Ficuzza e il corleonese - Club Plein Air BdS
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<strong>Ficuzza</strong> e <strong>il</strong> <strong>corleonese</strong><br />
Il bosco di <strong>Ficuzza</strong>, la Rocca Busambra e l’alto Belice Corleonese: ovvero, la regione dei<br />
feudi e delle masserie<br />
V<br />
ogliamo proporvi un<br />
itinerario di visita attraverso la vasta<br />
regione che comprende la zona<br />
arida e assolata del latifondo nella<br />
parte meridionale tra Corleone e<br />
Campofelice di Fitalia, la zona dei<br />
laghi di Piana degli Albanesi e del<br />
Lago dello Scanzano e l'alto Belice<br />
a nord ovest, l'area del Bosco di<br />
<strong>Ficuzza</strong> e della Rocca Busambra al<br />
centro.<br />
Ragioni geomorfologiche e<br />
climatiche hanno dato luogo ad un<br />
affascinante contrasto tra i due<br />
versanti - meridionale e settentrionale<br />
- dalla Rocca Busambra rimarcato<br />
nel tempo della storia e<br />
dai segni lasciati dall'uomo. Infatti,<br />
la Rocca che domina imponente la<br />
vasta area, con la sua mole calcarea<br />
ha protetto dai venti africani la<br />
zona sottostante a nord dando<br />
luogo ad un ambiente unico in Sic<strong>il</strong>ia<br />
per la varietà della flora e fauna<br />
esistenti. A tutela di questo ricchissimo<br />
patrimonio è stata istituita<br />
la Riserva naturale del bosco di<br />
<strong>Ficuzza</strong> e Rocca Busambra.<br />
Nel versante meridionale<br />
del Corleonese, le grandi estensioni<br />
a grano dovute all'esistenza del<br />
latifondo sin dalla dominazione<br />
romana, hanno conferito al paesaggio<br />
l'aspetto tipico della vera<br />
Sic<strong>il</strong>ia. Nella fascia occidentale dei<br />
territori di Monreale l'aridità va<br />
scomparendo per lasciare spazio<br />
ad una regione collinare fert<strong>il</strong>e, alimentata<br />
da piccoli corsi d'acqua<br />
che confluiscono nei due fiumi Belice<br />
destro e Belice sinistro. Questa<br />
è la campagna delle Masserie, le<br />
aziende agricole di medie dimensioni<br />
nate nel XVIII secolo dalla<br />
frammentazione dei grossi feudi.<br />
Più a nord si trova <strong>il</strong> lago di<br />
Piana e, ai limiti del Bosco di <strong>Ficuzza</strong>,<br />
<strong>il</strong> lago dello Scanzano. I due<br />
laghi, ambedue artificiali, offrono<br />
ospitalità a innumerevoli specie di<br />
uccelli, in particolare lo Scanzano:<br />
vi si trovano anatidi. tuffetti, falchi<br />
di palude, sterne e talvolta anche<br />
cormorani e fenicotteri. Nel lago di<br />
Piana tra le specie ittiche molto<br />
diffuso è <strong>il</strong> carassio.<br />
Questo territorio, attraversato<br />
dalle valli dell'Euterio e del<br />
Belice, rappresentava un agevole<br />
punto di penetrazione verso l'interno<br />
dell'isola. Fu sicuramente abitato<br />
sin da epoche antichissime:<br />
ciò risulta dai reperti dei più importanti<br />
siti archeologici della zona,<br />
la Montagnola nei pressi di Marineo<br />
del periodo punico ed ellenistico,<br />
Pizzo di Casa e Montagna<br />
Vecchia di Corleone.<br />
Sotto l'impero romano l'area<br />
ebbe importanza strategica economica<br />
e m<strong>il</strong>itare, trovandosi al<br />
centro degli scambi tra la costa<br />
mediterranea e quella tirrenica; la<br />
pietra m<strong>il</strong>iare del 252 a. C. trovata<br />
nei pressi di Corleone conferma <strong>il</strong><br />
passaggio da qui della strada con-<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 48<br />
solare romana Palermo-Agrigento.<br />
In seguito, nel periodo musulmano,<br />
Corleone divenne una<br />
delle undici città capoluogo e sede<br />
di moschea. Cefalà Diana, definita<br />
dal geografo arabo Edrisi un "grazioso<br />
paese ricco di acque", fu un<br />
luogo di sosta per tutti i viandanti<br />
che dovevano effettuare <strong>il</strong> faticoso<br />
viaggio da Palermo ad Agrigento<br />
che con <strong>il</strong> benefico ristoro di un<br />
bagno caldo (terme Arabe) invitava<br />
maggiormente alla fermata.<br />
L'attuale edificio è l'esempio più<br />
integro di costruzione araba in Sic<strong>il</strong>ia.<br />
Nel 1182 i feudi di Jato,<br />
Il lago dello Scanzano visto dal Bosco di <strong>Ficuzza</strong>.<br />
In basso <strong>il</strong> castello di Marineo
Cor<strong>il</strong>ionis e Kalatrasi vengono donati<br />
da Guglielmo II alla chiesa di<br />
Monreale. Alla fine del XII secolo <strong>il</strong><br />
territorio dell'Arcivescovado comprende<br />
le tre “Magnae Divisae” al<br />
cui interno ricadono molte divise o<br />
casali. Qui si insediarono gli arabi<br />
per opporre la loro resistenza ai<br />
normanni e poi agli svevi lasciando<br />
i più evidenti segni di antropizzazione<br />
in questo territorio.<br />
La diffusione del latifondo<br />
continuò con l'aristocrazia feudale,<br />
attorno ai casali, alcuni dei quali<br />
trasformati in castelli, e si formarono<br />
borghi; questo fenomeno fu<br />
incoraggiato dai governi spagnoli<br />
che riconoscevano <strong>il</strong> titolo di principi<br />
e baroni a chi edificava nuovi<br />
borghi. Nel XV secolo l'Arcivescovo<br />
di Monreale concesse feudi agli esuli<br />
albanesi che cercavano rifugio<br />
spinti dall'invasione turca nei Balcani.<br />
Dopo la fondazione degli insediamenti<br />
greco-albanesi, altri<br />
comuni vennero fondati, tutti aventi<br />
impianto urbanistico ortogonale.<br />
Nel 1702 molti feudi dell'Arcivescovado<br />
di Monreale furono<br />
concessi a masseria ai baroni e<br />
massari che realizzarono le proprie<br />
residenze all'interno delle nuove<br />
aziende agricole.<br />
Noi vogliamo proporvi<br />
quattro interessanti itinerari che<br />
permettono la scoperta della vasta<br />
regione. I tempi di percorrenza<br />
possono variare secondo l'interesse<br />
naturalistico o storicomonumentale<br />
del visitatore; essi<br />
sono:<br />
• <strong>il</strong> Bosco di <strong>Ficuzza</strong>, la Rocca<br />
Busambra o <strong>il</strong> centro storico di<br />
Marineo;<br />
• le masserie, i borghi rurali del<br />
monrealese e la cittadina di<br />
Corleone;<br />
• Godrano, le Terme Arabe di<br />
Cefalà Diana, <strong>il</strong> centro grecoalbanese<br />
di Mezzojuso e Campofelice<br />
di Fitalia;<br />
• Piana degli Albanesi e la zona<br />
dei laghi<br />
Marineo, <strong>il</strong> Bosco di <strong>Ficuzza</strong><br />
e Rocca Busambra<br />
Il primo itinerario ha inizio<br />
a Bolognetta, piccolo centro agricolo<br />
di recente formazione, meta<br />
preferita dagli appassionati di itinerari<br />
eno-gastronomici e sede del<br />
Museo della Casa Contadina, una<br />
vera abitazione contadina tuttora<br />
arredata e attrezzata degli strumenti<br />
per la produzione vinicola e<br />
cerealicola. Da qui, percorrendo la<br />
SS. 118 si arriva a Marineo, un an-<br />
tico centro situato su un declivio e<br />
sovrastato da un'imponente rupe<br />
chiamata Rocca o Montagnola.<br />
Marineo per la sua posizione<br />
geografica – <strong>il</strong> paese è posto<br />
lungo <strong>il</strong> corso dell'Eleuterio - ebbe<br />
un ruolo strategico di controllo del<br />
commercio e delle comunicazioni<br />
tra la costa e l'entroterra sic<strong>il</strong>iana.<br />
La sua fondazione si deve a Francesco<br />
Beccatelli Bologna che ne<br />
ricevette licenza da Carlo V nel XVI<br />
secolo, <strong>il</strong> quale trasformò la fortezza<br />
angioina in castello feudale, costruì<br />
anche la chiesa del Crocefisso<br />
e quella della Madrice. Quest'ultima,<br />
in st<strong>il</strong>e barocco, fu ultimata<br />
nel 1562 e all'interno presenta opere<br />
d'arte di notevole pregio: l'altare<br />
del 1737 in marmo policromo,<br />
dove è posta un'urna argentea che<br />
contiene le reliquie del Santo Patrono,<br />
San Ciro; un tabernacolo in<br />
marmo bianco della bottega del<br />
Gagini; l'Immacolata, statua in legno,<br />
eseguita dallo scultore V. Genovesi.<br />
Ai margini del centro abitato,<br />
sopraelevato, si trova <strong>il</strong> convento<br />
della Madonna della Dayna,<br />
del 1583, dove sono custodite opere<br />
quali una tavola raffigurante la<br />
Madonna della Dayna e l'Annunciazione,<br />
tela di Tommaso Pollace<br />
(1784). Importante è anche <strong>il</strong> museo<br />
archeologico che conserva reperti<br />
provenienti dalla valle dell'Eleuterio<br />
del periodo punico, ellenistico,<br />
tardo romano, arabo e normanno.<br />
Lasciata Marineo si prosegue<br />
in direzione del Lago dello<br />
Scanzano, luogo di sosta di molti<br />
uccelli migratori, come già accennato,<br />
ai margini del Bosco del<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 49<br />
Cappelliero. Quindi si giunge al<br />
borgo <strong>Ficuzza</strong> che si presenta al<br />
visitatore pieno di fascino e di interesse<br />
naturalistico e r<strong>il</strong>evante anche<br />
dal punto di vista storico.<br />
Infatti, alla fine del 1700,<br />
Ferdinando IV di Bortone, re delle<br />
due Sic<strong>il</strong>ie, riunì i feudi di <strong>Ficuzza</strong>,<br />
Lupo e Cappelliere per creare una<br />
riserva reale di caccia. Quindi vi<br />
fece erigere, su progetto degli architetti<br />
Chenchi e Marvuglia, una<br />
reale casina di caccia di grande<br />
bellezza architettonica.<br />
Il palazzo neoclassico è caratterizzato<br />
da una severità geometrica<br />
e da un razionalismo che<br />
permeano l'intera struttura dell'edificio,<br />
con una disposizione simmetrica<br />
delle finestre e delle lesene.<br />
Di r<strong>il</strong>ievo <strong>il</strong> blasone borbonico e<br />
le sue sculture raffiguranti <strong>il</strong> dio<br />
Pan e la dea Diana, realizzate da<br />
Giosuè Durante, le due torrette<br />
con orologio a fondo di marmo,<br />
opera di G. Lorrito, e le canne fumarie<br />
di chiaro gusto continentale<br />
svettanti sulla massiccia mole della<br />
casina.<br />
Nella cappella del palazzo<br />
sono da ammirare i pregevoli stucchi<br />
del Firriolo e le tele del Patania<br />
e del Velasco. All'interno, invece,<br />
la scalinata in marmo rosso conduce<br />
al piano nob<strong>il</strong>e dove bellissimi<br />
affreschi rivelano l'antico splendore;<br />
e ancora i sotterranei, di magnifica<br />
fattura, con ampie volte a<br />
crociera in arg<strong>il</strong>la corta, sostenute<br />
da solide basi di pietra arenaria e<br />
collegati direttamente all'esterno<br />
da una galleria che sbuca nel bosco,<br />
<strong>il</strong> Pulpito del Re (un sed<strong>il</strong>e<br />
scavato nella roccia) e la fontana<br />
borbonica.<br />
Il convento della Madonna della Dayna a Marineo
Le masserie, i borghi rurali<br />
del Monrealese e la cittadina<br />
di Corleone<br />
Lasciata <strong>Ficuzza</strong>, si procede<br />
in direzione di Corleone. Dopo<br />
cinque ch<strong>il</strong>ometri si incontra <strong>il</strong> bivio<br />
per Tagliavia. In tale località è visitab<strong>il</strong>e<br />
la chiesa-santuario annessa<br />
all'eremo dedicata alla Madonna di<br />
Tagliavia (Vergine del Rosario),<br />
sorta sulle rovine dell'antico insediamento<br />
arabo di Rahalmia, ma<br />
che divenne luogo di devozione<br />
dalla fine del "700 con <strong>il</strong> ritrovamento<br />
della miracolosa immagine<br />
della Madonna dipinta su ardesia.<br />
II prospetto del Santuario è in st<strong>il</strong>e<br />
neoclassico; all'interno si possono<br />
ammirare bellissimi affreschi e la<br />
tela della "Sacra Famiglia" nonché<br />
ex voto.<br />
Da Tagliavia si riprende la<br />
S.P.42 per San Giuseppe Jato e dal<br />
bivio con la S.P.92, deviando a sinistra,<br />
si prosegue per circa tre<br />
ch<strong>il</strong>ometri incontrando Borgo Schirò.<br />
Questo insediamento rurale di<br />
epoca fascista, oggi in semiabbandono,<br />
rappresenta un tipico esempio<br />
di architettura suburbana che<br />
raccoglie un insieme di fabbricati<br />
attorno ad una grande piazza. Si<br />
possono osservare le linee essenziali<br />
di questa forma diffusa di distribuzione<br />
territoriale agricola tipica<br />
dell'epoca, che comprende la<br />
chiesa, la casa comunale e la sede<br />
della rappresentanza m<strong>il</strong>itare.<br />
Tornati sulla S.P.42 si prosegue<br />
in direzione di Corleone,<br />
l'antica fortezza araba Kurliyun che<br />
mantenne una funzione m<strong>il</strong>itare<br />
anche in epoca normanna. Corleo-<br />
La Rocca Soprana di Corleone<br />
Il Santuario di Tagliavia e la Casina di Caccia dei Borbone a <strong>Ficuzza</strong><br />
ne si presenta tra bastionate rocciose<br />
da cui si innalzano torrioni di<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 50<br />
roccia calcarea coronati da abitazioni.<br />
Sulla Rocca Soprana si trova<br />
<strong>il</strong> Castello Soprano, di origine araba;<br />
al centro del paese vi è la Rocca<br />
Sottana dove si trova l'eremo<br />
francescano dei Frati Minori Rinnovati.<br />
A monte, tra le rocce, si<br />
aprono splendide gole chiamate “Il<br />
Gran Canyon”, mentre all'interno<br />
del paese si trovano le Cascate<br />
delle Due Rocche formate dal torrente<br />
Corleone.<br />
Innumerevoli sono le chiese,<br />
sia cittadine che campestri. La<br />
più importante è senza dubbio la<br />
Chiesa Madre, dedicata a San Martino,<br />
risalente ai secoli XIV-XV ma<br />
più volte rimaneggiata fino ad assumere<br />
<strong>il</strong> definitivo aspetto neoclassico,<br />
che ospita al suo interno<br />
un bel fonte battesimale in marmo<br />
bianco della bottega del Gagini,<br />
ampi affreschi, stucchi e alcune<br />
tele di pregevole fattura fra le
quali quella dedicata al Patrono del<br />
paese, San Leoluca. Di un certo interesse<br />
è Santa Maria del Gesù, fondata<br />
dai Francescani nel 1300, con<br />
annesso un chiostro del XV secolo;<br />
inoltre, sono di un certo r<strong>il</strong>ievo la<br />
tardocinquecentesca chiesa del<br />
Carmine, che sorge su un bastione<br />
rialzato dell’ex caserma spagnola dei<br />
Borgognoni; la barocca San Domenico,<br />
che ospita la tela della Madonna<br />
con <strong>il</strong> Bambino Gesù attribuita a<br />
Fra’ Felice di Sambuca; e ancora la<br />
chiesa dell’Addolorata, eretta a metà<br />
del XVIII secolo, di architettura borromiana,<br />
che all’interno presenta la<br />
commovente statua dell’Addolorata<br />
in telacolla del XVII secolo.<br />
Tra gli edifici civ<strong>il</strong>i realizzati<br />
da privati e oggi di proprietà del<br />
Comune citiamo <strong>il</strong> Palazzo Provenzano,<br />
sede del Museo Civico, che<br />
conserva anche la pietra m<strong>il</strong>iare risalente<br />
al 252 a.C. di cui abbiamo<br />
già parlato e numerosi reperti ritrovati<br />
sulla Montagna Vecchia; e poi <strong>il</strong><br />
Palazzo Comunale e <strong>il</strong> Palazzo<br />
Cammarata.<br />
Da Corleone, tornando verso<br />
<strong>Ficuzza</strong> e Palermo sulla SS. 118, una<br />
deviazione per strada sterrata in<br />
contrada Scal<strong>il</strong>li e poi lungo la vallata<br />
al di sotto delle pareti rocciose<br />
conduce alle Gole del Drago. Una<br />
vera oasi naturale dalla lussureggiante<br />
vegetazione tipica degli ambienti<br />
umidi. Le vasche naturali formate<br />
dagli strati rocciosi sono sempre<br />
colmi d'acqua di sorgente e ricche<br />
di piante acquatiche che offrono<br />
un piacevole refrigerio nella calura<br />
estiva. Questo è uno dei siti naturali<br />
più suggestivi del territorio che ha<br />
ben conservato nel tempo la sua integrità<br />
biologica.<br />
Godrano, Cefalà Diana,<br />
Mezzojuso e Campofelice<br />
di Fitalia<br />
Usciti da <strong>Ficuzza</strong> e percorrendo<br />
la S.S.118 in direzione di<br />
Marineo e Palermo, dopo tre ch<strong>il</strong>ometri<br />
si incontra <strong>il</strong> bivio per Godrano<br />
(S.P. 26). Godrano, originariamente<br />
area di influenza sicana,<br />
venne a contatto poi con la più raffinata<br />
cultura greca. Nel 1605 viene<br />
fissata la nascita dell'attuale<br />
paese, ad opera dei Valguarnera.<br />
Dopo <strong>il</strong> 1790 <strong>il</strong> feudo conosce un<br />
periodo di splendore nelle mani<br />
della famiglia Roccaforte; degno di<br />
questo splendore sono le lapidi e le<br />
iscrizioni settecentesche, nonché le<br />
famose campane, vanto dei godranesi<br />
e fuse in bronzo ed oro dalla<br />
marchesa Roccaforte (secondo la<br />
leggenda). Anche la costruzione<br />
della Chiesa Madre, nel 1791, è da<br />
attribuire alla stessa famiglia.<br />
Lasciato Godrano e proseguendo<br />
per la S.P.26, si incontra<br />
Cefalà Diana; <strong>il</strong> paese, posto in cima<br />
ad un colle, faceva parte di un<br />
sistema di fortezze del periodo<br />
normanno. I ruderi del Castello<br />
sono sovrastati da una grandiosa<br />
torre quadrangolare.<br />
Quindi si prosegue lungo la<br />
S.P. 121 in direzione Bolognetta<br />
dove si trova l'edificio delle terme<br />
arabe, <strong>il</strong> più interessante monumento<br />
del nostro itinerario; di epoca<br />
araba, risulta costituito da un<br />
unico vano rettangolare con volta<br />
a botte ogivale all'interno del quale<br />
vi è una grande vasca centrale<br />
suddivisa in tre vasche. L'edificio è<br />
stato ristrutturato, ma purtroppo<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 51<br />
da qualche anno non scorre più<br />
l'acqua calda che con i suoi vapori<br />
dava un'atmosfera di mistero e di<br />
magia.<br />
Uscendo da Cefalà Diana e<br />
percorrendo la S.S. 121 Palermo-<br />
Agrigento con direzione di marcia<br />
per Agrigento, dopo circa cinque<br />
ch<strong>il</strong>ometri si incontra la S.P. 55<br />
che arriva a Mezzojuso, l'antico casale<br />
arabo Manz<strong>il</strong> Jusuf; divenuta<br />
colonia albanese nel '400, è oggi<br />
un piccolo centro alle falde del lussureggiante<br />
bosco di <strong>Ficuzza</strong>. Le<br />
due Matrici, l’Annunziata di rito latino<br />
e la chiesa di San Nicola di rito<br />
greco, si innalzano una accanto all'altra,<br />
dando luogo ad un insieme<br />
monumentale di rara bellezza. Si<br />
consiglia inoltre, una visita alla<br />
chiesa di Santa Maria delle Grazie<br />
che offre la più preziosa iconostasi<br />
della Sic<strong>il</strong>ia, con tavole bizantine<br />
Le terme arabe di Cefalà Diana<br />
In basso l’iconostasi della chiesa Madre di rito bizantino di Mezzojuso
del XV secolo. Annesso alla chiesa<br />
vi è <strong>il</strong> Monastero dei Monaci Bas<strong>il</strong>iani,<br />
sede del laboratorio di restauro<br />
di libri antichi, che conserva<br />
ancora una raccolta di codici e<br />
pergamene.<br />
Le due Chiese Matrici di Mezzojuso,<br />
quella di rito latino e quella di rito<br />
bizantino, l’una accanto all’altra<br />
Lasciata Mezzojuso e continuando<br />
per la S.P.55 si arriva a<br />
Campofelice di Fitalia. La prima<br />
sensazione che si prova, raggiungendo<br />
questo piccolo centro, è<br />
quella di sentirsi completamente<br />
fuori dai ritmi frenetici della vita<br />
moderna. Durante <strong>il</strong> soggiorno a<br />
Campofelice c'è la possib<strong>il</strong>ità di fare<br />
delle escursioni. Le località sono<br />
iI borgo di FItalia, dove si trovano i<br />
ruderi dell’antica residenza stagionale<br />
del 1400 del principe Girolamo<br />
Settimo Naselli e della chiesa<br />
di San Nicola; e poi la montagna<br />
del Morabito, dove si trovano tracce<br />
di insediamenti preistorici e di<br />
età ellenistica.<br />
Piana degli Albanesi e la<br />
zona dei laghi<br />
Appena sotto <strong>Ficuzza</strong> si incontra<br />
invece la strada per Piana<br />
degli Albanesi che costeggia <strong>il</strong> versante<br />
occidentale del lago dello<br />
Scanzano e, superata portella Sant'Agata,<br />
ci si affaccia sul versante<br />
del lago di Piana. Attraverso contrada<br />
Sulfarelli si giunge al paese.<br />
Ancora oggi questa comunità<br />
di origini albanesi, pur partecipando<br />
alle vicende regionali, conserva<br />
inalterata la propria identità<br />
etnica e linguistica, che rappresen-<br />
ta <strong>il</strong> principale motivo di interesse<br />
ed attrazione turistica del paese.<br />
La comunità religiosa di Piana si<br />
distingue per <strong>il</strong> rito greco-bizantino<br />
e le celebrazioni liturgiche sono in<br />
lingua greca e albanese. Il patrimonio<br />
artistico del paese è rappresentato<br />
da chiese in st<strong>il</strong>e barocco,<br />
ricche di icone, affreschi e sculture.<br />
L'icona è una pittura su tavola<br />
di un soggetto sacro caratterizzata<br />
dall'assenza di profondità, che<br />
vuole essere una finestra ideale sul<br />
mondo spirituale.<br />
Lungo <strong>il</strong> corso principale,<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 52<br />
Notizie ut<strong>il</strong>i<br />
via Kastriota. si incontra la chiesa<br />
di San Antonio (1562), la chiesa di<br />
San Nicola, quindi la cattedrale di<br />
San Demetrio (1498), sede<br />
dell’Eparchia Bizantina di Sic<strong>il</strong>ia,<br />
che presenta le caratteristiche di<br />
due diverse tradizioni: quella occidentale<br />
con i preziosi affreschi di<br />
Pietro Novelli e quella orientale con<br />
l'iconostasi lignea e le icone delle<br />
navate laterali. Giunti in piazza si<br />
trova la chiesa della Madonna di<br />
Odigitria (1607), ricostruita su disegno<br />
di Novelli. Completano l'universo<br />
culturale di Piana la chiesa di<br />
Soste e pernottamenti<br />
Non vi sono né campeggi né aree attrezzate in tutta la zona,<br />
ma si segnalano ugualmente i punti sosta consigliati.<br />
Cefalà Diana: parcheggio ai piedi del castello (isolato) e, in paese,<br />
all’ingresso del borgo, sulle strade della zona nuova nelle vicinanze della<br />
fontana.<br />
Corleone: ai margini della V<strong>il</strong>la Comunale, nel piccolo parcheggio<br />
dell’ex stazione ferroviaria.<br />
<strong>Ficuzza</strong>: parcheggio in una delle strade laterali di fronte al casino di<br />
caccia dei Borboni (la piazza è chiusa al traffico).<br />
Marineo: parcheggio sterrato a sinistra della S.S.118, 200 metri prima<br />
della piazza principale.<br />
Tagliavia: parcheggio accanto al Santuario della Madonna di Tagliavia<br />
(un po' isolato).<br />
Mezzojuso: parcheggio pullman all'ingresso del paese, sulla destra.<br />
Piana degli Albanesi: ampio parcheggio all’entrata del centro storico,<br />
prima delle poste, su Viale 8 marzo.<br />
Prodotti tipici<br />
Oltre alle icone e ai gioielli bizantini tipici di Piana degli Albanesi,<br />
è ai golosi che va particolarmente dedicata questa sezione. Il caciocavallo<br />
è <strong>il</strong> più tipico e famoso dei formaggi di questa zona. E’ un formaggio<br />
a pasta tenera che i bovari della zona producono da secoli allo<br />
stesso modo, facendolo poi asciugare e stagionare a cavallo di una fune<br />
o di bastoni di legno (da ciò deriva <strong>il</strong> suo nome) conservandosi i segreti<br />
di padre in figlio.<br />
I sapori genuini fanno comunque da contrappunto alla scoperta<br />
di tutta questa terra che sembrava perduta e che invece scopriamo ritrovata:<br />
squisito è <strong>il</strong> pane di forno a legna, l’olio d’oliva e gli altri formaggi<br />
locali di altissima qualità (un po’ dappertutto, da Godrano a Corleone),<br />
come la ricotta, <strong>il</strong> canestrato, <strong>il</strong> caciocavallo<br />
Anche i dolci a base di ricotta, come i cannoli e le cassatine,<br />
sono i protagonisti invidiab<strong>il</strong>i delle migliori tavole a fine pranzo<br />
Informazioni ut<strong>il</strong>i<br />
Campofelice di Fitalia: Municipio, Corso Vittorio Emanuele, tel.<br />
091.8200010.<br />
Cefalà Diana: Municipio, Piazza Umberto I, tel. 091.8201184; Pro Loco,<br />
via Roccaforte n. 22; Bagni di Cefalà Diana, Ente Gestore tel.<br />
091.6628452.<br />
Corleone: Municipio, tel. 091.8461151 e 091.8464907.<br />
<strong>Ficuzza</strong>: Caserma della Forestale, tel. 091.8464062.<br />
Godrano: Municipio, Via Roccaforte, tel. 091.8208034.<br />
Marineo: Municipio, Corso dei M<strong>il</strong>le, tel. 091.8725221.<br />
Mezzojuso: Ufficio Turistico del Comune, Piazza Umberto I, tel.<br />
091.8203237.<br />
Piana degli Albanesi: Municipio, Via Giorgio Kastriota n.211, tel.<br />
091.8571787.
San Giorgio, quindi quella di San<br />
Vito, nonché la biblioteca comunale<br />
"G. Schirò" e <strong>il</strong> museo civico "N.<br />
Barbato".<br />
L’iconostasi della Chiesa Eparchiale<br />
di San Demetrio a Piana degli Albanesi<br />
Da Piana è possib<strong>il</strong>e effettuare<br />
alcune escursioni a piedi nella<br />
Riserva naturale delle Serre della<br />
Pizzuta. Dalla chiesetta rurale<br />
dell'Odigitria si sale per una strada<br />
sterrata alla Grotta del Garrone e<br />
quindi ai ruderi delle neviere; si<br />
può poi proseguire per <strong>il</strong> Pizzo Maja<br />
e Pelavet e raggiungere Portella<br />
della Ginestra dove si trova un<br />
monumento eretto alla fine degli<br />
anni '70, a memoria della strage<br />
del 1° maggio 1947.<br />
I famosi cannoli di Piana<br />
Non si possono non citare<br />
alcuni prodotti tipici della gastronomia<br />
pianota, dal pane ai formaggi<br />
al famoso cannolo ripieno di<br />
ricotta più grande del mondo. A<br />
Pasqua è interessante assistere alle<br />
celebrazioni di rito bizantino con<br />
<strong>il</strong> corteo in costume tradizionale<br />
albanese.<br />
Testo di Alfio Triolo<br />
Foto di Maurizio Karra<br />
A ogni mottu c’è lu contra<br />
A bonu servu non manca patroni.<br />
Al buon servo non manca <strong>il</strong> padrone.<br />
Accatta un diavulu cent'unzi<br />
No un fissa cincu grana.<br />
Preferisci un diavolo a caro prezzo<br />
e non un fesso a buon mercato.<br />
Acchiana, acchiana a munti Piddirinu,<br />
la Santuzza t'aiuta di vicinu.<br />
Vai su, vai su a Monte Pellegrino,<br />
Santa Rosalia t'aiuta da vicino.<br />
A cui a lu vinu fa bon visu,<br />
San Petru non lu voli in Paradiso.<br />
A chi fa buon viso al vino,<br />
San Pietro non lo fa entrare in Paradiso.<br />
A cui non tratta, mali non trattari,<br />
làssalu ad iddu stissu giudicari<br />
A chi non tratta, non trattarlo male,<br />
lascia che si giudichi da sé.<br />
A cu mori si dici va ca vegnu,<br />
ca cui va prima aspetta lu cumpagnu.<br />
A colui che muore si dice va che ti seguo,<br />
chi prima va aspetta <strong>il</strong> compagno.<br />
IL CLUB n. 97 – pag. 53<br />
Li servi su' nimici salariati.<br />
I servi sono nemici salariati.<br />
Unni lu diavulu metti la cura<br />
capita sempri mala avventura.<br />
Dove mette la coda <strong>il</strong> diavolo<br />
capita sempre mala avventura.<br />
A la scinnuta agni Santu aiuta.<br />
Nella discesa ogni Santo aiuta.<br />
Cui non bivi vinu non pò jri in Paradisu<br />
Chi no beve vino non può entrare in Paradiso<br />
Stuppa mi dasti e stuppa ti f<strong>il</strong>ai,<br />
tu mi tinnisti ed iu t’anniricai.<br />
Steppa mi hai dato e stoppa ti ho f<strong>il</strong>ato,<br />
tu mi hai tinto ed io ti ho annerito.<br />
Chiddu ca mori è certu ca non torna,<br />
ma cui rimani n-sutta fa li corna.<br />
Colui che muore è certo che non torna,<br />
ma chi rimane furtivamente fa le corna.