1 Steven Pinker, Come funziona la mente, Mondadori ... - Univirtual.eu
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sintonizza i pesi di connessione. L’altra visione, che io preferisco, è che il<br />
<strong>la</strong>voro non possono farlo queste reti n<strong>eu</strong>rali da sole. A spiegare gran parte<br />
dell’intelligenza umana è <strong>la</strong> strutturazione di reti in programmi per manipo<strong>la</strong>re<br />
simboli. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione di simboli è sottesa al linguaggio<br />
umano e agli aspetti del ragionare che con esso interagiscono” P 120<br />
“Inoltre, sappiamo che l’informazione su un oggetto che viene percepito è<br />
sparsa fra numerose parti del<strong>la</strong> corteccia cerebrale. Perciò l’accesso<br />
all’informazione richiede un meccanismo che leghi insieme geografica<strong>mente</strong><br />
dati separati. p145<br />
Il quarto capitolo, per me il più stimo<strong>la</strong>nte, tratta i meccanismi del<strong>la</strong> visione,<br />
di come <strong>la</strong> visione trasforma le immagini retiniche in descrizioni mentali.<br />
Le informazioni scendono dal<strong>la</strong> memoria invece che salire dagli occhi: Le<br />
strade percorse dalle fibre verso le aree visive del cervello sono a due sensi.<br />
Le immagini mentali potrebbero essere, insomma, specie di disegni nel<strong>la</strong><br />
testa. Lo sono?<br />
Per scoprirlo ci sono due modi. Uno consiste nel verificare se pensare per<br />
immagini coinvolge le parti visive del cervello, l’altro se è più come fare del<strong>la</strong><br />
computer graphics o <strong>la</strong>vorare al computer con un database di proposizioni.<br />
Sul<strong>la</strong> visione binocu<strong>la</strong>re o stereoscopica p 255<br />
La prospettiva p 260<br />
Per quanto riguarda il linguaggio ritiene che al<strong>la</strong> sua base esistano dei moduli<br />
innati (Chomsky) nel<strong>la</strong> <strong>mente</strong>, una sorta di grammatica universale genetica<strong>mente</strong><br />
determinata sul<strong>la</strong> quale poi si eserciterebbe l’influsso ambientale e<br />
l’apprendimento del<strong>la</strong> lingua madre. Sembrano confermare questa ipotesi<br />
numerosi studi sull’invarianza linguistica e <strong>la</strong> teoria genetico-evolutiva<br />
dovrebbe rafforzare l’idea dell’emergere e tramandarsi di una grammatica<br />
universale. Sull’argomento l’altro testo tradotto: “L’istinto del linguaggio”.<br />
Mi viene da pensare ad una sorte comune con i meccanismi del<strong>la</strong> visione: una<br />
sorta di grammatica naturale (i n<strong>eu</strong>roni preposti al riconoscimento delle linee<br />
verticali so<strong>la</strong><strong>mente</strong>, quelli preposti al riconoscimento delle orizzontali, alle<br />
forme, al<strong>la</strong> luce piuttosto che al colore, e che l’apprendimento al<strong>la</strong> visione che<br />
si compie nei primi tre anni di vita sia paragonabile a quello del<strong>la</strong> “lingua”<br />
materna).<br />
Alcuni appunti<br />
L’occhio del<strong>la</strong> <strong>mente</strong><br />
Il sistema visivo dell’uomo presume che <strong>la</strong> materia sia coesa, le superfici di<br />
colore uniforme e gli oggetti non tralignino per combinarsi in modi confusi.<br />
228<br />
La più grandiosa visione del<strong>la</strong> visione è di David Marr è il primo a par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />
visione come di un modo per risolvere problemi mal posti tramite l’aggiunta di<br />
presupposti. La definisce come: ”un processo che a partire da immagini del<br />
mondo esterno produce una descrizione utile allo spettatore e non ingombra<br />
di informazioni non pertinenti.”<br />
Percezione di un oggetto libro come rettangolo per cui da qualche parte ci<br />
deve essere un simbolo mentale per “rettangolo”<br />
Si occupa di come <strong>la</strong> visione trasforma le immagini retiniche in descrizioni<br />
mentali.<br />
Occhio profondo<br />
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