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Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS

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Associazione dei camperisti e<br />

degli amanti del plein air del<br />

Rapporti associativi con<br />

Sede sociale<br />

Via Rosolino Pilo n. 33<br />

90139 Palermo<br />

Tel 091.608.5152<br />

Internet: www.pleinairbds.it<br />

E-mail: info@pleinairbds.it<br />

Facebook:<br />

http://www.facebook.com/<br />

pages/<strong>Club</strong>-<strong>Plein</strong>-<strong>Air</strong>-<br />

<strong>BdS</strong>/167612983261417<br />

Comitato di Coordinamento<br />

Maurizio Karra (Presidente);<br />

Giangiacomo Sideli (Vice Presidente);<br />

Pippo Campo, Massimiliano<br />

Magno, Luigi Pastorelli,<br />

Giovanni Pitré ed Elio<br />

Rea (Consiglieri); Emanuele<br />

Amenta, Rossella Costanza<br />

Romano, Mimma Ferrante,<br />

Pietro Messina, Marcello Oddo,<br />

Vittorio Parrino e Alfio<br />

Triolo (Collaboratori)<br />

Collegio sindacale<br />

Luigi Fiscella (Presidente);<br />

Sergio Campagna e Adele<br />

Crivello (Componenti)<br />

Collegio dei Probiviri<br />

Rino Tortorici (Presidente);<br />

Giuseppe Carollo e Pietro<br />

Inzerillo (Componenti)<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 2<br />

IL CLUB<br />

<strong>Anno</strong> <strong>XIX</strong> n. <strong>110</strong> (gennaio/febbraio <strong>2011</strong>)<br />

Bimestrale di informazione per i soci del <strong>Club</strong> <strong>Plein</strong> <strong>Air</strong> <strong>BdS</strong><br />

Pubblicazione periodica a circolazione interna<br />

inviata anche ad altre associazioni di campeggio e alla stampa<br />

Responsabile editoriale<br />

Maurizio Karra<br />

Redazione<br />

Mimma Ferrante, Giangiacomo Sideli e Alfio Triolo<br />

Hanno collaborato a questo numero<br />

Emanuele Amenta, Luigi Fiscella, Enza Messina,<br />

Larisa Ponomareva, Giuseppe Eduardo Spadoni e Pasquale Zaffina<br />

In questo numero<br />

Editoriale pag. 3<br />

Vita del <strong>Club</strong><br />

Fra auguri e ceramiche d’arte 4<br />

Un brindisi lungo un anno 9<br />

Passando da Caltagirone 12<br />

Un tuffo nel medioevo 13<br />

Tecnica e Mercato<br />

Parliamo di tecnica 16<br />

Compatto e innovativo 17<br />

No limits 20<br />

Viaggi e Turismo<br />

Il nostro viaggio in Russia 22<br />

Il fascino segreto delle Alpi 27<br />

Terra di Sicilia<br />

Le fortezze medievali del trapanese 34<br />

Il castello di Calatabiano 37<br />

La leggenda di Ciane 38<br />

Rubriche<br />

Terza pagina 40<br />

Viaggiare in modo responsabile 42<br />

Il mio camper 43<br />

Musica in camper 55<br />

Riflessioni 46<br />

Cucina in camper 46<br />

Internet, che passione 47<br />

News, notizie in breve 49<br />

L’ultima parola 52<br />

In copertina<br />

“Fiori sul lago” – Annecy (Francia) – Foto di Maurizio Karra<br />

Questo numero è anche on-line sul nostro sito Internet www.pleinairbds.it


I<br />

l settore dei viaggi e del<br />

turismo è stato uno di quelli che ha<br />

tenuto banco nel mondo dell’editoria<br />

per decenni. Non parlo solo delle pubblicazioni<br />

specifiche, come carte stradali<br />

e guide dedicate da case editrici<br />

specializzate (come TCI, Loney Planet,<br />

Michelin, ecc.) a nazioni o regioni, ma<br />

parlo anche di tutte quelle riviste che<br />

hanno fatto sognare tanti di noi già<br />

ammirandone la copertina quando<br />

passavamo davanti a un’edicola.<br />

“<strong>Plein</strong>air”, “Autocaravan”,<br />

“Camper & Caravan”, “In Camper”,<br />

“Turismo all’aria aperta”, “Viaggiare in<br />

camper”...; e poi “TuttoTurismo”,<br />

“Gente Viaggi”, “Qui Touring”, “Viaggi<br />

e sapori”, “Meridiani”, “<strong>Air</strong>one”, “Dove”,<br />

“Week-end”, “Bell’Italia”,<br />

“Bell’Europa”, “Viaggiare”: potrei scrivere<br />

righe su righe solo per citare il<br />

nome dei mensili di turismo, specializzati<br />

e non, che hanno fatto la storia in<br />

questi anni del giornalismo italiano di<br />

settore. Diciamo pure che per anni<br />

non solo c’è stato l’imbarazzo della<br />

scelta da parte dei lettori, ma forse c’è<br />

stata anche un’euforia da parte degli<br />

editori (anche persone senza esperienza)<br />

nel gettarsi nella mischia, nel<br />

proporre una nuova rivista magari con<br />

articoli targetizzati in modo specifico<br />

per specifici lettori; questo ha causato<br />

la proliferazione delle riviste per camperisti,<br />

per enoturisti, per cicloturisti,<br />

per viaggiatori snob in cerca solo di<br />

hotel di charme, per naturalisti, ecc..<br />

Tutto è andato bene fin<br />

quando i primi venti di crisi non hanno<br />

iniziato a soffiare. Ma ben presto ai<br />

venti sono seguiti gli uragani e in po-<br />

Editoriale<br />

chi anni, in effetti, tutto è cambiato e<br />

sta continuando a cambiare nel mondo<br />

dell’editoria (e non solo, com’è ovvio,<br />

in quella dedicata al turismo): la<br />

crisi economica ha dato la spallata finale<br />

alla spietata concorrenza delle<br />

testate fra loro e la carta stampata<br />

ha trovato sempre più filo da torcere<br />

nelle potenzialità straripanti della rete,<br />

all’interno della quale siti web<br />

specializzati, giornali on line, blog e<br />

community di viaggiatori si mescolano<br />

in una guazzabuglio nel quale i<br />

motori di ricerca di Internet riescono<br />

comunque sempre a trovare il bandolo<br />

della matassa e a fornire a<br />

chiunque i risultati desiderati.<br />

Che bisogno c’è, quindi, di<br />

andare in edicola ad acquistare una<br />

rivista se gratuitamente e da casa<br />

puoi soddisfare curiosità o voglia di<br />

leggere o l’esigenza di trovare informazioni<br />

utili solo utilizzando il tuo<br />

computer? E d’altronde, che bisogno<br />

c’è di andare in un’agenzia di viaggi o<br />

in un’agenzia marittima a prenotare o<br />

acquistare un tour, un biglietto aereo<br />

o di un traghetto, se tutto questo ormai<br />

lo puoi fare da casa e pure risparmiando<br />

soldi? E’ ovvio che sono in<br />

crisi le redazioni giornalistiche, gli editori,<br />

così come le agenzie di viaggio.<br />

Insomma, se è vero che dopo questa<br />

crisi nulla rimarrà com’era, anche in<br />

questo mondo sicuramente tutto è<br />

cambiato (e cambierà ancora).<br />

Con che risultati? Hanno finito<br />

col chiudere grandi tour operator come<br />

“I Viaggi del Ventaglio”, sono entrate<br />

in crisi compagnie aeree e marittime<br />

(pensate all’Alitalia o negli USA a<br />

PanAm e TWA ormai chiuse, a Tirrenia<br />

e Siremar, ecc.) e non dovrebbero essere<br />

in crisi i giornali di turismo? Se a<br />

chiudere, pochi mesi fa, è stato perfino<br />

il mensile “TuttoTurismo”, che per<br />

decenni è stato il più blasonato in Italia<br />

(io ho a casa, meticolosamente<br />

raccolti e archiviati, tutti i numeri nel<br />

tempo pubblicati!), se un altro mensile<br />

famoso come “Gente Viaggi” non è<br />

più pubblicato su carta ma solo sul<br />

web e se anche “Turismo all’aria aperta”<br />

ha comunicato il passaggio al web,<br />

se perfino “Bell’Italia” e “Bell’Europa”<br />

che escono ancora in edicola da parecchio<br />

lo fanno con un numero di pagine<br />

che fa sorridere, capirete che<br />

davvero lo tsunami sta devastando<br />

tutto e tutti.<br />

Francamente, anche come<br />

giornalista, mi vengono i brividi e non<br />

so cosa pensare. Io per primo sono un<br />

grande navigatore della rete e sfrutto<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 3<br />

ogni angolo del web per reperire informazioni<br />

per un viaggio o per un<br />

semplice week-end (anche in favore<br />

del nostro <strong>Club</strong>); ma cerco di valutare<br />

con serenità se un diario di viaggio di<br />

un camperista sia “affidabile” oltre che<br />

interessante dal punto di vista dei<br />

contenuti o se invece sia più o meno<br />

inutile (cosa che ovviamente può accadere<br />

anche per un articolo scritto da<br />

un giornalista iscritto all’albo professionale,<br />

ma ovviamente è molto più<br />

raro che accada). Cosa voglio dire?<br />

Quante volte vi sarà capitato di leggere<br />

un diario di viaggio su internet o<br />

anche su “AutoCaravan” (nella sezione<br />

dei diari dei lettori, dove almeno<br />

già sono selezionati dalla redazione);<br />

e quante volte sarete rimasti delusi<br />

dalla mancanza di informazioni vere<br />

(concrete, che possono essere utili a<br />

tutti), mentre le pagine del diario sono<br />

piene di aneddoti personali di chi<br />

scrive, inutili per chiunque altro? Ovviamente<br />

ci deve pur essere una differenza<br />

fra un giornalista (di turismo<br />

o di altro) e uno che non scrive per<br />

professione. Anche se a volte capita<br />

di leggere cose scritte da non giornalisti<br />

che sono fantastiche e, al contrario,<br />

articoli di giornalisti anche famosi<br />

che straparlano senza dire nulla...<br />

L’esperienza maturata con<br />

questo nostro bimestrale, giunto al<br />

suo 19° anno di vita, mi rincuora: noi<br />

abbiamo una redazione “vera” e tanti<br />

nostri soci, pur non essendo giornalisti,<br />

hanno imparato pian piano a scrivere<br />

proprio come veri giornalisti,<br />

puntando a essere utili a chi legge,<br />

interessanti nei contenuti, arricchendo<br />

i testi con belle immagini. E chi impagina<br />

e partorisce ogni numero de “IL<br />

CLUB” ha lavorato in tutti questi anni<br />

con grande soddisfazione non per un<br />

compenso ma solo per il piacere di<br />

farlo e di condividere con gli altri le<br />

varie esperienze. E’ ovvio che un editore<br />

non può operare senza fini di lucro,<br />

né un giornalista che lavora in<br />

una redazione può lavorare gratis. Ma,<br />

anche con tutto il potenziale di<br />

Internet di cui ormai non potremmo<br />

fare a meno, pensate che se non ci<br />

fossero più i giornali e le riviste, il nostro<br />

mondo sarebbe lo stesso? Io onestamente<br />

non lo credo, e mi viene<br />

l’angoscia a pensare a un mondo che<br />

riesca a fare a meno della carta; o<br />

peggio della lettura.<br />

Maurizio Karra


Fra auguri e ceramiche d’arte<br />

Serenità e armonia hanno contraddistinto il week-end prenatalizio del nostro <strong>Club</strong> fra Castel<br />

di Tusa e Santo Stefano di Camastra, un week-end nel quale ci siamo scambiati gli auguri<br />

per l’imminente Natale nel corso della cena sociale di fine anno presso il ristorante “Da<br />

Giannino”, dove gli ottimi piatti hanno fatto da contraltare alle splendide ceramiche della<br />

cittadina e agli spazi emozionali del particolarissimo Atelier sul mare di Castel di Tusa<br />

L’<br />

anno che si è chiuso,<br />

il 2010, è stato decisamente un<br />

anno pieno di colpi di scena, di<br />

mutamenti, in poche parole di<br />

transizione, che hanno toccato<br />

l’aspetto sociale, economico e<br />

spesso anche lavorativo delle famiglie,<br />

portando un carico di novità<br />

non sempre positivo; in questo<br />

clima incerto i problemi sembrano<br />

aumentare a dismisura, grazie ad<br />

un contesto sociale in grado di dare<br />

ben poche certezze, ed è con<br />

sincero piacere che invece<br />

all’interno del nostro <strong>Club</strong> si assiste<br />

ad una inversione di tendenza,<br />

dato che l’anno si è concluso in un<br />

clima di serenità ed armonia che<br />

non può passare inosservato. E chi<br />

ha partecipato al raduno di Santo<br />

Stefano di Camastra, propiziato<br />

anche da un tempo atmosferico<br />

bellissimo e ben lontano dalle nevicate<br />

impietose che si sono abbattute<br />

sul nord Italia e su mezza Europa,<br />

si è accorto ampiamente della<br />

piacevolissima atmosfera che ha<br />

permeato tutto il week-end, tra<br />

scoperte artistiche, gioia di vivere<br />

L’incontro dei nostri soci con Antonio Presti, l’ideatore dell’Atelier sul Mare<br />

di Castel di Tusa; in basso una delle tante camere dell’hotel-museo<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 4<br />

e mangiate pantagrueliche che<br />

hanno fatto da sottofondo allo<br />

scambio di auguri per le imminenti<br />

festività natalizie.<br />

Ma andiamo per ordine:<br />

l’appuntamento per la carovana di<br />

camper partecipanti al raduno era<br />

la mattina di sabato 18 dicembre<br />

sul suggestivo lungomare di Castel<br />

di Tusa, lungo il litorale messinese;<br />

qui, dopo i saluti di rito e il pranzo<br />

“di magra” consigliato nel programma<br />

(in previsione<br />

dell’abbondante cena prevista per<br />

la sera), si è dato il via alla visita<br />

di un’autentica chicca, l’hotel Atelier<br />

sul mare, un albergo-museo di<br />

arte contemporanea unico al mondo.<br />

Tra le mura di questa eclettica<br />

costruzione voluta da Antonio Presti<br />

alberga l’utopia dell’arte, grazie<br />

alla presenza di 20 delle 40 camere<br />

disponibili che sono state trasformate<br />

in capolavori unici, frutto<br />

del talento e dell’ispirazione di artisti<br />

internazionali, sotto la regia di<br />

Presti, ispiratore anche della vicina<br />

Fiumara d’Arte, il parco di sculture<br />

di arte moderna all’aperto più<br />

grande d’Europa.<br />

Così, all’interno dell’hotel,<br />

cultura, paesaggio e arte si fondono<br />

per far vivere ai visitatori<br />

l’indimenticabile emozione dell’arte<br />

vissuta come un sogno; in questo<br />

modo si può passare la notte<br />

all’interno di un museo per addormentarsi<br />

dentro un’opera d’arte,<br />

entrando a farne parte. Ed è davvero<br />

un’esperienza unica penetrare<br />

all’interno di questi spazi emozionali,<br />

vivendo una nuova dimensione<br />

dello spirito ed immergendosi<br />

nella pura creatività che dà vita ad<br />

un universo onirico. E’ un luogo<br />

dove il viaggio comincia tra le sale<br />

incantate della struttura, lungo le<br />

scale, dentro le stanze, in un crescendo<br />

di stupore e di meraviglia.<br />

Si susseguono davanti agli<br />

occhi stupefatti dei visitatori la<br />

hall, un antro foderato di carta<br />

stampata, che mostra gli articoli<br />

nazionali ed internazionali dedicati<br />

a Fiumara d’Arte, lo splendido<br />

hamman mediorientale di Sislej<br />

Xhafa, il bianco assoluto del Nido


Ancora due immagini dell’hotel-museo di Castel di Tusa: ogni camera,<br />

realizzata con la collaborazione di alcuni dei più grandi artisti internazionali,<br />

è essa stessa un’opera d’arte unica<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 5<br />

di Paolo Icaro, con un letto irreale,<br />

immenso, a galla sul mare, la Camera<br />

del profeta, dedicata a Pier<br />

Paolo Pasolini, dalle suggestioni<br />

mediorientali e dai muri di terra e<br />

paglia su cui si inseguono caratteri<br />

arabi, l’isola celeste della Linea<br />

d’ombra, con un letto immenso<br />

lambito dalla vasca da bagno che si<br />

affaccia sul mare e così via lungo<br />

una carrellata di sogni trasformati<br />

in realtà. E dall’originale struttura,<br />

che ingloba anche un laboratorio di<br />

ceramica, si esce con la sensazione<br />

di risvegliarsi da un sogno, reso<br />

possibile ancora una volta dal nostro<br />

camper che ci permette di scoprire<br />

incredibili tesori anche a pochi<br />

chilometri da casa.<br />

Non è stato facile concludere<br />

questa visita affascinante, ma<br />

eravamo a Santo Stefano di Camastra<br />

dall’Assessore Fausto Pellegrino<br />

e dalla signora Caterina Palmisano,<br />

responabile dell’Ufficio Turistico<br />

del Comune, che ci hanno dato<br />

il benvenuto insieme alla guida<br />

Pippo Bianca - che è poi stata un<br />

autentico angelo custode nel corso<br />

della successiva visita della cittadina<br />

- e alla Polizia Municipale che ci<br />

attendeva per accompagnarci nel<br />

vasto spazio di parcheggio a noi<br />

riservato.<br />

Il tempo di sistemare i camper<br />

e subito hanno avuto inizio le<br />

esplorazioni dell’abitato, costruito<br />

presso la costa lungo le terre del<br />

duca di Camastra in seguito ad una<br />

rovinosa frana che nel 1682 distrusse<br />

il precedente insediamento; la<br />

nuova pianta dell’abitato attuava le<br />

utopie urbanistiche del tempo, con<br />

due rombi iscritti nei quadrati a caratterizzare<br />

il centro storico, scandito<br />

anche dal lungo corso che lo attraversa<br />

da Porta Palermo a Porta<br />

Messina. Santo Stefano di Camastra<br />

è una delle più importanti città della<br />

ceramica della nostra bell’Italia: qui<br />

la tradizione dell’arte ceramica risale<br />

al ‘400, come dimostra la presenza<br />

di numerose fabbriche e di coloratissimi<br />

negozi che mettono in mostra<br />

un ricchissimo repertorio di<br />

forme, figure e colori che coesistono<br />

con i motivi tradizionali. E anche<br />

l’arredo urbano rispecchia questa<br />

peculiarità, dato che molti angoli del<br />

paese sono in maiolica, come le targhe<br />

delle vie, i pannelli che si ammirano<br />

nelle ville o sui marciapiedi, i<br />

fregi che corrono sui palazzi e il Muro<br />

della Storia, un rivestimento in<br />

mattonelle che racconta la sequenza<br />

degli avvenimenti della conquista<br />

normanna in Sicilia.


E sempre inseguendo il filo<br />

di Arianna della ceramica abbiamo<br />

ammirato già nel corso del pomeriggio<br />

la facciata di Palazzo Armao,<br />

la cui sommità è caratterizzata da<br />

due fregi di mattoni maiolicati sul<br />

primo dei quali sono raffigurate<br />

coppie di leoni insieme a vasi greci,<br />

mentre sul secondo vi è raccontata<br />

la morte di Ettore. Anche<br />

l’interno del palazzo, che ospita la<br />

biblioteca comunale, merita una<br />

visita per ammirare i pavimenti in<br />

maiolica e i tetti affrescati in stile<br />

liberty di grande eleganza, che ben<br />

testimoniano la ricchezza e il buon<br />

gusto della classe nobiliare della<br />

cittadina. Quindi siamo andati a<br />

zonzo tra le vie cittadine, ammirando<br />

le vetrine delle botteghe dei<br />

maestri ceramisti e alcuni presepi<br />

in terracotta, su cui ancora non era<br />

visibile il bambinello perché la sua<br />

nascita era ancora da venire.<br />

Con l’oscurità è giunto anche<br />

il momento più atteso, quello<br />

dell’appuntamento con la cena sociale<br />

che si sarebbe svolta presso il<br />

ristorante “Da Giannino”, situato<br />

nel cuore del centro storico; e qui<br />

si è svolta una delle cene sociali<br />

più memorabili dei quasi 19 anni di<br />

vita del nostro <strong>Club</strong>, sia per la qualità<br />

e la quantità del menù che per<br />

l’atmosfera di armonia e di serenità<br />

che è subito scesa e ha “riscaldato”<br />

a dovere l’ambiente.<br />

Il piatto degli antipasti servito durante<br />

la cena sociale al ristorante<br />

“Da Giannino”<br />

Infatti, cominciando dalla<br />

successione dei piatti, c’è stato<br />

pane e …abbondante companatico<br />

per le nostre cavallette, che si sono<br />

viste sfilare davanti agli occhi<br />

estasiati, per poi essere spazzolate<br />

a tempo di record, un insieme di<br />

pietanze di raffinati sapori, a cominciare<br />

dal prosecco con i vol au<br />

vent con i gameri, dai numerosi<br />

antipasti mare e monti al paradisiaco<br />

risotto ai crostacei profumato<br />

di agrumi, dai garganelli con carciofi<br />

e speck e profumo di finocchietto<br />

selvatico al girello di vitello<br />

I nostri soci nel cortile di Palazzo Armao a Santo Stefano di Camastra; in<br />

basso uno dei saloni del palazzo, che ospita adesso la Biblioteca Comunale<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 6


Il ristorante “Da Giannino” a Santo Stefano di Camastra, che ha ospitato<br />

la cena sociale di fine anno del nostro <strong>Club</strong>; in basso Emanuele<br />

Amenta, premiato come socio dell’anno <strong>2011</strong><br />

che si scioglieva in bocca, per concludere<br />

con la composta di frutta<br />

fresca e il panettone artigianale e<br />

il brindisi con il Moscato Passito,<br />

caffè e amaro, in una goduria ipercalorica<br />

crescente.<br />

E alla fine, con le panze<br />

debitamente ricolme e le mandibole<br />

sfinite c’è stato anche il discorso<br />

di apprezzamento del presidente<br />

per le attività svolte nel<br />

corso dell’anno e per l’atmosfera<br />

di serenità che si è respirata nel<br />

corso della cena sociale, cui è seguito<br />

un brindisi collettivo con gli<br />

auguri reciproci per le imminenti<br />

festività natalizie. E’ stata poi la<br />

volta delle premiazioni per i soci<br />

più presenti alla vita associativa,<br />

come Eduardo Spadoni, Alfio Triolo,<br />

Francesco Bonsangue e Paolo<br />

Carabillò, culminate con la premiazione<br />

del socio dell’anno, premio<br />

che quest’anno è andato meritatamente<br />

a Larisa ed Emanuele<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 7<br />

Amenta, ai quali è stato certificato<br />

così l’apprezzamento per la grande<br />

disponibilità e voglia di fare in<br />

seno al nostro <strong>Club</strong>. Il ritorno<br />

all’accampamento di camper è avvenuto<br />

in una dimensione trasognata,<br />

complici sia le migliaia di<br />

calorie ingurgitate che l’atmosfera<br />

della serata trascorsa bene insieme;<br />

e poi c’è stato soltanto il placido<br />

ronfare che proveniva dagli<br />

oltre trenta camper presenti.<br />

La mattina della domenica<br />

ci siamo spostati con qualche camper<br />

fino all’ingresso della cittadina,<br />

fermandoci nella fabbrica di ceramiche<br />

“Serravalle”, dove la proprietaria<br />

ci ha diffusamente spiegato<br />

come nascono le coloratissime<br />

ceramiche che poi vanno ad<br />

ornare le nostre case e quanto lavoro<br />

richiedano tra l’impasto,<br />

l’essiccatura, la prima cottura, il<br />

decoro e la seconda cottura; il che<br />

ci ha portato a comprendere meglio<br />

come poi si arrivi ai costi richiesti<br />

per queste vere e proprie<br />

opere d’arte in miniatura. Sempre<br />

a bordo dei camper siamo poi tornati<br />

verso il centro storico, fermandoci<br />

a visitare Palazzo Trabia,<br />

risalente al ‘700, che ospita il Museo<br />

della Ceramica in alcuni ed<br />

eleganti saloni dai pavimenti<br />

maiolicati e dai soffitti affrescati,<br />

in un mix di antico e di moderno<br />

che ingloba la raccolta di opere<br />

dei migliori ceramisti nazionali,<br />

esposte nelle diverse edizioni della<br />

mostra che il comune dedica ogni<br />

anno alla ceramica.<br />

Ceramiche di Santo Stefano di Camastra


Tre momenti della visita di Santo Stefano di Camastra dei nostri soci:<br />

in all’interno della fabbrica di ceramiche Serravalle, al centro fra le<br />

vie del centro storico, in basso in una delle sale del museo della ceramica<br />

ospitato all’interno di Palazzo Trabia<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 8<br />

E’ seguita poi una piacevole<br />

passeggiata tra le viuzze del<br />

centro storico, su cui si notano<br />

diversi pannelli di ceramica decorata,<br />

e il lungo corso su cui si affacciano<br />

numerose vetrine e la<br />

sagoma della Chiesa Madre, davanti<br />

a cui vi era un presepe in<br />

terracotta a grandezza naturale<br />

che ricordava la tradizione locale<br />

e le atmosfere natalizie. Il nostro<br />

giro esplorativo si è concluso poi<br />

davanti alla villa comunale, in cui<br />

i pilastri di terracotta e le formelle<br />

in maiolica che raccontano gli<br />

antichi mestieri ci hanno dato<br />

l’arrivederci della cittadina votata<br />

alla ceramica, in un crescendo di<br />

arte e bellezza.<br />

Alcune delle più belle botteghe<br />

dei maestri ceramisti del paese<br />

E sono stati proprio i magnifici<br />

colori della ceramica dei<br />

maestri camastrensi, la cui brillantezza<br />

sembra voler catturare il<br />

caldo sole – anche invernale -<br />

della nostra splendida isola, a rimanerci<br />

dentro l’anima mentre,<br />

nel pomeriggio dopo il pranzo,<br />

abbiamo iniziato pian piano a<br />

metterci su strada per il ritorno<br />

verso casa, grati di questa rasserenante<br />

fuga dalla realtà quotidiana<br />

e già pronti a cominciare a<br />

sognare la prossima…<br />

Testo di Mimma Ferrante<br />

Foto di Maurizio Karra


O<br />

gni occasione è buona<br />

per trascorrere il tempo libero a<br />

bordo dei nostri camper e non fa<br />

certo eccezione la fine dell’anno,<br />

tempo di bilanci, ma anche di “cambio<br />

pagina”: è infatti il momento delle<br />

speranze, dei buoni propositi, della<br />

voglia di rinnovare la propria vita,<br />

cancellando magari i brutti ricordi<br />

dell’anno appena trascorso per fare<br />

posto alle nuove aspettative per<br />

l’anno che sta per iniziare. E perché<br />

allora non festeggiare questo momento<br />

magico tutti insieme all’interno<br />

delle nostre case su ruote? Su<br />

queste basi si è organizzato anche<br />

l’ultimo raduno a cavallo fra 2010 e<br />

<strong>2011</strong>, sia come segno di continuità<br />

delle attività sociali, sia per il genui-<br />

Un brindisi lungo un anno<br />

Il Capodanno <strong>2011</strong> in camper fra Piazza Armerina e Centuripe<br />

no piacere di stare insieme e di<br />

scambiarsi gli auguri anche nella<br />

notte di Capodanno.<br />

Anche se alcuni nostri soci si<br />

erano dati una bella premessa al raduno,<br />

ritrovandosi già il 30 dicembre<br />

a Caltagirone per visitare la città nella<br />

magica atmosfera natalizia (cfr. box),<br />

l’appuntamento per tutti i partecipanti<br />

era stato fissato nel pomeriggio<br />

del 31 dicembre nel parcheggio alle<br />

spalle del campo sportivo di Piazza<br />

Armerina, distante poche centinaia<br />

di metri dall’hotel “Villa Romana”, al<br />

cui interno si sarebbe svolto il cenone<br />

di fine anno. Il pomeriggio è trascorso<br />

passeggiando a zonzo nel<br />

cuore della cittadina, prima di ritornare<br />

ai camper per tirarsi a lucido<br />

per il cenone; e all’inizio della serata<br />

Due immagini del cenone di San Silvestro a Piazza Armerina<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 9<br />

eravamo tutti presenti nell’elegante<br />

salone dell’hotel, che ci aveva riservato<br />

un angolo tutto per noi.<br />

Quindi, in un clima di grande<br />

allegria, ha avuto inizio il rito<br />

dell’ultimo pasto dell’anno, consumato<br />

con un menù a base di pesce,<br />

tra rollò di salmone, tortino di neonata,<br />

tonno fumè, cestino di verdure<br />

in pastella, sformato di riso al nero<br />

di seppia, ravioloni con ripieno di<br />

cernia, dentice al pepe rosa, spigola<br />

con crema al pistacchio, sorbetto al<br />

limone, cassatelle di ricotta, pera al<br />

marsala e panettone con cioccolata,<br />

senza dimenticare la tradizionale<br />

coppa di lenticchie per evocare tanti<br />

bei soldini e lo spumante con cui<br />

brindare alla mezzanotte dell’anno<br />

nuovo.<br />

Indubbiamente un menù ricco<br />

e adeguato all’occasione, anche se<br />

l’esagerata ricercatezza dei piatti ha<br />

secondo alcuni soci presenti coperto<br />

a tratti il sapore delle pietanze, mentre<br />

la musica a tutto volume rendeva<br />

difficile la conversazione. Allo scoccare<br />

della mezzanotte c’è stato il brindisi<br />

augurale tra tutti i presenti, con<br />

baci, abbracci e propositi per il nuovo<br />

anno che, come sempre, si spera sia<br />

migliore di quello che se ne va. E poi,<br />

per i più volenterosi, musica e danze<br />

fino alle ore piccole, mentre il ritorno<br />

ai camper avveniva alla spicciolata.<br />

Il mattino dopo ci siamo<br />

svegliati sotto un cielo nuvoloso ed<br />

incombente che ci ha ricordato che<br />

ormai eravamo a gennaio; pian piano<br />

ci siamo messi in moto, spostandoci<br />

a Centuripe, piccolo borgo adagiato<br />

scenograficamente su un sistema<br />

montuoso a 700 metri di altitudine e<br />

racchiuso da cinque ampie vallate<br />

che conferiscono all’abitato l’aspetto<br />

di una grande stella, circondata da<br />

cinque grandi “C”. Le sue origini sono<br />

remote, dato che le prime frequentazioni<br />

umane risalgono ai siculi e ancora<br />

più indietro nel tempo; ma la<br />

cittadina è stata anche un fiorente<br />

centro romano, in particolare in epoca<br />

ellenistica, quando la città di Kentoripa<br />

visse anni floridi, grazie<br />

all’economia basata sull’agricoltura e<br />

sulle pregevoli opere di terracotta<br />

giunte fino a noi, come le maschere<br />

teatrali e i vasi decorati.<br />

Il passato cittadino è testimoniato<br />

ai nostri giorni dai numerosi<br />

siti di interesse archeologico


che punteggiano il borgo, come i<br />

resti monumentali di una tomba di<br />

età ellenistica chiamata di Corradino,<br />

visibile nei pressi del parcheggio<br />

di viale Corradino, dove la carovana<br />

di camper si è sistemata con<br />

l’aiuto dei gentilissimi vigili urbani<br />

che ci attendevano puntuali all’ingresso<br />

del paese. D’altro canto le<br />

testimonianze archeologiche locali<br />

sono rimaste cristallizzate e perfettamente<br />

conservate, grazie al fatto<br />

che la cittadina venne abbandonata<br />

nel XIII secolo, per rinascere solamente<br />

nel 1548 come centro agricolo;<br />

così i suoi tesori in pietra, che<br />

coprono un intervallo temporale che<br />

va dal VIII secolo a.C fino al XIII<br />

secolo d.C., si sono perfettamente<br />

conservati giungendo fino a noi.<br />

La particolare pianta di Centuripe<br />

Ma la cittadina è famosa anche<br />

per la tradizione dei presepi che<br />

ornano nel periodo fra fine anno e<br />

l’Epifania ogni angolo dell’abitato,<br />

dovuti all’impegno di parrocchie, associazioni,<br />

scuole, negozianti e comitati<br />

di quartiere, che quest’anno<br />

ne hanno allestito ben 37 in ogni parte<br />

del borgo, scandito da vicoli acciottolati,<br />

da archi e da facciate barocche.<br />

Davanti ai nostri occhi meravigliati<br />

sono sfilati così presepi di ogni<br />

dimensione, da quelli lillipuziane a<br />

quelli a grandezza naturale, in ogni<br />

tipo di materiale e di ambientazione<br />

che ci ha fatto tornare tutti bambini.<br />

Le guide che ci hanno accompagnato<br />

nella visita del borgo,<br />

Maria Chiechio e Graziella Valore<br />

(del Progetto Centuripe Nostra), ci<br />

hanno condotto per mano a visitare i<br />

più interessanti fra i 37 presepi allestiti<br />

nei vari rioni, dal piccolo presepe<br />

sormontato dalla sagoma sbuf-<br />

fante dell’Etna al presepe in lana, da<br />

quello racchiuso tra pentole e posate<br />

a quello in tessuti pregiati, da quello<br />

che occupava un intero angolo cittadino,<br />

circondato dalle botteghe artigiane<br />

e visitato dai Re Magi, a quello<br />

incorniciato da un intero villaggio in<br />

miniatura in cui l’interno di ogni casetta<br />

era arredato e corredato dagli<br />

oggetti di un determinato mestiere,<br />

come quelli di una piccola sartoria o<br />

quelli di un minuscolo caseificio fino<br />

a quelli di un fabbro e così via; per<br />

proseguire con il piccolo presepe<br />

sorvegliato da un’autentica colonna<br />

romana nell’atrio del Municipio e<br />

concludere con il grandioso presepe<br />

sistemato in una grotta nella scenografia<br />

che ripercorreva perfettamente<br />

piazza Duomo, distante appena<br />

poche centinaia di metri, con la rosa<br />

facciata barocca della chiesa madre<br />

e gli edifici che la circondano ripresi<br />

con perfetta dovizia di particolari.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 10<br />

Insomma, tutta Centuripe,<br />

con le sue scalinate e le sue strade<br />

in perenne salita e discesa, si è mostrata<br />

a noi con tanti presepi, anche<br />

quelli minuscoli incorniciati in un angolo<br />

di balcone o dietro una finestra<br />

e commoventi nella loro essenzialità,<br />

data spesso da un semplice cesto di<br />

vimini che faceva da quinta scenografica<br />

alla Sacra Famiglia, mentre<br />

numerose edicole votive incorniciate<br />

da ghirlande di arance benedette<br />

segnavano gli angoli delle novene<br />

che dal 16 al 24 dicembre la banda<br />

cittadina intonava nell’attesa di Gesù<br />

Bambino.<br />

Dopo aver esplorato l’intero<br />

borgo nel corso di un faticoso e continuo<br />

saliscendi che segue le diverse<br />

colline su cui l’abitato è costruito,<br />

siamo giunti attorno alla vasta piazza<br />

Duomo, sui cui si affacciano anche<br />

alcune pasticcerie, prese<br />

d’assalto dalle cavallette nostrane,<br />

I nostri soci a Centuripe davanti ai ruderi del Castello di Corradino, per<br />

le vie del paese e, in basso, davanti a uno dei più bei presepi


Un altro bellissimo presepe allestito a Centuripe<br />

In basso una sala del ricchissimo Museo Archeologico del paese<br />

alla ricerca dei biscotti al cioccolato<br />

tipici del paese, i cosiddetti bersaglieri,<br />

ma anche dei biscotti al burro<br />

e di ogni delizia disponibile, non<br />

smentendo anche questa volta la<br />

nostra voglia di cultura a 360 gradi.<br />

E quindi ci siamo recati, sempre in<br />

compagnia di Maria Chiechio e Graziella<br />

Valore, che ci hanno fatto da<br />

angeli custodi nel corso dell’intera<br />

visita cittadina, al vicino Museo Civico,<br />

che racchiude un’importante pagina<br />

della storia di Centuripe.<br />

Dicevamo, infatti, delle origine<br />

remote del borgo e delle sue numerose<br />

testimonianze dell’epoca imperiale<br />

romana, quando la cittadina,<br />

punto strategico lungo una grande<br />

via di comunicazione tra la piana di<br />

Catania e le montagne dell’interno,<br />

era talmente importante da battere<br />

moneta, importanza dimostrata anche<br />

da vari edifici pubblici a carattere<br />

civile dell’epoca ritrovati nelle sue viscere,<br />

come i cosiddetti Augustales,<br />

edifici a pianta rettangolare che si affacciavano<br />

su una strada colonnata e<br />

che erano ornati da una teoria di notevoli<br />

statue di marmo e da un gran<br />

numero di iscrizioni, in buona parte<br />

visibili proprio nella sezione archeologica<br />

del vicino Museo Civico.<br />

La visita di quest’ultimo è<br />

stata, quindi, una tappa fondamentale<br />

delle esplorazioni cittadine, grazie<br />

alla notevole collezione di manufatti<br />

visibili, a cominciare dall’insieme di<br />

statue di marmo ritrovate negli Augustales,<br />

a cui si accoppiavano numerose<br />

teste di imperatori, oltre ad<br />

una teoria di statuette, di splendide<br />

maschere teatrali e di notevoli vasi<br />

decorati che lasciano attoniti per la<br />

loro bellezza. E a questo proposito<br />

non si può fare a meno di ricordare la<br />

peculiare attività cittadina di sfornare<br />

autentici falsi storici dei ritrovamenti<br />

archeologici, dando vita ad imitazioni<br />

di artigianato artistico di buona qualità<br />

che hanno fatto il giro del mondo,<br />

consentendo di portare a casa repliche<br />

di oggetti ammirati nei musei o<br />

nei libri di storia, grazie alla bravura<br />

di alcuni artigiani locali. Così Centuripe<br />

è divenuta, nell’immaginario collettivo,<br />

la capitale dei falsi e dei<br />

tombaroli, proprio a causa dell’attività<br />

dei numerosi “anticari”, termine loca-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 11<br />

le rivolto a chi si occupa di scavo,<br />

commercio e falsificazione di oggetti<br />

archeologici, dovuta a partire<br />

dall’inizio del ‘900 alla crescente richiesta<br />

di materiali da parte di collezionisti<br />

spesso stranieri. Così si è creata<br />

una tradizione di artigiani specializzati<br />

nell’imitazione di statuette antiche<br />

e di vasi decorati, plasmati e<br />

dipinti con l’argilla proveniente dalle<br />

stesse cave utilizzate nell’antichità;<br />

come dire che corsi e ricorsi storici si<br />

rincorrono nel corso dei millenni…<br />

E dopo tanta cultura non ci è<br />

rimasto che tornare alle nostre casette<br />

su ruote, dove riposare le stanche<br />

membra e riscaldarle contemporaneamente<br />

dal freddo pungente della<br />

sera. La mattina di domenica 2 gennaio<br />

la carovana dei camper ha infine<br />

lasciato la cittadina, puntualmente<br />

scortata dai gentilissimi vigili urbani,<br />

per dirigersi verso l’autostrada Palermo-Catania<br />

dove, allo svincolo di<br />

Dittaino, ci attendeva la visita al nuovo<br />

Centro Sicilia Outlet, formato da<br />

oltre centro eleganti boutique delle<br />

grandi firme della moda italiana ed<br />

internazionale con tanti prodotti griffati<br />

in vendita con notevoli sconti.<br />

Così, dopo aver lasciato i<br />

camper nel parcheggio riservato, ci<br />

siamo dedicati all’esplorazione di<br />

questo paradiso dello shopping,<br />

scandito da una sorta di villaggio di<br />

costruzioni color pastello che richiama<br />

le dimore gentilizie di inizio ‘900 e<br />

che ospita, oltre a sontuosi negozi di<br />

abbigliamento, anche golose pasticcerie,<br />

profumerie, librerie e tutto<br />

quanto il moderno capitalismo ci impone<br />

di desiderare, anche laddove<br />

non esattamente necessario e nemmeno<br />

funzionale. E, tra eleganti vetrine,<br />

stand di prodotti tipici e leccornie<br />

varie, ciascuno dei partecipanti ha<br />

partecipato al rito dello shopping più<br />

o meno compulsivo, non riuscendo a<br />

fare a meno di tornare comunque ai<br />

camper con “qualche” sacchetto in<br />

mano e con gli occhi pieni di questa<br />

sorta di fiera della vanità.<br />

Dopo un pranzo veloce è<br />

giunto infine il momento di riprendere<br />

la rotta verso casa, giusto in tempo<br />

per non venire fagocitati dalle<br />

migliaia di auto giunte sul posto per<br />

dare l’assalto ai saldi appena iniziati;<br />

mentre noi, autentiche lumachine<br />

con la casa sul guscio, tornavamo a<br />

ritroso sul cammino già percorso,<br />

godendoci gli effluvi di due giorni di<br />

libertà con cui iniziare il nuovo anno.<br />

Testo di Mimma Ferrante<br />

Foto di Maurizio Karra<br />

e Larisa Ponomareva


Passando da Caltagirone<br />

Un giorno a Caltagirone coi suoi presepi e il complesso monumentale dei Frati Minori Conventuali<br />

A<br />

nche quest’anno è stato<br />

organizzato il veglione di San Silvestro<br />

dal nostro Presidente per festeggiare il<br />

Capodanno insieme con gli amici del<br />

<strong>Club</strong>. Nel trasferirmi a Piazza Armerina<br />

per il cenone di fine anno, mi sono fermato<br />

anch’io un giorno a Caltagirone, ed<br />

ho avuto la fortuna di vedere alcuni presepi<br />

e il complesso Monumentale dei<br />

Frati Minori Conventuali. Sono rimasto<br />

affascinato così dalla bellezza di questo<br />

centro, nel vedere la cristallizzazione per<br />

eccellenza della sacra rappresentazione<br />

della Natività in cui ognuno ha narrato e<br />

creato delle scene e dei personaggi al<br />

proprio mondo con la società reale e il<br />

suo tempo. Ogni presepe è un teatro<br />

dove ognuno può inventare la scena e i<br />

dialoghi e diventare coprotagonista di<br />

una vicenda che ha modificato il corso<br />

della storia. Il presepe, nel suo piccolo, è<br />

un ancoraggio alla radice per un mondo<br />

popolare che paurosamente scivola verso<br />

la perdita della propria identità.<br />

Caltagirone, da sempre, è stato<br />

uno dei centri più importanti nella creazione<br />

di queste figurine, che generalmente<br />

erano fatte in creta e argilla. Ricordo<br />

da bambino, come tanti altri bambini,<br />

che era solito risparmiare per mesi<br />

ogni soldino possibile per avere una<br />

somma bastante a comprare le “figurine”<br />

con cui costruire i nostri piccoli presepi,<br />

che i venditori di pastori, “I Pasturari”<br />

– come si chiamavano - mettevano in<br />

bella mostra nelle bottegucce e nelle fiere<br />

paesane almeno un mese prima del Natale.<br />

Ricordo che i primi manufatti, probabilmente,<br />

furono estremamente semplici<br />

e si limitarono alla sola rappresentazione<br />

dei protagonisti fondamentali dell’evento<br />

sacro. Fu nel corso degli anni che divennero<br />

sempre più complessi, specialmente<br />

dopo che gli artigiani cominciarono a<br />

conoscere e imitare i grandiosi presepi<br />

napoletani, più ricchi e articolati.<br />

Il presepe era anche tradizione<br />

fabbricarlo in casa e gareggiare così con<br />

chi lo realizzasse più bello e interessante.<br />

E s’invitavano amici e conoscenti a venirlo<br />

a vedere e con essi i vicini di casa e<br />

perfino i passanti affinché si facesse il<br />

paragone con quello degli altri. Oggi si è<br />

diffuso il gusto per la rappresentazione<br />

teatrale e per l’azione scenica con il presepe<br />

all’aperto così da avere per spettatori<br />

l’intera popolazione. E di questa tradizione<br />

Caltagirone è in Sicilia il paese<br />

più rappresentativo.<br />

Passeggiando per Caltagirone ci<br />

siamo fermati sul ponte San Francesco<br />

per qualche foto e siamo stati attratti<br />

dalla meraviglia del prospetto della<br />

Chiesa di San Francesco. La Chiesa subì<br />

sensibili danni a seguito del tragico terremoto<br />

del 1693 ma era già ricostruita<br />

nel 1724, anno in cui si rese necessaria<br />

l’edificazione della facciata, secondo un<br />

primo progetto. Nelle quattro nicchie sono<br />

rappresentati i santi francescani, nei<br />

partiti laterali della facciata, con altrettanti<br />

attributi mariani entro tabelloni a<br />

rilievo, quasi a far da corona alla nicchia<br />

centrale con la statua dell’Immacolata.<br />

In basso, da sinistra, la palma e il cedro;<br />

nel secondo ordine la porta del cielo e la<br />

torre di Davide. In alto, nella lunetta<br />

campeggia l’emblema francescano con le<br />

braccia incrociate di Cristo e San Francesco<br />

davanti alla Croce. Il prospetto è<br />

giudicato uno fra i più interessanti fra le<br />

facciate barocche di Caltagirone. La cupola<br />

si articola all’esterno in otto grandi<br />

finestroni ed è coronata da una sequenza<br />

di sfere in terracotta smaltata. E’<br />

sprovvista della calotta e del lanternino<br />

che non furono mai realizzati dopo il rovinoso<br />

crollo, avvenuto nel corso dei lavori<br />

di completamento (anno 1702).<br />

La facciata della chiesa di San Francesco<br />

Noi stavamo ammirando<br />

dall’esterno il prospetto, preoccupati di<br />

entrare all’interno con il nostro “cane”,<br />

che era al guinzaglio con me; ma a un<br />

certo punto mi sento chiamare dal custode<br />

del complesso monumentale che<br />

ci invita ad entrare unitamente al cane<br />

dicendomi: “Non si preoccupi per il cane:<br />

questi luoghi sono di San Francesco e<br />

quindi gli animali sono accettati”. E’ stato<br />

così che all’interno della chiesa abbiamo<br />

potuto osservare pregevoli lavori artistici,<br />

opera dei fratelli Vaccaro. Vi si trova<br />

anche l’angelica statua processionale<br />

dell’Immacolata, vestita di ricchi paludamenti<br />

ricamati in oro, cui la città da<br />

secoli tributa profonda devozione.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 12<br />

Il chiostro del Complesso Monumentale<br />

dei Frati Minori Conventuali<br />

Adiacente alla chiesa si trova Il<br />

Complesso Monumentale dei Frati Minori<br />

Conventuali, che è anche sede Vescovile<br />

ed è visitabile tutti i giorni dalle ore 9,30<br />

alle ore 12,30 e dalle ore 16.00 alle ore<br />

19.00. E’ il più vasto fra i conventi di Caltagirone<br />

e culturalmente fu tra i più impegnati.<br />

Il chiostro, centro attorno a cui<br />

si organizzava la vita dei frati e frontiera<br />

aperta sulla città nella missione evangelizzatrice,<br />

mostra in tutte le sue parti una<br />

chiara adesione alla cultura artistica manierista.<br />

I prospetti esterni, affacciati sul<br />

pozzo, contano numerose finestre e<br />

quattro balconi, ciascuno inquadrato da<br />

discrete paraste ioniche. Dal chiostro si<br />

accede agli appartamenti vescovili.<br />

Sempre dal chiostro si accede alla Cappella<br />

Neogotica attraversando un androne.<br />

Il portale è a sesto acuto nel cui timpano<br />

è raffigurata la chiamata degli apostoli<br />

in riva al lago di Tiberiade. L’artista<br />

impiegò tinte brillanti ottenendo effetti di<br />

forte spiritualità e tratteggiando figure<br />

ieratiche ispirate ai mosaici bizantini.<br />

Ai due lati del portale d’ingresso<br />

sono rappresentate le insegne papali di<br />

Pio XI e lo stemma vescovile di Mons.<br />

Bargiggia. Nel catino dell’abside, all’interno<br />

di una mandorla in oro zecchino, simbolo<br />

di regalità e Luce Divina, è raffigurato<br />

Cristo che discopre il cuore con accanto<br />

schiere di Angeli e lo Spirito Santo rappresentato<br />

da una colomba. Più in basso<br />

le vetrate istoriate con la Vergine Maria,<br />

San Giuseppe e San Carlo Borromeo. La<br />

cappella, dedicata a Maria Bambina e a<br />

San Carlo Borromeo, patrono dei seminari,<br />

è il luogo in cui per generazioni chierici<br />

e seminaristi hanno sperimentato la propria<br />

vocazione; qui del resto, per secoli<br />

sono venuti a pregare e a santificarsi i<br />

discepoli di San Francesco d’Assisi. Felici<br />

di questa visita, nel pomeriggio ci siamo<br />

diretti a Piazza Armerina per festeggiare<br />

insieme agli amici del club il Capodanno.<br />

Testo di Emanuele Amenta<br />

Foto di Larisa Ponomareva


Un tuffo nel medioevo<br />

Alla scoperta del borgo collinare di Monforte San Giorgio, della sua pittoresca Katabba e del<br />

castello di Spadafora, che si innalza sul mare come un’autentica sentinelle in pietra<br />

N<br />

on è facile, dopo quasi<br />

vent’anni di felice girovagare in<br />

camper lungo la nostra splendida<br />

isola, riuscire ancora a scoprire qualcosa<br />

di mai visitato; eppure è quello<br />

che ci è capitato nel corso del primo<br />

fine-settimana di febbraio, quando ci<br />

siamo recati nel pittoresco borgo di<br />

Monforte San Giorgio, per assistere<br />

alla manifestazione della Katabba, e<br />

poi nel suggestivo maniero di Spadafora,<br />

entrambi a ridosso di Milazzo.<br />

Il raduno è stato organizzato,<br />

ancora una volta impeccabilmente,<br />

dal nostro super Vittorio Parrino, che<br />

ci ha permesso di avere un comodo<br />

supporto logistico e un’accoglienza<br />

davvero molto ospitale nelle due località,<br />

facendoci godere un magnifico<br />

week-end, reso ancora più piacevole<br />

da un sole caraibico che ci ha<br />

fatto dimenticare di trovarci ancora<br />

nel cuore dell’inverno.<br />

L’appuntamento per la carovana<br />

dei camper era già nel pomeriggio<br />

di venerdì 4 sul lungomare di<br />

Oliveri, in modo tale da spostarsi la<br />

mattina dell’indomani di buon ora a<br />

Monforte San Giorgio, dove ad attenderci<br />

alle 9,30 c’era già la Polizia<br />

Municipale che ha fatto da staffetta<br />

alla ventina di camper presenti per<br />

farli sistemare all’interno del campo<br />

sportivo, la cui eccellente collocazione,<br />

proprio in mezzo all’abitato, ci<br />

ha poi permesso di girare in lungo e<br />

in largo nel borgo in piena autonomia,<br />

godendo a pieno di tutte le fasi<br />

della manifestazione in corso.<br />

L’accoglienza è stata delle<br />

migliori, grazie alla sapiente organizzazione<br />

del presidente della Pro<br />

Loco dottor Recupero, che ci ha fatto<br />

da guida e angelo custode, ammaliandoci<br />

letteralmente con le sue notevoli<br />

doti di fabulatore e di grande<br />

appassionato della storia e delle tradizioni<br />

del suo paese.<br />

In effetti il piccolo borgo, disteso<br />

su alcune colline con vista sul<br />

golfo di Milazzo e sulle Eolie, è stato<br />

un’autentica scoperta per le opere<br />

d’arte, di archeologia e di folclore<br />

che custodisce nel suo nucleo. Le<br />

sue origini si fanno risalire ai Sicani,<br />

come dimostrano alcuni ritrovamenti<br />

di reperti nei dintorni, anche se<br />

l’abitato giunto fino a noi si rifà al<br />

tempo della conquista araba, quan-<br />

Il gruppo dei nostri soci durante l’escursione al Colle dell’Immacolata<br />

che sovrasta Monforte San Giorgio<br />

do una fortezza situata sul punto più<br />

alto del colle dominava la piana sottostante,<br />

rendendo il luogo decisamente<br />

appetibile per la facilità di difesa<br />

di tutto il contado. E anche il<br />

nome, Monforte, testimonia la funzione<br />

difensiva, mentre è dal nome<br />

del patrono locale (San Giorgio) che<br />

è completato il nome.<br />

L’altare del SS. Sacramento all’interno<br />

della Chiesa Madre di Monforte<br />

Per i nostri soci l’esplorazione<br />

del paese ha avuto inizio dai<br />

suoi vicoletti acciottolati, sovrastati<br />

da archi e scalinate di impronta araba,<br />

che seguono l’andamento in for-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 13<br />

te pendenza delle case addossate le<br />

une alle altre, fino a formare una<br />

sorta di gomitolo di costruzioni che<br />

copre le colline in un insieme di pietre<br />

e tegole; la piazza principale è<br />

dominata dalla facciata della Chiesa<br />

Madre, risalente al ‘400, con un portale<br />

tardo-gotico e un interno ricco<br />

di pale d’altare e di statue di scuola<br />

gaginiana, oltre al pezzo forte ospitato<br />

nella cappella del SS. Sacramento,<br />

che mostra il magnifico altare,<br />

una notevole opera di scultura<br />

cinquecentesca, impreziosito da dorature<br />

e sormontato da una stanza<br />

in miniatura che raffigura l’Ultima<br />

Cena, racchiusa da un insieme di<br />

decorazioni di grande impatto.<br />

La tappa seguente è stata<br />

presso il Colle dell’Immacolata, che<br />

domina l’abitato e che è scandito da<br />

una serie di grotte usate nell’età del<br />

bronzo come tombe e divenute attorno<br />

all’VIII secolo rifugio per i monaci<br />

basiliani fuggiti dal vicino oriente<br />

per sfuggire alla furia degli iconoclasti,<br />

che non tolleravano che si raffigurasse<br />

il divino; in seguito al loro<br />

arrivo le grotte divennero celle di<br />

eremitaggio e piccole cappelle, prima<br />

di essere trasformate nei secoli<br />

successivi in stalle per il bestiame,<br />

tutti usi chiaramente delineati al loro<br />

interno, tanto che la loro visita equivale<br />

ad una sorta di viaggio indietro<br />

nel tempo di grande interesse, dato<br />

che si distinguono i loculi tombali,<br />

ma anche gli scarsi resti di affreschi<br />

e gli angoli destinati alle mangiatoie.


Un momento della sfilata in costume che rievoca l’ingresso del conte<br />

Ruggero a Monforte San Giorgio<br />

Alle pendici del colle perfino le case<br />

addossate le une alle altre inglobano<br />

al loro interno delle cavità di roccia,<br />

tanto da essere per metà case costruite<br />

e per metà grotte.<br />

Un’altra delle caratteristiche<br />

che abbiamo notato nel corso della<br />

salita verso la sommità del colle è<br />

stata la presenza di diverse edicole<br />

votive della Via Crucis, sormontate<br />

da decorazioni di impronta pagana,<br />

in una sorta di affascinante commistione<br />

di sacro e profano che testimonia<br />

come anche da queste parti<br />

vi sia stato nei secoli antichi parecchio<br />

sincretismo religioso prima<br />

dell’affermazione definitiva del cristianesimo<br />

a scapito del paganesimo.<br />

Nel punto più alto del colle, insieme<br />

ai resti del castello distrutto da<br />

un terremoto, si innalza un piccolo<br />

santuario dedicato all’Immacolata,<br />

sotto il quale vi è una grotta adibita a<br />

cripta e ad ossario, mentre alle sue<br />

pendici vi sono ancora grotte degli<br />

eremiti basiliani e la Fontana di Abramo,<br />

sorvegliata da un’antica testa<br />

in pietra.<br />

Dopo questo affascinante<br />

excursus nel passato cittadino, reso<br />

ancora più intrigante dalle appassionate<br />

spiegazioni del dottor Recupero,<br />

siamo tornati nel cuore del borgo,<br />

dove già si allestivano gli stand<br />

di prodotti tipici, alimentari e non,<br />

per la manifestazione del pomeriggio,<br />

in parte sistemati anche<br />

all’interno di una ennesima e suggestiva<br />

grotta. E poi, dopo un pranzo<br />

veloce, ci siamo spostati di nuovo<br />

lungo le viuzze medievali che, quasi<br />

per magia, si sono pian piano popolate<br />

di nobili in costume dell’XI secolo,<br />

di crociati, di pulzelle, di dame, di<br />

cavalieri, di musici e di sbandieratori,<br />

dando vita ad un suggestivo<br />

viaggio indietro nel tempo, fino<br />

all’epoca di Ruggero il normanno,<br />

venuto a liberare la Sicilia dalla dominazione<br />

araba. Eravamo ormai<br />

proiettati nel cuore della Katabba, la<br />

manifestazione organizzata ogni anno<br />

dalla Pro Loco di Monforte dalla<br />

metà di gennaio al 5 febbraio per<br />

rievocare l’ingresso nell’abitato del<br />

conte Ruggero e la conseguente liberazione<br />

dai mussulmani.<br />

Il nome katabba deriva da<br />

una sonata tradizionale che è un affascinante<br />

succedersi di ritmi realizzati<br />

da campane e da tamburi che<br />

viene eseguita un’ora prima dell’alba<br />

e un’ora dopo il tramonto e che simboleggia<br />

quello che avvenne con<br />

l’arrivo di Ruggero il normanno, dato<br />

che la katabba inizia con l’imitazione<br />

del passo del cavallo del messaggero<br />

che annuncia l’arrivo del liberatore,<br />

proseguendo poi con il passo del<br />

cammello cavalcato da Ruggero, ed<br />

il ritmo aumenta sempre di più per<br />

imitare il galoppo dei cavalli<br />

dell’esercito conquistatore e la fuga<br />

disordinata degli infedeli.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 14<br />

Nel corso dei vari week-end<br />

in cui si svolge la manifestazione si<br />

svolgono spettacoli di falconeria, caroselli<br />

equestri, giostre medievali e<br />

degustazioni di piatti medievali,<br />

mentre l’ultimo giorno, che è per<br />

l’appunto il 5 febbraio, ha luogo lo<br />

sfarzoso corteo storico che vede sfilare<br />

il conte Ruggero insieme alla<br />

sua coloratissima corte inguainata<br />

nei costumi che riproducono fedelmente<br />

le atmosfere medievali dell’XI<br />

secolo, in un tripudio di suoni e colori<br />

che è un’autentica gioia per gli occhi.<br />

Sembra di essere trascinati davvero<br />

indietro fino al medioevo, mentre<br />

gli sbandieratori lanciano le bandiere<br />

verso il cielo, le odalische ballano<br />

al suono delle ciaramelle e gli<br />

artisti di strada si esibiscono insieme<br />

ai mangiafuoco, fino al gran finale,<br />

quando in piazza IV Novembre, davanti<br />

alla scenografia della Chiesa<br />

Madre, vengono consegnate le chiavi<br />

della città al Conte Ruggero che<br />

solennemente le accetta, cambiando<br />

il futuro della Sicilia, che viene così<br />

sottratta alla sfera mussulmana.<br />

Dopo questo entusiasmante<br />

spettacolo ci siamo dispersi attraverso<br />

le viuzze del centro, impegnati a<br />

seguire visite guidate del cuore cittadino,<br />

o ad assaggiare i piatti medievali<br />

in vendita nei vari stand, a base<br />

di arancine dell’emiro, di quaglio di<br />

madonna Concella, cioè ceci e cotiche,<br />

o di panem et porcus, cioè di<br />

pane con salsiccia o porchetta, ma<br />

non prima di aver cambiato gli euro<br />

con la moneta medievale presso il<br />

Banco del Cambio, in un completo<br />

tuffo nel medioevo. E poi dopo esserci<br />

così rifocillati c’è stato l’imba-razzo<br />

della scelta per continuare a godersi<br />

la serata, tra concerti d’arpa, levature<br />

del malocchio per mano di una signora<br />

esperta nel contrastare la sfortuna,<br />

investiture di giovani Cavalieri<br />

dell’Ordine della Katabba, che ha visto<br />

come protagonisti anche i nostri<br />

Willy e Giulio, in un crescendo di animazione,<br />

folclore e divertimento che ci<br />

ha conquistato completamente.<br />

Uno degli stand preso d’assalto dai<br />

nostri soci


Il momento culminante della Katabba, con la consegna delle chiavi del<br />

paese al conte Ruggero, liberatore dai mussulmani<br />

Grazie al servizio di bus<br />

navetta siamo poi tornati al nostro<br />

“accampamento” con i piedi completamenti<br />

cotti dall’intensa giornata<br />

per sprofondare nel sonno del<br />

giusto, interrotto un’ora prima<br />

dell’alba nuovamente dal suono<br />

della katabba che rievocava ancora<br />

una volta l’arrivo del gran conte<br />

Ruggero e del suo esercito liberatore…<br />

La mattina della domenica<br />

siamo prosaicamente tornati al nostro<br />

presente, svegliandoci da questo<br />

magnifico sogno ad occhi aperti,<br />

ma per fortuna il programma<br />

prevedeva ulteriori piacevoli scoperte.<br />

Così la carovana dei camper<br />

si è spostata fino al vicino borgo<br />

marinaro di Spadafora, su cui si<br />

innalza un suggestivo castellofortezza,<br />

sorto intorno ad<br />

un’originaria torre medievale a<br />

pianta quadrata, riadatta per la difesa<br />

dalle incursioni saracene e la<br />

segnalazione costiera alla fine del<br />

‘500 e trasformata infine in residenza<br />

nobiliare nel ‘700. Ai giorni<br />

nostri il maniero, dopo attenti restauri,<br />

è tornato a nuova vita per<br />

essere al centro di numerosi eventi<br />

culturali.<br />

In particolare noi abbiamo<br />

potuto ammirare un’interessante<br />

mostra sui fari siciliani e sui guardiani<br />

dei fari, attraverso una visita<br />

guidata organizzata con il benvenuto<br />

del presidente della Pro Loco<br />

di Spadafora dottor Piero Giacobella<br />

e resa interessantissima dalle<br />

Il presidente della Pro Loco di Spadafora Piero Giacobella fra i nostri<br />

Maurizio Karra e Alfio Triolo<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 15<br />

competenti spiegazioni del maresciallo<br />

della Marina Militare Bonfiglio,<br />

che ci ha accompagnato lungo<br />

un interessante excursus sui 49<br />

fari principali che circondano la Sicilia<br />

e sugli oltre 100 fari secondari<br />

delle sue coste, facendoci realizzare<br />

una volta di più l’importanza di<br />

questo tipo di istallazioni per la sicurezza<br />

della navigazione.<br />

Ne è seguita una interessante<br />

dissertazione sulla storia di<br />

questo tipo di istallazioni, sulle caratteristiche<br />

costruttive e sulla loro<br />

evoluzione, sull’importanza cruciale<br />

delle luci che alla loro sommità<br />

di notte avvertono della presenza<br />

della costa e sul legame simbiotico<br />

che accomuna i fari ai loro guardiani,<br />

uomini sospesi tra mare e<br />

cielo, padroni di una nave ancorata<br />

al terreno, destinati alla solitudine,<br />

ma temprati dal coraggio che li fa<br />

assistere anche a terribili tempeste,<br />

facendo in modo che non si<br />

spenga mai quella minuscola luce<br />

nella notte che avvisa i naviganti<br />

del pericolo imminente o della salvifica<br />

presenza della costa…<br />

Un angolo della mostra allestita<br />

dalla marina Militare al castello di<br />

Spadafora sui fari di Sicilia<br />

Dopo aver visitato anche il<br />

piano nobile del castello, ancora in<br />

attesa di una definitiva sistemazione,<br />

il gruppo si è sciolto, tra chi<br />

prendeva la via di casa e chi rimaneva<br />

a godersi ancora per qualche<br />

ora il sole nella splendida spiaggia<br />

cittadina sotto il cielo azzurro porcellana;<br />

ma tutti ci siamo ritrovati<br />

a percorrere la rotta del ritorno<br />

con le batterie vitali decisamente<br />

cariche, soddisfatti più che mai di<br />

questo paio di giorni trascorsi alla<br />

scoperta dei tesori della nostra isola,<br />

in fuga dalla vita quotidiana e<br />

anche dal grigio presente: destinazione<br />

medioevo…<br />

Testo di Mimma Ferrante<br />

Foto di Maurizio Karra<br />

e Larisa Ponomareva


A<br />

bbiamo dormito (per<br />

una volta!) in una suite nella più<br />

bella, armonica e leggiadra piazza<br />

del mondo: quella di San Marco a<br />

Venezia. Vi posso assicurare che, a<br />

parte lo storico caffé Cipriani, ricco<br />

di specchiere dell'800 e seducenti<br />

tavolini, ma dove un normale espresso<br />

da 80 centesimi di euro<br />

arriva a costare una dozzina di volte<br />

in più, il pensiero era solo diretto<br />

al mio camper posteggiato sotto<br />

la neve di Padova.<br />

Ora bisogna pensare che<br />

siamo nella stagione invernale e<br />

non tutto procede come nei mesi<br />

estivi. Qualsiasi camper con il<br />

migliore isolamento, come lo stirofoam,<br />

con spessore adeguato,<br />

dopo due giorni assume in ogni<br />

anfratto la stessa temperatura<br />

alla quale sia stato sottoposto esternamente.<br />

Se non si prendono adeguate<br />

precauzioni si perde l'acqua<br />

dal boiler attraverso l'elettrovalvola<br />

apposita: molti la bloccano<br />

con l'apposita forchettina,<br />

ma in caso di freddo intenso l'acqua<br />

spinge sull'antiritorno della<br />

pompa e ne distrugge i gommini;<br />

il serbatoio principale può anche<br />

ghiacciare, ed essendo ora costruito<br />

in vetroresina, tutte le incrostazioni<br />

si distaccano sfaldan-<br />

Parliamo di tecnica<br />

In camper col freddo e la neve<br />

dosi e può non bastare il ripulirlo<br />

accuratamente perché si intasano<br />

i tubi e la deformazione dei<br />

gommini della pompa, molto delicati;<br />

e questo non ne assicura più<br />

il buon funzionamento. Tutti i tubi<br />

si irrigidiscono, allentando le<br />

fascette: un vero disastro. Bisogna<br />

quindi prevenire quando si è<br />

in tempo evitando che si ghiacci<br />

tutto. Come? Continuando a tenere<br />

caldo l'ambiente interno del<br />

proprio camper.<br />

Se si disponesse di una<br />

fonte energetica esterna quale<br />

una colonnina a 220 volt, non ci<br />

sarebbero problemi insormontabili;<br />

ma in un’area priva di allacciamento<br />

elettrico o in un parcheggio,<br />

e quindi lontano da<br />

campeggi, si può ricorrere alle<br />

fonti interne di energia, cioè<br />

bombole di gas, rigorosamente di<br />

propano, o nafta, che alimentano<br />

la stufa di bordo.<br />

Purtroppo i ventilatori che<br />

diffondono strategicamente il calore<br />

assorbono solo energia dalla<br />

batteria ausiliaria che, pur se in<br />

ottime condizioni, con il freddo dimezza<br />

le proprie prestazioni dando<br />

una autonomia di qualche ora, che<br />

non è eufemistico dire irrisoria. E'<br />

possibile ricaricarla con uno o più<br />

pannelli fotovoltaici, ma non deve<br />

nevicare né ci deve essere cielo<br />

Camper e neve: un’accoppiata non sempre facile, sia in corso di<br />

viaggio che in sosta<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 16<br />

nuvoloso, perché il loro rendimento<br />

è ottimale solo con una buona<br />

insolazione diretta. Si può solo<br />

sperare nella messa in moto, per<br />

almeno un'ora, del motore usato<br />

come carica batterie.<br />

E' indubbio che il camper<br />

sia un mezzo che va usato sempre<br />

come mezzo di trasporto e di vita,<br />

e più è usato, più esso è caldo all'interno;<br />

certo, in alcune condizioni<br />

potrebbe usarsi un generatore<br />

autonomo per la ricarica delle batterie;<br />

i gruppi più moderni godono<br />

di un'ottima insonorizzazione, ma il<br />

rumore personalmente lo trovo insopportabile<br />

e poi, in ogni caso, c'è<br />

bisogno di una presenza costante.<br />

Adoperando continuamente il camper<br />

non ho mai sentito codeste necessità.<br />

A questo punto è conveniente<br />

ricercare un vicino sito coperto<br />

e con colonnina presente;<br />

si può anche svuotare tutto l'impianto<br />

idrico per il tempo necessario;<br />

e per un'uscita sulla neve<br />

basta solo aver previsto un rigoroso<br />

controllo meccanico con sostituzione<br />

dell'olio motore di gradazione<br />

adeguata: un 5/40 multigrado<br />

è sufficiente fino a -25,<br />

come il liquido refrigerante, o<br />

quello lavavetro. Per quanto riguarda<br />

la nafta, essa è prevista<br />

già additivata per evitare la coagulazione<br />

delle paraffine, che se<br />

riuscissero a formarsi distruggerebbero<br />

la meccanica.<br />

Rimane il controllo della<br />

trazione: le gomme dovrebbero<br />

essere nuove, cioè con un<br />

massimo di tre anni di vita e con<br />

non più di trentamila chilometri,<br />

e possibilmente da neve, cioè con<br />

mescola morbida eliminando i<br />

normali pneumatici-camping nati<br />

contro le deformazioni da lunghe<br />

stasi; ad evitare il montaggio<br />

delle catene, da tenersi sempre<br />

comunque a bordo, evitare i<br />

viaggi durante le ore nelle quali<br />

può presentarsi il ghiaccio, come<br />

le ore notturne e le prime ore del<br />

mattino. E allora si può<br />

soggiornare senza pensieri;<br />

perfino …a Piazza San Marco!<br />

Giuseppe Eduardo Spadoni


Compatto e innovativo<br />

Fra i modelli <strong>2011</strong> della nuova serie T-Loft di Elnagh, semintegrali con un letto matrimoniale<br />

basculante in più, ecco il T-Loft 31, comodo pur senza essere molto lungo, elegante pur<br />

se con costi contenuti<br />

F<br />

ra tutte le aziende del<br />

Gruppo SEA, Elnagh è quella che si è<br />

dotata, all’interno della sua produzione<br />

di semintegrali, di una intera linea<br />

di modelli – la T-Loft - con un letto<br />

matrimoniale basculante in più adatto<br />

a ospitare ogni tanto amici o figli o<br />

un’altra coppia: una soluzione innovativa<br />

che consente di avere<br />

all’occorrenza due posti letto in più<br />

(un secondo matrimoniale) nelle ore<br />

notturne senza rubare spazio interno<br />

durante il giorno. A Parma è stato<br />

presentato, fra gli altri modelli, il T-<br />

Loft 31, un veicolo abbastanza compatto,<br />

lungo poco più di sei metri e<br />

mezzo, che si fa davvero ammirare<br />

per le soluzioni adottate e per il<br />

prezzo di sicuro interesse.<br />

Il T-Loft 31, nuovo semintegrale con letto basculante della Elnagh. In<br />

basso un’immagine d’insieme del veicolo scattata dalla cabina di guida<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 17<br />

Elnagh T-Loft 31<br />

Tipologia: semintegrale<br />

Meccanica: Fiat Ducato 2.3 130 cv<br />

Lunghezza: m. 6,58<br />

Larghezza: m. 2,35<br />

Altezza: m. 2,87<br />

Posti omologati: n. 4<br />

Posti letto: n. 4 (1 matrimoniale<br />

alla francese + 1 matrimoniale<br />

basculante)<br />

Serbatoio acque chiare: l. 100<br />

Serbatoio acque grigie: l. 100<br />

WC: kasset l. 18<br />

Riscaldamento e boiler: sistema<br />

integrato a gas Truma Combi C40<br />

Frigorifero: trivalente l. 117<br />

Cucina: piano cottura 3 fuochi<br />

Oblò: 1 cm. 70x50 + 1 cm. 40x40 +<br />

1 funghetto di sfiato in bagno<br />

Prezzo: € 43.920 chiavi in mano<br />

Diciamo subito che, come gli<br />

altri modelli di questa linea, l’eleganza<br />

del veicolo emerge subito fin dall’ esterno,<br />

dato che la cabina anteriore –<br />

parliamo di una meccanica Fiat Ducato<br />

da 2,3 litri – non è bianca ma colorata<br />

in grigio argento, con due strisce<br />

colorate che raccordano in alto e in<br />

basso la cabina alla cellula abitativa.<br />

La pianta interna vede nella<br />

zona anteriore divisa fra la doppia dinette<br />

classica dietro il sedile di guida<br />

e il vano di lavoro con cucina, lavello<br />

e frigo basso dietro il sedile del passeggero.<br />

Al di sopra delle finestre laterali<br />

una coppia di pensili per lato e il


asculante, di dimensioni generose (è<br />

largo 145 cm.), che si abbassa attraverso<br />

delle guide mentre di giorno<br />

funge da tetto dell’abitacolo con le luci<br />

a led incorporate. L’unico prezzo che<br />

si paga con questa soluzione (ma<br />

un po’ in tutti i semintegrali così<br />

strutturati) è la capienza dei pensili<br />

sotto il basculante, ovviamente un<br />

po’ più piccoli sia in altezza che in<br />

profondità rispetto a quelli di un<br />

veicolo “normale”.<br />

Nella parte posteriore del<br />

mezzo troviamo a destra, dietro la<br />

dinette, il letto basso alla francese; a<br />

sinistra, accanto alla porta di ingresso<br />

alla cellula, l’armadio e a seguire<br />

la porta che dà accesso al bagnetto,<br />

con lavandino angolare, w.c. girevole<br />

e vano doccia separato e richiudibile<br />

con porta a soffietto rigida.<br />

Fra le dotazioni del mezzo<br />

segnaliamo lo spessore di 70 mm.<br />

La zona anteriore del veicolo con il basculante chiuso e, in basso, aperto<br />

Il piano di lavoro accanto alla dinette con piano cottura, frigo e lavello<br />

del pavimento con le pareti e il<br />

tetto in fibra di vetro che assicurano<br />

ottime capacità di coibentazione<br />

e insonorizzazione; la tappezzeria<br />

coordinata fra dinette e<br />

sedili della cabina, l’interessante<br />

connubio nel colore ciliegio e bianco<br />

dei mobili, il sistema integrato<br />

per il riscaldamento della cellula e<br />

dell’acqua Truma Combi C40 a<br />

gas. Tutto questo con meno di<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 18<br />

Il bagnetto del T-Loft 31<br />

44.000 euro, chiavi in mano, con<br />

motorizzazione Ducato 2.300 da<br />

130 cavalli, telaio ribassato e asse<br />

posteriore allargato per offrire la<br />

massima stabilità nella guida anche<br />

in caso di strada con molte curve o<br />

con vento laterale.<br />

Maurizio Karra


IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 19


No limits<br />

Un mansardato al top della produzione italiana, che potremmo definire “spettacolare” per la<br />

sua linea e i suoi interni: ma ovviamente, dato il costo, riservato davvero a pochi...<br />

M<br />

obilvetta ha presentato<br />

all’ultimo Salone del Camper di Parma<br />

una nuova linea di veicoli, i motorhome<br />

della serie S-Yacht, con lo<br />

scopo per nulla malcelato di collocarli<br />

nella fascia più alta della produzione<br />

italiana, affiancandoli alla serie già<br />

esistente di motorhome (la linea K-<br />

Yacht) che era entrata in produzione<br />

già da oltre un anno e che aveva portato<br />

alla casa del Gruppo SEA ottimi<br />

riscontri; ma, vi chiederete, dato che<br />

i numeri – data la tipologia del prodotto<br />

– non possono assolutamente<br />

garantire gli stessi ritorni in termini di<br />

vendite rispetto a quelli dei mansardati<br />

e dei semintegrali, che bisogno<br />

c’era di “strafare” con una nuova serie<br />

Mobilvetta S-Yacht 103<br />

Tipologia: motorhome<br />

Meccanica: Fiat Ducato 2.3 130 cv<br />

Lunghezza: m. 7,49<br />

Larghezza: m. 2,35<br />

Altezza: m. 2,89<br />

Posti omologati: n. 4<br />

Posti letto: n. 4 (2 matrimoniali,<br />

il primo in coda a isola, il secondo<br />

basculante)<br />

Serbatoio acque chiare: l. 130<br />

Serbatoio acque grigie: l. 130<br />

WC: kasset l. 19<br />

Riscaldamento: Alde a gasolio<br />

Boiler: a gas ed elettrico<br />

Frigorifero: trivalente l. 150<br />

Cucina: piano cottura 3 fuochi + forno<br />

Oblò: 1 cm. 90x60 + 1 cm. 70x50 +<br />

1 cm. 40x40 + 2 cm. 28x28 con<br />

ventola in bagno<br />

Prezzo: € 96.750 chiavi in mano<br />

Il nuovissimo motorhome di Mobilvetta:<br />

una linea filante e nel contempo imponente<br />

di motorhome ancor più elegante e<br />

ricca di quella già esistente, soprattutto<br />

in un periodo di crisi?<br />

E’ evidente che la strategia<br />

di marketing messa in campo da<br />

Mobilvetta tende a superare questo<br />

periodo di “magra” e a spostare<br />

l’attenzione del veicolo ricreazionale<br />

su una nuova fascia di pubblico,<br />

molto esigente, diciamo pure abbastanza<br />

ricca da potersi permettere<br />

veicoli da 100 mila euro, ma che dal<br />

veicolo acquistato pretendono tutto<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 20<br />

e al top. E’ evidente che i numeri<br />

previsti nelle vendite non sono quelli<br />

della produzione per il segmento<br />

“mass market”, ma quelli assai più<br />

modesti di un pubblico di nicchia, che<br />

si può permettere questo registro di<br />

spesa senza battere ciglio, magari al<br />

posto di uno yacht di mare, ma nutrendo<br />

verso lo “yacht di terra” (non<br />

per nulla il nome della linea è proprio<br />

quello) delle aspettative di lusso e<br />

stile uguali a quelle che sfoggerebbe<br />

se fosse un’imbarcazione.


Due immagini della cellula abitativa del motorhome: in alto la zona<br />

living anteriore, in basso la camera da letto matrimoniale posteriore,<br />

richiudibile da una porta scorrevole per offrire la massima privacy<br />

Si spiega così l’accuratezza<br />

dei materiali di costruzione, la qualità<br />

dell’impiantistica (per esempio la<br />

scelta del riscaldamento Alde che si<br />

trova solo su pochi mezzi di fascia<br />

altissima in tutta Europa), quella dei<br />

rivestimenti della cellula abitativa,<br />

per renderla quanto più preservata<br />

dagli sbalzi termici, e la massima cura<br />

degli interni, dai grandi oblò sul<br />

tetto (di cui uno da cm. 60x90 e un<br />

altro da cm. 50x70) ai legni pregiati<br />

del mobilio e alla pelle (vera pelle,<br />

intendiamoci) per le tappezzerie.<br />

Per quanto riguarda la pianta,<br />

questo modello presenta nella<br />

parte anteriore una vasta zona living<br />

con tavolo centrale, divano a elle<br />

dietro il sedile del guidatore e un<br />

piccolo divanetto laterale dietro il<br />

sedile del passeggero, così da avere<br />

sei posti a tavola; al centro, accanto<br />

alla porta di ingresso un mobile vetrina<br />

nasconde la colonna frigo +<br />

forno, mentre nella parete opposta è<br />

sistemata la zona cucina a elle con<br />

piano cottura a tre fuochi e lavello.<br />

Una porta scorrevole nasconde la<br />

zona notte, con letto matrimoniale a<br />

isola e addirittura una sorta di doppio<br />

servizio: da un lato cabina doccia<br />

e lavello, dalla parte opposta gabinetto<br />

e secondo lavello; e ognuno<br />

dei due servizi è dotato di oblò con<br />

ventola!<br />

Insomma, qui il lusso è davvero<br />

sfrenato come nei grandi yacht<br />

per milionari, e quindi poco comporta<br />

se per acquistarne un esemplare<br />

occorrano poco meno di 100 mila<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 21<br />

euro: sono pochi coloro che se lo<br />

possono permettere, ma Mobilvetta<br />

ha pensato proprio a quei pochi!<br />

La zona cucina e, nelle due immagini<br />

più in basso, il “doppio servizio”<br />

di questo lussuoso Mobilvetta<br />

Maurizio Karra


Il nostro viaggio in Russia<br />

La prima parte del grande reportage sulla Russia, dalla frontiera fino alla visita di Mosca<br />

L’<br />

appuntamento è alla<br />

stazione di Zilupe in Lettonia: un<br />

paesino a pochi km dalla frontiera<br />

russa con un piccolo bazar con ceste<br />

di pesce e carne essiccati, birra,<br />

vodka, frutta, dolci, mosche,<br />

dove faccio scorta di acqua minerale,<br />

per gli usi di cucina, oltre a<br />

quella portata dall'Italia per bere:<br />

dalle fontane l'acqua potabile esce<br />

rossa per l'ossidazione del ferro di<br />

cui è ricca. Si tratta di un problema<br />

presente ovunque in Russia, dove<br />

infatti si beve una gradevole birra<br />

a bassa gradazione miscelata con<br />

miele, quasi una coca cola, venduta<br />

in bottiglie plastiche da 2,5 litri.<br />

La polizia ferroviaria della<br />

stazione, militarizzata, dotata di<br />

contatori geiger, esce in drappelli<br />

dalla caserma ubicata sul retro per<br />

un accurato controllo dei lunghi<br />

treni merci; molte le agenti, che<br />

prima ci hanno consentito di pernottare<br />

nella strada adiacente e<br />

che al cambio turno, per il caldo,<br />

tolgono solo gli anfibi indossando<br />

pianelle a piedi nudi. Gli orologi,<br />

già spostati avanti di un'ora nei<br />

Paesi Baltici, avanzeranno di un'altra<br />

ora all’ingresso in Russia, per<br />

quella che è detta “l'ora di Stalin”;<br />

per cui in pochi giorni, data anche<br />

l’ora legale, pranzeremo alle 10 pur<br />

essendo le 13! La melatonina in eccesso,<br />

vista la quantità di luce presente,<br />

attenuerà il piccolo fastidio.<br />

La preparazione del viaggio<br />

Le distanze dell'enorme<br />

territorio russo, il più grande del<br />

mondo, sono tali che non è pensabile<br />

la sua esplorazione via terra<br />

con mezzi normali e in autogestione,<br />

per la mancanza di vie così<br />

definite; figurarsi richiedere un<br />

campeggio che ancora non esiste!<br />

E' necessario pertanto avere una<br />

guida-interprete dappertutto, sia<br />

perché è parlato solo il cirillico, sia<br />

perché – diciamocelo - la Russia<br />

rimane ancora una nazione 'inospitale'<br />

per noi camperisti, nel senso<br />

che una corrente turistica ha bisogno<br />

di una 'predisposizione' ad<br />

essere accolta, e mentre ciò da<br />

pochi anni avviene per il turismo di<br />

massa verso St. Petesburg, per<br />

quello di 'nicchia', come quello<br />

camperistico, è necessaria una<br />

preparazione specifica più articolata,<br />

come ben sappiamo. Noi ci<br />

siamo affidati all’agenzia “San Pietroburgo”,<br />

pubblicizzata anche nelle<br />

schede informative del nostro<br />

<strong>Club</strong>.<br />

Dopo svariate telefonate a<br />

Milano, la ricezione di E-mail, opuscoli<br />

e libri, l'agenzia ci ha curato<br />

sia la traduzione dei vari documenti,<br />

sia l'apposizione dei visti, liberandoci<br />

dalle problematiche dirette;<br />

di essa non posso che parlar<br />

bene. Pur avendo come esperienza<br />

unica l'aggregazione nel nostro<br />

<strong>Club</strong> al quale “appartengo” da 15<br />

anni, la nuova esperienza sarebbe<br />

potuta essere molto traumatica;<br />

infatti noi camperisti siamo molto<br />

egocentrici... E così magari nel<br />

gruppo che si andrà a formare per il<br />

tour in Russia ci potranno anche<br />

essere alcuni anche a-sociali (tendenti<br />

cioè a non socializzare): di<br />

qualcuno non riusciremo a conoscere<br />

né il nome, né il suono della voce<br />

per un qualsivoglia saluto; solo conoscenze,<br />

altro che 'empatia'!<br />

L'agenzia ci ha accompagnato<br />

con personale molto preparato<br />

in un contesto specifico, ma<br />

molto raccordato: Erika, piemontese,<br />

ci guida da Zilupe, in Lettonia,<br />

fino a Mosca; Ugo, di Lecce, ci accoglie<br />

illustrandoci gli usi russi e ci<br />

accompagna nella città; Elèna, una<br />

signora moscovita, innamorata<br />

della sua città, ce la illustra; Katia,<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 22<br />

della Bielorussia, sensibile e allegra,<br />

lo fa per l'Anello d'Oro; per<br />

San Pietroburgo c'è Irina, russa,<br />

giovane mamma; Ludovica, piemontese,<br />

cura i conteggi e prepara<br />

i documenti per l'uscita in Estonia,<br />

a Narva, e quelli, d'ingresso per<br />

Kaliningrad e relative uscite per<br />

Estonia e/o Polonia; Natasha cura<br />

la logistica in Russia; Barbara,<br />

Martina, Lara, quella italiana...<br />

La dogana e l’ingresso<br />

in Russia<br />

Alle 6, ora russa, si presenta<br />

Erika che ci fornisce numeri progressivi<br />

per quanti siamo, e ci incolonna<br />

per la frontiera fra Lettonia e<br />

Russia, a soli 4 km. Su 14 equipaggi<br />

io avrò il numero 3. Ci si presenta<br />

una lunga striscia di asfalto con<br />

due strisce laterali in terra battuta,<br />

nei due sensi di marcia, dove passano<br />

Tir che ci ricoprono di polvere<br />

irrespirabile; la strada è contornata<br />

da cabine gabinetto mobili, il cui<br />

contenuto è visibile, acre, irrespirabile,<br />

ma naturale!<br />

Andremo a passo d'uomo<br />

dalle 6 alle 18. C'è l'uscita dal territorio<br />

europeo, dopo Shengen, con<br />

controlli duri, ma dove esiste anche<br />

il 'colpo d'occhio': infatti volevano<br />

arrestarmi per la mia patente,<br />

valida da 30 anni, ma un po'<br />

sfilacciata; nel piccolo tratto di<br />

frontiera ha dovuto guidare mia<br />

La lunga fila di camper fermi alla dogana lettone<br />

in attesa di varcare il confine con la Russia


moglie perché la patente internazionale<br />

non è valida entro i confini<br />

europei!<br />

Poi l'ingresso in Russia, solo<br />

due ore, con i controlli nel merito<br />

e la trascrizione nel loro<br />

database dei dati dei passaporti,<br />

con i visti, e quelli delle patenti<br />

internazionali, dei documenti del<br />

veicolo, delle assicurazioni, della<br />

delega alla guida, delle richieste e<br />

dei permessi di ingresso; se tutto è<br />

in regola, avverrà il rilascio dei<br />

permessi di transito e soggiorno,<br />

validi 30 giorni; il tutto già tradotto<br />

in cirillico e con una flemma inalterata<br />

da quanto descritto da Primo<br />

Levi nel 1945. E' effettuato pure<br />

un controllo fisico e visivo dei nostri<br />

mezzi con apertura di ogni<br />

sportellino sia interno, sia esterno;<br />

nel mio camper sale una graziosa<br />

agente che “si dona” uno spumante<br />

prelevato dal frigo. Tutto avvie-<br />

ne in vere stazioni specializzate<br />

con tanto di linee di stop da rispettare<br />

al millimetro.<br />

Alle 20, ancora in pieno<br />

sole, siamo passati tutti. Ci compattiamo<br />

e ci fermiamo dopo alcuni<br />

km alla seconda stazione di servizio,<br />

dove prendiamo confidenza<br />

con il sistema russo di rifornimento;<br />

bisogna caricare una quantità<br />

prefissata di nafta, dopo avere inserito<br />

la pompa nel serbatoio ed<br />

aver pagato i decilitri cubici voluti;<br />

solo a questo punto avverrà l'erogazione<br />

effettiva. Operazioni spiegate<br />

e cumulate dalla nostra guida<br />

alla quale affidiamo 100,00 euro<br />

per i pieni di 2200 km circa, costando<br />

la nafta anche meno di<br />

0,60 euro al litro; nel contempo ci<br />

facciamo scambiare 500,00 euro a<br />

tasso quasi uguale al corso ufficiale.<br />

Dormiremo in un angolo della<br />

stazione. Per lo scarico, possibile<br />

Il Cremlino di Mosca visto dalla Piazza Rossa; in basso la Cattedrale di<br />

San Basilio: due dei monumenti più fotografati della capitale russa<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 23<br />

solo quelle delle nere.<br />

L’indomani, di buon mattino,<br />

ci mettiamo in viaggio verso<br />

Nelìdovo; la guida prende posto<br />

nel 1° camper; 300 km assolati,<br />

quasi 38° all'ombra, con strada<br />

che, se scarificata, in ricostruzione,<br />

o in allargamento, diventa feroce,<br />

con brecciolino o asfalto sparati dai<br />

Tir: è colpito il parabrezza dell'equipaggio<br />

Napoli, al quale verrà<br />

sostituito il vetro a san Pietroburgo,<br />

dopo le formalità espletate a<br />

Mosca; ci sono anche alcuni tratti,<br />

con fondo corrucciato, tra il pavè<br />

irregolare e l'ondulazione corta,<br />

che mettono a dura prova la resistenza<br />

dei mezzi; non ci si può<br />

sincronizzare sulla “lunghezza<br />

d'onda” dell'asfalto per volarci sopra:<br />

ci si ferma e si riparte sul terreno<br />

rugoso, scansando qualche<br />

buca laterale, le pezze di rattoppo,<br />

le sconnessioni.<br />

Attraversiamo così dei passaggi<br />

a livello, con barriere mobili<br />

verticali, forse anticarro, micidiali;<br />

i centri abitati sono segnalati, con<br />

controllo della velocità e polizia<br />

nascosta. Non c'è tempo per ammirare<br />

il paesaggio, molto piatto,<br />

con enormi foreste. Mettiamo praticamente<br />

tutto il giorno per arrivare<br />

ad un motel, condizionato,<br />

dove in 4 equipaggi, abbiamo prenotato<br />

una cena tipica extra, serviti<br />

con classe da hostess. Si comincia<br />

sempre con un consommé caldo,<br />

il famoso bors'c con barbabietola<br />

e pezzetti di carne, ricoperto<br />

da gustosa panna acida; varie tartine,<br />

compreso caviale rosa; insalata<br />

russa con verdure di stagione;<br />

un secondo ricco, a base di pollo,<br />

maiale o salmone; un dessert.<br />

Mangeremo in una dozzina<br />

di ristoranti caratteristici. La birra<br />

locale, buonissima, alla spina, è<br />

relativamente cara perché gravata<br />

da alte tasse, come la vodka, per<br />

la campagna contro l'alcoolismo in<br />

atto. Ci rendiamo conto che la<br />

Russia non è abituata al caldo torrido,<br />

ma al freddo molto intenso, e<br />

tutto è improntato ad un uso invernale.<br />

Pernotteremo infine in un<br />

angolo della stazione del motel, in<br />

mezzo a decine di Tir. Un solo rubinetto.<br />

Mosca, la grande capitale<br />

Riprendiamo l’indomani la<br />

corsa verso Mosca dove arriveremo<br />

nella tarda mattinata, dopo 330<br />

km di strada più veloce, ma molto<br />

trafficata, con fondo quasi normale<br />

che diventa anche a 4 corsie. Dopo


alcune fermate per controlli, entriamo<br />

nel campeggio della capitale,<br />

che consiste in una doppia strada<br />

alberata, fresca, aderente da un<br />

lato alla Moscova, dove ci posteggiamo<br />

in fila, e dall'altro lato a impianti<br />

sportivi, inaccessibili ai camper,<br />

con in fondo un cannello d'acqua<br />

dal quale si attinge o in modo<br />

empirico o con lunghissimi tubi<br />

personali dotati di tutti i possibili<br />

attacchi; una sola presa di corrente<br />

con 5 diramazioni, a terra a 40<br />

metri, riuscirà ad alimentarci tutti,<br />

con volontario spirito di adattamento.<br />

Lo scarico delle acque nere<br />

è a 100 metri: un buco a terra ricoperto<br />

da due tavolette mobili ed<br />

un rubinetto. Mi dicono che ci sono<br />

ottime docce calde; noi, mia moglie<br />

ed io, adoperiamo sempre i<br />

servizi di bordo.<br />

Una sistemazione spartana,<br />

quindi, ma con il vantaggio di<br />

essere dentro l'unica stazione metrò<br />

fuori terra. Dopo circa 500 metri,<br />

che dovremo percorrere sia<br />

all'andata sia al ritorno, sempre e<br />

comunque, con pullman che ci aspetta,<br />

visitiamo Mosca, con il suo<br />

traffico di 3.500.000 auto. A fronte<br />

di migliaia di SUV e di berline lussuose,<br />

conto solo 3 Trabant, d'epoca,<br />

superstiti delle famose 900.000<br />

auto di plastica e cartone pressato<br />

costruite nella DDR per tutti i Paesi<br />

dell'Unione Sovietica & C., auto di<br />

prima motorizzazione, come le nostre<br />

500, ma dotate di potenti riscaldatori<br />

autonomi.<br />

Mosca è una città cosmopolita,<br />

abituata ad esser capitale senza<br />

riserve mentali; la percorriamo comodamente<br />

seduti sul pullman,<br />

ammirandola nei suoi elementi architettonici<br />

essenziali. Proseguiamo<br />

a piedi sulla via Arbat, ristrutturata e<br />

resa uguale a tutte le vie pedonali<br />

conosciute, da quella che era una<br />

via scomoda per il regime degli anni<br />

80. La percorriamo singolarmente<br />

effettuando acquisti pur non conoscendo<br />

la lingua. Controlliamo con<br />

rigore il made in Russia.<br />

Attiguo al famoso Monastero<br />

delle Vergini, visitiamo il cimitero<br />

Novodevichi, nel quale con vera<br />

enfasi esternataci dalla nostra guida,<br />

quasi riviviamo la stessa passione<br />

dei moscoviti verso i propri<br />

eroi ai quali si inchina giornalmente<br />

con la deposizione di mazzi di<br />

fiori freschi. Conosciamo così la<br />

storia dell'amato comico teatrale<br />

Nikulin, della prima ballerina del<br />

Bol'soj, di Prokofiev, di Eltsin, con i<br />

colori della bandiera della Confe-<br />

Una stazione della metropolitana di Mosca e, in alto, il monumento ai<br />

soldati sovietici eroi della II Guerra Mondiale al suo interno<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 24


derazione Russa in tre tipi di<br />

marmo degli Urali, del discusso<br />

Kruscev con monumento funebre<br />

in marmo metà bianco, perché<br />

vincitore sugli odiati nazisti, e metà<br />

nero perché osò discutere Stalin,<br />

di Raissa Gorbaciova; e poi<br />

quelli di Gogol, Cechov, Majakovskij,<br />

Puskin, del regista Ejsenstejn,<br />

dell'ingegnere Iliuscin, di<br />

generali, di eroi. La città è ricca di<br />

musei dedicati a molti di loro, che<br />

non visiteremo; né potremo assistere<br />

ad uno spettacolo di balletti<br />

del Bol'soj, perché i posti sono<br />

esauriti; d'altra parte il biglietto<br />

sarebbe costato 600,00 euro al<br />

botteghino! All'uscita fa bella mostra<br />

di sé la prima stazione di servizio<br />

del 1920.<br />

Si va quindi sulla Moscova in<br />

battello; ammiriamo Mosca dal suo<br />

amato fiume, lungo 86 km, sui cui<br />

argini decine di famiglie ignude si<br />

godono questo caldo al quale non<br />

sono abituati. La guida ci inonda di<br />

descrizioni molto esaustive, ma dimenticate<br />

in fretta; capisco come ciò<br />

sia solo il preludio di una visita più<br />

approfondita. Per il caldo si approfitta<br />

del bar di bordo. Ecco che vediamo<br />

dall’esterno la cattedrale di San<br />

Basilio, le mura del Cremlino con la<br />

torre Spasskaya; e la statua dedicata<br />

a Colombo, alla quale fu sostituita<br />

la testa originale con quella di Pietro<br />

il Grande; per poi giungere davanti<br />

alla fedele copia della Casa Bianca...<br />

Si prosegue con lo Shuttle sovietico<br />

mai messo in orbita e con i palazzi<br />

nobiliari...<br />

Il monumento a Juri Gagarin, il<br />

primo uomo nello spazio<br />

Andiamo quindi a visitare<br />

alcune delle 185 stazioni della metropolitana,<br />

tutte artistiche e di classe; il<br />

metrò spesso passa sotto la Moscova<br />

superando i 100 metri di profondità;<br />

lo useremo imparando la metodologia<br />

relativa; i biglietti, dal costo irrisorio,<br />

sono letti con tesserini a contatto<br />

magnetico; è usato regolarmente<br />

da oltre 8 milioni di persone; l'affollamento<br />

è garantito; il contatto<br />

diretto con i viaggiatori russi colpisce<br />

per la gentilezza che si manifesta nel<br />

loro cedere il passo o con insistenza,<br />

il posto a sedere, anche se rifiutato.<br />

Forse è solo educazione?<br />

Il monumento a Cristoforo Colombo:<br />

la testa del grande viaggiatore italiano<br />

fu sostituita a un certo punto da<br />

quella dello Zar Pietro il Grande<br />

La frequenza, un treno al minuto,<br />

moderno, è inalterata dal 1935<br />

(il 1° metrò fu a Sokol'niki-<br />

Komsomol'skaja) ed è segnalata anche<br />

a voce; le scale mobili, un’unica<br />

rampa, lunga, veloce, dura pur sempre<br />

alcuni minuti: bisogna tenersi<br />

prima di impegnarle ed evacuarle subito<br />

all'arrivo; ammiriamo i grandi<br />

pannelli in altorilievo che, sotto il potere<br />

di Stalin, fungevano da esaltazione<br />

della dittatura del proletariato, ereditata<br />

dai bolscevichi di Lenin, con<br />

maggioranza governante, democratica,<br />

ma utopica, del 90% rispetto al<br />

10% dei ricchi borghesi e aristocratici;<br />

stazioni non avulse da una ricchezza<br />

e bellezza inusitata, con enormi<br />

lampadari e migliaia di luci,<br />

marmi pregiati lucidati a mano da<br />

operose donne, oggi non sappiamo<br />

se nostalgiche o costrette, smalti,<br />

mosaici, pitture, affreschi.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 25<br />

Molte stazioni sono state<br />

premiate, come sulla linea Kol'cevaja<br />

finita nel 1953 per l'Expo di<br />

Bruxelles, contornata da pannelli in<br />

alabastro in stile neoclassico, 72<br />

pilastri ottagonali in marmi pregiati,<br />

lunga 190 metri, alta 9, o la<br />

Kropotkinskaja, sempre con lampadari<br />

grandiosi. In queste si nota<br />

un indottrinamento politico, antesignano<br />

del televisivo, per l'acquisizione<br />

di consenso; ogni stazione<br />

ha un nome, una sua storia ed è<br />

dedicata in genere ad eroi dell'Unione<br />

Sovietica, come Meliniskij,<br />

ucràino, il cui mosaico è appena<br />

crollato alla stazione Kievskaja.<br />

Nel secondo giorno di permanenza<br />

a Mosca visitiamo la cittadella<br />

fortificata del Kremlino, massima<br />

espressione del potere unico,<br />

politico ed ecclesiastico, come si esprime<br />

in Russia. Entriamo dalla torre<br />

Troickaja. Le mura sono lunghe 2,2<br />

km, alte fino a 17 metri, spesse 5,<br />

contornate da 20 torri quadrate o<br />

circolari alte fino a 74 metri, decorate<br />

da artisti italiani come Marco Bono o<br />

Bon Frjazin da cui stile frjazin o mediterraneo;<br />

sulle 5 più alte sono state<br />

montate le stelle simbolo dei Soviet a<br />

5 punte, in rubino sintetico, su cuscinetti<br />

a sfere, mobili al vento; la più<br />

piccola ha un diametro di 3 metri e<br />

pesa 3 tonnellate; nel perimetro dalla<br />

forma triangolare, si mostrano 4 cattedrali,<br />

il palazzo del Senato, del Terem,<br />

non visitabile se non dai capi di<br />

stato, il palazzo presidenziale, quello<br />

dei congressi, l'Armeria di Stato, l'Arsenale....<br />

L’altra faccia di Mosca: grattacieli<br />

ultramoderni e auto costosissime


Le cattedrali e le chiese sono<br />

ortodosse ed esprimono la forte spiritualità<br />

russa; le pitture e le ricche e<br />

antiche iconostasi non sono fotografabili<br />

per il divieto controllato a vista<br />

e perché quasi buie, ma susciteranno<br />

sempre ammirazione e stupore che<br />

porteremo con noi per l'orgia di colori;<br />

dall'esterno l'obbiettivo è puntato<br />

sulle cupole dorate, o in ceramica<br />

policroma.<br />

Visitiamo così la cattedrale di<br />

Cristo Salvatore; dell'arcangelo Michele;<br />

il campanile di Ivan il Grande;<br />

lo zar dei cannoni, enorme, ma che<br />

non ha mai sparato una palla; la zarina<br />

delle campane, 210 tonnellate,<br />

la più grande del mondo, estratta<br />

dopo 100 anni, ma con un frammento<br />

staccato; la cattedrale dell'Intercessione<br />

della Vergine o di San Basilio;<br />

la Piazza Rossa, Krasnaja cioè<br />

Bella, adiacente ad un muro del<br />

Kremlino, inscritta dall'Unesco nel<br />

patrimonio dell'Umanità: lunga circa<br />

700 metri e larga 130, non dà sensazione<br />

di imponenza perché arcuata.<br />

La percorriamo tutta, con un gran<br />

caldo che mette a dura prova la resistenza<br />

di ogni buon camminatore.<br />

Al centro è il Mausoleo di<br />

Lenin con la sua storia e il padre dell'Unione<br />

Sovietica perfettamente imbalsamato,<br />

come Stalin, ma senza le<br />

file che conosciamo. Nel terrazzino<br />

superiore usava esporsi la Nomenklatura<br />

secondo una codificazione che gli<br />

occidentali cercavano di interpretare...<br />

Si va quindi a comprare caviale<br />

in un centro commerciale, galleria<br />

Tret'jakov, emblema del capitalismo<br />

consumistico, ricco di griffe occidentali,<br />

auto d'epoca, supermarket.<br />

Poi assistiamo al cambio della guardia<br />

al Milite Ignoto, evocativa ed emozionante,<br />

con la fiamma perenne<br />

che arde e con i soldatini immobili<br />

per un'ora, con qualsiasi tempo meteo,<br />

a ricordare il sacrificio di 30 milioni<br />

di persone morte in difesa dalla<br />

barbarie nazista, estrema degenerazione<br />

del capitalismo, durante la seconda<br />

guerra mondiale della quale è<br />

imbevuta la cultura Russa, chiamata<br />

e considerata infatti Grande Guerra<br />

Patriottica.<br />

Dopo il pranzo, dalla torre<br />

Borovickaja, si visita L'Armeria di<br />

Stato, dove sono conservate ed esposte<br />

ricchezze sfarzose, impensabili,<br />

fruibili, con un numero di visitatori<br />

incredibile; forniamo un passaporto<br />

in pegno per il rilascio di 28 audio<br />

guide in italiano; non tutte le sale<br />

sono condizionate; un museo di arte<br />

decorativa con ori, gemme, vesti,<br />

paramenti, icone, mobili, arredi, armi,<br />

mitrie, troni in avorio o tempesta-<br />

Considerazioni sulla Russia, personali e non<br />

Ammirevole è lo sforzo che la Russia sta effettuando per la risistemazione<br />

di strade e strutture civili dopo lo sblocco di enormi risorse,<br />

con la fine della guerra fredda; un esempio per tutti è quello della trasformazione<br />

in museo degli aerei spia che oggi possiamo liberamente<br />

fotografare. Dopo due generazioni di 'chiusura' al mondo dell'Ovest, noi<br />

potremmo essere visti come 'il nemico': un po' come in America, patria<br />

del Ku Klux Klan, se uno di noi dovesse definirsi 'socialista', se non democratico,<br />

come Obama, ..o come in Italia, uno sfortunato extracomunitario.<br />

Questo stato può essere annullato solo dopo profondi rivolgimenti sociali.<br />

Con Eltsin ciò è già avvenuto: l'Unione Sovietica non esiste più: come ha<br />

detto Putin “Grande Disastro Geopolitico”.<br />

Ma è passato poco tempo per riconvertire una mentalità acquisita<br />

in 90 anni di rivoluzione bolscevica: da economia centralizzata, e quindi<br />

deresponsabilizzata, vedi i piani quinquennali mai riusciti, a economia<br />

libera di mercato, con forte concorrenza e rischio personale; concetti cari<br />

al capitalismo basati su una crescita esponenziale, con maggiore possibilità<br />

di reddito e di accumulo, ma anche con una criminalità che si inserisce<br />

facilmente nel meccanismo; in ogni caso questo ha prodotto forti disparità<br />

sociali, affrontate in modo diverso nei due sistemi ideologizzati, alla<br />

ricerca di un difficile equilibrio: mai un professionista o un oligarca pagherà<br />

il sociale se non costretto da forti controlli, centrali, che diventano molto<br />

discussi; vedi Medvedev o Putin e il suo ex KGB.<br />

In Russia, il popolo, è gentile, sorridente, fiducioso, cordiale, dignitoso,<br />

orgoglioso, paziente, animato da forte senso del dovere, rispettoso<br />

delle proprie istituzioni, se corrette; l'affarismo becero e corrotto,<br />

presente anche da noi, comincia ad essere combattuto con vigore, malgrado<br />

la presenza della burocrazia, che se totalitaria, illiberale, ottusa,<br />

produce indifferenza... In ogni caso mai abbiamo registrato la pur minima<br />

restrizione dovuta a fattori socio-economici, ma amicizia e disponibilità,<br />

che dobbiamo in modo assoluto ricambiare.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 26<br />

ti di diamanti, corone, uova di Fabergè,<br />

slitte, carrozze....<br />

Il terzo giorno siamo in un<br />

angolo tipico della città quale l'enorme<br />

Expo, Centro Fieristico Russo, diventato<br />

parco di divertimenti, con grandi<br />

viali, ristorantini, un centro con bassorilievi<br />

frontali inneggianti Stalin, i lampioni<br />

simulanti spighe, una grande<br />

vasca con statue femminili festose per<br />

la primavera, dorate, ed una seconda<br />

fontana inneggiante l'amicizia dei popoli.<br />

Passiamo pure dalla famosa Università<br />

di Stato di Mosca Lomonosov<br />

con i prati colmi di studenti.<br />

Quindi andiamo al mercato<br />

delle pulci con decine di gazebo ricolme<br />

di matriosche, artigianato locale<br />

russo, sovietico, o cinese, ma esso<br />

è nell'orario di chiusura. Ci spostiamo<br />

quindi al centro delle esplorazioni<br />

spaziali dove ci colpisce l'enorme (parola<br />

che per la Russia non è un vezzo)<br />

grande monumento che inneggia<br />

e ricorda i primi voli nello spazio,<br />

primo fra tutti quello di Gagarin con<br />

la navicella alla fine di una scia di<br />

fiamme, rappresentate da una fascia<br />

lucida di pannelli in acciaio inox e<br />

titanio, così alta (100 metri) e inclinata<br />

da dovere essere bilanciata da un<br />

doppio pesante basamento in ghisa,<br />

istoriato da un lato da Lenin che indica<br />

la via da seguire e dall'altro con le<br />

date e le figure dei protagonisti,<br />

compresa la cagnetta Laika. Nel relativo<br />

museo fa bella mostra di sé il<br />

gruppo scultoreo dell'operaio e della<br />

kolkosiana, con falce e martello, alto<br />

25 metri, di 75 tonnellate, primo al<br />

mondo in acciaio inox cromato.<br />

La sera andiamo ad una rappresentazione<br />

del Circo, così diverso<br />

dai nostri. In primo luogo per la<br />

mancanza di animali esotici come<br />

leoni o elefanti: ci sono solo dei gatti<br />

addestrati i cui giochi entusiasmano<br />

tutto il pubblico, anche se abituato, e<br />

non solo noi; c'è una rappresentazione<br />

digitale luminosa altamente coreografica<br />

con un gioco tecnico inusuale<br />

che affascina; la fine è data ad<br />

esempio da un fittizio sollevamento<br />

del palcoscenico, prima invaso dall'acqua,<br />

con getti altissimi della stessa.<br />

Tutti mangiano popcorn e bevono<br />

coca. Si ritorna con la metropolitana.<br />

Qualcuno si rifornisce di frutta nel<br />

mercatino adiacente aperto anche a<br />

tarda ora.<br />

Diamo così l’arrivederci a<br />

Mosca: l’indomani dovremo partire di<br />

buon mattino verso Vladimir, prima<br />

città dell'Anello d'Oro (continua sul<br />

prossimo numero...).<br />

Giuseppe Eduardo Spadoni


Il fascino segreto delle Alpi<br />

Alla scoperta di Lione e della regione francese del Rodano-Alpi, ricca di scenari naturalistici<br />

di grande bellezza, come quelli che caratterizzano la Savoia<br />

U<br />

n poco più a nord dalla<br />

mondanità, e spesso anche dal caos,<br />

della Costa Azzurra si trova<br />

un’altra regione francese tutta da<br />

scoprire, quella del Rodano-Alpi,<br />

situata anch’essa al confine con<br />

l’Italia, ma che al posto delle riviere<br />

e del mare offre un colpo<br />

d’occhio unico su un insieme di paesaggi<br />

alpini e prealpini incredibilmente<br />

variegati. Esplorare con calma<br />

i numerosi tesori naturalistici,<br />

architettonici e gastronomici che si<br />

incuneano tra le pieghe di questo<br />

territorio diventa un’opportunità se<br />

poi si pensa che proprio questa regione<br />

si colloca al secondo posto<br />

per le presenze turistiche fra tutte<br />

le regioni della Francia dopo l’Ile de<br />

France che ha ovviamente in Parigi<br />

la sua meta “regina”. Cosa di cui<br />

non c’è da meravigliarsi se si pensa<br />

che la regione è situata al crocevia<br />

delle grandi vie di comunicazione<br />

tra il nord e il sud della nazione<br />

francese e che al suo interno<br />

si susseguono ghiacciai e cime celebri<br />

come il Monte Bianco e il<br />

Monte Rosa, ma anche splendidi<br />

campi di lavanda, le rinomate vigne<br />

di Beaujolais e gli alpeggi in<br />

cui viene prodotta l’ottima toma<br />

della Savoia, uno dei formaggi più<br />

profumati delle Alpi.<br />

Senza dimenticare che, oltre<br />

a numerose cittadine ricche di<br />

tradizioni e di gioia di vivere, la re-<br />

La Vieux Lyon<br />

gione offre in primo piano anche il<br />

fascino della sua capitale, Lione, la<br />

seconda città di Francia, una ricca<br />

metropoli che, nonostante la sua<br />

fama di centro industriale, conserva<br />

invece uno scrigno di attrattive<br />

architettoniche, storiche, gastronomiche<br />

e museali che meritano di<br />

essere assaporate con attenzione e<br />

senza fretta.<br />

Lione, città degli affari<br />

…ma non solo<br />

Spesso, passando da queste<br />

parti e diretti altrove, non vie-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 27<br />

Place Bellecour a Lione<br />

ne in mente nemmeno di fermarsi<br />

per una breve passeggiata; eppure<br />

Lione, seconda città di Francia,<br />

senza i fasti di Parigi, ma con un<br />

centro storico ricco di charme e un<br />

fascino segreto che chiede soltanto<br />

di essere scoperto senza fretta,<br />

meriterebbe di essere attentamente<br />

visitata. Al di là delle sue velleità<br />

industriali e del turismo soprattutto<br />

congressuale di cui è protagonista,<br />

infatti, la metropoli transalpina<br />

conserva un’anima in cui<br />

tradizione, arte, cultura e gastronomia<br />

contribuiscono a creare un<br />

mix perfetto.<br />

La città vanta origini talmente<br />

remote da risalire al periodo<br />

gallo-romano, tanto da avere<br />

dato alla storia ben due imperatori,<br />

come Claudio e Caracalla. E se<br />

le testimonianze di età romana<br />

non sono notevolissime, riuscendo<br />

ad ignorare la grigia periferia che<br />

la circonda, ci si ritroverà davanti<br />

ad un’impronta urbanistica che<br />

sembra essersi fermata ai fasti del<br />

Rinascimento, motivo per cui nel<br />

1998 l’Unesco ha dichiarato Patrimonio<br />

dell’Umanità ben 500 ettari<br />

del centro della città, la cosiddetta<br />

Vieux-Lyon, scandita da un labirinto<br />

di vicoli su cui si affacciano arcate,<br />

torri, scale a chiocciola e<br />

numerose facciate di stampo rinascimentale,<br />

eredità dei commercianti<br />

italiani che nel XVI secolo si<br />

insediarono in città, dando vita ad


una delle industrie cittadine più<br />

importanti, quella della seta.<br />

L’abitato si snoda alla confluenza<br />

dei due fiumi Rodano e Saona,<br />

che formano una piccola penisoletta<br />

nel cuore della città, con<br />

scorci tra acqua e pietra di grande<br />

suggestione; al suo interno si susseguono<br />

i vasti spazi di Place Bellecourt,<br />

risalente all’inizio del ‘700,<br />

che si sviluppa su un rettangolo di<br />

310 metri X 200<br />

metri, dimensioni<br />

che hanno ben<br />

pochi uguali in<br />

Europa; vi si affacciano<br />

eleganti<br />

palazzi dell’800,<br />

oltre alla statua<br />

equestre di Luigi<br />

XVI e alla seicentesca<br />

Tour de la<br />

Charitè. Un’altra<br />

delle caratteristiche<br />

cittadine è data<br />

dai traboules,<br />

gli stretti passaggi<br />

perpendicolari alla<br />

Saona, che collegano<br />

i vari edifici<br />

attraverso corridoi<br />

coperti da volte ad<br />

ogiva, usati in particolare<br />

nel ‘700<br />

dai canuts, i tessitori,<br />

per trasportare<br />

la seta al riparo<br />

dalla polvere e nel<br />

corso dell’occupazione<br />

tedesca della<br />

seconda guerra<br />

mondiale dai partigiani<br />

per muoversi<br />

come in un labirinto<br />

sotto il naso<br />

della Gestapo.<br />

Nel corso<br />

delle esplorazioni<br />

cittadine meritano<br />

una sosta anche<br />

i bouchons,<br />

piccole trattorie a<br />

conduzione familiari<br />

che in origine<br />

servivano i pasti ai lavoratori<br />

della seta e che ai giorni nostri<br />

contribuiscono a dare alla città la<br />

meritata fama di tempio della gastronomia<br />

francese: si tratta di locali<br />

magari senza particolari pretese<br />

dove però si possono consumare<br />

alcuni dei piatti tipici della città,<br />

come le cervelle de canut, che non<br />

è il cervello del tessitore, come<br />

una traduzione letterale potrebbe<br />

farci credere, ma un formaggio<br />

bianco sbattuto con aglio ed erbe,<br />

o come l’insalata di patate o<br />

l’andouillette, un tipico salame lionese.<br />

Questi ristorantini sono gli<br />

antenati dei lussuosi ristoranti che<br />

ai giorni nostri vantano le prestigiose<br />

tre stelle Michelin, come il locale<br />

di Paul Bocuse, uno dei più famosi<br />

chef del mondo, oltre che fondatore<br />

della nouvelle cuisine, che si trova<br />

nei dintorni della città, a Collonges<br />

au Mont d’Or.<br />

In alto una sala del Museo delle Belle Arti e in basso una del Museo dei<br />

Tessuti e delle Arti Decorative, due dei più importanti musei di Lione<br />

Se questo ancora non bastasse<br />

ad incoraggiarne la visita, la<br />

seconda città della Francia ospita<br />

anche numerosi musei di alto livello,<br />

che permettono di conoscere<br />

più a fondo non soltanto il suo patrimonio<br />

artistico, ma anche le sue<br />

origini più propriamente industriali,<br />

compresi i primi vagiti di quella<br />

che sarebbe diventata l’industria<br />

più globalizzata del ‘900, quella del<br />

cinema, che grazie ai fratelli Lumiére<br />

vide qui la sua nascita alla<br />

fine dell’800. Infatti, il 28 dicembre<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 28<br />

dell’anno 1895 proprio a Lione i<br />

fratelli Louis e Auguste Lumiére<br />

organizzarono la prima proiezione<br />

cinematografica, che riguardava<br />

proprio gli Stabilimenti Lumiére. E<br />

oggi presso l’Istituto Lumiére, Museo<br />

vivente del Cinema, ospitato<br />

nella villa di famiglia, è possibile<br />

seguire un percorso storico e scientifico<br />

sulla storia del Cinematografo,<br />

invenzione che tanto avrebbe cambiato<br />

la vita dei<br />

nostri nonni, e a<br />

seguire quella dei<br />

nostri genitori e la<br />

nostra.<br />

Un altro<br />

museo cittadino<br />

che documenta<br />

l’identità industriale<br />

e artistica<br />

della città si trova<br />

nella penisola<br />

tra il Rodano e la<br />

Saona ed è il<br />

Museo dei Tessuti<br />

e delle Arti Decorative,<br />

tra i più<br />

importanti al<br />

mondo per lo<br />

studio e la con-<br />

servazione dei<br />

tessuti antichi.<br />

Nella sezione dedicata<br />

ai tessuti<br />

sono ospitate le<br />

sete lionesi del<br />

XVII – <strong>XIX</strong> secolo,<br />

ma anche<br />

pregiate stoffe<br />

copte, bizantine,<br />

turche e persiane,<br />

in una sorta<br />

di excursus della<br />

civiltà umana documentata<br />

dai<br />

tessuti di appartenenza<br />

alle varie<br />

razze nel corso<br />

dei secoli, oltre<br />

ad una collezione<br />

di abiti che va<br />

dal XVI al XX secolo,<br />

e a diversi<br />

modelli del rivoluzionario telaio che<br />

all’inizio del ‘800 fu inventato da<br />

un canut di nome Joseph-Marie<br />

Jacquard, che mise a punto un telaio<br />

con l’impiego della carta traforata,<br />

permettendo di tessere in un<br />

solo passaggio colori diversi per<br />

realizzare una trama multicolore; il<br />

tessuto sarebbe passato alla storia<br />

con il nome di jacquard, e avrebbe<br />

permesso agli stabilimenti un notevole<br />

risparmio di tempo e conseguentemente<br />

di denaro, permet-


tendo così alla città di acquisire<br />

nettamente il primato nel campo<br />

tessile, che nei secoli seguenti le<br />

avrebbe dato notevole benessere e<br />

prosperità. Mentre nella sezione<br />

dedicata alle arti decorative, ospitata<br />

all’interno di un palazzo<br />

d’epoca (l’hotel Lacroix-Laval), il<br />

museo ospita una pregevole esposizione<br />

di arredi del ‘700, arazzi<br />

fiamminghi, porcellane di Sèvres,<br />

gioielli, oggettistica e ceramiche<br />

italiane.<br />

Nella parte settentrionale<br />

della penisoletta cittadina stretta<br />

fra i due fiumi si innalza poi un altro<br />

importante museo, quello delle<br />

Belle Arti, il secondo museo più<br />

importante di Francia, ospitato in<br />

un’abbazia benedettina del XVIII<br />

secolo, che conserva notevoli tesori<br />

artistici, come la magnifica Ascensione<br />

del Perugino, sculture<br />

neoclassiche di Canova e Rodin,<br />

raccolte archeologiche che vanno<br />

dall’antico Egitto all’arte greca e<br />

romana, ma anche oggetti di arte<br />

islamica, sculture, polittici medievali<br />

e dipinti che coprono un arco<br />

temporale che va dal XVI al XX secolo,<br />

con artisti del calibro di Cranach<br />

il Vecchio, Tintoretto, Veronese,<br />

El Greco, Rubens, Rembrandt,<br />

Cezanne, Degas, Gaugin,<br />

oltre ad una sezione dedicata ai<br />

pittori lionesi. Di fronte alla penisola<br />

si snoda la Vieux Lyon, la città<br />

vecchia che è il cuore del centro<br />

storico, situata tra la collina di<br />

Fourviere e la riva destra della Saona,<br />

la quale racchiude un quartiere<br />

di costruzioni rinascimentali, dichiarate,<br />

come dicevamo, patrimonio<br />

dell’Umanità per il loro valore<br />

storico, oltre che artistico.<br />

Qui si innalza la Cattedrale<br />

di St-Jean, di impronta gotica, con<br />

tre portali adorni di angeli e di santi,<br />

che ospita un’abside in stile romanico-lombardo,<br />

vetrate istoriate<br />

del XIV secolo, oltre ad un notevole<br />

orologio astronomico, ornato da<br />

automi che rappresentano<br />

l’Annunciazione e con un calendario<br />

che arriva fino al 2019. Accanto<br />

alla Cattedrale si trova inoltre un<br />

edificio romanico del XII secolo,<br />

con una facciata di bifore cieche,<br />

detto Manécanterie, che deriva dal<br />

latino mane cantare, cioè cantare<br />

al mattino, che fu sede della scuola<br />

dei coristi dal ‘400.<br />

Da qui prende il via Rue<br />

St-Jean, arteria della città vecchia,<br />

su cui si affacciano, oltre a negozi<br />

di oggettistica multietnica, a facciate<br />

decorate con la tecnica del<br />

trompe l’œil e a vari ristorantini,<br />

anche interessanti edifici del XV<br />

secolo di colore pastello in un mix<br />

di stili rinascimentale e goticofiammeggiante,<br />

alcuni dei quali<br />

conservano cortili con artistiche<br />

torri rotonde che celano all’interno<br />

scale a chiocciola.<br />

Il teatrino di Guignol<br />

Sulla stessa strada sono<br />

visibili un interessante museo di<br />

300 miniature di ambientazioni cittadine<br />

e uno delle marionette, che<br />

dedica ampio spazio ad un altro<br />

dei simboli cittadini, Guignol, nato<br />

dalla fantasia di Laurent Mourguet,<br />

che si ispirò per la sua realizzazione<br />

alla maschera del nostro Pulcinella,<br />

circondando il personaggio<br />

principale di altri personaggi di<br />

contorno, Madcelon e Gnafron, cui<br />

è dedicato ampio spazio anche nel<br />

Museo Storico della città, ospitato<br />

nel cinquecentesco Hotel de Gadagne.<br />

Dalla città vecchia, a bordo<br />

della funicolare, si può poi salire<br />

alla collina di Fourviere per visitare<br />

la Basilica di Notre-Dame, costruita<br />

tra il 1872 e il 1879 per esaudire<br />

un voto fatto dall’arcivescovo di<br />

Lione nel corso della guerra fran-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 29<br />

co-prussiana, che mostra una notevole<br />

decorazione esterna, piuttosto<br />

esuberante, e quattro torri, oltre<br />

ad una pregevole decorazione<br />

interna di impronta neogotica, con<br />

ampie superfici a mosaico. Al di<br />

sotto della chiesa si apre una vasta<br />

cripta, mentre accanto vi è il museo<br />

della basilica, che ospita oggetti<br />

sacri. Accanto alla chiesa vi è<br />

un belvedere, da cui si coglie un<br />

magnifico panorama sulla città<br />

vecchia e sulla penisoletta stretta<br />

tra i due fiumi.<br />

Sempre sulla collina di<br />

Fourviere, dove è sorto il primo<br />

nucleo della colonia romana Lugdunum,<br />

fondata nel 43 a.C. e divenuta<br />

capitale delle Gallie, si trova<br />

il Parco Archeologico, che ospita<br />

importanti vestigia delle origini<br />

romane della città, come l’odeon e<br />

l’attiguo teatro romano, risalente<br />

al 15 a.C., che poteva ospitare fino<br />

a 10.000 spettatori e che viene<br />

usato anche ai giorni nostri per<br />

spettacoli serali, a testimonianza<br />

della spiccata vitalità cittadina.<br />

Città e piccoli centri<br />

della Savoia<br />

Spostandosi poi verso est<br />

lungo la pianura del Rodano si può<br />

scegliere se divorare i chilometri<br />

lungo la A. 43 o muoversi lentamente<br />

attraverso la statale, percorrendo<br />

la piacevole valle della<br />

Bourbre e fermandosi alla scoperta<br />

di piccoli centri come la Tour du<br />

Pin, nella cui parrocchiale è ospitato<br />

un trittico del ‘500, ritrovandosi<br />

a percorrere le gorges de<br />

Chailles, con uno strapiombo di<br />

100 metri sul sottostante fiume<br />

La valle della Bourbre con gli splendidi panorami alpini all’orizzonte


Il Castello dei duchi di Savoia a Chambery; la città fu capitale della Savoia<br />

dal 1232 al 1562, prima che i Savoia la trasferissero a Torino<br />

Guiers, o ancora esplorando le<br />

grotte des Ĕchelles, a due piani,<br />

con interessanti formazioni rocciose.<br />

Da qui si entra nel dipartimento<br />

della Savoia, che si estende su<br />

una vasta zona delle Alpi occidentali,<br />

al confine tra la Francia, la<br />

Svizzera e l’Italia.<br />

Da queste parti si innalzano<br />

alcuni tra i più maestosi massicci<br />

alpini, come il Monte Bianco, il<br />

Rosa e il Moncenisio, e vi scorrono<br />

alcuni affluenti del Rodano, come<br />

l’Arve e l’Isére. E questo territorio,<br />

diviso amministrativamente in due<br />

dipartimenti (la Savoia e l’Alta Savoia),<br />

è scandito da una natura incontaminata<br />

che in inverno ne fa<br />

una vera “regione bianca” con oltre<br />

60 stazioni sciistiche, mentre in<br />

estate si trasforma in un universo<br />

verde tutto da godere. Ma in questa<br />

che, fin dall’antichità, è stata<br />

una terra di passaggio, anche la<br />

storia ha i suoi protagonisti, come<br />

il Casato dei Savoia che, prima unire<br />

l’Italia sotto la sua corona nella<br />

seconda metà dell’800, ha lasciato<br />

in queste vallate un cospicuo<br />

patrimonio di fortificazioni.<br />

A proposito di questi trascorsi<br />

storici, la prima città che si<br />

incontra, provenendo da ovest, è<br />

Chambery, che è stata capitale<br />

della Savoia dal 1232 al 1562,<br />

prima che la capitale fosse trasferita<br />

a Torino. L’abitato è costruito su<br />

una piana lasciata dal lago e appoggiato<br />

su migliaia di pali sotterranei,<br />

ed è percorso da numerosi<br />

canali coperti. Il monumento principale<br />

è il castello dei Duchi di Savoia,<br />

risalente al XIII secolo e ben<br />

difendibile grazie alla posizione so-<br />

praelevata, che è stato rimaneggiato<br />

fino al XVII secolo. Sulla<br />

piazza del castello si affacciano la<br />

quattrocentesca Tour des Archives,<br />

a pianta quadrata, il settecentesco<br />

Palazzo del Governo, l’imponente<br />

scalinata, la tour Tresorerie, che<br />

ospita i documenti sulla storia della<br />

città e del castello, compreso<br />

l’albero genealogico dei Savoia, e<br />

la Sainte Chapelle, così chiamata<br />

perché a metà del ‘500 accolse la<br />

Sacra Sindone, prima che anche<br />

questa fosse trasferita nella nuova<br />

capitale, a Torino.<br />

Il centro storico è scandito<br />

da vicoletti che si aprono su larghe<br />

piazze, come Place Leger, su cui si<br />

innalzano palazzi settecenteschi<br />

color pastello, scanditi da negozi di<br />

antiquariato, mentre poco oltre è<br />

visibile la cosiddetta Fontana degli<br />

Una romantica immagine di Annecy<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 30<br />

Elefanti, eretta nel 1838 in memoria<br />

del conte Bênoit de Boigne, generale<br />

di un maharaja indiano e<br />

benefattore della città, e così<br />

chiamata a causa dei quattro elefanti<br />

posti alla base da cui sgorga<br />

l’acqua. Nelle vicinanze si innalza<br />

anche la Cattedrale di San Francesco<br />

di Sales, risalente al XV secolo,<br />

i cui interni sono ispirati alla semplicità<br />

francescana, mentre nei locali<br />

del convento attiguo è ospitato<br />

il Museo della Savoia, con sezioni<br />

di storia, archeologia ed etnografia,<br />

oltre al Memorial, dedicato alle<br />

vicende della Savoia durante la<br />

Seconda Guerra Mondiale.<br />

Da non perdere, nel corso<br />

delle esplorazioni cittadine, la<br />

“caccia al tesoro” delle facciate affrescate<br />

con la tecnica del trompe<br />

l’œil, usato spesso per nobilitare le<br />

case con una tecnica “povera”,<br />

grazie ad una prospettiva che inventava<br />

gli spazi e ai colori che<br />

simulavano materiali “ricchi”, con<br />

un uso sapiente dell’illusione pittorica.<br />

Per seguire il percorso del<br />

trompe l’œil si può richiedere una<br />

guida all’ufficio turistico e andare a<br />

zonzo con il naso all’insù a scoprire<br />

angoli inaspettati, come i muri delle<br />

Halles, i mercati popolari, o come<br />

i decori dell’Hotel Montfalcon in<br />

place du Chateau; senza dimenticare<br />

che anche monumenti importanti<br />

sono stati abbelliti con questa<br />

tecnica, come la Cattedrale, la<br />

Sainte Chapelle e, nelle vicinanze,<br />

l’Abbazia di Hautecombe, situata<br />

sulle sponde del lago di Bourget, il<br />

più grande lago naturale della<br />

Francia, che custodisce le tombe<br />

dei Savoia, compreso l’ultimo re<br />

d’Italia, Umberto II.


Proseguendo verso nordest<br />

in uno scenario di natura incontaminata,<br />

si raggiunge Aix-le-<br />

Bains, località termale e turistica<br />

distesa con splendidi panorami sul<br />

lago; mentre poco dopo si incontra<br />

Annecy, scenograficamente incorniciata<br />

tra i canali e il lago che dalla<br />

città prende il nome; l’abitato,<br />

noto anche come la Venezia delle<br />

Alpi, si raccoglie attorno al Palais<br />

de l’Isle, una costruzione sorta a<br />

più riprese, dal XII al XVI secolo,<br />

su un isolotto bagnato dalle acque<br />

del fiume Thiou, emissario del lago,<br />

che è caratterizzata da una<br />

punta a forma di prua che fende le<br />

acque, al cui interno è ospitato il<br />

Museo Civico.<br />

Al di là del fiume si affaccia<br />

la Cattedrale di St-Pierre, di impronta<br />

gotica, che ha ospitato per<br />

secoli i vescovi di Ginevra in esilio<br />

dopo l’affermazione nella città<br />

svizzera della riforma protestante;<br />

mentre sulla collina si innalza il castello,<br />

edificato a partire dal XII<br />

secolo e circondato da poderose<br />

torri, la più antica delle quali è<br />

quella quadrangolare de la Reine;<br />

al suo interno sono ospitate collezioni<br />

d’arte, archeologia ed etnologia,<br />

oltre ad una sezione dedicata<br />

alla pesca e un’altra all’Osservatorio<br />

regionale dei laghi alpini.<br />

Una charcuterie di Annecy<br />

Ma il fascino più genuino di<br />

Annecy si coglie tra le stradine della<br />

città vecchia, interrotte da vezzosi<br />

ponticelli fioriti che scavalcano<br />

i languidi canali su cui veleggiano<br />

maestosamente i cigni; sono numerose<br />

anche le arcate che intro-<br />

In alto Sallanches e il panorama sul Monte Bianco. In basso il castello<br />

di Thorens Glieres, dove nacque nel 1567 San Francesco di Sales<br />

ducono in passaggi coperti, su cui<br />

si affacciano numerosi negozi di<br />

artigianato, mentre pittoresche costruzioni<br />

color pastello sono lo<br />

scenario ideale dei ristorantini di<br />

cucina marinara, delle crêperie, dei<br />

negozi di prodotti tipici, come salumi,<br />

formaggi locali e vini, in<br />

un’atmosfera da paese di bengodi<br />

in cui si ritrova a passeggiare<br />

un’umanità multilingue di turisti.<br />

E sono davvero numerosi<br />

gli scorci suggestivi del centro,<br />

scandito da un canale dopo l’altro,<br />

nei cui pressi è facile trovare pittori<br />

di strada che immortalano i numerosi<br />

angoli della città vecchia,<br />

quasi a prolungare un incantesimo<br />

che qui si respira a pieni polmoni;<br />

senza dimenticare il fascino dello<br />

splendido lago, su cui numerosi<br />

battelli invitano a fare una crociera,<br />

di poche ore o di un’intera<br />

giornata, a caccia di emozioni e di<br />

visioni paradisiache.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 31<br />

Lasciata Annecy e proseguendo<br />

ancora verso est, ci si ritrova<br />

immersi in panorami così<br />

grandiosi da togliere il fiato, attraverso<br />

la vallata del Monte Bianco,<br />

in particolare alla luce del sole che<br />

rende i contorni netti, facendo apparire<br />

le cime innevate come se<br />

fossero a portata di mano. Questi<br />

suggestivi scenari si susseguono<br />

lungo la statale 203 che corre verso<br />

le Alpi e il confine italiano, lungo<br />

un panorama denso di boschi<br />

che assume sempre di più connotazioni<br />

alpine, tra chalet di legno<br />

cui fanno da contrappunto le sagome<br />

delle montagne.<br />

In questo scenario da favola<br />

vale la pena di fermarsi a Thorens<br />

Glieres, per ammirare il castello<br />

che vide nascere nel 1567<br />

San Francesco di Sales; il maniero,<br />

che è stato rimaneggiato nell’800,<br />

ospita il memoriale del Conte Camillo<br />

Benso di Cavour, che era im-


parentato con la famiglia Sales,<br />

con il suo ufficio di primo ministro<br />

e la sua camera da letto; merita<br />

una sosta anche la grande fromagerie<br />

che si incontra lungo la strada,<br />

dove è consigliabile degustare,<br />

e naturalmente fare scorta, gli ottimi<br />

formaggi della Savoia, e in<br />

particolare la toma, dal sapore dolce,<br />

ma dalle differenti stagionature.<br />

Meritano un assaggio appro-<br />

Notizie utili<br />

L’itinerario:<br />

Il percorso descritto si snoda per circa 250 chilometri nella regione<br />

Rodano-Alpi, situata nel sud-est della Francia, alla scoperta di Lione e<br />

della regione della Savoia, fino al confine italiano.<br />

Parcheggi e campeggi:<br />

In tutta la Francia il campeggio libero è ammesso tranne in presenza<br />

di specifiche ordinanze e, come noto, vi è una buona scelta di aree<br />

attrezzate pubbliche oltre a una rete capillare di campeggi. Le soste<br />

da noi consigliate sono le seguenti:<br />

• Lione: camping “International de Lyon”, a Port de Lyon nel sobborgo<br />

di Dardilly, ben collegato al centro con quattro linee di bus (i<br />

numeri 89, 89E, 161 e 164) che conducono alla Gare Vaise, da cui<br />

la linea D della metropolitana proietta nel cuore del centro cittadino<br />

(4,40 euro il biglietto giornaliero); per la visita della città conviene<br />

approfittare anche della Lyon City Card, in vendita presso<br />

l’Ufficio Turistico, valida per uno, due o tre giorni, che consente<br />

l’utilizzo gratuito dei mezzi di trasporto e l’accesso a diversi musei;<br />

• Chambery: area camper in Rue de Beauregard, al n° 291 girare<br />

per lo spazio sportivo Delphin et Jonathan e seguire le indicazioni<br />

per il castello dei Duchi di Savoia;<br />

• Annecy: Camping Municipal Belvedere, Chemin du Belvedere, in<br />

pieno bosco a 1.5 km. dal centro, collegato con bus al centro città;<br />

• Thorens Glieres: parcheggio del castello;<br />

• La Roche sur Foron: parcheggio (segnalato) adiacente al centro;<br />

• Chamonix-Mont-Blanc: tre sono i campeggi cittadini, tutti nella<br />

periferia: Les Rosieres; Les Marmottes; Les Cimes; punto sosta<br />

nel parcheggio bus a destra dopo il passaggio a livello all'entrata<br />

della città in direzione CH; area attrezzata municipale presso il<br />

parcheggio Grepon ai piedi della teleferica per l'Aiguille du Midi.<br />

fondito anche i salamini profumatissimi<br />

e il prosciutto crudo affumicato,<br />

entrambi di produzione artigianale<br />

e in vendita nelle charcuterie<br />

del piccolo borgo.<br />

Proseguiamo adesso fino<br />

alla vicina cittadina medievale di<br />

La Roche sur Foron, che ospita<br />

un curatissimo centro storico; al<br />

suo interno si snoda un pregevole<br />

municipio color pastello e strette<br />

Il Castello dell’Echelle a La Roche sur Foron<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 32<br />

stradine acciottolate che accompagnano<br />

nella parte più antica<br />

dell’abitato, raggiungibile dopo<br />

aver superato le porte turrite, al<br />

di là delle quali si innalza il castello<br />

dell’Echelle del XIII secolo, la<br />

rocca dell’XI secolo, e la Parrocchiale;<br />

il borgo è anche un magnifico<br />

balcone sulle Alpi che, dal suo<br />

belvedere di fronte al castello, si<br />

possono ammirare in tutta la loro<br />

maestosità.<br />

Man mano che ci si avvicina<br />

al Monte Bianco gli scenari diventano<br />

sempre più grandiosi, con<br />

le cime innevate che incombono<br />

sulla strada, e le soste per godere<br />

di questi spettacoli mozzafiato ci<br />

portano ad esplorare la cittadina<br />

di Sallanches, situata lungo la<br />

statale, immersa nei boschi circostanti<br />

e scandita dagli chalet di<br />

legno che la popolano, da cui si ha<br />

una visione splendida della sagoma<br />

delle Alpi.<br />

Tipico artigianato dell’Alta Savoia<br />

Quindi, uno scenario magnifico<br />

dopo l’altro, si raggiunge<br />

Chamonix-Mont-Blanc, località<br />

sciistica situata proprio ai piedi<br />

del Monte Bianco, così vicino e incombente<br />

da rientrare in ogni<br />

prospettiva dell’abitato, che ospita<br />

lungo le sue stradine pedonali eleganti<br />

vetrine che mettono in<br />

mostra elaboratissimi dolci, cioccolatini<br />

e praline, prodotti tipici<br />

come i salamini di maiale, cinghiale<br />

e perfino asino, i formaggi<br />

artigianali, i rinomati vini e<br />

l’artigianato, a prezzi obiettivamente<br />

elevati quanto le cime delle<br />

vicine Alpi. E anche qui le facciate


Il monumento all’alpinista nel cuore di Chamonix<br />

In basso una “formaggeria” del famoso centro alpino<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 33<br />

color pastello delle case fanno da<br />

contrappunto al fiume Arve che si<br />

incunea tra le costruzioni, dando<br />

vita a scorci pittoreschi lungo i<br />

ponti fioriti; senza dimenticare<br />

che la cittadina è la culla<br />

dell’alpinismo, che ha trovato la<br />

sua prima grande sfida nella conquista<br />

del vicino massiccio del<br />

Bianco, oltre ad essere importante<br />

centro di sport invernali, dato<br />

che qui nel 1924 ebbe luogo la<br />

prima edizione delle Olimpiadi<br />

della Neve.<br />

Da qui parte ovviamente<br />

anche la funivia per il Monte Bianco,<br />

terzo sito naturale più visitato<br />

al mondo, raggiungendo l’Aiguille<br />

du Midi, a 3.842 metri, scenografico<br />

sperone roccioso con due guglie<br />

congiunte da una passerella,<br />

da cui si gode un panorama grandioso<br />

sulle Alpi e sulla magnificenza<br />

della natura.<br />

Un altro scorcio di Chamonix: il<br />

fiume Arve si incunea tra le costruzioni<br />

e i giardini alpini del centro<br />

della cittadina, dando vita a scorci<br />

pittoreschi<br />

I dodici chilometri del traforo<br />

del Monte Bianco, con il loro<br />

traffico pesante, sono ad un passo<br />

da qui, anche se, dopo aver imboccato<br />

il lungo tunnel, resta la<br />

sensazione di essersi lasciati alle<br />

spalle una visione da sogno e soprattutto<br />

il desiderio di ritrovarsi<br />

al più presto in questi scenari paradisiaci…<br />

Mimma Ferrante<br />

e Maurizio Karra


Le fortezze medievali del trapanese<br />

Imponenti e solitarie o integrate nel tessuto urbano, da Erice ad Alcamo, passando per Castellammare<br />

del Golfo e Partanna, un itinerario inconsueto nella provincia di Trapani, alla<br />

scoperta di fortezze che raccontano la storia del suo territorio<br />

S<br />

egni di potenza e violenza<br />

inalberati sul paesaggio,<br />

massicce fortificazioni, pezzi di storia<br />

di un territorio che racconta<br />

epoche, alcuni ridotti a ruderi, sfidano<br />

il tempo in una lotta infinita.<br />

Imponenti come i castra romani e<br />

bizantini. come i ribat islamici, i<br />

castelli della provincia di Trapani<br />

raccontano un pezzo di storia della<br />

Sicilia che guarda allo Stretto di<br />

Gibilterra. Sullo sfondo, le magnificenze<br />

architettoniche di Selinunte,<br />

Segesta, Mozia, conosciute nel<br />

mondo e, in tinta più sbiadita, queste<br />

fortezze che nel Medioevo, po-<br />

derosi fortilizi, alcuni dei quali finiti<br />

nel tessuto urbano delle città e<br />

sfuggenti agli sguardi quotidiani.<br />

C'è la storia millenaria,<br />

quell'intreccio tra l'antichità e il<br />

medioevo, tra i templi di Selinunte<br />

distrutti e le prime tracce di una<br />

fortificazione su basamenti dei<br />

templi A e D. Siamo agli incerti inizi<br />

del medioevo siciliano, quelle<br />

rovine storiche che divennero mura<br />

di cinta, torrette angolari e mediane<br />

per difendersi dai nemici<br />

provenienti dal mare. Parte da qui<br />

il viaggio tra i castelli in provincia<br />

di Trapani, itinerario suggerito per<br />

scoprire l'altro tessuto della nobile<br />

In alto il Castello di Venere, o del Governatore, a Erice<br />

In basso il Castello di Alcamo<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 34<br />

e ricca storia monumentale trapanese.<br />

Da Erice ad Alcamo, passando<br />

per Castellammare del Golfo<br />

e poi nei feudi dei Grifeo a Partanna,<br />

finendo sulla costa sud, a Mazara<br />

del Vallo, Castelvetrano, sino<br />

a giungere nelle isole , Pantelleria<br />

e le Egadi. Un viaggio silenzioso<br />

tra quelle fortezze segni di potere,<br />

simbolo di difesa, erette in luoghi<br />

elevati e difendibili.<br />

Il viaggio può iniziare dal<br />

Castello del Governatore ad Erice,<br />

nato probabilmente in età normanna,<br />

sulle rovine dell'antichissimo<br />

tempio di Venereo; a strapiombo<br />

su rupi vertiginose, il castello<br />

è di evidente derivazione<br />

transalpina, con un cortile inferiore<br />

che protegge il cuore della fortezza.<br />

Da lassù il panorama è mozzafiato:<br />

da un lato sulle Egadi, dall'altro<br />

verso la baia di Comino. Le<br />

fortezze così superbe diventano le<br />

testimonianze della conquista<br />

normanna che nella seconda metà<br />

dell'XI secolo avanza e fa di queste<br />

opere simboli inconfondibili del paesaggio<br />

di questo estremo angolo<br />

occidentale della Sicilia.<br />

In alcuni casi, come ad Alcamo,<br />

le fortezze divennero il<br />

punto di riferimento attorno al<br />

quale nacque il primo nucleo abitativo.<br />

Il Castello dei Conti di Modica,<br />

eretto nel 1340 dai Peralta, insieme<br />

a quello di Salemi e Calatafimi<br />

(l'Eufemio, di cui rimangono solo i<br />

ruderi) rappresentava il triangolo<br />

fortificato in difesa di Palermo. Erano<br />

i tempi in cui questo maniero,<br />

oggi tornato a nuova luce con un<br />

accurato restauro che gli ha ridato<br />

splendore, guardava sulla "terra"<br />

di Alcamo, diventata "çaricatore<br />

del vallone", luogo d'accumulo del<br />

frumento da esportare fuori dal<br />

Regno. Di quelle epoche rimangono<br />

poche tracce visive ma il castello,<br />

grazie all'impegno del Comune<br />

che ne garantisce l'apertura e l'assistenza<br />

turistica, offre al visitatore<br />

l'opportunità di farsi ammirare in<br />

tutti i suoi angoli.<br />

In alcuni casi i castelli sono<br />

finiti dentro le città, miscelati nel<br />

tessuto urbano, ma pur sempre


affascinanti. Come quello di Castellammare<br />

del Golfo, che s'affaccia<br />

in punta al molo del porto.<br />

Il Ponte Castello in muratura oggi<br />

ha preso il posto dell'antico ponte<br />

levatoio che portava sin dentro il<br />

maniero. Questo antico fortilizio fu<br />

modificato ed ampliato da Normanni,<br />

Svevi, Angioini e Aragonesi.<br />

Ciò che rimane è soltanto una<br />

parte di una massiccia costruzione<br />

che un tempo fu munita di torri e<br />

dotata di potenti macchine belliche,<br />

e oggi ospita il polo museale<br />

"La Memoria del Mediterraneo":<br />

quattro sezioni dedicate rispettivamente<br />

all'acqua e i mulini, alle<br />

attività produttive, all'archeologia<br />

e alla memoria storica.<br />

A Federico II di Hohenstaufen<br />

si deve invece il castello<br />

di Salemi, due torri quadrate e<br />

una cilindrica, fresco di restauri e<br />

aperto agli eventi culturali della<br />

città, oggi guidata dal sindaco e<br />

critico d'arte Vittorio Sgarbi. L'incisione<br />

I.C.N.C.R.I., posta sulla<br />

Il Castello di Salemi, recentemente riaperto al pubblico: qui Garibaldi<br />

assunse la Luogotenenza della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II,<br />

“re d’Italia”. In basso il Castello Grifeo di Partanna<br />

La fortezza di Castellammare del Golfo, vista dall’alto del Belvedere<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 35<br />

facciata esterna dell'architrave<br />

della finestrella della torre cilindrica,<br />

colloca l'edificazione del<br />

maniero dopo la sottomissione<br />

degli Arabi da parte dei Normanni<br />

nel 1070. Le particolarità del notevole<br />

spessore murario, l'impianto<br />

tendenzialmente regolare<br />

e simmetrico, le volte a crociera<br />

con chiavi scultoree e costoloni<br />

modanati, le coperture dei vani<br />

con volte ad ombrello, rappresentano<br />

tutti elementi caratterizzanti<br />

i castelli federiciani di Sicilia.<br />

Come lo scomparso castello di<br />

Bellumvider a Castelvetrano, i cui<br />

preziosi resti si ammirano all' interno<br />

del palazzo Ducale.<br />

Ci sono fortezze nate per<br />

difendersi, altre costruite per iniziativa<br />

di bellicose famiglie feudali.<br />

Ne abbiamo testimonianza a<br />

Balata di Baida, dove però resta<br />

assai poco del castello un tempo<br />

esistente.<br />

Quel poco che resta dell’antico<br />

Castello di Balata di Baida


I resti del castello normanno di Mazara del Vallo in Piazza Mokarta. Al centro<br />

il Castello di Punta Troia a Marettimo. In basso il Barbacane di Pantelleria<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 36<br />

Ben diversa la situazione<br />

a Partanna, dove da quando il<br />

Gran Conte Ruggero il Normanno<br />

espugnò la città nel 1076 ponendo<br />

fine al locale dominio musulmano,<br />

il locale castello divenne<br />

residenza e simbolo del potere<br />

della famiglia Grifeo, fino al<br />

1981, quando la Regione lo ha<br />

acquistato, facendolo divenire un<br />

polo museale e archeologico.<br />

Nelle sale che conservano il fasto<br />

di una volta, trovano posto i reperti<br />

archeologici delle campagne<br />

di scavi nel partannese e alcune<br />

tele che sino al 1968, anno<br />

del terribile terremoto del Belice,<br />

erano custodite in alcune chiese<br />

del paese.<br />

Giù sulla costa si fortificavano<br />

i territori. Prima coi castelli,<br />

poi con le torri. Dei rnanieri<br />

costieri del sud rimane qualche<br />

traccia di quello dedicato a Ruggero<br />

a Mazara del Vallo (in<br />

piazza Mokarta) e poi le testimonianze,<br />

per fortuna, ancora quasi<br />

intatte delle isole. Alle Egadi il<br />

Castello di Santa Caterina sull'omonimo<br />

monte che guarda il<br />

paese e nella più lontana dell'arcipelago,<br />

Marettimo, il Castello<br />

di Punta Troia che si raggiunge a<br />

piedi lungo un sentiero che invita<br />

ad una passeggiata alquanto<br />

suggestiva. Davanti i ruderi e il<br />

panorama che si gode da quel<br />

promontorio ci si emoziona, ma il<br />

tempo e l'abbandono stanno facendo<br />

sgretolare irreparabilmente<br />

questa testimonianza di storia<br />

lunga secoli. Una sfida contro il<br />

vento, sole e salsedine.<br />

E’ la stessa la sorte del<br />

Castello Barbacane a Pantelleria,<br />

la cui origine risale forse<br />

all’epoca romana, più volte demolito<br />

e ricostruito fino all'aspetto<br />

attuale voluto da Federico II<br />

di Svevia. Tornato al suo originario<br />

splendore dopo lavori di restauro<br />

durati anni, è tuttavia aperto<br />

al pubblico solo in occasioni<br />

speciali. Ma nella sua imponenza<br />

si lascia ammirare dal<br />

lungomare, come se fosse pronto<br />

a raccontare, nel suo silenzio, la<br />

storia segreta vissuta per secoli<br />

dietro quelle pietre laviche nere<br />

che guardano il Mediterraneo.<br />

Qui si conclude così il nostro<br />

tour fra le affascinanti fortezze<br />

medievali del trapanese: un bellissimo<br />

tuffo nel nostro passato.<br />

Alfio Triolo


I<br />

l castello di Calatabiano<br />

sorge sulla collina di Monte Castello<br />

di Calatabiano, in provincia di Catania,<br />

ad un'altezza di 220 metri sul<br />

livello del mare, e domina la foce del<br />

fiume Alcantara lì dove il fiume segna<br />

il confine tra la provincia etnea e<br />

la provincia di Messina. Dalla sua terrazza<br />

e dall'alto della fortificazione<br />

sommitale un panorama mozzafiato<br />

cattura ed incanta turisti e visitatori:<br />

la maestosità del vulcano Etna, che<br />

sovrasta l'orizzonte, la baia di Naxos<br />

e le sue acque turchesi, la città di<br />

Taormina e, di fronte, la Calabria e il<br />

cielo. Occhi increduli possono con un<br />

solo sguardo accarezzare così uno<br />

dei panorami più belli della Sicilia orientale.<br />

Il sito archeologico di Calatabiano<br />

fu un insediamento greco e<br />

poi romano, come testimoniano i<br />

numerosissimi reperti della campagna<br />

di scavi che ha accompagnato i<br />

restauri del castello normanno. Su<br />

questo impianto di epoca classica<br />

venne realizzato un Kastron bizantino<br />

che ebbe vita fino alla fine del IX<br />

secolo d.C. Alla data del 902 d.C. risulta<br />

la distruzione del sito ad opera<br />

degli arabi. La vita del castello riprese<br />

in epoca normanno-sveva. Coinvolto<br />

nella guerra dei novanta anni<br />

tra angioini ed aragonesi, risultò proprietà<br />

della famiglia catalana dei<br />

Cruyllas sin dal 1396. Questa nobile<br />

casata confluì nell'altrettanto nobile<br />

famiglia dei Gravina, che ne detenne<br />

il possesso fino al XVII secolo.<br />

Il 1677 segnò la data<br />

dell’ultima battaglia combattuta nel<br />

castello fra spagnoli e francesi e in<br />

ultimo, nel 1693, il terremoto della<br />

Val di Noto distrusse l’abitato della<br />

terra vecchia posto sul colle e ciò che<br />

restava del castello. Il sito venne<br />

completamente abbandonato e<br />

l’attuale Calatabiano risorse a valle. Il<br />

castello e le sue proprietà rimasero di<br />

proprietà della Diocesi di Acireale,<br />

che ne è l’attuale proprietaria.<br />

Il castello, recentemente restaurato,<br />

è reso fruibile da un modernissimo<br />

ascensore inclinato che in<br />

due minuti, risalendo la collina, conduce<br />

fino all'acceso della rocca; è<br />

stato aperto ai visitatori ed in poco<br />

tempo ha registrato un elevato numero<br />

di presenze, riscuotendo un<br />

meritatissimo successo.<br />

Il castello di Calatabiano<br />

Sito archeologico monumentale, polo culturale<br />

Due immagini del castello di Calatabiano<br />

La straordinaria posizione<br />

paesaggistica, la sorprendente ed elegante<br />

opera di restauro, le importantissime<br />

scoperte archeologiche<br />

avvenute durante i lavori di restauro,<br />

che grazie ai preziosissimi reperti rinvenuti<br />

hanno anche consentito una<br />

retrodatazione dell'insediamento nel<br />

sito al III a.C. (fino ad oggi era erroneamente<br />

datato come sito arabonormanno),<br />

fanno del luogo sia dal<br />

punto di vista archeologico che monumentale<br />

una tra le più prestigiose<br />

nuove mete turistiche della Sicilia.<br />

La struttura, attraverso l'opera<br />

di valorizzazione del castello promossa<br />

dal Centro Culturale Castello<br />

di Calatabiano, offre anche un fitto<br />

calendario di iniziative ed attività culturali,<br />

ricreative e didattiche, al fine<br />

di consentire ai visitatori un contatto<br />

diretto con la cultura tra le mura della<br />

storia. Grande attenzione del Cen-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 37<br />

tro Culturale è stata espressa con costante<br />

sensibilità "didattica al Castello",<br />

grazie alle speciali visite guidate<br />

riservate ai piccoli e grandi scolari a<br />

cura del personale altamente qualificato.<br />

Concerti di musica lirica, classica,<br />

jazz, hanno regalato momenti di<br />

grande atmosfera e magia agli intervenuti.<br />

Convegni, conferenze e mostre,<br />

hanno entusiasmato e appassionato<br />

il pubblico. Spettacoli e degustazioni<br />

enogastronomiche delle tipicità<br />

siciliane hanno divertito e allietato<br />

i visitatori. Un programma di eventi<br />

è stato organizzato anche in occasione<br />

delle festività natalizie con l'iniziativa<br />

"Dicembre al Castello".<br />

Per poter essere sempre aggiornati<br />

sulle attività culturali che avverranno<br />

basta consultare il sito<br />

www.castellodicalatabiano.it.<br />

Alfio Triolo


U<br />

La leggenda di Ciane<br />

Il ratto di Prosperpina, quasi in un punto vista, amata, rapita...<br />

n luogo tanto caro ai<br />

siracusani, ai turisti e ai favolisti<br />

classici è la mitica Fonte Ciane ad<br />

Ortigia. Il luogo, tra i più magici<br />

del mondo, è ricco di acque limpidissime<br />

e di una assai varia vegetazione,<br />

quasi orientaleggiante.<br />

A fame un paesaggio intricante e<br />

quasi incantato vi contribuiscono<br />

non poco i verdi papiri, che in fitte<br />

schiere e con i loro lussureggianti<br />

ciuffi delimitano un magnifico percorso,<br />

da fiaba, di acque cerulee.<br />

Ai papiri fanno corona i salici secolari,<br />

i maestosi canneti, i frassini e<br />

i pioppi superbi. All'incanto del sito<br />

partecipano i variopinti e cristallini<br />

riflessi delle sue dolci acque intessute<br />

di miti e leggende, richiamanti<br />

alla nostra memoria quei tempi oramai<br />

remoti in cui la nostra amata<br />

isola appariva ai cantori, specie<br />

della poesia greca, come un luogo<br />

popolato da ninfe silvestri e da<br />

mostruosi e allegri fauni.<br />

La leggenda, che ricaviamo<br />

dalle belle e immortali pagine di<br />

Ovidio, narra del rapimento di Proserpina<br />

e della consequenziale trasformazione<br />

in acqua della ninfa<br />

Ciane, la bella e dolce ninfetta dagli<br />

azzurri capelli, nume tutelare<br />

della sorgente. Secondo i versi del<br />

poeta, ai quali cercheremo di rimanere<br />

fedeli, le cose andarono<br />

così: Proserpina, giovane figlia di<br />

Demetra, dea della vegetazione<br />

visibile, errava felice per i verdi e<br />

assolati prati della Sicilia in compagnia<br />

delle sue abituali amiche di<br />

giochi, divertendosi a raccogliere<br />

gigli e violette "e con istinto pueril<br />

ne ricolma i canestrini e ne dipinge<br />

il seno".<br />

Spensierata, la giovane<br />

dea è attratta dai profumati narcisi<br />

che crescevano rigogliosi nelle coste<br />

siracusane e mentre sta per<br />

coglierli viene afferrata da Plutone,<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 38<br />

dio degli inferi, sbucato improvvisamente<br />

da sottoterra. Il dio delle<br />

tenebre infernali, che della bella<br />

divinità si invaghisce all'istante e,<br />

recita Ovidio, "quasi in un punto<br />

vista, amata, rapita".<br />

Plutone, rapita la costernata<br />

fanciulla – attenzione, col<br />

consenso di Giove, il potente padre<br />

degli dei - la carica sul suo triste<br />

carro tirato da neri corsieri ed<br />

è in procinto di involarsi per raggiungere<br />

il mondo degl'inferi<br />

quando gli si para innanzi Ciane,<br />

la bellissima sposa di Anapo, appena<br />

sorta dai gorghi ove risiede;<br />

e, con fare minaccioso e deciso,<br />

Ciane tenta di opporsi al rapimento<br />

di Persefone sbarrando il passo<br />

al tremendo rapitore gridando con<br />

voce imperiosa: "Olà, non passerete<br />

innanzi; a Cerere mal puoi<br />

farti genero tu, s'ella tel vieta.<br />

Chieder dovevi, non rapire le<br />

nozze".<br />

La Fonte Ciane o Aretusa, uno dei simboli di Ortigia e uno dei luoghi più fotografati da tutti i turisti a Siracusa


Inviperito per l'ostacolo, il<br />

dio degli inferi affonda il suo scettro<br />

nella fonte, con grande sconquasso,<br />

e s'inabissa giù, verso le<br />

profondità infernali, trascinando<br />

con sé Proserpina, la dea sfortunata.<br />

"Ciane piangendo la rapita dea<br />

e del suo fonte le spregiate leggi,<br />

sta muta, inconsolabile: e nel pianto<br />

distemperata si confonde all'acque".<br />

Avviene così, per il grande e<br />

inconsolabile dolore, la trasformazione<br />

in acqua della dolce ninfetta<br />

"prima dell'altre dileguar, le chiome,<br />

le dita, i piè, le gambe. E dopo<br />

queste, in ruscelli zampillano le<br />

terga, gli omeri, i fianchi e con le<br />

poppe il pello; da sezzo in linfa si<br />

corrompe il sangue, e riman nulla<br />

che si chiappi e stringa".<br />

Fin qui la leggenda, così<br />

com'è stata cantata da Ovidio nelle<br />

"Metamorfosi", al libro V. Ma la<br />

Il ratto di Proserpina del Bernini<br />

leggenda raccontataci da Ovidio<br />

non è la sola ad essere giunta fino<br />

a noi. Un altro storico del periodo<br />

classico ha scritto intorno alla trasformazione<br />

in fonte della ninfa siracusana<br />

Ciane. Parliamo di Plutarco<br />

(50 d.C.-120 d.C.), autore delle<br />

"Vite parallele". Egli riporta una<br />

bella leggenda su Ciane, che si discosta<br />

da quella di Ovidio, perché<br />

più umanizzata.<br />

Narra lo storico del siracusano<br />

Cianippo, padre di Ciane, il<br />

quale in un momento di ebbrezza,<br />

di notte, s'impossessa della figlia<br />

Ciane e la stupra. Ma mentre viene<br />

posseduta incestuosamente, la giovane,<br />

non riuscendo a identificare<br />

colui che la sta violentando, s'impossessa<br />

dell'anello che il suo violentatore<br />

porta al dito, per essere,<br />

più tardi, in grado di riconoscerlo.<br />

Dopo alcuni anni Siracusa<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 39<br />

viene colpita dalla peste, narra<br />

Plutarco,e i Siracusani atterriti<br />

pensano di rivolgersi all'oracolo di<br />

Apollo, la Pitia, come era usanza<br />

nell'antichità. Dal responso i Siracusani<br />

apprendono che gli dei pretendono,<br />

per fare finire la mortale<br />

epidemia, il sacrificio di un uomo<br />

perverso. Ciane, che attraverso<br />

l'anello strappato al suo violentatore,<br />

riconosce nel proprio genitore<br />

l'autore della violenza subita, esaudisce<br />

prontamente l'oracolo uccidendo<br />

il padre Cianippo e immolandosi<br />

a sua volta sul suo cadavere.<br />

Dopo il duplice sacrificio la peste<br />

finisce come per incanto e si<br />

vuole che i Siracusani, a perenne<br />

ricordo del sacrificio della giovinetta,<br />

chiamassero la sorgente d'acqua,<br />

teatro di quella triste vicenda,<br />

fonte Ciane.<br />

L'indagine comparativa<br />

delle due leggende, seppure diverse<br />

nei contenuti, ci rivela che il mito<br />

di Ciane, se da un certo punto di<br />

vista rappresenta un fenomeno naturale<br />

(una sorgente d'acqua), da<br />

un'altra angolazione rispecchia<br />

quel processo di trasformazione di<br />

avvenimenti, reali o mitici, in creazioni<br />

fantastiche, per rispondere ai<br />

bisogni e alle aspirazioni sociali e<br />

anche religiose, propri dell'uomo.<br />

Un altro storico, Diodoro<br />

Siculo, racconta che presso ]a fonte<br />

Ciane si celebrava annualmente<br />

una pubblica cerimonia. Essa prevedeva<br />

l'immersione nel piccolo<br />

specchio d'acqua di un certo numero<br />

di tori e il conseguente sacrificio<br />

di alcuni di loro. La festa, ancora in<br />

uso al suo tempo, si vuole istituita<br />

da Ercole. Narra lo storico che, "visitata<br />

la costa della Sicilia, Ercole<br />

giunse a Siracusa e apprese le narrazioni<br />

miti che riguardanti il rapimento<br />

di Proserpina; rese alle dee<br />

splendidi sacrifici, offrì il toro più bello<br />

presso la fonte Ciane e ordinò agli<br />

indigeni di offrire ogni anno sacrifici<br />

a Core (Proserpina) e di celebrare<br />

presso la fonte Ciane una riunione<br />

solenne ed un rito sacrificale".<br />

Concludendo, ci sembra<br />

che entrambe le narrazioni appaiano<br />

ricche di buone connotazioni letterarie,<br />

anche se la favola di Ovidio,<br />

a nostro avviso, suscita maggiore<br />

interesse, soprattutto perché arricchita<br />

di certi elementi mitologici<br />

connessi con la cultura greca che in<br />

Sicilia acquista un suo singolare aspetto,<br />

e di tutti quei tratti culturali<br />

propri del patrimonio locale.<br />

Alfio Triolo


E’<br />

troppo difficile sfuggire<br />

in questo periodo a tutte<br />

quelle riflessioni che ognuno di<br />

noi fa al bar con i colleghi, o in<br />

famiglia, o anche quotidianamente<br />

con se stesso leggendo un<br />

qualunque quotidiano o davanti a<br />

qualunque telegiornale, sul degrado<br />

morale che affiora dalla vita<br />

di personalità pubbliche di<br />

primissimo piano della nostra<br />

martoriata Italia. Personalmente<br />

non mi ritengo un moralista, anzi<br />

non lo sono mai stato, ma non<br />

intendo nemmeno abituarmi alla<br />

“normalità” di questo degrado,<br />

giustificato dagli uni come se fosse<br />

un fatto alla fine normale, dato<br />

che interessa la sfera privata,<br />

e additato dagli altri come esempio<br />

di svilente menefottismo di<br />

quell’equilibrio che qualunque<br />

persona “pubblica” (politico o no)<br />

dovrebbe invece avere proprio<br />

perché sotto i riflettori di tutti.<br />

Gli scenari che abbiamo<br />

davanti agli occhi ci fanno vedere<br />

un’Italia troppo spesso popolata<br />

da aspiranti veline e soubrette<br />

che, pur di arrivare alla notorietà,<br />

sono disponibili a far tutto; ci<br />

fanno vedere troppi politici – per<br />

altro di ogni schieramento - che<br />

sperperano i loro soldi (o quelli<br />

derivanti dalle retribuzioni loro<br />

spettanti in seguito alle cariche<br />

elettive cui sono stati chiamati)<br />

in ogni tipo di festino dove la fantasia<br />

non riesce nemmeno a raggiungere<br />

la soglia della verità; o<br />

che gestiscono la cosa pubblica<br />

come se fosse un affare privato<br />

da cui dover trarre ogni possibile<br />

guadagno; ci mettono davanti agli<br />

occhi i giornali e i telegiornali<br />

divenuti ormai canale privilegiato<br />

di gossip sempre più incredibili,<br />

in cui il fango che si sparge non<br />

risparmia ormai nessuno; e ci<br />

fanno intuire che la lotta politica<br />

non conosce ormai freni inibitori<br />

da parte di chicchessia pur di arrivare<br />

ad azzerare, a cancellare,<br />

a distruggere una volta per tutte,<br />

il “nemico”.<br />

In realtà così finisce che<br />

non si salva più nessuno, anche<br />

perché gli schizzi di fango e la<br />

gogna mediatica si trasformano<br />

essi stessi da strumento di libertà<br />

Terza pagina<br />

Etica e comportamenti: le due Italie in conflitto<br />

di espressione e di pensiero a<br />

verdetto conclamato di un tribunale<br />

inesistente: al si salvi chi<br />

può si contrappone il muoia Sansone<br />

con tutti i Filistei. E ognuno si<br />

erge a giudice supremo di sentenze<br />

che non conoscono gradi di giudizio<br />

né contraddittorio, in cui si<br />

lasciano a terra comunque anche<br />

vittime innocenti che poi nessuno<br />

penserà a riaccreditare se nulla<br />

c’entrano con il fango piovuto loro<br />

addosso; tutto questo sempre pur<br />

di colpire l’avversario, costi quel<br />

che costi.<br />

Ma quanti dei nostri politici<br />

e dei nostri amministratori locali si<br />

rendono conto che il nostro è anche<br />

il Paese dei tanti giovani forniti<br />

anche di più lauree ma che non<br />

riescono a trovare un lavoro vero?<br />

di una generazione che non ce la<br />

fa più a essere illusa ma che non<br />

riesce più a coltivare neanche i sogni<br />

più normali di un trentenne,<br />

come avere una casa propria, una<br />

famiglia propria, un’autonomia finanziaria<br />

vera e qualunque altra<br />

cosa che possa ridare dignità a chi<br />

viene considerato “bamboccione”?<br />

Cosa stiamo lasciando ai nostri figli?<br />

Che mondo e che ideali? Mentre,<br />

pensando alla generazione che<br />

ci ha magari preceduto, quanti si<br />

rendono conto che esistono pen-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 40<br />

sionati abbandonati a se stessi, il<br />

cui assegno vitalizio non gli consente<br />

nemmeno di rispondere ai<br />

più elementari bisogni quotidiani,<br />

che fanno a meno anche delle medicine<br />

perché i soldi gli bastano<br />

appena per la spesa alimentare?<br />

Insomma, il problema è<br />

che pochi forse si rendono conto<br />

che esistono - sempre più marcatamente<br />

lontane l’una dall’altra -<br />

due Italie, quella che vive di superfluo,<br />

di vita mondana, di lussi<br />

e festini, e che pensa pure che<br />

tutto ciò sia normale; e l’altra<br />

Italia, quella di chi vive di stipendio<br />

e pensioni, di call center, di<br />

precariato, che paga le tasse anche<br />

perché non ne può fare a<br />

meno e si chiede perché sia così<br />

vessata in cambio di servizi sempre<br />

più inesistenti; che stringe la<br />

cinghia, che fa prestiti e mutui<br />

cercando poi di onorarli, che si<br />

illude per ogni proclama politico<br />

sia quello idoneo per uscire da<br />

questa crisi di identità e di dignità.<br />

Ma che è arrivata al collasso e<br />

che è sul punto di esplodere!<br />

Quel che sta succedendo<br />

in questi giorni in Albania o dalla<br />

parte opposta del Mediterraneo,<br />

in Tunisia e in Egitto, ci fa capire<br />

che il confine fra l’accettare supinamente<br />

le cose e l’improvvisa<br />

Quel che sta succedendo in questi giorni in Tunisia, in Egitto o in Albania<br />

ci fa capire che il confine fra l’accettare supinamente le cose e<br />

l’improvvisa ribellione di piazza ha un confine davvero molto effimero.<br />

Quanto reggerà la nostra Italia prima di scoppiare allo stesso<br />

modo?


ibellione di piazza ha un confine<br />

davvero molto effimero. E in un<br />

mondo in cui la crisi è ancora ben<br />

lontana dall’essere realmente e<br />

definitivamente sconfitta e in cui<br />

i protagonisti di culture politiche<br />

contrapposte non riescono in<br />

nessun modo a dialogare, pensare<br />

che i nostri politici possano vivere<br />

al di sopra delle leggi che<br />

vincolano tutti gli altri, infischiandosene<br />

della morale e in<br />

perenne sfida con chicchessia diventa<br />

davvero drammatico:<br />

quanto reggerà la nostra Italia<br />

prima di scoppiare?<br />

La domanda non è peregrina<br />

come potrebbe apparire né<br />

l’accostamento con altre realtà nazionali<br />

è, se vogliamo, del tutto<br />

fuorviante, anche se il consolidamento<br />

in Italia delle libertà è un<br />

fatto ineluttabile che ha profondamente<br />

segnato a ogni livello la società.<br />

Ma il problema irrisolto è<br />

che, da qualunque parte si veda la<br />

cosa e qualunque sia l’opinione politica<br />

di ciascuno di noi, appare<br />

ormai della massima priorità che la<br />

classe politica italiana “torni tra la<br />

gente”; sia in grado di costruire e<br />

di eseguire un progetto chiaro e<br />

decifrabile di sviluppo sociale ed<br />

economico pur in questo frangente<br />

internazionale di crisi. E’ necessario<br />

che tutta la classe politica, non<br />

una parte sola, si assuma finalmente<br />

il compito che le spetta:<br />

proporre modelli e attuarli, senza<br />

crogiolarsi dietro ai proclami, se è<br />

eletta a tale scopo, salvo poi essere<br />

punita con l’alternanza se ha<br />

fallito o se il progetto attuato non<br />

è stato in grado di risolvere i problemi<br />

che doveva risolvere.<br />

Ho letto da qualche parte<br />

di recente l’opinione di uno storico<br />

della politica: l’Italia è molto brava<br />

– scriveva - ad adattarsi al decadimento<br />

della coscienza pubblica e<br />

allo spappolamento delle istituzioni;<br />

ha dato prova, nel corso dei<br />

tumultuosi decenni ‘70-‘80 e ‘80-<br />

‘90, di sorprendente elasticità e<br />

capacità di progresso, nonostante<br />

le pletoriche difficoltà. E ora? Chi<br />

governa non ce la fa ad attuare il<br />

suo programma, chi sta<br />

all’opposizione non ce la fa a fare<br />

proposte alternative e nel migliore<br />

(o peggiore dei casi) urla e strepita<br />

contro qualunque proposta del<br />

campo avversario. Tutta la politica<br />

è allo sbando e lo stallo che stiamo<br />

vivendo ci condanna a rimanere<br />

nella palude senza uscirne. Anche i<br />

giornali cavalcano l’onda della di-<br />

sputa più becera, alimentano conflitti<br />

tra personalità politiche e negano<br />

all’opinione pubblica<br />

un’informazione scevra da storture<br />

e ambiguità. In questo modo le varie<br />

controversie che attanagliano le<br />

istituzioni, i poteri e la politica producono<br />

un effetto devastante.<br />

La gente comune invece ha<br />

bisogno di essere ascoltata, di essere<br />

posta al centro delle disamine<br />

politiche, di essere coinvolta nella<br />

soluzione dei veri problemi della<br />

quotidianità: ha bisogno di essere<br />

realmente rappresentata; ed è<br />

necessario che tra la classe politica<br />

e la società civile sia riformulato<br />

una sorta di nuovo patto, affinché<br />

gli eletti siano realmente portatori<br />

delle esigenze degli elettori<br />

e non liberi di fare quel che vogliono<br />

una volta eletti. Invece<br />

siamo ridotti a una classe politica<br />

che sembra ormai concentrata solo<br />

a rappresentare se stessa, autoreferente<br />

e autogiudicante: e la<br />

gente si allontana sempre più disgustata<br />

da questo burlesco "teatrino<br />

della politica".<br />

Perfino la chiesa, pur tanto<br />

agevolata dall’attuale governo, ha<br />

sentito il dovere di intervenire in<br />

questo delicato momento che attraversa<br />

l’Italia per bocca del Cardinale<br />

Angelo Bagnasco che, nella<br />

sua prolusione all’ultima riunione<br />

della Conferenza episcopale italiana,<br />

di cui è presidente, ha dichiarato:<br />

«Chiunque accetta di assumere<br />

un mandato politico deve essere<br />

consapevole della misura e<br />

della sobrietà, della disciplina e<br />

dell'onore che esso comporta, come<br />

anche la nostra Costituzione<br />

ricorda».<br />

Il capo dei vescovi italiani,<br />

pur senza mai fare nomi, mostra<br />

grande preoccupazione per il modello<br />

che emerge da "determinati<br />

spettacoli" anche se non tralascia<br />

le insidie per le nuove generazioni<br />

che vengono da chi non riconosce<br />

il diritto alla vita e la famiglia basata<br />

sulla coppia uomo-donna. «Il<br />

successo basato sull'artificiosità, la<br />

scalata furba, il guadagno facile,<br />

l'ostentazione e il mercimonio di sé<br />

portano a un "disastro antropologico"»,<br />

è il suo severo monito. E sui<br />

giovani Bagnasco aggiunge: «Se si<br />

ingannano i giovani, se si trasmettono<br />

ideali bacati cioè guasti dal di<br />

dentro, se li si induce a rincorrere<br />

miraggi scintillanti quanto illusori,<br />

si finisce per trasmettere un senso<br />

distorcente della realtà, si oscura<br />

la dignità delle persone, si manipo-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 41<br />

lano le mentalità, si depotenziano<br />

le energie del rinnovamento generazionale».<br />

Pur nella mia laicità, non<br />

posso che trovarmi assolutamente<br />

in linea con le parole dell’alto prelato;<br />

così come mi riconosco in un<br />

altro passaggio del cardinale Bagnasco:<br />

«Troppi oggi, seppur ciascuno<br />

a modo suo, contribuiscono<br />

al turbamento generale, a una certa<br />

confusione, a un clima di reciproca<br />

delegittimazione». Non è solo<br />

la classe politica ma anche altre<br />

leve dello stato che stanno debordando<br />

da tempo ai loro compiti e<br />

che provano ormai da anni a mostrare<br />

i muscoli pur di vincere la<br />

loro battaglia. L'invito rivolto a tutti<br />

è in sostanza quello di fermarsi<br />

un attimo a riflettere. E' necessario<br />

fermarsi tutti in tempo. E’ necessario<br />

che si smetta questa guerra di<br />

tutti contro tutti perché alla fine<br />

stanno rimanendo solo le macerie.<br />

E’ necessario che a questa<br />

Italia sia restituita la normalità e la<br />

speranza, che nel suo complesso il<br />

Paese possa ringiovanire, tornando<br />

a crescere dal punto di vista culturale<br />

e quindi anche sociale ed economico,<br />

battendo i catastrofismi e<br />

uscendo dalla melma che lo sta<br />

paralizzando. Cambiare si può e<br />

si deve. E si deve pensare a tutti<br />

perché tutti abbiano sogni da<br />

realizzare e possano realizzarli:<br />

chi è più giovane perché è giovane,<br />

chi è già anziano perché ha<br />

già sacrificato per la società i<br />

suoi anni migliori.<br />

Proviamo a dare oggi un senso<br />

rinnovato alla parola democrazia<br />

Credo che lo dobbiamo a<br />

noi stessi e che tutto sommato ce<br />

lo meritiamo, anche perché altrimenti<br />

sarebbe inutile festeggiare<br />

i 150 anni dell’unità di questo nostro<br />

stato che non riesce ancora<br />

ad essere, dopo un secolo e mezzo,<br />

una vera unica nazione.<br />

Maurizio Karra


I<br />

Viaggiare in modo responsabile<br />

primi consuntivi del<br />

2010 indicano un crescente interesse<br />

del consumatore (italiano e<br />

straniero) per i turismi “soft” o<br />

“lenti”, che consentono un’appropriata<br />

fruizione di tutte le risorse<br />

del territorio (ambientali, paesaggistiche,<br />

artistiche, culturali, artigianali<br />

ed enogastronomiche).<br />

Anche i legislatori regionali<br />

hanno ritenuto opportuno favorire<br />

questa forma di turismo con leggi<br />

ad hoc che favoriscono anche la localizzazione<br />

di aree di sosta attrezzate,<br />

realizzate dai comuni, su suolo<br />

pubblico o anche privato, per gli<br />

amanti del turismo all’aria aperta. Il<br />

cosiddetto camperismo è infatti un<br />

fenomeno in crescita a livello europeo,<br />

che consente ai turisti/viaggiatori,<br />

utilizzatori di tale modalità di<br />

viaggio e di soggiorno, di effettuare<br />

scelte condivise dalla piccola comunità<br />

del singolo equipaggio (la coppia<br />

o la famiglia) o della carovana<br />

(di solito due o più mezzi itineranti<br />

che viaggiano in comitiva) di fermarsi<br />

in aree di sosta attrezzate di<br />

servizi (sosta in sicurezza, servizi<br />

elettrici e igienici) per una fruizione<br />

delle attrattive del territorio.<br />

Il sistema termale italiano<br />

è a sua volta presente in tutta la<br />

penisola e nelle isole con ben 380<br />

stabilimenti termali, in 20 regioni,<br />

in 170 comuni. Molti stabilimenti<br />

termali sono attrezzati da tempo<br />

per accogliere i turisti in camper<br />

all’interno dei parchi termali o nelle<br />

immediate vicinanze. Nel <strong>2011</strong> Federterme<br />

realizzerà il progetto<br />

“Terme aperte 1861-<strong>2011</strong> per il<br />

150° dell’Unità d’Italia” per far conoscere<br />

il percorso scientifico, imprenditoriale<br />

e turistico del sistema<br />

termale italiano.<br />

Il palazzo delle terme<br />

di Salsomaggiore<br />

Terme e camper<br />

Camper e terme, dunque:<br />

sono tanti, infatti, i camperisti che<br />

fruiscono del sistema termale e<br />

molti comuni termali recentemente<br />

hanno riconosciuto<br />

l’opportunità di favorire tale forma<br />

di turismo praticato da persone<br />

che amano portarsi appresso la<br />

propria casa per meglio fruire delle<br />

diversità e delle attrattive dei<br />

territori; persone che poi riferiscono<br />

le esperienze fatte, con il<br />

passaparola, ai loro amici, parenti,<br />

colleghi di lavoro, innescando<br />

una curiosità che spesso si traduce<br />

in fidelizzazione o spunto per<br />

nuove vacanze.<br />

L’Europa riconosce la valenza<br />

del turismo sostenibile per<br />

la coesione europea e quella del<br />

termalismo terapeutico e del benessere<br />

nell’ambito del modello di<br />

welfare termale: la comunicazione<br />

del 30 giugno 2010 del Commissario<br />

UE per l’impresa, Antonio<br />

Tajani, riconosce la valenza terapeutica<br />

e turistica del termalismo<br />

europeo; mentre, a maggio 2010,<br />

il Consiglio d’Europa ha approvato<br />

“l’Itinerario culturale delle città<br />

termali storiche”, proposto<br />

dall’associazione EHTTA, della<br />

quale fanno parte, come soci fondatori<br />

per l’Italia, Acqui Terme e<br />

Salsomaggiore; e altre città si<br />

stanno associando per contribuire<br />

alla realizzazione pratica<br />

dell’itinerario.<br />

Ciò premesso, sembra opportuna<br />

una rilevazione delle<br />

strutture di sosta per camper esistenti<br />

nelle città termali, per promuoverne<br />

la conoscenza di quelle<br />

esistenti e per stimolarne la nascita<br />

ove non esistenti o migliorabili.<br />

Il progetto prevede la collaborazione<br />

della Federterme,<br />

dell’A.C.T.Italia Federazione nazionale,<br />

dell’ACI, del Touring <strong>Club</strong><br />

Italiano.<br />

Dopo il 1° step di rilevazione<br />

dell’esistente si procederà<br />

con eventi seminariali di comunicazione<br />

(in ambito camperistico e<br />

termale) per far conoscere il progetto<br />

ed acquisire collaborazioni.<br />

Il supporto dei media (stampati,<br />

elettronici e convegnistici) sarà<br />

fondamentale per l’implementazione<br />

del progetto che si<br />

propone la finalità di promuovere<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 42<br />

un turismo sostenibile per la migliore<br />

conoscenza esperienziale<br />

delle risorse termali e turistiche<br />

del Paese. Il progetto non ha finalità<br />

commerciali.<br />

La collaborazione è cominciata<br />

con un convegno organizzato<br />

dalla Federazione Nazionale ACTI-<br />

TALIA sabato 22 gennaio <strong>2011</strong> alla<br />

Fiera di Carrara, in occasione<br />

del 9° Salone del Turismo Itinerante<br />

TOUTit – Viaggiare in libertà<br />

alla scoperta dei luoghi, con interventi<br />

di rappresentanti di FEDER-<br />

TERME, ACTITALIA, ANCOT (Associazione<br />

Nazionali Comuni termali)<br />

nonché di ACI e TCI, Fiera di Carrara,<br />

Enti locali, etc. Nel corso del<br />

convegno è stato ribadito che il<br />

movimento dei camperisti italiani<br />

chiede attenzione al desiderio di<br />

vivere la libertà dell’esperienza di<br />

turismo in camper, un’accoglienza<br />

regolamentata, spazi adeguati alla<br />

sosta ma anche disponibilità di<br />

offerta e prodotti turistici di qualità,<br />

a prezzi competitivi con quelli<br />

praticati oltre i confini italiani e<br />

rappresenta un target di grande<br />

interesse per i 378 siti termali italiani,<br />

presenti in 170 comuni. Accoglienza<br />

e servizi migliori da una<br />

parte, convenzioni con gli stabilimenti<br />

per l’accesso al benessere<br />

termale dall’altra.<br />

In quest’ottica ACTItalia,<br />

che in passato ha stipulato convenzioni<br />

con tutte le associazioni<br />

vicine al camperismo, con imprese<br />

fornitrici di servizi e con associazioni<br />

nazionali e locali di sostegno<br />

al turismo camperistico, per una<br />

migliore fruizione degli ambienti<br />

naturali in campagna, nei luoghi<br />

di sport e nei centri sportivi, si<br />

propone ora di collaborare al censimento<br />

delle strutture termali<br />

che hanno aree di sosta in prossimità,<br />

per trasferirne poi la posizione<br />

sui navigatori satellitari, per<br />

accedere ad un’accoglienza di riguardo<br />

e di qualità adeguata al<br />

ruolo del turismo camperistico,<br />

con convenzioni con gli stabilimenti<br />

termali attivabili tramite la<br />

presentazione della “camping<br />

card”. Un buon inizio...<br />

Pasquale Zaffina<br />

Presidente della Fed. Naz. ACTITALIA


Il mio camper<br />

Anche i nostri soci parlano di camper, del loro camper: com’è, del perché l’hanno scelto,<br />

dei suoi pro e contro... Ed è come se parlassero di loro stessi!<br />

L<br />

e tre sorelle: per tutti<br />

noi Giovanna, Maria e Rosaria<br />

Amico sono “le tre sorelle”, dato<br />

che dal 2000, l’anno del loro ingresso<br />

nel nostro <strong>Club</strong>, le abbiamo<br />

sempre conosciute - unite e<br />

solidali fra loro – attive e partecipi<br />

compagne di tantissime gite<br />

(quasi tutte quelle organizzate, in<br />

verità) e di ogni tour del <strong>Club</strong>.<br />

Giovanna, 68 anni, impiegata<br />

e dirigente sindacale da<br />

qualche anno in pensione, è la<br />

“titolare”, colei che guida il camper;<br />

insieme a lei ci sono Maria,<br />

70 anni, insegnante in pensione,<br />

e Rosaria, 66 anni, anche lei pensionata,<br />

madre di Pippo Palazzolo,<br />

a lungo anch’egli nostro socio,<br />

lei che camperista e amante del<br />

turismo all’aria aperta lo è dal<br />

1987, da quando cioè con i bambini<br />

ancora piccoli e il marito<br />

viaggiava per le strade d’Europa.<br />

Tutte e tre le sorelle Amico<br />

sono persone di grande riservatezza<br />

e di innata classe, oltre<br />

che di straordinaria gentilezza e<br />

umiltà; pensate che ho scoperto<br />

dopo tanti anni che le frequento<br />

alcune cose della loro vita che<br />

quasi si vergognavano a dirmi<br />

per timore che le divulgassi (cosa<br />

che faccio con piacere): per esempio<br />

che Rosaria è “Maestro<br />

del lavoro” con stella al merito;<br />

per esempio che Giovanna è sta-<br />

ta dirigente aziendale e non una<br />

semplice impiegata; mentre qualche<br />

informazione di più la conoscevamo<br />

un po’ tutti riguardo a<br />

Maria, che fino all’ultimo ha dedicato<br />

tutta se stessa<br />

all’insegnamento, negli ultimi anni<br />

presso la Direzione Didattica<br />

De Amicis di Palermo.<br />

Il legame affettivo che lega<br />

tutti noi alle “tre sorelle” è<br />

quindi un fatto ovvio: la loro presenza<br />

costante a tutte le iniziative<br />

del <strong>Club</strong> ha consentito a ogni<br />

socio di conoscerne le doti e le<br />

Le tre sorelle all’interno del loro camper<br />

Da sinistra Rosaria, Maria e Giovanna Amico davanti al loro Challenger<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 43<br />

qualità umane, additandole a esempio<br />

di ogni umano rapporto.<br />

E il fatto che Giovanna non si sia<br />

mai posta il problema di seguire<br />

il gruppo anche per le più impervie<br />

strade, come quelle necessarie<br />

per raggiungere i paesi più arroccati<br />

sui cocuzzoli di montagna<br />

che ogni tanto visitiamo o quelle<br />

all’interno di riserve naturali, ci<br />

dimostra la voglia di stare insieme<br />

di queste fantastiche donne<br />

che abbiamo come nostre amate<br />

socie.<br />

Il loro attuale camper, un<br />

Challenger 131, ha qualche anno<br />

di vita ma sembra uscito dalla<br />

fabbrica per com’è tenuto; ma<br />

non è il primo veicolo che Giovanna<br />

abbia avuto: il primo, nel<br />

1988, fu un Exodus, poi venne la<br />

volta di un Trimarano Rimor, infine<br />

dal 2003 quest’ultimo: sempre<br />

veicoli compatti per essere<br />

guidati con maggiore facilità, ma<br />

con i quali Giovanna, Maria e Rosaria<br />

hanno girato l’Europa, dalla<br />

Spagna alla Turchia, dall’Estonia<br />

alla Gran Bretagna, a volte in<br />

piccoli gruppi e a volte anche da<br />

sole, come il loro viaggio in solitaria<br />

per tutta la Svizzera<br />

dell’ultima estate, perfettamente<br />

organizzato e splendidamente<br />

portato a termine.<br />

Di questo piccolo mansardato<br />

le sorelle Amico sono


Carta d’identità<br />

Socio: Giovanna Amico (anni 68)<br />

Residenza: Palermo<br />

Occupazione: Dirigente in pensione<br />

Altre persone che compongono l’equipaggio: le sorelle Maria e<br />

Rosaria<br />

Caratteristiche del camper<br />

Veicolo: Challenger Mageo 131<br />

<strong>Anno</strong> di acquisto: 2003<br />

<strong>Anno</strong> di prima immatricolazione: 2003<br />

Tipologia: mansardato<br />

Meccanica: Fiat Ducato 15 – 1,9<br />

Misure: lunghezza: m. 5,70, larghezza: m. 2,30, altezza: m. 3,15<br />

Posti omologati: n. 5<br />

Posti letto: n. 5: 1 matrimoniale in mansarda, 1 matrimoniale ottenibile<br />

dalla trasformazione della dinette centrale e 1 singolo centrale<br />

accanto alla dinette centrale<br />

Serbatoi acque chiare: l. 225<br />

Serbatoio acque grigie: l. 125<br />

WC: Thetford a cassetta<br />

Riscaldamento: Stufa Truma a gas con ventilazione<br />

Boiler: Truma a gas<br />

Frigorifero: trivalente l. 100<br />

Cucina: piano cottura 3 fuochi<br />

Optional montati: tendalino, antifurto, CB<br />

Valutazione del mezzo da parte del socio<br />

Motorizzazione veicolo (velocità/ripresa) Abbastanza soddisfatta<br />

Impianto freni Abbastanza soddisfatta<br />

Tenuta di strada Abbastanza soddisfatta<br />

Spazio utilizzabile nella cellula abitativa Abbastanza soddisfatta<br />

Impiantistica (capacità serbatoi/stufa...) Molto soddisfatta<br />

Qualità del mobilio ed eleganza arredi Abbastanza soddisfatta<br />

Cuscineria e tappezzeria Abbastanza soddisfatta<br />

Comodità dei letti Molto soddisfatta<br />

Comodità dei divani e dei posti a tavola Molto soddisfatta<br />

Capacità stivaggio (gavoni/armadio/ante) Molto soddisfatta<br />

Servizio WC/doccia Abbastanza soddisfatta<br />

Cucina/piano cottura/frigo Molto soddisfatta<br />

Ovunque tu vada, il tuo<br />

<strong>Club</strong> ti è sempre vicino<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 44<br />

davvero contente: in poco più di<br />

5 metri e mezzo hanno tutto ciò<br />

che serve loro per vivere in comodità<br />

la loro vita di turiste<br />

all’aria aperta: una comoda mansarda,<br />

una elegante dinette centrale<br />

dietro il sedile di guida e un<br />

divano laterale fra il sedile del<br />

passeggero e la porta di ingresso,<br />

e la zona servizi in coda, con la<br />

cucina da un lato e il bagnetto<br />

dall’altro.<br />

Proprio per la disposizione<br />

interna del camper, questo vero e<br />

proprio salotto centrale spesso è<br />

utilizzato dagli amici e dalle amiche<br />

il pomeriggio dopo il pranzo o<br />

la sera dopo la cena per intrattenersi<br />

e fare quattro chiacchiere:<br />

un dolcino, un amaro, tanta simpatia...<br />

Questo ci introduce in un<br />

altro argomento che ben connota<br />

le nostre socie: il loro amore per<br />

l’arte culinaria. Tutt’e tre sono<br />

abilissime cuoche, ognuna specializzata<br />

in una tipologia di piatti,<br />

nei dolci o nelle conserve che<br />

spesso vengono preparate in estate<br />

per essere poi sfruttate in<br />

inverno. Per Giovanna è tutto facile<br />

e semplice, altrettanto per<br />

Maria e Rosaria; lei che pure da<br />

qualche anno, da quando non lavora<br />

più, divide la sua vita fra le<br />

sorelle e gli amati nipotini, di cui<br />

giustamente parla sempre con<br />

grande amore e di cui si preoccupa<br />

non appena anche un malessere<br />

di stagione li sfiora.<br />

Persone ideali, da avere<br />

come amiche; d’altronde, anche il<br />

loro cognome lo conferma: Amico!<br />

Maurizio Karra<br />

<strong>Club</strong> <strong>Plein</strong> <strong>Air</strong> <strong>BdS</strong>: insieme per l’amicizia, cittadini del mondo, ambasciatori di pace


V<br />

Musica in camper<br />

Due grandi artisti italiani per riscaldare le giornate uggiose dell’inverno<br />

a bene: fuori c’è freddo,<br />

il buio delle giornate invernali<br />

incombe e il futuro prossimo sembra<br />

soltanto un inseguirsi di impegni,<br />

doveri e responsabilità. Ma se<br />

empaticamente questo ci porterebbe<br />

al legittimo sconforto, razionalmente<br />

sappiamo che non durerà<br />

per sempre; presto l’umido lascerà<br />

il posto al tepore delle prime<br />

giornate primaverili e la durata<br />

della luce si amplierà, proiettandoci<br />

verso la bella stagione e le vacanze,<br />

scandite al ritmo dei nostri<br />

viaggi in camper. Nel frattempo<br />

teniamo duro e facciamoci consolare<br />

dall’armonia della musica.<br />

La prima proposta riguarda<br />

un nome molto noto nella discografia<br />

italiana, quello di una grande artista,<br />

che è una cantante, un’attrice<br />

ed insieme una cantautrice di notevole<br />

spessore: Ornella Vanoni. Autentico<br />

mostro sacro della canzone<br />

italiana è considerata, a ragione,<br />

una delle migliori interpreti, tra le<br />

più note ed importanti, della melodia<br />

nazionale, con una carriera molto<br />

lunga che ha superato i 52 anni di<br />

attivo, nel corso della quale è riuscita<br />

a cimentarsi in generi diversi, dalle<br />

canzoni della mala, al jazz, alla<br />

bossa nova, alla canzone d’autore,<br />

raggiungendo la popolarità grazie ad<br />

uno stile interpretativo e ad un timbro<br />

vocale immediatamente riconoscibili.<br />

Un’artista che rimane attiva e<br />

concentrata in sempre nuovi progetti,<br />

dividendosi tra rappresentazioni<br />

teatrali, concerti e album, tanto da<br />

avere raggiunto la cifra di ben 54<br />

dischi pubblicati e di milioni di copie<br />

vendute, a testimonianza di come il<br />

pubblico la segua sempre con grande<br />

interesse ed affetto.<br />

La sua ultima creatura è il<br />

doppio album “Ornella Vanoni live<br />

al Blue Note”, scandito come sempre<br />

dalla sua voce straordinaria, da<br />

un notevole repertorio e dall’emozione<br />

che dà la musica dal vivo; infatti<br />

il doppio cd propone i momenti<br />

più intensi dei quattro indimenticabili<br />

concerti che l’artista ha tenuto al Blue<br />

Note, tempio del jazz milanese; in<br />

quest’occasione con classe ineguagliabile<br />

la cantante ha dato vita, in<br />

un’atmosfera di grande suggestione,<br />

ad un live memorabile in cui ha proposto<br />

il meglio del suo repertorio<br />

passato e presente. Così si possono<br />

riascoltare i suoi pezzi mitici, scanditi<br />

da soffusi arrangiamenti jazz, come<br />

“La voglia, la pazzia”, “Tristezza”,<br />

“Domani è un altro giorno”, ma anche<br />

notevoli interpretazioni di brani degli<br />

amici cantautori, come “Non abbiam<br />

bisogno di parole”, “Alta marea”, “Dune<br />

mosse”. La malia dell’album è<br />

completata da eterni classici del jazz<br />

come “My funny Valentine” e “I get<br />

along without you very well”, che consentono<br />

di fare un tuffo nella melodia<br />

avvolgente, in grado di far sognare<br />

intere generazioni.<br />

Rimaniamo nel panorama<br />

italiano per parlare di un altro artista<br />

famoso da oltre 30 anni, Zucchero,<br />

al secolo Adelmo Fornaciari, il cui dolcissimo<br />

nome d’arte deriva da un ricordo<br />

d’infanzia, quando la maestra<br />

del piccolo Adelmo diceva che era<br />

dolce come lo zucchero. Da<br />

quell’epoca ne è passata di acqua<br />

sotto i ponti e il nostro protagonista<br />

ha avuto il tempo di arrivare quasi<br />

alla laurea in veterinaria e di fare il<br />

tornitore, il salumiere e il fornaio,<br />

prima di diventare una star internazionale<br />

di rock, blues e soul, al punto<br />

da avere venduto 50 milioni di dischi<br />

e da avere raggiunto notevoli traguardi;<br />

tra questi ricordiamo il suo<br />

concerto, uno dei primi tenuti da artisti<br />

occidentali, svoltosi all’inizio degli<br />

anni ’90 al Cremlino di Mosca dopo la<br />

caduta del muro di Berlino, la sua recensione<br />

nella più autorevole enciclopedia<br />

di musica moderna del XX secolo<br />

che lo cita per primo tra gli artisti<br />

italiani e l’onorificenza di commendatore<br />

da parte del presidente<br />

della repubblica.<br />

Non stupisce, quindi, che a<br />

fronte di tanta popolarità anche il suo<br />

ultimo (il 17°) album “Chocabeck”<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 45<br />

abbia venduto, appena uscito, centinaia<br />

di migliaia di copie, permettendogli<br />

di debuttare direttamente al<br />

primo posto delle classifiche di vendita<br />

nazionali. Il curioso titolo dell’album si<br />

rifà ai ricordi di infanzia del cantautore,<br />

dato che in dialetto emiliano il suono<br />

ciocabec si identifica con lo schiocco<br />

del becco di un animale che non ha<br />

nulla da mangiare e questo suono nella<br />

famiglia non certo ricca dell’artista<br />

veniva usato dal padre come risposta<br />

quando il piccolo Adelmo chiedeva cosa<br />

c’era da mangiare: ciocabec, cioè<br />

niente. Il cantante continua a raccontare<br />

spiegando che questo è un concept<br />

album, dato che è omogeneo nei<br />

suoni e nelle tematiche e racconta una<br />

giornata festiva, dall’alba al tramonto,<br />

in un paese che potrebbe essere quello<br />

della sua infanzia, attraverso un insieme<br />

di brani lenti e riflessivi, intimisti<br />

e suggestivi.<br />

Così si susseguono pezzi da<br />

ascoltare con tutta l’anima, come “Il<br />

soffio caldo”, scritto con Francesco<br />

Guccini, “Il suono della domenica”,<br />

una sorta di manifesto dell’intero album,<br />

“E’ un peccato morir”, che è<br />

stato il singolo di lancio dell’album,<br />

l’irriverente “Vedo nero”, “Oltre le rive”,<br />

meditativo al punto giusto,<br />

l’allegro “Un uovo sodo”, il pulsante<br />

“Chocabeck” che dà il titolo all’album,<br />

e così via in un concatenarsi di armonie<br />

che si conclude “God bless the<br />

child”, quasi un canto ecclesiastico di<br />

grande suggestione, il cui ascolto lascia<br />

appagati e sereni. Insomma un<br />

album che vale davvero la pena di<br />

ascoltare e riascoltare per sconfiggere<br />

il logorio della vita moderna, per<br />

usare le parole di una gradevole<br />

pubblicità vecchio stampo, ma sempre<br />

decisamente attuale.<br />

Mimma Ferrante


A<br />

Riflessioni<br />

Un Natale con calore e con colori<br />

nche questo Natale è<br />

passato, diverso da quello dell’anno<br />

scorso, diverso da quello degli altri<br />

anni. Qualcosa non c’è più, tante ce<br />

ne sono di nuove, alcune sono rimaste<br />

invariate, altre si sono trasformate,<br />

come sempre accade da<br />

sempre. Un Natale, pieno di luci e<br />

colori, di auguri e sorrisi di amici,<br />

un Natale con calore e colori. Per<br />

fortuna è passato. Natale deve essere<br />

solo per chi lo sente. E ci vorrebbe<br />

un posto lontano, dove non<br />

esiste Natale, e dove i giorni sono<br />

tutti uguali, tutti Natale, un posto<br />

dove non ci si meraviglia per<br />

l’evento, non si fanno auguri particolari<br />

e non si preparano pranzi<br />

particolari, non si è buoni e confidenziali<br />

con chi non lo si è tutto<br />

l’anno.<br />

Per fortuna è passato. Il<br />

buonismo di questi giorni, i sorrisi,<br />

gli auguri, le frasi che si ripetono,<br />

le luci, le palle colorate, le canzoncine.<br />

Per fortuna è finito questo<br />

tipo di Natale, fino al prossimo. Liberiamo<br />

i Babbo Natale, che tornino<br />

persone normali, e magari che<br />

continuino a sorridere per strada.<br />

Liberiamo tutti quegli alberi di Natale<br />

che ritornino a riempire i boschi,<br />

e che continuino a vivere ..<br />

almeno fino al prossimo Natale.<br />

Liberiamo gli animi dalle<br />

ipocrisie, dai falsi sorrisi, dai falsi<br />

buonismi dalle false promesse. Natale<br />

deve essere solo per chi lo<br />

sente. I pranzi, i regali, le bustarelle,<br />

gli inviti, gli addobbi, i filmpanettone,<br />

i panettoni, le giocate, i<br />

dolci, la frutta secca, la tombola,<br />

tanti auguri ai negozianti, al portiere,<br />

al giornalaio, anche a chi<br />

spesso non si dona nemmeno uno<br />

sguardo, ma siamo a Natale!<br />

Sì a Natale la gente rimane<br />

stupita, non si aspetta più l'augurio<br />

da uno sconosciuto, così come la<br />

gentilezza, il portone aperto, il posto<br />

a sedere sul bus. Non arriva<br />

nemmeno il 25 che già è tutto incentrato<br />

all’ultimo dell’anno e poi<br />

un mezzo giro sulla scopa e tutto<br />

ricomincia... fino al prossimo Natale.<br />

Spero sempre di poter avere<br />

la serenità di accettare le cose<br />

che non posso cambiare, la<br />

forza di cambiare quelle che posso<br />

cambiare, il coraggio di affrontare<br />

gli stupidi, gli ostinati ed i pieni di<br />

sé, la determinazione per raggiungere<br />

i miei obiettivi, la volontà<br />

di essere sempre curioso.<br />

E spero pure che arrivi un<br />

Natale, il prossimo, pieno di luci e<br />

colori, di auguri e sorrisi di veri<br />

amici, un Natale con calore e colo-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 46<br />

Cucina in camper<br />

Gnocchi verdi<br />

al gorgonzola<br />

Ingredienti: 1 kg di gnocchi<br />

verdi, 200 gr. di gorgonzola, 1<br />

busta di panna, 40 gr di gherigli<br />

di noce, 50 gr. di parmigiano<br />

grattugiato, 2 rametti di<br />

maggiorana, 40 gr. burro, sale<br />

e pepe q.b.<br />

Preparazione: tagliate il gorgonzola<br />

a cubetti, mettetelo in<br />

una casseruola insieme alla<br />

panna e una macinata di pepe<br />

e fatelo sciogliere a fuoco basso,<br />

rimescolando con un cucchiaio<br />

di legno. A parte fate<br />

cuocere gli gnocchi, sciogliendo<br />

intanto il burro. Appena<br />

cotti gli gnocchi, conditeli con<br />

il burro fuso, poi con la crema<br />

al gorgonzola, i gherigli di noce<br />

tritati, le foglioline di maggiorana<br />

e servite.<br />

Filetti di merluzzo al<br />

pomodorino di Pachino<br />

Ingredienti: 400 gr. filetti di<br />

merluzzo, 1 spicchio d'aglio, un<br />

ciuffo di prezzemolo tritato, ½<br />

bicchiere di vino bianco, 300<br />

gr. di pomodorini di Pachino,<br />

sale, pepe e olio d’oliva q.b.<br />

Preparazione: far rosolare<br />

nell'olio lo spicchio d'aglio<br />

schiacciato. Dopo avere tolto<br />

l'aglio aggiungere i filetti e<br />

farli cuocere a fuoco vivo, bagnandoli<br />

con il vino bianco.<br />

Lasciare evaporare il vino ed<br />

aggiungere i pomodorini spezzettati.<br />

Cuocere con coperchio<br />

a fuoco medio per circa 10 minuti.<br />

Salare, pepare e spolverare<br />

con il prezzemolo tritato.<br />

Enza Messina<br />

ri, un vero Natale che faccia pensare<br />

che è davvero diverso da<br />

quello appena trascorso, un Natale<br />

nuovo, diverso, senza buonismi,<br />

ma pieno di veri sentimenti,<br />

di veri propositi, di vere promesse.<br />

Luigi Fiscella


G<br />

ià da un po’ non se ne<br />

parla quasi più. E dire che se ne è<br />

parlato tanto alla fine dello scorso<br />

anno. Ricorderete senz’altro il clamore<br />

causato dalle notizie riguardanti<br />

rivelazioni su vizi e virtù dello<br />

scenario politico internazionale.<br />

Come recitato nella home del sito,<br />

“Wikileaks è una organizzazione<br />

non-profit dedita a svelare al pubblico<br />

importanti novità e informazioni.<br />

Pubblichiamo materiale di<br />

significato etico, politico e storico,<br />

mantenendo anonima l'identità dei<br />

nostri fonti e rivelando ingiustizie<br />

represse e censurate”.<br />

Il sito Wikileaks.ch è operativo<br />

dal 2006 e il suo scopo principale<br />

è la divulgazione di notizie<br />

riservate, in massima parte contenute<br />

in conversazioni intercettate e<br />

documenti, coperti da segreto, recuperati<br />

su internet da abili hacker<br />

o forniti “sottobanco” da simpatiz-<br />

Internet, che passione<br />

Wikileaks: la parola che ha (o avrebbe) fatto tremare il mondo<br />

zanti. L’organizzazione iniziò a farsi<br />

conoscere verso la fine del 2007,<br />

pubblicando documenti riguardanti<br />

il campo di prigionia di Guantanamo<br />

e divulgando al mondo intero<br />

delle informazioni che sollevarono<br />

grandi polemiche sul presunto disumano<br />

trattamento inflitto ai prigionieri,<br />

per lo più accusati di atti<br />

di terrorismo internazionale. La<br />

natura delle informazioni rese<br />

pubbliche da Wikileaks riguarda<br />

argomenti che di norma ogni governo<br />

desidererebbe rimanessero<br />

riservate.<br />

Come già detto, alla fine<br />

dello scorso anno era stata preannunciata<br />

una serie di esplosive<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 47<br />

Riferimenti in rete<br />

pubblicazioni, riguardanti i retroscena<br />

più oscuri delle guerre in<br />

Iraq e Afghanistan o altre riferite<br />

semplicemente al carattere morale<br />

e politico dei governanti della Terra.<br />

Probabilmente tutto questo fragore<br />

mediatico fu progettato appositamente<br />

per far sì che il principale<br />

esponente di Wikileaks, Julian<br />

Assange, si potesse meglio difendere<br />

dall’accusa di aver commesso<br />

reati di carattere sessuale.<br />

Credo che per noi italiani<br />

non sia stata affatto una sorpresa<br />

sapere che, secondo la diplomazia<br />

USA, il nostro premier conduce un<br />

tenore di vita “licenzioso”, come<br />

non credo sia stata una novità per i<br />

http://wikileaks.ch/<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/WikiLeaks<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Julian_Assange<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_prigionia_di_Guant%C3%A1namo<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Mediawiki<br />

http://wikileaksitaliano.splinder.com/


francesi sapere che il proprio presidente,<br />

sempre secondo alcuni ambienti<br />

diplomatici statunitensi, sia<br />

considerato un “re nudo, suscettibile<br />

e autoritario”! E non hanno nemmeno<br />

suscitato troppa indignazione<br />

nell’opinione pubblica alcune altre<br />

notizie riguardanti certi presunti abusi<br />

accaduti nel corso delle missioni<br />

di pace Usa in Medio Oriente.<br />

E’ chiaramente solo una<br />

personale opinione, ma penso che<br />

l’enorme quantità di informazioni<br />

Il sito per caso<br />

Navigando in rete senza meta, spesso ci si imbatte in siti<br />

strani, talvolta fantastici<br />

Il nostro modo di viaggiare ci affranca dalla necessità di stressarci<br />

con il bagaglio. E’ sufficiente portare il camper sotto casa e riempire<br />

gli armadi senza troppe preoccupazioni. Viaggiando in aereo invece, si è<br />

spesso schiavi delle limitazioni imposte dalla legge, a cui si aggiungono<br />

quelle, talvolta tassative, delle compagnie aeree. Peso e dimensioni del<br />

bagaglio, nonché il contenuto ormai severamente limitato, diventano<br />

quindi l’incubo del viaggiatore che prende l’aereo con una certa frequenza.<br />

Un’azienda statunitense promette di risolvere in modo radicale<br />

questi problemi. Collegandosi al sito www.flylite.com, dedicato<br />

appunto ai viaggiatori, è possibile prenotare un servizio che prevede<br />

la ricezione al proprio domicilio di una valigia vuota, da riempire con i<br />

propri effetti personali e restituire agli addetti per la spedizione.<br />

Fatto ciò, si potrà partire con tranquillità e soprattutto con le<br />

mani libere. L’unico sforzo da fare con le valigie diventa quindi solo<br />

quello di aprirle appena giunti in albergo e quando tornati a casa.<br />

Niente più fila al check-in, niente più attesa al nastro trasportatore. Il<br />

bagaglio viaggerà in modo indipendente dal viaggiatore, anche per<br />

evitare eventuali perdite o disguidi.<br />

Il servizio comprende a richiesta anche il lavaggio della biancheria<br />

tra un trasferimento e un altro, così da permettere al viaggiatore<br />

di trovare il proprio bagaglio, col contenuto lavato e stirato, nel<br />

successivo albergo. Niente più stress quindi: naturalmente, però, solo<br />

negli Stati Uniti!<br />

G. S.<br />

immesse in rete sia proprio ciò che<br />

rende wikileaks vulnerabile o in apparenza<br />

poco attendibile. Le troppe<br />

notizie, se pur dichiarate autentiche<br />

dall’organiz-zazione, sono sistematicamente<br />

negate dagli organismi<br />

coinvolti o, al contrario, utilizzate in<br />

modo strumentale dagli oppositori<br />

politici. E non è semplice, per<br />

l’opinione pubblica e quindi per tutti<br />

noi, saper correttamente giudicare<br />

ogni informazione tra le tantissime<br />

che ormai ci bersagliano quotidia-<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 48<br />

namente. Più o meno come quanto<br />

si vuole indicare qualcosa di troppo<br />

frequentemente urlato al vento,<br />

come nel detto “al lupo, al lupo…”.<br />

Wikileaks deve l’assonanza<br />

del suo nome con wikipedia al fatto<br />

che in origine ne condividesse la piattaforma<br />

tecnologica MediaWiki. Un<br />

“wiki” è un sito che viene aggiornato<br />

e modificato liberamente da tutti coloro<br />

che possano accedervi. Il termine<br />

proviene dalla lingua hawaiana ed<br />

è sinonimo di rapido e veloce. “Leaks”<br />

in lingua inglese significa “fuga”,<br />

ovviamente riferita in questo caso a<br />

quella di notizie.<br />

Julian Assange<br />

Il database contenente tutte<br />

le notizie del sito è attualmente<br />

ospitato in un bunker antiatomico in<br />

Svezia e ciò giustifica comunque la<br />

sensazione che non siano affatto<br />

tutte frottole! Tale dubbio è confermato<br />

anche dal fatto che il sito<br />

ha subito e subisce continui attacchi<br />

di hacker, nonché persecuzioni di<br />

carattere amministrativo da parte<br />

di alcuni provider di servizi internet<br />

che hanno messo in pratica ricorrenti<br />

oscuramenti del sito e dei suoi<br />

numerosi mirror (cioè i siti “specchio”<br />

collocati in aree geografiche<br />

differenti, normalmente predisposti<br />

per alleggerire i sovraccarichi del<br />

sito principale).<br />

Pare inoltre che Assange<br />

abbia ritenuto di difendere la propria<br />

incolumità e quella dei suoi<br />

collaboratori diffondendo con il file<br />

sharing (esattamente cos’ come si<br />

condivide un banalissimo brano<br />

musicale) alcuni files criptati “dormienti”,<br />

definiti appunto di “assicurazione”,<br />

sugli hard disk dei computers<br />

sparsi in giro per il mondo.<br />

Qualora dovesse succedere qualcosa<br />

a lui o al suo staff, questi archivi<br />

verrebbero resi automaticamente<br />

leggibili e quindi resi di dominio<br />

pubblico. Proprio come accade in<br />

ogni in best-seller di fanta-politica<br />

che si rispetti…<br />

Giangiacomo Sideli


Gangi entra a far parte dei<br />

Borghi più belli d’Italia<br />

Il Comune siciliamo di<br />

Gangi è entrato a far parte del<br />

progetto di promozione e valorizzazione<br />

dell'Associazione nazionale<br />

"Borghi più belli d'Italia" promosso<br />

dall'ANCI con la sottoscrizione della<br />

carta di qualità. Com’è noto, per<br />

entrare a farne parte, è necessario<br />

che un comune abbia un borgo antico<br />

di pregio storico e un discreto,<br />

e ben conservato, patrimonio architettonico.<br />

Caratteristiche che<br />

Gangi possiede grazie al suo medievale<br />

centro storico che è stato<br />

preservato dagli abusi edilizi.<br />

In Sicilia i comuni che<br />

hanno aderito al progetto sono otto<br />

di cui già due nelle Madonie,<br />

Cefalù e Geraci Siculo. «Gangi<br />

punta a una diversa offerta turistica<br />

- ha dichiarato il sindaco di<br />

Gangi Giuseppe Ferrarello - nel<br />

quale il borgo antico e la sua comunità<br />

costituiscono la destinazione<br />

e la motivazione principale<br />

della vacanza, un'offerta turistica<br />

che va nella direzione di riscoperta<br />

e di rivalutazione del ‘patrimonio<br />

emozionale' presente nei vicoli,<br />

nelle case e nelle piazzette del<br />

medievale centro storico».<br />

A Valderice apre il Centro<br />

di Cultura Gastronomica<br />

E’ stato inaugurato a Valderice,<br />

sulla strada che collega la<br />

contrada San Marco alla città di<br />

Erice, il Centro di Cultura Gastronomica<br />

Molino Excelsior, una iniziativa<br />

promossa dall’Amministrazione<br />

comunale di Valderice in<br />

collaborazione con l’Associazione<br />

Trapani Welcome. Il Centro sorge<br />

all’interno di un opificio dei primi<br />

News, notizie in breve<br />

del ‘900 destinato alla macinazione<br />

del grano e restituito alla collettività<br />

dopo un lungo restauro<br />

ed è dedicato alla valorizzazione<br />

innovativa del territorio e della<br />

cultura enogastronomica della Sicilia,<br />

con particolare riguardo<br />

all’agro ericino.<br />

La provincia di Trapani<br />

possiede un ricco patrimonio culinario,<br />

riconosciuto a livello mondiale,<br />

una varietà di pietanze, testimonianza<br />

dell’importanza del<br />

luogo quale crocevia di tradizioni,<br />

rotte e culture tra le sponde del<br />

Mediterraneo. Un’eredità preziosa<br />

da tramandare e divulgare insieme<br />

al patrimonio di abilità artigianali<br />

in quanto espressione di identità<br />

culturale. E’ questo l’obiettivo<br />

del Centro di cultura gastronomica<br />

che, a partire dai primi mesi del<br />

nuovo anno, darà il via ad una serie<br />

di attività, tra cui segnaliamo<br />

la Scuola di cucina siciliana, un<br />

format ispirato a chiarezza, semplicità<br />

e divertimento in cui appassionati<br />

di enogastronomia,<br />

gourmet, turisti e visitatori apprenderanno<br />

i segreti dell’arte culinaria<br />

locale con la guida di sapienti<br />

chef.<br />

Funzionerà al suo interno<br />

anche la Conservatoria, un laboratorio<br />

di memoria collettiva aperto<br />

al contributo di tutti: il centro<br />

raccoglierà e custodirà tutte<br />

le ricette tipiche della tradizione<br />

trapanese, e siciliana, recuperandole<br />

dalle fonti più diverse e rendendole<br />

disponibili per la consultazione.<br />

Il Centro pone inoltre<br />

grande attenzione all’educazione<br />

alimentare per ragazzi e organizzerà<br />

convegni, rassegne enogastronomiche,<br />

mini-corsi di degustazione<br />

dei prodotti d’eccellenza,<br />

incontri dedicati al wine tasting e<br />

laboratori di educazione al gusto<br />

e analisi sensoriale dell’olio<br />

d’oliva.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 49<br />

La Sicilia normanna in un<br />

libro di Luigi Santagati<br />

Il geografo di lingua araba<br />

al-Idrisi fu l’autore, nel 1154, alla<br />

corte di Ruggero II di Sicilia, di<br />

una imponente opera geografica<br />

intitolata “Il diletto di chi è appassionato<br />

per le peregrinazioni a traverso<br />

il mondo”, ricordata come Il<br />

Libro di Ruggero. Il libro riporta<br />

notizie sull’intero mondo allora conosciuto,<br />

che andava dalla Spagna<br />

ad Occidente alla Cina ad Oriente e<br />

dal Sudan a sud alla Scandinavia<br />

nel lontano Settentrione.<br />

La parte più importante<br />

dell’opera fu dedicata alla descrizione<br />

della Sicilia, allora la più ricca<br />

terra del Mediterraneo. Perché<br />

non resti alcun dubbio sul testo,<br />

l’estratto relativo alla sola Sicilia<br />

nella traduzione in italiano di Michele<br />

Amari (1880), progenitore di<br />

Rita Amari (moglie del nostro Pippo<br />

Campo), è stato annotato e<br />

comparato con la traduzione in italiano<br />

di Umberto Rizzitano (1966)<br />

e con la traduzione in francese di<br />

Pierre Amèdèe Jaubert (1836), poi<br />

rivista da Annliese Nef e annotata<br />

da Henri Bresc (1999).<br />

Adesso Luigi Santagati, architetto<br />

e presidente del <strong>Club</strong> Camperisti<br />

Nisseni, anch’esso facente<br />

parte della Federazione Nazionale<br />

ACTITALIA, ha dato alle stampe per<br />

i tipi dell’editore Salvatore Sciascia,<br />

un volume dal titolo “La Sicilia di Al<br />

Idrisi ne Il libro di Ruggero”.


Santagati non è nuovo a<br />

esperienze simili: autore già molti<br />

anni addietro di una “Storia di<br />

Caltanissetta” (la sua città), nel<br />

2004 ha poi dato alle stampe la<br />

“Carta comparata della Sicilia araba”<br />

con l’editore Flaccovio; nel<br />

2006 “La Sicilia del 1720” con la<br />

collaborazione dell’Assessorato<br />

Regionale ai Beni Culturali, corredata<br />

da dodici cartine in grande<br />

formato della Sicilia dell’epoca riportanti<br />

città, strade, porti, approdi,<br />

castelli e ponti. E tra breve<br />

dovrebbe uscire l’ultima fatica di<br />

Santagati, “Casali e castelli della<br />

provincia di Caltanissetta”.<br />

A Favara un parco a tema<br />

sulla Sicilia in miniatura<br />

Sorgerà in provincia di Agrigento,<br />

al confine fra i comuni di<br />

Aragona e Favara, un nuovo parco<br />

a tema che avrà come tema la Sicilia.<br />

I lavori inizieranno a breve<br />

e si tratterà di un parco culturale<br />

e di divertimento, con tutti i principali<br />

monumenti delle nove province<br />

dell’Isola riprodotti fedelmente<br />

in miniatura che potranno<br />

essere visitati attraverso un tour<br />

con un trenino elettrico; ma ci saranno<br />

anche centro benessere e<br />

campi sportivi, parco giochi per<br />

bambini e ristoranti, negozi di<br />

prodotti tipici e aree pic-nic.<br />

L’omaggio del nostro <strong>Club</strong> ai<br />

150 anni dell’Unità d’Italia<br />

Alla fine anche noi abbiamo<br />

voluto fare un omaggio<br />

all’Unità d’Italia nel momento clou<br />

del suo 150° anniversario: e da<br />

siciliani (oltre che da camperisti)<br />

abbiamo pensato di creare nel nostro<br />

sito web una sezione dedicata<br />

a questo tema, per invitare in un<br />

certo senso i camperisti di<br />

tutt’Italia (e non solo) a visitare la<br />

nostra isola seguendo un itinerario<br />

che riprendesse quello seguito<br />

dai Mille dopo lo sbarco di Garibaldi<br />

a Marsala.<br />

Ne è venuto fuori, quasi<br />

per gioco, un “mini-sito”<br />

all’interno del nostro portale, sia<br />

per dimensione che per ricchezza<br />

di contenuti, accessibile cliccando<br />

sul logo dell’Unità d’Italia sistemato<br />

in alto a sinistra della nostra<br />

home page sotto la “testata”. A<br />

fronte di una scheda sull’unità nazionale<br />

vista dai siciliani (che ricalca<br />

l’articolo pubblicato sul<br />

La home page del sito web del nostro <strong>Club</strong> con, in alto a sinistra,<br />

l’immagine del 150° anniversario dell’Unità d’Italia attraverso la quale,<br />

con un click, si accede al mini-sito da noi realizzato sull’argomento<br />

n.108 del nostro bimestrale), che<br />

si apre al click, abbiamo anche sistemato<br />

una sintetica cronologia<br />

della spedizione dei Mille in Sicilia;<br />

e dalla citazione delle città luogo<br />

di battaglia o conquistate a mano<br />

a mano nel corso dell’avanzata da<br />

Garibaldi, abbiamo infine realizzato<br />

degli appositi link a delle schede<br />

informative sulle varie località,<br />

con tutte le informazioni utili alla<br />

loro visita, qualche immagine e il<br />

luogo consigliato per la sosta e il<br />

pernottamento in camper.<br />

Le schede riguardano,<br />

nell’ordine stesso dell’avanzata<br />

dell’esercito garibaldino in Sicilia<br />

(iniziata col lo sbarco a Marsala<br />

l’11 maggio 1860): Marsala, Salemi,<br />

Calatafimi, Partinico, Castelvetrano,<br />

Alcamo, Palermo, Piana<br />

degli Albanesi, Corleone, Marineo,<br />

Misilmeri e Gibilrossa, Palermo,<br />

Catania, Caltanissetta, Cefalù, Milazzo<br />

e Messina (che fu l’ultima<br />

città dell’Isola difesa dalle truppe<br />

dei Borbone ad arrendersi a Garibaldi<br />

il 12 marzo 1861).<br />

Di nuovo collegati via mare<br />

l’Italia e l’Egitto<br />

Anche se le recenti sommosse<br />

in Egitto, Tunisia e Libano<br />

lasciano aperti molti dubbi su<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 50<br />

questi Paesi come mete turistiche<br />

nell’immediato futuro, fa certamente<br />

notizia la rinascita dopo<br />

molti anni di un collegamento marittimo<br />

diretto - anche per passeggeri<br />

e veicoli al seguito - fra<br />

l’Italia e l’Egitto, dopo quello abbandonato<br />

dall’Adriatica di navigazione<br />

oltre quindici anni addietro.<br />

Tutti i mercoledì pomeriggio<br />

da Venezia partirà infatti un<br />

traghetto commerciale (la motonave<br />

Visemar One) alla volta del<br />

porto di Alessandria d’Egitto, facendo<br />

scalo a metà strada a Tartous,<br />

in Siria. L’arrivo in Egitto è<br />

previsto la domenica successiva a<br />

metà giornata. Il ritorno da Alessandria<br />

la domenica sera e il rientro,<br />

senza scalo intermedio, a Venezia<br />

il mercoledì mattina.<br />

Il traghetto dispone di 69<br />

cabine passeggeri, bar, ristorante,<br />

ecc. e può imbarcare tutti i tipi di<br />

veicoli, commerciali, auto, camper,<br />

pullman. Chiunque volesse<br />

quindi progettare – magari quando<br />

le acque politiche di quel Paese<br />

saranno più calme – un viaggio in<br />

camper fra le piramidi, può contattare<br />

la compagnia di navigazione<br />

al seguente numero di telefono:<br />

041.2712512: indirizzo E-<br />

Mail: pax@visermarline.com


IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 51

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