<br />

che le parole d.i Africano del fr. 8 h. t. ' quanti èius .I . inteifuerit ,<br />

alludano all'interesse del debitore princibale, e sossiurree : . voir<br />

aussi B. Biontli, Bul,l. d,i D. Rom., réro, pàe. àz+, q!í"taoiroche ce<br />

fragment des Basiliques, 24, 9, où I'iutéré-t suliieótif au frdeiusseur<br />

est pris en consid.ération'. I,'equivoco iu cui inborre il D. è rnanifesto:<br />

qudl' ' eius ' d.el.fr.8 senza dubbio si riferisce al fid.eiussore convenuto,<br />

e d.'altra parte io in quel lavoro cercai di dimostrare che il giu-<br />

_ rista ivi tloveva parlare acc^a.trto alf interesse del fid.eiussore an"che<br />

d.ell'interesse del-debitore prrncipale, e che quest'ultimo fu sostituito<br />

dai compilatori coll'iúteres6e del credito?e. oromettendo aopunto.<br />

di dimoitrate in altro lavoro come la doitrlna clell,intere$e<br />

del cred,itore appartenga a Giustiniano

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