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Numero 110 - Anno XIX, Gennaio/Febbraio 2011 - Club Plein Air BdS

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Passando da Caltagirone<br />

Un giorno a Caltagirone coi suoi presepi e il complesso monumentale dei Frati Minori Conventuali<br />

A<br />

nche quest’anno è stato<br />

organizzato il veglione di San Silvestro<br />

dal nostro Presidente per festeggiare il<br />

Capodanno insieme con gli amici del<br />

<strong>Club</strong>. Nel trasferirmi a Piazza Armerina<br />

per il cenone di fine anno, mi sono fermato<br />

anch’io un giorno a Caltagirone, ed<br />

ho avuto la fortuna di vedere alcuni presepi<br />

e il complesso Monumentale dei<br />

Frati Minori Conventuali. Sono rimasto<br />

affascinato così dalla bellezza di questo<br />

centro, nel vedere la cristallizzazione per<br />

eccellenza della sacra rappresentazione<br />

della Natività in cui ognuno ha narrato e<br />

creato delle scene e dei personaggi al<br />

proprio mondo con la società reale e il<br />

suo tempo. Ogni presepe è un teatro<br />

dove ognuno può inventare la scena e i<br />

dialoghi e diventare coprotagonista di<br />

una vicenda che ha modificato il corso<br />

della storia. Il presepe, nel suo piccolo, è<br />

un ancoraggio alla radice per un mondo<br />

popolare che paurosamente scivola verso<br />

la perdita della propria identità.<br />

Caltagirone, da sempre, è stato<br />

uno dei centri più importanti nella creazione<br />

di queste figurine, che generalmente<br />

erano fatte in creta e argilla. Ricordo<br />

da bambino, come tanti altri bambini,<br />

che era solito risparmiare per mesi<br />

ogni soldino possibile per avere una<br />

somma bastante a comprare le “figurine”<br />

con cui costruire i nostri piccoli presepi,<br />

che i venditori di pastori, “I Pasturari”<br />

– come si chiamavano - mettevano in<br />

bella mostra nelle bottegucce e nelle fiere<br />

paesane almeno un mese prima del Natale.<br />

Ricordo che i primi manufatti, probabilmente,<br />

furono estremamente semplici<br />

e si limitarono alla sola rappresentazione<br />

dei protagonisti fondamentali dell’evento<br />

sacro. Fu nel corso degli anni che divennero<br />

sempre più complessi, specialmente<br />

dopo che gli artigiani cominciarono a<br />

conoscere e imitare i grandiosi presepi<br />

napoletani, più ricchi e articolati.<br />

Il presepe era anche tradizione<br />

fabbricarlo in casa e gareggiare così con<br />

chi lo realizzasse più bello e interessante.<br />

E s’invitavano amici e conoscenti a venirlo<br />

a vedere e con essi i vicini di casa e<br />

perfino i passanti affinché si facesse il<br />

paragone con quello degli altri. Oggi si è<br />

diffuso il gusto per la rappresentazione<br />

teatrale e per l’azione scenica con il presepe<br />

all’aperto così da avere per spettatori<br />

l’intera popolazione. E di questa tradizione<br />

Caltagirone è in Sicilia il paese<br />

più rappresentativo.<br />

Passeggiando per Caltagirone ci<br />

siamo fermati sul ponte San Francesco<br />

per qualche foto e siamo stati attratti<br />

dalla meraviglia del prospetto della<br />

Chiesa di San Francesco. La Chiesa subì<br />

sensibili danni a seguito del tragico terremoto<br />

del 1693 ma era già ricostruita<br />

nel 1724, anno in cui si rese necessaria<br />

l’edificazione della facciata, secondo un<br />

primo progetto. Nelle quattro nicchie sono<br />

rappresentati i santi francescani, nei<br />

partiti laterali della facciata, con altrettanti<br />

attributi mariani entro tabelloni a<br />

rilievo, quasi a far da corona alla nicchia<br />

centrale con la statua dell’Immacolata.<br />

In basso, da sinistra, la palma e il cedro;<br />

nel secondo ordine la porta del cielo e la<br />

torre di Davide. In alto, nella lunetta<br />

campeggia l’emblema francescano con le<br />

braccia incrociate di Cristo e San Francesco<br />

davanti alla Croce. Il prospetto è<br />

giudicato uno fra i più interessanti fra le<br />

facciate barocche di Caltagirone. La cupola<br />

si articola all’esterno in otto grandi<br />

finestroni ed è coronata da una sequenza<br />

di sfere in terracotta smaltata. E’<br />

sprovvista della calotta e del lanternino<br />

che non furono mai realizzati dopo il rovinoso<br />

crollo, avvenuto nel corso dei lavori<br />

di completamento (anno 1702).<br />

La facciata della chiesa di San Francesco<br />

Noi stavamo ammirando<br />

dall’esterno il prospetto, preoccupati di<br />

entrare all’interno con il nostro “cane”,<br />

che era al guinzaglio con me; ma a un<br />

certo punto mi sento chiamare dal custode<br />

del complesso monumentale che<br />

ci invita ad entrare unitamente al cane<br />

dicendomi: “Non si preoccupi per il cane:<br />

questi luoghi sono di San Francesco e<br />

quindi gli animali sono accettati”. E’ stato<br />

così che all’interno della chiesa abbiamo<br />

potuto osservare pregevoli lavori artistici,<br />

opera dei fratelli Vaccaro. Vi si trova<br />

anche l’angelica statua processionale<br />

dell’Immacolata, vestita di ricchi paludamenti<br />

ricamati in oro, cui la città da<br />

secoli tributa profonda devozione.<br />

IL CLUB n. <strong>110</strong> – pag. 12<br />

Il chiostro del Complesso Monumentale<br />

dei Frati Minori Conventuali<br />

Adiacente alla chiesa si trova Il<br />

Complesso Monumentale dei Frati Minori<br />

Conventuali, che è anche sede Vescovile<br />

ed è visitabile tutti i giorni dalle ore 9,30<br />

alle ore 12,30 e dalle ore 16.00 alle ore<br />

19.00. E’ il più vasto fra i conventi di Caltagirone<br />

e culturalmente fu tra i più impegnati.<br />

Il chiostro, centro attorno a cui<br />

si organizzava la vita dei frati e frontiera<br />

aperta sulla città nella missione evangelizzatrice,<br />

mostra in tutte le sue parti una<br />

chiara adesione alla cultura artistica manierista.<br />

I prospetti esterni, affacciati sul<br />

pozzo, contano numerose finestre e<br />

quattro balconi, ciascuno inquadrato da<br />

discrete paraste ioniche. Dal chiostro si<br />

accede agli appartamenti vescovili.<br />

Sempre dal chiostro si accede alla Cappella<br />

Neogotica attraversando un androne.<br />

Il portale è a sesto acuto nel cui timpano<br />

è raffigurata la chiamata degli apostoli<br />

in riva al lago di Tiberiade. L’artista<br />

impiegò tinte brillanti ottenendo effetti di<br />

forte spiritualità e tratteggiando figure<br />

ieratiche ispirate ai mosaici bizantini.<br />

Ai due lati del portale d’ingresso<br />

sono rappresentate le insegne papali di<br />

Pio XI e lo stemma vescovile di Mons.<br />

Bargiggia. Nel catino dell’abside, all’interno<br />

di una mandorla in oro zecchino, simbolo<br />

di regalità e Luce Divina, è raffigurato<br />

Cristo che discopre il cuore con accanto<br />

schiere di Angeli e lo Spirito Santo rappresentato<br />

da una colomba. Più in basso<br />

le vetrate istoriate con la Vergine Maria,<br />

San Giuseppe e San Carlo Borromeo. La<br />

cappella, dedicata a Maria Bambina e a<br />

San Carlo Borromeo, patrono dei seminari,<br />

è il luogo in cui per generazioni chierici<br />

e seminaristi hanno sperimentato la propria<br />

vocazione; qui del resto, per secoli<br />

sono venuti a pregare e a santificarsi i<br />

discepoli di San Francesco d’Assisi. Felici<br />

di questa visita, nel pomeriggio ci siamo<br />

diretti a Piazza Armerina per festeggiare<br />

insieme agli amici del club il Capodanno.<br />

Testo di Emanuele Amenta<br />

Foto di Larisa Ponomareva

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