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Neoclassicismo all'interno di Villa Belmonte all ... - Settimopiano.it

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<strong>Neoclassicismo</strong> <strong>all</strong>’interno <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> <strong>all</strong>’ Acquasanta<br />

La realizzazione del complesso <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> e della decorazione al suo interno, sono strettamente<br />

intrecciate al le vicende che riguardano l’espansione urbanistica della c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Palermo e la <strong>di</strong>ffusione del<br />

gusto neoclassico nell’isola.<br />

Il rinnovamento nelle forme arch<strong>it</strong>ettoniche con il predominio del gusto barocco avviene fin dal XVII secolo<br />

ma la costruzione <strong>di</strong> residenze suburbane con viali, fontane ed altri complessi arch<strong>it</strong>ettonici fiorirono<br />

soprattutto nel XVIII secolo: tale ampliamento della c<strong>it</strong>tà <strong>di</strong> Palermo interessa anche il versante costiero<br />

nelle borgate marinare dell’Acquasanta, <strong>di</strong> Vergine Maria e solo più tar<strong>di</strong> dell’Arenella.<br />

Innalzare nuove costruzioni vuol <strong>di</strong>re anche operare delle bonifiche in tali quartieri e realizzare delle strade<br />

che possano permettere <strong>di</strong> collegare questa nuova zona ab<strong>it</strong>ata d<strong>all</strong>a borghesia [cfr. De Seta C., Spadaro<br />

M.A., Troisi S., Palermo c<strong>it</strong>tà d’arte, E<strong>di</strong>zioni Ariete, 1999, pp.60-61].<br />

L’espansione della c<strong>it</strong>tà comincia, dunque, già <strong>all</strong>’inizio del sec. XVIII: l’imponente struttura muraria<br />

bastionata cinquecentesca aveva perso la sua funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, per cui alcuni bastioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa vennero<br />

ceduti a privati, che vi crearono giar<strong>di</strong>ni. Sul grande bastione Aragona (demol<strong>it</strong>o negli anni ’30 del sec. XX<br />

per costruire il Palazzo <strong>di</strong> Giustizia) fu impiantato nel 1781 il primo Orto Botanico della c<strong>it</strong>tà; mentre i<br />

bastioni del Tuono e Vega venivano demol<strong>it</strong>i per meglio sistemare la passeggiata della Marina. La prima<br />

espansione pianificata della c<strong>it</strong>tà fuori d<strong>all</strong>e mura, fu decisa nel 1778 dal pretore La Grua Talamanca<br />

marchese <strong>di</strong> Regalmici su progetto dell’arch<strong>it</strong>etto del Senato Nicolò Palma, il quale <strong>di</strong>segnò una croce <strong>di</strong><br />

strade fuori porta Maqueda, proseguendo la nobile via seicentesca fino al piano <strong>di</strong> S.Oliva e creando una via<br />

ad essa perpen<strong>di</strong>colare, l’attuale via M.Stabile. L’incrocio delle due vie riproponeva l’idea dei centrali<br />

Quattro Canti, ed infatti il quadrivio fu detto “Quattro Canti <strong>di</strong> Campagna”.<br />

[http://www.liceogaribal<strong>di</strong>.<strong>it</strong>/<strong>di</strong>partimenti/<strong>di</strong>p_arte/<strong>Belmonte</strong>_web/neoclass.html consultato il<br />

27/07/2011].<br />

L’apertura post-illuminismo verso forme <strong>di</strong> costruzioni c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ne che servissero al pubblico, sfocia nella<br />

creazione <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> Giulia, una villa pubblica creata proprio per il <strong>di</strong>letto dei c<strong>it</strong>ta<strong>di</strong>ni insieme <strong>all</strong>’Ortobotanico<br />

per unire insieme esigenze <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

La trasformazione che si può leggere da tanti punti <strong>di</strong> vista è <strong>di</strong> un cambiamento del volto e del significato<br />

della c<strong>it</strong>tà: se le uniche tipologie e<strong>di</strong>lizie della c<strong>it</strong>tà barocca erano segni del potere assoluto della nobiltà e<br />

del clero, i palazzi dell’aristocrazia, le chiese e i nuovi conventi possono essere concep<strong>it</strong>e anche per<br />

sod<strong>di</strong>sfare bisogni del popolo.<br />

Adesso anche la forma, l’iconografia, oltre <strong>all</strong>’arch<strong>it</strong>ettura sono rivolte al popolo in un clima generalmente<br />

improntato al neoclassicismo che viene fatto proprio non sono dai p<strong>it</strong>tori ma anche dagli arch<strong>it</strong>etti: il<br />

neoclassicismo si <strong>di</strong>ffonde grazie <strong>all</strong>a <strong>di</strong>ffusione delle teorie <strong>di</strong> Winckelmann [cfr. Malignaggi D.,<br />

L’acquaforte, Ed. Caracol, 2008, p.40].<br />

Ciò che emerge è un orizzonte in cui gli artisti sono entusiasmati d<strong>all</strong>a ripresa dell’armonia e bellezza<br />

classiche insieme al suo equilibrio emotivo che ben si accordano <strong>all</strong>e esigenze della nuova borghesia,<br />

lasciando da parte la superfetazione dell’arte barocca considerata priva <strong>di</strong> regole : l’arch<strong>it</strong>ettura viene<br />

riportata a rigorosi principi formali dell’arch<strong>it</strong>ettura classica greca e romana richiamando <strong>all</strong>a memoria la<br />

gloriosa democrazia ateniese e la repubblica romana.<br />

È proprio questo nuovo ceto il principale comm<strong>it</strong>tente <strong>di</strong> acquarelli, <strong>di</strong>pinti con soggetti paesaggistici e<br />

m<strong>it</strong>ologici, r<strong>it</strong>ratti <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni che si accordano agli spazi costru<strong>it</strong>i in qual<strong>it</strong>à <strong>di</strong> nuove<br />

<strong>di</strong>more.<br />

Artisti che si fanno interpreti <strong>di</strong> questa nuova <strong>di</strong>mensione della figurazione, che presto <strong>di</strong>venne una moda<br />

<strong>di</strong>lagante, sono anche i principali artefici della <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> <strong>all</strong>’Acquasanta: Giuseppe Venanzio<br />

Marvuglia, Giuseppe Velasco e Valerio <strong>Villa</strong>reale.


Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814) fu un arch<strong>it</strong>etto palerm<strong>it</strong>ano che si <strong>di</strong>mostra pronto a<br />

recepire le nuove teorie estetiche dell’arch<strong>it</strong>ettura neoclassica e che riesce ad adattarle <strong>di</strong> volta in volta <strong>all</strong>e<br />

costruzioni <strong>di</strong> cui si occupa. Viene avviato dal padre <strong>all</strong>o stu<strong>di</strong>o delle matematiche e ben presto <strong>di</strong>ciottenne<br />

si trasferisce a Roma, dove per 12 anni stu<strong>di</strong>erà l’arch<strong>it</strong>ettura antica e rinascimentale che gli servirà da<br />

modello sempre presente per tutte le sue realizzazioni in cui r<strong>it</strong>orna forte l’eco del classicismo.<br />

Una volta r<strong>it</strong>ornato nella c<strong>it</strong>tà natia, progetta l’Oratorio dei Filippini (1763) e successivamente lavora<br />

<strong>all</strong>’ampliamento del complesso dell’abbazia benedettina <strong>di</strong> S. Martino delle Scale (1763-1786): tra i suoi<br />

lavori più importanti e testimonianze della matrice neoclassica comune vanno ricordate la palazzina cinese<br />

<strong>all</strong>a Favor<strong>it</strong>a, palazzo Cogl<strong>it</strong>ore, palazzo Costantino, villa <strong>Villa</strong>rosa a Bagheria ed anche la sistemazione degli<br />

ambienti dell’Osservatorio astronomico insieme <strong>all</strong>’arch<strong>it</strong>etto francese Léon Duforny che si occupa anche<br />

della realizzazione della configurazione neoclassica dell’Orto botanico. Oltre a queste opere, Venanzio<br />

Marvuglia intraprende, insieme al figlio Alessandro Emanuele, i lavori al complesso della <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> <strong>all</strong>’<br />

Acquasanta che <strong>di</strong>venta esempio del <strong>di</strong>alogo tra arch<strong>it</strong>etti ed artisti (p<strong>it</strong>tori, scultori, decoratori) chiamati a<br />

lavorare insieme in vari progetti. Il lavoro <strong>di</strong> Venanzio Marvuglia e <strong>di</strong> Giuseppe Velasco si intreccia, ad<br />

esempio, <strong>all</strong>’interno della Palazzina Cinese per Fer<strong>di</strong>nando III <strong>di</strong> Borbone nella quale il p<strong>it</strong>tore Velasco<br />

realizza gran<strong>di</strong>osi affreschi insieme ad i suoi <strong>all</strong>ievi Vincenzo Riolo e Giuseppe Patania ispirati <strong>all</strong>’eclettismo<br />

degli stili (cinese, turco, pompeiano).<br />

Seppur non <strong>di</strong>rettamente anche <strong>all</strong>’interno dell’Osservatorio Astronomico è possibile nominare insieme i<br />

due artisti: mentre l’arch<strong>it</strong>etto Marvuglia è impegnato a realizzare le vetrine per custo<strong>di</strong>re gli strumenti<br />

mobili, il p<strong>it</strong>tore Velasco, stavolta anche coa<strong>di</strong>uvato da un altro <strong>all</strong>ievo, Francesco La Farina, si occupa della<br />

realizzazione <strong>di</strong> quella che è oggi la quadreria del museo della Specola panorm<strong>it</strong>ana e che comprende<br />

r<strong>it</strong>ratti <strong>di</strong> scienziati, matematici e non solo commissionati dal primo <strong>di</strong>rettore, Giuseppe Piazzi.<br />

Ancora una volta, dunque, sono tre gli elementi che si intrecciano tra <strong>di</strong> loro: un nuovo gusto<br />

nell’arch<strong>it</strong>ettura, esigenza <strong>di</strong> nuovi generi figurativi per <strong>di</strong>more private e pubbliche ed infine un nuovo<br />

assetto urbanistico della c<strong>it</strong>tà; laddove sorgono nuove residenze gli artisti cooperano insieme facendo<br />

<strong>di</strong>ventare (in questo caso <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> <strong>all</strong>’Acquasanta) specchio <strong>di</strong> questo concatenarsi <strong>di</strong> eventi.<br />

Alla realizzazione del complesso della villa e delle costruzioni annesse al parco lavorano insieme altri<br />

valenti artisti, tra <strong>di</strong> essi lo scultore Francesco Quattrocchi, Giuseppe Renda, Vincenzo Riolo, Gioacchino<br />

Vaccaro, i decoratori Benedetto Cotar<strong>di</strong>, Rosario Silvestri, Francesco La Farina e Carlo Tumminelli, gli<br />

stuccatori Tommaso Firriolo e Giovanni Pezzano.<br />

Per quanto riguarda l’interno della <strong>Villa</strong>, il piano terra è destinato soprattutto ad ambienti <strong>di</strong> servizio ed <strong>all</strong>a<br />

cappella, una g<strong>all</strong>eria con volte a crociera sostenute da una doppia fila <strong>di</strong> pilastri quadrati che collegano i<br />

porticati dei due fronti opposti: i <strong>di</strong>versi ambienti sono serv<strong>it</strong>i da un corridoio lungo l’asse est-ovest; la<br />

cappella, <strong>all</strong>’estremo ovest, è accessibile anche <strong>di</strong>rettamente d<strong>all</strong>’esterno. Al piano nobile i locali <strong>di</strong> servizio<br />

e <strong>di</strong> soggiorno sono <strong>di</strong>sposti in enfilade e grav<strong>it</strong>ano intorno al grande salone che si affaccia sul fronte<br />

meri<strong>di</strong>onale, in corrispondenza del portico. [cfr.<br />

http://www.liceogaribal<strong>di</strong>.<strong>it</strong>/<strong>di</strong>partimenti/<strong>di</strong>p_arte/<strong>Belmonte</strong>_web/interno_pag.html consultato il<br />

27/07/2011].<br />

Nello scenografico salone della <strong>Villa</strong> lavora il caposcuola ed apristrada della folta schiera <strong>di</strong> artisti<br />

neoclassici, Giuseppe Velasco (1750-1827), la cui personal<strong>it</strong>à e lavoro si è riusc<strong>it</strong>i a delineare grazie <strong>all</strong>a<br />

ricostruzione che ne fornisce Agostino G<strong>all</strong>o, il quale lascia <strong>all</strong>e stampe una biografia atten<strong>di</strong>bile sull’autore.<br />

Fin da piccolo fu abile nel <strong>di</strong>segnare a mat<strong>it</strong>a, nel modellare in creta ed a scolpire in legno tanto che il<br />

padre, assecondando questa sua inclinazione, lo manda a lavorare presso la bottega <strong>di</strong> Gaetano Mercurio,<br />

p<strong>it</strong>tore che aveva compiuto il suo appren<strong>di</strong>stato presso la scuola romana <strong>di</strong> Sebastiano Conca.<br />

Successivamente, nell’intento <strong>di</strong> volere una guida più qualificata, si rivolge a Giuseppe Tresca per poi<br />

intraprendere la carriera da solo.


In questo primo periodo si eserc<strong>it</strong>a influenzato dai mo<strong>di</strong> del p<strong>it</strong>tore palerm<strong>it</strong>ano V<strong>it</strong>o D’Anna, rivis<strong>it</strong>a opere<br />

degli artisti del Rinascimento, della scuola bolognese del seicento (i Carracci, Domenichino, Guido Reni)<br />

anche attraverso le incisioni che <strong>all</strong>ora circolavano a Palermo.<br />

Dimostra, inoltre, una forte pre<strong>di</strong>lezione per Pietro Novelli dal quale trasse la capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> rendere le<br />

fisionomie realistiche: copia molte opere del Monrealese e ne restaura delle altre.<br />

In una breve parentesi della sua v<strong>it</strong>a veste anche l’ab<strong>it</strong>o ecclesiale spinto dal desiderio <strong>di</strong> entrare nell’or<strong>di</strong>ne<br />

dei Cappuccini ma ben presto rinuncia per portare avanti la ben più forte passione nei confronti della<br />

p<strong>it</strong>tura.<br />

Attraverso le prime importanti commissioni ecclesiastiche l’artista si comincia a fare apprezzare<br />

nell’ambiente artistico isolano ed ottiene altre importanti commissioni: ma il fattore determinante che<br />

portò il p<strong>it</strong>tore <strong>all</strong>a notorietà fu il rapporto proprio con l’arch<strong>it</strong>etto G.Venanzio Marvuglia (prima solo<br />

accennato), promotore delle istanze neoclassiche. L’arch<strong>it</strong>etto, infatti, per quanto riguarda i lavori a <strong>Villa</strong><br />

<strong>Belmonte</strong> così come negli altri suoi progetti, non solo preside ai lavori relativi <strong>all</strong>a costruzione del<br />

complesso ma supervisiona l’opera degli artisti e dei decoratori chiamati a <strong>di</strong>pingere ed arricchire l’interno.<br />

La sua presenza permette <strong>di</strong> spiegare il <strong>di</strong>lagare <strong>di</strong> temi simili e la firma <strong>di</strong> Velasco in veste <strong>di</strong> “p<strong>it</strong>tore<br />

figurista”. I primi interventi <strong>di</strong> Velasco nell’équipe <strong>di</strong> Marvuglia furono nella ristrutturazione <strong>di</strong> Palazzo<br />

<strong>Belmonte</strong> Riso , nelle p<strong>it</strong>ture parietali <strong>di</strong> Palazzo Costantino con episo<strong>di</strong> relativi <strong>all</strong>a v<strong>it</strong>a dell’imperatore<br />

Costantino ma è la conoscenza del vicerè Francesco D’Aquino, principe <strong>di</strong> Caramanico, che gli permette <strong>di</strong><br />

ottenere la prestigiosa decorazione della sala del Parlamento del Palazzo Reale <strong>di</strong> Palermo con il ciclo<br />

de<strong>di</strong>cato al M<strong>it</strong>o <strong>di</strong> Ercole e le p<strong>it</strong>ture del Ginnasio del Reale Orto Botanico con episo<strong>di</strong> relativi al M<strong>it</strong>o <strong>di</strong><br />

Igea e <strong>di</strong> Asclepio (sono conservati <strong>all</strong>’interno della G<strong>all</strong>eria Regionale della Sicilia due <strong>di</strong>segni a penna<br />

dell’autore che riproducono alcuni personaggi rappresentati in questi cicli figurativi).<br />

La sua p<strong>it</strong>tura particolarmente gra<strong>di</strong>ta <strong>all</strong>a comm<strong>it</strong>tenza borbonica ed il suo attardarsi ai precetti neoclassici<br />

lo favorirono nelle decorazioni del c<strong>it</strong>ato salone <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong>: infatti la scelta specifica del linguaggio fu<br />

<strong>di</strong>sposta dal principe <strong>di</strong> <strong>Belmonte</strong> che era anche un raffinato collezionista ed antiquario.<br />

Velasco fu incaricato nel 1805 <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere la volta della g<strong>all</strong>eria “il cui complesso programma iconografico,<br />

ideato dal comm<strong>it</strong>tente e descr<strong>it</strong>to dagli ine<strong>di</strong>ti documenti rintracciati, prevedeva un quadrone centrale<br />

figure color<strong>it</strong>e a sguazzo <strong>di</strong>notanti l’Apoteosi <strong>di</strong> Enea, alcuni cassettoni esagoni con fondo ad aria e figure<br />

ed, infine, <strong>all</strong>e somm<strong>it</strong>à delle pareti, lungo tutto il perimetro dell’ambiente, un fregio a chiaroscuro le cui<br />

figure debbano rappresentare i giuochi fatti in Sicilia da Enea per le feste funerali <strong>di</strong> Anchise suo Padre”<br />

sulla base del poema virgiliano [c<strong>it</strong>. Bruno I., Giuseppe Velasco, Kalós, 1998, p.24].<br />

A lui fu affiancato il p<strong>it</strong>tore adornista Benedetto Bonomo che svolse tutte le operazioni preliminari <strong>di</strong><br />

pultirura della volta e la parte prettamente ornamentale delle cornici che sud<strong>di</strong>vidono i tre riquadri centrali,<br />

il motivo a finto cassettonato dello sfondo, decorato da rosoni e d<strong>all</strong>e due fasce, una con arabeschi e una<br />

con volute classiche <strong>all</strong>a greca: questi ornamenti delim<strong>it</strong>ano il fregio monocromato <strong>di</strong>pinto da Velasco con


la tecnica p<strong>it</strong>torica a tempera su muro utilizzata anche per la Sala d’Ercole e l’Orto botanico e con una<br />

<strong>di</strong>sposizione dei personaggi a gruppi <strong>di</strong> figure, ciascuna ben <strong>di</strong>segnata e delineata nei suoi attributi<br />

iconografici.<br />

L’impianto neoclassico delle figure lo si trova anche nelle cornici che non sono più quadrature<br />

arch<strong>it</strong>ettoniche ma si tratta <strong>di</strong> cornici <strong>di</strong>pinte: inoltre nello sfondo è quasi assente il paesaggio e si trovano<br />

solo poco accenni <strong>di</strong> chiaroscuro che sottolineano le<br />

forme plastiche delle figure dando risalto <strong>all</strong>e masse<br />

muscolari.<br />

Nelle figure in secondo piano Velasco usa forme più<br />

rapide, quasi abbozzate con un segno più libero e<br />

moderno. Nella a<strong>di</strong>acente “camera <strong>di</strong> compagnia”<br />

Velasco <strong>di</strong>pinge la volta, con la stessa impronta<br />

neoclassica, la scena raffigurante Paride che assegna<br />

la mela d’oro a Venere.<br />

Terza personal<strong>it</strong>à che si incrocia <strong>all</strong>’interno <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong> è Valerio <strong>Villa</strong>reale (1773- 1854) : in una<br />

nicchia dello scalone monumentale si trova il R<strong>it</strong>ratto <strong>di</strong> G. E. Ventimiglia a mezzo busto, scolp<strong>it</strong>o in marmo<br />

nel 1815 dal più apprezzato scultore siciliano del periodo neoclassico; l’artista, affermatosi soprattutto per i<br />

<strong>di</strong>versi interventi scultorei nella Reggia <strong>di</strong> Caserta, lo ha realizzato imme<strong>di</strong>atamente dopo il suo r<strong>it</strong>orno a<br />

Palermo, <strong>di</strong> segu<strong>it</strong>o <strong>all</strong>a caduta del regno murattiano e la restaurazione dei Borbone. Il r<strong>it</strong>ratto, ispirato <strong>all</strong>a<br />

statuaria antica, è il primo <strong>di</strong> una lunga serie <strong>di</strong> busti <strong>di</strong> siciliani illustri che il <strong>Villa</strong>reale produsse nel periodo<br />

palerm<strong>it</strong>ano. [cfr.http://www.liceogaribal<strong>di</strong>.<strong>it</strong>/<strong>di</strong>partimenti/<strong>di</strong>p_arte/<strong>Belmonte</strong>_web/villareale.htm<br />

consultato il 28/07/2011].<br />

Uno dei pannelli centrali delle volte testimonia l’interesse del Principe per le arti con la rappresentazione <strong>di</strong><br />

Apollo e le Muse: il tema è frequente nell’arte neoclassica ed ha un illustre precedente nell’affresco con il<br />

Parnaso (1760-61) realizzato da Anton Raphaël Mengs per il Car<strong>di</strong>nale Albani ma il pannello della villa è<br />

confrontabile con il rilievo in marmo che decora il Monumento funebre a Giovanni Meli realizzato nel 1828<br />

da Valerio <strong>Villa</strong>reale per la chiesa <strong>di</strong> S. Domenico a Palermo.<br />

[cfr. http://www.liceogaribal<strong>di</strong>.<strong>it</strong>/<strong>di</strong>partimenti/<strong>di</strong>p_arte/<strong>Belmonte</strong>_web/interno.htm consultato il<br />

27/07/2011].<br />

Valerio <strong>Villa</strong>reale si inserisce perfettamente in quel clima neoclassico <strong>di</strong> cui sono portavoce Marvuglia e<br />

Velasco: l’eru<strong>di</strong>to Agostino G<strong>all</strong>o attribuiva al <strong>Villa</strong>reale il mer<strong>it</strong>o <strong>di</strong> “avere introdotto in Sicilia l’eleganza<br />

delle forme e lo stu<strong>di</strong>o dell’antico nella scultura”. [cfr. Leone F., in G<strong>all</strong>eria d’Arte moderna <strong>di</strong> Palermo,<br />

Silvana e<strong>di</strong>tore, 2007, p.114].


Lo stessa artista <strong>di</strong>mostra, anche nelle sculture <strong>di</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Belmonte</strong>, lo stu<strong>di</strong>o delle antich<strong>it</strong>à classiche e il<br />

magistero canoviano a cui si era sottoposto a lungo durante l’ appren<strong>di</strong>stato romano come pensionato<br />

dell’accademia <strong>di</strong> Palazzo Farnese.<br />

Una volta rientrato a Palermo nel 1815 partecipa al lungo rinnovamento decorativo della c<strong>it</strong>tà<br />

concentrandosi nelle sculture sullo stu<strong>di</strong>o del vero e nel perseguimento del bello ideale: riesce a fare ciò<br />

anche in qual<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Professore <strong>di</strong> scultura presso la Regia Univers<strong>it</strong>à, creando così una innovativa scuola<br />

scultorea molto segu<strong>it</strong>a da giovani leve e celebrata d<strong>all</strong>a stampa perio<strong>di</strong>ca.<br />

Nel fregio soprattutto <strong>di</strong> Apollo emerge quel trattamento delle figure animate quasi fossero però<br />

trattenute, insieme ad una resa pura e <strong>di</strong>sciplinata della composizione che ben si accorda <strong>all</strong>’ideale<br />

neoclassico.<br />

Le opere del <strong>Villa</strong>reale “<strong>di</strong>mostrano abil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> mestiere e compiuta osservanza ai canoni <strong>di</strong> armonia <strong>di</strong><br />

seren<strong>it</strong>à <strong>di</strong> nobiltà enunciati da Winckelmann, ma non sempre quella capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> trasfigurazione e <strong>di</strong><br />

sublimazione cui approda il maestro <strong>di</strong> Possagno” [c<strong>it</strong>. F. . Grasso, Ottocento e Novecento in Sicilia, in Storia<br />

della Sicilia, Palermo 1992].

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