7_Testi a confronto - Edu.lascuola.it
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7.<br />
Negli Adelphoe, come nella Samia di Menandro, il<br />
monologo contiene gli indizi del capovolgimento del finale<br />
Secondo lo studioso inglese Goldberg, il monologo di Micione avrebbe funzione<br />
simile a quello della Samia di Menandro, lacunosamente giunto fino a noi. In<br />
questo, il giovane Moschione racconta d’essere stato allevato dal padre adottivo<br />
con grande liberal<strong>it</strong>à, larghezza, indulgenza, cioè nel modo in cui Micione ha<br />
tirato su Eschino. Ma mentre rende di sé l’immagine complessivamente pos<strong>it</strong>iva<br />
di un giovanotto bene educato e dai bei modi gentili, insinua nello spettatore il<br />
dubbio che non sia tutto oro quel che luccica: c’è un accenno fuggevole e<br />
discreto al fatto che ha messo incinta la figlia del vicino, che poi sposa (proprio<br />
come farà Eschino). E poi s’avverte, nell’enumerazione compiaciuta dei mer<strong>it</strong>i<br />
personali e delle opportun<strong>it</strong>à offertegli dall’elevato status sociale, l’egocentrismo<br />
del figlio di papà. Sono segnali sufficienti a far dub<strong>it</strong>are della pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à del<br />
personaggio, a inaugurare l’attesa di un es<strong>it</strong>o della sua azione che potrebbe<br />
anche risultare, come di fatto risulterà, deludente. E da questo dubbio<br />
scaturisce la tensione intellettuale della commedia.<br />
Qualcosa di simile accadrebbe per Micione, negli Adelphoe. Egli esordisce<br />
come il padre ideale, appare straordinariamente sensibile, affettuoso, illuminato,<br />
parrebbe incarnare il modello pedagogico condiviso dall’autore e quindi<br />
destinato a risultare vincente. E invece, nel finale ambiguo e problematico,<br />
Micione rivelerà, di fronte alla mossa a sopresa di Demea, i lim<strong>it</strong>i del suo<br />
carattere e della sua ideologia progressista. Ma fin dal brillante monologo<br />
iniziale egli, come il giovinotto della Samia, non convince del tutto. La sua<br />
accondiscendenza al lim<strong>it</strong>e del permissivismo (do praeterm<strong>it</strong>to, non necesse<br />
habeo omnia / pro meo iure agere...), la rinuncia alla patria potestas per un<br />
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apporto par<strong>it</strong>ario basato sull’amic<strong>it</strong>ia (vv. 65-67) dovevano lasciare perplesso lo<br />
spettatore romano, il quale alla fine della commedia non si sarebbe poi stup<strong>it</strong>o<br />
che, seguendo questi precetti, si potesse andare in rovina.<br />
Nelle due commedie, dunque, il monologo serve a preparare il rovesciamento<br />
del finale, che in parte è a sorpresa, in parte era prevedibile a partire da alcuni<br />
indizi.<br />
Ecco l’autopresentazione di Moschione.<br />
MOSCHIONE [...] Perché prendersela? [...] È un fatto doloroso: ho sbagliato1 [...] Ma<br />
penso che sarà meglio descrivervi prima il suo carattere. Ricordo bene tutte le comod<strong>it</strong>à<br />
di cui ho goduto nella mia infanzia, ma preferisco lasciarle perdere, perché ancora non<br />
ero in grado di ragionare. Ma da quando sono stato iscr<strong>it</strong>to nelle liste dei c<strong>it</strong>tadini, sono<br />
stato, come si dice, uno dei tanti, non certo dei più disgraziati [...]. Mi sono distinto per<br />
liberal<strong>it</strong>à, e nell’ufficio di corego soprattutto; lui allevava per me cani e cavalli; ho<br />
ricoperto con magnificenza la carica di filarco2. Ero in grado di soccorrere<br />
adeguatamente gli amici bisognosi; insomma grazie a lui ero un uomo; e di questo,<br />
essendo persona perbene, gli ero giustamente grato. In segu<strong>it</strong>o – vi sto raccontando tutti<br />
i dettagli, tanto c’è tempo – mio padre s’innamorò di un’etera di Samo. Un fatto umano,<br />
certo; ma lui se ne vergognava e lo teneva nascosto. Io però me ne sono accorto lo<br />
stesso, e pensavo che, se non aveva il controllo della donna, avrebbe dovuto subire il<br />
fastidio di rivali più giovani. Ma proprio per causa mia, forse, si per<strong>it</strong>ava di prendersela<br />
con sé.<br />
[...] La madre della ragazza diventò amica della donna di Samo, che andava molte volte<br />
a farle vis<strong>it</strong>a, e anche loro venivano da noi. Una volta, tornato dalla campagna, le trovai<br />
che celebravano a casa nostra, insieme ad altre donne, le feste di Adone. La festa era<br />
piena di gioia, com’è naturale, ed io che mi trovavo presente ne fui – ahimè – spettatore,<br />
perché la confusione mi impediva di prendere sonno. Portavano sul tetto i giardini di<br />
Adone, ballavano e vegliavano tutta la notte, disperse qua e là. Es<strong>it</strong>o a dire il resto, forse<br />
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perché me ne vergogno. Non serve a niente, ma me ne vergogno. La ragazza è rimasta<br />
incinta; detto questo, ho detto anche che cosa è successo prima. Non ho negato le mie<br />
responsabil<strong>it</strong>à, anzi sono andato io per primo dalla madre della ragazza; ho promesso,<br />
ho giurato di sposarla non appena mio padre fosse arrivato. E poco fa, quando è nato il<br />
bambino, me lo sono preso.<br />
[...]<br />
(Trad. G. Paduano)<br />
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